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Ritornare a Barth

Il XX secolo appena trascorso, stato un periodo storico, come ha detto Eric Hobsbawm, di
estremi. Lumanit, infatti, ha conosciuto le peggiori efferatezze (due conflitti mondiali, la
Shoah, vari genocidi e pulizie etniche) e, allo stesso tempo, ha conosciuto il maggiore sviluppo
tecnologico ed economico. Questa et degli estremi ha portato anche la teologia cristiana a
esprimersi, talvolta, in maniera estrema. Sintesi teologica del secolo passato senza dubbio
lopera del teologo svizzero riformato Karl Barth, il pi importante pensatore del mondo
protestante che sia vissuto in questo secolo. Negli ultimi decenni, soprattutto in Italia, la figura di
Barth apparsa un po sbiadita, sia per la critica portata avanti dalla teologia tedesca del
Secondo dopoguerra, sia perch le sue tematiche sembravano oramai obsolete, sia perch certi
ambienti evangelici conservatori lhanno guardato sempre con sospetto. Come, per, spesso
succede per i classici ritornare a leggere un A. fondamentale nella storia del pensiero cristiano,
unimpresa piacevole e impegnativa allo stesso tempo.
Loccasione per iniziare a interessarsi a questo pensatore pu venire dalla recente pubblicazione
in lingua italiana di due brevi testi mai tradotti per i tipi di Castelvecchi. I titoli sono Fede e
Potere. Il capitolo 13 della Lettera ai Romani e Per la libert del Vangelo.
Pur essendo stato pubblicato dopo in italiano iniziamo da Fede e potere. Il curatore Francesco
Saverio Festa ha voluto proporre un capitolo del commentario allEpistola ai Romani del 1919.
Molti studiosi e non conoscono ledizione di questa fondamentale opera barthiana del 1921
(tradotta in italiano gi negli anni Sessanta da G. Miegge per Feltrinelli), ma pochi hanno letto la
prima edizione dellopera che fu pubblicata dopo che era appena finito il primo conflitto
mondiale. In essa sono molto pi presenti i riferimenti alla vita che si viveva, poich lo studioso
tedesco svilupp il commentario proprio durante il conflitto mondiale, mentre era pastore nella
cittadina di Safenwil, in una comunit riformata composta per lo pi da operai e aveva aderito al
Partito socialdemocratico svizzero, pur non riconoscendosi nel vangelo di sociale di Ragaz.
Largomento del commento al capitolo 13 di Romani ( questo quanto proposto nel testo)
chiaro: si tratta di parlare del rapporto tra fede e politica, tra cristianesimo e Stato. Per Barth,
agostinianamente (ed anche calvinisticamente) lo Stato un corpo totalmente estraneo alla
Chiesa e la Chiesa stessa non si pu identificare con nessuna istituzione umana. Queste
istituzioni sono volute, come dice lApostolo, da Dio per combattere il Male e reprimerlo nel
mondo, ma anchesse possono divenire incarnazione del Male. Proprio per questo motivo Barth
ritiene che la Chiesa non possa compromettersi con esse e non possa prendere posizione. Allo
stesso tempo, da appassionato di politica qual era, egli ritiene che il credente, individualmente,
sentendo la sua coscienza, debba impegnarsi a migliorare lo Stato, pur sapendo che esso
appartiene alle realt penultime e non a quello che avverr dopo il ritorno di Cristo. Il tono
escatologico e quello di speranza dopo il conflitto molto pi presente in questo testo che in
quello del 1921 che, invece, attenuer alcuni toni piuttosto forti nei confronti della malvagit
dello Stato.
Il secondo testo, invece, ci parla di unaltra storia, anche se il collegamento della politica li
accomuna. Barth nel 1933 da tempo in Germania, reputato uno dei maggiori teologi della sua
epoca e insegna a Gttingen. Sale al potere Hitler e cercher di controllare (in parte riuscendoci)
la Chiesa Protestante attraverso i cristiano-tedeschi, che professavano un cristianesimo ariano
(affermaziona paradossale) che preservasse la purezza della fede teutonica sotto legida del
Nazismo. Prima dellaperto dissenso della Chiesa Confessante (che avverr nel 1934 quando
alcuni dei maggiori teologi protestanti, tra cui lo stesso Barth, firmarono una Dichiarazione di
dissociazione dal movimento dei Cristiano-tedeschi e, conseguentemente, del Nazismo) vi erano,
gi nel 1933, i primi problemi dovuti alle elezioni dei membri del Concistoro. Barth tenne un
famoso discorso nella sua Chiesa a Bonn, per appoggiare le candidature di una lista non
dipendente dalla politica e che si svincolava dal potere. Questa lista aveva come suo motto per
la libert del Vangelo. In questo discorso, infatti, il teologo svizzero dimostra, alla luce del testo
biblico, come la Parola di Dio non possa essere incatenata a un credo politico, ma neanche a una
Chiesa, quando essa perde la centralit del suo annuncio. Si tratta di un discorso di minoranza
(la maggior parte delle persone in Germania credevano che bisognasse seguire il Fhrer), ma che
mostra una fedelt alla Parola e una forza nellenunciarla notevole.
Consigliamo a tutti la lettura dei due testi per riprendere un problema ancora attuale quello della
fedelt al Vangelo in politica (talvolta compromessa dalle Chiese e dai credenti) e per conoscere
un teologo molto importante e molto attento alla lettura del testo biblico, da cui comunque parte
la sua teologia. Come per ogni teologo non si pu essere totalmente daccordo con alcuni degli
assunti barthiani ma, allo stesso tempo, ne bisogna riconoscere la grandezza ed anche il coraggio
delle sue prese di posizioni in momenti non facili della vita dellEuropa e che, nonostante siano
datate, rimangono di grande attualit.

Valerio Bernardi - DIRS GBU

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