Il dubbio della fede e l'incertezza della ragione
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Il dubbio della fede e l'incertezza della ragione - Andrea Tasselli
Il dubbio della fede e l’incertezza della ragione
Riflessioni sull’eterno contrasto tra scienza e religione
Andrea Tasselli
A tutti coloro che rinunciano a possedere certezze,
a favore di una vita all’insegna delle domande.
Titolo | Il dubbio della fede e l'incertezza della ragione
Sottotitolo | Riflessioni sull'eterno contrasto tra scienza e religione
Autore | Andrea Tasselli
Immagine di copertina a cura dell’Autore
ISBN | 9788891125439
Prima edizione digitale 2013
© Tutti i diritti riservati all’Autore
Youcanprint Self-Publishing
Via Roma 73 – 73039 Tricase (LE)
info@youcanprint.it
www.youcanprint.it
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La nostra immaginazione è tesa al massimo; non, come nelle storie fantastiche, per immaginare cose che in realtà non esistono, ma proprio per comprendere ciò che davvero esiste.
Richard Feynman, lo scienziato che più ha ispirato il mio pensiero
Indice
Premessa
Parte prima: il dubbio della fede
Parte seconda: l’incertezza della ragione
Parte terza: possibili ulteriori scenari
Ringraziamenti
Bibliografia
Premessa
Laddove la mente incontra la scelta, l'essere umano inventa il proprio mondo; ed in esso delimita l'assurdità delle proprie certezze: non esiste, in questi termini, fragilità più ampia della verità umana.
D'altronde ognuno di noi è partecipe di una piccolissima porzione della realtà; e, quest’ultima, spesso ci trae in inganno. La nostra percezione non può scavalcare i limiti dettati dalla natura fisiologica propria di ogni essere vivente. Nessun essere umano, dunque, può arrovellarsi il diritto di essere portatore della verità assoluta: essa fa certamente parte di uno stato mentale inaccessibile al nostro attuale livello di complessità biologica.
Ciò che rimane più difficile da accettare è sempre ciò che non conosciamo; e la paura del diverso, purtroppo, fomenta l’odio e il razzismo. La ragionevolezza delle nostre certezze, inoltre, è sempre e solo suffragata dalla nostra limitata percezione della realtà. Per quanto possiamo essere convinti delle nostre ragioni, siano esse scientifiche, religiose o filosofiche, il margine di errore è sempre presente. Nonostante questa consapevolezza, però, ogni giorno siamo spettatori di comportamenti impositori, finalizzati all’affermazione delle proprie idee, a scapito degli altri modi di pensare. È palese, dunque, la necessità di intraprendere un percorso di acquisizione critica, ricca di oggettività e di buonsenso, e soprattutto libera dal pregiudizio. Obiettivo di questo libro è proprio quello di permettere al lettore una graduale conquista di parametri perlopiù oggettivi, riferiti a questioni di fede e di ragione: dove si trovi il confine tra questi due ambiti, infatti, è un argomento già discusso, ma al contempo di forte attualità. A mio avviso, il miglior metodo per tendere al raggiungimento di un criterio di analisi oggettiva, consiste nel porsi innumerevoli domande; è proprio da esse, infatti, che si generano nuove prospettive.
Un tempo non esisteva la coscienza, e l’Universo era un luogo assai banale: piccole particelle vagavano in tutte le direzioni, senza una meta né uno scopo. La temperatura era immensa e la densità era altrettanto imponente. A quel tempo – pochi secondi dopo il Big Bang – la vita non esisteva ancora, né tantomeno c’era traccia di pensiero.
Da quei primi istanti l’Universo ha fatto molta strada; da allora, infatti, si è espanso a velocità considerevoli, permettendo alle prime particelle di unirsi in atomi. Successivamente gli atomi si sono aggregati formando le prime protostelle. E quest’ultime, con il passare di miliardi di anni, hanno cominciato a diventare sempre più grandi; così grandi, alcune, da non poter reggere il peso di se stesse, finendo per esplodere in supernove. Dalle supernove sono scaturiti molti degli elementi dai quali siamo composti, e questi ultimi si sono ritrovati a vagare nello spazio sconfinato. Con il tempo, poi, si sono formate enormi nebulose ricche degli elementi essenziali per la vita; ed una in particolare, quella che ha preceduto il Sistema Solare, possedeva, allora, gli elementi che oggi formano i nostri corpi. Questa nebulosa ha continuato a ruotare su se stessa, ancora e ancora, fino a che gli atomi da cui era composta si sono uniti nel suo centro: così è nato il Sole. Intorno ad esso, poi, altri agglomerati di polveri sono diventati sempre più grandi, cosicché nel giro di alcuni milioni di anni sono nati i pianeti del Sistema Solare.
Da questo punto in poi, la storia converge in un piccolo pianeta, che si trova dentro un Sistema Solare, situato, quest’ultimo, ai margini di una bella galassia, la Via Lattea, che a sua volta non è altro che una delle miliardi di galassie che formano l’Universo osservabile. La peculiarità di questo pianeta, chiamato Terra, risiede nella sua proprietà – assai rara nell’Universo – di ospitare la vita. Ma questa storia non è sempre stata così bella.
Un tempo, circa quattro miliardi e mezzo di anni fa, il nostro pianeta era un posto assai inospitale: grandi vulcani rivaleggiavano sulla superficie, inondando, imponenti com’erano, molta della crosta terrestre, priva, allora, di oceani e di mari. Fulmini e saette dominavano i cieli, e grossi meteoriti colpivano regolarmente quella che un tempo era la superficie del nostro pianeta. Quest’ultimo fatto, però, non portò solo conseguenze negative; tutt’altro: nel caso in cui a schiantarsi contro la Terra furono le comete, oltre che a roccia, esse portarono sul nostro pianeta la stessa acqua che oggi abbiamo la fortuna di bere. Da quel momento alla nascita della vita sono passati milioni, se non miliardi di anni. Non è chiaro, inoltre, quali siano state le dinamiche che hanno permesso alla materia abiotica, con il tempo, di diventare biotica. Esiste un esperimento – per onor del vero – che mostrerebbe come, mescolando alcuni elementi presenti sulla Terra primordiale, e inserendo nel sistema alcune scosse elettriche (per riprodurre i fulmini), si possano ottenere gli amminoacidi che stanno alla base delle proteine da cui siamo composti. Di fatto, negli oceani che ricoprivano la superficie terrestre, sono nate le prime forme di vita: organismi monocellulari che si sono evoluti, tramite una lunga serie di mutazioni genetiche determinate dalla selezione naturale, in pesci, e poi ancora in anfibi – favoriti forse dalle maree lunari – e così in rettili, mammiferi, e in fine nell’uomo.
Questo (con estrema sintesi), è tutto quello che oggi sappiamo a proposito della nostra esistenza. Ma ci sono ancora numerose questioni da risolvere, e certo la scienza non è ancora arrivata al punto di possedere la verità assoluta. È per questo motivo, dunque, che ancora esistono le religioni.
Ecco che qui arriviamo all’argomento principale di questo testo, ovvero il contenuto delle domande che ognuno dovrebbe porsi prima di credere. Quest’ultime, a mio avviso, permettono di cominciare a sviluppare un senso critico riguardo alcune questioni che vengono appannate troppo facilmente dalle istituzioni religiose.
Cominciare a porsi le domande è il metodo migliore per arrivare più a fondo possibile nella ricerca della verità. Caratteristica, quest’ultima, che sia l’autore di questo libro sia qualsiasi altra persona del mondo, non possiede e mai possederà. Ognuno di noi, infatti, percepisce, attraverso i propri organi di senso, soltanto una piccolissima parte della realtà, e non può, dunque, essere partecipe di quella che è la totalità del nostro Universo. È solo grazie allo studio, quindi, che possiamo immaginare di sfiorare la beatitudine della verità. E anche se quest’ultima non sarà mai completa, il solo tentativo di avvicinarla ci rende persone sempre più libere. Liberare la nostra mente di pregiudizi dettati dall’ignoranza, quindi, permetterà ad ognuno di noi di sperimentare nuovi modi di pensare; ed è proprio nel pensiero che si nasconde la nostra identità, ma per trovarla, il percorso da compiere, non può che cominciare dal porsi le domande.
Parte prima: il dubbio della fede
Quanto siamo partecipi della realtà?
La nostra percezione della realtà è quantomeno fittizia.
In quattro miliardi di anni di storia evolutiva, infatti, nonostante gli esseri viventi abbiano architettato sempre nuovi mezzi per interagire con l’ambiente circostante, continuano tuttora a non possedere organi di senso in grado di percepire la totalità degli eventi reali. Dal momento in cui la materia ha cominciato a percepire il contesto in cui era immersa, infatti, l'evoluzione ha condotto gli organismi verso metodi alternativi d’interazione con l'ambiente. Gli atomi si sono uniti in molecole sempre più complesse e, attraverso infiniti cicli di autoregolazione e rafforzamento, hanno potuto tramutarsi in materia biotica. Quest’ultima ha originato, in base al proprio livello evolutivo, diversi organi in grado di elaborare l’informazione esterna ad essa. I pipistrelli, ad esempio,