Hyle Pracetas - Chi pensi di Essere? (dialogo fraterno sulla Via)
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Hyle Pracetas - Chi pensi di Essere? (dialogo fraterno sulla Via) - Fabio milioni
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Dialogo fraterno sulla Via
Riportiamo qui di seguito lo scambio (reale) avvenuto tra due Fratelli che condividono le stesse risonanze e ricercano la medesima Armonia. Le apparenti differenze sono da far risalire ai differenti stadi della vita. Il primo si trova all’apice centrale, dove gli aspetti profani hanno una notevole e giustificata rilevanza, il secondo è già nella curva discendente nella quale le condizioni esterne consentono un maggiore distacco.
Apparentemente due posizioni diverse, in realtà due prospettive complementari e coerenti rispetto alla comune aspirazione verso i sistemi aperti
. Entrambi, infatti, sono riconoscenti dell’insegnamento di un comune Maestro, un Adepto che mantiene la dovuta riservatezza rispetto ai profani, ma che coloro che condividono la ricerca conoscono e riconoscono sotto lo pseudonimo di secondo livello di ‘Aleph null’.
Questo contributo di meditazione è offerto alla Gloria.
Fratello X:
Una riflessione. Giusta, Sbagliata, semplice, contorta, insufficiente, sofistica. Fa lo stesso. È mia e genuina:
Passiamo il nostro tempo a trovarci una squadra
. Di fatto ci aggreghiamo perché altrimenti la Vita sarebbe triste e solitaria, e soprattutto molto più difficile senza branco
. La formula sociale
è risultata vincente in Natura e soprattutto per chi non è un Dinosauro
. Il branco ti aiuta, ti difende, crea vantaggi e protezione dagli altri
branchi. Ma ci sono delle conditio sine qua non da rispettare. Il branco si sceglie in base alle proprie inclinazioni, ma poi bisogna assoggettarsi alle regole interne. Siamo ancora liberi?
Siamo Liberi di pensare anche fuori gli schemi del branco?
Siamo liberi di esprimere delle idee che possano andar in contrasto con altre (soprattutto quelle dei Superiori di Rango) senza che si desti isolamento?
Ops sto forse parlando di sistemi chiusi?
Dunque, come possiamo ipotizzare un sistema aperto che non contempli l'isolamento?
Forse con una estrema
, abnorme tolleranza. Io la chiamerei Apertura Mentale.
Ogni via è corretta, se porta all'apertura mentale. Ogni via è buona se ne beneficia il mondo intero. Ogni via è faticosa.
Tempi di applicazione?
Avevo un compagno in conservatorio che non studiava mai e suonava meglio di me che studiavo sei ore al giorno.
La risposta inequivocabile è: conta solo il risultato. Se ne ottieni stai facendo bene, se non ne ottieni stai facendo male o non abbastanza. La natura è dura e secca. Ci serve ogni momento il conforto reciproco e l'azione combinata. La perseveranza e le doti non bastano a volte. La squadra dalla mente aperta, ognuno nelle sue posizioni non è un’utopia. Ma è difficile da trovare. Ci auto-selezioniamo. Perché? Non lo so.
Sono andato fuori tema? Fa lo stesso. Era quello che mi sentivo di dirti fratello!
Abbraccioni
Fratello Y
Riflessioni sulle tue riflessioni:
Condivido e risuono su tutto....
Se riferito allo stato dell'essere nella manifestazione
, tutto giusto e perfetto.
Se poi ci spostiamo nello stato sottile, facciamo un salto quantico
, oltre l'abisso
, forse sono da prendere in considerazione norme
ulteriori; provo a comunicarle:
A. Ogni volta che ci manifestiamo ci portiamo dietro il retaggio delle precedenti manifestazioni (Platone lo ha espresso in modo magistrale, con gli stessi termini della Tradizione vedica; ricerche recenti lo confermano).
Come fai a saperlo/sperimentarlo? Non è spiegabile ma È. Personalmente mi è accaduto, in modo parziale ma è successo. ‘Aleph Null’ anche, molto più profondamente.
B. Nel percorrere la Via ciascuno parte da dove era arrivato, per questo ogni Via ha un inizio differente. Alcuni devono compiere solo un breve tratto, altri un lungo percorso.
Per questo il progresso
è personale, ognuno ha i suoi tempi.
C. Non è importante pretendere di arrivare
, quanto il camminare fin dove è possibile.....nulla sarà perduto. Prepariamo qui la prossima manifestazione.
D. A volte qualcuno arriva all'Illuminazione definitiva. Tra questi, alcuni ne lasciano testimonianza. Le parole con le quali tentano di descrivere l'indicibile sono praticamente le stesse, identiche: indipendentemente dal tempo, dal luogo e dalla specifica visione tradizionale e religiosa. (Che siano Mistici cristiani, ebrei, mussulmani, sufi, cabalisti, alchimisti; che siano Maestri yoga, vedici, taoisti.....le espressioni sono praticamente identiche).
E. Tutti coloro che sono giunti all'illuminazione donano lo stesso insegnamento operativo, dove strumenti di base comuni sono: distacco, discriminazione, determinazione, fede.
Avvertono anche che la Via è un cammino sulla lama del rasoio.
Ovviamente è una sintesi, personale e limitata, però è quello che sto sperimentando, sulla mia pelle, mente e spirito.
Dove sono arrivato, unica cosa di cui posso parlare:
- se non realizzo la purificazione non vado da nessuna parte;
- la Via si percorre navigando nella manifestazione, l'isolamento è illusione.
- gli strumenti li conosci: sono tutti nel rituale d'iniziazione.
Corollario: restringo e autolimito le letture e lo studio ai testi di cui è acclamata la dimensione iniziatica tradizionale.
Non ho tempo ne voglia di perdere altro tempo appresso ai testi profani.
Ps: Meister Eckhart è un Illuminato riconosciuto, come S. Giovanni della Croce, S. Teresa d'Avila, Ibn Arabi, Patanjali, Lao Tze, Platone, Plotino, Pitagora, Isaac Ben Luria.....
Più vicino a noi.....qualcuno è sulla stessa Via.
Quindi:
Libero tu di seguire qualsiasi stimolo e condividerlo, senza limiti e senza giudizi...
Libero io di cercare di spiegare il personale percorso.
In Armonia Fraterna, dov’è assente il giudizio
, assente la dialettica
, esclusi i sofismi.....
Quindi condividendo l'aspirazione ad essere sistemi aperti
.
Pace, Pace, Pace.
Fratello W
Il Fratello ha contribuito al dialogo con questa calzante ed appropriata citazione:
Sii paziente verso tutto ciò che è irrisolto nel tuo cuore e... cerca di amare le domande, che sono simili a stanze chiuse a chiave e a libri scritti in una lingua straniera. Non cercare ora le risposte che non possono esserti date poiché non saresti capace di convivere con esse. E il punto è vivere ogni cosa. Vivere le domande ora. Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga, di vivere fino al lontano giorno in cui avrai la risposta
.
(Rainer Maria Rilke)
Sulla Via
La sensazione di disagio ed estraneità che lo aveva da sempre accompagnato come un silenzioso osservatore, con il trascorrere del tempo non si era attenuata, tutt’altro.
A volte sembrava quasi dissolversi, per poi ripresentarsi puntualmente nei momenti più inaspettati.
Costringendolo ogni volta ad interrogarsi da dove venisse, perché?
Il problema appariva senza soluzione.
Apparenza, non realtà, dovuta all’incapacità di mettere in discussione le presunte convinzioni che sino ad allora avevano indirizzato le scelte ai bivi che la vita gli aveva posto di fronte.
Azzerare tutto, ricominciare ogni volta, non aveva dato esiti apprezzabili.
Il sospetto che esistesse una motivazione più profonda, non visibile con la sola ragione, si stava pian piano incuneando nella quotidiana sequenza di pensieri, parole ed azioni che lo relegavano all’interno di ristretti orizzonti.
La coesistenza di pensieri opposti, dotati della medesima potenza logica, la presenza di desideri contraddittori, alimentava senza sosta scelte che puntualmente si rivelavano insoddisfacenti.
Cambiare direzione, ricostruire…..per poi assistere all’inesorabile sgretolamento e dissoluzione di ciò che aveva pensato fosse un valido progetto di vita.
Gli eventi esterni, certo, agivano o apparivano intervenire….
No, non poteva essere così semplice…..se ne stava rendendo conto.
Mancava un elemento importante, che sino ad allora non aveva mai preso in considerazione nel modo corretto: lui stesso, il Sé medesimo.
Fu un’amara scoperta quella che lo costrinse ad intraprendere un diverso cammino: dopo tanti anni non aveva che una vaga e distorta immagine di chi fosse realmente.
Di volta in volta si era immedesimato nei pensieri, parole ed azioni che compiva, senza accorgersi di non essere altro che una foglia in balia al vento degli eventi.
Da dove venivano, da chi erano generati i pensieri che senza sosta gli si presentavano alla mente?
C’era una reale consapevolezza nelle parole che egli uscivano dalla bocca, nelle azioni che attuava?
Se non era lui ad agire, da chi era agito?
Poteva continuare ad eludere il problema?
Fu così che in modo apparentemente inspiegabile, percepì un’intuizione: se voleva seriamente iniziare a trovare delle soluzioni, le doveva trovare in sé stesso. Se questa fosse stata la sfida, sarebbe dovuto andare nel Luogo dove scendere in campo.
Un luogo dove il tempo e lo spazio non avessero il sopravvento, dove individuare la sorgente dei pensieri, dove la parola fosse dotata di cristallina positività, dove l’agire fosse motivato dal sacro.
Fu così che assunse la determinazione di apprendere l’Arte del viandante, del ricercatore, recandosi nel luogo dove altri viandanti e ricercatori operavano incessantemente.
Luogo dove i miraggi di tempo e spazio sono deprivati di ogni potere ammaliante.
Luogo dove, per entrare, occorre utilizzare l’unica chiave in grado di aprire lo scrigno nel quale ogni velo può essere tolto: conosci te stesso.
Chiese timidamente, con timore, quasi tremando, per tre volte.
Gli fu risposto, con gli occhi prima che con il verbo, per tre volte.
Prima di andare oltre, gli fu chiesto di riflettere e meditare, da solo, o meglio in compagnia dei Simboli dei Significati dell’Opera che sarebbe stato chiamato a realizzare.
Fu così che, ad un certo punto, si trovò davanti al portale. Lì vide la chiave che, consentendo l’accesso, indicava il cammino da compiere: «Conosci te stesso».