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Mediterraneo senza Europa, Europa senza Mediterraneo: "crisi" del Mediterraneo come paradigma della

Crisi dell'Europa
Poco meno di un anno fa, usciva su Repubblica un articolo che invitava a riflettere sulle conseguenze provocate
dal "sisma" dei paesi musulmani all'interno del bacino del Mediterraneo, constatando l'inerme impotenza e la
procrastinante sottovalutazione da parte dell'Europa nei confronti dell'improvvisa, drammatica evoluzione delle
dinamiche geopolitiche in questo scenario "vicino" (Barbara pinelli,
http!""###$repubblica$it"esteri"%&'%"&("'("ne#s"mediterraneo)senza)europa*+%,',&''" -$
.rticolo che, per di pi/ a due anni inoltrati dall'esplosione del fenomeno felicemente definito "Primavera araba",
testimonia tutta la sua attualit0, davanti agli ulteriori, recentissimi avvenimenti in corso in iria ed Egitto che
ritornano a scuotere in quest'estate ("1istoria se repetit"- le gi0 movimentate acque del "Mare nostrum", di nuovo
ora (ma meno gloriosamente rispetto al passato- protagonista spaziale decisivo$
2a violenza s'addensa in questo Mediterraneo contemporaneo, mentre si profila un' "estate crudele" per i popoli
intorno alle sue sponde, specialmente appunto lungo le sue coste meridionali, percepite oggi sempre pi/ come
rappresentative di una parziale realt0 mediterranea tardiva e destabilizzante, un meridione "a rimorchio" fonte di
squilibri terroristici, di fanatismi religiosi e di una sostanziale, pericolosa instabilit0 civile aggravata da debiti,
fame, repressioni, che evoca la sempre costante minaccia per i paesi europei di un'esondante migrazione di massa$
Proprio questa sponda ud del Mare 3nterno ha assunto il ruolo, oramai, di nuova, vera frontiera della civilt0
europea, configurandosi come una polveriera pronta ad esplodere da cui l'Europa si avvia a prender sempre pi/
radicalmente le distanze e da cui si sente sempre pi/ irrimediabilmente ed inconciliabilmente divisa$ Europa che
dunque, dopo aver passato buona parte del secolo scorso ad esorcizzare una malsicura, gelida linea di confine ad
Est (guardando con timore ed interesse, per ragioni storico*economiche strategiche, quasi esclusivamente verso le
sue realt0 centrali ed orientali-, si rivela oggi per4 al contempo ancora non del tutto consapevole e"o focalizzata in
maniera adeguata sul cambio di scenario effettivamente realizzatosi in questi ultimi anni, che ha determinato il
trasferirsi della sua delicata, nevralgica frontiera proprio appunto all'interno dello stesso Mediterraneo$
.nzi, 5 lo stesso Mediterraneo ad aver praticamente acquisito di per s5 la dimensione di frontiera, barriera,
confine trincerante e invalicabile, perdendo quasi in via definitiva quel senso braudeliano di "destino comune"
d'appartenenza ed assimilazione ad una dimensione storico*culturale condivisa, davanti alla forza di eventi che
separano e che sembrano preludere solo a guerre, conflitti, laceranti ed incomponibili divisioni$
6os7 difatti negli ultimi decenni, quel "mare di mezzo" riconosciuto gi0 come "unit0 distinta" dotata di coesione
strategica e soprattutto di un'importantissima funzione integratrice pare definitivamente aver rinunciato alla sua
tradizione di centro d'incontro"confronto di culture, religioni, etnie, societ0 ed economie, alla sua funzione di
complesso crogiolo di popoli e civilt0, di vero e proprio crocevia storico di mondi e continenti, per diventare una
frontiera della "8ortress Europe", una barriera insormontabile della "fortezza europea", frangia di cesura e luogo
di separazione, ostilit0, rifiuto$
Mediterraneo, quindi, nella realt0 odierna, come scacchiera d'acque solcate solo da nugoli di profughi, miriadi di
barconi affamati e malconci, ondate di morte e disperazione, che comunicano solo un clima desolante e
rassegnativo, per nulla rassicurante, come un'eco frustrante che si ripercuote da una "periferia" lontana$
9uel bacino da cui dipartirono le pi/ significative civilt0, in cui presero corpo le religioni e le filosofie, i codici
giuridici e i regimi politici (tra cui, in primo luogo, la democrazia-, le scoperte e le scienze che hanno pervaso il
pianeta, quella "culla della civilt0 europea" al centro del mondo che fu per secoli luogo di formazione e decadenza
di societ0, di scambi commerciali, di intrecci culturali, quel caleidoscopico microcosmo in cui sono confluiti
divergenti interessi e tendenze espansive, influenze e sovrapposizioni, comunanze e mescolanze, fusioni e
confusioni$$$cos'5 pi/ perci4 oggi: olo un confine mobile, fluido, insidioso, difficile da controllare e da
attraversare, un "Mare nostrum" senza "Pa;", in cui si contrappongono una riva meridionale in perenne subbuglio
e disperato ritardo ed una sponda settentrionale pi/ propriamente europea (ma in altrettanto ritardo rispetto al
<ord Europa- che cerca sempre pi/ strenuamente di negare la sua "identit0 mediterranea", come se ci4 servisse in
effetti a =salvarla>$
Per la prima volta dopo secoli il bacino mediterraneo sembra oggi nuovamente diviso da una frattura tuttavia
molto meno apparente ed impercettibile, legandosi in modo ancor pi/ difficoltoso ormai al continente, come una
sorta di protagonista*fantasma, dilaniato e privato di una sua coscienza storica identitaria, che "non ha saputo
trovare un vero dialogo con la storia stessa o con la modernit0"$ 3n questo stesso Mediterraneo, che l'Europa sta
via via rinnegando, isolandolo quasi come capro espiatorio della crisi che sta attraversando essa stessa (crisi che in
realt0 proviene da ben altre, remote realt0 geografico*economiche e che i paesi europei hanno importato,
addirittura amplificandola- e lasciandolo con indifferenza alla sua sorte, il medesimo intervento "risolutivo"
europeo si rivela del tutto inefficace e privo di concretezza decisionale$
6i4 costituisce d'altrocanto la testimonianza effettiva e acclarata della debolezza intrinseca oggigiorno alla stessa
"vecchia" Europa! un'Europa placidamente "addormentata", priva di idee, risorse, comune capacit0 organizzativa
ed efficiente politica estera? un'Europa che delega le decisioni urgenti relative alle sorti del Mediterraneo e gli
interventi fattivi ad altri agenti politici internazionali (nello specifico, ai lontani tati @niti-? un'Europa che senza
scatto e potere di previsione lascia i paesi arabi della sponda meridionale del Mediterraneo alle degenerazioni
progressive delle loro =fallimentari rivoluzioni", non riuscendo quasi per nulla a promuovere, difendere o
contribuire ad una determinante crescita democratica dei loro sistemi politici$
@n Mediterraneo senza Europa, un'Europa senza Mediterraneo, in via irrimediabilmente definitiva dunque$
Aavanti a tale scenario, uno storico si potrebbe interrogare in maniera spontanea su quale percorso possa aver
condotto a tali esiti, su quali problematiche zavorre, residuali di epoche precedenti, il Mediterraneo, e l'Europa con
esso, abbiano innestato il proprio cammino di ingresso nella =modernit0> (d'altronde, ricordando rispettivamente il
gi0 citato 8$Braudel ed il collega predecessore M$ Bloch, =la storia non 5 altro che una continua serie
d'interrogativi rivolti al passato in nome dei problemi e delle curiosit0, delle inquietudini e delle angosce del
presente, che ci circonda e ci assedia> e = se non ci si china sul presente 5 impossibile capire il passato>, cos7 come
=l'incomprensione del presente nasce fatalmente dall'ignoranza del passato>- $ @n generale ripensamento
certamente 5 indispensabile, soprattutto attraverso il riesame di quelle che sono le essenziali fondamenta della
coscienza del mondo mediterraneo e del suo ineludibile rapporto ( ad oggi problematico- con la civilt0 europea$
<ella definizione della questione, il ricorso alla toria si rivela una =scommessa> di primaria importanza! 5
proprio attraverso la toria, cio5 attraverso la ricerca degli elementi e dei valori di un passato comune, che si pu4
sperare di tracciare una via al dialogo e alla ricostruzione di fronte ad un presente fatto di contrasti, opposizioni,
conflitti, unificando e fondando sulla base delle esperienze affini il progetto effettivo di un destino condiviso che
contraddistingue connaturatamente questo spazio culturale come potenzialmente ben determinato$
3n tale prospettiva, continuando appunto, uno storico potrebbe arrivare a chiedersi come si pu4 concepire
un'Europa senza Mediterraneo, come un'Europa possa ritenersi storicamente compiuta se poi di sostanza rinnega
le radici stesse della sua civilt0, che sono greche, romane, ebree, cristiane, arabe, turche, normanne, in ultima
analisi, mediterranee$ <on si pu4 concepire un vero equilibrio mediterraneo*europeo come semplice integrazione,
puro e mero adattarsi al =paradigma nordico tecnocratico> che rappresenta il dogma ed il fulcro della
contemporanea Europa tutta proiettata sulla sua dimensione continentale? l'unica distinzione che non dovrebbe
totalmente esser rimossa 5 proprio quella che distingue la civilt0 peculiarmente nordica*protestante da quella pi/
propriamente mediterranea*cattolica e la strada per il vero equilibrio, per il pacifico riconoscimento di una
comune tradizione storica, mediterranea*europea, coesiva ed unificatrice ma al contempo anche molteplice e
fortemente diversificata, dovrebbe passare attraverso un'armonica composizione di tutti i contributi storici, di tutte
le culture e religioni che hanno plasmato e costantemente arricchito questo monumentale patrimonio collettivo,
partendo anzitutto dagli incontri e dalle esperienze realizzatisi proprio nelle acque di questo bacino marittimo$
2e radici storico*culturali dell'Europa sprofondano al di sotto dei fondali di quello stesso Mediterraneo oggi
languidamente percepito come vago ricordo$
6itando Predrag MatveBevic
(http!""archiviostorico$corriere$it"%&&C"gennaio"&D"<on)esiste)Europa)senza)Mediterraneo)co)&)&C&'&D'(DE$sh
tml-!
Il Mediterraneo [] ha affrontato la modernit con ritardo. [...]Ciascuna delle coste conosce le proprie
contraddizioni, che non cessano di riflettersi sul resto del bacino e su altri spazi, talvolta lontani. La realizzazione
di una convivenza in seno ai territori multietnici o plurinazionali, l dove s! incrociano e si mescolano tra loro
culture diverse e reli"ioni differenti, conosce sotto i nostri occhi uno smacco crudele. #on esiste una sola cultura
mediterranea, ce ne sono molte in seno a un unico Mediterraneo. $ono caratterizzate da tratti per certi versi
simili e per altri differenti. Le somi"lianze sono dovute alla prossimit di un mare comune e all! incontro sulle sue
sponde di nazioni e di forme di espressione vicine. Le differenze sono se"nate da fatti d! ori"ine e di storia, di
credenze e di costumi. #% le somi"lianze n% le differenze sono assolute o costanti. [...]
&uesta epoca non ' "rande per il Mediterraneo. (ccorre ripensare le nozioni superate di periferia e di centro, "li
antichi rapporti di distanza e di prossimit, i si"nificati dei ta"li e de"li in"lobamenti, le relazioni delle simmetrie
a fronte delle asimmetrie. La )patria dei miti* ha sofferto delle mitolo"ie che essa stessa ha "enerato o che altri
hanno nutrito. &uesto spazio ricco di storia ' stato vittima de"li storicismi. La tendenza a confondere la
rappresentazione della realt con la realt stessa si ' perpetuata. L! imma"ine del Mediterraneo e il
Mediterraneo reale non si identificano affatto. +na identit dell! essere, amplificandosi, eclissa o respin"e un!
identit del fare, mal definita. La retrospettiva continua ad avere la me"lio sulla prospettiva. ,d ' cos che lo
stesso pensiero rimane pri"ioniero de"li stereotipi. )Il Mediterraneo esiste al di l del nostro imma"inario-* ci si
domanda al $ud come al #ord, a .onente come a Levante. ,ppure esistono modi di essere e maniere di vivere
comuni o avvicinabili, a dispetto delle scissioni e dei conflitti che vive o subisce /uesta parte del mondo. #on
vedo come si pu0 imma"inare una vera ,uropa senza un suo Mediterraneo.1
Ripartendo da reminiscenze di chiara ascendenza braudeliana (il Mediterraneo come =complesso di mari>! =<on
un mare ma un susseguirsi di mari$ <on una civilt0 ma una serie di civilt0 accatastate le une sulle altre>? =unit0
distinta>con una =comune propensione per la mobilit0 fisica>?=intero mare> che =partecipa di un destino comune>,
con coesione e coerenza-, riscoprendo i valori fondativi alla base della propria stessa coscienza di civilt0 unitaria,
l'Europa pu4 cos7 a sua volta farsi carico di quella responsabilit0 comune, doverosa, consapevole di pacificazione
dello stesso Mediterraneo e di esaltazione di quelle sue =energie positive> in grado di far emergere
costruttivamente proprio i fattori di unione e coesione tra le sue sponde$
Futtavia 5 esattamente in questo che l'Europa mostra oggi gravi difficolt0 e sostanziale incapacit0 reattiva! davanti
a quanto accade attualmente nel bacino del Mediterraneo, per la storia stessa che ha alle spalle, essa sola avrebbe
gli strumenti intellettuali e politici per intervenire compiutamente, dominando gli eventi, indicando una
prospettiva di globale cooperazione, contribuendo materialmente allo sviluppo economico e politico dei paesi
arabi mediterranei, investendo tutta la sua diplomazia per promuovere un dialogo ed un'alleanza decisiva tra le
due sponde mediterranee, senza cui non potrebbe esserci una via d'uscita democratica e realmente
"modernizzante"$
Aavanti a questi recenti avvenimenti nel Mediterraneo, al contrario, l'Europa continua ad avvertire l'incombente
timore di esser sopraffatta dalla =grande fuga> proveniente dalla riva meridionale (secondo una compulsiva
"tautologia della paura" che demonizza qualsiasi "invasione"migratoria- e di conseguenza, anzichG rivelarsi
attivamente e vigorosamente presente come richiederebbe un contesto storico*geografico di diretta competenza e
affinit0 quale quello mediterraneo, essa finisce coll'arroccarsi all'interno della sua barriera difensiva, rinunciando
a quello sforzo cruciale di attrazione dalla propria parte di quelle dinamiche, rivendicative =primavere arabe> in
bilico (con l'annessa possibilit0 di assurgere ad alleato chiave e punto di riferimento laico per i tanti che vedono la
democrazia o catturata dai 8ratelli musulmani, o minacciata dai fondamentalisti- e soprattutto di sostanziale
costruzione di un nuovo spazio prioritario di sicurezza pienamente mediterraneo$
2a debole ed impotente Europa, dimentica di qualsiasi prospettiva di reale condivisione di un destino
universalmente riconosciuto, si rivela priva di coinvolgenti vocazioni =universalistiche> e di visioni"valori del
mondo di largo respiro, rimanendo avviluppata nelle sue opache faccende interne, prigioniera di vecchie logiche
nazionali di potenze tornate alla carica ma ormai irriducibilmente in declino$
olo attaccando e superando questo =nuovo nazionalismo>, questa sorta di vero e proprio =sentimento di uscita
dalla storia> che inasprisce e logora le ambizioni europee, come sostiene il filosofo della storia HIrgen 1abermas,
l'Europa potr0 miracolosamente salvarsi! solo imparando ad agire cooperativamente e collaborativamente ai fini di
un'integrazione socio*politica comune tra i suoi stati, che coinvolga anche il Mediterraneo (non lasciandolo
dunque alla merc5 di una gestione autonoma della propria sorte o di intervent da parte di altre potenze mondiali-,
la civilt0 europea riuscir0 compiutamente a difendere la sua stessa ragion d'essere e rilanciare i propri valori
identitari, al fine di uscire dalla crisi e tornare ad esercitare un ruolo politico influente e di primo piano nello
scenario globale, attraverso un ulteriore processo di democratizzazione autentica delle sue istituzioni e di rilancio
di imperativi universalistico*cosmopolitici appunto, volti alla difesa dei diritti sociali$
=2a rinuncia all'unificazione europea sarebbe anche un'addio alla toria del mondo>, afferma sempre 1abermas,
cos7 come il ripiegarsi sulla crisi ed allo stesso tempo l'abbandono velleitario di una qualsiasi forma di politica
estera in un momento critico quale quello che Mediterraneo ed Europa vivono parallelamente segnerebbero in
maniera irreversibile il tramonto su tutti i fronti della civilt0 europea propriamente detta$
E' proprio dal Mediterraneo quindi, teatro delle sue ambizioni e dei suoi sperimentali tentativi di costruzione di
potenze, che l'Europa, in conclusione, deve rilanciarsi e ripartire, ritrovando il proprio scatto di ripresa e la propria
influente volont0 d'imporsi, per non retrocedere definitivamente nel crepuscolare orizzonte delle =retrovie della
toria>$

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