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FRANCESCO SILVESTRI A tutte le persone che ancora mi manca di conoscere Un ringraziamento particolare al Sig. Renato Pereira per aver tradotto in brasiliano “popolare” le battute di Morena in Streghe da marciapiede. Fotografie: Tommaso Le Pera (foto di copertina), Roberto Di Bello (foto di pag. 2) Incopertina: Francesco Silvestri e Walter Del Gaiso in Fratellini Fotocomposizione: Graphic Art 6 s.r. Via Ludovico Muratori, 9-11-13 — 00184 Roma Tel. 06/7000774-776 e-mail: dva@uni.net Stampa: C.S.R.- Roma GREMESE EDITORE I’ Edizione © 2000 New Books s.r.1. Via Virginia Agnelli, 88 - 00151 Roma Fax +39/0665740509 E-mail: gremese@ gremese.com Website: http://www.gremese.com Tutti i diritti riservati. Nessuna parie di questo volume pud essere riprodotta, registrata o trasmessa, in qualsiasi modo 0 con qualsiasi mezzo, senza il preventivo consenso formale dell’ Editore. ISBN 88-7742-450-8 La luna é una mamma bella... “L'importante, nella vita, & sapersi vivere le cose, perché le cose, in sé, non hanno alcuna importanza”. Antonio, Saro e la rosa, atto I, scena IX “Non siamo fatti per la serenita, Antonio. Forse non riusciremmo neanche a sopportarne il peso”. Edoardo, Saro e la rosa, atto TI, scena IX Teatri di fiaba, fra candore e crudelta E una pletora di personaggi, un vero ¢ proprio popolo, ad abitare ¢ animare le pitce di Fran- cesco Silvestri: sia che si tratti di affreschi affollati come Saro e la rosa o di una sola coppia d’anime come in Fratellini. Luoghi e tempi, personaggi e psicologie, fatti e misfatti, sussul- ti dell’anima e morbosita delle relazioni, nei quattro titoli raccolti in questo volume scorre la vita in quello che ha di rappresentabile e, ancor di pid, in cid che ha di irrappresentabile, ma che Francesco Silvestri, magia e mistero della scrittura — e di quella destinata alla scena in modo speciale -, riesce a raccontare, evocare, trasfigurare. Una scrittura, la sua, da tempo presente sulla scena italiana, silente e purtroppo ancora marginale. Ma, si sa, quella della drammaturgia italiana contemporanea é una questione tanto complessa quanto cronicamente inguaribile: non saranno né i premi a poterne mutare il destino, né gli sforzi del teatro indi- pendente, né quelli di editori militanti, poiché le colpe ataviche sono da addebitare a un si- stema teatrale e culturale che chiede al palcoscenico il suo minimo storico, ingessandolo fra intrattenimento e regie dal vezzo d’autore, entrambi a replicare un teatro futile e che schiu- de sempre pid porte al corridoio della propria estinzione per vuoto di senso. Drammaturgia fiorita in quel ventre magmatico e fertilissimo sotto il Vesuvio, quella di Silvestri é stata pluripremiata, offerta alla lettura sulle pagine di riviste specializzate, portata in scena dallo stesso autore 0 da compagni di brigata, e ora data alla stampe, con la selezio- ne proposta da questo primo volume. Si trata di quattro fiabe neoromantiche, concrete ep- pure visionarie, realistiche eppure sfumate nella metafisica, chiare e mai presuntuose, co- struite ma mai cerebrali, formalizzate secondo le regole di un mestiere ~ e grazie anche aun talento, innato o “imparato” poco importa -, ma mai artificiose. C’8 innanzitutto la poesia, la narrazione, |'affresco dal piglio verista ma sempre virato verso un grado superiore dalla semplice quotidianita. E a chi @ in cerca di sapori splatter, per gli amanti del grottesco vio- lento e sanguinario ai limiti del verosimile, si consiglia di puntare diritto a certe scene d'or- rore “fantascientifico” di Streghe da marciapiede. Le opere di questa drammaturgia sono geroglifici sanguigni che squarciano le tenebre e in esse rientrano dopo aver consumato il proprio destino implacabile. Geroglifici tanto lim- pidi quanto sconcertanti che si insinuano piano nella coscienza del lettore e dello spetttato- re, conturbandolo dolcemente. Insieme a Enzo Moscato e Annibale Ruccello, Silvestri com- w pone una triade d’eccezione di autori partenopei, emersa negli anni Ottanta, e che a tutt’og- gi ancora non ha completato la propria parabola, a parte Ruccello, prematuramente scom- parso; a cui si affianca oggi la scrittura ugualmente visionaria e parimenti contaminata di al- to e basso, di lingua colta e quotidiana, di Ruggero Cappuccio. E poi c’é I’ officina dei Teatri Uniti, e le punte dell’ultima generazione, da Libera Mente a Rosso Tiziano, da Arturo Ci lo ai registi Francesco Saponaro e Andrea De Rosa. Ma queste sono altre strade, in parte an- cora tutte da percorrere. Bil caso, dunque, di rientrare al nostro compito: quello di introdurre il lettore alla scrittura di Silvestri che é scrittura vivida di contrasti dialettici, di composizioni di luce ¢ ombra, di so- vrapposizioni ardite fra paradisi e inferni; popolata di angeli e diavoli, di madonne e puttane, di figure dall’identita sessuale fluttuante, di anime in pena e di altre pacificate, grazie anche alle vie crucis del dolore. Un magma ribollente eppure cheto, fatto fluire lungo gli argini mai forz« si di una narrazione che prende in prestito dalla fiaba toni, tempi, atmosfere. Con l’alternarsi 0 Vintrecciarsi, come nelle migliori favole appunto, di magia e crudelta, di stupefacente ¢ mo- struoso. Cosi non & un caso se Silvestri dedica, da sempre, pari energie e passione al teatro per i pit giovani. Ha ragione Moscato a mettere in guardia dal’ adozione della favola come assun- to troppo semplificante per raccontare la drammaturgia di Silvestri.' Ma Ja favola a cui noi pensiamo é quella noir, febbrile, deviata; l’archetipo ancora non sterilizzato dal!’ ortodossia; la fiaba che edifica attraverso la distruzione, quella che non rimuove né occulta il rovescio della medaglia, il male del bene, il nero del bianco, e viceversa; quella che non camuffa la realta di travestimenti edificanti, bensi ne disvela |"intreccio di orrore e bellezza, di crudelta e candore. Una rosa, due anime, tre angeli e quattro streghe Dunque teatri di fiaba. Cosi come nelle fiabe l'incipit @ “c’era una volta un re...”, ecco i personaggi di queste quattro opere di Silvestri: prostitute d’ogni sorta e¢ loro clienti, maitres- se e chanteuse, camerieri e ubriaconi, omosessuali aristocratici 0 meno, anziani travestiti e puttane lesbiche, gerarchi fascisti, infermi d’ ospedale e infermi di mente, intaccati nell’ ani- ma e streghe loro malgrado, barboni, emarginati, madri uterine e figli rovinati. Figure mate- riche, concrete, di carne e ossa, eppure che a volte rilucono d’altri candori, 0 in arrivo da limbi ultraterreni. Insomma sono personaggi d’ogni fattura e caratura, prigionieri di relazio- ni morbose, figure coatte di intrecci di erotismo e violenza, di accoglimento e distruzione, di dolcezze e cure cosi come di impulsi omicidi primordiali e incontrollati. E non ci si prefi- guri quadretti blandamente realistici, né voli pindarici dell’invenzione: la cornice adottata da Silvestri — ¢ non come gesto intenzionale o scelta stilistica bensi come naturalissima for- ma che affiora da lontano, archetipo quasi genetico o indole primigenia di questa scrittura — &, lo ribadiamo, la favola, il racconto letterario, il poemetto lirico. Ci si presentano come fiabe liriche, queste opere, e come le fiabe vivono di personagai e trame, che possono varia- re dal minimalismo al barocco, dalla semplicita all’eccesso, dal tratto impressionistico del reale alla trasfigurazione poetica, comunque stilati in punta di penna. Sono opere che, al pa- ri delle fiabe, possono incollare lo spettatore alla pagina scritta, cosi come al palcoscenico, -0 Silvestri, Mio Capitano, | copioni, Grin, Rot 1996, p. 57. 6 con la loro tensione, il loro andamento musicale, gli sviluppi imprevedibili, gli scarti conti- nui. La suspence che le avvolge & parente prossima di quella del thriller: vi si avverte l’im- minenza dell’ accadere, ma lungi dall’autore disseminare indizi per guidare il lettore o lo spettatore lungo gli sviluppi e gli inviluppi delle vicende 0, peggio ancora, predisporlo ai colpi di scena. Come le fiabe, queste opere intrecciano realta e fantasia, concretezza e vi! ne onirica. E se le fiabe non sono che il doppio speculare della realta cos} lo sono queste commedie tragiche. E, sempre come le fiabe, rivelano il loro messaggio, mai perd cosi di- retto, perentorio, didascalico; lontanissimo dunque dalla pedagogia. Storie al limite Dopo i personaggi, ecco trame e soggetti: sono storie di sentimenti ¢ di bordelli, di malat- tic e di gioie, di sesso ¢ di morte, di ragione ¢ follia. Eccole in ordine di creazione. Fra protagonisti e figure di contomo, sono pid di venti i personaggi di Saro ¢ la rosa (1989, in scena I’anno dopo). La vicenda copre i venticinque anni dall’avvento del fascismo alla fine della guerra. I luoghi variano da un tabarin a una residenza aristocratica a un bor- dello. II nucleo tematico é Ia liaison amoreuse fra il marchese Edoardo de la Ville e Antonio Salvo, cantante e ballerino. Delicato é il loro approccio, con quella richiesta di Edoardo ad Antonio di “dedicarsi del tempo”, ¢ la seguente notte passata insieme. con la relazione che si avvia dolcissima, i sorrisi che si incrociano e gli occhi che nicchiano... Per completare la loro storia d'amore vogliono un figlio: “Una rosa di carne. Un figlio! Un figlio nostro. Tuo e mio soltanto!”, implora Antonio. Cosi, per concepirlo, mettono a riposo due prostitute — selezionate fra sei superbi modelli di un bordello -, una per ciascuno, per mettere al mondo, con J’aiuto del destino, un maschio e una femmina da far incontrare a vent’ anni, facendo in modo di mandarli all’altare, cosi da divenire nonni-genitori di un vero discendente: e si do- vra chiamare Rosa se femmina, Saro se maschio, che sempre “rosa” sarebbe, seppur con le lettere un po’ mischiate. Calcolo crudele ma assolutamente necessario per i due amanti, al centro di una vicenda articolata, con svolgimento lineare ¢ toni soffusi, dal respiro quasi epico. Ed 2 una sceneggiatura bell’e pronta che reclama 1a sua taduzione in pellicola. Tre sono gli innocenti barboni di Angeli all’inferno (1990, in scena la stagione seguente), due uomini ¢ una donna, emblematicamente battezzati Pietro, Manuele ¢ Mammina. Rigetta- ti dagli istituti psichiatrici, sopravvivono nel loro ordinato caos, nello squallore di una perife- ria fra discariche, auto che sfrecciano e fari indagatori. Sono tre reietti loro malgrado, dunque innocenti, dunque angeli, che scivolano lungo il calendario dei giorni, chiusi nel loro triango- lo, fra i bacetti dispensati dalla donna-madre-amante, Eva-Madonna-Strega, ai due uomini, una gravidanza inyentata e il trovatello in fasce restituito da un cassonetto della spazzatura. In questo angolo di paradiso abbrutito in terra, fitto di citazioni e omaggi alla drammaturgia partenopea di un secolo, si intrecciano ancora una volta fiabe, liturgie, riferimenti biblici (Caino, Dodici figli, Pietro e Manuele...), scemi e santi, creaturine sperse, immacolate e dia- Voli, ali angeliche e rifiuti organici. E un frammento di un presepe torbido e inquietante, an- che questa volta composto alla maniera di un mosaico rilucente, con trame che procedono parallele ¢ si intrecciano fra evocazione del passato e proiezione in un aldila inconoscibile, ¢ forse inesistente. Certamente 2 l opera pid lirica fra le quattro qui presentate. Gina, Alba, Tuna e Morena sono le prostitute di Streghe da marciapiede (1991, anche questo testo messo in scena I’anno dopo). Condividono lo stesso appartamento dove si ri- trovano all’alba, prima di buttarsi sui rispettivi letti a recuperare forze e dignita. Fintanto che una di loro torna una notte con un “lui” in arrivo non si sa da dove, pestato a sangue nei limbi infernali della citta e che si immolera, o verra immolato, proprio in quella casa di tistoro: ecco dunque una ennesima figura angelica, finita nell’antro stregonesco, dove tra- passera in un modo sconcertante e incredibile. Con l’aula del tribunale che si illumina per flash-back, e che rappresenta il pretesto della ricostruzione della vicenda, anche questa volta densa di tracciati indicibili. Si tratta di un rito stegonesco, di una veglia fra la vitae la morte, fra il giorno ¢ la notte: un vero e proprio sabba, di perdizione e catartico, con rie- yocazioni di neonati trucidati al petto delle madri, di stupri, di impulsi d’amore, di ardori inconfessabili, in un quadretto che ha il piglio dell’ osservazione antropologica ¢ che non trascura le amate ossessioni verso la liturgia religiosa, gli accostamenti arditi, le fughe nel- la follia pitt spinta E dopo ventitré, tre, cinque personaggi, ecco una coppia. Due sole figure, in una cornice che sposa I"unita di tempo, luogo e azione, abitano la stanza di Fratellini (1996, allestito l'anno seguente), dove Gildo fa visita al fratello malato. Il tema @ certamente la malattia, ma immaginata come una gradazione fra gli estremi della vita e la morte, fra il corpo e I'a~ nima. Non c’é soltanto il bene o il male del corpo, cosi come non pud esistere solitario lo spasmo dell’anima. I due uomini sono entrambi vittime innocenti dell’ esistenza, impotenti di fronte alla tragicita. Gildo ha la mente intaccata, da un ritardo 0 da altro, poco importa; suo fratello @ in ospedale e non ci @ dato di conoscere il nome della sua malattia, che com- prendiamo essere terminale... E Gildo a condurre il gioco, la relazione fra sé e l'altro, a or- chestrare la dialettica fra salute ¢ malattia: & lui, paradossalmente, a officiare il rito della vi- sita e delle cure al fratello infermo. E nell’ inversione fra il sano di mente, a letto infermo, e l'amorevole dedicarsi del sano di corpo ma offeso mentale, in questa invenzione inattesa e dolente, l’efficacia della piéce: soltanto l’incoscienza — che s’eleva a unica possibile consa- pevolezza — pud sopportare la tragedia della devastazione di una malattia mortale; soltanto la naivité di un ritardato mentale pud addolcire la rabbia cosmica di chi & costretto ad andar- sene anzitempo. E al quale non resta che lasciar fare, senza nulla dire. Gildo viene in ospe- dale bigiando la messa, in incognito dalla madre che evidentemente rigetta un figlio moren- te di una malattia inconfessabile: ed & proprio la funzione religiosa, i suoi tempi, le sue se- quenze, le parole ¢ i canti - e non di una messa qualsiasi ma di quella di Pasqua, la messa di Resurrezione, I’unica a incominciare con I’ Alleluja! — a condurre il rito della visitazione, a “drammatizzare” |’atto di amore per il sangue dello stesso sangue. E un vero e proprio soli- loquio, officiato dal primo con assoluta consapevolezza tragica nel tentativo di scalfire la prigione del dolore del secondo, che solo sul finire proferira parola. Gildo & sacerdote, in- fermiere, madre ¢ padre, fratello ¢ amante, Sacro ¢ profano si mescolano, cosi come il puli- to ¢ lo sporco. Giochi linguistici, assonanze, lirismo e immagini toccanti, reiterazioni delle azioni, concretezze e astrazioni metafisiche, il pieno e il nulla, il buio e la luce, e soprattutto a incidere @ I'andamento di questo atto unico, in prestito dalla messa cantata della domenica massima. Lo strazio principale é nella solitudine di entrambi, nella relazione che non pud che girare a vuoto, perché al suo definitivo epilogo, con Gildo che recita anche la parte del- Valtro, irretito nel mutismo dell’imminente trapasso. E il silenzio della rabbia contro il ten- tativo di differire quel drammatico momento attraverso la loquacita, con il “verbo” che cer- ca di prolungare la vita, e recita, proprio come fa l'attore, anche la vita dell’altro, per soppe- rime all’assenza, Una “messa in scena”, per I'appunto, cosi come lo @ il rito liturgico di una Maddalena al sacro sepolcro, o di Marta e Maria che cercano di strappare il loro Lazzaro al- la morte. I] tempo & sospeso — “questo tempo qua non vale”, dira Gildo -, e agli stadi nefasti e vieppid irreversibili di una malattia devastante e apocalittica si intrecciano narrazioni leni- tive: la fiaba del re che si chiamava Re, che non era né buono né cattivo e che va nel bosco del suo castello... , un film passato alla televisione — La vita @ meravigliosa di Frank Capra —, una invenzione li per li. Del tempo e dei luoghi Dell’arco della giornata, la preferenza di Silvestri & per il crepuscolo, per le ore buie, mentre la connotazione storica preferisce restare vaga, eccezion fatta per Saro e la rosa. Del fluire fermo delle ore, della sospensione e dei salti nella memoria 0 verso lidi temporali non definibili, si € detto, Dell’adozione del tempo aureo del rito e della cerimonia, pure. II tem- poe qui, dunque, quello “altro” dal quotidiano, e anche quando parrebbe quello del reale, & assolutamente trasmutato, porta con sé una stratificazione di ritmi, sospensioni, respiri che appartengono al tempo dell’arte ¢ della creazione, della trasfigurazione piuttosto che del ri- tratto. E indubbiamente pid prossimo agli andamenti della psiche che a quelli della ragione, col suo procedere per ellissi, impulsi, enigmi, piuttosto che attraverso le regole di una narra- zione piana. Una baracca per casa al limite della civilta per Angeli all'inferno; un tabarin e una resi- denza aristocratica per Saro e la rosa; una stanza d’ ospedale per Fraiellini; un appartamen- to in condivisione per le prostitute di Streghe da marciapiede: come dire interni ed esterni, Paperto e il chiuso, il grande ¢ il piccolo, la citta ¢ le sue case, che sono spesso luoghi di trapasso, tombe, altari d'immolazione. Dunque scenari apocalittici o limbi per aggrumi di senso, luoghi-metafore e antri cavernosi — il paradiso e l’inferno, appunto. Sono sovente luoghi immersi nel buio, che affiorano dal nulla visivo e che alla fine se li riprende: sono le “scene” di un affiorare psicoanalitico, doloroso e catartico; rappresentano luoghi di ricove- ro, ospizi dell’anima, ambiti di transito, pronti soccorso d’occasione per ferite che si aprono ¢ si ripiegano in sé. E come un alzare il velo dalla memoria e poi riporlo delicatemente su una materia che, riportata alla luce, un poco si disperde. Ma lo scrigno a cui attinge Silvestri @ molto, molto ricco. E cosi, nessun timore: di storie da raccontare, il nostro affabulatore ne ha certamente tante altre. C’é sempre un letto in queste opere: quello vero e proprio, o il giaciglio di fortuna, quello d’ospedale e quello di bordello, quello per il trapasso dalla vita o quello per mettere al mon- do una nuova creatura, quello dunque per copulare ¢ dell’attesa della puerpera, quello del riposo della puttana o per una dichiarazione d’ amore. E a volte sotto i letti ¢ nascosto del ci- bo... Oggetti per lasciarsi andare, lettini freudiani, qualche volta sono sofa oppure una sedia a rotelle, ma @ comunque questo I’arredo che ritorna in queste quattro visioni. Dopo i letti, ecco i tavoli, quelli di un tabarin o di pranzi sontuosi quanto violenti. Ec’é pure un omag- gio al teatro tramite il piccolo palcoscenico del locale di Saro e la rosa. 9 aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. sce, disvela le sue alucce, fino alle piume che spuntano a Manuele... Sono voli della poesia e della fantasia, a volte surreali, altre volte docilmente fiabeschi. Della lingua e della costruzione Resta da annotare, infine, della lingua di Silvestri, di quel suo impasto tutto particolare di parlata partenopea e di italiano alto o colloquiale; di innesti dell’una nell’altro ¢ viceversa. Non si pud certamente ridurre questa scrittura alla tipologia della drammaturgia in lingua, poiché qui la lingua — lo abbiamo descritto — @ veicolo di visioni, di lirismo e narrazione; & descrizione di situazioni, fatti, persone, ma pure di spasimi indicibili, di realté che parreb- bero irrappresentabili. Si potrebbe collocare Silvestri fra il magma ribollente, visionario ep- pure terrigno, del palermitano Scaldati, e la restituzione poetica della realta attuata da Mo- scato, fra l’ibrido linguistico popolare del primo e quello aristocraticamente intellettuale dell’ altro. Silvestri pare proprio assestarsi fra queste due punte della nostra drammaturgia. «E mi diressi verso casa, inghiottendo lacrime felici eppure amare. La favola, la nostra favola d’amore, durata pit di vent’anni, stava per raggiungere la sua meritata e radiosa... fine!». Questo @ l’incipit di Saro e la rosa, che sintetizza |’intero racconto e la dramma- turgia di Silvestri, col suo evocare felicita dolenti piuttosto vere, fiabe d’amore che vanno verso la naturale fine, epiloghi che sono meritati e radiosi. Un incipit che non svela nulla, portatore tanto di tragedia quanto di felicita, impregnato com’é di quella dialettica di con- trasti di cui sé ampiamente detto. E dunque é una sorta di cartiglio sonoro, all’inizio det- to da un personaggio, alla fine ripetuto da una voce narrante fuori scena. Un cartiglio qua- si presepico, che si irradier’ man mano di luce propria nel corso dello svolgimento della vicenda e che riapparira alla fine come titolo di coda a riassumere I intera parabola. E se questo & un esempio di ellisse, il resto procede come in un puzzle, fatto di tessere che si incastrano in un insieme; cosi come il montaggio é di gusto cinematografico, ¢ l’incedere & per narrazioni piane e flash-back. E costruita come un montaggio filmico la prima scena di Saro e la rosa, una sequenza a pid fuochi, con inquadrature multiple intrecciate nel ta- barin, fra la proprietaria Titina, una coppia avvinghiata in un ballo, una conversazione al- Vacido fra due anziani coniugi, un cameriere impertinente e i due protagonisti presentati in punta di scena: é un quadro abbagliante per articolazione e ritmo, fumoso e cubista, ma allo stesso tempo dai segni incisivi come un paesaggio di figure di George Grosz, con il riso grottesco di quella cicciona al tavolo che si rivelera un travestito. La drammaturgia di Silvestri deve certamente i suoi esiti a un indubbio talento letterario, per i temi, il respiro, il rigore della costruzione, la particolaritd della lingua, ma allo stesso tempo non pud prescindere dal Silvestri interprete e regista, insomma dall’uomo di teatro. Si avverte una sapienza di mestiere che deriva proprio dalla pratica del palcoscenico, eppure le sue pidce preservano il valore di opere autonome dalla scena, letterarie diremmo, ¢ disponi: bili a essere tradotte in spettacolo, come peraltro @ accaduto, da altri registi, con altre visioni, altre interpretazioni. Che vogliano perd condividere la sfida di questo autore, una delle pid ardite e appassionate: rendere tattile l’invisibile, dare forme all’indicibile. Antonio Calbi 12 aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. Il pubblico esplode in una fragorosa risata. Il Fascista si alza di scatto. Il suo tavolo e la sua sedia si frantumano senza che nessuno li tocchi. Stessa sorte capita agli altri tayoli. Urla. Rumori di gente che fugge via. L’Ufficiale afferra il Cameriere per un braccio e lo trascina fuori dal locale. Titina sale repentinamente sul palco. ‘TitiNa - (canta a squarciagola agitando un fazzoletto nero) “Giovinezza giovinezza primavera di bellezza. Giovinezza giovinezza. Il pianto rompe lentamente la sua voce. E sola. Si guarda attorno. Si soffia il naso usando il fazzoletio nero. SCENA SESTA Napoli, 1924, Sotterranei della villa. Antonio avanza nel buio reggendo una lanterna. Antonio - Ed... Edoardo...? Edoa’, guarda che se mi fai mettere paura te riengo “e mazzate. Epoarpo - Sono qui. ANTonI0 - Oj’?! Addo’ stai? Nun te veco... Epoarpo - Antonio... Qui. = ! (Antonio segue la voce). ANTONIO - (si incontrano. Edoardo é seduto a terra. Antonio gli si accuccia accanto) Non mi sapevi aspettare, no? Ma tu guarda se uno deve fare un incontro nelle segrete del castello... E, secondo te, é pure romantico...?! Me parimme “La sepolta viva". EDOARDO - Quando ¢’@ la luna piena, a mezzanotte precisa, da quella finestrella li penetra una luce che colpisce esattamente il punto in cui siamo seduti. E stanotte c’é luna piena. ANTONIO - Si, e pure vampiri, pipistrelli, lupi mannari.. Epoarpo - (ride. Pausa) Qui sono seppelliti tutti i nostri avi ANTONIO - (fa per alzarsi) Io me ne vado... EDOARDO - (un raggio di luna lo illumina) Ecco la luce... Spegni! Spegni la lanterna. (Antonio, inebetito, esegue). ANTONIO - Che bello... Epoarpo - Da ragazzo ci venivo spesso... Per nascondermi. Una volta, addirittura, ci passai la notte. E fu cosi che scop (Osserva la propria mano) Questa luce cambia colore alle cose... E anche le forme sembrano mutare... (Antonio si stringe al proprio compagno) Che hai? aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. Quinto ed ultimo punto: attendiamo vostre notizie, Signori, giacché i vostri nomi sco- nosciuti sono a me ¢ tali rimarranno nella storia. (Improvvisamente seria) Vi prego, perd, di una cortesia: non giudicate né me né quelle che ta un istante sfileranno qui dinnanzi poiché noi non lo facciamo di voi. (Pausa) Alé, vit! Una musica invade la scena. Entra la prima ragazza e sfila davanti ai tre. Meglio & sempre cominciar dal meglio, ed io qui vi offro il meglio del meglio. Modello Turbamento! Raro esempio di architettura umana. Vi invito ad osservare lo stile corinzio delle sue volute, i fusti, i capitelli, le architravi, le guglie, i baldacchini, i chiosui ¢ le facciate di siffatta 92 — 50 — 90. Su per la scala a chiocciola goder si puote ancora. Se pria non si scolora, si presi per la gola. Riscontrata assenza di lebbra, otite, pazzia morale, paralisi e tigna! (Entra la seconda ragazza) Modello Romantico! Turbamenti adolescenziali di un’ acquasantiera. Cupole e navate in sobrio stile ecclesiastico. Calici d’oro. Turiboli e aspersori d’argento di sobria fattezza. Tiare e zimarre nascondon la carne. Presbiteri ¢ ceri nascondon... piaceri. (La ragazza esce). Modello leggermente incline alla nevrastenia ma accertata assenza di imbarazzo ga- strico, infarto miocardico, vaiuolo e tifo petecchiale. (La terza ragazza fa il suo ingresso) Modello Garcon! Balocco da diporto. Piacevole trastullo ricreativo con cui spassarvi e gingillarvi tra le coltri nelle fredde serate d’inverno. Voi il punto accuserete ¢ le carte taglierete. Mescolate, le guardate, la rivincita le date. Sono carte da lisciare, invitare, impattare. Ma con lei voi mai potrete né scartare né barare. (La terza ragazza esce ed entra la quarta) Modello Déco"! Squisita cavalla da monta. Saura da maneggio c da... maneggiare. La barbozza ¢ la ganascia contengono trentadue denti in perfetto stato di conservazione, tali da reggere il morso e la cavezza di qualunque fantino. Animale facile da domare in ogni andatura: ambio, trotto, galoppo, salto, passata, capriola, corvetta, piroetta ed al- tre che delego alla fantasia... del domatore circense. Pur essendo un esemplare “recalcitrante”, che spesso mostra di mordere il freno, @ sa- no... come una cavalla. (La ragazza va via per far posto ad un’altra) Quinto modello: stile Cabriolet, seppur di fattura americana! Cofano tondeggiante, pa- raurti ben sodi, telaio e motore in materiale indefettibile. Fari che nella notte possono illuminare il cammino ma anche... abbagliare la vista. Decappottabile ed aerodinami- a, si fonisce qui con comando e cruscotto in ambra e rivestimenti in vera pelle. Sportiva al volante stantuffa i pistoni. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. Epoarpo - E solo una favola... E poi chi ci dice che nascerebbero proprio di sesso oppo- sto? E se fossero, invece, due femmine.,. O due maschi, eh Antonio? Ti prego, ti pre- 20, ragiona... ANTONIO - Zitto! Statevi zitto, signor Marchese, perché voi non avete capito proprio nien- te. L’importante, nella vita, & sapersi vivere le cose, perché le cose, in sé, non hanno alcuna importanza. Nasceranno due bambini, uno maschio e uno donna. Separati nella connola, si uniranno nei destini. E una favola, l’avete detto stesso voi, e nelle favole tutto va per il verso giusto, tranne quando ci si mette il cattivo per lo mezzo. E qui cattivi non ce ne stanno, vero Edoa’? (Lo guarda per la prima volta). Epoarno - (dopo una pausa) Tu mi stai prendendo in giro... Non puoi credere di trascor- rere vent’anni della nostra vita in attesa di un figlio. Un figlio che sarebbe figlio dei nostri rispettivi figli. Tu stai scherzando, perché se dicessi sul serio, il cattivo, in que- sta favola, ci sarebbe: sei tu! E vero che scherzi? Eh, Antonio? Dimmi la verita ... (Lo afferra per i polsi e lo scuote). ANTONIO - (urlando) Statte zitto! (Scoppiando in lacrime) State zitto... E lieveme 'e ma- ne ‘a cuollo... (Tenta di riprendere a cantare ma i singhiozzi glielo impediscono) E’o vero ca Titina me truvaje miez’a na via... O meglio: in un angolo, dint’”’a munnezza! Mi avevano avvolto in un lenzuolino di cotone tutto merletti e pizzi. Bianco. E va’ tro- va chi é stato che m’ha lassato 1a. Forse sono il figlio illegittimo di un nobile, di un uo- mo importante, o l’ennesimo e insostenibile parto di una serva. Se non ci fosse stata tua madre, pure Frida avrebbe fatto la stessa fine, chi lo sa?! Ma lei, per fortuna, una mamma V’ha trovata, seppure adottiva. Invece fuje Titina a truva’ a me, il tredici giu- gno, giomo di Sant’ Antonio. “Pienza che furtuna, picceri’: se ti trovavo ieri ti dovevo chiamare Basilde, e se invece ti avessi trovato domani il tuo nome sarebbe stato consa- crato a Sant’ Eliseo profeta”. E fortunato forse lo sono stato veramente.. Me lo stai chiedendo con gli occhi... Non lo so! Non lo so se sono pazzo! Saccio sula- mente che é bello tene’ a te..., l’unica cosa che tengo e che ho mai tenuto. Una casa? Oggetti personali? Un posto dove sbattere la testa quanno te vuo’ mettere a chiagne- re.,.? E che sono? Mai tenuti! Solo te..., e nemmeno per intero. Come tua mamma... Lei non ha mai avuto figli, mariti, ricchezze... Solo fiori. E vergine tua madre, come me... Ma io un pensiero lo voglio... Un pensiero lungo... -7 Anto’...?! Antonio - Una di quelle idee che ti consumano la vita e ca nun te fanno penza’ a chello ca nun tieni... e che nun ’e mai tenuto... E io lo volevo tenere con te questo pensie- ro... Dedicargli tempo. Quanto so” fesso... Ma come & possibile? In un momento co- me questo tu vaje a penza’ a “sti cose? A un figlio? Ma hai visto fuori che sta succe- dendo? Si! Ho visto! Ed @ proprio per questo che voglio tene’ "stu penziero! Nessuno ci pud dire niente perché nessuno sa niente! Noi? Quando mai? Tutto legale! Privilegi Epoarbo - (gli si avvicina con dolcezza) Antonio. 43 aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. zione. Ma non lo faccia stancare troppo. E la notte lo copra bene... Deve stare al cal- do... Arrivederci. Nina ed il Gerarca si accarezzano con crescente lascivia. Tutti si uniscono al coro gradatamente. Nina lancia un lungo e prolungato grido di piacere. SCENA SECONDA Tabarin, 1940. Trmna - (applaude con svogliatezza) Bravo...! Bravo...! Veramente bravo...! E tu vulisse turna’ a canta’ cu chesta canzone? Bravo... Gia me I'hanno scassato ‘na vota ’o locale, nun vulesse fa’ ’a siconda edizione. Certo, la voce @ sempre la stessa... Anzi, miglio- rata, forse... Ma é il repertorio che non va... Oggi sono di moda le macchiette..., le canzoni d’amore..., i duetti... Tu’e tieni ’sti cose? $i? Allora, per me, puoi riprendere servizio pure domani, e del passato “ninni parlammone pid”! (Tossisce e spegne indispettita la sigaretta) Café chantant, tabarin, varieta, passa ‘o tiempo e stammo cca. Café chantant, tabarin, varieta *o tiempo passa e stammo cca. SCENA TERZA Napoli, 1939. Una lunga tavola imbandita intorno alla quale siedono tutti, esclusa Frida. GerArca - (enfatico e spocchioso, odioso eppur simpatico. Come potrebbe, d'altronde, non risultare parzialmente simpatico uno che parla come se stesse declamando una poesia di Gozzano?) Ma bene, ma bene, gli dissi. Venite! Venite e godete di quello che il cielo vi manda. Se poco, 8 pur poco, lo so, ma d’arte o non d’arte, chi mai giudicare potra? Feci bene? (Nina gli sorride e fa per rispondere ma I'uomo incalza) Benissimo, dissi a me stesso pensando un pensiero che poi non vold. (La Marchesa, Edoardo e Antonio hanno tutta Varia di annoiarsi per questa cena che, evidentemente, é opera di Nina) Ma...! (Sorride sornione) Ma V' arte, mi dissi, pud mai sconfinare? Pud mai pa- trizzare? Potra essere, un giorno, affrancata dalle conventicole di sodomiti, perdonate l’espressione, che la inzaccherano, la infangano, la macchiano, Ja ingiuriano, la sver- gognano? No, signori! Mai! Ben neta e arginata @ la linea di trincea che disgiunge Varte da coloro che la praticano. Questo é il mio pensiero ¢ cosi 2! 47 aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. ANTONIO - Ma...? Epoarpo - Shh... Si pud! Si pud! (Mangia). Gerarca - (alla Marchesa) Ella...?! Marcuesa - (sbrigativa) Non so. Gerarca - Bah...! (Fa per servirsi della frutia. Gli occhi di tutti gli si puntano addosso ‘ma l’uomo non se ne avvede. Ritrae la mano ferma a mezz’aria su un grappolo d'uva) No! Meglio di no... La frutta a fine pasto produce spesso degli effetti sgradevoli. Marcuesa - Bravo! Lei ha fatto benissimo. Io, ad esempi NINA - Basta! (Si alza al colmo dell’ira pur sforzandosi disperatamente di contenersi) Md basta! (La voce le si incrina) Ma come...? (Indica il Gerarca) Io e... (Indica Edoardo e Antonio) Mentre loro due...? No! Non 2 possibile... (Piange) Non @ questo il mo- do... (Si guarda attorno disperata) Che schifo... (Le parole le esplodono in gola. Vo rebbe urlare) Schifo... Schifo... (Si getia sul cibo e mangia avidamente imbrattandosi il volto. Il Gerarca si scosta inorridito) Schifo.... Schifo... (Continua urlando). Marcuesa - (alzandosi) Nina! FRIDA - No! Epoarpo - (tenta di impedirle di mangiare) Nina... Nina... (Una spinta della sorella lo fa cadere. Antonio gli presta soccorso). Nina - (al colmo dell’isteria, ficca la testa in una zuppiera) Schifo... Schifo... Marcuesa - Nina! Nina! (Con impeto, rovescia un hicchiere d'acqua sul volto della fi- glia. Silenzio. Con dolcezza) Nina... (Nina fa per parlare; singhiozza ed esce lenta- mente di scena). Gbrarca - (lunga pausa) Se permettete, vorrei raggiungere... (Fa per andare in direzione di Nina ma un improvviso mal di pancia lo inchioda alla sedia). Maxcuesa - Ha fatto bene a sedersi: non lo avrei permesso. (Agii altri) Vi prego, lasciate- mi sola con il signore. (Edoardo, Antonio e Frida escono da parti opposte) Lei & una persona molto gentile... ¢ la ringrazio per la delicatezza con la quale ha affrontato Vargomento. I suoi giri di parole non mi hanno certo ingannata. Lei ha scoperto tutto! Bravo. Veramente bravo. Un segreto nascosto negli anni, svelato cosi, in pochi minu- ti... Che persona intelligente... Capisce, adesso, perché non usciamo quasi mai? Per- ché ci rincantucciamo nella nostra dimora al riparo dagli sguardi indagatori della gen- te? (L’uomo si lamenta per il dolore ma presta molta attenzione alle parole della don- na) # atroce doverlo ammettere, soprattutto per me, che sono sua madre... Gerarca - (riferendosi a Edoardo) Eh, gid! Marcuesa - Mia figlia & pazza! (L’uomo si alza di scatto. I due prendono a girare inior- no al tavolo in senso contrario) Poverina! Non pud badare a se stessa.., Non pud re- stare da sola in camera... Non pud... GERARCA - Ma davvero. Marcuesa - Oh..., con quanto tatto lei mi ha fatto intendere che sapeva... Sl aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. RaGazza - Avanti! (Alla vista de! padre, la ragazza spegne la radio mentre il ragazzo si leva in piedi di scatto) Papi! (Si getta tra le braccia di Edoardo). ANTONIO - (al figlio) Buongiomo... RaGazzo - Buongiorno babbo. ANTONIO - Posso sedermi? (Senza atiendere risposta, siede). RaGazza - (conducendo il padre a sedere) Qui, vi ... Come state? Antonio - Bene, a quanto vedo. Raazzo - I] dottore dice che passera presto... Anronto - Una forma influenzale... Epoarpo - Sei bellissima... RaGazza - (sorride) Usciamo? ANTONIO - Cattivo tempo.. RaGazzo - Gia ... ANTONIO - Piove da due giorni... Racazzo - Infatti... Antonio - Ma domani tornera il sole. Epoarpo - No... Sono stanco... RAGAZZa - Volete stendervi? RAGazzo - (getta il libro sul letto) Greco antico. Antonio - Uhmm... Deve essere difficile. (Un silenzio molto teso) La Tata vi ha conse- gnato il regalo che ho portato ieri? RaGazza - (felice) No! Epoarpo - (tenta di non guardare sua figlia negli occhi; 2 imbarazzato e impaurito) De- ve averlo nascosto sotto il letto in attesa della mia visita. (La ragazza si precipita ad estrarre il pacco da sotto la branda). Racazzo - Grazie del pensiero. ANTONIO - (pausa) Non lo aprite? RaGazzo - Lo fard quando... ANTONIO - (interrompendolo) Non lo aprite? (Silenzio. Il ragazzo prende il pacco e lo apre contemporaneamente alla figlia di Edoardo. I giovani restano inebetiti a guar- darne il contenuto). Epoarpo - Non... Non sapevo come dirtelo. .. Antonio - A nulla varrebbe qualunque cosa voi diciate! Epoarpo - B un ragazzo in gamba.. ANTONIO - Molto bella... a5 aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. VOCE NARRANTE - “...e mi diressi verso casa, inghiottendo lacrime felici eppure amare. La favola, la nostra favola d’ amore, durata pit di vent’ anni, stava per raggiungere la sua meritata e radiosa... fine!”. Antonio - (afferra il bastone che aveva lasciato al suo fianco e, parlando parlando, in- vecchia) Mo comincia... Md comincia... Non & vero ma comincia... Nasceranno due bambini, uno maschio e uno donna. Separati nella connola, si uniranno nei destini. Zitto, zitto, nasce i] bimbo... Guarda, cresce... Nasce il bimbo... Cu ’o vellicolo cchit fora... Ma che ammore.,. Ma che ammore... Edoa’, tu ’o vide buono? Assumiglia a te oame...? Gnicchi gnacchi, biberon... Pannolini e cucchiaini... Addo’ vaje? Mo te ne vaje? Chi s”o cresce, dimmi a me? Quant’é bello... Quant’? bello... Ma ch’ammo- re... Ecomm’é doce... # do nuosto, ’0 saje o no? B d’’o nuosto, ¢ basta md! 'O lat- tuccio, ’a caramella... Cresce, guarda, cresce, cresce... Nonno, nonno, ninna 0... Pate, pate, ninna a... Ninna nonno... Nonno e ninna... Addo’ vaje? Md te ne vaje? E ’a pap- pella chi ce ‘a da...? Zitti, zitti, dorme ‘o ninno... Ninno nonno, nonno ninno... E do nuosto, ’o saje o no...? Edo nuosto e basta md! Si fa luce su tutta la scena e scorgiamo l’uomo del prologo, la Voce narrante, il sosia del Marchese Edoardo, in altre parole: Saro, che guarda suo nonno Antonio con fare di sfida. ANTONIO - Saro...? ’A quantu tiempo... Che d’8? Nun me dai manco ’nu bacio? SaRo - (getta ai piedi di Antonio i quaderni dalla copertina nera) Perché me li hai mandati? ANTONIO - I quaderni di tuo nonno? Ti appartengono... Sono tuoi... E poi, a chi altri avrei potuto mandarli? Sono rimasto solo io... (Breve pausa) E una bella storia, eh? Saro - (ci pensa) No! Antonio - Uhmm...? A me pareva bella. Forse un poco... (Pausa) Saro...? Ma tu vera- mente ti sei creduto quel fatto? Tu overamente hé penzato ca chello ca ce sta scritto Ila "ncoppa é overo? (Ride). Saro - Non ci trovo niente da ridere! ANTONIO - Per questo st niente... tutto... allampanato?! (Continua a ridere) Ma nun @ overo Saro - Non dirmi fesserie, tanto non ti credo. (Antonio non riesce a trattenersi) Nonno! ANTONIO - Scusami.., Scusami ma é troppo comico... Saro - Vi siete comportati come... come due animali.., Due bestie! ANTONIO - (smette di ridere. Silencio. In un crescendo di rabbia) Non ti permetto di parlare cost di Edoardo! (Tenia di colpire il giovane con il bastone ma perde Uequilibrio e cade). Saro - (accorrendo) Nonno... 59 aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. PERSONAGGI Prerro MANUELE Mammina Prima rappresentazione: Compagnia L36 diretta da Luca De Filippo, Meldola (orf), 17 marzo 1991, Teatro Comunale. Interpreti: Isa Danieli, Enzo Moscato, Francesco Silvestri: scene ¢ costumi: Encico Job; musiche originali: Pappi Corsicato; disegno luci: Mario Carletti; regia: Armando Pugliese. 64 aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. MANUELE - E io? PIETRO - Tu? Tu sei uno delle pellecchie! MANUELE - E tu? PieTRO - fo no, io! fo sono il Principe. Il Principe azzurro! Venuto da un paese straniero Jontano. MANUELE - (softovoce) Il Principe Pietro - Guarda, pelle’, guarda... Il Re non la vuole la Regina bottiglia rotta. Vuole la Regina verza. Eh, ma la Regina verza la voglio io. Deve essere mia! MANUELE - La Regina verza... Pietro - (induce Manuele a giocare alla guerra) Vieni! Vieni, soldato, vieni! Andiamo a uccidere il Re carciofo. Soldati. MANUELE - Pellecchic di pomodoro... PIETRO - “Surdate mieje, pellecchie ’e pummarole “e San Marzano, de’ pelati inte buatte, de” pummarulelle nuvelle, *e chelle p’’a ‘nzalata, de’ fiaschelle..., currite!"*. Salite so- pra ai carri armati. Andiamo a uccidere i] Re! Salite, soldati miei! MANUELE - (sottovoce) “Tu sei il mio Re. Tu sei il mio Re...”. (Continua). PteTRO - (canta) “Partiamo per la guerra, ¢ la guerra e la guerra, ché il Re deve morir, deve morir, deve morir!”. MANUELE - “Tu sei il mio Re. Tu sei il mio Re. Tu sei il...”. (Continua). Puzrro - Da tutti i sacchetti della monnezza, escono e corrono foglie di lattuga e d’incap- pucciata, pagine dei giornali, mozziconi di sigarette... Avanti soldati! (Canta) “Partia- mo per la guerra...”. (Continua). MANUELE - Dorme, la mamma. PteTRO - (canta ancora) “Ché il Re deve morir...”. (Continua). MANUELE - Dorme, mam... PteTro - La posa “fraceta” del caffé si stende a terra come un tappeto di morte per far pas- sare i cannoni dei... MANUELE - La vedo! La vedo ancora la Regina bionda! La Regina del mare! Pretro - (chiude con rabbia il bidone e urla) E mo non la puoi vedere pil! Sto vedendo io. Quello che vedi tu sono tutte puttanate! MANUELE - Non si dicono le male parole! Pietro - (ci pensa) Ma vaffanculo! MANUELE - Le male parole non si dicono.... Perro - Vaffanculo! Vaffanculo a te, alla Regina, a... Voce DI MAMMINA - Pietro... ?! 68 aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. Mamina - La creolina! Pierro - Bianca...., per piacere, basta, Mammina, ti prego, bianco, bast MANUELE - Di tutti i colori... Mammina - La creolina per disinfettarci! Per schiavicare i nostri umori! Pietro - Me la ricordo, basta, me la ricordo.... Mammina - E che colore teneva quella canchera di creolina? Pietro - Bianco! Bianco! Basta! Bianco! MANUELE - Di tutti i colori del mondo. Mamina - (si calma) Bianco! Basta. Bianco. (Silenzio) Come quella puttana che sta 1 fuori. (Ancora silenzio) Tengo fame! Pierro - (apprensivo) Manue*! ManueLe - Vado... (Cerca cibo nel cassonetto). Ciascuno, a modo suo, si riprende. Petro - (si avvicina a Mammina premuroso e sorridente) Ti serve qualcosa? MAammina - Niente! PIETRO - (con intenzione) Stasera a me! Mammina - E chi te I'ha fatta questa imbasciata? PiETRO - Mi sono fatto i conti... Mammina - E te li hai fatti sbagliati! Stasera niente bacetti! A nessuno! & chiaro? PieTRO - Si... Grazie... Mamma - E per molto tempo ancora! Pietro - Si... Grazie... Mammina - Perché ricordati: sta scritto pure sopra al libro. Verranno, verranno... Al nord sono gid venuti, Ma tanio all’uccellino giallo non l’acchiappano pid. Vola, l’uccellino, vola! (A Manuele) Ci sta niente? MANUELE - (mentendo) No... Niente! (Nasconde qualcosa). Mammina - La bomba! La bomba se I’ha mangiati a tutti quanti. Distruzione totale! Ah, ma pure qua verranno. E se li mangera in un morso solo. Aumma! Sta scritto! Qua de- ve nascere, qua! Ma tu non sai leggere. Perché sei scemo! Tengo fame! PreTRo - Manue’?! MANUELE - E niente. Non ci sta niente. Pietro - (a Mammina, con timore) Niente... 72 aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. MAMMINA - (nell’ultimo tentative di porre fine a quella violenza) Pietro! Il bambino... Sta nascendo il bambino... Pierro - (c.s.) T’ammazzo... T’ammazzo, Manuele! Mammina - Pietro, corti, finte doglie) Ah... Ah. Pierro - (si blocca. Guarda inorridito le spalte di Manuele che noi, pubblico, non vedia- mo) Ma... Ma tu... Ma... Mammina...? Il fratellino... Il fratellino piccolino... (Si lamenta in preda a Indietreggia; la corda gli scivola dalle mani. Manuele 2 a terra bagnato dalla luce della luna. Pietro si scuote e corre dalla donna. La adagia sul letto e l’'aiuta a partorire. La luce del lampione si fa pitt intensa. Un rumore dalla pattumiera fa voltare Manuele. Il giovane si avvicina all'immondizia e vi fruga dentro. Trova un fagottino avvolto in un piccolo lenzuolo di pizzo bianco. HI pianto di un neonato invade la scena. Pietro tiene tra le braccia una bambola di pezza vestita di tutto punto: é il figlio di Mammina, Manuele sorride al fagotto: é un bambino. Un bambino vero. Lentissimamente cala il sipario. 76 aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. ne) Mamma mia... Mamma mia bella... Padre nostro che sei nei cieli, sia santifica- to.... (Continua. Prende la bambola e la pone sotto le sue vesti in modo da sembrare nuovamente in stato interessante. Manuele sorride e riveste il bambino con le stoffe bianche e merlettate. Pietro fa per raggiungere Mammina. A Pietro) Vattene! Vattene fuori pure tu!! (Lo spinge fuori dalla baracca e si chiude dentro). Pierro - (si avvicina a Manuele che, seduto affianco ai cumuli di immondizia, sorride al neonato} Hai visto... MANUELE - (annuisce e canta) “’O lupo s*ha mangiato ‘a pecurella...”. (Si benda gli oc- chi e parla al bambino) Questo mondo qua... Questo mondo qua, piccerillo mio. tu non lo sai, tu non Jo sai ancora, ma é pieno di colori. Il fuoco é rosso. Rosso ¢ giallo. Ma pure il sangue é rosso. *O primmo ‘o pud tucea. ’O sicondo no. ’O sicondo fa male. Il fuoco é rosso e bello. "O sanghe no. PIETRO - Manue’, lo sai...? Proprio adesso adesso ho visto la Regina bottiglia rotta e... e non mi piace pid tanto come prima... Non mi piace pid... MANUELE - L’ equa, invece, l’acqua po essere do’ culore ca vo", essa. Pirro - Se il Re carciofo la vuole lui, per me se la pud pure tenere... MANUELE - L’acqua tene "e culure de sette Arcobaleni ‘e Babilonia. Delle cinque terre emerse. L’acqua possiede tutti i colori del mondo; tene tutte culure ‘e Il’acqua, Il"acqua. *E lacreme no, Pure si so’ fate da stessa pasta soja, pure si pareno tale e quali all’acqua, ogni lacrema tene ‘nu culore do suojo, sultanto d’’o suojo. Quelle dell”amore so’ gocce d’oro. E luceno luceno luceno... Jesceno redenno a uocchie chiusi. Bellu sapore. Sapore 'e frutta. Sapore ‘e acqua 'e mare asciutta ‘ncopp”a pelle. Acqua asciutta da magna a mmuorze. Bellu sapore. ‘Tunun ’e vulisse fa’ ferni. Fa’ ferni mai. Sapore ‘e carne ‘e criature. Carne “e latte... E luceno luceno luceno. Le lacrime dell’amore so’ gocce d’oro. Chelle Il’arraggia so’ foglic *ngiallute. Bruttu culore. Tu nun “e vulisse fa’ cade’ ‘a copp”e rame ’e Ialberi, nun ’e vuli Ma loro ‘o fanno ’o stesso. Senza chiedere il permesso a nessuno. Parlano malamente. Parlano malamente ’e Ilacreme ‘e II’ arraggia. *Nganna. Alluccano, Alluccano ‘nganna e fanno male. Bruttu culore. Foglie ‘ngiallute. e fa’ cade” 82 aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. mo parlare un poco noi tre. Anzi..., noi quattro. (Si accarezza il vistoso stomaco) Cin- que, con la sorellina. Questo bambino & una grazia. Un miracolo sceso dal cielo. Quante volte abbiamo sentito dire: “Uh... Quant’é bellino... Pare proprio un angioletto...”. So- lo che... il nostro, non @ “un angioletto”..., @ un Angelo! Un Angelo vero! Ora: un An- gelo vero, abituato alle distese infinite del Paradiso, abituato ad incontrare tutti i giorni gente perbene, importante, ..."buona”!, abituato a vestirsi di pulito tutte le mattine allo schiarar del sole, come potra trovarsi bene qui da noi? Come potra abituarsi, lui, abitua- toa ben altro, alla chiavica fetida a cui noi siamo gia abituati? Siamo poveri. Pid poveri di noi ci sta soltanto inferno. E volete mai che un Angelo, un Angelo vero, trascorre la sua esistenza tra i fuochi eterni dell’ abisso? (Fa cenno di no con il capo). PIETRO - (a imita) No... (Manuele sta tentando di capire dove il discorso della donna vo- glia andare a parare). Mammina - No! Qualcuno da lassi ci ha scelti per allevare quest’anima di Dio. Ha scelto proprio noi tre..., quattro con la sorellina. I] perché ci sfugge. Ed & giusto cosi. Ora: piit di tanto non gli possiamo offrire, e, quindi, abbiamo bisogno di chiedere aiuto, per farlo crescere come Ja sua razza é abituata a fare. Un aiuto esterno... (A Pietro, peren- toria) Va’ a pigliare quel cestino! (Pietro esegue. A Manuele) Ma per avere un tale aiu- to c’é bisogno che la gente sa chi ci teniamo in casa. E giusto a mamma? Dico bene? (Manuele non risponde). PreTRO - (ritorna con un cestino che ha V’aspetto di una mangiatoia) Grazie... Mamina - (gentilissima) Prego... Mettilo qua! (Pietro pone Voggetto ai piedi della donna. Manuele, come a rispondere a un ordine muto di Mammina, adagia il piccolo nella mangiatoia. Mammina sorride soddisfaita) Domani mattina, tu, Pietro, andrai per le strade a dare la lieta novella, spiegando a tutti quello che & sucesso, e dicendo: “Cosi, cosi, cosi, cosi...”. Manuele si mette sotto l’ar- co della porta e aspetta. Tutto vestito di azzurro e di oro; una corona di fiori in testa, un bel paio di ali finte... (Pietro trattiene a stento una risata) Che tieni da ridere, scemo? Pietro - Niente. Grazie. Mammina - Io stard dentro assieme al bambino. Con la porta chiusa. E logico che vorran- no vederlo tutti. Manuele li fara passare, e io spiegherd loro: “Cosi, cosi, cosi, cosi...”. Un’ offerta non la potranno rifiutare... Ai Santi non si rifiuta mai un’offerta.., E noi lo siamo... Santi poveri! Pid poveri di noi ci sta soltanto l’inferno! E chi, vedendo un bambino con le ali, desidera che la sua vita trascorre tra i fuochi eterni dell’abisso? Nessuno! Poi, dopo qualche giorno, verra Padre Gerardo. Padre Gerardo chiamera il Parroco, il Parroco avvisera il Vescovo, il Vescovo, I’ Arcivescovo o chi per lui... e un bel giorno, qua fuori, ci vediamo appresentare il Papa. A lui lo facciamo entrare gratis. E poii giornali... La televisione... Non & frequente vedere un Angelo sceso in terra... Un Angelo vero! A tutti una buona parola... Un sorriso sincero... e una mano aperta! (I neonato scoppia in lacrime). MANUELE - (sembra uscito da uno stato ipnotico. Si riprende il bambino) No... No! (Esce dalla baracca). 86 aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. ATTO PRIMO Ad apertura di sipario, il banco dei testimoni 2 occupato da Gina, in piedi, nell’atto di giurare. Nella penombra circostante si intravede Morena che strimpella una chitarra e canta a mezza voce la canzone “Morena Flér”. Gina - (lunga pausa) Lo giuro! (Siede) Girolomina Asteri detta Gina... No. Non Mina... Gina! E facile confonderli, lo so. Ma io sono di Gerolomini, vicino Pozzuoli, e cosi i miei hanno avuto la brillante idea... Quinta elementare, poi la strada. Vivi, ringra- ziando non so chi, ma stanno al paese... Certamente che lo sanno. E, secondo voi, perché non mi vogliono vedere pitt?! La solita storia, @ inutile che ve la racconto, s’°& gia vista abbastanza dentro ai film... Da quattro anni, si... Di sfuggita ci sapevamo da parecchio tempo. Ognuna di noi stava arrangiata da qualche parte; poi, cosi, per caso, in una serata strana, una di quelle serate che capitano girando intorno ad un fuo- cherello improvvisato, ci incontrammo e decidemmo di prendere un’ unica casa gran- de con quattro stanze... C’eravamo simpatiche... No, frequentiamo apposta quartieri diversi proprio per non litigare... No... Mai. Mai... E non vi dovete meravigliare se quattro puttane, si pud dire puttane?, se quattro puttane che vivono insieme non han- no mai litigato. Pare brutto. Per noi e per la categoria... E allora ho frainteso io, per- donatemi... Si, da buone commari. Ci siamo divise i compiti: chi cucina e lava i piat- ti, chi fa la spesa e paga le bollette, chi si occupa delle pulizie della casa, e chi si ripo- sa un mese. Poi il turno cambia e... Alba! La pil grande... Nessuno... Libere... No... Nessun protettore, nessun magnaccia, nisciuno ricuttaro d’arricchi. E neppure nessun uomo in casa! Patti chiari, questo é il segreto: il lavoro si fa sul posto. Niente compiti da finire a casa per l’interrogazione di domani. Tanto, per chi viene sempre bocciato, gli esami finiscono presto... Si, purtroppo, fu colpa mia. Fui io a trovarlo e a... a rompere la prassi... No, questa volta credo che avete frainteso voi. Io non I'ho incontrato. L’ho trovato! E isso, comme a ‘nu cacciutticllo senza padrone, s'¢ mmiso areto c... Solo noi due... Tornate da poco, si... Un quarto d’ora, venti minuti... Ve I’ho gia det- to: stavamo solo noi in casa. Io e Morena. (Pausa. In altro tono) E chi se lo immagina- va che tutto stava cominciando proprio in quel momento... Morena canta con pi foga e sicurezza. Si fa luce. E mattina. Il “banco” diventa rin- ghiera. Gina si scioglie i capelli e li asciuga al sole. Morena - “Morena flor, me dé um cheirinho um cheirinho de amor. Depoi também, dé me todo esse denguinho ceve su’ vogé tem...”. (Continua). Gina - Hai chiuso la porta dello stanzino? (Morena annuisce. Gina lancia uno sguardo in strada. Agitata) Uh..., sta salendo Alba. Non le dire niente, ci penso io. (Morena sor- aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. Tuna - (sorride suo malgrao) Che stupida! MoreNa - (continua) “E ovvio, perd, che se qualcuna di voi vorrd approfittare da minha immensa cassetta...”. (Gli pone una mano tra le gambe. I volto di Morena 2 attraver- sato da un pensiero inquietante. Ma dura un attimo; subito dopo, infatti, la brasiliana si scuote e ripristina il suo coinvolgente sorriso). Tuna - (ride) E lascialo stare. ALBA- (ride) Maronna, ’o fa ’e martirii. GINA - (come in trance) Quando si @ alzato da terra... a Poggioreale... era pieno di san- gue. L’ho visto bene, stava sotto a un lampione. Sangue vivo... di un colore strano... E pure prima, quando s’é addormentato, teneva una brutta ferita sull occhio. Tuna - Mbe’?! Che c’é di strano? ALBa - L’ hanno vattuto. Gina - Guardatelo md... Tiene la pelle liscia liscia.., Senza segni... Senza ‘nturzature "ce cazzotti... (Gli toglie lo stupido sorriso. A Morena) L’bé visto pure tu, no? di sfuggita. Pra’ mim sao todos iguais. ALBA - Ginu’, e ti sarai sbagliata, figlia mia. Sara stata un poco di terra sulle sopracciglie. Polvere rossa. (Sorride) O si no l’avessema chiamma Santu Lazzaro! S’é alzato e ha camminato. Morena - Un attimo. Morena - (allarga le braccia del giovane) Nao, parece mais un Cristo in croce. Gina - (sorridendo, bugiarda) Avete ragione... Forse mi sard impressionata. AtsaA - Ha fatto ’o miracolo da resurrezione... (Ridono). TUNA - Comunque sappiate che non sono d’accordo sul... Morena - Uh... Que lenga lenga! Dai, facciamogli vedere 0 nosso showsinho. Gina - Si, si, il nostro numero, ABA - No, pe’ piet&, tengo ’e piedi ca nun me sento cchii. Morena - (Ia solleva) E su, vamos 18! Gina - (batte le mani a ritmo) Alba! Alba! Alba! ALBA - (aiutata da Morena, pone il divanetto al centro della scena) E va bene! Va bene! Calma! Peré soltanto la prima parte ché devo ancora cucinare. Gina - (a Lui, spostandolo) Tu mettiti qua che vedi meglio. E togliti queste mani dagli orecchi sennd non senti niente. Vieni, Tuna! TUNA - Non ho voglia di pagliacciate. Morena - E lassala perdere! Pronte! In posigio! Mette un disco e si dispone in riga con le altre due. Eseguono un numero cantato e bailato. Tuna va al balcone che, lentamente, si trasforma in banco degli imputati. La musica e il canto delle altre fa da sottofondo alle sue parole. 97 aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. zia... ’O figlio mio... ’O figlio mio bello... B muorto... E muorto... (Guarda final- mente il giovane. Si riprende. Terrorizzata, lancia un urlo soffocato) Ah... Aiuto... (Ritrova la voce) Aiuto! Morena - (accorrendo) Que que foi’? Che @ sucesso? (Vede il giovane a terra) Meus Deus do céu! (Gli monta sullo stomaco e gli preme con forza entrambe le mani sul petto). ALBA - (tremando, sembra sincera) Ero riuscita a farlo avvicinare... S’& preso due biscot- ti dalle mie mani... MokreNA - Levanta... Su, bello, su! No metterci nei guai, filha da puttana. Se muori, que diser pra’ policia? ABA - Noné normale... S’ sdraiato a terra e s’é messo a mangiare. Morena - Pirafia Eva! E dai! Dai! Respira, Cristo! (Esegue una frenetica respirazione bocca a bocca). ALBA - Je ce I’aggio ditto... Non si mangia cosi... T’annuzze ‘nganna... Statte accorto... Morena - (il giovane ha un sussulto e tossisce forte) Ti se decidiu, saco. Levanta, bimbo, levanta! Respira... (Corre al balcone) Portiamolo fuori. All’aria. Rapido, ajudame! Morena si ritrova al banco degli imputati. Le luci cambiano velocemente. Lui conti- nua a tossire ma senza emettere suoni. E un flash-back. Morena - No! Forse Alba non ricorda bene... Non fui io a ajudarlo... Io ero a letto, Sentii gritar, questo si... Ma fu ‘a Gina a correre p”’a prima. (Gina viene dal corridoio e soccorre il giovane. Le due donne, nell’appartamento, dialogano senza emetiere suoni) Sentivo voci... "A sua tosse... Cosa? Perdonatemi, nao capisco molto bene V’i- taliano.,. Alba diceva che lui preso un biscoito... Asa - Non si mangia cosi.. T’annuzze nganna... Morena - Sentivo ‘a Gina que... Gina - Non morire, ti prego! Morena - “Non morire!”... Nao sei nada, io... L'acqua! Gina - Tiene bisogno di aria. Sta aperto il balcone? Morena - Ora ricordo... A Gina gritava: “Acqua! Acqua!”’... (Gina corre in cucina e ri- torna, subito dopo, con un grande recipiente colmo d’acqua) Ma no uscii d”a mia stanza. Ero troppo stanca... Queria dormir... Si, escutei un rumore de dgua.. . Agua... Gina - (ha posto il recipiente affianco al giovane) Tieni, bevi! Bevi! Morena - (alzando la voce) “Ma che fai? Cosi ti affoghi un’altra volta!”... Poi... Poi non lo so... Perché qualcuno... qualcuno chiuse ’a porta... (Morena va al buio). GINA - (esausta) Oh, mamma mia. (I giovane, parzialmente ripresosi, assume una posi- zione vagamente orientale). ALBA - Ero riuscita a farlo avvicinare... S'& preso due biscotti da... Gina - Alba, per piacere, va’ a dormire. Ci penso io, vai! 101 aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. (Lunga pausa) Se fossi donna, no. Potresti farlo perché... perché anch’io lo vorrei. E con lei lo volevo sempre. Lei si che poteva toccarmi, abbracciarmi... E al solo pensie- ro che potesse baciarmi mi veniva da piangere dalla gioia. Perso la testa! Non era pid amore. Era delirio. Melma in cui affogare. Glielo dissi: se te ne vai mi metto a battere. Hai capito? Faccio marchette sul marcia- piede. Non mi ha creduto. Bene! Lo vedrai! (Ride forte) Si & mai vista una puttana lesbica? Al tuo paese ce ne sono? Sei fortunato a non capire, altrimenti non ti avrei raccontato nulla. Per giunta sei pure maschio. An- che se su questo non ci giurerei. Troppo bello per essere un uomo. Forse sei frocio, perché no? (Divertita) Forse dalle tue parti sono proprio cosi... I froci, dico. Meglio se fossi un travestito. Almeno potremmo essere... (un'idea si fa strada nella sua mente) amiche. Senza complicazioni... O implicazioni... Saremmo uguali. Uguali e diverse. Come fa quella poesia? “Vengono. Uguali e diverse”. Ti porterei con me. Per strada. Una donna stupenda saresti. Vuoi? “Con ciascuna la mancanza d’amore é uguale”. (Si avvicina al giovane e lo induce a togliere i pantaloni e ad indossare alcuni abit femminili lasciati in giro dalle sue compagne) Una donna stupenda... Lo stesso san- gue... Il tuo... Il mio... Con te riuscirei... Uguali e diverse... (Il giovane sembra soffrire molto di quella trasformazione ai suoi danni, eppure, an- cora una volta, lascia fare) “Con ciascuna la mancanza d’ amore é diversa!”. L’imma- gine di lei nel mio ricordo... Le somiglierai... (Jn un frenetico crescendo, Tuna lo ve- ste da donna, gli trucca il viso con il make-up lasciato su una consolle da Gina, gli spazzola i lunghi capelli, etc.) Come me... Proprio come me, devi essere... La mi complice. La complice da amare. Un’amica vera. Andremo fuori, di notte, ¢ io ti ce- derd i clienti se li vorrai, Oh, loro si... Ti vorranno, loro... Gli bastera uno sguardo... Poi torneremo qui... Metterai le mani sulle mie spalle... (1! giovane piange senza sin- ghiozzi) E git... Sempre pid gitt... Fin dove vorrai... Sarai uguale a me, lo capisci? Almeno questo lo capisci? (Lo allontana per osservare il risultato finale) Sei bellissi- m: Non sanno ancora che tu non sei un uomo... Anche loro non capiscono... Che stupide! (Lo abbraccia forte) Che stupide! (Gli afjerra un braccio e lo tira in direzione della porta d’uscita) Andiamo! (Il giovane, finalmente, urla e piange senza, pero, liberarsi della stretta di Tuna) Cosa c’&? Non sei contento? Io ti offro una vita diversa... Uguale e diver... (Lui piange sempre pitt forte. Il suono della sua voce, dapprima umano, si trasforma gradatamente in qualcosa di indefinibile. C’e un che di metallico nei suoi singhiozzi, di elettronico, quasi. Il suo lamento di dolore arriva ad inondare la casa, Tuna é spaventata) Zito... Non ti faccio niente... Sta’ zitto, per favore... Che ti prende? Zitto...! Basta...! Basta! Sta’ zitto! Ma chi sei? Gli si avvenia contro e gli lacera il vestito. Presa da un terrore crescente, fugge via. Ormai solo, il giovane si calma a fatica. Piange, poi mugola; infine, la sua voce si tra- sforma in un mormorio sommesso e costante che conserva, perd, il timbro metallico. Seminudo, va al balcone. Il truco sfatto gli scorre copioso sul viso. Le sue mani ini- ziano a danzare, ma, come fosse V'inizio di un moto perpetuo, la danza si propaga al resto del corpo fino a spingere il giovane al centro della stanza dove il mormorio si 106 aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. Tuna - No. L’ho persa... Atpa - Uh, che peccato... Forse ci stava bene su questo... (Silenzio imbarazzato). GiNa - (stizzita) Io vado a vedere come sta. (Esce). Tuna - (dopo un silenzio) E speriamo che non perda la testa. Asa - Hé sentuto, no? Dice che quella la tiene a posto. Tuna - Lui! Ma Ici? ALBA- Ah... Secondo me, I’ha gia perduta. Tuna - Non dovevamo tenerlo in casa. Arpa - Gia. Tuna - No. iente che lamienti... Ma potevamo mai sapere? ALBA - Sta morendo, piccere’. Tuna - Amen. Asa - E non possiamo fare niente. Tuna - Potremmo! ALBA - Ma non dobbiamo! Tuna - (annuisce mesta) Siamo d'accordo? ALBA - (ura musica ad alto volume invade la scena, Urla in direzione della cucina) Mo- rena...?! More’, bella da zia, acala 'a voce ca nun ¢ ’o mumento. Morena!! MOreNA - (appare sull’uscio, inviperita) Vamos para com isso, de diser 0 que en posso fazer. E Morena! Morena! Morena! Chega! Nao fode. T6 cansada. Nao aguento mais! Puta qu’iu pariu.. Alba, con infinita dolcezza, le accarezza il viso. Lunga pausa, Morena trattiene una lacrima e torna in cucina, Tuna siede al banco de- gli imputati. volume della radio viene abbassato notevolmente. Tuna - Stayano saltando i nervi. ALBA - E non soltanto quelli, ‘Tuna - Ognuna reagiva secondo il proprio carattere. O di quello che ne era rimasto. (Mo- rena rientra) Alba si preparava ad uscire... Non ricordo... Una festa... E importan- te?... Morena si guardava allo specchio in attesa di veder comparire delle macchie sul volto, o sulle mani, 0 su tutti e due... Era terrorizzata... Aveva paura che la sua pelle potesse diventare prima bianca e poi... Come quella, si..., trasparente... No, non av- venne. Poi ritornd Gina. (Flash-back) Disse che ormai anche i muscoli erano traspa- renti ¢ che si vedeva soliamto il sistema sanguigno. Gina - Sembra uno di quei morti che stanno gid nella Cappella San Severo. Solo che la carne ci sta... maé di vetro. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. ALBA - Preparo un po’ dite. Morena - Forse @ meglio una camomilla, Aupa- Se ci sta... (Va in cucina). Gina - E tremendo... Le altre volte lo abbiamo trovato che gid... Ma pensarlo 8 una cosa e vederlo... Tiene gli occhi chiusi... Md more, md more... Hai capito? Muore! E a me me pare d’asci pazza... Morena - Deve soffrire molto, coitadinho. Gia - Che vuol dire: “Uonna"? Morena - (sincera) E quem sabe? E una delle tante cose che non ci ha fatto capire. Spe- riamo sulamente ca muore davvero. E ampresso ampresso! Gina - (silenzio. Guarda Morena, inorridita) Come “speriamo””? Morena - Pra’ non vederlo soffrire.. Gia - Tu sei la peggio... Morena - Gini Gina - La peggio di tutte noi Morena - Por favor, Gina... Gina - Ma non l’hai capito ancora quanto conta per me quello che sta dentro allo stanzino a morire? Morena - (dura) L’ho capito benissimo! E per questo ¢ meglio se muore. A me non mi piace di dare giudizi sugli altri, Gina. E meno che mai su di te. Oh, ’o seu, ’o seu che a modo tuo gli vuoi bene. Ma non fosse meglio, per lui, dico, che la smette di soffrire? Gina - No. Morena - Non puoi fare la Cenerentola della situazione por la vida. Gina - (si avventa su Morena) Nun me chiamma cchidi accussi!! Morena - (riesce ad afferrarle le braccia) ’O egoismo & una gran bella coisa, Gina, ma solo fino a quando non viene scuperto. Da quando chi dormi con lui, la porta do’ stan- zino esta siempre chiusa. E si sentono cose strane 1a dentro. Gina - (si libera dolcemente della stretta di Morena e smette i panni della bambina) Che possiamo fare? Morena - Trovare un modo per non vedere soffrirlo pid. ALBA - (sulla soglia della cucina, sorseggiando una tazza fumanie) E come? Gina si ricompone e va al banco degli imputati. Alba porge la tatza a Morena che, peré, rifiuta e va in camera sua, Alba, poco dopo, la segue. Gina - Ma nessuno sapeva come. Dopo una settimana dei suoi lamenti continui erava- mo..., uh!... Pure io, si... Lei apparentemente conservava la calma... Cantava pid 115 aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. Tuna - Tu? Proprio tu? La pid insofferente? Ma fammi il piacere... MoreNa - (molto misteriosa) Forse... un’ altra soluzione ci sta. Venite aqui. (Raggiungo- no il proscenio mentre Morena siede al banco degli imputati). Le avevamo pensate tutte. Eravamo, como se dice?... Preoccupate... Donne come noi 2 difficile trovare pace... Paura? Si... Io dicevo di... di andargli a parlare... Anche per vedere a che stava con... Sono sempre convinta che lui ci capiva... E che capiva an- che quello che dicevamo... Dissero si e... Ci facemmo coraggio ¢ andammo di 1a. Foi terrivel. O coragdo espludiu... Li era scoppiato il cuore e... tutto il corpo, quello che rimaneva..., era diventato rosa. Ma dentro. ’O seu corpo dentro. °O sanghe aveva riempito todo. Todo de rosa... Si, scusate... Avevamo parlato per tanto tempo su cosa fare che quando lo vedemmo cosi un po’ ci dispiacque. Ma fu anche una liberacio, Dio mio perdoname. Pe’ nnuie ¢ pe’ isso. Pareva una bottiglia che... che si muovono. Quelle piene di liquido che brilla..., como se dice?... Fluo... “fluorfluoresente”, si. Ma non si era roto. Nao potevamo recolher i pezzi. Non potevamo gettarlo a mare, abbandonarlo o seppellirlo 0... Ma & Ia verita, si... Non si poteva fare cchid niente, eppure decidiu lo stesso di portarlo in ospedal. Quasi per... per sgravarci la coscienza. Cosa avrebbero potuto farci? Non siamo delle assassine, lo giuro sul sangue rosso del Cuore di Jesus. Lo giuro sul suo cuore. Gli volevamo bene... Lo alzammo piano piano e lo portammo su ‘o divanetto... Anche in ospedale ci dissero che era morto per... per... Come...? Ecco, si, quello: cause naturali! Gli era scoppiato il cuore. Non abbia- mo fatto niente... E tutto... Grazie... Posso andare? Morena raggiunge le alire e si stringe a loro. Tre colpi di martelleto pongono fine al processo. Lentamente si fa buio a proscenio mentre si illumina Uappartamento. Sono tornate a casa. Ognuna sembra indolentemente affaccendata in qualche cosa. Regna un grande silenzio. ALBA- E... che volete mangiare? (Tutte, ciascuna a suo modo, rispondono: “Niente”). Gina - Tuna, ce hai una sigaretta? TUNA - Si, certo. ALBA - (senza tentare di essere spiritosa) Niente. Digiuno eucaristico. Gina - Ma éTultima. Tuna - Prendi, prendi. Ne ho un altro pacchetto. Ata - (in risposta ad un colpo di tosse di Morena) Ti faccio un bicchiere di latte caldo? Morena - No, grazie, tesoro. ALBA - Hai preso freddo. Morena - Non ne ho voglia, grazie. (Prende la chitarra e strimpella qualche accordo). Tuna - E finita. (Tutte la guardano. Ancora silenzio). ALBA - Je tengo famme. (Va in cucina). Gina - (a Tuna, riferendosi alla sigaretta che sta fumando) Le hai cambiate?! 120 aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. PERSONAGGI GiLDo ‘Suo FRATELLO Prima rappresentazione: Compagnia Teatro Litta, Torino, 12 febbraio 1997. Interpreti: Francesco Silvestri e Walter Del Gaiso; scene e costumi: Edoardo Sanchi e Simona Ferrari; faci: Gianni Camocardi; consulenza musicale: Giovanni Venosta; regia: Marco Guzzardi. 126 aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. aa You have either reached a page that is unavailable for viewing or reached your viewing limit for this book. °A vuo’ sape’ ’a verita? ‘A yuo’ sape’? E io mé t’a dico, e io md t’a dico ’a verit’: a te t’ hanno mischiato! Comme..., che saccio?, ‘na freva, ’n ‘infruenza. Cca ddinto, perd! Cca ddinto t’ hanno mmischiato. Pecché tu si’ trasuto ca tenive sulo ‘nu poco ’e tosse. Pe’ mmana mia, pe’ mmana mia si’ trasuto cca ddinto. Sulo ‘nu poco ’e tosse e basta! Polmonite, va bene, polmonite, pd capita, no?, ‘na polmonite! Ma dicite a me, dicite a me, che cazzo ce azzecca ‘a diarrea cu *a polmonite? Eh, ’a diarrea, ‘a diarrea! E uno adda scatarra ’a coppa no ‘a sotto! (Lunga pausa. In altro tono). Ma forse @ ciucculata! (Spande timidamente il sangue con un piede, poi, in un crescendo, lo calpesta, lo per- cuote, fino a sputarvi sopra). “Signore e pieta’. “Signore e pieta”. “Cristo e pieta’. “Cristo e pieta”. ‘Signore e pieta “Signore e pieta”. (Pausa. In tono surreale). «Tu me fai asci” pazza a me». (Ancora una pausa. Si sta calmando). Tutt’e juorne accussi dice. Ufa, fratelli’... Situ ’a vedisse... $8 fatta proprio pesante, mamma. (Solleva il fratello e lo conduce al letto). Ma chella é@ ‘a vicchiaia, che ce yuo’ fa’? °O ssaje, 0 ssaje comme se dice? «A vicchiaja é ‘na brutta bestia». E ll’acqua se fa fredda e nnuje ce amma spiccia. (Ride). Ma primma... (Fa per andare alla sua borsa chiedendo distrattamente). ‘Vuo’ bere? (Inaspettatamente, il fratello fa cenno di si con il capo. Gildo si intimidisce e ripete). ‘Vuo’.., yuo’ bere ? (Il fratellino sorride e annuisce di nuovo). E quanno m”o dici a me? «

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