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I cristalli di Mithra
I cristalli di Mithra
I cristalli di Mithra
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I cristalli di Mithra

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About this ebook

Astrid, giovane appassionata di libri fantasy, vive da sola in un piccolo paese di periferia.
Trascorre il tempo libero a sognare un mondo diverso, avventuroso e ricco d'azione, una realtà molto simile a quella dei testi che legge.
Il suo unico amico è il vecchio custode della biblioteca, che le dà consigli e si prende cura di lei.
Un giorno, iniziato come molti altri, la sua vita cambia drasticamente a causa di un incantesimo contenuto in un antico grimorio.
Astrid verrà catapultata in un mondo che non ha niente a che fare con quello a cui è abituata, e dovrà affrontare traversie inimmaginabili per riuscire a sopravvivere e a tornare a casa.
LanguageItaliano
PublisherMicol Giusti
Release dateJan 13, 2016
ISBN9788892542266
I cristalli di Mithra

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    I cristalli di Mithra - Micol Giusti

    casa

    Una nuova realtà

    1

    Oggi è un giorno come tanti altri.

    Sono le sette e sono già in piedi per il mio lavoro al bar, che si trova sotto al mio appartamento.

    Questo paese è piccolo, monotono, con case dello stesso colore e aiuole tagliate alla perfezione.

    Non succede mai nulla e si vedono sempre le stesse facce.

    L'unico scandalo che sia scoppiato qui è quello della mia famiglia: mia madre mi ha abbandonata quando avevo due anni e mio padre si è rifatto una famiglia qualche anno fa con una straniera.

    La sua motivazione è stata: Assomigli così tanto a tua madre che non riesco a sopportare i tuoi sguardi, mi dispiace Astrid ma devo andarmene da qui. Ti invierò dei soldi e ci sentiremo, però ora hai 18 anni e puoi cavartela da sola.

    Mi chiama un paio di volte all'anno e non ci siamo più visti.

    Ormai mi sono abituata alla nuova situazione ma gli altri non finiranno mai di guardarmi con compassione, come se fossi un uccellino ferito da proteggere.

    Il bar non è poi così male ma i pochi ragazzi che vivono ancora qui passano le loro serate a bere alcolici e a giocare a freccette, e gli anziani stanno tutto il giorno a giocare a carte... uno spasso!

    Io non ho molti amici, solo conoscenti, e il motivo è che sono diversa dagli altri. Non mi accontento mai e sono stanca di fare sempre le stesse cose. Il problema è che non ho i soldi per andarmene e quindi mi distraggo come posso.

    Il proprietario mi dice sempre Presto non potrò più occuparmi di questo posto e lo affiderò a te, Astrid ed io gli faccio un sorriso e rispondo Si vedrà! mentre penso che la cosa non succederà mai. Non voglio restare bloccata qui per sempre!

    Nel tempo libero amo tirare con l'arco e lo faccio nei campi appena fuori dal paese, sognando avventure e creature misteriose da abbattere con le mie frecce.

    Mi alleno molto e sto diventando brava, ma sono quasi sicura che prima o poi mi stancherò anche di questo.

    Se non sono al campo, vado in biblioteca. Quello è il mio posto preferito ed è lì che ho conosciuto l'unica persona interessante del paese: Mario, il custode. In realtà lo conosco sin da quando ero una bambina e mi ha visto crescere.

    A volte mi lascia le chiavi così da poter restare fino a notte fonda e chiudere quando ho finito.

    Credo che lui conosca la biblioteca meglio di casa sua e ha letto quasi tutti i libri che contiene, a parte quelli di politica ed economia, che proprio non sopporta: come biasimarlo?

    È lui la figura più vicina ad un padre e ad un migliore amico che ho, e a lui fa piacere esserlo visto che è solo come me.

    In realtà io ho anche un ragazzo, ma non è nulla di serio. Lui è troppo chiuso di mentalità e non riesce a capire perché mi piacciano tanto i libri fantasy, che leggo in continuazione.

    Ti riempiono la testa di stupidaggini! ripete sempre, ma io lo ignoro e continuo a fare come voglio.

    Ci siamo messi insieme più per vedere se l'amicizia poteva trasformarsi in qualcosa di più che per amore; so che è brutto da dire ma è così.

    Non stiamo molto insieme, anche perché lui è sempre in viaggio, visto che fa il rappresentante, e così ci vediamo solo nel fine settimana.

    Adesso che ho finito il turno, vado a tirare con l'arco e poi a restituire un libro a Mario.

    Oggi sono in forma e riesco a fare degli ottimi tiri. Non solo alleno le braccia, ma anche la mente: mi aiuta a concentrarmi e a focalizzare l'attenzione sugli obbiettivi.

    Ho montato un vero e proprio campo di allenamento, con ostacoli e punti di tiro rialzati, così da rendere tutto più difficile ed interessante.

    Sono molto felice dei risultati: non mi sono mai riuscita ad appassionare a nessuno sport e adesso ho finalmente trovato quello giusto per me.

    Sistemo tutto poi smonto l'arco e lo metto nello zaino, incamminandomi verso il paese con la faretra sull'altra spalla.

    Inizia a fare buio e devo sbrigarmi perché qui non ci sono lampioni o luci sulle strade e quando va via il sole sembra di stare in un buco nero!

    L'edificio della biblioteca è immenso e ciò può suonare strano vista la dimensione del paese e la mancanza di interesse che i suoi abitanti nutrono per la cultura.

    Salendo i primi gradini si può subito notare la scrivania in ebano di Mario e le due scalinate a chiocciola che si aprono di fronte ad essa.

    Il mio piano preferito è il terzo, e non a caso. Lì ci sono silenziosissime sale da lettura ed alti scaffali pieni di romanzi di avventura, testi di fantascienza e fantasy e volumi che, a causa dei loro contenuti, i più religiosi del paese non esiterebbero a bruciare: esoterismo e magia.

    Come al solito, non trovo Mario alla scrivania ma sono sicura che stia sistemando la sala di consultazione: è la più frequentata da professori e maestri che spesso lasciano un pò di confusione.

    Buonasera!

    Astrid! urla lui Mi hai spaventato! Sei venuta a riportare il libro?

    Si... e a prenderne un altro

    Incredibile! Lo hai preso in prestito solo ieri mattina...

    Devo pur trovare un modo per fuggire da questo posto... almeno con la mente!

    Bhè, non sarà il posto più divertente in cui stare ma è tranquillo e si può vivere dignitosamente

    Non io... non crederai che farò la barista per tutta la vita, no? Mi conosci!

    No... spero che riuscirai a trovare la tua strada... ma a quel punto non saremo più insieme

    Mario! Tornerei sempre a trovare te!

    E con Matteo? Che cosa faresti?

    Ancora questa storia? Lo sai che non è l'uomo per me... A lui va bene fare sempre le stesse cose, bere una birra, andare al cinema, passeggiare al chiaro di luna

    Perché non lo lasci allora?

    Lo farò presto... devo trovare le parole giuste! È un caro amico e non voglio farlo soffrire

    E allora comportati bene... dopotutto è un bravo ragazzo

    Sì sì, sarà come dici tu! gli rispondo con una smorfia Vado di sopra

    Chiudi tu stasera? Sono un pò stanco e poi sei l'unica persona qui dentro

    Come sempre! Buonanotte!

    'Notte signorina... e non fare troppo tardi!

    Annuisco e vado verso le scale.

    Non so ancora cosa sceglierò stasera. Storie di marinai persi nella tempesta, di grandi draghi di regni lontani o di mostri succhiasangue?

    Una volta arrivata al terzo piano appoggio a terra lo zaino e le frecce e vado verso lo scaffale di destra. Inizio a scrutare i titoli e a prendere i testi per leggerne la trama ma poi ne tocco uno sui cui se ne appoggiano altri, e questi iniziano a cadere.

    Spero proprio che Mario se ne sia già andato o per me si mette male.

    L'ultimo provo ad afferrarlo al volo ma riesco solo a farlo cadere un pò più lontano. Il rumore che fa quando impatta con il terreno però è diverso da quello degli altri, come se cadesse su una superficie che non ha nulla sotto di essa.

    Mi avvicino incuriosita e provo a battere con la mano in quel punto e nel raggio di un metro quadrato il rumore che sento è lo stesso. Voglio capire perché, così provo a sollevare le assi nel punto in cui il legno è scheggiato. Con mia grande sorpresa si sollevano di qualche centimetro, e anche se sono veramente pesanti, decido di riprovare e di spostarle del tutto.

    È una specie di botola! Quando mi affaccio intravedo una piccola scala che scende.

    So che Mario tiene una torcia nei cassetti della sua scrivania e così scendo velocemente per andare a prenderla.

    Torno su e, dopo essermi assicurata che non ci sia nessun altro, scendo nel buco.

    Il passaggio è stretto ma la mia corporatura minuta mi aiuta e riesco ad arrivare nella piccola stanza nascosta. La torcia illumina un piccolo tavolinetto e intorno ad esso ci sono libri impilati che sembrano davvero molto antichi, ed anche esageratamente polverosi.

    Non credo che qualcuno abbia messo piede qui dentro negli ultimi quindici anni!

    Scopro che c'è una luce che posso accendere sopra il tavolino e la uso per guardare meglio i testi.

    Uno mi colpisce in particolare. La copertina è rosso cremisi e non ci sono scritte indicanti autore o titolo, ma solo piccoli simboli neri che formano una cornice. Sono pentacoli se la memoria non mi inganna.

    Scanso gli altri e lo prendo. Dentro ci sono delle formule e delle indicazioni, come se fosse un manuale.

    Quando ci passo la mano sopra arriva una folata di vento che gira le pagine fino ad arrivare alla 306. Vento? In uno sgabuzzino sotto al pavimento del terzo piano? La cosa si fa inquietante e un pò spaventosa ma non riesco a frenare la mia smisurata curiosità.

    Mi porto il libro vicino al viso, vista la scarsità della luce, e leggo a voce alta:

    Se l'avventura cercare vorrai, recita ora quel che leggerai

    Mhà... sembra un libro per bambini. Chissà perché è quaggiù! Continuo a leggere...

    Cerco una terra lontana e magica

    che renda la mia vita meno tragica

    possa in essa trovare la mia strada

    e sconfiggere i nemici prima che accada

    se qua voglio tornare

    i suoi enigmi devo svelare

    compiendo il mio destino

    senza smarrire il cammino

    Incredibile! Si, deve essere un libro di filastrocche o di poesie per insegnare ai bambini ad usare le rime.

    Do un ultimo sguardo intorno a me e poi decido di tornare nella stanza della biblioteca.

    Quel libro però continua ad attirarmi a sè, come se fossi legata ad esso e decido di portarlo con me.

    Rimetto a posto le assi del pavimento notando con piacere che nessuno potrebbe sospettare che io abbia trovato quel posto, anche se non vedo cosa ci possa essere di tanto particolare.

    Siedo ad uno dei tavoli da lettura e riapro il volume alla pagina della filastrocca, cercando di capire a cosa possa riferirsi e chiedendomi se sia troppo complicata per un bambino.

    Mentre giro e rigiro la pagina osservandola da vicino, mi taglio con la carta e una piccola goccia di sangue rimane intrisa nel foglio.

    Improvvisamente mi sento stanca e spossata.

    Non è molto tardi, l'orologio segna le 22, ma tra il lavoro e l'allenamento devo aver consumato molta energia.

    Piego il braccio e vi appoggio la testa: che c'è di male se mi riposo per qualche minuto? Chiudo gli occhi e mi abbandono al sonno.

    Uno strano rumore mi arriva alle orecchie.

    Sembra acqua scrosciante e proprio non capisco da dove possa venire.

    Apro gli occhi e mi ritrovo in mezzo ad una radura piena di fiori enormi e dai mille colori.

    Mi metto in piedi con un balzo: che sia diventata sonnambula? Un posto del genere non c'è vicino a casa mia... qualcuno mi avrà rapita? Strano perché non vedo nessun altro qui intorno.

    Ricapitoliamo. Ero in biblioteca, e stavo guardando quello strano libro... e poi mi sono addormentata. Ora dove cavolo sono?

    Mi guardo intorno con fare sospettoso perché questo posto è troppo silenzioso per i miei gusti: nei film è sempre sinonimo di brutte esperienze!

    Provo ad urlare, sperando che qualcuno mi senta ma niente da fare.

    Mi avvicino alla cascata e anche lì intorno non vedo anima viva, e neppure riesco a riconoscere il posto.

    Metto una mano in tasca per sapere se ho con me il cellulare ma niente da fare, sicuramente è nella sacca con l'arco.

    In compenso trovo un fazzoletto e un piccolo coltellino che mi aveva regalato mio padre... potrebbe proprio far comodo.

    A una cinquantina di metri vedo un immenso arco fatto di pietra che ha un'incisione impossibile da comprendere.

    Nonostante il timore di quello che potrò trovare, decido di attraversarlo.

    Al di là di esso il territorio si fa più arido: l'erba lascia il posto ad un terriccio scuro e ci sono grandi massi sparsi qua e là.

    Avanzo verso uno di essi per potermi arrampicare e orientarmi in questo strano luogo.

    Quando sono quasi in cima, il masso inizia a muoversi.

    O mio dio! Ci sarà un terremoto!

    Mi aggrappo più forte che posso ma l'ammasso di roccia si alza, si allunga e forma una specie di gigante di pietra.

    Sto sognando... sto sognando e tra tre secondi mi sveglierò!

    1-2-.... il gigante cerca di buttarmi a terra.

    Che cosa posso fare? Ci saranno almeno tre metri dai miei piedi al terreno!

    Continuo a reggermi e cerco di schivare i colpi del suo braccio roccioso.

    Ma cosa diavolo succede?

    Il gigante avanza contro un altro masso cercando di schiacciarmi fra i due e così, quando si abbassa un pò cerco di saltare giù. Il mio atterraggio è pessimo e mi ferisco le ginocchia sui sassi. Purtroppo non posso pensare al dolore perché il gigante viene verso di me e devo correre.

    Quando mi volto scopro che ce ne sono altri due insieme a lui, probabilmente svegliati dal trambusto, e in quel momento mi rendo conto di non avere speranze.

    Cerco di correre senza pensare al dolore ma sono abbastanza sicura di essermi lussata una caviglia e di non avere più la pelle sulle ginocchia.

    Un altro di quei bestioni si para davanti all'uscita e così provo ad andare verso destra. Purtroppo non c'è nulla, non un albero o una scala a cui aggrapparmi per superare il muro di pietra.

    Mentre corro inciampo e mi volto per vedere dove sono i miei nemici: esattamente dietro di me!

    Cerco di trascinarmi all'indietro e di cercare qualcosa da tirare ma i sassi naturalmente non sono l'arma giusta.

    Uno di loro alza il grosso piede e lo abbatte sul mio corpo per schiacciarmi ma riesco a rotolare sul fianco. Provo ad alzarmi ma lui mi prende

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