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Il nuovo che avanza

Berlusconi capolista, Formigoni numero due. Ha lottato il Celeste per ottenere quel posto, combattuto e persa la battaglia per imporre al suo partito la candidatura di Gabriele Albertini e contrastare il patto che lo costringer ad appoggiare come sue erede Roberto Maroni. Nella sconfitta si comunque assicurato un posto di prima fila come pretendeva e garantito quello dei suoi fedelissimi inseriti in lista. Per un politico navigato un buon risultato anche se frutto delle manovre che abbiamo imparato a conoscere nella prima Repubblica a trazione democristiana. E non un caso se chi aveva lasciato immaginare per s un futuro da padre nobile del partito si accompagni ora con chi solo pochi giorni fa con sussiego confessava di essere tentato di tornare a fare politica senza una carica istituzionale. Erano bugie che se si fossero realizzate avrebbero sciolto quellindistricabile intreccio fra poteri politici, economici e finanziari sulle quali si retto sino ad oggi il loro potere. Anche il potere di ignorare le inchieste che li vedono coinvolti, di minimizzarne il rilievo, di negar loro ogni valore anche di fronte al discredito che, nella considerazione di fasce sempre pi ampie dellelettorato, sta erodendo politica e istituzioni rappresentative. E questo che rende il duo Berlusconi-Formigoni una coppia di impresentabili, quale che sia lesito delle inchieste e dei processi in corso. In un Paese alla confusa ricerca di un cambiamento, si vogliono restaurare, fin dalle persone, i contenuti di una stagione che per primi hanno contribuito ad avvelenare. E la mano del morto che stringe quella del vivo per trascinarlo nellultima disperata battaglia. Perch nulla cambi fin nellevocare ritualmente il pericolo comunista per sconfiggere il quale tutto pu essere sacrificato. Pur sapendo che sar comunque un po peggio. Nulla si dice agli elettori di come sia stato possibile che il buon governo, leccellenza lombarda, si siano progressivamente trasformati nella subordinazione dellinteresse pubblico a quello privato, quando non addirittura personale, oltre gli stessi limiti del codice penale, avvilendo ogni merito nella pratica della cooptazione attuata e perfino pubblicamente rivendicata quale diritto della politica. E questo il sistema che si vuole perpetuare? A vantaggio di chi, se non di quanti lhanno detenuto e malamente amministrato elevando ai pi alti ranghi dellamministrazione un personale di scarse qualit professionali e morali, quando non corrotto o corruttibile?

Basti a dimostrarlo la pervicacia con la quale Formigoni difende la sua ultima poltrona lombarda, quel commissariato allExpo che ne fa un ambasciatore internazionale, irresponsabile della sua macchina amministrativa e gestionale che rischia di arenarsi nelle mille trappole, complicit, interessi, anche illeciti, che hanno deturpato in panorama imprenditoriale di una regione nella quale suona sempre pi forte lallarme criminale. Ma di quella battaglia Formigoni non si interessa. Preferisce costruirsi unimmagine di statista twittando sulla guerra in Mali, richiamando il Parlamento e la Comunit ai suoi doveri internazionali. Proprio lui che intratteneva rapporti coi regimi di Saddam e Gheddafi. Ma solo per far fare affari agli amici di sempre. Questo il nuovo che avanza, contro tutto e contro tutti, nellesclusivo interesse di alcuni fin troppo noti. (la Repubblica Milano, 22 gennaio 2013)

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