La Buona Economia
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La Buona Economia - Franco Portelli
Franco Portelli
La Buona Economia
L’applicazione dei principi contenuti nell’enciclica Caritas in Veritate
Dall’Economia Capitalistica a quella Civile
Copyright © 2012
Youcanprint Self-Publishing
Via roma 73 - 73039 Tricase (LE)
Tel. 0833.772652
Fax. 0832.1836533
info@youcanprint.it
www.youcanprint.it
Titolo : La Buona Economia
Autore : Franco Portelli
Immagine di copertina a cura di Italia 24 Edizioni
ISBN: 9788867514397
Prima edizione digitale 2012
Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore.
Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941
Indice
Introduzione
1.1 La crisi spiegata a mio figlio
2.1 Cambiare paradigma di riferimento
3.1 Il contributo del francescanesimo
4.1 E se applicassimo, oggi, i principi dell’economia civile?
5.1 La favola delle api
6.1 L’economia nasce in Italia
7. Dai beni di consumo ai beni relazionali
8. Il dono nella tribù dei Kwakiutl
9. Dalla competizione alla collaborazione
10. Lettera dei francescani
11. Chi si tiene strette le sue cose le perderà
12. Strumenti operativi
13. La piena occupazione
14. La scuola al centro dell’agenda politica
15. Rivalutare l’agricoltura
16. Economia di comunione
17. Il comune di Corchiano
18. Cambiamo il codice civile
19. Dal Pil al Fil
20. Il marketing dopo Caritas in Veritate
21. Il nuovo marketing
22. Gli orientamenti aziendali
23. Dalle 4 P alle 4 E
24. I bilanci sociali e quelli partecipati
25.1 Gli attori da rispettare nel marketing delle 4 E
26.1 Sostituire Noi
al posto dell’ Io
24.3 Conclusioni
Introduzione
La crisi economica ha cambiato tutto: l’economia, le istituzioni finanziarie, il lavoro, il nostro modo di percepire l’economia capitalistica e le stesse relazioni. Penso che questa crisi sia una straordinaria benedizione
per la collettività; una grande occasione di cambiamento e un’opportunità nuova per affrontare le questioni aperte. Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica. Ed oggi è questa fiducia che è venuta a mancare, e la perdita della fiducia è una perdita grave
. Così ha scritto, nell’enciclica Caritas in Veritate, Benedetto XVI. Queste poche righe valgono più di complesse teorie economiche, molte delle quali, a mio avviso, già superate dai tempi e dalle circostanze. Più rileggo questa straordinaria enciclica e più mi rendo conto di avere davanti un testo veramente innovativo: una guida in grado di indicare la giusta direzione.
Oggi, più che mai, ci s’interroga sulle possibili soluzioni da adottare per uscire
dalla crisi economica. Il rischio è di cadere nella trappola di chi ci propone soluzioni vecchie, usando strumenti obsoleti e inefficaci, nella speranza che qualcosa si aggiusti o, peggio, nell’attesa che il mercato, attraverso la famosa mano invisibile
, ipotizzata dall’economista Adam Smith, possa risolvere autonomamente i problemi. Quella stessa mano che proprio Smith ha usato come metafora per esprimere una naturale inclinazione degli uomini, grazie alla quale nel libero mercato la ricerca egoistica del proprio interesse giova tendenzialmente all’interesse dell’intera società, trasformando quelli che costituiscono vizi privati
in pubbliche virtù
.
Leggendo i dati economici degli ultimi anni e, soprattutto, guardando le sempre più numerose persone che, a causa di questi principi, sono tagliate
fuori dal mercato, penso che questa mano o è diventata monca
o non ha mai funzionato.
Sono convinto profondamente che il responsabile di quanto è accaduto è "l’homo oeconomicus¹ ", che ha creduto e, soprattutto, ha fatto credere, di potersi fare da sé, obbedendo all’istinto, all’ambizione di potere, all’avidità e all’individualismo; servendosi con malizia di qualunque mezzo per raggiungere il proprio fine.
A questo proposito mi viene da pensare alle parole di Gordon Gekko, interpretato da Michael Douglas, nel famoso film Wall Street che sintetizzano bene questo modo di agire.
"L’avidità², non trovo una parola migliore, è valida, l’avidità è giusta, l’avidità funziona, l’avidità chiarifica, penetra e cattura l’essenza dello spirito evolutivo. L’avidità in tutte le sue forme: l’avidità di vita, di amore, di sapere, di denaro, ha impostato lo slancio in avanti di tutta l’umanità.".
Per Smith e i sostenitori del liberismo, l’economia politica non ha nulla a che fare con l’amicizia, con la gratuità, con l’amore, con i beni relazionali, tantomeno con la povertà. L’oggetto e il fine della scienza economica è la ricchezza delle nazioni
.
Lo stesso Smith ha pubblicato un testo utilizzando proprio questo titolo. Lo sforzo dell’individuo di perseguire esclusivamente il proprio interesse egoistico determina, secondo Smith, il massimo benessere per lui e per gli altri.
Diametralmente opposto è, invece, il perseguimento del bene comune, nella concreta applicazione di quella che, anch’io, credo essere la vera
soluzione: l’economia civile. Non è un’utopia o una semplice enunciazione di astratte teorie ma l’applicazione concreta, in economia, di quanto con grande sapienza
è stato scritto nell’enciclica Caritas in Veritate.
Il primo passo è cercare le vere cause della crisi e scoprire che questa può trasformarsi nella più grande opportunità offerta all’economia. Marcel Proust sosteneva che un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre, ma avere nuovi occhi.
Dalla crisi si esce esplorando le possibilità di nuovi paradigmi, non tornando semplicemente indietro a fare quello che si faceva prima.
Ci sono due modi per vivere
questi mutamenti: essere consumatori
di storia o piuttosto divenire costruttori
della stessa. Sono certo che è giunto il tempo di riappropriarci della possibilità di scegliere il modello economico più utile all’uomo.
Correva l’anno 1958 quando il cardinal Giovanni Battista Montini, arcivescovo di Milano, nel discorso pronunciato ad Assisi chiedeva:
E’ possibile maneggiare i beni di questo mondo, senza restarne prigionieri e vittime?
E’ possibile conciliare la nostra ansia di vita economica, senza perdere la vita dello spirito e l’amore?
E’ possibile una qualche amicizia fra Madonna Economia e Madonna Povertà?
O siamo inesorabilmente condannati, in forza della terribile parola di Cristo: E’ più facile che un cammello passi per la cruna d’un ago che un ricco entri nel regno dei cieli?
(Mt 19,24).
Sono passati più di cinquant’anni e queste domande sono quanto mai attuali.
Se ci ostineremo a cercare risposte a questi interrogativi, attraverso le chiavi di lettura che ci fornisce l’economia capitalistica è evidente che troveremo non poche difficoltà.
¹ Homo oeconomicus: è un individuo auto-interessato che sceglie in base ad incentivi monetari.
² Dal fim Wall Street, 1987, con Michael Douglas, regia di Oliver Stone.
1.1 La crisi spiegata a mio figlio
Basta tornare solo qualche anno indietro per rivedere le immagini tranquillizzanti che raccontavano di un mondo nel quale l’economia mondiale cresceva a ritmi sostenuti, l’inflazione era sotto controllo, la liquidità nei mercati era abbondante e il settore finanziario offriva rendimenti notevoli, al punto che molti riuscivano a vivere semplicemente acquistando e vendendo titoli, dietro un computer. Non mancavano i giornalisti finanziari che davano giudizi lusinghieri su tante società, comprendendo tra queste anche quelle che poi hanno fatto la fine che tutti conosciamo. Le stesse società di rating
, quelle che danno i giudizi sull’affidabilità delle aziende, hanno attribuito la tripla A (il massimo) a imprese sull’orlo della bancarotta, facendo in questo modo pagare il prezzo ai numerosi azionisti che avevano creduto in quella società.
Mi sono servito dell’aiuto del famosissimo libro di Collodi per spiegare a mio figlio, che ha dieci anni, i perché dell’ultima e devastante crisi economica e finanziaria.
Pinocchio dopo aver ricevuto da Mangiafuoco cinque monete d’oro incontra il Gatto e la Volpe e gli mostra le monete. Questi due personaggi lo convincono che è possibile moltiplicare le cinque monete e farle diventare cento o mille, basta sotterrarle nel paese di Barbagianni, in un luogo chiamato Campo dei miracoli, dove sarebbe cresciuto un albero colmo di zecchini d’oro.".
Pinocchio e i suoi nuovi amici, durante il tragitto sostano all’osteria Gambero Rosso per cenare e riposarsi. I due compari ordinano una grande cena a spese di Pinocchio, che non mangia nulla essendo preso dalla brama di poter guadagnare tantissimo.
Il resto della storia è noto a tutti.
Al posto del Campo dei miracoli, nel nostro caso, sono stati usati prestiti subprime
e titoli di varia natura. L’unica differenza è che questa volta non è arrivata la fatina, come nel caso di Pinocchio, a risolvere i problemi.
La crisi, finanziaria prima ed economica dopo, invece, nella realtà ha raggiunto proporzioni allarmanti. Il modello economico, che sembrava funzionare perfettamente, è impazzito. Si è passato dallo schema tradizionale lavoro-consumo-risparmio, al nuovo e più devastante modello lavoro-debito-consumo. L’indebitamento delle famiglie ha raggiunto