Estratto Il Regio Liceo-Ginnasio F. Capece di Maglie. Ricerche e studi, Edizione monografica dei Quaderni del Liceo a cura di Vito Papa con una prefazione di Dario Massimiliano Vincenti, Ed. Liceo Capece, Maglie X(2009) 2
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2009 Cosimo Giannuzzi Vincenzo DAurelio
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Cosimo GIANNUZZI Vincenzo DAURELIO
LA FIGURA DI FRANCESCA CAPECE E LORIGINE DELLISTRUZIONE PUBBLICA A MAGLIE
l ritrovamento di un documento del 1800 poco noto, o a cui non stata data la considerazione che merita, offre loccasione per proporlo come nuovo elemento di analisi sulla figura della benefattrice di Maglie, la duchessa Francesca Capece. Solitamente un documento pone lo storico di fronte a nuove evidenze che consentono di arricchire le conoscenze su vicende, personaggi ed eventi o di riconsiderare aspetti ritenuti assodati. Ed allora nel rivisitare i fatti, specie se essi sono stati giustificati da una specifica motivazione, c il rischio di trasmettere concetti ed idee personali che finiscono per far male alla verit. Laggiunta di un tassello alle conoscenze che si hanno richiede perci un distacco nella valutazione del documento, altrimenti c il rischio di dare un giudizio personale e non quello di conoscere la relazione che pu essere stabilita tra il documento e la realt. Non per tanto in questo caso il contenuto del documento a destare una riflessione o ad essere motivo di considerazione ma lesistenza stessa di questo documento che consente di scoprire un aspetto della protagonista anche se esso non potr bastare per modificare del tutto la valutazione che stata data dai biografi della duchessa su alcune sue qualit riguardanti listruzione e la cultura, o di suoi particolari sentimenti quali linsicurezza e lincertezza. I 6
Questo documento anche il pretesto per una rilettura del contesto in cui vive la duchessa, alla quale la citt di Maglie ha dedicato una strada, una piazza, una istituzione di pubblica beneficenza ed assistenza (Ente Capece), lIstituto scolastico da lei voluto (Liceo-Ginnasio), una tipografia collegata allIstituto, una lapide commemorativa (in occasione del centenario della sua morte) nel Duomo, dove riposa, ed un monumento marmoreo, quali attestazioni di gratitudine della sua donazione alla comunit 1 .
La piazza principale di Maglie ubicata nel centro della citt. E oggi denominata Piazza Aldo Moro in memoria dellillustre concittadino scomparso tragicamente. Larea centrale della piazza comprende una spaziosa banchina, un tempo chiamata Piazza delle pozze per la presenza di sette pozzi; a partire dal 1842 e fino agli anni 70 Piazza Municipio. Il progetto di ampliamento della Piazza delle pozze, al fine di creare uno spazio pi decoroso per una localit in continua espansione, del 1834 ma del 25 agosto 1838 lautorizzazione firmata dal re di Napoli Ferdinando II di acquisto di alcune case di privati al fine di demolirle per attuarne lampliamento 2 . Topograficamente la piazza abbraccia la parte adiacente a tutta la facciata del pi importante palazzo della citt, il Palazzo Capece, ora sede scolastica. Questo spazio anticamente, ricorda lautorevole storico magliese Salvatore Panareo, preside del Ginnasio, denominato Largo delle ferrarie in quanto sono dislocate diverse officine o botteghe di fabbri, carpentieri e maniscalchi 3 . Al lato della banchina, nella parte meridionale della piazza, sorge il Palazzo Municipale. Questo edificio progettato nel 1834 da Benedetto Torsello, rinomato architetto leccese. Sostituir il Sedile, luogo di riunione del Decurionato, ubicato,
1 La silhouette del monumento ha avuto nel tempo anche un utilizzo in ambito commerciale (Caffetteria Capece e Panificio-Biscottificio Curiano), politico (logo del partito Democratici e Progressisti per Maglie) e culturale (logo della Societ di Storia Patria per la Puglia. Sezione di Maglie-Otranto-Tuglie). 2 R.D. del 1835 n. 4794, (v. Allegato n. 1). 3 S. PANAREO, Il Comune di Maglie dal 1801 al 1860, Tip. Messapica, Maglie 1948, pp. 42- 43. 7
secondo Panareo, nellattuale edificio del Bar della Libert 4 . La costruzione del Municipio ultimata nel 1842 ed alcuni mesi dopo resa agibile. Di fianco allex sedile il tratto iniziale dellattuale via Roma, un tempo denominata Via di mezzo. Ai lati e di fronte alla banchina sorgono attualmente edifici adibiti ad attivit commerciali, un istituto bancario ed alcune residenze abitative. La banchina delimitata per tutto il suo perimetro da quattro strade di cui quella di fronte al Municipio in realt un tratto breve di collegamento fra le due strade laterali (via S. Giuseppe e via Ginnasio). Altre strade e vicoli sboccano nellarea che costituisce la piazza. Le principali sono: via Roma e via Trento e Trieste; in realt esse costituiscono un unico attraversamento della piazza e sono disgiunte dalla piazza stessa oltre che dalla toponomastica. Affluiscono ancora nella piazza via Lubelli, via F. Capece, tre vicoli: vico I N. De Donno, vico II N. De Donno, vico Ferramosca ed inoltre largo S. Pietro. In una ricerca su questa piazza, lo scenografo, Carmelo Caroppo docente di Storia dellarte, sottolinea il ruolo fondamentale per un centro urbano della piazza quale
nodo importante per tutto il territorio ed un punto di orientamento vitale per lintrecciarsi delle relazioni umane della comunit cittadina 5 .
Egli inoltre individua due percorsi di attraversamento della piazza: il primo quello che consente laccesso alla piazza da vico Ferramosca e il secondo da via Roma. Questultimo permette di percepire la
forte polarit visiva del monumento (sono indicativi la collocazione e lorientamento del monumento, che presenta i personaggi disposti con particolare riguardo alla direzione di via Roma) e dalla presenza nel cono ottico dellintero palazzo municipale 6 . Il monumento al centro della banchina la statua marmorea dedicata a Francesca Capece. La postura evidenzia un amalgama di intensi
4 Ivi, pp. 40-41. 5 C. CAROPPO, Lettura visiva della piazza A.Moro di Maglie, in Contributi IV, n. 3, Congedo Editore, Galatina 1985, p. 7. 6 Ivi, p. 9. 8
sentimenti di affetto materno, guida e magnanimit. Al contempo immediata limpressione di una donna solenne ed aristocratica. La sua famiglia unantica casata originaria di Sorrento, ascritta al patriziato napoletano e ai seggi di Capuana e di Nido 7 . La presenza nello stemma della famiglia del leone rampante doro 8 e del nome cifrato Svevo nel cimiero spiega la fedelt della famiglia agli Svevi, dai quali i Capece ricevono, con altre famiglie napoletane, questo simbolo araldico 9 . Divengono perci avversari degli Angioini (francesi) che hanno vinto gli Svevi (tedeschi) e in seguito alleati con gli Aragonesi (spagnoli). La persecuzione operata dagli Angioini porta i Capece allesilio in numerose localit italiane tra cui nel Salento dove si
7 L. A. MONTEFUSCO, Nobilt nel Salento, Vol. I (A-Ca) Istituto Araldico Salentino Amilcare Foscarini Lecce, Tip. A.Rizzo, Novoli 1994, p. 146. 8 Ivi, p. 147. Di nero, al leone doro coronato dello stesso. 9 ANONIMO, Origine della citt, e delle famiglie nobili di Napoli del Capecelatro Nella Stamperia di G. Gravier 1769, p. 26-27: Sono di origine o greca, o gota, la famiglia Capece, e la Caracciola, non potendosi, dal qual di esse nazioni discendano, particolarmente affermare per mancamento di scritture di quei tempi, bench paja che ad amendue sia dimpedimento ad esser del legnaggio de Goti lusare per arme il Leone, essendo chiaro appo tutti glintesi di tal mestiere non essersi giammai usati da quellantica e nobilissima gente i corpi danimali per insegna delle loro famiglie, ma quelli essere stati usati da Tedeschi, da quali furono ne tempi pi moderni trasportati nel Reame, e conceduti a molti nobilissimi casati da Re di tal Nazione, da cui, e da altri si presero poscia ad usare. Si risponde i Capeci, e i Caraccioli non aver avuto primieramente per arma il Leone, ma gli scacchi in diverse guise, le fasce, e le bande, secondo ch usavano i Goti; imperciocch non solo i Caraccioli Rossi, e i Caraccioli Carafa usano al presente, ed hanno continuamente usato le bande, e le fasce, ma anche molti, che or sono spenti, della stessa famiglia hanno portato le sintesi composte a triangoli, ed in altre guise, e la minor parte di loro hanno avuto in uso il Leone, che agevolmente f lor conceduto da Re Svevi, i quali procacciarono per qualunque via di rendersi benevole, e fedeli le maggiori Schiatte, che allora fossero in Napoli: ed a Capeci fu da Federico Secondo conceduto il Leon doro in Campo nero, siccome appunto egli lusava nellarme, vedendosi chiaramente lantica insegna de Capeci non essere stato il Leone, si perch si veggono scolpiti in alcuni marmi prima de Tedeschi solo alcuni scacchi aguzzi pendenti a destra, i quali usano al presente particolarmente per arme i Capecelatri essi ancora per quel, ch stato sempre in uso nella maggior parte delle Case di tal famiglia; imperciocch i Galeoti, i Minutoli, i Tomacelli, i Cibi, e buona parte degli altri Capeci usano le sintesi, e le sbarre in varie guise composte. 9
fregiano dei titoli di conte, marchese e duca acquisendo anche diverse baronie e in particolare quelle di Lucugnano, di Barbarano, di Corsano e infine di Maglie 10 . Il casale di Maglie, appartenente ad Ascanio Filomarino, acquistato assieme ai feudi di Francavilla e S. Isidoro da Francesco Capece, barone di Barbarano (1662-?). Egli trasferisce la sua residenza a Maglie e sposa nel 1706 in seconde nozze donna Geronima Castriota-Scandeberg (1678-1724) dei duchi di Parabita. Gli succede Giuseppe Pasquale Capece Castriota (1708-1785) primo Marchese di S. Marzano, titolo ereditato dalla madre Geronima, che aggiunge al titolo di Barone di Maglie. Questi sposa nel 1742 Francesca Maria Paladini dalla cui unione nasce Nicola senior 11 (1743-1772). Nel 1768 Nicola sposa Maria Vittoria della Valle di Aversa, madre di Francesca (22 ottobre 1769 - 18 novembre 1848), di Geronima (1771- 1846) e di Nicola junior (1772-1791), nato postumo alla morte del padre.
Con la morte del marito Nicola, Maria Vittoria Della Valle resta sola assieme a Francesca e Geronima ancora bambine. Nel grande palazzo magliese risiedono, oltre allanziano barone Giuseppe Pasquale, anche le due zie del marito, anchesse non pi giovani, donna Barbara (1716-1805) e donna Concetta (?-1792). E principalmente una famiglia di sole donne alle quali spetter prima o poi impegnarsi nella gestione di un grande patrimonio familiare e ci perch, con la morte di Nicola sr. e con lassenza di prole maschile, il feudo, alla morte di Giuseppe Pasquale, passer con buona probabilit nelle loro mani. C Francesca, la maggiore delle due figlie, ad essere lerede diretta del padre, ma, dopo di lei, la baronia magliese ed il marchesato di San Marzano non apparterranno pi allillustre schiatta dei Capece. La famiglia importante e ricca ma anche sfortunata. Infatti Maria Vittoria scopre, poco tempo dopo la morte del marito, di essere dello stesso incinta di un figlio che chiamer Nicola in ricordo del coniuge. Nato il discendente, la casa baronale ha a Maglie il suo unico e legittimo erede maschio e
10 C. TORELLI, Lo splendore della nobilt napoletana ascritta ne cinque seggi, Biblioteca Heraldica Genealogica Antiqua et rara, Napoli 1678, p. 41 (riproduzione anastatica Ed. Orsinidemarzo). 11 Le diciture senior e junior sono una convenzione utilizzata da S. Panareo per distinguere il padre dal figlio. 10
due donne, Francesca e Geronima, ambte come spose dalla nobilt locale. Intanto Nicola, ereditando la baronia magliese ed il marchesato di San Marzano dal nonno Giuseppe Pasquale, ed essendo minore, non pu reggere lamministrazione e in questa sostenuto dalla madre che agisce per suo conto. Trascorsa la fanciullezza, Maria Vittoria affida listruzione dei suoi figli ai migliori insegnanti del tempo e cos Francesca e Geronima, quasi coetanee, studiano con Francesco Saverio De Rinaldis 12 , celebre poeta salentino e rinomato maestro di lettere e religione, mentre Nicola iscritto al famoso Collegio Clementino di Roma 13 , frequentato da tutta la giovent della nobilt italiana ed estera. Linsegnamento di F. S. De Rinaldis segna profondamente le due sorelle che da esso ricevono uneducazione molto religiosa e Geronima, attraverso questi studi, si appassiona anche alla poesia. Geronima cura lamore per la poesia con molta discrezione, quasi segretamente, ma in lei talmente grande questa passione da permetterle di ricordare a memoria interi componimenti del suo poeta preferito, Torquato Tasso. Il tempo trascorre e Maria Vittoria ha costituito per ognuna delle due figlie una dote matrimoniale di diecimila ducati perch per entrambe arrivata lora di sposarsi. Francesca la prima e allet di diciannove anni, nel 1788, va in sposa ad Antonio Lopez y Rojo della prestigiosa casa dei duchi di Taurisano, aggiungendo cos ai suoi titoli quello di
12 AA.VV. Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli ornata de loro rispettivi ritratti, VIII, Stampa Nicola Gervasi, Napoli 1822, p. 220. Francesco Saverio De Rinaldis nato a Surbo il 24/11/1732. Studia presso il seminario dei Gesuiti a Lecce. Apprende in questo luogo i primi fondamenti delle lettere e poi sotto la guida del sacerdote don Francesco Cucchiara si perfeziona nella poetica. Dopo gli studi di teologia e filosofia prende i voti e diviene sacerdote. A Surbo fonda la sua prima scuola dove insegna latino, teologia e filosofia. Nel 1770 va a Napoli e anche qui, su richiesta di diverse famiglie della nobilt locale, fonda una scuola nella quale insegna ai figli delle famiglie aristocratiche. Il successo nella scuola napoletana lo porta alla cattedra di Belle Lettere del seminario di Nola dove comincia a scrivere diversi componimenti in latino come la Paolineide del 1781 ispirata alla vita di San Paolino da Nola e le Novelle Letterarie Fiorentine del 1784. Ritornato a Surbo chiamato dal vescovo di Gallipoli, dove si gi trasferito, per fondare un Liceo. Dopo aver insegnato eloquenza nel seminario di Gallipoli si ritira a Surbo dove muore il 5/7/1817 13 Fondato nel 1595 da papa Clemente VIII, il Collegio Clementino rinomato perch specializzato nellinsegnamento delle scienze e delle arti del gentiluomo. 11
duchessa, mentre Geronima, due anni dopo la sorella, si sposa con Filippo Affaitati dei Marchesi di Canosa. Le due sorelle, accasate con due prestigiosi esponenti della nobilt pugliese, sembrano destinate a condurre una vita tra i lussi ed il prestigio che il loro rango assegna. Francesca vive nel palazzo magliese col marito, senza il dono di un figlio; profondamente devota, una moglie perfetta per il duca, il quale le ricambia lo stesso amore. Geronima vive unendo la passione per la poesia con lamore per i suoi tre figli ma la felicit e la tranquillit delle due famiglie ben presto svaniscono. A causa del vaiolo contratto a Napoli, di ritorno da Roma dove compie gli studi, Nicola junior a soli 19 anni cessa di vivere. Fa per in tempo a designare erede universale della baronia di Maglie la sorella maggiore Francesca, lasciando usufruttuaria la madre e le due prozie, donna Concetta e donna Barbara, sorelle di Giuseppe Pasquale. La morte del fratello Nicola genera le invidie del marchese Filippo Affaitati che pretende, in nome della moglie, la sua parte di eredit che, per volont del defunto, stata assegnata per intero a Francesca 14 . Il feudo di Maglie passa cos definitivamente a Francesca nel 1805 15 . Lo stesso Affaitati qualche anno dopo abbandona la moglie Geronima lasciandola sola con tre figli uno dei quali morir giovanissimo. Intanto le sorelle, dopo lavvilente contenzioso legale, si riappacificano ma Vittoria della Valle e la prozia Concetta vengono a mancare e lamministrazione dei feudi rimane in mano alla prozia donna Barbara la cui gestione talmente rovinosa da mettere in pericolo le finanze della casa baronale. Quando muore donna
14 S. PANAREO, La duchessa Francesca Capece fondatrice degli studi in Maglie (1769-1848), Tipografia Francesca Capece, Maglie 1900, Ristampa a cura dellAmministrazione Comunale di Maglie, Erreci Edizioni, Maglie luglio 2000, pp. 11-16; L. A. MONTEFUSCO, Le successioni feudali in Terra dOtranto, Istituto Araldico Salentino Amilcare Foscarini Lecce, Tipogr. Rizzo, Novoli (Le) p. 246- 247; L. MAGGIULLI, La citt di Maglie ed i suoi pi notevoli ricordi. Note bio- bibliografiche. Fondo pre-unitario Biblioteca Piccino Maglie (manoscritto). 15 A.S.L. protocolli notarili 38/16 del notaio Lorenzo Garrisi di San Pietro Galatina cc. 41v 49v. Appendice. Nel 1796 donna Barbara consegna una cospicua eredit, consistente in preziosi, di donna Maria Vittoria della Valle a Francesca che agisce anche in nome della sorella Geronima (1771-1846) e che ha sposato nel 1790 il marchese di Canosa Filippo Affaitati. In calce al documento appare la firma di Francesca Capece; S. PANAREO, op. cit., pp. 20-21. 12
Barbara, Francesca avrebbe potuto tirare un respiro di sollievo ma, mentre riorganizza le sue finanze maggiormente passive a causa della perdita del marchesato di San Marzano che garantisce alla famiglia Capece ingenti cespiti 16 , sul regno di Napoli incombe lombra di Napoleone. E questo uno dei periodi pi travagliati per i feudatari del Regno di Napoli, infatti, in seguito allabolizione della feudalit che il re Giuseppe Bonaparte legifera nel 1806, Francesca lultima feudataria di Maglie. Risalendo alla storia della successione feudale di Maglie si evidenzia un avvicendamento di ricche famiglie che nel corso dei secoli si sostituiscono nel possesso del feudo con una gestione non sempre giudiziosa e misurata. Queste famiglie ignorano o si disinteressano per lo pi dello stato dindigenza in cui versa la maggior parte della popolazione. Una condizione che non mitigata dalle Amministrazioni civiche che, di fronte al potere baronale, sono spesso conniventi, non disdegnando di imporre gravose esazioni fiscali agli strati della popolazione pi deboli economicamente e disinteressandosi al problema dellanalfabetismo diffuso. Lintero Regno di Napoli vive in questa condizione fino alla fine del Settecento quando una nuova coscienza sociale inizia a radicarsi: lilluminismo. Lera dei Lumi prospera principalmente negli strati colti della societ e poi da questi sirradia nella politica, nella letteratura, nel teatro, nella religione e in
16 S. PANAREO, op. cit., pp. 17-20; Il marchesato di San Marzano (TA) appartiene a Geronima Castriota-Scanderbeg e per successione ereditaria passa al figlio Giuseppe Pasquale Capece, nonno di Francesca. Essendo ancora in vita donna Barbara Capece, il marchese Filippo Bonelli di Barletta pretende il feudo di San Marzano in quanto erede principale dellasse di Elena Castriota-Scanderbeg (?-1709), zia di Geronima e prima marchesa di San Marzano per successione nel 1699 al marito Giuseppe Lopez (?-1698) e per il quale paga 5.000 ducati. Questa richiesta fondata da un fedecommesso ordinato dalla stessa Elena Castriota. Non si conoscono i soggetti designati come eredi nel fedecommesso, ma utile sapere che si tratta di un antico uso di disposizione testamentaria con il quale il testatore istituisce successore un soggetto con lobbligo per esso di conservare il patrimonio che alla sua morte andr ad altro soggetto designato dal primo testatore stesso. Nel 1808, dopo tre anni dalla morte di donna Barbara, il Sacro Regio Consiglio ritiene valida la pretesa di Bonelli al quale consegna definitivamente il feudo tarantino togliendolo ai Capece. 13
ogni altra manifestazione della cultura. A Maglie interessa solo alcuni gruppi ristretti di abitanti. La duchessa vive acquisendo quanto le menti progressiste del periodo elaborano per gettare le basi di una trasformazione della societ. Sono questi elementi, insieme alle vicende personali, che inducono la moglie del duca ad istituire erede universale lEnte preposto allAssistenza e alla Beneficenza di Maglie.
Il dato oggettivo principale che induce la duchessa a designare in ultimo erede la Beneficenza di Maglie, lassenza di progenie, ma vi anche altrettanto fondamentale il motivo religioso senza escludere la considerazione della cultura e dellassistenza quali mezzi validi ad operare il riscatto sociale delluomo. La decisione di rivolgersi ai Gesuiti per mettere a buon frutto la sua donazione il punto darrivo di diverse alternative che le vengono prospettate e riguardano non solo il tipo di istituzione da fondare ma anche la gestione cui affidarsi. Padre Domenico Sordi (1790-1880) 17 , primo amministratore del lascito, espone le incertezze della duchessa in un memoriale pubblicato da Nicola De Donno (1920-2004, storico, poeta e filosofo magliese, preside per numerosi anni nel Liceo-Ginnasio di Maglie) 18 . Dapprima lei esamina, con meticolosit, quale Stabilimento di Carit scegliere al fine di una congruit con le esigenze di Maglie, per poi addivenire ad una preferenza di tipo diverso quale la creazione di un Ospedale. Padre Sordi riferisce i motivi che spingono la duchessa ad indirizzare le sue scelte verso la creazione dellOspedale: E perci volle da prima fondare un Ospedale in Maglie, spinta a ci dal sentir, che faceva da varij pii, e caritatevoli Confessori, lo stato
17 R. CUBAJ U, Francesca Capece. Sta in: Regio Liceo-Ginnasio Francesca Capece Annuario 1923-24, Tipografia F. Capece, Maglie 1925, p. 3. Il gesuita padre Sordi definito come uomo dal tratto gentile, erudito e astuto delineando un aspetto ben diverso da quello universalmente riconosciuto quale uomo burbero, dispotico, dispettoso ed interessato esclusivamente alla gestione dei beni di F. Capece. 18 P. D. SORDI, Appendice. Sta in: NICOLA DE DONNO, Lorigine e i primi incrementi dellIstituto Capece, Quaderni del Liceo Capece III, 1966, Edizioni del Liceo-Ginnasio F. Capece- Maglie, Arti Grafiche Ragusa-Bari 1966, p. 37. 14
deplorabilissimo in cui si giacevano i poverelli quando ammalavano per labitazione, pel vitto, e per lassistenza; si diede quindi a ricercare, chi, e quale dovesse esser lamministratore di s caritatevole sua creazione, [.] si rivolse pertanto ai Figli di S. Giovanni di Dio 19 .
Ma la decisione subisce ancora una variazione. Questa ed altri mutamenti nelle sue decisioni provengono dal voler conciliare aspetti diversi delle sue finalit, in particolare quella spirituale e caritatevole 20 . Continua Sordi: Sebbene avendola in seguito alcune persone dotte e pie fatto riflettere che maggior vantaggio Spirituale si sarebbe ritratto da Maglie dai Figli di S. Vincenzo da Paoli, che dai riferiti Ospetaglieri, perch questi secondi, oltre allamministrar lospedale, il che solo potevano fare i primi, avrebbero anche confessato, e predicato: incantata la Nostra Signora di questo doppio vantaggio, sciolse allistante ogni trattativa con gli Ospetaglieri, e si rivolse in vece a far pratiche coi Signori della Missione per indurli a stabilirsi in Maglie, oltre ad esercitare ivi i loro S. Ministerij, a prendere anche la direzione del suo Spedale 21 . Laccettazione di queste condizioni per subordinata alla approvazione del loro Generale che prende tempo comportando cos una mutazione della scelta. E ancora Sordi a scrivere che:
pi utili sarebbero riusciti ai suoi compaesani i Gesuiti, che sopra ai Signori delle Missioni, avevano questaltro vantaggio, di formare la giovent alla Piet insieme ed alle Lettere; Colse al volo il momento favorevole della non pronta accettazione dal detto Generale, per sciogliere coi Missionari, e sciolse di fatti, serbando ogni suo decoro coi medesimi, e mandatosi a chiamare da Lecce il P. Provinciale de Gesuiti
19 P. D. SORDI, cit., p. 37. 20 N. DE DONNO, Scuole e sviluppo sociale in un comune del salento nel sec. XIX (Maglie), Rassegna Pugliese, 5 (1970), nn.1-3, p. 58: Un aspetto che pone degli interrogativi quello economico del lascito. Il suo grande valore non pu essere ignorato dalle ricche famiglie borghesi di Maglie che consigliano la duchessa in direzione di una scelta mirata ad ottenere un controllo, a livello locale, della gestione patrimoniale dellintero lascito. Questo aspetto ben messo in evidenza da Nicola G. De Donno allorquando sottolinea il carattere duramente padronale di una comunit cittadina in cui i ceti dominanti riuscivano a piegare le risorse dellintera comunit cittadina ai propri esclusivi fini di classe 21 P. D. SORDI, cit., p. 38. 15
(il P. Giuseppe Ferrari) che allora l si trovava in S. Visita, le propose, e tratt con Essolui della fondazione duna Casa alla Compagnia di Ges in Maglie, e della direzione, che la medesima indossar si dovea dellospedale 22 .
Il padre provinciale Ferrari ritiene molto gravosi i compiti a cui la duchessa vuole chiamare la Compagnia tanto da mettere in discussione la disponibilit della stessa ad accettare la donazione e avanza perci la proposta di abbandonare lidea di un Ospedale. Soluzione che la duchessa non intende approvare. Interviene nella disputa il Barone di Spongano, D. Gennaro Bacile, amico della duchessa, che chiarisce la volont della Signora a non trasformare i Gesuiti in Ospedalieri, come essi suppongono, ma ad affidare loro la direzione dellOspedale e la scelta del personale addetto. Questo chiarimento induce le due parti ad addivenire allaccordo ed infatti la Duchessa, con testamento inter vivos 23 , dona i suoi beni alla Compagnia di Ges. La donazione dei suoi beni incontra non poche avversit ed in particolare quella che riguarda il rapporto con gli stessi donatari. Verso la fine del 1839, la Duchessa vince le riserve ed offre ospitalit al Padre gesuita Domenico Sordi e ad altri Padri predisponendo alcuni ambienti del Palazzo come loro dimora. E questa una decisione che matura in lei nonostante suo marito avverta una ambiguit nei comportamenti di Padre Sordi verso il quale mostra una esplicita ostilit. Scrive Panareo: I Gesuiti oramai si trovavano come in casa propria. Il padre Sordi vi si aggirava come un vero amministratore della Duchessa: impartiva ordini, teneva corrispondenza, firmava contratti, gridava, schiamazzava, trattava tutti con tono burbero 24 .
Francesca Capece non d per credito ai sospetti del marito che, dopo due anni, viene a mancare. Dopo la morte del Duca, infatti, la Compagnia di Ges induce la Duchessa a donare in omaggio a Dio tutti i suoi beni. Scrive il deputato magliese Oronzo De Donno (1819- 1886) che i Gesuiti
22 P. D. SORDI, cit., p. 38. 23 Ivi, p. 40. 24 S. PANAREO, op. cit., pp. 27-28. 16
tanto seppero secondare le ascetiche tendenze e le mistiche aspirazioni della caritatevole donna, che finalmente donava loro il suo ricco patrimonio di circa lire cinquecentomila 25 .
E della stessa opinione anche Alessandro De Donno che cos riferisce:
Come leonino fu quellatto, e quanto la donataria Compagnia di Ges abusato avesse della ignoranza e della buona fede di una nobile vegliarda senza alcun sospetto, e tutta assorta in que suoi sublimi ideali che erano la religione e la carit, non sono io che cos penso, ma lo dice chiaro latto medesimo che appresso far palese, non che le angoscie che da esso provennero a quella santa donna, e le strane vicende che per lunghi anni di poi han travagliato la sua nobile e pia Istituzione 26 .
In che misura questa descrizione, rappresentata con tanta asprezza da Salvatore Panareo e da Alessandro De Donno sulla quotidianit dei Gesuiti ed in particolare del loro Padre nel palazzo, sia confacente alla realt o sia invece il risultato di valutazioni soggettive su comportamenti che ai loro occhi possono sembrare incoerenti o contraddittori rispetto alle aspettative religiose e spirituali, di difficile discernimento. E comunque una valutazione che genera forti dubbi e perplessit sebbene siano universalmente riconosciute come avversioni generate da pregiudizi e manifestate nel tempo nei confronti dellOrdine dei Gesuiti, in sintonia col diffuso anticlericalismo di fine secolo diciannovesimo. Queste contrariet, riguardanti principalmente il loro elevato livello culturale, che talvolta sfocia nella scaltrezza, coinvolgono anche le stesse Istituzioni ecclesiastiche. N pu essere diverso latteggiamento di alcuni settori di Maglie (aristocrazia, intellettuali, borghesia) che, come annota Nicola De Donno, invocano i
25 O. DE DONNO, Francesca Capece, Lo Studente Magliese, 1879, I, XI, p.2 (Lautore firma questo articolo con la lettera Y). In realt il patrimonio consiste in ducati 57.148, grani 92 e calli 8 netti della passivit (i capitali attivi era a ducati 91.945, grani 10, quello dei capitali passivi 34.766, grani 17 calli 4) ed equivalenti in lire 242.883,20; A. CADEI, cit., p. 7. 26 A. DE DONNO, Memorie su la origine e le vicende del Pio Istituto scolastico Capece di Maglie, R. Tipografia Editrice Salentina, Ditta Fratelli Spacciante, Lecce 1900 II ediz., pp. 12-13. 17
Domenicani in funzione antigesuitica 27 ; la maggioranza della popolazione vede invece i Gesuiti portatori dellistruzione e del progresso 28 . Diverso per il parere del padre provinciale, Gennaro De Cesare, che sconfessa i padri vicini alla duchessa, in particolare Padre Sordi, determinati ad impiegare la donazione per la nascita di scuole pubbliche, rinunciando, inspiegabilmente e dopo quattro anni, alla donazione e richiamando a Lecce il gruppo dei padri ospitati dalla duchessa. E per tutti una delusione ed in particolare per la duchessa una dolorosissima amarezza che viene sanata poco tempo dopo. Lanno successivo, infatti, al padre provinciale De Cesare subentra padre Francesco Manera che riconferma laccettazione della donazione dando cos avvio allIstituzione scolastica.
E durante questo intervallo che matura nella mente della duchessa lidea di destinare la donazione alla realizzazione di una istituzione per listruzione pubblica, un obiettivo allettante per i Gesuiti che tramite Padre Sordi non vogliono rinunciare alla istituzione di una Casa Gesuitica nella quale poter erogare il servizio educativo e dottrinale. La duchessa si adopera per la nascita di una scuola pubblica dove vi fossero tutte le scuole, le scuole sublimi, e si chiamassero Collegio, non residenza 29 . Nellanno scolastico 1875-1876 il direttore del Collegio il prof. Antonio Cadei 30 che commenta queste parole indirizzate dalla duchessa a Padre Sordi cos:
Parmi volesse dire: non immiserite il concetto delle mie intenzioni, con qualche classe di latinit, ma elevatelo in proporzione dei miei redditi; e se voi non ne erogherete una parte ad altro scopo che non sia quello
27 N. DE DONNO, op. cit,. p. 33. 28 Ivi, p. 34. 29 A. CADEI, cit., p. 8. 30 R. CUBAJ U, cit., p. 5. Antonio Cadei subentra a Martino Piccinni, frate domenicano e direttore della scuola magliese dal 1863 al 1869. E il primo preside del Liceo-Ginnasio Francesca Capece e resta in carica dal 1875 al 1877. 18
stabilito da me, se voi non ne sciuperete nel lusso o nelle agiatezze, se voi sarete solerti amministratori della mia sostanza, affinch questi redditi non scemino, vi torner agevole presentare ai miei concittadini un sistema compiuto di educazione e di istruzione, colle scuole elementari, col ginnasio e col liceo. A tanto non corrispondevano infatti le semplici residenze della Compagnia, bens i suoi collegi, dove insegnava lettere ed i rudimenti almeno delle scienze principali, la matematica, la meccanica, la fisica, la storia naturale e la filosofia 31
In considerazione del fatto che lidea iniziale, cio la costruzione di un ospedale, completamente venuta meno, educare i giovani nella religione e nelle lettere diviene lapprodo pi importante ratificato nel patto con la Compagnia di Ges 32 . La destinazione del patrimonio per listituzione di una scuola appare anomala se va considerata la contrariet degli aristocratici allistruzione pubblica per timore che il popolo istruito possa porre un freno ai loro privilegi. Lobiettivo della duchessa quello di una scuola aperta a tutti quei giovani che sentono il bisogno di studiare e ci riassume un concetto innovatore, ma allo stesso tempo liberale ed ugualitario, che mostra un orizzonte frutto di una vera e propria maturazione intellettuale che, seppur indotta, un dato di fatto se analizzato alla luce di una generale attenzione di tutta Terra dOtranto che in quegli anni si arricchiva di numerose scuole elementari e medie.
Questaspetto dei proponimenti della duchessa magliese, aristocratica attiva nelle opere benefiche a vantaggio del prossimo pi sfortunato, precisato con migliori risultati dal documento nominato allinizio del presente lavoro, utile per mostrare un tratto della personalit di F. Capece concernente i suoi interessi ricreativo-culturali
31 R. CUBAJ U, cit., p. 8. 32 S. PANAREO, op. cit., pp. 68-71: Lidea di fondare un Ospedale a Maglie gi molto sentita nel primo Ottocento. Attorno alla met dello stesso secolo il Comune si propone di realizzare la struttura ricorrendo agli aiuti che provengono dalla beneficenza privata. Tale idea sembra realizzarsi con il sostegno dei beni che Francesca Capece non desiste dal voler devolvere in favore di questopera. Lesigenza di avere una struttura sanitaria da destinare a lazzaretto si ripresenter nel 1849, anno in cui il colera ricompare nel Regno di Napoli. 19
coltivati in un periodo della sua vita. E un testo che aiuta a riconsiderare le sue scelte che critici poco benevoli hanno liquidato in modo sommario, come esiti di comportamenti insicuri, incerti, titubanti se non proprio di una persona incolta, ignorante od ingenua. Si tratta di una composizione teatrale di fine settecento contenuta in una raccolta di opere veneziane. Il titolo Il Cieco 33 e nelle note storiche che accompagnano il testo teatrale, riferito che lo stesso fu completato e integrato da Francesca Capece Lopez con altre teatrali sorelle. Non c alcun dubbio che si tratti della duchessa magliese perch anche designata con i titoli di marchesa di Maglie e duchessa di Taurisano. Questo testo appartiene alla raccolta intitolata Il Teatro Moderno Applaudito 34 ed attualmente i suoi volumi sono conservati presso la Biblioteca dellAccademia dei Filodrammatici di Milano 35 . Lautore del
33 Il Cieco un breve componimento teatrale costruito su una vicenda stravagante e con personaggi immaginari. E indicata come farsa, un genere parodistico utilizzato quale intermezzo fra due atti durante una rappresentazione teatrale di unopera seria con lo scopo di intrattenere piacevolmente gli spettatori. 34 ANONIMO, Il Teatro Moderno applaudito ossia raccolta di tragedie, commedie, drammi e farse che godono presentemente del pi alto favore sui pubblici teatri, cos italiani, come stranieri corredata di notizie storico critiche e del Giornale dei teatri di Venezia, Tomo XLV Venezia, 1800 p. 3. Presso la Biblioteca dellAccademia dei Filodrammatici ha collocazione n. 11449 B.IV 45. Lintera raccolta si compone di 61 tomi e il tomo I contiene anche il prospetto dellopera mentre il numero LXI contiene solo gli indici. Nellimprimatur appare il nome dello stampatore Antonio Fortunato Stella. Ogni tomo si compone di 4 opere ognuna seguita da notizie storico critiche e inizia col giornale dei teatri di Venezia. E importante sottolineare che la numerazione delle pagine non segue una progressione costante e questo perch nella raccolta paiono essere stati accorpati singoli libretti teatrali indipendenti e con una numerazione autonoma di pagine. Per tale motivo dovendo ricercare lindicazione bibliografica necessario per ogni tomo rintracciare la parte dedicata al componimento e da qui porsi sulla pagina indicata. Tutti i tomi recano la stessa copertina editoriale con le norme per la sottoscrizione dellopera, i nomi dei librai veneziani che la vendono, il prezzo (3 lire venete o 3 paoli romani). (v. Allegato n. 4- 5-6). 35 Fondata a Milano nel 1797, si costituisce ufficialmente nel 1798 con il nome di Teatro Patriottico ed ha come scopo quello di favorire lo sviluppo dellarte e della letteratura drammatica. 20
componimento teatrale il veneziano Pietro Vettor Corner 36 che lo mette in scena al teatro San Luca 37 di Venezia il 3 dicembre del 1798 38
con il capocomico Antonio Goldoni 39 . Cornr compone il testo allet di quindici anni a Venezia, dopo aver letto la novella Il Cieco di madame Riccoboni, pseudonimo di Marie Jeanne de la Boras. Questa scrittrice francese, che condivide ampiamente le idee illuministiche che vogliono trasformare la recitazione teatrale, moglie di Antonio Riccoboni (1707-1772), in arte Lelio, figlio di quel Luigi Riccoboni che la storia considera il precursore dellilluminista Carlo Goldoni, a sua volta padre della riforma del teatro italiano e intimo amico della stessa madame 40 . In breve, la storia del componimento teatrale del Cornr
36 Notizie biografiche circa Pietro Vettor Corner sono molto rare. Per certo si tratta di un patrizio veneziano cos come testimonia il titolo di Nobilis Homo, ed autore di diversi testi teatrali come il dramma dal titolo Il Tradimento notturno contenuto nella citata raccolta Il Teatro Moderno applaudito ossia raccolta di tragedie, commedie, drammi e farse che godono presentemente del pi alto favore sui pubblici teatri, cos italiani, come stranieri corredata di notizie storico critiche e del Giornale dei teatri di Venezia. Tomo LI Venezia, 1800, p. 3. Presso la Biblioteca dellAccademia dei Filodrammatici ha collocazione n. 11235 B.V 6. Questo dramma va in scena al teatro San Luca il 27/01/1800 cos come riporta il Giornale dei Teatri di Venezia, VI, 4, Parte I 1800, p. 3 incluso nella raccolta del Tomo LI. 37 Edificato dalla nobile famiglia veneziana dei Vendramin inaugurato nel 1622. Sino al 1700 fu anche detto di San Salvador perch ledificio sorgeva tra le due chiese di San Luca e di San Salvatore, poi nel 1875 cambia lintitolazione in Teatro Carlo Goldoni facente parte dellattuale Teatro Stabile Veneto. Nel 1752 il nobile Francesco Vendramin, proprietario del teatro, ingaggia Carlo Goldoni (1707-1793) commediografo illuminista e padre di quella commedia italiana che pone fine alla Commedia dellArte. 38 ANONIMO, Giornale dei Teatri di Venezia, IV, 3, Parte II 1798, p. 3, contenuto in Il Teatro Moderno applaudito ossia raccolta di tragedie, commedie, drammi e farse che godono presentemente del pi alto favore sui pubblici teatri, cos italiani, come stranieri corredata di notizie storico critiche e del Giornale dei teatri di Venezia. Tomo XXIX Venezia 1798. 39 Nel 1798 quella di Antonio Goldoni la migliore compagnia teatrale del suo tempo che occupa il teatro di S. Luca in Venezia dove tra laltro recita la rinomata attrice Gaetana Goldoni Andolfati (1768-1830) appartenente ad una famiglia di famosi comici e moglie dello stesso Antonio Goldoni. 40 E dalle dispute tra Antonio Riccoboni e il padre Luigi circa le tecniche teatrali che Diderot fa derivare la formulazione del paradoxe. Il Paradosso dellAttore unopera di Denis Diderot pubblicata per la prima volta nel 1830. Diderot formula questo 21
quella di due innamorati, Nadina e Zulmis. Zulmis un giovane cieco figlio di dAlmont e Nadina la figlia del sacerdote Mompebar che venera Nirsa, dea del Sole. Mompebar ha dapprima acconsentito al fidanzamento dei due e crede in un oracolo che ha promesso di ridare la vista a Zulmis al raggiungimento dei ventanni. Compiuta questet, Zulmis continua a non vedere e pertanto Mompebar, convinto che lastro dominator delluniverso illumina ciascun chegli pur ama, crede che la cecit di Zulmis sia un castigo del suo dio e per questo impone lo scioglimento della promessa di matrimonio. Nadina non crede invece che la cecit di Zulmis sia un castigo divino e continuando a sperare sino allultimo momento nelloracolo, non abbandona Zulmis. Lattesa premia alla fine i due quando la dea del sole Nirsa, scendendo dal cielo, fa riacquistare, con gran stupore di Mompebar, la vista a Zulmis. Apparentemente il titolo del componimento e il contenuto stesso possono apparire ingenui ma ci trae in inganno in quanto il termine Cieco in netta contrapposizione con parola Lume. Lamore lega Zulmis, uomo cieco, a Nadina, il lume ossia il concetto dellamore, tipico del teatro goldoniano, che conduce luomo sulla strada della ragione e per questa rinascer a nuova vita. La figura del sacerdote Mompebar significativa perch proprio lui, sacerdote del grande Nume, che con fede cieca crede che Zulmis sia un castigo di dio, non rendendosi conto invece che la sua convinzione solo superstizione, antitesi perfetta della ragione, nata dalla cecit del suo intelletto. Anche il ricorso alla divinit del Sole, nel componimento la dea Nirsa, quale simbolo rivelatore della luce, con le sue accezioni di Grande Nume, Supremo Autore e Astro Dominator, rispecchia questa esaltazione della luce intellettuale che non si sostituisce al credo religioso ma si configura come il giusto mezzo per aderire alla fede pi vera. Nelle note che accompagnano il componimento riportato il modo in cui la duchessa ne venne in possesso, recuperandolo e in parte riscrivendolo. Il Corner vuole personificare nella figura della virtuosa Nadina la
paradosso sullesperienza delle idee che circolano in quei tempi tra i teorici del teatro, tra i quali Antonio Riccoboni, e consiste nellaffermare che l'estrema sensibilit che fa gli attori mediocri; la sensibilit mediocre che fa l'infinita schiera dei cattivi attori; l'assoluta mancanza di sensibilit che prepara gli attori sublimi. 22
duchessa di Maglie che egli stesso definisce sua impareggiabile benefattrice e illustre e sensibilissima donna 41 . In appendice alla raccolta Il Teatro Moderno Applaudito, sono riportate alcune note denominate Notizie storico- critiche sopra Il Cieco dove si d attestazione della dedica che Corner fa di questopera a Francesca Capece Lopez, marchesa di Maglie e duchessa di Taurisano. In queste note il curatore della raccolta ripercorre la genesi e le vicende della farsa e del suo autore. In particolare riferisce del viaggio dellautore con la famiglia a Cerigo 42 e le vicissitudini cui va incontro. Scrive:
Dopo tre anni in circa ritornando a Venezia, fu rubato avidamente il suo legno dagli Algerini vicino alle coste di Puglia. Salvatesi le persone presso Leuche, fur predati gli effetti, e tra questi gli scritti col Cieco. Allora la duchessa di Taurisano, in quel suo feudo il raccolse, dove riun gli avanzi a memoria della farsa perduta, e la rabbell a nuova foggia con altre teatrali sorelle 43 .
Quanto questo testo, al di l del suo contenuto, e la circostanza ora riportata del ritrovamento possano aiutare nel dare una definizione differente e di rivalutazione storica dellinteresse che la duchessa ha
41 ANONIMO, cit., Tomo XLV, p. 28. 42 Cerigo lattuale isola greca di Citera. 43 ANONIMO, cit., p. 28. Lepisodio dello smarrimento di testi o manoscritti e il loro successivo recupero, dopo il naufragio di una imbarcazione che li trasporta per recapitarli ad un destinatario che riveste particolare interesse per chi li invia, spesso evocato da storiografi o cronisti. Il naufragio difficilmente verificabile perch si riferisce ad eventi lontani nel tempo, nella fattispecie alla fine del700 e, probabilmente, richiamato come un escamotage per aggiungere al testo una connotazione intrigante al fine di destare interesse su questi testi. A mo di esempio va ricordata la circostanza dello smarrimento di unopera del cronista municipale e letterato Oronzo Pasquale Macr in seguito allaffondamento della nave che lo trasporta. Levento, riportato dallo storico Luigi Maggiulli, riguarda uno studio dellillustre studioso magliese intitolato Monographia de Marmore Basterbino. Questo manoscritto diretto al dotto vescovo di Oria Alessandro Maria Kalefati (anche le sue opere sono trafugate dai pirati durante il trasporto in una nave che da Taranto si dirige a Napoli Sito web Citt di Oria: Personaggi illustri, www.comune.oria.br.it/cittaterritorio/personaggiillustri.php, 3 giugno 2009), per, a differenza del componimento teatrale del Corner, il manoscritto di Macr non pi ritrovato (v. AA.VV. Dizionario biografico degli uomini illustri di Terra dOtranto, Piero Laicata Editore, Manduria-Bari-Roma 1999, p. 281). 23
mostrato nella sua vita per la cultura difficile da valutare ma non da escludere a priori. A tal proposito sono note le opinioni degli studiosi Alessandro De Donno (Maglie 1821-Lecce 1901), Salvatore Panareo (1872-1961) e di Luigi Maggiulli (1828-1914). Alessandro De Donno, figlioccio della duchessa e suo biografo, pone in grande risalto laspetto benefico e religioso di Francesca Capece quali elementi fondamentali per la fondazione degli studi in Maglie ma, riguardo listruzione, qualifica la duchessa come incolta. Della stessa opinione anche lo storico magliese Salvatore Panareo per il quale listruzione di Francesca Capece limitata a quei fondamenti utili a saper amministrare la sua baronia. Salvatore Panareo scrive che Francesca Capece poco istruita
ma infarinata di quella cultura che nelle nostre famiglie aristocratiche si dava alle donne sino alla met di questo secolo, bastevole per vigilare e sbrigare lamministrazione dei propri beni 44 .
In compenso tutta la sua vita si caratterizz da un profondo sentire religioso che
le permise di conoscere i bisogni del popolo che soffre e di sentire profondamente i doveri che chi nato nellagiatezza ha verso gli indigenti. La carit, quella carit che ella riguardava come emanazione diretta della religione, trov nel suo cuore larga ospitalit, e divenne per il suo animo delicato un bisogno ardente, un dovere da adempiere ogni giorno. Cos nella sua casa i poveri trovarono sempre una mano che asciug le loro lagrime e len i loro dolori, i pellegrini sconosciuti, che col si rivolgevano come ad un albergo sicuro, ne ricevettero le pi benefiche accoglienze, e tutti ne ebbero conforto e sollievo 45 .
Alessandro De Donno e Salvatore Panareo sono uomini di indubbia affidabilit storica e il giudizio espresso dal De Donno pi arduo perch egli un testimone contemporaneo della duchessa. Si potrebbe obiettare che, se il valore della cultura non avesse ispirato le scelte della duchessa e se ella non avesse considerato i giovamenti che la
44 S. PANAREO, cit., pp. 21-22. 45 Ivi, pp. 22-23. 24
popolazione ne poteva trarre, come sarebbe possibile spiegare la sua volont di istituire una scuola per leducazione e la formazione culturale, intellettuale e morale della giovent magliese? Il ritrovamento del componimento teatrale dimostra che Francesca Capece frequenta il teatro, probabilmente una mecenate di letterati, intervenuta sul testo, ha contatti con il mondo della cultura e in particolare quello del teatro che in tutti i tempi il principale propagatore di idee, concetti e mode alla stessa stregua della pi attuale televisione. N va ignorato il fatto che lei ha ricevuto unottima educazione e istruzione per essere stata dottamente guidata, insieme alla sorella, da De Rinaldis. La duchessa ha perci subito molte influenze nella formazione della sua identit e delle proprie convinzioni e non pu essere estranea alla politica scolastica di Ferdinando IV che, con listituzione di scuole, determina un processo di alfabetizzazione che ha il suo culmine tra la seconda met del secolo XVIII e la seconda met del secolo XIX. 46 Seppur di animo fortemente volubile e grande dissipatrice per la sua costante e disinteressata beneficienza che mette in crisi tutto il sistema economico sul quale i Gesuiti fondano la scuola, non sarebbe corretto negare che le circostanze esposte probabilmente delineano una figura di aristocratica divenuta sensibile al valore della cultura. Ci ha permesso a Maglie di trasformarsi da anonima contrada del regno a sede delle principali scuole di ogni livello e grado della provincia di Lecce 47 . Grazie al suo
46 Cfr. G. GALASSO, Storia del Regno di Napoli: Il Mezzogiorno borbonico e napoleonico (1734-1815), IV, UTET, Torino 2008, pp. 586-590; In questo periodo lanalfabetismo della popolazione del regno molto diffuso. Listituzione di scuole unesigenza avvertita dal governo borbonico, malgrado il netto disinteresse della popolazione, la cui esigenza principale il non patire la fame. Sulla scia del dispotismo illuminato, lAmministrazione Reale di fronte al dilagare dellignoranza si rende conto che possibile tutelare la crescita economica, sottoporre a disciplina gli individui, garantire la pace sociale e integrare la societ civile nello Stato solo attraverso listruzione della popolazione. A fronte di questa considerazione, di fatto esiste unesigenza di alfabetizzazione ancora pi concreta. La Chiesa e lo Stato ricorrono sempre pi alla carta stampata per le loro comunicazioni e il saper leggere e scrivere una necessit tangibile che deve sostituirsi alluso antico delloralit. 47 S. PANAREO, cit., pp. 81-86. A partire dal primo Ottocento, levoluzione demografica ed economica induce la popolazione magliese ad una maggiore istruzione. Non una istruzione primaria che qualche maestro privato gi da diversi 25
filantropismo Maglie, dalla fine del XIX sec., accresce la sua vocazione culturale, divenendo un grande centro salentino degli studi 48 . Latto umanitario della donazione dei beni a favore dellistruzione pubblica per Luigi Maggiulli, una di quelle azioni giustificate dallo stretto legame che unisce la societ aristocratica al pensiero cristiano 49 . Questo concetto non differisce da quello gi esposto da S. Panareo e da A. De Donno, ma per di pi, secondo Maggiulli, indica latteggiamento della nobilt di ricorrere questatto per orgoglio di casta e per tal motivo
molte volte [gli stessi] donavano le loro avite ricchezze al Clero o a qualcuna delle tante corporazioni religiose, per innalzare qua e col sontuosi stabilimenti educativi e di beneficienza, e per opere di piet 50 .
anni impartisce ai giovani magliesi, ma una che sia pi diffusa ed elevata. La portata del lascito di F. Capece non pu essere ben considerata se non si tiene presente la volont dimostrata dalla popolazione magliese in merito alleducazione e allistruzione della giovent. Gi nel 1739 Maglie si dota di una cattedra di filosofia e di teologia, nonch di una biblioteca, su disposizione del sacerdote Ignazio Ricci (1672-1739), che beneficia per lascito testamentario il clero magliese di una rendita di cento ducati annui. Questa cattedra funziona sino al 1812, anno in cui soppressa. Nel 1813 Giovacchino Murat, con decreto del 21 aprile, stabilisce di convertire questa cattedra in una scuola secondaria aggiungendovi anche un corso completo di grammatica e di belle lettere, ma il progetto rimane solo sulla carta. 48 ANONIMO, Per la prefettura della Citt di Maglie, Tipografia Garibaldi, Lecce 1890, p. 7. Le notizie contenute in questa raccolta chiariscono la portata che ebbe la donazione di Francesca Capece a favore della fondazione degli studi in Maglie. Il Ginnasio Capece risulta alla data del 1890, cio circa 50 anni dopo la sua fondazione, mantenuto principalmente con le rendite del patrimonio lasciato dalla duchessa. La citt di Maglie spende per la Pubblica Istruzione circa lire 50.000 annue, delle quali lire 35.000 provengono dal legato Capece. Tutte le scuole sono frequentate da circa 1.100 alunni ed il corpo insegnante si compone di 32 persone. Il solo Ginnasio conta una media di 65 iscritti allanno ed frequentato da 150 alunni. Il convitto annesso permette ai padri di famiglia forestieri di sostenere i figli nello studio con una spesa minore di lire 400 annue. Tale costo inferiore a quello che un padre sosterrebbe per mantenere il figlio in casa. Il Ginnasio ha una splendida biblioteca di circa 6.000 volumi e lintero edificio dotato di locali ampi e di un giardino. 49 L. MAGGIULLI, cit,. p. 1. 50 Ibid. 26
Le vicissitudini della donazione alla Pubblica Beneficenza di Maglie dei beni di F. Capece, della istituzione di un Ente morale a lei intestato e della realizzazione di un monumento a lei dedicato, vedono come protagonista lavvocato Alessandro De Donno. Egli svela in un libro pubblicato la prima volta nel 1894 e riedito nel 1900, dal titolo Memorie su la origine e le vicende del Pio Istituto scolastico Capece di Maglie, i retroscena che inducono la sua madrina dapprima a donare i beni alla Compagnia di Ges e successivamente a revocare questa donazione con un testamento olografo da lui stesso suggerito. La propensione ad avere fiducia dei Gesuiti, ai quali destina unarea del Palazzo, compresa una chiesetta per agevolare lesercizio del Santo Ufficio e rendere la loro vita confortevole, discende dalle sue convinzioni religiose e caritatevoli. S. Panareo, circa la religiosit della duchessa, scrive:
la religione in lei non si restrinse ad una vana pratica di esercizi spirituali e contemplativi, [] ma riusc ad una viva considerazione di essa, [] 51 .
La pratica dellelemosina e della beneficenza sta a fondamento del pensiero cristiano (almeno delle origini) come risposta alle ingiustizie sociali. E questo il retroterra culturale e motivazionale di F. Capece, nonostante che questa pratica venga in contrasto con una societ, non solo magliese, che mostra diffidenza verso i poveri. Se vero che la sua formazione religiosa a sollecitarla ad intervenire in direzione delleducazione e dellistruzione popolare dei poveri, anche vero che sar il pensiero illuminista a porre la disuguaglianza sociale quale terreno su cui esplicare i principi di solidariet umana e civile disgiunti per dalle premesse religiose. Leliminazione della povert un imperativo che caratterizza la mentalit illuministica. Questo sembra lesito a cui perviene lazione della duchessa ed al quale si ispirano alcune donne della borghesia ed aristocrazia magliese, quali la sorella Geronima, e nel corso dell800 e i primi del 900, Michela Tamborino, Luisa Frisari, Concetta Annesi, Clementina Palma, Rosetta Palma ed
51 S. PANAREO, cit., p. 22. 27
altre ancora. Queste benefattrici sono animate da un bisogno di creare condizioni per affrontare con azioni caritatevoli i problemi sociali: dalla salute alla istruzione, allospitalit per i senza tetto ed ancora altre testimonianze di carit. Francesca Capece quindi, probabilmente risente del nuovo clima culturale creato dallilluminismo divenendone, quasi inconsapevolmente, testimone diretta. Per questo la considerazione della sua estraneit alla cultura o della sua modesta istruzione deve essere rivista. Va considerato il fatto che la cultura in lei si realizza attraverso lattuazione della beneficenza che non un atto di sola carit cristiana. Al di l della valutazione delle sue conoscenze, ci che importa il contesto ambientale in cui vive e come lei si rapporta ad esso poich, appare evidente, che il cambiamento sociale che ha luogo in questo periodo, implica listruzione collettiva della popolazione. Di questo mutamento Francesca Capece certamente cosciente tanto che lo stesso Salvatore Panareo scrive:
liberatasi dalle pastoie nelle quali erano ancora avvolte nei nostri paesi le ultime famiglie feudali, seppe sollevarsi, mettersi allaltezza dei nuovi tempi e intuire la necessit e lutilit delleducazione del popolo 52 .
Dice ancora Panareo che ella
mir a fare del suo paese un centro di civilt [], un focolare distruzione che stimolasse ad accorrervi chi ne avesse la brama, una fucina donde uscissero giovani virtuosi e dotti che onorassero la patria 53 .
Le conclusioni a cui perviene invece Nicola De Donno inducono ad alcune considerazioni. Egli scrive:
In primo luogo, se fu costante e magnanima la volont di Francesca Capece di destinare lintero patrimonio della famiglia ad opere di utilit cittadina, non sempre fu per chiara la sua intenzione di fare tra quelle opere la parte maggiore alla istruzione, anzi questa vi entr come
52 S. PANAREO, cit., p. 43. 53 Ivi, p. 44. 28
conseguenza della scelta della Compagnia di Ges quale strumento. In secondo luogo, n la mentalit, n la cultura (assai scarsa) di lei, quali ci sono note dai documenti e dalle testimonianze, rendono credibile che ella abbia consapevolmente concepito e costantemente voluto, ed anzi imposto ai Gesuiti recalcitranti, la fondazione di un collegio umanistico a Maglie; ch anzi gli atti e i fatti, rettamente interpretati, smentiscono, piuttosto con aumento che con diminuzione dei meriti di lei verso noi magliesi, questo mito. In terzo luogo, neppure la Compagnia di Ges, che della scuola classica magliese fu la prima realizzatrice, vi si indusse per sua libera scelta. In quarto luogo, fu la Compagnia di Ges a spingere la duchessa Capece, la quale per suo conto non vi aveva pensato mai, ad indirizzare anche verso listruzione popolare i suoi disegni di piet e di beneficenza 54 .
Ad un giudizio cos rigoroso si possono prospettare obiezioni che, oltre a riguardare il fatto che la duchessa perviene allistituzione di un luogo deputato allistruzione soltanto per aver scelto la Compagnia di Ges, investono anche altri aspetti. Sicuramente appare plausibile lipotesi secondo cui inspiegabile che un autore teatrale dedichi il suo lavoro ad una persona incolta e ignorante; e poi, un ignorante ne avrebbe recuperato il testo se non ne avesse compreso lintrinseco valore? In secondo luogo va obiettato che la scelta di un Collegio umanistico, come testimonia il prof. A. Cadei, il risultato della volont di F. Capece. Se poi stato della Compagnia dei Gesuiti il merito di indirizzare i disegni di piet e di beneficenza della duchessa verso listruzione popolare, non poi per nulla appurato, in quanto quel che appare evidente e prioritario la loro volont di fondare a Maglie un casa per la Compagnia. Nel testo di De Donno appena riportato, la nascita della scuola pubblica a Maglie appare come un gesto marginale nelle scelte e nelle volont della duchessa: il De Donno ritiene infatti che sono i Gesuiti a sollecitare la duchessa ad istituire scuole pubbliche e, comunque, F. Capece affiancata dal popolo privato magliese e dai Gesuiti di padre Sordi nella fondazione dellIstituto Capece. 55 Lo storico Emilio Panarese aggiunge ulteriori soggetti (il clero e i notabili)
54 N. DE DONNO, op. cit., pp. 24-25. 55 Ivi, pp. 34-35. 29
a quelli indicati da N. De Donno in questo atto fondativo ritenendo che le scuole di latinit
furono volute dal clero magliese che considerava i Gesuiti, nel campo del favore popolare e della beneficenza, degli intrusi e degli approfittatori, e volute furono pure dai notabili, dalla crema della collettivit magliese, quasi tutti gesuitofobi, i quali, suggestionando con continue malefiche insinuazioni lottuagenaria duchessa, la spinsero ad aggiungere nella Convenzione del 47 delle postille relative alla coltura delle lettere, postille che dovevano servire, nelle loro intenzioni, a creare grossi ostacoli ai PP. Gesuiti in modo da costringerli alla rinuncia delleredit; ma di fatto crearono poi un serio danno proprio allistruzione delle classi popolari, che di questi beni non poterono usufruire se non in piccola parte 56 .
Riguardo alle qualit intellettive della duchessa, verosimile la sua situazione di incertezza nelle decisioni che per non di per s una prova di mancanza di istruzione o di cultura ma di una condizione psicologica prossima ad uno stato ansioso e non alla incultura o allignoranza. Questo parere confortato dalle riflessioni di Antonio Cadei, che nella relazione per la.s. 1875-76, tratteggia un breve profilo della duchessa:
Semplice di costume, ingenua, di sufficiente coltura, di retto intendimento, non avendo prole, fu larga coi poveri e mostr animo grande preferendo allambizione di aumentare il censo di gi ricche nipoti, quella di benemerenza pubblica, che sovviene perpetuamente allafflitta e pericolante umanit perocch in questo campo ella era dapprima inclinata ad esser prodiga del suo patrimonio per Magliesi, che tenea in conto di figli 57 .
Queste qualit, non ultima quella della sufficiente cultura, disegnano una signora mite, autenticamente altruista ma non sufficientemente scaltra per intuire ogni azione da parte dei Gesuiti, i quali, osserva ancora Cadei,
56 E. PANARESE, Cenni storici sullo sviluppo dellistruzione pubblica a Maglie dallUnit ad oggi (1861-1985), Contributi, Societ di Storia Patria per la Puglia Sezione di Maglie, V, n. 1/1986 pp. 24-25. 57 A. CADEI, cit. p. 5. 30
tosto che ebbero sentore della esitazione della Capece nella scelta dei mezzi pi acconci ad iniziare lopera generosa che andava meditando, le furono dattorno con tutte le arti di chi vuole sfruttare per s un gran dono che ad altri si riserba, ma senza che appaia il reo tentativo e senza formale compromesso 58 .
Lassenza di legami familiari spinge F. Capece a produrre, in data 18 febbraio 1843, a favore dei Gesuiti, un atto di donazione munito di regio placito con Decreto del 21 ottobre 1843 con cui vengono indicati beni mobili ed immobili, ma anche condizioni ed obblighi. La Compagnia si impegna:
a) alla creazione obbligatoria ed immediata di una Casa a Maglie dellOrdine dei Gesuiti; b) alla creazione facoltativa da mettersi in atto comodamente sia col miglioramento progressivo della rendita dei beni donati, sia collaiuto di altre elargizioni di cittadini Magliesi, o di altri luoghi, di scuole pubbliche; c) a tenere in Maglie gli esercizi spirituali in ogni cinque anni 59 ; d) a garantire alla duchessa un vitalizio ed una parte del palazzo ducale quale sua dimora.
Queste ultima condizione viene dai Gesuiti disattesa e la duchessa si vede costretta a chiedere ospitalit ai parenti leccesi. Non solo questa la circostanza (vi anche il ritardo nella istituzione della scuola) che induce Alessandro De Donno a suggerire alla madrina, ormai provata nel fisico dallet e dalle amarezze, di redigere un testamento nel quale istituire la Beneficenza di Maglie quale erede universale dei suoi beni al fine di realizzare luoghi di pubblica utilit, perch, secondo Panareo, i Gesuiti:
58 A. CADEI, cit., p. 6. 59 Ivi, p. 16; R.D. del 1851 n. 2094 (v. Allegato n. 2). 31
si mostrarono pi intenti a riordinare lamministrazione dei beni e a spiegare attivit spirituale qui e nei dintorni, anzich ad adempiere allo speciale obbligo che si erano assunto. Tuttavia, nellinverno del 1843- 44, che possiamo considerare come il primo anno dellIstituto, si decisero ad aprire una prima scuola di grammatica. A questa scuola, formata di quindici alunni, segu una seconda, ma non si mostr di voler andare pi innanzi: per cui la Duchessa, parendole che i Padri non si attenessero alle condizioni alle quali era stata sottoposta la donazione, si decise a richiamarli ai patti, rivolgendosi al Padre Provinciale 60
A fronte di questo scarso impegno che i Gesuiti dimostrano nellistituire la scuola a Maglie, la duchessa reagisce con un atto scritto per mano del notaio G. Miglietta, datato 26 ottobre 1847. Con esso, F. Capece ribadisce la sua volont di veder istituite le scuole sublimi, impegna il padre superiore Mortari, succeduto intanto al padre Sordi come amministratore dei beni della Compagnia, a tenere in Maglie le scuole di latinit. Colti dai moti popolari del 1848, i Gesuiti, il 13 marzo, lasciano la residenza di Maglie: al palazzo loro riservato il giudice Jannibelli pone i sigilli, mentre il sottointendente De Caro elegge una commissione per lamministrazione dei beni confiscati. La duchessa, non ricevendo la quota di 600 ducati che aveva richiesto ai Gesuiti come vitalizio legato alla sua donazione, si rifugia a Lecce presso la casa del duca Frisari, suo parente. Qui permane a lungo, finch il duca, infastidito dal protrarsi dellospite, la invita ad andare via 61 . Con il denaro che riceve dal recupero di un credito dal nipote, il Duca di Taurisano Michele Lopez (1810-1864), prende in affitto una casa ancora a Lecce. Qui conduce una vita di stenti perch continua a donare denaro a quanti si trovano in condizioni di miseria fino al punto di trovarsi ella stessa in uno stato di indigenza. Rivolge in ogni direzione le sue richieste di aiuto, ma non trova ascolto. Auspica perci la revoca della donazione fatta ai PP. Gesuiti perch essa non corrisponde pi al fine per cui glielaveva fatta 62 . Il 5 novembre 1848, F. Capece, alla
60 S. PANAREO, Discorso tenuto nel I Centenario della fondazione dellIstituto Capece, Maglie 18 nov. 1943, Tip. Messapica, Maglie, pp. 22-23. 61 S. PANAREO, La duchessa, cit. pp. 35-36. 62 Ivi, p. 21. 32
presenza di A. De Donno, e di alcuni familiari, redige questatto di annullamento del suo provvedimento: Nomino ed istituisco erede universale in tutti li miei beni, dritti, azioni e ragioni, che mi competono, e mi potranno competere, la beneficenza, dico la beneficenza di Maglie, mia Patria, acciocch facesse fiorire la religione, e le lettere, occupandosi principalmente stabilire in detta mia Patria luochi pii e di pubblica utilit come meglio creder. Ed mia volont che si rivocasse la mia donazione alli PP. Gesuiti, perch non corrispondono pi al fine per cui da me fatta 63 . La donazione al Comune di Maglie avviene malgrado i rapporti con lAmministrazione non siano stati in passato privi di contrasti morali e legali 64 .
63 Ivi, p. 25. Mancano elementi probanti che aiutino a capire se il cambiamento della destinazione testamentaria dei beni fosse stato indotto da una contrariet alla scaltrezza dei Gesuiti, o se i ritardi o la inosservanza delle condizioni testamentarie (come afferma Alessandro De Donno) discendano dalle lungaggini degli adempimenti amministrativi che richiede lavviamento di una Istituzione. Questa seconda circostanza per ipotetica perch il decreto che autorizza i Gesuiti a istituire una casa per la istruzione e leducazione della giovent datato 20 agosto 1851, ben tredici anni dopo il Decreto che autorizza la stessa Compagnia ad accettare la donazione della duchessa. Un periodo francamente prolungato per ritenere strumentale liniziativa di Alessandro De Donno nei confronti della duchessa ai fini di un cambio del testamento. 64 A. CADEI, cit., pp. 5-6: Ne esempio la circostanza della possibile realizzazione dellOspedale, quando la duchessa, come ricorda Cadei, mostra poca fiducianella pubblica Beneficenza del Comune, in vista degli arbitri e del vandalismo cui soggiacea quella nobile istituzione sociale, per opera dun governo tanto immorale quanto dispotico. Altrettanto importante ritenere F. Capece una feudataria non disinteressata allesazione delle sue rendite nel feudo di Maglie. Al proposito vi sono delle delibere del decurionato magliese datate tra il 1807 e il 1809 dalle quali si evince che il Comune ripetutamente si oppone, alla luce delle leggi sullabolizione della feudalit, alle pretese della baronessa che esige il pagamento dei suoi antichi diritti baronali ammontanti inizialmente a ducati 235. La delibera, datata 13 luglio 1807, chiara a tal proposito ed infatti si legge come lex baronessa di questa terra, sta proseguendo ad essigere le decime ed altri giussi feudali nonch le ragioni alle cui pretese il decurionato risponde che lex baronessa non essiga n settesima, n decima, n quindicesima, n vigesima, n raggioni, n erbatiche, che con usurpazione intende essiggere [] (cfr. Archivio Storico Comune di Maglie - Atti del Parlamento Comunale di Maglie del 1807, Sez. 2, Cas. 3, Nr. 2 della pratica, Registro de processi verbali del Decurionato di Maglie principiato a 1 maggio 1807 in avanti // Oronzo 33
Dopo dodici giorni, provata psicologicamente, ma paga per aver portato in porto il suo progetto, il 18 novembre 1848, allet di 80 anni, cessa di vivere e da Lecce il suo corpo viene traslato nella Chiesa Madre di Maglie. Seguono altre vicende riguardanti questi beni e in particolare sulladempimento degli obblighi testamentari. Il rapporto tra Francesca Capece e i Gesuiti dimostra, secondo il resoconto di Alessandro De Donno, come la verit spesse volte confutata a vantaggio di sentimenti di parte che possono influenzare i biografi successivi. Ne esempio Nicola De Donno che ha avuto il merito di ritrovare un documento, scritto per mano di Domenico Sordi, nel quale descritto il suo punto di vista in merito alle vicende che interessano listituzione della beneficienza magliese. I tratti che vengono delineati da questa narrazione permettono di fare chiarezza su alcuni punti che sino a qualche tempo fa si ritenevano ineccepibili. Con il ritorno a Maglie dei Gesuiti, pi che le sollecitazioni della duchessa, sono i prodromi della rivoluzione del 1848 ad indurre i Gesuiti a istituire un Ginnasio- Convitto. La loro espulsione mette in crisi il sistema scolastico di Terra dOtranto: si veda a tale scopo la contrazione delle frequenze nelle scuole gesuitiche leccesi. Il loro ritorno nella patria magliese non solo accelera listituzione delle scuole ma permette anche di accontentare la duchessa che lamenta la lentezza con la quale la sua opera si realizza. Con il Decreto reale del 20 gennaio 1851, viene cos sancita la nascita dellIstituto per leducazione ed istruzione della giovent magliese. Il Decreto cos recita:
Accordiamo il nostro beneplacito allo stabilimento nel comune di Maglie, Provincia di Terra dOtranto, di una casa gesuitica per leducazione ed istruzione della giovent, coi beni donati dalla duchessa di Maglie, donna Francesca Capece 65
Garzia decurione e segretario. 1807). Il Comune, il 14 giugno 1809, sar dal Sacro Regio Consiglio definitivamente condannato al pagamento. Questi documenti, tuttavia, non sono sufficienti a determinare con certezza quanto lesercizio feudale della baronessa vessatorio e quanto influisce sulleconomia del paese, anche se la feudalit di F. Capece non sembra meno grave di quella diffusa nel resto del Mezzogiorno. 65 V. DE DONNO, Oronzo De Donno juniore e la rivendicazione dei beni della Duchessa Capece dal Demanio, Stab. Tip. Giurdignano Lecce 1919, pp. 18-19. 34
Con lunit dItalia del 1860 e la conseguente soppressione della Compagnia di Ges, in un primo momento il Fisco indotto ad indemaniare i beni dei Gesuiti, compresi quelli inerenti la donazione di F. Capece. Questi beni per non appartengono pi alla Compagnia di Ges ma alla Municipalit di Maglie in virt delle ultime volont testamentarie della Capece. Tra i numerosi reclami per il riconoscimento dei diritti della donazione al Municipio di Maglie, vi quello dellon. Oronzo De Donno (1819-1886) che alla Camera dei Deputati nella seconda tornata del 30 maggio 1864, interviene con un disegno di legge per lerogazione del legato Capece a favore del Municipio di Maglie. Il Governo cede questi beni al Comune di Maglie, in modo provvisorio. Si rende obbligatoria una ulteriore azione del Comune, mirante ad ottenere lacquisizione definitiva e completa dei beni che viene finalmente soddisfatta il 6 ottobre 1871.
La realizzazione del monumento per onorare la memoria della duchessa, trova ancora liniziativa di Alessandro De Donno. Egli si rivolge ad Antonio Bortone, rinomato scultore di Ruffano 66 con un
66 Antonio Ippazio Bortone nasce a Ruffano nel 1844; muore a Lecce nel 1938. Il padre, Carmelo Portone (sar lo stesso Antonio a cambiare liniziale del cognome), fabbro, la madre, Anna Maria Antonino, contadina. Mostra il suo talento precocemente. A soli 10 anni, nel 1854, realizza il busto del padre Carmelo dal quale apprende la manualit per modellare i materiali. Sar questa sua realizzazione a costituire un biglietto da visita per farsi conoscere ed avviarsi agli studi artistici. E un ricco signore di Ruffano, Don Antonio Lezzi, che alla vista del busto del padre di Antonio, lo presenta al barone Sozy Carafa, governatore della Provincia di Terra dOtranto. Questi gli chiede un ritratto e Antonio lo esegue. Tale prova gli serve per ottenere un posto di convittore nellospizio Garibaldi di Lecce. Da qui ogni giorno si reca alla bottega dello scultore Antonio Maccagnani, divenendo suo discepolo nello studio del disegno e della tecnica scultorea. Da Lecce, grazie ad un sostegno finanziario da parte della Deputazione Provinciale, si reca nel 1861 a Napoli presso lIstituto Superiore di Belle Arti per la continuazione degli studi. Dopo aver terminato gli studi accademici, nel 1865 si reca a Firenze per arricchire le sue conoscenze stilistiche entrando in rapporto, grazie ad una lettera di presentazione del marchese napoletano Casanova, con Giovanni Dupr, famoso scultore che opera in questa citt. E qui che realizza, nel 1866 Il gladiatore morente, una piccola ma importante scultura, oggi di propriet privata ( nel Palazzo Tamborino di Maglie) che gli vale 35
laboratorio a Firenze, inviandogli il suo opuscolo Memorie su la origine e le vicende dellIstituto Scolastico Capece di Maglie, pregandolo di realizzare un bozzetto di un monumento sulla base delle considerazioni e degli elementi descritti ed esposti nel testo. La risposta dello scultore positiva ed espressa con queste parole:
Volentieri accetto, tra perch voi lo volete, e tra perch il soggetto mi piace: loriginale del Monumento sta nel vostro opuscolo- faccia Dio chio riesca a copiarlo 67 .
Dopo pochi mesi il bozzetto in gesso esposto al pubblico in un salone del Palazzo De Donno. Nasce sotto la Presidenza onoraria dellavv. Alessandro De Donno un comitato per raccogliere fondi al fine di ricompensare Bortone per il suo lavoro, oltre alle spese di sistemazione. Lemolumento a Bortone raggiunge la cifra di lire diciassettemila. La scelta del luogo avviene dopo che le proposte per Piazzetta delle palme (oggi Piazza Francesca Capece) ed il cortile dellIstituto (proposto da
lammirazione del Dupr. Successivamente realizza numerose opere a Firenze, alcune delle quali per le Basiliche di S. Croce e di S. Maria del Fiore, in altre localit italiane, a Lecce ed in provincia. E del 1896 lincarico per la realizzazione del monumento a F. Capece; I. LAUDISA, Lopera di Antonio Bortone, in: AA.VV., Antonio Bortone, Proloco Ruffano, Editr. Conte, Lecce 1988, p. 24; Scrive il critico darte Ilderosa Laudisa: Il monumento proponeva due figure trattate in modo ben diverso. La donna, scolpita con meticolosa attenzione ad ogni particolare dellabbigliamento e del viso, sul quale il tempo e le vicissitudini avevano lasciato evidenti tracce, una figura reale; sembra quasi una immagine ricavata da fotografia. Il fanciullo, in quanto figura allegorica, seminudo, di belle fattezze e fortemente idealizzato. I simboli della Conoscenza e della Fede legano i due personaggi. Alcuni particolari, quali le mani della Capece sulla spalla del ragazzo e la posizione di questultimo, riportano alla mente una delle opere eseguite nel primo periodo fiorentino: la Carit religiosa; Luigi Bardoscia, Antonio Bortone, Centocinquantanni dalla nascita, Calendario del 1994). Lopera realizzata a Firenze, ed alla sua inaugurazione Antonio Bortone non presente. La notizia su questopera riportata da numerosi giornali locali, nazionali, (in particolare toscani) e internazionali. Vanno ricordate le testate Popolo meridionale, Propugnatore, LAvvenire, Il Corriere Meridionale, La Gazzetta delle Puglie, La Provincia di Lecce, Commercio toscano, Il Fieramosca, LIllustrazione Italiana, Anthologie Revue, Le Monde illustr. 67 A. DE DONNO, op. cit., p. 126. 36
Alessandro De Donno) sono rifiutate. E dunque Piazza Municipio ad accogliere il monumento. Per motivi di schieramento politico e per la complessit e imponenza del gruppo scultoreo anche rigettata la proposta avanzata autonomamente da un altro illustre scultore, il magliese Giuseppe Mangionello (1861-1939), consistente in unopera formata da una figura femminile (la duchessa) accompagnata da un gruppo di adolescenti che si dirigono dalla piazza allIstituto 68 . Il monumento collocato al centro della Piazza di Maglie nel 1898. Dopo due anni, fissata al 29 luglio 1900 la cerimonia dinaugurazione 69 .
Dalle considerazioni e riflessioni di questa ricerca pu evidenziarsi una inedita lettura delle vicende umane, delle conoscenze e delle attitudini culturali di Francesca Capece. La vicenda della donazione mostra un aspetto certamente non marginale nella ricostruzione che storiografi e cronachisti hanno fatto. La pluralit di soggetti che si avvicendano nel dialogo con la duchessa, sembrano animati da un solo comune denominatore: trarre un qualche vantaggio da cos grande patrimonio. I suggerimenti, le proposte, i consigli rivolti alla duchessa spiegano lopera di screditamento che queste persone attuano reciprocamente, il cui esito quello di danneggiare anche la figura virtuosa della principale protagonista. Potrebbe essere stato generato da questo clima il giudizio contraddittorio e comunque non univoco che nel corso del tempo gli storiografi e cronachisti prefigurano della duchessa, da poco istruita a incolta, da persona insicura a sempliciotta. Pur appellandosi a documentazioni che attestano le loro valutazioni, questi biografi di F. Capece, non li esibiscono. Lunico documento che consente perci di prefigurare tratti differenti dai giudizi attribuiti innanzitutto il componimento teatrale qui presentato che essendo scritto in un periodo precedente a tutte le biografie fin qui discusse, un documento indipendente ed utile a prefigurare una
68 Seduta Consiglio Comunale del 7 luglio 1897. (Allegato n. 3). 69 C. GIANNUZZI, I primi cento anni della vecchia signora, Gazzetta del Mezzogiorno, 24 luglio 2000 (articolo pubblicato in occasione del centenario dellinaugurazione del monumento). 37
diversa valutazione sulle capacit culturali e sulle caratteristiche psicologiche della duchessa. Sicuramente il contributo da lei dato per lemancipazione della popolazione dal punto di vista educativo rilevante ed ha influito moltissimo sulla storia stessa di Maglie. E altrettanto vero che non valutabile quanto latto di beneficenza abbia potuto contribuire ad affrontare le cause strutturali della povert mentre certo che sia stato rilevante il patrocinio nella fondazione degli studi in Maglie perch la base economica e culturale sulla quale si impianta la scuola magliese ha la sua fondazione proprio nel lascito della duchessa. Oggi, il gesto di Francesca Capece quanto mai attuale e vivo in seno alla comunit magliese per il prestigio e la fama che la citt ha ottenuto proprio per i meriti culturali che lIstituzione scolastica da lei voluta ha saputo raggiungere nel tempo.
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ALLEGATI
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ALLEGATO 1
COLLEZIONE DELLE LEGGI E DECRETI REALI DEL REGNO DELLE DUE SICILIE, Anno 1835: Decreto relativo allacquisto di alcune case e di una bottega da farsi dal Comune di Maglie in Terra dOtranto ad oggetto dampliarne la sua piazza.
Napoli, 25 Agosto 1838.
FERDINANDO II, PER LA GRAZIA DI DIO RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE, DI GERUSALEMME ECC. DUCA DI PARMA, PIACENZA, CASTRO EC.EC. GRAN PRINCIPE EREDITARIO DI TOSCANA EC. EC. EC. Veduta la nostra sovrana risoluzione de 25 di giugno ultimo presa sullanalogo avviso della Consulta de nostri reali dominii di qua del Faro; Sulla proposizione del nostro Ministro Segretario di Stato degli affari interni; Abbiamo risoluto di decretare, e decretiamo quanto segue. ART. 1. Autorizziamo il comune di Maglie nella Terra dOtranto di mandare ad effetto il progetto fatto, e precedentemente approvato di ampliare la sua piazza; e per conseguenza rimane facoltato di acquistare per servirsene alluopo le case cio di D. Giorgio Garzia per ducati duemila cinquanta e grana 55; di Fortunato Cazzatello per ducati millequattrocentonove e grana 85; della vedova Micolano per ducati dugentosettantanove e grana 5, e la bottega del Capitolo per ducati centoundici; su di che stato specialmente impartito particolare regio assenso, come da decreto apposito de 19 di aprile ultimo, e real rescritto per lo Ministero e real Segreteria di Stato degli affari ecclesiastici de 16 del seguente maggio. 2. I denotati prezzi de fondi designati saranno pagati col denaro che si trova in cassa, cogli altri destinati nello stato discusso allarticolo di opere pubbliche, e col ritratto della vendita del Sedile comunale, di cui si ammessa lespedienza a termini degli atti riguardanti questo affare. 3. Le spese di apprezzo de cennati fondi, e quelle delle pubbliche scritture, ed altre su queste basi, saranno pure sopportate dal comune, facendosene esito dalla cassa comunale. 42
4. Il nostro Ministro Segretario di Stato degli affari interni incaricato della esecuzione del presente decreto.
Firmato FERDINANDO
Il Ministro Segretario di Stato degli affari interni Firmato, Nicola Santangelo. Il Consigliere Ministro di Stato Pres. Interino del Cons. de Ministri. Firmato, Marchese Ruffo. (p. 73 e 74).
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ALLEGATO 2
COLLEZIONE DELLE LEGGI E DE DECRETI REALI DEL REGNO DELLE DUE SICILIE, Anno 1851 Semestre I, da tutto gennaio a tutto giugno Stamperia Reale, Napoli 1851 p. 15: (N 2094) Decreto autorizzante lo stabilimento di una Casa Gesuitica nel comune di Maglie per la educazione ed istruzione della giovent.
Napoli, 20 Agosto 1851.
FERDINANDO II, PER LA GRAZIA DI DIO RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE, DI GERUSALEMME EC. DUCA DI PARMA, PIACENZA, CASTRO EC.EC. GRAN PRINCIPE EREDITARIO DI TOSCANA EC. EC. EC. Veduto il nostro real decreto de 21 di ottobre 1843, col quale autorizzammo la Compagnia di Ges in questi reali dominii ad accettare la donazione fattale dalla Duchessa di Taurisano D. Francesca Capece con listrumento del 18 di febbrajo detto anno 1843 per lo notajo in Melendugno Raffaele de Rinaldis, con le condizioni e co patti nellistrumento stesso apposti, tra quali quello di doversi stabilire nel comune di Maglie una Casa Gesuitica per la istruzione della giovent; Sulla proposizione del nostro Ministro Segretario di Stato degli affari ecclesiastici e della istruzione pubblica; Udito il nostro Consiglio ordinario di Stato; Abbiamo risoluto di decretare, e decretiamo quanto segue. ART. 1. Accordiamo il nostro beneplacito allo stabilimento nel comune di Maglie, provincia di Otranto, di una Casa Gesuitica per la educazione ed istruzione della giovent co beni donati da detta Duchessa di Taurisano D. Francesca Capece. 2. Il nostro Ministro Segretario di Stato degli affari ecclesiastici e della istruzione pubblica incaricato della esecuzione del presente decreto.
Firmato, FERDINANDO.
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Il Ministro Segretario di Stato degli affari ecclesiastici e della istruzione pubblica Firmato, F. Troja. Il Ministro Segretario di Stato Presidente del Consiglio de Ministri. Firmato, Marchese Fortunato. Certificato conforme. Il Ministro Segretario di Stato Presidente del Consiglio de Ministri. Firmato, Marchese Fortunato.
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ALLEGATO 3
Consiglio Comunale del 7 luglio 1897 Oggetto: concessione di suolo gratuita per lerezione del monumento alla duchessa (lettera inviata dalla sottoprefettura di Gallipoli alla richiesta di Raffaele De Donno)
Oggetto: Monumento a F. Capece-Verbale adunanza del 31 maggio 1897 h.9 Presidenza sindaco Valentino Cezzi Presenti i consiglieri: Donato Ferramosca, cav. Oronzo Garzia, cav. Donato Zocco, Palma Salvatore, Sticchi Oronzo, Cazzatello Andrea, Ferramosca Salvatore, Mellone Tolentino, Marcello Palma. Segretario Comunale: Cesare Miglietta.
Il Presidente legge al Consiglio la nota del 19 Aprile u.s. del Presidente del Comitato del monumento a F. Capece, concepita nei seguenti termini:
La S.V. gi a conoscenza come sia stato costituito un Comitato per lerezione di un monumento alla benemeriata duchessa F. Capece, per la esecuzione del quale monumento stata affidata allillustre scultore cav. Antonio Bortone. A tale opera che oltre ad essere ladempimento di un dovere di gratitudine verso la memoria di una tanto magnanima signora, servir ancora a decorare la piazza maggiore di questa citt certamente vorr con larghezza concorrere lonorevole amministrazione del nostro Municipio
Come sindaco chiedo che come Amministrazione deliberi la concessione gratuita di tanto suolo di questa piazza Municipio quanto ne creder necessario lo scultore cav. Bortone e nel luogo della stessa ove il Comitato e il sullodato artista determineranno di erigere il detto monumento. Allego copia conforme della deliberazione del 7 dicembre 1896 del Comitato per il Monumento e del Consiglio di Amministrazione dellIstituto Capece. Firmato Pres. Oronzo Garzia
Legge la delib. Del Consiglio di Amministrazione dellOpera Pia Capece del 7 dicembre 1896 con la quale si indicano le iniziative prese sin dal 1888 e nel 1890 dal Consiglio Municipale. 46
Il presidente manifesta che erigere un monumento alla pi cospicua personalit magliese che la benemerita duchessa F.Capece, opera di operosa gratituddine di un popolo il quale ripete dalla sua istituzione i pi grandi benefici di progressio morale e civile. Niuno fu tanto grande nel concetto del bene della sua Patria; niuno cre una gloria duratura e un beneficio perenne ai suoi cittadini quanto la magnanima duchessa F. Capece la quale spogliandosi di ogni suo bene lasciava il popolo magliese erede della cospicua sua fortuna, perch con i suoi mezzi si fosse istruito ed educato nelle lettere, nelle scienze e nella religione.
Allunanimit di voti per appello nominale
Delibera
1) di concorrere allerezione del monumento della benemerita duchessa F.Capece con lire 5.000 pagabili in 5 anni, con lire 1.000 allanno da stanziarsi nel bilancio del 1898. 2) Alla stessa unanimit stabilisce che il monumento della benemerita donna sia affidato allillustre scultore Antonio Bortone per lire 17.000 e che sorga nella piazza Municipio luogo il pi adatto per il collocamento del monumento cedendo al Comitato gratuitamente il suolo che occorrer e precisamente nella piazzetta prospicente al Palazzo Municipale.
(Trascrizone della seduta tenuta nel Comune di Maglie. Loriginale della delibera depositato presso lArchivio Comunale).
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ALLEGATO 4
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Il Teatro moderno applaudito
ossia raccolta di tragedie, commedie, drammi e farse che godono presentemente del pi alto favore sui pubblici teatri,cos italiani, come stranieri; corredata di notizie storico-critiche e del giornale dei teatri di Venezia. Tomo XLV In Venezia, il mese di Marzo lanno 1800 Stampato da Antonio Fortunato Stella
Giornale dei teatri di Venezia Anno VI, Numero I, Parte I PRIMAVERA E FIERA DELLASCENSIONE MDCCC
Si apersero anche questanno colla solita alternativa di due in due li Teatri nelle due stagioni di Primavera ed Estate per massima stabilita fin dal 1797
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IL CIECO
Farsa inedita del N.H. Pietro Vettor Corner in Venezia MDCCC
Personaggi:
Nirsa, sotto la figura di Alibek DAlmont Zulmis, suo figlio Mompebar, sommo sacerdote Nadina, sua figlia Bender Sacerdotesse Parenti, ed Amici di Zulmis Silfi
La scena in Dely capitale dellIndostan, vicino al tempio della dea Visnau
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ATTO PRIMO Viale interno che conduce alle stanze di dAlmont
Scena I DAlmont e Bender Alm. (uscendo immerso nella pi viva tristezza). Lasciami. Ben. No. Alm. Che vuoi? Ben. Dallamicizia lorigine scoprir del tuo dolore. Invan cerchi sottrar lalma abbattura. Dallincessante mio pregar. Se tardi, Se pi sdegni svelarmi un tale arcano; Un uom, che tama. crudelmente offendi. Tu piangi? Oh Dio! Qual mai cagion funesta il seren de tuoi turba ed oscura? Parla, spiegati alfin. Alm. Troppo infelice son io; non ti curar di esserne a parte. Ben. Qual disastro ti opprime? Alm. Il pi crudele. Ne vi sar chi possa Ho gi perduta. Di ripararlo pi la cara speme. Ben. Come! Che dici mai? Alm. Tanta sventura. Il ciel mi destin per esser sempre nel cammin di mia vita un padre oppresso? Ben. Tal non ti vidi un tempo; allor che sciolsi da questo lido al vento amico i lini verso lindico mar. Son mi rammento cinque giri di sole ormai compiuti. Quanto da quellistante, in cui mi trassero lunge gli affari miei dal patrio cielo, tu mi sembri diverso! Oh come il tempo cangia la serie delle cose umane! Io pi non ti ravviso, allor tu avevi sempre il riso sul labbro, e nel tuo core brillava nel suo pien letizia, e pace. A te ritorno, e son due giorni appena che in questi luoghi damistade io vivo; che locchio incerto in te veder non sembra pi lamico in lamico, e sol ricetto son questi asili del dolor, del pianto. Alm. Bender, tu mi risvegli in questo seno la dolce idea del mio primiero stato, che una cieca credenza fea felice. Ma fora or vano il pi sperar mia pace, che un funesto pensier mi avvelena. Dellambascia pi cruda il core afflitto. Ben. Si minoran di peso i mali acerbi svelati allamist. Deh se tu mami narrami tutto. Alm. Caro amico! Ben. Un nome cos sacro non merita il tuo silenzio. 52
Alm. Tappagher, tu mi costringi, e molto. Al sensibil tuo cor tacqui; mascolta. Un figlio io serbo unico al mondo, e caro, che fin dai primi teneri vagiti cieco mi nacque; ricordar ti devi tu pur lo stato suo; egli compiva il terzo lustro, allor che tu sciogliesti lancor lungi dalle patrie spiaggie, Nadina figlia al sommo sacerdote, che al nostro nume di Visnau qio serve Sacro ministro. E il solo ben che adora. Cresciuti insiem dalla pi verde etade, ei concep per questa donna in seno, bench privo di luce, un dolce affetto. Sulla f di un oracolo proposte, fur le lor nozze, assicurando questo che sul ventesimanno egli aprirebbe le luci al giorno. E quindi ebbero tutto di parlarsi il piacer, di amarsi entrambi. Il sapiente Alibek, uom venerando, che di queste contrade era ornamento, intraprese la sacra opra pietosa di penetrar dove di Zerma il fonte, per ivi attigner lacqua, che dovea le luci aprir dellinfelice figlio. Questa lieta speranza a me rendeva lesistenza felice, e il cor tranquillo ma, oh dio! Che forse ei pi non vive, e invano un lustro io laspettai, lattendon essi. Ed oggi il d si compie, in cui le luci restaran di mio figlio in una eterna oscurit sepolte. Al caro pegno che di mia et cadente esser dovea con lacquisto degli occhi il mio conforto, oh dio! La pace anche del cor fu tolta, e il men sar de mali suoi la tomba. Ben. Che mi narrasti mai? Quanto a ragione linfelice suo stato, e il tuo dolore degno di pianto! Ma perch non ponno, anche privo di luce, unirsi insieme? Nadina adora Zulmis, daltri oggetti non si cura il suo cor, dunque chi vienta un si dolce imeneo? Alm. Suo padre istesso. De pregiudizi pi volgari amico ei da fallaci, e basse idee corrotto. Delle menti pi deboli e insensate che spargon sui viventi i stolti semi. Perch mai dallerror sia il mondo vuoto, la cecit di Zulmis ei ravvisa come un castigo del maggior pianeta. Lastro dominator delluniverso illumina ciascun chegli pur ama. Ei dice. Ah certo egli odia Zulmis, plachi lirato sdegno di quel nume offeso, vegga lo spazio interminabil, scorri le vie del cielo, e come noi le adori o sia Nadina eternamente sciolta. Dal perverso mortal che lastro ha in ira. Ben. Stolta credulit! Alm. Nadina amante piange, geme, sospira, n si stacca mai dal tenero suo Zulmis che lama. Lanima sua da mille affanni oppressa eterna fedelt giura serbarle. Qui poco lunge nel vicino bosco, seduti entrambi 53
allombra di una pianta, fan co lamenti impietosir le belve. Io questa sventurata amabil figlia la vidi in quellet che mal sicure imprimea sul terren lorme mal ferme. Crebbe sotto questocchi, e tante volte incrociando le braccia al di lei collo, pargoletta innocente, al sen la strinsi. Cos care memorie aggiungon nuovi tormentosi disastri a questo core. Zulmis tra unora il quarto lustro si compie. E agli occhi suoi loscuro orrido velo non si riapre. Di Visnau il ministro, il genitor verr tra poco; oh dio! A crudelmente disunirli, i cuori, a lacerar di due mortali amici, a separarli eternamente e a sciorre eternamente i giuramenti loro. Che sar di mio figlio? Ah qual gli serbi gran motor delle stelle infausto stato! Ben. Calma i trasporti, una sol via ti resta se allamicizia mia doni un ascolto, onde render felice il figlio amato e insiem Nadina a te gradita e cara. Poco lunge di qua sul mar tranquillo ho il mio naviglio; pria che compia il tempo una fuga preceda il lor destino, e limeneo sotto altro ciel si compia. Pi non si tardi, andiam (sincammina). Alm. (trattenendolo) Ferma un momento, giovine generoso, ah tu favelli con lidea di giovarci e pi non pensi a qual periglio espor dovrei mio figlio, e insiem questa che al par donsella apprezzo. Tu sai che presso le indostane leggi reo si condanna a inevitabil morte qualunque osasse con un nero inganno mancar di fede al sacro voto espresso. Aggiungi ancor che in queste spiaggie ognuno del Nume servo ed Nadina istessa sacerdotessa del divoto tempio. Come vuoi tu chella abbandoni il padre e i sacri indispensabili doveri? Chio dal sentier della virt torcendo una rea fuga incautamente approvi? No, no, sia pur del figlio mio la sorte quanto esser pu nemica, io voglio solo lalto decreto rispettar dei numi. Ben. Ma donde speri? Chi tispira tanta fede? Alm. Religion. Ben. E di te degno, nol niego, un tal pensier ma il tempo Alm. Il sacerdote a noi qui vien, la sacra Veste lo adorna, oh cielo! Ah voi donota pietosissimi dei, lena a questalma (osserva con somma attenzione e rammarico).
Scena II - Mompebar con seguito, Sacerdotesse tutte velate e detti.
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Mom. In nome della dea che qui si onora, Sacro ministro a te guido i miei passi entro i recinti dellaugusto tempio, sono a schiera raccolti i miei congiunti. Il momento vicin, ne vha che un solo ultimo istante dopo cui trascorsa la quadrilustre et compie tuo figlio. Zulmis non nacque per Nadina, il Cielo troppo lo abborre e il sol minaccia irato oscuritade eterna agli occhi suoi. Ardon le faci di divino lume pegli antri cupi e su marmoree volte accese son le bianche cere e innanzi del simulacro splendon chiare fiamme. A tuoi parenti unito il figlio tuo entro lo spazio di questultima ora guida al sacrato altar. Lalto comando timpon per Mompebar la dea del tempio. Alm. Temuto e venerabile ministro di questo sacro asilo, i cenni tuoi pronto e sommesso ubbidir fedele, che per tua bocca mi prescrive il nume. Gia latroce destin del figlio mio reso deciso e per lui meglio fora la morte che vita di sventure piena. La tua Nadina in egual duolo immersa non si pasce che in pianto, e sono entrambi spettacol di pietade ad ogni cuore. Ei nella sua disgrazia altra non ode pena crudel che labbandon di lei. Povero Zulmis mio! Qual mai ti serba lingiustissima sorte acerbo affanno! Mom. (avvicinandosi a dAlmont con meno gravit) DAlmont innanzi a te parve il ministro. Lamico parli e di Nadina il padre. Un uom tu vedi in me che al tuo dolore sente egual nel suo sen lacerbo affanno. M noto gi quanto la figlia mia dolce amor, raro amor per Zulmis nutra, n sdegnava il mio cor veder compagno mortale a lei tanto gradito e caro. Ma parla il nume ed obbedirlo forza. Noi che adoriam de suoi divini raggi il fuoco rosseggiante che prostrati in semicerchio con le giunte palme veneriam, lo splendor che al mondo dona, noi che sugli occhi de figliuoli nostri la sua luce invochiam propizia sempre, come soffrir che un essere infelice sia congiunto al mio sangue e allastro in ira? Conosci quanto il dover mel vieta. La ragion di sia guida al fato avverso, tappaga, aduna i tuoi chio vado al tempio (parte seguito dalle Sacerdotesse). Alm. Al doloroso uffizio il cor mi manca. Vieni amico conforta un padre oppresso, conduci al tempio il figlio mio, lo avviva. Questa prova damor da te domando: Ben. Si, lo far misero padre! 55
Alm. Assisti gran dio, tu che lo puoi la mia costanza (parlano sostenendosi).
Scena III Ameno e solitario boschetto, nel centro di una campagna sparsa di marmi, fiori e graziose colline vedute in lontananza sopra le quali spuntano i raggi nascenti del sole. Nadina e Zulmis seduti a piedi di un sicomoro immersi ambidue nella pi viva afflizione.
Zul. Non v pi che sperar cara Nadina, compagna indivisibile e fedele, separarci convien. La mia sciagura eterna il nume a danni mie la scrisse (salza). Cara non pianger pi, Nad. (alzandosi) Chio pi non pianga Zulmis, che dici mai? Questi miei lumi sazi mai non saran di esser bagnati di lagrime dolenti. Anima mia, io che sempre bramai desserti accanto, che un lustro intero al fianco tuo men vissi nel pi costante amor, come Nadina vivr disgiunta e non morr daffanno? Zul. Non accrescer, ti prego, i mali miei col tuo dolor, e il barbaro mio stato. Gi di tanta sventura e tanto danno sullesistenza mia miglior sia la morte. Oscuritade, tenebria profonda solo mavvolge e me circonda ovunque. DellEnte primo ogni creata cosa m tolto di veder. Questuniverso che mi pingesti immenso, circondato da mille e mille astri lucenti, i cui corpi dominatori nuove genti son destinati a illuminar, non scorgo che densa notte. Luomo a me simile non so che sia, la di lui forma solo m nota dalla mia, della natura i prodigiosi doni io li conobbi ma non li vidi mai. Queste colline, ci cui narrasti tante volte il grato dilettevol soggiorno, ove dallalto un perfetto orizzonte e lampie sfere dellindorato Olimpo, e i campi azzurri domina locchio uman, per me non sono che negra oscurit. Fra tante pene, Nadina sola al fianco mio compagna felice mi rendea, di mia disgrazia si scordava il pensier, sperava il core vederti un giorno e con le luci aperte or te fissar, or lamoroso padre. Ma oh dio! Che questa mal fondata speme di te mi priva e la mia tomba affretta. Io ti perdo o mio ben Nad. No, non temerlo, lo giuro a tutti i dei. Nacqu ad amarti e ti sar fedel. Mortale alcuno non vanter sopra Nadina un dritto ma tu vorrai 56
de giorni tuoi preziosi. Troncar lo stame, oh dio! Che mai dicesti, puoi tu morir e io sopravviver anco? Zul. Troppo cara mi sei, senza Nadina esister non potr che pochi istanti. Se il cor tidolatr, se fosti sempre de miei pensieri il pi gradito oggetto, pensa qual pena, qual dolor mi costi viver disgiunto a te. Sperai nel nume che aperti un d questocchi avrei veduto quel ben di cui ventanni io vissi privo. La mia sciagura divenia pi lieve con s dolce lusinga. Ma il sapiente sospirato Alibek pi non ritorna, delloracolo il tempo in oggi io compio e le speranze mie giaccion distrutte. Numi, che mai vi feci, onde si fiera contro un debil mortal lira sfogate? Nad. Zulmis per noi non v pietade, i numi insensibil sono al nostro affanno. Dinanzi al padre mio di pianto aspersa che non fei, che non dissi? Il suo rigore gi cominciava a rattemprar quandecco da unimprovvisa immagine colpito, che di superstizion le inebria lalma, da s mi scaccia e questa mane in tuono tremendo e fiero mi prepara al tristo dabbandonarti, orribile momento. Sventurata Nadina! Caro Zulmis, non ti vedr mai pi, vivrai disgiunto da unamante fedel che ti adorava. Lungi da questi un di luoghi a me cari, ognor tichiamer con flebil voce. Si, non temer, noi voleremo insieme, Ombre indivise nellempireo regno. Zul. Della tua fedelt non dubbie prove nebbe questo mio cor, ei ti sia grato oltre la tomba ancor. Cara Nadina la nellanima tua prepara al fiero terribil passo di lasciarmi, e sempre. Pochi minuti. Nad. Oh dio taci, mi fai mille volte morir. No, non sia vero chio ti lasci, o mia vita, in questi luoghi, che furon testimoni ai nostri voti. O teco unita, o vo morir accanto. Deterna indissolubile costanza armata il core e di viril fermezza fedel ti seguir fino alla tomba. Zul. Avranno Nad. Lanime nostre nelleterna vita esistenza pi liera e almen pi mite. Lautor della natura che governa mille mondi e pi vasti, essere non deve che giusto a tutti. Questi sono i sensi, che a me dettaro i genitori pietosi. Zul. Cara Nadina. Nad. Zulmis 57
Zul. Pi non reggo, lambascia in sen mi opprime. Il cor mi scoppia ritornano a sedere nel pi vivo abbattimento).
Scena IV Nirsa, Silfi e Detti. Al suono di una allegra musica dilicata, ed oppressiva scende Nirsa dalla sfera del cielo in grembo ad una nuvola e avvicinati a poco a poco alla terra, veduta in un cerchio e trasportata da quattro colombe. Giuunta la nuvola si spezza, ed esta scende preceduta da altre che rinchiudono molti Silfi i quali si portano a gara in atto di adorazione.
Nir. Non pi, sorgete. Sil. (si rialzano) Nir. Allamor vostro unita della nostra regiana abbiamo i cenni fedelmente adempiti. Dalle sfere del celete soggiorno io qui discesi nel centro della terra. Il popol gnomi, cui turbolento di civil discordia, spiegato avea lempio vessillo. Io stessa frenai, spensi, calmai, distrussi e vinsi tutte soggette le fazioni occulte. Al mio voler, deposero le ostili fiere vendette e ritornaro in pace. Questa gente minuta, a cui lo sguardo del mortal penetrar non pu giammai, riservata agli alti numi in Cielo. Paga di loro union, di vostra fede pria che nellaria reggia il volo stendar, ove dellaltre fate il bel soggiorno, qui mi spinse il pensier. Vallontanate. Sil. Si ritirano, e si schierano addietro) Nir. Ameni luighi cui natura arride, quanto cari mi siete! Questi fiori nascenti e questi verdeggianti colli mi destano nel sen dolce piacere (guardando attentamente). Anche il mortal se non bramasse ei stesso amara vita troveria nel mondo. Quella felicit che sol serbata si crede ai dei. Ma che! Gettando locchio sopra Zulmis e Nadina). Due giovanetti di diverso sesso assisi stanno e nel dolore immersi. Sembra che in essi un sol medesmo oggetto (fissandoli pi volte con somma attenzione). Dambi il pensiero estemamente immerga. Meschiano insiem le lagrime spremute dal pi funesto e doloroso affanno. Curiosit mi sprona, il ver si scopra. Questa pietra metallica che impressi (traendo una pietra metallica e fissando lo sguardo sopra di essa) rende di umani misteriosi accenti. Al guardo mio partecipe mi renda de sventurati il doloroso stato. Cielo che intesi mai! Ah che Alibek pi tra vivi non 58
(volgendosi a loro con occhio di compassione). Poveri amanti! Non sarete infelici, no, che Nirsa veglia sopra di voi, sul vostro affanno. Il pi bel don dunanima possente che virtude ha nel sen, quello di porre ne cuori altrui felicit soave, allegrezza, piacer. Ebben si compia opra si bella, dAlibek le forme prendan le mie sembianze e in vecchio io cangi. Visibil venerabile e temuto (si trasfomra sul momento in un venerabil vecchio). Nad. (vede Alibek e le va incontro con un grido di consolazione). Alibek! Alibek! Se tu quel desso? Ah il ciel ti manda, vieni, appaga, compi le nostre brame al tuo bramato arrivo. Ci rechi tu da lunghi viaggi tuoi il divino specifico? Felici ci renderai? Oh se sapessi quanti funesti affanni, lagrimose notti, inquieti d la tua lontana assenza constato ai nostri cor! Un sol istante che tardato avessi, oh dio! Per sempre dividerci dovea legge inumana. Zul. Sei tu pietoso vecchio? Oh dio! Consola con la voce un misero. Nir. Son io, rallegratevi entrambi, i vostri cuori calmate. Nad. (con premura) Le sue luci si apriranno? Zul. Vedr Nadina? Nad. Zulmis sar mio? E mio per sempre? Zul. Parla. Nad. Di? Nir. Compiuti prima di questo ultimo di saranno amanti impareggiabili, li vostri adorabili voti. Al suon possente della mia voce dileguar si denno tutti li avversi ostacoli p forti. Paghi sarete e uniti insiem. Ma prima cara Nadina che appagar ti giunga, espor mi devi de pensieri tuoi, Un libero parer, consulta il core nellelegger tu stessa il tuo destino. Col mio poter posso di Zulmis gli occhi chiusi lasciar eternamente o in dolce catena unirvi al sacro altar dinanzi. Ma in appagar questa tua brama pensa se nulla perdi o se pi perder puoi. Nad. E che temer possio? Nir. Pi che non pensi innocente fanciulla. Zulmis cieco, privo di luce tamer in eterno. Quei legami possenti radicati nellalma sua dal pi verace affetto, fedel lo manterran fino alla tomba. In una dolce pace immessi entrambi mai turberanno i sospettosi sguardi, le soavi di vota ore gradite. Zulmis di ogni suo ben debitore. Conoscer, te chiamer la sola di sua felicit donna a lui cara. Giunta allesteremo d, quando 59
lautore del celeste soggiorno a lui dappresso ti chiamer, la giungerai tu allora. Libera il cor dalle crudeli angoscie, che fan sentirsi a umanitade intera, o labbandono di un mortale ingrato, o di un debole con cruda incostanza. Nad. Ma se riman privo di luce dimmi, Zulmis vivr felice? Nir. No, ma pago sar daverti sua compagna e sposa. In grembo a sua letizia lampio dono conoscer non potr di una beltade. I sguardi suoi si volgeran ma invano verso de tuoi, il cui movente in lui ad ogni istante accrecerebbe in seno. Nuovi piacer un tuo gentil sorriso mai dester nellanima di Zulmis. La piena de suoi beni aura felice non vedr tua beltade ma costante tamer sempre e tu sarai, Nadina, della sua fedelt contenta e paga. Zul. Paga sar la mia Nadina! Ah questa la meta pi dolce e il don pi caro che desiai finor, tutto io mi scordo quel che perder possio quivi restando in un immenso interminabil buio. Di negra oscurit sapiente vecchio, saggio Alibek, per la piet de numi qui ricondotto in questo d, conforta un infelice e la sua destra almeno. Fammi ottener che la sua amabil voce oda sovente a me dappresso e stringa la cara man, dolci imprimendo in essa baci di vivo amor. Che mami, il dica, me lo ripeti mille volte e allora potr chiamarmi pienamente pago. Se vi son pi diletti e a maggior grado, Zulmis non nacque a questi e sol mi basta viver presso a colei che tanto adoro. Nad. Ma non potresti aprir gli occhi Zulmis e renderlo fedel? Nir. Pensi tu adesso, che un poter limitato di un mortale sue quel de lumi? E ignori forse quanta variabil e incostante idea il maschil sesso entro del cor nasconda? Zulmis aperte al chiaro d le luci, come sperar che in te si fermi il guardo avido sol si contemplar ovunque tante nuove belt che la natura il Cieco, far. Prodiga rende allIndostan, e al mondo? Lo spazio immenso di questampia terra, bastante forse appagar le brame degli arditi mortali? Ah mal se il credi, ti figura il pensie, lardito volo spinsero temerari oltre il suo centro e sorvolando per le vie de venti con macchinati artificiali ordigni, vollero daltri sovraumani oggetti scoprir ma invano, le impenetrabil cause. Non paghi ancor delluniverso intero. Nad. Ma se del caro amante il negro velo innanzi agli occhi suoi bramasse eterno, questamorosa mia fede sincera creder potr che nel 60
suo cor la sola vera felicit formi per sentire? Quanto lieta sarei! Ma se il destino troncasse i giorni miei prima di quelli delladorato Zulmis, qual tormento dovria soffrir nel doloroso stato, cui per mia colpa ei si trovasse, oh dio! Da rimorsi affannosa ombra irrequieta tanto magitere, quanto lo amai. Le sue querele istesse entro la tomba mormorar sentirei sul cener mio. Deh caro Zulmis, quanto mai lamore che bramo fedelmente in te serbaro render mi dee verso di te crudele! Io privarti del ciel la di cui vista immensa, interminabil, prodigiosa ammira e adora luniverso intero. Degli astri, de viventi, di natura i sublimi portenti armar che ignaro ne sia lidolo mio! Ah non sia mai. No possente Alibele, le luci aprite dellinfelice Zulmis, vegga, ammiri, esulti pur fra tanti nuovi oggetti che forse oh dio! Lo rapiran per sempre a questo cor. Pi nulla temo, ei viva felice e pago, e cessi pur damarmi se pi lieto lo rende essermi infido. Zul. Che pronuncia il tuo labbro? Ah no, non vegga raggio di luce io mai, privo mi lascia, se aperti appena al chiaro giorno i lumi la mia cara Nadina io perder debbo. Nad. Ah no piuttosto odiami pur. Nir. Diletti, invidiabili amici, i vostri cuori samino sempre con eguale affetto. Meco venite al tempio e la dinanzi a que congiunti che a discior son pronti lanime vostre da sacrati voti. Il mio poter, quel di alibek che vama conoscerete appien fidi mortali. Nad. Siam teco. Zul. Impareggiabil nostro amico, alma benefattrice! Nir. Oh per tal gente fortunata cittade! Il ciel protegga le innocenti tue mura e ovunque regni nel tuo terren felicit soave (parte). (Nadir e Zulmis da lui preceduto lo seguono)
ATTO SECONDO Spazioso anfteatro adorno di statue e colonne, in prospetto del quale comparisce lesteriore del tempio della dea Visnau. Maestosa scalinata nel mezzo che da lingresso alla porta maggiore scorgendosi al di dento alcune lampade accese.
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Scena I Mompebar attorniato da Sacerdotesse e da altri parenti ed amici di Nadina e di Zulmis.
Mom. (avanzandosi) Pietosa dea dona al mio cor fermezza! (Volgendosi a tutti con gravit). Monistre di Visnau che qui servite, congiunti e amici delle due famiglie, voi tutti uniti al sacro altar dianzi meco vorrete, onde discior per sempre Nadina e Zulmis da promesi nodi. Loracolo parl, promise e parve sacro il suo vaticinio ma distrutte fur le speranze allapparir di questo ultimo di che let sua ne compie.
Scena II DAlmont e detti.
Mom. DAlmont dov tuo figlio? Alm. Io lo lasciai alla custodia di un pietoso amico che di condurlo lardua cura imprese. E il men sensibil doloroso incarco. Misero figlio! E che sperar poteva sul suo destin se dellOlimpo i numi sono avvezzi a mentir (trasportato da vivo dolore). (pag. 267)
Scena III Nadina con trasporto di viva allegrezza corre incontro a suo padre e si getta ai suoi piedi, la segue Zulmis sostenuto da Bender che lentamente lo conduce, indi Nirsa sotto la figura di Alibek, e detti.
Nad. Padre e signor, a piedi tuoi felice mira tua figlia, ecco Alibek. Mom. Che mito, Alibek! (con grande sorpresa fa cenno a Nadina che si alzi) Alm. Giusto ciel! Mio figlio io manco. (vorrebbe stendere le braccia a suo figlio colpito dalla consolazione cadde addosso ad uno de suoi parenti). Zul. Padre, mio caro padre e dove sei chio non ti miro e te abbracciar non posso? (cerca smanioso suo padre facendo forza per rinvenirlo). Ben. Ti placa, or lo vedrai. Mom. Oh come a tempo dopo un lustro, buon vecchio a noi giungesti! Nir. Guidaro i numi i passi miei popizi che giusti veglian sul comun destino. Mom. Uom caro a noi, saggio e temuto, il dolce pietoso cor che ti guid allimpresa. Tutto merta dal ciel che premia ovunque lanime nate a 62
sollevar gli oppressi. Bramosi deseguir gli ordini tuoi, tutti siamo pronti. Libero esponi. Nir. Vieni e tavanza a me dappresso Zulmis. Zul. (parte dinanzi a Nirsa) Nir. Lacqua di Zerma al sacro fonte innanzi io medesimo raccolsi. Attenti udite le mie parole e i prodigiosi effetti del divino elisir vedrete adesso (cava una piccola ampolla, si bagna le dita e con queste unge le palpebre di Zulmis). Se condannato dal supremo Autore non sei per sempre ad una eterna notte, il vel degli occhi tuoi cada e sannienti e dora innanzi lopre sue contempla. Mom. Oh prodigio! Alm. Che sorpresa! Ben. Io son confuso Zul. (a misura della luce che acquista mostra la sua sorpresa). Che miro!... Dove son?... Qual paradiso mi si apre innanzi allatterrito sguardo! Nir. Questo quel di cui sempre ignaro fosti spettacolo brillante. Zul. E dunque vero chio sono felice? Veggoammirogogo come tutti i viventi? Ah no che un sogno di debil fantasia la mente ingombra. Forse ridesto io rimarr nel buio. Primiero e diverr sventurato. Nir. No che non sogni, a verit tu vegli e ci che ammiri opre dellente primo son queste a cui venerazion la terra dona e consacra. Chiudi i lumi al giorno per poco ancor se lo splendor toffende. Aperti poi conoscerai li oggetti che ti circondan con pi certa idea. Zul. Ah no pi mai non chiuder questocchi per quattro lustri seppelliti in seno di negra notte. Oh dio! Dov mio padre? Fa chio lo vegga. Alm. Figlio! Zul. Padre! Alm. A quel sen che ti die vita parte dellalma mia vieni io ti stringo (si lanciano ambidue le braccia al collo e rimangono un poco in silenzio). Oh del cielo assistenza! Tu diriggi de mortali il destin, nelle tue mani tieni un scettro di ferro e giusta reggi e mondi e re. Saggio Alibek tu rendi in questo lieto e fortunato giorno felice un figlio e pi del figlio un padre. Zul. Che miro! Giusto ciel! Tu dunque sei quel per cui debbo lesistenza mia! Quel che sovente con pietosa destra i passi miei 63
guidando offriva spesso. Largo tributo di copioso pianto sul mio destin che conoscendo quanto infelice io vivea, cercava sempre di compiacermi e le mie brame spesso cercava dindagar nel cupo fondo di mia tristessa, in cui giaceva immenso? Quanto alle tue sembianze il cor mi sento (fissando DAlmont con ammirazione e trasporto) commosso, intenerito al primo aspetto chio le ravviso e contemplar le posso! Venerazione, amor son questi i dritti che dentro di questalma a te son sacri. Deh caro padre il figlio tuo che adori rendi ancor pi felice e fa chio vegga la mia Nadina. E tu ben degno vecchio (ad Alibek) cui mai mi stancher di esserti grato, tu me laddita e il suo gentil sembiante fammi veder, rendimi contento. Nir. Avanzatevi, o donne. Nad. (vorrebbe avanzarsi la prima ma un segno di Nirsa la trattiene). Sac. (discoprono il velo e savanzano) Nad. (agitata si frammischia nel mezzo di loro) A te dinanzi Zulmis tu vedi le belt pi rare che prodiga natura in questi luoghi. Produce in esse anche la tua Nadina. Insiem si trova, il guardo tuo le miri e la pi cara del tuo cuor palesa. Zul. (scorge in silenzio tutte le donne e gli occhi suoi si fermano sopra Nadina e con agitazione) Fosse quella Nadina? Oh mie pupille non vingannate. Mir. Ebben, scegliesti? Zul. (risoluto dopo averla nuovamente fissata accennando col dito Nadina) Ho scelto Alibek? Alibek colei mi lega. Dimmi quella Nadina? O un nuovo oggetto mi renderebbe allamor suo incostante? Parla buon vecchio. Oh dio! Se non quella la mia Nadina un infelice io sono. Nad. (con un dolce rimprovero) Si, Nadina son io mio caro Zulmis. Cesserai pi di amarmi? Zul. (riconoscendola dalla voce) eccola! dessa, io sento il suon di quellamabil voce, che penetrar solea dentro il cuor mio. Nadina, sposa, il giubilo chio provo minonda il sen di sovrumana gioia (si abbracciano ambidue con tenerezza). Quanto ti rende il tuo bel viso adorno di mille grazie agli occhi miei pi cara! Tutto raccolto in te. Sento una forza che te fissando ultrice fiamma accresce. Fedel nelladorarti, anima mia. Compiacenza ritrovo or chio ti miro. Pi 64
felice di me non vha mortale sopra la terra, or che nel mio trionfo la mia Nadina di veder m dato. Deh pietoso Alibek, privami adessa della vista se vuoi, dogni vivente nulla mi cale e del mio fato esulto. Nel pi tetro del mondo orrido asilo se a te piace guidarmi or chio son pago, tutto m caro se Nadina ho meco! Per unalma fedel chami davvero esser deve anche un antro al mondo eguale. Nad. Dallinfausto destin sottragge il cielo. Lanime nostre a un pari amor sacrate. Fin dallet pi tenera questalma sempre costrante a te serb sua fede, n cancellar non mi potea che morte limmagin viva del tuo caro nome. Ah voglia il ciel sparger su noi pietoso limmenso ben che ma nin turbi il fato, la nostra pace e il coniugale affetto. Ben. Oh costanza! Mom. Oh piacer che strappa a un padre dal pi vivo del cor sugli occhi il pianto! Nir. Alme ben degne di felice sortem i vostri cuori un dolce nodo unisca. Mai sul cammin di vostra et futura giorno non sorga di sinistri guai. Voi che il divin prodigio in Alibek credeste sempre, avventurosi amanti, fissate in me le luci e che vi diede letizia e pace di discoprire adesso. (batte un piede sul suolo e allistante si trasforma da vecchio in dea. Sparisce il tempio e comparisce un superbo palagio).
Scena IV Reggia brillante tutta illuminata e adorna di colonne e figure collocate in vari atteggiamenti. Nirsa assisa su di un trono circondata da Silfi, le Sacerdotesse, e detti si umiliano dinanzi a lei con la pi profonda sommissione e sorpresa.
Nir. Felici abitator di queste spiaggie, Nirsa vi parla e per mia voce udite lalto volere de celesti numi. Loracol non ment, sapea chio stessa render doveva i vostri cuor felici. Su questa terra veglieran gli dei sempre propizi a voi. Fedeli amanti, alla vostra virt premio condegno io diedi e compensai merto cos grande. Fino alle fredde ceneri damarvi non cesserete mai e quando insieme langiolo della morte nelle sacre region sublimi condurr li vostri spiriti indivisi, una novella vita passerete tranquilla e pi soave. Voi che di loro union, della lor fede paghi ne siete, ricordate sempre il passaggio di Nirsa in queste amene, fortunate contrade ondio qui venni. Questo palagio servir di 65
asilo a Nadina ed a Zulmis, grati almeno alla memoria mia paghi vivete e alle celesti sfere io lieta volo sinnalza e tutti si rialzano con grande ammirazione).
Fine della farsa
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ALLEGATO 5
Notizie storico critiche sopra il Cieco (scritte in calce al testo della commedia)
Se il sistema della nostra Raccolta non si opponesse alle aggregazioni di Dediche, noi volentieri avremmo dato luogo a quella, che il nobile autore del Cieco avea indirizzata a S.E. Francesca Capece Lopes, marchesa di Maglie, e duchessa di Taurisano. Come per essa comprende la storia della sua farsa noi ci crediamo in dovere di farne lepilogo. Si noti da prima che il n.h. Corner ha voluto nella sua virtuosa Nadina simboleggiare la sensibilissima illustre donna, che egli chiama sua impareggiabile benefattrice. In et di tre lustri scrisse egli in patria (Venezia) questa sua farsa dopo aver letta la novella di madama Riccoboni, che ha per titolo il Cieco. Dallo scorcio di si pietoso argomento nacque la presente operetta, abbellita di trasformazioni, atte a un dolce spettacolo. Non si pot allora eseguirne la recita, richiesta per lettera al teatro detto di San Salvatore (attuale Goldoni di Venezia) dal capo comico Perelli. Lautore colla famiglia dovette partire per Cerigo (isola della Grecia attuale Citera), dove suo padre era destinato comandante sovrano. Dopo tre anni in circa ritornando a Venezia, fu rubbato avidamente il suo legno dagli Algerini vicino alle coste di Puglia. Salvatesi le persone presso a Leuche, fur predati gli effetti e tra questi gli scritti col Cieco. Allora la duchessa di Taurisano in quel suo feudo li raccolse, dove riun gli avanzi a memoria della farsa perduta e la rabbell a nuova foggia con altre teatrali sorelle. Nel 1799 tent di esporla al pubblico. Scelse la compagnia del capo-comico Antonio Goldoni in Venezia. Si replic per varie sere in teatro con numeroso concorso di gente ed n.h. Corner si compiacque di vederla finire non dal modo universale ma da altra nuova rappresentazione voluta dai comici. Detto ci storicamente aggiungiamo subito che altri Ciechi illuminarono questa collezion teatrale. Dora innanzi sar tutto Lumi. Vero per che il presente di costa dalloftalmia dei fratelli suoi. Ha un sacro portamento, un oracolo, un genio amoroso che lo protegge, una novit celeste di macchine, un elisir purissimo che risana. Le prime scene sono dispositive con apposita narrazione allepoca ventura e 67
vicina. Piace assai la morale e la religione vien rispettata, bench bugiarda. Alcuni, che noi chiamiam poetastri, almeno per questa parte, si fanno lecito di render ridicola la religione perch didolatri. Aggravano il peso della lor libera penna sui sacerdoti dei numi, dicendo con falsa logica, che si tratta di persone e di riti del gentilesimo. Con questo artifizio, da essi tenuto secreto, procurano che il popolo materiale e i non bene disposti settari applichino al culto e ai riti presenti i disordini antichi e si accomunino paganesimo e cristianesimo. Ognuno dee venerar la propria religione, che giudica vera, n farla mai oggetto di scherno. Sia lode allautore che non ha dato un passo falso in si arduo cammino. Egli non coloro che ut aliquid sapere videanturm numen vituperant. La scena IV ha una macchina. Che significa questo nome in lingua drammatica? E un ricorso alle deit, che soccorrono i mortali, e singolarmente quando i mortali, o a dir megli i poeti non trovano modo di sciogliere i centuplicati lor nodi. La cecit di Zulmis potea riacquistarsi senza una fata? Forse che si ma la farsa mancava di un leggiadro spettacolo. Ricordiamoci che Orazio grida ad altissima voce: Noc Deus intersit, nisi dignus vindice nodus incideris. Qui abbiamo poi una duplice macchina in Nirsa che trasforma in fiaba. Notisi che Orazio non esclude di fatto le deit ma vuole che il nodo a rompersi sia fatto da esso. Nella scena III dellatto II, quando Zulmis la vista recupera, dimanda subito qual sia suo padre, seconda le voci della natura e del dovere. Riflessione giustissima del poera, di cui taluno, dimentico delle leggi del cuore avrebbe abusato, volendo che Zulmis cercasse prima lamante indi il genitore. Termina con una trasfomrazione e con volo. Sia cos. Non possiamo disapprovarla unorditura che pu piacere. Una farsa non poi una tragedia. Contro questa, se fosse macchinara, si farebbe gran romore dai critici. E perch non si era undulgente con chi ha saputo di far cos grata alla giovent del teatro, usando figure che allontanavano da quelle della rettorica e della politica? Des figuras deIbetorique si nemprunta point le secours: il scait quil faut la jeunesse des figures dune dautre espece.
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ANONIMO, Il Teatro Moderno applaudito ossia raccolta di tragedie, commedie, drammi e farse che godono presentemente del pi alto favore sui pubblici teatri, cos italiani, come stranieri corredata di notizie storico critiche e del Giornale dei teatri di Venezia. Tomo LI Venezia, 1800, p. 3. Presso la Biblioteca dellAccademia dei Filodrammatici ha collocazione n. 11235 B.V 6.
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