Amore a telecomando
By Aiven Honest
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L’universo femminile di Mosca è dominato dal mito del maschio alfa e Max, un nerd incapace di prendere l'iniziativa, con le ragazze non sa proprio che pesci prendere. Tuttavia, dopo innumerevoli fallimenti nei rapporti con l’altro sesso, entra in possesso di un misterioso telecomando per controllare la ragazza dei suoi sogni. Grazie a questo potentissimo dispositivo, farla innamorare sarà come un gioco… O forse no…
«Però… Esiste per davvero? Dico… L’amore, cioè… Cosa cambia quando attivo questa funzione?»
«Non so… Può darsi che esista sul serio. Solo che come dio, gli ufo, lo yeti o una previsione affidabile del mercato azionario, tutti ne parlano, tutti sanno com’è fatto, ma nessuno l’ha mai visto.»
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Amore a telecomando - Aiven Honest
Nota dell’autore
L’universo femminile di Mosca è dominato dal mito del maschio alfa e Max, un nerd incapace di prendere l'iniziativa, con le ragazze non sa proprio che pesci prendere. Tuttavia, dopo innumerevoli fallimenti nei rapporti con l’altro sesso, entra in possesso di un misterioso telecomando per controllare la ragazza dei suoi sogni. Grazie a questo potentissimo dispositivo, farla innamorare sarà come un gioco... O forse no...
Indice
Aiven Honest - Amore a Telecomando
I. Che lo spettacolo abbia inizio
1. Non c’è storia senza un po’ di tormento...
2. Il telecomando
3. Le regole del gioco
4. Livello zero: Attivazione
5. Bene, si comincia. Primo livello
6. Il pesciolino nell'acquario
7. Secondo livello
8. Com'è fatta una donna
II. Ma i sogni, a volte, si avverano...
9. Questa strana sensazione di felicità
10. Il telecomando può, Max a volte no
11. Le fantasie di Katja
12. Ma l'amore esiste davvero?
13. Due tette vanno bene, ma...
14. ... Meglio quattro!
15. Maratona di sesso... E l'outsider ha la meglio!
III. Ogni cosa ha il suo prezzo
16. Il prezzo della disattivazione
17. Il prezzo del potere assoluto
18. Il prezzo della libertà
19. Il prezzo di Max
20. Il prezzo di Katja
IV. Epilogo
Aiven Honest
Amore a Telecomando
L’abuso di grandezza si avvera quando la pietà si scinde dal potere.
William Shakespeare
O potere, con il suo volto di Medusa! Chi l’ha ammirato una volta non può più distaccarne lo sguardo, ne rimane affascinato e conquistato. Chi ha conosciuto una volta l’ebbrezza del dominio e del comando non è più capace di rinunciarvi.
Stefan Zweig
I.
Che lo spettacolo abbia inizio
1. Non c’è storia senza un po’ di tormento...
Forse non c’è miglior tragedia in chiave comica della storia di un nerd innamorato che ci prova con uno schianto di ragazza, decisamente al di fuori della sua portata. Il nerd vive in un mondo tutto suo: le invia messaggi chilometrici – a suo parere capolavori di eloquenza –, la chiama per chiederle solo «Come stai?», pubblica sui social stati strappalacrime nella speranza che lei li noti.
Poco apprezzati, i messaggi raffinati con il tempo cedono il posto a epiteti ingiuriosi in merito ai facili costumi dell’amata. È il suo modo di chiudere col botto, prima di inviarle una sfilza di poesie per scusarsi. Componimenti veramente ben scritti, magari da qualche poetucolo di sua conoscenza, che per tutta risposta riceveranno più o meno il seguente messaggio: «Ma vaffanculo, coglione di merda! Mi hai proprio rotto il cazzo stavolta». Risposta che spiega in maniera precisa e soprattutto sincera il motivo per cui non stanno insieme. In questa storia, comunque, di donne volgari non ce ne saranno.
* * *
Katja era per Max ciò che per un cane bastardo è un succoso filetto di carne di prima qualità dietro la vetrina di una macelleria: un sogno irrealizzabile che chiunque può sottrargli da un momento all’altro. Immagina per un secondo cosa possa pensare un povero animale che MAI assaggerà una bistecca come si deve ed è condannato a guardare qualcun altro fregargli con disinvoltura l’oggetto del desiderio. Ti sembra ingiusto? Triste? Bene, adesso concentrati un altro po’ e immagina i pensieri della bistecca – l’autore chiede scusa a tutte le donne per questo paragone – mentre avverte su di sé le occhiate indiscrete di un cane bastardo, incapace non solo di comprarsela, ma neanche di sgraffignarsela.
Max era ben consapevole di meritarsi qualche parolaccia per il suo comportamento inopportuno. Per questo rimaneva impressionato dall’atteggiamento composto di Katja che, magari per l’educazione impartita dai genitori o per gli studi di canto al conservatorio, teneva a freno i propri impulsi ed evitava di rispondere ai messaggi che lui le inviava ubriaco. Katja era una che non aveva per forza bisogno di mandare esplicitamente a quel paese i suoi spasimanti. Dopotutto, ciascuno sapeva di trovarsi lì ancor prima che lei si degnasse di mandarcelo.
In seguito ad alcune riflessioni adolescenziali, Max aveva appurato che nella piramide sociale dei maschi non avrebbe potuto salire più in alto delle fondamenta, perciò aveva deciso di ritirarsi spontaneamente dal gioco. Si era dunque andato a rinchiudere nel mondo dell’intelletto. Anzi, ci si era ficcato di corsa, tra i libri, e per un po’ di tempo l’unico modo di compensare l’assenza di donne era stato usare la fantasia. Ma poi, come sempre accade, a tirare fuori un secchione dal proprio mondo fittizio ci pensa una femmina in carne e ossa.
La prima donna di Max era stata una divorziata dall’aspetto decente conosciuta su un’app per incontri, che aveva deciso di impartire al suo giovane studente qualche lezione introduttiva di educazione sessuale. Il primo contatto con una vagina vera e propria era stato una vera e propria rivelazione: decisamente diverso da come immaginasse, ma tutta un’altra cosa rispetto a violentare un pollo scongelato. Max scriveva poesie e regalava cioccolatini alla sua prima Dulcinea, prima di venire a sapere che non era il suo unico studente. Aveva quindi iniziato a frequentarsi con una collega di lavoro bruttarella, una che faceva eiaculare di notte solo lui in tutto l’ufficio. Giunti però al momento di quagliare per davvero, questa non faceva altro che urlare e ululare, credendosi Madonna a inizio carriera, e la situazione era diventata patetica e noiosa. Mentre lo facevano, lei ripeteva in continuazione di volere tanto dei piccoli Max e alla fine l’unico modo per liberarsi di lei era stato cambiare lavoro. Tralasciando un paio di prostitute, Max aveva trascorso i due anni seguenti a sfondarsi amaramente di seghe, finché una ragazza solare e robusta, che ricordava la burrosa pin-up Happy Hilda, non aveva deciso di puntarlo. Rifiutare di andare a letto con una donna che ci prova con te senza inimicartela è un’impresa piuttosto ardua, perciò Max non lo aveva fatto. E ne era valsa la pena, visto che lei si era rivelata un vero prodigio del sesso. Alcune persone hanno orecchio per la musica, altre fiuto per gli affari, altre ancora riescono a far godere da matti il proprio partner soltanto grazie alla loro presenza. Happy Hilda aveva una splendida pelle, liscia e sempre profumata. Tuttavia aveva anche un difetto: il cervello le andava in tilt per giorni interi, come se soffrisse costantemente di sindrome premestruale.
Con lei si era praticamente esaurita la limitata esperienza di Max con il mondo femminile, finché un suo ex compagno di università non lo invitò a casa per il suo compleanno, giorno in cui accadde qualcosa di stupefacente. Una ragazza oltremodo ubriaca iniziò a pomiciare con lui e si era fatta persino toccare un po’ le tette attraverso il maglione invernale. Il buio, la noia e il fatto che tutti quelli più appetibili di lui fossero già impegnati avevano senz’altro influito, e Max ne era cosciente. Comunque, fu così che conobbe Katja, la donna che lo costrinse a giocare di nuovo secondo le regole della piramide dei maschi.
In seguito a quell’episodio, per diversi mesi Max la portò al cinema, al bar e a volte persino al ristorante, ma Katja non si spingeva mai oltre un bacio sulla guancia. Una volta, tempo addietro, Max era andato a casa di una conoscente per aggiustarle il computer e, sul punto di andarsene, questa gli aveva detto che i nerd troverebbero pure qualcuna disposta a dargliela, ma il loro guaio è che non sanno prenderla.
Dopo mesi passati a fare la corte a Katja, l’ormai disperato Max le propose di partire insieme per l’Egitto e prenotare una lussuosa suite matrimoniale, ovviamente a sue spese. Avrebbe preso un prestito in banca, poiché il denaro di un neolaureato come lui era pari ai peli sulle palle di un gatto sfinge, per giunta castrato.
«Ma Max, io e te siamo solo amici» gli rispose Katja in tono calmo e comprensivo.
«E approfondiamola lì, la nostra amicizia» le disse Max nel tentativo di fare lo sveglio, pur avendo lo stomaco sottosopra per la disperazione e l’umiliazione subita.
«Max... Ho iniziato a vedermi con un altro».
E così, dopo essere riuscito ad accedere al corpo della femmina – seppure una sola volta e in modo assai limitato –, il maschio alfa
si trasformò in un filosofo da tastiera, a cui non era rimasto altro che l’accesso a internet, la propria pelle e della valeriana. In questo mondo esistono quelli che le bistecche se le mangiano, e quelli che si possono solo consolare guardandole.
Con le palle svuotate, il giorno seguente Max prese a chiamare al telefono tutti gli amici per ricevere una dose di frasi calmanti del tipo «Quella lì non ti merita» o «Presto tornerà da te strisciando in ginocchio». Ma illusioni e droghe hanno gli stessi effetti collaterali. Passò una settimana, poi un’altra, ma chissà perché lei non ritornava, tantomeno strisciando. Non si degnava neppure di rispondere ai messaggi, in cui le ricordava di venire a riprendersi quel cd di musica classica a cui teneva tanto. Ogni volta che Max ascoltava il telefono squillare a vuoto, il cuore gli iniziava a battere all’impazzata per l’ansia e la mente immaginava scene che avrebbero fatto arrossire persino gli sceneggiatori delle migliori case pornografiche. Scene in cui Katja era la protagonista ma non stava con lui. Lui era spettatore di un film ossessivo e nevrotico, che non poteva smettere di guardare.
Stufi di sorbirsi le sue angosce, gli amici iniziarono a rispondere al telefono sempre più di rado. Pensavano che avrebbe dovuto mettersi l’anima in pace già da tempo, visto che la situazione era molto semplice: non devi starci male se lei è una stronza. E quando tutti ne ebbero avuto abbastanza dei suoi pipponi mentali, Max si ritrovò completamente solo.
A quel punto si domandò se non volesse frequentare qualcuno esattamente come lui, e infatti trovò in sé stesso un ottimo compagno di bevute per inveire contro il mondo. Più o meno nello stesso periodo, Max si trovò anche un nuovo hobby: ogni sera, dopo essersi trattenuto parecchio a lavoro per non pensare ai ricordi dolceamari del passato, si buttava subito in qualche squallido bar per prendersi una sbronza colossale prima di tornare a casa. Il mattino seguente si svegliava con dei postumi terribili, pronto a ricominciare un’altra lunga e faticosa giornata di lavoro, in cui avrebbe provato a scrivere l’ennesimo codice per guadagnarsi la sua paga da programmatore nella media.
Crogiolandosi nei suoi patemi d’animo, può darsi che prima o poi Max avrebbe mandato il proprio fegato in malora, ma, in una di quelle malinconiche serate al bancone del bar, si venne a sedere accanto a lui un tipo strano. I due presero qualcosa da bere e Max, vedendo in lui una spalla su cui piangere, come da copione iniziò ad aprire l’anima.
«Eeh... Se solo inventassero un rimedio per le pene d’amore» disse Max alla fine del suo racconto e si mise un minuto a fissare il vuoto, con sguardo pensieroso e abbattuto. Accanto a lui, il suo nuovo compagno era rimasto zitto per la maggior parte del tempo.
«Io un rimedio lo conosco, ed è molto più efficace» intervenne d’un tratto l’altro, rompendo il silenzio.
Il tipo iniziò quindi a narrare una storia intrigante. Diceva di essersi rivolto a una specie di società che garantiva una soluzione infallibile a tutti problemi d’amore. In un mese era riuscito a far tornare da lui la sua splendida moglie, che adesso non solo se ne fregava dei soldi, ma esaudiva tutti i suoi desideri in uno schiocco di dita.
«Proprio tutti?» Domandò Max con sguardo ebbro, scacciando dagli occhi l’accecante fumo di sigaretta.
«Tutti tutti! Qualsiasi cosa.» Il tipo annuì con fare risoluto e tornò a concentrarsi sul suo boccale di birra.
Max scosse la testa, pensando che fossero semplicemente delle fantasie da pseudomacho dovute ai fumi della birra. Ma a un tratto, neanche a farlo apposta si avvicinò la prova tangibile di quel tronfio racconto: una donna stupenda che, ignorando completamente Max, si rivolse al tipo con tono piagnucoloso:
«Boris! Brutto stronzo, dove ti eri cacciato?! Ti ho cercato dappertutto! Lo sai che mi fai stare in ansia quando non rispondi al telefono! Dai, andiamo a casa, caro, che ti preparo la cena!» Boris lanciò uno sguardo pigro verso la moglie, che sorrideva