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Quando incontriamo una sensazione intensa, dei sentimenti intensi, quando le acque diventano agitate, che cosa facciamo?

Come ci comportiamo di fronte a questo? Talvolta manteniamo le nostre sensazioni in equilibrio e questo pu essere molto corroborante e di grande aiuto. Altre volte siamo trascinati via e ci perdiamo nella turbolenza. Siamo presi nei flutti, boccheggiando per cercare di respirare, o sperimentando la distruzione che pu venire con queste sensazioni forti. Pi forte, pi intensa la turbolenza, e pi siamo inclini a reagire in modo inconscio o semi-conscio. Ci che ci piace, lo vogliamo afferrare e trattenere; ci che non ci piace, prendiamo posizione contro di esso. Io ho ragione. Tu hai torto. Questo buono. Quello cattivo. E quando ci afferriamo intensamente ad unopinione, ad un punto di vista, il contenuto della nostra posizione sembra diventare pi importante della sofferenza che viene dallaggrapparsi ad esso. Questa qualit dellaggrapparsi, dellattaccarsi, dellessere presi dentro le cose, quello che il Buddha chiamava essere colpiti dalla seconda freccia. Dal momento che abbiamo un corpo e una mente, siamo sempre destinati prima o poi a sperimentare un qualche tipo di dolore, o di pena, fisica o mentale. Questo inevitabile ed quello che il Buddha intendeva per essere colpiti dalla prima freccia. La seconda freccia langoscia, il tormento e il risentimento, lansia, che si raggruppano intorno a questa sensazione di dolore. Dal momento che abbiamo avuto un corpo e una mente, non possiamo evitare questa prima freccia. Ma se siamo attenti e ci rendiamo conto di questa verit, allora saremo capaci di evitare di essere colpiti dalla seconda freccia. Saremo capaci di evitare di essere presi nella turbolenza. Vedere che la sofferenza viene dallattaccamento il primo passo per riguadagnare la propria compostezza e padronanza di s. Quando consideriamo come comportarci in queste acque agitate e selvagge che sono le nostre vite questi intensi alti e bassi ci di cui abbiamo bisogno una buona zattera. Questo un altro simbolo che il Buddha usava spesso. Ci che causa il nostro essere presi e perdersi nelle acque, il non avere una buona zattera, ovvero il non comprendere come funziona la mente. Per acquisire questa comprensione possiamo contemplare le sensazioni come il secondo dei Quattro Fondamenti della Consapevolezza. Le sensazioni si riferiscono a ci che esperito come piacevole, spiacevole o neutrale, come pure al senso del mi piace e del non mi piace. Non si tratta solo di una sensazione fisica, ma anche del senso (pi ampio) dellessere attratti o respinti da qualcosa. Nella psicologia Buddhista si chiamano vedan. Si riferiscono al mondo dei sensi, a quellimpulso sensoriale iniziale ed immediato che qualcosa ha su di noi Mi piace oppure Fa schifo o Questo bello!. Quando siamo capaci di conoscere le sensazioni cos come sono Questo un suono piacevole, questo non un suono attraente, questo un gusto delizioso, questo un gusto orrendo allora la vita pu essere molto pi semplice e possiamo mantenere le cose in equilibrio. In un certo qual modo, la qualit della mindfulness ci che ci rende capaci di mantenere la nostra attenzione sulle sensazioni in questo modo e lasciarle essere semplicemente quello che sono, sensazioni. Questa la zattera. Vedan-nupassana, la contemplazione o la consapevolezza delle sensazioni, la zattera pi affidabile per attraversare le acque pi turbolente ed agitate. Siamo capaci di mantenere le cose in questa prospettiva: Questo si sente come piacevole, questo si sente come spiacevole. Mi piace, non mi piace. Quando non abbiamo una zattera, o la zattera scivola via sotto di noi, allora le sensazioni portano alla bramosia, o a quello che viene talvolta tradotto con la parola desiderio. Il mi piace si trasforma in lo voglio, o il non mi piace diventa non lo posso sopportare Nella psicologia Buddhista, questo movimento che va dalla sensazione alla bramosia allattaccamento al voler diventare, sono collegamenti in quella che chiamata la catena della Originazione Dipendente. Quando non tenuta nellabbraccio della consapevolezza e della saggezza, lesperienza ordinaria dei sensi del vedere, udire, annusare, gustare o toccare, trascina via il cuore in stati di disappunto, delusione, alienazione e incompletezza.

Quando non stiamo vedendo e comprendendo le nostre sensazioni, allora stiamo costantemente andando in cerca della prossima esperienza eccitante: Questo prodotto sar migliore. Oppure questo matrimonio. O questo libro di Dhamma. Semplicemente stiamo prendendo unaltra onda, e poi unaltra, e unaltra ancora. Questo chiamato il ciclo della compulsione, il ciclo della originazione dipendente, il ciclo di nascita e morte. Il punto debole in questa catena lanello tra la sensazione e la brama. Quanto pi possiamo sviluppare la consapevolezza delle sensazioni imparare a sentire le acque, se sono calme e fluide oppure mosse e agitate tanto pi saremo meglio capaci di rispondere piuttosto che reagire.

Brani tratti da: Ajahn Amaro, For the Love of the World Amaravati Publications, 2013

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