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iL VANINI NON E’ UN PLAGIARIO (RISPOSTA PROVVISORIA A LUIGI CORVAGLIA) Dopo il mio articolo apparso nel decorso anno sopra la Rinascenza Salentina (1) videro la luce quattro nuove pubbli- cazioni: i Dialoghi del filosofo di Taurisaro a cura del Cor- vaglia (2): un libello in ottavo grande di 95 pagine, sempre del Corvaglia, in cui l’autore debacca con buffe furie demolitrici, le quali ad altro non riescono che all’auto-demolizione dell’au- tore stesso (3): un articolo, pure del Corvaglia, Vanini e Leys, ® apparso sopra la Gazzetta del Mezzogiorno (3 ottobre 1934): infine sulla Rinaso. Sal. una molto arguta nota in margine del Dott. N. Vacca 8). La ristampa dei Dialoghi non presenta nessuna novita: se mai insegna un’altra volta come non si debba fare un’edi- zione critica (5) Quanto al libello dal titolo Vanini, esso éun (1) G. Ponzio: G. 0, Vanini non é un plagiario, un’edizione critica libelto in Rinase. Sal. anno IL, gennaio-febbraio 1935 - XII, n. 1 pp. 16-26. (2) L. Convaauia: Le opere di G. C. Vaninie le loro fonti. vol. 11, De admi- randis natur. arcanis, Milano ete., Societa anonima editrice Dante Alighieri, 1934, pp. 372. (8) Ip.: Vanini, edizioné ¢ plagi, Casarano, Fratelli G. eA. Carra 1934 - XII, pp. 95: libro di amena lettura con lo spettacolo gratis del Corvaglia pettoruto © franetico: dovrebbe recare qual motto il verso di Cecco Angiolieri da Siena: Ch’io sono il pungilione e tu (Corvaglia) i bue: lo raccomando vivamente al lettore. (4) Lrarticolo, ristampato tal quale sulla Critica del Croce (20 marzo 1935 pp. 147-150), @ una delle consuete citrullaggini e gherminelle per cui il pensatoio del Corvaglia—o, ch’é lo stesso, Vanticamera del mulino ove egli usa profondarsi nell’infinito — dev’essere come un magazzino o deposito di chiavi false. Esaminerd questo seritto nell’articolo definitive: @ certo considerato dal Corvaglia come base granitica delle sue future costruzioni. (6) Nicoua Vacca: In margine alla polemica vaniniana in Rinase, Salent, anno U, settembre-dicembre 1934, n.i 5-6 pp. 286-287. (6) I soliti intrugli, specialita brevettata del Corvaglia, autoinsufilazioni, note ridicole, fonti pitt ridicole ancora, insomma qualcosa d’intermedio tra la falsita © i raggiro, Un esempio di fonti recondite scovate dal Corvaglia é questo: a p. 319 della nuova edizione Alessandro dice che spesso fa uso dell’espressione: Questo mondo @ una gabbia di matti. Il Corvaglia, pronto, pone quale scaturigine di parole si fatte il Campanella: vedere per credere. # un adagio che pud essere uscito di bocca a qualche zappatore. Ne parleremo nell’articolo definitivo. 84 Rinascenéa Salentina mostruoso travaso di bile del grande pensatore di Melissano provocato dal mio sincero amore alla verita per cui non cre- detti bene di aggiungere altre note al cantico di gloria in ewoelsis che — se diamo retta al Corvaglia — s’eleva ogni mattina dai quattro angoli del’orizzonte e da ogni punto intermedio verso la sua degnissima persona. Ché non appena accenna ai balzi dell’orizzonte Vaurora dalle tinte purpuree, il pensatore di Melissano — cosi immagino, con la spocchia che si rimpasta — sale rapido sopra il campanile a spiare Varrivo degli ammira- tori osannanti unanimi ad una scoperta di fonti uotissima, fin dal 1615 e 1616, a tutti coloro che si eran data la pena di leggere il Vanini. «Loro i re Magi, io il Messia», brontola il Corvaglia: «venite, adoratemi». Si tratlava e si tratta— ben s’intende — d’una fantastica costruzione che ha una base pid sottile della sottile punta di uno spillo. I fondamento @ quella tale scoperta delle fonti prima avvolte nel mistero: @ Vinarri- vabile intuizione del Corvaglia che innanzi alla pagine del Va- nini travasd uno dopo altro nell’anticamera del cervello lo Scaligero, il Pomponazzi, il Cardano, il Fracastoro, il Lemnio ecc. col ciglio volto in soso come Farinata e con guizzi d’im- provvisa gioia poliziesca ed esclamazioni ore rotundo di questa fatta: « Ah ladro d’un Vanini! T’ho colto, birbaccione! ». Via, confessiamolo: il quadro plastico era bello: tanto pit! che il Corvaglia aggiungeva subito: Perd, in fede mia, al Vanini voglio un bene matto. Festevole detto in verita che suonerebbe press’a poco cosi: Sei un assassino e lo proclamo innanzi al cielo e alla terra: ma, nel dir questo, ti offro un pegno sicuro della mia immutata benevolenza. Or bene, dopo il mio provvido intervento nel decorso anno, il quadro plastico venne spazzato via in mezzo a ripetuti scoppi dilarita. Ecco perché l'indracato Corvaglia fece prova di rove- sciarmi sul capo tutte le ampolle dell’Apocalissi. Grazie! La sua rabbia spaccona accresce —se possibile —la mia naturale giocondita e percid ripeto coll’allegro milanese: Se la vol ve- gnir ca la vegna. Grazie! Del resto a dar ragione dell’indracarsi smisurato del Cor- vaglia e della pioggia dei festevoli vituperi é venuto il Dott. : j ' G@. Porsio - Il Vanini non & un plagiario 83 Vacea, che col suo circospetto occhio clinico ci raccomandd e ci raccomanda di badar bene ai fatti nostri e di rigar diritti perché il Corvaglia — se iol sapete — «alterna i colloquii side- rali col mestiere di mugnaio». Fu come V'improvviso folgorio del baleno che illumina la notte. Dunque il Dott. Corvaglia filosofeggia nel mulino fra la tramoggia e lo stridio delle mac- chine: dunque & mugnaio tra i filosofie filosofo tra i mugnai. Di bene in meglio! « Sei livolnese? oh dillo/>, esclamano a Firenze. Giusto: percha non degnasti significare prima questa tua intellettuale professione, 0 grande, o eccelso, o immensu- rabile pensatore di Melissano? E qui ammiro Ja sapienza del- Yoste della Luna piena che, armato di penna carta e calamaio, domandava a Renzo Tramaglino nome, cognome, paternita, parentela ecc. ecc. Basta: nel rispondere m’adoprerd di fare a miccino colle ingiurie lasciando scappar via solo quelle indispensabili. Intanto i dardi del Corvaglia si piegano, bazzotti, come felum imbelle sine iolu. Questa volta il bersaglio @ troppo alto per freccie siffatte e, d’altra parte, @ nolo a ciascuno che dei vituperi ple- bei ho sempre avuto l’onore d’infischiarmi. Nel caso nostro le parole plebee rimbalzan tutte, fino ad una, sopra il viso del mugnaio vituperante perch® la vita trascorsa — di uomo pri- vato, di studioso e di cittadino — mi colloca al disopra d’o- gni oltraggioso linguaggio di qualsivoglia macinatore uso a filosofare fra la tramoggia, gli sbuffi irosi delle macchine gra- veolenti e il trascorrere dei sudanti portatori. one La risposta definitiva a questo nuovo aborto di filosofo sara data allorché, dopo la faticosa gestazione di anni quindici, vedremo infine balzare, completo, alla luce il parto trigemino e tricipite. Basti per ora affermare —s'intende col rincalzo delle prove—che il Vanini ha citato (in maniera stravagante fin- cha volete e, a questi lumi di critica, non pit ammessa), ha citato, ripeto, tutti gli autori ¢ tutte le opere dalle quali il Cor- vaglia ha messo in rilievo la derivazione. Ed ora diamo mano a dimostrare Vassunto.

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