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Poste Italiane spa - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 26-2-2004 n. 46) art.

1 comma 1 - DCB Centro Viterbo

la

oggetta L
notiziario
Anno XVI n 2 - APRILE / GIUGNO 2011

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di Piansano e la Tuscia

Briganti

Grotte Santo Stefano

Flavio Frezza

Madnna Santssima ajjuttice!


Leredit dei briganti nellonomastica locale
o gi avuto occasione di parlare, in questa stessa rivista, di alcuni aspetti del banditismo grottano, dedicando particolare attenzione alla figura di Giovan Maria Simonetti (Grotte S. Stefano 1845-1927), garibaldino, brigante e, in seguito, agitatore socialista ai tempi delle occupazioni dei campi del principe Doria (Stava smpre a bbuc, ra cume na talpa!, n. 80, 2009, pp. 101-103). Per una maggiore conoscenza del nostro brigantaggio rimando quindi a tale articolo - disponibile anche su www.scribd.com/ffrezza - e alle risorse bibliografiche l indicate. In detto contributo avevo fatto cenno, tra laltro, a come lantichit del fenomeno, nel territorio di Grotte, fosse comprovata da alcuni toponimi o, per lo meno, dalle relative etimologie popolari. Scarse, invece, sono le tracce lasciate nel campo dellantroponimia: nulla dicono, in quanto semplici alterazioni del cognome, i soprannomi di Luigi Rufoloni (SantAngelo di Roccalvecce 1835-Grotte 1906) e Antonio Pizzi (Grotte 1840-carcere di Soriano 1875), detti rispettivamente Rufolne e Pizztto n, tanto meno, sembrano avere a che fare con le attivit illegali gli appellativi Mnte - riferito al gi citato Simonetti - e Cicco, nome darte di Bonaventura Pompei (Magugnano 1834). Suscita maggiore interesse il soprannome llOmccio, al secolo Tommaso Pompei, figlio di Cicco, il quale, in base ai ricordi della cittadinanza, dovette ereditare dal padre, se non proprio lattitudine brigantesca, almeno una parte della propria carica anti-sociale! Appare decisamente a tema, invece, il soprannome di un bandito attivo nei dintorni del vicino centro di Fastello, l brigante Grimaldllo, del quale sembra per impossibile raccogliere ulteriori informazioni. Pi interessante appare il quadro toponomastico: si pensi, ad esempio, alla chiesa della Madonna delle Grazie, in via della Stazione, la cui cappella venne fatta costruire, secondo alcune fonti scritte, da Giovanni Betti nel 1639 per grazia ricevuta, ossia dopo essere scampato a un agguato dei banditi. Alfio Santoni (Grotte, 1935): La Madnna de le Grazzie stata fatta da uno che ra stato grazziato, dice perch, i bbanditi lvino... assalito. [] Si ttu vai dntro a la Madnna de le Grazzie... c, la capplla. Qulla cha custruito lue. Ancra ce s i dipinti, h! Gli agguati ai passanti erano favoriti dal fatto che il paese era un tempo costituito da nuclei abitativi isolati, separati da estese aree boschive. Alfio: ra tutta macchia s! h! Anche fri del pase qqui ra tutta macchia, ra! Maricrdo io, grossomdo... h! [incompr.]

Montecalvello: facciata anteriore del santuario della Madonna dellAiuto, sito nellomonima vallata, propaggine della valle del Tevere.

l mi pro bbabbo diceva che pprpio inizziava da... Da prima del cimitro, arrivavi a Ppiantorna... Si ttu ssalivi su na qurcia, arivavi su na qurcia annavi ggi, snza scnne mai da la qurcia arivavi fino a Ppiantorna, ggi! Il santuario della Madonna dellAiuto, nei pressi di Montecalvello, ha una storia del tutto analoga: venne fatto costruire nel 1696 dal piemontese Carlo Saracini, il quale, trovatosi in circostanze analoghe, avrebbe ottenuto la salvezza sua e di sua moglie Agnese, di Viterbo, invocando laiuto della Madonna. R.G. (Montecalvello, 1936): Crino le piante, coi rami se incrocivino... ma ppiante secolari! E ll, qulli ll presmpio qulli

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Proceno

Cecilia Cecchini

Q
Particolare della targa collocata allinterno del santuario della Madonna dellAiuto: CAROLVS SARACINVS PEDEMONT. / ET / AGNES EIUS VXOR VITERBIEN. / HANC VENERAB. ECCLIAM. / CVM SVPPELLECTILI / SVIS SVMPTIBVS F.F. / ET HVMILITER SVPPLICANT / ORARI PRO EIS / ANNO M.DCXCVI

Briganti e fantasmi

che vvenino da la fira dArviano, annino a la fira a Vvitrbo, annino... Sti commercianti a ccavallo e... Ll llaspettino ll. [...] Ll jje levvino i srdi. E ddice che nnel zettecnto, quanno fcero la chisa de la Madnna elAjjuto, qusti venvino da... Nun z, d rino stati, a Arviano, [incompr.], Civitlla Venvino qqua co la carrzza, annvino a Vvitrbo, che rino de Vitrbo. Allra, quanno s stati ll a Mmalacappa... Llhanno fermati, e ccra na dnna. Dice: Madnna Santssima ajjuttice!. Dice che llha ajjutati e ha ffatto f la chisa. C nnme e ccognme de qullo che lha ffatto, h! Lo stesso toponimo Malacappa - il quale, peraltro, gode di una certa diffusione a livello nazionale - farebbe riferimento, secondo il nostro informatore, alle possibilit dassalto che la fitta macchia offriva ai briganti. Pi esplicitamente legato al banditismo il microtoponimo l grottino de Rufolne, nascondiglio dellomonimo brigante, situato nel Piano della Colonna, ad est di Grotte. Tuttavia, la base principale dei banditi locali, incluso Rufoloni, era rappresentata dalle Macchie di Piantorena, ad ovest di Montecalvello, dove, in localit Santissimo Salvatore, sorgeva un tempo il villaggio etrusco-romano di Torena, situato sullo sperone terminale del pianoro tufaceo dove si trovano dette macchie. Le numerose grotte scavate nel tufo, anticamente adibite ad abitazioni, hanno costituito sin dopo la seconda guerra mondiale un ottimo rifugio per i latitanti, i quali potevano rifornirsi di viveri recandosi nel vicino centro di Montecalvello. Il toponimo , secondo gli studiosi, dinequivocabile provenienza etrusca, come si pu daltronde evincere dalla radice Tor- che indica la presenza di una fortificazione e dal suffisso -ena. La fantasia popolare ha tuttavia elaborato alcune etimologie, una delle quali assume particolare rilevanza ai fini della presente ricerca: il nome deriverebbe infatti dalla locuzione pianto di Irene - in dialetto pianto e Irna, poi contratto in Piantorna - dal nome di una fanciulla che, anticamente, venne dai banditi condotta e uccisa in questo luogo. flavio.frezza@gmail.com

uello di Proceno non sarebbe un castello se non ci fosse almeno un fantasma. Se, poi, invece di uno sono due, anche meglio. E fu cos che, quando nel 1938 mor il nonno Giuseppe e pap eredit il castello e la propriet intorno, la mamma scopr che era facilissimo trovare aiuti durante il giorno, ma non si parlasse di dormire in casa nostra perch tutti avevano paura di due fantasmi, uno di Bernardo dUtri, comandante della piazzaforte di Proceno nel 1444, ed uno del bandito che aveva ucciso il fratello del nonno, Camillo Cecchini, mentre era nelle campagne a cavallo. Quanto al primo fantasma, questo quanto riportato dalle cronache dellepoca: Il 5 febbraio 1444 Bernardo dUtri tenendo Proceno per conto di Francesco Sforza - impegnato nella Marca, a fianco della lega di Firenze,Venezia, Bologna e Genova, contro la Chiesa ed essendo assediato dalle genti della Chiesa, al prezzo dellimmobilizzazione di ingenti forze, n potendo pi tenere, diede Proceno alla Chiesa e lui con i suoi usc e si acconci al soldo della Chiesa. Successivamente ord un complotto per catturare il castellano di Castel S. Angelo, ma fu arrestato e imprigionato nella Rocca . Il 12 marzo 1444 fu decapitato. La figura di questo condottiero, che aveva resistito per mesi, con solo trecento uomini, allesercito della Chiesa forte di oltre 2000 uomini, e costretto ad arrendersi per fame, rimase a lungo nella memoria delle genti che tuttora lo immaginano aggirarsi nei dintorni della Rocca. Camillo Cecchini, invece, era stato sindaco di Proceno dal 1873 al 1876 e dal 1880 al 1882. E ricordato come persona particolarmente intelligente e colta, con un carattere molto forte e deciso. Intorno agli anni 1885-1886 membri della famiglia Cecchini viaggiarono a lungo allestero. Al ritorno da uno di questi viaggi trovarono che Camillo, uno dei fratelli, era stato ucciso durante una visita ai campi di grano prossimi alla mietitura. Lo stalliere, non vedendolo tornare per lora di pranzo, lo cerc a lungo e lo trov insieme al fedele cavallo, staffato ed incastrato fra i rami bassi di un albero ferito a morte da arma da fuoco. Le indagini svolte sul momento non dettero alcun risultato. Ma con il ritorno del fratello Giuseppe, a conoscenza di fatti ad altri sconosciuti, emersero alcuni sospetti. Giuseppe riusc ad individuare in un noto pregiudicato datosi da tempo alla macchia, la persona che poteva fornire il nome dellassassino del fratello. Si mise in contatto ed ebbe con lui un incontro segreto che permise di arrestare lautore dellomicidio. Il quale al momento dellarresto dichiar: Signor Giuseppe, si ricordi che, se uscir vivo di prigione, la prima pallottola sar per lei. Il bandito, dopo qualche anno, mor in prigione.

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