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Luigi Carrino
CAPITOLO 7
a) b) c) d)
Inizio della strizione Coalescenza delle cavit ed inizio della rottura Propagazione della frattura interna Rottura (per coppa e cono)
Frattura duttile
Frattura Fragile
Un materiale fragile un materiale che si rompe dopo un allungamento percentuale di circa il 5%.
Frattura duttile
Frattura fragile
Frattura Fragile Le fratture fragili nei metalli sono dovute a difetti come:
pieghe porosit strappi e cricche danni da corrosione infragilimento da idrogeno ( 14.5.11)
Frattura Fragile
Tenacit
La tenacit una misura della quantit di energia che un materiale in grado di assorbire prima di giungere a rottura; questa propriet di notevole importanza tecnologica in relazione allattitudine di un materiale a resistere a sollecitazioni di urto senza rompersi. In pratica definita dal lavoro occorrente per rompere con un sol colpo un provino del materiale in esame (prova di resilienza). La tenacit si indica col simbolo K e si misura in [J].
Prova di Resilienza
La prova di resilienza indice della tenacit del materiale; un materiale pu essere definito tenace quando possiede una buona resistenza a trazione (max) accoppiata a un buon allungamento (A%) e a una buona resilienza (K).
Linverso della tenacit [1/K] d indicazione sulla fragilit del materiale: quanto pi grande la tenacit, tanto pi piccola risulta la fragilit.
Un materiale ha modulo di resilienza tanto pi elevato quanto pi elevato il carico unitario al limite elastico e quanto pi basso il modulo di Young.
Velocit di carico
Aumentando la velocit di carico: Aumenta la tensione di snervamento e il carico a rottura Diminuisce lallungamento percentuale a rottura
Prova di Resilienza
Energia potenziale gravitazionale
Prova di Resilienza
Prova di Resilienza
Le norme prescrivono che la macchina deve rendere disponibile unenergia nominale di 30010 J, che la velocit di impatto deve risultare compresa nellintervallo 55.5 m/s. La superficie della provetta dopo la rottura si presenter poco riflettente e di aspetto fibroso se la rottura stata di tipo duttile, cio preceduta da una notevole deformazione plastica. Nel caso di frattura fragile la superficie di rottura si presenter riflettente in quanto la deformazione plastica praticamente nulla. I risultati vengono espressi con la seguente simbologia: KU nel caso di provino con intaglio a U KV nel caso di provino con intaglio a V
Se le condizioni di prova non sono quelle normali necessario completare il simbolo con altre indicazioni: energia disponibile della macchina e le dimensioni della provetta.
Prova di Resilienza
La temperatura normale di prova 235C. Per prove a temperature differenti, la provetta deve essere immersa nel mezzo di raffreddamento o riscaldamento per un tempo sufficiente a far raggiungere allintera provetta la temperatura prescritta e non devono trascorrere pi di 5s tra il prelevamento a temperatura controllata e la fine della prova.
I valori di resilienza possono variare sensibilmente, infatti a basse temperature la resilienza assume valori decisamente inferiori a quelli ottenuti a temperatura superiore. Inoltre, si evidenzia un campo di temperature in cui i valori di resilienza subiscono una brusca variazione
Prove di impatto
Utilizzate anche per trovare lintervallo di temperatura della transizione duttile-fragile
Curiosit
Affondamento del Titanic: il Titanic era costruito con acciaio con temperatura di transizione duttile-fragile a 32C. Il giorno dellaffondamento, la temperatura del mare era -2C che rese la struttura molto fragile e suscettibile al danneggiamento.
Curiosit
= Y f a
Comportamento a fatica
I primi studi intorno alla fatica vennero compiuti alla fine del secolo XIX, in seguito a una serie di rotture "inspiegabili" di assali ferroviari progettati per resistere a carichi (statici) ben superiori a quelli cui invece avveniva la loro rottura improvvisa in esercizio. In questo senso fondamentale l'opera di August Whler, il quale intu che il fenomeno era dovuto alla natura ciclica del carico cui l'assale era sottoposto e tent di ricostruire lo stato di sollecitazione in laboratorio, mettendo in relazione l'ampiezza massima del ciclo di sollecitazione con il numero di cicli che il pezzo sopportava prima della rottura: ne ricav una serie di curve su base statistica che ancora oggi sono chiamate diagrammi di Wohler e costituiscono lo strumento base per la progettazione di componenti meccanici sollecitati a fatica. Da questi diagrammi si evidenzia per alcuni materiali l'esistenza di un limite inferiore di sforzo massimo al di sotto del quale il materiale non si rompe per effetto di fatica nemmeno per un numero "molto alto" (idealmente infinito) di cicli. Questo valore dello sforzo detto limite di fatica del materiale.
Comportamento a fatica
Nel caso dei materiali metallici (di gran lunga il pi importante e il pi studiato) la fatica legata ai fenomeni di microdeformazioni plastiche cicliche locali indotte dal ciclo di sollecitazioni. Esse sono dovute al fatto che, per effetto di vari tipi di microintagli e/o discontinuit (bordi di grano, inclusioni non metalliche, composti interstiziali, rugosit superficiali), localmente il valore dello sforzo pu superare il carico di snervamento anche se il carico macroscopico esterno rimane sempre al di sotto di esso.
Il limite di fatica si lega inevitabilmente con la tensione di rottura Rm e quindi con i fattori che la modificano: composizione: per Rm non troppo elevato, la composizione non influisce particolarmente, mentre con Rm elevato si nota una maggiore resistenza a fatica degli acciai legati; dimensione della grana cristallina: mediamente una struttura fine comporta l'aumento di Rm e quindi del limite di fatica; morfologia: strutture globulari e lamellari (al decrescere della distanza delle lamelle) sono favorite; la struttura migliore quella della sorbite; l'austenite residua e le inclusioni non metalliche sono fattori negativi; la fibratura comporta una minore resistenza a fatica per un provino ricavato trasversalmente alla direzione di laminazione; incrudimento: nonostante esso provochi l'aumento di Rm, non consigliabile in quanto collateralmente causa l'aumento della difettosit e quindi delle microcricche.
Prove a fatica
Prova di Creep
La prova di creep determina leffetto della temperatura e dello sforzo sulla velocit di creep. I metalli sono testati a sforzi costante a differente temperatura e temperatura costante con sforzo differente.
Media temperatura o stress Resistenza al creep: Stress per produrre Bassa temperatura o stress una velocit minima di creep di 10-5%/h
(Da H.E. McGannon [ed]. The making, shaping and Treating of Steel, 9th ed., United States Steel, 1971, p. 1256
PROVE TECNOLOGICHE
Hanno lo scopo di determinare lattitudine dei materiali a subire determinati processi ai quali saranno sottoposti per realizzare un certo prodotto.