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Le avventure di Skreet Flaming: Locusta detective
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Le avventure di Skreet Flaming: Locusta detective
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Le avventure di Skreet Flaming: Locusta detective

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Questo libro è stato scritto per fare ridere, sorridere, grugnire o che so io. È stato scritto per divertimento. È un divertissement, come direbbero i francesi. I francesi hanno un sacco di espressioni adatte: divertissement, cul-de-sac, escargot e così via... Perciò, leggendo, non siate troppo critici, non andatevene in giro tra le pagine, come archeologici impazziti, a caccia di imperfezioni e incongruenze o messaggi subliminali. La vita è imperfetta e incongruente – qui uno strizzacervelli direbbe che me ne esco con le generalizzazioni per giustificare ed esorcizzare le mie lacune ed/od insicurezze, ma non fateci caso e andate a capo, inizia il secondo capoverso.
Quello che vi apprestate a leggere è il resoconto degli avvenimenti occorsi nella mia interessantissima vita, fino a questo momento, si intende. Mi è accaduto tanto finora, e dal momento che la vita di una locusta è intensa ma breve, finché dura ho intenzione di far quanti più danni possibile. Ecco il terzo capoverso.
Reggetevi forte dunque, e ricordatevi che tutto quello che leggerete nelle prossime pagine è accaduto realmente. Parola di detective. Buona lettura.
Fascinosamente vostro,
                       
Skreet Flaming.
LanguageItaliano
Release dateAug 2, 2017
ISBN9788822804839
Le avventure di Skreet Flaming: Locusta detective

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    Le avventure di Skreet Flaming - Filippo Scaramuzzi

    Ringraziamenti

    LE LOCUSTE AMANO IL NOIR

    - Introduzione di Skreet Flaming -

    Questo libro è stato scritto per fare ridere, sorridere, grugnire o che so io. È stato scritto per divertimento. È un divertissement , come direbbero i francesi. I francesi hanno un sacco di espressioni adatte: divertissement , cul-de-sac , escargot e così via...

    Perciò, leggendo, non siate troppo critici, non andatevene in giro tra le pagine, come archeologici impazziti, a caccia di imperfezioni e incongruenze o messaggi subliminali. La vita è imperfetta e incongruente – qui uno strizzacervelli direbbe che me ne esco con le generalizzazioni per giustificare ed esorcizzare le mie lacune ed/od insicurezze, ma non fateci caso e andate a capo, inizia il secondo capoverso.

    Quello che vi apprestate a leggere è il resoconto degli avvenimenti occorsi nella mia interessantissima vita, fino a questo momento, si intende. Mi è accaduto tanto finora, e dal momento che la vita di una locusta è intensa ma breve, finché dura ho intenzione di far quanti più danni possibile. Ecco il terzo capoverso.

    Reggetevi forte dunque, e ricordatevi che tutto quello che leggerete nelle prossime pagine è accaduto realmente. Parola di detective. Buona lettura.

    Fascinosamente vostro,

    Skreet Flaming .

    ATTO I

    Casi Improbabili

    FRITTO MISTO CONNECTION

    Il mio nome è Flaming, Skreet Flaming, e sono una locusta detective. A Loop City sono il migliore sulla piazza e le mie indagini hanno fatto il giro del globo terracqueo. Lasciate che vi racconti brevemente l'ultimo caso che ho risolto.

    Da tempo in città si vociferava del ritorno di Django McSquidd, il gangster con più tentacoli che abbia mai visto. Si parlava del suo ritorno in concomitanza con le imminenti elezioni politiche. Sullo sfondo, un carico di fritto misto fresco da un quintale trafugato ai docks, proprio la notte in cui la notizia del ritorno di Django cominciò a saltellare come una pulce ubriaca sui musi di tutti. I giornali non fecero parola né di Django, né del furto, né della nuova acconciatura di Dolabella Korman, la volpina attempata del Titty Rooster Bar. Quell'acconciatura era da sciopero della fame contro il Padre Eterno.

    Indagai a fondo, aiutato come sempre dall'abilità della coniglietta tuttofare Suzie Kyu, le cui informazioni erano sempre di primo pelo. Quello che aveva scoperto la piccola Sue era che quel carico di gamberi apparteneva ad un privato il quale, in occasione dell'inaugurazione del suo Sancta Sanctorum del collezionismo, lo aveva onestamente acquistato di contrabbando. I giornali tacquero sull'accaduto grazie all'intervento del suddetto Mr. X.

    Suzie aggiunse che il furto era stata opera degli sgherri di Django, che voleva servirsi del carico per corrompere la giunta comunale e pilotare le elezioni in suo favore. Un gangster che si fa eleggere sindaco, dalle nostre parti, è praticamente indistruttibile. E un carico di gamberi sgusciati, di quella portata poi, può aprirti le porte del paradiso, soprattutto se a gestire la città ci sono cernie e scorfani.

    Ora mi spiego perché il comune puzza così tanto.

    Di nuovo in pista, finalmente. Dopo aver trascorso l'ultimo periodo a risolvere casi di poco conto – l'ultimo degno di nota fu quello di Kong, il gorilla alieno – ero di nuovo della partita.

    Scesi nei bassifondi, in caccia di Django. Dovevo scoprire dove si nascondesse e quando avrebbe usato il maltolto per i suoi scopi.

    Intercettato il carico, fu compito di Nick Cilento, esperto procione meccanico e geniere durante la Terza Guerra Carapacica, dirottare il furgone sul quale viaggiavano i gamberetti incriminati.

    Mentre ciò avveniva, io scovai Django al Discovery Plaza, il locale più lussuoso della città, evidentemente lì per festeggiare l'imminente vittoria politica. Feci irruzione con la polizia, informata dei fatti. In un attimo si scatenò il caos. Mentre i ragazzi in blu arrestavano i suoi sgherri, Django approfittò della confusione per darsi alla fuga.

    Mi lanciai all'inseguimento, a bordo della mia Calamaro cabrio del '57. Django sparava all'impazzata con le sue colt d'argento. I proiettili volavano da tutte le parti. Uno di loro colpì un idrante, che esplose allagando la strada. Io fino a quel momento avevo sparato una sola volta, attento come ero a evitare i pedoni e le buche, che nella nostra città non vengono più chiuse da quando sono state rivalutate come patrimonio dell'umanità.

    Sparai altri due colpi, a vuoto. Il quarto andò a segno, forando uno pneumatico e costringendo il gangster maledetto a scendere. Eravamo nei pressi dei docks e non potevo guidare lì, per via delle transenne, così scesi anch'io. Il boss era più veloce di me, ma ormai lo avevo in pugno, anche perché sentivo in lontananza le sirene della polizia.

    L'inseguimento si concluse alla banchina numero 7. Entrambi avevamo le pistole scariche. Ci fissammo per una frazione di secondo, nella quale capimmo che avremmo risolto il nostro diverbio con un bello scontro all'antica, all'ultimo cazzotto.

    Django attaccò per primo e, come c'era da aspettarsi da un vigliacco di quella risma, guizzò un tentacolo alle mie spalle, per colpirmi da dietro. Lo schivai agilmente e senza difficoltà balzai su di esso, risalii fino al volto del mio nemico e gli assestai un manrovescio che lo fece vacillare. Si riebbe quasi subito e mi afferrò con un altro tentacolo alla vita, ma non gli diedi il tempo di serrare la presa. Sgusciai via e con una capriola mi diressi verso il bordo della banchina, dove era avvolta una corda per le imbarcazioni leggere. La raggiunsi, ne afferrai

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