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INTRODUZIONE

INTRODUZIONE
La Geotecnica una disciplina che tratta la meccanica dei terreni e delle rocce, e le sue
applicazioni nellambito dei problemi di ingegneria civile e ambientale (fondazioni, opere
di sostegno, stabilit dei pendii, miglioramento e rinforzo dei terreni, etc..).
Poich ogni opera di ingegneria civile fondata e/o realizzata con il terreno, la progettazione geotecnica esiste da quando esiste lingegneria civile. Tuttavia fino a non molti
decenni fa le regole di progettazione geotecnica sono state sostanzialmente empiriche, basate sullosservazione dei fenomeni naturali e del comportamento delle opere costruite.
Oggi non sarebbe pi possibile progettare su base empirica, per molti motivi, fra cui:
- riduzione dei tempi di esecuzione (il comportamento del terreno fortemente
influenzato dalla velocit di applicazione dei carichi);
- necessit di operare in contesti ambientali diversi, spesso residuali e non conosciuti,
- minore tolleranza di effetti indesiderati, come i cedimenti assoluti e differenziali.
La meccanica dei terreni si differenzia dalla meccanica dei solidi e dalla meccanica dei
fluidi poich studia il comportamenti di mezzi plurifase particellari.
Il relativamente tardo sviluppo della meccanica dei terreni moderna (prima met del XX
secolo) dovuto alle difficolt di modellare il comportamento di materiali costituiti da tre
fasi (solida liquida - gassosa) che interagiscono fra loro, ed alla grande variabilit dei
materiali compresi sotto il termine terreno. Variabilit stratigrafica, poich il volume di
terreno interessato da un problema geotecnico pu comprendere materiali differenti, variabilit intrinseca ad ogni terreno, dipendenza del comportamento dei terreni dalla storia
tensionale, deformativa e dal tempo.
Unaltra difficolt specifica dellingegneria geotecnica consiste nellacquisizione di dati
sperimentali quantitativamente significativi e qualitativamente affidabili.
Per risolvere i problemi di ingegneria geotecnica si ricorre spesso ad una tecnica non rigorosa ma ingegneristicamente efficace che consiste nel considerare separatamente i diversi
aspetti del problema, e nellaffrontare ciascuno di essi con modelli parziali, capaci di dare
una risposta affidabile solo limitatamente ad un aspetto. Ad esempio il problema delle
fondazioni superficiali viene affrontato modellando il terreno come un continuo elastico
per determinare la diffusione delle tensioni, come un mezzo rigido perfettamente plastico
per determinare il carico limite di rottura, come un mezzo elasto-plastico-viscoso per il
calcolo delle deformazioni e del loro decorso nel tempo, etc..
In termini ingegneristici, i materiali naturali che costituiscono la parte pi superficiale
della crosta terrestre possono essere suddivisi in due grandi categorie: i terreni e le rocce.
I terreni (o rocce sciolte) sono aggregati di particelle, o granuli, di minerali e materiali
organici, generalmente sciolti o con deboli legami di cementazione o di adesione che possono essere distrutti con semplice agitazione meccanica o in acqua. Risultano quindi caratterizzati da valori limitati della resistenza meccanica.
Le rocce (lapidee) sono aggregati naturali di minerali tra i quali si esercitano forze attrattive e di adesione di notevole entit che conferiscono allinsieme valori elevati della resistenza meccanica.
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J. Facciorusso, C. Madiai, G. Vannucchi Dispense di Geotecnica (Rev. Settembre 2006)

INTRODUZIONE

Per queste ultime, la disaggregazione, se si eccettua il caso di alcune rocce solubili, non
pu essere ottenuta neppure dopo la permanenza in acqua.
Questa distinzione convenzionale: in altre discipline scientifiche i termini terreno e roccia assumono significati diversi; inoltre esistono materiali naturali, di transizione, con
caratteristiche tali da non poter essere facilmente inseriti in nessuna delle due categorie.
Nel seguito, ci occuperemo in particolare di terreni o rocce sciolte, cio di materiali che
possono essere schematizzati come mezzi polifase, costituiti da uno scheletro solido, formato dallinsieme di tutti i granuli, o meglio, di tutte le particelle1, da una fase liquida
(generalmente acqua) e da una fase gassosa (generalmente aria e/o vapor dacqua).
Se ci riferiamo ai terreni naturali, ai nostri climi e alle profondit che in genere interessano lingegneria civile, non commettiamo un grosso errore se consideriamo in prima approssimazione le terre come mezzi a due fasi, essendo quasi tutti i vuoti tra granulo e granulo riempiti dacqua.

Il termine granulo per alcuni tipi di terreno, come ad esempio una ghiaia o una sabbia, non d problemi
di comprensione; per altri, ad esempio per un terreno argilloso, pu essere molto meno comprensibile, nel
senso che il granulo non neppure visibile a occhio nudo ed una struttura molto pi complessa di quella
di un granulo di sabbia

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Capitolo 1

ORIGINE E STRUTTURA DEI TERRENI

CAPITOLO 1
ORIGINE E STRUTTURA DEI TERRENI
1.1 Origine dei terreni
I terreni derivano dai processi di alterazione fisica e chimica delle rocce.
I processi di alterazione di natura fisica o meccanica producono una disgregazione delle
rocce in frammenti di dimensioni ridotte. Questi processi sono legati a fenomeni di erosione delle acque, allazione di agenti atmosferici (gelo, variazioni termiche), allazione
delle piante, degli animali, delluomo.
I processi di alterazione di natura chimica o organica decompongono invece i minerali
che costituiscono le rocce in particelle di natura colloidale, che costituiscono poi la frazione prevalente dei materiali fini. Questi processi sono legati a fenomeni di ossidazione,
riduzione ed altre reazioni chimiche generate dagli acidi presenti nellacqua o prodotti dai
batteri.
I frammenti di roccia (cio le particelle, i granuli) derivanti da questi processi di alterazione vengono poi trasportati (pi o meno lontano) e successivamente depositati dal vento, dallacqua e dai ghiacciai; durante la fase di trasporto possono subire ulteriori processi
di disgregazione meccanica o di alterazione chimica.
Nella figura 1.1 riportata una rappresentazione semplificata del ciclo di formazione delle rocce e dei terreni.
Se durante le fasi di formazione, trasporto e deposizione intervengono solo processi fisici,
le particelle di terreno avranno la stessa composizione delle rocce di origine; se si hanno
anche trasformazioni chimiche si formano altri materiali. Lesempio pi importante in
ambito geotecnico sono i minerali argillosi, tra i quali i pi noti sono caolinite, illite e
montmorillonite.
Le dimensioni delle particelle, che costituiscono il risultato finale di tutti questi fenomeni,
sono molto varie, comprendendo frammenti di roccia, minerali e frammenti di minerali.

Figura 1.1 - Rappresentazione semplificata del ciclo di formazione delle rocce e dei terreni

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Capitolo 1

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1.2 Struttura dei terreni


Anche il risultato finale dellaggregazione delle particelle, che costituisce la struttura del
terreno, pu essere molto vario ed influenzarne marcatamente il comportamento.
In particolare, i caratteri strutturali del terreno possono essere evidenziati a diverse scale,
ossia in termini di:

microstruttura

macrostruttura

megastruttura
Quando si parla di caratteri microstrutturali ci si riferisce alla forma e alle dimensioni dei
grani e ai legami esistenti tra le particelle; i caratteri macrostrutturali sono invece quelli
osservabili su una porzione di terreno di dimensioni limitate (ad esempio un campione di
laboratorio) e sono costituiti da fessure, intercalazioni, inclusioni di materiale organico,
ecc..; i caratteri megastrutturali sono infine quelli evidenziabili a grande scala, come ad
esempio giunti, discontinuit, faglie.
Per ora ci limiteremo ad analizzare linfluenza dei caratteri microstrutturali sul comportamento dei terreni. In particolare, se pensiamo al terreno come ad un aggregato di particelle solide e acqua interstiziale, possiamo facilmente immaginare che in questa miscela
esistano due tipi di interazione:
uninterazione di tipo meccanico, dovuta alle forze di massa o di volume
uninterazione di tipo chimico, dovuta alle forze di superficie
Sulla superficie esterna di ogni granulo esistono infatti delle cariche elettriche che lo portano ad interagire con gli altri granuli e con lacqua interstiziale. Quindi, se la superficie
esterna piccola in relazione alla massa, anche le azioni superficiali sono modeste e
quindi prevalgono le interazioni di tipo meccanico (in tal caso si parla di granuli inerti),
se la superficie grande anche le azioni superficiali, e quindi le interazioni di tipo chimico, possono diventare importanti, addirittura pi importanti di quelle di volume (in questo
caso si parla di granuli attivi).
Di conseguenza, lelemento distintivo tra la prevalenza delle forze di volume o delle forze
di superficie legato essenzialmente alla geometria dei granuli, ovvero alla superficie riferita allunit di massa, che si definisce superficie specifica:
S
S
=
(Eq. 1.1)
M V
dove S la superficie del granulo, M la massa, V il volume e la densit.
Se, ad esempio, prendiamo un grammo di sabbia e sviluppiamo tutte le superfici esterne
dei grani in esso contenuti, otteniamo che il valore della superficie specifica dellordine
di 10-310-4 m2; se invece prendiamo un grammo di argilla molto attiva vediamo che la
somma delle aree laterali di tutti gli elementi solidi che questo contiene pu essere
dellordine di 800m2. da notare che la superficie specifica di un certo materiale dipende
dalla forma e dalle dimensioni delle particelle, come possibile dedurre dalla definizione
(1.1) 1.
S sp =

In particolare, nellipotesi di forma sferica, alla quale si avvicinano ad esempio i grani di una sabbia:
S = D2, V = D3/6, quindi Ssp = 6/D. Nellipotesi di parallelepipedo appiattito, forma simile a quella delle
particelle di argilla, di dimensioni BxLxh: S = 2LB + 2Bh + 2Lh, V = BLh; quindi S = 1 2 + 2 + 2 e se
sp
h B L

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Valori tipici della dimensione media e della superficie specifica di sabbie e argille sono
riportati in tabella 1.
La conseguenza di quanto detto sopra che nei materiali come le sabbie linterazione tra i
granuli esclusivamente di tipo meccanico, mentre nelle argille le azioni sono quasi esclusivamente di tipo chimico-fisico.
Tabella 1. Dimensione media e superficie specifica di sabbie e argille

SABBIE (forma sub-sferica)


MINERALI ARGILLOSI (forma lamellare):
MONTMORILLONITE
ILLITE
CAOLINITE

Dimensione media
[mm]

Superficie specifica
2
[m /g]

2 mm

210

10-6
(0.03 0.1)x 10-3
(0.1 4) x 10-3

fino a 840
65 200
10 20

-4

Dunque, una prima distinzione tra i vari tipi di terreno pu essere fatta in base alle dimensioni e alla forma delle particelle che li costituiscono, perch questo un elemento che ne
differenzia notevolmente il comportamento. Dimensioni e forma delle particelle dipendono dai minerali costituenti.
Si distinguono cos, in primo luogo, i terreni a grana grossa (ghiaie e sabbie) e forma
sub-sferica, o comunque compatta, dai terreni a grana fine (limi e argille) e forma appiattita o lamellare, nei quali i singoli grani non sono visibili a occhio nudo.
I terreni naturali consistono generalmente in una miscela di pi tipi di terreno appartenenti
alle due categorie suddette, a cui pu aggiungersi talvolta del materiale organico.
Analizzando un poco pi in dettaglio le caratteristiche delle due grandi categorie di terreni
che abbiamo appena definito, si pu affermare che i terreni a grana grossa sono generalmente costituiti da frammenti di roccia o, nel caso delle particelle pi piccole, da singoli
minerali o da frammenti di minerali (ovviamente minerali sufficientemente resistenti e
stabili dal punto di vista chimico, come ad esempio quarzo, feldspati, mica, ecc..).
I materiali meno resistenti danno origine a terreni con grani pi arrotondati, quelli pi resistenti a granuli pi irregolari.
Il comportamento dei terreni a grana grossa dipende soprattutto:
dalle dimensioni
dalla forma (angolare, sub-angolare, subSUBANGOLARE
ANGOLARE
arrotondata, arrotondata) (figura 1.2)
dalla distribuzione granulometrica (figura
1.3)
dallo stato di addensamento dei granuli (figura 1.4).
Nel caso dei terreni a grana fine, le informaSUBARROTONDATA
zioni relative alla distribuzione e alle caratteri- ARROTONDATA
stiche granulometriche sono meno significati- Figura 1.2 Forma delle particelle

laltezza h molto minore delle altre due dimensioni, Ssp

2
. In conclusione, la Ssp aumenta al diminuih

re delle dimensioni e dellappiattimento delle particelle

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ve. I terreni a grana fine sono aggregati


di particelle colloidali di forma lamellare, che risultano dalla combinazione di
molecole (o unit elementari). Le unit
elementari sono rappresentate da tetraedri (con atomo di silicio al centro e
ossigeno ai vertici) o ottaedri (con atoSABBIA BENE ASSORTITA SABBIA POCO ASSORTITA
mi di alluminio o magnesio al centro e
Figura 1.3 Tipo di assortimento di una sabbia
ossidrili ai vertici) (Figura 1.5) che si
combinano tra loro per formare reticoli
piani (pacchetti elementari). Successive
combinazioni diverse di pacchetti elementari danno origine alle particelle di
argilla.
A seconda della loro composizione i
SABBIA DENSA
SABBIA SCIOLTA
pacchetti possono stabilire legami pi o
Figura 1.4 Stati di addensamento di una sabbia
meno forti tra loro e in relazione a questo le particelle di argilla possono avere
uno spessore pi o meno elevato e i terreni possono presentare un comportamento meccanico molto diverso tra loro. Ad esempio la caolinite ha uno spessore tipico di circa 1m,
ha legami piuttosto forti ed quindi unargilla stabile, con comportamento meccanico
buono; la montmorillonite, invece, che ha uno spessore di pochi nm (1nm = 10 Armstrong
= 10-3 m), ha deboli legami tra i pacchetti elementari ed un comportamento meccanico
scadente e sensibile al disturbo perch i legami tendono a spezzarsi (dal punto di vista ingegneristico avere a che fare con questo tipo di materiali un problema, perch sono molto deformabili e tendono a rigonfiare in presenza di acqua).
Il comportamento dei minerali argillosi fortemente condizionato dalla loro interazione
con il fluido interstiziale, che in genere acqua. Le unit fondamentali, tetraedri e ottaedri
b)

a)

= ossigeno

= sil icio

b)

a)

= ossidrili

= alluminio, magnesio

Figura 1.5 Struttura delle particelle colloidali: unit elementari tetraedriche e ottaedriche (a) e
loro combinazione in pacchetti elementari (b).

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che costituiscono i minerali argillosi, pur essendo complessivamente neutri, hanno carica
positiva allinterno e negativa sulla superficie esterna. Questa caratteristica le porta a stabilire legami molto forti con le molecole dacqua che, essendo dipolari (poich, com noto, i due atomi di idrogeno, che hanno carica positiva, non sono disposti simmetricamente
rispetto allatomo di ossigeno, carico negativamente), sono attratte elettricamente verso la
superficie delle particelle di argilla.
Acqua adsorb ita
H H
Lacqua che si trova immediaO
tamente a contatto con le particelle diventa perci parte integrante della loro struttura ed
definita acqua adsorbita
(Figura 1.6). Allontanandosi
dalla superficie delle particelle
Cristallo di m ontmorillonite (100x1 nm)
C ristallo di caolinite (1000x100nm)
i legami diventano via via pi
deboli, finch lacqua assume
Figura 1.6 Spessore dellacqua adsorbita per differenti mi- le caratteristiche di acqua libera o acqua interstiziale
nerali argillosi
(Figura 1.7). da notare che
lo spessore di acqua adsorbita approssimativamente lo stesso per tutti i minerali argillosi, ma a causa delle differenti dimensioni delle particelle, il comportamento meccanico
dellinsieme risulta molto diverso.
+

PARTICELLA

molecole dacqua
ANDAMENTO DELLA FORZA DI ATTRAZIONE
TRA PARTICELLA
PARTICELLAEEMOLECOLE
MOLECOLE
TRA
DDACQUA
ACQUA

10

15

20

25

30

35

Distanza dalla superficie della particella (in micron)

acqua
acqua
pellicolare
adsorbita
acqua di ritenzione

acqua
gravifica

Figura 1.7 Schema dellinterazione tra particelle dargilla e molecole dacqua

Anche tenendo conto della presenza dellacqua adsorbita, le particelle di argilla risultano
cariche negativamente in superficie e tendono a manifestare forze di repulsione, alle quali
si sommano forze di tipo attrattivo (Van der Walls), legate alla struttura atomica del mate7
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riale. Questo fa s che lambiente circostante riesca a condizionare la forma e la geometria


strutturale delle argille: in particolare, se le particelle sono circondate da un fluido con elevata concentrazione di ioni positivi (p. es. in ambiente marino), le cariche negative superficiali esterne tenderanno a neutralizzarsi e quindi leffetto di repulsione sar minore e
le particelle tenderanno ad aggregarsi in strutture pi chiuse; al contrario, in un ambiente
povero di ioni positivi (p. es. in acqua dolce) tenderanno a prevalere le forze di repulsione
e si avranno strutture pi aperte (o disperse).
A conclusione di quanto sopra detto, va anche evidenziato che, mentre nei terreni a grana
grossa i grani sono necessariamente a contatto tra loro e formano un vero e proprio scheletro solido, nei terreni a grana fine le particelle possono anche essere non in diretto contatto tra loro, pur conservando il materiale caratteristiche di continuit.

1.3 Relazioni tra le fasi e propriet indici


Un terreno , come gi detto, un sistema multifase, costituito da uno scheletro formato da
particelle solide e da una serie di vuoti, che possono essere a loro volta riempiti di liquido
(generalmente acqua) e/o gas (generalmente aria e vapor dacqua) (Figura 1.8a). Facendo
riferimento ad un certo volume di terreno e immaginando per comodit di esposizione di
separare le tre fasi (Figura 1.8b), e indicati con:
Vs = volume del solido (inclusa lH2O adsorbita)
VW = volume dellacqua (libera)
VG = volume del gas
VV = volume dei vuoti (VW+VG)
V = volume totale (VS+VW+VG)
PW = peso dellacqua
PS = peso del solido
P = peso totale (PW +PS)
si possono stabilire delle relazioni quantitative tra pesi e volumi.
a)

b)

Gas

VG V
V

PW

Acqua

VW

PS

Particelle
solide

VS

Figura 1.8 Rappresentazione del terreno come materiale multifase (a) e relazione tra le fasi (b)

In particolare si definiscono:
V
v 100
V
(n=0% solido continuo, n =100% non vi materia solida)

1. porosit:

n (%) =

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(Eq. 1.2)

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Vv
Vs
V
v=
Vs
e=

2. indice dei vuoti:


3. volume specifico:

(Eq. 1.3)
(Eq. 1.4)

Tra le tre grandezze sopra definite, pi comodo utilizzare v ed e rispetto ad n perch, per
i primi due, al variare del volume dei vuoti, varia solo il numeratore del rapporto. Comunque n, e e v esprimono lo stesso concetto e sono biunivocamente legate tra loro:
(n / 100)
e=
v = 1+ e;
1 (n / 100)
Vw
S r (%) =
100
4. grado di saturazione:
(Eq. 1.5)
Vv
(Sr=0% terreno asciutto, Sr=100% terreno saturo)
P
w (%) = w 100
(Eq. 1.6)
5. contenuto dacqua:
Ps
P
s = s
6. peso specifico dei costituenti solidi:
(Eq. 1.7)
Vs
P
=
7. peso di volume:
(Eq. 1.8)
V
P
d = s
V
8. peso di volume del terreno secco:
(Eq. 1.9)
P
(ovvero
per S r = 0)
V
P
sat =
V
(Eq. 1.10)
9. peso di volume saturo:
(per S r = 100 %)

' = sat w

10. peso di volume immerso:

(Eq. 1.11)

dove w il peso specifico dellacqua (9.81 kN/m ). Il peso di volume pu assumere valori compresi tra d, peso di volume secco (per Sr = 0%) e sat, peso di volume saturo (per
Sr =100%).
Spesso si utilizza la grandezza adimensionale Gs = s/w (gravit specifica), che rappresenta il peso specifico dei costituenti solidi normalizzato rispetto al peso specifico
dellacqua.
Si osservi che mentre le grandezze n (porosit) ed Sr (grado di saturazione) hanno, espresse in %, un campo di esistenza compreso tra 0 e 100, il contenuto dacqua, w, pu assumere valori anche superiori a 100%.
3

11. densit relativa:

D r (%) =

e max e
100
e max e min

(Eq. 1.12)

dove e lindice dei vuoti allo stato naturale, emax ed emin sono rispettivamente gli indici
dei vuoti corrispondenti al minimo e al massimo stato di addensamento convenzionali, determinati sperimentalmente mediante una procedura standard.

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La densit relativa rappresenta un parametro importante per i terreni a grana grossa in


quanto permette di definirne lo stato di addensamento; pu variare tra 0 e 100%, e la differenza che compare al denominatore una caratteristica del terreno, mentre il numeratore dipende dallo stato in cui il terreno si trova. Con un mezzo ideale costituito da particelle sferiche di ugual diametro si ha un assetto che corrisponde al massimo indice dei vuoti
(reticolo cubico, Figura 1.9a) e un assetto che corrisponde al minimo (reticolo tetraedrico, Figura 1.9b).
Nel caso di reticolo cubico si ha n
46%, nel caso di reticolo tetraedrico si
a)
b)
ha n 26%.
Ovviamente per un terreno reale, in cui
le particelle hanno forma irregolare e
Figura 1.9 Reticolo cubico (a) e tetraedrico (b)
dimensioni variabili, la porosit massima pu essere maggiore del 46%, e la
porosit minima pu essere inferiore al 26%.
I valori tipici di alcune delle propriet sopra definite sono riportati nelle tabelle 1.2 e 1.3.
Tabella 1.2. Valori tipici di alcuni parametri del terreno

GHIAIA
SABBIA
LIMO
ARGILLA
TORBA

n (%)

25-40
25-50
35-50
30-70
75-95

0.3-0.7
0.3-1.0
0.5-1.0
0.4-2.3
3.0-19.0

d (kN/m3)
14-21
13-18
13-19
7-18
1-5

(kN/m3)
18-23
16-21
16-21
14-21
10-13

Tabella 1.3. Valori tipici del peso specifico dei costituenti solidi di alcuni materiali

s (kN/m3)
26
26.3-26.7
23.9-28.6
23

SABBIA QUARZOSA
LIMI
ARGILLE
BENTONITE

1.3.1 Determinazione del contenuto dacqua

La determinazione sperimentale di w piuttosto semplice ed basata su misure di peso.


Operativamente, si mette una certa quantit di terreno, di cui si vuole determinare il contenuto in acqua, w, in un recipiente di peso noto (pari a T) e si pesa il tutto (P1). Per ottenere levaporazione di tutta lacqua libera, si pone poi il contenitore con il terreno in forno a essiccare (a 105 per 12 giorni a seconda della quantit e del tipo di materiale) e si
ripesa nuovamente (P2). A questo punto si pu ricavare w. La differenza tra le due pesate
(P1-P2) rappresenta il peso dellacqua, PW, mentre il peso del solido dato dalla differenza tra P2 e T, ossia:

w=

Pw
P P2
100 = 1
100
Ps
P2 T

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Valori tipici di w variano tra il 20% al 30% (massimo) per un terreno sabbioso, tra il 10%
e il 15% per argille molto dure, tra il 70% e l80% per argille molli, anche se, teoricamente, come gi osservato, pu assumere valori superiori al 100%.
Tra le propriet sopra definite, quelle che risultano indipendenti dalla storia tensionale e
dalle condizioni ambientali che caratterizzano il terreno allo stato naturale, vengono dette
propriet indici.
Tra le propriet indici possono essere annoverate anche la granulometria e i limiti di Atterberg, che verranno definite nei paragrafi seguenti.

1.4 Composizione granulometrica


Il comportamento dei terreni a grana grossa , come gi osservato, marcatamente influenzato dalle dimensioni dei grani e dalla distribuzione percentuale di tali dimensioni, ovvero
dalla granulometria. Per ottenere queste informazioni si ricorre alla cosiddetta analisi
granulometrica, che consiste nella determinazione della distribuzione percentuale del
diametro dei granuli presenti nel terreno. Lanalisi granulometrica viene eseguita mediante due tecniche:
1. setacciatura per la frazione grossolana (diametro dei grani maggiore di 0.074 mm)
2. sedimentazione per la frazione fine (diametro dei grani minore di 0.074 mm)
La setacciatura viene eseguita utilizzando una serie di setacci (a maglia quadrata) e/o crivelli (con fori circolari) con aperture di diverse dimensioni (la scelta delle dimensioni delle maglie va fatta in relazione al tipo di terreno da analizzare). I setacci vengono disposti
uno sullaltro, con apertura delle maglie decrescente verso il basso. Una buona curva granulometrica pu essere ottenuta scegliendo opportunamente la successione dei setacci: ad
esempio ogni setaccio potrebbe avere apertura delle maglie pari a circa la met di quello
sovrastante (esistono anche indicazioni di varie associazioni tecnico-scientifiche, ad es.
dellAssociazione Geotecnica Italiana).
Nella Tabella 1.4 sono riportate le sigle
Tabella 1.4 Sigla ASTM e diametri equivalenti ASTM (American Society Standard Madei setacci impiegati per lanalisi granulometrica terial) e lapertura delle maglie corrispondente (diametri equivalenti) per i seApertura delle maglie, D
N. ASTM
tacci che vengono normalmente impiega[mm]
ti nella setacciatura. Il setaccio pi fine
4
4.76
che viene generalmente usato nellanalisi
6
3.36
granulometrica ha unapertura delle ma8
2.38
glie di 0.074 mm (setaccio n. 200
10
2.00
ASTM); al di sotto dellultimo setaccio
12
1.68
viene generalmente posto un raccoglito16
1.19
re. Il materiale viene prima essiccato, pe20
0.840
stato in un mortaio, pesato e disposto sul
30
0.590
setaccio superiore. Tutta la pila viene poi
40
0.420
fatta vibrare (con agitazione manuale o
50
0.297
meccanica), in modo da favorire il pas60
0.250
saggio del materiale dalle maglie dei vari
70
0.210
setacci. Per i terreni pi fini si ricorre an100
0.149
che alluso di acqua (in tal caso si parla
140
0.105
di setacciatura per via umida).
200
0.074
11
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Capitolo 1

ORIGINE E STRUTTURA DEI TERRENI

Alla fine dellagitazione, da ciascun setaccio sar passato il materiale con diametro inferiore a quello dellapertura delle relative maglie. La percentuale di passante al setaccio iesimo, Pdi , pu essere determinata pesando la quantit di materiale depositata su ciascun
setaccio al di sopra di quello considerato, Pk (con k = 1,...i), mediante la formula che segue:
i

Pdi =

PT Pk
k =1

PT

100

dove PT il peso totale del campione di materiale esaminato.


I risultati dellanalisi granulometrica vengono riportati in un diagramma semilogaritmico
(per permettere una buona rappresentazione anche quando lintervallo di variazione dei
diametri molto esteso), con il diametro (equivalente), D, dei setacci in ascissa e la percentuale di passante in ordinata (curva granulometrica) (Figura 1.10).

Figura 1.10 Curve granulometriche tipiche per i terreni

Per i diametri minori di 0.074 mm, cio per il materiale raccolto sul fondo, si ricorre
allanalisi per sedimentazione. Si tratta di una procedura basata sulla misura della densit
di una sospensione, ottenuta miscelando il materiale allacqua con laggiunta di sostanze
disperdenti per favorire la separazione delle particelle, la cui interpretazione viene fatta
impiegando la legge di Stokes, che lega la velocit di sedimentazione di una particella in
sospensione al diametro della particella e alla densit della miscela. Eseguendo misure di
densit a diversi intervalli di tempo e conoscendo il peso specifico dei grani possibile
ricavare il diametro e la percentuale in peso delle particelle rimaste in sospensione e
quindi aventi diametro inferiore a quelle sedimentate. Utilizzando questi dati cos possibile completare la curva granulometrica.
In pratica quella che si ottiene una curva cumulativa.
La forma della curva indicativa della distribuzione granulometrica: pi la curva distesa, pi la granulometria assortita. Landamento della curva viene descritto sinteticamente mediante due parametri (che, come vedremo pi avanti, vengono impiegati per classificare i terreni). Indicando con Dx il diametro corrispondente allx % di materiale passante
(Figura 1.10), si definiscono:
12
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Capitolo 1

ORIGINE E STRUTTURA DEI TERRENI

D 60
(Eq. 1.13)
D10
(U 1, pi basso pi il terreno uniforme, Figura 1.10)
2
D 30
C=
(Eq. 1.14)
coefficiente di curvatura:
D 60 D10
(C esterno allintervallo 13 indica mancanza di diametri di certe dimensioni ovvero bruschi cambiamenti di pendenza della curva granulometrica, Figura 1.10)
U=

coefficiente di uniformit:

1.5 Limiti di Atterberg (o limiti di consistenza)

CONTENUTO DACQUA

DIMINUZIONE DEL

Come gi osservato, il comportamento dei terreni a grana fine marcatamente influenzato


dallinterazione delle particelle di argilla con il fluido interstiziale (acqua), strettamente
legata alla loro composizione mineralogica. Cos, per questo tipo di terreni, importante
non solo conoscere la quantit di acqua contenuta allo stato naturale, ma anche confrontare questo valore con quelli corrispondenti ai limiti di separazione tra stati fisici particolari
(in modo analogo a quanto si fa confrontando lindice dei vuoti naturale con emax ed emin
per i terreni a grana grossa).
Nei terreni argillosi si osserva infatti una variazione dello stato fisico, al variare del contenuto dacqua. In particolare, se il contenuto dacqua di una sospensione argillosa densa
ridotto gradualmente, la miscela acqua-argilla passa dallo stato liquido, ad uno stato
plastico (dove il materiale acquisisce sufficiente rigidezza da deformarsi in maniera continua), ad uno stato semisolido (in cui il materiale comincia a presentare fessurazioni) e
infine ad uno stato solido (in cui il terreno non subisce ulteriori diminuzioni di volume al
diminuire del contenuto dacqua). Poich il contenuto dacqua corrispondente al passaggio da uno stato allaltro varia da un tipo di argilla da un altro, la conoscenza di questi valori pu essere utile nella classificazione ed identificazione dei terreni a grana fine. Tuttavia il passaggio da uno stato allaltro non istantaneo, ma avviene gradualmente
allinterno di un range di valori del contenuto dacqua. Sono stati perci stabiliti dei criteri convenzionali (Atterberg, 1911) per individuare le condizioni di passaggio tra i vari stati di consistenza. I contenuti dacqua corrispondenti alle condizioni di passaggio, convenzionali, tra i vari stati, sono definiti limiti di Atterberg e variano, in generale, da un
tipo di argilla ad un altro.
Lo schema relativo ai 4 possibili stati fisici e i corrispondenti limiti di Atterberg sono riportati in Figura 1.11 Si individuano, in particolare, il limite liquido (o di liquidit), wL,
nel passaggio tra lo stato liquido e lo stato plastico, il limite
miscela fluida
w
plastico (o di plasticit), wp, tra
terra-acqua
LIQUIDO
lo stato plastico e lo stato seLIMITE LIQUIDO, wL
misolido (o solido con ritiro),
PLASTICO
LIMITE PLASTICO, wP
il limite di ritiro, tra lo stato
SEMISOLIDO
semisolido e lo stato solido (o
LIMITE DI RITIRO, wS
solido senza ritiro), ws.
SOLIDO
terreno secco

Ciascuno dei 3 limiti pu essere determinato in laboratorio


mediante unopportuna procedura standardizzata.
Figura 1.11 Stati fisici del terreno e limiti di Atterberg
13
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1.5.1 Determinazione del limite liquido

Il limite liquido, wL, si determina in laboratorio con il cucchiaio di Casagrande (Figura


1.12a). Un prefissato volume di terreno, prelevato dal passante al setaccio n. 40 (0.42
mm), viene mescolato con acqua distillata fino ad ottenere una pastella omogenea.
Limpasto viene successivamente diUtensile
a)
sposto nel cucchiaio, spianandone la
Allinizio
Cucchiaio
superficie e praticando poi nella zona
centrale, con unapposita spatola, un
solco di 2 mm di larghezza e 8 mm di
Al termine
10 mm
altezza. Con un dispositivo a manoBase
8 mm
vella, il cucchiaio viene quindi la2 mm
sciato cadere ripetutamente, a intervalli di tempo regolari, da unaltezza
prefissata su una base di materiale
standardizzato e vengono contati i
b)
colpi necessari a far richiudere il sol49
co per una lunghezza di 13 mm. Vie48 w
ne poi prelevato un po di materiale
47
dal cucchiaio e determinato su questo
46
il valore del contenuto dacqua.
La procedura viene ripetuta pi volte
25
variando la quantit di acqua
50
1
20
30
40
10
5
Numero di colpi
nellimpasto, in modo da ottenere
Figura 1.12 Cucchiaio di Casagrande (a) e proce- una serie di coppie (4 o 5) di valori,
dura sperimentale per la determinazione del limite li- numero di colpi-contenuto dacqua.
I valori del contenuto d'acqua in funquido (b).
zione del numero di colpi vengono
poi riportati in un diagramma semilogaritmico, figura 1.12b, e interpolati linearmente: il
contenuto dacqua corrispondente a 25 colpi rappresenta convenzionalmente il limite liquido, wL.
L

1.5.2 Determinazione del limite plastico

Il limite plastico, wp, il contenuto dacqua in corrispondenza del quale il terreno inizia a
perdere il suo comportamento plastico. Si determina in laboratorio impastando una certa
quantit di terreno passante al setaccio n. 40
(0.42 mm) con acqua distillata e formando
manualmente dei bastoncini di 3.2 mm (1/8
in.) di diametro. Quando questi cilindretti, che
vengono fatti rotolare continuamente su una
lastra di materiale poroso (in modo da perdere
progressivamente acqua), iniziano a fessurarsi
(Figura 1.13), si determina il contenuto
3.2 mm
dacqua e questo rappresenta il limite plastico,
wP. Generalmente si fanno 3 determinazioni e Figura 1.13 Determinazione sperimentale
si assume come wP il valor medio.
del limite plastico

14
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1.5.3 Determinazione del limite di ritiro

volume

Il limite di ritiro, wS, che ha un interesse molto


limitato per le applicazioni in ingegneria civile
e non viene di norma determinato, il contenuto dacqua al di sotto del quale una ulteriore
perdita di acqua da parte del terreno non comporta nessuna variazione di volume; pertanto,
a differenza degli altri due limiti, non un vawS
contenuto dacqua
lore convenzionale, legato alla procedura di
determinazione, ma ha un preciso significato
Figura 1.14 Determinazione sperimentale fisico. Si determina in laboratorio su un provino indisturbato che viene essiccato per passi
del limite di ritiro
successivi, misurando ad ogni passaggio il volume e il contenuto dacqua. I valori del volume vengono riportati in un grafico in funzione del contenuto dacqua (Figura 1.14) e wS definito come il contenuto dacqua corrispondente al punto di intersezione tra le tangenti alla parte iniziale e finale della curva ottenuta interpolando i punti sperimentali.

1.6 Indici di consistenza


Si definisce indice di plasticit, IP, lampiezza dellintervallo di contenuto dacqua in cui
il terreno rimane allo stato plastico, ovvero:
IP (%) = wL -wP
(Eq. 1.15)
Tale indice dipende dalla percentuale e dal tipo di argilla e dalla natura dei cationi adsorbiti. Per ogni materiale, lindice di plasticit cresce linearmente in funzione della percentuale di argilla presente, con pendenza diversa in relazione al tipo di minerali argillosi
presenti (Figura 1.15). La pendenza di questa retta definita indice di attivit:
IP
(Eq. 1.16)
CF
dove CF = % in peso con diametro d <
0.002 mm. Sulla base dei valori assunti da
questo indice i terreni possono essere classificati inattivi, normalmente attivi, attivi.
Considerando oltre ai limiti di consistenza,
anche il contenuto naturale dacqua, si possono definire l indice di liquidit:
w wP
IL =
(Eq. 1.17)
IP
Ia =

IP

Ia= 1.25

Attivi

Normalmente Ia= 0.75


attivi

Inattivi

CF
e lindice di consistenza
Figura 1.15 Indice di attivit delle argille
wL w
IC =
= 1 IL
(Eq. 1.18)
IP
Lindice di consistenza, oltre ad indicare lo stato fisico in cui si trova il terreno, fornisce
informazioni qualitative sulle sue caratteristiche meccaniche; allaumentare di IC aumenta
la resistenza al taglio del terreno e si riduce la sua compressibilit (da notare anche
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lanalogia tra IC per terreni a grana fine e Dr per i terreni a grana grossa).
Una suddivisione dei terreni basata sui valori dellindice di plasticit e dellindice di consistenza riportata nelle Tabelle 1.5 e 1.6 rispettivamente, mentre nella Tabella 1.7 sono
riportati i valori tipici di wL, wP e IP dei principali minerali argillosi.
Tabella 1.5 - Suddivisione dei terreni basata sui valori dellindice di plasticit

TERRENO
NON PLASTICO
POCO PLASTICO
PLASTICO
MOLTO PLASTICO

IP
0-5
5 - 15
15 - 40
> 40

Tabella 1.6 - Suddivisione dei terreni basata sui valori dellindice di consistenza

CONSISTENZA

IC

<0
0 0.25
0.25 0.50
0.50 0.75
0.75 - 1
>1

FLUIDA
FLUIDO-PLASTICA
MOLLE-PLASTICA
PLASTICA
SOLIDO-PLASTICA
SEMISOLIDA (W > WS) O SOLIDA (W < WS)

Tabella 1.7 - Valori tipici di WL, WP e IP dei principali minerali argillosi

MINERALE ARGILLOSO

wL (%)

wP (%)

IP (%)

MONTMORILLONITE
ILLITE
CAOLINITE

300-700
95-120
40-60

55-100
45-60
30-40

200-650
50-65
10-25

1.7 Sistemi di classificazione


I sistemi di classificazione sono una sorta di linguaggio di comunicazione convenzionale
per identificare attraverso un nome (o una sigla) il tipo di materiale, in modo da fornirne
indirettamente, almeno a livello qualitativo, delle indicazioni sul comportamento. In pratica, individuano alcuni parametri significativi e distintivi dei vari tipi di terreno in modo
da poterli raggruppare in classi e stabilire cos dei criteri universali, convenzionali, di riconoscimento.
Data lestrema variabilit dei terreni naturali e le diverse possibili finalit ingegneristiche,
non pensabile di poter creare un unico sistema di classificazione. Per questo motivo, si
sono sviluppati nel tempo diversi sistemi di classificazione, che possono essere utilizzati
per scopi e finalit diversi.
Tuttavia, alcuni aspetti fondamentali accomunano i diversi sistemi di classificazione nella
scelta delle propriet di riferimento. In particolare tali propriet:
- devono essere significative e facilmente misurabili mediante procedure standardizzate;
- non devono essere riferite ad uno stato particolare, ossia devono essere indipendenti
dalla storia del materiale, dalle condizioni di sollecitazione o da altre condizioni al
contorno.
Per quanto visto fino ad ora, i parametri che possiedono queste caratteristiche sono quelli
precedentemente definiti propriet indici, e riguardano la composizione granulometrica e
16
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ORIGINE E STRUTTURA DEI TERRENI

la composizione mineralogica. I sistemi di classificazione pi vecchi sono basati unicamente sulla granulometria e perci sono significativi solo per i materiali a grana grossa
(ghiaie e sabbie). Tra questi, i pi comunemente usati sono riportati in Tabella 1.8.
Tabella 1.8. Alcuni sistemi di classificazione basati sulla granulometria

SISTEMA

MIT
AASHO
AGI

Ghiaia

Sabbia

2
2
2
mm

Limo

0.06
0.075
0.02
mm

Argilla

0.002
0.002
0.002
mm

Essendo i terreni una miscela di grani di diverse dimensioni, una volta determinate le frazioni in peso relative a ciascuna classe, il materiale pu essere identificato utilizzando i
termini delle varie classi come sostantivi o aggettivi, nel modo seguente:
I termine: nome della frazione granulometrica prevalente
II termine: nomi delle eventuali frazioni maggiori del 25%, precedute dal prefisso con
III termine: nomi delle eventuali frazioni comprese tra il 15% e il 25%, con il suffisso
oso
IV termine: nomi delle eventuali frazioni minori del 15%, con il suffisso oso, precedute
dal prefisso debolmente.
Se ad esempio da unanalisi granulometrica risulta che un terreno costituito dal 60% di
limo, dal 30% di sabbia e dal 10% di argilla, esso verr denominato limo con sabbia debolmente argilloso.
Una classificazione che tiene conto solo della granulometria non tuttavia sufficiente nel
caso di limi e argille, il cui comportamento legato soprattutto alla composizione mineralogica.
Per questo tipo di terreni si pu ricorrere ad esempio al sistema di classificazione proposto da Casagrande (1948). Tale sistema basato sui limiti di Atterberg ed riassunto in
un diagramma (noto come carta di plasticit di Casagrande) (Figura 1.16) nel quale si
individuano sei zone, e quindi sei classi di terreno, in funzione del limite liquido (riportato in ascissa) e dellindice di plasticit (riportato in ordinata). La suddivisione rappresentata dalla retta A di equazione:
IP = 0.73 (wL-20)
(Eq. 1.19)
e da due linee verticali in corrispondenza di wL = 30 e wL = 50.
Le classi che si trovano sopra la retta A includono le argille inorganiche, quelle sotto la
retta A i limi e i terreni organici (a titolo informativo va detto che la presenza di materiale
organico in un terreno pu essere rilevata attraverso la determinazione del limite liquido
prima e dopo lessiccamento. Lessiccamento provoca infatti nei materiali organici dei
processi irreversibili con riduzione di wL; se tale riduzione maggiore del 75%, il materiale viene ritenuto organico).
Esistono poi sistemi che, facendo riferimento sia alla caratteristiche granulometriche sia a
quelle mineralogiche, possono essere utilizzati per la classificazione di qualunque tipo di
terreno.
In particolare, i due sistemi pi comunemente utilizzati e che verranno brevemente descritti nel seguito sono il sistema USCS e il sistema HRB (AASHTO, CNR_UNI 10006).

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ORIGINE E STRUTTURA DEI TERRENI

60

wL = 50 %

Indice di plasticit, PI (%)

Capitolo 1

0)
-2

1.7.1 Sistema USCS

wL = 30 %

Il sistema USCS (Unified Soil Classification


System), sviluppato originariamente da Casa5
4
grande e successivamente modificato negli
20
USA, il sistema pi utilizzato per classificare i
3
terreni di fondazione.
2
1
0
Secondo tale sistema, i terreni vengono suddivisi
60
80
100
20
40
in cinque gruppi principali, due a grana grossa
Limite di liquidit, w (%)
(con percentuale passante al setaccio 200 minore
del 50%), ghiaie (simbolo G) e sabbie (simbolo
1 Limi inorganici di bassa compressibilit
S), tre a grana fine (con percentuale passante al
2 Limi inorganici di media compressibilit
e limi organici
setaccio 200 maggiore del 50%), limi (simbolo
3 Limi inorganici di alta compressibilit
M), argille (simbolo C) e terreni organici (sime argille organiche
4 Argille inorganiche di bassa plasticit
bolo O). Ciascun gruppo a sua volta suddiviso
5 Argille inorganiche di media plasticit
in sottogruppi, in relazione ad alcune propriet
6 Argille inorganiche di alta plasticit
indici, secondo quanto indicato nello schema di
Figura 1.16 Carta di plasticit di Casa- Figura 1.17.
In particolare i terreni a grana grossa vengono
grande
classificati sulla base dei risultati dellanalisi
granulometrica in ghiaie (G) e sabbie (S) a seconda che la percentuale passante al setaccio
N.4 sia rispettivamente minore o maggiore del 50%. Quindi viene analizzata la componente fine del materiale
(passante al setaccio
N.200):
1) se essa risulta minore
del 5% allora si considera solo lassortimento del materiale
sulla base dei valori
del coefficiente di uniformit, U, e di
curvatura, C (se U>4
e 1<C<3, per le
ghiaie o U>6 e
1<C<3, per le sabbie,
allora il materiale si
considera ben gradato Figura 1.17 Sistema di classificazione USCS
e come secondo simbolo si adotta W, altrimenti si considera poco gradato e si adotta il simbolo P);
2) se essa risulta maggiore del 12% allora viene classificata, dopo averne misurato i limiti di Atterberg (sul passante al setaccio N. 40), con riferimento ad una carta di plasticit derivata da quella di Casagrande con alcune modifiche (Figura 1.18), come limo
(M) o argilla (C), che verr utilizzato come secondo simbolo;
3) se essa compresa tra il 5 e il 12% allora verr classificata sia la granulometria della
frazione grossolana (ben assortita, W, o poco assortita, P) secondo il criterio mostrato
al punto 1) sia la componente fine (M o C) secondo il criterio indicato al punto 2), ottenendo cos un doppio simbolo (ad es. SW-SM).
40

(w L
.73
0
A
=
P I N EA
LI

18
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I terreni a grana fine vengono classificati


per mezzo della carta di plasticit di Casagrande modificata di Figura 1.18.
1.7.2 Sistema HRB

Proposto dalla Highway Research Board


(1942) e successivamente revisionato dalla
American Association of State Highway and
Trasportation Office (e riportato con qualche modifica anche nelle norme CNR-UNI)
un sistema di classificazione che viene uti- Figura 1.18 Carta di plasticit (Casagrande
lizzato principalmente nel campo delle co- modificata)
struzioni stradali, o comunque per terreni
utilizzati come materiali da costruzione.
In base alla granulometria e alle caratteristiche di plasticit, i terreni vengono suddivisi in
otto gruppi, indicati con le sigle da A-1 ad A-8, alcuni dei quali (A-1, A-2 e A-7) suddivisi a loro volta in sottogruppi secondo lo schema riportato in Figura 1.19. I materiali granulari sono inclusi nelle classi da A-1 ad A-3 (con percentuale passante al setaccio 200
minore o uguale al 35%), i limi e le argille nelle classi da A-4 ad A-7 (con percentuale
passante al setaccio 200 maggiore del 35%), mentre la classe A-8 comprende i terreni altamente organici.
Per i terreni granulari si considera nellordine:

la percentuale passante al setaccio N.10

la percentuale passante al setaccio N.40

la percentuale passante al setaccio N.200


e quando disponibili si considerano anche i valori del limite liquido e dellindice di plasticit determinati sul passante al setaccio N.40.
Per i limi e le argille la classificazione viene fatta solo sulla base dei valori misurati del
limite liquido e dellindice di plasticit.
Il sistema prevede che, per i terreni che contengono unalta percentuale di materiale fine,
venga anche valutato un indice sintetico, detto indice di gruppo, definito come:
I = 0.2 a + 0.005 ac + 0.01 bd , dove:
a = percentuale passante al setaccio 200 maggiore del 35% e minore del 75%, espressa
come numero intero compreso tra 0 e 40
b = percentuale passante al setaccio 200 maggiore del 15% e minore del 55%, espressa
come numero intero compreso tra 0 e 40
c = valore del limite liquido maggiore di 40 e minore di 60, espresso come numero intero
compreso tra 0 e 20
d = valore dellindice di plasticit maggiore di 10 e minore di 30, espresso come numero
intero compreso tra 0 e 20
Valori minori dei limiti inferiori significano a, b, c, o d uguali a zero; valori maggiori dei
limiti superiori significano a o b uguali a 40, c o d uguali a 20.
Quando un terreno rientra in pi categorie viene attribuito a quella corrispondente ai limiti
pi restrittivi.

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Capitolo 1

ORIGINE E STRUTTURA DEI TERRENI

Materiali granulari
Limi-Argille
(passante al setaccio N.200 35%) (passante al setaccio N.200 35%)
A-1
A-2
A-6 A-7
A-4 A-5
A-3
A-7-5*
A-1-a A-1-b
A-2-4 A-2-5 A-2-6 A-2-7
A-7-6

Classificazione generale:
Classificazione di gruppo:
Analisi granulometrica:
% passante al setaccio:
- N.10 (2mm)
- N.40 (0.12 mm)
- N.200 (0.074 mm)

50
30
15

51
10

35

35

35

35

36

36

36

36

Non
plastico

40
10

41
10

40
11

41
11

40
10

41
10

40
11

41
11

12

16

20

50
25

Limiti di Atterberg

determinati sul passante al


setaccio N.40 (0.42 mm):
- wL (%)
- Ip (%)

Indice di gruppo (I):


Materiale costituente:

Ghiaia (pietrame)
con sabbia

Materiale come sottofondo:


*Note: Se IP wL 30

Ghiaia e sabbia
limosa o argillosa

Sabbia

Da eccellente a buono

A-7-5; Se IP wL 30

Limi
Da buono a scarso

A-7-6

Figura 1.19 Sistema di classificazione HRB

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Argille

Capitolo 2

COSTIPAMENTO

CAPITOLO 2
COSTIPAMENTO
In alcune applicazioni ingegneristiche, pu manifestarsi talvolta la necessit di migliorare
le caratteristiche del terreno, sia nelle sue condizioni naturali in sito, sia quando esso
impiegato come materiale da costruzione (p. esempio per dighe, rilevati, terrapieni, ecc..).
Le tecniche di miglioramento del terreno possono essere di vario tipo, in particolare esistono:
- tecniche di tipo meccanico;
- tecniche di tipo chimico;
- tecniche basate sullinduzione di fenomeni di natura termica o elettrica (che vengono
utilizzate soprattutto in maniera provvisoria).
Altri metodi consistono nelleliminare o ridurre la presenza dellacqua (drenaggi); altri
ancora nel sovraccaricare temporaneamente il terreno prima della realizzazione dellopera
in modo da esaurire preliminarmente unaliquota dei cedimenti (precarico).
Tra i metodi di tipo meccanico riveste particolare importanza il costipamento che consiste
nellaumentare artificialmente la densit del terreno, impiegato come materiale per la costruzione di rilevati stradali e ferroviari, argini, dighe in terra, ecc.., attraverso
lapplicazione di energia meccanica.
Lobiettivo del costipamento il miglioramento delle caratteristiche meccaniche del terreno, che comporta, in generale, i seguenti vantaggi:
1. riduzione della compressibilit (e quindi dei cedimenti)
2. incremento della resistenza (e quindi della stabilit e della capacit portante)
3. riduzione degli effetti che possono essere prodotti dal gelo, da fenomeni di imbibizione o di ritiro (legati alla quantit di vuoti presenti).
Il primo ad occuparsi di questo fenomeno stato lingegnere americano Proctor (1930), il
quale ha evidenziato che il valore della densit secca alla fine del costipamento, d = d/g,
funzione di tre variabili:

il contenuto dacqua, w

lenergia di costipamento

il tipo di terreno (granulometria, composizione mineralogica, ecc.).


In sito possono essere usate diverse tecniche di costipamento, in relazione alla natura del
terreno da porre in opera ed eventualmente alla tipologia dei mezzi di cantiere disponibili;
in laboratorio queste possono essere riprodotte attraverso differenti tipi di prova nelle
quali il terreno viene disposto in un recipiente metallico di forma cilindrica, a strati successivi, che vengono via via compattati. In particolare, esistono quattro differenti tecniche
di costipamento e quindi di tipi di prova:
1. prove statiche, in cui il terreno sottoposto ad una pressione costante per un certo periodo di tempo mediante un pistone con area uguale a quella del recipiente;
2. prove kneading (to knead = massaggiare), nelle quali il terreno sottoposto a intervalli regolari ad una compressione mediante un pistone che trasmette una pressione
nota;
3. prove per vibrazione, in cui il recipiente in cui contenuto il terreno viene fatto vibrare con appositi macchinari.
21
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Capitolo 2

COSTIPAMENTO

4. prove dinamiche o di urto, nelle quali il terreno compattato con un pestello meccanico a caduta libera;
Le prime due tecniche vengono impiegate per terreni prevalentemente fini, le altre due
per terreni prevalentemente a grana grossa. Tra le quattro sopra menzionate, le pi usate
sono quelle dellultimo tipo, di cui fanno parte le prove Proctor.

2.1 Prove Proctor


Lattrezzatura per le prove Proctor costituita da un cilindro metallico di dimensioni
standard dotato di un collare rimovibile e da
un pestello di diametro pari alla met di quello del cilindro e di peso prefissato (Figura
2.1). In relazione alle caratteristiche
dellapparecchiatura e alle modalit di esecuzione, le prove Proctor si distinguono in
standard e modificata (Tabella 2.1).
Lenergia di costipamento della prova modificata, che viene eseguita soprattutto per terreni di sottofondo e materiali per pavimentazioni stradali e aeroportuali, superiore a
quella della standard. La prova Proctor viene
eseguita disponendo a strati una certa quantit di terreno, preventivamente essiccata o bagnata, nel cilindro e compattandola con il pestello per un numero prefissato di colpi (25),
assestati in una posizione prestabilita.

Guida

Pestello

Collare rimovibile

Cilindro metallico

Figura 2.1 Attrezzatura utilizzata per le prove Proctor

22
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Capitolo 2

COSTIPAMENTO

Loperazione viene ripetuta per un certo numero di strati (3 per la standard e 5 per la modificata) fino a riempire il cilindro poco al di sopra dellattaccatura col collare (Figura
2.1). Successivamente viene rimosso il collare, livellato il terreno in sommit, pesato il
tutto e determinato il contenuto dacqua, prelevando una porzione di terreno dal cilindro.
Mediante il peso, P, e il volume, V, (noti) si ricava il peso di volume, , e, avendo determinato w, si pu ricavare il peso di volume del secco, d, ovvero la densit secca (d =
d/g, essendo g laccelerazione di gravit) Si ha infatti:
P P + PW PS PW PS
= = S
=
+

= d + w d = d (1 + w)
(Eq. 2.1)
V
V
V
V PS
Quindi:

d =

(Eq. 2.2)

1+ w

Tabella 2.1 Caratteristiche dellapparecchiatura e modalit di esecuzione della prova Proctor


standard e modificata
Tipo di
prova
Standard
AASHO
Modificata
AASHO

Altezza
Energia di
caduta
costipamento
pestello
[kg cm/cm3]
[cm]

Dimensioni del cilindro

Dimensioni
del pestello

[cm]

H
[cm]

V
[cm3]

[mm]

10.16

11.7

945

50.8

2.5

25

30.5

6.05

10.16

11.7

945

50.8

4.54

25

45.7

27.5

Numero
Peso degli strati
[kg]

Numero
colpi per
strato

2.2 Teoria del costipamento

%
00
e1
ion
az
tur
Sa
%
90

Analizzando i risultati ottenuti in laboratorio mediante lesecuzione di prove Proctor


possibile descrivere il comportamento del terreno sottoposto a costipamento.
3
Supponiamo di eseguire la prova
d [kN/m ]
Proctor (quindi di impiegare la stessa
tecnica di compattazione e la stessa
quantit di energia) su alcuni campioni dello stesso terreno (5 o 6) aventi
diversi contenuti dacqua. Se, per ciascun campione, riportiamo in un graMaximum
fico (Figura 2.2) il valore del peso di
volume del secco (o, indifferentemente, della densit secca) ottenuto al
termine della prova in funzione del
contenuto dacqua corrispondente, e
uniamo i vari punti, otteniamo una
curva, detta curva di costipamento
che presenta un tipico andamento a
Optimum
w [%] campana. Il valore del contenuto
dacqua corrispondente al valore masFigura 2.2 Curva di costipamento
simo del peso di volume del secco
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Capitolo 2

COSTIPAMENTO

%
00
e1
ion
az
tur
Sa %
90

(detto maximum) indicato come contenuto dacqua optimum o optimum Proctor.


Va sottolineato che il valore massimo del peso di volume del secco relativo ad un valore
di energia prefissato e ad una particolare tecnica di compattazione. Quindi, per un dato
terreno, loptimum, il maximum e landamento della curva dipendono dallenergia spesa e
dal metodo di costipamento. I valori tipici del maximum variano intorno a 16 20 kN/m3,
mentre il massimo range di variazione compreso tra 13 e 23 kN/m3; valori tipici
delloptimum variano intorno al 10% 20%, mentre il massimo range di variazione per
loptimum compreso tra il 5% e il 40%.
Per valori bassi del contenuto dacqua, la resistenza del terreno alta cos che, a parit di
energia di compattazione impiegata, risulter pi difficile ridurre i vuoti e quindi raggiungere elevati valori della densit secca; incrementando il contenuto dacqua, la resistenza
del terreno tende a diminuire, facilitando la rimozione dei vuoti, ed aumenta cos il valore
di densit secca raggiungibile fino al maximum ottenuto in corrispondenza del valore di
optimum del contenuto dacqua; per valori superiori alloptimum, avendo raggiunto un
elevato grado di saturazione, le deformazioni avvengono pressoch a volume costante
(lacqua non riesce a filtrare verso lesterno) e non consentono ulteriori riduzioni
dellindice dei vuoti, per cui si riduce anche il valore della densit secca ottenuto.
Se per uno stesso tipo di terreno si uti- [kN/m3]
lizza la stessa tecnica di costipamento d
(p. es. quella della prova Proctor) vaEnergia
riando lenergia (il numero di colpi), si
crescente
ottiene una famiglia di curve con andamento simile. Al crescere dellenergia
aumenta la densit secca massima e diminuisce il contenuto dacqua optimum.
Con contenuti dacqua superiori
alloptimum le diverse curve tendono a
confondersi in ununica linea (Figura
2.3). Questo significa che per contenuti
Linea dei punti
dacqua inferiori alloptimum un audi optimum
mento dellenergia di costipamento riw [%]
sulta pi efficace in quanto riesce ad incrementare la densit secca (cosa che Figura 2.3 Andamento della curva di costipapu non accadere per contenuti dacqua mento al variare dellenergia di costipamento
superiori alloptimum).
La linea in cui si confondono i tratti terminali di tutte le curve risulta approssimativamente parallela alla curva di saturazione, che pu essere determinata calcolando il valore del
peso di volume del secco corrispondente al contenuto dacqua in condizioni di saturazione. Tale valore dipende solo dal peso di volume del solido s. Infatti:

d =

PS PS / VS
S

=
=
= S
V V / VS VS + VV 1 + e
VS VS

(Eq. 2.3)

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COSTIPAMENTO

se il terreno saturo:

e=

VV VW PS PW
1
=

= w S
VS VS PS PW
W

quindi:

d =

1+ w

(Eq. 2.4)

S
W

(Eq. 2.5)

per Sr < 100% invece:

e=

VV
V
P P
1
1
= W S W = w S
VS S rVS PS PW S r
W

(Eq. 2.6)

quindi:

S Sr

Sr + w S
W

d =
2.2

(Eq. 2.7)

densit secca, [Mg/m ]

Anche la linea congiungente i vari


punti corrispondenti alloptimum per
1
un dato terreno risulta allincirca parallela alla curva di saturazione; cio
2
2.0
per un dato terreno il massimo effetto
di costipamento si ha per un certo
grado di saturazione.
linea di
A parit di energia di costipamento, le
3
saturazione
curve che si ottengono per differenti
1.8
tipi di terreno sono molto diverse tra
loro. In particolare si pu osservare
che (Figura 2.4):
4
- la variazione del contenuto
dacqua influenza la densit secca
1.6
pi per certi tipi di terreno e meno
per altri;
5
- terreni in cui prevale la frazione
fine raggiungono valori di densit
1.4
secca pi bassi;
10
20
30
0
- le sabbie ben assortite presentano
contenuto dacqua, w [%]
valori della densit secca pi elevati di quelle pi uniformi e gli
Figura 2.4 Curva ottenute per differenti tipi di tereffetti del costipamento sono molreno a parit di energia di costipamento
to pi marcati;
- per i terreni argillosi il maximum
decresce allaumentare della plasticit.
1. Sabbia ben assortita
con ghiaia e limo
2. Miscela di ghiaia,
sabbia, limo e argilla
3. Argilla sabbiosa
4. Sabbia fine uniforme
5. Argilla molto plastica

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COSTIPAMENTO

2.3 Costipamento in sito


Per il costipamento dei terreni in sito possono essere impiegate attrezzature diverse in relazione alle caratteristiche e al tipo di terreno e allenergia richiesta per il costipamento.
Le tecniche impiegate possono trasmettere al terreno azioni meccaniche di tipo statico, di
compressione e di taglio, o di tipo dinamico, di urto o vibrazione. In base al prevalere di
uno dei due tipi di azioni le attrezzature per il costipamento si suddividono in due classi
costituite rispettivamente dai mezzi prevalentemente statici e prevalentemente dinamici.
In particolare, per il costipamento dei terreni a
grana fine risultano efficaci solo le attrezzature della prima classe,
mentre per il costipamento dei terreni granulari sono efficaci soprattutto quelle del secondo tipo.
Nei mezzi prevalenteFigura 2.5 Rullo compressore usato per terreni a grana fine
mente statici sono compresi i rulli lisci, i rulli
o carrelli gommati e i rulli a punte (Figura 2.5). I rulli lisci statici compattano per compressione e la loro azione limitata alla parte pi superficiale di terreno; hanno un peso
generalmente compreso tra le 2 e le 20t e trasmettono pressioni dellordine di 30100
kg/cm su una striscia di un centimetro di generatrice. I rulli gommati sono costituiti da un
cassone trasportato da un certo numero di ruote gommate; compattano sia con azione di
compressione che di taglio per mezzo dei pneumatici. Rispetto ai rulli lisci agiscono pi
in profondit. I rulli a punte sono dotate di protrusioni di varia forma (es. rulli a pi di
pecora) o di segmenti mobili che esercitano nel terreno unazione di punzonamento e di
taglio. La loro azione limitata alla parte pi superficiale di terreno.
Nella classe dei mezzi
prevalentemente dinamici sono compresi i rulli
lisci vibranti (Figura
2.6), le piastre vibranti e
le piastre battenti. I rulli
vibranti sono analoghi a
quelli lisci, ma sono dotati di pesi eccentrici che
generano forze verticali
di tipo sinusoidale che
mettono in vibrazione il
Figura 2.6 Rullo compressore (vibratore) usato per terreni granu- terreno; in genere sono
lari

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COSTIPAMENTO

poco efficaci in superficie, per cui nella fase finale vengono utilizzati senza vibrazione
per costipare lo strato pi superficiale di terreno. Le piastre vibranti sono formate da una
piastra di acciaio sulla quale posto un motore e una serie di masse eccentriche che generano un moto sinusoidale verticale in grado di sollevare, spostare e far ricadere la piastra.
Le piastre battenti consistono in una massa che viene ritmicamente sollevata e lasciata ricadere sul terreno; vengono usate soprattutto per costipare aree di dimensioni ridotte
quando non possono essere utilizzati altre tecniche di costipamento.
In sito il costipamento viene eseguito disponendo il terreno a strati successivi di qualche
decina di centimetri; la scelta dello spessore e della quantit di energia (numero di passaggi con i rulli o di battute con le piastre) dipende dalle caratteristiche del materiale da
compattare. Per i materiali a grana fine (A-4, A-5, A-6, A-7 della classificazione HRB) e
per i materiali a grana grossa con percentuale elevata di fine (A-2) tale scelta molto legata al valore del contenuto dacqua; per i materiali a grana grossa (A-1, A-3) la compattazione generalmente poco condizionata dal contenuto dacqua.
In genere i risultati ottenuti dal costipamento in sito vengono controllati e confrontati con
quelli delle prove Proctor (standard o modificata) eseguite in laboratorio. La densit secca
(o il peso di volume del secco) ottenuta dal costipamento in sito deve essere generalmente
una percentuale prefissata (almeno l85% 90%) di quella ottenuta in laboratorio. Per determinare la densit secca (o il peso di volume del secco) in sito, il procedimento articolato nelle seguenti fasi:
a)
1. viene scavata una porzione di
terreno e determinato il peso
P e il contenuto dacqua w;
sabbia di carat teristich e note
2. viene misurato il volume di
terreno scavato, V;
valvola
piastra con fo ro
3. viene determinato il peso di
cono
volume totale ( = P/V). Il peso di volume del secco pu
essere ricavato mediante la relazione (2.2) e confrontato
con il valore di dmax ottenuto b)
con la prova Proctor.
Il punto 2 quello che presenta le
maggiori difficolt. A questo scopo i metodi pi usati (Figura 2.7)
sono:
- il metodo della sabbia tarata
(figura 2.7a), in cui lo scavo
viene riempito con una sabbia
di caratteristiche note, il cui
volume viene determinato per
lettura sul recipiente che contiene la sabbia e per pesata;

Foglio di polietilene per terren i granul ari

Figura 2.7 Metodi per la determinazione della densit


in sito

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Capitolo 2

COSTIPAMENTO

il metodo dellolio o dellacqua (figura 2.7b) in cui il foro viene accuratamente rivestito con una membrana di polietilene e successivamente riempito con acqua o olio.

In alternativa a questi metodi pu essere utilizzato anche quello del nucleodensimetro, che
consente una misura della densit e del contenuto dacqua con procedimento non distruttivo ed basato sulla misura dellassorbimento di radiazioni nucleari.

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Capitolo 3

PRINCIPIO DELLE TENSIONI EFFICACI

CAPITOLO 3
PRINCIPIO DELLE TENSIONI EFFICACI
Essendo il terreno un materiale multifase, il suo comportamento meccanico (compressibilit, resistenza), in seguito allapplicazione di un sistema di sollecitazioni esterne o, pi in
generale, ad una variazione delle condizioni esistenti, dipende dallinterazione tra le diverse fasi. Lo studio di questa interazione, che rappresenta un problema estremamente
complesso, pu essere affrontato, in linea teorica, seguendo due tipi di approccio:

il primo consiste nellanalizzare il comportamento della singola particella, in relazione alle particelle circostanti e al fluido interstiziale, e nel determinare la risposta di un
elemento di terreno a partire dalla modellazione del comportamento di un insieme di
particelle;

il secondo basato su una trattazione di tipo pi integrale, che prescinde dalle vicende dei singoli grani e analizza il comportamento globale del mezzo.
Il primo modo di procedere talmente complesso da risultare di fatto inutilizzabile per le
applicazioni ingegneristiche, cosicch nella pratica, con una pesante semplificazione dal
punto di vista concettuale, un terreno saturo (salvo diversa indicazione ci riferiremo nel
seguito a terreni totalmente saturi dacqua) viene assimilato a due mezzi continui sovrapposti, ovvero che occupano lo stesso volume, luno solido, laltro fluido. Tale semplificazione implica che le propriet di un elemento di terreno, infinitesimo o finito, siano le
stesse, e che si possano estendere anche ai terreni i concetti di tensione e deformazione
propri dei mezzi continui con le relative notazioni.
Naturalmente necessario stabilire una legge di interazione tra le fasi, ovvero tra i due
continui solido e fluido che occupano lo stesso volume di terreno. Tale legge il principio delle tensioni efficaci, enunciato da Karl Terzaghi nel 1923.

3.1 Principio delle tensioni efficaci


Le esatte parole con cui Terzaghi enuncia il principio delle tensioni efficaci alla 1a Conferenza Internazionale di Meccanica delle Terre (Londra, 1936) sono le seguenti:
Le tensioni in ogni punto di una sezione
attraverso una massa di terreno possono essere calcolate dalle tensioni principali totali
1, 2 e 3 che agiscono in quel punto. Se i
pori del terreno sono pieni dacqua ad una
pressione u, le tensioni principali totali possono scomporsi in due parti. Una parte, u,
agisce nellacqua e nella fase solida in tutte
le direzioni con eguale intensit, ed chiamata pressione neutra (o pressione di pori).
Le differenze 1 = 1 u, 2 = 2 u, e
3 = 3 u rappresentano un incremento
rispetto alla pressione neutra ed hanno sede
esclusivamente nella fase solida del terreno.
Questa frazione della tensione totale principale sar chiamata tensione principale efficace.
29

The stress in any point of a section


through a mass of soil can be computed
from the total principal stresses 1, 2 and
3 which act at this point. If the voids of the
soil are filled with water under a stress u
the total principal stresses consist of two
parts. One part u acts in the water and in
the solid in every direction with equal intensity. It is called the neutral stress (or the
pore pressure).
The balance 1 = 1 u, 2 = 2 u, and
3 = 3 u represents an excess over the
neutral stress u and it has its seat exclusively in the solid phase of the soil. This
fraction of the total principal stress will be
called the effective principal stress.

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Capitolo 3

PRINCIPIO DELLE TENSIONI EFFICACI

All measurable effects of a change of


stress, such compression, distortion and a
change of shearing resistance, are exclusively due to changes in the effective
stresses.

Ogni effetto misurabile di una variazione


dello stato di tensione, come la compressione, la distorsione e la variazione di resistenza al taglio attribuibile esclusivamente a
variazioni delle tensioni efficaci.

Si osservi che:

Terzaghi non attribuisce alcun significato fisico alle tensioni principali efficaci, ma le
definisce semplicemente come differenza tra tensioni principali totali e pressione interstiziale;

le tensioni principali efficaci non sono dunque direttamente misurabili, ma possono


essere desunte solo attraverso la contemporanea conoscenza delle tensioni principali
totali e della pressione interstiziale;

il principio delle tensioni efficaci una relazione di carattere empirico (come si desume dal fatto che Terzaghi precisa che Ogni effetto misurabile.....), sebbene sia stato finora sempre confermato dallevidenza sperimentale.
In definitiva per studiare il comportamento meccanico di un terreno saturo ci si riferisce a
due mezzi continui sovrapposti e mutuamente interagenti, e si definiscono in ogni punto il
tensore delle tensioni totali, il tensore delle pressioni interstiziali (isotropo) e, per differenza, il tensore delle tensioni efficaci.
Importanti implicazioni del principio delle tensioni efficaci sono:
una variazione di tensione efficace comporta una variazione di resistenza,
se non vi variazione di tensione efficace non varia la resistenza,
una variazione di volume sempre accompagnata da una variazione di tensione efficace,
una variazione di tensione efficace non comporta necessariamente una variazione di
volume,
condizione necessaria e sufficiente affinch si verifichi una variazione di stato tensionale efficace che la struttura del terreno si deformi, la deformazione pu essere volumetrica, di taglio o entrambe.

Uninterpretazione fisica approssimata del


concetto di tensione efficace pu essere data
At
nel modo seguente: si consideri una superficie immaginaria (di area trasversale pari ad
At) che divida in due parti un elemento di terreno saturo senza sezionare le particelle di
F1
F7
terreno (Figura 3.1). Se indichiamo con:
F
F2 F
F4 5 F6
3
Ac larea dei contatti intergranulari,
u la pressione dellacqua nei pori,
la forza totale verticale, Ft,v , agente sulla superficie, data dalla somma delle componen- Figura 3.1 Schema adottato per
ti verticali delle forze trasmesse dai grani in linterpretazione del principio delle tensioni
corrispondenza delle aree di contatto e dalla efficaci
risultante della pressione dellacqua nei pori, agente in corrispondenza delle zone di contatto acqua- superficie, ovvero:
30
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Capitolo 3

PRINCIPIO DELLE TENSIONI EFFICACI

(Eq. 3.1)
Ft,v = Fi,v + u (At Ac)
Dividendo tutto per At e indicando con = (Ft,v /At), la tensione verticale totale media
sulla superficie considerata, per lequilibrio in direzione verticale si ha:
= Fi,v/At + u (1 Ac/At).

(Eq. 3.2)

Posto Fi,v/At = , tensione efficace, e tenuto conto che larea dei contatti intergranulari
trascurabile rispetto allarea totale (Ac<< At), si ottiene infine:
(Eq. 3.3)
= + u
ovvero lequazione del principio degli sforzi efficaci.
A commento di quanto sopra detto, opportuno evidenziare che:
la tensione efficace, , rappresenta la somma delle forze intergranulari riferita
allarea totale della sezione considerata (quindi una tensione media sulla sezione) e
non la pressione esistente in corrispondenza delle aree di contatto, che risulta molto
maggiore di (essendo larea di contatto molto piccola);
nel caso dei minerali argillosi, il termine include anche le azioni elettromagnetiche
(di attrazione e repulsione) tra le particelle, che non risultano trascurabili rispetto alle
pressioni intergranulari; anzi, per argille ad alta plasticit, dove potrebbero anche non
esistere contatti intergranulari, rappresenta la risultante delle forze di attrazione e
di repulsione tra le particelle;
lipotesi di trascurare il rapporto AC/AT non sempre valida per tutti i mezzi granulari1;
Per capire meglio il principio delle tensioni efficaci, consideriamo un recipiente contenente della sabbia immersa in acqua (Figura 3.2a), in modo che il livello dellacqua sia coincidente con quello della sabbia (tutti i pori tra i grani sono pieni dacqua, il terreno saturo).
Se immaginiamo di aggiungere sopra la sabbia uno strato di pallini di piombo (Figura
3.2b), si avr un incremento di pressioni totali, , e un conseguente abbassamento, h,
del livello superiore della sabbia. In questo caso, i pallini trasmettono le sollecitazioni direttamente allo scheletro solido, la pressione dellacqua allinterno dei pori (pressione interstiziale) non cambia, lincremento di tensione efficace pari a quello di tensione totale
( = ); la variazione delle tensioni efficaci produce degli effetti sul comportamento
meccanico del terreno e induce dei cedimenti.
Se invece immaginiamo di innalzare il livello dellacqua (Figura 3.2c), nel recipiente contenente sabbia e acqua, si avr un incremento di pressione totale dovuto unicamente ad un
incremento del carico idrostatico, che produce in ciascun punto un analogo incremento
1

A titolo di esempio, consideriamo due diversi mezzi granulari: una sabbia omogenea, per la quale si pu
ragionevolmente assumere un valore molto piccolo di AC/AT ( = 0.01) e un insieme di pallini di piombo, per
i quali il valore del rapporto AC/AT maggiore e vale approssimativamente 0.3 (in quanto a parit di dimensioni, forma e tensione totale agente su di essi, la deformabilit risulta pi grande per i pallini di piombo con
un conseguente aumento dellarea di contatto tra le particelle). Assumiamo inoltre, per entrambi i mezzi
granulari: = 100kPa e u = 50kPa, e quindi per il principio delle tensioni efficaci = u = 50kPa. Per
la sabbia si ha: Fi,v/At = - u (1 Ac/At) =100 50(1 0.01) = 50.5 kPa e la pressione verticale
media di contatto interparticellare molto elevata e vale: Fi,v/AC = ( Fi,v/AT)(AT / AC) = 50.5/0.01 =
5050 kPa. Per i pallini di piombo invece si ha: Fi,v/At = - u (1 Ac/At) =100 50(1 0.3) = 65 kPa
e la pressione verticale media di contatto interparticellare molto meno elevata e vale: Fi,v/AC = (
Fi,v/AT)(AT / AC) = 65/0.3 = 216.7 kPa.

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Capitolo 3

PRINCIPIO DELLE TENSIONI EFFICACI

della pressione interstiziale. In questo caso = u e = 0; non avendo variazioni


delle tensioni efficaci non si hanno n effetti sul comportamento meccanico del terreno n
cedimenti.
Pallini di piombo

(a)

(b)

(c)

Figura 3.2 Effetti della variazione delle tensioni totali sulle tensioni efficaci: (a) condizione iniziale; (b-c) Eguale incremento di tensione totale, , testimoniato dalla medesima variazione di
peso registrata dalla bilancia; (b) = , u = 0 produce leffetto misurabile del cedimento
h; (c) = u, = 0 non si ha alcun effetto misurabile

3.2 Tensioni geostatiche


In molti problemi di ingegneria geotecnica pu essere necessario stimare leffetto che una
perturbazione, come ad esempio lapplicazione di un carico in superficie, lo scavo di una
trincea o labbassamento del livello di falda, produce sul terreno in termini di resistenza e
di deformazione.
A tal fine necessario prima stimare le variazioni dello stato di sollecitazione indotto dalla perturbazione nel terreno, e poi applicare la legge costitutiva, ovvero le relazioni che
permettono di stimare, date le variazioni di tensione, le conseguenti deformazioni, immediate e/o ritardate, del terreno. Poich quasi mai il terreno pu essere assimilato ad un
mezzo elastico lineare, le deformazioni indotte dalla variazione di stato tensionale dipendono anche dallo stato tensionale iniziale del terreno, ovvero precedente alla perturbazione, e dalla storia tensionale e deformativa che il terreno ha subito fino a quel momento.
Perci molto importante stimare lo stato tensionale dovuto al peso proprio del terreno
(tensioni geostatiche), che di norma corrisponde allo stato tensionale iniziale.
La conoscenza dello stato tensionale iniziale in sito dunque un punto di partenza fondamentale per la soluzione di qualunque problema di natura geotecnica.
In assenza di carichi esterni applicati, le tensioni iniziali in sito sono rappresentate dalle
tensioni geostatiche (o litostatiche), ovvero dalle tensioni presenti nel terreno allo stato
naturale, indotte dal peso proprio.
Tali tensioni sono legate a molti fattori ed in particolare:
alla geometria del deposito,
alle condizioni della falda,
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Capitolo 3

PRINCIPIO DELLE TENSIONI EFFICACI

alla natura del terreno (caratteristiche granulometriche e mineralogiche, stato di addensamento o di consistenza, omogeneit, isotropia),
alla storia tensionale (con il termine storia tensionale si intende comunemente la sequenza di tensioni, in termini di entit e durata, che hanno interessato il deposito
dallinizio della sua formazione alle condizioni attuali),
e la loro determinazione , in generale, piuttosto complessa.
z
Se consideriamo
z
allinterno di un
deposito di terrey
no un generico
zx
x
O
punto P, con rifezy
rimento ad un elemento cubico
yz
infinitesimo
di
terreno, i cui lati
xz
y sono orientati secondo un sistema
yx
xy
di
riferimento
cartesiano ortonormale (0,x,y,z)
x
con asse z verticale, lo stato tensionale pu essere
definito una volta
Figura 3.3 Stato tensionale di un elemento infinitesimo di terreno
note le componenti normali, , e tangenziali, , delle tensioni agenti sulle facce dellelemento di terreno
considerato (Figura 3.3). Tali tensioni sono legate tra loro ed alle componenti dPx, dPy e
dPz delle forze di volume, presenti nellelemento, attraverso le equazioni indefinite di equilibrio alla traslazione e alla rotazione:
yx
x

dx dy dz +
dx dy dz + zx dx dy dz + dPx = 0

xy = yx
y
z
x

xy
zy
y
dx dy dz +
dx dy dz +
dx dy dz + dPy = 0 zx = xz
(Eq. 3.4)

x
z
=
y
yz
zy
yz
xz
z

+
=
dx
dy
dz
dx
dy
dz
dx
dy
dz
dP
0
z
z
x
y

Nel caso di:


piano di campagna orizzontale ed infinitamente esteso
uniformit orizzontale delle propriet del terreno (quindi terreno omogeneo od eventualmente stratificato, con disposizione orizzontale degli strati)
falda orizzontale e in condizioni di equilibrio idrostatico
si realizza per ragioni di simmetria uno stato tensionale assial-simmetrico rispetto
allasse z, in cui in ogni punto il piano orizzontale e tutti i piani verticali sono principali e
le tensioni orizzontali sono tra loro uguali, in tutte le direzioni.
Lo stato tensionale totale in un generico punto P pu essere dunque univocamente definito mediante una tensione totale verticale, z = v, e una tensione totale orizzontale, h =
x = y (Figura 3.4).
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Capitolo 3

PRINCIPIO DELLE TENSIONI EFFICACI

Le equazioni indefinite dellequilibrio, (3.4), considerando che le forze di volume sono


rappresentate dalla sola forza peso dPz = - dP = - dx dy dz, risultano cos semplificate:
h h
x = y = 0

(Eq. 3.5)

v
=

zw

h
h
dP

v +

v
dz
z

Figura 3.4 Stato tensionale assial-simmetrico e tensioni geostatiche nel terreno

3.2.1 Tensioni verticali


Integrando lequazione ottenuta dallequilibrio in direzione verticale, possibile ricavare
il valore della pressione verticale totale alla profondit z:
z

v = (z)dz

(Eq. 3.6)

Vale la pena evidenziare che le tensioni litostatiche vengono spesso indicate con il simbolo 0 a pedice, per sottolineare che si tratta di condizioni iniziali (di partenza per il problema geotecnico di interesse).
Se il deposito omogeneo ( costante con la profondit) e v = 0 per z = 0 (assenza di carichi verticali sul piano di campagna) e la superficie piezometrica coincide col piano di
campagna (zw = 0) si ha, dallequazione :
(Eq. 3.7)
vo = z
dove rappresenta il peso di volume saturo del terreno sovrastante2.
Nel caso di deposito costituito da pi strati orizzontali caratterizzati da valori di diversi
(costanti allinterno di ciascuno strato), il valore della pressione verticale totale alla profondit z dato invece da:
(Eq. 3.8)
vo = i i zi

essendo zi lo spessore dello strato i-esimo compreso entro la profondit z.

Nel caso in cui la superficie piezometrica sia al di sopra del piano di campagna ad una distanza H, allora la
tensione verticale totale data da: vo = z + w H mentre nel caso in cui sia al di sotto del piano di campagna ad una profondit zw, allora la tensione verticale totale : vo = sat ( z - zw) + zw, dove rappresenta il peso di volume del terreno al di sopra della falda (in genere parzialmente saturo a causa di fenomeni di
risalita capillare) e d < < sat.

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Capitolo 3

PRINCIPIO DELLE TENSIONI EFFICACI

da osservare che anche allinterno di uno stesso strato pu variare con la profondit
(anche per effetto del solo peso proprio lindice dei vuoti di un terreno diminuisce al crescere della profondit e conseguentemente aumenta il suo peso di volume); in tal caso si
soliti suddividere il deposito in sottostrati per i quali viene assunto costante.
La pressione verticale efficace, v, non invece determinabile direttamente; una volta
determinato il valore della pressione verticale totale, v, necessario perci valutare anche il valore della pressione dellacqua nei pori, ossia il valore della pressione interstiziale, u, in modo da poter applicare lequazione del principio delle pressioni efficaci (3.3).
In condizioni di falda in quiete, la pressione dellacqua, u, pu essere ricavata una volta
nota la posizione della superficie piezometrica, che per definizione il luogo dei punti in
cui la pressione dellacqua uguale alla pressione atmosferica, ua (in pratica la pressione
dellacqua u pu essere rilevata utilizzando varie tecniche di misura che verranno descritte in uno dei capitoli seguenti).
Poich convenzionalmente si assume ua = 0, si ha, allinterno di un deposito reale, u>0
sotto la superficie piezometrica e u<0 sopra (specie per terreni coesivi per la presenza di
fenomeni di risalita capillare). Essendo la determinazione dei valori u<0 molto incerta, si
soliti assumere u = 0 al di sopra della superficie piezometrica, commettendo consapevolmente un errore che, nella maggior parte dei casi a favore della sicurezza.
In ciascun punto al di sotto della superficie piezometrica, e in assenza di moto di filtrazione, la pressione dellacqua, uguale in tutte le direzioni, pari al valore idrostatico3, ovvero:
(Eq. 3.9)
u = w z
essendo z la profondit del punto considerato rispetto alla superficie piezometrica. Pertanto, avendo assunto un sistema di riferimento con lasse z verticale discendente e origine
sul piano campagna, se la superficie piezometrica si trova a profondit zw, il valore della
pressione interstiziale a profondit z pari a:
u = 0 per z < zw
(Eq. 3.10)
u = w (z-zw) per z zw
Ricordando lespressione generale di v, si ha quindi:

vo = vo - u = vo = i i zi

per z < zw

vo = vo - u =

per z zw

i i zi w(z-zw)

(Eq. 3.11)

3.2.2 Tensioni orizzontali


Al contrario di quanto accade per le pressioni verticali, la determinazione delle pressioni
orizzontali in un deposito risulta incerta, poich le equazioni che si ricavano
dallequilibrio alle traslazioni in direzione orizzontale, (3.5), forniscono h = costante e
quindi non danno nessuna informazione utile.

Non essendo pertanto possibile una loro determinazione analitica, necessario ricorrere
ad evidenze sperimentali. Losservazione condotta sperimentalmente su depositi di differente origine e composizione, ha evidenziato che il valore di h dipende, oltre che:
3

Infatti nella maggior parte dei casi i vuoti nei terreni sono fra loro comunicanti e quindi sotto falda sono
saturi dacqua. In alcuni casi ci non vero: ad esempio in alcuni terreni di origine vulcanica, come i terreni
di Sarno

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Capitolo 3

PRINCIPIO DELLE TENSIONI EFFICACI

dalla geometria del deposito,


dalle condizioni della falda,
dalla natura del terreno
(analogamente a quanto accade per v), anche dalla storia tensionale del deposito.
Per meglio comprendere linfluenza della storia tensionale del deposito sul valore della
tensione orizzontale, si faccia riferimento ad un caso di sedimentazione in ambiente lacustre su unarea molto estesa in direzione orizzontale.
La tensione verticale totale nel punto P (Figura 3.5a), in corrispondenza del piano di
campagna, inizialmente uguale alla pressione interstiziale, quindi la tensione efficace
verticale risulta nulla. Durante la deposizione, dopo un certo periodo di tempo, il terreno
nel punto P si trova ad una certa profondit z dal piano di campagna, e una volta raggiunto lequilibrio sotto lazione del peso del terreno sovrastante, si osserva che la pressione
interstiziale rimasta immutata, mentre per effetto del peso del terreno sovrastante, aumentata la tensione verticale totale e con essa, per il principio delle tensioni efficaci, anche la tensione efficace verticale, v(A).
a)

b)

e
A
B

(C)
(B)
(A)

v (log)

Figura 3.5 - Sedimentazione in ambiente lacustre (a) e linea di compressione vergine (b)

Il terreno in tale punto ha subito una compressione assiale (z) senza deformazioni laterali
(x = y = 0), per ragioni di simmetria, considerando il deposito infinitamente esteso in direzione orizzontale. Quindi risulta che la deformazione volumetrica, v, legata alla variazione di altezza H e dellindice dei vuoti e del terreno dalla seguente relazione:
H
v = 1 + 2 + 3 = z =
(Eq. 3.12)
H0
dove4:
V (Vv 0 + Vs ) (Vv1 + Vs ) Vv 0 / Vs Vv1 / Vs e0 e1
e
=
=
=
=
v =
(Eq. 3.13)
V0
Vv 0 + V s
Vv 0 / V s + V s / V s
1 + e 0 1 + e0
da cui quindi risulta che:
H
e
=
(Eq. 3.14)
H 0 1 + e0
Tale fenomeno di deformazione monodimensionale verr ripreso ed approfondito nel Capitolo 7 e pu essere descritto riportando su un grafico in scala semilogaritmica la tensione efficace verticale nel punto P considerato e lindice dei vuoti corrispondente, raggiunto

Si assume che il volume dei solidi Vs rimanga costante nellipotesi di incompressibilit dei grani

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PRINCIPIO DELLE TENSIONI EFFICACI

al procedere della deposizione del materiale. I valori si dispongono su una retta detta linea di compressione vergine (linea ABC in Figura 3.5b).
In queste condizioni di deformazioni orizzontali impedite dovute alla particolare geometria e simmetria del deposito, lincremento delle tensioni efficaci orizzontali sempre
proporzionale al corrispondente incremento delle tensioni efficaci verticali, secondo un
coefficiente detto coefficiente di spinta a riposo (a riposo significa in assenza di deformazioni laterali):

Ko =

'
ho
'
vo

(Eq. 3.15)

In particolare durante la fase di deposizione del materiale, tale coefficiente rimane costante al variare della tensione efficace verticale raggiunta e dipende solo dalla natura del terreno. In una situazione di questo genere, in cui la tensione efficace verticale geostatica,
v0, coincide con la tensione efficace verticale massima sopportata dal deposito in quel
punto durante la sua storia, si parla di terreno normalconsolidato (o normalmente consolidato, indicato con il simbolo NC).
Supponiamo ora che alla fase di sedimentazione segua una fase di erosione (Figura 3.6a),
e conseguentemente il deposito nel punto P, raggiunta la situazione rappresentata dal punto C in Figura 3.5b, subisca uno scarico tensionale con riduzione della tensione efficace
verticale, fino al valore v(D), e conseguente incremento dellindice dei vuoti.
a)

b)

(E)
(C)

C
E

(D)

v (log)

Figura 3.6 - Fase di erosione e sedimentazione (a) e linea di scarico e ricarico (b)

Riportando i valori di tensione efficace verticale raggiunti in funzione dellindice dei vuoti (Figura 3.6b) si osserva che lo scarico non avviene sulla stessa linea di compressione
vergine (corrispondente alla fase di sedimentazione), ma su una retta di pendenza notevolmente inferiore (linea di scarico), dove a parit di tensione efficace verticale raggiunta, il terreno presenta, rispetto alla fase di sedimentazione, una struttura pi stabile, caratterizzata da una maggiore resistenza al taglio e da una minore compressibilit (fenomeno
di preconsolidazione). In una situazione di questo genere in cui la tensione efficace verticale massima subita dal deposito nel punto considerato, v(C), detta pressione di preconsolidazione ed indicata con c, maggiore della tensione efficace verticale geostatica, il
terreno si definisce sovraconsolidato (indicato con il simbolo OC) e lentit della
sovraconsolidazione, legata allampiezza dello scarico e quindi al valore della tensione
efficace verticale raggiunta, v(D), rappresentata dal grado di sovraconsolidazione,
OCR (OverConsolidation Ratio):
'
OCR = c
(Eq. 3.16)
'v 0
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Capitolo 3

PRINCIPIO DELLE TENSIONI EFFICACI

Coefficiente di spinta a riposo, K0

dove la pressione di preconsolidazione c usualmente determinata da prove di laboratorio su campioni indisturbati5.


Al procedere dello scarico tensionale anche la tensione efficace orizzontale si riduce, ma
non in modo proporzionale alla riduzione della tensione efficace verticale, cosicch il coefficiente di spinta a riposo, che si indica col simbolo K0(OC), aumenta al diminuire della
tensione efficace verticale raggiunta (e quindi allaumentare di OCR).
Infine se il deposito soggetto a una nuova fase di deposizione, con conseguente incremento delle tensioni efficaci verticali a partire dal punto indicato con D in Figura 3.6, il
terreno si muove su una linea pressoch parallela a quella di scarico (linea di ricarico) fino al raggiungimento della pressione di preconsolidazione, v(C), raggiunta la quale il
terreno ritorna a comportarsi come un terreno normalconsolidato e a ripercorrere la linea
di compressione inziale.
Il coefficiente Ko, pu essere valutato a partire dai risultati di alcune prove in sito (che vedremo nei capitoli seguenti); frequentemente viene stimato per mezzo di relazioni empiriche a partire da parametri di pi semplice determinazione (p. es. dalla densit relativa per
i terreni a grana grossa o dallindice di plasticit per terreni a grana fine).
Ko per i terreni normalconsolidati (solitamente indicato col simbolo K0(NC)) varia generalmente tra 0.4 e 0.8; in genere si hanno valori pi bassi per terreni granulari, pi alti per
limi e argille.
Per terreni coesivi NC, le relazioni empiriche esistenti in letteratura legano
generalmente Ko a Ip, con Ko linearmente crescente con Ip. Un esempio
riportato in Figura 3.7.
Per terreni incoerenti NC esistono in
letteratura correlazioni tra Ko e DR, nelle quali Ko decresce al crescere di DR.
Indisturbato
Un esempio riportato in Figura 3.8.
In generale, per tutti i tipi di terreno,
Disturbato o ricostituito in laboratorio
viene spesso utilizzata la seguente relazione di Jaky semplificata:
Ko 1- sin

Indice di plasticit, Ip

(Eq. 3.17)

dove langolo di resistenza al taglio


(parametro che verr definito nel
Figura 3.7 Correlazione tra il coefficiente di spincapitolo
relativo alla resistenza).
taa riposo, K0, ottenuto da prove di laboratorio, e
lindice di plasticit, Ip

Per terreni sovraconsolidati, Ko pu


raggiungere valori anche maggiori di 1, e pu essere stimato a partire dal valore di Ko del
medesimo terreno normalconsolidato, mediante una relazione del tipo:
(Eq. 3.18)
Ko (OC) = Ko (NC) OCR
dove un coefficiente empirico legato alla natura del terreno.

Nel caso in cui la sovraconsolidazione sia di origine meccanica (dovuta cio a fenomeni di erosione o di
innalzamento del livello di falda) il grado di sovraconsolidazione risulta massimo in prossimit della superficie del deposito e tende allunit allaumentare della profondit.

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Capitolo 3

PRINCIPIO DELLE TENSIONI EFFICACI

Per terreni coesivi viene spesso assunto 0.5; esistono in letteratura correlazioni che lo legano a Ip,
del tipo = a Ip-b , in cui risulta
una funzione decrescente di Ip.
Per terreni incoerenti la determinazione sperimentale di OCR, che richiede il prelievo di campioni indisturbati, non generalmente possibile. Perci, anche se esistono alcune relazioni empiriche di letteratura tra e DR (un esempio riportato in Figura 3.9), il coefficiente
Figura 3.8 Correlazione tra il coefficiente di spinta a
di spinta a riposo in depositi OC di riposo per terreni normalconsolidati, K (NC),e la densi0
terreno incoerente, viene pi op- t relativa, Dr
portunamente determinato mediante prove in sito.
In conclusione, in un qualunque punto del
deposito, noto il valore della pressione
verticale efficace litostatica, vo, e noto il
coefficiente di spinta a riposo, Ko, il valore della pressione orizzontale efficace litostatica, ho, pu essere ricavato mediante la relazione:

ho = Kovo

(Eq. 3.19)

per definizione stessa di Ko.


Dal valore della pressione orizzontale efficace possibile poi ricavare il valore
della pressione orizzontale totale, sfrutFigura 3.9 Variazione dellesponente con la
tando di nuovo la formulazione del prindensit relativa, Dr
cipio delle pressioni efficaci e sommando
il valore di u (gi calcolato, essendo, come sottolineato in precedenza, la pressione dellacqua un tensore sferico, isotropo) a ho,
ovvero:
(Eq. 3.20)
ho = ho + u
Riassumendo, sotto opportune ipotesi semplificative iniziali, noti:
- il peso di volume sopra e sotto falda,
- la posizione della superficie piezometrica,
- il coefficiente di spinta a riposo,
possibile definire completamente lo stato tensionale geostatico allinterno di un deposito, che normalmente coincide con lo stato tensionale iniziale, la cui conoscenza, , come
gi osservato, un punto di partenza indispensabile per la soluzione di qualunque problema
geotecnico.

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Capitolo 3

PRINCIPIO DELLE TENSIONI EFFICACI

3.2.3 Influenza delloscillazione del livello di falda sulle tensioni efficaci

Si consideri un deposito, ipotizzato per semplicit omogeneo, caratterizzato da un peso di


volume umido , sopra falda, e da un peso di volume saturo, sat, sotto falda.
a) Supponiamo inizialmente la falda ad una profondit zw1 dal piano di campagna, e determiniamo landamento delle tensioni totali, efficaci e delle pressioni interstiziali con la
profondit (Figura 3.10a). In particolare utilizzando la (3.7) si ottiene landamento delle
tensioni verticali totali (nellipotesi che il terreno non sia completamente saturo al di sopra della falda):
per z < z w1
v1 = z

v1 = sat ( z z w1 ) + z w1 per z z w1
mentre dalla (3.10) si ottiene landamento delle pressioni interstiziali:
per z < z w1
u1 = 0

u1 = w ( z z w1 ) per z z w1
Infine, per differenza, (3.3), si ottiene landamento delle tensioni efficaci:
per z < z w1
' v1 = z

' v1 = sat ( z z w1 ) + z w1 w ( z z w1 )
= ( )( z z ) + z = ' ( z z ) + z
per z z w1
sat
w
w1
w1
w1
w1

p.c

zw1
(a)
zw2

(a )

(b)

(b)

( b)

( a)

(a)

(b)

Figura 3.10 Effetto dellabbassamento della falda, al di sotto del piano di campagna, sulle
tensioni efficaci

Supponendo che la falda si abbassi ad un livello zw2 > zw1, landamento delle tensioni totali, delle pressioni interstiziali e delle tensioni efficaci risulta cos modificato (Figura
3.10 b):
per z < z w2
v 2 = z

v 2 = sat ( z z w2 ) + z w2 per z z w2
per z < z w2
u 2 = 0

u 2 = w ( z z w2 ) per z z w2
per z < z w2
' v 2 = z

' v 2 = ' ( z z w2 ) + z w2 per z z w2


Supponendo che il peso di volume del terreno sopra falda sia lo stesso per le due condizioni esaminate, la variazione corrispondente delle pressioni totali efficaci e interstiziali
data da:

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Capitolo 3

PRINCIPIO DELLE TENSIONI EFFICACI

v = v 2 v1 = 0

v = v 2 v1 = ( sat ) (z w1 z)
= = ( ) (z z )
v2
v1
sat
w1
w2
v
u = u 2 u 1 = 0

u = u 2 u 1 = w ( z w 1 z )
u = u u = (z z )
2
1
w
w1
w2

per z < z w1
per z w1 < z < z w 2
per z z w 2

per z < z w1
per z w1 < z < z w 2
per z z w 2

' v = ' v 2 ' v1 = 0

' v = ' v 2 ' v1 = ( ' ) (z w1 z)


' = ' ' = ( ' ) (z z )
v
v2
v1
w2
w1

per z < z w1
per z w1 < z < z w 2
per z z w 2

Dalle relazioni precedenti si osserva che, essendo zw2 > zw1 e sat > > , le tensioni totali
e le pressioni interstiziali, tranne che nello strato al di sopra del livello di falda iniziale
dove rimangono invariate, diminuiscono; la variazione, di entit differente nei due casi,
costante con la profondit al di sotto del livello finale della falda. Conseguentemente le
tensioni efficaci aumentano provocando nel terreno un incremento della resistenza al taglio ed una compressione che ne determina un cedimento.
b) Supponiamo ora che la variazione del livello di falda avvenga al di sopra del piano di
campagna (Figura 3.11), cio che la falda si abbassi da una quota h1 rispetto al piano di
campagna ad una quota h2 < h1, mantenendosi sempre al disopra del piano di campagna.
Landamento delle tensioni totali, efficaci e delle pressioni interstiziali allinterno del deposito, prima (Figura 3.11a) e dopo labbassamento (Figura 3.11b), risulta il seguente:
v1 = sat z + w h 1
u 1 = w (z + h 1 )
' v1 = ' z
v 2 = sat z + w h 2
u 2 = w (z + h 2 )
'v2 = ' z
(a)

(b)
h1

h2
v

p.c

(a)
(b)

(a)
(b)

(a)=(b)
z

Figura 3.11 Effetto dellabbassamento della falda, al di sopra del piano di campagna, sulle tensioni efficaci

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Capitolo 3

PRINCIPIO DELLE TENSIONI EFFICACI

Quindi la variazione corrispondente delle pressioni totali efficaci e interstiziali pari a :


v = v 2 v1 = w (h 2 h 1 )

u = u 2 u 1 = w (h 2 h 1 )
' v = ' v 2 ' v1 = 0
Da cui si osserva che la diminuzione delle tensioni totali sempre uguale alla variazione
delle pressioni interstiziali e, a parte il primo tratto compreso tra la quota iniziale e finale
della falda dove cresce linearmente con la profondit, sempre costante. Conseguentemente la variazione delle tensioni efficaci sempre nulla, ci significa che
labbassamento della falda in questo caso provoca una diminuzione delle tensioni totali
che si scarica interamente sul campo fluido e non modifica il regime delle tensioni efficaci e quindi la resistenza al taglio del terreno.

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Capitolo 4

IDRAULICA DEI TERRENI

CAPITOLO 4
IDRAULICA DEI TERRENI
Nellaffrontare la maggior parte dei problemi dellIngegneria Geotecnica non si pu prescindere dalla presenza dellacqua nel terreno.
Lacqua che viene direttamente a contatto con la superficie del terreno, o raccolta da fiumi e laghi, tende ad infiltrarsi nel sottosuolo per effetto della gravit e, se si eccettua una
percentuale trascurabile che si accumula allinterno di cavit sotterranee, la maggior parte
di essa va a riempire, parzialmente o completamente, i vuoti presenti nel terreno e le fessure degli ammassi rocciosi.
In particolare, nel caso di depositi di terreno, si possono distinguere, al variare della profondit, zone a differente grado di saturazione e in cui lacqua presente nei vuoti si trova
in condizioni diverse. Partendo dalla superficie del piano campagna e procedendo verso il
basso, si possono generalmente individuare (Figura 4.1).
un primo strato superficiale di suolo vegetale, detto di evapotraspirazione, dove
lacqua di infiltrazione viene parzialmente ritenuta, ma in prevalenza assorbita dalle
radici della vegetazione;
un secondo strato, detto di ritenzione, in cui lacqua presente costituita principalmente da una parte significativa dellacqua di infiltrazione che rimane aderente ai
grani ed praticamente immobile ed detta acqua di ritenzione, che comprende
lacqua adsorbita e lacqua pellicolare (Figura 1.7).
un terzo strato, denominato strato della frangia capillare, caratterizzato prevalentemente dalla presenza di acqua capillare, quella che, per effetto delle tensioni superficiali, rimane sospesa allinterno dei vuoti, vincendo la forza di gravit.
Al di sotto di queste tre zone, che insieme costituiscono la cosiddetta zona vadosa, si trova la zona di falda (o acquifero).

Zona di ritenzione

Acqua sospesa

Zona vadosa

Zona di evapotraspirazione

Falda

Figura 4.1 Zone a differente grado di saturazione in un deposito di terreno

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Acqua di falda

Zona di falda

Frangia capillare

Capitolo 4

IDRAULICA DEI TERRENI

Il grado di saturazione delle diverse zone dipende principalmente dalle caratteristiche


granulometriche e fisiche del deposito, da fattori climatici e ambientali. Fatta eccezione
per alcune categorie molto particolari di materiali, i vuoti presenti nel terreno sono comunicanti tra loro e costituiscono un reticolo continuo, cosicch, generalmente, la zona di
falda completamente satura; la zona vadosa satura in prossimit della falda per spessori variabili da pochi centimetri per le ghiaie a decine di metri per le argille e generalmente
ha un grado di saturazione decrescente salendo verso il piano campagna. La pressione
dellacqua nella zona vadosa inferiore a quella atmosferica (per cui la pressione interstiziale risulta negativa avendo assunto convenzionalmente, come ricordato nel capitolo 3, la
pressione atmosferica uguale a zero).
Inoltre, in relazione alla loro permeabilit i diversi tipi di terreno possono consentire pi o
meno agevolmente il flusso dellacqua, perci la presenza di strati a differente permeabilit pu determinare nel sottosuolo la presenza di diversi tipi di falda. In particolare, si possono individuare (Figura 4.2) le tre condizioni di:
falda freatica
falda sospesa
falda artesiana
Infiltrazione
Livello piezometrico

Falda sospesa

Falda freatica

Terreno con permeabilit


molto bassa
Acquifero confinato
(falda artesiana)

Roccia

Figura 4.2 Differenti tipi di falda in un deposito di terreno

La falda freatica delimitata inferiormente da uno strato che non permette il flusso
dellacqua (o comunque in quantit e velocit trascurabili) ed delimitata superiormente
da una superficie, detta superficie freatica, in corrispondenza della quale lacqua si trova
a pressione atmosferica, come si trovasse in un serbatoio aperto.
Immaginando di inserire un tubo verticale aperto alle estremit (piezometro) allinterno di
una falda freatica, ovvero di perforare un pozzo, si osserva che il livello statico raggiunto
dallacqua nel tubo (detto livello piezometrico) uguale a quello della superficie freatica.
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Capitolo 4

IDRAULICA DEI TERRENI

Analoghe considerazioni possono essere fatte riguardo alla falda sospesa, che rispetto alla
precedente, risulta delimitata inferiormente da uno strato di estensione molto pi limitata.
Si ha una falda artesiana quando lacqua di una falda freatica viene incanalata tra due strati impermeabili. In questo caso lacqua racchiusa nello strato permeabile (che ne permette
agevolmente il flusso) si comporta come se si trovasse entro una tubazione in pressione,
ossia ha una pressione maggiore di quella atmosferica. Immaginando di inserire un piezometro fino a raggiungere la falda artesiana, si osserva un livello piezometrico maggiore
di quello della superficie che delimita superiormente la falda.
In generale, lacqua presente nel terreno pu trovarsi in condizioni di quiete o di moto, sia
allo stato naturale sia in seguito a perturbazioni del suo stato di equilibrio.
Nel caso in cui si trovi in condizioni di moto, il flusso pu essere stazionario (o permanente) oppure non stazionario (o vario), a seconda che i parametri del moto risultino costanti o variabili nel tempo.
Nel moto stazionario la quantit di acqua che entra in un elemento di terreno pari alla
quantit di acqua che esce dallo stesso elemento (filtrazione in regime permanente). Nel
moto vario la quantit di acqua entrante in un elemento di terreno diversa da quella uscente (filtrazione in regime vario). Se il terreno saturo, la differenza tra le due quantit
pu produrre (fenomeno della consolidazione).
Il vettore che caratterizza il moto dellacqua pu essere scomposto in una o pi direzioni
nello spazio, definendo condizioni di flusso mono-, bi-, o tri-dimensionali; generalmente,
nella maggior parte dei casi pratici, si fa riferimento ai primi due tipi.

4.1 Carico totale e piezometrico: il gradiente idraulico


I moti di filtrazione di un fluido avvengono tra due punti a diversa energia (da quello a
energia maggiore a quello a energia minore). In ciascun punto, lenergia data dalla
somma dellenergia cinetica (legata alla velocit del fluido) e dellenergia potenziale (legata alla posizione del punto nel campo gravitazionale e alla pressione del fluido).
Nello studio dei moti di filtrazione conveniente esprimere lenergia, potenziale e cinetica, in termini di carico, o altezza, che corrisponde allenergia per unit di peso del liquido. In particolare, si definiscono:
altezza geometrica, z, la distanza verticale del punto considerato da un piano orizzontale di riferimento arbitrario (z = 0)
altezza di pressione, u/w, laltezza di risalita dellacqua rispetto al punto considerato, per effetto della sua pressione, u
altezza di velocit, v2/2g, lenergia dovuta alla velocit, v, delle particelle del fluido
(essendo g laccelerazione di gravit).
La somma dei tre termini:

v2
w 2g
denominata carico effettivo (o totale) o altezza totale, mentre il binomio:
H = z+

h= z+

(Eq. 4.1)

(Eq. 4.2)

detto carico piezometrico.


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Capitolo 4

IDRAULICA DEI TERRENI


Piezometri

In virt del teorema di Bernoulli,


si ha che per un fluido perfetto,
h
u1
incomprimibile, in moto permaw
nente, soggetto solo allazione di
1
A
u2
gravit, il carico totale costante
w
lungo una data traiettoria (Figura
2
4.3). Se, con riferimento allo
schema di Figura 4.3 viene inserito un campione di terreno, dotato
L
z1
di
sufficiente
permeabilit,
allinterno del tubo di flusso nella
z2
zona controllata dai due piezomepiano di riferimento
tri, si osserva che in essi lacqua
risale a quote diverse; ci signifiFigura 4.3 Perdita di carico in condizioni di flusso mo- ca che tra i due punti di osservazione si avuta una perdita di canodimensionale in un campione di terreno
rico nel termine h = z + u/w. Potendo ritenere trascurabili le perdite di carico dovute al flusso dellacqua in assenza di terreno e osservando che per il
principio di conservazione della massa la velocit media nelle varie sezioni della condotta
deve essere costante, la differenza di altezza dacqua nei due piezometri, h, perci una
misura della perdita di energia totale dovuta al flusso dellacqua nel terreno, ossia
dellenergia spesa dallacqua per vincere la resistenza al moto opposta dal terreno compreso tra i due punti considerati. Inoltre, poich nei terreni la velocit di flusso, e quindi
laltezza di velocit, generalmente trascurabile, il carico piezometrico pu essere ritenuto rappresentativo dellenergia totale nel punto considerato.
Con riferimento ai simboli di Figura 4.3, si definisce gradiente idraulico il rapporto:
carico totale per fluido
ideale

i=

L
che rappresenta la perdita di carico per unit di lunghezza del percorso.

(Eq. 4.3)

4.2 Legge di Darcy


Poich il moto di filtrazione fra due generici punti governato solo dalla differenza di carico, pu essere utile identificare un legame tra le caratteristiche del moto (in particolare
la velocit), le propriet del terreno e la perdita di carico.
Darcy, studiando il flusso monodimensionale dellacqua attraverso strati orizzontali di
sabbia (in condizioni di moto laminare), osserv che la portata per unit di superficie direttamente proporzionale alla perdita di carico e inversamente proporzionale alla lunghezza del percorso considerato. In sostanza, con riferimento alla Figura 4.3, tra la portata per
unit di superficie, Q/A, che pu essere definita velocit apparente (nominale) di filtrazione, v, la perdita di carico, h, e la lunghezza L, vale la relazione:

Q
h
=v=k
= k i
A
L
nota come Legge di Darcy, nella quale k detto coefficiente di permeabilit.

(Eq. 4.4)

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In termini vettoriali, in condizioni di flusso bi-, e tri-dimensionali:


r
r
r
v = k h = k div h
h = carico idraulico

(Eq. 4.5)

Considerando che la permeabilit in generale una caratteristica anisotropa per i terreni


naturali, la (4.5) diventa:
h
v x = k x
= k x i x
x
h
v y = k y
= k y i y
(Eq. 4.6)
y
h
v z = k z
= k z i z
z
Nelle relazioni precedenti, v una velocit apparente, perch la velocit reale, vr,
dellacqua nei pori maggiore, in quanto, come evidenzia la Figura 4.4a, larea della sezione attraversata effettivamente dallacqua (area dei vuoti, Av) minore dellarea della
sezione A; quindi se Q la portata misurata, essa pu essere espressa come
v Av
Q = v A = v r Av da cui, osservando che
=
= n , segue:
vr
A

v = nvr.

(Eq. 4.7)

opportuno inoltre osservare che anche il percorso di filtrazione finora considerato, pari
alla lunghezza L del campione (Figura 4.3), in realt apparente, essendo quello reale sicuramente maggiore, come mostrato in Figura 4.4b.
a)

b)

Porzione di tubo
di flusso idealizzato

Figura 4.4 Velocit (a) e percorso di filtrazione (b) reali ed apparenti

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4.3 Coefficiente di permeabilit


Il coefficiente di permeabilit ha le dimensioni di una velocit; esso legato alla resistenza viscosa e frizionale alla filtrazione di un fluido in un mezzo poroso e dipende dalle
propriet del fluido (densit e viscosit) e dalle caratteristiche del mezzo poroso (permeabilit intrinseca). Limitandoci a considerare come fluido intestiziale lacqua, e poich la
densit e la viscosit di un fluido sono legate principalmente alla temperatura, che nel terreno, salvo gli strati pi superficiali o alcune situazioni particolari, varia abbastanza poco,
si assume il coefficiente di permeabilit dipendente solo dalle caratteristiche del terreno.
Il campo di variazione del coefficiente di permeabilit dei terreni enormemente grande,
come mostra la Tabella 4.1.
Tabella 4.1. Valori tipici del coefficiente di permeabilit dei terreni

TIPO DI TERRENO
Ghiaia pulita
Sabbia pulita, sabbia e ghiaia
Sabbia molto fine
Limo e sabbia argillosa
Limo
Argilla omogenea sotto falda
Argilla sovraconsolidata fessurata
Roccia non fessurata

k (m/s)
-2

10 - 1
-5
-2
10 - 10
-6
-4
10 - 10
-9
-5
10 - 10
-8
-6
10 - 10
-9
< 10
-8
-4
10 - 10
-12
-10
10 - 10

Coefficiente di permeabilit [mm/s]

Per i terreni a grana grossa, le cui particelle sono approssimativamente di forma subsferica, il coefficiente di permeabilit influenzato prevalentemente dalla granulometria e
dallindice dei vuoti, che determinano la dimensione dei canali di flusso (diminuisce
allaumentare del contenuto di fine e al diminuire dellindice dei vuoti).
Per i terreni a grana fine sono invece fondamentali la composizione mineralogica e la
struttura, perch questi parametri determinano il tipo di interazione elettrochimica che si
stabilisce tra particelle di terreno e molecole dacqua (ad esempio la permeabilit
della caolinite circa 100 volte maggiore
di quella della montmorillonite).
Anche il grado di saturazione influenza
sensibilmente la permeabilit; in particolare, sebbene non si possa stabilire una
relazione univoca tra le due grandezze, si
pu osservare che la permeabilit cresce
al crescere del grado di saturazione (Figura 4.5).
A grande scala la permeabilit di un deposito dipende anche dalle caratteristiche
macrostrutturali del terreno (discontinuit, fessurazioni), come evidenziato in
Grado di saturazione [%]
Tabella 4.1 dal confronto tra i valori tipiFigura 4.5 Variazione del coefficiente di permeci di k di argille omogenee intatte e argilabilit col grado di saturazione per una sabbia
le fessurate.
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4.3.1 Permeabilit di depositi stratificati


Consideriamo un deposito di terreno costituito da n strati orizzontali saturi (Figura 4.6) e
indichiamo con:

kh1, kh2, . . . . . .khn


kv1, kv2, . . . . . .kvn
H1, H2, . . . . . Hn
H = Hi
kH
kV

i coefficienti di permeabilit in direzione orizzontale dei vari strati


i coefficienti di permeabilit in direzione verticale dei vari strati
gli spessori corrispondenti
lo spessore totale del deposito
il coefficiente di permeabilit medio in direzione orizzontale
il coefficiente di permeabilit medio in direzione verticale

kh2, H2

q1
q2

kn, Hn

qn

kh1, H1

a)

q
kv1k, H
v1 ,1 H 1
kv2k, v2
H,2H 2

Nel caso in cui il deposito sia


interessato da un moto di filtrazione orizzontale (Figura
4.6a), cio parallelo allandamento degli strati (filtrazione in parallelo), si ha che il
gradiente idraulico, i, lo
stesso per tutti gli strati. Se si
assume valida la legge di
Darcy (4.4), la velocit di filtrazione per ogni strato, vi,
proporzionale al rispettivo
coefficiente di permeabilit,
ossia:

v1 = kh1 i,
vn = khn i

H
kvnk, vH, nH n

v2 = kh2 i,

b)

mentre la portata di filtrazione per ogni strato pari al


prodotto della velocit di filtrazione per il corrispondente
spessore:

Figura 4.6: Filtrazione parallela (a) e perpendicolare


(b) ai piani di stratificazione

q1 = v1 H1,
qn = vn Hn

q2 = v2 H2,

La portata di filtrazione totale, Q, data dalla somma delle portate dei singoli strati, data
anche dal prodotto della velocit media, v, per lo spessore totale del deposito:

Q = qi = v H

(Eq. 4.8)

dove, in accordo con la legge di Darcy, la velocit media di filtrazione, v, il prodotto del
coefficiente di permeabilit medio, kH, per il gradiente idraulico, i, ovvero v = kH i.
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Sostituendo questa espressione nellequazione (4.8) ed esplicitando i vari termini si ottiene infine lespressione del coefficiente di permeabilit medio in direzione orizzontale:
v q i v i H i k hi H i
(Eq. 4.9)
kH = =
=
=
i
H i
H i
H

Se il moto di filtrazione avviene in direzione verticale (Figura 4.6b), ovvero ortogonale


allandamento degli strati si parla di filtrazione in serie. In questo caso, per il principio di
conservazione della massa, se il fluido incompressibile, la portata che attraversa ciascuno strato la stessa, quindi, essendo uguale anche larea attraversata, la stessa la velocit di filtrazione, v = kv1 i1 = kv2 i2 = . . . . . = kvn in In accordo con la legge di Darcy (4.4),
la velocit di filtrazione v pu essere espressa come il prodotto del coefficiente di permeabilit medio in direzione verticale, kV, per il gradiente idraulico medio, im, dato dalla perdita di carico totale (h) diviso il percorso di filtrazione (H):
(Eq. 4.10)
v = kV im = kV (h / H)
Ma la perdita di carico totale, h, la somma delle perdite di carico in ciascuno strato (pari
al prodotto del gradiente idraulico per il relativo spessore) ovvero, esplicitando il gradiente idraulico di ciascuno strato:
H
v
h = h i = Hi ii = Hi
= v i
(Eq. 4.11)
k vi
k vi
Sostituendo questa espressione nellequazione (4.10) si ottiene infine lespressione del
coefficiente di permeabilit medio in direzione verticale:
kV =

H
H
k i
vi

(Eq. 4.12)

In presenza di terreni stratificati, il valore medio del coefficiente di permeabilit fortemente condizionato dalla direzione del moto di filtrazione. Per filtrazione verticale (o pi
esattamente ortogonale alla giacitura degli strati) il valore medio molto prossimo al valore minore, ovvero al coefficiente di permeabilit degli strati a grana fine, mentre per filtrazione orizzontale (o pi esattamente parallela alla giacitura degli strati) il valore medio
molto prossimo al valore maggiore, ovvero al coefficiente di permeabilit degli strati a
grana grossa.
z
dy

4.4 Equazione generale del flusso in un


mezzo poroso

dx

dz
y
x

Figura 4.7: Flusso attraverso un


elemento di terreno

Si consideri un elemento infinitesimo di terreno di


dimensioni dx dy dz (Figura 4.7), attraversato da
un flusso dacqua. Assumiamo per ipotesi che il
fluido ed i grani di terreno siano incomprimibili, e
che pertanto i rispettivi pesi specifici siano costanti nel tempo (w=cost, s=cost).
Indicando con vx la componente nella direzione
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r
dellasse x del vettore v , velocit apparente di filtrazione, la portata in peso dacqua entrante nellelemento in direzione x, qex, e quella uscente, qux, nella stessa direzione saranno rispettivamente:
q ex = w v x dy dz

q ux = w v x + x dx dy dz
x

(Eq. 4.13)

Analoghe espressioni valgono per le direzioni y e z.


Indicando con Pw il peso dellacqua contenuta nellelemento di terreno, per la condizione
di continuit la differenza tra la portata in peso dacqua entrante e quella uscente
dallelemento di terreno sar pari alla variazione del peso di acqua nellunit di tempo.
In formula:

(q

ex

+ q ey + q ez ) (qux + quy + quz ) =

Pw
t

(Eq. 4.14)

E combinando le lEq. 4.13 e 4.14:


v y v z
v
P
dx dy dz = w
w x +
+
y
z
t
x

(Eq. 4.15)

Introducendo la legge di Darcy (Eq. 4.6) nellEq. 4.15 si ottiene:

2 h k h
kx 2 + x
+
x x
x

P
h k y h

+ dx dy dz = w
w + ky 2 +
t
y y
y

2
+ k z h + k z h
z z
z 2

(Eq. 4.16)

Se la permeabilit costante lungo ciascuna delle tre direzioni, ovvero se :


k x k y k z
=0
=
=
z
y
x

(Eq. 4.17)

LEq. 4.16 si semplifica nel modo seguente:

P
2h
2h
2h

w k x 2 + k y 2 + k z 2 dx dy dz = w
t
x
y
z

(Eq. 4.18)

Per definizione di: contenuto in acqua, w = Pw/Ps, indice dei vuoti, e = Vv/Vs, e grado di
saturazione, Sr = Vw/Vv, si pu scrivere:
Pw = w Ps = w Vw = w Vv S r = w Vs e Sr
(Eq. 4.19)

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IDRAULICA DEI TERRENI

La derivata dellEq. 4.19 rispetto al tempo 1:


Pw
e
S
= w Vs e r + S r
t
t
t

(Eq. 4.20)

poich il volume totale dellelemento di terreno V = dx dy dz, per definizione di indice


dei vuoti, e = (V-Vs)/Vs, e quindi Vs = V/(1+e) = dx dy dz /(1+e), si pu anche scrivere:
w S r
Pw
e
+ S r dx dy dz
e
=
(1 + e) t
t
t

(Eq. 4.21)

Sostituendo lEq. 4.21 nellEq. 4.18, si ottiene lequazione generale di flusso:

1 S r
2h
2h
e
2h
k x 2 + k y 2 + k z 2 =
e
+ Sr
t
x
y
z 1 + e t

(Eq. 4.22)

la quale si semplifica nei vari problemi di flusso secondo il seguente schema:


Filtrazione permanente

e = costante

Sr = costante

Consolidazione o rigonfiamento

e = variabile

Sr = costante=1

Drenaggio o imbibizione

e = costante

Sr = variabile

Deformabilit per non saturazione

e = variabile

Sr = variabile

Ulteriori semplificazioni si hanno nel caso di isotropia completa (kx = ky = kz = k), e nel
caso di flusso mono-direzionale o bi-direzionale.

4.4.1 Filtrazione permanente in un mezzo omogeneo, isotropo e incompressibile


Nel caso di filtrazione permanente (e = cost, Sr = cost.) in un mezzo omogeneo, idraulicamente isotropo (kx = ky = kz = k) e incompressibile (w=cost, s=cost), lequazione generale del flusso si semplifica nellequazione di Laplace:
2h 2h 2h
2 + 2 + 2 = 0
y
z
x

(Eq. 4.23)

Nel caso bidimensionale di moto piano l'equazione di Laplace diviene:


2h 2h
2 + 2 = 0
z
x

(Eq. 4.24)

Vs e w sono indipendenti dal tempo.

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IDRAULICA DEI TERRENI

Ca
na

le d

i fl
us s
o

La soluzione analitica dellequazione di Laplace sempre molto difficile. Attualmente si


ricorre a soluzioni numeriche con i metodi delle differenze finite o degli elementi finiti, o
alle pi tradizionali e storiche soluzioni grafiche2.
Infatti, lequazione di Laplace bidimensionale pu essere rappresentata graficamente da
due complessi di curve (le linee di flusso e le linee equipotenziali) che si tagliano ad angolo retto (rete di filtrazione):
Le linee di flusso sono i percorsi dei filetti liquidi nella sezione trasversale. Esistono infinite linee di flusso ma per disegnare la rete di filtrazione se ne sceglie un numero limitato.
Lo spazio tra due linee di flusso successive viene chiamato canale di flusso. In ogni canale di flusso scorre una portata costante dacqua q.
Le linee equipotenziali sono le linee di eguale energia potenziale, ovvero di eguale carico idraulico. Anche di linee equipotenziali ne esistono infinite, ma per disegnare la rete di
filtrazione se ne sceglie un numero limitato. Quando lacqua filtra attraverso i pori del terreno dissipa energia per attrito, e la distanza fra due linee equipotenziali successive indica
in quanto spazio si dissipata una quantit costante h del carico idraulico.
h
Linee di flusso
Le particelle d'acqua scorrono lungo
q
le linee di flusso in direzione sempre
perpendicolare alle linee equipotenziali. Pertanto le linee di flusso e le
linee equipotenziali si intersecano ad
angolo retto. Lo spazio (larea) deliCampo
mitata da due linee di flusso successiLinee equipotenziali
ve e da due linee equipotenziali sucb
cessive detta campo. Il campo la
maglia della rete di filtrazione (figura h
4.8).
h
conveniente costruire la rete di filh-
trazione (ovvero scegliere quali linee
di flusso e quali linee equipotenziali Figura 4.8. Definizione della rete di filtrazione
rappresentare) in modo tale che:
i canali di flusso abbiano eguale portata q,
la perdita di carico fra due linee equipotenziali successive h sia costante,
i campi siano approssimativamente quadrati, ovvero che abbiano eguali dimensioni
medie (graficamente significa che possibile disegnare un cerchio interno al campo
tangente a tutti e quattro i lati curvilinei).
Noto il carico idraulico totale dissipato, h, e scelto il numero N dei dislivelli di carico ih
draulico tra due linee equipotenziali successive h = , dalla condizione che i campi
N
siano approssimativamente quadrati, a b , essendo a la distanza media fra le linee
di flusso e b la distanza media fra le linee equipotenziali del campo, si ottiene il numero
N1 di canali di flusso.
Il gradiente idraulico in un campo :
h
i=
(Eq. 4.25)
b
2

In passato si ricorreva spesso a modelli idraulici e a modelli elettrici basati sullanalogia fra le leggi
dellidraulica dei terreni e le leggi dellelettrotecnica.

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IDRAULICA DEI TERRENI

la velocit di filtrazione :
kh
h
v = k i = k
=
b N b

(Eq. 4.26)

la portata di filtrazione, per ogni canale di flusso, :


k h a k h
q = v a =

N b
N
e la portata totale :
N
Q = N1 q = k h 1
N

(Eq. 4.27)

(Eq. 4.28)

Le condizioni al contorno, che permettono di tracciare alcune linee equipotenziali e di


flusso, sono date da:
le superfici impermeabili sono linee di flusso (ad esempio la superficie di uno strato
di argilla, o la superficie verticale di un diaframma impermeabile, etc..),
le superfici a contatto con lacqua libera sono linee equipotenziali, poich in tutti i loro punti vale la relazione: h = z + u/w = cost.
4.4.2 Esempio di rete idrodinamica (caso di moto di filtrazione confinato)

A titolo di esempio si consideri il problema rappresentato in Figura 4.9a, dove un diaframma stato infisso, per una lunghezza L = 6.0 m, in uno strato di terreno, di spessore
H = 8.6 m e coefficiente di permeabilit k = 5 10-4 m/s, delimitato inferiormente da uno
strato di terreno impermeabile. Laltezza di falda, rispetto al piano di campagna, , a monte del diaframma, Hw1, di 4.5 m, mentre a valle, Hw2, stata ridotta, mediante pompaggio,
a 0.5 m.
Il primo passo per la costruzione della rete idrodinamica consiste nel definire le condizioni al contorno:
le superfici AB e CD che delimitano il piano di campagna, sono, in quanto a contatto
con lacqua libera, equipotenziali;
le superfici BE e CE che rappresentano rispettivamente il lato a monte ed il lato a valle del diaframma e la superficie FG, che delimita lo strato di terreno impermeabile,
sono linee di flusso, in quanto impermeabili.
Poich le condizioni al contorno della regione interessata dal flusso sono note a priori, si
parla di moto confinato.
In genere si assume come quota di riferimento per il calcolo del carico piezometrico il livello di falda a valle, da cui risulta che il carico piezometrico h1 = 0 in corrispondenza
della superficie equipotenziale CD (la quota geometrica -0.5 m e laltezza di pressione
0.5 m), ed h2 = 4 m per la superficie AB (la quota geometrica -0.5 m e laltezza di
pressione 4.5 m).
Le linee di flusso saranno tutte comprese tra la superficie FG e la superficie BEC e possono essere tracciate seguendo la procedura suggerita da Casagrande, che consiste nei seguenti passi:
1) si traccia una prima linea di flusso di tentativo (HJ) da un punto della superficie equipotenziale a monte AB, vicino al diaframma, ad un punto della superficie equipoten54
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Capitolo 4

2)

3)

4)

5)

IDRAULICA DEI TERRENI

ziale a valle CD (Figura 4.9b); tale linea dovr essere perpendicolare ad entrambe le
superfici equipotenziali e passare attorno al punto E;
Diaframma
si disegnano le linee equipotenziali di tentativo
Piano di
H = 0.5 m
riferimento
H = 4. 5 m
tra le linee di flusso BEC
w2
w1
e HJ, in moda da formare
A
D
h 2 = 4.0 m B C
h1 = 0. 0 m
dei campi approssimatiL = 6.0 m
H = 8.6 m
vamente quadrati (Figura
4.8); qualora non si riesca
E
F
G
ad ottenere un numero in(a)
tero di quadrangoli tra
BH e CJ la linea di flusso
HJ pu essere leggermente spostata;
viene traccia la seconda
D
linea di flusso di tentativo A
H B C
J
L
K
KL a partire da un punto
della superficie equipotenziale AB pi lontano
dal diaframma rispetto al
punto H, e prolungate le
E
linee equipotenziali precedentemente disegnate, F
G
sempre in modo da indi(b)
viduare dei quadrangoli
Tubo
curvilinei;
piezometrico
si ripete la procedura descritta al punto 3) fino a
Piano di
H = 4.5 m
h p = 3.3 m
raggiungere la linea di
w1
H = 0.5 m
up
riferimento
W2
flusso di confine FG;
w
al primo tentativo gene12
nd = 0
a
ralmente lultima linea di
flusso tracciata interseca
1
11
la superficie impermeabiP
le FG e per eliminare tale
2
10
incoerenza si itera la pro3
9
8 7 6 5 4
cedura descritta ai punti
precedenti fino a che
10 m
0 1 2 3 4 5
lultima linea di flusso
tracciata ricada sopra la
(c)
superficie FG (riducendo
Figura 4.9 Costruzione di una rete idrodinamica: a) sezione;
la dimensione dei qua- b) tentativo di prova; c) rete finale
drangoli), come mostrato
in Figura 4.9c.

Le aree comprese tra lultima linea di flusso tracciata e la superficie impermeabile FG


non sono quadrate (canale di flusso non completo) ma il rapporto tra la lunghezza e la
larghezza deve essere allincirca lo stesso per tutte le aree.
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Capitolo 4

IDRAULICA DEI TERRENI

Per tracciare correttamente una rete idrodinamica con questa procedura opportuno utilizzare un numero limitato di linee di flusso (generalmente 4 o 5 canali di flusso).
Nellesempio riportato il numero di canali di flusso che stato ottenuto N1 = 4.3 e il
numero di campi delimitati dalle linee equipotenziali, N, 12, con un rapporto N1/N =
0.36 e una perdita di carico tra due linee equipotenziali successive pari a:
h = (h2 h1)/N = 0.33 m.
Numerate le linee equipotenziali da valle verso monte con lindice nd (che varia tra 0 e
12), il carico piezometrico corrispondente a ciascuna linee pari a nd h.
La portata di filtrazione per ogni canale di flusso (Eq. 4.27):
q = k h = 1.65 10-4 (m3/s)/m
e la portata di filtrazione per unit di lunghezza del diaframma pari a (Eq. 4.28):
q = N1 q = 7.1 10-4 (m3/s)/m.
Con riferimento ad un generico punto P (Figura 4.9c), appartenente alla superficie equipotenziale indicata con nd = 10 e ad una distanza a dal livello di falda a valle del diaframma, il corrispondente valore del carico piezometrico
hp = nd h = 100.33 = 3.3 m = zp + up/w = -a + up/w
da cui si ricava il valore della pressione interstiziale:
up = w (hp (-a)) = w (hp +a)
Il gradiente idraulico nel campo dato da (Eq.4.25):
i = h/b = 0.33/b
dove b la distanza media tra due linee equipotenziali. Ovviamente tale valore, e con
esso la velocit di filtrazione, varia tra un massimo corrispondente al campo di dimensione minima ed un minimo corrispondente al campo di dimensione massima.
4.4.3 Filtrazione al confine tra terreni a differente permeabilit

Quando il flusso dacqua attraversa la superficie di separazione tra terreni a differente


permeabilit, come avviene ad esempio nelle dighe in terra zonate, le linee di flusso deflettono, la larghezza dei tubi di flusso e la distanza fra le linee equipotenziali variano, e i
campi, inizialmente quadrati, divengono rettangolari. Infatti la portata di ogni tubo di
h
flusso, q = k i a = k
a , deve restare costante. Se passando da un terreno ad un
b
a
altro il coefficiente di permeabilit k diminuisce, il rapporto
deve aumentare, ovvero
b
deve crescere la larghezza del canale di flusso e diminuire la distanza fra due linee equipotenziali, e viceversa.
La legge con cui si modificano le dimensioni dei campi indicata In Figura 4.10.
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a
k1

k2<k1
c

k1

k2>k1
c

a/b = 1
c/d = tan /tan = k2/k1
Figura 4.10: Filtrazione tra terreni a differente permeabilit
4.4.4 Moto non confinato

Se tutte le condizioni al contorno in cui avviene il moto di filtrazione non sono note a
priori, si parla di moto di filtrazione non confinato. In tal caso il problema molto pi
complesso in quanto necessario procedere contemporaneamente alla determinazione
delle condizioni al contorno mancanti e alla risoluzione dellequazione di Laplace. Situazioni di questo tipo si verificano ad esempio nello studio dei moti di filtrazione allinterno
di argini fluviali o dei corpi di dighe in terra; in questi casi la superficie che delimita superiormente lacqua in moto di filtrazione a pressione atmosferica (coincide con la superficie freatica), la sua localizzazione non nota e pu essere determinata con costruzioni
grafiche3.
4.4.5 Terreni anisotropi

Quanto detto finora si riferisce a terreni con eguale coefficiente di permeabilit in tutte le
direzioni (isotropi dal punto di vista della permeabilit). Spesso i terreni naturali ed anche
i terreni messi in opera con costipamento sono anisotropi, ovvero hanno coefficiente di
permeabilit diverso in direzione orizzontale e in direzione verticale. Per utilizzare le regole di costruzione grafica del reticolo idrodinamico sopra esposte occorre disegnare la
sezione della struttura interessata dal moto di filtrazione in una scala orizzontale alterata,
kv
moltiplicando le distanze orizzontali per la quantit:
. Poich in genere kh > kv tale
kh
trasformazione produce una riduzione delle dimensioni orizzontali. Ad esempio, per
kh=9kv, tutte le dimensioni orizzontali devono essere divise per 3. Una volta disegnata la
rete idrodinamica, per calcolare la distribuzione delle pressioni interstiziali occorre riportare il disegno in scala naturale, ottenendo dei campi non pi quadrati.
3

Si veda ad esempio la costruzione descritta al capitolo 9 nella sintesi del testo Soil Mechanics & Foundations di Muni Budhu accessibile dai computers del laboratorio didattico dati territoriali.

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4.5 Determinazione della permeabilit mediante correlazioni


Per i terreni a grana grossa vengono talvolta impiegate relazioni empiriche che legano k
ad alcuni parametri relativamente semplici da determinare. Esistono ad esempio grafici
che legano il coefficiente di permeabilit al D50, alla densit relativa, Dr, e al coefficiente
di uniformit, U, (Figura 4.11) oppure formule, valide per sabbie sciolte, uniformi (U
5), che forniscono k in funzione di qualche diametro significativo presente nella distribuzione granulometrica. Tra queste, una delle pi usate la formula di Hazen4:
(Eq. 4.29)
k = C (D10)2
dove C una costante compresa tra 100 e 150 se k espresso in cm/s e D10 in cm.

Figura 4.11 Correlazione tra il coefficiente di permeabilit, k, la densit relativa, Dr e il coefficiente di uniformit, U (Prugh, 1959)

La misura sperimentale della permeabilit di un terreno pu essere invece effettuata sia in


laboratorio che in sito; tuttavia, essendo la permeabilit un parametro fortemente influenzato anche dai caratteri macrostrutturali, per i terreni naturali le misure in sito risultano
generalmente pi significative e quindi preferibili, a meno che non si riesca a riprodurre
fedelmente in laboratorio le condizioni esistenti in sito, mentre per i terreni utilizzati come materiale da costruzione sono significative anche le prove di laboratorio.
Inoltre, ogni metodo di misura ha un campo di applicazione ottimale allinterno di un certo range di variazione della permeabilit; di conseguenza il metodo di misura pi oppor4

Si pu giustificare lequazione (4.29) osservando che la permeabilit di un terreno influenzata maggiormente dalla frazione fine, che tende a riempire i vuoti, e quindi dal D10.

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tuno deve essere scelto in relazione al tipo di terreno, come evidenziato nella Tabella
4.2.
Tabella 4.2 Condizioni di drenaggio, tipi di terreno e metodi per la determinazione della permeabilit
k
(m/s)
GRADO DI
PERMEABILIT

DRENAGGIO
TIPO DI
TERRENO

10-1

10-2

10-3

alto

10-4

10-5

medio

10-6 10-7
basso

buono

10-8
molto
basso

povero

sabbia fine,
limi organici e
inorganici,
miscele
di sabbia, limo
e argilla,
depositi di
argilla
stratificati
terreni impermeabili
modificati dagli
effetti della
vegetazione e del
tempo
Prova in foro di sondaggio

ghiaia pulita

sabbia pulita
e miscele di
sabbia e ghiaia
pulita

10-9

10-10

10-11

impermeabile

praticamente
impermeabile
terreni impermeabili
argille omogenee
sotto la zona alterata
dagli agenti
atmosferici

(misura locale; delicata esecuzione)

MISURA DIRETTA

Prova di pompaggio

DI K

(delicata esecuzione; significativa)

Permeametro a carico costante


(facile esecuzione)

Permeametro a carico variabile


Facile
delicata
esecuzione
esecuzione:
significativa non significativa

delicata esecuzione:
molto poco significativa

Piezometro
Pressiometro
Piezocono

STIMA INDIRETTA
DI K

(misura locale; delicata esecuzione)

Determinazione
dalla curva granulometrica
(solo per sabbie e ghiaie pulite)

Determinazione
dai risultati
della prova edometrica

4.6 Determinazione della permeabilit in laboratorio


Per la misura del coefficiente di permeabilit in laboratorio vengono generalmente usati
tre metodi:
a) il permeametro a carico costante, per k > 10-5 m/s
b) il permeametro a carico variabile, per 10-8< k < 10-5 m/s
c) i risultati della prova edometrica (che verr descritta dettagliatamente nel Capitolo 7),
per k < 10-8 m/s
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4.6.1 Permeametro a carico costante

La prova con permeametro a carico costante eseguita generalmente su campioni di terreno a grana grossa (ghiaie e sabbie pulite), compattati a diversi valori di densit relativa,
in modo da ottenere una relazione tra la permeabilit e lindice dei vuoti del terreno esaminato. La permeabilit in sito viene poi stimata a partire dal valore dellindice dei vuoti
ritenuto pi rappresentativo del terreno naturale.
Lo schema del permeametro a carico costante quello indicato in Figura 4.12.
Per lesecuzione della prova viene imh
messa acqua nel recipiente che contiene
A
L
il terreno, mantenendo costante (realizzando degli sfioratori) la differenza di
carico, h, esistente tra le estremit del
C
campione, ossia il livello dellacqua nei
due recipienti.
La quantit di acqua raccolta in un certo
intervallo di tempo, t, pari a C =
Figura 4.12 Permeametro a carico costante
Qt, essendo Q la portata immessa.
Poich il moto stazionario, con velocit pari a v, risulta C = v At. Supponendo inoltre
valida la legge di Darcy (4.4) e che la perdita di carico si realizzi interamente allinterno
del campione di terreno, si ha:
h
C = k i A t = k A t
(Eq. 4.30)
L
dove A larea della sezione trasversale del campione. Dallequazione (4.30) si ricava il
valore di:
k=

CL
h A t

(Eq. 4.31)

Generalmente si effettuano pi determinazioni considerando differenze di carico h e intervalli di tempo t differenti per poi adottare un valore medio.
4.6.2 Permeametro a carico variabile

Se la permeabilit del terreno presumibilmente inferiore a 10-5 m/s, la portata e quindi la


quantit di acqua raccolta (almeno in tempi ragionevolmente brevi) piccola ed difficile
misurarla accuratamente con una prova a carico costante.
Si eseguono in questo caso prove con permeametro a carico variabile, in cui la quantit di
acqua che fluisce attraverso il campione determinata attraverso la misura della riduzione
dellaltezza di carico, h, in un tubo di piccolo diametro collegato al recipiente che contiene il campione (Figura 4.13).
Trascurando la compressibilit dellacqua, si suppone che, per il principio di conservazione della massa, la quantit di acqua che scorre nel tubicino sia pari a quella che attraversa
il campione.
Se il livello dellacqua si abbassa di una quantit dh nel tempo dt, la quantit di acqua che
scorre nel tubicino nel tempo dt pari a -adh (il segno meno perch il livello dellacqua
diminuisce), uguale a quella che attraversa il campione v Adt. Supponendo valida la leg60
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ge di Darcy (4.4) e che la perdita di carico si realizzi interamente allinterno del campione
di terreno, si ha:
kiAdt = -a dh
h
h0

ovvero

h
k A dt = a dh .
L

Separando le variabili e integrando si ottiene:


ho

a
L

t1

A
1
a
dh = k dt
h
L
h1

a ln

to

ho
A
= k (t1 t o )
L
h1

da cui:

Figura 4.13 Permeametro a carico variabile

h
h
aL
aL
ln o = 2.3
log10 o
(Eq. 4.32)
A (t1 t o ) h1
A (t1 t o )
h1
Per quanto riguarda la determinazione di k a partire dai risultati della prova edometrica si
rimanda al Capitolo 7, in cui viene descritta la prova e definito il coefficiente di permeabilit in funzione di uno dei parametri che si determinano mediante tale prova.
k=

4.7 Determinazione della permeabilit in sito


Per la misura del coefficiente di permeabilit in sito si pu ricorrere a tre tipi di prove:
a) prove in pozzetto superficiale
b) prove in foro di sondaggio
c) prove di emungimento
4.7.1 Prove in pozzetto superficiale
Si tratta di prove speditive, di facile esecuzione, che, per contro, hanno un campo di utilizzo limitato, in quanto forniscono misure del coefficiente di permeabilit limitate agli
strati pi superficiali e si eseguono in genere su terreni che costituiscono opere di terra
durante la loro costruzione, aventi permeabilit maggiori di 10-6 m/s, e posti sopra falda.
Il pozzetto uno scavo di forma circolare o quadrata. La dimensione della sezione in
pianta legata al diametro massimo presente nella granulometria; in particolare il diametro, d, (o il lato, b) del pozzetto deve risultare maggiore di 1015 volte il diametro massimo presente nella granulometria.
La distanza del fondo del pozzetto dalla falda, H, deve essere pari ad almeno 7 volte
laltezza media (hm o h) dellacqua nel pozzetto durante la prova, che a sua volta deve risultare maggiore di d/4, per pozzetto circolare (o b/4, per pozzetto a base quadrata).

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Lo schema della prova rappresentato in Figura 4.14.


Esistono due tipi di prova:
- a carico costante
- a carico variabile
Nel primo caso viene immessa nel pozzetto una portata dacqua costante q, tale che a regime il livello dacqua sia costante; nel secondo caso, dopo avere riempito il pozzetto,
viene registrato labbassamento del livello dellacqua nel tempo.
In relazione alla forma del pozzetto e al tipo di prova, vengono impiegate formule semiempiriche, valide nellipotesi di terreno omogeneo e isotropo, con k > 10-6 m/s.

hm > d/4

d > 10-15 diametro massimo dei granuli

H > 7 hm

Figura 4.14 Schema della prova in pozzetto superficiale

In particolare, nel caso di pozzetto circolare valgono le seguenti relazioni:


1
q
per prova a carico costante
k=
d hm
d h1 h2 1
k=

per prova a carico variabile


32 t2 t1 hm

(Eq. 4.33)
(Eq. 4.34)

mentre nel caso di pozzetto a base quadrata:


q
1
k= 2
per prova a carico costante
(Eq. 4.35)
b 27 hm + 3
b
h
1+ 2 m
h1 h2
b per prova a carico variabile
k=

(Eq. 4.36)
h
t2 t1 27 m + 3
b
Nelle Equazioni da (4.33) a (4.36), h1 e h2 sono le altezze dellacqua nel pozzetto rispettivamente agli istanti t1 e t2, e hm = (h1 + h2)/2 laltezza media.

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4.7.2 Prove in foro di sondaggio


Le prove in foro di sondaggio possono essere eseguite a varie profondit durante la perforazione, oppure a fine foro, sul tratto terminale e forniscono generalmente un valore puntuale della permeabilit, limitatamente alla verticale esplorata e alle profondit considerate. Le pareti del foro devono essere rivestite con una tubazione fino alla profondit a cui si
vuole effettuare la misura di permeabilit (Figura 4.15a). Nei terreni che tendono a franare o a rifluire il tratto di prova viene riempito di materiale filtrante e isolato mediante un
tampone impermeabile (Figura 4.15b). Il filtro deve avere una granulometria opportuna,
in modo da non influenzare il flusso allinterno del materiale di cui si vuole determinare
la permeabilit.
b)

a)

Tubazione interna

Rivestimento esterno

h2 h1

h2

h1

Tubo di rivestimento

Tampone impermeabile
Filtro

L
L
D

Figura 4.15 Schema della prova di immissione in foro di sondaggio, a carico variabile o costante, senza filtro (a) e con filtro (b)

In particolare, deve risultare:


F60/F10 2 (materiale uniforme) e 4D15 F15 4D85
dove Fx sono i diametri del filtro e Dx quelli del terreno indagato.
Le prove in foro di sondaggio si suddividono in:
di immissione (sopra o sotto falda)

prove a carico costante


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di emungimento (solo sotto falda)


di risalita (solo sotto falda)

prove a carico variabile


di abbassamento (sopra o sotto falda)

Prove a carico costante


Nelle prove a carico costante viene misurata, a regime, la portata, emunta o immessa, Q,
necessaria a mantenere costante il livello dellacqua nel foro. Il coefficiente di permeabilit viene ricavato mediante la seguente relazione:
Q
k=
[m/s]
(Eq. 4.37)
F h
dove Q [m3/s] la portata, h [m] il livello dellacqua nel foro (rispetto alla base del foro
se la prova eseguita sopra falda, oppure rispetto al livello di falda se la prova eseguita
sotto falda) ed F [m] un fattore di forma, dipendente dalla forma e dalla geometria della
sezione filtrante ed riportato in Tabella 4.3 in relazione alle geometrie rappresentate in
Figura 4.16.
Tabella 4.3 Espressioni del coefficiente di forma F per differenti geometrie della sezione filtrante (per lo schema geometrico vedi Figura 4.16)
Geometria della sezione

Coefficiente di forma F

1. Filtro sferico in terreno uniforme


2. Filtro emisferico al tetto di uno strato confinato
3. Fondo filtrante piano al tetto di uno strato confinato
4. Fondo filtrante piano in terreno uniforme

2 D
D

5. Tubo parzialmente riempito al tetto di uno strato


confinato

6. Tubo parzialmente riempito in terreno uniforme

2D
2.75 D
2D

8 L kh
1 +
D k' v

2.75 D

11 L k
1 + h
D k' v

3 L
2

3L
3L
+ 1 +
ln
D
D

3 L

7. Filtro cilindrico al tetto di uno strato confinato

L
L

ln 1.5 + 1 + 1.5
D
D

8. Filtro cilindrico in terreno uniforme

2 L
r
ln 0
r

9. Filtro cilindrico attraversante uno strato confinato

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Capitolo 4

IDRAULICA DEI TERRENI

D/2

D
D

D
L

kv

kv

D
r
L

Figura 4.16 Geometrie del fattore di forma per il calcolo del fattore di forma F

Prove a carico variabile


Le prove di risalita a carico variabile vengono effettuate prelevando acqua dal foro in
modo da abbassarne il livello di una quantit nota e misurando la velocit di risalita; nelle
prove di abbassamento viene immessa acqua nel foro in modo da alzarne il livello di una
quantit nota e viene misurata la velocit di abbassamento. Il coefficiente di permeabilit
viene ricavato mediante la seguente relazione:
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Capitolo 4

k=

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h
A
ln 1 [m/s]
F (t 2 t1 )
h2

(Eq. 4.38)

dove A [m2] larea di base del foro, h1 e h2 sono le altezze agli istanti t1 e t2 rispetto al
livello della falda o a fondo foro (se si tratta di prove di abbassamento condotte sopra il
livello di falda), F [m] il fattore di forma precedentemente definito (Tabella 4.3).
Una stima pi attendibile del valore del coefficiente di permeabilit pu essere eseguita
determinando la media geometrica dei valori ricavati con prove di risalita (kr) e di abbassamento (ka), ovvero k = k r k a . Infatti, durante le prove di abbassamento, la frazione
pi fine del materiale tende ad essere spinta verso il fondo del foro e la spinta idrodinamica tende a comprimere il terreno, facendone diminuire la permeabilit; al contrario, durante le prove di risalita, la frazione pi fine del materiale tende ad essere asportata
dallacqua e la spinta idrodinamica tende a decomprimere il terreno, facendone aumentare
la permeabilit.
Se la permeabilit orizzontale del terreno diversa da quella verticale (a causa
dellorientamento dei grani nella fase di deposizione il coefficiente di permeabilit orizzontale, kH, risulta generalmente maggiore, anche di un ordine di grandezza, del coefficiente di permeabilit verticale, kV), il coefficiente k ottenuto da prove in foro di sondaggio tende a rappresentare il coefficiente di permeabilit verticale, kV, tanto pi ridotta la
lunghezza del tratto filtrante L (Figura 4.16-8) rispetto al diametro del foro, D, fino alla
situazione limite di sezione piana, L=0 (Figura 4.16-4). Mentre per valori di L/D sufficientemente grandi (L/D 1.2) si assume che il coefficiente di permeabilit misurato sia
quello orizzontale, kH. Per situazioni intermedie (0 L/D 1.2) si assume che venga misurato un coefficiente di permeabilit medio k medio = k H kV .
4.7.3 Prove di pompaggio
Le prove di pompaggio vengono eseguite in terreni con permeabilit medio-alta, al di sotto del livello di falda. Consistono nellabbassare il livello della falda allinterno di un
pozzo, opportunamente realizzato, e nel rilevare in corrispondenza di un certo numero di
verticali, strumentate con piezometri, labbassamento una volta raggiunto un regime di
flusso stazionario (Figura 4.17). Nella fase di emungimento la velocit di abbassamento
del livello diminuisce allaumentare del volume di terreno interessato dal flusso, fino ad
un valore prossimo alla stabilizzazione (regime pseudo-stazionario) se la falda non alimentata e si stabilizza se la falda alimentata. Il raggio di influenza tanto maggiore
quanto maggiore la permeabilit.
Per una corretta interpretazione della prova necessario conoscere con buona approssimazione la stratigrafia, lestensione dellacquifero e le condizioni iniziali della falda, che
quindi vanno preventivamente ricavati mediante apposite indagini in sito.
Il pozzo principale, che viene utilizzato per lemungimento, ha un diametro D compreso
generalmente tra i 200 e i 400 mm; intorno ad esso, nella zona di depressione della falda
(a causa dellandamento caratteristico della superficie piezometrica si parla anche di cono di depressione) vengono disposti una serie di piezometri il cui numero dipende dalla
eterogeneit del terreno.
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Capitolo 4

IDRAULICA DEI TERRENI

a)

Piezometri di controllo

Pozzo

b)

Livello piezometrico iniziale

h
r

Acquifero confinato

Linee di flusso
c)

Pompa sommersa

Superfici equipotenziali

Piezometri di controllo

Pozzo

Livello piezometrico iniziale

r
h

Linee di flusso

Acquifero non confinato

Pompa sommersa

Superfici equipotenziali

Figura 4.17 Disposizione in pianta del pozzo e dei piezometri (a) e schema della prova di pompaggio in acquifero confinato (b) e non confinato (c)

Per la realizzazione del pozzo viene disposto allinterno del foro un tubo finestrato, con
area delle aperture maggiore del 10% dellarea laterale. Nel tratto di terreno da investigare, lintercapedine tra tubo e terreno riempita con un filtro di ghiaietto e sabbia con una
opportuna granulometria; nel tratto sovrastante, per evitare linfiltrazione di acque ester67
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Capitolo 4

IDRAULICA DEI TERRENI

ne, lintercapedine riempita con materiale impermeabilizzante (generalmente argilla o


bentonite).
Il tipo di piezometri viene scelto in relazione al tipo di terreno; devono essere in numero
non inferiore a tre, disposti secondo allineamenti passanti per il pozzo (almeno due allineamenti di cui uno parallelo alla direzione di moto della falda) come mostrato in Figura
4.17a.
La distanza tra i piezometri aumenta con legge esponenziale: il primo di ogni allineamento viene posto a qualche metro dal pozzo, lultimo al limite della zona di influenza
(50200 m a seconda della permeabilit del deposito).
Come gi detto, la prova viene eseguita prelevando acqua dal pozzo mediante un sistema
di pompaggio e misurando il livello piezometrico nel pozzo e nei piezometri fino a che
non si raggiunge una stabilizzazione. Le letture vengono eseguite a intervalli di tempo via
via crescenti (2 min. nelle prime due ore, 5 min. nelle 4 ore successive, 1015 min. per il
resto della prova, che dura mediamente 2436 ore e anche di pi per terreni a bassa permeabilit).
Le prove di emungimento vengono interpretate tenendo presente che:
- nel caso di acquifero confinato (falda artesiana) le linee di flusso sono orizzontali e le
superfici equipotenziali sono cilindri concentrici rispetto al pozzo (Figura 4.17b);
- nel caso di acquifero non confinato (falda freatica) le linee di flusso (e le superfici equipotenziali) sono curve. In questo caso deve essere posta particolare attenzione alla
profondit di installazione dei piezometri, poich laltezza di risalita dellacqua (o
comunque la pressione misurata) corrisponde alla pressione interstiziale della superficie equipotenziale passante per il punto di misura. (Figura 4.17c).
Soluzioni semplificate forniscono lespressione del coefficiente di permeabilit rispettivamente per il caso di acquifero confinato (Figura 4.17b) e non confinato (Figura 4.17c):
r
ln( 2 )
r1
Q
(Eq. 4.39)

k=
2 b ( h2 h1 )
k=

ln(

( h22

r2
)
r1

h12

(Eq. 4.40)
)

Il valore della permeabilit ricavato con questo tipo di prova un valore medio relativo al
volume di terreno interessato dal cono di depressione.

4.8 Pressioni di filtrazione e gradiente idraulico critico


Allo scopo di osservare come si modifica il regime delle pressioni (totali, efficaci e interstiziali) in un punto del terreno, passando da una condizione in cui il fluido presente nel
terreno in quiete (regime idrostatico), ad una in cui avviene un moto di filtrazione (supponiamo in regime stazionario), consideriamo uno schema costituito da due recipienti
comunicanti, di cui uno contenente solo acqua (serbatoio) e laltro contenente un campione di sabbia saturo completamente immerso, di altezza h2, con livello dellacqua sovrastante la superficie superiore del campione di una lunghezza h1 (Figura 4.18).
68
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Capitolo 4

IDRAULICA DEI TERRENI

In relazione alla posizione relativa


del livello dellacqua nei due recipienti si possono distinguere tre
casi:

a)
u

A
h1
h2

w 1

(h + h )
w

w
z

b)
u

A
h1
h2

w 1

zi
w

(h + h - h)
w

z = satz + wh1 (Eq. 4.41)

w
z

b) e la pressione dellacqua (pressione interstiziale):


B

c)

A
O
P

h1

u = w(h1+z)

(Eq. 4.42)

c) per cui la pressione verticale


efficace vale:

w 1

z h
2

a) assenza di filtrazione. Se
lacqua si trova allo stesso livello nei due recipienti (Figura
4.18a) non c differenza di carico (ossia di energia) tra due
punti, A e B, appartenenti alla
due superfici libere, per cui
lacqua in quiete. La pressione verticale totale nel generico
punto P, a profondit z
dallestremit superiore del
campione, O, sar data da:

w z i
(h + h + h)
w

z = z u = satz + (Eq.
wh1 - w(h1+z) = z 4.43)

w
w

essendo = sat -w
Figura 4.18 Esempio di assenza di filtrazione (a), filtrazione discendente (b) e ascendente (c) in un campione
di sabbia saturo

d) filtrazione discendente. Se il livello dellacqua nel serbatoio mantenuto pi basso di


quello nel recipiente che contiene il campione, di una altezza h, si ha una differenza di
carico costante che provoca un moto di filtrazione dal recipiente che contiene il campione verso il serbatoio (da un punto a energia maggiore, A, a un punto a energia minore, B). La pressione verticale totale nel punto P a profondit z dallestremit superiore del campione, O, sar data anche in questo caso da (Figura 4.18b):

z = satz + wh1

(Eq. 4.44)
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Capitolo 4

IDRAULICA DEI TERRENI

La pressione dellacqua nel punto O, allestremit superiore del campione, per z=0,
governata dalla quota del pelo libero nel recipiente e vale uz=0 = w h1, mentre
allestremit inferiore, per z=h2, governata dalla quota del pelo libero nel serbatoio
e vale uz=h2 = w (h2+h1-h). La pressione dellacqua allinterno del campione varia linearmente con la profondit e, nel punto P, alla generica profondit z, vale u = w
(h1+z) w (h/h2)z. Il rapporto h/h2 , per definizione, il gradiente idraulico, per cui si
pu scrivere che nel punto P a profondit z la pressione interstiziale vale:
u = w (h1+z) w i z
e la pressione efficace:
z = z u = sat z + w h1 w (h1+z) +w i z = (sat w) z w i z = z + w i z
Ovvero, rispetto al caso precedente di assenza di filtrazione, la filtrazione verticale
discendente ha prodotto una riduzione della pressione interstiziale, w i z, ed un eguale aumento di pressione efficace. Il termine w i z la pressione di filtrazione.
Allo stesso risultato si perviene ragionando in termini di carico piezometrico come
descritto nel seguito.
Supponendo che la perdita di carico, h, tra i punti A e B appartenenti alle due superfici libere, avvenga interamente nel campione, e che vari linearmente al suo interno, la
h
perdita di carico nel tratto OP pari a
z = iz.
h2
u
u
h
) = (z + h 1 )
=
z , da cui:
Quindi h 0 h P = h 1 (z +
w
w h2
h
u = (z + h 1 ) w
z w = (z + h 1 ) w i z w
(Eq. 4.45)
h2
La pressione efficace vale in questo caso:

z = z u = satz + wh1 - (z + h1) w + izw = z + izw

(Eq. 4.46)

e) filtrazione ascendente. Se il livello dellacqua nel serbatoio mantenuto pi alto di


quello nel recipiente che contiene il campione, di una quantit h, si ha una differenza
di carico costante che provoca un moto di filtrazione dal serbatoio verso il recipiente
che contiene il campione (Figura 4.18c).
La pressione totale nel punto P, a profondit z dallestremit superiore del campione,
O, sar data anche in questo caso da:

z = satz + wh1

(Eq. 4.47)

La pressione dellacqua nel punto O, allestremit superiore del campione, per z=0,
governata dalla quota del pelo libero nel recipiente e vale uz=0 = w h1, mentre
allestremit inferiore, per z=h2, governata dalla quota del pelo libero nel serbatoio
e vale uz=h2 = w (h2+h1+h). La pressione dellacqua allinterno del campione varia linearmente con la profondit e, nel punto P, alla generica profondit z, vale u = w
(h1+z) +w (h/h2)z. Il rapporto h/h2 , per definizione, il gradiente idraulico, per cui si
pu scrivere che nel punto P a profondit z la pressione interstiziale vale:
u = w (h1+z) +w i z
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Capitolo 4

IDRAULICA DEI TERRENI

e la pressione efficace:
z = z u = sat z + w h1 w (h1+z) - w i z = (sat w) z w i z = z - w i z
Ovvero, rispetto al caso precedente di assenza di filtrazione, la filtrazione verticale
ascendente ha prodotto una aumento della pressione interstiziale, w i z, ed un eguale
riduzione di pressione efficace. Il termine w i z la pressione di filtrazione.
Allo stesso risultato si perviene ragionando in termini di carico piezometrico come
descritto nel seguito.
Supponendo che la perdita di carico h, tra i punti B e A appartenenti alle due superfici
libere, avvenga interamente nel campione, e che vari linearmente al suo interno, nel
h
tratto PO, la perdita di carico pari a
z = iz.
h2
u
u
h
Quindi h P h 0 = (z +
) h1 =
(z + h 1 ) =
z , da cui:
w
w
h2
u = (z + h 1 ) w +

h
z w = (z + h 1 ) w + i z w
h2

(Eq. 4.48)

La pressione efficace vale in questo caso:

z = z u = satz + wh1 - (z + h1) w - izw = z - izw

(Eq. 4.49)

Le osservazioni precedenti evidenziano che in presenza di filtrazione, in un punto a profondit z, la pressione dellacqua varia di una quantit pari izw, che rappresenta la componente idrodinamica della pressione interstiziale (pressione di filtrazione). Di conseguenza la pressione efficace varia della stessa quantit; nel caso di filtrazione discendente
la pressione efficace aumenta, mentre nel caso di filtrazione ascendente la pressione efficace diminuisce rispetto al casi di assenza di filtrazione. In particolare, la pressione effettiva in presenza di filtrazione ascendente data da z = z - izw e si annulla quando il
gradiente idraulico pari a
(Eq. 4.50)
ic= /w
detto gradiente idraulico critico.
In questa condizione, se il terreno privo legami coesivi, si annullano le forze intergranulari, si annulla la resistenza del terreno e le particelle solide possono essere trasportate
dallacqua in movimento, dando origine ad un fenomeno progressivo di erosione che conduce al collasso della struttura del terreno. Tale fenomeno noto come instabilit idrodinamica (o sifonamento) ed quello che pu manifestarsi ad esempio nel caso di uno scavo sorretto da un diaframma. (Figura 4.19). da notare che essendo w, il valore di ic
prossimo allunit.
Si definisce fattore di sicurezza nei confronti del sifonamento il rapporto tra il gradiente
idraulico critico e quello che si ha in esercizio (definito gradiente di efflusso, iE), ossia:
(Eq. 4.51)

FS = ic/iE

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IDRAULICA DEI TERRENI

p.c.

Essendo il sifonamento un fenomeno improvviso, senza segni premonitori, ed essendo difficile tener conto di fattori quali
A
leterogeneit e lanisotropia del terreno, si
adottano valori alti di FS (generalmente si
H
impone FS > 4).
Nel caso di un diaframma infisso ad una
B
p.c.
profondit D in un mezzo omogeneo, il
gradiente di efflusso pu essere valutato in
prima approssimazione dividendo la perdita
D
di carico per la lunghezza delle linea di
flusso pi corta, rappresentata dal percorso
di una particella dacqua in aderenza al diaframma, indicato con A-B in Figura 4.19,
Figura 4.19 Scavo sorretto da un diaframma ovvero, trascurando lo spessore del diaframma ed indicando con H la differenza di
carico esistente tra due punti A e B appartenenti alle due superfici libere, si pu porre:
(Eq. 4.52)
iE = H/(H+2D)
Per determinare un valore del gradiente di efflusso pi aderente alla realt si pu ricorrere
a diagrammi disponibili in letteratura per vari casi pratici ricorrenti (Figura 4.20).
a)

0.53

b/D
c)
Gradiente di efflusso iE

Gradiente di efflusso iE

b)

h/D

h/D

Figura 4.20 Gradiente di efflusso, iE, nel caso di uno scavo in un mezzo di spessore infinito (a),
nel caso di uno scavo nastriforme in un mezzo di spessore infinito (b), nel caso di uno scavo in un
mezzo di spessore limitato (c)

A titolo di esempio, con lo schema di Figura 4.20, per h/D = 2 e d/D = 1 si ha ie 0.53.
La stima, approssimata per eccesso, ottenuta dallEquazione (4.52) :
h
h/ D
2
ie =
=
=
= 0.66
d + 2D d / D + 2 1 + 2
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IDRAULICA DEI TERRENI

p.c.

Un fenomeno analogo al sifonamento, dovuto alle pressioni di filtrazione


al piede di un diaframma, quello
D/2
del sollevamento del fondo scavo.
Terzaghi ha osservato che il fenomeno di instabilit si estende a tutta la
H
profondit D di infissione per una
H
c
larghezza pari a D/2 e che
E
p.c
landamento delle sovrapressioni interstiziali (ovvero delle pressioni interstiziali in eccesso rispetto alla
D
pressione idrostatica di valle) quelD
lo riportato in Figura 4.21.
In prima approssimazione, cautelativamente, si assume che il valore delA
la sovrapressione al piede del diaframma sia costante per una larghez H
w
c
za D/2 e pari ad w Hc, dove Hc si ricava dallEq.(4.52):
Figura 4.21 Distribuzione delle sovrapressioni al
ie = H/(H+2D) =Hc/D
piede di un diaframma in un mezzo di spessore infinito
e quindi:
Hc = (H D)/(H+2D).
La forza totale di filtrazione che tende a sollevare il cuneo data da Sw = HcwD/2;
quando questa uguaglia il peso efficace del cuneo (peso totale del cuneo meno spinta di
Archimede), dato da W = D D/2, si raggiungono le condizioni limite di instabilit.
Il fattore di sicurezza nei confronti del sollevamento del fondo scavo definito come rapporto tra il peso efficace del cuneo e la forza di filtrazione che tende a sollevarlo, ossia:
( da osservare che in pratica il rapporto Hc/D rappresenta il gradiente di efflusso nel trat-

W'
'D D / 2
'D
=
=
(Eq. 4.53)
Sw w H c D / 2 w H c
to infisso, e che quindi lEq. 4.53 corrisponde allEq. 4.51).
Talvolta, nel caso di terreno omogeneo, viene assunto cautelativamente Hc= H/2, invece
che Hc= HD/(H+2D), come risulterebbe, sempre in maniera approssimata, dallo schema
di Figura 4.21.
Per incrementare il valore di FS si possono adottare le seguenti soluzioni:
- aumentare la profondit di infissione in modo da ridurre il gradiente di efflusso;
- disporre sul fondo dello scavo in adiacenza al diaframma un filtro costituito da materiale di grossa pezzatura in modo da incrementare le tensioni efficaci. In questo caso
'D 2 / 2 + W
FS =
(Eq. 4.54)
w Hc D / 2
dove W il peso del filtro;
- inserire dei dreni in modo da ridurre le sovrapressioni.
Se lo scavo realizzato in un terreno a grana fine, sovrastante uno strato a permeabilit
molto pi elevata, nel tempo che intercorre tra la realizzazione dello scavo e linstaurarsi
del moto di filtrazione, occorre ragionare in termini di pressioni totali: se la forza risultante delle pressioni idrostatiche iniziali alla base del cuneo supera il peso totale del cuneo
FS =

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IDRAULICA DEI TERRENI

pu verificarsi il sollevamento. In questo caso il fattore di sicurezza definito mediante il


rapporto tra la pressione verticale totale e la pressione interstiziale allintradosso dello
strato di argilla a valle (Figura 4.22):
D
FS =
(Eq. 4.55)
w Hw
p.c.
Sabbia

Argilla NC

Sabbia

Figura 4.22 - Scavo realizzato in un terreno a grana fine, sovrastante uno strato a permeabilit
molto pi elevata

4.9 Considerazioni conclusive


Per affrontare e risolvere i problemi di ingegneria geotecnica si utilizzano modelli semplificati del sottosuolo, costituiti da strati di terreno omogenei, con superfici di confine ben
definite, cui vengono attribuite propriet geotecniche medie o caratteristiche. La geometria e le propriet fisiche, idrauliche e meccaniche dei diversi strati di terreno sono stimate
in base ai risultati di indagini geotecniche in sito e di laboratorio. Come vedremo nei capitoli successivi, le indagini geotecniche hanno limiti e incertezze, dovuti alla rappresentativit del campione statistico, alla variabilit intrinseca delle propriet dei terreni, alla impossibilit di riprodurre in laboratorio le reali condizioni in sito, alle incertezze nelle procedure di trasformazione dei risultati sperimentali in propriet geotecniche, etc.. Pertanto
il modello di sottosuolo utilizzato per il calcolo solo uno schema semplificato della realt fisica, sia per quanto riguarda la geometria sia per quanto riguarda le propriet geotecniche attribuite ai singoli strati.
Le incertezze del modello hanno effetti molto diversi a seconda del problema geotecnico.
In alcuni di essi, anche scarti considerevoli dei valori reali di una propriet geotecnica dal
valore medio stimato ed assunto per il calcolo, hanno modesti effetti sul risultato (ad esempio, la stima della capacit portante e dei cedimenti di una fondazione, o anche la stima della spinta del terreno su unopera di sostegno). Ma nei problemi di idraulica del terreno, ove necessario considerare la filtrazione dellacqua e la distribuzione delle pressioni interstiziali nello spazio e nel tempo, anche dettagli geologici minimi, apparentemente insignificanti e di difficile individuazione con le usuali tecniche di indagine, possono avere uninfluenza decisiva, per cui luso di un modello semplificato di sottosuolo,
che trascuri tali dettagli, pu condurre a risultati decisamente errati.
Si consideri, ad esempio, una palancola a sostegno di uno scavo in un deposito di sabbia,
in cui sia presente un sottile strato di argilla. In assenza di falda, e quindi di filtrazione, la
presenza dello straterello argilloso e molto poco permeabile, ha uninfluenza trascurabile
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Capitolo 4

IDRAULICA DEI TERRENI

sulla pressione mutua terreno-struttura, e quindi sulla stabilit e sulle deformazioni del sistema geotecnico. Al contrario, in presenza di falda, se il livello argilloso al di sopra
dellestremit inferiore della palancola ed continuo, esso intercetta quasi completamente
la filtrazione ed altera profondamente la distribuzione delle pressioni interstiziali. Se tuttavia il livello di argilla non continuo, ma corrisponde ad una piccola lente, la rete di filtrazione ne risulta modificata solo localmente. Una verticale di indagine geotecnica (ad
esempio un sondaggio o una prova penetrometrica) eseguita per la progettazione della
struttura, pu non avere rilevato la presenza del sottile livello argilloso, oppure pu averla
rilevata ma senza poterne accertare lestensione e la continuit.
In definitiva, lintensit e la distribuzione delle pressioni interstiziali in presenza di filtrazione sono stimate mediante la rete idrodinamica, la cui determinazione molto incerta e
raramente rispecchia le reali condizioni idrauliche del terreno. Per cui lanalisi teorica del
comportamento atteso del modello geotecnico, pur necessaria, deve essere convalidata da
misure sperimentali durante la costruzione e in corso dopera, ed eventualmente variata se
le misure sperimentali non confermano le previsioni.

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Capitolo 5

MODELLI REOLOGICI

CAPITOLO 5
MODELLI REOLOGICI
La reologia la scienza che studia landamento delle deformazioni nella materia sotto
leffetto dellapplicazione di un sistema di sollecitazioni. Uno degli obiettivi principali di
questa disciplina quello di caratterizzare il comportamento meccanico dei materiali mediante la definizione di modelli matematici che stabiliscano dei legami tra tensioni, deformazioni e tempo (detti legami costitutivi).
Anche nella meccanica dei terreni si ricorre generalmente allimpiego di modelli, ovvero
di schemi pi o meno semplificati, per linterpretazione di fenomeni fisici complessi e per
la previsione del comportamento dei vari mezzi in seguito allapplicazione di un sistema
di sollecitazioni. Un aspetto importante da sottolineare che un modello reologico non
legato solo al tipo di materiale, ma anche e soprattutto al fenomeno fisico che lo interessa;
per questo motivo la scelta del tipo di modello strettamente dipendente oltre che dal tipo
di materiale, da quello dellapplicazione ingegneristica considerata.
Tra i modelli classici, quelli di maggiore interesse nellambito della meccanica dei terreni sono:
- il modello elastico
- il modello plastico
- il modello viscoso
che possono essere assunti singolarmente o in combinazione tra loro.
Nella descrizione dei modelli reologici, riportata nei paragrafi seguenti, verranno adottati
schemi monodimensionali e simboli convenzionali, per renderne pi immediata la comprensione a livello qualitativo. Passando dagli schemi monodimensionali al mezzo continuo, al concetto di forza si sostituisce quello di tensione e al concetto di spostamento
quello di deformazione.

5.1 Modello elastico


Il comportamento di un corpo definito elastico se le deformazioni prodotte da un sistema di sollecitazioni scompaiono una volta rimosse tali sollecitazioni. La relazione sforzideformazioni biunivoca e indipendente dal tempo: una stessa sollecitazione produce
sempre la stessa deformazione anche se applicata ripetutamente.
Il simbolo comunemente usato per rappresentare lelasticit di un mezzo una molla, e lo
schema monodimensionale semplificato quello rappresentato in Figura 5.1 (schema di Hooke).
K
Se si immagina di applicare una forF
za F allestremit libera del carrello
e di registrarne lo spostamento s
(Figura 5.1), la relazione tra F ed s
del tipo:
O

(Eq. 5.1)
F = f(s)
ed rappresentata in Figura 5.2.

A
s

Figura 5.1. - Schema di Hooke per un mezzo elastico

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Capitolo 5

Se f(s) una funzione lineare (linea


(a) di Figura 5.2), ovvero:

MODELLI REOLOGICI

(b)

F = f(s)

F=Ks
(Eq. 5.2)
F = Ks
con K = costante, si parla di comK
(a)
portamento elastico-lineare, con K
1
costante elastica del mezzo. Se dipende dal livello di sforzo (o di deformazione) raggiunto (curva (b) di
Figura 5.2), si parla di legame elastico non lineare. La funzione che
s
rappresenta un legame elastico non
lineare pu essere approssimata con Figura 5.2. Comportamento elastico lineare (a) e non
una funzione lineare a tratti, su in- lineare (b)
tervalli opportunamente piccoli dello spostamento.
Le principali applicazioni geotecniche per le quali viene spesso assunta lipotesi di comportamento elastico del terreno sono:

il calcolo delle deformazioni nei terreni sovraconsolidati;

lanalisi della diffusione delle tensioni nel terreno;

il calcolo delle strutture di fondazione.

5.2 Modello plastico


Il comportamento di un corpo definito plastico se, raggiunta una determinata soglia di
sollecitazione, si manifestano deformazioni permanenti (ossia che si conservano anche
una volta rimosse le sollecitazioni) e indipendenti dalla durata delle sollecitazioni applicate. La relazione sforzi-deformazioni quindi indipendente dal tempo e non biunivoca: ad
uno stesso valore della deformazione, s, possono corrispondere valori diversi della sollecitazione, F.
La plasticit di un mezzo pu essere rappresentata mediante un
F
pattino ad attrito, secondo lo
schema monodimensionale semplificato rappresentato in Figura
5.3 (schema di Coulomb). Se si
O
A
immagina di applicare una forza
F allestremit libera del carrello
s
collegato al pattino, si osserva
che non si hanno spostamenti fino Figura 5.3 Schema di Coulomb per un mezzo plastico
a che la sollecitazione non raggiunge un valore limite F*. In corrispondenza di tale valore lo spostamento plastico pu
avvenire a forza applicata costante (mezzo plastico perfetto) (linea (a) di Figura 5.4) oppure progredire con aumento della forza applicata (linea (b) di Figura 5.4) o diminuzione
della forza applicata (linea (c) di Figura 5.4). In questi casi si parla, rispettivamente, di
mezzo incrudente positivamente o negativamente. Annullando la forza F non si ha alcun
recupero dello spostamento accumulato come possibile osservare in Figura 5.5; incre77
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Capitolo 5

MODELLI REOLOGICI

mentando nuovamente la forza F il pattino rimarr fermo nella posizione assunta sotto il
carico precedente, fino a che lintensit della forza applicata non raggiunge il nuovo valore limite F*, che sar uguale al precedente per mezzo plastico perfetto, maggiore per mezzo incrudente positivamente, minore per mezzo incrudente negativamente.
F

F
H > 0 (b)
1

H
H = 0 (a)

F*

B
F*

H < 0 (c)
s

O
sp

Figura 5.4 Andamento tensioni-deformazioni Figura 5.5 Deformazione permanente per un


per un mezzo plastico perfetto (a), incrudente mezzo plastico.
positivamente (b) e negativamente (c).

La relazione tra lo spostamento plastico, dsp, e laliquota di forza che eccede F*, dF*,
del tipo:
1
ds p = dF *
(Eq. 5.3)
H
dove H, detto coefficiente di incrudimento, sar uguale a zero per mezzo plastico perfetto, positivo per mezzo incrudente positivamente, negativo per mezzo incrudente negativamente.
Nelle applicazioni geotecniche lipotesi di comportamento plastico assunta nella trattazione dei problemi di stabilit, per i quali si fa riferimento alle condizioni di equilibrio limite (capacit portante delle fondazioni, stabilit dei pendii, delle opere di sostegno, ecc..)

5.3 Modello viscoso


Il mezzo viscoso caratterizzato da deformazioni permanenti che si sviluppano con una
velocit legata alla sollecitazione applicata. La velocit di deformazione si annulla
allannullarsi della sollecitazione. Il simbolo con cui si rappresenta la viscosit di un mezzo lo smorzatore viscoso (o ammortizzatore idraulico) costituito da un pistone forato
che scorre in un cilindro pieno di liquido. Lo schema monodimensionale semplificato del
modello rappresentato in Figura 5.6 (schema di Newton).
Se si immagina di applicare una forza F allestremit libera del carrello e di registrarne lo
ds
, ossia
spostamento s, si osserva una relazione tra F e la velocit di spostamento s =
dt
(linea (a) di Figura 5.7):
F = f(s)
(Eq. 5.4)
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MODELLI REOLOGICI

F = f(s)

(a)

F=s
(b)

A
s

Figura 5.6 Schema di Newton per un mezzo


viscoso

Figura 5.7 Comportamento di un mezzo


viscoso (a) e di un mezzo viscoso perfetto (b)

Se f(s) una funzione lineare (linea (b) di Figura 5.7), ovvero:

F = s

(Eq. 5.5)

con = costante, si parla di mezzo viscoso perfetto o newtoniano, con viscosit del
mezzo.

5.4 Modelli reologici complessi


I modelli semplici descritti nei precedenti paragrafi possono essere combinati tra loro per
ottenere in alcuni casi modelli pi adatti a schematizzare il comportamento del terreno.
La combinazione pu essere fatta in serie o in parallelo.
Nel primo caso lo spostamento risultante la somma dei singoli spostamenti e la forza
la stessa per tutti i componenti; nel secondo caso la forza la somma delle forze nei singoli componenti mentre lo spostamento lo stesso.
Tra le possibili combinazioni verranno esaminate nel seguito:
il modello elasto-viscoso in parallelo (modello di Kelvin Terzaghi)
il modello elasto-plastico incrudente
5.4.1 Modello elasto-viscoso in parallelo (modello di Kelvin Terzaghi)

Lo schema monodimensionale semplificato che rappresenta questo modello riportato in


Figura 5.8.
Se Fe rappresenta la forza che agisce sulla molla, Fv quella agente sullo smorzatore, se ed
sv i rispettivi spostamenti, si ha:
F = Fe + Fv

(Eq. 5.6)

s = se = sv

(Eq. 5.7)

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MODELLI REOLOGICI

Sostituendo ad Fe e Fv le rispettiK

ve espressioni in funzione s ed s
si ottiene:
F = Ks + s
(Eq. 5.8)

Integrando lequazione precedente nellipotesi che lo spostamento


iniziale sia nullo (s(0) = 0) e che
s
venga applicata istantaneamente
Figura 5.8 Schema semplificato del modello di Kelvin- una forza F = Fo, si ha:
O

Terzaghi

tK

Fo
e

s( t ) =
(1 e
) = s ( 1 e Trit )
K

(Eq. 5.9)

dove Trit = /K detto tempo di ritardo.


Lo spostamento progredisce nel tempo in funzione delle caratteristiche elastiche e viscose
del mezzo tendendo asintoticamente allo spostamento se che compete alla componente elastica (curva OAC in Figura 5.9).
La derivata dellEq. 5.9 :
s
t

s e Trit
s( t ) =
e
T
se
Trit
C
A
e per t = 0 risulta:
se
s( t = 0 ) =
.
Trit
Quindi Trit rappresenta lascissa corrispondente al punto di intersezione
B
O
t1
t
Tr i t
tra s = se e la tangente nellorigine
(indicato con T in Figura 5.9).
Se allistante t1 la forza viene rimosF0
sa, il ritorno nella posizione originaria ritardato dalla presenza dello
F
smorzatore (curva AB in Figura 5.9).
Figura 5.9 Andamento nel tempo degli spostamenti Il modello di Kelvin-Terzaghi utinel modello di Kelvin-Terzaghi
lizzato nellinterpretazione della teoria della consolidazione edometrica.
5.4.2 Modello elasto-plastico incrudente
Lo schema monodimensionale di questo modello rappresentato da una molla ed un pattino ad attrito in serie (Figura 5.10). In questo caso, se si immagina di applicare una forza
al carrello lo spostamento sar inizialmente pari a quello elastico della molla.
Raggiunto il valore di soglia della forza, F* (rappresentato dal punto A in Figura 5.11), inizier a muoversi anche il pattino e lincremento di spostamento ds del carrello, conse-

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guente ad un incremento di forza dF* (rappresentato in Figura 5.11 dal tratto AB), sar dato da:
(Eq. 5.10)
ds = dse + dsp = dF*
e
p
essendo ds e ds gli incrementi di spostamento che competono rispettivamente alla molla
e al pattino.
Essendo dse = k dF*, con k pari allinverso della costante elastica del mezzo, K, si avr:
(Eq. 5.11)
dsp =ds dse = (k)dF*
Il coefficiente di incrudimento del mezzo sar dato da:

H = dF*/dsp = 1/(-k)

(Eq. 5.12)

Con un modello elasto-plastico incrudente si interpreta la compressibilit edometrica dei


terreni sovraconsolidati.
K

A
s

Figura 5.10 Schema semplificato del modello elasto-plastico incrudente

ds

ds ds e
dF*

F*

k
O
s

se

s
Figura 5.11 Comportamento di un mezzo elasto-plastico incrudente

81
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Capitolo 6

DIFFUSIONE DELLE TENSIONI

CAPITOLO 6
PRESSIONI DI CONTATTO E DIFFUSIONE DELLE TENSIONI
IN UN SEMISPAZIO ELASTICO

6.1 Pressioni di contatto


Una fondazione superficiale trasmette al terreno il carico proveniente dalla struttura in elevazione. Le pressioni mutue allintradosso della fondazione sono dette pressioni di
contatto. La distribuzione delle pressioni di contatto dipende dallentit e distribuzione
del carico allestradosso della fondazione, dalla rigidezza della struttura di fondazione e
dalla rigidezza del terreno di fondazione.
In Figura 6.1 sono qualitativamente rappresentati gli effetti della rigidezza della struttura
di fondazione e della rigidezza del terreno di appoggio sulla distribuzione della pressione
di contatto per fondazioni soggette ad un carico uniforme.
a) fondazioni
flessibili

b) fondazioni
rigide

c) fondazioni
semi-rigide

schema
p

W min

min

Wmax

su argilla

q max

q m in

Wmax

q min

q max

Wmin

su sabbia

p
p

p
W max

Wmin

q max

q min

Wmax

q max

Figura 6.1: Pressioni di contatto e cedimenti per fondazioni superficiali su terreno omogeneo
soggette a carico verticale uniforme

Se la fondazione priva di rigidezza, ovvero non resistente a flessione, la distribuzione


delle pressioni di contatto necessariamente eguale alla distribuzione del carico applicato, e la sua deformata si adatta ai cedimenti del terreno. Se il terreno di appoggio ha eguale rigidezza sotto ogni punto della fondazione (argilla), il cedimento massimo in mezzeria e minimo al bordo, ovvero la deformata ha concavit verso lalto. Se invece il terreno
di appoggio ha rigidezza crescente con la pressione di confinamento (sabbia), il cedimento minimo in mezzeria e massimo al bordo, ovvero la deformata ha concavit verso il
basso (Figura 6.1a). Lo schema di fondazione priva di rigidezza si applica, ad esempio,
alle fondazioni dei rilevati.
Se la fondazione ha rigidezza infinita, ovvero indeformabile e di infinita resistenza a
flessione, per effetto di un carico a risultante verticale centrata, subisce una traslazione
verticale rigida (cedimenti uniformi). La distribuzione delle pressioni di contatto sim82
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Capitolo 6

DIFFUSIONE DELLE TENSIONI

metrica per equilibrio e dipende dalla rigidezza del terreno di appoggio. Se il terreno di
appoggio ha eguale rigidezza sotto ogni punto della fondazione (argilla), le pressioni di
contatto sono massime al bordo e minime in mezzeria. Viceversa se terreno di appoggio
ha rigidezza crescente con la pressione di confinamento (sabbia), le pressioni di contatto
sono massime al centro e minime al bordo (Figura 6.1b). Lo schema di fondazione infinitamente rigida si applica, ad esempio, a plinti in calcestruzzo, alti e poco armati.
Se la fondazione ha rigidezza finita, il suo comportamento intermedio fra i due sopradescritti, ovvero ha una deformata curvilinea ma meno pronunciata di quella della fondazione priva di rigidezza, con concavit verso lalto o verso il basso a seconda del tipo di terreno di appoggio (Figura 6.1c). Lo schema di fondazione di rigidezza finita si applica, ad
esempio, alle platee di fondazione.
Se il carico proveniente dalla struttura in elevazione (e applicato allestradosso della struttura di fondazione) non uniforme ma ha comunque risultante verticale centrata, la distribuzione delle pressioni di contatto :
- per fondazioni flessibili, eguale alla distribuzione del carico applicato,
- per fondazioni di rigidezza infinita, eguale alla distribuzione per carico uniforme di
pari risultante,
- per fondazioni di rigidezza finita, intermedia ai due casi precedenti1.

6.2 Diffusione delle tensioni nel terreno


La realizzazione di unopera di ingegneria geotecnica produce unalterazione dello stato
di tensione naturale nel terreno, e quindi deformazioni e cedimenti.
Per stimare i cedimenti necessario conoscere: a) lo stato tensionale iniziale nel sottosuolo, b) lincremento delle tensioni prodotto dalla realizzazione dellopera, e c) la relazione
fra incrementi di tensione e incrementi di deformazione (legge costitutiva).
Lo stato tensionale iniziale nel sottosuolo corrisponde alle tensioni geostatiche, di cui abbiamo discusso nel Capitolo 3 .
Per la stima, approssimata, dellincremento delle tensioni verticali nel sottosuolo, da cui
principalmente dipendono i cedimenti in superficie, si fa spesso riferimento al modello di
semispazio omogeneo, isotropo, elastico lineare e senza peso che, pur avendo un comportamento per molti aspetti diverso da quello dei terreni reali, fornisce soluzioni sufficientemente accurate ai fini progettuali.
In particolare, le principali differenze tra il modello del continuo elastico e i terreni reali,
sono:
1. raramente i depositi di terreno reale sono costituiti da un unico strato di grande spessore, pi spesso sono stratificati, e ogni strato ha differente rigidezza, e/o presente
un substrato roccioso (bedrock) di rigidezza molto superiore a quella degli strati sovrastanti2;
2. anche nel caso di terreno omogeneo, la rigidezza dei terreni reali non costante ma
cresce con la profondit3;

Ai soli fini del calcolo strutturale delle fondazioni, per la stima della distribuzione delle pressioni di contatto, si fa spesso riferimento al modello di Winkler, argomento che esula dal presente corso.
2
Esistono soluzioni elastiche che considerano il terreno stratificato e/o il bedrock. La presenza di un bedrock porta a valori della tensione verticale indotta superiori a quelli del semispazio omogeneo.
3
Esistono soluzioni elastiche che considerano il modulo di Young linearmente crescente con la profondit.
Tali soluzioni portano a valori della tensione verticale indotta superiori a quelli del semispazio omogeneo.

83
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Capitolo 6

DIFFUSIONE DELLE TENSIONI

3. i terreni reali non sono isotropi. Il rapporto tra i moduli di deformazione in direzione
verticale ed orizzontale, Ev/Eh, di norma maggiore di uno per terreni normalmente
consolidati e debolmente sovraconsolidati, mentre minore di uno per terreni fortemente sovraconsolidati;
4. lipotesi di elasticit lineare pu essere accolta solo per argille sovraconsolidate e sabbie addensate limitatamente a valori molto bassi di tensione, ma non accettabile per
tutti gli altri casi4.
La non corrispondenza fra le ipotesi del modello e la realt fisica, porta a risultati generalmente inaccettabili in termini di deformazioni calcolate, ma accettabili limitatamente
alla stima delle tensioni verticali. Pertanto, con una procedura teoricamente non corretta
ma praticamente efficace e molto comune in ingegneria geotecnica, si utilizzano modelli
diversi (leggi costitutive diverse) per risolvere aspetti diversi dello stesso problema. Ad
esempio, per una stessa fondazione superficiale, si utilizza il modello rigidoperfettamente plastico per il calcolo della capacit portante, il modello continuo elastico
lineare per la stima delle tensioni verticali indotte in condizioni di esercizio, il modello
edometrico per il calcolo dei cedimenti e del decorso dei cedimenti nel tempo, il modello
di Winkler per il calcolo delle sollecitazioni nella struttura di fondazione, etc...
6.2.1

Tensioni indotte da un carico verticale concentrato in superficie (problema di


Boussinesq)
P

R
z

Il matematico francese Boussinesq, nel 1885, forn la


soluzione analitica del problema capostipite di tutte le
successive soluzioni elastiche: tensioni e deformazioni
indotte da una forza applicata ortogonalmente sulla superficie di un semispazio ideale, continuo, omogeneo,
isotropo, elastico lineare e privo di peso.
Con riferimento allo schema di Figura 6.2 le tensioni
indotte in un generico punto di tale semispazio, valgono (in coordinate cilindriche)5:
3 P z3
Eq. (6.1)
z =

2 R5
3 r 2 z (1 2 ) R
P
r =

+
Eq.(6.2)

(R + z )
2R2
R3
=

Figura 6.2: Carico concentrato,


problema di Boussinesq

rz

(1 2 ) P z
2R

R
R (R + z )

3 P z2 r
=

2 R 5

Eq. (6.3)
Eq. (6.4)

dove R2 = r2+z2

Per carichi concentrati lipotesi di elasticit lineare conduce a valori infiniti della tensione in corrispondenza del carico. Non esiste un materiale reale capace di resistere a tensioni infinite. (E daltra parte anche i
carichi concentrati sono solo unastrazione matematica).
5
Con riferimento ad un caso reale, quindi ad un terreno dotato di peso, le tensioni ottenute dalla soluzione
di Boussinesq (e per i casi di seguito considerati) vanno sommate alle tensioni geostatiche preesistenti.

84
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DIFFUSIONE DELLE TENSIONI

Si osservi che lEq. 6.1, che permette di calcolare la tensione verticale indotta, non contiene il coefficiente di Poisson, .
La distribuzione delle tensioni verticali su un piano orizzontale alla profondit z dal p.c.
una superficie di rivoluzione avente forma di una campana, simile alla curva gaussiana, il
cui volume pari al carico applicato in superficie. Al crescere di z la campana sempre
pi estesa e schiacciata. A profondit z=0, la campana degenera in una tensione infinita su
unarea infinitesima, ovvero nel carico applicato P. A titolo di esempio in Figura 6.3 sono
rappresentate le distribuzioni di tensione verticale indotte da un carico concentrato
P=100kN alle profondit z = 2m, 5m e 10m.
La distribuzione delle tensioni verticali al variare della profondit z per un assegnato valore della distanza orizzontale r dallasse di applicazione della forza P, indicata in Figura 6.4. Per r=0, ovvero in corrispondenza del carico applicato, la tensione a profondit
z=0 infinita per poi decrescere monotonicamente al crescere di z. Per r>0, la pressione
verticale vale 0 alla profondit z=0, poi cresce con z fino ad un valore massimo per poi
decrescere tendendo al valore zero. A titolo di esempio in Figura 6.4 sono rappresentate le
distribuzioni di tensione verticale indotte da un carico concentrato P = 100kN alle distanze r = 0m, 2m e 5m.
z (kPa)

12

Z = 2m
Z = 5m
Z = 10m

z (m)

z (kPa)

10

15

r = 0m
r = 2m
r = 5m

0
-10

-5

20

10

r (m)

Figura 6.3 - Distribuzioni di tensione verticale


indotte in un semispazio alla Boussinesq da un
carico P=100kN alle profondit z = 2m, 5m e
10m

Figura 6.4 - Distribuzioni di tensione verticale indotte in un semispazio alla Boussinesq da


un carico P = 100kN alle distanze r = 0m, 2m
e 5m

Poich per lipotesi di elasticit lineare valido il principio di sovrapposizione degli effetti, la soluzione di Boussinesq stata integrata per ottenere le soluzioni elastiche relative a
differenti condizioni di carico applicato in superficie.
Le pi frequentemente usate nella pratica professionale sono le seguenti.
6.2.2

Tensioni indotte da un carico verticale distribuito su una linea retta in superficie

Con riferimento allo schema di Figura 6.5, le tensioni indotte da un carico verticale distribuito su una linea retta in superficie sono fornite dalle equazioni (6.5), (6.6), (6.7) e (6.8)
(in coordinate cartesiane ed assumendo lasse y orientato secondo la direzione della linea
di carico):
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Capitolo 6

DIFFUSIONE DELLE TENSIONI

2 P' z 3

R4
2 P' z x 2
4
x =

R
2 P'
z
2
y =

R
2 P' x z 2
xy =
4

z =

(Eq. 6.5)
(Eq. 6.6)
(Eq. 6.7)
(Eq. 6.8)

dove P il carico per unit di lunghezza, e


R2 = x2+z2. 6

x
y

6.2.3
z

Tensioni indotte da una pressione verticale uniforme su una striscia indefinita

Con riferimento allo schema di Figura 6.6, le tensioni indotte da una pressione verticale uniforme
su una striscia indefinita sono fornite dalle equaFigura 6.5 - Carico distribuito su una zioni (6.9), (6.10), (6.11) e (6.12) (in coordinate
linea retta
cartesiane ed assumendo lasse y orientato secondo la direzione della striscia di carico).
z

q
[ + sen cos( + 2 )]

q
x = [ sen cos( + 2 )]

2q
y =

q
xy = sen sen ( + 2 )
z =

(Eq. 6.9)
(Eq. 6.10)

(Eq. 6.11)
(Eq. 6.12)

dove q il carico per unit di superficie, e


sono espressi in radianti, negativo per punti
sotto larea caricata.

6.2.4
x

Tensioni indotte da una pressione verticale triangolare una striscia indefinita

Con riferimento allo schema di Figura 6.7, le


tensioni indotte da una pressione verticale trianz
Figura 6.6: Pressione uniforme su stri- golare su una striscia indefinita sono fornite dalle
scia indefinita
equazioni (6.13), (6.14) e (6.15) (in coordinate
cartesiane ed assumendo lasse y orientato secondo la direzione della striscia di carico):
z

Si osservi come le tensioni, per evidenti ragioni di simmetria, siano indipendenti da y.

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Capitolo 6

z =

DIFFUSIONE DELLE TENSIONI

q x
1

sen 2
B
2

(Eq. 6.13)

R 2 1
q x
z
ln 1 2 + sen 2
B
B R2 2

q
z
=
1 + cos 2 2
2
B

x =

(Eq. 6.14)

xz

(Eq. 6.15)

dove q il valore massimo del carico per unit di superficie, e


sono espressi in radianti, negativo per punti sotto larea caricata.
6.2.5

Tensione verticale indotta


da una pressione verticale
trapezia su una striscia indefinita

Il caso della pressione verticale trapezia, di uso molto frequente poich corrisponde al carico trasmesso
da rilevati stradali, pu essere risolto per sovrapposizione di effetti utilizzando le equazioni delle strisce
di carico rettangolare e triangolare.
Se interessa conoscere la tensione
verticale in asse al rilevato, con riferimento allo schema ed ai simboli
di Figura 6.8, pu essere utilizzata,
pi semplicemente, la seguente
equazione:

R2

z
y
z

Figura 6.7 - Pressione triangolare su striscia indefinita

z ( x =0 ) =

2q
a
a '
a arctan a ' arctan

(a a ')
z
z

Eq. (6.16)

2a'

q
x

2a

z
Figura 6.8: Pressione trapezia su striscia indefinita

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Capitolo 6

6.2.6

DIFFUSIONE DELLE TENSIONI

Tensione verticale indotta da una pressione uniforme su una superficie circolare

Con riferimento allo schema di carico di Figura 6.9, le tensioni verticali indotte in asse
allarea caricata possono essere calcolate con la seguente equazione:

z (r =0 )

= q 1
3

R 2

1 +

(Eq. 6.17)

mentre per la stima il delle tensioni indotte in corrispondenza di altre verticali si pu fare
riferimento alla Tabella 6.1 ed alle curve rappresentate in Figura 6.10.
2R
z/q

0,25

0,5

0,75

z
2
z/R

Figura 6.9 - Pressione uniforme


su area circolare

r/R=0

r/R=0,5
Osservando la Figura 6.10 si pu
notare che alla profondit z = 0
r/R=1
4
in corrispondenza delle verticali
r/R=2
interne allarea caricata (r < R)la
5
pressione di contatto pari alla
pressione q agente sullarea circolare (fondazione flessibile), in
corrispondenza delle verticali e- Figura 6.10 - Variazione della tensione verticale indotta
sterne (r > R) la pressione di con- da una pressione su area circolare per differenti verticali
tatto zero, e che in corrispondenza delle verticali sul bordo (r = R) la pressione di contatto pari alla met della pressione q.

6.2.7

Tensioni indotte da una pressione uniforme su una superficie rettangolare

La soluzione relativa al caso di unarea rettangolare uniformemente caricata molto importante, non solo perch molte fondazioni hanno forma rettangolare, ma anche perch,
sfruttando il principio di sovrapposizione degli effetti, permette di calcolare lo stato tensionale indotto da una pressione uniforme agente su unarea scomponibile in rettangoli.
Con riferimento allo schema di Figura 6.11, le tensioni indotte dal carico in un punto sulla
verticale per uno spigolo O dellarea caricata, posto:
88
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Capitolo 6

DIFFUSIONE DELLE TENSIONI

Tabella 6.1: Variazione della tensione


verticale indotta da una pressione su
area circolare per differenti verticali
(dati relativi alla Figura 6.10)
r/R

0,5

1,000
0,999
0,992
0,976
0,948
0,910
0,863
0,811
0,758
0,700
0,646
0,546
0,461
0,390
0,332
0,284
0,245
0,213
0,186
0,164
0,146
0,086
0,057

1,000
0,995
0,977
0,941
0,894
0,840
0,780
0,718
0,664
0,612
0,565
0,480
0,408
0,351
0,303
0,262
0,228
0,201
0,178
0,158
0,141
0,082
0,054

R3

0,500
0,481
0,464
0,447
0,430
0,412
0,395
0,378
0,362
0,346
0,329
0,298
0,268
0,241
0,217
0,195
0,176
0,158
0,142
0,131
0,119
0,077
0,052

0,000
0,000
0,001
0,003
0,006
0,010
0,016
0,022
0,028
0,035
0,041
0,052
0,061
0,067
0,071
0,073
0,073
0,073
0,071
0,069
0,067
0,052
0,041

z
x

B
L
R3

R2

R1

x
y
z

Figura 6.11- Pressione uniforme su unarea rettangolare

(
)
= (B + z )
= (L + B + z )

R 1 = L2 + z 2
R2

z / q

z/R
0
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
0,7
0,8
0,9
1
1,2
1,4
1,6
1,8
2
2,2
2,4
2,6
2,8
3
4
5

0,5

2 0,5

2 0,5

valgono:
LB LBz 1
q
1
+
2 + 2
arctan
2
R3
z R3
R 1 R 2
LB LBz
q
2
x =
arctan

z
R
R1 R 3
3

LB LBz
q
2
y =
arctan

2
z
R
R2 R3
3

q B
B z2
zx =

2 R 2 R1 R 3
z =

Eq. (6.18)

Eq. (6.19)
Eq. (6.20)
Eq. (6.21)

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Capitolo 6

DIFFUSIONE DELLE TENSIONI

Volendo conoscere lo stato tensionale in un punto del semispazio alla profondit z, sulla
verticale di un punto M non coincidente con lo spigolo O del rettangolo, si procede per
sovrapposizione di effetti di aree di carico rettangolari, nel modo seguente (Figura 6.12):
a) M interno ad ABCD; le tensioni risultano dalla somma delle tensioni indotte in M dalle
4 aree (1), (2), (3) e (4), ciascuna con vertice in M:
zM ( ABCD) = zM ( AA 'MC') + zM ( A 'BB'M ) + zM ( B'DD 'M ) + zM ( D 'CC 'M )
Eq. (6.22)
b) M esterno ad ABCD; le tensioni risultano dalla somma algebrica delle tensioni indotte
da rettangoli opportunamente scelti, sempre con vertice in M:
zM ( ABCD) = zM ( AB'MC') zM ( BB'MD '') zM ( CD 'MC') + zM ( DD 'MD '')
Eq. (6.23)
caso a)

caso b)

B'

D'

C'

D''

B
M
3

Figura 6.12 - Esempi di sovrapposizione di aree di carico rettangolari

Pu essere talvolta utile valutare anche i cedimenti elastici. Lequazione per il calcolo del
cedimento in corrispondenza dello spigolo O dellarea flessibile di carico uniforme q, di
forma rettangolare BxL su un semispazio continuo, elastico lineare, omogeneo e isotropo,
avente modulo di Young E, e coefficiente di Poisson , la seguente:
posto = L/B

1 + 1 + 2
q B 1 2
2

w=

ln + 1 + + ln

Eq. (6.24)

LEq. 6.24 permette di calcolare il cedimento elastico in qualunque punto della superficie,
per sovrapposizione degli effetti, con procedura analoga a quella sopra descritta per il calcolo delle tensioni verticali.

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Capitolo 7

COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA

CAPITOLO 7
COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA
La risultante delle deformazioni verticali che si manifestano in un terreno comunemente
indicata con il termine cedimento e di tale grandezza, nella pratica ingegneristica, interessa di solito conoscere sia lentit sia levoluzione nel tempo.
I principali meccanismi che contribuiscono allo sviluppo dei cedimenti sono:
compressione e inflessione delle particelle di terreno per incremento delle tensioni di
contatto (tale fenomeno produce deformazioni in gran parte reversibili, ovvero elastiche);
scorrimento relativo dei grani indotto dalle forze di taglio intergranulari (tale fenomeno produce deformazioni in gran parte irreversibili, ovvero plastiche);
frantumazione dei grani in presenza di elevati livelli tensionali (le conseguenti deformazioni sono irreversibili);
variazione della distanza tra le particelle dei minerali argillosi, dovuta a fenomeni di
interazione elettrochimica (le conseguenti deformazioni sono in parte reversibili e in
parte irreversibili in relazione alle caratteristiche del legame di interazione);
compressione e deformazione dello strato di acqua adsorbita (le conseguenti deformazioni sono in gran parte reversibili, ovvero elastiche);
In definitiva, le deformazioni (e quindi i cedimenti) conseguono direttamente alla:
1. compressione delle particelle solide (incluso lo strato di acqua adsorbita);
2. compressione dellaria e/o dellacqua allinterno dei vuoti;
3. espulsione dellaria e/o dellacqua dai vuoti.
Per i valori di pressione che interessano nella maggior parte dei casi pratici, la deformabilit delle particelle solide trascurabile. Inoltre, se il terreno saturo, come spesso accade
per i terreni a grana fine, anche la compressibilit del fluido interstiziale (acqua e/o miscela aria-acqua) pu essere trascurata, essendo trascurabile la quantit di aria presente e
lacqua praticamente incompressibile. Pertanto, il cedimento nei terreni dovuto prevalentemente al terzo termine ed in particolare allespulsione dellacqua dai vuoti1.
Via via che lacqua viene espulsa dai pori, le particelle di terreno si assestano in una configurazione pi stabile e con meno vuoti, con conseguente diminuzione di volume.
Il processo di espulsione dellacqua dai vuoti un fenomeno dipendente dal tempo (ovvero dal coefficiente di permeabilit del terreno), lentit della variazione di volume legata
alla rigidezza dello scheletro solido.
Si distinguono quindi i due concetti di compressibilit e consolidazione.
Compressibilit la risposta in termini di variazione di volume di un terreno sottoposto
ad un incremento dello stato tensionale (efficace, in base al principio delle pressioni efficaci). necessario studiare la compressibilit di un terreno per stimare le deformazioni
volumetriche ed i conseguenti cedimenti.

I cedimenti possono essere anche dovuti a costipamento, ovvero allespulsione di aria da un terreno non
saturo come conseguenza dellapplicazione di energia di costipamento (vedi capitolo 2), a deformazioni di
taglio a volume costante, che si verificano nei terreni saturi e poco permeabili in condizioni non drenate
allatto stesso di applicazione dellincremento delle tensioni, o a deformazioni volumetriche a pressione efficace costante, ovvero a creep (viscosit).

91
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Capitolo 7

COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA

Consolidazione la legge di variazione di volume del terreno nel tempo. necessario


studiare la consolidazione per stimare il decorso delle deformazioni volumetriche e dei
conseguenti cedimenti, nel tempo.
Sebbene in linea di principio si possano applicare i concetti di compressibilit e di consolidazione sia a terreni granulari che a terreni a grana fine, in pratica interessano soprattutto
questi ultimi, e particolarmente le argille, perch di norma responsabili di cedimenti maggiori e di tempi di consolidazione molto pi lunghi.

7.1 Compressibilit edometrica


La compressibilit di un terreno viene spesso valutata in condizioni di carico assiale uniformemente distribuito e di assenza di deformazioni laterali; tali condizioni sono dette edometriche (dal nome della prova utilizzata per riprodurle, che verr descritta nel seguito).
Le condizioni edometriche si realizzano ad esempio nel caso della formazione di un deposito di terreno per sedimentazione lacustre (v. anche Capitolo 3 Tensioni geostatiche), il
cui schema riportato nella Figura 7.1a. Il terreno immerso e quindi saturo (tutti i
vuoti sono pieni dacqua); inoltre, essendo il deposito infinitamente esteso in direzione
orizzontale, per simmetria non sono possibili deformazioni orizzontali.
In corrispondenza di un generico punto P (Figura 7.1a), la pressione efficace verticale (ed
anche quella orizzontale) cresce gradualmente via via che avviene la sedimentazione e
che il punto considerato, viene a trovarsi a profondit maggiori.
Per effetto dellincremento di tensioni efficaci, il terreno subisce deformazioni volumetriche, V, le quali, non essendo possibili deformazioni orizzontali, sono eguali alle deformazioni verticali (assiali), a, ovvero:

v =

V
V0

H
H0

= a

(Eq. 7.1)

essendo V0 e H0 il volume e laltezza iniziale di un elemento di volume nellintorno del


punto P considerato, V e H le relative variazioni di volume e di altezza.
In Ingegneria Geotecnica, per tradizione, si fa pi spesso riferimento alle variazioni di indice dei vuoti piuttosto che alle variazioni di volume.
Dalla definizione di deformazione volumetrica e ricordando la definizione di indice dei
V
vuoti ( e = v ), si desume comunque la relazione:
Vs

V
V0

1 + e0

(Eq. 7.2)

H0

avendo indicato con e0 lindice dei vuoti iniziale dellelemento di terreno considerato.
Rappresentando in un diagramma lindice dei vuoti del terreno in funzione della pressione
verticale efficace, riportata in scala logaritmica, nel caso in cui il deposito sia soggetto a
pi cicli di carico e scarico, ad esempio sedimentazione (A-B), seguita da erosione (B-C),
di nuovo sedimentazione (C-D), fino a superare lo strato eroso, poi di nuovo erosione (DE), si ottiene landamento qualitativo rappresentato nel grafico di Figura 7.1b.
In particolare, trascurando il piccolo ciclo di isteresi formato dai tratti BC (scarico) e CB
(ricarico), si pu osservare che:

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Capitolo 7

COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA

a)

b)

e
A
C

(D)
(E)
(B)
(C)
(A)

B
E
D

v (log)

Figura 7.1 - Sedimentazione in ambiente lacustre con pi cicli di carico e scarico (a) e variazione
dellindice dei vuoti con la pressione verticale efficace (b): AB: compressione vergine, BC:
decompressione, CB: ricompressione, BD: compressione vergine, DE: decompressione.

- nelle fasi di primo carico (compressione vergine, tratti AB e BD) il comportamento deformativo del terreno elasto-plastico, poich nella successiva fase di scarico una sola
parte delle variazioni di indice dei vuoti (e quindi delle deformazioni) viene recuperata;
- i tratti di primo carico appartengono alla stessa retta;
- nelle fasi di scarico e ricarico (tratti BC, CB e DE) il comportamento deformativo elastico ma non elastico-lineare (il grafico di Figura 7.1b in scala semilogaritmica);
- sia in fase di carico vergine che in fase di scarico e ricarico, essendo la relazione e-v
rappresentata da una retta in scala semilogaritmica, per ottenere un assegnato decremento dellindice dei vuoti, e, occorre applicare un incremento di tensione verticale
efficace v tanto maggiore quanto pi alto il valore di tensione iniziale, ovvero la
rigidezza del terreno cresce progressivamente con la tensione applicata.
La massima pressione verticale efficace sopportata dallelemento di terreno considerato
detta pressione di consolidazione (o di preconsolidazione), c (ad esempio, nel caso di
Figura 7.1 la pressione di consolidazione rappresentata dallascissa del punto D del grafico. Quando lelemento di terreno si trovava in un punto appartenente alla retta ABD, era
soggetto ad una pressione verticale efficace che non aveva mai subito nel corso della sua
storia precedente, ovvero era soggetto alla pressione di consolidazione; nei tratti BC e DE
invece era soggetto ad una pressione verticale efficace minore di quella di consolidazione.
Un terreno il cui punto rappresentativo si trova sulla curva edometrica di carico vergine
(ABD) si dice normalmente consolidato (o normalconsolidato) (NC), mentre un terreno
il cui punto rappresentativo si trova su una delle curve edometriche di scarico-ricarico
(BC, CB, DE) si dice sovraconsolidato (OC).
Il rapporto tra la pressione di consolidazione, c, e la pressione verticale efficace agente,
vo, detto, come gi anticipato nel Capitolo 3, grado di sovraconsolidazione:
'c
OCR = ' .
vo
In conclusione, si pu affermare che in condizioni edometriche (e non solo, come vedremo pi avanti) il comportamento del terreno segue, con buona approssimazione, un modello elastico non lineare plastico ad incrudimento positivo (vedi Capitolo 5).
93
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Capitolo 7

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La pressione di consolidazione rappresenta la soglia elastica (o di snervamento) del materiale. Per valori di tensione inferiori alla pressione di consolidazione (terreno OC) il comportamento elastico non lineare. Se un terreno NC viene compresso la pressione di
consolidazione, ovvero la soglia elastica aumenta di valore (incrudimento positivo).
La compressibilit dei terreni viene studiata in laboratorio mediante la prova edometrica, i cui risultati sono comunemente utilizzati per calcolare le deformazioni (e i cedimenti) conseguenti allapplicazione di carichi verticali in terreni a grana fine, come verr illustrato pi in dettaglio nei paragrafi seguenti e nel Capitolo 16 (cedimenti di fondazioni
superficiali).

7.2 Determinazione sperimentale della compressibilit edometrica


Per studiare in laboratorio la compressibilit (e, come vedremo in seguito anche la consolidazione) nelle condizioni di carico verticale infinitamente esteso, strati orizzontali, filtrazione e deformazioni solo verticali (quali quelle presenti ad esempio durante il processo di formazione di un deposito per sedimentazione), viene impiegata una prova di compressione a espansione laterale impedita, detta prova edometrica.
La prova viene di norma eseguita su provini di terreno a grana fine (argille e limi) indisturbati (ovvero ricavati in modo da alterare il meno possibile la struttura naturale del terreno in sito. Vedi anche Capitolo 12).
I provini, di forma cilindrica e rapporto diametro/altezza (D/H0) compreso tra 2,5 e 4
(molto spesso D=6cm, H0=2cm), durante la prova sono lateralmente confinati da un anello metallico, di rigidezza tale da potersi considerare indeformabile. Lassenza di deformazioni radiali (che nello schema di formazione di un deposito descritto precedentemente
consegue alle condizioni di estensione infinita e stratificazione orizzontale) garantita dal
vincolo meccanico costituito dallanello. La forma schiacciata del provino motivata dalle necessit di ridurre al minimo le tensioni tangenziali indesiderate di attrito e di aderenza con la parete dellanello (che a tal fine viene lubrificata), e di contenere i tempi di consolidazione. Sulle basi inferiore e superiore del provino vengono disposti un disco di carta
da filtro e uno di pietra porosa, per favorire il drenaggio. L'insieme provino-anello rigidopietre porose posto in un contenitore (cella edometrica) pieno d'acqua, in modo da garantire la totale saturazione del provino durante la prova (Figura 7.2).
Le modalit standard di esecuzione della prova prevedono lapplicazione del carico verticale N per successivi incrementi, ciascuno dei quali mantenuto il tempo necessario per
consentire lesaurirsi del cedimento di consolidazione primaria2 (in genere 24h).
Quindi, diversamente dallo schema di formazione del deposito per sedimentazione, caratterizzato da un incremento graduale e continuo della pressione verticale (totale ed efficace), nella prova edometrica standard la tensione verticale totale applicata per gradini,
con discontinuit. Durante la permanenza di ciascun gradino di carico, viene misurata la
variazione di altezza del provino, H, nel tempo (tale informazione consente di studiare
levoluzione nel tempo dei cedimenti, ovvero il processo di consolidazione, come verr
illustrato nel Paragrafo 7.7). Noto il valore di H possibile calcolare le deformazioni as-

La consolidazione primaria distinta dalla consolidazione secondaria dovuta a fenomeni viscosi (Par. 7.9).

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siali (e volumetriche), a =

e =

H
H0

H
H0

, e le variazioni di indice dei vuoti (Eq. 7.2),

(1 + e0 ) .
N
Capitello

Anello edometrico

Cella edometrica

Pietre porose

H0
D

Figura 7.2 Cella edometrica

indice dei vuoti, e

I valori della deformazione assiale e/o dellindice dei vuoti corrispondenti al termine del
processo di consolidazione primaria per ciascun gradino di carico3 (o pi spesso, per
comodit ma commettendo un errore, corrispondenti al termine delle 24h di permanenza
del carico di ogni gradino), vengono diagrammati in funzione della corrispondente
N
4N
. Collegando fra loro i punti
pressione verticale media efficace, 'v = =
A D2
sperimentali si disegnano le curve di compressibilit edometrica.
Nel grafico in scala
semilogaritmica della
0.7
0
Figura 7.3, rappresen1
2
tato landamento del3
4
lindice dei vuoti (asse
0.6
5
delle ordinate a sini5
stra) e della deformazione assiale (asse delle
0.5
10
6
ordinate a destra) in
11
funzione della pressio7
0.4
15
ne verticale media effi10
cace, ottenuto speri9
mentalmente da una
8
20
0.3
prova edometrica stan0.01
0.1
1
10
dard condotta su un
Tensione efficace verticale, 'v (Mpa)
(log) [MPa]
provino indisturbato
di argilla4 (le due curve
Figura 7.3 Esempio di risultati di prova edometrica
3

Le altezze del provino corrispondenti allinizio e alla fine del processo di consolidazione primaria, per ciascun gradino di carico, si determinano mediante opportune procedure descritte nei Paragrafi 7.7.1 e 7.7.2.
4
Si osservi che i punti sperimentali hanno passo costante in ascissa. Essendo la scala delle ascisse logaritmica, ci significa che gli incrementi di carico sono applicati con progressione geometrica. Nella fase di

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COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA

sono omologhe, in quanto le variabili a e e sono proporzionali).


Nel grafico si individuano tre tratti per la fase di carico:
un tratto iniziale a debole pendenza (punti 1-2)
un tratto intermedio a pendenza crescente (punti 2-5)
un tratto finale a pendenza maggiore e quasi costante (punti 5-8).
La curva di scarico (punti 9-11) ha pendenza minore e quasi costante.
Il grafico pu essere interpretato, alla luce di quanto detto al paragrafo precedente, tenendo conto della storia tensionale e deformativa subita dal provino di terreno. Il provino,
quando si trovava in sito, era soggetto alla pressione litostatica. Durante il campionamento, lestrazione, il trasporto, lestrusione dal campionatore, ha subito una serie di disturbi
(inevitabili) ed una decompressione fino a pressione atmosferica in condizioni di espansione libera5. A causa della decompressione il provino si espanso e, a parit di contenuto
in acqua, diminuito il grado di saturazione e si sono generate pressioni neutre negative
(vedi Capitolo 9). Poi stato fustellato con lanello metallico della prova edometrica6 e
inserito nella cella riempita dacqua, dove assorbendo acqua in condizioni di espansione
laterale impedita ha in parte rigonfiato. Infine iniziata la fase di carico. Il tratto iniziale
della curva di Figura 7.3 (punti 1-2) corrisponde perci ad un ricompressione in condizioni edometriche che tuttavia segue ad uno scarico (non rappresentato nel grafico) non edometrico. Perci il primo tratto non rettilineo, e comunque non ha pendenza eguale a
quella del ramo di scarico.
Il secondo tratto della curva (punti 2-5) marcatamente curvilineo e comprende il valore
della pressione di consolidazione in
e
sito, la cui determinazione sperimentale viene di norma eseguita con la
Cr
costruzione grafica di Casagrande,
A
descritta nel seguito.
1
Il terzo tratto della curva di carico
(punti 5-8) corrisponde ad una compressione edometrica vergine o di
Cc
primo carico.
Il grafico di Figura 7.3 viene utilizza1
to per stimare i parametri di compressibilit.
Cs
A tal fine, la curva sperimentale di
1
compressione edometrica e-v, in
scala semilogaritmica (Figura 7.3),
'c
'v (log)
viene approssimata, per le applicaFigura 7.4 - Schematizzazione della curva di com- zioni pratiche, con tratti rettilinei a
pressione edometrica
scarico il numero di punti sperimentali minore (in genere la met). Il primo gradino di carico generalmente pari a 25 kPa, lultimo gradino deve essere tale da superare abbondantemente la pressione di preconsolidazione (68 c)
5
Poich il disturbo da campionamento inevitabile, specie per i terreni normalmente consolidati, nessuna
prova di laboratorio pu riprodurre esattamente le condizioni in sito.
6
Per ridurre il disturbo prodotto dal fustellamento lanello ha un bordo tagliente con parete interna verticale
(vedi Figura 7.4).

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Capitolo 7

COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA

differente pendenza7 (Figura 7.4); il tratto di ginocchio a pendenza crescente sostituito


con un punto angolare (punto A), corrispondente alla pressione di consolidazione, c. La
pendenza del tratto iniziale detta indice di ricompressione, Cr, e non molto significativo per i motivi sopradetti. La pendenza del tratto successivo al ginocchio, ovvero alla
pressione di consolidazione, detta indice di compressione, Cc. La pendenza nel tratto di
scarico tensionale detta indice di rigonfiamento, Cs8.
Valori tipici di Cc sono compresi tra 0.1 e 0.8; Cs dellordine di 1/51/10 del valore di
Cc. Per una stima approssimata dellindice di compressione per argille N.C. si pu ricorrere alla seguente relazione:
Cc = 0,009 (wL 10) (Eq. 7.3)
Per determinare la pressione di preconsolidazione sono state proposte
varie procedure, tra cui la pi comunemente utilizzata quella di
Casagrande, che prevede i seguenti
passi (Figura 7.5):
1. si determina il punto di massima curvatura (M) del grafico
semilogaritmico e- 'v
2. si tracciano per M la retta tangente alla curva (t), la retta orizzontale (o), e la retta bisettrice (b) dell'angolo formato da t
ed o
3. l'intersezione di b con la retta
corrispondente al tratto terminale della curva di primo carico
individua la pressione di preconsolidazione.

e
p,min

p,max
S
o

M
R

b
t

v (log)

Figura 7.5 Determinazione della pressione di preconsolidazione c con il metodo di Casagrande

Considerate le difficolt spesso esistenti nell'individuare il punto di massima curvatura, utile confrontare sempre il valore
di 'c ottenuto, con i suoi possibili limiti inferiore e superiore:
il primo rappresentato dallascissa del punto di intersezione tra la retta di ricompressione e quella di compressione vergine (punto S);
il secondo dallascissa del punto R a partire dal quale la relazione e-log' diventa una
retta.
Confrontando il valore della c, determinato sperimentalmente, con la tensione verticale
efficace v0 (calcolata) esistente in sito alla quota di prelievo del campione, si determina
il grado di sovraconsolidazione OCR del deposito in esame (nel punto di prelievo del
campione).

e
.
log10 'v

Le pendenze nei diversi tratti sono date dal rapporto adimensionale

Sarebbe buona norma fare eseguire in laboratorio un intero ciclo di scarico-ricarico e determinare lindice
di rigonfiamento come pendenza dellasse del ciclo di isteresi.

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Capitolo 7

COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA

Indice dei vuoti, e

La qualit del campione costituisce il requisito pi imv0 (= c )


portante per una affidabile
e0
determinazione delle pendenze e della c. Il disturbo
Curva di compressione
tende infatti a distruggere in
in sito
parte o in tutto la struttura
del terreno e le informazioni
in essa contenute (in partiProvino ricostituito
colare la memoria dello staProvino disturbato
to tensionale), rendendo
Provino indisturbato
meno pronunciato il pas0.4 e 0
saggio dal tratto di ricompressione a quello di compressione, e alterando le
log
pendenze rispetto alla curva
Figura 7.6 Effetto del disturbo sulla curva di compressibilit
in sito.
edometrica
Per migliorare linterpretazione della prova si pu ricorrere alle costruzioni di Schmertmann (1955).
In Figura 7.6 sono mostrate le curve di compressione edometrica di tre provini della stessa argilla con differente grado di disturbo e la curva di compressione in sito.
stato osservato che, indipendentemente dal grado di disturbo le tre curve convergono in
un punto che corrisponde ad un indice dei vuoti pari al 40% del valore iniziale. pertanto
ragionevole assumere che anche la curva che si riferisce alle condizioni in sito passi da
quel punto. Schmertmann (1955) ha proposto di definire la curva di compressione in sito
nel modo seguente:
per terreno NC (Figura 7.7):
1. si determina lindice dei vuoti naturale del provino in sito, e0, (in base al contenuto
naturale in acqua, wn, ed al peso specifico dei costituenti solidi, s,) e si prolunga la
curva sperimentale di compressione fino ad un valore dellindice dei vuoti pari al
40% del valore naturale (punto B);
2. si stima la pressione verticale efficace geostatica alla profondit di estrazione del
campione, v0, che per terreno NC coincide con la pressione di consolidazione, c;
3. si disegna il punto A di coordinate (v0, e0);
4. si traccia la retta AB che corrisponde alla migliore stima della curva di compressibilit in sito.
per terreno OC (Figura 7.8):
1. si esegue un programma di carico della prova edometrica comprendente un ciclo
completo di scarico-ricarico a partire da una pressione superiore alla pressione di
consolidazione (presunta)9, e si determina lindice di rigonfiamento Cs come pendenza dellasse del ciclo di isteresi, CD;
2. si determina lindice dei vuoti naturale del provino in sito, e0, e si prolunga la curva
sperimentale di compressione fino ad un valore dellindice dei vuoti pari al 40% del
valore naturale (punto B);
9

Se il terreno fortemente sovraconsolidato e durante la prova edometrica non superata la pressione di


consolidazione, si ottiene una curva priva di tratti rettilinei che spesso viene male interpretata ed attribuita a
disturbo o a errore di sperimentazione.

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Capitolo 7

COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA

si stima la pressione verticale efficace geostatica alla profondit di estrazione del


campione, v0;
si disegna il punto A di coordinate (v0, e0);
si stima la pressione di consolidazione, c, con il metodo di Casagrande;
si traccia dal punto A una retta di pendenza Cs fino al punto E avente ascissa c (AE);
si traccia la retta EB;
la spezzata AEB corrisponde alla migliore stima della curva di compressibilit in sito.

4.
5.
6.
7.
8.

e0

Indice dei vuoti, e

e0

A
Curva in sito
corretta

Curva
sperimentale

0.4 e 0

Indice dei vuoti, e

3.

Curva in sito
corretta

A
E

D
C
Curva
sperimentale
(fase di ricarico)

log 0.4 e
0

v0 (= c )

B
v0

log

Figura 7.7: Costruzione di Schmertmann per Figura 7.8: Costruzione di Schmertmann


terreno NC
per terreno OC

Indice dei vuoti, e [-]

I valori sperimentali della


0
0.7
deformazione assiale, a,
1
e dellindice dei vuoti, e,
2
3
5
ottenuti al termine del
0.6
4
processo di consolidazione primaria per ciascun
5
10
gradino di carico, possono
0.5
6
essere rappresentati anche
11
in grafici in scala naturale
15
7
0.4
(e non semilogaritmica).
10
Nella Figura 7.9 sono rap9
8
presentati i punti e le cur20
0.3
ve corrispondenti alla
0.00
0.50
1.00
1.50
2.00
2.50
3.00
3.50
prova di Figura 7.3 (ovTensione efficace verticale, 'v (MPa)
viamente anche in questo
caso le due curve sono
Figura 7.9: Risultati della prova di Figura 7.5 rappresentati in
omologhe). La rappresenscala naturale
tazione in scala naturale
rende ancor pi evidente la non linearit e laumento di rigidezza al crescere della tensione applicata.
99
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Capitolo 7

COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA

Dalla curva (v a) di Figura 7.9 si definiscono i seguenti parametri di compressibilit


che, a differenza di Cc e di Cs, sono dipendenti dal campo di tensione cui si riferiscono:
il coefficiente di compressibilit di volume:
a
mv =
[F-1 L2]
(Eq. 7.4)
'
v
e, il suo reciproco, il modulo edometrico:
'v
1
M=
=
[F L-2]
(Eq. 7.5)
m v a
Dalla curva (v e) di Figura 7.9 si definisce:

il coefficiente di compressibilit:
e
[F-1 L2]
av =
'v

(Eq. 7.6)

e valgono le relazioni:
av
1
mv =
=
1 + eo M
(1 + e 0 ) '
M = 2,3
v
Cc

(Eq. 7.7)
(Eq. 7.8)

Valori orientativi di M, in funzione di IC, per terreni coesivi sono riportati in Tabella 7.1.
Tabella 7.1 - Valori orientativi di M per terreni coesivi (nel campo dei valori di v pi frequenti
per i problemi di ingegneria geotecnica)

Ic
M (MPa)

0-0,5
0,2-4

0,5-0,75
4-12

0,75-1
12-30

>1
30-60

7.3 Calcolo del cedimento totale di consolidazione primaria


Utilizzando i parametri appena definiti e determinabili mediante la prova edometrica
possibile calcolare il cedimento di uno strato di terreno al quale applicato un carico uniformemente distribuito v, nel caso in cui possa ritenersi soddisfatta lipotesi di deformazione monodimensionale.
In pratica il comportamento dello strato viene assimilato a quello di un provino sottoposto
ad una prova edometrica (Figura 7.10), assumendo che i parametri di compressibilit dello strato siano uguali a quelli determinati per il provino.
Ricordando che in condizioni edometriche:
H
e
=
(Eq. 7.9)
H o 1 + eo
Il cedimento H sar dato da :
Ho
H =
e
(Eq. 7.10)
1 + eo
dove Ho laltezza iniziale dello strato, eo lindice dei vuoti iniziale e e la variazione
dellindice dei vuoti, conseguente allapplicazione del carico, che pu essere ricavata dai
risultati della prova edometrica.

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Capitolo 7

COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA

v0

+
v
v0

( , e )
v0 0

C
c
1

(log)
v

Figura 7.10 Schema per il calcolo del cedimento di consolidazione primaria di uno strato di
terreno coesivo

Facendo riferimento al grafico e-logv si pu infatti osservare che nel caso pi generale
di terreno sovraconsolidato (assumendo Cr = Cs):
'
' +
e = C s log ' c + C c log vo ' v
(Eq. 7.11)
vo
c
da cui consegue:
Ho
'
' +
H =
[C s log ' c + C c log vo ' v ]
(Eq. 7.12)
1 + eo
vo
c
Se il carico applicato tale da non far superare la c, si ha invece:
' + v
e = C s log vo '
(Eq. 7.13)
vo
e quindi:
Ho
' + v
]
H =
[C s log vo '
(Eq. 7.14)
1 + eo
vo
Se il terreno invece normalconsolidato:
' + v
e = C c log vo '
(Eq. 7.15)
vo
e quindi
Ho
' + v
]
H =
[C c log vo '
(Eq. 7.16)
1 + eo
vo
In alternativa ai parametri Cc e Cs, si pu fare riferimento al coefficiente di compressibilit di volume mv, o al modulo edometrico M, o al coefficiente di compressibilit av:
v
Ho
H = H o v m v = H o
=
v a v
(Eq. 7.17)
M
1 + e0
tenendo conto del fatto che tali parametri dipendono dal livello di tensione e quindi vanno
scelti opportunamente in funzione dell'intervallo tensionale significativo per il problema
in esame.
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Capitolo 7

COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA

Nella pratica, soprattutto in presenza di strati di elevato spessore e non omogenei, opportuno per una stima migliore del cedimento, suddividere lo strato in pi sottostrati, eventualmente differenziando i parametri di compressibilit del terreno (laddove siano disponibili un certo numero di prove edometriche eseguite su provini estratti a differenti
profondit). Il cedimento complessivo dello strato risulta essere cos espresso:
n
H oi
'
' +
H =
[C si log ' ci + C ci log voi ' vi ]
(Eq. 7.18)
voi
ci
i =1 1 + e oi
oppure:
n
n
H
H = (H oi vi m vi ) = ( oi vi a vi )
(Eq. 7.19)
i =1
i =1 1 + e oi
dove le pressioni ed i parametri di compressibilit sono riferiti alla mezzeria di ciascuno
degli n sottotrati, di spessore H0i.
Nellipotesi di carico, q, applicato in superficie, uniformemente distribuito ed infinitamente esteso, il conseguente incremento della tensione verticale totale, v, che compare
nelle Eq. 7.10 7.18, costante sia in direzione orizzontale che al variare della profondit
ed pari al carico applicato (v = q). Nel caso in cui il carico sia distribuito su una superficie di dimensioni limitate (rispetto allo spessore dello strato) il valore di v si riduce al crescere della profondit e varia in direzione orizzontale; tale incremento pu essere
determinato con riferimento alla teoria dellelasticit (vedi Capitolo 6) in funzione della
geometria della superficie di carico. In prima approssimazione, nel caso di carico q uniformemente distribuito su unarea rettangolare, il valore di v pu essere stimato al variare della profondit z, ipotizzando che il carico si diffonda con un rapporto 2:1 (Figura
7.11). Alla profondit z risulta, quindi:
v (z) =

qLB
(L + z ) (B + z )

(Eq. 7.20)

Nelle Eq. 7.17 e 7.18 il valore dellincremento di pressione verticale, vi, riferito alla
mezzeria di ciascun sottostrato.

Impronta di carico

z
1

vi
z/2

z/2
L+z

Figura 7.11 Schema semplificato per il calcolo della diffusione delle tensioni

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Capitolo 7

COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA

7.4 Consolidazione
Come gi evidenziato nei paragrafi precedenti, lapplicazione di un sistema di sollecitazioni induce nel terreno un sistema di distorsioni (cambiamenti di forma) e/o di deformazioni (variazioni di volume).
Essendo i terreni mezzi particellari costituiti da grani solidi e vuoti, con i grani solidi praticamente incompressibili, ogni variazione di volume di un elemento di terreno corrisponde ad una variazione del volume dei vuoti. Inoltre, se il terreno saturo, ovvero se tutti i
vuoti sono riempiti dacqua, essendo lacqua praticamente incompressibile, una variazione di volume comporta un moto di filtrazione dellacqua interstiziale: in allontanamento
dallelemento di terreno se il volume si riduce, in entrata nellelemento se il volume
aumenta.
Il processo di espulsione
dellacqua dai pori avviene
quando, per effetto del carico
applicato, si genera, allinterno
di un certo volume di terreno,
u + u
un campo di sovrapressioni neuu
tre, u, variabile da punto a
punto. La conseguente differenza di carico idraulico, rispetto
alle condizioni di equilibrio,
Figura 7.12 Campo di sovrappressioni generato in un provoca linstaurarsi di un flusterreno a grana fine in seguito all applicazione di un cari- so dellacqua in regime transitorio dai punti a energia maggiore
co
verso i punti a energia minore, e
in particolare verso lesterno della zona interessata dallincremento delle pressioni interstiziali (Figura 7.12).
Come gi osservato nellintroduzione di questo Capitolo, via via che lacqua viene espulsa dai pori, le particelle di terreno si deformano e si assestano in una configurazione pi
stabile e con meno vuoti, con conseguente diminuzione di volume.
La velocit di questo processo dipende dalla permeabilit del terreno. Lentit della variazione di volume, dipende dalla rigidezza dello scheletro solido, cio dalla struttura del terreno.
Escludendo le sollecitazioni di natura dinamica e riferendosi quindi solo al caso di carichi
statici o quasi statici, nei terreni a grana grossa (ghiaie e sabbie), a causa della loro elevata
permeabilit (k > 10-6 m/s), lespulsione dellacqua praticamente istantanea e quindi anche la deformazione volumetrica. Nel caso dei terreni a grana fine (limi e argille), invece,
a causa della loro scarsa permeabilit (k <10-6 m/s) lespulsione dellacqua dai pori con
dissipazione delle sovrapressioni neutre, e quindi la deformazione volumetrica, risulta differita nel tempo. Questo fenomeno, caratterizzato da un legame tensioni-deformazionitempo, viene indicato con il termine consolidazione.
0

7.5 Consolidazione edometrica


Si consideri un deposito di terreno sabbioso, saturo e sotto falda, infinitamente esteso e
delimitato superiormente da una superficie piana. Ad una certa profondit sia presente
uno strato orizzontale di argilla di spessore costante H e infinitamente esteso.
103
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COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA

Supponiamo che su tutta la superficie del


deposito venga istantaneamente applicata
una pressione verticale uniforme p (Figura 7.13). In ogni punto del semispazio si
produce istantaneamente un incremento
H
di tensione verticale totale v= p. Per
ragioni di simmetria non possono esservi
deformazioni orizzontali.
Nella sabbia, molto permeabile, si manifestano (quasi) immediatamente deforFigura 7.13 - Schema di carico edometrico
mazioni verticali (e volumetriche), con il
relativo cedimento del piano campagna:
lincremento di tensione totale determina (quasi immediatamente) un eguale incremento
della tensione efficace (sopportata dallo scheletro solido), mentre lacqua in eccesso filtra
rapidamente in direzione verticale e la pressione interstiziale (praticamente) non varia. I
grani si deformano e si addensano con riduzione dei vuoti, e quindi di volume. Si dice che
la sabbia costituisce un sistema aperto.
Nellargilla, poco permeabile, la filtrazione avviene molto pi lentamente e tutto il fenomeno, sopra descritto per la sabbia, molto rallentato.
La teoria della consolidazione edometrica10 (ovvero monodimensionale) di Terzaghi affronta il problema della determinazione dei modi e dei tempi in cui si svolge tale fenomeno.
Per introdurre la teoria della consolidazione monodimensionale utile riferirsi allo schema meccanico rappresentato in Figura 7.14: un cilindro indeformabile pieno di acqua contenente un pistone a tenuta idraulica collegato ad una molla a comportamento elastico lineare. Si assume che lacqua sia incomprimibile. Il pistone attraversato da un condotto
che termina in una valvola che, se aperta, lascia filtrare una portata dacqua limitata. Un
manometro misura la pressione dellacqua allinterno del cilindro. La valvola inizialmente aperta e la pressione idrostatica dellacqua assunta come zero di riferimento. Al
tempo t=t1 la valvola viene chiusa e contemporaneamente applicata una forza verticale
Q sul pistone. Poich lacqua non pu filtrare, il pistone non ha cedimenti, la molla non si
comprime e quindi non sostiene alcun carico. Il carico applicato Q equilibrato da un incremento della pressione dellacqua, che viene registrata dal manometro, pari a uw(t1) =
Q/A, essendo A la sezione retta del cilindro. Al tempo t=t2 la valvola viene aperta e
lacqua, per effetto della pressione, inizia a filtrare verso lesterno nei limiti consentiti
dalle caratteristiche della valvola. Alla progressiva diminuzione di volume occupato
dallacqua corrisponde un progressivo cedimento del pistone e quindi un progressivo accorciamento della molla l(t). Tale accorciamento proporzionale alla forza sostenuta
dalla molla. Al generico istante ti>t2 la forza Q equilibrata in parte dalla reazione della
molla, QM, e in parte dalla sovrapressioni residua dellacqua, QW:
v v= =
pp

pp

Q = Q M ( t ) + Q W ( t ) = K l( t ) + u w ( t ) A

(Eq. 7.21)
in cui si indicato con K la costante elastica della molla. Il manometro registra una progressiva diminuzione della pressione dellacqua nel tempo.
10

Si osservi che la prova edometrica riproduce quasi esattamente le condizioni di carico e di vincolo descritte e rappresentate in Figura 7.13.

104
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Chiuso

Valvola

Aperto

Pressione
0

W i

Q (t )

Sovraccarico

M i

Q (t )

Tempo
7

Figura 7.14 Modello meccanico di elasticit ritardata

Al tempo t=t7 il processo si esaurisce. La molla sostiene per intero il carico Q, la sovrapressione dellacqua si interamente dissipata.
Quanto appena descritto rappresenta in maniera semplificata ci che accade in un terreno
coesivo durante il processo di consolidazione edometrica: inizialmente il sovraccarico applicato sopportato quasi esclusivamente dallacqua interstiziale. Gradualmente lacqua
viene espulsa dai pori, con filtrazione verticale, e il carico viene trasferito allo scheletro
solido che si comprime, con conseguente aumento delle pressioni effettive. Alla fine del
processo di consolidazione tutte le sovrapressioni neutre si sono dissipate e il sovraccarico totale applicato interamente sopportato dallo scheletro solido (cio interamente equilibrato da un incremento delle pressioni verticali efficaci).
Un altro, pi completo modello meccanico, utile a introdurre la teoria della consolidazione edometrica quello proposto da Terzaghi e rappresentato in Figura 7.15. Esso consiste
in un recipiente cilindrico contenente una serie di pistoni forati, eguali fra loro, separati da
molle di eguale rigidezza, e riempito dacqua. Ciascuna zona di interpiano in cui risulta
suddiviso il recipiente tramite i pistoni collegata ad un tubo aperto per la misura del carico piezometrico. Applicando un incremento di pressione (rispetto alla pressione esistente in condizioni di equilibrio) si osserva che questo istantaneamente sopportato
dallacqua. Laltezza di risalita dellacqua in tutti i piezometri nellistante di applicazione
del carico (t=0) data da /w. La differenza di carico idraulico innesca una filtrazione
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COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA

verticale ascendente verso la


superficie a pressione atmosfeB

w
rica. Col passare del tempo la
pressione dellacqua nelle varie
/w
E
zone si riduce gradualmente, ed
u
entrano in compressione le molw
A
le, a partire dalla parte pi alta
D
del recipiente. Al generico istante di tempo t in un dato interpiano, la pressione dellacqua e
laltezza dinterpiano saranno
inferiori rispetto a quelle
dellinterpiano sottostante. Il
Figura 7.15 - Modello meccanico di Terzaghi
processo continua finch, dopo
un tempo relativamente lungo,
la sovrapressione dellacqua in tutte le zone si sar interamente dissipata e la distanza di
interpiano sar eguale (la pressione neutra assume il valore esistente prima
dellapplicazione del sovraccarico in condizioni di equilibrio, i dischi si saranno avvicinati della quantit corrispondente alla pressione sopportata dalle molle).
Con riferimento allo schema di Figura 7.15 si osservi che larea del rettangolo ABCD
proporzionale al carico totale applicato Q= Ar (essendo Ar larea della sezione retta del
recipiente) e che ad un generico istante di tempo (ad esempio t=t2) larea ABCE proporzionale alla quota parte di Q sostenuta dalle molle, mentre larea AED proporzionale
alla quota parte di Q sostenuta dallacqua.
Lisocrona AE riferita allasse AD rappresenta la distribuzione delle sovrapressioni neutre
con la profondit, e riferita allasse BC la distribuzione delle tensioni verticali sulle molle.
Se le molle sono ad elasticit lineare, e quindi vi proporzionalit tra tensioni e deformazioni, larea ABCD proporzionale al cedimento finale, larea ABCE proporzionale al
cedimento avvenuto al tempo t=t2, lisocrona AE riferita allasse BC rappresenta la distribuzione delle deformazioni verticali al tempo t=t2.
Negli schemi sopra descritti, le molle rappresentano lo scheletro solido, lacqua nel cilindro rappresenta lacqua che riempie i pori, i fori sui pistoni rappresentano la permeabilit
del terreno.
C

7.6 Teoria della consolidazione edometrica


La teoria della consolidazione edometrica di Terzaghi si basa sulle seguenti ipotesi semplificative:
1. consolidazione monodimensionale, cio filtrazione e cedimenti in una sola direzione
(verticale);
2. incompressibilit dellacqua (w = cost.) e delle particelle solide (s = cost.);
3. validit della legge di Darcy;
4. terreno saturo, omogeneo, isotropo, con legame sforzi deformazioni elastico lineare, a
permeabilit costante nel tempo e nello spazio;
5. validit del principio delle tensioni efficaci.
La teoria sviluppata a partire dallequazione generale di flusso (Capitolo 4, Eq. 4.22),
che nelle ipotesi suddette diviene:
106
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COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA

2h
1 e
=
2
1 + eo t
z

(Eq. 7.22)

e e v'
=

e ricordando la definizione del coefficiente di compressibilit:


t v' t
e
av = '
(Eq. 7.23)
v

Posto

si ha, essendo per ipotesi di elasticit lineare av = cost:


k ( 1 + eo ) 2 h
v'
=

(Eq. 7.24)
av
t
z 2
Se poi il carico piezometrico h viene espresso come somma dellaltezza geometrica, z, e
dellaltezza di pressione, u/w, e la pressione a sua volta viene espressa come somma del
termine dovuto alla pressione dei pori in regime stazionario, up (in condizioni di equilibrio prima dellapplicazione del sovraccarico) e di quello dovuto alleccesso di pressione
dei pori conseguente allapplicazione del sovraccarico, ue, si pu scrivere, con riferimento
allo schema di Figura 7.16:
( u p + ue )
h= z+
(Eq. 7.25

e osservando che la distribuzione delle pressioni in regime stazionario, up lineare con la


profondit z, per cui la derivata seconda di up rispetto alla profondit zero, si ha:
2 h 1 2ue
=

(Eq. 7.26)
z 2 w z 2
Essendo per il principio delle pressioni efficaci (Capitolo 3, Eq. 3.3):
v' v u e
=

t
t
t

(Eq. 7.27)

0
zw
z
Argilla

2H

isocrona allistante t = 0

zw
Profondit

Sabbia

up (z)

ue (z,t)

u(z,t)

isocrona ad un generico istante t

u0
Zw + 2H

u(z,t)=up (z) + ue (z,t)

Pressione dei pori

Sabbia

Figura 7.16. Distribuzione delle pressioni neutre con la profondit durante il processo di consolidazione in condizioni edometriche

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e supponendo che il sovraccarico applicato, v, sia costante nel tempo si ha:


v'
u
= e
t
t
Lequazione di continuit si riduce quindi alla seguente espressione:
k ( 1 + e o ) 2 u e u e
=
w a v z 2
t
Il termine:
k ( 1 + eo )
k
=
= cv
w av
w mv

[L2/T]

(Eq. 7.28)

(Eq. 7.29)

(Eq. 7.30)

chiamato coefficiente di consolidazione verticale e pu essere determinato elaborando i


risultati della prova edometrica secondo le procedure che verranno descritte nel Paragrafo
7.8. Utilizzando l Eq.7.30, dopo avere ricavato dalla prova edometrica anche il coefficiente di compressibilit di volume, mv (Paragrafo 7.2), possibile ottenere una stima del
coefficiente di permeabilit k del terreno. Ovviamente, potendo determinare tanti valori di
cv e di mv, quanti sono i gradini di carico applicati al provino, si possono ottenere altrettanti valori del coefficiente di permeabilit. In genere si assume come valore pi rappresentativo per il terreno in sito quello corrispondente al gradino di carico entro cui ricade la
tensione litostatica valutata alla profondit di estrazione del provino.
Con la definizione di cv (Eq. 7.30), lequazione differenziale della consolidazione monodimensionale di Terzaghi diventa:
2 u e u e
(Eq. 7.31)
cv
=
t
z 2
dove u e = u e (z, t ) rappresenta, come gi detto, il valore delleccesso di pressione neutra
nel punto a quota z, e al tempo t dallistante di applicazione del carico.
Vengono definite le due variabili adimensionali:
z
Z=
(Eq. 7.32)
H
c t
Tv = v 2 (chiamato fattore di tempo)
(Eq. 7.33)
H
con H altezza di drenaggio, pari cio al massimo percorso che una particella dacqua deve
compiere per uscire dallo strato (nel caso di strato doppiamente drenato pari alla met
dellaltezza dello strato, nel caso di strato da un lato solo pari allo spessore dellintero
strato).
Lequazione (7.35) pu essere cos riscritta:
2 u e u e
=
(Eq. 7.34)
Z 2 Tv
La soluzione dellequazione 7.34 dipende dalle condizioni iniziali e dalle condizioni al
contorno (due condizioni per z e una per t), in particolare dalle condizioni di drenaggio
(da un solo lato o da entrambi i lati) e dalla distribuzione iniziale della sovrapressione ue
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Capitolo 7

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con la profondit z (isocrona iniziale), che nel caso di consolidazione determinata da un


carico infinitamente esteso applicato in superficie uniforme.
Sotto le ipotesi edometriche (Figura 7.16) di:
isocrona iniziale costante con la profondit (per t=0 ue= uo, z)
superfici superiore e inferiore perfettamente drenanti (per z=0 e z=2H ue= 0, t0) la
soluzione risulta esprimibile in serie di Taylor come:

u e ( Z ,Tv ) =
dove: M =

m =

2
2u o
(sin MZ )e M Tv
m =0 M

(Eq. 7.35)

( 2m + 1 ) .
2
Tale soluzione, che permette (per ogni z e t) di calcolare u e (z, t ) noto cv, si trova usualmente diagrammata in termini di grado di consolidazione Uz, definito come rapporto tra la
sovrapressione dissipata al tempo t e la sovrapressione iniziale uo, cio:
u u e ( z ,t )
u ( z ,t )
Uz = o
= 1 e
(Eq. 7.36)
uo
uo
in funzione del fattore di tempo Tv (noto una volta noto cv).
Un diagramma tipico Uz = f(Z,Tv) riportato in Figura 7.17.
Da tale soluzione si pu osservare che:
subito dopo lapplicazione del carico si ha un gradiente idraulico elevato alle estremit
che si riduce progressivamente verso linterno dello strato (e nel tempo);
in mezzeria il gradiente delleccesso di pressione sempre nullo, cio non vi alcun
flusso attraverso il piano orizzontale a met dello strato.
A(Tv )
At = Area totale del grafico

Z= z/H

Grado di consolidazione medio


Um (Tv ) = A(Tv )/At

Grado di consolidazione, Uz

Figura 7.17 Grado di consolidazione Uz in funzione del fattore di tempo, Tv, e di z/H (Taylor,
1948)

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Capitolo 7

COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA

In base a questultima osservazione si ha che il piano di mezzeria pu essere considerato


impermeabile e pertanto la soluzione pu essere estesa anche al caso in cui si abbia uno
strato drenato solo ad una estremit, come nel modello meccanico di Figura 7.15, ponendo attenzione alla definizione di altezza di drenaggio che in questo caso pari allaltezza
dello strato.
La soluzione dellequazione della consolidazione monodimensionale fornisce il decorso
nel tempo delle sovrapressioni interstiziali, ma pu essere utilizzata anche per la previsione del decorso dei cedimenti nel tempo dellintero strato. Infatti nella maggior parte dei
casi pratici non interessa conoscere il valore del grado di consolidazione Uz in un dato
punto dello strato di terreno, ma piuttosto il valore del grado di consolidazione medio
dellintero strato raggiunto dopo un certo periodo di tempo dallapplicazione del carico.
Il grado di consolidazione medio dellintero strato in termini di sovrapressione interstiziali, corrispondente ad un certo fattore di tempo, Tv, ossia ad un certo istante, t, dato da:
2H

U=

[u

u e ( z ,t )] dz

(Eq. 7.37)

2H

dz

Osservando che durante il processo di consolidazione le pressioni efficaci variano della


stessa quantit delle pressioni interstiziali, con segno opposto, e che, per lipotesi di elasticit lineare, la deformazione verticale direttamente proporzionale alla pressioni verticale efficace:
u 0 u e ( t ) ' ( t ) M ( t ) ( t )
=
=
=
(Eq. 7.38)
v
f
u0
M f
si ha che il grado di consolidazione medio in termini di sovrapressione interstiziali, U,
(rapporto tra la sovrapressione dissipata al tempo t e la sovrapressione totale iniziale)
coincide con il grado di consolidazione medio in termini di cedimento, Um, definito come
rapporto tra il cedimento al tempo t, s(t), che per definizione lintegrale delle deformazioni verticali al tempo t, e il cedimento finale totale, sf:
2H

Um =

( t ) dz
0
2H

dz

s( t )
=U
sf

(Eq. 7.39)

ed questa linformazione che generalmente interessa nei casi pratici (interessa conoscere
laliquota del cedimento totale che si realizzata dopo un certo tempo dallapplicazione
del carico).
Si pu osservare che nei grafici Uz-Tv, il valore di Um corrispondente ad un certo tempo
adimensionalizzato Tv, rappresenta il rapporto tra larea, A(t), compresa tra la linea Uz=0
e la relativa curva di Tv e larea totale del grafico, At, (quella compresa tra le linee Uz=0 e
Uz=1). Ad esempio in Figura 7.17 il rapporto tra larea tratteggiata e larea totale del grafico rappresenta il grado di consolidazione medio corrispondente ad un fattore di tempo
Tv = 0.05.
Le soluzioni del grado di consolidazione medio Um in funzione del fattore di tempo Tv si
trovano diagrammate o tabulate per diversi andamenti dellisocrona iniziale (costante,
triangolare, etc.). In tabella 7.2 e in Figura 7.18 sono riportate le soluzioni relative al caso
di isocrona iniziale costante con la profondit (con ascissa in scala lineare e logaritmica).
110
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Capitolo 7

COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA

Tabella 7.2. Valori tabulati della soluzione dellequazione Um = f(Tv) per il caso di isocrona iniziale costante con la profondit
10
0.0077

20
0.0314

30
0.0707

40
0.126

Grado di consolidazione medio, Um [%]

Grado di consolidazione medio, Um [%]

Um
Tv
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
0

0.2

0.4

0.6

0.8

1.2

50
0.196

70
0.403

90
0.848

95
1.129

0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
0.001

Fattore di tempo, Tv

0.01

0.1

Fattore di tempo, Tv

Figura 7.18 - Diagrammi della soluzione dellequazione Um = f(Tv) per il caso di isocrona iniziale costante con la profondit, con ascissa in scala lineare (a) e logaritmica (b)

Esistono anche espressioni analitiche che forniscono una stima approssimata della soluzione per il caso di isocrona iniziale costante con la profondit, ad esempio:
Um = 6

Tv

Tv + 0.5

Um = 2

Tv

; Tv = 3

; Tv =

0 .5 U m
1 Um

U m

(Brinch-Hansen)

per U m 60%

4
Tv = 1.781 0.933 log( 100 U m (%))

Um =

4 Tv

0.5

4 Tv

1 +

2.8

; Tv =

U m

4
5.6
1Um

(Eq. 7.41)

per U m > 60%

0.179

(Terzaghi)

(Eq. 7.40)

0.357

(Sivaram & Swamee)

(Eq. 7.42)

Se fossero verificate le ipotesi della teoria della consolidazione, le curve sperimentali in


prova edometrica cedimento tempo, per qualunque terreno e per qualunque carico applicato, dovrebbero essere eguali, a meno di fattori di scala, alle curve teoriche adimenc t
s( t )
sionali Um = f(Tv). Infatti U m =
proporzionale al cedimento s(t) e Tv = v 2 proH
sf
porzionale al tempo t. I fattori di scala sono caratteristici dei diversi terreni e devono essere determinati sperimentalmente. In particolare occorre determinare il cedimento di consolidazione edometrica finale, sf, la lunghezza del percorso di drenaggio H, e il coefficiente di consolidazione, cv.
In realt le ipotesi alla base della teoria non sono ben verificate per i terreni reali, come
discuteremo in seguito, ma laccordo fra le curve adimensionali teoriche e quelle sperimentali accettabile per gradi di consolidazione non superiori al 60%.
111
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Capitolo 7

COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA

A questo punto opportuno conoscere come si pu determinare il coefficiente di consolidazione, cv, (parte essenziale del fattore di scala) lunico parametro che nella soluzione
dellequazione della consolidazione tiene conto delle propriet del terreno. Per la sua determinazione si utilizzano i risultati della prova edometrica.

7.7 Determinazione sperimentale del coefficiente di consolidazione verticale


Come abbiamo visto al paragrafo 7.2 la prova edometrica standard eseguita applicando
incrementi successivi di carico, mantenuti costanti fino allesaurimento del fenomeno di
consolidazione (e oltre). Durante tale periodo si rilevano i cedimenti del provino nel tempo11.
I valori osservati dellaltezza del provino sono generalmente diagrammati secondo due
modalit:
- in funzione del logaritmo del tempo,
- in funzione della radice quadrata del tempo.
Gli andamenti tipici dei grafici che si ottengono nei due casi sono rappresentati nelle Figure 7.19a e 7.19b.
2H

2 Hi
2H
2 Hi

2 H90
2 Hf

2 Hf

t=0

a)

b)

Figura 7.19 Andamento dellaltezza del provino (2H) durante la consolidazione edometrica in
funzione del logaritmo del tempo (a) e della radice quadrata del tempo (b)

Dai diagrammi cos ottenuti possibile determinare, relativamente a ciascuno dei gradini
di carico applicati, il coefficiente di consolidazione, cv, mediante una delle due procedure
di seguito descritte.

7.7.1 Metodo di Casagrande


Si applica al grafico tempo (log)-altezza del provino (Figura 7.19a), nel quale si assume
di poter distinguere un primo tratto, AB, corrispondente al processo di consolidazione e11

Normalmente vengono prese misure di abbassamento a intervalli di tempo via via crescenti (10, 20,
30, 1, 2, 5, 10 etc..)

112
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Capitolo 7

COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA

dometrica primaria, e un secondo tratto lineare, BD, corrispondente alle deformazioni viscose (la consolidazione secondaria di cui parleremo in seguito). Ovviamente tale suddivisione del tutto arbitraria, in quanto unaliquota del cedimento viscoso si sovrappone al
cedimento di consolidazione primaria nel tratto iniziale della curva, mentre nel tratto finale, oltre al cedimento di consolidazione secondaria sar presente anche una componente
(seppure trascurabile) del cedimento di consolidazione primaria.
Come gi detto, per poter interpretare il fenomeno reale mediante il modello teorico di
Terzaghi, occorre sovrapporre e far coincidere la curva teorica adimensionale Um=f(Tv)
con la curva sperimentale, allo scopo di determinare i fattori di scala.
Il primo passo del metodo consiste nellindividuare, mediante una procedura convenzionale, le altezze del provino corrispondenti allistante iniziale e alla fine del processo di
consolidazione primaria.
Lorigine (zero corretto) delle deformazioni pu essere ricavata osservando che la relazione tra grado di consolidazione medio, Um, e fattore di tempo, Tv, (e quindi la relazione
tra cedimenti e tempo), per valori di Um < 60% (Eq. 7.45), con buona approssimazione
una parabola ad asse orizzontale. Il tempo risulta cio proporzionale al quadrato del cedimento, ossia, considerati due istanti, t1 e t2, e i relativi cedimenti, S(t1) e S(t2) (tali che
Um <60%), vale la relazione:
t
S ( t1 )
= 1
(Eq. 7.43)
S( t 2 )
t2
Di conseguenza, scelto un tempo t1 sufficientemente piccolo e assunto t2 = 4t1, risulta dalla (7.45) che S(t2) = 2 S(t1); quindi, con riferimento alla Figura 7.19a, se il segmento PR
misura il cedimento allistante t1 (dove P, che rappresenta lorigine delle deformazioni,
incognito), il segmento PT, che misura il cedimento allistante t2 , dovr essere il doppio
di PR. Di conseguenza ribaltando il segmento RT rispetto al punto R si trova il punto P e
quindi, sullasse delle ordinate, laltezza 2Hi, corrispondente allinizio della consolidazione primaria (Um = 0%)12.
Laltezza del provino al termine del processo di consolidazione primaria (Um= 100%),
2Hf, invece ottenuto, sempre con riferimento alla Figura 7.19a, dallintersezione della
retta CD, relativa al tratto finale della curva, con la retta EB tangente alla curva nel punto
di flesso F.
Mediante la relazione:
(Eq. 7.44)
2H50 = (2Hi + 2Hf)/2
si determina quindi laltezza corrispondente alla met del processo di consolidazione, ovvero laltezza media di drenaggio H50.
Dalle tabelle (o tramite le relazioni) che forniscono Um in funzione di Tv, si ricava poi il
fattore di tempo adimensionale che corrisponde ad un grado di consolidazione medio del
50% (ad esempio dalla relazione di Terzaghi si ottiene Tv = 0.197).
Sostituendo i valori sopra determinati nella definizione del fattore di tempo Tv (Eq. 7.33),
possibile infine ricavare il coefficiente di consolidazione verticale, cv, tramite la seguente relazione:
12

La procedura necessaria perch lasse delle ascisse in scala logaritmica e quindi non contiene il tempo
t=0. Inoltre per i primi gradini di carico si possono avere abbassamenti per assestamento della piastra di carico e, se il provino non completamente saturo, una deformazione istantanea per compressione ed espulsione delle bolle daria eventualmente presenti allinterno del provino.

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Capitolo 7

cv =

COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA

H 502 0.197
t 50

(Eq. 7.45)

7.7.2 Metodo di Taylor

Il metodo di Taylor viene applicato facendo riferimento al diagramma t-altezza del provino (Figura 7.19b), in cui si nota che i punti sperimentali nel tratto iniziale della curva si
allineano approssimativamente lungo una retta (essendo, come gi osservato, il tempo
proporzionale al quadrato del cedimento per valori di Um < 60%). Lautore della procedura ha inoltre evidenziato che l'ascissa, t90, corrispondente al 90% del cedimento di consolidazione primaria, 290, pari a 1.15 volte il valore dellascissa corrispondente alla stessa ordinata sulla retta interpolante i dati sperimentali. Quindi, una volta diagrammati gli
spostamenti in funzione di t e tracciata la retta interpolante i punti iniziali (corrispondenti a Um < 60%), si disegna la retta con ascisse incrementate del 15% rispetto a quella interpolante; dall'intersezione di questultima con la curva sperimentale, punto C, si ricava
t90, ossia la radice del tempo corrispondente al 90% della consolidazione primaria e,
proiettato sullasse delle ordinate, laltezza 2H90 corrispondente.
In questo caso, laltezza di inizio consolidazione 2Hi determinata prolungando la retta
interpolante fino ad incontrare lasse delle ordinate, punto O, e laltezza corrispondente
alla fine del processo di consolidazione data da:
9
2 H f = 2 Hi +
( 2H f 2H i )
(Eq.7.46)
10
Laltezza media di drenaggio, H50, determinata anche in questo caso a partire
dallaltezza corrispondente alla met del processo di consolidazione (Eq. 7.44).
Dalle tabelle (o tramite le relazioni) che forniscono Um in funzione di Tv, si ricava poi il
fattore di tempo adimensionale che corrisponde ad un grado di consolidazione medio del
90% (ad esempio dalla relazione di Terzaghi si ottiene Tv = 0.848).
Sostituendo i valori sopra determinati nella definizione del fattore di tempo Tv (Eq. 7.33),
possibile infine ricavare il coefficiente di consolidazione verticale, cv, tramite la seguente relazione:
H 502 0.848
cv =
t 90

(Eq. 7.47)

7.8 Validit e limiti della teoria della consolidazione edometrica


La teoria della consolidazione edometrica si basa sullo schema di carico e di vincolo
(condizioni al contorno) rappresentato in Figura 7.13 (strati orizzontali, carico applicato
uniforme e infinitamente esteso) che comporta lassenza di deformazioni orizzontali e il
flusso solo verticale dellacqua. Le condizioni al contorno della prova edometrica riproducono fedelmente tale schema, che ha il vantaggio della semplicit essendo monodimensionale.
Talvolta lo schema corrisponde bene alle condizioni stratigrafiche e geotecniche del deposito ed alla causa perturbatrice (ad esempio un abbassamento uniforme del livello piezometrico, oppure un riporto strutturale di spessore costante o, pi in generale, un manu114
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Capitolo 7

COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA

fatto che trasmette al terreno un carico uniformemente distribuito di estensione molto


maggiore dello spessore dello strato compressibile), ma altre volte no.
Se ad esempio larea di carico di dimensioni piccole rispetto allo spessore dello strato
compressibile, lincremento di tensione verticale non pu essere assunto costante con la
profondit (vedi Capitolo 6), le deformazioni di taglio non sono zero e quindi si hanno
cedimenti istantanei anche a deformazione volumetrica nulla, la filtrazione avviene anche
in direzione orizzontale, etc.
Ma anche quando lo schema stratigrafico e geotecnico corrisponde bene alle condizioni al
contorno ed il fenomeno unidirezionale, la soluzione di Terzaghi solo approssimata
poich non sono verificate alcune ipotesi base. In particolare:
il legame tensioni deformazioni marcatamente non lineare, come messo in evidenza
dai grafici delle Figure 7.3, 7.9, etc. ;
la permeabilit del terreno varia nel tempo, durante il processo di consolidazione,
perch diminuisce lindice dei vuoti;
trascurata la componente viscosa delle deformazioni.
Per potere comunque utilizzare la soluzione di Terzaghi, si ipotizza che il terreno abbia un
comportamento lineare e permeabilit costante nellambito di ogni gradino di carico, e
che le deformazioni viscose abbiano inizio solo quando la consolidazione edometrica in
gran parte esaurita.
Per ogni gradino di carico, sfruttando solo la parte iniziale della curva sperimentale allo
scopo di escludere le deformazioni viscose, si possono determinare i corrispondenti valori
di cv, av, e k, e utilizzare nelle applicazioni i valori di tali propriet determinati per la
pressione iniziale e lincremento di pressione pi prossimi a quelli reali. Se le ipotesi di
Terzaghi fossero verificate, si otterrebbero gli stessi valori di cv, av, e k per tutti i gradini
di carico, poich tali grandezze sarebbero indipendenti dalla pressione.

7.9 Consolidazione secondaria


La curva teorica della consolidazione edometrica di Terzaghi prevede, nella parte terminale, un asintoto orizzontale. Le curve sperimentali s(t) mostrano invece un asintoto inclinato. Tale differenza, pi o meno marcata a seconda del tipo di terreno, dovuta alle deformazioni viscose dello scheletro solido. Deformazioni che avvengono anche a pressione
efficace costante, e quindi anche (ma non solo) a consolidazione primaria esaurita. La
pendenza dellasintoto inclinato nel piano semilogaritmico e-logt, detto indice di compressione secondaria:
e
C =
(Eq. 7.48)
log t
Valori di riferimento dellindice di compressione secondaria, per alcuni tipi di terreno,
sono riportati in Tabella 7.3:
Tabella 7.3 - Valori indicativi del rapporto C/Cc

Terreno
Argille tenere organiche
Argille tenere inorganiche
Sabbie

C/Cc
0,05 0,01
0,04 0,01
da 0,015 a 0,03

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Capitolo 7

COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA

Come osservato nel Paragrafo 7.2 le curve di compressibilit edometrica nei piani elogv, e-v, e a-v si ottengono in genere collegando i punti sperimentali ricavati dalle
misure effettuate al termine del periodo di applicazione di ciascun incremento di carico
(di solito 24h). Sarebbe quindi pi corretto depurare gli abbassamenti misurati dalla componente viscosa, in sostanza utilizzando come altezza finale del provino laltezza 2Hf corrispondente al 100% di consolidazione edometrica. Lerrore che si commette non comunque particolarmente rilevante.

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Capitolo 8

ANCORA SULLA CONSOLIDAZIONE

CAPITOLO 8
ANCORA SULLA CONSOLIDAZIONE
8.1 Introduzione
Nel capitolo 7 stata illustrata la teoria della consolidazione monodimensionale di Terzaghi, che permette di stimare il tempo necessario alla dissipazione delle sovrapressioni
neutre, e quindi al verificarsi dei cedimenti di consolidazione, nellipotesi di strati orizzontali di terreno saturo e omogeneo, e di incremento della pressione verticale totale istantaneo, uniforme e infinitamente esteso. Tali condizioni di carico si verificano in pratica quando lo spessore dello strato che consolida piccolo rispetto allestensione dellarea
di carico, come ad esempio in seguito alla messa in opera di un riporto strutturale di altezza costante e grandi dimensioni planimetriche, oppure in seguito ad un abbassamento generalizzato e uniforme del livello di falda. Consolidazione monodimensionale vuol dire
filtrazione e deformazioni solo in direzione verticale, e quindi assenza di cedimenti in
condizioni non drenate, ovvero allistante di applicazione del carico.
In questo capitolo ci proponiamo di considerare condizioni di carico pi generali e realistiche e le tecniche utilizzate, nella pratica professionale, per accelerare il processo di
consolidazione.
Se il carico applicato distribuito su una striscia di larghezza B e di lunghezza indefinita,
lo stato di deformazione piano, la filtrazione avviene in due dimensioni, il bacino dei
cedimenti cilindrico, sono possibili deformazioni di taglio e quindi vi sono cedimenti
anche a volume costante, in condizioni non drenate. Se il carico applicato distribuito su
unarea di dimensioni ridotte e confrontabili, ad esempio unarea circolare, quadrata o rettangolare, lo stato di deformazione, la filtrazione e il bacino dei cedimenti sono tridimensionali, sono possibili deformazioni di taglio e quindi vi sono cedimenti anche a volume
costante, in condizioni non drenate.
La durata del processo di consolidazione dipende quindi anche dalla forma e dalle dimensioni dellarea di carico. A titolo di esempio, in Figura 8.1 sono messe a confronto le curve che indicano il tempo necessario perch si realizzi l80% della consolidazione per tre
differenti condizioni di carico e quindi di drenaggio (area di carico infinita filtrazione
monodimensionale, striscia di carico filtrazione bidimensionale, area di carico circolare filtrazione tridimensionale) e per differenti dimensioni dellarea di carico, al variare
dello spessore dello strato che consolida (per cv = 1 m2/anno).
La stima dei tempi di consolidazione mediante la teoria monodimensionale di Terzaghi
non solo quasi sempre in eccesso, poich sono trascurati gli effetti della forma e delle dimensioni dellarea di carico, ma anche molto incerta, molto pi incerta, ad esempio, di
quanto non sia la stima dellentit del cedimento di consolidazione edometrica. Se infatti
lo strato di argilla che consolida intercalato da sottili livelli continui di sabbia, la cui
presenza pu sfuggire allindagine geotecnica, il cedimento sostanzialmente invariato,
ma i tempi di consolidazione possono essere fortemente ridotti. Viceversa se una sottile e
piccola lente di sabbia intercettata nellindagine geotecnica e falsamente interpretata
come un livello continuo e drenante, la stima del tempo di consolidazione pu risultare
errata per difetto.
Quando possibile e giustificato dallimportanza dellopera da realizzare, utile monitorare i cedimenti reali nel tempo, durante e subito dopo la costruzione, allo scopo di identi117
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Capitolo 8

ANCORA SULLA CONSOLIDAZIONE

ficare e tarare con le misure sperimentali eseguite in vera grandezza un modello geotecnico interpretativo del fenomeno in atto, da utilizzare per la previsione del comportamento
futuro.
Carico infinitamente esteso

Striscia di carico
B

Spessore dello strato di terreno (m)

1-D

2-D

Area di carico
circolare
D

3-D

Drenaggio e deformazione in questa direzione


Tempo di consolidazione (anni)

Figura 8.1. Effetto sui tempi di consolidazione della forma e delle dimensioni dellarea di carico (Um =
80%; cv = 1 m2/anno)

8.2 Consolidazione durante la costruzione


La teoria della consolidazione di Terzaghi assume che il carico totale sia applicato istantaneamente (al tempo t = 0) e mantenuto costante nel tempo fino allesaurirsi della
consolidazione. In realt il carico viene applicato gradualmente, in modo anche discontinuo e talvolta non monotno, durante le varie fasi di costruzione. Una soluzione sufficientemente accurata pu ottenersi assumendo che lintero carico sia istantaneamente applicato al tempo corrispondente alla met del periodo di costruzione, ma se questultimo
molto lungo (dellordine di anni) pu essere utile prevedere il decorso dei cedimenti nel
tempo durante e dopo il periodo di costruzione.
Per tenere conto dellapplicazione non istantanea del carico e della consolidazione durante la costruzione si pu utilizzare un semplice metodo grafico empirico.
Si suppone che il carico totale sia applicato in modo linearmente variabile nel tempo. In
generale potr esservi una prima fase di lavoro che prevede uno scavo di sbancamento, e
quindi una riduzione delle tensioni, seguita dalla costruzione e quindi da un incremento
delle tensioni fino al valore massimo, al termine del periodo di costruzione, che poi si
mantiene costante (Figura 8.2).
Durante la fase di scavo possono avvenire dei rigonfiamenti, che potrebbero anche essere
stimati ma che di norma hanno poco interesse poich lo scavo sar portato fino alla pro118
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Capitolo 8

ANCORA SULLA CONSOLIDAZIONE

Cedimento

Carico

fondit di progetto. In genere si assume che il processo di consolidazione abbia inizio al


tempo t1, che corrisponde al ripristino dello stato tensionale iniziale, quando cio il carico
totale applicato compensa il peso del terreno scavato.
Il procedimento grafico
Sbancamento
per tracciare la curva corEsercizio
Costruzione
retta tempo cedimenti
il seguente (Figura 8.2):
1. si disegna la curva i
t1
stantanea tempo cetempo
dimenti a partire dal
t2
tempo t = t1, assunto
come origine dei tempi, come se il carico tot
tale fosse stato ap1/2 2
t2
tempo
t
1/2
t
plicato per intero e in
O
modo istantaneo;
E
2. si assume che al tempo
D
t2, ovvero al termine
curva
C
B corretta
del periodo di costruA
zione, il cedimento per
consolidazione (punto
curva
B) sia pari al valore
istantanea
che sulla curva istantanea corrisponde al
Figura 8.2. Costruzione grafica della curva corretta di consolitempo t=t2/2 (punto A),
dazione
e si trasla della quantit t2/2 la porzione della
curva istantanea relativa a valori di t maggiori di t2/2. In sostanza si fa lipotesi che per
tempi superiori a t2, ovvero dopo la fine della costruzione, il decorso dei cedimenti nel
tempo corrisponda a quello che si sarebbe avuto per unapplicazione istantanea e totale
del carico al tempo t2/2;
3. per determinare la prima parte della curva corretta si procede come segue:
a) si sceglie un generico istante di tempo t < t2;
b) si determina il cedimento sulla curva istantanea per il tempo t/2 (punto C);
c) si disegna una retta orizzontale da C fino al punto D, corrispondente al tempo t2;
d) si uniscono con una retta i punti O (origine degli assi) e D;
e) si assume che il punto E appartenente alla retta OD, con ascissa t, sia un punto della
curva corretta tempo cedimenti;
f) si ripete la costruzione per diversi valori di t, e si collegano i punti E ottenuti con
una curva.

8.3 Accelerazione del processo di consolidazione mediante precarico


Quando il tempo stimato di consolidazione giudicato troppo lungo, possibile ridurlo
applicando un sovraccarico aggiuntivo temporaneo (precarico). Poich il sovraccarico
spesso realizzato con un riporto di terreno, la tecnica del precarico molto utilizzata per
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Capitolo 8

ANCORA SULLA CONSOLIDAZIONE

le opere in terra e nei lavori stradali1. Il principio di funzionamento del precarico mostrato in Figura 8.3.
Supponiamo di poterci riferip
re a condizioni edometriche
(strato orizzontale normalps
mente consolidato di spessore
pf
H0, carico uniforme applicato
istantaneamente, filtrazione
t s t1
t
monodimensionale con altezss
za di drenaggio H, coefficienA
te di consolidazione verticale
sf
cv).

sfs

s
Figura 8.3: Accelerazione del processo di consolidazione
mediante precarico

La curva tempo cedimenti


indicata con la lettera A ottenuta calcolando il cedimento edometrico finale sf dovuto
al solo carico finale di progetto pf con lequazione:

' + p
CC
log v 0 ' f
1 + e0
v0
e applicando la teoria della consolidazione di Terzaghi, ovvero le equazioni:
t
s( t ) = U m (Tv ) s f e Tv = c v 2
H
sf = H0

(Eq. 8.1)

(Eq. 8.2)

La curva A rappresenta il decorso dei cedimenti nel tempo in assenza di precarico.


Supponiamo che alla consegna dellopera, o comunque dopo un assegnato tempo t1, si
debba essere gi manifestato il cedimento sf (o una gran parte di esso). Per accelerare il
processo di consolidazione si pu decidere di applicare un sovraccarico temporaneo di intensit ps per un periodo di tempo ts. Molto spesso ts (ovviamente minore di t1) condizionato dai tempi necessari per le lavorazioni, e quindi un dato di progetto, mentre
lincognita lintensit del precarico ps. Introducendo nellequazione:
c t
Tv = v 2
(Eq. 8.3)
H
il tempo ts , si determina il valore del fattore di tempo Tv e quindi il corrispondente valore
del grado di consolidazione medio Um al tempo ts, che pari sia al rapporto ss/sf che al
rapporto sf/sfs. Noto il valore di Um pertanto possibile calcolare il cedimento finale di
consolidazione edometrica sfs che si avrebbe sotto il carico applicato di intensit (pf + ps):
sfs = sf/Um
(Eq. 8.4)
1

Di norma il contratto dappalto fissa i termini di consegna dellopera da realizzare. Supponiamo ad esempio che si debba consegnare un rilevato stradale, finito, entro una certa data. La pavimentazione deve essere
realizzata a cedimenti assoluti e differenziali esauriti, pena la formazione di avvallamenti e la continua rottura del manto stradale durante lesercizio.

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ANCORA SULLA CONSOLIDAZIONE

Applicando in modo inverso lequazione per in calcolo del cedimento edometrico si determina lintensit del carico (pf + ps) (e quindi lintensit di ps) che, mantenuto in essere
per un tempo ts, produce il cedimento sf:

(p f + p s ) =

'
v0

Hsfs (1+Ce0 )
10 0 c 1

(Eq. 8.5)

Dopo tale tempo, eliminando il precarico, non si registreranno ulteriori cedimenti, in


quanto il cedimento avvenuto sf corrisponde al cedimento edometrico finale del carico finale permanente pf.
La tecnica del precarico pu essere utilizzata anche per sovraconsolidare il terreno di fondazione, se il tempo di permanenza tale da produrre cedimenti maggiori di sf, e quindi
per migliorarne la resistenza e la rigidezza.

8.4 Accelerazione del processo di consolidazione mediante dreni verticali


Unaltra tecnica per accelerare il processo di consolidazione consiste nellinserire nel terreno dreni verticali disposti ai vertici di una maglia regolare, quadrata o triangolare, di lato inferiore alla massima lunghezza di drenaggio H.
Come abbiamo visto nel Capitolo 7, il tempo necessario perch avvenga la consolidazione
edometrica proporzionale al quadrato della massima lunghezza di drenaggio:

T
t = v H 2
(Eq. 8.6)
cv

Inserendo dreni verticali nel terreno si permette allacqua di filtrare anche in direzione orizzontale fino al dreno pi vicino, ovvero si riduce la lunghezza del percorso di drenaggio, si sfrutta la maggiore permeabilit del terreno in direzione orizzontale, si fa avvenire
un processo di consolidazione tridimensionale, ottenendo in tal modo una molto pi rapida dissipazione delle sovrapressioni neutre e quindi una forte accelerazione dei tempi di
consolidazione (Figura 8.4).
In passato i dreni
verticali erano restrato drenante
rilevato
alizzati con pali
di sabbia, infissi
o trivellati, di
diametro dw =
200500mm e inargilla molle
terasse 1,56,0m,
dreni verticali
talvolta rivestiti
con una calza di
juta o di geosintetico. Oggi pi
frequentemente si
sabbia
utilizzano dreni
prefabbricati di
Figura 8.4: Schema di impiego dei dreni verticali
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Capitolo 8

ANCORA SULLA CONSOLIDAZIONE

tipo diverso (di cartone, con anima in plastica e guaina di cartone, di geotessile, di corda),
messi in opera a percussione o per infissione lenta di un mandrino.
I dreni prefabbricati hanno sezione lamellare (larghezza a=60100mm, spessore
b=25mm), e se ne calcola il diametro equivalente con lequazione:
dw =

2 (a + b )

(Eq. 8.7)

Per il dimensionamento del sistema di dreni verticali occorre considerare la consolidazione radiale. Con riferimento allo schema di Figura 8.5, si considera un cilindro di terreno
con superficie esterna impermeabile e un dreno centrale. Le ipotesi sono le stesse della
teoria della consolidazione edometrica di Terzaghi, a parte la direzione del flusso:
1. terreno omogeneo,
de
2. parametri di compressibilit e di permeabilit costanti
re
durante il processo di consolidazione,
deformazioni solo verticali e filtrazione solo radiale,
3.
dw
4. deformazioni piccole rispetto allaltezza del cilindro
che drena.
Lequazione della consolidazione radiale (che corrisponde allEq. 7.35 della consolidazione edometrica)
la seguente:

1 u
2 u e u e
=
c h e +
2
r

t
in cui
ch =

kh
mv w

(Eq. 8.8)

(Eq. 8.9)

il coefficiente di consolidazione per flusso in direzione orizzontale (in genere ch > cv a causa dellanisotropia
della permeabilit e della struttura stratificata in direzione orizzontale dei terreni naturali, ma spesso sia per la
Figura 8.5: Schema di con- maggiore difficolt di determinazione sperimentale di
ch, sia perch il disturbo dovuto alla messa in opera dei
solidazione radiale
dreni prefabbricati riduce la permeabilit orizzontale e
quindi ch, si assume ch = cv).
Analogamente a quanto gi visto per la consolidazione edometrica, anche per la consolidazione radiale si definisce il fattore di tempo adimensionale:
c t
Tr = h 2
(Eq. 8.10)
de
e il grado di consolidazione radiale medio, Ur, che rappresenta il rapporto tra il cedimento di consolidazione radiale al tempo t e il cedimento di consolidazione totale, e che pu
essere calcolato con la seguente equazione approssimata (Figura 8.6):
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Capitolo 8

ANCORA SULLA CONSOLIDAZIONE

U r (%) =

s( t )
8 Tr
100 = 1 exp
sf
F

100

(Eq. 8.11)

F = ln(n ) 0,75
d
in cui n = e il rapporto tra il diametro del cilindro, de, e il diametro del dreno, dw.
dw
Il diametro equivalente del cilindro di terreno che drena, de, assunto pari al diametro del
cerchio di area eguale allarea di influenza del dreno, per cui:
per disposizione a quinconce, con maglia triangolare equilatera di lato s (Figura 8.7a):
6
de =
s 1,05 s
(Eq. 8.12)
3
per disposizione a maglia quadrata di lato s (Figura 8.7b):
4
(Eq. 8.13)
de =
s 1,13 s

Il grado di consolidazione medio complessivo, U, in un processo combinato di consolidazione verticale e radiale, si determina con la seguente equazione (Carrillo, 1942):
1
U(%) = 100
(100 U v ) (100 U r )
(Eq. 8.14)
100
in cui si sono indicati con Uv(%) e con Ur(%) rispettivamente i gradi di consolidazione
medi dei processi di filtrazione verticale e radiale.
Leq. 8.14 si applica per un dato valore del tempo t, cui corrispondono due differenti valori di Tv e di Tr, e quindi due differenti valori di Uv e di Ur.
Molto spesso le due tecniche per accelerare il processo di consolidazione sopradescritte
(precarico e dreni verticali) vengono utilizzate simultaneamente.
fattore di tem po, T r

grado di consolidazione medio, U r (%)

0.01

0.1

20

40

a)
60

b)

n=5
n=10

80

n=40
n=100

100

Figura 8.6: Grado di consolidazione medio,


Ur, in funzione del fattore di tempo, Tr, per
consolidazione radiale

Figura 8.7: Disposizione di dreni a quinconce


con maglia triangolare equilatera (a) e a maglia quadrata (b)

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Capitolo 9

RESISTENZA AL TAGLIO DEI TERRENI

CAPITOLO 9
RESISTENZA AL TAGLIO DEI TERRENI
9.1 Introduzione
Per le verifiche di resistenza delle opere geotecniche necessario valutare quali sono gli
stati di tensione massimi sopportabili dal terreno in condizioni di incipiente rottura.
La resistenza al taglio di un terreno in una direzione la massima tensione tangenziale, f,
che pu essere applicata alla struttura del terreno, in quella direzione, prima che si verifichi la rottura, ovvero quella condizione in cui le deformazioni sono inaccettabilmente
elevate.
La rottura pu essere improvvisa e definitiva, con perdita totale di resistenza (come avviene generalmente per gli ammassi rocciosi), oppure pu avere luogo dopo grandi deformazioni plastiche, senza completa perdita di resistenza, come si verifica spesso nei terreni.
Nella Meccanica dei Terreni si parla di resistenza al taglio, perch in tali materiali, a causa della loro natura particellare, le deformazioni (e la rottura) avvengono principalmente
per scorrimento relativo fra i grani.
In linea teorica, se per lanalisi delle condizioni di equilibrio e di rottura dei terreni si utilizzasse un modello discreto, costituito da un insieme di particelle a contatto, si dovrebbero valutare le azioni mutue intergranulari (normali e tangenziali alle superfici di contatto)
e confrontarle con i valori limite di equilibrio. Tale approccio, allo stato attuale e per i terreni reali, non praticabile.
Per la soluzione dei problemi di meccanica del terreno tuttavia possibile, in virt del
principio delle tensioni efficaci, riferirsi al terreno saturo (mezzo particellare con gli spazi
fra le particelle riempiti da acqua) come alla sovrapposizione nello stesso spazio di due
mezzi continui: un continuo solido corrispondente alle particelle di terreno, ed un continuo fluido, corrispondente allacqua che occupa i vuoti interparticellari. In tal modo
possibile applicare anche ai terreni i ben pi familiari concetti della meccanica dei mezzi
continui solidi e della meccanica dei mezzi continui fluidi.
Le tensioni che interessano il continuo solido sono le tensioni efficaci, definite dalla differenza tra le tensioni totali e le pressioni interstiziali:
' = u
(Eq. 9.1)
A queste, in base al principio delle tensioni efficaci, legata la resistenza al taglio dei terreni.

9.2 Richiami sulla rappresentazione di un sistema piano di tensioni


Se per un punto O allinterno di un corpo si considerano tutti i possibili elementi superficiali infinitesimi diversamente orientati, ossia appartenenti alla stella di piani che ha centro in O, le tensioni su di essi (cio la tensione risultante e le componenti normale e tangenziale all'elemento superficiale considerato) variano generalmente da elemento a elemento. In particolare possibile dimostrare che esistono tre piani, fra loro ortogonali, su
cui agiscono esclusivamente tensioni normali. Questi tre piani sono detti principali, e le
tensioni che agiscono su di essi sono dette tensioni principali. Generalmente, la tensione
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Capitolo 9

RESISTENZA AL TAGLIO DEI TERRENI

principale maggiore (che agisce sul piano principale maggiore 1) indicata con 1, la
tensione principale intermedia (che agisce sul piano principale intermedio 2) indicata
con 2, la tensione principale minore (che agisce sul piano principale minore 3) indicata con 3 (Figura 9.1).
In particolari condizioni di simme
1
tria due, o anche tutte e tre, le tensioni principali possono assumere
2
lo stesso valore. Il caso in cui le tre
2
tensioni principali hanno eguale va3
lore detto di tensione isotropa: in
condizioni di tensione isotropa tutti
i piani della stella sono principali e
3
O

la tensione (isotropa) eguale in


3

1
tutte le direzioni. Quando due delle
tre tensioni principali sono uguali

lo stato tensionale si definisce as2


sial-simmetrico e tutti i piani della
stella appartenenti al fascio che ha
per asse la direzione della tensione
principale diversa dalle altre due,
sono piani principali (e le relative
1
tensioni sono uguali). Poich spesso gli stati tensionali critici per i
terreni interessano piani normali al Figura 9.1 Tensioni e piani principali per il punto O
piano principale intermedio, ovvero
piani appartenenti al fascio avente
per asse la direzione della tensione principale intermedia 2 (Figura 9.1), possibile ignorare il valore e gli effetti della tensione principale intermedia 2 e riferirsi ad un sistema
piano di tensioni.
Osserviamo adesso come variano le tensioni sui piani del fascio avente per asse la direzione della tensione principale intermedia, al variare dellinclinazione del piano. In Figura
9.2a sono disegnate le tracce dei due piani principali maggiore 1 e minore 3, e di un generico piano del fascio avente inclinazione rispetto alla direzione del piano principale
maggiore.
Si consideri lequilibrio di un elemento prismatico di spessore unitario (problema piano) e
forma triangolare, con i lati di dimensioni infinitesime (per rimanere nellintorno del punto considerato), paralleli ai due piani principali e al piano . (Figura 9.2b).
Le condizioni di equilibrio alla traslazione in direzione orizzontale e verticale:
3 dl sin dl sin dl cos = 0

1 dl cos dl cos + dl sin = 0


impongono che le tensioni tangenziale e normale sul piano valgano:
3
sin 2
= 1
2

= 3 + ( 1 3 ) cos

(Eq. 9.2)

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a)

RESISTENZA AL TAGLIO DEI TERRENI

b)

Piano

Piano principale maggiore, 1

Piano principale minore

dl

Figura 9.2 - Tensioni indotte dalle due tensioni principali, 1 e 3, su un piano inclinato di rispetto a 1.
a)

In un sistema di assi cartesiani


Y
ortogonali di centro O e assi X e
Y (Figura 9.3), sul quale vengono
riportate lungo lasse X le tensioD
ni normali, , e lungo lasse Y le
tensioni tangenziali, (piano di

2
Mohr), le equazioni (9.2) rappre
X
B
O
A
C
E
sentano un cerchio di raggio R =
(1 3)/2 e centro C[(1 +
3
3)/2; 0], detto cerchio di Mohr,

che il luogo delle condizioni di


1
tensione di tutti i piani del fascio.
Per disegnare il cerchio, con rifeb)
rimento alla Figura 9.3a, occorre
Y
prima posizionare i punti A e B
Tensione sul piano
sullasse X, in modo tale che i
orizzontale
segmenti OA ed OB siano proP
D Tensione sul piano inclinato di porzionali, nella scala prescelta,
rispetto allorizzontale

polo
rispettivamente alle tensioni
E
X
principali minore, 3, e maggioB
O
A
C
re, 1, e poi tracciare il cerchio di
3
diametro AB. Tale cerchio il
luogo degli stati di tensione di
1
tutti i piani del fascio. Sul cerchio
di Mohr utile definire il concetto di polo o origine dei piani,
Figura 9.3 Cerchio di Mohr (a) e polo (b)
come il punto tale che qualunque
retta uscente da esso interseca il
cerchio in un punto le cui coordinate rappresentano lo stato tensionale agente sul piano
che ha per traccia la retta considerata.
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RESISTENZA AL TAGLIO DEI TERRENI

Ad esempio se il piano principale maggiore (su cui agisce la 1) perpendicolare allasse


Y, il polo rappresentato dal punto A(3,0), cio un piano del fascio inclinato di un angolo rispetto al piano principale maggiore interseca il cerchio in un punto D, le cui coordinate rappresentano le tensioni normale e tangenziale sul piano considerato. Viceversa, se
il piano principale minore (su cui agisce la 3) perpendicolare allasse Y, il polo rappresentato dal punto B(1,0). Se per individuare lorientazione dei piani del fascio assumiamo come riferimento i piani verticale ed orizzontale, non necessariamente coincidenti
con i piani principali, il polo, P, individuato dallintersezione col cerchio di Mohr della
retta orizzontale condotta dal punto, D, che ha per coordinate la tensione normale e tangenziale sul piano orizzontale; un generico piano del fascio inclinato di un angolo rispetto allorizzontale (Figura 9.3b), interseca il cerchio di Mohr in un punto, E, le cui coordinate rappresentano le tensioni normale e tangenziale sul piano considerato.
Con riferimento alla Figura 9.3a, si pu dimostrare che le equazioni (9.2) rappresentano
quello che stato definito come cerchio di Mohr:
3
tensione tangenziale:
= DE = DC sin 2 = 1
sin 2
2
= OE = OA + AE = 3 + AD cos = 3 + AB cos 2 =
tensione normale:
= 3 + ( 1 3 ) cos 2

9.3 Criterio di rottura di Mohr-Coulomb


In base al principio delle tensioni efficaci Ogni effetto misurabile di una variazione dello
stato di tensione, come la compressione, la distorsione e la variazione di resistenza al taglio attribuibile esclusivamente a variazioni delle tensioni efficaci.
Dunque la resistenza del terreno, che a causa della natura particellare del mezzo, una resistenza al taglio, deve essere espressa da una relazione (criterio di rottura) del tipo:
f = f ( ')
(Eq. 9.3)
Il pi semplice ed utilizzato criterio di rottura per i terreni, il criterio di Mohr-Coulomb:
f = c'+( u ) tan ' = c'+ ' n ,f tan '
(Eq. 9.4)
per > 0

in base al quale la tensione tangenziale limite di rottura in un generico punto P di una superficie di scorrimento potenziale interna al terreno dato dalla somma di due termini: il
primo, detto coesione c, indipendente dalla tensione efficace normale alla superficie
agente in quel punto, ed il secondo ad essa proporzionale attraverso un coefficiente
dattrito tan. Langolo detto angolo di resistenza al taglio.
Nel piano di Mohr lequazione (9.4) rappresenta una retta (Figura 9.4), detta retta inviluppo di rottura, che separa gli stati tensionali possibili da quelli privi di significato fisico
in quanto incompatibili con la resistenza del materiale. Nel piano , lo stato di tensione (che per semplicit di esposizione considereremo piano) nel punto P, corrispondente
alla rottura, sar rappresentato da un cerchio di Mohr tangente allinviluppo di rottura
(Figura 9.4). Un cerchio di Mohr tutto al di sotto della retta inviluppo di rottura indica invece che la condizione di rottura non raggiunta su nessuno dei piani passanti per il punto considerato, mentre non sono fisicamente possibili le situazioni in cui il cerchio di
Mohr interseca linviluppo di rottura. Si osservi che in base alle propriet dei cerchi di
Mohr risulta nota la rotazione del piano di rottura per P (ovvero del piano su cui agiscono
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f = /4+/2

traccia del piano


di rottura

inviluppo di rottura

2f
F

O A
3,f
n,f

1,f

Figura 9.4 Criterio di rottura di Mohr-Coulomb

la tensione efficace
normale n,f e la tensione tangenziale f)
rispetto ai piani principali per P (ovvero
rispetto a quei piani su
cui agiscono solo tensioni normali e le tensioni tangenziali sono
zero).
In particolare langolo
fra il piano di rottura
ed il piano su cui agisce la tensione principale maggiore 1,f
pari a (/4 + /2)1.

Infatti, con riferimento alla Figura 9.4, si considerino i valori degli angoli del triangolo
FDC:
DFC = ,
FDC = /2,
FCD = 2f
Poich la somma degli angoli di un triangolo , ne risulta: f = /2 + /4
8.3.1 Osservazioni sullinviluppo di rottura
In relazione a quanto esposto nei pa
ragrafi precedenti opportuno evidenziare che:

- il criterio di rottura di MohrCoulomb non dipende dalla tensione principale intermedia; si


osservi infatti la Figura 9.5 che
c

rappresenta lo stato tensionale in


C
B
3,f
un punto in condizioni di rottu2,f
ra. Essa dipende dai valori di
1,f
1,f e di 3,f, che definiscono
dimensioni e posizione del cerchio di Mohr tangente alla retta
di inviluppo di rottura, ed inFigura 9.5 Il criterio di rottura di Mohr-Coulomb
dipendente dal valore di 2,f.
non dipende dalla tensione principale intermedia, 2
1

Si osservi inoltre che la tensione f non il valore massimo della tensione tangenziale nel punto P, la quale
1
invece pari al raggio del cerchio di Mohr: max = 1' 3' , associata ad una tensione normale che
2
1
pari al valore medio delle tensioni principali maggiore e minore: m' = 1' + 3' ed agisce su un piano
2
ruotato di /4 rispetto al piano su cui agisce la tensione principale maggiore 1,f e quindi di /2 rispetto al
piano di rottura.

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i parametri di resistenza al taglio c e non sono caratteristiche fisiche del terreno,


ma sono funzione di molti fattori, fra cui: storia tensionale, indice dei vuoti, livello di
tensione e di deformazione, tipo di struttura, composizione granulometrica, temperatura etc..
- linviluppo a rottura pu presentare c = 0;
- linviluppo di rottura reale non necessariamente una retta; spesso tale approssimazione accettabile solo in un campo limitato di tensioni. Pertanto nella sperimentazione di laboratorio occorre indagare sul campo di tensioni prossimo allo stato tensionale in sito.
Occorre poi considerare una importantissima conseguenza della seguente asserzione del
principio delle tensioni efficaci: la variazione di resistenza al taglio attribuibile esclusivamente a variazioni delle tensioni efficaci. Quando in un terreno interviene una alterazione delle tensioni totali, a causa di carichi, positivi o negativi, applicati in superficie o
in profondit, risultano conseguentemente alterate le pressioni interstiziali e le tensioni efficaci, ed ha inizio un processo di filtrazione in regime transitorio (consolidazione).
Nei terreni a grana grossa, molto permeabili, tale processo pressoch istantaneo (sistema
aperto), cosicch alle variazioni di tensione totale corrispondono immediatamente analoghe variazioni di tensione efficace mentre le tensioni interstiziali rimangono inalterate
(condizioni drenate). Dunque, noto lo stato tensionale iniziale, sufficiente conoscere entit e distribuzione degli incrementi di tensione (totale = efficace) indotti dal carico applicato per poter valutare la resistenza al taglio disponibile in ogni punto dellammasso (naturalmente se sono noti i parametri di resistenza al taglio).
Invece nei terreni a grana fine, poco permeabili, non sono generalmente note n lentit
n levoluzione nel tempo delle variazioni di pressione interstiziale e di tensione efficace
conseguenti ad una variazione di tensione totale prodotta dai carichi applicati2. Possiamo
solo dire che, se il terreno saturo, allistante di applicazione del carico le deformazioni
volumetriche sono nulle (sistema chiuso, condizioni non drenate o a breve termine), mentre possono esserci deformazioni di taglio. Solo dopo che si sar esaurito il processo di
consolidazione e le sovrapressioni interstiziali si saranno dissipate, le tensioni efficaci e
quindi la resistenza al taglio si saranno stabilizzate sul valore finale (condizioni drenate o
a lungo termine).
Conseguentemente, mentre per i terreni a grana grossa la resistenza al taglio, e quindi le
condizioni di stabilit, non variano nel tempo dallapplicazione del carico, ci avviene per
i terreni a grana fine. In particolare se durante il processo di consolidazione le tensioni efficaci crescono, anche la resistenza al taglio progressivamente cresce e le condizioni di
stabilit pi critiche sono a breve termine. Se invece durante il processo di consolidazione
le tensioni efficaci decrescono anche la resistenza al taglio progressivamente decresce e le
condizioni di stabilit pi critiche sono a lungo termine. Per tale motivo, ad esempio, se
un rilevato stabile subito dopo la costruzione lo sar anche in futuro, ma se la parete di
uno scavo stabile subito dopo la sua esecuzione non affatto detto che lo sar anche dopo un certo tempo.
-

In alcuni casi semplici tali variazioni sono note. Abbiamo visto ad esempio che in condizioni di carico edometrico (compressione con espansione laterale impedita) allistante di applicazione dellincremento di
tensione verticale totale corrisponde, nei terreni saturi, un eguale incremento di pressione neutra, mentre la
tensione efficace rimane invariata e non si manifesta alcuna deformazione (n volumetrica n di taglio).

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9.4 Coefficienti di Skempton


Si consideri un elemento di terreno poco permeabile, saturo e sotto falda allinterno di un
deposito omogeneo con superficie del piano campagna orizzontale. Per simmetria cilindrica le tensioni geostatiche verticale e orizzontali sono tensioni principali e le tensioni
principali orizzontali sono tra loro uguali (stato tensionale assial-simmetrico). Si supponga che la tensione verticale corrisponda alla tensione principale maggiore 1 e quelle orizzontali alla tensione principale minore 3. Per definizione in un tubo piezometrico posto alla profondit dellelemento lacqua risalirebbe fino alla profondit del livello di falda (Figura 9.6a).
Supponiamo che un carico, applicato in modo istantaneo in superficie, produca istantaneamente, nellelemento di terreno considerato, un incremento assial simmetrico dello stato
tensionale totale, ovvero un incremento 1 della tensione principale maggiore (verticale), un incremento 3 della tensione principale minore (orizzontale) e, di conseguenza,
un incremento u della pressione interstiziale, testimoniato da un innalzamento del livello
dellacqua nel piezometro della quantit u/w (Figura 9.6b).
Possiamo pensare di scomporre lincremento dello stato tensionale totale in due parti (Figura 9.6c):
- una prima parte di incremento delle tensioni isotropo, ovvero agente in modo eguale
in tutte le direzioni, di intensit 3;
- e una seconda parte di incremento deviatorico, ovvero agente solo in direzione verticale, di intensit (1 3).
Indichiamo con ub lincremento di pressione interstiziale causato dallincremento di tensione totale isotropa 3, e con ua lincremento di pressione interstiziale causato
dallincremento di tensione totale deviatorica (1 - 3). Naturalmente dovr essere:
(Eq. 9.5)
u = ub +ua
Indichiamo con B il rapporto fra lincremento di pressione interstiziale ub e lincremento
di tensione totale isotropa 3 che ne stata causa:
u b
B=
(Eq. 9.6)
3
Analogamente indichiamo con il rapporto fra lincremento di pressione interstiziale ua
e lincremento di tensione totale isotropa (1 - 3) che ne stata causa:
u a
A=
(Eq. 9.7)
( 1 3 )
a)

b)

c)
u/w

1
3

u/w

ub /w

3
3

ua /w

1 3
0

Figura 9.6 - a) Stato iniziale; b) incremento istantaneo dello stato di tensione; c) scomposizione

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RESISTENZA AL TAGLIO DEI TERRENI

Ne risulta che lincremento di pressione interstiziale u pu essere calcolato, noti i parametri B ed , con la relazione:
u = B 3 + A ( 1 3 )
(Eq. 9.8)
ovvero, avendo posto A = /B, con la relazione:
u = B [ 3 + A ( 1 3 )]
(Eq. 9.9)
I parametri B, A (e ) sono detti parametri delle pressioni interstiziali o coefficienti di
Skempton e possono essere determinati in laboratorio con prove triassiali consolidate non
drenate (Paragrafo 9.7.2).

9.41 Il coefficiente B

Coefficiente B di Skempton

Se lelemento di terreno saturo (Sr=1), assumendo trascurabile la compressibilit


dellacqua, lapplicazione di un incremento di tensione totale isotropa in condizioni
non drenate non produce alcuna deformazione (n volumetrica n di distorsione) e quindi,
in base al principio delle tensioni efficaci, non produce neppure variazioni di tensione efficace ( = 0).
Pertanto, per un terreno saturo, risulta:
= + u = u,
ovvero B = u/ = 1
Se invece lelemento di terreno fosse del tutto privo di acqua interstiziale (Sr = 0),
lapplicazione di un incremento di ten1.0
sione totale isotropa produrrebbe
una deformazione volumetrica (isotropa
0.8
se lo scheletro solido isotropo) e un
eguale incremento di tensione efficace
( = ).
0.6
Pertanto, per un terreno secco, risulta:
= + u = ', u =0
0.4
ovvero B = u/ = 0.
Nei casi intermedi, ovvero per terreni
0.2
parzialmente saturi, risulta:
= + u, ' > 0, u > 0,
0
ovvero 0 < B = u/ < 1.
0.2
0.4
0.6
0.8
1.0
0
Il parametro B dipende dal grado di
Grado di saturazione, Sr
saturazione dei terreno, con una legge
non lineare e variabile da terreno a ter- Figura 9.7 Tipica variazione del coefficiente B di
reno, qualitativamente rappresentata in Skempton con il grado di saturazione Sr
Figura 9.7.

9.4.2 Il coefficiente A
Se lelemento di terreno saturo, come abbiamo visto risulta B = 1, per cui i parametri A
e =AB coincidono. Per un dato terreno, il loro valore non unico, come per il parametro B, ma dipende dallo stato tensionale iniziale e dallincremento di tensione deviatorica.
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Capitolo 9

RESISTENZA AL TAGLIO DEI TERRENI

Il valore assunto dal parametro A in condizioni di rottura indicato con Af, che pertanto
rappresenta il rapporto tra lincremento di pressione interstiziale in condizioni non drenate
a rottura, uf, e il corrispondente valore dellincremento di tensione deviatorica totale
(1 3)f.
Il valore di Af dipende da numerosi fattori, il principale dei quali la storia tensionale,
ovvero il grado di sovraconsolidazione OCR. Per le argille normalmente consolidate
(OCR = 1) Af ha valori usualmente compresi tra 0,5 e 1, mentre per le argille fortemente
sovraconsolidate (OCR > 4) Af assume valori negativi.

Coefficiente Af di Skempton

1.0
In Figura 9.8 mostrata una tipica variazione di Af con OCR per unargilla.
importante notare il significato fisico
di A, e riflettere sulle sue conseguenze
0.5
nel comportamento meccanico delle
opere geotecniche: un valore positivo
di A significa che la pressione interstiziale nel terreno cresce con la tensione
0
deviatorica totale, mentre al contrario
se A negativo la pressione interstiziale decresce. Occorre tuttavia sottolineare il fatto che i valori di Af, generalmen-0.5
te riportati in letteratura e nei rapporti
3 4
1
6 8 10
2
20
geotecnici di laboratorio, non possono
Grado di sovraconsolidazione, OCR
essere utilizzati per valutare gli incrementi di pressione interstiziale in con- Figura 9.8 Tipica variazione del coefficiente Af di
dizioni di esercizio, poich si riferisco- Skempton con il grado di sovraconsolidazione OCR
no a condizioni di tensione differenti.

9.5 Apparecchiature e prove di laboratorio per la determinazione della


resistenza al taglio
La resistenza al taglio dei terreni pu essere determinata (o stimata) con prove di laboratorio e con prove in sito. Le due categorie di prove sono fra loro complementari, nel senso
che presentano vantaggi e limiti di tipo opposto, come gi stato detto a proposito della
determinazione sperimentale del coefficiente di permeabilit, e come sar meglio chiarito
in seguito quando si tratteranno le prove in sito.
Lanalisi dei risultati delle prove di laboratorio si presta bene allo studio delle leggi costitutive, poich le condizioni geometriche, di vincolo e di drenaggio dei provini sono ben
definite, il percorso di carico e/o di deformazione imposto e controllato, il terreno su cui
si esegue la prova identificato e classificato. I principali limiti delle prove di laboratorio
sono invece da ricercarsi nella incerta rappresentativit del comportamento in sito, sia per
il ridottissimo volume di terreno sottoposto a prova sia perch durante le operazioni di
campionamento, trasporto, estrusione e preparazione dei provini si produce inevitabilmente un disturbo tale che essi non sono mai nelle stesse condizioni in cui si trovavano in
sito.
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Capitolo 9

RESISTENZA AL TAGLIO DEI TERRENI

Esistono molte apparecchiature e prove di laboratorio per la determinazione della resistenza al taglio dei terreni. In questa sede esamineremo soltanto le pi semplici e diffuse:
la prova di taglio diretto e le prove triassiali standard.

9.6 La prova di taglio diretto


La prova di taglio diretto la pi antica, la pi intuitiva e la pi semplice fra le prove di
laboratorio per la determinazione della resistenza al taglio dei terreni. Essa pu essere eseguita su campioni ricostituiti di materiali sabbiosi e su campioni indisturbati o ricostituiti di terreni a grana fine.
Una rappresentazione schematica
della cella dellapparecchiatura
mostrata in Figura 9.9. La prova si
esegue su almeno tre provini, che
in genere hanno sezione quadrata
di lato 60100 mm e altezza 2040
mm. La dimensione massima dei
grani di terreno deve essere almeno 6 volte inferiore allaltezza del
provino, per cui sono escluse le
ghiaie e i ciottoli, salvo che non si
disponga di apparecchiature speciali, molto grandi.
Figura 9.9 Cella per la prova di taglio diretto
Il provino inserito in un telaio metallico a sezione quadrata diviso in due parti da un
piano orizzontale in corrispondenza della semialtezza, ed verticalmente compreso tra
due piastre metalliche nervate e forate, oltre ciascuna delle quali vi una carta filtro ed
una piastra di pietra porosa molto permeabile.
Attraverso una piastra di carico possibile distribuire uniformemente sulla testa del provino una forza verticale di compressione. Il tutto posto in una scatola piena dacqua che
pu essere fatta scorrere a velocit prefissata su unapposita rotaia. La met superiore del
telaio metallico impedita di traslare da un contrasto collegato ad un anello dinamometrico (per la misura delle forze orizzontali T applicate), cosicch il movimento della scatola
produce la rottura per taglio del provino nel piano orizzontale medio.
La prova si esegue in due fasi. Nella prima fase viene applicata in modo istantaneo e mantenuta costante nel tempo una forza verticale N che d inizio ad un processo di consolidazione edometrica.
Durante la prima fase si misurano gli abbassamenti nel tempo del provino, controllando in
tal modo il processo di consolidazione e quindi il raggiungimento della pressione verticaN
le efficace media n' = , essendo A la sezione orizzontale del provino. La durata della
A
prima fase dipende dalla permeabilit del terreno e dallaltezza del provino.
Nella seconda fase si fa avvenire lo scorrimento orizzontale relativo, , a velocit costante
fra le due parti del telaio producendo il taglio del provino nel piano orizzontale medio.
Durante la fase di taglio si controlla lo spostamento orizzontale relativo e si misurano la
forza orizzontale T(), che si sviluppa per reazione allo scorrimento, e le variazioni di al133
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Capitolo 9

RESISTENZA AL TAGLIO DEI TERRENI

tezza del provino. La velocit di scorrimento deve essere sufficientemente bassa da non
indurre sovrapressioni interstiziali. A tal fine la velocit pu essere scelta in modo inversamente proporzionale al tempo di consolidazione della prima fase. A titolo puramente
indicativo, le velocit di scorrimento sono dellordine di 2 10-2 mm/s per terreni sabbiosi e
di 10-4 mm/s per i terreni a grana fine.
La prova va continuata fino alla chiara individuazione della forza resistente di picco Tf
(Figura 9.10.a) o fino ad uno spostamento pari al 20% del lato del provino, quando non si
possa individuare chiaramente un valore di picco della resistenza.
a)

b)

3f

2f

3n

2n
1f

1n

c
Spostamento,

1n

2n

3n

Figura 9.10 - Determinazione della resistenza a rottura, f (a) e dei parametri di resistenza al taglio (b) da prova di taglio diretto.

La tensione efficace normale a rottura n,f = n e la tensione tangenziale media a rottura


Tf 3
, sono le coordinate di un punto del piano di Mohr apparsul piano orizzontale, f =
A
tenente alla linea inviluppo degli stati di tensione a rottura.
Ripetendo la prova con differenti valori di N (almeno tre) si ottengono i punti sperimentali che permettono di tracciare la retta di equazione:
f = c'+ ' tan '
(Eq. 9.10)
e quindi di determinare i parametri di resistenza al taglio c e (Figura 9.10b).
I valori di N, e quindi di pressione verticale, devono essere scelti tenendo conto della tensione verticale efficace geostatica.
I principali limiti della prova di taglio diretto sono:
larea A del provino varia (diminuisce) durante la fase di taglio,
la pressione interstiziale non pu essere controllata,
non sono determinabili i parametri di deformabilit,
la superficie di taglio predeterminata e, se il provino non omogeneo, pu non
essere la superficie di resistenza minima.

In realt larea su cui distribuisce la forza resistente di picco Tf a rottura sar inferiore a quella iniziale A
per effetto dello scorrimento relativo delle due parti del provino.

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Capitolo 9

RESISTENZA AL TAGLIO DEI TERRENI

Se la prova condotta a velocit troppo elevate per consentire il drenaggio si ottiene una
sovrastima di c e una sottostima di . Lesecuzione di prove di taglio diretto rapide non
drenate fortemente sconsigliata, poich la rapidit della prova non comunque sufficiente a garantire lassenza di drenaggio ed i risultati non sono interpretabili n in termini
di tensioni efficaci n in termini di tensioni totali.

9.7 Lapparecchio e le prove triassiali standard


Le prove triassiali standard sono eseguite, con modalit diverse, su campioni ricostituiti di
materiali sabbiosi e su campioni indisturbati o ricostituiti di terreni a grana fine per determinarne le caratteristiche di resistenza al taglio e di rigidezza. Nel seguito si considereranno solamente le prove di compressione su terreni saturi. Differenti modalit di prova
(ad esempio per estensione) o prove su terreni non saturi sono possibili ma richiedono apparecchiature pi complesse e, allo stato attuale, non sono di routine.
In Figura 9.11 rappresentato lo schema di un apparecchio per prove triassiali standard. I provini di terreno
hanno forma cilindrica con
rapporto
altezza/diametro
generalmente compreso tra 2
e 2.5. Il diametro di norma
35 o 50mm. Poich il diametro deve essere almeno 10
volte maggiore della dimensione massima dei grani,
prove triassiali su terreni
contenenti ghiaie o ciottoli
non sono possibili salvo disporre di apparecchiature
speciali di grandi dimensio- Figura 9.11 Cella per prove triassiali di tipo standard
ni.
Lo stato tensionale a cui
soggetto un provino durante una prova triassiale di tipo assial-simmetrico e rimane tale
durante tutte le fasi della prova, quindi le tensioni principali agiscono sempre lungo le direzioni assiale e radiali del provino.
Il provino, la cui preparazione richiede procedure diverse a seconda della natura del terreno, appoggiato su un basamento metallico allinterno di una cella di perspex. Tra il basamento e il provino posto un disco di materiale poroso molto permeabile, protetto da
un disco di carta filtro che evita lintasamento dei pori. Anche superiormente al provino
posto un disco di carta filtro ed una pietra porosa, sopra la quale appoggiata una piastra
circolare di carico. La superficie laterale del provino rivestita con una membrana di lattice di gomma, molto flessibile ed impermeabile, stretta con guarnizioni di gomma (Oring) al basamento inferiore ed alla piastra di carico superiore. Talvolta tra la superficie
laterale del provino e la membrana di lattice di gomma sono poste strisce verticali di carta
filtro. La cella di perspex riempita dacqua che pu essere messa in pressione esercitando cos uno stato di compressione isotropa sul provino.
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RESISTENZA AL TAGLIO DEI TERRENI

Il provino risulta idraulicamente isolato dallacqua interna alla cella di perspex, ma in collegamento idraulico con lesterno, poich sia il basamento che la piastra di carico sono attraversati da condotti collegati con sottili e flessibili tubi di drenaggio. La carta filtro disposta sulla superficie laterale del provino ha la funzione di facilitare il flusso dellacqua
dal provino allesterno. I tubi di drenaggio possono essere anche utilizzati per mettere in
pressione lacqua contenuta nel provino (contropressione interstiziale o back pressure), o
possono essere chiusi e collegati a strumenti di misura della pressione dellacqua.
Il tetto della cella attraversato da unasta verticale scorrevole (pistone di carico, Figura
9.11) che pu trasmettere un carico assiale al provino attraverso la piastra di carico.
In definitiva con lapparecchio triassiale standard possibile:
esercitare una pressione totale isotropa sul provino mediante lacqua contenuta nella
cella;
o
fare avvenire e controllare la consolidazione isotropa del provino misurandone le
variazioni di volume, corrispondenti alla quantit di acqua espulsa o assorbita attraverso i tubi di drenaggio;
o
deformare assialmente il provino a velocit costante fino ed oltre la rottura misurando la forza assiale di reazione corrispondente;
o
misurare il volume di acqua espulso o assorbito dal provino durante la compressione assiale a drenaggi aperti;
o
controllare le deformazioni assiali del provino, determinate dalla velocit di avanzamento prescelta della pressa, durante la compressione assiale;
o
misurare la pressione dellacqua nei condotti di drenaggio (che si suppone eguale
alla pressione interstiziale uniforme nei pori del provino) quando la compressione,
isotropa o assiale, avviene a drenaggi chiusi,
o
mettere in pressione lacqua nei condotti di drenaggio, e quindi creare una eguale
pressione interstiziale nel provino.
o

Nellinterpretare i risultati delle prove si ipotizza un comportamento deformativo isotropo


del terreno.
Le prove triassiali standard sono condotte secondo tre modalit:
o
prova triassiale consolidata isotropicamente drenata (TxCID),
o
prova triassiale consolidata isotropicamente non drenata (TxCIU),
o
prova triassiale non consolidata non drenata (TxUU).
Per ciascuno dei tre tipi di prova il provino inizialmente saturato mediante la contemporanea applicazione di una tensione isotropa di cella e di una poco minore contropressione
dellacqua interstiziale4. In tal modo le bolle daria eventualmente presenti nel provino
tendono a sciogliersi nellacqua interstiziale.
La verifica dellavvenuta saturazione viene fatta mediante la misura del coefficiente B di
Skempton: a drenaggi chiusi si incrementa la pressione di cella di una quantit e si
misura il conseguente aumento di pressione interstiziale, u. Se il rapporto u/, ovvero
4

Teoricamente la pressione di cella e la back pressure dovrebbero essere eguali, in modo da non produrre
variazioni di tensione efficace. In pratica si applica una pressione di cella lievemente maggiore della contropressione interstiziale per evitare che si accumuli acqua fra la membrana e la superficie laterale del provino.

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RESISTENZA AL TAGLIO DEI TERRENI

il coefficiente B, risulta pari ad 1, il provino saturo (in pratica si ritiene sufficiente B >
0.95), se invece risulta B < 0.95 il provino non saturo. Pertanto, per favorire la saturazione, si incrementano della stessa quantit i valori di pressione di cella e di contropressione interstiziale (in modo da mantenere costante la pressione efficace di consolidazione), e si ripete la verifica dellavvenuta saturazione eseguendo una nuova misura di B.

9.7.1 Prova triassiale consolidata isotropicamente drenata (TxCID)


Dopo avere eseguito la saturazione, la prova si svolge in due fasi.
Nella prima fase il provino saturo sottoposto a compressione isotropa mediante un incremento della pressione di cella, a drenaggi aperti fino alla completa consolidazione. La
pressione di consolidazione, c, pari alla differenza fra pressione di cella (totale), c, e
contropressione interstiziale, u0. Il processo di consolidazione controllato attraverso la
misura nel tempo del volume di acqua espulso e raccolto in una buretta graduata, che viene diagrammato in funzione del tempo (Figura 9.12).
Nella seconda fase, ancora a drenaggi aperti, si fa avanzare il pistone a velocit costante e
sufficientemente bassa da non produrre sovrapressioni interstiziali allinterno del provino.
La velocit pu essere scelta in modo inversamente proporzionale al tempo di consolidazione
della prima fase. Durante la seconda
fase controllata la variazione nel
tempo dellaltezza del provino, e
sono misurate:
- la forza assiale esercitata dal pistone
- la variazione di volume del provino.
Tali misure permettono di calcolare,
fino ed oltre la rottura del provino:
- la deformazione assiale media,
a ,
- la deformazione volumetrica
media, v, (e quindi anche la deformazione radiale media, r = Figura 9.12 Variazione di volume di un provino che
consolida in cella triassiale, in funzione del tempo
(v a) / 2,
- la tensione assiale media, a, (e
quindi anche di tensione deviatorica media, a r = a r, essendo r la pressione
radiale che rimane costante durante la prova).
I risultati della prova sono di norma rappresentati in grafici a - (a r), e a v (Figura
9.13).
Poich durante la fase di compressione assiale la pressione di cella c e la pressione interstiziale u0 rimangono costanti (e quindi anche la pressione radiale totale r = c) e poich
non si sviluppano sovrappressioni interstiziali, essendo la prova drenata, allora rimane costante anche la pressione radiale efficace, r, che corrisponde alla tensione efficace principale minore (r = 3), mentre cresce la tensione efficace assiale media, a, che corrisponde alla tensione efficace principale maggiore (a = 1).
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a)
a r
(a r ) 3f

3c

(a r ) 2f

2c

(a r ) 1f

1c

b)

v
Figura 9.13 - Risultati di prove TxCID: a) diagrammi a (a r); b) diagrammi a - v

dunque possibile seguire levoluzione nel tempo del cerchio di Mohr corrispondente allo stato tensionale del provino fino ed oltre la rottura (Figura 9.14).

r = c = 3f
f

1f

Figura 9.14 - Evoluzione dei cerchi di Mohr durante la prova TxCID

La prova deve essere eseguita su almeno tre provini a differenti pressioni di consolidazione.
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I cerchi di Mohr a rottura dei tre provini sono tangenti alla retta di equazione:
f = c'+( u ) tan ' = c'+ ' tan '
(Eq. 9.11)
che rappresenta, per il campo di tensioni indagato, la resistenza al taglio del terreno (Figura 9.15).

c
O

Figura 9.15 Determinazione dei parametri di resistenza al taglio da prove triassiali TxCID e
TxCIU

Lesecuzione della prova TxCID richiede un tempo tanto maggiore quanto minore la
permeabilit del terreno, ed pertanto generalmente riservata a terreni sabbiosi o comunque abbastanza permeabili.
9.7.2 Prova triassiale consolidata isotropicamente non drenata (TxCIU)
Anche questa prova, una volta eseguita la saturazione, si svolge in due fasi, la prima delle
quali identica a quella della prova TxCID.
Al termine della prima fase, e quindi a consolidazione avvenuta (ad una pressione di consolidazione, c, pari alla differenza fra la pressione di cella, c, e la contropressione interstiziale, u0), vengono chiusi i drenaggi isolando idraulicamente il provino che, essendo
saturo, non subir ulteriori variazioni di volume.
Nella seconda fase, a drenaggi chiusi e collegati a trasduttori che misurano la pressione
dellacqua nei condotti di drenaggio e quindi nei pori del provino, si fa avanzare il pistone
a velocit costante, anche relativamente elevata.
Durante la seconda fase controllata la variazione nel tempo dellaltezza del provino, e
sono misurate:
- la forza assiale esercitata dal pistone,
- la variazione di pressione interstiziale allinterno del provino.
Tali misure permettono di calcolare, al variare del tempo fino ed oltre la rottura del provino:
- la deformazione assiale media, a,
- la tensione assiale media, a, (e quindi anche la tensione deviatorica media, a r =
a r, essendo r la pressione radiale),
- il coefficiente A di Skempton.
I risultati della prova sono di norma rappresentati in grafici a - (a r), e a v (Figura
9.16).
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a)
a r
(a r ) 3f

3c

(a r ) 2f
2c

(a r ) 1f

1c

b)

u
Figura 9.16 - Risultati di prove TxCIU: a) diagrammi a (a r); b) diagrammi a - u

In questo tipo di prova, durante la fase di compressione assiale la pressione di cella c rimane costante (e quindi anche la pressione radiale totale r = c), mentre la pressione interstiziale u, inizialmente pari a u0, varia. Di conseguenza variano sia la tensione efficace
assiale media, a = a u, che corrisponde alla tensione efficace principale maggiore
(a = 1), sia la pressione radiale efficace, r = c u, che corrisponde alla tensione
efficace principale minore (r = 3), ed possibile seguire levoluzione nel tempo del
cerchio di Mohr corrispondente allo stato tensionale del provino fino ed oltre la rottura,
sia in termini di tensioni totali che in termini di tensioni efficaci.
Infatti, se si rappresentano i cerchi a rottura sul piano di Mohr in termini di tensioni totali
e si traslano di una quantit pari alla pressione interstiziale misurata a rottura, uf, si ottengono i cerchi corrispondenti in termini di tensioni efficaci (Figura 9.17).
La prova viene eseguita su almeno tre provini a differenti pressioni di consolidazione.
La retta inviluppo dei cerchi di Mohr a rottura dei tre provini, in termini di tensioni efficaci, che consente di ricavare i parametri c e , ha equazione (9.11) e rappresenta, per il
campo di tensioni indagato, la resistenza al taglio del terreno (Figura 9.15).

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Se la prova interpretata in termini di tensioni totali, il valore a


rottura dello sforzo di
Cerchio di Mohr in tensioni efficaci
1 3
Cerchio di Mohr in tensioni totali
taglio,
,
2 f cu
rappresenta la resi,
stenza al taglio non

3f
3f
1f
1f
drenata cu (Figura
9.17).
uf
Poich i tre provini
vengono consolidati
sotto tre diversi valori Figura 9.17 - Evoluzione dei cerchi di Mohr durante la prova TxCIU
di pressione, c, risultano diversi tra loro anche i valori di cu.
Se il terreno normalmente consolidato si ha c = 0 in termini di tensioni efficaci, mentre
c
in termini di tensioni totali il rapporto u' costante.
f

c
Per un dato terreno e a parit di pressioni di consolidazione, i risultati delle prove TxCIU,
interpretati in termini di tensioni efficaci, sono sostanzialmente analoghi ai risultati delle
prove TxCID. Pertanto esse sono generalmente riservate a terreni argillosi o comunque
poco permeabili, per i quali lesecuzione di prove TxCID richiederebbe tempi molto lunghi.
9.7.3 Prova triassiale non consolidata non drenata (TxUU)

consigliabile che anche questa prova sia eseguita previa saturazione dei provini, sebbene spesso ci non avvenga. Anchessa si svolge in due fasi.
Nella prima fase, dopo avere chiuso i drenaggi, il provino sottoposto a compressione isotropa portando in pressione il fluido di cella al valore assegnato di pressione totale c.
Se il provino saturo, e quindi il coefficiente B di Skempton pari ad 1, il volume del
provino non varia e lincremento della pressione di cella (totale) comporta un uguale aumento della pressione interstiziale, mentre le tensioni efficaci non subiscono variazioni e
quindi non varia la pressione efficace, c.
Nella seconda fase, a drenaggi ancora chiusi, si fa avanzare la pressa su cui si trova la cella triassiale a velocit costante, anche piuttosto elevata.
Durante la seconda fase controllata la variazione nel tempo dellaltezza del provino, ed
misurata la forza assiale esercitata sul provino, mentre di norma non misurato
lincremento di pressione interstiziale.
Tali misure permettono di calcolare, al variare del tempo, fino ed oltre la rottura del provino:
- la deformazione assiale media, a,
- la tensione assiale media, a, (e quindi anche la tensione deviatorica media, a r =
a r, essendo r la pressione radiale).

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La prova viene eseguita su


almeno tre provini a diffeCerchi di Mohr in tensioni efficaci
renti pressioni totali di
Cerchi di Mohr in tensioni totali
cella. Poich la pressione
efficace di consolidazione
dei tre provini la stessa, cu
i cerchi di Mohr a rottura
,
dei tre provini nel piano

1f
1f
3f
3f
delle tensioni totali avranno lo stesso diametro e
uf
quindi saranno inviluppati
da una retta orizzontale di Figura 9.18 Risultati di prove TxUU su provini saturati e a difequazione (Figura 9.18):
ferenti pressioni totali di cella (c)i
f

= cu

(Eq. 9.12)
Se si misurasse la pressione interstiziale a rottura per i tre provini e si traslassero i cerchi
di Mohr di una quantit pari alla pressione interstiziale misurata a rottura per ciascuno di
essi, si otterrebbero cerchi coincidenti in termini di tensioni efficaci.
Le prove TxUU sono di norma eseguite su provini ricavati da campioni indisturbati di
terreno a grana fine, e la resistenza al taglio in condizione non drenate, cu, che si ricava
dalle prove dipendente, a parit di terreno, dalla pressione efficace di consolidazione in
sito.
Occorre tuttavia tenere presente che durante le operazioni di prelievo, trasporto, estrazione dalla fustella, formazione dei provini, il terreno subisce comunque un disturbo ineliminabile.
In particolare, anche se il campione fosse prelevato con la massima cura, non fisicamente possibile ripristinare in laboratorio contemporaneamente lo stato tensionale e deformativo del campione in sito.
Si consideri infatti lo stato di tensione di un elemento di argilla satura in sito, le tensioni
geostatiche, nelle solite ipotesi assialsimmetriche, sono:

v 0 = v' 0 + u 0

(Eq. 9.13)

h 0 = h' 0 + u 0 = K 0 v' 0 + u 0

Dopo l'estrazione, a pressione atmosferica, le tensioni totali si annullano. Ci equivale ad


applicare incrementi di tensione totale eguali e contrari alle tensioni totali preesistenti,
ovvero:
v = ( v' 0 + u 0 )
(Eq. 9.14)
h = ( h' 0 + u 0 ) = ( K 0 v' 0 + u 0 )
La pressione interstiziale diviene negativa (ovvero inferiore alla pressione atmosferica), e
assume il valore:
u = u 0 + u < 0

(Eq. 9.15)
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La variazione di pressione interstiziale u pu essere stimata con la relazione di Skempton (1954):


u = B [ h + A ( v h )]

(Eq. 9.16)

Se l'argilla satura B = 1, dunque risulta:


u = h + A ( v h ) = K 0 v' 0 + u0 + A v' 0 + u0 + K 0 v' 0 + u0 =

[(

= v' 0 [K 0 ( 1 A ) + A] u0
Dunque la pressione interstiziale u dopo lestrazione vale:
u = u 0 + u = v' 0 [K 0 (1 A) + A] < 0

)]

) (

(Eq. 9.17)

(Eq. 9.18)

Il valore del parametro A (che varia con la deformazione) quello che corrisponde al termine del processo di estrazione ed differente dal valore a rottura Af.
Dopo l'estrazione lo stato tensionale del campione molto variato:
- le pressioni totali sono nulle,
- le pressioni efficaci sono isotrope e pari a:

v' = h' = u = v' 0 [K 0 (1 A) + A]

(Eq. 9.19)

Poich la tensione geostatica efficace media vale:

m' = v' 0

(1 + 2 K 0 )

(Eq. 9.20)

eguagliando le equazioni (9.19) e (9.20) si verifica che la pressione isotropa efficace in


prova TxUU corrisponde alla tensione geostatica efficace media in sito, e quindi che la
resistenza al taglio non drenata di prova corrisponde con buona approssimazione alla resistenza al taglio non drenata in sito, per A = 1/3.
Nel campione di argilla estruso la tensione interstiziale negativa (suzione) produce un
gradiente idraulico dall'esterno verso il centro, e una filtrazione che altera il contenuto in
acqua locale. La parte interna del campione pu avere contenuto in acqua anche del 4%
superiore alla parte pi superficiale.
In un terreno saturo contenuto in acqua e indice dei vuoti sono proporzionali, dunque non
fisicamente possibile ripristinare in laboratorio contemporaneamente lo stato tensionale
e deformativo del campione in sito.
Se i provini di terreno sono sottoposti a prova TxUU senza averli preventivamente saturati, lapplicazione della pressione di cella, anche se a drenaggi chiusi, determina un incremento delle pressioni efficaci (essendo B<1), una riduzione di volume, poich laria contenuta nei vuoti molto compressibile, e un aumento del grado di saturazione.
Linviluppo a rottura, in termini di tensioni totali, risulter curvilineo per basse pressioni
di confinamento e orizzontale per le pressioni pi elevate, per le quali il terreno risulter
saturo (Figura 9.19).
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RESISTENZA AL TAGLIO DEI TERRENI

Figura 9.19 - Risultato di prove TxUU su provini non saturati

9.7.4 Prova di compressione semplice o prove di compressione con espansione laterale


libera (ELL).
La prova di compressione con espansione laterale libera pu essere eseguita solo su terreni a grana fine. I provini hanno la forma e le dimensioni dei provini per le prove triassiali.
La prova consiste nel produrre la rottura del provino per compressione assiale mediante
un pistone fatto avanzare a velocit costante e piuttosto elevata.
Il provino non avvolto da membrana e non compresso in direzione radiale.
Durante lesecuzione della prova si controlla nel tempo la variazione di altezza del provino e si misura la forza assiale esercitata dal pistone.
Il cerchio di Mohr a rottura
nel piano delle tensioni to
tali tangente allorigine
degli assi, in quanto la tensione totale principale minore nulla (ovvero la
pressione atmosferica) (Figura 9.20).
Sebbene non vi sia alcuna
c u= q /2
u
barriera fisica (membrana)
che impedisca il drenaggio,

lelevata velocit di deforO


q
mazione e la ridotta permeu
abilit del terreno fanno s
che le condizioni di prova
Figura 9.20 Cerchio di Mohr a rottura per prova di compressiano praticamente non
sione con espansione laterale libera
drenate, per cui il risultato
che si ottiene lo stesso che si avrebbe con una prova TxUU su un provino non saturato e
a pressione di cella pari a zero.
La pressione assiale totale media a rottura indicata con qu, e nellipotesi di terreno saturo, e quindi di inviluppo a rottura in termini di tensioni totali rettilineo e orizzontale, risulta:
q u = 2 cu
(Eq. 9.21)
f

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RESISTENZA AL TAGLIO DEI TERRENI

I principali vantaggi della prova consistono nella sua rapidit e semplicit di esecuzione, e
quindi nel suo basso costo.

9.8 Resistenza al taglio di terreni a grana grossa


I terreni a grana grossa saturi non cementati non hanno coesione per cui sono spesso indicati col termine terreni incoerenti. Le sabbie parzialmente sature possono presentare
una debole coesione apparente (che consente di costruire i castelli di sabbia). Le sabbie e
le ghiaie cementate hanno coesione.
Con le usuali tecniche di campionamento non quasi mai possibile prelevare nei terreni a
grana grossa non cementati, campioni idonei alla preparazione di provini indisturbati
per prove meccaniche di laboratorio. Pertanto i risultati delle prove di laboratorio, anche
se condotte su provini di sabbia ricostituiti alla stessa densit del terreno in sito, non sono
rappresentativi del comportamento meccanico del terreno naturale in sito. Di norma si ritiene pi affidabile stimare la resistenza al taglio di sabbie e ghiaie in sito sulla base dei
risultati di prove in sito.
Le prove di laboratorio sono tuttavia utili sia per determinare la resistenza al taglio di terreni sabbiosi da impiegare come materiale da costruzione, sia per lo studio delle leggi costitutive.
Durante una prova di resistenza meccanica di laboratorio (ad esempio di taglio diretto o
triassiale drenata), il comportamento di due provini della stessa sabbia ma con differente
indice dei vuoti (ovvero con differente densit relativa) pu essere sensibilmente diverso.
a)
In Figura 9.21 sono qualitativamente mostrati i diversi comportamenti 1 3
di un provino di sabbia sciolta e di
Sabbia densa
un provino della stessa sabbia ma
pi addensato, sottoposti ad una
prova triassiale drenata alla stessa
pressione di confinamento.
Sabbia sciolta
Il provino di sabbia sciolta presenta
al crescere della deformazione assiale a:
- un graduale aumento della resi
a
b)
stenza mobilizzata (1-3) fino
e
a stabilizzarsi su un valore massimo che rimane pressoch coSabbia sciolta
stante anche per grandi deformazioni,
- una progressiva e graduale dimie crit
nuzione del volume (e quindi
dellindice dei vuoti) con tendenSabbia densa
za a stabilizzarsi su un valore
a
minimo, cui corrisponde un indice dei vuoti critico, ecrit, che ri- Figura 9.21 Comportamento meccanico di due promane pressoch costante anche vini della stessa sabbia diversamente addensati in proper grandi deformazioni.
va TxCID per eguale pressione efficace di confinamento

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RESISTENZA AL TAGLIO DEI TERRENI

Il provino di sabbia densa, invece, presenta al crescere della deformazione assiale a:


- una curva di resistenza con un massimo accentuato, corrispondente alla condizione di
rottura, e un valore residuo, per grandi deformazioni, pressoch eguale al valore di resistenza mostrato dal provino di sabbia sciolta,
- una iniziale, piccola diminuzione di volume (e quindi di indice dei vuoti), seguita da
uninversione di tendenza per cui lindice dei vuoti supera il valore iniziale e tende allo
stesso valore di indice dei vuoti critico, ecrit.
In sostanza, il provino di sabbia densa, rispetto a quello di sabbia sciolta:
- pi rigido,
- ha una maggiore resistenza di picco,
- ha eguale resistenza residua,
- aumenta di volume per grandi deformazioni, mentre il provino di sabbia sciolta diminuisce di volume,
- ha lo stesso indice dei vuoti critico, ovvero la stessa densit relativa per grandi deformazioni.
Un modello semplice e intuitivo che pu giustificare il diverso comportamento deformativo volumetrico il seguente.
N
Consideriamo un insieme di sfere eguali e a
contatto. La disposizione che corrisponde al
massimo indice dei vuoti quella in cui i
-V/V
centri delle sfere sono i nodi di un reticolo T
cubico. La disposizione che corrisponde al
T
minimo indice dei vuoti quella in cui i
centri delle sfere sono i nodi di un reticolo
tetraedrico. Nel primo caso lo scorrimento
fra due parti dellinsieme implica una dimiN
nuzione di volume, nel secondo caso un
aumento, come si pu osservare dalla Figu- Figura 9.22 - Modello per spiegare il comportamento deformativo volumetrico dei mezzi
ra 9.22.
Il valore dellindice dei vuoti critico, che di- granulari
scrimina fra comportamento deformativo
volumetrico dilatante e contrattivo, non per una caratteristica del materiale ma dipende dalla pressione efficace di confinamento, per cui un provino di sabbia di una data densit relativa pu avere comportamento dilatante a bassa pressione efficace di confinamento e contrattivo ad alta pressione efficace di confinamento.
Per una sabbia che presenta un massimo nelle curve tensioni deformazioni si possono
definire due diverse rette di inviluppo della resistenza, ovvero due angoli di resistenza al
taglio: langolo di resistenza al taglio di picco (a rottura), P, e langolo di resistenza al
taglio residuo (per grandi deformazioni), R5 (Figura 9.23). A seconda del problema
geotecnico in studio, lingegnere dovr scegliere di utilizzare luno o laltro valore.

Langolo di resistenza residuo pu essere determinato in laboratorio con prove di taglio diretto con pi cicli di carico e scarico, poich la semplice corsa della scatola di taglio non sufficiente a produrre grandi
spostamenti.

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Capitolo 9

RESISTENZA AL TAGLIO DEI TERRENI

Figura 9.23 Resistenza al taglio di picco e residua di una sabbia densa

I principali fattori che influenzano, in misura quantitativamente diversa, langolo di resistenza al taglio di picco dei terreni sabbiosi sono:
- la densit,
- la forma e la rugosit dei grani,
- la dimensione media dei grani,
- la distribuzione granulometrica.
Orientativamente il peso relativo dei fattori sopraelencati sul valore dellangolo di resistenza di picco di un terreno incoerente indicato in Tabella 9.1.
Tabella 9.1: Peso relativo dei fattori che influenzano il valore dellangolo di resistenza al taglio
di picco di un terreno a grana grossa

= 36 + 1 + 2 + 3 + 4
sciolta
Densit
1
media
densa
spigolo vivi
Forma e rugosit dei grani
2
media
arrotondati
molto arrotondati
sabbia
Dimensione dei grani
3
ghiaia fine
ghiaia grossa
uniforme
Distribuzione granulometrica
4
media
distesa

- 6
0
+ 6
+ 1
0
- 3
- 5
0
+ 1
+ 2
- 3
0
+ 3

9.9 Resistenza al taglio di terreni a grana fine


I terreni a grana fine (limi e argille) saturi e normalmente consolidati, alle profondit di
interesse per le opere di ingegneria geotecnica, presentano di norma indice di consistenza,
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Capitolo 9

RESISTENZA AL TAGLIO DEI TERRENI

Ic < 0.5 e coesione efficace c = 0. La curva tensioni-deformazioni presenta un andamento monotono con un graduale aumento della resistenza mobilizzata fino a stabilizzarsi su
un valore massimo che rimane pressoch costante anche per grandi deformazioni, analogo
a quello mostrato in Figura 9.13, dove il valore massimo della resistenza raggiunto cresce
al crescere della pressione efficace di confinamento.
Langolo di resistenza al
taglio inferiore a
quello dei terreni a grana
grossa e dipende dai minerali argillosi costituenti
e quindi dal contenuto in
argilla, CF, e dallindice
di plasticit, IP (Figura
9.24).
I terreni a grana fine sovraconsolidati presentano
Figura 9.24 Dipendenza dellangolo di resistenza al taglio delle di norma indice di consistenza, Ic > 0,5, coesione
argille dallindice di plasticit
efficace c > 0.
La curva tensioni-deformazioni presenta un massimo accentuato, corrispondente alla condizione di rottura, e un valore residuo, per grandi deformazioni. A parit di pressione efficace di confinamento la resistenza al taglio di picco dei terreni a grana fine cresce con il
grado di sovraconsolidazione; a parit del grado di sovraconsolidazione e per lo stesso tipo di terreno, la resistenza al taglio di picco cresce al crescere della pressione efficace di
confinamento, mentre il picco nella curva sforzi-deformazioni risulta sempre meno accentuato fino ad ottenere un andamento monotono, tipico di terreni normalconsolidati.
Langolo di resistenza al taglio residuo indipendente dalla storia dello stato tensionale, e
quindi dal grado di sovraconsolidazione, OCR.

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Capitolo 10

TERRENI NON SATURI

CAPITOLO 10
TERRENI NON SATURI
10.1 Richiami
Nel Capitolo 1 abbiamo visto che:
- I terreni sono mezzi particellari costituiti da una fase solida (le particelle minerali), da
una fase liquida (generalmente acqua, ma talvolta anche altri liquidi) e da una fase gassosa (generalmente aria e vapor dacqua ma talvolta anche altri gas).
- Le molecole dacqua possono essere libere di muoversi nei vuoti interparticellari (acqua interstiziale) oppure essere aderenti alla superficie delle particelle solide di terreno
a causa di legami elettrochimici (acqua adsorbita).
- In un deposito di terreno naturale, sede di falda freatica, si riconoscono zone a differente grado di saturazione. In particolare, procedendo dal piano campagna verso il basso, si distingue la zona vadosa, sopra falda, che a sua volta si suddivide in zona di evapotraspirazione, zona di ritenzione e frangia capillare, e la zona sotto falda. Se i vuoti
nel terreno sono fra loro comunicanti (come avviene quasi sempre), il terreno nella zona sotto falda saturo dacqua, mentre quello nella zona vadosa pu essere saturo, parzialmente saturo o secco.
- La pressione dellacqua sotto la falda freatica superiore alla pressione atmosferica,
mentre sopra il livello di falda inferiore alla pressione atmosferica.

10.2 Capillarit
Se lacqua nel terreno fosse soggetta
alla sola forza di gravit, il terreno soprastante il livello di falda sarebbe
completamente asciutto, salvo per
lacqua adsorbita e per lacqua di percolazione delle precipitazioni atmosferiche, mentre in realt esso saturo fino ad una certa altezza al di sopra del
livello di falda e parzialmente saturo
nel tratto superiore.
Per comprendere le cause di tale fenomeno utile introdurre il concetto di
capillarit.
Se si immerge lestremit di un tubo di
vetro di piccolo diametro nellacqua, si
pu osservare che lacqua risale nel
tubo fino ad unaltezza che dipende
dal diametro del tubo, e che la superfi- Figura 10.1: Risalita capillare in un tubo di vetro
cie di separazione fra lacqua e laria
nel tubo concava (Figura 10.1).

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Capitolo 10

TERRENI NON SATURI

La superficie di separazione aria-acqua, a causa di forze di attrazione molecolare, si comporta come una membrana elastica in uno stato uniforme di tensione, soggetta a differenti
pressioni dalla parte del liquido e dalla parte del gas.
La colonna dacqua di altezza hc, detta altezza di risalita capillare, come sostenuta dalla
membrana (menisco) tesa sulla parete del tubo capillare.
Indicando con T [FL-1] il valore della tensione superficiale della membrana, con
langolo di contatto del menisco con la parete verticale del tubo, e con r il raggio del tubo
capillare, per lequilibrio in direzione verticale, si ha:
2 T
cos
hc =
(Eq. 10.1)
r w
La pressione dellacqua nei punti 1 e 2
(Figura 10.1) pari alla pressione atmosferica, convenzionalmente assunta
pari a zero, mentre nel tubo capillare la
pressione dellacqua negativa (ovvero inferiore alla pressione atmosferica),
varia linearmente con laltezza e nel
punto 3 assume il valore minimo uw = hc w. La forma concava del menisco,
ovvero della superficie di separazione
acqua-aria, dovuta al fatto che la
pressione atmosferica dellaria, ua,
superiore alla pressione dellacqua, uw,
e quindi gonfia la membrana
La componente verticale T cos della
tensione superficiale determina uno
stato di compressione assiale nel tubo
di vetro, la componente radiale
Tsen determina uno stato di compressione circonferenziale (Figura
10.2).
Con riferimento alla Figura 10.3 il caso
(a) mostra la risalita capillare allinterno di un tubo di vetro pulito.
Laltezza hc relativa al caso (a) pu
non essere raggiunta a causa della limiFigura 10.2: Compressione indotta dalla tensione tata altezza del tubo capillare, come
mostrato nel caso (b). Se il tubo di vesuperficiale
tro non ha diametro costante ma presenta delle sbulbature, laltezza di risalita capillare diversa a seconda che il processo sia di imbibizione o di essiccamento. Nel
caso (c) si vede come la presenza di un bulbo di raggio maggiore di quello del tubo capillare (r1 > r) limiti laltezza di risalita hc; al contrario nel caso (d) il processo di svuotamento controllato dal raggio r del tubo e non da quello r1 del bulbo.
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Capitolo 10

TERRENI NON SATURI

Essiccamento

Imbibizione

Figura 10.3 - Effetti dellaltezza e del raggio sulla risalita capillare

Nei terreni avviene un fenomeno analogo. I vuoti costituiscono un sistema continuo di


canali tortuosi e a sezione variabile lungo i quali lacqua risale dal livello di falda fino ad
altezze diverse, cosicch il terreno risulta saturo fino ad una certa altezza e parzialmente
saturo nel tratto superiore. La tortuosit, la rugosit e la dimensione delle pareti dei canali
nel terreno dipendono dalla natura, dalla forma, dalle dimensioni, dalla distribuzione granulometrica e dallo stato di addensamento delle particelle solide di terreno. Questi stessi
fattori, e in modo diverso a seconda che il processo sia di imbibizione o di essiccamento,
determinano laltezza di risalita capillare nel terreno. Il caso (e) di Figura 10.3 mostra le
condizioni di un terreno imbibito per risalita capillare.
Unespressione empirica approssimata dellaltezza di risalita capillare hc (in cm) nei terreni la seguente:

hc =

CS
e D10

(Eq. 10.2)

in cui e lindice dei vuoti, D10 il diametro efficace (in cm) e CS una costante empirica
dipendente dalla forma dei grani e dalle impurit delle superfici, il cui valore compreso
tra 0.1 e 0.5 cm2.
Valori indicativi dellaltezza di risalita capillare sono riportati in Tabella 10.1.
Tabella 10.1: Valori indicativi dellaltezza di risalita capillare

Terreno
Ghiaia
Sabbia
Limo
Argilla

D10
(mm)
0,82
0,11
0,03
0,02
0,006
0,001

hc
(m)
0,05
0,80
1,60
2,40
3,60
>10,0

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Capitolo 10

TERRENI NON SATURI

In un terreno parzialmente saturo sono possibili tre differenti condizioni di saturazione:


a) condizione di saturazione a isole daria, caratteristica di gradi di saturazione elevati
(Sr > 85%), in cui la fase gassosa non continua ma presente in forma di bolle
daria;
b) condizione di saturazione a pendolo, caratteristica di gradi di saturazione molto bassi,
in cui la fase liquida non continua ma presente solo nei menischi in corrispondenza
dei contatti interparticellari; in tale condizione lacqua nelle zone di contatto fra i grani
forma menischi in modo analogo a quanto avviene in un tubo capillare, producendo
uno stato di compressione fra i grani (Figura 10.2).
c) condizione di saturazione mista, caratteristica di gradi di saturazione intermedi, in cui
coesistono, in zone diverse del terreno, le due condizioni di saturazione precedenti.

10.3 Suzione
I mezzi fluidi, acqua e aria, essendo privi di resistenza al taglio, sono caratterizzati da uno
stato di tensione sferico.
Come gi detto, in un terreno parzialmente saturo, a causa della tensione superficiale, la
pressione dellacqua nei pori (uw) risulta sempre inferiore alla pressione dellaria nei pori
(ua). La differenza tra la pressione dellaria, che in condizioni naturali pari alla pressione atmosferica, e la pressione dellacqua nei pori detta suzione di matrice:
(Eq. 10.3)
s = (ua uw)
dove:
uw < ua < 0, da cui s > 0
e posto ua = 0, risulta s = uw
Un terreno non saturo posto a contatto con acqua libera e pura a pressione atmosferica
tende a richiamare acqua per effetto della suzione totale, .
La suzione totale, , ha due componenti: la prima componente la suzione di matrice, s,
di cui si gi detto, associata al fenomeno della capillarit, la seconda componente la
suzione osmotica, , dovuta alla presenza di sali disciolti nellacqua interstiziale e quindi
alla differenza di potenziale elettro-chimico tra lacqua interstiziale e lacqua libera:
= s +
(Eq. 10.4)
In definitiva (Figura 10.4):
- la suzione totale, , la pressione negativa (ovvero inferiore alla pressione atmosferica) cui deve essere soggetta lacqua pura in modo da essere in equilibrio, attraverso
una membrana semipermeabile (permeabile cio alle sole molecole dacqua ma non ai
sali) con lacqua interstiziale;
- la suzione di matrice, s, la pressione negativa cui deve essere soggetta una soluzione
acquosa identica in composizione allacqua interstiziale, in modo da essere in equilibrio, attraverso una membrana permeabile con lacqua interstiziale;
- la suzione osmotica, , la pressione negativa cui deve essere soggetta lacqua pura
in modo da essere in equilibrio, attraverso una membrana semipermeabile con una soluzione acquosa identica in composizione allacqua interstiziale.
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Capitolo 10

TERRENI NON SATURI

Flusso per
suzione totale,

Flusso per
suzione di matrice, S

Membrana
semipermeabile

Acqua
pura

Terreno insaturo,
acqua con sali

Flusso per
suzione osmotica,

Membrana
semipermeabile

Acqua
con sali

Membrana
semipermeabile

Terreno insaturo,
acqua con sali

Acqua
pura

Acqua con sali

Figura 10.4 Componenti della suzione totale

Suzione (kPa)

La suzione osmotica presente sia nei terreni saturi che nei terreni parzialmente saturi, e
varia con il contenuto salino dellacqua, ad esempio come conseguenza di una contaminazione chimica, producendo effetti in termini di deformazioni volumetriche e di variazioni
di resistenza al taglio
Tuttavia la maggior parte dei proSuzione totale
blemi di ingegneria geotecnica che
Suzione di matrice
Suzione osmotica
coinvolgono terreni non saturi sono
riferibili a variazioni della suzione
Suzione di matrice + osmotica
di matrice, come ad esempio gli effetti della pioggia sulla stabilit dei
pendii o sui cedimenti delle fondazioni superficiali.
In Figura 10.5 sono messe a confronto le variazioni di suzione totale, , suzione di matrice, s, e suzione osmotica, , con il contenuto in
Contenuto dacqua, w (%)
acqua, w, di unargilla: si osserva
che rimane pressoch costante al
variare di w, e quindi per un asse- Figura 10.5 - Misure della suzione totale, osmotica e di
gnata variazione di contenuto in ac- matrice su un argilla compatta
qua w si ha s.

10.4 Misura della suzione


Per la misura della suzione di matrice in sito si utilizzano i tensiometri. Il tensiometro
composto da un tubo avente ad una estremit una punta in materiale ceramico poroso, ed
allaltra un serbatoio sigillato contenente acqua. La punta del tensiometro infissa nel terreno (Figura 10.6). Lacqua contenuta nel tubo, per effetto della suzione, filtra attraverso
la ceramica porosa e determina una depressione nel serbatoio dellacqua, rilevabile con un
manometro. La pressione di equilibrio del sistema corrisponde alla suzione nel terreno.
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Capitolo 10

TERRENI NON SATURI

Figura 10.6 Modalit di installazione di un tensiometro: per profondit fino a 1.5 m (A) e maggiori di 1.5 m (B)

Il metodo semplice, ma il campo di misura della suzione limitato a circa 80-90 kPa
dalla possibilit di cavitazione dellacqua nel tensiometro.
Esistono diverse tecniche di misura della pressione negativa dellacqua (manometri acqua-mercurio, trasduttori elettrici di pressione, etc..), poich in generale gli strumenti di
maggiore sensibilit hanno tempi di risposta pi lunghi.

10.5 Curve di ritenzione


La curva di ritenzione idrica (SWRC = Soil Water Retention Curve) definisce la relazione fra la suzione di matrice e una misura della quantit di acqua presente nel terreno, che
pu essere opportunamente scelta fra:
P
- il contenuto dacqua in peso: w(% ) = w 100
Ps
V
- il contenuto dacqua in volume: = w = S r n
V
V
- il grado di saturazione: S r (% ) = w 100
Vv
La curva di ritenzione idrica generalmente rappresentata in un piano semilogaritmico,
avente in ascissa il valore della suzione e in ordinata il valore della variabile di misura
della quantit dacqua nel terreno.
La forma tipica di una SWRT rappresentata in Figura 10.7. Al crescere della suzione si
individuano tre differenti parti della curva.
Nella prima parte (boundary effect zone), per i valori pi bassi di suzione, il terreno saturo e un aumento di suzione non produce diminuzioni significative del grado di saturazione. La prima parte ha termine per quel valore della suzione che corrisponde alla formazione delle prime bolle daria nei pori pi grandi del terreno. Tale valore, detto di entrata dellaria (air-entry value), indicato con il simbolo (ua uw)b, o anche b.
Nella seconda parte, detta di transizione (transition zone), al crescere della suzione la
quantit dacqua nel terreno si riduce sensibilmente e la fase liquida diviene discontinua.
Nella terza parte infine, detta residua di non saturazione (residual zone of unsaturation), a
grandi incrementi di suzione corrispondono piccole riduzioni della quantit dacqua nel
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Capitolo 10

TERRENI NON SATURI

terreno. Il valore della suzione corrispondente al passaggio dalla seconda alla terza parte
della curva, ovvero alla quantit dacqua residua, indicato con il simbolo r.

Aria

Grado di saturazione, Sr (%)

Valore di entrata
dellaria
Particelle

Aria

Acqua

Suzione (kPa)

Figura 10.7 Curva di ritenzione idrica e differenti fasi di desaturazione

Grado di saturazione, Sr (%)

stato osservato che, indipendentemente dallampiezza delle tre zone, tutti i terreni tendono ad un grado di saturazione zero per valore di suzione pari a circa 106 kPa (Figura
10.8).

Suzione (kPa)
Figura 10.8 Curve di ritenzione idrica per 4 differenti tipi di terreno

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Capitolo 10

TERRENI NON SATURI

La forma della curva di ritenzione dipende dalla dimensione dei pori e quindi dalla composizione granulometrica e dallo stato di addensamento del terreno.
I terreni a grana grossa (sabbie e ghiaie), che hanno pori interconnessi e di grandi dimensioni, sono caratterizzati da bassi valori di b e r, e da una curva ripida nella zona di
transizione. I terreni a grana fine (argille), le cui particelle hanno elevata superficie specifica e quindi forti legami elettro-chimici con le molecole dacqua, sono caratterizzati da
alti valore della suzione di entrata dellaria, b, e da una minore pendenza della curva di
ritenzione nella zona di transizione. Inoltre, per i terreni argillosi, spesso non definibile
la quantit dacqua residua, e quindi il valore di r.
Per la formulazione matematica delle curve di ritenzione idrica spesso utilizzato il contenuto in acqua volumetrico normalizzato:
r
=
(Eq. 10.5)
s r
in cui
s il contenuto in acqua volumetrico corrispondente al terreno saturo, e
r il contenuto in acqua volumetrico residuo.
Se si assume r = 0, risulta = Sr.
Fra le numerose equazioni proposte per la modellazione delle curve di ritenzione idrica, le
due seguenti richiedono la definizione di un solo parametro:
a) Equazione di Brooks e Corey (1964):


per

=
1
b
b
(Eq. 10.6)

per
=1
<1
b
il parametro un indice di distribuzione della dimensione dei pori con valori generalmente compresi tra 0,2 e 2.
b) Equazione di Van Genuchten semplificata (1978):
1

1 m

= 1 +

(Eq. 10.7)

in cui il parametro m ha valori generalmente compresi tra 0,6 e 0,75.


Durante un processo di riduzione del contenuto in acqua dalle condizioni sature, e quindi
di aumento della suzione, il terreno segue una curva di ritenzione, detta curva principale
di essiccamento (main drying), diversa rispetto alla curva di ritenzione che il terreno segue nel processo inverso di aumento del contenuto in acqua, e quindi di riduzione della
suzione. Questultima curva, detta curva principale di imbibizione (main wetting), non
raggiunge la completa saturazione del terreno, perch una certa quantit di aria (residual
air content) rimane comunque intrappolata nei vuoti del terreno (Figura 10.9).
Le due curve principali delimitano i possibili stati del terreno. I percorsi da una allaltra
delle curve principali (scanning curves) sono pressoch reversibili.

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TERRENI NON SATURI

Grado di saturazione, Sr (%)

Capitolo 10

Contenuto daria
residuo
Curva principale
di essiccamento

Curva principale
di imbibizione

Valore di entrata
dellaria

Suzione (kPa)
Figura 10.9 Curve principali di essiccamento e di imbibizione per un argilla in termini di grado
di saturazione

10.6 Flusso dellacqua nei terreni non saturi


Come abbiamo gi visto nel Capitolo 3, il flusso dellacqua nei terreni (saturi e non saturi) determinato dalla differenza di altezza idraulica, o altezza totale h:
h= z+

uw

v2
2 g

(Eq. 10.8)

in cui z laltezza geometrica, uw/w laltezza di pressione, e v2/2g laltezza di velocit


(di norma trascurabile). Con riferimento alla Figura 10.10 laltezza totale del punto A
maggiore dellaltezza totale del punto B, e quindi lacqua si muover da A verso B in ragione del gradiente idraulico fra i due punti.
p.c.

A
Tensiometro

B
Piezometro
zB

uw /w ( > 0)

uw /w ( < 0)

zA

hA

hB
z =0

Figura 10.10 - Gradiente di carico in un terreno non saturo

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Capitolo 10

TERRENI NON SATURI

Nei terreni non saturi, come nei terreni saturi, vale la legge di Darcy, ma il coefficiente di
permeabilit fortemente dipendente dalla suzione:
v = k ( ) i
(Eq. 10.9)
k ( ) = k s k r ( )
in cui:
ks il coefficiente di permeabilit (allacqua) del terreno saturo, e
kr() la conducibilit idraulica relativa, adimensionale, con valori compresi tra 0 e 1.
Alcune delle equazioni proposte per descrivere analiticamente la variazione della conducibilit idraulica relativa con la suzione o con il contenuto volumetrico in acqua sono le
seguenti:
a) modello esponenziale (Gardner, 1958)
k r ( ) = exp(a )
(Eq. 10.10)

in cui a un coefficiente con valori compresi tra 0,002cm-1 (terreni a grana fine) e
0,05cm-1 (terreni a grana grossa);
b) modello di Gardner (1958)
k r ( ) =

1
n
1 + a ( )

(Eq. 10.11)

c) modello di Davidson et al. (1969)


k r ( ) = exp[ ( s )]

(Eq. 10.12)

d) modello di Mualem (1976) e Van Genuchten (1978)


k r ( ) =

0, 5

1 m

m
1 1

(Eq. 10.13)

Nelle Figure 10.11a e 10.11b sono rappresentate le curve sperimentali di variazione del
contenuto volumetrico in acqua e del coefficiente di permeabilit con la suzione per tre
differenti terreni.
b)
a)

Figura 10.11 - Curve sperimentali di variazione del contenuto volumetrico in acqua (a) e del coefficiente di permeabilit (b) con la suzione per tre differenti terreni.

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Capitolo 10

TERRENI NON SATURI

10.7 Resistenza al taglio di terreni non saturi


Vi sono due differenti approcci per stimare la resistenza al taglio di un terreno non saturo.
Il primo utilizza la definizione di tensione efficace per terreni non saturi, , originariamente proposta da Bishop (1959):
' = ( ua ) + (ua u w )
(Eq. 10.14)
in cui:
pressione dellaria nei pori,
ua
pressione dellacqua nei pori,
uw
(ua uw) suzione di matrice,

parametro che assume il valore 1 per terreno saturo e il valore 0 per terreno secco.
Secondo tale approccio, la resistenza al taglio di terreni non saturi pu essere determinata,
come per i terreni saturi, sulla base di due parametri di resistenza al taglio efficace, c e
, e di una unica variabile di tensione, , nel modo seguente:
f = c' +[( u a ) + (u a u w )] tan '
(Eq. 10.15)
Il parametro stimato con lequazione (Khalili e Khabbaz, 1998):
per
(u a u w ) (u a u w )b
=1
(u u w )
= a

(u a u w )b

0 , 55

per

(ua u w ) > (ua u w )b

(Eq. 10.16)

in cui (ua uw)b corrisponde al valore della suzione di matrice per il quale si iniziano a
formare bolle daria nel terreno (air entry value).
Un diverso approccio quello di Fredlund e Rahardjo (1993), secondo il quale la resistenza al taglio dei terreni non saturi funzione di tre parametri di resistenza e di due
variabili di tensione, nel modo seguente:
f = c ' + ( u a ) tan ' + (u a u w ) tan b
(Eq. 10.17)
in cui b langolo di resistenza al taglio per variazione di suzione di matrice, (ua uw),
inferiore allangolo di resistenza al taglio, , associato alla variazione di tensione normale netta ( ua).
La resistenza la taglio non varia linearmente con la suzione, ovvero langolo b non costante ma decresce al crescere della suzione. La determinazione sperimentale dell(Eq.
10.17) richiede lesecuzione di prove di laboratorio sofisticate, costose, inusuali e molto
lunghe, specie per terreni a grana fine il cui coefficiente di permeabilit molto basso.
Inoltre la variabilit di tanb con la suzione richiede che le prove siano eseguite nel campo di tensione atteso in sito. Pertanto, per evitare la determinazione sperimentale diretta,
sono state proposte relazioni empiriche per la stima indiretta di tanb.
berg e Sllfors proposero di stimare il valore di tanb per limi e sabbie insature nel modo seguente:
tan b = S r tan '
(Eq. 10.18)
Vanapalli et al. proposero di stimare il valore di tanbcon la seguente relazione:
tan b = tan '
(Eq. 10.19)
Lequazione (10.17) rappresenta un piano tangente ai cerchi di Mohr a rottura (Figura
10.12).
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Capitolo 10

TERRENI NON SATURI

b
b

Su
zio
ne
di
ma
tri

ce
,

(u

-u

(ua -uw )f tg
c

-ua

Figura 10.12 Criterio di rottura di Mohr-Coulomb generalizzato per i terreni non saturi

Lintersezione del piano di inviluppo a rottura con il piano (ua uw) , una curva rappresentata in Figura 10.13 (la curva e una retta se si assume tanb = cost) e di equazione:
c = c ' + (u a u w ) tan b
(Eq. 10.20)

c = c+ (ua -uw )f tg

c3
c2
c1

(ua -uw )f 2 tg

Suzione di matrice, (ua -uw )

(ua -uw )f 1
(ua -uw )f 2
(ua -uw )f 3

Figura 10.13 Intersezione del piano di inviluppo a rottura con il piano (ua uw)

160
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Capitolo 11

STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

CAPITOLO 11
STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO
11.1 Percorsi tensionali (stress paths)
11.1.1 Percorsi tensionali efficaci (ESP) e totali (TSP) nei piani s-t e s-t
Lo stato tensionale in un punto di un mezzo continuo solido in condizioni assialsimmetriche, come stato mostrato nel Capitolo 9, rappresentato nel piano di Mohr (, ) da un
cerchio avente il centro sullasse delle ascisse (Figura 11.1a). Se si considera un sistema
piano di assi cartesiani in cui lasse delle ascisse il parametro di tensione:
s=

( 1 + 3 )

(Eq. 11.1)

2
e lasse delle ordinate il parametro di tensione:
t=

( 1 3 )

(Eq. 11.2)
2
al cerchio nel piano di Mohr corrisponde biunivocamente un punto A nel nuovo sistema
di riferimento (Figura 11.1b). Sovrapponendo i due sistemi di riferimento il punto A coincide con il vertice del cerchio di Mohr. Il vantaggio di tale rappresentazione consiste nel
fatto che possibile, mediante una linea continua nel piano s-t, rappresentare una successione continua di stati tensionali, ovvero un percorso tensionale. Il vertice del cerchio di
Mohr sta al percorso tensionale come un fotogramma sta ad un filmato.
Nel caso dei terreni i percorsi tensionali possono essere definiti con riferimento sia alle
tensioni totali (TSP = Total Stess Path) sia alle tensioni efficaci (ESP = Effective Stress
Path).
Applicando il principio delle tensioni efficaci si ha:
s = s + u;
a)

(Eq. 11.3)

t = t
b)

t
Percorso tensionale

( - )/2
1

( + )/2
1

s
( + )/2

Figura 11.1: Corrispondenza fra i cerchi di Mohr e i punti nel piano s-t

161
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P
TS

Utilizzando i percorsi tensionali possibile descrivere la successione continua nel tempo


degli stati tensionali totali ed efficaci di un provino di terreno durante lesecuzione delle
prove geotecniche assialsimmetriche standard di laboratorio che sono state descritte nei
capitoli precedenti.
In particolare, nei piani t-s e t-s sovrapposti:
a) I percorsi tensionali totale (TSP) t
ed efficace (ESP) di compressione
e consolidazione isotropa (prima
fase delle prove triassiali TxCID e
TxCIU) sono rappresentati da
segmenti rettilinei sullasse delle
ascisse (t = 0). Per semplicit di
esposizione si suppone che gli stati
tensionali iniziali totale ed efficace, rispettivamente rappresentati
s,s
A A
B B
dai punti A e A, siano isotropi e
che la pressione interstiziale iniziaB.P.
le sia zero, cosicch i punti A ed
A risultano coincidenti. Nel piano Figura 11.2 Percorsi tensionali nei piani s-t e s-t
delle tensioni totali il segmento per compressione isotropa
AB percorso in modo istantaneo
allatto di applicazione dellincremento di pressione isotropa di cella (Figura 11.2).
Nel piano delle tensioni efficaci il segmento AB percorso nel tempo Tc necessario
affinch avvenga la consolidazione. Al tempo T = Tc la distanza BB indica il valore
della contropressione interstiziale BP (Back Pressure).
b) I percorsi tensiot
nali
efficace
(ESP) e totale
k 0 = arctg[(1-K0 )/(1+K0 )]
(TSP) di un provino di terreno
B B (T = Tc )
normalmente conP
ES
solidato sottopot = (1-k 0) p
2
u(t)
sto a prova di
V
V
45
A A
compressione e
TSP
(T = 0) C
(T = 0)
consolidazione
s,s
edometrica a in(1-k )0 p

s
-s
=
(
1+k
)
p
crementi di carico
0
s =
0
2
2
sono mostrati in
s 0 = p
Figura 11.3. I
punti A e A,
coincidenti, indicano gli stati ten- Figura 11.3 Percorsi tensionali nei piani s-t e s-t per compressione
sionali, rispetti- edometrica
vamente totale ed
efficace, prima dellapplicazione dellincremento di carico, p. I punti B e B, coincidenti, indicano gli stati tensionali, rispettivamente totale ed efficace, al termine del
162
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processo di consolidazione. Sia i punti A e A che i punti B e B appartengono alla


retta K0, passante per lorigine degli assi ed avente equazione:
(1 K 0 )
t=
s'
(Eq. 11.4)
(1 + K 0 )
Nel piano delle tensioni efficaci il segmento AB percorso nel tempo T = Tc necessario affinch avvenga la consolidazione. Nel piano delle tensioni totali il segmento
AC percorso istantaneamente allatto dellapplicazione dellincremento di carico (T
= 0), mentre il segmento CB percorso nel tempo T = Tc necessario affinch avvenga
la consolidazione. Ad un generico istante di tempo durante il processo di consolidazione i punti rappresentativi dello stato tensionale efficace e totale sono rappresentati
da due punti, V e V, con la stessa ordinata, rispettivamente sul segmento AB e CB,
e la loro distanza rappresenta il valore della pressione interstiziale.
c) I percorsi tensionali efficace (ESP) t
e totale (TSP) di un provino di terC
C
reno nella fase di compressione di
una prova triassiale consolidata isotropicamente e drenata (TxCID) soP
no mostrati in Figura 11.4. Durante
ES
P
TS
la prova in condizioni drenate non
insorgono sovrapressioni interstizia45
li e i percorsi ESP e TSP risultano
s,s
B B
coincidenti (o traslati di una quantit pari alla contropressione interstiB.P.
ziale applicata), rettilinei ed inclinati di 45 rispetto allasse orizzontale Figura 11.4 Percorsi tensionali nei piani s-t e
s-t per compressione drenata
s.
d) I percorsi tensionali efficace (ESP) e totale (TSP) di un provino di terreno nella fase
di compressione di una prova triassiale consolidata isotropicamente non drenata
(TxCIU) sono mostrati in Figura 11.5. Durante la prova in condizioni non drenate insorgono sovrapressioni interstiziali positive o negative in dipendenza del rapporto di
sovraconsolidazione e del livello di deformazione. Il percorso TSP rettilineo e inclinato di 45 rispetto allasse orizzontale s. Il percorso ESP invece curvilineo. Nelle Figure 11.5a e b sono qualitativamente mostrati i percorsi tensionali TSP ed ESP
per provini di argilla con differente rapporto di sovraconsolidazione. La distanza dei
punti B e B corrispondenti agli stati di tensione isotropa iniziale rispettivamente totale ed efficace rappresenta la contropressione interstiziale BP. Per un provino normalmente consolidato (Figura 11.5a) la pressione interstiziale cresce durante la compressione ed il percorso ESP si allontana curvando progressivamente verso sinistra
dal segmento rettilineo e inclinato a 45 parallelo al percorso TSP (sovrappressione
interstiziale sempre positiva e crescente).

163
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STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

a)

b)

t
C

C C

C
u
ESP

B.P.

ES
P

P
TS 45

45
B

B.P.

P
TS

s,s

s,s

Figura 11.5 Percorsi tensionali nei piani s-t e s-t per compressione non drenata: a)
terreno normalmente consolidato; b) terreno fortemente sovraconsolidato.

Per un provino fortemente sovraconsolidato (Figura 11.5b) la pressione interstiziale


durante la compressione inizialmente cresce e poi decresce, fino a valori inferiori a
quello iniziale, il percorso ESP curvilineo si svolge inizialmente a sinistra e poi a destra del segmento rettilineo e inclinato a 45 parallelo al percorso TSP.
11.1.2 Percorsi tensionali efficaci (ESP) e totali (TSP) nei piani p-q e p-q
I percorsi tensionali che utilizzano i parametri di tensione s, s e t sopra introdotti hanno il
vantaggio di essere immediatamente comprensibili, poich facile collegare ad un generico punto del percorso tensionale il corrispondente cerchio di Mohr e, anche mentalmente, visualizzarlo. Tuttavia i parametri s, s e t non hanno un preciso significato fisico. Esistono altri modi, meno intuitivi ma pi corretti, per rappresentare i percorsi tensionali assialsimmetrici. In particolare nel seguito saranno utilizzati i parametri invarianti di tensione:
+ 2 3
tensione media totale: p = 1
(Eq. 11.5)
3
' + 2 3'
(Eq. 11.6)
tensione media efficace: p ' = 1
= pu
3
tensione deviatorica: q = q' = 1 3 = 1' 3' 1
(Eq. 11.7)

I parametri s, s e t ed i parametri p, p e q sono legati dalle seguenti relazioni biunivoche:


t
p=s
(Eq. 11.8)
3
t
p' = s'
(Eq. 11.9)
3
q = 2t
(Eq. 11.10)

Per stati tensionali tridimensionali i parametri di tensione p, e q hanno la forma:

1
( 1 + 2 + 3 )
3
1
2
2
2
q=
( 1 2 ) + ( 2 3 ) + ( 3 1 )
2
p=

0,5

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STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

q
6
q
s' = p' +
6
q
t=
2
s= p+

(Eq. 11.11)
(Eq. 11.12)
(Eq. 11.13)

per cui tutto quanto stato detto con riferimento ai piani s-t ed s-t pu essere trasferito e
tradotto nei corrispondenti piani p-q e p-q.
In generale (Figura 11.6) a incrementi delle tensioni principali maggiore e minore rispettivamente pari a 1 e a 2=3:
, t
nel piano s-t corrisponde un segmento
L s-t
s-t
di percorso tensionale di lunghezza:
Ls t =

12 + 32
2

e pendenza:
1 3
tan s t =
1 + 3

(Eq. 11.14)
O

, s

1
s

(Eq. 11.15)

Figura 11.6 Percorsi tensionali nei piani s-t e -

mentre nel piano p-q corrisponde un segmento di percorso tensionale di lunghezza:


1
L p q = 10 12 + 13 32 14 1 3
(Eq. 11.16)
3
e pendenza:
3 ( 1 3 )
tan p q =
(Eq. 11.17)
1 + 2 3
e quindi in particolare:

per compressione isotropa (1 = 3 = ):


nel piano s - t :
Ls t =
tans-t = 0
nel piano p - q :

L p q =

tanp-q = 0

per compressione monoassiale (1 = , 3 = 0):

Ls t =
nel piano s - t :
tans-t = 1
2
10
nel piano p - q :
L p q =

tanp-q = 3
3

(Eq. 11.18)
(Eq. 11.19)

(Eq. 11.20)
(Eq. 11.21)

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Capitolo 11

STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

11.2 Stato critico


11.2.1 Introduzione
Nei capitoli precedenti sono stati affrontati separatamente, con modelli semplici e schemi
elementari diversi, i problemi relativi alla deformabilit ed alla resistenza dei terreni.
In questo capitolo, dopo avere esposto la teoria dello Stato Critico come quadro interpretativo generale del comportamento dei terreni saturi, si introdurr un modello matematico
un poco pi complesso ma pi generale (il modello Cam Clay Modificato) per la previsione quantitativa di tale comportamento.
I parametri di tale modello possono essere ricavati dai risultati delle prove geotecniche
standard di laboratorio, gi esposti e commentati nei capitoli precedenti. Tali risultati verranno pertanto richiamati ed inquadrati in unottica unitaria.
Le prove geotecniche standard di laboratorio per la determinazione del comportamento
meccanico dei terreni sono le prove triassiali e le prove di compressione edometrica, entrambe assialsimmetriche. Salvo indicazione contraria, nel seguito assumeremo che la
tensione assiale a corrisponda alla tensione principale maggiore 1, e che la tensione radiale r corrisponda alle tensioni principali intermedia e minore, eguali fra loro, 2 = 3.
Nel seguito, per descrivere lo stato di tensione ed i percorsi tensionali si utilizzeranno i
parametri p, p e q.
Per descrivere lo stato di deformazione, di un provino cilindrico di altezza iniziale H0,
diametro iniziale D0 e volume iniziale V0, si utilizzeranno i parametri:
H
deformazione assiale: a = 1 =
(Eq. 11.22)
H0
D
deformazione radiale: r = 3 =
(Eq. 11.23)
D0
V
deformazione volumetrica: v = a + 2 r = 1 + 2 3 =
(Eq. 11.24)
V0
2
2
deformazione deviatorica o distorsione: s = ( a r ) = ( 1 3 )
(Eq. 11.25)
3
3

La deformazione deviatorica definita nel modo sopra scritto affinch valga la relazione:
1' d 1 + 2' d 2 + 3' d 3 = p 'd v + q d s
(Eq. 11.26)
Come parametro indicativo dello stato di addensamento del terreno verr utilizzato il volume specifico, v, che per definizione il rapporto tra il volume totale di un elemento di
terreno, V, e il volume occupato dalle particelle solide, VS.
Risulta pertanto per definizione:
V
v=
= (1+ e )
(Eq. 11.27)
VS
e
de
dv
d v =
=
(Eq. 11.28)
1 + e0
v0
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Capitolo 11

STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

Analizziamo i risultati delle prove geotecniche standard su provini di argilla ricostituiti in


laboratorio, gi esposti e commentati nel Capitolo 9, rappresentando i percorsi di carico in
uno spazio tridimensionale definito dalla terna di assi cartesiani ortogonali p-q-v.
11.2.2 Compressione isotropa drenata (prima fase delle prove triassiali standard), linea
di consolidazione normale (NCL) e linee di scarico-ricarico (URL)
q

Il percorso efficace di carico si svolge interamente sul piano p-v (ovvero sul piano q = 0). La curva sperimentale, che potremmo ottenere per punti
incrementando (o riducendo) gradualmente la
pressione di cella e attendendo per ogni gradino
di carico lesaurirsi del processo di consolidazione isotropa, qualitativamente indicata in Figura
D
B
A C
11.7. La stessa curva, rappresentata in un piano
p
semilogaritmico (Figura 11.8a), pu essere sche- v
A
matizzata con segmenti rettilinei (Figura 11.8b).
La principale ipotesi semplificativa adottata nel
C
passaggio dalla curva sperimentale a quella
B
schematica consiste nellavere sostituito al piccoD
lo ciclo di isteresi sperimentale del percorso di
scarico-ricarico il suo asse, ovvero nellavere assunto un comportamento deformativo volumetrico elastico (variazioni di volume interamente rep
versibili).
Figura 11.7 - Percorso di carico di
La retta ABD detta linea di consolidazione nor- compressione (e decompressione) isotropa drenata nei piani p-q e p-v
male (NCL), ed ha equazione:
v = ln( p' )
(Eq. 11.29)
q=0
Il parametro il valore dellordinata (volume specifico) del punto sulla NCL che ha per
ascissa p=1 (e quindi ln(p) = 0) e dipende dal sistema di unit di misura adottato. Il parametro la pendenza della NCL ed adimensionale.
La retta BCB una delle infinite, possibili linee di scarico e ricarico (URL), ed ha equazione:
v = v ln( p' )
(Eq. 11.30)
q=0
Il parametro v il valore dellordinata (volume specifico) del punto su quella specifica
linea di scarico-ricarico che ha per ascissa p=1 (e quindi ln(p) = 0), dipende dal sistema
di unit di misura adottato ed biunivocamente riferito allascissa del punto B (Figura
11.8b), definita pressione di consolidazione, pc, dalle seguenti relazioni, ottenute imponendo lappartenenza del punto B sia alla NCL che alla linea di scarico-ricarico:
v = ( ) ln ( p c' )
(Eq. 11.31)
v
p c' = exp


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Capitolo 11

a)

STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

b)

v
N

A
C

-
C - 1
1

B
D

ln p

pc

p (ln)

Figura 11.8 - Curva sperimentale (a) e curva schematizzata (b) del percorso di carico di compressione (e decompressione) isotropa drenata nel piano semilogaritmico ln p-v

Il parametro la pendenza della linea di scarico-ricarico isotropo ed adimensionale.


Un provino, al cui stato tensionale, p0, corrisponda un punto su una linea di scaricoricarico, isotropicamente sovraconsolidato (OC). Il rapporto di sovraconsolidazione isotropa :
p'
R0 = c'
(Eq. 11.33)
p0
R0 non eguale al rapporto di sovraconsolidazione edometrica, OCR, ma ad esso legato
dalla relazione:
1 + 2 K 0NC
R0 =
OCR
(Eq. 11.34)
1 + 2 K 0OC
v
Il risultato sperimentale di un
N
percorso di carico isotropo in
A
condizioni drenate con pi cicli
C1
di scarico-ricarico a pressione di
-
v
consolidazione crescente pu es- 1
1
C2
B1
-
sere schematicamente rappresen- v
1
2
tato come in Figura 11.9: i segC3
B2
-
menti corrispondenti a ciascun v 3
1
ciclo di scarico-ricarico, rettilinei
nel piano semilogaritmico, hanno
B3
-
1
la stessa pendenza e, naturalmente, diversi valori di v e di
pc.
In definitiva, rammentando gli
schemi dei modelli reologici ep(ln)
1
pc 1 pc 2
pc 3
lementari presentati nel Capitolo
5, si pu affermare che i risultati Figura 11.9 - Schematizzazione di un percorso di carico
sperimentali sopra descritti pos- isotropo drenato con pi cicli di scarico-ricarico a pressono essere ben riprodotti da un sione di consolidazione crescente
modello elastico non lineare
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Capitolo 11

STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

plastico a incrudimento positivo. Infatti:


a) il comportamento deformativo (quasi) elastico, ovvero il percorso reversibile, lungo le linee di scarico-ricarico;
b) lungo tali linee il comportamento non lineare, in quanto il percorso rettilineo nel
piano semilogaritmico (e quindi curvilineo nel piano naturale);
c) il comportamento elasto-plastico lungo la linea di consolidazione normale (NCL);
d) la pressione media efficace di consolidazione isotropa, pc, la soglia di tensione oltre
la quale si manifestano deformazioni plastiche (irreversibili), ovvero la tensione di
snervamento;
e) lincrudimento positivo poich la deformazione plastica avviene a pressione di
consolidazione crescente.

11.2.3 Pressione efficace media equivalente, pe


La pressione efficace media equivalente di un elemento di terreno A caratterizzato dai parametri pA, qA e vA la pressione peA del punto sulla linea di consolidazione normale
(NCL) avente volume specifico vA (Figura 11.10). La pressione efficace media equivalente vale dunque:

N vA
p 'eA = exp

(Eq. 11.35)
b)

a)
v

qA

vA

CL
N

1
A

pA
pA

p(ln)

eA

peA

vA

v
CL
N

Figura 11.10 - Definizione di pressione efficace equivalente nel piano lnp-v e nello spazio p-v-q

La pressione efficace equivalente non varia nei percorsi tensionali non drenati, che avvengono a volume costante, mentre varia nei percorsi tensionali drenati, durante i quali si
hanno deformazioni volumetriche.

11.2.4 Compressione con espansione laterale impedita (compressione edometrica), linea


di consolidazione edometrica (linea K0) e linee di scarico-ricarico edometriche
Dalle condizioni al contorno della prova edometrica (compressione assialsimmetrica con
espansione laterale impedita) si desume:
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Capitolo 11

STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

2 = 3 = 0; v = 1
'2 = 3' = K 0 1'
p' =

1'
3

(Eq. 11.36)

(1 + 2 K 0 ); q = 1' ( 1 K 0 )

Se il terreno normalmente consolidato, K0 costante e il percorso tensionale nel piano pq rettilineo, passa per lorigine degli assi, ed ha equazione, (linea K0) (Figura 11.11 a):
3 (1 K 0 )
q = p '
(Eq. 11.37)
(1 + 2 K 0 )
In Figura 11.11 b mostrato landamento della linea K0 al variare di K0 da cui si pu osservare che non potendo essere K0 < 0 (altrimenti si avrebbe una tensione 3 < 0 e quindi
di trazione), dalla Eq. 11.37 la retta che delimita gli stati tensionali possibili per il terreno
sul piano p-q ha equazione: q = 3 p.
aK

b)

K0 = 0

Li
ne

a)

0 < K0 < 1
3

3 (1 K 0 )
(1 + 2 K0 )

(Compressione isotropa)

K0 = 1

p
K0 > 1

Figura 11.11 - Traccia della linea K0 nel piano p-q per un terreno normalmente consolidato

Nel piano p-v il percorso tensionale del tutto simile a quello della compressione isotropa e, analogamente ad esso, pu essere schematizzato nel piano semilogaritmico con tratti
rettilinei definiti dalle seguenti equazioni (Figura 11.12):
per la linea di compressione edometrica vergine:
v = N 0 ln p'
(Eq. 11.38)
per le linee di scarico-ricarico edometriche:
v = v K 0 ln p'
(Eq. 11.39)
Si osserva che la proiezione della linea K0 sul piano ln p-v parallela alla linea di consolidazione isotropa normale (NCL), e che le proiezioni sul piano lnp-v delle linee di scarico-ricarico in condizioni edometriche sono parallele alle linee di scarico-ricarico in condizioni di carico isotropo.
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Capitolo 11

STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

Il parametro vK0 biunivocamente riferito alla pressione di consolidazione edometrica pc,edo (ascissa del punto B di Figura 11.12), dalle seguenti relazioni ottenute imponendo lappartenenza del
punto B sia alla linea K0 che alla linea di
scarico-ricarico in condizioni edometriche:

N
N0
A
-
C - 1
1

vK0

CL
aN K 0
ne e a
n
Li
Li

v K 0 = 0 ( ) ln p c' ,edo
p(ln)

c,edo

Figura 11.12 - Traccia della linea K0 nel piano


lnp-v per un terreno N.C. e di una linea di scarico-ricarico in condizioni edometriche

0 vK0
p c' ,edo = exp

(Eq. 11.40)
(Eq. 11.41)

Nel Capitolo 7 abbiamo visto come i risultati della prova edometrica siano abitualmente
rappresentati nel piano log v-e, e che in tale piano la pendenza della linea di compressione edometrica vergine sia lindice di compressione Cc e la pendenza delle linee di scarico sia lindice di rigonfiamento Cs. Valgono dunque le relazioni:
C c = ln 10 = 2,303
(Eq. 11.42a)
e (solo approssimativamente poich durante lo scarico varia OCR e dunque varia K0):
C s = ln 10 = 2,303
(Eq. 11.42b)
A differenza della linea di consolidazione normale (NCL) che si sviluppa sul piano q = 0,
la linea K0 si sviluppa nello spazio a tre dimensioni p-q-v (Figura 11.13).
q
Linea K0

1
3 (1 K 0 )
(1 + 2 K 0 )

Linea NCL

v
Figura 11.13 - Rappresentazione delle linee NCL e K0 nello spazio p-q-v

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Capitolo 11

STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

11.2.5 Compressione triassiale drenata di argilla N.C. (prova TxCID) e linea di stato
critico (CSL)
Il percorso tensionale efficace di un provino di argilla N.C. in una prova di compressione
triassiale drenata standard consiste di due fasi: la prima di compressione isotropa lungo la
linea NCL, fino alla pressione di consolidazione isotropa pc, la seconda di compressione
assiale in condizioni drenate a pressione di confinamento costante. In questultima fase, al
crescere della deformazione assiale a (la prova condotta a deformazione assiale controllata) la tensione deviatorica q cresce progressivamente fino ad un valore massimo qf poi si
mantiene circa costante. La curva sperimentale a q ben rappresentata da una relazione
iperbolica del tipo:
q=

(Eq. 11.43)

a + b a

Il volume decresce progressivamente fino ad un valore minimo, poi si mantiene circa costante (Figura 11.14). Il percorso tensionale corrispondente alla fase di compressione assiale, AB, ha come proiezione sul piano p-q un segmento rettilineo con pendenza 3:1, dal
punto A di coordinate (pc - 0) al punto B, corrispondente alla condizione di rottura, di
coordinate (pf - qf), e nel piano p-v ha origine nel punto A sulla linea NCL e termina nel
punto B sottostante la linea NCL.
Infatti durante la fase di compressione risulta che 3 = r =c = cost e quindi q =
(1 3) = 1 e p = (1 + 23)/3 = 1/3 e quindi:
1'
q
=
=3
(Eq. 11.44)
p' 1' / 3

a) q

b) q
B

qf

A 1
pf
pc

c)

p
Figura 11.14 - Percorsi tensionali di compressione drenata su un provino di argilla N.C.

172
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Capitolo 11

STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

Se tre provini della stessa argilla isotropicamente consolidati a pressioni diverse sono portati a rottura in condizioni drenate si ottengono i risultati mostrati in Figura 11.15. Si osserva in particolare che:
o
le tre curve a q hanno la stessa forma e, normalizzate rispetto alla pressione di
consolidazione pc, sono (quasi) coincidenti;
o
la deformazione volumetrica durante la compressione assiale varia in modo pressoch eguale per i tre provini, indipendentemente dalla pressione di consolidazione;
o
i punti B rappresentativi dello stato finale dei tre provini giacciono su una linea, detta di Stato Critico (CSL), la cui equazione :
q f = M p 'f
(Eq. 11.45)
v f = ln p 'f
a) q
qf 3
qf 2
qf 1

b) q

B3

L
CS
M
1

B3

B2

B2
B1

B1

A A2 A3
pc 1 pc 2 pc 3

A = A2 = A3
1

c)

B1 = B = B3

NC
CS L
L

A2
vf 1
vf 2
vf 3

A3

B1
B2
pf 1

B3

pf 2 pf 3

Figura 11.15 - Risultati di prove TxCID su provini della stessa argilla N.C. consolidati a pressioni diverse

La relazione q f = M p 'f equivale al criterio di rottura di Mohr-Coulomb per terreni


N.C. che, nel Capitolo 8, avevamo scritto nella forma:
f = n' tan '

(Eq. 11.46)

Langolo di resistenza al taglio da considerare quello che corrisponde alla condizione di


stato critico, cs, ovvero alla condizione in cui, al crescere della deformazione assiale rimangono costanti tensione deviatorica, qf, e deformazione volumetrica, v.
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Capitolo 11

STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

Il parametro M funzione dellangolo di resistenza al taglio allo stato critico, cs, e delle
modalit di prova. Infatti se il provino portato a rottura per compressione assiale a tensione efficace di confinamento costante, ovvero con le modalit standard descritte nel Capitolo 8, la tensione principale maggiore la tensione assiale, mentre le tensioni principali
intermedia e minore coincidono entrambe con la tensione radiale:
1' = a'
(Eq. 11.47)
3' = 2' = r'
quindi:
q f = 1' 3' f = 'a 'r f

) (

'
' + 2 3'
'
= a + 2 r
p'f = 1

3
3

f
e ricordando che :
1'
1 + sen cs'
' =
'
3 f 1 sen cs

(Eq. 11.48)

(Eq. 11.49)

si ha:
M = Mc =

qf 3
= '
p 'f
a + 2

'
a

)
)

'
r f
'
r f

3 / 1 f

'
a

'
a

'
r

/ + 2
'
r

3 (1 + sencs' 1 + sencs' ) 6 sencs'


=
(1 + sencs' + 2 2sencs' )f = 3 sencs'
3 M c
sen cs' =
6+ Mc

1 + sen cs
1
3
1 sen cs

=
=
1 + sen cs
+ 2

1 sen cs

(Eq. 11.50)

(Eq. 11.51)

Se invece il provino portato a rottura per estensione assiale, ovvero aumentando la


tensione efficace di confinamento a tensione efficace assiale costante, la tensione
principale minore la tensione assiale e le tensioni principali intermedia e maggiore,
coincidenti, sono la tensione radiale:
1' = 2' = r'
(Eq. 11.52)
3' = a'
quindi:
q f = ( 1' 3' ) f = ( r' a' ) f
2 r' + a'
2 1' + 3'
=
p 'f =

3
3

M = Me =

qf
p 'f

3 r' a'

'
a

+ 2 r'

)
)

f
f

(Eq. 11.53)

6 sen cs'
=
3 + sen cs'

(Eq. 11.54)

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STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

3 Me
(Eq. 11.55)
6 Me
Una conseguenza importante che,
SL (a)
C
q
mentre langolo di resistenza al taglio
allo stato critico cs lo stesso per comMc
pressione e per estensione, la pendenza
1
M della linea di stato critico nel piano
p-q non la stessa. In particolare, poich Me < Mc, per lo stesso terreno e a
parit di pressione efficace media, la
tensione deviatorica a rottura in estenp
sione minore che in compressione (Figura 11.16).
1
I punti B corrispondenti alla condizione
Me
di stato critico giacciono su una linea la
CS
L
cui proiezione sul piano p-v una curva
che, rappresentata nel piano semiloga(b)
ritmico, diviene una retta parallela alla
linea NCL.
Figura 11.16 Linea di stato critico nel piano pIn Figura 11.17 sono rappresentate le li- q in caso di rottura per compressione assiale e di
nee NCL e CSL.
rottura per estensione assiale
sen cs' =

q
CSL

1
M

NCL

v
Figura 11.17 Rappresentazione delle linee NCL e CSL (indicata convenzionalmente con una doppia linea) nello spazio p-q-v

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STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

Il percorso tensionale nello spazio p-q-v durante la fase di compressione drenata si svolge su un piano, detto piano drenato, rappresentato in Figura 11.18.

q
CSL
B Piano drenato
B

1
3

A
NCL

v
Figura 11.18 - Piano drenato e percorso tensionale efficace di una prova TxCID nello spazio p-q-v

11.2.6 Compressione triassiale non drenata di argilla N.C. (prova TxCIU) e superficie di
Roscoe
La prova di compressione triassiale consolidata non drenata standard consiste di due fasi:
la prima di compressione e di consolidazione isotropa, la seconda di compressione assiale
in condizioni non drenate a pressione di confinamento costante. In questultima fase, al
crescere della deformazione assiale a (la prova condotta a deformazione assiale controllata) il volume del provino (saturo) non varia, la tensione deviatorica q e la pressione interstiziale crescono progressivamente fino alla condizione di stato critico.
In Figura 11.19 sono rappresentati i risultati di una prova TxCIU su un provino di argilla
satura N.C. portato a rottura in presenza di una contro pressione interstiziale iniziale (BP
= u0).
In Figura 11.20 sono mostrati i risultati che si possono ottenere da una serie di tre prove
TxCIU su provini della stessa argilla satura N.C. consolidati a pressioni diverse.
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STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

uf

a) q

uf

b) q
B

u0
B

TSP

ESP

qf

3
1
A
pc pf

A
pf p
c

c)

p,p

u0

v
B

NCL

Figura 11.19 - Percorsi tensionali di compressione non drenata su un provino di argilla satura
N.C.
CS

b) q

qf 2

B2

qf 1

B1

uf 3

B3
uf 2

B2
B1

uf 1

B1

uf 2
uf 3

B2
B3

c)

B1
A2

A3

A3

p,p

v0 1

B2

uf 1
A1 A1 A2

A1 = A2 = A3

B3

B3

ESP 3

qf 3

L
M

TSP

a) q

v0 2
v0 3

A1

B1

A2

B2

A3

NC L

B3

C SL
pf 1

pf 2

pf 3

Figura 11.20 - Risultati di prove TxCIU su provini della stessa argilla satura N.C. consolidati a
pressioni diverse

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Capitolo 11

STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

Dallesame delle Figure 11.19 e 11.20 si desume che:


o
la tensione deviatorica q cresce progressivamente con la deformazione assiale a fino ad un valore massimo qf e poi si mantiene circa costante,
o
la deformazione avviene a volume costante (v = 0) e con progressivo incremento
della pressione interstiziale (u) fino ad un valore massimo, uf, crescente con la
pressione di consolidazione,
o
i percorsi tensionali totali (TSP) sono rettilinei ed hanno pendenza 3:1,
o
i percorsi tensionali efficaci (ESP) sono curvilinei ed hanno la stessa forma,
o
la distanza tra ESP e TSP rappresenta la pressione interstiziale u,
o
i punti rappresentativi dello stato tensionale efficace iniziale (A) sono sulla linea di
consolidazione normale (NCL),
o
i punti rappresentativi della condizione di rottura (B) sono sulla linea di stato critico (CSL).
Il percorso tensionale nello spazio p-q-v durante la fase di compressione non drenata si
svolge su un piano parallelo al piano p-q, detto piano non drenato, rappresentato in Figura 11.21.

B
Piano non drenato

CSL

ESP

A
NCL

v
Figura 11.21 - Piano non drenato e percorso tensionale efficace di una prova TxCIU

In una prova triassiale non drenata su un provino saturo non si hanno variazioni di volume. Pertanto il volume specifico iniziale v0 anche il volume specifico a rottura:
v0 = v f = ln p'f
(Eq. 11.56)
ovvero:
v0
p 'f = exp

(Eq. 11.57)

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Capitolo 11

STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

e
v0
q f = p 'f = exp

(Eq. 11.58)

La resistenza al taglio in condizioni non drenate dei terreni a grana fine, cu, che, come abbiamo visto nel Capitolo 9, viene utilizzata per le verifiche di stabilit in termini di tensioni totali pari alla met della tensione deviatorica a rottura, dunque:
qf
v0
= exp
cu =

(Eq. 11.59)
2
2

Per un dato terreno i parametri , e sono costanti, quindi cu dipende soltanto dal volume specifico v0. Per un terreno saturo :
v = 1 + e = 1 + Gs w
(Eq. 11.60)
dunque la resistenza al taglio in condizioni non drenate, cu, di una stessa argilla satura dipende unicamente dal suo contenuto in acqua w.
Tutti i percorsi tensionali efficaci, di prove drenate e non drenate, che dalla linea di consolidazione normale (NCL) pervengono alla linea di stato critico (CSL) giacciono su una
superficie nello spazio p-q-v, detta Superficie di Roscoe, che limita il dominio degli stati
tensionali possibili (Figura 11.22).

q
Superficie di Roscoe

CSL

NCL

v
Figura 11.22 - Superficie di Roscoe

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Capitolo 11

STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

Tale affermazione pu essere visualizzata normalizzando i percorsi tensionali drenati e


non drenati dalla NCL alla CSL di provini saturi normalconsolidati rispetto alla pressione
efficace equivalente, che rimane costante nei percorsi non drenati, ed invece variabile in
quelli drenati. In tal modo nel piano p/pe-q/pe tutti i percorsi coincidono in ununica
curva che rappresenta la Superficie di Roscoe normalizzata (Figura 11.23).

q/pe
CSL
Superficie di Roscoe normalizzata

NCL

p/pe
Figura 11.23 - Superficie di Roscoe normalizzata

11.2.7 Compressione triassiale drenata di argilla O.C. (prova TxCID) e condizione di


rottura
Se un provino di argilla satura isotropicamente consolidato, ad una pressione efficace
pc, e poi isotropicamente decompresso in condizioni drenate, fino ad una pressione efficace p0 in modo da divenire fortemente sovraconsolidato, ed infine sottoposto a compressione drenata, esso mostra un comportamento tensionale e deformativo durante la fase di compressione del tipo di quello descritto in Figura 11.24.
Si pu osservare che la condizione di rottura non coincide con la condizione di stato critico. Infatti la curva a-q presenta un massimo (qf) a rottura (punto B), poi decresce fino a
stabilizzarsi su un valore minore (qcs) che corrisponde allo stato critico (punto C).
Il volume del provino prima diminuisce, poi aumenta, supera il valore iniziale e infine
tende a stabilizzarsi.
d

La curva a-v presenta tangente orizzontale v = 0 nei punti C e D che corrispondo d a

d
no al valore q = qcs, e un flesso v nel punto B che corrisponde a q = qf.
d a max
La proiezione del percorso tensionale efficace (ABC) nel piano p-q ha pendenza 3:1.
Nel tratto AB fino alla rottura il percorso ascendente, nel tratto BC discendente.
180
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Capitolo 11

STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

b)

a) q

q
B

qf

qc s

qf

qc s

ESP
B

C=D
3
A 1
p0

c)

d)

pf

C
B
A

a
D
vC
vB
v
vDA

C
A

p0

pf

pc

Figura 11.24 - Comportamento di un provino di argilla satura fortemente sovraconsolidato in


prova TxCID

Nel piano p-v il punto A rappresentativo dello stato iniziale si trova su una curva di scarico-ricarico. La proiezione del percorso tensionale efficace (ABC) nel piano p-v ha tangente orizzontale nei punti C e D.
Se tre provini della stessa argilla satura con differenti rapporti di sovraconsolidazione isotropa sono portati a rottura in condizioni drenate si ottengono i risultati mostrati in Figura
11.25. Si osserva in particolare che:
o
se il punto rappresentativo dello stato iniziale del provino nel piano p'-v sotto la
CSL (punto A1), esso fortemente sovraconsolidato (provino n. 1),
o
un provino fortemente sovraconsolidato ha un deviatore a rottura (qf) molto maggiore del deviatore allo stato critico (qcs), e manifesta un comportamento dilatante
(aumento di volume),
o
se il punto rappresentativo dello stato iniziale del provino nel piano p'-v sotto la
NCL ma sopra la CSL, esso debolmente sovraconsolidato (provino n. 2),
o
un provino debolmente sovraconsolidato ha un deviatore a rottura (qf) poco maggiore o eguale al deviatore allo stato critico (qcs), e manifesta un comportamento contraente (diminuzione di volume),
o
se il punto rappresentativo dello stato iniziale del provino nel piano p'-v sulla
NCL, esso normalmente consolidato (provino n. 3),
o
un provino normalmente consolidato ha un deviatore a rottura (qf) eguale al deviatore allo stato critico (qcs), e manifesta un comportamento contraente (diminuzione
di volume),
181
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Capitolo 11

STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

i punti rappresentativi delle


condizioni di rottura (B) di
provini con eguale pressione
di preconsolidazione (punti A
sulla stessa linea di scaricoricarico) giacciono su una retta (linea inviluppo a rottura)
distinta dalla CSL relativamente ai provini sovraconsolidati (punti B1 e B2), e sulla
CSL per il provino normalconsolidato (punto B3),
i punti rappresentativi delle
condizioni ultime (C) giacciono sulla CSL,

a) q

B3

L
CS
M
1

Linea di inviluppo
a rottura

B1
1
q

C1
A1

b)

D1
A2

A3

La linea inviluppo a rottura, per i


terreni sovraconsolidati, ha equazione:
qf = q + m pf '
(Eq. 11.61)

C1
B
A1 D 1
1 A
2

URL

3
Tale retta, che rappresenta il luogo
NC
C
L
dei punti di rottura per le argille soB2 SL
vraconsolidate, corrisponde nello
B3
spazio p-q-v ad una superficie piap
na detta Superficie di Hvorslev.
p0 1
p0 2
pc
Nel Capitolo 9 abbiamo visto che
linviluppo a rottura in termini di Figura 11.25 - Risultati di prove TxCID su provini deltensioni efficaci per unargilla so- la stessa argilla con differenti rapporti di sovraconsolidazione isotropa e linee di inviluppo a rottura
vraconsolidata ha equazione:

f = c' + n' tan '

(Eq. 11.62)

che pu essere scritta anche nella forma:

1
1' 3'
2

1' + 3'
=
2

+ c' cot g' sen'

(Eq. 11.63)

inviluppo di rottura

essendo (Figura 11.26):


OO' = O' C tg' = ( OO' +OC ) tg'
ed:
OO' = c' cot g'
ed
OC =

'
1

+ 3' ) f
2

R
c
O

c ctg

(1 +3 )/2

Figura 11.26 Criterio di rottura di Mohr-Coulomb

182
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Capitolo 11

STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

Dalla Eq. 11.61, essendo qf = (1 3)f e pf = (1 + 23)f/3, si ottiene sostituendo:

'
1

'
3 f

= q + m

'
1

+ 2 3'

3
da cui, svolgendo i calcoli, si ottiene:
3 + 2m
3q
+
1' f = 3' f
3m 3m

(Eq. 11.63a)

Dalla Eq.11.63 invece si ricava:

'
1

3'

) = (
f

e quindi:

1' f = 3' f

'
1

+ 3'

sen' +2c' cos '

1 + sin '
cos '
+ 2c'
1 sin '
1 sin '

(Eq. 11.63b)

Eguagliando la (11.63a) e la (11.63b) si ottiene:


3 + 2 m 1 + sin '
=
3 m 1 sin '
e
3q
2c' cos '
=
3 m 1 sin '
Dalla (11.63c) si pu ricavare m:
6 sin '
m=
3 sin '
ed andando a sostituire nella (11.63d) si ricava q:
6 c' cos '
q=
3 sin '
da cui si ottengono le corrispondenze:
6 c' cos '
q=
3 sen'
6 sen'
m=
3 sen'

(Eq. 11.63c)

(Eq. 11.63d)

(Eq. 11.63e)

(Eq. 11.63f)

(Eq. 11.64)

Imponendo la condizione che i terreni non possano sostenere tensioni di trazione 3' 0
si ha che per 3 = 0, q = 1 3 = 1 e p = (1 + 23)/3 = 1/3, cio q = 3 p. Si deduce che la linea inviluppo a rottura, come mostrato anche in Figura 11.11 b, limitata a
sinistra dalla retta di equazione:
q = 3 p'
(Eq. 11.65)
183
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Capitolo 11

STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

11.2.8 Compressione triassiale non drenata di argilla O.C. (prova TxCIU) e superficie
di Hvorslev
Se un provino di argilla satura isotropicamente consolidato, poi isotropicamente decompresso in condizioni drenate in modo da divenire fortemente sovraconsolidato, e infine
sottoposto a compressione non drenata, mostra un comportamento tensionale e deformativo durante la fase di compressione del tipo di quello descritto in Figura 11.27.
Si osserva che la curva a-q monotona (non presenta un picco), lincremento di pressione interstiziale u inizialmente positivo, poi diviene negativo (comportamento duale
della curva a-v della prova TxCID).

a) q

b) q

qc s

qc s

u0

uf

B B

TSP

u
ESP

c)

uf

A
p0

d)

u0
u
3
1
A
p0

p,p

NC
L

ESP
v0

B URL

p0

pf

pc

Figura 11.27 - Comportamento di un provino di argilla satura fortemente sovraconsolidato in


prova TxCIU

Se tre provini della stessa argilla satura con differenti rapporti di sovraconsolidazione isotropa sono portati a rottura in condizioni non drenate si ottengono i risultati mostrati in
Figura 11.28.
In Figura 11.29 sono messi a confronto i percorsi tensionali efficaci di due provini della
stessa argilla egualmente sovraconsolidati e sottoposti a rottura in condizioni drenate e
non drenate. Si pu osservare che la tensione deviatorica a rottura per il provino non drenato nettamente maggiore.
In Figura 11.30 sono invece messi a confronto i percorsi tensionali efficaci di tre provini
della stessa argilla con differente rapporto di sovra consolidazione isotropa ed eguale volume specifico iniziale portati a rottura in condizioni non drenate. Si pu osservare che i
percorsi si svolgono sullo stesso piano v = cost e pervengono allo stesso punto della linea
di stato critico.
184
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Capitolo 11

STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

a)

Linea di inviluppo
a rottura

B
B2 3

L
CS
M

B1
m

q
A1

A2

p,p

A3

b)

v
CL L
N CS
URL

A1

B1
B2

OCR1 = pc /p0 1 = 6

A2

A3

B3

OCR2 = pc /p0 2 = 1.5


OCR3 = 1

p0 1

p0 2

pc

Figura 11.28 - Risultati di prove TxCIU su provini della stessa argilla con differenti rapporti di
sovraconsolidazione isotropa e linee di inviluppo a rottura
b)
a) q
q
L
CS

M
qc s u
qf u
q
qcf s
A

1
F

E
B

B
C

1
C D
A
p0

c)

p,p

C
v0

D B
A C

p0

URL NCL
CSL
pc

Figura 11.29 - Confronto fra i percorsi tensionali efficaci di due provini della stessa argilla egualmente sovraconsolidati e sottoposti a rottura in condizioni drenate (TxCID) e non drenate
(TxCIU)

185
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Capitolo 11

STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

a) q

L
CS
M

A1

b)

A2

A3

v
CL
N CSL
A2
A1 C B

A3

Figura 11.30 - Percorsi tensionali efficaci di tre provini della stessa argilla con differente rapporto di sovra consolidazione isotropa ed eguale volume specifico iniziale portati a rottura in
condizioni non drenate

In Figura 11.31a sono rappresentate nello spazio p-q-v le tre superfici (di Roscoe, di
Hvorslev e il piano limite di rottura per trazione) che assieme formano la Superficie di
Stato, la quale delimita il volume degli stati di tensione possibili.
Anche per la superficie di Hvorslev e per il piano limite di trazione, come per la superficie di Roscoe, si pu dare una rappresentazione normalizzata nel piano p/pe-q/pe (Figura 11.31b). In particolare la superficie di Hvorslev normalizzata una retta di equazione:
p'
q
= g + h '
(Eq. 11.66)
'
pe
pe
ovvero:
q = g p e' + h p'
(Eq. 11.67)
Essendo, per definizione:
N v
p e' = exp

(Eq. 11.68)

ed imponendo la condizione di appartenenza della CSL alla superficie di Hvorslev:
q = M p'
CSL
(Eq. 11.69)
v = ln p'
si ottiene, per sostituzione, il valore della costante g:
N
g = (M h ) exp

(Eq. 11.70)

e quindi lespressione analitica della superficie di Hvorslev:
v
q = (M h ) exp
+ h p'
(Eq. 11.71)

186
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Capitolo 11

STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

q
CSL

Superficie di Roscoe

p
Superficie di Hvorslev

Piano limite di trazione


NCL

v
b)
q/pe
CSL
Superficie di Hvorslev

Superficie di Roscoe

h
1

NCL

Piano limite di trazione


g

p/pe

Figura 11.31 - Rappresentazione assonometria (a) e normalizzata (b) della Superficie di Stato

Dallesame dellEq. (11.71) si desume che la resistenza al taglio di unargilla sovraconsolidata satura somma di due termini i quali, oltre ad essere funzione delle costanti
materiali (, h, , ) sono:
o il termine, h p ' , proporzionale alla pressione efficace media e corrispondente alla resistenza per attrito;
v
o il termine, (M h ) exp
, dipendente dal volume specifico (ovvero dallindice

dei vuoti, ovvero dal contenuto in acqua) e corrispondente alla resistenza per coesione.
187
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STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

11.3 MODELLO CAM CLAY MODIFICATO (CCM)


11.3.1 Parete elastica (o Dominio elastico)
Si definisce parete elastica (o dominio elastico) nello spazio p-q-v una superficie cilindrica avente come direttrice una linea di scarico-ricarico e come generatrice una retta parallela all'asse q, limitata dalla superficie di stato (Figura 11.32).
Un punto appartenente ad una parete elastica pu muoversi liberamente su di essa provocando solo deformazioni elastiche.
Un punto appartenente ad una parete elastica pu spostarsi su un'altra parete elastica solo
raggiungendo prima la superficie limite e muovendosi anche su di essa. Nel percorso sulla
superficie limite si producono deformazioni plastiche (Figura 11.33).
q
q
CSL
CSL

Superficie di Roscoe

Superficie di Hvorslev

p
C
B

Parete
elastica
B
A

URL
NCL

NCL

Figura 11.32 - Parete elastica

v
Figura 11.33 - Percorso da una parete elastica ad unaltra parete elastica

Alla luce di quanto detto, tenuto conto che il percorso tensionale efficace (ESP) di una
prova di compressione triassiale non drenata (TxCIU) si svolge interamente sul piano non
drenato (v = cost), nel caso di provino isotropicamente sovraconsolidato, il cui punto rappresentativo iniziale quindi situato su una linea di scarico-ricarico appartenente ad una
parete elastica, la parte iniziale (elastica) del percorso il segmento intersezione fra il
piano non drenato e la parete elastica (Figura 11.34).
Tale segmento nel piano p-q verticale, e quindi, non variando p, non variano i parametri elastici (K, G) ed il comportamento elastico lineare.
Analogamente, tenuto conto che il percorso tensionale efficace (ESP) di una prova di
compressione triassiale drenata (TxCID) si svolge interamente sul piano drenato
q
= 3 ), nel caso di provino isotropicamente sovraconsolidato, il cui punto rappresenta(
p'
tivo iniziale quindi situato su una linea di scarico-ricarico appartenente ad una parete e188
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STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

lastica, la parte iniziale (elastica) del percorso il segmento intersezione fra il piano drenato e la parete elastica (Figura 11.35). Tale segmento nel piano p-q ha pendenza 3:1, e
quindi, variando p variano i parametri elastici (K, G) ed il comportamento elastico non
lineare.
q
q
CSL

Piano non drenato

CSL

Piano drenato
C

3
B

A
A

Parete elastica
Parete elastica

NCL

NCL
URL

v URL
Figura 11.34 - Percorso tensionale efficace in Figura 11.35 - Percorso tensionale efficace
prova TxCIU di un provino di argilla isotropi- in prova TxCID di un provino di argilla isocamente sovraconsolidato (AB = percorso elasti- tropicamente sovraconsolidato (AB = percorco; BC = percorso elasto-plastico)
so elastico; BC = percorso elasto-plastico)

11.3.2 Curva di plasticizzazione


Nello spazio delle tensioni esiste una curva, detta di curva di plasticizzazione (yield curve), che separa gli stati di tensione che producono risposte elastiche dagli stati di tensione
che producono risposte plastiche. Evidenze sperimentali indicano che per i terreni la forma della curva di plasticizzazione nello spazio delle tensioni p-q approssimativamente
ellittica.
Nel modello CCM tale curva rap- q
A - Stato di tensione elastico
presentata da unellisse F di equaB - Inizio della plasticizzazione
C - Stato elasto-plastico
zione:
2
M
q
2
F = ( p') p' p c' + 2 = 0
M
Curva di plasticizzazione
espansa
(Eq. 11.72)
c

Curva di plasticizzazione
iniziale

Lasse maggiore dellellisse corriA


sponde alla pressione di preconsop
p /2
p
lidazione pc, lasse minore vale
'
p
Figura 11.36 - Curva di plasticizzazione iniziale e sua
M c (Figura 11.36).
2
espansione in un percorso di carico per compressione
c

189
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STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

Considereremo nel seguito la curva di plasticizzazione per compressione, e quindi M =


Mc, ma analoghi concetti valgono anche per estensione, nel qual caso lasse minore
dellellisse pi piccolo (essendo Me < Mc).
Se lo stato di tensione di un elemento di terreno rappresentato da un punto interno alla
curva di plasticizzazione iniziale (ad es. punto A di Figura 11.36) la risposta del terreno
elastica.
Se lo stato di tensione rappresentato da un punto sulla curva di plasticizzazione iniziale
(ad es. punto B) ogni incremento di tensione che comporti un movimento verso lesterno
della curva accompagnato da deformazioni elasto-plastiche e da unespansione della superficie di plasticizzazione cosicch il punto rappresentativo dello stato di tensione permane sulla curva di plasticizzazione (punto C). Se il percorso dal punto C si muove verso
linterno vi saranno deformazioni elastiche, poich la curva di plasticizzazione si espansa e la regione elastica divenuta pi grande.
Alla luce dei concetti espressi sul percorso tensionale efficace di un provino di argilla isotropicamente sovraconsolidato (che inizialmente elastico e che quindi nel tratto iniziale
si svolge sulla parete elastica associata alla pressione di preconsolidazione), nonch sulla
forma ellittica della curva di plasticizzazione, tali percorsi nelle prove di compressione
triassiale standard, secondo il modello Cam Clay Modificato (MCC), sono quelli schematicamente rappresentati nelle Figure 11.37, 11.38, 11.39 e 11.40.
Se il punto di intersezione tra il percorso tensionale efficace e la curva di plasticizzazione
iniziale ha ascissa maggiore di pc/2 (ovvero nella met destra dellellisse) si ha, durante
la fase di compressione assiale, unespansione dellellisse, se invece il punto di intersezione ha ascissa minore di pc/2 (ovvero nella met sinistra dellellisse) si ha una contrazione dellellisse.
b)
CSL
a)
q

qf

qf
ESP

3
C 1

C
B

B
A

c)

d)
v

v
NCL
CSL
A

A
B

E
F

vf
p0

pc pf

Figura 11.37 - Risultati previsti dal modello CCM di una prova TxCID su un provino di argilla
debolmente sovraconsolidato

190
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STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

b)

CSL

a) q

q
qf

TSP

qf

C
B
A

c)

u0

B
3
1
D

p,p

d)

v
NCL
CSL

vA = vf

C A B D

pf p pc
0

Figura 11.38 - Risultati previsti dal modello CCM di una prova TxCIU su un provino di argilla
debolmente sovraconsolidato

b)

CSL

a) q

ESP
qf

qc s

B F
3
1
A

C
F

c)

d)

v
NCL
CSL
F
A B
C

D
B

p0

pc /2

pc

A
F

Figura 11.39 - Risultati previsti dal modello CCM di una prova TxCID su un provino di argilla
fortemente sovraconsolidato

191
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STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

Con riferimento alla Figura 11.40, ovvero al comportamento previsto dal modello per una
compressione non drenata di un provino di argilla satura fortemente sovraconsolidato, si
osserva che il percorso tensionale efficace fino al raggiungimento della curva di plasticizzazione, ovvero fino al valore di picco qf della tensione deviatorica verticale (elasticolineare). Dunque sostituendo nellequazione di F a p il valore di pressione media efficace
iniziale p0 si ha:

(p )

' 2
0

q 2f

p p +
'
0

'
c

M2

=0

(Eq. 11.73)

e risolvendo per qf:


q f = M p '0 R 0 1 = 2 c u

a) q

per R 0 > 2

b)

CSL

q
C

ESP
q
qcf s

c)

B
F
3
1

(Eq. 11.74)

uf

B
F

u c s

B
F

TSP

p,p

u0

d)

v
NCL
CSL

A C B

F
D
uc s

p0

pc /2

pc

A
uf

B
F

Figura 11.40 - Risultati previsti dal modello CCM di una prova TxCIU su un provino di argilla
fortemente sovraconsolidato

192
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STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

11.3.3 Il calcolo delle deformazioni


Le deformazioni volumetriche
Lincremento di deformazione volumetrica totale dv pu in generale essere scomposto in
due parti: la prima elastica (reversibile) dve e la seconda plastica (irreversibile) dvp:
d v = d ve + d vp
(Eq. 11.75)
Consideriamo un provino di terreno isotropicamente consolidato in cella triassiale ad una
pressione efficace media pc e quindi decompresso isotropicamente fino alla pressione
media efficace p0, come rappresentato dal percorso tensionale ODA in Figura 11.41. Esso risulter sovraconsolidato con rapporto di sovraconsolidazione isotropa:

R0 =

p c'

(Eq. 11.76)

p 0'

La curva di plasticizzazione iniziale lellisse che ha per asse maggiore il segmento OD.
Il provino venga poi sottoposto a compressione assiale drenata (TxCID).
Il suo ESP inizia nel punto A ed
a)
rettilineo con pendenza 3:1. q, s
p
d
p
Fino a quando il percorso tend s
CSL
F
sionale non raggiunge il punto
B, e quindi interno alla curva
C
di plasticizzazione iniziale, il
B
p
comportamento elastico. Dal
d v
ESP
punto B il terreno inizia ad ave3
E
re
deformazioni
elastoA 1
D
p, v
O
pc
p0
plastiche.
v NCL
Consideriamo lincremento di
b)
tensione corrispondente al tratto
BC dellESP. Esso produce
unespansione della superficie
CSL
di plasticizzazione come moA
strato nella Figura 11.41a.
D

B
C

La variazione (negativa) di voE


F
lume specifico totale del provip
no per tale incremento di tensione vale, con riferimento alla
Figura 11.41 - Determinazione delle deformazioni plastiche
Figura 11.41b, vale:
v = ( vC v B ) = ( vC v E ) + ( v E v D ) + ( vD v B )
(Eq. 11.77)
in cui

p'
vC v E = ln 'E
p
C

(Eq. 11.78)

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STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

p'
v E vD = ln 'D
(Eq. 11.79)
p
E
p'
v D v B = ln 'B
(Eq. 11.80)
p
D
La pressione pE la pressione efficace media di consolidazione della superficie di plasticizzazione espansa. Per passare dallincremento di volume specifico allincremento di deformazione volumetrica si utilizza la relazione: v = - v/v0.
Lincremento di deformazione volumetrica elastica pu essere calcolato con la relazione:
p'
d ve =
(Eq. 11.81)
K'
Poich le costanti elastiche (modulo di deformazione cubica K, modulo di Young, E, e
modulo di taglio, G) non sono costanti ma proporzionali alla pressione media efficace p,
il valore di K da utilizzare quello che corrisponde al valore medio di p nellintervallo
p, ed dato dallequazione:
p'm v0
(Eq. 11.82)
K' =

La parte plastica dellincremento di deformazione volumetrica si pu infine ottenere per


differenza:
d vp = d v d ve
(Eq. 11.83)
In condizioni non drenate, essendo zero la deformazione volumetrica totale, risulter:
d ve = d vp
(Eq. 11.84)

Le deformazioni deviatoriche
Per determinare le deformazioni deviatoriche si fa lipotesi che, per un generico incremento di tensione (dp, dq), lincremento di deformazione plastica d p sia un vettore con
direzione normale alla curva del potenziale plastico, e che questultima coincida con la
curva di plasticizzazione F (ipotesi di normalit legge di flusso associata) (Figura
11.41).
Per determinare la direzione normale alla curva di plasticizzazione si differenzia
lequazione della curva di plasticizzazione F (Eq. 11.72) rispetto alle variabili p e q:
dq
dF = 2 p'dp' pc' dp'+2 q 2 = 0
(Eq. 11.85)
M
da cui, si ricava la direzione tangente alla curva:
dq ( p c' 2 p ') M 2
=
(Eq. 11.86)
dp '
2q
e quindi la direzione normale alla curva:
2q
dp'

=
(Eq. 11.87)
dq
2 p' p c' M 2

Lincremento di deformazione plastica totale d p ha due componenti: lincremento di deformazione volumetrica plastica d vp di cui abbiamo detto come calcolare il valore, e
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Capitolo 11

STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO

lincremento di deformazione deviatorica plastica d sp . Il rapporto fra la componente deviatorica e la componente volumetrica la direzione del vettore incremento di deformazione plastica totale, ovvero la direzione normale alla curva di plasticizzazione, dunque:
dp' d Sp
2q

= p = 2
dq d v M (2p'p 'c )
da cui
2q
d sp = 2
d vp
(Eq. 11.88)
'
M 2 p' p c
La componente elastica dellincremento di deformazione deviatorica pu essere calcolata
con la teoria dellelasticit:
dq
d se =
(Eq. 11.89)
3G
Per quanto gi detto il valore di G da utilizzare quello che corrisponde al valore medio
di p ed dato dallequazione:
3 p m' v0 (1 2 )
G=
(Eq. 11.90)
2 (1 + )

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Capitolo 12

INDAGINI IN SITO

CAPITOLO 12
INDAGINI IN SITO
12.1 Programmazione delle indagini
Ogni opera di ingegneria civile interagisce con una parte del sottosuolo, detta volume significativo.
Il comportamento dellopera dipende, oltre che dai carichi applicati, dalla geometria e
dalle propriet fisico-meccaniche dellopera e dalle caratteristiche del sottosuolo
allinterno del volume significativo.
La geometria e le propriet fisico meccaniche dellopera sono generalmente dati del problema, noti con buona approssimazione e modificabili in fase di progetto. Ad esempio si
pu variare lo spessore di un solaio, o la classe di un calcestruzzo, o la pendenza dei fianchi di un rilevato. Le caratteristiche del volume significativo di sottosuolo sono invece
quasi sempre immodificabili e sono tutte da determinare.
Lo scopo delle indagini in sito identificare le condizioni stratigrafiche e di falda
allinterno del volume significativo di sottosuolo, e di caratterizzare, congiuntamente con
le indagini di laboratorio, il comportamento meccanico delle diverse formazioni presenti.
Nella programmazione e interpretazione delle indagini in sito sono di valido aiuto le conoscenze di geologia, ma ancora pi importanti, anzi essenziali, sono le conoscenze ingegneristiche dellopera da realizzare. Infatti la progettazione geotecnica passa attraverso la
definizione di un modello geotecnico, ovvero di uno schema semplificato della realt fisica, che concili quanto pi possibile variabilit e complessit naturale con procedure e metodi di calcolo che conducano ad una soluzione quantitativa affidabile, anche se non esatta, del problema ingegneristico.
Le indagini geotecniche in sito e di laboratorio hanno vantaggi e limiti opposti, e non sono pertanto alternative ma complementari. Le indagini in sito sono insostituibili per il riconoscimento stratigrafico, interessano volumi di terreno molto maggiori, molte di esse
consentono di determinare profili pressoch continui con la profondit delle grandezze
misurate, sono pi rapide ed economiche, sono quasi lunico mezzo per caratterizzare dal
punto di vista meccanico i terreni incoerenti, il cui campionamento indisturbato molto
difficile ed economicamente oneroso. Di contro le condizioni al contorno sono difficilmente individuabili e incerte, la modellazione della prova spesso incerta e schematica
per cui linterpretazione talvolta affidata a relazioni empiriche o semi-empiriche. Per ottenere dai valori delle grandezze misurate con prove in sito i valori numerici dei parametri
geotecnici utili nella progettazione, si utilizzano correlazioni, che a seconda della prova
possono essere:
- correlazioni primarie, con cui il parametro geotecnico ottenuto dal risultato della
prova utilizzando una solida base teorica con poche ipotesi da verificare (ad es. la stima di G0 da misure di VS);
- correlazioni secondarie, con cui il parametro geotecnico ottenuto dal risultato della
prova utilizzando una base teorica, ma con approssimazioni e ipotesi sostanziali, e in
genere con parametri intermedi (ad es. la stima di cu da qc);
- correlazioni empiriche, con cui il parametro geotecnico ottenuto dal risultato della
prova senza giustificazione teorica (ad es. la stima di qlim di fondazioni su sabbia da
NSPT).
196
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Capitolo 12

INDAGINI IN SITO

Al contrario le prove di laboratorio hanno condizioni al contorno (di carico, di vincolo, di


drenaggio), ben definite e controllabili, ed i risultati possono essere interpretati con modelli matematici appropriati, ma i campioni possono non essere rappresentativi delle reali
condizioni in sito, sia a causa della variabilit intrinseca del terreno naturale, sia per
linevitabile disturbo di campionamento.
Le indagini geotecniche vanno condotte su quella parte di sottosuolo che verr influenzata dalla costruzione dellopera o che ne influenzer il comportamento (ovvero sul volume
significativo). A titolo indicativo, nella Figura 12.1, tratta dalle Raccomandazioni sulla
programmazione ed esecuzione delle indagini geotecniche dellAssociazione Geotecnica
Italiana (AGI, 1977), rappresentata lestensione del volume significativo per le pi frequenti opere geotecniche nel caso di terreno omogeneo.
Il grado di approfondimento dellindagine geotecnica nel volume significativo del sottosuolo dipende dalla fase di progettazione (di fattibilit, definitiva o esecutiva), dalla complessit delle condizioni stratigrafiche e geotecniche, e dallimportanza dellopera.
Secondo lEurocodice per lingegneria geotecnica (EC7) le opere da realizzare possono
essere classificate in tre categorie geotecniche (GC) di importanza crescente (Tabella
12.1), cui ovviamente corrispondono gradi di approfondimento crescenti dellindagine
geotecnica.
Tabella 12.1 - Categorie geotecniche secondo lEurocodice EC7

GC1

GC2

GC3

Strutture semplici caratterizzate da rischi molto limitati


Esempi:
- fabbricati di piccole dimensioni con carichi massimi alla base dei pilastri di 25,5kN o
distribuiti alla base di murature di 10kN/m,
- muri di sostegno o scavi sbatacchiati di altezza non superiore a 2m,
scavi di piccole dimensioni per drenaggi o posa di fognature, etc..
Tutti i tipi di strutture e fondazioni convenzionali che non presentano particolari rischi.
Esempi:
- fondazioni superficiali,
- fondazioni a platea,
- pali,
- opere di sostegno delle terre o delle acque,
- scavi,
- pile di ponti,
- rilevati e opere in terra,
- ancoraggi e sistemi di tiranti,
- gallerie in rocce dure, non fratturate e non soggette a carichi idraulici elevati
Strutture di grandi dimensioni, strutture che presentano rischi elevati, strutture che interessano terreni difficili o soggette a particolari condizioni di carico, strutture in zone altamente sismiche

Per le opere di categoria GC1 che ricadono in zone note, con terreni di fondazione relativamente omogenei e di buone caratteristiche geotecniche, ove gi esistono strutture analoghe che hanno dato buona prova di s, etc.., lindagine pu essere limitata alla raccolta
delle informazioni esistenti, e la relazione geotecnica (sempre necessaria) pu giustificare
le scelte progettuali su base comparativa, per esperienza e similitudine.
Al contrario per opere di categoria GC3 occorre un piano di indagine molto approfondito
e dettagliato, curato da specialisti del settore, che si estenda nel tempo (prima, durante e
197
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Capitolo 12

INDAGINI IN SITO

dopo la realizzazione dellopera), comprendente prove speciali, da affidare a ditte o enti


altamente qualificati, mirate allanalisi dei problemi specifici e particolari dellopera in
progetto.

Figura 12.1 - Indicazioni sul volume significativo del sottosuolo a seconda del tipo e delle dimensioni del manufatto, nel caso di terreno omogeneo

In questa sede ci limitiamo a considerare le indagini geotecniche per opere di categoria


GC2.
Per identificare le condizioni stratigrafiche del sottosuolo allinterno del volume significativo, possono essere eseguite prove geofisiche (la cui trattazione argomento di altri cor198
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Capitolo 12

INDAGINI IN SITO

Costi

si), scavi, trincee, sondaggi e prove continue (o quasi) lungo verticali di esplorazione (ad
esempio prove CPT, DMT etc..).
Scavi e trincee di esplorazione hanno il vantaggio di mettere in luce ampie sezioni verticali del sottosuolo, e quindi consentono una descrizione di dettaglio della successione
stratigrafica ed il prelievo di campioni anche di grandi dimensioni con minimo disturbo. Il
loro maggiore limite consiste nella modesta profondit di indagine.
I sondaggi stratigrafici e geotecnici consentono di verificare direttamente la successione
stratigrafica lungo una verticale di esplorazione, di prelevare campioni per le analisi di laboratorio, e di eseguire prove meccaniche e idrauliche a fondo foro, durante la perforazione.
Le prove continue (o quasi) lungo verticali di esplorazione consentono di identificare la
successione stratigrafica e di stimare alcune propriet geotecniche in modo indiretto mediante correlazioni con le grandezze misurate.
Dunque, nella maggior parte dei casi, le informazioni raccolte con le indagini geotecniche
sulla successione stratigrafica e sulle propriet meccaniche e idrauliche dei terreni presenti nel sottosuolo si riferiscono a verticali di esplorazione.
Poich lo scopo delle indagini definire le caratteristiche del sottosuolo allinterno del
volume significativo, il numero, la profondit, e la disposizione planimetrica delle verticali di esplorazione devono essere stabiliti in base alla forma e allestensione del volume
significativo, ed al grado di dettaglio richiesto.Ad esempio, se lindagine finalizzata alla
costruzione di un edificio con dimensioni in pianta paragonabili, lo spessore e la profondit degli strati nel volume significativo possono essere stimati con un minimo di tre verticali di esplorazione, facendo lipotesi che le superfici di separazione fra gli strati siano
piane e contengano i punti di separazione individuati nelle tre verticali. Almeno una delle
tre verticali di esplorazione dovrebbe essere un sondaggio.
La densit e la qualit dellindagine devono tener conto, oltre che della categoria geotecnica dellopera in progetto, della complessit e variabilit del terreno di fondazione e del
rapporto costi/benefici. Unindagine estesa e approfondita, che consenta di definire un
modello geotecnico affidabile, pu giustificare scelte di progetto pi coraggiose ed economiche.
Costo dell'indagine
Viceversa se i dati di progetto
Costo di costruzione
sono poco affidabili o incerti,
Costo totale
anche le soluzioni tendono ad
essere pi prudenti e conMinimo costo
servative, e quindi pi costototale
se.
Il concetto di livello di approfondimento ottimo della indagine geotecnica schematicamente illustrato in Figura
12.2.
Livello di approfondimento ottimo
In Tabella 12.2 sono orientativamente indicati numero
Approfondimento dell'indagine
minimo e distanza fra verticageotecnica
li di esplorazione per differenti tipologie di opere.
Figura 12.2 - Scelta del livello di approfondimento
dellindagine geotecnica su base economica

199
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Capitolo 12

INDAGINI IN SITO

Tabella 12.2 - Ampiezza orientativa dellindagine geotecnica


Tipo di opera
Edificio di 12 piani
Edificio a molti piani
Pile e spalle di ponti, torri
Strade
Gallerie:
progetto di massima
progetto esecutivo

Distanza fra i sondaggi (m)


Stratificazione
Uniforme Media
Caotica
60
30
15
45
30
15
30
12
300
150
30
500
100

300
50

Numero minimo di
verticali di esplorazione
3
4
12 per ciascuna fondazione
-

I mezzi di indagine in sito per la caratterizzazione del volume significativo di sottosuolo,


sono molti e di diversa complessit.
In questa sede illustreremo soltanto i mezzi di indagine pi diffusi in Italia, comunemente
impiegati per la progettazione di opere di categoria GC2.
Essi sono:
le perforazioni di sondaggio,
le prove SPT (Standard Penetration Test),
le prove penetrometriche statiche (CPT),
le prove con piezocono (CPTU),
le prove dilatometriche (DMT).

12.2 Perforazioni di sondaggio


Per sondaggio stratigrafico si intende una perforazione del terreno, in genere in direzione
verticale, che consente di riconoscere la successione stratigrafica, mediante lesame visivo e lesecuzione di alcune prove di riconoscimento sul materiale estratto. Se la perforazione permette, oltre al riconoscimento stratigrafico, anche il prelievo di campioni indisturbati di terreno e lesecuzione di prove in foro per la determinazione delle propriet
geotecniche dei terreni in sede, il sondaggio detto geotecnico. Durante la perforazione
possibile installare apparecchi di misura quali piezometri, assestimetri, inclinometri, etc..
Con le perforazioni di sondaggio possibile attraversare qualunque tipo di terreno, anche
a grande profondit e sotto falda, ed eseguire indagini anche sotto il fondo di fiumi o del
mare.
Esistono diverse tecniche di perforazione:
a percussione,
a rotazione,
con trivelle ad elica.
Le caratteristiche dellattrezzatura e il campo ottimale di applicazione per ciascuna tecnica sono riassunte nella Tabella 12.3.
Se lo scopo della perforazione solo quello di raggiungere una data profondit, ad esempio per installare uno strumento di misura, e non interessa il riconoscimento stratigrafico
o il prelievo di campioni rappresentativi, il sondaggio detto a distruzione.
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INDAGINI IN SITO

Tabella 12.3 - Tecniche di perforazione

Metodo di
perforazione

Utensile di
perforazione

Diametro
usuale
(mm)

Profondit
usuale
(m)

Idoneit per tipo


di terreno

Sonda a valvola

150-600

60

Ghiaia, sabbia, limo

Scalpello

150-600

60

Tutti i terreni fino a


rocce di media resistenza

Manuale
50-150

Manuale
10

Meccanica
100-300

Meccanica
40

Tubo carotiere semplice

75-100

50-150

Tubo carotiere doppio

75-150

50-150

Percussione

Trivella

Spirale a vite senza fine

Tutti i terreni
escluse terre a grana grossa

Rotazione
Scalpelli a distruzione,
triconi, etc..
attrezzatura rotary

Sopra falda:
da coesivi a poco coesivi
Sotto falda: coesivi

60-300

Praticamente
illimitata

Qualit dei
campioni otteClasse di
Non idoneinibili direttaqualit cort per tipo
mente con gli
rispondente
di terreno
usuali attrezzi
di perforazione
Terre coesive tenere o
Disturbati,
Q1 (Q2)
dilavati
molto consistenti
Rocce con
Fortemente
resistenza
disturbati,
Q1
alta o molto
dilavati e
alta
frantumati
Terre a grana grossa,
roccia

Disturbati, a
volte dilavati
sotto falda

Generalmente
discreta
Generalmente
Terre a grabuona
na grossa
Non
si ottengo(ghiaie, ciotno
campioni
ma
toli, etc..)
piccoli frammenti di materiale

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Q1 (Q2-Q3)

A secco
Q2 (Q3)
Con circolazione di acqua o fango
Q1 (Q2)
Q2 (Q3-Q4)

Capitolo 12

INDAGINI IN SITO

Se invece si vuole identificare in dettaglio la successione stratigrafica occorre eseguire una perforazione di
sondaggio a carotaggio continuo
(Figura 12.3). Le carote estratte nel
corso del sondaggio sono sistemate in
apposite cassette catalogatrici (in legno, metallo o plastica), munite di
scomparti divisori e coperchio apribile a cerniera. Le cassette devono essere conservate, per tutto il tempo
necessario, al riparo dagli agenti atmosferici.
La tecnica di perforazione attualmente pi utilizzata per i sondaggi a carotaggio continuo a rotazione. Il terreno perforato da un utensile spinto
e fatto ruotare mediante una batteria
di aste. Lutensile di perforazione
un tubo dacciaio (carotiere) munito
allestremit di una corona tagliente
Figura 12.3 Sondaggio a carotaggio continuo
di materiale adeguato. Per evitare che
il terreno campionato venga a contatto con la parte rotante e sia almeno parzialmente protetto dal dilavamento del fluido di
circolazione, il cui impiego si rende talvolta necessario per lesecuzione del foro, possono
utilizzarsi carotieri a parete doppia, di cui solo quella esterna ruota.
Il diametro dei fori di sondaggio in genere compreso tra 75 e 150mm.
Per assicurare la stabilit della parete e del fondo del foro, ove necessario, si utilizza una
batteria di tubi di rivestimento oppure un fluido costituito in genere da una miscela di acqua con una percentuale del 35% di bentonite (fango bentonitico). La bentonite
unargilla di origine vulcanica molto plastica (IP = 50100). Il fango bentonitico caratterizzato da un peso di volume di poco superiore a quello dellacqua e da tixotropia, ovvero
da una viscosit molto elevata in stato di quiete e molto minore in stato di moto. Tali caratteristiche rendono il fango bentonitico particolarmente adatto non solo a sostenere le
pareti e il fondo degli scavi durante lesecuzione, ad esempio, di pali trivellati e di diaframmi ma anche a svolgere una funzione di trasporto del materiale scavato. Mantenendo
il livello del fango superiore a quello della falda si impedisce lentrata dellacqua nel foro
e se ne assicura la stabilit. Tuttavia sulla superficie del foro viene a formarsi una pellicola impermeabile che non consente lesecuzione di prove di permeabilit e di misure piezometriche.
I risultati di una perforazione di sondaggio vengono riportati in una scheda stratigrafica
ove, oltre ai dati generali relativi al cantiere e alle attrezzature impiegate, rappresentata
graficamente la successione degli strati con la descrizione di ciascuno di essi, la profondit della falda, la profondit dei campioni estratti, la profondit ed i risultati delle prove eseguite nel corso della perforazione, etc.. Un esempio di scheda stratigrafica riportato in
Figura 12.4.
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Figura 12.4 - Esempio di scheda stratigrafica

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I campioni estratti durante la perforazione possono avere diverso grado di disturbo in funzione sia della tecnica e degli strumenti utilizzati per il prelievo, sia della natura del terreno stesso. In particolare con gli usuali mezzi e tecniche di prelievo non possibile estrarre
campioni indisturbati di terreno incoerente.
Le principali cause di disturbo derivano dallesecuzione del sondaggio (disturbo prodotto
dalla sonda o dallattrezzo di perforazione)1, dallinfissione ed estrazione del campionatore, e dalla variazione dello stato tensionale. Nei provini sottoposti a prove di laboratorio,
ulteriori cause di disturbo derivano dal trasporto e dalla non perfetta conservazione del
campione, dalle operazioni di estrusione del campione dalla fustella, dalla cavitazione e
ridistribuzione del contenuto in acqua, dalle operazioni di formazione del provino (ad esempio al tornio) e dal montaggio nellapparecchiatura di prova.
Per i campioni di terreno si distinguono 5 classi di qualit, crescente da Q1 a Q5 (Tabella
12.4), ottenibili con campionatori e terreni di tipo diverso (Tabella 12.5). I campioni rimaneggiati (di qualit Q1 e Q2) sono ottenibili con i normali utensili di perforazione. I
campioni a disturbo limitato o indisturbati (Q4 e Q5) sono ottenibili con utensili appropriati, scelti in relazione alle esigenze del problema ed alle caratteristiche del terreno.
Tabella 12.4: Classi di qualit dei campioni
Caratteristiche geotecniche
Grado di qualit
determinabili
Q1
Q2
Q3
Q4
a) profilo stratigrafico
X
X
X
X
b) composizione granulometrica
X
X
X
c) contenuto dacqua naturale
X
X
d) peso di volume
X
e) caratteristiche meccaniche
(resistenza, deformabilit, etc..)
campioni disturbati
disturbo
o rimaneggiati
limitato

Q5
X
X
X
X
X
indisturbati

Tabella 12.5: Classi di qualit dei campioni ottenibili con campionatori di tipo diverso
A)
B)
C)
D)
E)

Campionatore pesante infisso a percussione


Campionatore a parete sottile infisso a percussione
Campionatore a parete sottile infisso a pressione
Campionatore a pistone infisso a pressione
Campionatore a rotazione a doppia parete con scarpa avanzata

Tipo di terreno

a) coesivi poco consistenti


b) coesivi moderatamente consistenti o consistenti
c) coesivi molto consistenti
d) sabbie fini al di sopra della falda
e) sabbie fini in falda

Q3 (4)
Q2 (3)
Q2
Q1

Tipo di campionatore
B
C
D
Q3
Q4
Q5
Q4
Q5
Q5
Q3 (4)
Q5
Q3
Q3
Q3 (4)
Q2
Q2
Q2 (3)

Q5

N.B. Si indicano tra parentesi le classi di qualit Q raggiungibili con campionamento molto accurato.

Per tale motivo i campioni prelevati da fronti di scavo possono presentare un minore grado di disturbo

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I campionatori pi utilizzati per il prelievo di campioni di buona qualit sono i campionatori a parete sottile e a pistone infissi a pressione e il campionatore a rotazione a doppia
parete con scarpa avanzata. Il tubo infisso nel terreno per il prelievo, ha lunghezza minima di 600mm e diametro minimo 100mm, impiegato anche come contenitore e pertanto
deve essere di acciaio di buona qualit, inossidabile oppure zincato, o cadmiato o termoplastificato.

12.3 Prova penetrometrica dinamica S.P.T.


La prova penetrometrica dinamica S.P.T. (Standard Penetration Test), ideata negli Stati
uniti nel 1927, la prova in sito pi diffusa ed utilizzata in tutto il mondo, sia per la semplicit operativa e il basso costo, sia per la vasta letteratura tecnica esistente sullinterpretazione dei risultati.
La prova consente di determinare la resistenza che un terreno offre alla penetrazione dinamica di un campionatore infisso a partire dal fondo di un foro di sondaggio o di un foro
appositamente eseguito con diametro compreso tra 60 e 200mm2, e subordinatamente di
prelevare piccoli campioni disturbati del terreno stesso (utilizzati ad esempio per prove di
classificazione).
La prova S.P.T. consiste nel far cadere ripetutamente un maglio, del peso di 63,5
kgf, da unaltezza di 760 mm, su una testa
di battuta fissata alla sommit di una batteria di aste alla cui estremit inferiore avvitato un campionatore di dimensioni standardizzate (Figure 12.5 e 12.6), registrando
durante la penetrazione:
- il numero di colpi di maglio N1 necessario a produrre linfissione per i primi
15cm (tratto di avviamento) inclusa
leventuale penetrazione quasi statica
per gravit,
- il numero di colpi di maglio N2 necessario a produrre linfissione per altri
15cm,
- il numero di colpi di maglio N3 necessario a produrre linfissione per ulteriori 15cm.

Figura 12.5: Schema della prova S.P.T.

Complessivamente, durante la prova, il


campionatore
sar
infisso
di
15+15+15=45cm.

Il diametro del foro dovrebbe essere preferibilmente compreso tra 65 e 115mm. Per diametri maggiori
opportuno moltiplicare il valore misurato dellindice NSPT per un fattore di correzione pari a 1,05 per diametro di perforazione di 150mm e pari a 1,15 per diametro di perforazione di 200mm.

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Si assume quale resistenza alla penetrazione il parametro:


NSPT = N2 + N3

(Eq. 12.1)

Se con N1=50 lavanzamento minore di 15cm linfissione sospesa e la prova conclusa annotando la relativa penetrazione (ad es. N1=50/13cm).
Se con N2 + N3=100 non si raggiunge lavanzamento di 30cm linfissione sospesa e la
prova conclusa annotando la relativa penetrazione.

Figura 12.6: Campionatore per la prova S.P.T. (ASTM D1586-84)

Se la prova eseguita in terreni molto compatti o ghiaiosi, la scarpa del campionatore


SPT pu essere sostituita con una punta conica (diametro esterno 51mm, apertura 60).
Se la prove eseguita sotto falda, il livello di acqua o di fango nel foro deve essere mantenuto pi alto di quello della falda freatica nel terreno per evitare un flusso dacqua
dallesterno verso linterno del foro.
I risultati della prova S.P.T. sono utilizzati soprattutto per la stima indiretta, mediante correlazioni empiriche, della densit relativa e della resistenza al taglio delle sabbie. Meno
significative e pi incerte sono le correlazioni per la stima della resistenza al taglio non
drenata dei terreni a grana fine3.
Dato il carattere empirico dei metodi di interpretazione dei risultati della prova S.P.T.
assolutamente necessario seguire in modo scrupoloso la procedura di riferimento per
lesecuzione della prova emessa dallAssociazione Internazionale di Ingegneria Geotecnica (ISSMFE, 1988). I risultati della prova sono infatti influenzati dalle caratteristiche del
campionatore, dalle dimensioni delle aste, dal sistema di battitura, dalla tecnica di perforazione e dalle dimensioni del foro.
12.3.1 Terreni sabbiosi
Stima della densit relativa
I metodi di stima della densit relativa attualmente pi utilizzati sono:
3

Un importante campo di impiego della prova S.P.T. la stima della resistenza alla liquefazione dei depositi di terreno incoerente sotto falda in condizioni sismiche. Largomento trattato nel corso di Ingegneria
geotecnica sismica.

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la correlazione di Gibbs e Holtz (1957), valida per sabbie quarzose NC non cementate, graficamente rappresentata in Figura 12.7, che corrisponde allequazione:

'
N SPT = 17 + 24 v 0 D 2R
(Eq. 12.2)
pa

in cui pa la pressione atmosferica (pa=100 se v0 espresso in kPa, pa=1 se v0


espresso in kgf/cm2),
- la correlazione di Bazaara (1967), pi adatta a sabbie sovraconsolidate o costipate in
cantiere, graficamente rappresentata in Figura 12.8, che corrisponde allequazione:
'v 0

'v 0 2

0,732
N SPT = 20 1 + 4,1
per
DR
p
p
a
a

(Eq. 12.3)
'v 0

'v 0 2
> 0,732
DR
N SPT = 20 3,24 + 1,024
per
pa
p a

Figura 12.7 - Stima di DR da NSPT secondo Gibbs e Figura 12.8 - Stima di DR da NSPT secondo
Holtz (1957)
Bazaara (1967)

la correlazione di Marcuson e Bieganousky (1977):


0,5

'
(Eq. 12.4)
D R (%) = 12,2 + 0,75 222 N SPT + 1600 711 OCR 754 v 0 50 U 2

pa
in cui OCR il grado di sovraconsolidazione e U il coefficiente di uniformit della sabbia
- la correlazione di Skempton (1986):

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N cor
60
N cor = C N N SPT
per sabbie fini
2
CN =
'

(Eq. 12.5)
1 + v0
pa
per sabbie grosse
3
CN =
'

2 + v0
pa
in cui Ncor il valore corretto dellindice NSPT per tener conto della pressione litostatica
efficace.
D 2R =

Stima dellangolo di resistenza al taglio


Langolo di resistenza al taglio di
picco pu essere stimato a partire
dal valore della densit relativa
con le correlazioni proposte da
Schmertmann (1977) per differenti granulometrie, graficamente
rappresentate in Figura 12.9.
Correlazioni dirette tra e NSPT,
che evitano le approssimazioni
dovute al doppio passaggio, sono
(fra le tante):
-

la correlazione di Peck, Hanson e Thornburn (1974), approssimabile con la seguente


equazione (Wolff, 1989):

Figura 12.9 - Stima di da DR per differenti granulometrie secondo Schmertmann (1978)

2
' () = 27,1 + 0,3 N cor 0,00054 N cor

(Eq. 12.6)

la correlazione di Schmertmann (1975) graficamente rappresentata in Figura 12.10,


che corrisponde allequazione (Kulhawy e Mayne, 1980):
0 , 34

N SPT

' = arctan
(Eq. 12.7)
'

v0

12,2 + 20,3

p a

la correlazione di Hatanaka e Uchida (1996) graficamente rappresentata in Figura


12.11, che corrisponde allequazione:
(Eq. 12.8)
' () = 20 N cor + 20

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Lesistenza stessa di molte correlazioni un chiaro segno delle incertezze e delle approssimazioni insite nelle procedure empiriche di stima, evidenziate nel grafico di Figura
12.11. Per tale motivo pu essere opportuno confrontare i valori stimati con le diverse
correlazioni, ed utilizzare come valore di progetto dellangolo di resistenza al taglio di
picco di uno strato di sabbia, la media delle stime, escludendo eventuali valori anomali. Si
tenga presente che, poich il terreno non omogeneo, i valori di NSPT ottenuti nella stessa
formazione possono essere anche sensibilmente diversi fra loro, e che la presenza di ciottoli e ghiaia pu determinare valori di NSPT erratici e inaffidabili.

Tensione geostatica efficace, vo (kPa)

NSPT

Figura 12.10 - Stima di da NSPT secondo


Schmertmann (1975)

Figura 12.11 - Stima di da NSPT secondo


Hatanaka e Uchida (1996)

12.3.2 Terreni a grana fine

Stima della resistenza al taglio non drenata


La resistenza al taglio non drenata di
unargilla non sensitiva pu essere approssimativamente stimata dai risultati di prove
S.P.T. con la correlazione di Stroud (1974):
(Eq. 12.9)
c u = f 1 N SPT
in cui f1 un coefficiente funzione
dellindice di plasticit. f1 ha valori compresi tra 3,5 e 6,5 kPa, e mediamente vale 4,4
kPa, come mostrato in Figura 12.12, dove
possibile rilevare la dispersione dei dati sperimentali su cui si basa la correlazione.
Figura 12.12: Correlazione fra NSPT e cu per
Unaltra correlazione per la stima di cu da
argille non sensitive secondo Stroud (1974)
NSPT la seguente (Hara et al., 1971):
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INDAGINI IN SITO

0 , 72
c u (kPa ) = 29 N SPT

(Eq. 12.10)

stata anche proposta una correlazione per la stima del grado di sovraconsolidazione
dellargilla da prova S.P.T. (Mayne e Kemper, 1988):
0 , 689

OCR = 0,193 SPT


'

v0
con v0 espresso in MPa.

(Eq. 12.11)

12.4 Prova penetrometrica statica C.P.T.


La prova penetrometrica statica C.P.T. (Cone Penetration Test) un mezzo di indagine
molto diffuso in Italia poich, ad un costo modesto, permette lidentificazione della successione stratigrafica lungo una verticale, e la stima di molti parametri geotecnici sia in
terreni a grana fine che in terreni
a grana grossa (ghiaie escluse).
La prova autoperforante, ovvero non richiede lesecuzione di
un foro di sondaggio, e consiste
nellinfissione a pressione nel
terreno, a partire dal p.c. ed alla
velocit costante di 20 mm/sec
(con
una
tolleranza
di
5mm/sec), di una punta conica
avente diametro 35,7 mm e angolo di apertura 60, collegata al
dispositivo di spinta mediante
una batteria di tubi.
Il contrasto necessario ad infiggere il penetrometro di norma
ottenuto col peso dellautocarro,
Figura 12.13: Penetrometro statico installato su camion
eventualmente zavorrato, su cui
installata lattrezzatura (Figura 12.13)4.
Il penetrometro statico, ideato in Svezia nel 1917 (anche se comunemente chiamato penetrometro olandese), ha subito nel tempo modifiche e miglioramenti. Attualmente ne esistono due tipi, con caratteristiche geometriche e procedure di prova normate a livello internazionale (ISSMFE, 1989):
a) il penetrometro meccanico con manicotto dattrito, e
b) il penetrometro elettrico.
Nei penetrometri meccanici con manicotto dattrito la punta conica solidale con una
batteria di aste coassiali ad una tubazione di rivestimento. La parte finale, ovvero pi
prossima alla punta, della tubazione di rivestimento mobile, e costituisce il manicotto di
attrito.
4

Talvolta il contrasto realizzato con un telaio ancorato al terreno con delle grosse viti.

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Capitolo 12

INDAGINI IN SITO

Figura 12.14: Punta di un penetrometro meccanico con manicotto dattrito (punta Begemann)
(a) e posizioni assunte durante linfissione (b)

In Figura 12.14 sono rappresentate la punta di un penetrometro meccanico con manicotto


dattrito e le posizioni che assume durante linfissione.
1) Inizialmente, esercitando una forza F1 sulle aste interne collegate alla punta, si fa avanzare a velocit costante la sola punta per una lunghezza di 40 mm. Larea della punta :
Ap = ( 3,57 2)/4 = 10 cm2
e la pressione media alla punta durante lavanzamento (resistenza di punta) vale:
qc = F1/Ap.
2) Al termine della corsa di 40mm, viene agganciato il manicotto dattrito, che ha una superficie laterale:
As = 150 cm2
e si continua a far avanzare la punta a velocit costante per altri 40 mm (che nella penetrazione si trascina dietro il manicotto).
Se si indica con F2 la forza necessaria a fare avanzare il penetrometro in questa seconda
fase, e se si fa lipotesi che la resistenza di punta non sia variata rispetto al tratto precedente, possibile calcolare la tensione tangenziale media lungo la superficie del manicotto (resistenza laterale locale) con la relazione:
fs = (F2-F1)/As.
3) In una terza fase la spinta viene applicata alle aste esterne che, a punta ferma, raggiungono prima il manicotto e poi la punta, e infine fanno avanzare lintero sistema.
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Capitolo 12

INDAGINI IN SITO

Le operazioni sopradescritte
sono ripetute ogni 20cm.
I risultati della prova sono rappresentati in grafici (e tabelle)
aventi in ordinata la profondit
e in ascissa le misure di qc e di
fs ogni 20cm (Figura 12.15). Il
penetrometro meccanico uno
strumento semplice e robusto,
che pu operare in un campo di
terreni che va dalle argille alle
sabbie grosse, fino a profondit
dellordine di 40m e oltre. I
suoi principali limiti derivano
dal fatto che le resistenze alla
Figura 12.15: Esempio di rappresentazione dei risultati
penetrazione sono dedotte da
di una prova CPT
misure di forza eseguite in superficie, e quindi sono affette da errori dovuti al peso proprio e alla deformabilit delle aste, ed agli attriti tra le varie parti dellattrezzatura. Inoltre la profondit delle misure desunta dalla lunghezza delle aste e quindi soggetta ad errori derivanti dalla deviazione dalla
verticale (Figura 12.16). Infine le misure di resistenza alla punta, qc, e di attrito laterale
locale, fs, non sono indipendenti fra loro e si riferiscono a profondit leggermente diverse,
per cui la presenza di terreni fittamente stratificati pu condurre a errori di stima.
Il penetrometro elettrico la naturale evoluzione del penetrometro meccanico (Figura
12.17).

Figura 12.16: Effetto della deviazione dalla Figura 12.17: Punta del penetrometro elettrico
verticale sul profilo della resistenza di punta di
un penetrometro meccanico

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Capitolo 12

INDAGINI IN SITO

Nel penetrometro elettrico le misure di pressione alla punta e di tensione laterale locale
sono eseguite localmente ed in modo fra loro indipendente con trasduttori elettrici che inviano un segnale alla centralina posta in superficie.
Un inclinometro alloggiato nelle aste permette di misurare la deviazione dalla verticale e
di correggerne gli errori conseguenti. La frequenza delle misure pu essere anche molto
ridotta, tipicamente ogni 2-5cm, e i dati sono direttamente acquisiti in forma numerica e
rappresentati graficamente anche durante lesecuzione della prova. I limiti del penetrometro a punta elettrica risiedono nel maggiore costo dello strumento, e negli errori derivanti
dalle componenti elettroniche (non linearit e isteresi delle celle di pressione, sensibilit
alle variazioni di temperatura, calibrazione).

12.5 Interpretazione dei risultati di prove C.P.T


Lanalisi dei risultati di prove C.P.T. consente in primo luogo il riconoscimento litologico
dei terreni attraversati e la ricostruzione della successione stratigrafica.
Questa prima fase interpretativa essenziale e necessaria per ogni ulteriore interpretazione geotecnica. Infatti durante la prova vengono misurate le resistenze di punta e di attrito
laterale opposte dal terreno nelle condizioni di rottura determinate dalla penetrazione dello strumento con una velocit imposta e costante di 2 cm/sec. A seconda della permeabilit del terreno attraversato la rottura avviene in condizioni drenate o non drenate. Pertanto
il modello interpretativo del fenomeno della rottura condizionato dal tipo di terreno cui
si riferiscono i dati di resistenza misurati.
12.5.1 Riconoscimento stratigrafico

La resistenza penetrometrica di punta offerta da un terreno sabbioso , di norma, nettamente superiore alla resistenza offerta da terreni argillosi di media e bassa consistenza.
Pertanto molte volte il solo esame del profilo di qc pu dare una prima idea della successione stratigrafica5. Tuttavia le migliori correlazioni proposte per lindividuazione della
natura del terreno attraversato fanno uso, oltre che della resistenza di punta, qc, anche della resistenza dattrito laterale, fs.
In particolare la carta di classificazione pi accreditata per il penetrometro statico meccanico quella di Schmertmann (1978), rappresentata in Figura 12.18, che ha in ascissa il
rapporto adimensionale:
fs
100
(Eq. 12.12)
qc
detto rapporto dattrito o di frizione o delle resistenze, in scala naturale, ed in ordinata
la resistenza di punta qc [FL-2] in scala logaritmica
Rf =

Per il penetrometro elettrico si pu fare riferimento alla carta di Robertson (1990), rappresentata in Figura 12.19, che ha in ascissa il rapporto dattrito normalizzato:
fs
F=
100
(Eq. 12.13)
q c v0
5

In effetti i penetrometri statici di prima generazione, ormai non pi in uso, non avevano il manicotto
dattrito e veniva misurata solo la resistenza di punta.

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e in ordinata la resistenza di punta normalizzata:


q
Q = c ' v0

v0
entrambe le variabili in scala logaritmica.

(Eq. 12.14)

Figura 12.18: Carta di classificazione per il penetrometro statico meccanico (Schmertmann,


1978)

I campi in cui diviso il grafico di Figura 12.19 sono contraddistinti da numeri cui corrispondono i seguenti tipi di terreno:
1. Terreno sensitivo a grana fine.
2. Terreno organico, torba.
3. Argille. Da argille ad argille limose.
4. Limi. Da limi argillosi a argille limose.
5. Sabbie. Da sabbie limose a limi sabbiosi.
6. Sabbie. Da sabbie pulite a sabbie limose.
7. Da sabbie ghiaiose a sabbie.
8. Da sabbie molto dense a sabbie argillose fortemente sovraconsolidate o cementate.
9. Materiali fini granulari molto duri, fortemente sovraconsolidati o cementati.
opportuno che linterpretazione stratigrafica delle prove CPT sia avvalorata dal confronto con profili stratigrafici direttamente ottenuti mediante sondaggi eseguiti nellarea
di indagine.
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Figura 12.19: Carta di classificazione per il penetrometro statico elettrico (Robertson, 1990)

12.5.2 Interpretazione di prove CPT in terreni sabbiosi

Lavanzamento del penetrometro statico in terreni sabbiosi avviene generalmente6 in condizioni drenate, ed quindi possibile interpretarne i risultati in termini di tensioni efficaci.
Per la stima dei parametri geotecnici dei terreni sabbiosi si utilizza comunemente la densit relativa, come parametro intermedio, sebbene sia stato dimostrato che anche la compressibilit della sabbia (che dipende dalla mineralogia) e lo stato di tensione in sito (che
dipende dalla profondit, dal rapporto di sovraconsolidazione e dallet del deposito) siano fattori molto influenti sulla resistenza penetrometrica di punta.
Le correlazioni fra resistenza penetrometrica e densit relativa dei terreni sabbiosi sono
state studiate con prove di laboratorio in camera di calibrazione7.
Una delle correlazioni pi note e utilizzate, valida per sabbie silicee, non cementate, di recente deposizione, normalmente consolidate, la seguente:
q

c
Dr = 98 + 66 log

' 0,5
v 0

( )

(Eq. 12.15)

In sabbie fini e/o limose molto addensate possono talora crearsi sovrapressioni interstiziali negative per
effetto della dilatanza
7
La camera di calibrazione unapparecchiatura di laboratorio molto costosa e sofisticata che consiste in
una cella triassiale di grandi dimensioni, in cui possibile eseguire prove geotecniche in sito di vario tipo,
con strumenti in vera grandezza e in condizioni al contorno controllate.

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con qc e v0 espressi in t/m2 (1 t/m2 10 kPa). Lequazione 12.15 (Jamiolkowski et al.,


1985) rappresentata in Figura 12.20, ove evidenziata linfluenza della compressibilit,
che pu condurre ad un errore di +/-12% sulla stima della densit relativa.
Unaltra correlazione, pi generale, la seguente (Baldi et al., 1986):
Dr =

qc
1
ln
C2
C 0 '

( )

C1

(Eq. 12.16)

in cui
C0, C1 e C2 sono costanti, qc la resistenza
penetrometrica di punta (espressa in kPa), e
(espressa anchessa in kPa) la tensione
efficace (verticale o media) alla profondit
della misura.
In particolare per sabbie silicee moderataFigura 12.20 - Stima della densit relativa con mente compressibili, normalmente consolilEq. 12.14
date, di recente deposizione e non cementate, per le quali di assume K0=0,45, le costanti valgono:
C1=0,55
C2=2,41
C0=157
e la tensione efficace di riferimento quella verticale ( = v0).
Per sabbie sovraconsolidate, per le quali occorre stimare preventivamente K0, le costanti
valgono:
C0=181
C1=0,55
C2=2,61
e la tensione efficace di riferimento quella media ( = m = (v0 + 2 h0)/3).
Le due relazioni derivate dallEq. 12.16 sono graficamente rappresentate nelle Figure
12.21 e 12.22.

Figura 12.21 - Stima della densit relativa con Figura 12.22 - Stima della densit relativa con
lEq. 12.16 (terreni NC)
lEq. 12.16 (terreni OC)

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Una correlazione diretta tra qc,


v0 e langolo di resistenza al
taglio di picco, , valida per
sabbie quarzose non cementate
mostrata in Figura 12.23 (Robertson e Campanella, 1983), ed
ben rappresentata dallequazione:

q c

'

v 0
(Eq. 12.17)

' = arctan 0,1 + 0,38 log

Resistenza alla punta, qc (MPa)

Tensione geostatica efficace, vo (kPa)

Dopo avere stimato la densit relativa della sabbia, Dr, langolo di


resistenza al taglio di picco, ,
pu essere stimato con le correlazioni proposte da Schmertmann
(1977) per differenti granulometrie, graficamente rappresentate in
Figura 12.7.

Poich la prova CPT misura la resistenza a rottura del terreno, le


correlazioni per la stima della rigidezza del terreno a bassi livelli Figura 12.23 - Correlazione diretta tra qc, v0 e (Rodi deformazione dai risultati di bertson e Campanella, 1983)
tale tipo di prova hanno necessariamente carattere empirico. Una semplice correlazione
fra la resistenza penetrometrica di punta, qc, ed il modulo di Young secante, drenato, per
un livello di sforzo mobilitato pari al 25% di quello a rottura, ovvero per condizioni di esercizio con coefficiente di sicurezza rispetto alla rottura pari a 4, valida per sabbie quarzose NC non cementate, la seguente (Robertson e Campanella, 1983):
(Eq. 12.18)
E 25 = 2 q c
12.5.3 Interpretazione di prove CPT in terreni a grana fine
Lavanzamento del penetrometro statico in terreni a grana fine saturi avviene in condizioni non drenate. Una stima della resistenza al taglio non drenata, cu, della pressione di
consolidazione, c, e del grado di sovraconsolidazione, OCR, di terreni argillosi pu
essere eseguita con le seguenti equazioni (Mayne e Kemper, 1988):
q v0
cu = c
(Eq. 12.19)
NK
NK= 15
per penetrometro elettrico
NK = 20
per penetrometro meccanico
in cui v0 la tensione geostatica verticale totale alla profondit della misura di qc.

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c' = 0,243 (qc )0,96

(Eq. 12.20)

in cui c e qc sono espressi in MPa.


1, 01

q
(Eq. 12.21)
OCR = 0,37 c ' v 0
v0
in cui 'v0 la tensione geostatica verticale efficace alla profondit della misura di qc.

Il modulo edometrico, M, ovvero il modulo di deformazione in condizioni di espansione


laterale impedita, pu essere approssimativamente stimato con la relazione (Sanglerat,
1972):
(Eq. 12.22)
M = qc
in cui un coefficiente i cui valori sono indicati in Tabella 12.6
Tabella 12.6: Stima del modulo edometrico di terreni a grana fine da prova CPT

M =

2,3 (1 + e) v'
1
=
= qc
mv
Cc

Argille di bassa plasticit (CL)


Limi di bassa plasticit (ML)
Argille e limi di elevata plasticit
(CH, MH)
Limi organici (OL)
Torbe e argille organiche (Pt, OH)

qc < 0,7 MPa


0,7 < qc < 2,0 MPa
qc > 2,0 MPa
qc < 2,0 MPa
qc > 2,0 MPa

3<<8
2<<5
1 < < 2,5
3<<6
1<<3

qc < 2,0 MPa

2<<6

qc < 1,2 MPa


qc < 0,7 MPa
50 < w* < 100
100 < w < 200
w > 200

2<<8
1,5 < < 4
1 < < 1,5
0,4 < < 1

*w = contenuto in acqua (%)

12.6 Prova con piezocono (C.P.T.U.)


Il piezocono un penetrometro statico a punta elettrica dotato di un elemento poroso di
ceramica fine o di acciaio, detto filtro, di norma posizionato alla base della punta conica,
che permette di misurare e registrare oltre ai parametri di resistenza alla penetrazione, qc
ed fs, anche la pressione interstiziale, u28, sia durante lavanzamento che a penetrometro
fermo (Figura 12.24). La misura corretta della pressione u2 condizionata dalla completa
saturazione del filtro.

La pressione interstiziale misurata con il piezocono si indica con il simbolo u1, u2 o u3 a seconda della posizione del filtro. Se il filtro posizionato alla base del cono, come pi frequente, la pressione interstiziale
indicata con il simbolo u2.

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La possibilit di misurare la pressione interstiziale ha considerevolmente aumentato la capacit interpretativa della prova nei terreni saturi sotto
falda. Infatti durante la penetrazione
alla velocit di 2cm/sec, nei terreni
sabbiosi e permeabili la rottura avviene in condizioni drenate, senza
sensibili variazioni della pressione
interstiziale, e quindi la pressione
misurata dal piezometro coincide
con quella in sito (u2 = u0), mentre
nei terreni a grana fine e poco permeabili, si generano sovrapressioni
interstiziali, u, e quindi viene misurata la pressione u2 = u0 + u
Poich inoltre la sensibilit dello
strumento alla variazione delle pressioni interstiziali molto alta in
quanto non risente di effetti di scala,
possibile identificare anche sottili
livelli di terreno a permeabilit differente, la cui presenza pu essere
decisiva nella stima dei tempi di
consolidazione.
In Figura 12.25 sono rappresentati i
Figura 12.24 Punta di un piezocono
profili delle misure eseguite durante
una prova con piezocono.
Per linterpretazione della prova occorre utilizzare la resistenza di punta corretta, qt, che
tiene conto della differenza tra larea della punta, Ac, e larea della parte del cono che agisce direttamente sulla cella di carico, An. Il valore di qt dato dallequazione:
(Eq. 12.23)
q t = q c + u 2 (1 a )
con a = An/Ac.
Il valore del rapporto delle aree, a, si determina sperimentalmente per ogni piezocono ed
in genere compreso tra 0,55 e 0,9.
Si definisce rapporto delle pressioni interstiziali il parametro:

u
q t v0
in cui v0 rappresenta la tensione verticale totale presente in sito.
Bq =

(Eq. 12.24)

Per lidentificazione litologica ed il riconoscimento stratigrafico dai risultati di prove con


piezocono pu essere utilizzato il grafico di Figura 12.26 (Robertson, 1990), nel quale i
numeri dei campi corrispondono alle descrizioni di Figura 12.19.
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Figura 12.25 Esempio di profili registrati con piezocono

Il piezocono permette lesecuzione di prove di dissipazione e


quindi la stima delle caratteristiche di permeabilit e di consolidazione del terreno. Infatti, se durante la penetrazione in un terreno
a grana fine saturo e sotto falda, la
punta viene arrestata ad una data
profondit, si pu registrare la
dissipazione della sovrapressione
interstiziale nel tempo.
Per linterpretazione della prova
di dissipazione con piezocono sono state suggerite diverse procedure. La pi utilizzata la seguente (Baligh e Levadoux,
1980):
1. Si traccia il grafico sperimentale della sovrapressione interstiziale, normalizzata rispetto al suo valore iniziale, (u(t)/u0), in
Figura 12.26 Carta di classificazione di Robertson per
funzione del logaritmo del
piezocono
tempo;
2. Si sovrappone la curva sperimentale con la curva teorica, in cui il rapporto di dissipazione, (u(t)/u0), posto in funzione di un fattore di tempo adimensionale,
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t
, ove ch il coefficiente di consolidazione orizzontale, t il tempo ed R
R2
il raggio delle aste del piezocono. La curva (u(t)/u0) - T dipende dal tipo di piezocono e dalla posizione del filtro. Per il piezocono con angolo di apertura 60 e
filtro alla base del cono le coordinate di alcuni punti della curva teorica sono le
seguenti:
T = ch

u(t)/u0
T

0,80
0,44

0,60
1,90

0,50
3,65

0,40
6,50

0,20
27,0

3. Se le curve sperimentale e teorica sono sovrapponibili, a conferma


dellapplicabilit del metodo, si ricava il tempo corrispondente al grado di dissipazione del 50%, t50, e si stima il valore del coefficiente di consolidazione orizzontale in condizioni di scarico-ricarico, ovvero per terreno sovraconsolidato, con
lequazione:
R2
c h (OC) = 3,65
Eq. (12.25)
t 50
4. Se il terreno normalmente consolidato il coefficiente di consolidazione orizzontale pu essere stimato con lequazione:
C
c h ( NC) = c h (OC) r
Eq. (12.26)
Cc
in cui Cr e Cc sono rispettivamente gli indici di ricompressione e di compressione
vergine. In assenza di dati sperimentali si assume Cr/Cc = 0,14.

12.7 Prova dilatometrica D.M.T.

Figura 12.27 Dilatometro di Marchetti

Il dilatometro piatto o dilatometro di


Marchetti (Figura 12.27) uno
strumento di indagine geotecnica relativamente recente, ideato in Italia
negli anni 80, che ha avuto un
grande successo internazionale ed
attualmente utilizzato in tutto il
mondo. I motivi di tale successo risiedono nel fatto che la prova
semplice ed economica, ma permette
di stimare, mediante correlazioni
empiriche, la litologia attraversata e
numerose propriet geotecniche di
resistenza e di deformabilit.
La prova consiste nellinfissione a
pressione nel terreno, ottenuta utilizzando la stessa procedura e lo stesso

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dispositivo di spinta del penetrometro statico, di un sistema di aste che termina in una lama dacciaio di forma e dimensioni standardizzate, al cui centro posizionata una membrana piana di forma circolare.
Ogni 20 cm di penetrazione lo strumento arrestato per la determinazione degli indici
della prova. Essa consiste nellimmissione, attraverso un cavo pneumatico interno alle aste, di un gas in pressione che determina lespansione della membrana.
Si registrano due valori di pressione: la pressione p0, che corrisponde allinizio
dellespansione della membrana contro il terreno, e la pressione p1 che corrisponde ad
uno spostamento del centro della membrana di 1,1mm.
I due valori di pressione misurati, p0 e p1, unitamente ai valori di tensione verticale efficace, v0, e di pressione interstiziale in sito, u0, alla profondit della prova, consentono di
calcolare i seguenti parametri:
p p0
ID = 1
Eq. (12.27)
Indice del materiale
p0 u 0
p0 u 0
Eq. (12.28)
Indice di tensione orizzontale K D =
'

v0
E D = 34,7 ( p1 p 0 )
Modulo dilatometrico
Eq. (12.29)
La classificazione del terreno, la consistenza dei terreni a grana fine e la densit dei terreni a grana grossa, si ottengono dal grafico di Figura 12.28, nel quale riportato in ascissa
lindice del materiale e in ordinata il modulo edometrico.
Le correlazioni empiriche proposte da Marchetti per la stima delle propriet geotecniche
sono le seguenti:
Coefficiente di spinta a riposo, K0
per
ID < 1,2
0 , 47
KD
K 0, DMT =
0,6

1,5

(Eq. 12.30)

Grado di sovraconsolidazione, OCR


per
ID < 1,2
1, 56
OCRDMT = (0,5 K D )

(Eq. 12.31)

Resistenza al taglio non drenata, cu


per
ID < 1,2
1, 25
cu , DMT = 0,22 vo' (0,5 K D )

(Eq. 12.32)

Angolo di resistenza al taglio,


per
ID > 1,8
' DMT = 28 + 14,6 log K D 2,1 log 2 K D

(Eq. 12.33)

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Figura 12.28 Carta per il riconoscimento stratigrafico e la classificazione dei terreni con il dilatometro di Marchetti

Modulo edometrico, M
M DMT = RM E D
I D 0,6
ID 3
0,6 < I D < 3

se K D > 10
se RM < 0,85

(Eq. 12.34)
RM = 0,14 + 2,36 log K D
RM = 0,5 + 2 log K D
RM = RM 0 + (2,5 RM 0 ) log K D

RM 0 = 0,14 + 0,15 (I D 0,6)


RM = 0,32 + 2,18 log K D
si assume R M = 0,85

In Figura 12.29 mostrato un esempio dei profili dilatometrici interpretati.

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Capitolo 12

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Figura 12.29: Esempio di profili dilatometrici interpretati

Con il dilatometro di Marchetti anche


possibile eseguire prove di dissipazione
(DMTA) che consentono una stima dei
coefficienti di consolidazione orizzontale
e di permeabilit orizzontale.
Le prove di dissipazione si eseguono a
punta dilatometrica ferma, e consistono
nella registrazione delle curve di decadimento nel tempo della pressione esercitata dal terreno sulla membrana. Un esempio di curva di dissipazione mostrato in Figura 12.30. Il tempo corrispondente al punto di flesso della curva
indicato con il simbolo Tflex.
Figura 12.30: Esempio di curva di dissipazione Il coefficiente di consolidazione orizzoncon dilatometro Marchetti
tale stimato con lequazione:
2
7cm
c h , DMTA
(Eq. 12.35)
T flex
Il coefficiente di permeabilit orizzontale stimato con lequazione:
c
k h, h w
M h K 0 M DMT
(Eq. 12.36)
Mh
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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

CAPITOLO 13
SPINTA DELLE TERRE
La determinazione della spinta esercitata dal terreno contro unopera di sostegno un
problema classico di ingegneria geotecnica che, ancora oggi, nonostante lenorme ampliamento delle conoscenze, viene affrontato utilizzando due teorie storiche, opportunamente modificate e integrate alla luce del principio delle tensioni efficaci: la teoria di
Rankine (1857) e la teoria di Coulomb (1776). Entrambi i metodi assumono superfici di
scorrimento piane, ma per effetto dellattrito fra la parete e il terreno, le reali superfici di
scorrimento sono in parte curvilinee, ed risultati che si ottengono applicando i metodi
classici, specie per le condizioni di spinta passiva (resistente) sono spesso non cautelativi.
pertanto opportuno riferirsi, almeno per il calcolo della spinta passiva, al metodo di Caquot e Krisel (1948) che il pi noto e applicato metodo fra quelli che assumono superfici di scorrimento curvilinee.

13.1 Teoria di Rankine (1857)


Si consideri un generico punto
A alla profondit Z in un deposito di terreno incoerente (c =
0), omogeneo e asciutto (o coZ
munque sopra falda), avente pev0 = Z
so di volume costante con la
profondit,
e
delimitato = K
h0
0 v0
superiormente da una superficie
A
piana e orizzontale (Figura
13.1).
Per ragioni di simmetria lo stato
tensionale (geostatico) assialsimmetrico. La pressione inter- Figura 13.1 Tensioni geostatiche in un deposito di terreno
omogeneo, incoerente, delimitato da una superificie piana e
stiziale zero (terreno asciutto),
orizzontale
per cui le tensioni totali ed efficaci coincidono.
Nel punto A:
- la tensione verticale 'v0 staticamente determinata dalla condizione di equilibrio alla
traslazione in direzione verticale, e vale: 'v0 = Z;
- la tensione orizzontale 'h0 eguale in tutte le direzioni, non staticamente determinata, e vale: 'h0 = K0 'v0.

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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

Il coefficiente di spinta a riposo, K0, pu essere misurato sperimentalmente o pi spesso


stimato con formule empiriche1.
Poich di norma K0 minore di 1, la tensione verticale 'v0 corrisponde alla tensione
principale maggiore '1, mentre la tensione orizzontale 'h0 corrisponde alla tensione
principale minore '3. Per simmetria assiale la tensione principale intermedia '2 eguale
alla tensione principale minore '3.
Sia la tensione verticale v0 che la tensione orizzontale h0 valgono zero in superficie
(Z=0) e variano linearmente con la profondit Z, rispettivamente con gradiente e con
gradiente K0 .
Assumiamo che il terreno abbia resistenza al taglio definita dal criterio di rottura di MohrCoulomb:
= ' tan '
(Eq. 13.1)

In Figura 13.2 rappresentato nel


piano di Mohr il cerchio corrispon
dente allo stato tensionale geostatico
nel punto A e la retta inviluppo a
Cerchio O
rottura.
Supponiamo ora di inserire, a sinistra e a destra del punto A, due pare ti verticali ideali, cio tali da non
v0
h0
modificare lo stato tensionale nel
terreno (Figura 13.3). Alla generica
profondit z, sui due lati di ciascuna
Figura 13.2 Stato tensionale geostatico nel punto A
parete, si esercita la tensione orizzontale efficace 'h0 = K0 z.
La spinta orizzontale S0 (risultante delle tensioni orizzontali efficaci) presente sui due lati
di ciascuna parete, dal piano di campagna fino ad una generica profondit H, vale:
H
1
S0 = h' 0 dz = H 2 K 0
(Eq. 13.2)
2
0
1

Per la stima del coefficiente di spinta a riposo, K0, sono state proposte diverse equazioni empiriche, come
gi visto nel Capitolo 3, le pi note e utilizzate delle quali sono:
per terreni NC:
K 0 ( NC) (1 sen')

K 0 (OC) K 0 ( NC) OCR 0,5


Per avere unidea anche quantitativa dei valori di K0 si consideri che per =30, applicando le equazioni
sopra scritte si stima:
per OCR = 1 (terreno normalmente consolidato)
K0 0,50
per OCR = 2 (terreno debolmente sovraconsolidato)
K0 0,71
per OCR = 4 (terreno mediamente sovraconsolidato)
K0 1,00
per OCR = 10 (terreno fortemente sovraconsolidato)
K0 1,58
ovvero, in un terreno NC la tensione geostatica orizzontale h0 circa la met di quella verticale, per OCR
= 4 lo stato tensionale geostatico isotropo, mentre per OCR > 4 la tensione geostatica orizzontale h0 diviene tensione principale maggiore.

e per terreni OC:

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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

La profondit Z0 della retta di applicazione di S0, vale:


H

'
h0

z dz

(Eq. 13.3)
2
H
S0
3
che corrisponde alla profondit del baricentro dellarea triangolare del diagramma di pressione orizzontale di altezza H e base K0 H.
Supponiamo ora di allontanare gradualmente le due pareti (Figura 13.4). Nel punto A
permangono condizioni di simmetria, per cui le tensioni verticale ed orizzontali sono ancora principali. La tensione verticale v0 = Z non varia, mentre la tensione orizzontale
efficace si riduce progressivamente.
Z0 =

h0

h0

Z 0 = 2/3 H

v0

ha

S0

K 0 H

K 0 H

Figura 13.3 Spinta a riposo

Figura 13.4 Condizione di spinta attiva

Il cerchio di Mohr, rappresentativo dello stato tensionale in A, si modifica di conseguenza: la tensione principale maggiore 1 = v0 rimane costante, mentre la tensione principale minore 3 si riduce progressivamente dal valore iniziale h0 al valore minimo compatibile con lequilibrio, ha, detta tensione limite attiva, che corrisponde alla tensione
principale minore del cerchio di Mohr tangente alla retta di inviluppo a rottura (Figura
13.5).
Il raggio del cerchio di Mohr dello
/4+/2
stato di tensione limite attiva R =
(v0-ha), ed il centro ad una di
stanza dallorigine OC =
(v0+ha).
Cerchio A
Considerando il triangolo rettangolo
Cerchio O
F
f
OFC (Figura 13.5), si ha:
R

R = FC = OC sen '

1
1
v' 0 ha' = v' 0 + ha' sen '
2
2

ha

h0

v0

Figura 13.5 Stato tensionale attivo (limite inferiore)

227
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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

ha' (1 + sen ' ) = v' 0 (1 sen ' )


1 sen ' '
'
v 0 = tan 2 v' 0
1 + sen '
4 2
Il rapporto:
1 sen'
'
= tan 2
KA =
1 + sen'
4 2
detto coefficiente di spinta attiva.
Dunque si pu scrivere:

ha' =

(Eq. 13.4)

'ha = K A 'vo

(Eq. 13.5)

La tensione tangenziale critica, il cui valore f lordinata del punto F di tangenza del
cerchio di Mohr con la retta di inviluppo a rottura, agisce su un piano che forma un ango '
lo di + con la direzione orizzontale (Figura 13.5).In condizioni di rottura per rag4 2
giungimento dello stato di equilibrio limite inferiore (spinta attiva), il terreno inizia a
scorrere lungo questi piani (Figura 13.6).
v0

/4+/2

/4+/2

Z
ha

Figura 13.6 Piani di scorrimento nella condizione di spinta attiva

La spinta orizzontale SA presente sui


lati interni di ciascuna parete ideale,
dal piano di campagna fino ad una generica profondit H (Figura 13.7), vale:
H

SA =
0

'
hA

1
dz = H 2 K A
2

ha

(Eq.
13.6)

Z A= 2/3 H
H

SA

Poich anche in questo caso il diagramma di pressione orizzontale


KA H
triangolare, la profondit ZA della retta Figura 13.7 Diagramma delle
tensioni efficaci orizdi applicazione di SA vale:
zontali in condizione di spinta attiva
228
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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

2
H = Z0
3

ZA =

(Eq. 13.7)

Se si suppone ora di avvicinare le due


pareti verticali ideali, alla destra ed alla
sinistra del punto A, la tensione verticale efficace non subisce variazioni
mentre quella orizzontale progressivamente cresce fino al valore massimo
compatibile con il criterio di rottura di
Mohr-Coulomb (Figura 13.8).
In tali condizioni la tensione verticale
efficace, corrisponde alla tensione
principale minore, v0 = 3, e quella
orizzontale, detta tensione limite passiva, hp, alla tensione principale
maggiore, hp = 1 (Figura 13.9).

hp

v0
A

Procedendo in modo analogo a quanto


gi fatto per la condizione di spinta atFigura 13.8 Condizione di spinta passiva
tiva, si ottiene:
'hp =

1 + sen' '
v 0 = K P 'vo
1 sen'

(Eq. 13.8)

Il rapporto:
detto coefficiente di spinta passiva.
1 + sen'
' 1
KP =
= tan 2 + =
1 sen'
4 2 KA

(Eq. 13.9)

Le tensioni tangenziali critiche agi-


scono su piani che formano un ango
4

lo di

'
con la direzione oriz2

/4-/2
f

Cerchio P

Cerchio O
zontale (Figura 13.9). In condizioni
di rottura per raggiungimento dello
stato di equilibrio limite superiore
O
C
h0
v0 C
hp
(spinta passiva), il terreno inizia a
scorrere lungo questi piani (Figura Figura 13.9 Stato tensionale passivo (limite superiore)
13.10).
La spinta orizzontale SP presente sui lati interni di ciascuna parete ideale dal piano di
campagna fino ad una generica profondit H (Figura 13.11), vale:

S P = 'hP dZ =
0

1
H2 KP
2

(Eq. 13.10)
229

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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

v0
/4 - /2

/4 - /2

hp

Figura 13.10 Piani di scorrimento nella condizione di spinta passiva

hp
Z P= 2/3 H
H

A
SP

KP H
Figura 13.11 Diagramma delle tensioni efficaci orizzontali in condizione di spinta passiva

Poich anche in questo caso il diagramma di pressione orizzontale triangolare la profondit ZP della retta di applicazione di SP, vale:
2
H = Z0
3

ZP =

(Eq. 13.11)

I coefficienti di spinta attiva, KA, e passiva, KP, rappresentano i valori limite, rispettivamente inferiore e superiore, del rapporto tra le tensioni efficaci orizzontale e verticale:
KA

'h
'v 0

KP

(Eq. 13.12)

In particolare il valore del coefficiente di spinta a riposo, K0, compreso tra il valore di
KA e quello di KP.2
2

Utilizzando per la stima di K0 le equazioni empiriche viste in precedenza si pu constatare che i valori di
K0 sono molto pi prossimi al limite inferiore KA che al limite superiore KP.
A titolo di esempio per = 30 si stima: KA = 0,333; K0 = 0,5; KP = 3

230

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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

13.1.1 Osservazioni sperimentali sulleffetto del movimento della parete sul diagramma
di pressione orizzontale

La distribuzione delle pressioni orizzontali dipende dal movimento della parete.


In Figura 13.12 sono qualitativamente
mostrati i diagrammi di pressione orizzontale contro una parete rigida in funzione del movimento della parete. Inoltre, stato sperimentalmente osservato
(Tabella 13.1 e Figura 13.13) che le deformazioni di espansione necessarie per
far decadere la pressione orizzontale dal
valore h0, che corrisponde allo stato
indeformato, al valore limite inferiore
ha, sono piccole, e comunque molto
inferiori alle deformazioni di compressione necessarie per far elevare la pressione orizzontale dal valore h0, al valore limite superiore hp. Pertanto
buona norma riferirsi allangolo di resistenza al taglio di picco per il calcolo
della spinta attiva, ed allangolo di resistenza al taglio a volume costante (ovvero per grandi deformazioni) per il calcolo della spinta passiva.

Passiva

Kp

Attiva

Rotazione rispetto alla testa K a K 0

Passiva

Kp

Pressione orizzontale

Pressione orizzontale

Rotazione rispetto al piede

Passiva

Attiva

Ka K0

Pressione orizzontale

Attiva

13.1.2 Effetto dellinclinazione della


superficie del deposito

Se il deposito di terreno incoerente (c =


0), omogeneo e asciutto, avente peso di
Ka K0
volume costante con la profondit, K p
Traslazione uniforme
delimitato superiormente da una superficie piana, inclinata di un angolo <
rispetto allorizzontale, le tensioni principali non corrispondono pi alle ten- Figura 13.12 Diagrammi di pressione orizzontale contro una parete rigida. Dipendenza dai movisioni verticale ed orizzontali.
Si consideri un concio di terreno di lar- menti della parete
ghezza b e altezza Z, delimitato inferiormente da una superficie parallela al piano campagna e lateralmente da due superfici
ideali verticali (Figura 13.14). Per ragioni di simmetria, le risultanti delle tensioni che agiscono sulle due superfici laterali sono due forze S, eguali ed opposte, aventi la stessa retta
dazione inclinata dellangolo sullorizzontale.

231
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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

Tabella 13.1: Entit delle rotazioni della parete per raggiungere la rottura (con riferimento ai
simboli di Figura 13.13)
Terreno

Rotazione Y / H
Decompressione
(Stato attivo)
0,001
0,004
0,010
0,020

Incoerente denso
Incoerente sciolto
Coesivo consistente
Coesivo molle

Compressione
(Stato passivo)
0,020
0,060
0,020
0,040

Rapporto tra pressione orizzontale e verticale, K

Consideriamo lequilibrio del concio:


- le forze S si elidono luna con laltra e
Sabbia densa
non intervengono nelle equazioni di
equilibrio;
Sabbia sciolta
- il concio ha peso W = Z b; la forza
Kp
W verticale;
- la base del concio ha lunghezza l =
Stato passivo
Stato attivo
K0
b/cos;
Sabbia sciolta
- la risultante delle tensioni normali alKa
Sabbia compatta
la base del concio vale: N = W cos ;
Sabbia densa
- la risultante delle tensioni tangenziali
alla base del concio vale: T = W
Rotazione del muro, Y/H
sen ;
Figura 13.13 Effetti del movimento della parete
- la tensione normale alla base del con- sulla pressione orizzontale esercitata da sabbia
cio vale: n =N/l = Z cos2 ;
- la tensione tangenziale alla base del
concio vale: =T/l = Z sen cos .
Nel piano di Mohr il punto Q di coordinate n rappresenta la tensione agente sul piano di base del concio, alla profondit Z inclinato dellangolo rispetto allorizzontale. Il
punto Q appartiene ad una retta di equazione = tan (Figura 13.15).
b

S
S

W
Q

= Z sencos

n = Z cos

Figura 13.14 Condizione di equilibrio in Figura 13.15 Stato di tensione sul piano alla base
un semispazio omogeneo, incoerente e a- del concio
sciutto delimitato da una superficie piana e
inclinata

232
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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

Il segmento OQ = Z cos = v0 rappresenta la tensione verticale sul piano alla base del
concio.
Tutti i cerchi di Mohr passanti per il punto Q e sottostanti alla retta di inviluppo a rottura
di equazione = tan rappresentano stati di tensione alla profondit Z compatibili con
lequilibrio.
Lo stato di tensione limite inferiore (attivo) e lo stato di tensione limite superiore (passivo) alla profondit Z sono rappresentati dai cerchi A e P di Figura 13.16.

Cerchio P

Cerchio A

A
O

Q
B

Figura 13.16 Stati di tensione limite in un deposito di terreno incoerente in pendio

I segmenti OA e OP (essendo A e P il polo dei relativi cerchi) sono rispettivamente il valore minimo, in condizioni di spinta attiva, ed il valore massimo, in condizioni di spinta
passiva, della tensione, inclinata dellangolo sullorizzontale, agente sulla superficie
verticale alla profondit Z (il piano verticale non principale, su di esso insistono una
tensione normale ed una tensione tangenziale).
Le spinte attiva, SA, e passiva, SP, sono le forze limite di equilibrio agenti su una parete
verticale e inclinate dellangolo rispetto allorizzontale, corrispondenti alle rispettive aree dei diagrammi di pressione.
Si consideri il cerchio A:
a' = OA = OB AB
OQ = Z cos = OB + BQ
= OB + AB
OB AB
Z cos
OB + AB
OB = OC cos
AC = EC = R = OC sen '

a' =

BC = OC sen
AB = AC2 BC 2 =

(OC sen ')2 (OC sen )2

= OC sen '2 sen 2

2
2

OC cos OC sen ' 2 sen 2


Z cos = cos 1 cos ' 1 + cos
cos + 1 cos ' 2 1 + cos 2
OC cos + OC sen ' 2 sen 2

2
2
cos cos cos '
Z cos
=
cos + cos 2 cos ' 2

a' =

Z cos =

233
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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

Da cui:
a' = K A ' v 0

(Eq. 13.13)

essendo:
cos cos 2 cos ' 2
KA =
cos + cos 2 cos ' 2

(Eq. 13.14)

La spinta attiva, dal piano di campagna fino alla profondit Z, data da:
S A = cos

Z2
KA
2

(Eq. 13.15)

Analogamente, considerando il cerchio P, si ottiene:


p' = K P ' v 0
(Eq. 13.16)
essendo:
cos + cos 2 cos ' 2

KP =
cos cos 2 cos '2
(Eq. 13.17)

La spinta passiva dal piano di campagna fino alla profondit Z risulta:


Z2
(Eq. 13.18)
SP = cos
KP
2
Per la condizione di spinta a riposo, staticamente indeterminata, si assume in genere:
K 0,i = K 0 (1 + sen) = (1 sen' ) (1 + sen)
(Eq. 13.19)
13.1.3 Effetto della coesione

Se il deposito di terreno asciutto,


omogeneo e delimitato da una
superficie orizzontale dotato
anche di coesione oltre che di attrito, ovvero ha resistenza al taglio definita dal criterio di rottura
di Mohr-Coulomb:

= c'+' tan '


(Eq. 13.20)

F
R
c
O
c
tan

1 + 3
2

la relazioni che legano le tensioni


principali per uno stato tensionale
di equilibrio limite sono le seFigura 13.17 Stato tensionale di equilibrio limite per un
guenti (Figura 13.17):
terreno dotato di coesione e di attrito
'
'
+ + 2 c' tan +
(Eq. 13.21)
4 2
4 2
'
'
3' = 1' tan 2 2 c' tan
(Eq. 13.22)
4 2
4 2
Pertanto, in condizioni di spinta attiva, quando la tensione orizzontale corrisponde alla
tensione principale minore e la tensione verticale a quella maggiore, si ha:

1' = 3' tan 2

234
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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

'
'
'h ,a = Z tan 2 2 c' tan = Z K A 2 c' K A
(Eq. 13.23)
4 2
4 2
Poich il terreno non ha resistenza a trazione, lequazione soprascritta valida per Z > Zc,
essendo Zc la profondit critica per la quale risulta ha = 0:
2 c'
Zc =
(Eq. 13.24)
KA
mentre per Z < Zc si assume h = 0.
Per il calcolo della spinta attiva e della profondit di applicazione si fa riferimento al diagramma di Figura 13.183.
In condizioni di spinta passiva, quando la tensione orizzontale corrisponde alla tensione
principale maggiore e la tensione verticale a quella minore, si ha:
'
'
'h ,p = Z tan 2 + + 2 c' tan + = Z K P + 2 c' K P
(Eq. 13.25)
4 2
4 2
Per il calcolo della spinta passiva e della profondit di applicazione si fa riferimento al
diagramma di Figura 13.19:
1
S P ( Z ) = S P ,1 + S P , 2 = 2 c' K P Z + Z 2 K P
(Eq. 13.26)
2
2
Z
S P ,1 + S P , 2 Z
(Eq. 13.27)
2
3

Z (S P ) =
S P (Z )
2 c K a

2 c K p

ZC =
2/3 (Z - Z C )

2c

SW

Ka

Z/2
2/3 Z

w c

SP,1

SP,2

SA

(Z)

(Z)

ha

hp

Figura 13.18 Diagramma di spinta attiva in Figura 13.19 Diagramma di spinta passiva in
un terreno dotato di coesione e attrito
un terreno dotato di coesione e attrito

Nella fascia di spessore Zc il terreno sar interessato da fessure verticali di trazione che possono riempirsi
di acqua, ad esempio per la pioggia. Si tiene conto di tale possibilit considerando, per il calcolo della spinta, anche un triangolo di pressione idrostatica di altezza Zc e base w Zc.

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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

Nel caso in cui, in presenza di un

terreno coesivo, si faccia riferimento a condizioni non drenate


(come quelle che possono verifi=0
carsi
immediatamente
dopo
lesecuzione di uno scavo o la co- cu
struzione di unopera di sostegno),


v0
h,p
h,a
per determinare la spinta attiva e
passiva bisogna applicare il criterio di rottura di Mohr-Coulomb
(Eq. 13.20) in termini di tensioni
Figura 13.20 Stati pensionali limite attivo e passivo
totali ( = 0, c = cu) e la tensione per un terreno coesivo in condizioni non drenate
limite attiva e passiva diventano
rispettivamente (Figura 13.20):
ha = v 0 2c u
(Eq. 13.28)
f

hp = v 0 + 2c u

(Eq. 13.29)

13.1.4 Terreni stratificati


Se il deposito di terreno costituito da strati orizzontali omogenei, la spinta totale esercitata sulla parete verticale la somma dei contribuiti di ciascuno strato. Il generico strato iesimo, di spessore Hi, fra le profondit Zi-1 e Zi, costituto da un terreno avente peso di volume i e resistenza al taglio: = c i' + ' tan i' , eserciter contro la parete verticale ideale
una spinta Si pari allarea del diagramma delle pressioni orizzontali nel tratto di sua competenza, applicata alla quota del baricentro di tale area (Figura 13.21).

ha

H1

H2

(Z

i-1

Hi

ha

i-1

hp

(Z

hp

i-1

SA,i

SP,,i

(Z )

i+1

ha

(Z )

hp

Figura 13.21 Spinta attiva e passiva in un terreno a strati orizzontali omogenei

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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

La tensione verticale agente al tetto dello strato i-esimo, alla profondit Zi-1, vale:
i 1

v' 0 ( Zi1 ) = j H j

(Eq. 13.30)

j=1

La tensione verticale agente alla base dello strato i-esimo, alla profondit Zi, vale:
'v 0 ( Z i ) = 'v 0 ( Z i 1 ) + i H i
(Eq. 13.31)
Il diagramma delle pressioni orizzontali in condizioni di spinta attiva un trapezio avente:
altezza
Hi,
'ha ( Z i 1 ) = 'v 0 ( Z i 1 ) K A ,i 2 c i' K A ,i 0 ,
base minore
e base maggiore

'ha ( Z i ) = 'v 0 ( Z i ) K A ,i 2 c i' K A ,i 0

Poich il terreno non ha resistenza a trazione:


- se i valori di ha(Zi-1) e di ha(Zi), calcolati con le formule precedenti, risultano entrambi minori di zero lo strato non esercita alcuna spinta,
- se il valore di ha(Zi-1), calcolato con la formula precedente, risulta minore di zero per
il calcolo della spinta si considera il diagramma di pressione positiva triangolare4 (ovvero si assume ha(Zi-1) = 0).
Il diagramma delle pressioni orizzontali in condizioni di spinta passiva un trapezio avente:
altezza
Hi,
base minore
'hp ( Z i 1 ) = 'v 0 ( Z i 1 ) K P ,i + 2 c i' K P ,i ,
e base maggiore

'hp ( Z i ) = 'v 0 ( Z i ) K P ,i + 2 c i' K P ,i

13.2 Teoria di Coulomb (1776)


Molto prima di Rankine, il problema della determinazione della spinta esercitata dal terreno su unopera di sostegno era stato affrontato dallingegnere militare francese Coulomb con un metodo basato sullequilibrio delle forze in gioco.
Si consideri una parete di altezza H che sostenga un terrapieno di sabbia omogenea e asciutta.
Per semplicit di esposizione assumiamo, per il momento, le seguenti ipotesi:
1.
assenza di attrito tra parete e terreno,
2.
parete del muro verticale,
3.
superficie del terrapieno orizzontale,
terreno omogeneo, incoerente e asciutto, con peso di volume e resistenza al taglio:
4.
= tan
5.
superficie di scorrimento piana.

In entrambi i casi, nelle zone non compresse in direzione orizzontale si dovr tenere conto della spinta esercitata dallacqua di percolazione.

237
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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

Per determinare il valore della spinta attiva, PA, limite inferiore dellequilibrio, supponiamo di traslare gradualmente la parete verso lesterno fino a produrre la rottura del terreno. La rottura si manifesta, nellipotesi di Coulomb, con il distacco di un cuneo di terreno ABC che scorre verso lesterno e verso il basso su una superficie di rottura piana e inclinata di un angolo sullorizzontale, incognito (Figura 13.22). Il cuneo ABC trasla nella posizione ABC.
In condizioni di equilibrio limite le forze che agiscono sul cuneo, rappresentate nel poligono delle forze di Figura 13.23, sono:
1
- il peso proprio W = H 2 cot , che agisce in direzione verticale,
2
- la risultante R delle tensioni normali e tangenziali sulla superficie di scorrimento, che
inclinata di un angolo rispetto alla normale alla superficie AC, con componente tangente diretta verso lalto, ovvero tale da opporsi al movimento incipiente del cuneo,
- e la spinta attiva PA, che agisce in direzione orizzontale per lipotesi di assenza di attrito tra parete e terreno.
H
tan
B

PA

PA

R
R

Figura 13.22 Cuneo di spinta attiva di Coulomb

Figura 13.23 Poligono delle forze


relativo al cuneo di spinta attiva di
Coulomb

Per lequilibrio :
1
H 2 cot tan ( ') = f ()
(Eq. 13.32)
2
Per determinare il valore di che corrisponde alla condizione di equilibrio limite attivo,
crit, e quindi PA, occorre fare la ricerca di massimo5 della funzione f(), che pu essere
P
condotta per via grafica o numerica, imponendo la condizione: A = 0 .

PA = W tan( ' ) =

Si tratta di una ricerca di massimo (e non di minimo) della funzione f(), poich si ricerca il valore di
corrispondente al cuneo critico, ovvero al cuneo che richiede il valore pi alto di PA per lequilibrio limite
inferiore. Se si immagina, partendo ad esempio dalla condizione a riposo, di ridurre progressivamente la
forza P, quando si perviene al valore PA si manifesta la rottura con la formazione del cuneo inclinato
dellangolo crit sullorizzontale.

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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

Cos facendo si ricava il valore critico dellangolo , che risulta:


'
crit = +
4 2

(Eq. 13.33)

Sostituendo il valore critico di nellequazione di PA si ottiene infine:


1
' 1
PA = H 2 tan 2 = H 2 K A
2
4 2 2
Lespressione trovata coincide con quella di Rankine.

(Eq. 13.34)

Analogamente, per determinare il valore della spinta passiva, PP, limite superiore
dellequilibrio, supponiamo di traslare gradualmente la parete verso linterno fino a produrre la rottura del terreno. La rottura si manifesta, nellipotesi di Coulomb, con il distacco di un cuneo di terreno ABC che scorre verso linterno e verso lalto su una superficie
di rottura piana e inclinata di un angolo sullorizzontale, incognito (Figura 13.24). Il
cuneo ABC trasla nella posizione ABC.
In condizioni di equilibrio limite le forze che agiscono sul cuneo, rappresentate nel poligono delle forze di Figura 13.25, sono:
H
tan
B

W
H

PP

PP

A
A

Figura 13.24 Cuneo di spinta passiva Coulomb

Figura 13.25 Poligono delle forze


relativo al cuneo di spinta passiva di
Coulomb

1
H 2 cot , che agisce in direzione verticale,
2
la risultante R delle tensioni normali e tangenziali sulla superficie di scorrimento, che
inclinata di un angolo rispetto alla normale alla superficie AC, con componente
tangente diretta verso il basso, ovvero tale da opporsi al movimento incipiente del cuneo,
- e la spinta attiva PP, che agisce in direzione orizzontale per lipotesi di assenza di attrito tra parete e terreno.

il peso proprio W =

Per lequilibrio :
PP = W tan( + ' ) =

1
H 2 cot tan ( + ') = f ()
2
239

(Eq. 13.35)

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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

Per determinare il valore di che corrisponde alla condizione di equilibrio limite passivo,
crit, e quindi Pp, occorre fare la ricerca di minimo della funzione f(), che pu essere
P
condotta per via grafica o numerica, imponendo la condizione: P = 0 .

Cos facendo si ricava il valore critico dellangolo , che risulta:


'
crit =
(Eq. 13.36)
4 2
Sostituendo il valore critico di nellequazione di PP si ottiene infine:
1
' 1
PP = H 2 tan 2 + = H 2 K P
(Eq. 13.37)
2
4 2 2
Lespressione trovata coincide con quella di Rankine.

Le ipotesi semplificative inizialmente introdotte, eccetto lipotesi


di superficie di scorrimento piana,
possono essere rimosse, a costo di

una soluzione analitica pi comW


plessa o a costo di rinunciare alla
soluzione analitica per una solu- H

zione grafica o numerica.

PA
R
Si considerino, ad esempio gli
schemi delle Figure 13.26 e 13.27,

che rappresentano i cunei di spinta


attiva e passiva nelle seguenti ipo- Figura 13.26 Cuneo di spinta attiva di Coulomb (terratesi:
pieno e parete inclinati,presenza di attrito tra terreno e
- parete di altezza H inclinata di muro, terreno incoerente)
un angolo sulla verticale,
- terrapieno omogeneo e incoerente delimitato da una superficie inclinata di un angolo
sullorizzontale,
- presenza di attrito tra parete e terreno, con coefficiente dattrito tan,
- superficie di scorrimento piana.

PP

Figura 13.27 Cuneo di spinta passiva di Coulomb (terrapieno e parete inclinati, presenza di attrito tra terreno e muro, terreno incoerente)

240
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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

Sviluppando il calcolo analitico, con riferimento ai simboli delle figure, si ottiene


per la condizione di spinta attiva:
1
PA = H 2 K A
(Eq. 13.38)
2
cos 2 ( ' )
KA =
2

(Eq. 13.39)
sen ( + ') sen ( ' )
2
cos cos( + ) 1 +

cos( + ) cos( )

e per la condizione di spinta passiva:


1
PP = H 2 K P
2
cos 2 ( '+ )
KP =
2

sen ( + ') sen ( '+ )


2
cos cos( ) 1

cos( ) cos( )

(Eq. 13.40)

(Eq. 13.41)

In Figura 13.28 schematicamente rappresentato il caso per la condizione di spinta attiva


nellipotesi, ancor pi generale, di :
parete non verticale,
terreno dotato di coesione e di attrito ( = c + tan),
superficie del terrapieno inclinata,
resistenza per adesione ed attrito allinterfaccia parete-terreno ( = ca + tan),
fessure di trazione nella fascia superiore di terreno (per la condizione di spinta attiva)6.
La soluzione pu essere ricercata per via grafica, con la costruzione di Culmann rappresentata in Figura 13.29, o numerica.

PA

Zc

W
C

Ca F

Ca

PA

C = c BC
CA= ca BC

Figura 13.28 Cuneo di spinta attiva di Coulomb (terrapieno e parete inclinati,presenza di attrito tra terreno e muro, terreno coesivo)e poligono delle forze
6

Come gi detto, nelle fessure di trazione pu infiltrarsi acqua di percolazione, per cui opportuno considerare anche la conseguente spinta idrostatica aggiuntiva.

241
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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

Zc

Linea di Culmann

Ca

C
Diagramma delle forze

Poligono delle forze


(su una sezione)

Figura 13.29 Costruzione di Culmann

Per lo spessore della zona di trazione si assume:


c
2 c' 1 + a
(Eq. 13.42)
c'
Zc =
KA
La teoria di Coulomb pi versatile della teoria di Rankine, poich permette di risolvere
condizioni geometriche e di carico generali ed alla base del pi diffuso metodo pseudostatico di calcolo della spinta in condizioni sismiche.

13.3 Teoria di Caquot e Krisel


Sia la teoria di Rankine che quella di Coulomb ipotizzano superfici di scorrimento piane.
Tale ipotesi non verificata a causa dellinterazione fra la parete dellopera di sostegno
ed il terreno. In Figura 13.30 sono mostrati gli effetti dellattrito parete-terreno sulla forma della superficie di scorrimento, per i casi di:
a)
C

A A

/4 - /2

b)
A A

/2+

/4 + /2

/2 -

H/3
B

PP

PA

H/3
B

Figura 13.30 Effetto dellattrito parete-terreno sulla forma della superficie di scorrimento, nel
caso di spinta passiva (a) e attiva (b)

242
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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

a) spinta passiva, con movimento del cuneo di terreno verso linterno e verso lalto rispetto al movimento del muro ( < 0).
b) spinta attiva, con movimento del cuneo di terreno verso lesterno e verso il basso rispetto al movimento del muro ( > 0);
I casi a) e b) possono essere confrontati con le soluzioni di Coulomb per la spinta attiva e
passiva.
La soluzione fu ottenuta per via nume+
rica da Caquot e Krisel (1948) accoppiando le teorie di Rankine e di Boussinesq, ed riportata in grafici e tabelle
in termini di coefficienti di spinta al
variare degli angoli di resistenza al taglio , di attrito parete-terreno , di
inclinazione della parete rispetto alla +
+
verticale , e di inclinazione del piano
che delimita il terrapieno rispetto
allorizzontale , con la convenzione
sui segni indicata in Figura 13.31.

Figura 13.31 Convenzione sui segni delle variabili angolari nelle Tabelle di Caquot and Krisel

13.3.1 Dipendenza di KA e KP dallangolo


Il valore di non pu superare il valore di , poich in tal caso si formerebbe una pellicola di terreno solidale alla parete e lo scorrimento avverrebbe internamente al terreno
con coefficiente di attrito tan. I coefficienti di spinta KA e KP crescono con continuit da
= + a = -. Il segno di dipende, come abbiamo detto, dal movimento verticale relativo fra la parete e il terreno. In generale:
- in condizioni di spinta attiva, il terreno si abbassa rispetto alla parete e risulta compreso tra + e 0,
- in condizioni di spinta passiva, il terreno sale rispetto alla parete e risulta compreso
tra 0 e -.
In genere, ma in modo pi o meno arbitrario, si assume = /4 per pareti in muratura o
in cemento armato intonacate, e compreso tra 2/3 e /2 per pareti in muratura o in
cemento armato non lisciate.
A titolo di esempio in Tabella 13.2 sono riportati i valori di KA e di KP al variare di per
=30, = 0 e = 0. Si pu osservare che in condizioni di spinta attiva il coefficiente
KA varia poco, ovvero poco influenzato dalla rugosit della parete. In condizioni di
spinta passiva invece la dipendenza del coefficiente KP da molto sensibile.
Tabella 13.2 - Soluzione di Caquot e Krisel: Coefficienti di spinta KA e KP al variare di per
=30, = 0 e = 0

||
KA
KP

30
0,31
6,56

20
0,30
5,25

10
0,30
4,02

0
0,33
3,00

243
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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

13.3.2 Dipendenza di KA e KP dallangolo


Il valore dei coefficienti di spinta sia attiva che passiva cresce con , poich aumenta il
volume di terreno coinvolto nella rottura. A titolo di esempio in Tabella 13.3 sono riportati i valori di KA e di KP al variare di per =30, = 0, = in condizioni di spinta
attiva e = - in condizioni di spinta passiva. Si osservi che il caso = + = 30 in condizioni di spinta attiva ( = ) corrisponde al caso particolare dellequilibrio limite inferiore di Rankine, poich la spinta PA risulta parallela alla superficie libera e, analogamente, in condizioni di spinta passiva ( = -) corrisponde al caso particolare dellequilibrio
limite superiore di Rankine.
Tabella 13.3 - Soluzione di Caquot e Krisel: Coefficienti di spinta KA e KP al variare di per
=30, = 0, , = + in condizioni di spinta attiva e = - in condizioni di spinta passiva.

-30
0,232
0,84

KA
KP

-18
0,257
2,85

0
0,308
6,56

+18
0,409
11,8

+30
0,866
16,1

13.3.3 Dipendenza di KA e KP dallangolo


In condizioni di spinta attiva, il coefficiente KA si riduce fino ad annullarsi quando
'
, corrispondente allinclinazione
4 2

dei piani di scorrimento di Rankine, al valore = ' , che corrisponde allangolo di


2

langolo decresce gradualmente dal valore =

naturale declivio.
In condizioni di spinta passiva, il coefficiente KP cresce molto rapidamente quando

'
, corrispondente allinclinazione dei piani di
2

scorrimento di Rankine, al valore =

, che corrisponde ad una fondazione superficia2

langolo diminuisce dal valore = +

le. A titolo di esempio, in Tabella 13.4 sono riportati i valori dei coefficienti di spinta KA
e KP al variare di per = 0, = 30, = + in condizioni di spinta attiva e = - in
condizioni di spinta passiva.
Tabella 13.4 - Soluzione di Caquot e Krisel: coefficienti di spinta KA e KP al variare di per
=30, = 0, = + in condizioni di spinta attiva e = - in condizioni di spinta passiva.

KA
KP

60
0,8

45
1,65

30
0,5
2,80

15
0,412
4,4

0
0,308
6,56

-15
0,203
9,5

-30
0,109
13,6

-45
0,039
19,2

-60
0
27

-90
52

13.3.4 Dipendenza di KA e KP dallangolo e dal rapporto /


In Tabella 13.5 sono riportati i valori dei coefficienti di spinta KA (prima riga) e KP (seconda riga) al variare dellangolo di resistenza al taglio ' e del rapporto / per terrapieno orizzontale ( = 0) e parete verticale ( = 0). Come gi detto, nella maggior parte dei
casi pratici, si assume che il rapporto / sia positivo in condizioni di spinta attiva e ne244
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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

gativo in condizioni di spinta passiva. Si osserva che al crescere dellangolo di resistenza


al taglio il coefficiente di spinta attiva KA decresce lentamente, mentre il coefficiente di
spinta passiva cresce molto rapidamente.
Tabella 13.5 - Soluzione di Caquot e Krisel: Coefficienti di spinta KA (prima riga) e KP (seconda
riga) al variare dellangolo di resistenza al taglio ' e del rapporto |/| per terrapieno orizzontale ( = 0) e parete verticale ( = 0)

5
0,81
1,26

10
0,65
1,66

15
0,53
2,20

20
0,44
3,04

25
0,37
4,26

30
0,31
6,56

35
0,26
10,7

40
0,22
18,2

45
0,19
35,0

50
0,16
75,0

2
=
' 3

0,81
1,24

0,66
1,59

0,54
2,06

0,44
2,72

0,36
3,61

0,30
5,25

0,25
8,00

0,20
12,8

0,16
21,0

0,13
41,0

1
=
' 3

0,82
1,22

0,67
1,52

0,56
1,89

0,45
2,38

0,37
3,03

0,30
4,02

0,25
5,55

0,20
8,10

0,16
12,0

0,13
19,0

=0
'

0,84
1,19

0,70
1,42

0,59
1,70

0,49
2,04

0,41
2,46

0,33
3,00

0,27
3,70

0,22
4,60

0,17
5,80

0,13
7,50

=1
'

13.3.5 Confronto con la soluzione di Coulomb


Il metodo di Coulomb ipotizza e impone la forma della superficie di scorrimento piana.
Pertanto i valori di PA e di PP, rispettivamente ottenuti dalle condizioni di massimo e di
minimo, limitatamente alla forma imposta della superficie di scorrimento, non sono il
massimo ed il minimo assoluti, ovvero per qualunque ipotetica forma della superficie di
scorrimento. Pertanto i valori dei coefficienti di spinta attiva che si stimano con il metodo
di Coulomb sono sempre inferiori ai valori stimati con il metodo di Caquot e Krisel, che
ipotizza una superficie di scorrimento curvilinea, e analogamente i valori dei coefficienti
di spinta passiva che si stimano con il metodo di Coulomb sono sempre superiori ai valori
stimati con il metodo di Caquot e Krisel. Le differenze minori si osservano proprio
quando risulta minore la differenza fra le superfici ipotizzate. Nel caso di spinta attiva,
nella maggior parte dei casi pratici, ovvero per , e positivi, le differenze sono modeste. Nel caso di spinta passiva invece le differenze possono essere molto sensibili, e poich in genere la spinta passiva una forza resistente, non cautelativo calcolarla con il
metodo di Coulomb.
Inoltre, come gi fatto osservare, poich le deformazioni necessarie per mobilitare la spinta passiva sono molto grandi, il valore di progetto dellangolo di resistenza al taglio non ,
come nel caso di spinta attiva, il valore di picco, ma piuttosto il valore critico, a volume
costante.

13.4 Spinta dovuta allacqua interstiziale in pressione (pressione interstiziale)


Le teorie sulla spinta delle terre che abbiamo esaminato si riferiscono a terreni asciutti o
comunque non sotto falda e quindi con acqua nei pori non in pressione (si ricorda che
convenzionalmente e per semplicit si assume in genere che lacqua nei pori possa avere
245
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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

pressione solo positiva, ovvero maggiore della pressione atmosferica. Si assume che
lacqua presente nei terreni sopra falda sia a pressione zero).
Se un terreno anche solo parzialmente sotto falda, la spinta totale esercitata contro una
parete sar somma di due forze: la prima forza la spinta esercitata dal terreno, valutata
con le formule sopra citate, utilizzando le tensioni verticali efficaci7, la seconda forza la
spinta esercitata dallacqua interstiziale. Questultima si calcola integrando il diagramma
delle pressioni interstiziali.
La presenza di acqua in pressione
contro una parete di sostegno del
Z
w
terreno determina un forte incremento della spinta totale, pertanto,
1 (Zw + 2Z)
ove possibile, sempre opportuno
Z
3
realizzare opere di drenaggio a tergo
dellopera allo scopo di abbattere il
livello di falda.
Sw

Nel caso particolare, ma frequente,


di falda freatica alla profondit Zw
(Figura 13.32) si ottiene:
w (Z-Zw)

u ( Z) = 0

per

Figura 13.32 Spinta idrostatica

Z < Zw

u ( Z) = w ( Z Z w )

per

Z Zw

1
2
w (Z Z w )
(Eq. 13.43)
2
1
1
Z(Sw ) = Z ( Z Z w ) = (2Z + Z w )
(Eq. 13.44)
3
3
Se vi differenza tra il livello dellacqua a monte e a valle dellopera di sostegno, e vi
filtrazione sotto e intorno alla parete, la pressione interstiziale dovrebbe essere determinata in base al reticolo idrodinamico, come descritto nel Capitolo 4. Tuttavia, nel caso di
terreno omogeneo, un approccio ragionevole e semplificato consiste nellassumere che il
carico idraulico vari linearmente come mostrato in Figura 13.33. La differenza di carico
piezometrico tra monte e valle :
h = (h + k j),
S w ( Z) =

il percorso di filtrazione
L = (h + d j) + (d k) = (h + 2d j k),
il gradiente idraulico :
i = h/L = (h + k j) / (h + 2d j k)

(Eq. 13.45)

Le tensioni verticali efficaci, per il principio delle tensioni efficaci, si ottengono sottraendo le tensioni interstiziali alle tensioni verticali totali.

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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

j
h

k
d
Percorso di
filtrazione

ub

ub
Pressione dellacqua netta

Pressione dellacqua totale

Figura 13.33 Schema semplificato della pressione dellacqua su una parete in presenza di filtrazione

Nel tratto di monte del percorso la filtrazione discendente e comporta una riduzione della pressione interstiziale rispetto alla condizione idrostatica. Nel tratto di valle la filtrazione ascendente e comporta un aumento della pressione interstiziale rispetto alla condizione idrostatica. Al piede della parete (supponendo che il suo spessore sia trascurabile
rispetto alla lunghezza del percorso di filtrazione) la pressione interstiziale vale:
u b = w (h + d j) (1 i) = w (d k ) (1 + i)

(Eq. 13.46)

13.5 Incremento della spinta attiva dovuta a carichi applicati sul terrapieno
13.5.1 Pressione verticale uniforme ed infinitamente estesa sulla superficie del deposito.
Una pressione q verticale, uniforme ed infinitamente estesa sulla superficie di un deposito
delimitato da un piano orizzontale produce in ogni punto del semispazio un incremento
costante della tensione verticale v0 = q ed un incremento costante della tensione orizzontale h = K q (Figura 13.34), avendo indicato con K il coefficiente di spinta che, a
seconda dello stato di deformazione orizzontale, assume valori compresi tra KA e KP. Ne
consegue che:
- le tensioni verticale ed orizzontali continuano ad essere le tensioni principali,
- il diagramma delle tensioni orizzontali trapezio,
- la spinta orizzontale S presente su una parete ideale dal piano di campagna fino ad una
generica profondit H, larea del diagramma di pressione orizzontale e pu essere
247
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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

calcolata come somma dellarea rettangolare di base Kq e altezza H, e dellarea triangolare di base K H e altezza H:
S = S(q ) + S( ) = K q H +

1
K H2
2

(Eq. 11.47)

- la profondit della retta di applicazione della componente S(q) H/2, la profondit della retta di applicazione di S() 2H/3, dunque la profondit della retta di azione di S :
Z(S) =

S(q)

H
2
+ S( ) H
2
3
S

(Eq. 11.48)

v0

Kq Z

Figura 13.34 Effetto di una pressione verticale uniforme ed infinitamente estesa

13.5.2 Carichi concentrati sulla superficie del deposito


Se, in condizioni di spinta attiva, sulla superficie del deposito delimitato da un piano orizzontale agiscono carichi che possono essere schematizzati come puntuali o come distribuiti su una linea parallela al muro, di intensit piccola (minore del 30%) rispetto alla
spinta attiva, lincremento di pressione orizzontale pu essere valutato con le formule indicate in Figura 13.35, ottenute da Terzaghi (1954) modificando empiricamente le equazioni di Boussinesq. Se i carichi sono molto elevati o hanno una diversa distribuzione, occorre utilizzare il metodo del cuneo di Coulomb.

13.6 Effetto del costipamento meccanico del terrapieno


Molto spesso, ad esempio per la costruzione di strade, il terrapieno retrostante unopera di
sostegno costituito da un terreno incoerente asciutto, messo in opera in strati successivi,
costipati con rullo compressore per aumentarne la densit e quindi la rigidezza e la resistenza. Tale tecnica produce uno stato di coazione nel terreno ed un conseguente aumento
delle pressioni orizzontali nella condizione di spinta attiva.
Se lazione esercitata dal rullo compressore pu essere schematizzata con un carico di intensit p distribuito lungo una linea parallela alla parete, e se il terreno viene messo in opera in strati di piccolo spessore, per tenere conto delleffetto di costipamento, si pu as248
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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

Valori di n = z/H

sumere come diagramma di pressione orizzontale sul muro quello indicato in Figura
13.36.

Carico lineare

Carico
puntiforme

Valori di h (H/Q L)

Valori di h (H /Q )
P

Carico lineare Q L

Carico puntiforme Q

Per

Per
Per
Risultante

Per

Diagramma delle pressioni relativo al caso


di carico lineare Q
L
(equazione di Boussinesq modificata sperimentalmente)

Sezione a - a
Diagramma delle pressioni relativo al caso
di carico puntiforme Q
P
(equazione di Boussinesq
modificata sperimentalmente)

Figura 13.35 Pressioni orizzontali su una parete in condizioni di spinta attiva dovute a carichi
concentrati sulla superficie orizzontale del terrapieno

La profondit critica :

Zc = K A

2p

(Eq. 13.49)
249

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Capitolo 13

SPINTA DELLE TERRE

Il valore del carico p, dipende dai mezzi impiegati per il costipamento, e in particolare dal
peso statico e dalle dimensioni del rullo, e dalla eventuale azione vibratoria che si assume
equivalente ad un incremento di peso.
h
Zc

hp= KP v

hc

ha= KAv
Z
Figura 13.36 Effetto del costipamento sul diagramma di spinta attiva

250
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Capitolo 14

OPERE DI SOSTEGNO

CAPITOLO 14
OPERE DI SOSTEGNO
14.1 Introduzione
Esiste una grande variet di strutture utilizzate per sostenere il terreno e/o lacqua sia per
lavori temporanei che per opere definitive.
In questa sede esamineremo brevemente gli usuali criteri di dimensionamento, progettazione e verifica geotecnica di:
1. opere di sostegno a gravit (muri, gabbionate, crib walls) e in cemento armato (muri a
mensola, muri a contrafforti e speroni);
2. terra armata;
3. paratie (palancole e diaframmi);
4. strutture di sostegno di scavi e trincee.
La principale differenza fra i muri (di ogni tipo) e le paratie, consiste nel meccanismo di
trasmissione, attraverso lopera di sostegno, della spinta esercitata dal terreno sostenuto al
terreno di fondazione. Nel primo caso la trasmissione avviene attraverso la struttura di
fondazione dellopera di sostegno. Nel secondo caso essa assicurata dal prolungamento
della parete nel terreno di fondazione, e dal sistema equilibrato di spinte e contro spinte
che viene a determinarsi.
Unaltra importante differenza consiste nel fatto che il terreno sostenuto dai muri di riporto, mentre il terreno sostenuto dalle paratie spesso il terreno naturale.
Inoltre i muri di sostegno sono in genere opere definitive, mentre le paratie, e specialmente le palancole, sono spesso opere provvisionali.

14.2 Muri di sostegno


I muri di sostegno hanno lo scopo di prevenire lo smottamento di pendii naturali ripidi o
di assicurare la stabilit di pendii artificiali sagomati con pendenze superiori alla pendenza di equilibrio naturale. Da questo punto di vista si distinguono (Figura 14.1):
- i muri di sostegno in sterro o di controripa, che consentono di formare una piattaforma
a valle, e
- i muri di sostegno in rilevato o di sottoscarpa, che consentono di formare una piattaforma a monte.
a)
Terreno di
b)
riempimento
Piattaforma

Piattaforma

Terrazzamento
provvisorio

Terreno di
riempimento
Terrazzamento
provvisorio

Figura 14.1: Muri in sterro (a) e in rilevato (b)

251
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Capitolo 14

OPERE DI SOSTEGNO

In entrambi i casi, occorre prima procedere ad uno sbancamento, per liberare lo spazio
ove costruire il muro, poi costruire il muro propriamente detto, e infine porre in opera il
terreno di riempimento a tergo con le eventuali opere di drenaggio.
La realizzazione di un muro di sostegno modifica le condizioni di equilibrio generale del
pendio, e tali modifiche possono condurre ad una instabilit generale o localizzata.
Nel caso dei muri in sterro, pu determinarsi la rottura localizzata del ripido pendio a
monte che si crea con i lavori di sbancamento preliminari. Per limitare tale rischio opportuno prevedere una realizzazione per brevi tratti.
Nel caso dei muri in rilevato pu esservi il rischio di una rottura generale profonda o superficiale del pendio dovuta al sovraccarico costituito dal peso del terreno di riporto messo in opera (Figura 14.2). Le verifiche di stabilit dellinsieme muro-terreno sono eseguite
con i metodi illustrati al Capitolo 18 (Stabilit dei pendii).
a)

Sovraccarico

b)

Sovraccarico

Scavo

Terreno a minore
resistenza

Figura 14.2: Rotture di pendio conseguenti alla realizzazione di un muro di sostegno: profonda
(a) e superficiale (b)

Oltre alle verifiche di stabilit generale del pendio


in cui inserito il muro, per la progettazione di un
muro di sostegno devono essere effettuate le verifiche:
- al ribaltamento,
- allo slittamento,
- di capacit portante.
Nello schema di Figura 14.3 rappresentato un generico muro di sostegno e le forze risultanti che agiscono su di esso:
W = peso del muro e del terreno che grava sulla
fondazione,
Pa = spinta esercitata dal terreno a monte (compresa
leventuale spinta dellacqua),
Pp = spinta esercitata dal terreno a valle (da trascurare, di norma, nelle verifiche di sicurezza),
Figura 14.3 - Schema di muro di soN = componente normale della reazione di appog- stegno e delle forze agenti su di esso.
gio,
F = componente tangenziale della reazione di appoggio,
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Capitolo 14

OPERE DI SOSTEGNO

La normativa italiana vigente (D.M. 11/03/1988) richiede:


per la verifica al ribaltamento
che il coefficiente di sicurezza, definito dal rapporto tra il momento delle forze stabilizzanti (W) e quello delle forze ribaltanti (Pa) rispetto al bordo anteriore alla base (O), non
risulti minore di 1,5;
per la verifica allo slittamento
che il coefficiente di sicurezza, definito dal rapporto tra la somma delle forze resistenti
nella direzione dello scorrimento (Fmax) e la somma delle componenti nella stessa direzione delle azioni sul muro (Pa,H) non risulti minore di 1,3;
per la verifica di capacit portante
che il coefficiente di sicurezza rispetto alla rottura della fondazione del muro, tenendo
conto dellinclinazione e delleccentricit della risultante delle forze trasmesse dal muro
al terreno di fondazione (N, F), non risulti minore di 2,0.
Il calcolo di capacit portante della fondazione del muro sar eseguito con i metodi illustrati al Capitolo 15 (Capacit portante delle fondazioni superficiali). Nel caso di fondazione su pali la verifica deve soddisfare i criteri esposti al Capitolo 17 (Capacit portante delle fondazioni profonde).
In Figura 14.4 sono rappresentati i pi comuni tipi di muri di sostegno a gravit ed in cemento armato, la loro geometria e le loro proporzioni.
I muri di sostegno a gravit (Figura 14.4a) resistono alla spinta esercitata dal terreno esclusivamente in virt del proprio peso. Essi sono realizzati con muratura di mattoni o di
pietrame, o in calcestruzzo. Affinch ogni sezione orizzontale del muro sia interamente
compressa necessario che, ad ogni quota, la risultante del peso e della spinta del terreno
sia interna al nocciolo dinerzia. Si tratta pertanto di strutture tozze, la cui altezza massima supera raramente i 3,5m, poich per altezze maggiori non sono economicamente convenienti.
I muri di sostegno a mensola (Figura 14.4b) e a contrafforti e speroni (Figura 14.4c)
sfruttano anche il peso del terreno che grava sulla fondazione per la stabilit al ribaltamento ed alla traslazione orizzontale. Le diverse parti della struttura (fondazione e pareti)
sono armate in modo da resistere anche a flessione e taglio. I muri a mensola sono pi
semplici da realizzare, come carpenteria e armatura, ma poich sono costituiti da tre mensole convergenti in un nodo, i momenti flettenti di incastro crescono molto rapidamente
con laltezza del muro1. I muri a contrafforti e speroni, essendo strutture scatolari, composte da lastre incastrate su tre lati, consentono un migliore sfruttamento dei materiali e sono
quindi preferiti per i muri di grande altezza, ma richiedono molto pi lavoro di carpenteria
e di armatura.
Per ridurre lintensit della spinta, ed in particolare della sua componente orizzontale,
opportuno utilizzare terreni di riempimento sabbiosi e ghiaiosi, caratterizzati da un alto
valore dellangolo di resistenza al taglio.

Si ricorda che il momento alla sezione di incastro di una trave a mensola di luce l soggetta ad un carico
triangolare con valore massimo p=l allincastro vale Mi = l3/6.

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Capitolo 14

OPERE DI SOSTEGNO

b)

a)

D sufficientemente grande da tenere in conto gli


effetti di congelamento

c)

Figura 14.4 - Geometria e proporzioni usuali dei muri di sostegno: a gravit (a), a mensola
(b), a contraffortie speroni (c).

Per limitare linfluenza sulla spinta del terreno naturale in sito dietro il muro ed il suo
riempimento, il pendio che si realizza con lo sbancamento deve avere debole pendenza.
Per ridurre, e possibilmente eliminare, la spinta esercitata dallacqua necessario prevedere un efficace sistema di drenaggio dietro lopera di sostegno. I sistemi di drenaggio pi
utilizzati sono (Figura 14.5):
-

fori di drenaggio, di 1015 cm di diametro e interasse 24 m, muniti di rete reps o di


filtro, disposti a quinconce su tutta laltezza del muro, con maggiore densit nella parte inferiore;
materiali drenanti messi in opera dietro il muro, sia verticalmente a contatto diretto
con la parete, sia come tappeti drenanti messi in opera sul pendio di terreno naturale
prima del riempimento, in modo da abbattere la superficie di falda.

Le acque di drenaggio che attraversano il muro possono essere convogliate in una canaletta al piede.
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Capitolo 14

OPERE DI SOSTEGNO

In casi particolarmente difficili pu essere necessario il drenaggio del pendio a monte con
un sistema di dreni sub-orizzontali.
Il sistema drenante pu essere ulteriormente migliorato con linerbimento del pendio, che
riduce lacqua di infiltrazione, e con la messa in opera di opportune specie vegetali a radici profonde che, per suzione, riducono il contenuto in acqua del terreno.

Fori di drenaggio

Terreno di
riempimento
Materiale
drenante

Terreno di
riempimento
Tappeto drenante

Argilla

Argilla

Canaletta al piede

Figura 14.5: Sistemi di drenaggio dietro i muri di sostegno.

14.3 Gabbionate e crib-walls


Le gabbionate e i crib-walls sono particolari muri di sostegno a gravit.
Le gabbionate sono costituite da elementi indipendenti (gabbioni), affiancati e appoggiati
luno sullaltro (Figura 14.6). I gabbioni sono parallelepipedi di rete metallica, di norma
di dimensioni 1x1x2 m, riempiti in sito di pietrame, ciottoli e ghiaia pulita (Figura 14.7).

Terreno di
riempimento

Terreno naturale

Figura 14.6: Schemi di gabbionate

Figura 14.7 - Involucro di un gabbione

La costruzione e la messa in opera delle gabbionate semplice e rapida.


Unopera di sostegno in gabbioni ha il vantaggio di essere molto flessibile, adattandosi
senza danno a movimenti verticali e orizzontali, e molto permeabile. Tali caratteristi255
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OPERE DI SOSTEGNO

che rendono le gabbionate particolarmente utili per la stabilizzazione dei pendii in frana e
per le opere di difesa dallerosione delle sponde dei corsi dacqua e delle coste.
Leconomia della struttura dipende dal costo di approvvigionamento del materiale di
riempimento.
I crib-walls sono muri a cassone, ottenuti assemblando elementi prefabbricati in cemento
armato (Figura 14.8). I cassoni sono riempiti con terreno incoerente e drenante (toutvenant di fiume o di cava), compattato a strati successivi. Gli elementi prefabbricati possono avere forma diversa (Figura 14.9).
a)

Terreno di
riempimento

b)

c)

Figura 14.8: Schema di crib-wall

Figura 14.9: Tipi di elementi prefabbricati per crib-walls: a) a doppia faccia; b) a coda di rondine; c)
di tipo chiuso

14.4 Terra armata


La terra armata (Figura 14.10) un materiale composito che deriva dallassociazione di
terreno e di armature. Lattrito fra terreno e armature limita le deformazioni orizzontali
dellammasso e conferisce al terreno una sorta di coesione. Un paramento verticale sulla faccia esterna dellammasso sostiene il terreno, che altrimenti scorrerebbe tra le armature. Esso ha solo funzione di sostegno locale del terreno, ma non interviene nella stabilit
generale dellammasso.
I materiali costituenti la terra armata sono:
o il terreno, che deve essere caratterizzato da un coefficiente dattrito con le armature
generalmente non inferiore a 0,35. A tal fine devono essere esclusi i terreni argillosi
(con percentuale di fine superiore al 15%) e quelli organici, ed occorre verificare che
non vi siano agenti aggressivi per le armature e/o per le pareti. Il terreno messo in
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opera per strati orizzontali successivi compattati di spessore dellordine di 30 cm;


o le armature, che devono essere flessibili, resistenti a trazione, con elevato coefficiente
dattrito e non corrodibili. Spesso consistono in strisce dacciaio, galvanizzato o inossidabile, o di lega dalluminio, di larghezza compresa tra 4 e 12 cm. Sono anche utilizzate, come armature, le geogriglie estruse in HDPE. Le armature sono poste perpendicolari ed agganciate al paramento, e disposte orizzontalmente sullo strato di terreno compattato in opera;
o il paramento verticale, che costituisce la parte a vista del muro, e deve potersi adattare
alle deformazioni dellammasso. A tal fine sono utilizzati profilati metallici dacciaio
galvanizzato o dalluminio, a sezione sottile di forma semi ellittica, o bullonati fra loro e con le armature, oppure pannelli prefabbricati di calcestruzzo, di dimensioni 1,5 x
1,5 m, incernierati luno con laltro, in modo da poter subire senza danno sensibili
movimenti. O anche casseri in rete elettro-saldata e geogriglie, con inerbimento del
paramento stesso, al fine di ridurre limpatto visivo e ambientale dellopera.
stato sperimentalmente verificato che lo sforzo di trazione, T, nelle armature presenta
un massimo in prossimit del paramento esterno, e che possibile individuare due zone:
Armature
Zona attiva

Zona resistente
Terreno di
riempimento

Spaziatura

Paramento
esterno
Terreno

Lunghezza
Larghezza
RIPARTIZIONE DEGLI SFORZI DI TRAZIONE

Figura 14.10: Schema di terra armata

- la zona attiva, prossima al paramento, in cui le tensioni tangenziali sono dirette verso il
paramento e il terreno tende a trascinare le armature; e
- la zona resistente, pi distante dal paramento e maggiormente estesa, in cui le tensioni
tangenziali sono dirette verso linterno ed il terreno tende a trattenere le armature.
Per il calcolo delle strutture in terra armata si fa riferimento allo schema di Figura 14.11.
Si assume che la pressione orizzontale vari linearmente con la profondit (Figura 14.11a).
Le corrispondenti forze di trazione nelle armature sono calcolate come indicato in Figura
14.11b.
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Capitolo 14

OPERE DI SOSTEGNO

45 +

Superficie potenziale
di scorrimento

dove

strato di base

H
i

Figura 14.11. Schema di calcolo di un muro in terra armata

La lunghezza delle armature deve essere tale che la porzione oltre la superficie di scorrimento potenziale sia sufficiente a garantire lancoraggio con un adeguato coefficiente di
sicurezza, la sezione delle armature deve essere dimensionata in base alla resistenza a trazione del materiale costituente. In genere la lunghezza delle armature dellordine di 0,8
volte laltezza dellopera.
Per la stabilit di insieme devono essere eseguite le stesse verifiche dei muri di sostegno.
La terra armata utilizzata non solo come opera di sostegno ma anche per la stabilizza258
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Capitolo 14

OPERE DI SOSTEGNO

zione dei pendii in frana, per la realizzazione di rilevati e argini, etc..


Le opere in terra armata, che possono anche raggiungere altezze elevate, sono caratterizzate da una grande deformabilit e sono quindi idonee a sopportare senza danno cedimenti assoluti e differenziali.

14.5 Paratie
Le paratie sono pareti verticali parzialmente o interamente immerse nel terreno, che possono avere funzione idraulica, di sostegno del terreno, di fondazione profonda, o mista.
In questo paragrafo ci occuperemo di paratie con funzione di sostegno del terreno.
Le paratie con funzione di sostegno del terreno sono pareti verticali immorsate nel terreno, con quota diversa ai due lati della parete. Tale differenza di quota pu essere dovuta
ad uno scavo o ad un riporto. Nel primo caso la struttura interamente a contatto con terreno naturale, nel secondo caso il terreno di fondazione naturale e quello sostenuto di
riporto.
Il meccanismo di funzionamento delle paratie si basa sul fatto che lintensit della pressione mutua di contatto fra la parete e il terreno dipende dal movimento della parete, e
quindi dalle conseguenti deformazioni del terreno, come abbiamo visto al Capitolo 13
(Spinta delle terre). In condizioni di equilibrio, le azioni orizzontali, a monte e a valle
della struttura, hanno risultante di eguale intensit, verso opposto, e stessa retta dazione.
Nella risultante vanno comprese le eventuali forze concentrate trasmesse da vincoli, come
tiranti di ancoraggio o puntoni (Figura 14.22).
I movimenti e la deformazione della parete, e di conseguenza le tensioni orizzontali mutue, dipendono dalla rigidezza relativa della struttura, e dovrebbero essere determinati
mediante unanalisi di interazione terreno-struttura. Tuttavia, nella progettazione corrente,
si utilizzano metodi allequilibrio limite, ipotizzando note le distribuzioni di pressione.
Nel termine paratie si comprendono le palancole e i diaframmi, strutture che possono differire molto fra loro sia come materiale costituente, sia come tecnica di messa in opera,
sia come geometria, ma che hanno in comune il meccanismo di funzionamento.
Le palancole sono strutture permanenti o provvisorie, messe in opera a percussione o a
vibro-infissione, con battipalo. Possono essere di legno2, di cemento armato3, o pi frequentemente dacciaio. Le palancole dacciaio hanno resistenza elevata, peso ridotto, possono essere facilmente trasportate e movimentate in opera, possono essere rimosse, recuperate e riutilizzate, hanno elevata durabilit anche sotto falda, e possono essere facilmente collegate fra loro, in orizzontale, per saldatura.

Le palancole di legno non sono pi usate ma possono incontrarsi nei lavori di restauro
Le palancole in cemento armato sono usate solo per altezze modeste a causa del peso e delle dimensioni
elevate
3

259
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Capitolo 14

In Figura 14.12 sono riportate le


sezioni tipo delle palancole in
acciaio NKSP, e in Tabella 14.1
sono raffigurati gli schemi di accoppiamento e le caratteristiche
geometriche e inerziali.
I diaframmi utilizzati come opere di sostegno delle terre4 sono
pareti in c.a. realizzate con pali
accostati, pali intersecantisi o
con pannelli, che possono raggiungere elevate profondit.
Luso dei diaframmi consente di
ridurre al minimo i volumi di
scavo e le aree di lavoro, per cui
sono spesso impiegati in ambiente urbano. Per limitare la
flessibilit della struttura sono
spesso vincolati al terreno con
tiranti di ancoraggio, anche a pi
livelli, o con puntelli provvisori,
che sono poi sostituiti, nella loro
funzione, dai solai della struttura
definitiva. Talvolta, per aumentarne la rigidezza flessionale, i
diaframmi sono ottenuti accostando elementi con sezione a T
o ad H. Pi raramente sono precompressi in opera.

OPERE DI SOSTEGNO

Figura 14.12 - Sezioni tipo di palancole metalliche NKSP.

I diaframmi a pali secanti sono composti da pali trivellati di diametro compreso tra 60 e
80 cm, e interasse i tra 50 e 60 cm. Sono prima realizzati i pali pari (o dispari), non armati, e successivamente i pali dispari (o pari) che intersecano i pali gi gettati e sono dotati
di armatura metallica. I diaframmi di pali sono un ripiego rispetto ai diaframmi a pannelli,
giustificato talvolta da ragioni di costo, sia perch hanno spessore variabile e non buona
disposizione delle armature, sia perch a causa degli errori di verticalit nella messa in
opera, alcuni pali possono svergolare dalla parete rendendola meno resistente e pi permeabile.
I diaframmi lineari sono costituiti da pannelli le cui dimensioni usuali sono: spessore S
compreso tra 50 e 120 cm, lunghezza L compresa tra 200 e 600 cm.

I diaframmi con funzione idraulica (ad es. come taglioni impermeabili di argini e dighe in terra, o a protezione dallinquinamento della falda, oppure filtri permeabili di depurazione delle acque, etc..) sono realizzati con materiali diversi.

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Capitolo 14

OPERE DI SOSTEGNO

Tabella 14.1 - Schemi di accoppiamento e caratteristiche geometriche e inerziali di palancole metalliche NKSP.

Le fasi esecutive per la realizzazione di diaframmi a pannelli lineari sono:


i. scavo dei pannelli pari (o dispari) a sezione obbligata in profondit con benna
mordente e/o con idrofresa, previa stabilizzazione delle pareti con fango bentonitico;
ii. posa in opera della gabbia di armatura preassemblata e di eventuali casseri recuperabili per la formazione di giunti;
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Capitolo 14

iii.
iv.

OPERE DI SOSTEGNO

getto del calcestruzzo nello scavo, dal basso verso lalto (sistema contractor), che
si sostituisce al fango bentonitico:
ripetizione delle operazioni per i pannelli dispari (o pari).

I metodi allequilibrio limite per il calcolo delle paratie assumono le seguenti ipotesi semplificative sulla spinta del terreno:
1.
legame pressioni-spostamenti di tipo rigido-plastico (con spostamenti infinitesimi
sono raggiunti gli stati di tensione limite attivo o passivo);
2.
il valore delle pressioni attive e passive indipendente dalle modalit con cui la
parete si muove e dalla sua deformabilit;
3.
la distribuzione delle pressioni lineare e il suo valore pu determinarsi mediante
i coefficienti di spinta attiva e passiva.
14.5.1 Metodo convenzionale di calcolo di paratie a sbalzo
Con riferimento agli schemi di Figura 14.13a e 14.13b1, nei quali sono rappresentati rispettivamente la geometria di una paratia a sbalzo in terreno omogeneo, incoerente e asciutto, e landamento dei diagrammi limite di pressione attiva e passiva a monte e a valle
della paratia, il problema staticamente determinato, poich si hanno:
2 incognite:
- la profondit di infissione D
- la profondit d del punto di spostamento nullo, O
e 2 equazioni di equilibrio:
- alla traslazione orizzontale
- alla rotazione.
Talora, per semplificare ulteriormente il calcolo, poich il punto O prossimo alla base, si
fa riferimento allo schema di Figura 14.13b2 trascurando il momento di trasporto. Si calcola in tal modo il valore di d con ununica equazione di equilibrio alla rotazione rispetto
al punto O, e si assume D=1,2d.
Il coefficiente di spinta passiva diviso per il coefficiente di sicurezza, il cui valore assunto di norma pari a 2.
Lo schema di calcolo delle paratie a sbalzo, illustrato per semplicit di esposizione con
riferimento ad un terreno omogeneo, incoerente e asciutto, pu essere esteso a differenti
condizioni geotecniche, anche con terreni stratificati, in presenza di falda e di filtrazione.
La procedura generale, in un calcolo di progetto, consiste nel determinare i diagrammi limite di pressione attiva e passiva, questultima ridotta dallapplicazione del coefficiente
di sicurezza, nonch della pressione dellacqua, a monte e a valle della paratia, e successivamente, imponendo le condizioni di equilibrio alla traslazione orizzontale e alla rotazione, ricavare la profondit di infissione e la profondit del punto di spostamento nullo.
In un calcolo di verifica, la profondit di infissione nota, e le incognite del problema sono la profondit del punto di spostamento nullo ed il coefficiente di sicurezza.

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Capitolo 14

OPERE DI SOSTEGNO

Figura 14.13: Analisi di stabilit di un diaframma a mensola in terreno incoerente, omogeneo


e asciutto, e relativi diagrammi delle caratteristiche di sollecitazione

Per il calcolo di paratie a sbalzo in argilla satura, occorre considerare le condizioni iniziali, non drenate, a breve termine, e le condizioni finali, drenate, a lungo termine.
Nel primo caso si assume che la resistenza al taglio del terreno valga: f = cu , per cui le
tensioni orizzontali limite (totali) attiva e passiva, valgono rispettivamente:
a = v 2cu 0, e p = v + 2cu.
Il coefficiente di sicurezza pu essere applicato al valore della resistenza al taglio disponibile, cu.
A titolo di esempio in Figura 14.14 sono riportati i diagrammi di tensione netta (risultante
della tensione attiva e passiva) per paratie a sbalzo in terreno di fondazione coesivo saturo
e riempimento granulare (Figura 14.14a) e in terreno omogeneo coesivo saturo (Figura
14.14b).
I diagrammi di pressione teorici, che derivano dallapplicazione stretta dellipotesi di
comportamento rigido-plastico del terreno, sono poco verosimili, poich implicano improvvise inversioni di segno della pressione orizzontale.
Per rendere pi realistici i diagrammi di spinta si possono utilizzare linee di raccordo inclinate, come nei procedimenti nel seguito descritti.
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Capitolo 14

OPERE DI SOSTEGNO

Riempimento granulare

Argilla

Linea di dragaggio

Argilla

Argilla

Figura 14.14: Diagrammi di spinta netta a breve termine per paratie a sbalzo in terreno di fondazione coesivo saturo e riempimento granulare (a) e in terreno omogeneo coesivo saturo (b).

14.5.2 Metodo di calcolo di palancola a sbalzo in terreno granulare


Lanalisi basata sulla distribuzione di pressione mostrata in Figura 14.15, per un terreno
granulare omogeneo, con piano campagna orizzontale e assenza di filtrazione5.
Il coefficiente di sicurezza (di norma compreso tra 1,5 e 2) pu essere introdotto riducendo Kp del 30-50% oppure incrementando la profondit di infissione minima del 20-40%.
Con riferimento alla Figura 14.15, si ha:

p a = K a [ h w + '(H h w )]
C = '(K p K a )
pa
C
Ra = R1 + R2 + R3 + R4

a=

1
K a hw2
2
R 2 = K a hw ( H hw )
R1 =

Per terreno stratificato, per piano campagna inclinato, in presenza di sovraccarichi o di filtrazione, si introdurranno le relative modifiche al diagramma di spinta, ma la filosofia del metodo rimane invariata.

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Capitolo 14

OPERE DI SOSTEGNO

Figura 14.15: Diagrammi di spinta per palancola a sbalzo in terreno granulare.

1
2
K a ' (H hw )
2
a
R4 = p a
2
Ra y = R1 y1 + R2 y 2 + R3 y 3 + R4 y 4
R3 =

2
hw
3
( H hw )
y2 = a +
2
( H hw )
y3 = a +
3
2
y4 = a
3
Y = Da
p p = (K p K a ) ' Y
y1 = a + H

p 'p = K p [ hw + ' (H + D hw )] K a ' D


R 'p R p = ( p p + p 'p )

z
Y
pp
2
2
'
Fx = Ra + R p R p = 0

da cui, sostituendo:

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Capitolo 14

z=

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p p Y 2 Ra
p p + p 'p

M piede = Ra (Y + y ) + ( p p + p 'p ) p p
z z
2 3

ovvero:

Y Y
=0
2 3

6 Ra (Y + y ) + p p + p 'p z 2 p p Y 2 = 0

che, con alcuni passaggi, diviene:


2R
Y3 ' a
p
p

2
Y 6 Ra y + 1 Y 2 Ra 2 Ra + 3 p 'p y = 0
'
p

C p 'p
p C

(Eq. 14.1)

Lequazione (14.1) viene in genere risolta per tentativi, assumendo un primo valore di per
D in base alle indicazioni di Tabella 14.2, e risolvendo per Y.
Tabella 14.2 - Valori approssimati della profondit di infissione D per palancole a sbalzo in terreno granulare omogeneo
NSPT

Densit relativa della sabbia

Profondit di infissione, D

0-4

Molto sciolta

2,0 H

5 - 10

Sciolta

1,5 H

11 - 30

Mediamente densa

1,25 H

31 - 50

Densa

1,0 H

> 50

Molto densa

0,75 H

14.5.3 Metodo di calcolo di palancola a sbalzo in terreno coesivo saturo

Il calcolo della struttura a breve termine, ovvero poco dopo la messa in opera della palancola, generalmente svolta in termini di tensioni totali, assumendo che largilla abbia resistenza al taglio f = cu= 0,5 qu.
Con riferimento agli schemi di distribuzioni delle pressioni indicati in Figura 14.16, rispettivamente per riempimento granulare (Figura 14.16a) e per terreno omogeneo (Figura
14.16b) il calcolo viene svolto in modo concettualmente analogo a quello gi illustrato
per palancola in terreno granulare, determinando z con lequazione allequilibrio in direzione orizzontale:
Fx = Ra + R 'p R p = 0
(Eq. 14.2)
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Capitolo 14

OPERE DI SOSTEGNO

ma in cui:
R 'p R p = (4 cu q + 4 cu + q )

z
(4 cu q ) D = 4 cu z (4 cu q ) D
2
e D con lequazione allequilibrio dei momenti rispetto al piede della palancola, che pu
essere scritta nel modo seguente:

8
D (4 cu q ) 2 Ra (D + y ) cu
3
e risolta per tentativi.
2

1

4 cu

[(4 cu q ) D Ra ]2 = 0

Figura 14.16: Diagrammi di spinta per palancola a sbalzo in terreno coesivo saturo per
riempimento granulare (a) e per terreno omogeneo (b)

14.5.4 Metodi convenzionali di calcolo di paratie con un ordine di tiranti


a) Metodo del supporto libero (free earth support)
Il metodo convenzionale del supporto libero si applica a strutture di elevata rigidezza
(diaframmi in c.a.).
Lo schema di Figura 14.17, rappresenta una paratia rigida, con un ordine di tiranti o comunque con un vincolo prossimo alla sommit, in un terreno omogeneo, incoerente e asciutto. Si assume, per ipotesi, che il movimento della struttura sia interamente verso
lesterno, e che quindi il terreno retrostante la parete sia ad ogni profondit in condizioni
di spinta attiva, e quello antistante in condizioni di spinta passiva.
Il problema risulta staticamente determinato, poich si hanno 2 incognite:
- la profondit di infissione d
- la forza F (per unit di lunghezza della struttura) esercitata dai tiranti,
e 2 equazioni di equilibrio:
- alla traslazione orizzontale
267
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OPERE DI SOSTEGNO

- alla rotazione intorno al punto di ancoraggio.


La sicurezza messa in conto assumendo un valore ridotto della spinta passiva (solitamente si applica un coefficiente di sicurezza FS = 2). Per il dimensionamento e la verifica
di sicurezza degli ancoraggi dei tiranti si amplifica il valore calcolato di F, di norma moltiplicandolo per 1,25.

Figura 14.17: Analisi di stabilit di un diaframma ancorato in terreno incoerente, omogeneo


e asciutto, e relativi diagrammi delle caratteristiche di sollecitazione

Anche in questo caso, il metodo di calcolo del supporto libero per una paratia con un ordine di ancoraggi, illustrato per semplicit di esposizione con riferimento ad un terreno
omogeneo, incoerente e asciutto, pu essere esteso a differenti condizioni geotecniche,
anche con terreni stratificati, in presenza di falda e di filtrazione.
Se la struttura flessibile, come ad esempio le palancole metalliche, e il terreno sabbia,
la pressione del terreno sulla parete differisce sensibilmente, per effetto arco, dallo schema a segmenti rettilinei adottato con il metodo del supporto libero, con la conseguenza
che il momento flettente calcolato risulta superiore al valore reale e troppo conservativo.
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Capitolo 14

OPERE DI SOSTEGNO

Per tener conto di tale evidenza sperimentale Rowe (1952, 1957) propose di utilizzare un
coefficiente r di riduzione del momento flettente, da applicare ai risultati dellanalisi condotta con il metodo del supporto libero, funzione della flessibilit della parete.
La flessibilit della parete rapL4
presentata dal parametro =
EI
(in m2/t a metro di parete), in cui
L la lunghezza totale della palancola, ed EI la rigidezza flessionale. In Figura 14.18 sono riportate le curve di variazione di
con r = M/Mtr per sabbie di diversa densit.
b) Metodo del supporto fisso (fixed earth support)
Il metodo convenzionale del supporto fisso si applica a strutture di
modesta rigidezza (palancole metalliche).
Lo schema di Figura 14.19,
rappresenta
una
palancola
flessibile, con un ordine di tiranti
o comunque con un vincolo
prossimo alla sommit, in un
terreno omogeneo, incoerente e
Figura 14.18: Coefficiente di riduzione del momento
asciutto. Si assume, per ipotesi
flettente (Rowe)
che la deformata della struttura
comporti un movimento anche verso linterno, e che quindi
nellail parte
terrenoinfissa
a contatto
comporti
della paun
rete, a monte e a valle, sia in parte in condizioni di spinta attiva e in parte in condizioni di
spinta passiva.
Il problema, in questo caso, non staticamente determinato, e la soluzione si ottiene introducendo unulteriore ipotesi semplificativa, a carattere semi empirico.
La linea elastica della struttura presenta un flesso (punto di inversione della curvatura) in
cui il momento flettente nullo. Lipotesi semplificativa consiste nellassegnare la posizione di tale punto C in funzione dellangolo di resistenza al taglio del terreno. In Tabella
14.3 indicato il valore del rapporto x/H fra la profondit x del punto C rispetto alla quota del terreno a valle della palancola (linea di dragaggio) e laltezza H dello scavo in funzione dellangolo di resistenza al taglio del terreno . I valori di Tabella 14.3 sono ben
riprodotti dallequazione:
x
= 0.0004 ' 2 0.0368 '+0.8214
H
R 2 = 0.9981

(Eq. 14.3)

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OPERE DI SOSTEGNO

Tabella 14.3: Stima della posizione del punto di flesso per una palancola flessibile ancorata in
terreno omogeneo incoerente

()
x/H

20
0,25

25
0,15

30
0,08

35
0,035

40
-0,007

Figura 14.19: Analisi di stabilit di una palancola flessibile ancorata in terreno incoerente,
omogeneo e asciutto, e relativi diagrammi delle caratteristiche di sollecitazione

B
a

H
h

x
d

d-x

TC

RD

D
Figura 14.20: Schema di calcolo del metodo del
supporto fisso

Si considerano separatamente i due tratti


di palancola (Figura 14.20):
il tratto superiore BC, di lunghezza
(H + x), dalla sommit B al punto di
flesso C
il tratto inferiore CD, di lunghezza
(d - x), dal punto C alla base D.
Le incognite sono 4: taglio (massimo)
TC nel punto C, forza F, profondit di
infissione d, e risultante delle pressioni
orizzontali nella parte terminale della
palancola RD.
Le equazioni di equilibrio sono 4: le equazioni di equilibrio alla rotazione e alla traslazione dei due tratti di trave.

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OPERE DI SOSTEGNO

Con riferimento allo schema di calcolo di Figura 14.20:


1. tratto BC: dallequilibrio alla rotazione intorno ad A si ricava TC;
2. tratto CD: dallequilibrio alla rotazione intorno a D si ricava (d x);
3. tratto BC: dallequilibrio alla traslazione orizzontale si ricava F;
4. tratto CD: dallequilibrio alla traslazione orizzontale si ricava RD.
La profondit di infissione, d, si ricava con la relazione d = 1.2 a.

14.5.5 Tiranti di ancoraggio


I tiranti di ancoraggio delle palancole e dei diaframmi sono costituiti da tre elementi funzionali: la testata, la parte libera e la fondazione, bulbo o piastra di ancoraggio (Figura
14.21).

Figura 14.21: Schema di un tirante di ancoraggio

Larmatura di acciaio armonico, e viene di norma presollecitata. Il bulbo di ancoraggio


realizzato mediante iniezione di malta cementizia. Esso deve essere posto ad una distanza dalla parete tale da non interferire con la superficie di scorrimento potenziale, ovvero
deve essere esterno al cuneo di spinta attiva (Figura 14.22a), ed essere immerso in terreno
omogeneo.
La forza di progetto del tirante, T, si ottiene dallequazione:
F
T = 1,25
i
(Eq. 14.4)
cos
in cui:
1,25 rappresenta un coefficiente di sicurezza,
F la forza vincolare orizzontale calcolata per unit di lunghezza della parete,
langolo di inclinazione del tirante sullorizzontale, ed

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OPERE DI SOSTEGNO

i linterasse fra i tiranti (in genere 2-3m).


b)

a)

Figura 14.22 - Posizione corretta della fondazione dei tiranti di ancoraggio

La forza T deve essere garantita dalle tensioni tangenziali di attrito e/o di aderenza fra la
fondazione ed il terreno circostante.
Se invece che con un bulbo iniettato la fondazione del tirante realizzata con una piastra,
la posizione di questultima deve ricadere nella zona indicata in Figura 14.22b. In questo
caso la forza T garantita dalla differenza fra la spinta passiva sul lato di valle e la spinta
attiva sul lato di monte della piastra dancoraggio.

14.6 Scavi armati e trincee


Molto spesso per il sostegno di pareti di scavo verticali temporanee, come ad esempio per
la realizzazione di gallerie, sottopassi, parcheggi sotterranei etc.., si utilizzano strutture
provvisorie armate con puntelli che collegano le due pareti affacciate.
Le pareti verticali possono essere costituite da tavole di legno, o da palancole metalliche o
anche da diaframmi in c.a., e, a seconda della tipologia, possono essere messe in opera
prima dello scavo e raggiungere profondit maggiori del fondo scavo, oppure via via che
procede lo scavo (Figura 14.23).

Tavola
in legno
Puntoni
Puntoni
Palancole

Vista in sezione

Figura 14.23: Schemi di scavi armati

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OPERE DI SOSTEGNO

I puntelli possono essere in legno, in acciaio (tubolari, profilati o travi reticolari) o in c.a.
Poich i vincoli costituiti dai puntoni impediscono, o comunque limitano molto, il movimento della parete, non sono validi i diagrammi di pressione utilizzati per altre opere di
sostegno e si utilizzano i diagrammi di pressione semplificati di Figura 14.24, ottenuti in
modo empirico dai valori misurati dello sforzo normale nei puntoni di strutture diverse, di
diverse dimensioni, e in diversi terreni (Terzaghi e Peck, 1967).

Sabbia

Argilla

Argilla

Argilla

Si adotta una distribuzione


maggiore di (b) e (c)

In genere n = 0.4

m = 0.4 per argilla NC

n = 0.2 per piccoli movimenti e costruzioni aventi


periodo proprio piccolo

m =1.0 per argilla leggermente


OC o in presenza di uno strato
rigido vicino alla base dello scavo
Argilla soffice e
compatta

Argilla dura fessurata


Fattore di stabilit
N.B. Per N = 6 il fattore di sicurezza
contro la rottura alla base pu essere
insufficiente

Per N > 7.5 la rottura alla base probabile

Figura 14.24 - Diagrammi di pressione del terreno sulle pareti di scavi puntellati

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Capitolo 15

CAPACIT PORTANTE DELLE FONDAZIONI SUPERFICIALI

CAPITOLO 15
CAPACIT PORTANTE DELLE FONDAZIONI SUPERFICIALI
La fondazione quella parte della struttura che trasmette il carico dellopera al terreno
sottostante. La superficie di contatto tra la base della fondazione e il terreno detta piano
di posa. In base al rapporto tra la profondit del piano di posa (D), rispetto al piano di
campagna, e la dimensione minima in pianta (B), si definiscono, in accordo con quanto
proposto da Terzaghi:
superficiali le fondazioni in cui il rapporto D/B minore di 4;
profonde le fondazioni per le quali il rapporto D/B maggiore di 10;
semi-profonde le fondazioni con D/B compreso tra 4 e 10.
Per quanto riguarda il meccanismo di trasferimento del carico al terreno, le fondazioni
superficiali trasmettono il carico solo attraverso il piano di appoggio, le fondazioni profonde e semi-profonde trasferiscono il carico al terreno sia in corrispondenza del piano di
appoggio che lungo la superficie laterale.
In questo capitolo la trattazione sar limitata al caso delle fondazioni superficiali.
Per garantire la funzionalit della struttura in elevazione, il sistema di fondazioni deve
soddisfare alcuni requisiti; in particolare, il carico trasmesso in fondazione:
1. non deve portare a rottura il terreno sottostante;
2. non deve indurre nel terreno cedimenti eccessivi tali da compromettere la stabilit e la
funzionalit dellopera sovrastante;
3. non deve produrre fenomeni di instabilit generale (p. es. nel caso di strutture realizzate su pendio);
4. non deve indurre stati di sollecitazione nella struttura di fondazione incompatibili con
la resistenza dei materiali.

15.1 Capacit portante e meccanismi di rottura


Il primo punto quello che riguarda la verifica di stabilit dellinsieme terrenofondazione, ovvero la determinazione di quella che viene definita capacit portante (o
carico limite, qlim) e che rappresenta la pressione massima che una fondazione pu trasmettere al terreno prima che questo raggiunga la rottura.
Per introdurre il concetto di capacit portante immaginiamo di applicare ad un blocco di
calcestruzzo appoggiato su un terreno omogeneo un carico verticale centrato e di misurare
il valore del cedimento allaumentare del carico. Se riportiamo in un grafico la curva carico-cedimenti, osserviamo che il suo andamento1 diverso in relazione allo stato di addensamento (o alla consistenza, se si tratta di terreno coesivo) del terreno (Figura 15.1).
In particolare, si ha che:
a parit di carico, il cedimento del blocco tanto maggiore quanto minore la densit
relativa (o quanto minore la consistenza);
1

A rigore, landamento del grafico riportato nella figura 15.1a) si riferisce a condizioni di deformazione
controllata e non di carico controllato.

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Capitolo 15

CAPACIT PORTANTE DELLE FONDAZIONI SUPERFICIALI

per valori elevati della densit relativa (o della consistenza), in corrispondenza del carico di rottura, il blocco collassa, mentre per valori bassi della densit relativa (o della
consistenza) il cedimento tende ad aumentare progressivamente ed indefinitamente.
In questo caso la condizione di rottura individuata da un valore limite convenzionale del cedimento.
Alle diverse curve caricocedimenti corrispondono diversi
meccanismi di rottura che possono
ricondursi a tre schemi principali
(Figura 15.1):
1. rottura generale
2. rottura locale
3. punzonamento
per ciascuno dei quali si sviluppano, nel terreno sottostante la fondazione, superfici di rottura con
diverso andamento.Variando la
profondit del piano di posa si osserva che landamento della curva
carico-cedimenti si modifica e in
particolare allaumentare della
profondit del piano di posa si pu
passare da una condizione di rottura generale ad una di rottura locale
e a una per punzonamento.
Per quanto riguarda i tre meccanismi di rottura sopra menzionati,
Figura 15.1: Meccanismi di rottura
possibile osservare che nel caso di
terreno denso (o compatto) i piani
di rottura si estendono fino a raggiungere la superficie del piano campagna (rottura generale), nel caso di materiale
sciolto (o poco consistente) le superfici
di rottura interessano solo la zona in
prossimit del cuneo sottostante la fondazione e non si estendono lateralmente
(rottura locale); nel caso di materiale
molto sciolto (o molle) le superfici di
rottura coincidono praticamente con le
facce laterali del cuneo (punzonamento).
Attualmente non si dispone di criteri
quantitativi per individuare a priori il tipo di meccanismo di rottura, anche se Figura 15.2: Meccanismi di rottura di fonesistono indicazioni a livello qualitativo dazioni superficiali su sabbia
per identificare il tipo di rottura pi probabile (un esempio per terreni incoerenti riportato in Figura 15.2). Ad oggi, non sono
reperibili in letteratura soluzioni analitiche per lo studio del meccanismo di rottura locale,
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Capitolo 15

CAPACIT PORTANTE DELLE FONDAZIONI SUPERFICIALI

mentre esistono numerose soluzioni analitiche per la stima del carico limite per lo schema
di rottura generale.

15.2 Calcolo della capacit portante


I due principali studi teorici per il calcolo della capacit portante, dai quali deriva la maggior parte delle soluzioni proposte successivamente, sono stati condotti da Prandtl (1920)
e Terzaghi (1943), per fondazione nastriforme (problema piano) utilizzando il metodo
dellequilibrio limite. Entrambi schematizzano il terreno come un mezzo continuo, omogeneo e isotropo, a comportamento rigido plastico e per il quale vale il criterio di rottura
di Mohr-Coulomb.
15.2.1 Schema di Prandtl
Prandtl ipotizza lassenza di attrito tra fondazione e terreno sottostante e quindi che la rottura avvenga con la formazione di un cuneo in condizioni di spinta attiva di Rankine (in
cui le tensioni verticale ed orizzontale sono principali, la tensione verticale la tensione
principale maggiore, la tensione orizzontale la tensione principale minore) le cui facce
risultano inclinate di un angolo di 45+/2 rispetto allorizzontale, essendo langolo di
resistenza al taglio del terreno (Figura 15.3). Il cuneo spinto verso il basso e, in condizioni di equilibrio limite, produce la rottura del terreno circostante secondo una superficie
di scorrimento a forma di spirale logaritmica, con anomalia (zona di taglio radiale). Tale
ipotesi consegue al fatto che in condizioni di rottura le tensioni sulla superficie di scorrimento sono inclinate per attrito di un angolo rispetto alla normale, e quindi hanno direzione che converge nel polo A della spirale logaritmica. A sua volta la zona di taglio radiale spinge il terreno latistante e produce la rottura per spinta passiva. Il cuneo ADF in
condizioni di spinta passiva di Rankine (le tensioni verticale ed orizzontale sono principali, la tensione verticale la tensione principale minore, la tensione orizzontale la tensione principale maggiore), delimitato da superfici piane inclinate di un angolo di 45- /2
rispetto allorizzontale, e scorre verso lesterno e verso lalto.
B

L=

piano campagna

q = D

Piano di fondazione

45+/2
45- /2

Cuneo rigido
di terreno

Zona passiva di Rankine

Superficie di scorrimento a
forma di spirale logaritmica
Figura 15.3: Schema di Prandtl per il calcolo della capacit portante

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CAPACIT PORTANTE DELLE FONDAZIONI SUPERFICIALI

Come caso particolare, per = 0 il cuneo sottostante la fondazione ha le pareti inclinate a


45, la zona di taglio radiale limitata da una superficie circolare (spirale logaritmica ad
anomalia 0) e la zona passiva ha piani di scorrimento inclinati a 45.
15.2.2 Schema di Terzaghi
Il meccanismo di rottura di Terzaghi ipotizza (secondo uno schema pi aderente alle condizioni reali) la presenza di attrito tra fondazione e terreno. In questo caso il cuneo sottostante la fondazione in condizioni di equilibrio elastico, ha superfici inclinate di un angolo rispetto allorizzontale, e penetra nel terreno come se fosse parte della fondazione
stessa. (Figura 15.4).

L=

piano campagna

q=D

Piano di
fondazione

Cuneo rigido
di terreno

B
G

45- /2
D

Zona passiva
di Rankine

cAB
B

Pp =

Pp

+ Ppc

+ Ppq

Pp

Superficie di scorrimento a
forma di spirale logaritmica
Figura 15.4: Schema di Terzaghi per il calcolo della capacit portante

da osservare che la presenza di un cuneo intatto, sotto la fondazione, in accordo con


levidenza che le superfici di rottura non possono interessare lelemento rigido di fondazione.
Secondo entrambe le teorie, il terreno sovrastante il piano di fondazione contribuisce alla
capacit portante solo in virt del proprio peso, ma privo di resistenza al taglio; pertanto
nel tratto FG della superficie di scorrimento non vi sono tensioni di taglio.
Con riferimento agli schemi delle Figure 15.3 e 15.4, relativi al caso di una fondazione
nastriforme, possibile evidenziare che il carico limite dipende, oltre che dalla larghezza
della fondazione, B, e dallangolo di resistenza al taglio, , del terreno:
dalla coesione, c;
dal peso proprio del terreno, , interno alla superficie di scorrimento;
dal sovraccarico presente ai lati della fondazione, che, in assenza di carichi esterni sul
piano campagna, dato da q = D (Figure 15.3 e 15.4).
Non esistono metodi esatti per il calcolo della capacit portante di una fondazione superficiale su un terreno reale, ma solo formule approssimate trinomie ottenute, per sovrapposizione di effetti, dalla somma di tre componenti da calcolare separatamente, che rappresentano rispettivamente i contributi di: (1) coesione e attrito interno di un terreno privo di
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CAPACIT PORTANTE DELLE FONDAZIONI SUPERFICIALI

peso e di sovraccarichi; (2) attrito interno di un terreno privo di peso ma sottoposto


allazione di un sovraccarico q; (3) attrito interno di un terreno dotato di peso e privo di
sovraccarico. Ogni componente viene calcolata supponendo che la superficie di scorrimento corrisponda alle condizioni previste per quel particolare caso. Poich le superfici
differiscono fra loro e dalla superficie del terreno reale, il risultato approssimato.
Lerrore comunque piccolo e a favore della sicurezza.
La soluzione, per fondazione nastriforme con carico verticale centrato, espressa nella
forma:
1
q lim = B N + c N c + q N q
(Eq. 15.1)
2
dove N, Nc, Nq sono quantit adimensionali, detti fattori di capacit portante, funzioni
dellangolo di resistenza al taglio e della forma della superficie di rottura considerata.
Per i fattori Nc ed Nq, relativi rispettivamente alla coesione e al sovraccarico, esistono equazioni teoriche, mentre per il fattore N, che tiene conto dell'influenza del peso del terreno, la cui determinazione richiede un procedimento numerico per successive approssimazioni, esistono solo formule empiriche approssimanti.
Confrontando le equazioni proposte da vari Autori per il calcolo dei fattori di capacit
portante si osserva un accordo quasi unanime per i fattori Nc e di Nq, mentre per il fattore
N sono state proposte soluzioni diverse2. Le equazioni pi utilizzate per la stima dei fattori di capacit portante sono le seguenti:

4 2
N c = (N q 1) ctg

N = 2 (N q 1) tg

(Eq. 15.2)
1000

(Eq. 15.4)

Il valore dei fattori di capacit portante cresce molto rapidamente con


langolo di resistenza al taglio (Figura
15.5). pertanto molto pi importante, per una stima corretta della capacit portante, la scelta dellangolo di resistenza al taglio che non lutilizzo di
una o laltra delle equazioni proposte
dai vari Autori.
Come caso particolare, per = 0, ovvero per le verifiche in condizioni non
drenate di fondazioni superficiali su
terreno coesivo saturo in termini di
tensioni totali, i fattori di capacit por2

Nq

(Eq. 15.3)

Fattori di capacit portante

N q = e tg tg 2 (

Nc

100

10

1
0

10

20

30

40

50

()

Figura 15.5: Fattori di capacit portante per


fondazioni superficiali

A titolo di esempio:

N = ( N q 1) tg(1,4 )

(Meyerhof, 1963)

N = 1,5 ( N q 1) tg

(Hansen, 1970)

N = 2 ( N q + 1) tg

(Vesic, 1973)

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Capitolo 15

CAPACIT PORTANTE DELLE FONDAZIONI SUPERFICIALI

tante assumono i valori:


Nq = 1,
Nc = 5,14
N = 0.
15.2.3 Equazione generale di capacit portante di fondazioni superficiali

Nelle applicazioni pratiche, per la stima della capacit portante di fondazioni superficiali,
si utilizza la seguente equazione generale, proposta da Vesic (1975):
q lim = c N c s c d c i c b c g c + q N q s q d q i q b q g q +
+

(Eq. 15.5)

1
B'N s d i b g
2

In cui, si indicato con:


sc, sq, s, i fattori di forma;
dc, dq, d, i fattori di profondit;
ic, iq, i, i fattori di inclinazione del carico;
bc, bq, b, i fattori di inclinazione della base;
gc, gq, g, i fattori di inclinazione del piano campagna;
B la larghezza equivalente per carico eccentrico.
Fattori di forma e di profondit
Lequazione originale di Terzaghi ottenuta con riferimento ad un striscia indefinita di
carico, in modo da poter considerare il problema piano. Le fondazioni reali hanno invece,
spesso, dimensioni in pianta confrontabili, e quindi la capacit portante influenzata dagli
effetti di bordo. Si pu tener conto, in modo semi empirico, della tridimensionalit del
problema di capacit portante attraverso i fattori di forma, il cui valore pu essere calcolato con le formule indicate in Tabella 15.1.
Tabella 15.1: Fattori di forma (Vesic, 1975)
Forma della fondazione
Rettangolare
Circolare o quadrata

sq

sc

B' N q

L' N c
Nq
1+
Nc

1+

1+

B'
tan
L'

1 + tan

1 0,4

B'
L'

0,6

I fattori sc ed sq, rispettivamente associati alla coesione e al sovraccarico latistante, sono


maggiori di 1 poich anche il terreno alle estremit longitudinali della fondazione contribuisce alla capacit portante, mentre il fattore s, associato al peso proprio del terreno di
fondazione, minore di 1 a causa del minore confinamento del terreno alle estremit.
Se si vuole mettere in conto anche la resistenza al taglio del terreno sopra il piano di fondazione, ovvero considerare la superficie di scorrimento estesa fino al piano campagna
(segmento FG delle Figure 15.3 e 15.4), si possono utilizzare i fattori di profondit indica-

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Capitolo 15

CAPACIT PORTANTE DELLE FONDAZIONI SUPERFICIALI

ti in Tabella 15.2. Tuttavia, poich il terreno sovrastante il piano di fondazione molto


spesso un terreno di riporto o comunque con caratteristiche meccaniche scadenti e inferiori a quelle del terreno di fondazione, luso dei fattori di profondit deve essere fatto con
cautela.
Tabella 15.2: Fattori di profondit (Vesic, 1975)
Valore di

dc

=0
argilla
satura in
condizioni non
drenate
>0
sabbia e
argilla in
condizioni
drenate

D
1
B'
D
>1
B'

1 + 0,4

1 dq
N c tan

D
B'

D
1 + 0,4 arctan
B'

dq

dq

D
1
B'

1 + 2 tan (1 sen)
2

D
B'

D
D
2
> 1 1 + 2 tan (1 sen) arctan
B'
B'

Inclinazione ed eccentricit del carico


Molto spesso le fondazioni superficiali devono sostenere carichi eccentrici e/o inclinati.
Per tenere conto della riduzione di capacit portante dovuta alleccentricit del carico si
assume che larea resistente a rottura sia quella porzione dellarea totale per la quale il carico risulta centrato. In particolare, per una fondazione a base rettangolare di dimensioni
B x L, se la risultante dei carichi trasmessi ha eccentricit eB nella direzione del lato minore B ed eccentricit eL nella direzione del lato maggiore L, ai fini del calcolo della capacit portante si terr conto di una fondazione rettangolare equivalente di dimensioni
BxL rispetto alla quale il carico centrato, essendo:
B= B2eB

(Eq. 15.6)

L= L2eL

(Eq. 15.7)

Anche linclinazione del carico riduce la resistenza a rottura di una fondazione superficiale. A seconda del rapporto fra le componenti, orizzontale H e verticale V, del carico la
rottura pu avvenire per slittamento o per capacit portante.
Le equazioni empiriche per fattori di inclinazione del carico ritenute pi affidabili sono
indicate in Tabella 15.3.
Si osservi che data una fondazione con carico inclinato si pu definire un dominio di rottura nel piano H-V, e pervenire al collasso per differenti moltiplicatori del carico, e in particolare:
1) per aumento di V ad H costante,
2) per aumento di H a V costante,
3) per aumento proporzionale di H e di V (a H/V costante).

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Capitolo 15

CAPACIT PORTANTE DELLE FONDAZIONI SUPERFICIALI

Occorre quindi di volta in volta considerare le condizioni di carico possibili pi sfavorevoli.


Tabella 15.3: Fattori di inclinazione del carico (Vesic, 1975)
ic

Terreno
=0
argilla satura in
condizioni non
drenate

c > 0, > 0
argilla in condizioni drenate

mH
B L cu Nc

iq

N c tan

H
1 V + B L c' cot g'

B
L
mB =
B
1+
L

L
B
mL =
L
1+
B
2+

m +1

H
1 V + B L c' cot g'

H
1
V

2+

+ m B sen 2

H
1
V

c=0
sabbia

m = m L cos 2

1 iq

iq

m +1

langolo fra la direzione


del carico proiettata sul piano
di fondazione e la direzione di
L

Inclinazione della base e del piano campagna

Figura 15.6: Piano di posa e/o piano di campagna


inclinato

Se la struttura trasmette carichi


permanenti sensibilmente inclinati
pu essere talvolta conveniente realizzare il piano di posa della fondazione con uninclinazione rispetto
allorizzontale (Figura 15.6). In tal
caso la capacit portante nella direzione ortogonale al piano di posa
pu essere valutata utilizzando i
fattori di inclinazione del piano di
posa indicati in Tabella 15.4.
Se il piano campagna inclinato di
un angolo rispetto allorizzontale (Figura 15.6), la capacit portante pu essere valutata utilizzando i
fattori di inclinazione del piano di
campagna indicati in Tabella 15.5.

Tabella 15.4: Fattori di inclinazione del piano di posa ( < /4) (Hansen, 1970)
bc

bq

1 bq
N c tan

m +1

bq

(1 tan )2

(1 tan )2

281
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Tabella 15.5: Fattori di inclinazione del piano campagna ( < /4, < ) (Hansen, 1970)

gq

gc
1 gq

N c tan

gq

(1 tan )2 cos

g
gq

cos

15.3 Scelta dei parametri di resistenza del terreno


Il calcolo della capacit portante deve essere effettuato nelle condizioni pi critiche per la
stabilit del sistema di fondazione, valutando con particolare attenzione le possibili condizioni di drenaggio. Tali condizioni dipendono com noto dal tipo di terreno e dalla velocit di applicazione del carico.
Nel caso dei terreni a grana grossa (ghiaie e sabbie), caratterizzati da valori elevati della
permeabilit (K 10-5 m/s), lapplicazione di carichi statici3 non genera sovrapressioni
interstiziali; pertanto, lanalisi sempre condotta con riferimento alle condizioni drenate,
in termini di tensioni efficaci.
Nel caso di terreni a grana fine (limi e argille), a causa della loro bassa permeabilit, salvo
il caso di applicazione molto lenta del carico, si generano sovrapressioni interstiziali che
si dissipano lentamente nel tempo col procedere della consolidazione.
Pertanto per i terreni a grana fine necessario distinguere un comportamento a breve termine, in condizioni non drenate, ed uno a lungo termine, in condizioni drenate. Lanalisi
(a lungo termine) in condizioni drenate pu essere effettuata in termini di tensioni efficaci. Tale tipo di approccio pu essere impiegato anche nelle analisi (a breve termine) in
condizioni non drenate, ma per la sua applicazione richiesta la conoscenza delle sovrapressioni interstiziali, u, che si sviluppano durante la fase di carico. Poich, di fatto, la
definizione delle u in sito un problema estremamente complesso, lanalisi in condizioni non drenate generalmente effettuata, nelle applicazioni pratiche, in termini di tensioni
totali, con riferimento alla resistenza al taglio non drenata corrispondente alla pressione di
consolidazione precedente lapplicazione del carico.
Le condizioni non drenate sono generalmente le pi sfavorevoli per la stabilit delle fondazioni su terreni coesivi, poich al termine del processo di consolidazione lincremento
delle tensioni efficaci avr prodotto un incremento della resistenza al taglio.
15.3.1 Analisi in termini di tensioni efficaci (condizioni drenate)

Nelle analisi di capacit portante in termini di tensioni efficaci, la resistenza del terreno
definita mediante i parametri c e (il criterio di rottura espresso nella forma = c +
tg ) e i vari termini e fattori della relazione generale (Eq. 15.5), devono essere calcolati con riferimento a questi parametri.
In presenza di falda si deve tener conto dellazione dellacqua, sia nella determinazione
del carico effettivamente trasmesso dalla fondazione al terreno sia nel calcolo della qlim.
In particolare, nel calcolo del carico trasmesso dalla fondazione al terreno deve essere
considerata la sottospinta dellacqua agente sulla porzione di fondazione immersa (quindi
il carico di esercizio deve essere diminuito della sottospinta idraulica), mentre il carico
3

Lapplicazione di carichi dinamici e ciclici pu causare un accumulo significativo delle pressioni interstiziali anche in terreni sabbiosi

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limite deve essere valutato in termini di pressioni efficaci. In particolare, riferendosi per
semplicit alla relazione di Terzaghi (e nel caso pi generale alla Eq. 15.5), si ha:
1
q lim = 2' B N + c ' N c + q ' N q
(Eq. 15.8)
2
dove q rappresenta il valore della pressione efficace agente alla profondit del piano di
posa della fondazione e '2 il peso di volume immerso del terreno presente sotto la fondazione. Nel calcolo dei fattori di capacit portante viene utilizzato il valore di del terreno
presente sotto la fondazione.
Ipotizzando la presenza di falda in quiete, i casi possibili sono 4:
a) Il pelo libero della falda si trova a profondit maggiore di D+B.
In questo caso la presenza della falda pu essere trascurata.
b) Il pelo libero della falda coincide con il piano di posa della fondazione (Figura 15.7a).
In questo caso q ' = 1 D , essendo 1 il peso umido (o saturo) del terreno al di sopra
del piano di posa della fondazione.
c) Il pelo libero della falda si trova a quota a al di sopra del piano di posa della fondazione (Figura 15.7b).
In questo caso q ' = 1 (D a ) + 1' a , essendo rispettivamente 1 il peso umido (o saturo) e 1' il peso immerso del terreno al di sopra del piano di posa della fondazione.
d) Il pelo libero della falda si trova a quota d<B sotto il piano di posa della fondazione
(Figura 15.7c).
In questo caso q ' = 1 D , essendo 1 il peso umido (o saturo) del terreno al di sopra
del piano di posa della fondazione, mentre il termine '2 B diventa 2 d + '2 (B d )
D
B

a
B

B-d
a)

b)

c)

Figura 15.7: Influenza della posizione della falda sul calcolo della capacit portante

15.3.2 Analisi in termini di tensioni totali (condizioni non drenate)

Nelle analisi di capacit portante in termini di tensioni totali, la resistenza del terreno
definita convenzionalmente mediante il parametro cu (il criterio di rottura espresso nella
forma = cu), che, contrariamente a c e , non rappresenta una caratteristica del materiale, ma un parametro di comportamento. In questo caso, i fattori di capacit portante
valgono: N = 0, Nc = 5.14, Nq = 1 e il carico limite dato quindi da:
q lim = 5,14 c u s c0 d c0 i c0 b c0 g c0 + q g q0

(Eq. 15.9)
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essendo q = 1D la pressione totale agente sul piano di posa della fondazione, e avendo
indicato con il pedice 0 i fattori correttivi per = 0.
opportuno evidenziare che per lanalisi in termini di tensioni totali, leventuale sottospinta idrostatica dovuta alla presenza della falda non deve essere considerata.
15.3.3 Effetto della compressibilit del terreno di fondazione

Le soluzioni teoriche per la determinazione della capacit portante di fondazioni superficiali con il metodo allequilibrio limite si riferiscono al meccanismo di rottura generale
(Figura 15.1), e assumono che il terreno non si deformi ma che i blocchi che identificano
il cinematismo di rottura (Figure 15.3 e 15.4) abbiano moto rigido. Quando tale ipotesi
lontana dallessere verificata, ovvero per terreni molto compressibili, argille molli e sabbie sciolte, il meccanismo di rottura locale o per punzonamento. Un metodo approssimato semplice, suggerito da Terzaghi, per tenere conto delleffetto della compressibilit
del terreno di fondazione sulla capacit portante consiste nel ridurre di 1/3 i parametri di
resistenza al taglio, ovvero nellassumere come dati di progetto i valori:
c*= 0,67 c e tan*= 0,67 tan
Per il calcolo della capacit portante di fondazioni superficiali su sabbie mediamente addensate o sciolte (DR < 0,67) Vesic (1975) propose di utilizzare un valore di calcolo ridotto dellangolo di resistenza al taglio, secondo lequazione:

tan * = 0,67 + D R 0,75 D R tan


2

(Eq. 15.10)

15.4 Capacit portante di fondazioni su terreni stratificati


La determinazione della capacit portante di fondazioni su terreni stratificati un problema di non facile soluzione, per il quale non esistono quindi trattazioni teoriche di semplice impiego.
Se limportanza dellopera non tale da giustificare luso di metodi numerici avanzati
(per esempio metodi agli elementi finiti), si ricorre generalmente allapplicazione di
schemi e formule approssimate.
In presenza di terreni stratificati, se lo spessore misurato dal piano di fondazione dello
strato di terreno su cui appoggia la fondazione maggiore di B, il terreno pu considerarsi omogeneo.
Nellipotesi che tale circostanza non sia verificata, i casi che possono presentarsi sono i
seguenti:
1. Fondazione su terreni dotati di sola coesione
1.1 strato superiore meno resistente di quello inferiore
1.2 strato superiore pi resistente di quello inferiore
2. Fondazione su terreni dotati di attrito e coesione
2.1 strato superiore meno resistente di quello inferiore
2.2 strato superiore pi resistente di quello inferiore
Generalmente nei casi 1.1 e 2.1 si ricorre, se possibile allasportazione dello strato pi superficiale ed eventualmente ad una sua sostituzione con materiale compattato. Qualora ci
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non sia possibile, si pu comunque calcolare cautelativamente la capacit portante assumendo come parametri di resistenza quelli relativi allo strato pi superficiale.
Nel caso 1.1, se lo strato superficiale di spessore limitato si pu mettere in conto anche
il contributo alla resistenza dovuto allo strato sottostante, utilizzando nellespressione di
qlim per fondazioni nastriformi (qlim = cNc + D) la seguente formula per Nc:

1.5 d1
+ 5.14 c r 5.14
(Eq. 15.11)
B
dove d1 rappresenta lo spessore dello strato pi superficiale al di sotto del piano di fondazione, B la larghezza della fondazione e cr = c2/c1, essendo c1 e c2, rispettivamente, il valore della coesione dello strato pi superficiale e di quello sottostante. Per 0.7 cr 1 il valore di Nc,s deve essere ridotto del 10%.
Nel caso 1.2 la capacit portante di una fondazione nastriforme di larghezza B pu essere
calcolata utilizzando lo schema di una fondazione ideale di larghezza B+d1 appoggiata
sullo strato inferiore (ipotizzando cio che il carico si diffonda nello strato superiore di
spessore d1 con un rapporto 2:1).
Nel caso 2 si possono calcolare per la stratificazione un angolo di resistenza al taglio ed
una coesione equivalenti nel seguente modo:
si determina la profondit
H= 0.5 tg(45 + 1/2)B
con 1 angolo di resistenza al taglio relativo allo strato superiore;
N c,s =

se H > d1 si determina il valore di equivalente da utilizzare nel calcolo di qlim come:


d 1 1 + (H d 1 ) 2
H
con 2 angolo di resistenza al taglio relativo allo strato inferiore;
in modo analogo si ricava c equivalente.
=

15.5 Dal carico limite al carico ammissibile


Il carico ammissibile qamm calcolato dividendo il carico limite qlim per un coefficiente
maggiore di 1, chiamato fattore di sicurezza FS, che viene introdotto per tener conto della
variabilit del terreno, dellaffidabilit dei dati e delle incertezze insite nel modello adottato e nella stima dei carichi.
Generalmente il coefficiente di sicurezza viene applicato solo alla pressione limite netta,
ossia al carico che va ad aggiungersi a quello gi presente alla quota del piano di fondazione. In pratica:
q q
q amm = lim
+q
(Eq. 15.10)
FS
Il valore cos ottenuto deve risultare maggiore del carico di esercizio qes.
In alternativa, se noto il carico di esercizio qes trasmesso dalla fondazione al terreno, il
coefficiente di sicurezza pu essere calcolato mediante la relazione:
q q
FS = lim
(Eq. 15.11)
q es q
e questo valore deve risultare maggiore del limite imposto dalla normativa.
285
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CAPACIT PORTANTE DELLE FONDAZIONI SUPERFICIALI

Nel caso di fondazioni con carico eccentrico, per il calcolo strutturale dellelemento di
fondazione, si fa in genere lipotesi semplificativa che, in condizioni di esercizio e quindi
per carico molto minore della capacit portante, la pressione di contatto struttura di fondazione-terreno sia lineare, e che il terreno non abbia resistenza a trazione.
Ne consegue che il diagramma delle tensioni di contatto viene calcolato con le formule
della presso flessione per sezioni non reagenti a trazione.
Ad esempio, se per semplicit di esposizione si considera una fondazione continua di larghezza B soggetta ad un carico verticale N per unit di lunghezza con eccentricit e (Figura 15.8):
- se la risultante ricade allinterno del nocciolo dinerzia, ovvero se risulta e < B/6, il

N 6e
diagramma trapezio e le tensioni alle estremit valgono: max = 1

min B
B
- se invece la risultante esterna al nocciolo dinerzia, ovvero se risulta e > B/6, la seB

zione parzializzata e il diagramma triangolare, con base B* = 3 e e tensione


2

4
N
.
massima, allestremit compressa max =
3 (B 2 e )

N
e

B
max

B
min

max
B*

e < B/6

e > B/6

Figura 15.8: Schema delle pressioni di contatto in condizioni di esercizio per fondazioni con
carico eccentrico.

Il coefficiente di sicurezza per la verifica di capacit portante, trascurando il carico gi


presente alla quota del piano di fondazione, sar il rapporto fra la forza verticale massima
con eccentricit e, al limite dell equilibrio: Qlim = qlim (B 2e) e la forza verticale di eserQ
cizio, con pari eccentricit N: FS = lim
N
buona norma tuttavia progettare le fondazioni superficiali in modo che la sezione sia interamente compressa, almeno per i carichi di lunga durata.
286
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Capitolo 15

CAPACIT PORTANTE DELLE FONDAZIONI SUPERFICIALI

La scelta del coefficiente di sicurezza rispetto alla rottura di fondazioni superficiali (che
potremmo anche definire coefficiente di ignoranza), come sempre per le opere geotecniche, operazione delicata e complessa, poich sono molte e di diversa origine le incertezze con cui viene determinato il valore di riferimento. Vi sono incertezze nella definizione
del modello geotecnico (stratigrafia, spessore e geometria degli strati, variabilit delle caratteristiche geotecniche, affidabilit delle indagini geotecniche eseguite, etc..), incertezze
legate al metodo di calcolo (leggi costitutive, ipotesi sul meccanismo di collasso, utilizzo
di relazioni empiriche, etc..), incertezze legate ai carichi applicati, alla loro probabilit di
evenienza e alla persistenza nel tempo, etc).
In attesa dellentrata in vigore di una nuova normativa basata sul metodo semiprobabilistico e sui coefficienti parziali di carico e di resistenza (Eurocodice 7), occorre comunque
rispettare la normativa italiana vigente (D.M. 11.3.1988), la quale fissa, come limite inferiore del coefficiente di sicurezza globale rispetto alla rottura di fondazioni superficiali,
un valore pari a 3 per le fondazioni di manufatti in generale, e pari a 2 per le fondazioni
delle opere di sostegno.

287
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Capitolo 16

CEDIMENTI DI FONDAZIONI SUPERFICIALI

CAPITOLO 16
CEDIMENTI DI FONDAZIONI SUPERFICIALI
16.1 Introduzione
I cedimenti delle fondazioni superficiali sono gli spostamenti verticali del piano di posa, e
sono il risultato (lintegrale) delle deformazioni verticali del terreno sottostante la fondazione. Tali deformazioni sono la conseguenza di unalterazione dello stato di tensione,
che in generale pu essere prodotta dal carico trasmesso dalla fondazione stessa o da altre
fondazioni vicine, o anche da una variazione delle pressioni interstiziali, ad esempio per
un abbassamento del livello di falda. Limitandoci al caso dei carico trasmesso dalla fondazione, la stima dei cedimenti attesi necessaria per valutarne lammissibilit in condizioni di esercizio, e quindi per valori del carico e delle tensioni indotte molto inferiori a
quelli che producono la rottura del terreno.
Per stimare i cedimenti necessario conoscere, fino alla profondit alla quale
lalterazione dello stato di tensione diviene trascurabile, ovvero nel volume significativo
del sottosuolo:
1. le condizioni stratigrafiche,
2. lo stato tensionale iniziale e finale,
3. le leggi costitutive tensioni-deformazioni-tempo per ciascuno dei terreni presenti.
Come per molti altri problemi di ingegneria geotecnica, troppo complessi per essere affrontati e risolti in modo rigoroso e unitario, anche la stima dei cedimenti di fondazione
viene di norma affrontata per parti e a cascata, applicando a ciascuna di esse modelli
e schemi incompleti e parziali, talvolta empirici o semi-empirici, ma sufficientemente accurati per dare una risposta quantitativa affidabile ad ogni passo del procedimento. Naturalmente essenziale avere percezione della complessit del problema fisico e consapevolezza dei limiti dei modelli e schemi adottati. Il calcolo dei cedimenti di fondazioni superficiali si articola nelle seguenti fasi:
1. calcolo delle tensioni litostatiche e degli incrementi di tensione indotti nel sottosuolo;
2. scelta delle leggi tensioni-deformazioni-tempo e determinazione sperimentale dei parametri rappresentativi per ciascuno degli strati presenti nel volume significativo;
3. calcolo delle deformazioni verticali e loro integrazione;
4. calcolo del decorso dei cedimenti nel tempo.

16.2 Cedimenti di fondazioni superficiali su terreno coesivo saturo


Il cedimento di una fondazione superficiale su terreno coesivo saturo si compone di tre
parti: cedimento immediato, Si, cedimento di consolidazione, Sc, e cedimento viscoso, Ss.
S = Si + Sc + Ss

(Eq. 16.1)

A causa della bassa permeabilit del terreno coesivo e con le abituali ipotesi di scheletro
solido ed acqua incompressibili, allistante di applicazione del carico la deformazione avviene in condizioni non drenate, ovvero la deformazione volumetrica zero ed il cedi288
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Capitolo 16

CEDIMENTI DI FONDAZIONI SUPERFICIALI

mento consegue solo a deformazioni di taglio. Se larea di carico limitata il cedimento


immediato della fondazione necessariamente accompagnato da un sollevamento del terreno circostante. Ne consegue che in condizioni edometriche il cedimento immediato
zero, poich non sono possibili rigonfiamenti laterali.
Le tensioni indotte dal carico applicato generano sovrapressioni interstiziali nel terreno di
fondazione che innescano un processo di consolidazione. In condizioni edometriche la
consolidazione monodimensionale, per carico distribuito su una striscia la consolidazione piana, per carico agente su unarea di ampiezza limitata la consolidazione tridimensionale. Durante il processo di consolidazione si riducono i vuoti nel terreno, si hanno
quindi deformazioni volumetriche e cedimenti che si accrescono nel tempo fino alla completa dissipazione delle sovrapressioni interstiziali.
A processo di consolidazione terminato e quindi a tensioni efficaci costanti, si possono
avere ulteriori deformazioni e quindi cedimenti per viscosit dello scheletro solido (creep).
Per i terreni a grana fine il cedimento di consolidazione rappresenta in genere laliquota
dominante del cedimento totale.
Il cedimento secondario o viscoso, salvo casi particolari (torbe o argille organiche) piccolo e viene trascurato.
16.2.1 Cedimento immediato, Si
Il cedimento immediato si manifesta via via che viene applicato il carico durante la costruzione dellopera geotecnica, e pertanto spesso poco temibile, sia perch pu essere
recuperato riportando in quota la struttura, sia perch normalmente precede la messa in
opera delle parti pi vulnerabili (pavimentazioni, rivestimenti, finiture).
Il cedimento immediato di fondazioni superficiali su terreni a grana fine saturi viene di
norma calcolato in termini di tensioni totali e in condizioni non drenate con la teoria
dellelasticit, la cui applicazione pu essere in parte giustificata dal basso valore delle
tensioni (e quindi delle deformazioni) indotte dal carico di esercizio. La principale fonte
di incertezza comunque derivante dalla scelta dei valori pi appropriati dei parametri elastici.
Per quanto riguarda il coefficiente di Poisson, le condizioni non drenate per un terreno saturo implicano lassenza di deformazioni volumetriche e quindi = u = 0,51.
Per quanto riguarda invece il modulo di deformazione in condizioni non drenate, Eu, spesso si fa riferimento al valore del modulo secante per deformazioni assiali pari a un mezzo
o ad un terzo della deformazione assiale di rottura af, determinato con prove di compressione semplice e/o con prove triassiali non drenate (questa scelta deriva dal fatto che il
fattore di sicurezza, FS, in condizioni di esercizio spesso compreso tra 2 e 3). Tuttavia i
valori di Eu cos stimati sono in generale troppo cautelativi e costituiscono tuttalpi il limite inferiore dei valori reali, sia perch le curve di laboratorio si riferiscono a provi-

1
[1 ( 2 + 3 )] e analoghe. In condizioni non drenate per
E
(1 2 ) ( + + ) = 0 da cui: = 0,5 .
un terreno saturo : v = 1 + 2 + 3 =
1
2
3
E
289

Infatti per la legge di Hooke : 1 =

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Capitolo 16

CEDIMENTI DI FONDAZIONI SUPERFICIALI

ni di terreno almeno in parte disturbato e sono affette da errori di varia natura che comportano tutti una sottostima della rigidezza, sia perch nel volume significativo la deformazione media in condizioni di esercizio molto inferiore al valore af/FS.
Pertanto, o si dispone di misure sperimentali di laboratorio eseguite con apparecchiature
di grande precisione2 su campioni a minimo disturbo, oppure preferibile utilizzare valori
di Eu ottenuti mediante correlazioni empiriche da prove in sito e/o da misure di cedimenti
di opere in vera grandezza. Ad esempio in Tabella 16.1 sono presentati i valori orientativi
del rapporto fra il modulo Eu, stimato mediante back analyses di strutture realizzate su terreni coesivi diversi, e la resistenza al taglio non drenata, cu, ottenuta con prove triassiali
non drenata su campioni indisturbati di terreno.
Tabella 16.1: Stima del modulo di deformazione non drenato per terreni a grana fine

OCR
<3
35
>5

Eu/cu
30 < IP < 50
400
300
200

IP < 30
800
500
300

IP > 50
200
150
100

Come abbiamo visto nel Capitolo 6 (Pressioni di contatto e diffusione delle pressioni in
un semispazio elastico), una pressione verticale uniforme agente su una fondazione di
dimensioni finite determina una pressione di contatto e un cedimento che dipendono dal
terreno e dalla rigidezza della struttura di fondazione. In particolare su un terreno coesivo
saturo in condizioni non drenate se la fondazione rigida il cedimento uniforme e la
pressione di contatto massima al
bordo e minima al centro dellarea
fondazione B x L
di carico, viceversa se la fondazione
p
p
D
flessibile la pressione di contatto
uniforme e il cedimento massimo
al centro e minimo al bordo.
Per il calcolo del cedimento immediato di una fondazione rettangolare
H
di dimensioni BxL si pu fare riferimento allo schema di Figura 16.1,
in cui p la pressione netta trasmesMezzo elastico (E, )
sa in fondazione, E e sono i parametri elastici del terreno, D la profondit del piano di posa e H lo
Mezzo rigido
spessore dello strato deformabile dal
piano di fondazione.
Nel caso particolare di fondazione
Figura 16.1 - Schema per il calcolo dei cedimenti flessibile, D = 0 e H = , il cedimento s in corrispondenza di uno
elastici di una fondazione superficiale
2

Apparecchiature di laboratorio in grado di misurare con precisione la rigidezza dei terreni per bassi livelli
di deformazione sono lapparecchio triassiale con misura delle deformazioni interne, lapparecchio di colonna risonante e lapparecchio di taglio torsionale ciclico.

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Capitolo 16

CEDIMENTI DI FONDAZIONI SUPERFICIALI

spigolo dellarea di carico dato dalla seguente equazione:


p B (1 2 )
s=
Is
E
L
=
B
1 + 1 + 2
1

I s = ln + 1 + 2 + ln

(Eq. 16.2)

Applicando il principio di sovrapposizione degli effetti, in modo analogo a quanto gi visto per il calcolo delle tensioni indotte da una superficie di carico rettangolare, lEq. 16.2
permette di determinare il cedimento di qualunque punto della superficie, sia interno che
esterno allarea di carico. In particolare il cedimento massimo corrisponde al centro
dellarea di carico.
Se la fondazione rigida il cedimento pu essere assunto in prima approssimazione pari
all80% del cedimento massimo della fondazione flessibile.
Pi in generale il cedimento immediato medio3 di una fondazione rettangolare flessibile
su argilla satura ( = 0,5) pu essere stimato con la seguente equazione (Jambu, 1956;
Christian e Carrier, 1978):
pB
Si = 0 1
(Eq. 16.3)
Eu
In cui 0 e 1 sono fattori dipendenti rispettivamente dalla profondit del piano di fondazione e dallo spessore dello strato compressibile (Figura 16.2).
Per il calcolo dei cedimenti immediati di fondazioni su terreno stratificato e dei cedimenti
di strutture sotterranee come le tubazioni si pu ricorrere ancora allEq. 16.3 con un artificio.
In particolare il cedimento immediato di una fondazione su un terreno costituito da due
strati, A e B, caratterizzati da due differenti valori del modulo elastico non drenato, Eu,A e
Eu,B, (Figura 16.3) pu essere ottenuto sommando i contributi al cedimento dovuti alla deformazione dello strato A e dello strato B:
Si = Si,A + Si,B

(Eq. 16.4)

Il termine Si,A il cedimento calcolato assumendo H=HA e Eu=Eu,A.


Il termine Si,B la differenza fra il cedimento calcolato assumendo H=HB e Eu=Eu,B e il
cedimento calcolato assumendo H=HA e Eu=Eu,B.
Analogamente e con riferimento allo schema di Figura 16.4, il cedimento della tubazione
posta alla profondit H1, pu essere calcolato come differenza tra il cedimento calcolato
assumendo H=H2 e il cedimento calcolato assumendo H=H1.

Spesso si assume che il cedimento medio di una fondazione flessibile sia eguale al cedimento della fondazione rigida

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Capitolo 16

CEDIMENTI DI FONDAZIONI SUPERFICIALI

Figura 16.2 - Fattori 0 e 1 per il calcolo del cedimento immediato di fondazioni su argilla satura

fondazione B x L

fondazione B x L
p

Eu

HA

H1

Eu,A

H2
HB
B
Eu,B

Figura 16.3 - Schema per il calcolo dei cedimenti


immediati di una fondazione superficiale su terre-292
no coesivo saturo stratificato

Figura 16.4 - Schema per il calcolo dei cedimenti immediati di una tubazione dovuti
ad una fondazione su terreno coesivo saturo

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Capitolo 16

CEDIMENTI DI FONDAZIONI SUPERFICIALI

16.2.2 Cedimento di consolidazione, Sc

Nel Capitolo 7 (Compressibilit e consolidazione edometrica), abbiamo visto come si


possono calcolare i cedimenti di consolidazione in condizioni edometriche, ovvero in
condizioni di espansione laterale impedita, con filtrazione e deformazioni solo in direzione verticale. Abbiamo anche visto che in tali condizioni, se il terreno saturo, il cedimento istantaneo zero e lincremento di pressione interstiziale u pari allincremento di
tensione verticale totale applicato in superficie . Inoltre allistante iniziale, ovvero in
condizioni non drenate, le tensioni efficaci non variano e quindi le tensioni principali totali hanno pari incremento: 1 = 3 = u = .
Nel Capitolo 8 (Ancora sulla consolidazione), abbiamo visto che se la pressione non
uniforme, o se gli strati non sono orizzontali, o se larea di carico non infinitamente estesa, la consolidazione non monodimensionale.
Nel Capitolo 6 (Pressioni di contatto e diffusione delle tensioni in un semispazio elastico), abbiamo visto che carichi applicati in superficie producono in generale incrementi
delle tensioni principali maggiore e minore differenti fra loro, 1 3.
Infine nel Capitolo 9 (Resistenza al taglio), abbiamo visto che lincremento di pressione
interstiziale u in condizioni non drenate prodotto da un incremento 1 della tensione
della
tensione
principale
minore
:
principale
maggiore
e
3
u = B [ 3 + A (1 3 )] , con A e B parametri di Skempton (se il terreno saturo
B = 1).
Tutto ci premesso e richiamato, evidente che il cedimento di consolidazione di una
fondazione superficiale su argilla satura dovrebbe essere calcolato tenendo conto delle effettive condizioni al contorno, che in generale non corrispondono alle condizioni edometriche.
Tuttavia per motivi di semplicit la stima del cedimento di consolidazione di fondazioni
superficiali su terreni a grana fine abitualmente ottenuta con un metodo di calcolo semplificato (metodo di Terzaghi) che si basa sulle ipotesi di consolidazione edometrica, modificando eventualmente il risultato ottenuto con un fattore correttivo empirico per tenere
conto delle approssimazioni introdotte.
Metodo di Terzaghi
Il metodo si basa sulle seguenti ipotesi semplificative, verificate con approssimazione tanto migliore quanto pi piccolo il rapporto H/B tra lo spessore H dello strato compressibile e la dimensione caratteristica B in pianta dellarea caricata:
-

le deformazioni avvengono solo in direzione verticale, senza contrazioni o espansioni


orizzontali;
la sovra pressione dei pori iniziale u pari allincremento di tensione verticale totale
v indotta dai carichi.

Con riferimento allo schema di Figura 16.5, i passi necessari per applicare il metodo sono
i seguenti:
1. Si definisce il modello geotecnico, ovvero lo schema a strati orizzontali di riferimento,
per ciascuno dei quali si stimano, in funzione della profondit o come valore medio, il
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peso di volume, , lindice dei vuoti, e0, gli indici di compressione, Cc, e di ricompressione-rigonfiamento, Cs, nonch la profondit della falda.
q
p = q - D

'v
q

D
ZW

H1

H1

H2

H2

H3

H3

HA
H4

H4
'v 0 + v

H5
H

HB

H5

H6

H6

H7

H7

H8

H8

H9

H9
'v 0

'c

Figura 16.5 - Metodo edometrico per la stima dei cedimenti di consolidazione di fondazioni superficiali

2. Si determina e si traccia il profilo della tensione verticale efficace geostatica, v0, in


asse alla fondazione.
3. Si determina e si traccia il profilo della pressione di consolidazione, c. Per terreni NC
i profili di v0 e di c coincidono.
4. Si determina la pressione verticale media netta trasmessa dalla fondazione, p = q - D,
in cui q la pressione media totale trasmessa dalla fondazione e D la tensione verticale totale geostatica alla profondit del piano di fondazione.
5. Si determina e si traccia il profilo dellincremento di tensione verticale v prodotto
dalla pressione p agente sullarea di carico, in asse alla fondazione, utilizzando la teoria dellelasticit, fino alla profondit Z oltre la quale non sono presenti strati compressibili o fino alla profondit Z alla quale si ha v = 0,1 v0.
6. Si assume che il cedimento di consolidazione sia dovuto alle deformazioni verticali del
terreno fra le profondit D e Z, e quindi che lo spessore di terreno compressibile sia H
= Z D.
7. Si suddivide lo spessore H in strati coincidenti con gli strati orizzontali del modello
geotecnico oppure, qualora vi siano strati di grande spessore, suddividendoli ulte294
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CEDIMENTI DI FONDAZIONI SUPERFICIALI

riormente in sottostrati. Poich il metodo di calcolo del cedimento sostituisce


allintegrale delle deformazioni verticali nello spessore H la sommatoria dei cedimenti
dei singoli strati e sottostrati, lapprossimazione sar tanto migliore quanto minore sar
il loro spessore. Spesso si considerano strati e sottostrati di eguale spessore, ma poich
il cedimento di quelli pi superficiali, a parit di rigidezza, contribuisce maggiormente
al cedimento totale sarebbe buona norma eseguire una suddivisione tale che gli strati o
sottostrati pi superficiali siano di minore spessore. Indicando con Hi lo spessore dell
i-esimo strato o sottostrato, sar H = Hi.
8. In corrispondenza del punto medio di ciascuno strato o sottostrato di spessore Hi si determinano i valori di: v0, c, v, e0, Cc, Cs.
9. Si stima il cedimento di ogni strato o sottostrato i-esimo nel modo seguente:
a) se c = v0 (terreno N.C.):
' + v
Hi

H i =
C c log v 0 '
(Eq. 16.5)

(1 + e 0 )
v0

b) se c > (v0 + v):


H i =

' + v
Hi

C s log v 0 '

(1 + e 0 )

v0

c) se (v0 + v) >c > v0:

'
' +
Hi
H i =
C s log ' c + C c log v 0 ' v
(1 + e 0 )
c
v0

(Eq. 16.6)

(Eq. 16.7)

10. Si stima il cedimento di consolidazione edometrico di tutto lo strato compressibile H:


(Eq. 16.8)
Sed = Hi
Alternativamente il cedimento di consolidazione edometrico pu essere calcolato utilizzando i moduli edometrici, M, (o i coefficienti di compressibilit mv) invece degli indici
di compressione, Cc, e di ricompressione-rigonfiamento, Cs. In tal caso il contributo al cedimento totale di ogni i-esimo strato sar calcolato con lequazione:
H i = H i

v
= H i m v v
M

(Eq. 16.9)

in cui i valori di M (o di mv) devono riferirsi alla tensione verticale litostatica efficace,
v0, nel punto medio dello strato i-esimo.
Correzione di Skempton-Bjerrum
Il metodo di Terzaghi si basa sulle ipotesi di consolidazione monodimensionale (r = 0,
u = ). Poich il terreno sottostante la fondazione non confinato lateralmente,
lincremento di pressione interstiziale allistante di applicazione del carico, in condizioni
non drenate, diverso e in genere inferiore allincremento di tensione verticale totale (u
< ). Poich le deformazioni per consolidazione sono dovute alla riduzione di volume
derivante dal dissiparsi delle sovrapressioni interstiziali, ne consegue che le deformazioni
reali di consolidazione sono inferiori a quelle calcolate con il metodo di Terzaghi.
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Skempton e Bjerrum (1957) suggerirono di stimare il cedimento di consolidazione con la


seguente equazione semi-empirica:
S c = S ed

(Eq. 16.10)

in cui (Figura 16.6) un coefficiente semi-empirico, ottenuto da prove triassiali e quindi in condizioni di carico assialsimmetriche, funzione del coefficiente di pressione dei pori A, che a sua volta
funzione del grado di sovraconsolidazione e del livello di mobilitazione
della
resistenza
(vedi Capitolo 9
Resistenza al taglio), e della forma dellarea di carico.

Figura 16.6 - Valori del coefficiente di correzione per la stima del


cedimento di consolidazione di fondazioni superficiali

Per fondazioni quadrate o rettangolari


non molto allungate
di area A ci si pu
riferite al caso della
fondazione circolare con diametro

A
. Come si pu osservare dal grafico di Figura 16.6, i valori di sono

inferiori ad 1, salvo che per argille sensibili, e sono generalmente compresi tra 0,7 e 1 per
le argille normalmente consolidate, tra 0,5 e 0,7 per le argille mediamente sovraconsolidate, e tra 0,2 e 0,5 per le argille fortemente sovra-consolidate.

equivalente D =

Da quanto finora detto risulta che il cedimento totale di una fondazione superficiale su
terreno a grana fine pu essere stimato con la relazione:
S = Si + S c = Si + S ed
(Eq. 16.11)
stato osservato (Burland et al., 1978) che per fondazioni superficiali su:
- argille normalmente consolidate il cedimento immediato Si piccolo rispetto al cedimento totale S (Si/S 0,1) e che il cedimento per consolidazione Sc non molto inferiore al cedimento calcolato con il metodo edometrico (Sc/Sed = = 0,71). Pertanto
per semplicit e tenuto conto delle numerose fonti di incertezza, ci si pu limitare al
calcolo del cedimento edometrico e assumere:
Si = 0,1 Sed

Sc = Sed

S = 1,1 Sed
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CEDIMENTI DI FONDAZIONI SUPERFICIALI

argille sovra consolidate il cedimento immediato Si costituisce unaliquota importante


del cedimento totale S (Si/S 0,6) e che pertanto, limitandoci al calcolo del cedimento
edometrico, si pu assumere:
Si = 0,6 Sed

Sc = 0,4 Sed

S = Sed.

16.3 Cedimenti di fondazioni superficiali su sabbia


A causa della natura granulare delle sabbie pi probabile che si verifichino sensibili cedimenti assoluti e differenziali a causa delle vibrazioni, prodotte da macchinari, dal traffico o da terremoti, che non a causa della pressione trasmessa dalle fondazioni.
Comunque sono stati proposti molti metodi per la stima dei cedimenti di fondazioni superficiali su sabbia, la maggior parte dei quali empirici o semi-empirici, basati cio
sullosservazione di un certo numero di casi reali. Lesistenza di molti metodi un chiaro
indice del fatto che nessuno di essi pu considerarsi accurato e affidabile.
Tuttavia una stima accurata dei cedimenti di fondazioni su sabbia non in generale molto
importante, sia perch tali cedimenti sono di modesta entit (raramente superiore a 4cm),
sia perch sono immediati (le condizioni di carico sono drenate) e si esauriscono durante
la costruzione, salvo quando il carico accidentale non sia molto superiore al carico permanente.
Poich inoltre molto difficile ottenere campioni indisturbati di sabbia su cui eseguire
prove di laboratorio atte alla caratterizzazione meccanica del terreno in sito, i pi diffusi
metodi di calcolo del cedimento di fondazioni superficiali su sabbia sono basati sui risultati di prove in sito.
I metodi attualmente pi accreditati sono il metodo di Schmertmann (1970-1978) che utilizza i risultati di prove penetrometriche statiche, CPT, e il metodo di Burland e Burbridge (1985) che utilizza i risultati di prove penetrometriche dinamiche, SPT.
16.3.1 Metodo di Schmertmann

Il metodo di Schmertmann consente di stimare il cedimento di fondazioni superficiali su


sabbia utilizzando il profilo di resistenza penetrometrica di punta, qc, di una prova CPT.
Con riferimento allo schema di Figura 16.7, il cedimento della fondazione stimato con
lequazione:
S=

z2
C1 C 2
I z
p z
C3
qc
0

in cui:
p = p p0
p
p0
z2
z
qc

Eq. (16.12)

la pressione media netta applicata dalla fondazione,


la pressione trasmessa dalla fondazione,
la pressione efficace alla profondit del piano di fondazione,
la profondit significativa, ovvero la profondit massima dal piano di
fondazione del terreno che contribuisce al cedimento,
il generico strato in cui si suddiviso lo spessore z2 di terreno, che al limite pu coincidere con lintervallo di campionamento della prova,
la resistenza di punta media dello strato z,
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Iz

un fattore di influenza della deformazione verticale media, la cui variazione con la profondit rappresentata in Figura 16.7,
un fattore che dipende dalla profondit del piano di fondazione,
un fattore di viscosit,
un fattore che dipende dalla forma dellarea di carico.

C1
C2
C3

B
p

Izmax
Iz0

p'0

Iz

z1/B

z2/B

I z = I z 0 + (I z ,max I z 0 )
Iz =

I z ,max
z 2 z1

z
z1

(z 2 z )

per

z z1

B B

per

z1 z z 2

B B B

z/B
Figura 16.7 - Metodo di Schmertmann per la stima del cedimento di fondazioni superficiali
su sabbia

I fattori e le variabili che compaiono nellEq. 16.12 sono calcolati con riferimento alle seguenti formule e ai valori riportati in Tabella 16.2:
p '0
0,5
p
C 2 = 1 + 0 ,2 log 10 10t
essendo t il tempo dalla fine della costruzione espresso in anni;
C1 = 1 0,5

Eq. (16.13)
Eq. (16.14)

0,5

p
I z ,max = 0,5 + 0,1 '
v
essendo v la tensione verticale efficace alla profondit z1.

Eq. (16.15)

16.3.2 Metodo di Burland e Burbridge

Il metodo di Burland e Burbridge per la stima del cedimento di fondazioni su sabbie normalmente consolidate (NC) e sovra consolidate (OC) dai risultati di prove SPT si basa su
unanalisi statistica di un grande numero casi osservati.
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Tabella 16.2 Valori dei parametri z1, z2 e C3 che compaiono nellequazione 16.12 al variare della forma della fondazione

Forma dellarea di carico Striscia (B/L = 0) Quadrato (B/L = 1) Rettangolo (0<B/L<1)

Iz0
z1
B
z2
B

C3

0,2

0,1

0,5

3,5

2,5

B
0,2 0,1
L
B
1 0,5
L
B
4 2
L
B
3,5
L

Il cedimento di fondazioni su sabbie NC, al termine della costruzione, stimato con la seguente equazione:
S i = f s f 1 q B 0 ,7 I c

in cui:
Si
B

Eq. (16.16)

il cedimento medio immediato espresso in mm,


la larghezza della fondazione, in metri,

1,25 L B
fs =

L B + 0 ,25

un fattore di forma che assume i valori:


fs = 1 per fondazione quadrata o circolare (L/B = 1)
fs = 1,25 per fondazione a nastro

f1 =

Hs
ZI

H
2 s
ZI

fluenza, e Hs lo spessore dello strato di sabbia sotto la fondazione.


ZI e Hs sono espressi in metri. Se Hs > ZI si assume f1 = 1.
la pressione media trasmessa dalla fondazione, in kPa,

q
Ic =

un fattore di spessore, in cui Z I = B 0, 763 la profondit di in-

1,71
N

1, 4

un indice di compressibilit, funzione di un valore medio, N ,


dellindice della prova SPT.

I valori direttamente misurati dellindice NSPT = N2 + N3 sono corretti per tener conto della composizione granulometrica, nel modo seguente:
per sabbie molto fini o limose sotto falda
per ghiaie o sabbie ghiaiose

N = 15+0,5 (NSPT 15),


N = 1,25 NSPT
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CEDIMENTI DI FONDAZIONI SUPERFICIALI

Se i valori di NSPT (o del valore corretto N) crescono o sono pressoch costanti con la
profondit, la media N calcolata entro la profondit di influenza ZI, altrimenti entro una
profondit pari a 2B.
Nel caso di fondazioni su sabbie OC o disposte alla base di uno scavo, indicando con v0
la pressione di consolidazione del terreno OC o la pressione verticale efficace litostatica
alla profondit dello scavo, lequazione per il calcolo del cedimento medio immediato al
termine della costruzione modificata nel modo seguente:
I
S i = f s f 1 q B 0 ,7 c
Eq. (16.17)
se q < v0
3
2

S i = f s f 1 q v' 0 B 0 ,7 I c =
3

Eq. (16.18)
se q > v0
' Ic
0 ,7
'
= f s f 1 v0 + (q v0 ) I c B
3

Tale modifica consegue dallassunzione che la compressibilit della sabbia sovraconsolidata, per cause geologiche, per erosione o anche per la decompressione conseguente allo
scavo, sia circa pari a 1/3 della compressibilit di una sabbia NC. Poich tuttavia non
facile stabilire se una sabbia sovra consolidata e tanto meno determinare il valore della
pressione di consolidazione, prudente non tenere conto di uneventuale sovraconsolidazione e utilizzare le Equazioni 16.17 e 16.18 solo per fondazioni alla base di uno scavo.
Per tenere conto degli effetti viscosi Burland e Burbridge propongono di moltiplicare il
cedimento immediato per un fattore di correzione:
S = Si f t
Eq. (16.19)
t
f t = 1 + R 3 + R t log10
3
in cui t il tempo dalla fine della costruzione espresso in anni (t 3), ed R3 e Rt sono coefficienti che dipendono dalle condizioni di carico (Tabella 16.3).
Tabella 16.3 Valori dei coefficienti R3, e Rt che compaiono nellequazione 16.19 al variare delle
condizioni di carico

Condizioni di carico

R3

Rt

Carichi statici
Carichi ciclici

0,3
0,7

0,2
0,8

Lapparente accuratezza dei metodi sopra esposti non deve farci dimenticare quanto detto
allinizio del paragrafo: la stima del cedimento di fondazioni superficiali su sabbia sempre molto incerta, sia a causa della variabilit intrinseca dei depositi sabbiosi, sia per la
natura empirica o semi empirica di metodi di calcolo, cosicch errori dellordine del 50%
sono molto frequenti, ma raramente lentit dei cedimenti tale da creare un reale problema ingegneristico.

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CEDIMENTI DI FONDAZIONI SUPERFICIALI

16.4 Cedimenti assoluti e differenziali ammissibili


Dopo avere stimato lentit dei cedimenti di una fondazione superficiale occorre valutarne
lammissibilit. Il problema molto complesso per i seguenti motivi:
- Innanzitutto lentit e la distribuzione del carico trasmesso dalla fondazione al terreno,
che abbiamo finora considerato un dato del problema, in realt non sono affatto certe,
sia perch possono variare nel tempo sia perch dipendono dallinterazione terreno
fondazione struttura in elevazione. Ad esempio la pressione trasmessa da un rilevato
stradale pu considerarsi nota e sostanzialmente costante nel tempo, in quanto il carico accidentale piccolo rispetto a quello permanente e la fondazione pu considerarsi
priva di rigidezza. Al contrario il carico trasmesso dalle fondazioni superficiali di un
fabbricato dipende in modo rilevante sia dalla rigidezza della struttura in elevazione,
comprese le parti non strutturali come le pareti di tamponamento con le loro aperture o
le pavimentazioni, sia dalla tipologia e dalla rigidezza della struttura di fondazione
(plinti, travi, reticoli di travi, platee), sia infine dalla natura del terreno di fondazione
(coesivo o incoerente). Inoltre per le strutture in cui il carico accidentale prevalente,
o comunque rilevante, come ad esempio i serbatoi o i palazzetti dello sport, occorre
valutare quale aliquota del carico accidentale mettere in conto per la stima dei cedimenti. Infatti mentre per la verifica di capacit portante ovvio che si debba considerare la combinazione di carico pi sfavorevole, anche se improbabile e di breve durata, per il calcolo dei cedimenti occorrer distinguere tra cedimenti immediati prodotti
dal carico massimo e cedimenti di consolidazione prodotti da un carico medio di lunga
durata.
- Occorre poi considerare che una parte del cedimento pu essere dovuto a cause diverse dal carico trasmesso dalla fondazione, in primo luogo dai carichi trasmessi da fondazioni vicine, appartenenti o meno allo stesso complesso strutturale, poi dalle oscillazioni di falda, dal rigonfiamento e/o dal ritiro dei terreni argillosi, da movimenti franosi, dallo scavo di una galleria a piccola profondit, da vibrazioni etc..
- Lammissibilit dei cedimenti assoluti e differenziali dipende poi dalla vulnerabilit
della struttura portante (le strutture isostatiche sono meno vulnerabili) e delle strutture
portate (tramezzi, infissi, collegamenti impiantistici), dalla destinazione duso, dalla
qualit dei materiali impiegati.
- A tutto ci si aggiunge lincertezza della stima dei cedimenti, legata sia al modello
geotecnico, necessariamente semplificato, sia al metodo di calcolo.
Pertanto, pur non rinunciando ad un calcolo analitico dellinterazione terrenostruttura di
fondazione-struttura in elevazione per la valutazione dei cedimenti assoluti e differenziali,
con metodi che sono oggetto di un altro corso del settore geotecnico (Fondazioni Speciali), lingegnere dovr tenere conto dellesperienza propria e altrui, basata sullosservazione di casi reali.

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Capitolo 16

CEDIMENTI DI FONDAZIONI SUPERFICIALI

In Figura 16.8 (Burland e Wroth,


1974) sono graficamente rappresentati i parametri che descrivono i cedimenti assoluti e differenziali: i
punti A, B, C e D possono rappresentare plinti isolati di un sistema di
fondazioni superficiali, ma anche
punti appartenenti ad un muro, ad
una trave o ad una platea di fondazione.
Con riferimento alla Figura 16.8 i
parametri, e i relativi simboli, sono i
seguenti:
i, cedimento del punto i (i = A, B,
C, D),
max, cedimento massimo (max =
B),
, cedimento differenziale, ovvero
differenza fra i cedimenti di due
punti,
max, cedimento differenziale massimo, (max = BD = B D)

Figura 16.8: Parametri per la definizione dei cedimenti


assoluti e differenziali

, rotazione ovvero pendenza rispetto allorizzontale della retta congiungente due punti
consecutivi,
max, rotazione massima (max = AB = arctan(AB/LAB)
rotazione rigida, ovvero pendenza rispetto allorizzontale della retta congiungente i due
punti A e D di estremit ( = arctan(AD/LAD),
inflessione relativa, ovvero distanza del punto i (i = B, C), rispetto alla retta congiungente i due punti di estremit,
max inflessione relativa massima (max = B),
/L rapporto dinflessione, rapporto fra linflessione relativa e la lunghezza totale L =
LAD
deformazione angolare, (positiva per concavit verso lalto sagging e negativa per
concavit verso il basso hogging ), rappresenta la rotazione totale in un punto (B =
AB + BC);
rotazione relativa o distorsione angolare, rotazione della retta congiungente due punti
rispetto alla retta congiungente i punti di estremit (AB = AB + , DC = DC - ).

Un cedimento uniforme non determina variazioni nello stato tensionale della struttura in
elevazione, e pertanto potrebbero essere tollerati anche cedimenti elevati purch
compatibili con la funzionalit dellopera. Al contrario movimenti di rotazione rigida e
cedimenti differenziali alterano le sollecitazioni nella struttura e sono quindi pi pericolosi per lintegrit dellopera.
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Capitolo 16

CEDIMENTI DI FONDAZIONI SUPERFICIALI

Poich tuttavia il cedimento differenziale aumenta al crescere del cedimento assoluto,


spesso si pongono limitazioni al cedimento assoluto, di meno incerta determinazione, ed
in tal modo ci si garantisce anche rispetto al cedimento differenziale.
Esistono molti grafici e tabelle, proposti da vari Autori, che su base statistica indicano i
valori ammissibili dei diversi parametri che definiscono i cedimenti assoluti e differenziali. A titolo di esempio, in Tabella 16.4, sono riportati alcuni dei valori della distorsione
angolare limite suggeriti da Bjerrum (1963), in Tabella 16.5 i valori ammissibili di alcuni
parametri di deformazione secondo Sowers (1962).
In generale si pu dire che:
-

sono ammissibili cedimenti maggiori su argilla che su sabbia, poich avvengono pi


gradualmente nel tempo e permettono alla struttura di adeguarsi;
gli edifici intelaiati sopportano meglio i cedimenti differenziali degli edifici di muratura portante, pi rigidi e fragili;
i muri portanti sopportano meglio deformazioni angolari con concavit verso lalto
che verso il basso;
le strutture lunghe sopportano meglio le inflessioni relative.
Tabella 16.4 - Distorsioni angolari limite secondo Bjerrum (1963)

Categoria di danno potenziale

tan

Limite oltre il quale possono sorgere problemi in macchinari sensibili ai


cedimenti

1/750

Limite di pericolo per strutture reticolari

1/600

Limite di sicurezza per edifici in cui non si ammettono fessurazioni

1/500

Limite oltre il quale possono apparire le prime fessure nei muri di tamponamento e difficolt nelluso dei carri ponte

1/300

Limite oltre il quale possono essere visibili inclinazioni di edifici alti

1/250

Notevoli fessure in muri di tamponamento e muri portanti in laterizio.


Limite di sicurezza per muri portanti in laterizio con h/L<1/4.

1/150

Limite oltre il quale si devono temere danni strutturali negli edifici.

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Capitolo 16

CEDIMENTI DI FONDAZIONI SUPERFICIALI

Tabella 16.5 - Valori ammissibili di alcuni parametri di deformazione delle strutture secondo Sowers (1962)
Tipo di movimento

Cedimento massimo
max (cm)

Fattore di limitazione

Valore ammissibile

Collegamento a reti di servizi

1530

Accessibilit

3060

Probabilit di cedimenti differenziali


in:
a) murature portanti

2,55

b) strutture intelaiate

510

c) ciminiere, silos

7,530

Stabilit al ribaltamento

Dipende dalla posizione del baricentro

Operativit di macchine:
Rotazione rigida
tan

a) macchine tessili

0,003

b) turbogeneratori

0,0002

c) binari di carro ponte

0,003

Drenaggio di superfici pavimentate

Rotazione relativa
tan

0,010,02

Murature portanti multipiano

0,00050,001

Murature portanti ad un piano

0,0010,02

Lesioni di intonaci

0,001
0,00250,004

Telai in c.a.
Pareti di strutture a telaio in c.a.

0,003

Telai in acciaio

0,002

Strutture semplici dacciaio

0,005

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Capitolo 17

TIPOLOGIA E CAPACIT PORTANTE DI FONDAZIONI PROFONDE

CAPITOLO 17
TIPOLOGIA E CAPACIT PORTANTE
DI FONDAZIONI PROFONDE
17.1 Definizione, impiego e classificazione delle fondazioni profonde
Terzaghi definisce profonda una fondazione per la quale il rapporto tra la profondit della
base dappoggio, D, e la larghezza, B, maggiore di 10.
Per le fondazioni profonde non trascurabile, ed anzi spesso prevalente, il contributo
alla capacit portante delle tensioni tangenziali dattrito e di aderenza tra il terreno e la
superficie laterale della fondazione.
Le pi comuni fondazioni profonde sono i pali di fondazione. Nel seguito ci riferiremo
esclusivamente ad essi.
Le fondazioni profonde sono di norma pi costose delle fondazioni superficiali, per cui si
ricorre ad esse quando la soluzione con fondazioni superficiali non in grado di soddisfare le esigenze del problema geotecnico. In particolare le fondazioni profonde sono impiegate per (Figura 17.1):
a) trasferire il carico a strati di terreno profondi pi resistenti,
b) trasferire il carico anche attraverso tensioni tangenziali dattrito o daderenza lungo il
fusto,
c) resistere ad azioni di trazione,
d) resistere ad azioni orizzontali,
e) resistere in gruppo a carichi inclinati,
f) assicurare la stabilit anche in caso di scalzamento degli strati superficiali,
g) trasferire il carico al di sotto di un futuro piano di scavo,
h) attraversare strati di terreno rigonfiante.

Figura 17.1 Situazioni in cui opportuno utilizzare una fondazione su pali

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Capitolo 17

TIPOLOGIA E CAPACIT PORTANTE DI FONDAZIONI PROFONDE

I pali di fondazione possono essere classificati in base a differenti criteri:


Rispetto alle dimensioni
- piccolo diametro o micropali (d 25 cm),
- medio diametro (30 d 60 cm),
- grande diametro (d 80 cm).
Rispetto al materiale costituente
- calcestruzzo (prefabbricato o gettato in opera, normale, centrifugato, vibrato, precompresso),
- acciaio,
- legno1.
Rispetto al procedimento costruttivo
- infissi (senza asportazione di terreno, prefabbricati o gettati in opera),
- trivellati (con asportazione di terreno),
- trivellati con elica continua (parziale asportazione di terreno).
Questultimo criterio il pi importante, poich il comportamento meccanico, resistente e
deformativo, del sistema palo-terreno fortemente dipendente, oltre che dal tipo di terreno, dalle modalit di messa in opera del palo e dalle conseguenti modifiche dello stato
tensionale preesistente nel terreno.
A titolo di esempio linfissione di un palo senza asportazione di terreno in sabbia sciolta
produce un addensamento, ovvero una riduzione dellindice dei vuoti, del terreno circostante che si manifesta con la formazione di un cratere nellintorno della testa del palo
(Figura 17.2). Per effetto delladdensamento la resistenza al taglio aumenta. Al contrario
linfissione di un palo senza asportazione di terreno in argilla satura avviene in condizioni
non drenate a volume costante, con la formazione di un rigonfiamento nellintorno della
testa del palo (Figura 17.3). La pressione interstiziale nellintorno del palo ha un forte incremento, con conseguente caduta di resistenza al taglio (la qual cosa facilita linfissione),
solo in parte recuperata nel tempo.
Anche la realizzazione di pali previa asportazione di terreno crea disturbo nel terreno circostante, alterandone lo stato di tensione, ma in misura assai minore rispetto ai pali battuti.
I pali trivellati con elica continua, con parziale asportazione di terreno, producono nel terreno effetti intermedi rispetto ai casi precedenti.
In Tabella 17.1 sono riportati per confronto i vantaggi e i limiti dei pali battuti (messi in
opera senza asportazione di terreno) e dei pali trivellati (messi in opera previa asportazione del terreno).
1
I pali in legno non sono quasi pi utilizzati in Italia, ma lo sono in alcuni Paesi del nord Europa e soprattutto sono presenti in tutte le costruzioni del passato fondate su pali (ad es. i ponti e quasi tutti i palazzi di Venezia, etc..). Nei lavori
di consolidamento e restauro statico di antichi edifici frequente dover intervenire su fondazioni profonde costituite da
pali in legno. I pali in legno, se non adeguatamente trattati e protetti, possono deteriorarsi se soggetti a periodiche immersioni ed emersioni dalla falda.

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Capitolo 17

TIPOLOGIA E CAPACIT PORTANTE DI FONDAZIONI PROFONDE

Figura 17.2 Infissione di un palo senza a- Figura 17.3 Infissione di un palo senza asportazione di terreno in sabbia sciolta
sportazione di terreno in argilla satura
Tabella 17.1: Confronto tra pali battuti e pali trivellati
PALI

BATTUTI
notevoli limitazioni in presenza di
terreni compatti, strati lapidei, troTerreni attraversabili
vanti
- in terreni incoerenti producono
un addensamento con conseModifiche che la messa in
guente miglioramento delle
propriet meccaniche
opera del palo provoca nel
- in terreni coesivi producono
terreno circostante
rimaneggiamento e diminuzione della resistenza al taglio
Dmax 60 cm
Lmax 20 m
Dimensioni
per pali prefabbricati necessario
prefissare la lunghezza
Inclinazione massima posfino a 15-20
sibile
Qualit del calcestruzzo
Attrezzature
Impatto

TRIVELLATI
possono attraversare qualsiasi
terreno (con opportuno sistema
di perforazione)
decompressione del terreno e
peggioramento delle sue caratteristiche meccaniche. In terreni coesivi tale effetto pu essere ridotto

nessuna limitazione

generalmente impossibile salvo


che per pali di piccolo diametro
da controllare, pu essere molottima
to scadente
per pali di grande diametro iningombranti e costose
gombranti e costose
vibrazioni e scosse durante la mes- molto minore che per i pali batsa in opera
tuti

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Capitolo 17

TIPOLOGIA E CAPACIT PORTANTE DI FONDAZIONI PROFONDE

17.2 Tipologie e tecniche di realizzazione dei pali di fondazione


Nellambito di ciascuna classe di pali esistono differenti tipologie e tecniche di realizzazione. In Tabella 17.2 sono riassunte le tipologie e le tecniche di realizzazione dei pali infissi senza asportazione di terreno. In Figura 17.4 sono rappresentati i pi diffusi pali battuti prefabbricati. In Figura 17.5 viene descritta la tecnica di realizzazione del palo Franki,
che un palo infisso e gettato in opera.
Tabella 17.2 - Tipologie e tecniche di realizzazione dei pali infissi
MATERIALE

TECNOLOGIA

legno
acciaio

calcestruzzo

profilati di varie forme eventualmente saldati fra loro;


elementi tubolari
- in cantiere, di c.a. normale
prefabbricati
o di c.a.p.
(sempre con armatu- in stabilimento, di c.a. cenra)
trifugato
- con tubo forma metallico
recuperabile
costruiti in opera
- con tubo forma metallico a
(con o senza armatuperdere
ra)
- con elementi tubolari in c.a.
a perdere

INFISSIONE

per battitura
per battitura o per vibrazione o a pressione
per battitura, con eventuale parziale ausilio di
getto dacqua
per battitura, per vibrazione
per battitura
per battitura, a pressione

Figura 17.4 - Tipi di pali battuti prefabbricati

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TIPOLOGIA E CAPACIT PORTANTE DI FONDAZIONI PROFONDE

Figura 17.5 - Tecnica di realizzazione del palo Franki: a) infissione del tubo; b) formazione del
bulbo; c) formazione del fusto; d) palo ultimato.

I pali messi in opera previa asportazione del terreno si differenziano per la tecnica di scavo (Tabella 17.3), per le modalit di sostegno delle pareti e del fondo scavo, e per il sistema di getto del calcestruzzo.
La realizzazione di pali trivellati di medio e grande diametro in terreni coesivi consistenti
e in assenza di falda pu essere eseguita senza sostegno delle pareti del foro, ma nella
maggior parte dei terreni le pareti del foro, ovvero della cavit in cui sar inserito il palo,
devono essere sostenute per evitarne il collasso o un eccessivo restringimento. Il sostegno
pu essere ottenuto con tubo forma metallico, temporaneo o definitivo, da mettere in opera a percussione, con morsa oscillante o con vibratore, e/o con fanghi bentonitici. I fanghi
bentonitici sono una miscela di acqua e bentonite. La bentonite unargilla molto plastica
del gruppo montmorillonitico. Il fango bentonitico ha un peso di volume superiore a quello dellacqua e crea un sottile velo impermeabile sulla parete della cavit. Inoltre i fanghi
bentonitici hanno propriet tixotropiche, ovvero sono fluidi, se in movimento, e semisolidi, se fermi. Tale propriet viene talvolta sfruttata per trasportare il materiale di scavo in
superficie; infatti se la lavorazione viene interrotta il terreno in risalita rimane in sospensione e non precipita sul fondo scavo. Poich il rivestimento metallico sostiene le pareti
ma non il fondo dello scavo, talvolta si utilizzano in abbinamento sia il rivestimento metallico che i fanghi bentonitici.
Il rivestimento metallico per il sostegno delle pareti del foro presenta i seguenti vantaggi:
- protegge le pareti dello scavo contro il collasso durante la perforazione,
- se definitivo, protegge il calcestruzzo fresco contro strizioni e dilavamenti,
- adatto per ghiaie con poca sabbia e terreni coesivi molto teneri o in corso di consolidazione
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TIPOLOGIA E CAPACIT PORTANTE DI FONDAZIONI PROFONDE

di contro:
- se provvisorio, durante lestrazione nella fase di getto, pu creare discontinuit nel
palo,
- linstallazione e lestrazione rimaneggiano il terreno lungo il fusto (ci particolarmente importante nei terreni coesivi compatti),
- possibile la decompressione del terreno sotto la base del palo (molto importante nel
caso di terreni sabbiosi sotto falda),
- non adatto per terreni argillosi compatti e sabbie sotto falda.
Tabella 17.3 - Tecniche di scavo dei pali di fondazione
TIPO DI TERRENO

A percussione
(in genere con rivestimento
metallico del foro)

DIAMETRO
DEL FORO

Con sonda a valvola (curetta) e foro rivestito con


tubazione metallica.

60 cm

Tutti, esclusa la roccia lapidea in banchi.


Impiego di scalpello per attraversare sottili
stratificazioni lapidee o trovanti. Sconsigliabile per sabbie in falda.

Con benna a ganasce e


foro rivestito con tubazione metallica, o scoperto ma pieno di fango.

40 cm

Come sopra, ma con maggiori possibilit di


superare strati lapidei e trovanti senza ricorrere allo scalpello.

Con scalpello e circolazione diretta di fango.

50 cm

A rotazione
(in genere senza rivestimento metallico del foro)

SISTEMA DI PERFORAZIONE

Con trivella a spirale


(auger) o secchione (bucket) e foro scoperto
Con carotiere aperto e
foro scoperto.
Con secchione (bucket) e
foro scoperto ma pieno di
fango.
Con carotiere aperto e
foro scoperto ma pieno di
fango.
A distruzione di nucleo e
circolazione diretta di
fango.
A distruzione di nucleo e
circolazione inversa di
fango
Con carotiere aperto e
contemporaneo rivestimento metallico del foro

qualsiasi
qualsiasi

Tutti, anche in falda, purch non eccessivamente permeabili. Esclusa solo la roccia lapidea in banchi.
Sabbio-limoso, in assenza di falda, ovvero
limoso e argilloso, anche in falda, purch
esente da trovanti
Come sopra, anche con trovanti; in pi, roccia lapidea

qualsiasi

Tutti, anche in falda, esclusa solo la roccia


lapidea in banchi o trovanti.

qualsiasi

Limosi e argillosi, anche con trovanti e in


falda.

50 cm

Tutti, anche in falda, purch non eccessivamente permeabili.

50 cm

Come sopra.

25 cm

Tutti, anche in falda.

In Figura 17.6 sono rappresentate le diverse fasi esecutive di un palo trivellato con uso di
fanghi bentonitici per il sostegno del foro.

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TIPOLOGIA E CAPACIT PORTANTE DI FONDAZIONI PROFONDE

Figura 17.6 - Fasi di realizzazione di un palo trivellato con uso di fanghi bentonitici per il sostegno del foro

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TIPOLOGIA E CAPACIT PORTANTE DI FONDAZIONI PROFONDE

Nei lavori di sottofondazione di edifici e strutture esistenti, quando vi la necessit di operare con attrezzature di ingombro e peso molto ridotti, o quando si debbano realizzare
pali con forte inclinazione sulla verticale, si ricorre a pali trivellati di piccolo diametro
(micropali). Esistono vari tipi di micropali, ma attualmente il pi utilizzato il micropalo
Tubfix. Lesecuzione del micropalo Tubfix prevede lintroduzione di unarmatura tubolare dacciaio di forte spessore in un foro eseguito per trivellazione, spesso con circolazione
di fango bentonitici. Il tubo dacciaio ha una serie di valvole di non ritorno disposte a interasse di 30-50 cm nel tratto terminale, in corrispondenza degli strati di terreno cui si intende trasferire il carico. In una prima fase, dalla valvola pi profonda, viene iniettata una
malta cementizia che, risalendo dal basso verso lalto, occupa lintercapedine tra la parete
del foro e il tubo di armatura. In una seconda fase, iniettata malta ad alta pressione attraverso ciascuna valvola, una per volta, dal basso verso lalto. Ci produce la rottura della guaina e la formazione di sbulbature di diametro tanto maggiore quanto pi tenero il
terreno circostante. Per tale motivo la capacit portante del sistema palo-terreno dipende
assai pi dalle caratteristiche del micropalo che non da quelle del terreno (Tabella 17.4).
Tabella 17.4 - Carichi ammissibili per micropali Tubfix
Diametro
del foro (mm)
85
100
120
145
175
200

Diametro del tubo di armatura (mm)


esterno
interno
48,3
39,3
51,0
35,0
60,3
44,3
60,3
35,3
76,1
60,1
76,1
51,1
82,5
66,5
82,5
57,5
88,9
72,9
88,9
63,9
101,6
85,6
101,6
76,6

Carico massimo ammissibile (kN)


a trazione
a compressione
70
175
135
235
165
300
210
370
235
410
280
510
255
520
330
630
280
675
360
795
320
845
460
985

17.3 Capacit portante per carico verticale di un palo isolato


Per stimare la capacit portante per carico verticale di un palo di fondazione isolato si fa
riferimento allo schema di Figura 17.7. Il palo un corpo cilindrico che oppone resistenza
alla penetrazione nel terreno mediante tensioni tangenziali di attrito e/o di aderenza sulla
superficie laterale e tensioni di compressione alla base. Le tensioni tangenziali si sviluppano per uno scorrimento relativo tra la superficie laterale del palo e il terreno circostante,
in parte dovuto alla traslazione rigida e in parte alla compressione assiale del palo. Le tensioni di compressione alla base si sviluppano per un cedimento della base.
Immaginiamo di applicare un carico verticale progressivamente crescente alla sommit
del palo. Inizialmente, ovvero se il carico piccolo, lequilibrio garantito solo da tensioni tangenziali nella parte superiore del palo. Poi, al crescere dellintensit della forza,
la deformazione del palo si propaga verso il basso e iniziano i cedimenti della base del palo. Oltre un certo valore del carico gli scorrimenti relativi tra la superficie laterale del palo
e il terreno circostante sono tali da avere prodotto la completa mobilitazione delle tensioni
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TIPOLOGIA E CAPACIT PORTANTE DI FONDAZIONI PROFONDE

tangenziali dinterfaccia, mentre vi ancora un


margine di crescita delle tensioni di compressione
alla base.
Se indichiamo con QS la risultante delle tensioni di
attrito e/o di aderenza laterale e con QP la risultante
delle tensioni di compressione alla base, quanto
sopra detto comporta che, il carico applicato sulla
sommit del palo inizialmente equilibrato solo da
QS. Allaumentare del carico applicato, QS cresce e
si sposta verso il basso, poich vengono interessati
anche i livelli di terreno pi profondi. Comincia a
QS
traslare anche la base e quindi nascono tensioni di
compressione alla base, ovvero QP. Poi QS non creWP
sce pi (e semmai decresce), ma aumenta QP, fino
alle condizioni di equilibrio ultime.
La forza QS la risultante delle tensioni di attrito
e/o di aderenza, le quali dipendono dallinterazione
tra la superficie laterale del palo e un determinato
spessore di terreno deformato. La forza QP invece
QP
la risultante delle tensioni di compressione alla baFigura 17.7 - Schema per il calcolo se del palo, le quali dipendono da un volume di terdella capacit portante di un palo iso- reno deformato, che si estende al di sopra e al di
lato
sotto della base del palo e le cui dimensioni sono
funzione del diametro del palo.
In pratica la completa mobilitazione della resistenza laterale (QS) si ha per spostamenti
del palo di 6-10 mm indipendentemente dal diametro, mentre la completa mobilitazione
della resistenza di punta (QP) si ha per spostamenti pari a circa l8% del diametro per pali
infissi e pari a circa il 25% del diametro per pali trivellati.
La capacit portante per carico verticale di un palo isolato pu essere valutata:

QLIM

con formule statiche,


con formule dinamiche,
dai risultati di prove penetrometriche statiche e dinamiche,
dai risultati di prove di carico.

17.4 Stima della capacit portante per carico verticale di un palo isolato mediante formule statiche
La stima della capacit portante per carico verticale di un palo isolato QLIM mediante formule statiche ottenuta valutando i valori massimi mobilizzabili, in condizioni di equilibrio limite, della resistenza laterale QS e di quella di punta QP:
QLIM + WP = QS + QP
essendo WP il peso proprio del palo.

(Eq. 17.1)

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TIPOLOGIA E CAPACIT PORTANTE DI FONDAZIONI PROFONDE

Si fanno le seguenti ipotesi:


- il carico limite del sistema palo terreno condizionato dalla resistenza del terreno e
non da quella del palo;
- il palo un corpo cilindrico rigido;
- i termini di capacit portante per attrito e/o aderenza laterale QS e di capacit portante
di punta QP non si influenzano reciprocamente e possono essere determinati separatamente.
Nellesposizione si far riferimento per semplicit ad un terreno di fondazione omogeneo.
In realt un palo di fondazione attraversa spesso strati di diversa natura, o comunque con
propriet geotecniche variabili con la profondit, per cui la capacit portante dovr essere
valutata per sommatoria dei contributi dei differenti strati.
17.4.1 Palo in terreno coesivo saturo
Stima di QS
La capacit portante per aderenza e/o per attrito laterale per un palo di diametro D e lunghezza L per definizione:
L

QS = D s dz

(Eq. 17.2)

Le tensioni tangenziali limite di attrito e/o di aderenza laterale allinterfaccia tra la superficie del palo e il terreno coesivo saturo circostante, s, sono molto difficili da valutare analiticamente, poich dipendono dal grado di disturbo e dallalterazione delle pressioni
efficaci e interstiziali che le modalit di costruzione del palo producono nel terreno. Sul
piano qualitativo il fenomeno abbastanza chiaro, ma per una valutazione quantitativa
necessario ricorrere a semplificazioni drastiche e ad una buona dose di empirismo.
I metodi attualmente pi utilizzati sono due, il metodo e il metodo . buona norma
assumere come capacit portante per attrito e/o aderenza laterale di progetto il minore dei
due valori stimati.
a) Metodo
Si assume che le tensioni tangenziali limite siano una quota parte della resistenza al taglio
non drenata originaria del terreno indisturbato:

s = cu

(Eq. 17.3)

in cui un coefficiente empirico di aderenza che dipende dal tipo di terreno, dalla resistenza al taglio non drenata del terreno indisturbato, dal metodo di costruzione del palo,
dal tempo, dalla profondit, dal cedimento del palo.
LAssociazione Geotecnica Italiana suggerisce di assumere per i valori indicati in Tabella 17.5.

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TIPOLOGIA E CAPACIT PORTANTE DI FONDAZIONI PROFONDE

Tabella 17.5 - Valori indicativi del coefficiente di aderenza per pali in terreni coesivi saturi

Tipo di palo

Materiale

cu (kPa)

25
25 - 50
50 - 75
> 75
25
25 - 50
50 - 75
> 75
25
25 - 50
50 - 75
> 75

1
0,85
0,65
0,50
1
0,80
0,65
0,50
0,90
0,80
0,60
0,40

Calcestruzzo
Infisso
(senza asportazione
di terreno)
Acciaio

Trivellato
(con asportazione
di terreno)

Calcestruzzo

cu,max
(kPa)
120

100

100

LAssociazione Americana del Petrolio (A.P.I., 1984) consiglia di utilizzare la seguente


relazione (cu in kPa):
cu < 25
25 < cu < 75
75 < cu

=1
= -0,01 cu + 1,25
= 0,5

(Eq. 17.4)

Altri autori (Viggiani, 1999) suggeriscono invece (cu in kPa):


per pali battuti:
cu < 25
25 < cu < 70
70 < cu

=1
= 1 -0,011 (cu 25)
= 0,5

per pali trivellati:


cu < 25
25 < cu < 70
70 < cu

= 0,7
= 0,7 -0,008 (cu 25)
= 0,35

(Eq. 17.5)

(Eq. 17.6)

b) Metodo
Si assume che le sovrapressioni interstiziali che si generano durante la messa in opera del
palo si siano dissipate al momento di applicazione del carico, e che pertanto la tensione
tangenziale limite possa essere valutata, con riferimento alle tensioni efficaci, nel modo
seguente:

s = h' tan = K v' 0 tan = v' 0

(Eq. 17.7)
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Capitolo 17

in cui:
h
v0
K
tan

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la tensione efficace orizzontale nel terreno a contatto con il palo,


la tensione efficace verticale iniziale, prima della messa in opera del palo,
un coefficiente di spinta, rapporto fra h e v0,
il coefficiente dattrito palo-terreno.
un coefficiente, pari al prodotto K tan.

Se langolo di attrito palo-terreno, , fosse eguale allangolo di resistenza al taglio del terreno, , e se linstallazione del palo non producesse alterazioni nello stato tensionale del
terreno, si avrebbe:
K = K 0 (1 sen ' ) OCR 0,5
tan = tan '
(Eq. 17.8)
Per terreni coesivi langolo di resistenza al taglio, , generalmente compreso tra 20 e
30, per cui, per un terreno N.C., si otterrebbero valori di compresi tra 0,24 e 0,29.
Risultati sperimentali indicano che:
- per pali infissi in terreni coesivi normalmente consolidati, il coefficiente risulta compreso tra 0,25 e 0,40 (Figura 17.8), per cui sembra ragionevole assumere come valore
di progetto = 0,3;
- per pali infissi in terreni coesivi sovraconsolidati, i valori del coefficiente sono molto
pi dispersi, (Figura 17.9) ma comunque superiori ai valori ottenibili con le ipotesi
delleq. (17.8), che possono essere cautelativamente assunti come valori di progetto;

Figura 17.8 Valori dellattrito laterale Figura 17.9 - Valori dellattrito laterale medio, s,
medio, s, con la profondit per pali infissi con la profondit per pali infissi in argille consistenti
in argille tenere

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Capitolo 17

TIPOLOGIA E CAPACIT PORTANTE DI FONDAZIONI PROFONDE

- per pali trivellati in terreni coesivi


normalmente consolidati si pu fare riferimento, come valore di progetto, a
= 0,25;
- per pali trivellati in terreni coesivi sovraconsolidati i valori ottenibili con le
ipotesi dellEq. (17.7) non sono cautelativi, e, come valore di progetto, si
pu fare riferimento a = 0,8 (Figura
17.10)

Figura 17.10 - Valori dellattrito laterale medio, s, con la profondit per pali trivellati in argille consistenti

QP = AP q P = AP (cu N c + v 0,P )

Stima di QP
In genere il termine di capacit portante
di punta QP di pali in terreno coesivo contribuisce in maniera modesta (10%-20%)
alla capacit portante totale. Per la stima
di QP si esegue unanalisi in condizioni
non drenate, in termini di tensioni totali.
Lequazione di riferimento formalmente
identica a quella della capacit portante di
fondazioni superficiali su terreno coesivo
in condizioni non drenate2:
(Eq. 17.9)

in cui AP larea di base del palo, qP la capacit portante unitaria, cu la resistenza al


taglio in condizioni non drenate del terreno alla profondit della base del palo, v0,P la
tensione verticale totale alla punta, e Nc un fattore di capacit portante, il cui valore
assunto pari a 9. Molto spesso il peso del palo WP e il termine AP v0,P sono trascurati,
poich quasi si compensano, e si pone:
QLIM = QS + QP
e

(Eq. 17.10)

QP = 9 cu AP

(Eq. 17.11)

In terreni coesivi sovraconsolidati, e quindi spesso fessurati, opportuno introdurre un


fattore di riduzione RC che, secondo Meyerhof, pu essere calcolato nel modo seguente,
in funzione del diametro D del palo (in metri):

Lo schema di riferimento per diverso: per le fondazioni superficiali si assume lo schema della striscia
indefinita (problema piano) e terreno resistente solo dal piano di fondazione, per le fondazioni profonde si
assume lo schema di area circolare (problema a simmetria cilindrica) e terreno resistente sia sopra che sotto
il piano di fondazione. Per tale motivo i fattori di capacit portante per fondazioni profonde sono maggiori
che per fondazioni superficiali.

317
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Capitolo 17

TIPOLOGIA E CAPACIT PORTANTE DI FONDAZIONI PROFONDE

per pali infissi:

per pali trivellati:

D + 0,5
1
2 D
D +1
RC =
1
2 D +1

RC =

(Eq. 17.12)
(Eq. 17.13)

17.4.2 Palo in terreno incoerente

Nel caso di pali in terreni incoerenti, e quindi di elevata permeabilit, lanalisi svolta
sempre con riferimento alle condizioni drenate e quindi in termini di tensioni efficaci.
Stima di QS
Per la stima di QS si applica il metodo .
Per la scelta dei valori di K e di tan si pu fare riferimento alle indicazioni di Tabella
17.6.
Tabella 17.6: Valori di K e di tan per pali di medio diametro in terreno incoerente

Battuto

Tipo di palo
profilato in acciaio
tubo dacciaio chiuso
cls. prefabbricato
cls. gettato in opera

trivellato
trivellato-pressato con elica continua

Valori di K
per stato di addensamento
sciolto
denso
0.7
1.0
1.0
1.0

1.0
2.0
2.0
3.0

0.4
0.7

0.5
0.9

Valori di tan
tan20 = 0.36
tan(0.75)
tan
tan
tan

Altri autori (Reese e ONeill, 1988) sulla base di unanalisi di prove di carico su pali
strumentati suggeriscono di assumere, per pali trivellati, = 0,8 fino alla profondit di 10
volte il diametro e = 0,6 per profondit maggiori, con la limitazione s 200kPa.
Lapplicazione dellEq. (17.7) per il calcolo delle tenTabella 17.7 - Profondit critica,
sioni tangenziali dattrito di un palo in terreno sabbioZc, in funzione dello stato di
so porta ad assumere una crescita lineare di s con la
addensamento della sabbia
tensione verticale efficace, e quindi con la profondit,
Stato di addensamento Zc / D che non in realt verificata. Probabilmente a causa di
fenomeni darco (effetto silo), la tensione efficace oSabbia molto sciolta
7
rizzontale nel terreno a contatto con il palo h , e
Sabbia sciolta
10
quindi anche s, crescono meno che linearmente con la
Sabbia media
14
profondit e tendono a stabilizzarsi ad una profondit
Sabbia densa
16
critica dipendente dal diametro del palo e dallo stato di
Sabbia molto densa
20
addensamento del terreno (Tabella 17.7).
Stima di QP
La capacit portante di punta dei pali in terreni incoerenti stimata con lequazione:
QP = AP q P = AP v' 0,P N q
(Eq. 17.14)
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TIPOLOGIA E CAPACIT PORTANTE DI FONDAZIONI PROFONDE

in cui AP larea di base del palo, qP la capacit portante unitaria, 'v0,P la tensione
verticale efficace alla punta, Nq un fattore di capacit portante.
Il valore di Nq dipende, a parit di angolo di resistenza al taglio, dal meccanismo di rottura ipotizzato. Nelle Figure 17.11 e 17.12 sono rappresentati diversi meccanismi di rottura
proposti e i corrispondenti valori di Nq.

Figura 17.11 Meccanismi di rottura ipotizzati per un palo: a) Caquot, Buisman e Terzaghi; b)
Meyerhof; c) Berezantzev; d) Skempton, Yassin, Gibson e Vesic

Figura 17.12 Confronto tra i valori proposti in letteratura per il fattore Nq

Come si pu notare la dispersione dei valori


molto alta e crescente con il valore
dellangolo di resistenza al taglio. A titolo di
esempio per = 35 i valori di Nq proposti
dai vari Autori sono compresi tra 55 e 500.
Inoltre molto incerta la scelta del valore di
calcolo di , sia perch la messa in opera del
palo altera le propriet meccaniche del terreno sia perch la stima di in terreni incoerenti indiretta e affidata a prove in sito, sia
infine perch il valore di dipende anche
dallo stato tensionale a rottura. In genere si fa
riferimento alla curva di Nq proposta da Berezantzev, che una delle pi cautelative, e
ad un angolo di resistenza al taglio di progetto, d, ridotto rispetto al valore di picco stimato.
Ad esempio, stato proposto di assumere:
per pali battuti:
' +40
d' =
(Eq. 17.15)
2
e per pali trivellati:
d' = '3
(Eq. 17.16)
319

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TIPOLOGIA E CAPACIT PORTANTE DI FONDAZIONI PROFONDE

Una procedura di calcolo suggerita da Fleming et al. (1985) la seguente:


- si stima un valore di sulla base della densit relativa e si determina il corrispondente
fattore di capacit portante Nq secondo Berezantzev,
- si valuta la tensione efficace media nella zona di rottura mediante la relazione:
p' = v' 0 N q
(Eq. 17.17)
- si stima un nuovo valore di con la relazione:
' = cv' + 3 [DR (10 ln p') 1]

(Eq. 17.18)
- si calcola il valore aggiornato di Nq e si ripete la procedura fino a convergenza.
La forte incertezza associata alla stima
della capacit portante di punta per pali
trivellati di grande diametro in terreno
incoerente non tuttavia quasi mai determinante nelle scelte progettuali. Infatti esse sono condizionate dai cedimenti ammissibili piuttosto che dalla
rottura del sistema palo-terreno, la quale si manifesta, come gi stato detto,
per cedimenti dellordine del 25% del
diametro.
pertanto opportuno riferirsi alla condizione limite di esercizio, ovvero ad
un carico alla punta del palo cui corrisponde un cedimento dellordine del 610% del diametro del palo, utilizzando
unequazione formalmente identica alla
Eq. (17.14) ma con un coefficiente
Nq*, inferiore ad Nq e corrispondente
allinsorgere delle prime deformazioni
plastiche alla punta (Figura 17.13).

Figura 17.13 Valori del coefficiente di capacit


portante Nq* corrispondenti allinsorgere delle deformazioni plastiche alla punta.

17.5 Stima della capacit portante per carico verticale di un palo isolato mediante formule dinamiche
Durante la messa in opera di pali battuti, ovvero infissi a percussione, lenergia necessaria
per affondare il palo correlata con la resistenza a rottura del sistema palo terreno. Le
formule dinamiche tentano una stima della capacit portante del palo dalla misura
dellenergia necessaria per la messa in opera, ovvero mediante un bilancio energetico, assumendo che il lavoro totale del maglio, diminuito del lavoro perduto per deformazioni e
dissipato nellurto, sia pari al prodotto della capacit portante per labbassamento del palo
(Figura 17.14):

Lm = Lu + Lp

(Eq. 17.19)
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TIPOLOGIA E CAPACIT PORTANTE DI FONDAZIONI PROFONDE

in cui
Lm = Em il lavoro motore ( un coefficiente di efficienza),
Em = Wh lenergia fornita da un colpo di maglio (W il peso del maglio, h laltezza
di caduta libera del maglio),
Lu = Qlim il lavoro utile (Qlim la capacit portante del palo, il rifiuto, ovvero
labbassamento medio per un colpo di maglio)
Lp il lavoro dissipato nellurto (le numerose formule esistenti si differenziano per
lespressione di Lp).
Le formule dinamiche, oltre ad
essere applicabili ai soli pali battuti, sono poco attendibili come
metodo di stima della capacit
portante per molti motivi, il
principale dei quali che la resistenza allinfissione del palo non
affatto eguale alla capacit portante del palo in condizioni statiche.
Tuttavia sono utili per un controllo di qualit della palificata e
di omogeneit del terreno di fondazione.
Esistono molte formule dinamiche, le pi note sono:
la formula di Jambu (1953)

QLIM =

Figura 17.14 Schema do palo infisso a percussione

EM
k

k = C 1 + 1 +
C

E L
= M 2
A E
W
C = 0.75 + 0.15 P
W

(Eq. 17.20)

e la formula danese (1956)


EM
QLIM =
(Eq. 17.21)
EM L
+
2 E A
in cui A, E ed L sono rispettivamente larea della sezione, il modulo di Young e la lunghezza del palo.
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17.6 Stima della capacit portante per carico verticale di un palo isolato dai risultati di prove penetrometriche
I risultati delle prove penetrometriche possono essere utilizzate per la stima della capacit
portante dei pali di fondazione sia in modo indiretto, ovvero per determinare i parametri
geotecnici da utilizzare nelle formule statiche, sia in modo diretto.
In particolare, la prova penetrometrica statica (CPT), che consiste nellinfissione a pressione nel terreno di un piccolo palo, pu essere considerata come una prova di carico a
rottura su un prototipo in scala ridotta del palo da progettare.
In base a tale analogia, ma tenendo anche conto del fatto che il volume di terreno coinvolto nel fenomeno di rottura alla punta funzione del diametro D del palo, Meyerhof (1976)
suggerisce di stimare la capacit portante unitaria di punta, qP, per pali infissi in terreno
sabbioso omogeneo, se la lunghezza del palo L maggiore della profondit critica, Zc nel
modo seguente:
q P = qc
(Eq. 17.22)
con qc valore medio della resistenza penetrometrica di punta fra le profondit (L 4D) e
(L + D). La profondit critica Zc funzione dello stato di addensamento della sabbia, come indicato in Tabella 17.7.
Se lo strato di sabbia in cui si attesta la punta del palo compreso tra due strati di minore
resistenza penetrometrica di punta, il valore di progetto della capacit portante unitaria,
qP, pu essere stimato con le indicazioni di Figura 17.15.
qc1 qc2 qc3
qc
qP

10D
D

Profilo schematico di qc

10D

Profilo schematico di qP

Figura 17.15: Effetto della profondit di immorsamento sulla capacit portante unitaria di punta

Sempre per pali battuti in terreno incoerente, la tensione tangenziale limite dattrito lungo
il fusto si pu assumere pari alla resistenza laterale locale della prova CPT:
(Eq. 17.23)
s = fs
oppure si pu stimare con riferimento alla resistenza penetrometrica di punta, assumendo:
s = qc / 200
se
qc 20 MPa
(Eq. 17.24)
s = qc / 150
se
qc 10 MPa
322
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o con lespressione consigliata dallAGI (1984), (meno cautelativa della precedente):


s = qc

(Eq. 17.25)

con i valori di di Tabella 17.8:


Tabella 17.8 - Coefficienti per la
stima di s da qc

Stato di addensamento
Sabbia molto sciolta
Sabbia sciolta
Sabbia media
Sabbia densa
Sabbia molto densa

0,020
0,015
0,012
0,009
0,007

Anche la prova SPT utilizzata per la stima della capacit portante di pali infissi in terreno incoerente. A tal fine, Meyerhof suggerisce di assumere:
qp (kPa) = 400 NSPT
qp (kPa) = 300 NSPT

per sabbie omogenee, e


per limi non plastici, in cui NSPT il valore
medio fra le profondit (L 4D) e (L + D)
s (kPa) = 2 NSPT 100 kPa in cui NSPT il valore medio per lintera lunghezza L

(Eq. 17.26)

Per pali trivellati si possono assumere valori di qp e di s pari a 1/3 e a 1/2 di quelli corrispondenti ai pali battuti.

17.7 Stima della capacit portante per carico verticale di un palo isolato dai risultati di prove di carico
La determinazione sperimentale diretta della capacit portante di un palo isolato ottenuta
con prova di carico a rottura su pali prototipo strumentati, identici a quelli di progetto, la
migliore delle stime possibili. Tuttavia anche tale tecnica non esente da incertezza, sia
per la variabilit del terreno di fondazione, sia per limpossibilit di realizzare pali fra loro
identici, sia per la dipendenza del comportamento dalle modalit di applicazione del carico.
Le prove di carico sui pali di fondazione possono essere di progetto o di collaudo.
Nel primo caso il palo non appartiene alla fondazione, appositamente realizzato (spesso
con una cura maggiore degli altri) per essere portato a rottura o comunque sottoposto ad
un carico pari a tre volte il carico di esercizio, ed spesso strumentato anche lungo il fusto, allo scopo di stimare separatamente i contributi di attrito laterale e di punta. Le prove
di carico di progetto non sono obbligatorie per legge, ma, se eseguite, consentono di adottare un valore minore del coefficiente di sicurezza rispetto alla rottura (2 invece di 2,5).
Le prove di carico di collaudo, che per opere di notevole importanza sono obbligatorie per
legge nella misura minima dell1% dei pali in progetto e comunque non meno di 2, si eseguono su pali, gi realizzati, appartenenti alla fondazione e scelti a caso.
Il carico massimo applicato durante la prova di norma pari a 1,5 volte il carico di eserci323
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Capitolo 17

TIPOLOGIA E CAPACIT PORTANTE DI FONDAZIONI PROFONDE

zio, quindi non tale da produrre la rottura, ma comunque possibile estrapolare dalla curva carico-cedimenti il valore della capacit portante del palo.
In figura 17.16 sono mostrati i possibili schemi di applicazione del carico.

Figura 17.16 Possibili schemi di applicazione del carico: a) martinetto che contrasta contro
una zavorra; b) martinetto che contrasta contro una trave ancorata a pali

Le pi usuali modalit di esecuzione della prova sono le seguenti:


- applicazione del carico per incrementi Q 0.25 Qe
- durata di applicazione di ciascun incremento di carico che dovr risultare tale che la
velocit di cedimento, v, sia:
v 0.01 mm/20 per pali di piccolo diametro
v 0.02 mm/20 per pali di medio diametro
v 0.03 mm/20 per pali di grande diametro
I risultati sono presentati come indicato in Figura 17.17.

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TIPOLOGIA E CAPACIT PORTANTE DI FONDAZIONI PROFONDE

Figura 17.17 Rappresentazione dei risultati di una prova ad incrementi di carico controllato

Esistono diversi metodi convenzionali per definire la capacit portante di un palo per carico verticale dai risultati di prove di carico di progetto e/o di collaudo:
1 Metodo convenzionale da prove di progetto:
- pali battuti: Qlim = carico corrispondente a un abbassamento w = 0,1D
- pali trivellati: Qlim = carico corrispondente a un abbassamento w = 0,25D
2 Metodo convenzionale da prove di progetto:

Qlim = carico in corrispondenza del quale


il cedimento vale 2 essendo il cedimento per Q = 0,9 Qlim (Figura 17.18).
3 Metodo convenzionale da prove di
progetto e di collaudo:
interpolazione iperbolica dei dati sperimentali (Figura 17.19).
w
0.9
Q=
Qlim =
(Eq 17.27)
m+ nw
n
oppure:
wlim
Qlim =
(Eq 17.27a)
m + n wlim
con:
wlim = 0.10 D per pali battuti
wlim = 0.25 D per pali trivellati

Figura 17.18 Possibile definizione del carico limite

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Capitolo 17

TIPOLOGIA E CAPACIT PORTANTE DI FONDAZIONI PROFONDE

Figura 17.19 Interpolazione iperbolica dei dati sperimentali carico-cedimenti

17.8 Coefficiente di sicurezza e carico ammissibile di un palo singolo


Il carico ammissibile di un palo singolo ottenuto dividendo la capacit portante del palo
stimata con metodi teorici per un coefficiente di sicurezza F che, secondo la Normativa
Italiana vigente, non deve essere minore di 2,5.
Il cedimento del palo corrispondente al carico ammissibile tale da mobilitare in modo
diverso la capacit portante di punta e quella per attrito o aderenza laterale, pertanto al
coefficiente di sicurezza globale F corrispondono coefficienti di sicurezza sui due termini
della capacit portante, di punta e di attrito laterale, molto diversi fra loro.
A titolo di esempio consideriamo un palo trivellato di diametro D = 60cm e lunghezza L
= 20m, immerso in un terreno coesivo omogeneo. La resistenza al taglio non drenata media lungo il fusto sia cu,m = 50kPa, e il coefficiente di aderenza = 0,75, mentre la resistenza al taglio non drenata di progetto alla base sia cu,b = 100kPa. Assumiamo per semplicit un comportamento elastico perfettamente plastico sia del termine di aderenza laterale QS che del termine di punta QP della capacit portante QLIM. Il cedimento per il quale
si mobilizza totalmente QS sia wS = 8mm (indipendente dal diametro del palo), mentre il
cedimento per il quale si ha la completa mobilitazione di QP sia wP = 0,25 D = 150mm. Il
coefficiente di sicurezza sia F = 3.
Applicando le formule statiche si stima:
QS = AS s = ( D L) ( cu,m) = 1413,7kN
QP = AP qP = ( D2/4) (9cu,b) = 254,5kN
QLIM = QS + QP = 1668,2kN
QAMM = QLIM/F = 556,1kN
Con le ipotesi fatte (Figura 17.20) il carico ammissibile si ottiene per un cedimento del
palo w = 3,1mm, cui corrisponde un carico per aderenza laterale QS/FS = 550,8kN ed un
carico alla base QP/FP = 5,3kN, ovvero coefficienti di sicurezza rispettivamente FS = 2,57
e FP = 48,13. In pratica cio, in condizioni di esercizio, il palo lavora quasi solo per aderenza laterale.
326
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Capitolo 17

TIPOLOGIA E CAPACIT PORTANTE DI FONDAZIONI PROFONDE

particolare delle curve

curve schem atiche carico - cedim enti


2000

600

500
Qs
Q, Qs, Qp (kN)

Q, Qs, Qp (kN)

1500

Qs

1000

Qp
Q

Qp

400

Q
300

200

500
100

50

100

150

200

w (m m )

0,5

Figura 20: Curve schematiche carico-cedimenti dellesempio.

1,5

2,5

w (m m )

Figura 17.20 - Curve schematiche carico-cedimenti relative allesempio considerato

Infine occorre notare che molto spesso i pali di una fondazione sono collegati in testa da
una struttura (plinto, trave o platea) che appoggia sul terreno. Le pressioni di contatto fra
tale struttura e il terreno contribuiscono alla capacit portante del sistema di fondazione
ma, di norma, sono trascurate.

17.9 Capacit portante di pali in gruppo


Molto spesso i pali di fondazione sono utilizzati in gruppo. La distanza minima fra i pali
di un gruppo non dovrebbe essere inferiore a tre volte il diametro. A causa
dellinterazione fra i pali costituenti un gruppo, il comportamento di un palo del gruppo,
sia in termini di rigidezza sia in termini di resistenza, non eguale al comportamento del
palo isolato. Linterazione fra i pali del gruppo dipende da molti fattori, i principali dei
quali sono la distanza fra i pali, le modalit di messa in opera dei pali, la natura del terreno di fondazione, lentit dei carichi applicati, il tempo.
Si definisce efficienza del gruppo di pali il rapporto tra il carico limite del gruppo QLIM,G
e la somma dei carichi limite dei singoli pali che lo compongono:
QLIM , G
EG =
(Eq. 17.28)
QLIM
Lefficienza del gruppo pu essere maggiore, eguale o minore di 1, ma la Normativa impone di assegnare a EG valori non superiori ad 1.
Valori orientativi dellefficienza di un gruppo di pali in terreni incoerenti sono indicati in
Tabella 17.9.
327
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3,5

Capitolo 17

TIPOLOGIA E CAPACIT PORTANTE DI FONDAZIONI PROFONDE

Tabella 17.9 - Valori orientativi dellefficienza di un gruppo di pali in terreni incoerenti

Tipo di palo
infisso
trivellato
qualsiasi

i/D
<6
<6
>6

EG
> 1 (si assume = 1)
0,67 - 1
1

Lefficienza di un gruppo di pali in terreno coesivo, se la struttura di fondazione non interagisce con il terreno, di norma assunta pari ad 1 per interassi superiori a 8 volte il diametro e compresa tra 1 e 0,6 in caso contrario. Se la struttura di fondazione interagisce
con il terreno, il carico limite di un gruppo di pali in terreno coesivo, e quindi portanti
prevalentemente per aderenza o attrito laterale, di norma assunto pari al minore fra i due
seguenti valori:
a) la somma dei carichi limite dei singoli pali che lo compongono (ovvero EG = 1),
b) la capacit portante di un blocco avente altezza pari alla lunghezza dei pali e base delimitata dal perimetro del gruppo.
La capacit portante del blocco data dalla relazione:
QB = BB LB cub N c + 2 (BB + LB ) L cum

B
L

N c = 5.14 1 + 0.2 B 1 +
LB 12 BB

con la limitazione:

(Eq. 17.29)

1 +
1,5
12 B

essendo:
BB e LB le dimensioni in pianta del blocco rettangolare equivalente,
L laltezza del blocco pari alla lunghezza dei pali,
cub e cum la resistenza al taglio non drenata rispettivamente alla profondit della base e
media lungo il fusto dei pali.

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Capitolo 18

STABILIT DEI PENDII

CAPITOLO 18
STABILIT DEI PENDII
18.1 Frane
18.1.1 Fattori e cause dei movimenti franosi
Per frana si intende un rapido spostamento di una massa di roccia o di terra il cui centro di
gravit si muove verso il basso e verso lesterno.
I principali fattori che influenzano la franosit sono:
fattori geologici, ovvero caratteri strutturali (faglie e fratturazioni), giacitura, scistosit,

associazione e alternanza fra i litotipi, degradazione, alterazione, eventi sismici e vulcanici;


fattori morfologici ovvero pendenza dei versanti;
fattori idrogeologici, ovvero circolazione idrica superficiale e sotterranea, entit e distribuzione delle pressioni interstiziali;
fattori climatici e vegetazionali, ovvero alternanza di lunghe stagioni secche e periodi
di intensa e/o prolungata piovosit, disboscamenti e incendi;
fattori antropici, ovvero scavi e riporti, disboscamenti e abbandono delle terre.

Le cause dei movimenti franosi possono essere distinte in cause strutturali o predisponenti, prevalentemente connesse ai fattori geologici, morfologici e idrogeologici, e in
cause occasionali o determinanti (o scatenanti), prevalentemente connesse ai fattori climatici, vegetazionali, antropici ed al manifestarsi di eventi sismici o vulcanici.
Il movimento franoso si manifesta quando lungo una superficie (o meglio in corrispondenza di una fascia di terreno in prossimit di una superficie) allinterno del pendio, le
tensioni tangenziali mobilitate per lequilibrio (domanda di resistenza) eguagliano la capacit di resistenza al taglio del terreno. Ci pu avvenire per un aumento della domanda
di resistenza, per una riduzione della capacit di resistenza o per il manifestarsi di entrambi i fenomeni. Un aumento della domanda di resistenza pu essere determinato da un
incremento di carico (dovuto ad esempio alla costruzione di un manufatto o ad un evento
sismico), o da un aumento dellacclivit del pendio (dovuta ad esempio a erosione o sbancamento al piede). La riduzione della resistenza al taglio pu essere dovuta ad un incremento delle pressioni interstiziali (per effetto ad esempio di un innalzamento della falda o
della riduzione delle tensioni di capillarit prodotti dalla pioggia) o per effetto di fenomeni fisici, chimici o biologici.
Per linnesco e levoluzione di un fenomeno franoso molto importante la dipendenza
della resistenza al taglio dallentit della deformazione, ovvero la curva tensionideformazioni del terreno, ed i valori di resistenza al taglio di picco e residua. Infatti la
domanda e la capacit di resistenza lungo la superficie di scorrimento potenziale sono variabili, e quando in una parte di essa viene superata la resistenza di picco e la capacit resistente decade ad un valore residuo, si verifica una ridistribuzione degli sforzi con parziale trasferimento della domanda ad unaltra parte, meno sollecitata, della superficie di
scorrimento (fenomeno di rottura progressiva). Pertanto, in condizioni di equilibrio limite
del pendio, il valore medio pesato della resistenza al taglio mobilitata lungo la superficie
di scorrimento intermedio tra la resistenza di picco e la resistenza residua.
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Capitolo 18

STABILIT DEI PENDII

18.1.2 Nomenclatura di un movimento franoso


Negli schemi di Figura 18.1 sono indicate le parti fondamentali di un movimento franoso.
In particolare in Figura 18.1a sono indicati, la nicchia di distacco, che la zona superiore
della frana, con una caratteristica forma "a cucchiaio", lalveo di frana, che la porzione
intermedia, e il cumulo di frana, che la parte terminale della frana, di forma convessa e
rilevata rispetto alla superficie topografica preesistente.
I numeri di Figura 18.1b indicano rispettivamente: 1. il coronamento, 2. la scarpata principale, 3. la testata o terrazzo di frana, 4. le fessure trasversali, 5. la scarpata secondaria,
6. il terrazzo di frana secondario, 7. la zona delle fessure longitudinali, 8. la zona delle
fessure trasversali, 9. la zona dei rigonfiamenti trasversali e, a valle, delle fessure radiali,
10. lunghia del cumulo di frana e, infine, 11. il fianco destro.
a)
b)

Zon
ad

1
co
tac
dis
di
a
n
Zo 11

i dis
tacc
o

Al
ve
od
i fr

an
a

Cum
ulo d
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Zo

di

3
5

7
8

yc

ulo
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acc

ga
9
Pie ione
az
10
par
i se
d
e
i
fic
per
Su

frana

Lc
xc
ie d
fic
per
Su

i ro

ra
ttu

Figura 18.1 - Nomenclatura delle parti di un movimento franoso

18.1.3 Classificazione dei movimenti franosi


I movimenti franosi possono essere caratterizzati da diverse forme della superficie di
scorrimento e da diversi meccanismi di rottura.
Lindividuazione dellandamento della superficie di rottura (effettiva o potenziale) e del
cinematismo di collasso importante per la scelta del metodo di analisi pi appropriato e
degli eventuali interventi di stabilizzazione e di mitigazione degli effetti. Per questo motivo sono stati proposti diversi sistemi di classificazione delle frane
tra i quali il pi noto e utilizzato
il sistema di Varnes (1978), che
distingue sei classi fondamentali:
crolli (falls): caratterizzati dallo
spostamento dei materiali in caduta libera e dal successivo movimento, per salti e/o rimbalzi, dei
frammenti di roccia (Figura 18.2).
Generalmente si verificano in versanti interessati da preesistenti di-

Figura 18.2 Frana di crollo

330
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scontinuit strutturali (faglie e piani di stratificazione) e sono, di norma, improvvisi con


velocit di caduta dei materiali elevata. La frana di crollo avviene in pareti subverticali di
roccia, dalle quali si staccano blocchi di materiale che precipitano al piede della scarpata.
Cause determinanti sono le escursioni termiche (gelo e disgelo), lerosione alla base, le
azioni sismiche e le azioni antropiche.
ribaltamenti (topples): movimenti simili ai crolli, determinati dalle stesse
cause e caratterizzati dal ribaltamento
frontale del materiale che ruota intorno
ad un punto al di sotto del baricentro
della massa. I materiali interessati sono
generalmente rocce lapidee che hanno
subito intensi processi di alterazione
e/o che presentano delle superfici di discontinuit (faglie o superfici di strato).
Le frane per ribaltamento (Figura 18.3)
si verificano di norma nelle zone dove
le superfici di strato risultano essere
sub-verticali (a) o lungo le sponde dei
corsi dacqua per scalzamento al piede
(b).

Figura 18.3 - Frane di ribaltamento.

scorrimenti (slides): in base alla forma della superficie di scorrimento si distinguono in


scorrimenti rotazionali e scorrimenti traslativi (Figura 18.4). Lo scorrimento rotazionale
avviene in terreni o rocce dotati di coesione e si sviluppa lungo una superficie generalmente concava, che si produce al momento della rottura del materiale. La parte inferiore
del cumulo di frana tende ad allargarsi e d luogo spesso a frane di colamento. Lo scorrimento traslazionale invece consiste nel movimento di masse rocciose o di terreni, lungo
una superficie di discontinuit poco scabrosa e preesistente disposta a franapoggio. Le
principali cause degli scorrimenti sono le acque di infiltrazione, le azioni antropiche e i
terremoti.
a)

b)

Figura 18.4 - Frane di scorrimento rotazionale (a) e traslazionale (b)

331
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espansioni laterali (lateral spreads): sono movimenti complessi, a componente


orizzontale prevalente, che hanno luogo
quando una massa rocciosa lapidea e fratturata giace su un terreno dal comportamento molto plastico (Figura 18.5).
colamenti (flows): sono movimenti franosi, anche molto estesi, che si verificano
nei terreni sciolti (Figura 18.6). La superficie di scorrimento non ben definibile,
Figura 18.5 - Espansioni laterali
la velocit variabile da punto a punto
della massa in frana, talvolta molto elevata con conseguenze catastrofiche. Il
materiale in frana ha il comportamento di un fluido viscoso e segue landamento di preesistenti solchi di erosione che ne costituiscono lalveo.
fenomeni complessi (complex): sono combinazioni di due o pi tipi di frane precedentemente descritte, ad esempio: crollo di roccia e colata di detrito, scorrimento rotazionale
e ribaltamento, scorrimento traslativo di blocchi e crollo di roccia, etc.. (Figura 18.7).

Figura 18.6 - Colamenti

Figura 18.7 Fenomeni franosi complessi

18.2 Analisi di stabilit dei pendii


I metodi di analisi della stabilit dei pendii pi diffusi ed utilizzati nella pratica professionale sono metodi allequilibrio limite, che ipotizzano per il terreno un comportamento rigido perfettamente plastico. Si immagina cio che il terreno non si deformi fino al rag332
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giungimento della condizione di rottura, e che, in condizioni di rottura, la resistenza al taglio si mantenga costante e indipendente dalle deformazioni accumulate. Da tale ipotesi,
fortemente semplificativa, consegue che: a) la rottura si manifesta lungo una superficie
netta di separazione tra la massa in frana e il terreno stabile, b) la massa in frana un
blocco indeformato in moto di roto-traslazione rigida, c) la resistenza mobilitata lungo la
superficie di scorrimento in condizioni di equilibrio limite costante nel tempo, indipendente dalle deformazioni e quindi dai movimenti della frana, e ovunque pari alla resistenza al taglio, d) non possibile determinare n le deformazioni precedenti la rottura, n
lentit dei movimenti del blocco in frana, n la velocit del fenomeno.
Inoltre la maggior parte dei metodi di verifica della stabilit dei pendii considerano il problema piano (cio ipotizzano che la superficie di scorrimento sia di forma cilindrica con
direttrici ortogonali al piano considerato), analizzando di norma una o pi sezioni longitudinali del versante e trascurando gli effetti tridimensionali.
Ulteriori ipotesi semplificative, diverse da un metodo allaltro, sono necessarie per rendere il problema staticamente determinato (come si vedr nel Paragrafo 18.6), cosicch a parit di geometria e di caratteristiche fisico-meccaniche del terreno, il risultato dellanalisi,
in termini di superficie di scorrimento critica (superficie per la quale il rapporto fra resistenza disponibile e resistenza mobilitata assume il valore minimo) e di coefficiente di sicurezza (rapporto fra resistenza disponibile e resistenza mobilitata), non unico ma dipende dal metodo adottato.
Nonostante tutto per, laffidabilit dei risultati dipende quasi esclusivamente dalla corretta schematizzazione del fenomeno e dalla scelta dei parametri di progetto che, proprio
a causa della scarsa aderenza alla realt fisica del modello costitutivo adottato per il terreno, devono essere fissati con grande attenzione e consapevolezza.
Occorre poi distinguere i pendii naturali dai pendii artificiali, non solo e non tanto perch
i volumi in gioco e le condizioni di carico sono spesso molto diversi, o perch alcuni metodi di analisi sono pi adatti allo studio della stabilit degli uni o degli altri, ma perch
generalmente molto diversa la conoscenza qualitativa e quantitativa della geometria superficiale e profonda, e delle propriet fisico-meccaniche dei terreni.
Nei pendii artificiali (ad esempio i fianchi dei rilevati stradali, degli argini o delle dighe
in terra) quasi sempre la geometria semplice e nota, i terreni sono materiali da costruzione omogenei ed hanno caratteristiche fisico-meccaniche note, poich corrispondenti
alle specifiche di capitolato, lo schema bidimensionale (problema piano) aderente alla
realt fisica, poich si tratta di opere con una dimensione di gran lunga prevalente rispetto
alle altre due e con variazioni graduali della sezione trasversale, le condizioni di carico
possono variare rapidamente nel tempo, ad esempio per gli argini al variare del livello del
fiume, o per le dighe al variare del livello di invaso.
I pendii naturali invece sono di norma caratterizzati da una morfologia superficiale e profonda complessa, da una grande variabilit spaziale delle caratteristiche fisicomeccaniche dei terreni, e di norma da una meno rapida variazione delle condizioni di carico (salvo le azioni sismiche). Le indagini geologiche, idrogeologiche e geotecniche, la
cui estensione ed approfondimento devono essere commisurati, in termini anche economici, allimportanza, alle finalit, allestensione ed alla gravit del problema in studio ed
alla fase di progettazione, possono solo fornire un quadro approssimato e parziale della
realt fisica.
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Nel caso degli scavi le condizioni sono talora, in un certo senso, intermedie, poich la geometria superficiale ben definita, ma il terreno di cui costituito il pendio naturale, e
quindi pu essere caratterizzato anche da forte variabilit spaziale, le condizioni di carico,
legate ai tempi e ai modi di realizzazione dello scavo e di permanenza dello scavo aperto,
possono variare sensibilmente nel tempo.

18.3 Pendii indefiniti


Lo schema di pendio indefinito applicabile al caso di frane di scorrimento allungate, in
cui linfluenza delle porzioni di sommit e di piede trascurabile. La stabilit delle coltri
di terreno alluvionale o detritico, di piccolo spessore rispetto alla lunghezza della frana,
poste su un terreno di fondazione pi rigido di norma trattata con riferimento allo schema di pendio indefinito.
18.3.1 Pendio indefinito di terreno incoerente asciutto
Consideriamo inizialmente il caso di un pendio indefinito di terreno omogeneo, incoerente e asciutto, con resistenza al taglio data dallequazione: f = tan. In Figura 18.8 sono rappresentate le condizioni di equiliN=W cos

brio di un generico concio di terreno delimitato da due superfici verticali e da un

piano di base appartenente alla potenziale


superficie di scorrimento, parallelo alla
superficie del pendio. Per simmetria le
tensioni sulle facce laterali del concio
W
T=W sin
T
sono eguali e opposte, quindi le azioni
W
risultanti hanno la stessa retta dazione
N
parallela al pendio, stessa direzione, stesso modulo, e verso opposto. Pertanto si Figura 18.8 - Schema di pendio indefinito incoeelidono a vicenda e non intervengono rente asciutto
nelle equazioni di equilibrio.
Il fattore (o coefficiente) di sicurezza FS in generale il rapporto tra la capacit di
resistenza, C, e la domanda di resistenza, D:
C
FS =
(Eq. 18.1)
D
Nel caso in esame, considerando lequilibrio alla traslazione lungo la superficie di base
del concio, inclinata di un angolo rispetto allorizzontale si ha che:
C la forza di taglio massima disponibile alla base del concio:
C = Tf = N tan ' = W cos tan '
D la forza di taglio necessaria per lequilibrio: D = T = W sin

dunque:
C W cos tan ' tan '
=
FS = =
D
W sin
tan

(Eq. 18.2)

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e dunque:
max = '
In condizioni di equilibrio limite FS = 1
Si pu osservare che:
- la condizione di equilibrio limite si verifica per = ,
- la superficie di scorrimento parallela al pendio,
- la condizione di equilibrio indipendente dalla profondit della superficie di
scorrimento,
- lunico parametro geotecnico necessario per valutare il coefficiente di sicurezza FS
langolo di resistenza al taglio .
inoltre da sottolineare che:
- nelle verifiche di sicurezza opportuno assumere = cv, avendo indicato con cv
langolo di resistenza al taglio a volume costante, ovvero allo stato critico,
- nei pendii naturali pu aversi > per effetto di capillarit, leggera cementazione,
radici, altezza limitata del pendio.
18.3.2 Pendio indefinito di terreno incoerente totalmente immerso in acqua in quiete

Si consideri lequilibrio del concio di


Livello dacqua
terreno omogeneo, incoerente e
totalmente immerso in acqua in quiete
indicato in Figura 18.9.
In questo caso oltre alle forze presenti

nel caso di terreno incoerente asciutto


a
(Paragrafo 13.3.1), agisce sul concio
una spinta dellacqua, risultante delle
pressioni idrostatiche agenti sulle
d
pareti, che risulta verticale e diretta
verso lalto, pari al peso specifico
dellacqua per il volume del concio.
Per lequilibrio pertanto sufficiente
fare riferimento al peso immerso (o
efficace) del concio, che vale:
Figura 18.9 - Schema di pendio indefinito immerso in
W ' = 'a d
acqua in quiete
essendo ' = sat w il peso di volume
immerso del terreno e avendo assunto uno spessore unitario del concio nella direzione
ortogonale al piano del disegno.
Poich per un pendio indefinito il peso del concio ininfluente sul valore del fattore di
sicurezza, anche nel caso di pendio totalmente immerso in acqua in quiete il fattore di
sicurezza vale:
tan '
FS =
(Eq. 18.3)
tan
come per il caso di pendio asciutto.
18.3.3 Pendio indefinito di terreno omogeneo con filtrazione parallela al pendio

Lo schema di pendio indefinito con filtrazione parallela al pendio (Figura 18.10) spesso
utilizzato per verificare la stabilit di una coltre di terreno, relativamente permeabile e di
spessore quasi costante, su un substrato roccioso o comunque di terreno non alterato, poco
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permeabile e stabile, allorch in seguito a prolungate piogge diviene sede di un moto di


filtrazione parallelo al pendio. Laltezza della falda viene messa in relazione alla durata e
allintensit della pioggia, ed al coefficiente di assorbimento del terreno.
La resistenza al taglio del terreno vale: f = c'+ ' tan ' ,

ed il fattore di sicurezza : FS = f

Facendo riferimento alla Figura 18.10 e indicando con il peso di volume medio del terreno sopra falda e con sat il peso di volume del terreno saturo (sotto falda), la componente
del peso normale alla base del concio :
N = W cos = [(1 m ) + m sat ] z cos
1
,
la lunghezza della base del concio : l =
cos
dunque la tensione normale alla base del concio vale:

= [(1 m ) + m sat ] z cos 2


La componente del peso parallela alla base del concio :
T = W sin = [(1 m ) + m sat ] z sin
dunque la tensione di taglio alla base del concio vale:

= [(1 m ) + m sat ] z sin cos .

Figura 18.10 - Schema di pendio indefinito con filtrazione parallela al pendio

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In questo caso inoltre possibile osservare che la risultante delle pressioni interstiziali agenti sulle due facce verticali del concio uguale ed opposta e che lungo la base inferiore
la distribuzione delle pressioni interstiziali uniforme e la pressione interstiziale vale:
u = w hw = m z w cos 2

Quindi lespressione generale per il fattore di sicurezza risulta:


FS =

c' +( u ) tan '

c' +[(1 m ) + m ' ] z cos 2 tan '


[(1 m ) + m sat ] z sin cos

(Eq. 18.4)

Se si assume, come ipotesi semplificativa e cautelativa, oltrech molto spesso realistica, c' = 0 , risulta:
FS =

[(1 m) + m ']

[(1 m) + m sat ]

tan '
tan

(Eq. 18.5)

se poi, per semplicit e senza grave errore, si assume = sat (anche perch molto spesso il
terreno sopra falda saturo per risalita capillare e per infiltrazione dellacqua piovana),
risulta:
FS =

( sat m w )
sat

tan '
tan

(Eq. 18.6)

Nel caso particolare di m = 1 (falda coincidente con il piano campagna) si ottiene:


FS =

' tan '

sat tan

(Eq. 18.7)

'
circa pari a 0,5, ne consegue che la presenza di un moto di fil sat
trazione parallelo al pendio con livello di falda coincidente con il piano campagna riduce
il coefficiente di sicurezza ad un valore che circa la met del coefficiente di sicurezza
del pendio asciutto o immerso in acqua in quiete.

Poich il rapporto

18.4 Pendii di altezza limitata


Per le verifiche di stabilit di pendii di altezza limitata con metodi allequilibrio limite, si
considera lequilibrio di una massa di terreno delimitata da una superficie di slittamento
di forma nota (molto spesso circolare o a forma di spirale logaritmica). La resistenza al
taglio disponibile, C, e quella mobilitata, D, sono calcolate impiegando solo le equazioni
di equilibrio statico ed il criterio di rottura di Mohr-Coulomb. Il coefficiente di sicurezza
definito come il rapporto C/D ed assunto costante lungo tutta la superficie di scorrimento potenziale.
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I metodi di calcolo della stabilit possono essere utilizzati in modo diretto o inverso, ovvero:
- per stimare il coefficiente di sicurezza di un pendio stabile, si fissa la geometria superficiale e profonda, si attribuiscono valori di progetto ai parametri geotecnici, si ipotizza
lentit e la distribuzione delle pressioni interstiziali, e si determinano per tentativi il
coefficiente di sicurezza e la superficie di scorrimento critica (ricordando che per
questultima si intende la superficie cui associato il minimo valore del rapporto fra
resistenza disponibile e resistenza mobilitata);
- se invece la frana in atto o avvenuta, la superficie di scorrimento nota o sperimentalmente determinabile, e le equazioni di equilibrio consentono di determinare, posto
FS = 1, la resistenza al taglio media in condizioni di rottura lungo la superficie di scorrimento.

18.5 Pendii artificiali


Come gi stato detto, i pendii artificiali, ovvero realizzati dalluomo con la costruzione
di unopera in terra o con scavi, sono caratterizzati in genere da una morfologia elementare e, nel caso di opere in terra, da terreni omogenei. Inoltre lipotesi di bidimensionalit
del problema molto spesso ben verificata, poich la lunghezza del rilevato o dello scavo
di norma molto maggiore dellaltezza, e questultima costante o varia gradualmente.
Pertanto i metodi allequilibrio limite per la verifica della stabilit di pendii artificiali considerano un blocco unico di terreno omogeneo, geometricamente definito dalla superficie
topografica e dalla superficie di scorrimento potenziale. Una volta fissata la forma della
superficie di scorrimento, tali metodi si prestano a soluzioni adimensionali.
Nellambito dei pendii artificiali, occorre tuttavia distinguere tra pendii di rilevato e pendii di scavo.
Nel primo caso si ha di norma una differenza tra il terreno naturale di fondazione e il terreno artificiale di costruzione del rilevato. La messa in opera del rilevato, determina nel
terreno di fondazione un incremento delle tensioni totali e induce un processo di consolidazione, pi o meno rapido a seconda della permeabilit del terreno. Pertanto occorre associare alla verifica di stabilit del pendio anche la verifica di capacit portante a breve e
a lungo termine del terreno di fondazione.
Nel corpo dei rilevati stradali le pressioni interstiziali sono, di norma, nulle (o negative) e
la verifica di stabilit del pendio pu essere svolta in termini di tensioni efficaci.
Nel corpo dei rilevati arginali e delle dighe in terra le pressioni interstiziali variano con le
condizioni di carico idraulico nello spazio e nel tempo. In condizioni di moto di filtrazione assente o stazionario possibile misurare o calcolare la distribuzione delle pressioni
interstiziali e svolgere lanalisi di stabilit in termini di tensioni efficaci. In condizioni di
moto di filtrazione transitorio, ad esempio dopo uno svaso rapido, se il terreno poco
permeabile, la distribuzione delle pressioni interstiziali difficilmente determinabile e
lanalisi di stabilit viene svolta in termini di tensioni totali, con riferimento alla resistenza al taglio non drenata relativa alla pressione di consolidazione iniziale. Tale condizione
la pi critica, poich viene a mancare la pressione dellacqua che sostiene il pendio (e
quindi aumenta la domanda di resistenza), mentre si assume invariata la capacit di resistenza. Nel tempo, col dissiparsi delle sovrapressioni interstiziali, la resistenza al taglio, e
quindi il coefficiente di sicurezza tenderanno a crescere.
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Nel caso di pendii di scavo, lanalisi di stabilit presenta in genere maggiori incertezze a
causa della variabilit del terreno naturale che costituisce il pendio. Per scavi sotto falda si
determina un moto di filtrazione ascendente e sono pertanto necessarie le verifiche al sifonamento e di stabilit del fondo scavo.
Se si esegue uno scavo in un terreno sotto falda, ad esempio per realizzare le fondazioni
di un fabbricato, e si mantiene asciutto il fondo dello scavo per permettere le lavorazioni,
si produce unalterazione dello stato tensionale del terreno circostante. In particolare le
tensioni totali si riducono via via che procede lo scavo, mentre le pressioni interstiziali e
le pressioni efficaci variano con tempi che dipendono dalla permeabilit del terreno. Pertanto il fattore di sicurezza del pendio, ovvero il rapporto tra capacit e domanda di resistenza, FS = C/D, varia nel tempo, ed il periodo durante il quale possono prodursi franamenti dopo la realizzazione di uno scavo sotto falda, ovvero il momento critico di minimo
valore di F, dipende dalla natura del terreno.
Nei terreni granulari molto permeabili (sabbie e ghiaie) la falda assume la posizione di
equilibrio via via che procede lo scavo (fasi 1, 2, 3 di Figura 18.11), ovvero non solo le
pressioni totali, ma anche le pressioni interstiziali ed efficaci variano in tempo reale, e il
moto di filtrazione , istante per istante, in regime stazionario. Pertanto le condizioni di
stabilit sono indipendenti dal tempo (condizioni drenate) e le verifiche di stabilit possono e devono essere eseguite in termini di tensioni efficaci, previa valutazione del reticolo
idrodinamico.
Piano di campagna

Livello di falda
iniziale
SCAVO
Fase 1
Fase 2
Fase 3

Figura 18.11 - Fasi di uno scavo

Invece, nei terreni a grana fine poco permeabili (limi e argille), durante lo scavo a causa
della variata distribuzione delle tensioni nascono sovrapressioni interstiziali che non possono dissiparsi rapidamente. Le condizioni di stabilit sono dipendenti dal tempo, e poich difficilmente si conosce levoluzione delle pressioni interstiziali in regime di filtrazione transitorio, le verifiche di stabilit devono essere eseguite sia per condizioni non
drenate a breve termine (in tensioni totali), sia per condizioni drenate a lungo termine (in
tensioni efficaci). In linea generale, la condizione pi critica per la stabilit a lungo termine. Infatti a causa dello scarico tensionale prodotto dallo scavo si ha una diminuzione
istantanea della domanda di resistenza, mentre le tensioni efficaci, e quindi la capacit di
resistenza, si riducono lentamente con il dissiparsi delle sovrapressioni interstiziali negative. Pertanto il coefficiente di sicurezza diminuisce gradualmente, ed un fronte di scavo,
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inizialmente stabile, pu collassare dopo un certo tempo. Le verifiche di stabilit a breve


termine sono di norma eseguite per scavi solo temporaneamente non sostenuti.
18.5.1 Analisi di stabilit di un pendio omogeneo nellipotesi di superficie di scorrimento
piana (metodo di Culmann)

Il metodo di Culmann per lanalisi di stabilit di un pendio omogeneo di altezza limitata


considera le condizioni di equilibrio di un cuneo di terreno delimitato da una superficie di
scorrimento piana (in analogia al metodo di Coulomb per la determinazione della spinta
delle terre). Evidenze sperimentali e analisi teoriche dimostrano che, salvo casi particolari, lipotesi di superficie di scorrimento piana non realistica n cautelativa, tuttavia consente una trattazione semplice del problema, utile a comprendere lo spirito dei metodi
allequilibrio limite globale.
Si consideri il pendio indicato in Figura 18.12, avente altezza H, angolo di pendio rispetto allorizzontale, e costituito da un terreno omogeneo con peso di volume e resistenza al taglio espressa dallequazione di Mohr-Coulomb: f = c + tan.
Assumiamo come potenziale superficie di scorrimento il piano AC, inclinato di un angolo
sullorizzontale, che individua il cuneo ABC.
Il peso del cuneo ABC, vale:
B
C
1
1
W = H BC = H 2 (cot cot ) =
2
2
1
sen ( )
= H2
H
2
sen sen

Figura 18.12 - Cuneo di Culmann

Le componenti normale, N, e tangenziale, T,


di W rispetto al piano AC, valgono:
1
sen ( )
N = W cos = H 2
cos
2
sen sen
1
sen ( )
T = W sen = H 2
2
sen

La tensione normale media, , e la tensione tangenziale media, , sul piano AC valgono:


N
N
1
sen ( )
= H
cos
=
sen
AC H 2

sen
T
T
1
sen ( )
= H
sen
=
=
sen
AC H 2

sen

Indicando con FS il coefficiente di sicurezza del pendio con riferimento alla superficie di
scorrimento potenziale AC, la resistenza al taglio mobilitata :
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m =

f
FS

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c + tan
c
tan
=
+
FS
FS
FS

(Eq. 18.8)

c
tan
e con tan m =
i contributi alla resistenza al taglio
FS
FS
mobilitata rispettivamente della coesione e dellattrito, si pu scrivere:

Se si definiscono con c m =

m = c m + tan m = c m +

1
sen ( )
H
cos tan m
2
sen

(Eq. 18.9)

Eguagliando la tensione tangenziale media necessaria per lequilibrio, , alla tensione tangenziale mobilitata, m, si ha:
1
sen ( )
1
sen ( )
H
sen = c m + H
cos tan m
2
sen
2
sen
ovvero:
1
sen ( )
cm = H
(sen cos tan m )
2
sen

(Eq. 18.10)

Il valore di che corrisponde alla superficie critica per lequilibrio, quello per il quale
cm assume il valore massimo, e pu essere determinato imponendo la condizione:
c m
=0

Si ottiene:
+ m
cr =
2

(Eq. 18.11)

e quindi:
H 1 cos( m )
cm =

4 sen cos m

(Eq. 18.12)

Laltezza critica, Hcr, ovvero la massima altezza del pendio compatibile con lequilibrio,
si ottiene imponendo FS = 1, ovvero sostituendo c a cm e tan a tanm:

H cr =

4 c sen cos

1 cos( )

(Eq. 18.13)

Se lanalisi svolta in termini di tensioni totali ed il terreno saturo, la resistenza al taglio


vale f = c u , per cui laltezza critica di uno scavo in argilla a breve termine, in condizioni
non drenate, risulta:
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Capitolo 18

STABILIT DEI PENDII

H cr =

4 cu
sen

(1 cos )

e il piano di scorrimento inclinato di:

(Eq. 18.14)

cr = /2

(Eq. 18.15)

e, nel caso particolare di scavo in parete verticale ( = 90), si ottiene:


4 cu
H cr =
cr = 45

(Eq. 18.16)

Allo stesso valore di altezza critica e di inclinazione del piano di scorrimento si perviene
anche applicando la teoria della spinta delle terre di Rankine (vedi Capitolo 11) con
riferimento ad un mezzo puramente coesivo. Infatti, nel piano di Mohr delle tensioni
totali, linviluppo a rottura di un mezzo puramente coesivo una retta orizzontale di
equazione = cu. In un deposito omogeneo, avente peso di volume , delimitato da una
superficie piana orizzontale, le tensioni verticale ed orizzontali sono per simmetria
tensioni principali. La tensione verticale (totale) varia linearmente con la profondit e vale
v = z. La tensione orizzontale (totale) minima per lequilibrio, varia anchessa
linearmente con la profondit, e vale: hA = v 2 cu = z 2cu. Il diagramma delle
tensioni orizzontali totali intrecciato e la profondit alla quale, in condizioni di
equilibrio limite inferiore, la tensione orizzontale zero, vale: zcr = 2 cu/. Laltezza
critica di scavo, per la quale larea del diagramma di spinta zero, e quindi la parete
ideale di Rankine non deve sostenere alcuna spinta dunque teoricamente pari a:
4 cu
H cr = 2 z cr =
(Eq. 18.17)

Le superfici di scorrimento sono inclinate di 45 rispetto allorizzontale.


Il metodo di Culmann (come il metodo di Coulomb per la spinta delle terre) si presta a
soluzioni grafiche basate sulla costruzione del poligono delle forze, e pu essere utilizzato
anche per geometrie del pendio pi complesse e irregolari, e in presenza di carichi
concentrati o distribuiti sulla superficie.

Fratture di trazione per coesione


Il criterio di rottura di Mohr
Coulomb: = c + tan implica
resistenza a trazione per i
materiali con c0. In particolare,
per 1 < 2c tan(45 + /2) si ha
Caso limite:
3 < 0 (Figura 18.13). Poich i
1 = 2c tan(45 + /2)
c
3 = 0
terreni non hanno resistenza a
trazione,
in
una
fascia
1
3
superficiale in cui le tensioni
litostatiche sono basse, si Figura 18.13 Criterio di rottura di Mohr.-Coulomb
formano fratture di trazione,
come gi visto nel Paragrafo 13.1.3.
342
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Capitolo 18

STABILIT DEI PENDII

Il terreno compreso in tale fascia superficiale non contribuisce alla resistenza allo
scorrimento del cuneo sulla superficie di rottura potenziale.
Inoltre le fessure possono riempirsi di acqua
meteorica, che esercita una spinta
2d/3
Sw
idrostatica.La profondit delle fessure, d, non
W
nota, e pu essere stimata per tentativi, o
H
con la formula semi-empirica:
d=

2 cm

tan 45 + m
2

(Eq. 18.18)

In Figura 18.14 rappresentato lo schema di Figura 18.14 Schema di calcolo di stabilit


calcolo per lanalisi di stabilit di un pendio di un pendio interessato da fratture di traziointeressato da fratture di trazione piene ne
dacqua.
18.5.2 Metodo del cuneo con due piani di scorrimento

Abbastanza frequentemente le condizioni stratigrafiche e geotecniche di un pendio


possono suggerire una superficie di scorrimento potenziale critica composta da due piani
che delimitano un cuneo di terreno. In tal caso lanalisi di stabilit del pendio pu essere
condotta secondo lo schema rappresentato in Figura 18.15.
W1
W2

L1

L2

W2

P2

T1

W1
P1

T=

c L 1 N1 tan
+
F
F

T=

c L2 N2 tan
+
F
F

N1

T2
N2
N2 tan
F

P1
N1 tan

P2

F
W2 N
2

R1

R2

W1
P2 - P1

N1

x
x

c L 2
F

c L 1
F

Figura 18.15 - Metodo dei due cunei

La massa in frana potenziale pu essere verticalmente suddivisa in due cunei, che si


trasmettono mutuamente una forza P. Lintensit della forza P incognita, ma pu essere
determinata con un poligono delle forze se si assegna un valore alla sua inclinazione
rispetto allorizzontale. Il valore del coefficiente di sicurezza FS sensibilmente
influenzato dal valore di . Una ragionevole ipotesi per assegnare il valore a assumere
che esso sia pari allangolo di resistenza al taglio mobilitato, m, ovvero:
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STABILIT DEI PENDII

tan
. Poich FS non noto a priori, necessario fissare un valore iniFS
ziale di tentativo e procedere iterativamente fino a convergenza. Con riferimento alla Figura 18.15, ciascuno dei due cunei considerato separatamente. Il poligono delle forze
per il cuneo 1 pu essere disegnato (o calcolato). Esso costituito: a) dalla forza peso W1,
ottenuta moltiplicando larea del cuneo per il peso di volume del terreno, di cui sono note
intensit e direzione, b) dalla componente dovuta alla coesione della forza di taglio T1 alla
base del concio, c L1/FS, di cui sono note intensit e direzione, c) dalla forza normale N1
alla base del concio, di cui nota la direzione, d) dalla componente dovuta allattrito della
forza di taglio T1 alla base del concio, N1 tan/FS, di cui nota la direzione, e) dalla forza P1, di cui nota la direzione. La direzione della risultante R1 fra le forza N1 e N1
tan/FS forma un angolo m con la direzione della forza N1. Analogamente si procede
per il cuneo 2, disegnandone (o calcolandone) il poligono delle forze e ottenendone il valore di P2. Se risulta P2 = P1, il valore di tentativo prescelto per FS corretto, altrimenti si
ripete il calcolo fino a convergenza. In pratica conviene disegnare un grafico in cui si riportano, per ogni tentativo, i valori della differenza (P2 P1) in funzione del coefficiente
di sicurezza FS. Lintersezione della curva che collega i punti calcolati con lasse delle
ordinate indica il valore corretto di FS.
tan = tan m =

18.5.3 Carte di stabilit di un pendio omogeneo nellipotesi di superficie di scorrimento


circolare

Per lanalisi di stabilit di un pendio omogeneo con metodi allequilibrio limite globale si
ricorre in genere alla pi realistica ipotesi di superficie di scorrimento circolare. Con
riferimento agli schemi di Figura 18.16, se la superficie di scorrimento critica interseca il
pendio al piede o lungo la scarpata, la rottura detta di pendio (slope failure), e si
possono avere i casi di cerchio di piede (toe circle) e di cerchio di pendio (slope circle).
Se invece il punto di intersezione ad una certa distanza dal piede del pendio, la rottura
detta di base (base failure) ed il corrispondente cerchio detto medio (midpoint circle).
Taylor (1937) ha affrontato analiticamente il problema della stabilit di un pendio
omogeneo, con geometria regolare e di altezza limitata, fornendo soluzioni adimensionali
e carte di stabilit di impiego semplice e immediato. Il terreno ha peso di volume , e
resistenza al taglio = c + tan. Il caso di pendio costituito da materiale puramente
coesivo ( = sat, u = 0, = cu) applicabile per la verifica a breve termine di pendii di
argilla omogenea satura non fessurata in condizioni non drenate. Il caso di pendio
costituito da materiale dotato di coesione e attrito applicabile alle verifiche a breve
termine di terreno argilloso non saturo ( < sat, u > 0, = cu + tanu), e a lungo termine
di terreni coesivi sovraconsolidati in assenza di pressione interstiziale (' > 0, u = 0, = c
+ tan).
Altri Autori hanno considerato casi pi complessi che mettono in conto gli effetti sulla
stabilit di un sovraccarico uniformemente distribuito sulla sommit del pendio, della
resistenza al taglio variabile con la profondit, dellinclinazione della superficie a monte,
della filtrazione e della sommergenza, delle fessure di trazione, di superfici di scorrimento
a forma di spirale logaritmica, etc., ma tali soluzioni richiedono numerose tabelle e/o
grafici, ed allora preferibile utilizzare i metodi delle strisce che, con la diffusione dei
programmi di calcolo automatico, non hanno pi lo svantaggio del lungo tempo di
calcolo.
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A) ROTTURA DI PENDIO

CERCHIO DI PIEDE

CERCHIO DI PENDIO

B) ROTTURA DI BASE

Figura 18.16 - Schemi di rottura di un pendio omogeneo di altezza limitata con superficie di
scorrimento circolare

Stabilit a breve termine di pendii in argilla omogenea satura


Per la verifica di stabilit a breve termine, in condizioni non drenate, di un pendio
omogeneo, con geometria regolare e di altezza limitata, costituito da argilla satura avente
peso di volume e resistenza al taglio costante con la profondit, f = cu, si utilizza la
soluzione di Taylor (1937).
Lo schema geometrico di riferimento indicato in Figura 18.17, ove a solo titolo di
esempio, rappresentata una rottura di base ed il corrispondente cerchio medio.
Il tipo di rottura e la posizione del cerchio critico dipendono, come possibile desumere
dalla Figura 18.18, dallinclinazione del pendio e dal fattore di profondit nd, che il
rapporto adimensionale fra la profondit H1 di un eventuale strato rigido di base e
laltezza H del pendio.

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STABILIT DEI PENDII

Figura 18.17 - Schema geometrico di riferi- Figura 18.18 - Carta di stabilit di Taylor per
mento per la soluzione di Taylor
pendii di terreno dotato di sola coesione

In condizioni di equilibrio limite laltezza critica del pendio vale:


c
Hc = Ns u
(Eq. 18.19)

Il fattore di stabilit, Ns, adimensionale, dipende dalla geometria del problema ed


determinabile con il grafico di Figura 18.18, ove indicato anche il tipo di rottura che si
determina.
In condizioni di equilibrio stabile, il coefficiente di sicurezza FS, vale:
c
H
FS = c = N s u
(Eq. 18.20)
H
H
Dallosservazione del grafico di Taylor, si desume che:
per un pendio a parete verticale ( = 90) il fattore di stabilit vale 3,85, ovvero
c
laltezza critica H c = 3,85 u , inferiore al valore che si ottenuto con lipotesi di

superficie di scorrimento piana H c = 4 u ;


per angolo di pendio > 53 il cerchio critico sempre di piede;


per angolo di pendio < 53 il cerchio critico pu essere di piede, medio o di pendio a
seconda della profondit dello strato rigido di base;
in assenza di uno strato compatto di base, ovvero per nd = , vi unaltezza critica
c

H c = 5,52 u che comunque non pu essere superata, indipendentemente dal


valore di .
Stabilit di un pendio di terreno omogeneo dotato di coesione e attrito
La soluzione di Taylor per un pendio di terreno omogeneo dotato di coesione e attrito
basata sul metodo del cerchio dattrito, schematicamente illustrato in Figura 18.19. Il
raggio della superficie di scorrimento potenziale indicato con R. Il cerchio dattrito
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concentrico alla superficie circolare di scorrimento ed ha raggio R sen. Ogni linea


tangente al cerchio dattrito che interseca la superficie di scorrimento, forma con la
normale ad essa un angolo . Pertanto in ogni punto della superficie di scorrimento, la
direzione della tensione mutua (somma dello sforzo normale e della tensione tangenziale
dovuta allattrito), in condizioni di equilibrio limite, forma un angolo con la normale
alla superficie ed tangente al cerchio dattrito. Per un assegnato valore di laltezza
critica del pendio data dallequazione:
c
Hc = Ns
(Eq. 18.21)

Il valore del fattore di stabilit Ns funzione degli angoli e (Figura 18.20).

Fattore di stabilit, N = H /c

Cerchio di attrito

Superficie di
scorrimento circolare

W = peso del terreno


c = coesione risultante
P = forza risultante
= angolo di resistenza al taglio
= inclinazione del pendio

Inclinazione del pendio, ()

Figura 18.19 - Schema del metodo del cerchio Figura 18.20 - Carta di stabilit di Taylor per
dattrito
pendii di terreno dotato di coesione eattrito

18.6 Pendii naturali Metodi delle strisce


Per le verifiche di stabilit dei pendii naturali, spesso caratterizzati da una complessa e
irregolare morfologia superficiale e profonda, e da una forte variabilit delle condizioni
stratigrafiche e geotecniche, si ricorre, nellambito dei metodi allequilibrio limite, ai
cosiddetti metodi delle strisce.
Dopo avere scelto e disegnato una o pi sezioni longitudinali del pendio in base alla massima pendenza e/o ad altre condizioni critiche come la presenza di strutture o infrastrutture, di discontinuit morfologiche o geologiche, o anche dei segni che indicano un movimento avvenuto, come fratture e rigonfiamenti, si ipotizza una superficie cilindrica di
scorrimento potenziale, S, e si suddivide idealmente la porzione di terreno delimitato da S
e dalla superficie topografica in n conci mediante n-1 tagli verticali (Figura 18.21), non

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STABILIT DEI PENDII

Livello dellacqua
3

i
n-1

Terreno
tipo 1
Terreno
tipo 2

Superficie S

Figura 18.21 - Schema di suddivisione di un pendio in strisce

normale e tangenziale della forza mutua


tra i conci, bi la quota di applicazione
di Ei rispetto alla superficie di scorrimento. Ui la risultante delle pressioni
interstiziali sulla superficie di separazione fra i conci i ed (i+1). Ni e Ti sono le
componenti normale e tangenziale della
reazione di appoggio del concio sulla superficie di scorrimento, ai la distanza
del punto di applicazione di Ni dallo
spigolo anteriore, e Ub,i la risultante
delle pressioni interstiziali alla base del
concio.

necessariamente di eguale
larghezza, ma tali che larco di
cerchio alla base di ciascuno
di essi ricada interamente in
un unico tipo di terreno.
Immaginiamo di estrarre il
concio i-esimo e di rappresentare le forze che agiscono su di
esso in condizioni di equilibrio
(Figura 18.22).
Il concio ha larghezza xi, e
peso Wi. La corda dellarco di
cerchio alla base inclinata di
un angolo i sullorizzontale.
Ei e Xi, sono le componenti
i-1

i
xi

Ei-1

Xi

Ui-1
Ei
Ui

Wi

Xi-1

bi
Ti

Le ipotesi generalmente ammesse da


Ni
quasi tutti i metodi delle strisce sono:
ai
i
1. stato di deformazione piano (ovvero
Ub,i
superficie cilindrica e trascurabilit
degli effetti tridimensionali),
2. arco della superficie di scorrimento Figura 18.22 - Geometria del concio i-esimo e foralla base del concio approssimabile ze agenti su di esso
con la relativa corda,
3. comportamento del terreno rigido-perfettamente plastico e criterio di rottura di MohrCoulomb,
4. coefficiente di sicurezza FS eguale per la componente di coesione e per quella di attrito, e unico per tutti i conci, ovvero:
T fi
1
(Eq. 18.22)
Ti =
=
(c' i li + N i' tan i' )
FS FS
x i
essendo l i =
.
cos i
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Analizzando le forze agenti sul concio (Figura 18.22) si osserva che:


il peso Wi del concio e le risultanti Ui e Ubi delle pressioni interstiziali sono determinabili, essendo nota la geometria del concio (i, xi e quindi li) e le caratteristiche geometrice e geotecniche del pendio
la forza di taglio Ti determinabile, nota la forza normale Ni, dalla Equazione (18.22).
e quindi, il bilancio del numero di incognite e di equazioni di equilibrio del sistema
quello indicato in Tabella 18.1.
Tabella 18.1 - Numero delle incognite e delle equazioni di equilibrio nel metodo delle strisce
Incognite
1
n

'
i
'
i
'
i

N
E
X

n-1
n-1
n
n-1
5n-2

n. tot.

Equazioni di equilibrio
FS

n
n

V = 0
H = 0

M = 0

ai
bi
3n

Poich il numero delle incognite, (5n 2), superiore al numero delle equazioni di equilibrio, pari a 3n, il sistema indeterminato.
Per ridurre il numero delle incognite e rendere il sistema determinato, necessario introdurre alcune ipotesi semplificative.
I diversi metodi delle strisce differiscono sulle ipotesi semplificative assunte. I due pi
semplici e pi diffusi metodi delle strisce sono il metodo di Fellenius ed il metodo di Bishop semplificato.
Unipotesi comune a molti metodi, fra cui i metodi di Fellenius e di Bishop descritti nei
paragrafi successivi, ma non a tutti, lipotesi di superficie di scorrimento circolare, sufficientemente ben verificata quando non vi siano condizioni stratigrafiche e geotecniche
particolari.
Se si accetta tale ipotesi, il coefficiente di sicurezza risulta pari al rapporto fra momento
stabilizzante e momento ribaltante rispetto al centro della circonferenza.

FS =

i =1
n

T fi
T

i =1 i

MS
MR

(Eq. 18.23)

in cui:
n

i =1
n

1
n

i =1

M S = r T fi = r c' li + N i' tan i'

(Eq. 18.24)

M R = r Ti = r Wi sen i

(Eq. 18.25)

e pertanto:

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STABILIT DEI PENDII

[c'l
n

M
FS = S =
MR

+ N i' tan i'

(Eq. 18.26)

W sen
i

F4
Direzione normale alla superficie di
scorrimento
i

Le forze interne Xi e Ei
non intervengono perch
costituiscono un sistema
equilibrato.
Consideriamo il poligono
delle forze che agiscono
sul concio i-esimo (Figura
18.23):
F1 = Wi + (X i X i 1 )
F2 = (E i E i 1 ) + ( U i U i 1 )
F3 = Ti
F4 = N i' + U bi

F3
F1
F2

Figura 18.23 - Poligono delle forze agenti sul concio i-esimo

18.6.1 Metodo di Fellenius

Il pi antico e pi semplice metodo delle strisce il metodo di Fellenius, detto anche metodo svedese o ordinario, che caratterizzato dalla seguente ulteriore ipotesi semplificativa: per ogni concio la risultante delle componenti nella direzione normale alla superficie
di scorrimento delle forze agenti sulle facce laterali nulla.
Con riferimento al poligono delle forze di Figura 18.23, lequazione di equilibrio nella direzione normale alla superficie di scorrimento :
F1 cos i + F2 sen i = F4

[Wi + (X i X i1 )] cos i + [(E i E i1 ) + (U i U i1 )] sen i

= N i' + U bi

per lipotesi del metodo di Fellenius :

(Xi Xi 1 ) cos i + [(Ei Ei 1 ) + ( Ui Ui 1 )] seni = 0


ne risulta:
Wi cos i = N i' + U bi

(Eq. 18.27)
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STABILIT DEI PENDII

da cui:
N i' = Wi cos i U bi = Wi cos i u bi l i

(Eq. 18.28)
avendo ipotizzato una distribuzione uniforme, ubi, delle pressioni interstiziali alla base del
concio.
Lespressione del momento stabilizzante diventa:
n

M S = r c'l i + N i' tan i' = r c'l i + ( Wi cos i u bi l i ) tan i'


1

(Eq. 18.29)

e quindi il coefficiente di sicurezza :

[c'l
n

M
FS = S =
MR

+ ( Wi cos i u bi l i ) tan i'

(Eq. 18.30)

W sen
i

Il coefficiente di sicurezza calcolato relativo alla superficie di scorrimento potenziale


considerata. Il valore minimo di FS corrisponde alla superficie di scorrimento potenziale
critica e deve essere determinato per tentativi, come vedremo nel seguito. Il metodo di
Fellenius in genere conservativo, poich porta ad una sottostima del coefficiente di sicurezza rispetto ai valori stimati con altri metodi pi accurati.
18.6.2 Metodo di Bishop semplificato

Il metodo di Bishop semplificato attualmente il pi diffuso ed utilizzato fra i metodi delle strisce.
Esso caratterizzato dalla seguente ulteriore ipotesi semplificativa: per ogni concio la risultante delle componenti nella direzione verticale delle forze agenti sulle facce laterali
nulla.
Con riferimento al poligono delle forze di Figura 18.23, lequazione di equilibrio nella direzione verticale :
F1 F3 sen i = F4 cos i
Wi + (X i X i 1 ) Ti sen i = ( N i' + U bi ) cos i
per lipotesi del metodo di Bishop semplificato :
(X i X i 1 ) = 0

ne risulta:
Wi Ti seni = ( N i' + U bi ) cos i
ed essendo:

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STABILIT DEI PENDII

1
ci' li + Ni' tan i'
FS
x i
li =
cos i

Ti =

U bi = u i li
ne segue:

x i
1 ' x i
cos i
c i
+ N i' tan i' sen i = N i' + u i
FS
cos i
cos i

Wi

e sviluppando:
N i' =

1 '
c i x i tan i
FS
tan i' tan i

cos i 1 +
FS

Wi u i x i

MS =
1

(Eq. 18.31)

1
'
'

c i x i + ( Wi u i x i ) tan i
'

tan i tan i

cos i 1 +
FS

(Eq. 18.32)

La soluzione ricercata per via iterativa fissando un primo valore di tentativo per FS.
Il coefficiente di sicurezza calcolato relativo alla superficie di scorrimento potenziale
considerata. Il valore minimo di FS corrisponde alla superficie di scorrimento potenziale
critica e deve essere determinato per tentativi.

18.6.3 Ricerca della superficie circolare di scorrimento potenziale critica


Quando si studiano le condizioni di stabilit di un pendio naturale che non ha avuto movimenti significativi, e che quindi non presenta tracce di intersezione tra la superficie di
scorrimento e la superficie topografica, la superficie di scorrimento critica, ovvero la superficie cui associato il minimo valore del coefficiente di sicurezza, deve essere determinata per tentativi.
Se, tenuto conto delle condizioni stratigrafiche e geotecniche del pendio, si ritiene plausibile lipotesi di superficie di scorrimento circolare, la circonferenza critica determinata
quando se ne conoscano la posizione del centro ed il raggio.
Se il calcolo svolto a mano, il numero di superfici che possono essere analizzate necessariamente ridotto, ed inoltre si preferir utilizzare il metodo di Fellenius rispetto al
metodo di Bishop semplificato, poich il calcolo del coefficiente di sicurezza con
questultimo metodo richiede un procedimento iterativo per ogni superficie considerata.
Tuttavia molto spesso le condizioni morfologiche, stratigrafiche e geotecniche del pendio
sono tali che, con un minimo di buon senso e di esperienza, anche con un numero ridotto
di tentativi si riesce ad individuare la superficie di scorrimento critica.

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Capitolo 18

STABILIT DEI PENDII

Attualmente la diffusione dei programmi di calcolo automatico ha eliminato il problema


della lunghezza e della laboriosit del calcolo numerico, sebbene siano sempre necessari
esperienza e buon senso per definire i confini del campo di ricerca.
La procedura di ricerca
della superficie circolare critica e del relativo
(a)
Centro della superficie
coefficiente di sicurezdi scorrimento
Cerchio critico (b)
za illustrata in Figura
18.24.
Eseguendo
lanalisi di stabilit per
un certo numero di cerchi aventi lo stesso cen(c)
tro e diverso raggio, e
diagrammando i coefficienti di sicurezza otte(d)
nuti in funzione del
raggio si ottengono dei
Terreno di riempimento
punti che appartengono
sabbioso
Argilla soffice
ad una linea che presenta un minimo. Tale va- Figura 18.24 - Procedura per la determinazione della superficie
lore il coefficiente di circolare di scorrimento critica e del coefficiente di sicurezza
sicurezza minimo associato al centro comune dei cerchi considerati.
Ripetendo la procedura per diversi centri di cerchi disposti ai nodi di un reticolo a maglia
rettangolare o quadrata, si otterr un piano quotato, di cui si potranno tracciare le linee di
livello che descrivono una porzione di superficie tridimensionale. Se tale superficie presenta un minimo, il punto corrispondente al minimo avr come coordinate planimetriche
le coordinate del centro della superficie circolare critica e come quota il coefficiente di sicurezza del pendio.
Se la superficie presenta pi minimi relativi significa che esistono pi superfici critiche di
scorrimento potenziale.

18.6.4 Effetti tridimensionali


La maggior parte dei metodi di verifica della stabilit dei pendii considerano il problema
piano, ovvero assumono una geometria cilindrica trascurando gli effetti tridimensionali.
Tale ipotesi generalmente ben verificata per i pendii artificiali ma non per i pendii naturali. Se si esegue la verifica di stabilit per la sezione pi critica, corrispondente in genere
alla sezione longitudinale in asse alla frana, il coefficiente di sicurezza ottenuto una sottostima del valore reale.
Un metodo approssimato per tenere conto degli effetti tridimensionali, il seguente:
Si considerano n sezioni longitudinali parallele equidistanti, e per ciascuna di esse si calcola il coefficiente di sicurezza minimo FSi, che risulta associato ad unarea Ai di terreno
in frana potenziale. Il coefficiente di sicurezza globale del pendio stimato con
lequazione:
FSi A i
FS =
(Eq. 18.34)
FSi
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Capitolo 18

STABILIT DEI PENDII

18.7 Scelta del coefficiente di sicurezza


La scelta del valore del coefficiente di sicurezza da utilizzare nelle verifiche di stabilit
dei pendii richiede un giudizio critico da parte dellingegnere geotecnico, poich sono
molti i fattori di cui tenere conto. Occorre infatti considerare:
- laffidabilit del modello geotecnico, ovvero dello schema stratigrafico di riferimento e
della caratterizzazione meccanica dei terreni,
- i limiti del metodo di calcolo, ovvero delle ipotesi semplificative ad esso associate,
- le conseguenze di uneventuale rottura,
- la vulnerabilit delle strutture e delle infrastrutture, la cui funzionalit potrebbe essere
compromessa anche da movimenti che hanno luogo con coefficienti di sicurezza superiori ad 1 (stato limite di servizio),
- il tempo, ovvero se la stabilit del pendio deve essere assicurata per un breve oppure
per un lungo periodo di tempo.
La Normativa Italiana attualmente in vigore (D.M. LL.PP. 11/03/88) prescrive che: Nel
caso di terreni omogenei e nei quali le pressioni interstiziali siano note con sufficiente attendibilit, il coefficiente di sicurezza non deve essere minore di 1,3. Nelle altre situazioni
il valore del coefficiente di sicurezza da adottare deve essere scelto caso per caso, tenuto
conto principalmente della complessit strutturale del sottosuolo, delle conoscenze del
regime delle pressioni interstiziali e delle conseguenze di un eventuale fenomeno di rottura.
A titolo indicativo, se la conoscenza delle condizioni stratigrafiche e geotecniche buona,
e le conseguenze di una eventuale rottura non sono particolarmente drammatiche, per le
verifiche di stabilit di scavi o di pendii naturali a priori, ovvero se non si manifestata
la frana, si pu adottare un coefficiente di sicurezza compreso tra 1,3 e 1,4 in relazione al
metodo di calcolo impiegato, mentre per le verifiche di stabilit a posteriori, ovvero dopo che si manifestata la frana, e quindi si conosce la superficie di scorrimento e si utilizza la resistenza al taglio residua del terreno, potranno essere adottati coefficienti di sicurezza minimi compresi tra 1,2 e 1,3.
Valori maggiori dei coefficienti di sicurezza devono essere utilizzati per opere quali le dighe in terra, che comunque dovranno essere costantemente monitorate durante le varie fasi di esercizio.

18.8 Criteri di intervento per la stabilizzazione delle frane


Per stabilizzare una frana in atto, o comunque per aumentare il coefficiente di sicurezza di
un pendio, FS, che, come stato detto, il rapporto tra la capacit di resistenza lungo la
superficie di scorrimento potenziale critica, C, e la domanda di resistenza, ovvero la resistenza necessaria per lequilibrio, D, occorrono interventi volti a produrre un aumento di
C, o una diminuzione di D, oppure entrambe le cose.
Sebbene qualunque intervento richieda unanalisi del fenomeno in atto, o temuto, sia dal
punto di vista tipologico, sia dal punto di vista morfologico e plano-altimetrico, sia per
ci che riguarda i litotipi coinvolti e le loro caratteristiche geotecniche, sia per quanto riguarda le condizioni idrogeologiche, innanzitutto necessario distinguere tra interventi
durgenza e interventi definitivi.
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Se richiesto un intervento di urgenza, perch la frana in atto e costituisce minaccia incombente a persone o a beni, fatta salva la necessit di richiedere levacuazione della zona a rischio, occorre raccogliere il maggior numero di informazioni esistenti o disponibili
in breve tempo, e predisporre quelle misure rapide ed economiche che, pur non essendo
risolutive, portano ad una riduzione del rischio, o comunque non lo accrescono. Ad esempio, non rimuovere laccumulo al piede che, col proprio peso, produce un momento stabilizzante, eliminare le zone di ristagno dellacqua piovana facilitandone invece il ruscellamento, ripristinare lefficienza di canalette e fossi di guardia, sigillare le fratture per limitare le infiltrazioni di acqua piovana, etc..
Per progettare un intervento di sistemazione definitivo necessario svolgere tutte le indagini, geologiche, geofisiche, geotecniche, topografiche, e mettere in opera tutti gli strumenti (piezometri, inclinometri, estensimetri, basi topografiche), necessari per chiarire
lestensione e la cinematica del fenomeno.
Poich in genere il costo delle indagini rappresenta una parte piccola rispetto al costo
complessivo dellintervento di stabilizzazione di una frana, e poich in assenza di dati affidabili il progettista tende ad assumere ipotesi molto cautelative che comportano un sovradimensionamento delle opere da realizzare, non conveniente risparmiare sulle indagini (naturalmente purch siano ben programmate ed eseguite). inoltre sempre opportuno prevedere indagini e controlli durante e dopo la realizzazione delle opere, compresa la
messa in opera di strumentazione adeguata, per verificare le ipotesi di progetto, lefficacia
dellintervento eseguito e controllare il decorso dei movimenti nel tempo, prolungando il
monitoraggio per almeno un intero ciclo stagionale dopo il termine dei lavori.
Dopo avere raccolto tutte le informazioni necessarie, si definisce il modello geotecnico,
ovvero lo schema fisico meccanico interpretativo del fenomeno, e si procede alla verifica
di stabilit del pendio, nelle condizioni precedenti lintervento di stabilizzazione, con i
metodi della geotecnica (fra cui, ma non solo, quelli allequilibrio limite visti ai paragrafi
precedenti). Se la frana avvenuta si pu eseguire unanalisi a ritroso (back analysis), ovvero si impone che per la superficie di scorrimento reale (se individuata) e nelle condizioni idrogeologiche esistenti al momento della frana, risulti FS = 1, si ricava il valore medio
della resistenza al taglio a rottura, e lo si confronta con il valore desunto dalle prove di laboratorio.
La prima fase della progettazione finalizzata ad individuare i fattori che maggiormente
influenzano la stabilit del pendio, ed alla selezione, scelta e verifica dellefficacia dei
possibili interventi di stabilizzazione. In Tabella 18.2 sono elencati i criteri di scelta e i
principi fisici dei provvedimenti possibili. Essi possono essere suddivisi in due grandi categorie generali: i provvedimenti volti a ridurre la domanda di resistenza, D, e quelli volti
ad aumentare la capacit di resistenza, C.
Limitandoci ad una sommaria disamina dei provvedimenti per la stabilizzazione di movimenti franosi in terreni sciolti, nella prima categoria sono compresi:
- la riprofilatura del pendio, ovvero la modifica della superficie topografica con riduzione della pendenza, alleggerimento della sommit e/o appesantimento del piede del
pendio. Interventi di questo tipo hanno efficacia per movimenti franosi di tipo rotazionale non molto profondi;
- linserimento di opere di sostegno passive, quali muri, terra armata, paratie, pali, reticoli di micropali e pozzi, al piede della frana, con lo scopo di trasferire la spinta
dellammasso a strati pi profondi e stabili. Possono essere impiegati solo per frane di
spessore modesto.
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Tabella 18.2 - Principi e metodi di stabilizzazione dei pendii e delle scarpate (da Jappelli, Manuale di Ingegneria Civile)
CRITERIO

PRINCIPIO FISICO

PROVVEDIMENTO

NOTE

Non sempre fattibile


per il costo elevato, per
lesistenza di manufatti, per pendii molto
lunghi
Molto costosi e non
Muri di sostegno
sempre adeguati
Sistemi di pali
Non sempre efficaci
Devono essere progetAncoraggi pesanti
tati con criteri cautelativi specialmente quanParatie e palancolate con
do previsti con funzioo senza ancoraggio
ne di sostegno permanente
Si applicano prevalenChiodi
temente a pendii in
roccia
Applicazioni di elementi
strutturali con tiranti pretesi
Applicazioni di rinfianchi o placcaggi al piede
del pendio
Allontanamento delle
acque superficiali
Spesso applicabili
Drenaggio:
a)
dreni orizzontali
b)
pozzi
c)
dreni verticali
d)
gallerie drenanti
e)
trincee drenanti
Elettroosmosi
Generalmente di costo
Addensamento
elevato ed applicabili
Iniezioni
solo in terreni o rocce
Congelamento
particolari
Cottura

Scavo di alleggerimento
Riduzione degli sforzi
sulla sommit del pendio
tangenziali lungo la superficie di scivolamen- Abbattimento della scarto
pata

Riduzione delle forze che tendono a


provocare la rottura

Trasferimento degli
sforzi tangenziali ad
elementi strutturali
fondati o ancorati ad
una formazione sottostante non interessata
dal dissesto

Aumento degli sforzi


normali totali lungo la
superficie di scivolamento

Aumento delle forze Riduzioni delle pressioni interstiziali in


resistenti
punti interni o lungo il
contorno

Miglioramento della
resistenza al taglio del
materiale

Nella seconda categoria rientrano:


- le opere per la disciplina delle acque superficiali, come fossi e cunette di guardia, fascinate, inerbimenti e rimboschimenti, che hanno lo scopo di ridurre le infiltrazioni di
acqua dalla superficie e quindi le pressioni interstiziali, e di aumentare la resistenza al
taglio del terreno pi superficiale, anche per mezzo delle armature costituite
dallapparato radicale delle piante. Tali interventi hanno efficacia solo per stabilizzare
la coltre pi superficiale di terreno;
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- le opere di drenaggio superficiali e profonde (trincee drenanti, pozzi drenanti, dreni


suborizzontali, cunicoli e gallerie drenanti, elettroosmosi) hanno lo scopo di ridurre le
pressioni interstiziali e quindi accrescere le pressioni efficaci e la resistenza al taglio
del terreno. Sono i provvedimenti pi diffusi ed efficaci per la stabilizzazione della
maggior parte dei movimenti franosi profondi. In zone urbanizzate occorre verificare
lentit e gli effetti dei cedimenti di consolidazione indotti dallabbassamento del livello di falda;
- piastre e travi che, per mezzo di tiranti di ancoraggio pretesi, comprimono il terreno
aumentando le tensioni normali, e quindi la resistenza al taglio, lungo la superficie di
scorrimento;
- altri interventi finalizzati al miglioramento delle caratteristiche meccaniche del terreno,
quali iniezioni di miscele chimiche o cementizie, trattamenti termici come congelamento o cottura, etc.., i quali sono utilizzabili solo in casi particolari.

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