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Facoltà di SCIENZE POLITICHE

Curriculum: Relazioni Internazionali Diritti Umani


Corso: Relazioni Internazionali
Anno accademico 2005 - 2006

L’incuneamento interstiziale

Giovanni Cuccato
INTRODUZIONE

Quello di incuneamento interstiziale è un concetto che porta con se, al suo interno, una
moltitudine di idee tra loro complementari. La prima di queste “idee” è quella connessa
all’opportunità di sviluppo di nuovi campi, segue poi a ruota quella di forza. Può sembrare
strano parlare di forza in riferimento in riferimento a un concetto quale quello di
incuneamento interstiziale, ma, in questo caso, l’idea di forza è solo indirettamente legata
al mero concetto di incuneamento interstiziale, essa (l’idea di forza) riguarda la portata
delle questioni che si vogliono introdurre in una determinata struttura, ad esempio, un
concetto come quello di diritti umani, è di per sé ricco di una forza dirompente (grazie alla
sua caratteristica di “riferimento panumano”), fa per forza di cose diventare energico,
deciso e decisivo l’incuneamento interstiziale stesso. Per cominciare l’analisi di quello che
si può definire un “soggetto ombra” (in quanto invisibile, ma strettamente connesso con
tutte le attività realizzabili in ambito internazionalistico) delle relazioni, bisogna distinguere
tra i vari tipi di incuneamento interstiziale cui ci si può trovare di fronte. Il concetto di
incuneamento si può scindere in due possibili sottotipi: 1° l’incuneamento interstiziale-
opportunità; 2° l’incuneamento interstiziale nel senso fisico del termine. Il primo fa
riferimento solamente all’idea, lo si potrebbe definire come “mera teorizzazione” delle fasi
e dei “luoghi” nei quali far penetrare il concetto immaginato (incuneamento statico –perché
si resta fermi alla fase della teorizzazione-); il secondo fa riferimento all’attuazione pratica,
cioè all’individuazione degli spazi e dei tempi entro i quali introdurre il concetto voluto
(incuneamento dinamico –perché si mette in pratica un progetti prima solamente
immaginato-). Come si può vedere, incuneamento statico e dinamico sono le fasi
necessarie e successive dell’incuneamento interstiziale, non sempre, però, si riesce a
passare dalla staticità alla dinamicità del concetto. Detto questo, bisogna definire la
tipologia della struttura nella quale inserire l’elemento voluto. Si possono distinguere tre
differenti tipi di impianti strutturali: strutture chiuse; strutture quasi aperte; strutture aperte.
Il livelli di chiusura determina il livello di impermeabilità (o viceversa di permeabilità) ai
nuovi concetti nella struttura presa in esame. Partiamo considerando una struttura di tipo
“aperto”. Ovviamente in una struttura di questo tipo, il fenomeno di incuneamento
interstiziale non sarà presente, in quanto, essendo questa completamente aperta a nuove
formulazioni di vecchi concetti, o alla formazione ex novo di novi concetti, non avrà
bisogno di istanze di incuneamento, in quanto queste saranno già presenti al suo interno.
Una struttura di questo tipo, però, non c’è, ne credo possa esistere, in quanto, al suo
interno, si assisterebbe alla realizzazione di un’anarchia di fondo; ogni struttura è regolata
da regole proprie, in un organismo di questo genere, in funzione della sua totale apertura,
non potrebbero esistere. Si passa poi alle strutture “quasi aperte”. Queste, possono
risultare di due tipi: 1- divise in due parti (una permeabile e l’altra no); 2- composte di una
sola parte, ma recettive solo nei confronti di determinati stimoli e concetti. E’ questo il caso
delle varie ONG (ad esempio il VIS –volontariato internazionale per lo sviluppo-)
permeabili solo per ciò che riguarda la sfera dei valori e dei campi di loro competenza.
Ultimo è poi il caso delle strutture cosiddette “completamente impermeabili”. Si tratta di
organismi complessi interamente refrattari ad ogni richiesta (interna o esterna che sia) di
innovazione. In questo caso, il fenomeno dell’incuneamento interstiziale si può avere
solamente nelle “crepe strutturali” del sistema che, in una struttura di questo tipo, si
formeranno inevitabilmente. Una struttura completamente impermeabile, infatti, si rende
“poco flessibile” già dall’atto della sua costituzione, dotandosi di regole per cui non è
previsto alcun sostanziale adeguamento (o cambiamento) o per cui è prevista una
clausola espressa di unanimità per poter compiere dei passi, anche minimi, in direzioni
non inizialmente previste. Un esempio di un organismo che risponde a tutte le
caratteristiche summenzionate, è il sistema westfaliano degli Stati, che, come si può

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vedere, anche grazie al fondamentale contributo dell’ONU, si sta, lentamente sgretolando.
Se ci si trova davanti a una situazione di questo genere, con in cui l’organismo non risulta
propenso all’assorbimento di nuovi concetti, risulta fondamentale un’accurata analisi della
“struttura esterna” nella quale introdurre le nuove istanze. La fase dinamica
dell’incuneamento risulta qui essenziale, attraverso un attento studio delle reali possibilità
di successo l’inserimento del nuovo concetto, risulterà poi più agevole e, di conseguenza,
meno problematico. Nell’attuazione pratica, si tratta dunque di “incuneamento dinamico”,
questo fenomeno, si potrebbe presentare (e di conseguenza realizzare) sotto due
differenti forme: incuneamento per osmosi dei concetti (in questo caso non si agisce
direttamente sulle crepe strutturali del sistema, ma sulla naturale vocazione umana alle
relazioni sociali: si influisce in modo mirato sui membri appartenti alle organizzazioni
presso cui si vuole introdurre la nuova nozione); e incuneamento per gemmazione
(quando una sollecitazione al cambiamento si inserisce nella struttura, fruttifica, e quando
è sviluppata sufficientemente, ne produce altre, che in un secondo momento si
staccheranno dalla “casa madre” per produrre altre richieste di innovazione in altre
strutturazioni). Procediamo ora ad analizzare alcuni dei casi più riusciti di incuneamento
interstiziale, ricordando che come ogni fenomeno umano, anche il sistema delle relazioni
internazionali, solitamente così chiuso e ostile alle innovazioni, presenta incompletezze,
ed è questo il campo d’azione del “soggetto ombra” da noi analizzato: l’incuneamento
interstiziale.

L’ONU

L’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) si può considerare come il più grande
esempio di incuneamento interstiziale per gemmazione. Questa organizzazione è ritenuta
il proseguimento di un progetto poco riuscito: la Società delle Nazioni. Se si analizzano le
cause della disfatta della Società delle Nazioni, innanzitutto si porrebbe quella della poca
forza con la quale è questa è stata imposta: in un periodo storico a dir poco turbolento,
come poteva essere quello tra le due guerre mondiali, quest’organismo, per quanto nobili
potessero essere i suoi intenti, è stato proposto (e inteso) come un semplice organo,
costruito per accontentare gli Stati Uniti e, in prima persona, il loro all’epoca presidente
(Wilson). Il fattore che però, probabilmente, ha inciso più di ogni altro sulla non riuscita di
questo primo progetto, è stata la reale mancanza di volontà da parte degli Stati. A
differenza della Società delle Nazioni, l’ONU è “nata” nel momento più appropriato. Alla
fine della seconda guerra mondiale, o meglio del periodo conosciuto come “guerra civile
europea” (1914 – 1945) il sistema di Stati wesfaliano aveva subito enormi sconquassi:
nuove entità statali si erano affacciate sul panorama internazionale, e vecchi Stati
risultavano ora assenti dalle certe geografiche o, come nel caso tedesco, smembrati e
ridimensionati. Il componente che però più influì sulla riuscita di questo ambizioso
progetto, fu la comune volontà delle due future superpotenze mondiali: USA e URSS.
L’organo appena nato (la sua istituzione risale al 1946) si inserì subito in maniera
operativa nel sistema mondiale, approfittando delle (momentanee?) lacune della sovranità
nazionale e internazionale, cominciando a operare vistosi cambiamenti in un sistema di
entità nazionali, quello di Westfaliana memoria (che prima di allora si basava sulla regola
“superiorem non recognoscens”, che ben presto si trovò a rendicontare le proprie azioni
alla neonata agenzia, e, per determinati argomenti, a dover prendere decisioni in concerto
con altri Stati, all’interno di una sorta di “parlamento”. Dall’ONU sono poi nate molte altre
strutture e organizzazioni che, con l’andar del tempo, hanno assunto sempre più
importanza e rilevanza. Questo rilievo può essere notato dal fatto che più
sott’organizzazioni dell’ONU sono state insignite del premio Nobel per la pace (l’ONU

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stessa e il suo segretario generale, nel 2001, sono stati insigniti di questo prestigioso
riconoscimento). Su quest’organismo, molti analisti ed esperti, hanno espresso pareri tra
loro contrastanti: c’è chi ha detto che l’ONU non è mai stato veramente utile, o chi ritiene
che gli Stati, nonostante la sua esistenza, lo ignorino e continuino ad occuparsi di politica
interna e internazionale alla “vecchia maniera”; tutto questo senza rendersi conto della
pervasività di quest’organo. L’Organizzazione delle Nazioni Unite è riuscita, col tempo, a
incunearsi profondamente nel vecchio sistema westfaliano, e, una volta inseritasi, non è
morta, ma attraverso un lungo lavoro, ha cominciato ad andare sempre più in profondità
nella struttura del sistema internazionale, arrivando a tangere i vertici di comando dei
singoli Stati. Nello stesso momento, è riuscita a produrre istanze di sviluppo umano e di
giustizia sociale ed economica (anche grazie alle altre organizzazioni successivamente
“gemmate” dall’ONU), che hanno portato ad accrescere sia la sua funzionalità, che il suo
peso e la sua caratura a livello internazionale. Ora, però, per poter continuare con la sua
opera, e per amplificare la propria forza e influenza (per poter aumentare la propria
capacità di sfruttamento degli interstizi) ha bisogno di rendersi più agile, ha quindi la
necessità di una riforma interna. Così com’è strutturato, l’ONU, è un’organizzazione ferma
all’epoca in cui è stata creata: il bipolarismo. Il potere di veto dei cinque membri
permanenti del Consiglio di Sicurezza, blocca molte delle potenzialità e degli obbiettivi
dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, impedendole di esercitare appieno le funzioni per
le quali è stata progettata. Tra le varie proposte di riforma, quella che sembra rispondere
maggiormente alle odierne esigenze dell’ONU è quella che vede in prima linea le ONG
(organizzazioni non governative). Questo invito al cambiamento, comprende una struttura
delle Nazioni Unite lievemente differente da quella odierna. Si tratterebbe di abolire il
potere di veto dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (e con il potere di
veto abolire anche gli stessi seggi permanenti), allargare la partecipazione all’organo
summenzionato a più Stati, e costituire un’assemblea parlamentare della società civile.
Importante è l’aggettivo parlamentare, che dimostra come l’esigenza della democrazia sia
sempre più sentita anche ai più alti vertici delle relazioni internazionali. Nonostante le
difficoltà che continuamente si riscontrano, e che per la maggior parte sono causate dagli
Stati stessi, il processo di incuneamento interstiziale per gemmazione, continuamente
perpetrato dall’ONU, prosegue nei più disparati ambienti. Uno degli esempi più tangibili di
questo si ha nelle università, dove, attraverso l’istituzione di apposite cattedre, si stanno
formando, all’insegna di pace e democrazia, miglia di giovani. Come si può ben capire le
singole entità nazionali osteggiano questo questi processi perché, istanze come quelle
proposte, ed effettivamente portate, dall’ONU (specialmente quelle facenti riferimento alla
democrazia), sono considerate “pericolose”, in quanto, data la loro innata forza e ricettività
generale, tendono a intaccare anche le sfere più intimamente connesse al governo e alla
governance degli Stati stessi. Nei loro quasi 60 anni di funzionamento, le Nazioni Unite
hanno fatto dell’incuneamento interstiziale un leit motiv, riuscendo a scalfire, attraverso i
principi di global governance e di human developement, la “corazza esterna” delle regole
di numerosi organismi, prima, del tutto immuni a ogni sollecitazione alla trasformazione.
Se, come probabilmente (e auspicabilmente) sarà, attraverso la sua riforma strutturale,
l’ONU riuscirà a snellire la propria composizione, facendo in modo di aumentare la propria
influenza e di essere maggiormente ascoltato dagli Stati suoi membri (questo avverrebbe
attraverso l’obbligatorietà delle decisioni del parlamento), che, già ora, per ogni loro azione
riguardante la politica estera, ricorrono all’ONU come ad una sorta di tribuna politica
internazionale, questa organizzazione potrà cominciare a funzionare come un embrione
vivente di parlamento mondiale. In questo modo si immetterebbero nel sistema principi di
incuneamento interstiziale efficaci accolti e ascoltati, non solo a livello generico (statale),
ma si introdurrebbero nuove istanze di cambiamento anche a livello locale (nel caso
italiano, regionale, provinciale e comunale). Dopo queste osservazioni si può notare come

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anche il processo di incuneamento interstiziale abbia bisogno di spinte propulsive, queste,
nel caso dell’ONU, verrebbero dalla riforma interna di questa importante organizzazione.
Sintetizzando il tutto, forse troppo riduttivamente, si potrebbe dire che la riforma delle
Nazioni Unite è funzione dell’incuneamento interstiziale.

CHIESA CATTOLICA; SANTA SEDE; PARLAMENTO MONDIALE DELLE RELIGIONI;


CEI

Potrebbe sembrare inusuale, e forse lo è, parlare di un fenomeno come quello


dell’incuneamento interstiziale in riferimento alle istituzioni citate nel titolo del paragrafo,
ma così non è. In questa occasione, non si parlerà dei precedenti soggetti come entità
sottoposte al fenomeno che noi vogliamo studiare, ma come portatrici esse stesse di
incuneamento interstiziale. Così come noi le conosciamo, questi organismi sono i primi, mi
riferisco in particolar modo alla Chiesa Cattolica e alla sua tradizione millenaria, ad aver
richiesto, ma soprattutto ad aver portato a termine progetti di incuneamento interstiziale.
tutte queste organizzazioni, possono essere classificate come operanti mediante ciò che
prima si è chiamato “incuneamento interstiziale per osmosi dei concetti”. Infatti, solo
raramente, hanno introdotto sin dall’inizio istanze di cambiamento direttamente nelle
fessure causate da una corrosione del sistema. Molto più spesso agiscono sui componenti
degli organismi ai quali si desidera inserire un nuovo spunto per future operazioni di
cambiamento esterno, ma, soprattutto interno. Indubbiamente, da qualsiasi lato si
consideri la prospettiva operativa della Santa Sede, si deve riconoscere che attraverso
questa fine maniera di operare, ha raggiunto traguardi notevoli, riuscendo, e non è da
poco, a ottenere un seggio di osservatore permanente presso il Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite. Nella grande maggioranza dei casi, le istituzioni, la cui opera in
relazione alla materia internazionale, stiamo studiando, sono latrici di messaggio di pace e
cooperazione internazionale. Come però abbiamo già avuto modo di osservare, il sistema
internazionale, con la sua attuale configurazione, non risulta molto incline ad ascoltare
suggerimenti di questo tipo posti direttamente alla sua attenzione. Come abbiamo detto
sopra, però, l’incuneamento interstiziale per osmosi dei concetti, a volte (le strutture che in
questo paragrafo prendiamo in esame ne sono un esempio), risulta più efficace rispetto
alla sua versione per gemmazione. Cominciamo ora a interessarci con più profondità
all’opera degli organismi summenzionati.
Chiesa Cattolica e Santa Sede
Chiesa Cattolica e Santa Sede, possono essere considerate come due facce della stessa
medaglia, infatti, molto spesso vengono tra loro confuse. La Chiesa Cattolica è l’entità con
cui il più delle volte ci confrontiamo, si potrebbe definire come l’insieme di tutti in fedeli
sparsi sul globo; mentre la Santa Sede, risulta essere l’entità, mi si perdoni il termine,
politica che nelle relazioni internazionali rappresenta la Chiesa Cattolica nel mondo. In
questo exposition paper non si vuole approfondire la distinzione tra le due, o la loro
posizione nel sistema politico mondiale, si desidera solamente mostrare in che ambiti, in
che termini, e con che messaggi operano all’interno di quest’ultimo. Questi due importanti
organismi, si occupano soprattutto di sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale su
determinati argomenti di stringente importanza. Primi tra tutti, la rinuncia da parte degli
Stati all’utilizzo del conflitto armato come strumento essenziale delle loro politica estera (e
quindi correlativamente a questo, la pace nel mondo), e la cancellazione della povertà
mondiale, non solo (anche se questa risulta essere la nobile finalità principale) per
obbiettivi puramente caritatevoli, ma per favorire lo sviluppo di paesi che potrebbero dare
molto all’economia mondiale e globale. Questi ambiziosi obbiettivi vengono perseguiti
attraverso una miriade di, mi si conceda l’azzardo linguistico, filiali estere come agiscono

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secondo le direttive della sede centrale. Tutto questo non sarebbe stato possibile se non
attraverso un accurata operazione di incuneamento interstiziale, prima per osmosi dei
concetti, e poi, ed è quello che ha permesso di realizzare molte opere, attraverso
incuneamento interstiziale per gemmazione, è quest’ultimo fenomeno ha potuto produrre
le filiali della Chiesa Cattolica e delle Santa Sede nel mondo.
Parlamento mondiale delle religioni
La fondazione di quest’organismo, a molti sconosciuto, risale alla fine del XIX secolo. Lo
scopo per cui è stato espressamente creato è stato favorire il dialogo tra le diverse
religioni, producendo e successivamente proponendo, progetti di cooperazione e
collaborazione tra i suoi diversi componenti. Implicita in una struttura di questo genere la
richiesta e la propensione al dialogo, su tutti i fronti. Come si ha avuto più volte modo di
vedere, le religioni fin dai tempi antichi sono e sono state forze enormi, in grado di
scatenare e di risolvere guerre. Si capisce quindi l’importanza e la necessità, a livello
mondiale di una struttura di questo tipo, un luogo dove possono avere la possibilità di
confrontarsi parti (in questo caso le religioni) differenti. Per quanto possa essere poco
ascoltato e conosciuto, il parlamento mondiale delle religioni resta comunque un
importante esempio di come proposte e istanze di cambiamento possono essere
avanzate, tramite incuneamento interstiziale, anche da organismi la cui composizione può
risultare, per più versi problematica. Si vede dunque come un concetto quale quello di
incuneamento interstiziale sia, o possa essere preso come un esempio di concetto
unificante, capace di far cooperare e lottare per una causa comune le più disparate
componenti.
La CEI
CEI non è altro che l’acronimo di conferenza episcopale italiana. Ho deciso di citarlo in
questo elaborato come caso di incuneamento interstiziale per osmosi dei concetti a livello
locale, o meglio nazionale. Le decisioni e i pareri di quest’organo, in virtù del fatto che in
Italia la popolazione è quasi completamente di religione cattolica, sono molto ascoltati
anche dai vertici politici (di qualsiasi tendenza). Il perché del fatto che la CEI e le sue
decisioni sono prese in considerazione non è solo da ricercarsi nella composizione
religiosa della società italiana, ma, e questo è il motivo principale, per il fatto che le
decisioni e i pareri da lei espressi riguardano argomenti che vengono considerati molto
importanti. Forte del fatto che la sua posizione le da diritto a una tribuna di ascolto
privilegiato, durante le sue esternazioni, questa struttura propone nuovi concetti o istanze
di cambiamento per determinati campi o argomenti. Come si può vedere, un organo come
la Conferenza Episcopale Italiana, non sfrutta direttamente quelle che potrebbero essere
le fenditure offerte dal sistema (in questo caso quello italiano, ma utilizza l’ampiezza della
sua piattaforma d’ascolto per far in modo di indurre chi di dovere a riflettere sul problema o
sulla questione posta e successivamente per inserirsi negli spazi aperti dalle persone che,
dopo essersi interessate alla questione sollevata hanno aperto brecce, o anche semplici
possibilità di apertura al dialogo per quello che riguardava l’ambito dell’argomento scelto.

Questi organi dovrebbero, in qualche modo essere presi e modello nell’ambito delle
relazioni internazionali. Il loro modo di affrontare questioni, anche di drammatica
importanza, e il la loro sottile maniera di introdurre (attraverso processi di incuneamento
interstiziale) concetti nuovi e istanze di cambiamento, attraverso un dialogo continuo e
costante, potrebbe evitare la formazione di guerre e di conflitti non solo su piccola scala,
ma, anche su scala nazionale e globale. Alcuni esempi di ciò che poteva essere evitato
cercando quanto meno di imitare l’approccio ai problemi delle strutture sopra elencate
(applicando cioè massicciamente il dialogo continuo e costante anche su questioni che
potrebbero risultare “scomode”) sono la guerra “preventiva” in Afghanistan del 2002 e la

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più recente guerra all’Iraq di Saddam Hussein del 2004 e non ancora, nonostante le prime
stime e aspettative, terminata.

LE ONG

Questa sigla sta ad indicare le Organizzazioni Non Governative. Dette anche OSC
(Organizzazioni di Società Civile) fanno parte di un universo quanto mai vasto, di soggetti,
molte volte internazionali, che hanno fatto dell’incuneamento interstiziale la propria
strategia e la propria bandiera. Ormai il numero delle ONG si censisce in decine di
migliaia, e la loro opera ha cominciato a configurarsi come sempre più richiesta, se non
indispensabile, sia a livello nazionale che internazionale. Per loro stessa natura queste
organizzazioni si configurano come intimamente connesse con il concetto di
incuneamento interstiziale. Come si può infatti vedere a volte queste tentano di
intraprendere “nuove vie” anche senza l’approvazione dei governi degli Stati in cui
operano, o degli organi cui fanno capo. A volte, in definitiva, tentano di produrre nuovi
spazi di possibile incuneamento anche dove non esistono fessure nelle quali introdursi,
forzano cioè le creazione delle stesse allo scopo di inserirvisi per poter operare al pieno
delle proprie capacità. Negli ultimi decenni, grazie anche ad organizzazioni di questo tipo,
si è inaugurata l’era del volontariato nei più disparati campi, dall’assistenza umanitaria alla
fornitura di medicinali e materiale di primo soccorso in aree disastrate. Tutte questo per un
giro d’affari di decine di milioni di euro. Quello che però, con riferimento al fattore
economico, è che tutte le ONG sono associazioni senza scopo di lucro, la loro attività, non
ha quindi scopo di guadagno. Questa, dell’essere strutture senza scopo di profitto, è una
delle condizioni essenziali cui una qualsiasi associazione deve rispondere per entrare a far
parte del novero delle Organizzazioni Non Governative. Una misura che viene presa per
controllare che queste rispettino questo limite, è quella di rendere i propri bilanci pubblici e
pubblicamente consultabili. Tra le molte che si conoscono, una delle ONG che operano a
livello nazionale e internazionale in maniera più seria e con risultati tangibili è il VIS
(Volontariato Internazionale per Sviluppo) che attualmente, sta operando in paesi come
l’Ungheria e alcuni degli Stati colpiti dallo tsunami del 2005 . se ne potrebbero ricordare
molte altre, ma quello che è importante dire è che ciò che accomuna tutta la schiera delle
organizzazioni di questo tipo sono due denominatori comuni: la fondamentale spinta
innovativa fornita dal processo di incuneamento interstiziale e la caratteristica di un
operare che si potrebbe definire “pulito”, senza secondi fini, se non quelli della pace e
dello sviluppo umano e civile. Per quanto il mio parere possa contare veramente poco,
specialmente vista la vastità degli argomenti trattati, sono convinto che l’opera delle ONG
conquisterà con il passare del tempo un’ importanza sempre più grande, la forza dei valori
di cui si sono fatte e continuano a farsi latrici, fungerà da spinta propulsiva sull’onda di
quelli che sono stati fin ora i risultati.

CONCLUSIONI

Questo per la storia dell’umanità è un momento decisivo, si deve infatti decidere in che
direzione procedere: se continuare all’infinito a seguire le orme di un sistema che è ormai
sull’orlo del collasso, o intraprendere una via nuova che senza ombra di dubbio ci porterà
(e ha già portato chi ha cominciato a seguirla ) a risultati di grande valore. L’ultimo grande
mutamento nelle relazioni internazionali, o almeno il più macroscopico, è stato il crollo del
muro di Berlino, che ha sua volta è entrato nell’immaginario collettivo come il simbolo della
caduta del blocco di Paesi che facevano capo all’Unione Sovietica. Le possibilità di

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incuneamento cui ha portato questo avvenimento sono state infinite, e, senza dubbio,
sono state, e vengono tutt’ora utilizzate da una miriade di soggetti. Questo è il classico
esempio di incuneamento interstiziale: un avvenimento, porta allo sgretolarsi di confini
prima protetti e invalicabili che vengono pian piano invasi da soggetti che prima erano
estranei alle dinamiche del sistema che nel frattempo è stato, per varie cause, distrutto.
Ora, però, l’incuneamento interstiziale sta cominciando a operare con metodi diversi, se mi
si concede l’espressione, più adatti ai tempi che corrono. Si tenta infatti di educare le
nuove generazioni al rispetto dei diritti umani e alla cultura dello human developement
attraverso mezzi indiretti: si tenta infatti di sfruttare la curiosità delle nuove generazioni per
temi sembri più attuali attraverso piccoli “indizi”. Da qualche decina d’anni siamo entrati in
quella che i più chiamano “era dell’information technology”, cioè viviamo in un’epoca in cui
l’uso massiccio del personal computer, di internet e dei video giochi, condizionano sempre
più il nostro modo di vivere e di intendere la vita. Si è calcolato che un ragazzo tra i 7 e i
14 anni passa più di tre ore al giorno davanti al computer. Alcune tra le più grandi
organizzazioni internazionali che operano a livello mondiale con fini di incremento delle
possibilità di sviluppo umano, hanno deciso di sfruttare questo tempo, che risulta enorme
una volta conteggiato il monte ore annuo che un ragazzo passa davanti al terminale
domestico, per introdurre le nuove generazioni alla cultura dei diritti umani. Si sono cioè
incuneate all’interno di un interstizio che sul lungo periodo potrebbe portare a risultati
decisamente positivi. Si prenda ad esempio la casa produttrice di videogiochi
“Codemasters”. Questa ditta è produttrice di uno dei videogiochi di simulazione di guida
che risulta essere tra i più venduti nel mondo: si tratta della serie “Colin McRae rally”. In
questo famoso mezzo di intrattenimento giovanile, da la possibilità al giovane giocatore di
scegliere la sua nazionalità. Tra le bandiere a disposizione, risulta esserci anche quella
delle Nazioni Unite. A mio parere questa scelta, o questa opportunità, che si da ai ragazzi
è molto importante: in questo modo, infatti, li si invoglia a scoprire la natura e le finalità di
un’organizzazione molto importante, anche se troppo spesso denigrata e ostacolata.
Quello di questo videogioco, risulta essere solo uno dei numerosi esempi della nuova
dimensione dell’incuneamento interstiziale. ci sono poi da considerare le immense
possibilità offerte dalla grande rete computerizzata mondiale: internet. Sul web il numero
delle pagine dedicate a organizzazioni umanitarie senza scopo di lucro o, più in generale,
umanitarie, è sterminato, e con questo, anche la mole di informazioni che si possono
reperire a proposito delle iniziative da queste proposte. E’ questa, secondo me, la
strategia migliore oggi a nostra disposizione per introdurre in maniera il più salda e
duratura possibile l’importante leva dell’incuneamento interstiziale. il cambiamento deve
partire dall’interno dei singoli Stati utilizzando i più giovani come leva privilegiata per
favorire la transizione da una mentalità delle relazioni internazionali conflict oriented a una
human beeing oriented. Fin’ora si sono fatti molti passi avanti in questa direzione, si è
riusciti a immettere nelle università una possibile visione del futuri diversa da quella
attuale, e questo incuneamento è avvenuto soprattutto nelle facoltà di scienze politiche,
ma fin ora non si è riusciti, se non marginalmente, a intaccare con queste nuove idee le
facoltà di legge e giurisprudenza, cioè, quello che può essere considerato, almeno nel
caso italiano, come lo zoccolo duro del mondo accademico italiano. Penso però che
questo status di superiorità di queste facoltà, a causa della forza innata delle nuove idee.
Penso che questa sia una fase di transizione, un momento in cui le nuove soggettualità
dell’altrettanto nuovo diritto intenazionale che si è venuto formando dal 1946 a oggi, si
stiano organizzando per poi sferrare quello che può, forse con termini non proprio corretti,
essere definito come la “grande offensiva”, il cui obbiettivo sarà quello di inserirsi, per poi
forzarlo in modo decisivo, nell’attuale sistema internazionale e intrastatale per poter
favorire la formazione di nuovi soggetti diversi da quelli esistenti, con scopi che si possono
ricondurre al filone dell’umanizzazione delle relazioni tra Stati. Credo che la sola via per

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dar corso a questo progetto sia quella che seguita dagli organismi che ho cercato di
descrivere: quella dell’incuneamento interstiziale che porta allo sviluppo umano.

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