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Anonima Scrittori
Anonima Scrittori
2009
Anonima Scrittori
Foto Terapia – No Tav
La guerra
Pierpaolo Aquilino
La terra profanata
Aldo Ardetti
Si sentì come Giovanni nel deserto ma deserto non era: due eserciti
opposti si fronteggiavano in maniera improvvisata e disordinata l’uno, in
perfetto ordine - quasi a testuggine romana - l’altro.
Una cascata di urla entrava nel cervello come il boato di Gerico distrutta.
Implorare non serviva: la sua voce era invisibile nell’apocalisse sonora. La
sua presenza si materializzava per l’oggetto che accompagnava le sue
rimostranze, quel Crocefisso che dal petto veniva alzato al cielo da un
braccio stanco, ad aumentare il volume di una voce che sfinita soffocava
tra le lacrime: se non avessero rispettato il suo corpo nonostante l’età, il
Figlio di Dio avrebbe fatto riflettere gli uomini.
Chiamò in causa tutte le forze della Natura, tutti gli spiriti delle vittime
della montagna; si appellò a tutte le religioni in un crescendo di
implorazioni creando un miscuglio di Credo.
Nei valligiani e montanari gonfiava la furia; allora si avvicinò agli uomini
fermi e ordinati, vestiti nello stesso modo, per cercare un dialogo e avere
risposte alle sue domande. Nessuno esaudì la sua esigenza - pur roteando
gli occhi verso di lei – quando, dalle retrovie, si fece largo e le si pose
davanti quello che sembrava il più alto. Doveva essere il capo.
“Signora, la prego torni a casa. Questa non è una bella situazione per lei!”
“Qui si vuole profanare la montagna, ferire la terra. Non vogliamo che si
deturpi il nostro territorio già avvelenato da chilometri di catrame.”
Al militare, che per l’apparente età poteva essere suo figlio, non era
consentito fermarsi a conversare con i cittadini in una operazione del
genere. Avrebbe voluto informare e convincere l’anziana donna
Foto Terapia – No Tav
Provvedete.
Si Eccellenza, sarà fatto.
Però guardi quella li non la sopportiamo più Eccellenza.
Tutte le sante mattine che dio ci manda quella viene a lacrimare con il
crocefisso in mano e il moccio al naso.
Devo andare a Lourdes, devo andare a Lourdes
Signore non ce la facciamo più; o le diamo un carnet o la ammazziamo.
Cadde un silenzio spesso, opaco e lungo.
Sua Eccelenza sentenziò: Provvedete, la legge è legge.
Venerdì pesce
Marco Berrettini
Res Publica
Stefano Carbini
Interiorità
Er Cavaliere nero
questa valle, per cui oggi io andrò a manifestare, era ricoperta di una
bellissima coltre di neve mentre ci recavamo alla Santa Messa di
mezzogiorno. Io e Elvezio siamo sempre stati molto devoti, non
perdevamo mai la messa della domenica e se per vari motivi dovevamo
rinunciarci, si pregava davanti ad un crocefisso che lo stesso Elvezio
aveva costruito. Si, porterò con me anche quella croce. Ops, la mia
compagna di sempre mi avvisa di esserci anche lei, non mi fido, provo a
liberarmene ma nulla da fare, speriamo stia tranquilla in disparte. Arrivo
presto al presidio, mi metto davanti al corteo, la gente si compatta di
fronte allo spiegamento delle forze dell'ordine in atteggiamento anti
sommossa in maniera educata e responsabile. Erano stati chiari gli
organizzatori: “Gente, mi raccomando, evitiamo scontri, noi siamo
persone per bene che vogliono esprimere il proprio dissenso”. Che
emozione, forse è l'ultima cosa che farò per la mia valle e ne sono fiera, ci
starebbe bene anche una lacrimuccia. Questo momento di debolezza mi fa
abbassare la guardia e la mia infida compagna, tenta di organizzarsi
anche lei, una contrazione violenta percuote il mio ventre e mi fa capire
che ne ha abbastanza di camminate e urli contro il governo e i suoi
ministri e mentre i carabinieri alzano gli scudi io mi arrendo a lei e tento
un ultimo disperato tentativo di non far del male ai manifestanti...mi
giro.....carico.....e nella valle echeggia una forte inconfondibile e
portentosa ...scorreggia!!!!!! Click, passa un fotografo, immortala la scena
ma non può fare a meno di commentare ”Mai sentita una protesta così”.
Oscar
Maria Chiara Biondi
figlio che dormiva, sua moglie nel loro letto caldo e un dolore più forte di
quello del proiettile gli tolse l’aria e gli appannò la vista.
Poi più niente, tranne la morte che ti porta via e un rigagnolo di sangue
che scorreva fra i ciottoli anneriti dalla notte.
Rimase in silenzio, fin quando fu notte, lontana da tutto, col gelo nel
petto.
S'alzò solo all'alba d'un sole impaurito, negli occhi la brace, nel pugno
una croce.
Un inganno mediatico
Stefano Cardinali
Agnese
Alessandra MR D’Agostino
Era una notte senza luna. Il silenzio avvolgeva pesantemente ogni ramo,
ogni pianta. Tutto sembrava riposare e immergersi nell’atmosfera liquida
creata dall’umidità che si alzava dalle felci, dai ciclamini. D’un tratto il
vento iniziò a soffiare impetuoso e a lamentarsi tra le fronde degli alberi
secolari. Sibilava, s’insinuava, sfiorava le foglie in una danza sensuale e
mortifera. Come risvegliati dal sonno pacato del bosco, i gufi e le civette
iniziarono a lanciare il loro richiamo, alternandosi nel canto di un triste
presagio. Un rintocco lontano annunciava la mezzanotte: l’ora delle
streghe. Nella radura della valle, cinta dal bosco, iniziavano ad arrivare
ombre silenziose. Spuntavano dai quattro punti cardinali come vermi da
gallerie scavate nel ventre della terra. Religiosamente, eseguivano passi di
un rito pagano. Marco, appostato sulla collina, non riusciva a distinguere
se si trattasse di uomini, donne o entrambi. Abbracciò il suo fucile per
farsi coraggio mentre un lampo di terrore gli attraversò gli occhi
strabuzzati all’inverosimile nello sforzo di distinguere quelle sagome al
buio. Un brivido gli percorse la schiena quando sentì una mano toccargli
la spalla. In una frazione di secondo riuscì a rilasciare il respiro che si
accorse stava trattenendo da quando era arrivato. Erano arrivati i rinforzi.
Questa notte li avrebbero fermati, non ci sarebbe stato più spazio per
l’incertezza e la Legge avrebbe trionfato. Si distese sulla pancia e si mise
in posizione. Attraverso il mirino a infrarossi riusciva a distinguere
nettamente i contorni delle figure che si avvicendavano al centro della
radura. Erano davvero tanti. Tutti vestiti di scuro con mantelli e cappucci.
Irriconoscibili. Ognuno portava qualcosa, brandiva un bastone, una
bandiera, altri portavano doni, fiaschi di vino, cibarie e ripetevano mantra
incomprensibili a quella distanza. D’un tratto una luce squarciò il buio.
Al centro della radura avevano acceso un fuoco, ad uno ad uno i
partecipanti del sabba infernale si avvicinavano, e perpetravano il
malefico rito: giunti davanti al fuoco posavano un ciocco di legno a terra;
presto si formò un’alta catasta che l’assistente del Gran Cerimoniere
utilizzava per alimentare il fuoco. Erano tanti non si riusciva a contarli.
Dal mirino del suo fucile Marco ne fissava i volti, gli sguardi erano
Anonima Scrittori
Con gli occhi cisposi ciabatto per casa. Erano le tre, stanotte, serata
alcolica, di quelle di una volta. Cattivo sapore in bocca e cattivo umore.
Mi sento prigioniero della mia testa. Evadere, come? Accendo il pc, un
giro su FB magari aiuta. Che fa il mondo? Post vari, tentativi di umorismo
abortiti, grida di dolore, appelli sessuomaniaci travestiti da
intellettualismi ritorti, …
”…I’ll send an S.O.S to the world,
I’ll send an S.O.S to the world …”
E questa?
Strana foto con invito/provocazione:”cos’è?”
dunque, immagine di una serie di macchie di luce oblunghe tante, quasi
una texture... come quegli strani giochi di luce che i raggi di sole,
filtrando attraverso la serranda, facevano sulle tende in camera di mia
madre. Li guardavo incantato, nascosto sotto il letto, mia madre mi
chiamava: “andiamo da zia”. Non ci volevo andare, mi offriva sempre
l'orzata e guai a rifiutarla, la zia si offendeva. Venivo costretto a
trangugiare quella roba bianca e viscida nel suo piccolo giardino, seduto
tra vasi su cui, con una poltiglia bianca, erano incollati conchiglie di varie
forme - chissà dove li trovava – e cercavo di distrarmi fissando le
Foto Terapia – No Tav
Dis–Ordine
Marco Ferrari
Uscito dalla palestra, s’intrattenne nel bar della caserma a fare due
chiacchiere con i colleghi.
“Cosa sapete voi del casino che ci sta a San Michele?”
“Io so che c’è una mezza rivolta e che hanno mandato all’ospedale una
dozzina di celerini.”
“Ieri sera in TV hanno fatto vedere che preparavano delle barricate
legando i cassonetti tra di loro con delle catene e stendendo del filo
spinato per forare le gomme dei mezzi.”
“Ma che fai, guardi i programmi di quei comunisti di merda? Il
comandante ripete sempre che dobbiamo tenere il cervello sgombro dalle
intossicazioni dei giornali e delle televisioni. Per fare il nostro mestiere si
deve agire senza troppi grilli per la testa.”
“Va be’, pure io mi sono visto l’intervista a due tipi, uno col
passamontagna e uno col casco, già esperti di guerriglia da stadio, che
lanciavano dei proclami minacciosi.”
“Sì, ma qual è il problema? Non ho capito con chi ce l’hanno?”
“Non si capiva bene. Pensa che ‘sti infami mettevano in testa al gruppo
donne vecchi e bambini!”
“Chi si mescola ai delinquenti, come fa a sperare che noi facciamo delle
distinzioni? Quando si parte non possiamo guardare in faccia a nessuno.”
Il cane
Fabio Brinchi Giusti
No Acerra, No Tav
Antonio Marcio Iorio
Prima foto
Graziano Lanzidei
senza rispetto per i più deboli” e più o meno ripete il concetto per tutto
l'articolo. In paese non si fa che parlare d'altro, ma nessuno crede né agli
uni né agli altri. Qui al bar, tra un campari e vino, una sambuca e una
grappa, c'è chi giura che la versione in realtà sia un'altra ancora. “Sei
matto” dicono quasi tutti a mastro Toni, l'ultimo artigiano rimasto in
paese che ripara qualsiasi elettrodomestico, quando prova a dire la sua.
“Matto è chi si va a fidare di quelli lì” continua a gridare lui al suo
dirimpettaio, tra un tresette col morto e uno scopone scientifico.
All'improvviso si ferma, s'alza in piedi e inizia ad arringare sia i
compagni di gioco che i curiosi che si sono assiepati lì intorno. “Ma
almeno lo sapete chi è quella della foto?”. Tutti si limitano a scuotere la
testa. “Non sarà nemmeno di queste parti” prova a rispondere uno.
Mastro Toni allora sbatte una di quelle sue mani giganti sul tavolo e
bestemmia. “Quella è Costanza Marson, la vedova di Paravenni, non vi
ricordate nemmeno lui?”. E tutti dicono: “E come facciamo a dimenticarci
il Generale?”. Lì fuori, al tavolino, sembrava ancora di sentirlo spiegare i
segreti e le strategie di ogni guerra. “La vedevi passeggiare la domenica,
dopo la messa, per il corso, abbracciata al marito. Una volta morto il
povero Generale, s'è barricata in casa. Mi capita di scambiare due parole
quando vado a ripararle la lavatrice o il televisore”. Tutti allora si
sistemano sulla sedia, per ascoltare meglio mastro Toni. “E' fissata con la
religione. Dice di parlare con Gesù. Le appare per affidarle dei messaggi
da diffondere. L'altro giorno, alla manifestazione contro la TAV, s'era
voluta mettere alla testa del corteo. Diceva che il crocifisso avrebbe
protetto tutti, avrebbe portato questa valle a vincere la sua battaglia. 'Me
l'ha detto Lui' ripeteva in continuazione e indicava la croce. Poi, quando
s'è resa conto che nessuno le dava retta e, anzi, c'era più di qualcuno che
la prendeva in giro, è scoppiata in lacrime e s'è allontanata. Da allora non
l'ha vista più nessuno. Nemmeno io”.
Foto Terapia – No Tav
Incubo
Francesca Lulleri
città...
Nulla era più come era. Ad un tratto vide un ragazzo...nero
nell'immensità della neve. Uscì di casa.
Quando lo raggiunse notò che piangeva. Non riuscirono a comunicare a
parole, parlavano due lingue diverse. La vecchia gli prese la mano.
“Vieni” cercò di dire anche a gesti, ma il giovane si discostò
violentemente, non voleva farsi vedere debole. La vecchia notò che in
mano aveva un foto...sorrise.
Se ne andò ma lasciò la porta aperta. Dopo poco tempo, quando ormai la
patata era pronta il giovane si avvicinò all'uscio...la donna gli porse una
porzione di patata. In giovane la mangiò con gusto e ringraziò. Cercò di
parlare ma purtroppo non riuscirono a capirsi se non con sguardi e
sorrisi. Ad un tratto il giovane disse “Italian” e lì lei capì che le sue
preghiere erano state esaudite.
“Tesoro, è lui il signore che ti porterà via”
Il giovane sorrise. Tese la mano al bambino. La vecchia pianse . Il giovane
cercò di comunicarle che poteva venire anche lei...ma lei decise di
rimanere lì con suo figlio. Il giovane aspettò il giorno prima di riuscire
all'aperto con il bambino. Arrivarono due grosse macchine nere.
“Hey, Cristian, ci hai fatto prendere uno spavento, pensavamo fossi
disperso...chi è quel bambino?”
Cristian sorrise.
“L'ho trovato in mezzo alla neve, piangeva...portiamolo al sicuro”
“Era solo?”
Cristian esitò.
“Si'...”
Salirono sulla prima automobile. La vecchia li osservò mentre portavano
in salvo il bambino.
Il suo viso fù solcato dalle lacrime. Andò verso il crocifisso. Ringraziò.
Foto Terapia – No Tav
La forza e la fortezza
Marisa Madonini
Le impronte
Edoardo Micati
Ma và a cagare, và.
Ma dico, si può andare avanti così? Quattro invasati che ci vomitano
addosso i peggiori insulti e ci trattano come se avessimo la lebbra. E che
cazzo, per caso l’abbiamo voluta noi ‘sta benedetta TAV ? Non è che
magari noi siamo qui svegli dalla mattina presto perché voi possiate fare
la vostra manifestazione e noi possiamo portare a casa lo stipendio? Ma
no! A noi piace dormire poco, stare qua a gelarci il naso senza nemmeno i
vostri thermos di caffè con voi che ponderate ad alta voce sui mestieri
delle nostre mamme.
Anzi, guardate, se non ci lasciano menare voi quando torniamo a casa
due calci nel culo li diamo alle nostre mogli.
Ma andatevene a fare in culo, và, che ho pure votato dalla parte vostra! E
provate a leggervi Pasolini, se ancora va di moda!
Mano calda
Matteo Ninni
Io ero arrivato sopra in valle qualche giorno prima con una macchinata di
compagni, così da rifornirsi di Pastis.
La vecchia invece uscì di casa il giorno delle cariche, troppo in fretta per
ricordarsi i guanti. Scese dal sentiero del crinale cambiando mano al
crocifisso e al bastone da passeggio ogni cinquanta passi e pensò che dio
l'aveva fatta con due mani proprio per questo, per averne almeno una
sempre calda. Scendeva accennando preghiere senza scopo, come quelli
che fischiettano mentre cucinano o sistemano il letto o aprono il negozio.
Pregava senza pensare e poi bestemmiava con più lucidità, perché era il
suo modo di dialogare con dio, come si fa con la gente che si conosce
bene, un sorriso e un vaffanculo preventivo, senza sapere come andrà a
finire, la giornata o la stagione o la vita intera.
Alla vecchia le avevamo detto: prudenza. Eravamo saliti alla sua capanna
di rami e fieno e alle baite in quota la mattina prima per informare del
presidio permanente.
Foto Terapia – No Tav
Santo subito
Mario Orlandi
Ci si erano trovati per caso. Erano appena usciti dalla bottega equa e
solidale e – svoltato l’angolo – avevano trovato Piazza Santa Maria
Goretti stracolma di gente.
“…riscoprire i valori della terra e del territorio…” urla la donna dal palco,
mentre la folla esplode in un lungo applauso.
Ivan – che la politica la segue solo di riflesso, tramite i commenti di
Daniela – si guarda intorno, stordito dall’entusiasmo delle persone che
tengono alte le bandiere e si sbracciano verso il palco.
“Hai visto che abbiamo fatto bene a venire?” fa Daniela, prendendolo
sotto braccio. Lui si divincola, per raggrupparsi i capelli in una coda. Lei
abbozza un broncio, anche se timido.
“Se c’è tuo padre lo sai che gli da fastidio vedermi con i capelli sciolti,
no?” e le stampa un bacio sulla guancia.
Daniela sorride e lo prende per mano. Si avvicinano al palco, facendosi
largo tra le persone.
“Ma perché tutte quelle croci sul palco?” chiede Ivan, “non è una
manifestazione del Partito Democratico?”
“Non si chiamano più così, sciocco,” lo riprende Daniela con occhi di
sopportazione, “adesso sono i Democratici Fedeli.”
“…perché tutti gli uomini sono uguali,“ riprende la voce dal palco,
“davanti al Signore. Tutti siamo figli di Dio...”
All'improvviso, sulla destra del corteo, subito dopo l'aiuola alberata, a
ridosso della recinzione della casa occupata – quella che una volta si
chiamava Casa Pound e che invece oggi viene chiamata Regno di Dio –,
viene innalzato uno striscione. “Tutti figli di Dio tranne il Grande
Satana”. Firmato Rif. Ap..
Ivan cerca di capire cosa succede, Daniela ha il volto serio e continua a
ripetere: “Papà” mentre fruga con lo sguardo tra la folla.
Iniziano gli schiamazzi, le urla, i cori di scherno. Provengono dai militanti
di Rifondazione Apostolica che avanzano verso il palco minacciosi. Il
servizio d'ordine dei Democratici Fedeli cerca di frapporsi, ma l'onda
d'urto è troppo potente. Daniela rimane immobile. La signora anziana che
Foto Terapia – No Tav
Piazza San Pietro non è mai stata così piena. Ivan suda dietro la
bancarella mentre vende le ultime t-shirt alla gente che si accalca davanti
al suo tavolino di plastica. “Te l’avevo detto che ne avrei dovute far
stampare di più,” sussurra a Daniela che fa la spola tra lo stand con
l’acqua e le file di pellegrini in coda per la cerimonia di proclamazione
del Santo.
“Zitto tu,” ribatte lei, “che non credevi nemmeno che avremmo vinto le
elezioni, io l’avevo sentito subito dall’energia che c’era in piazza quel
giorno che i tempi sarebbero cambiati.”
Un boato la interrompe. Il pontefice fa il suo ingresso in piazza. La folla
ondeggia. Si fanno avanti le autorità – il segretario dei Democratici Fedeli,
nuovo capo del governo italiano, e il Presidente della Repubblica – e si
chinano a baciare l’anello. Inizia la cerimonia. Mentre papa Benedetto
XVI nomina santo Ernesto Che Guevara Ivan indossa l’ultima maglietta
rimastagli con l’effige del Santo col basco circondata da un’aureola gialla
rossa e verde.
Anonima Scrittori
Erano rimaste molte case vuote, nelle frazioni lassù in alto, solo in parte
riprese più tardi da qualche raro villeggiante estivo, perché questa era
una montagna davvero sfortunata, neanche troppo buona per il turismo,
come diceva sempre quel suo nipote che aveva studiato e che dopo le
ultime elezioni era diventato sindaco del paese.
Ma ora che nelle case c’erano l’acqua, la luce, il gas e le persone avevano
tutte un lavoro dignitoso, non si viveva così tanto male, lì sulla montagna,
pensava Angelina che poteva ricordarsi ancora bene di quando la notte si
doveva andare a dormire col braciere nel letto per sopportare il contatto
con le lenzuola ghiacciate, e tenersi addosso i mutandoni di lana lunghi
fino alle caviglie sotto alle gonne, altrimenti le gambe diventavano blu,
per non parlare di quando si aveva sempre fame, ma c’erano solo patate
per calmare il brontolio dello stomaco…
Però, proprio quando tutti avrebbero potuto restarsene tranquilli, erano
arrivate quelle grosse macchine a scavare, e avevano aperto quell’enorme
cantiere: tanta gente, un viavai di operai.
E tutti protestavano.
Il nipote sindaco aveva spiegato ad Angelina che volevano bucare la
montagna per far passare un treno velocissimo, e che questa nuova
ferrovia avrebbe rovinato tutto quanto intorno.
Il parroco li aveva chiamati gente senza Dio, invitando tutti gli abitanti
del paese a protestare, perché era certo che Gesù Cristo non approvasse
quello sfregio della natura.
Angelina era una buona cristiana e pensò che avessero entrambi ragione,
perciò s’incamminò con gli altri lungo la strada che conduceva al cantiere
stringendo fra le mani incallite il Crocifisso che teneva appeso sopra il
suo letto.
Un gruppo compatto di uomini vestiti di scuro, protetti da elmi e scudi
come guerrieri, se ne stava schierato davanti ai cancelli, oltre i quali
stazionavano soltanto quegli enormi macchinari che impaurivano le
anziane donne del paese.
Nessuno ad assistere alla protesta: i manifestanti gridavano frasi ritmate e
agitavano striscioni, ma loro restavano fermi, impassibili dietro i loro
scudi, come se tutto quel clamore non li riguardasse affatto, finché il
gruppo dei manifestanti, disorientato dalla mancanza di un
contraddittorio, iniziò ad indietreggiare e a riprendere lentamente la via
Foto Terapia – No Tav
del ritorno.
Angelina rimase per un momento immobile in mezzo alla strada,
chiedendosi perché mai Gesù non intervenisse in qualche modo nella
faccenda. Si staccò dalle altre donne, raggiunse gli uomini scuri e
percorse il loro schieramento brandendo ben alto fra le mani il suo
Crocefisso, ma non accadde nulla: sotto il cielo plumbeo, nel freddo
pungente della valle, gli uomini sembravano non vederla, o fingevano
d’ignorarla.
Il parroco aveva ragione, quella era gente senza Dio.
Ma Dio, dov’era?
Asciugandosi gli occhi col fazzoletto, Angelina volse loro le spalle e
riprese stancamente il suo cammino per tornare a casa.
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