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Una nota sulla Cristologia di S.Cirillo Alessandrino Nicola - Posted on 03 marzo 2009 a cura di Giovanni Costa La cristologia di S.

Cirillo Alessandrino una questione molto discussa, qui si fa vedere come essa dipenda dalle dottrine filosofiche di Aristotele e dei suoi commentatori antichi. 1. Introduzione La cristologia di S. Cirillo d'Alessandria una questione dibattuta e controversa; egli, infatti, diventato, dopo la morte, colui cui si rifanno le Chiese monofisite ed ai cui insegnamenti si appellato Eutiche, condannato dal concilio di Calcedonia del 451 d. C. D'altra parte per egli stato proclamato santo, le sue lettere a Nestorio sono state riconosciute ortodosse dallo stesso concilio di Calcedonia. Possiamo quindi pensare ad una dottrina discussa e che pu, lasciare spazio a varie interpretazioni. Un fatto, in ogni caso, sicuro, S. Cirillo pienamente approvato dall'autorit della Chiesa, sulla sua piena ortodossia non c' alcun dubbio. Io ho considerato quanto esposto da S. Cirillo nelle sue opere e nelle sue lettere e mi sono formato un'opinione personale sul problema. In questo articolo la esporr completamente, anche se sono un po' timoroso per la difficolt della materia, in particolare per l'esatta interpretazione del termine natura ( physis o fysis ) che, derivando dalla filosofia aristotelica, qualcosa di riservato alle persone veramente esperte. Certamente questo santo fu veramente un grande spirito, ha scritto una quantit immensa di opere tutt'altro che facili sia per la lingua che per i concetti; accostarsi al suo pensiero quindi opera grande ed ardua. Ma disse Cristo : Chiedete e vi sar dato; cercate e troverete; bussate e vi sar aperto: infatti chi chiede riceve; chi cerca trova;a chi bussa sar aperto. ( Matteo 7,7-8). 2. I termini del problema Passiamo ora ad esaminare i fatti; nella sua terza lettera a Nestorio, Cum Salvator ed anche in altri testi, S Cirillo usa espressioni che fanno pensare a che egli concepisca un'unione in Cristo secondo natura, troviamo infatti: 1. Se qualcuno divida nell'unico Cristo dopo l'unione le ipostasi riunendole con la sola congiunzione che avviene conformemente a dignit o anche autorit o potest e non piuttosto con un riunirsi conformemente ad un'unit secondo natura, sia anatema. ( Cum Salvator, Anatema III, COD pg 48) 2. N pensiamo il modo della congiunzione conforme ad un venire insieme o ad una connessione (ci infatti non basta per un'unione naturale) n conforme all'effetto di partecipazione. ( Cum Salvator, COD pg 41) 3. Ma unito conformemente a natura e non mutato in carne. ( Cum Salvator, COD pg 41) 4. Si comporterebbe in maniera assolutamente folle, o amico, chi affermasse che vi stata una mescolanza e fusione dal momento che noi ammettiamo una sola natura del Figlio fatto carne ed uomo. (QUX, 737a) Da queste citazioni ed, in particolare dalla terza, potremmo dedurre che S. Cirillo ammette una sola natura del Verbo di Dio incarnato, confrontiamo con la definizione di Calcedonia del 451 d. C., qui possiamo leggere: altri invece che introducono una confusione e commistione e che confessano stoltamente che vi una unica natura della carne e della divinit e che dicono che la natura divina ha potuto prodigiosamente soffrire per mezzo della confusione ( Definitio Fidei, COD pg 60). Da qui si potrebbe essere indotti a concludere che S. Cirillo sia completamente fuori dall'ortodossia, questo non sulla base di opinioni personali, ma a partire dalla definizione del concilio di

Calcedonia. D'altro canto, sia i concili ecumenici sia altri documenti della Chiesa antica, antecedenti al 1054 d. C., attestano la piena ortodossia del nostro vescovo, citiamo alcuni passi: 1. Concilio di Calcedonia del 451 d.C. il santo, grande ed universale sinodo.ha ripreso come prova delle menzogne di Nestorio le epistole sinodiche del beato Cirillo che fu presule di Alessandria a Nestorio ed agli orientali, epistole che sono confacenti ed interpretazione invero di coloro che con santo zelo desiderano la conoscenza del simbolo salutare. ( Definitio Fidei COD pg 61) Ora le epistole a Nestorio sono la Obloquuntur e la Cum Salvator , quella agli orientali la Laetentur , queste contengono molti passi relativi all'unione secondo natura, come visto precedentemente. 2. Concilio di Costantinopoli II del 553 d. C.: oltre a queste cose colpiamo d'anatema l'empia lettera che.; e che accusa Cirillo di santa memoria, il quale ha insegnato rettamente come eretico e come uno che scrive similmente ad Apollinare. ( Sententia adversus Tria Capitula, COD pg 89). 3. Concilio di Costantinopoli II del 553 d. C.: Se qualcuno difende la lettera .che .; e che accusa S. Cirillo, che ha predicato la retta fede dei cristiani, come un eretico e come se avesse scritto similmente ad Apollinare; e incolpa il primo concilio di Efeso di aver condannato Nestorio senza esame ed indagine; e chiama empi e contrari alla retta fede i dodici capitoli di S. Cirillosia anatema. ( Anathematismi adversus Tria Capitula, XIV , COD pg 97). Dunque l'autorit della Chiesa ha giudicato positivamente l'opera di S. Cirillo nel suo complesso, sia le sue lettere a Nestorio, sia gli anatematismi; quindi sono ortodosse e corrette le sue affermazioni circa l'unica natura in Cristo. Con questo, da altri passi delle sue opere, non risulta certamente che egli ammetta confusione o mescolamento o che sia stata eliminata la differenza delle nature; anzi egli ammette la distinzione delle due nature dell'umanit e della divinit; vediamo le seguenti citazioni: 1. Sebbene le nature siano diverse sono convenute in una vera unione, e cos da ambedue risultato un solo Cristo e Figlio, la differenza delle nature non stata eliminata dall'unione ma anzi la divinit e l'umanit formano un solo Signore e Figlio mediante un arcano e ineffabile incontro nell'unit. ( Obloquuntur , COD pg 36) 2. una cosa la divinit e un'altra l'umanit, in ragione di ci che inerente a ciascuna di esse. ( QUX, 736a) 3. Ma viene denominato anche uomo dal cielo, poich perfetto nella divinit e il medesimo perfetto nell'umanit e poich pensato come in una sola persona. Unico infatti il Signore Ges Cristo, sebbene non debba essere ignorata la differenza delle nature, dalle quali diciamo che stata fatta quella inesplicabile unione. ( Laetentur , P.G. 77, col 180) 4. Avendo patito nella propria carne e non nella natura della divinit. (QUX, 775e) Qui vediamo la natura della divinit opposta alla carne, che pu essere facilmente intesa come la natura umana, si indicano cos le due distinte nature di Ges Cristo. Chiaramente la posizione di S. Cirillo in questi scritti non d esito a dubbi circa la sua ortodossia; per lui Ges Cristo composto di due nature: egli cos afferma la grande differenza e distanza che esistono tra la divinit e l'umanit e sostiene che queste differiscono nel piano stesso dell'essere e in qualit naturale; inoltre egli non si stanca mai di ripetere che il Verbo rimasto ci che era, mentre, nel suo stato incarnato, egli permise che l'umanit espletasse le sue propriet, anzi, addirittura permise che queste propriet umane prevalessero su di lui. Ecco dunque una prima ragione del giudizio positivo della Chiesa su S. Cirillo Alessandrino; per

dobbiamo ancora comprendere come mai anche le sue affermazioni, come sopra riportato, sull'unica natura in Ges Cristo, abbiano ottenuto pure l'approvazione e come si accordino con quelle riguardo alle due nature ricordate. Questo il problema che si pone a chi interessato al pensiero di questo padre e, come vedremo, alla sua concezione della salvezza dell'uomo. Questo, a mio avviso, il fondamento della fede cristiana. 3. La soluzione proposta Ritengo possibile spiegare completamente la visione cristologica del santo alessandrino tramite un esame approfondito dei suoi testi e con un riferimento alle opere del massimo filosofo Aristotele ed ai commenti antichi di queste. E' mio intento dimostrare in quanto segue che S. Cirillo, seguendo il pensiero del filosofo greco, identifica l'idea di natura con quella di nozione o concetto. Qualora questi siano due non vi pu essere unit e poich viceversa all'idea d'unit corrisponde quella di una sola nozione o concetto ovvero natura, qualora queste siano due non vi pu essere un solo Cristo. Per, come risulta dalla Metafisica e dalla Fisica di Aristotele pu essere uno ed avere quindi una sola natura, anche ci che composto di pi elementi, elementi che rimangono integri e nelle loro propriet. Di conseguenza, poich Ges Cristo deve essere unit di due componenti e di lui vi deve essere una sola nozione o concetto, vi deve essere anche una sola natura. Ma procediamo con ordine. Nella seconda epistola a Succenso di S. Cirillo costatiamo un passo che pu essere la prima fonte di luce: Infatti anche se da noi viene detto uno l'Unigenito Figlio di Dio incarnato e fattosi uomo, non per questo egli una mescolanza, come credono quelli, n la natura del Verbo passata nella natura della carne, n all'incontrario la natura della carne nella natura del Verbo; ma, poich ambedue (il Figlio e l'uomo) rimangono nella loro propriet naturale e siano cos considerati, secondo la ragione da noi data poco sopra, uniti in modo ineffabile ed inesplicabile, ci hanno mostrato una sola natura del Figlio; ma, come abbiamo detto incarnata. Infatti il medesimo uno non solamente detto di quelle cose che sono semplici secondo natura, ma anche di quelle cose che sono congiunte per composizione. ( II Epistola a Succenso PG 77 col 242). In questo passo possiamo notare due cose; per prima che all'inizio si costata che Cristo non deve essere considerato una mescolanza come credono gli avversari, cio gli eretici; S.Cirillo, dunque, si rendeva conto che necessario che non vi sia mescolamento delle due nature, possibile che abbia sbagliato soltanto nella formulazione del dogma e non nella sua sostanza? Secondo punto, pi importante, l'una sola natura del Figlio, che ambedue, il Figlio di Dio e l'uomo considerati diversi per natura, ci hanno mostrato. Questa unica natura pu essere efficacemente collegata al medesimo uno della frase immediatamente seguente, ( una sola natura del Figlio - il medesimo uno) identificando le due parole: questo medesimo uno detto applicabile anche alle cose che sono congiunte per composizione. Dunque leggiamo una sola natura del Figlio mostrata da due entit o nature profondamente diverse, la umana e la divina, subito appresso leggiamo che l'uno medesimo pu essere detto delle cose che sono congiunte per composizione e non solamente di quelle che sono semplici secondo natura. Qui viene come conseguenza logica il dire che S. Cirillo Alessandrino ritiene che ci che uno abbia anche un'unica natura, una natura per in cui se ne possono unire, potremmo dire, due o pi, poich l'uno pu essere detto anche delle cose congiunte per composizione; cos il dire che il Figlio di Dio e l'uomo hanno mostrato un'unica natura equivale a dire che le due hanno mostrato l'unica natura di Cristo. Questa visione pu essere confermata anche dall'analogo passo del dialogo Perch Cristo uno che riporto di seguito: Eppure l'unione non confonde in nessun modo le cose che si dicono unite, ma indica piuttosto il concorso degli elementi concepiti come uniti in una qualche cosa. E non si pu dire in ogni caso che uno solamente ci che semplice e d'una sola specie, ma costituiscono una sola cosa anche quegli esseri nei quali entrano due o pi componenti anche di diversa specie. Cos la pensano, sembra,

coloro che sono esperti in queste cose. (QUX 733 a-b) Qui troviamo ribadita l'idea che pu essere una sola cosa anche ci che composto da due o pi componenti anche di diversa specie o natura, cio, ripensando a quanto sopra visto, come una natura possa essere costituita da due o pi identit o nature diverse, le quali, come scritto, possono rimanere non confuse e concorrere quindi a formare una natura in cui convengono due o pi nature. E' notevole anche rilevare che S. Cirillo non fa propria assolutamente tale opinione, ma si riallaccia ai sapienti in queste cose: Cos la pensano, sembra, coloro che sono sapienti in queste cose, dunque egli sembrerebbe non includersi tra gli esperti in filosofia aristotelica, il quale filosofo tratta nella Metafisica e particolarmente nella Fisica del concetto di natura; in effetti in Greco natura dicesi physis (fysis) , considerando ci vediamo che il titolo stesso di queste due opere ci dice che esse trattano di tali argomenti. Questo di natura non un concetto facile, come del resto non facile la filosofia di Aristotele, egli fu infatti uno dei massimi pensatori greci, che sono stati poi i maestri della filosofia e delle lettere; anche noi nel trattare questi argomenti dobbiamo avere il rispetto di S. Cirillo Alessandrino che, pur essendo un esperto del greco ed un grande letterato, non annovera s stesso tra i massimi conoscitori d'Aristotele. Per l'interesse ed il desiderio di conoscere sono molto forti e spingono l'uomo sempre a superare i suoi limiti ed ad impegnarsi in argomenti anche difficili; cos io sono andato a consultare la Metafisica e la Fisica del filosofo greco, aiutandomi anche colle opere dei suoi commentatori antichi. Ora nella Metafisica leggiamo i molti significati dell'uno, quello che qui interessa : altre (cose) sono unit se la loro nozione un'unit: e tali sono quelle cose la cui intelligenza unica, vale a dire indivisibile. E indivisibile l'intellezione di ci che indivisibile per numero, oppure per specie. Indivisibile per numero l'individuo. Indivisibile per specie , invece, ci che indivisibile per la conoscenza e per la scienza, (Metafisica, I 1, 1052a 28ss) Ed anche: Uno, infatti, si dice o ci che continuo, o ci che indivisibile o ci che ha lo stesso concetto e la stessa essenza ( Fisica I, 2, 185b); Dunque sono unit, tra le altre, le cose la cui nozione un'unit, la cui intelligenza unica. In effetti: E, in breve, tutte le cose la cui essenza si coglie con un atto unico dell'intelletto indivisibile e non separabile n in ordine al tempo, n in ordine al luogo, n in ordine alla nozione, queste cose sono una unit per eccellenza, e, fra queste, soprattutto le sostanze. (Metafisica ?6, 1016a ) Un ulteriore passo ci conferma la visione di S. Cirillo Alessandrino che le cose che sono uno non devono essere per necessit semplici, ma possono anche essere composte: in senso originario, invece, costituiscono un'unit quelle cose la cui sostanza una e una o per continuit o per specie o per nozione. In effetti, consideriamo come molte quelle cose che o non sono continue o la cui specie non una o la cui nozione non una. Inoltre, sotto un certo profilo, diciamo che una qualunque cosa una, se una quantit e un continuo; invece, sotto un altro profilo, non diciamo che una se non un tutto, cio se non fornita di una specie unica: per esempio, vedendo le parti di una calzatura che giacciono insieme in un qualche modo, non diciamo che costituiscono una unit a meno che non si intenda per pura continuit ma diciamo che sono un'unit solo se sono unite in modo da costituire una calzatura e se gi posseggono una specie determinata e unica. ( Metafisica , D6, 1016 b ). Questo un passaggio molto importante, vediamo, infatti, che qualcosa non pu essere considerata uno se non possiede una forma o specie unica o una nozione unica. Segue immediatamente l'esempio della calzatura che quando scomposta e le varie parti giacciono separate l'una dall'altra non una, ma che lo quando i componenti sono uniti e rispondono ad una nozione unica o una specie unica. Dunque secondo il filosofo greco la condizione dell'unit quella di possedere un'unica specie o forma, di rispondere ad un'unica nozione; questo pu avvenire anche per concetti che non sono semplici ma composti come appunto le calzature. A questo punto possiamo dimostrare che, secondo Aristotele ed i suoi commentatatori antichi, il concetto di specie o forma e di nozione (ci che conforme alla definizione) equivale a quello di

natura. Natura pure un concetto difficile, nella Metafisica , Aristotele ne elenca diversi significati, cos pure ne tratta nella Fisica: mentre in altro senso natura la forma e la specie e ci che conforme a definizione. (Fisica II,I 193 a). In questo ci conferma anche Alessandro di Afrodisia, che nel suo Commentarius alla Metafisica dice: secondo senso traslato Aristotele dice dunque che ogni sostanza (ci che conforme a definizione) viene detta natura a partire dalla specie; giacch, infatti, essendo la specie la sostanza delle cose riunite secondo natura (secondo questo infatti queste hanno l'essere), essa natura e, di conseguenza, si dice essere natura in tutte le cose la sostanza di ciascuna cosa, secondo la quale essa ha l'essere ci che . Perci anche si chiama natura la specie che nasce conformemente all'arte, poich sostanza delle opere degli artigiani. Infatti ciascuna di queste ha una qualche propria sostanza ed esistenza, la quale stessa viene anche chiamata natura, poich una specie di queste cose, perci viene anche detta avere una propria sostanza. (Commentarius ?4, 1014b25 ) Cos potrebbe essere risolto il problema del monofisismo di S. Cirillo Alessandrino, natura la specie e questa necessario sia unica perch altrimenti l'oggetto cui si riferisce non sarebbe uno, per, nel medesimo tempo, ci non comporta confusione e rimescolamento delle cose unite, come ci assicura l'esempio dei calzari in cui le parti restano non confuse. Poich Cristo deve essere uno, deve avere una sola specie, una sola forma ed una sola nozione, poich, come dimostrato, questi concetti corrispondono a quello di natura, o ad almeno uno dei significati particolari di questo termine, vi deve essere una sola natura. In effetti S. Cirillo afferma che la natura il discorso del cosa (Contra Nestorium, PG 76, 85a) Natura ci che conforme alla definizione e poich sono unit tutte le cose la cui essenza si coglie con un atto dell'intelletto indivisibile e non separabile n in ordine al tempo, n in ordine al luogo, n in ordine alla nozione e queste sono unit per eccellenza. ( Metafisica ?6, 1016b1), ci che uno deve avere anche una sola natura. E' bene per presentare una limitazione a quanto sopra, che per non ne vanifica la validit. Nella Fisica d'Aristotele al par II, 1 193a13, si ricorda che Antifonte afferma che se si sotterrasse un letto ed il legno trovasse la forza di germogliare, si produrrebbe del legno e non un letto, di conseguenza natura del letto sarebbe il legno. A questa obiezione Temistio nella sua Paraphrases (II, 1) risponde che da un uomo nasce un uomo, da un cavallo nasce un cavallo e da un cane un cane; cos natura sarebbe la specie e la nozione delle cose che sono da natura, come gli animali e le piante, resterebbero escluse le opere prodotte dall'arte dell'uomo. Ma, partendo dall'esempio dei calzari, possiamo mantenere la validit del nostro ragionamento; gli esseri viventi sono, infatti, composti di pi parti gambe, testa, ecc., ognuna delle quali rimane invariata a formare il tutto, senza confusione e mescolamento. Ma di pi, dobbiamo ricordarci, infatti, che l'uomo un essere con una componente spirituale, l'anima, unita ad un corpo, la carne, che vengono ad unirsi nell'uomo completo e nella sua unica natura. S. Cirillo si vale di quest'esempio precipuo nella seconda lettera a Succenso: Sia nuovamente ad esempio per noi l'uomo conforme a noi. Infatti, in lui comprendiamo esservi due nature, una dell'anima, l'altra del corpo. Ma avendo noi diviso in idee semplici e poich abbiamo concepito la differenza in semplici speculazioni o realmente considerazioni dell'intelletto, non poniamo le nature separatamente n certamente completamente immettiamo in esse la potenza attraverso la divisione, ma comprendiamo che sono un solo uomo; cosicch le due non sono pi due ma da ambedue viene formato l'uno. (II lettera a Succenso, PG77 col 245). Dunque S. Cirillo ci conferma che l'uno pu venire formato da pi elementi, questo non solo nel caso degli oggetti nati dalla mano dell'uomo, ma anche nel caso di quelli originati da natura, in questo caso gli elementi sono l'anima ed il corpo. In effetti nella Fisica leggiamo: sicch, in altro senso, natura sarebbe la forma e la specie e queste cose non esistono come

separabili se non in senso concettuale di quelle cose che hanno in s stesse il principio del movimento. (Fisica II, 1 193b4) Ma hanno sicuramente di per s stessi il principio del movimento gli esseri viventi e le piante, questi si muovono, nascono, crescono deperiscono ecc., per un principio insito in loro nella loro specie, mentre per gli oggetti prodotti dall'arte dell'uomo, come il letto od i calzari questo principio risiede nella materia e non nella specie o nozione; quindi si potrebbe obiettare che non lo hanno di per s stessi. Ma Ges un uomo-Dio, egli ha in s stesso, come tale, il principio del movimento, non un prodotto dell'arte umana; deve avere quindi una sola natura. L'uomo tale poich pensato con una sola natura, la sua essenza si deve cogliere con un atto dell'intelletto indivisibile e non separabile, n in ordine al tempo, n in ordine al luogo, n in ordine alla nozione ( Metafisica ?6, 1016b). Tale condizione corrisponde a pensare una sola natura dell'uomo e, sicuramente negli esseri prodotti da natura, probabilmente anche in quelli originati dall'arte dell'uomo, equivale a pensare una sola natura. Cos Ges Cristo non mica stato prodotto dall'opera d'un artigiano, in lui le due nature, l'umana e la divina concorrono a formare un'unit, quindi di esse concepibile un'unica natura. Se non fosse cos nostro Signore non sarebbe uno, sarebbero due, si cadrebbe quindi nell'eresia Nestoriana, si avrebbero, in effetti due nozioni di Cristo, l'uomo e dil Dio separati. Ecco spiegato perch le dottrine di S. Cirillo hanno ottenuto l'approvazione esplicita della Chiesa sotto forma di dogma, come ricordato nella seconda sezione, in esse non vi nulla d'errato. E' anche chiaro come, nel pensiero di questo santo, permangono distinte le due nature, senza confusione e mutamento, senza divisione e separazione, come non venga eliminata la differenza delle nature per l'unione ma anzi salvaguardato ci che proprio di ciascuna di esse (vedasi Concilio di Calcedonia Definitio Fidei COD pg 62) In effetti la Paraphrases di Temistio contiene anche la spiegazione della parola ipostasi; termine impiegato dal Concilio di Calcedonia: e certamente si deve sapere anche ci, che natura l'essere di ciascuno e ci secondo cui ciascuna cosa ci che ; ma ciascuna cosa ci che secondo la specie non secondo il sostrato; cosicch la specie la natura. Per questo noi non diciamo che la specie divisibile secondo l'ipostasi, ma solo secondo ragione, (Paraphrases II,1). Dunque una specie, una natura, un'ipostasi, questo il vocabolo giustamente impiegato dal Concilio di Calcedonia, mentre S. Cirillo Alessandrino impiega, altrettanto giustamente, la parola natura. Per concludere resta da vedere perch questo santo e con lui i primi sei dei sette concili ecumenici della Chiesa abbiano trattato con tanto vigore e determinazione la questione cristologica, difendendola sempre con vigore contro eresie di ogni sorta. A prima vista quanto esposto pu sembrare arido, derivato da una filosofia, quella aristotelica, che ha poca attinenza con la religione Cristiana. Si vedr nella sezione seguente che i padri avevano da difendere un grande concetto evangelico, una visione rispetto al mondo ed alla storia. 4. L'importanza dell'unione S. Cirillo e tutta la teologia orientale sono focalizzati sull'elevazione dell'uomo per mezzo dell'incarnazione. Dopo la caduta avvenuta col peccato originale, Dio intervenuto a nostro favore prima ai tempi di Mos dando la legge che ci porta sul cammino del bene, ma come un pedagogo in maniera imperfetta. Quindi intervenuto per renderci figli di Dio in Ges Cristo, con l'incarnazione; questa per essere efficace deve essere stretta, per senza confondere le due nature umana e divina. Cos possiamo leggere: A - Il sapientissimo Giovanni dice di Cristo: E' venuto nella sua casa, e i suoi non lo hanno accolto, a quanti per lo hanno ricevuto ha dato il potere di diventare figli di Dio. Dunque colui che non possiede la filiazione se non per un dono gratuito, e che deve solo ad una dignit accidentale di essere quel che , potrebbe elargire anche agli altri ci che a mala pena ha ottenuto? Non ti pare inverosimile? B - Certamente.

A - D'altra parte, ci che non appartiene per natura, ma piuttosto ad essa estraneo, non potrebbe forse accadere che si possa perdere? (QUX, 738 c,d) Dunque accogliendo Ges noi diventiamo figli di Dio, ma per largire questa grazia deve possederla Egli stesso non come un dono gratuito e come una dignit accidentale, essa Gli deve appartenere per natura e non essergli estranea. Di qui il motivo della terminologia di S. Cirillo ed, allo stesso tempo, la necessit che l'unione avvenga senza confusione e mescolamento, ambedue le parti componenti devono conservare integre le loro propriet. E' chiara la visione dell'uomo e della storia che ha il nostro vescovo; noi siamo divenuti maledetti per la trasgressione di Adamo, siamo caduti nella rete della morte per essere stati abbandonati da Dio. Ma questo intervenuto, prima dando la legge a Mos, poi con Ges Cristo, in lui tutto divenuto nuovo ed tornata la nostra situazione iniziale. Ges un secondo Adamo, venuto dal cielo, immune da qualsiasi peccato, seconda primizia purissima e immacolata della nostra stirpe. Per questo accorreva che Cristo liberasse dalla pena la natura umana, attirasse su di essa la celeste benevolenza del Padre. Egli non fece peccato e la natura umana raggiunse in lui un'innocenza totalmente irreprensibile, s da poter gridare liberamente Dio mio, Dio mio, perch mi hai abbandonato? (Matteo 27,46). Con queste parole che egli lancia in nome di tutta l'umanit come se dicesse che il primo uomo non ha tenuto conto del comandamento che gli era stato dato, stato trascinato alla disobbedienza dall'inganno del serpente; per questo l'umanit stata assoggettata alla corruzione e sottomessa alla pena. Ma Ges stato costruito come secondo inizio del genere umano ed chiamato secondo Adamo. In lui la natura umana stata purificata e restituita pura e santa all'integrit. Satana stato vinto. I mali che provengono dalla collera si sono riversati su tutta la natura umana, infatti: giacch la morte domin da Adamo sino a Mos anche su quelli che non avvevano peccato incorrendo in una trasgressione simile a quella di Adamo. (Romani 5,14) Cos anche i beni che provengono dalla nostra seconda primizia, cio Cristo, si riverseranno di nuovo su tutto il genere umano; ne fa fede S. Paolo: come infatti tutti muoiono in Adamo, cos pure tutti in Cristo saranno richiamati in vita. (1Corinzi 15,22). Questa la visione dell'uomo di S. Cirillo e degli altri padri, che, del resto, deriva direttamente dalla Sacra Scrittura; Cristo la seconda radice dell'umanit, con lui, dopo il peccato d'Adamo siamo stati fatti nuovi, elevati, sanati. L'uomo cos conosce il bene da solo, in grado di compierlo, esiste una speranza. E' questo anche il messaggio degli antichi concili ecumenici e della Sacra Scrittura. ABBREVIAZIONI COD Conciliorum Oecumenicorum Decreta, a cura di J. ALBERIGO, P. JOANNOU, C. LEONARDI, P. PRODI; Herder, Friburgi Brisgoviae, 1962 Commentarius Commentarius in Libros Metaphysicos Aristotelis aut. ALEXANDER APHRODISIENSIS edizione a cura di H. BONITZ, ed. G. Reimer, Berlino 1847 Cum Salvator Terza lettera di S. CIRILLO ALESSANDRINO a Nestorio, Cum Salvator , con allegati 12 anatematismi. Definitio Fidei Definizione di fede del concilio di Calcedonia del 451 d. C. Laetentur Lettera Laetentur di S. CIRILLO ALESSANDRINO a Giovanni di Antiochia del 23 aprile 433 d.C. Obloquuntur Seconda lettera di S. CIRILLO ALESSANDRINO a Nestorio, Obloquuntur. Paraphrases Paraphrases Aristotelis librorum quae supersunt Vol I aut. THEMISTIUS, edizione a cura di L. SPENGLER ed B. G. Teubner, Lipsia 1866 PG Patrologiae Cursus Completus. Series Greca, edita accurante J. P. MIGNE, 166 vol. Paris 1857-1866 QUX Dialogo Perch Cristo uno di S. CIRILLO ALESSANDRINO

BIBLIOGRAFIA ARISTOTELE Fisica. Introd. Testo critico, traduzione e note a cura di L. RUGGIU e di W. D. ROSS, ed. Rusconi Libri, Milano 1995. ARISTOTELE Metafisica, Introd. Testo critico, traduzione e note a cura di G. REALE e W. D. ROSS, ed. Rusconi Libri, Milano 1993. CIRILLO ALESSANDRINO Deux Dialogues Christologiques. Introd. Texte Critique, trad, et notes par G. M. DE DURAND (Sources Chretiennes 97), Paris 1964 PORFIRIO Isagoge, Introd. Testo critico, traduzione e note a cura di G. GIRGENTI e A. BUSSE, ed. Rusconi Libri, Milano 1995

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