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INTRODUZIONE
La Geotecnica una disciplina che tratta la meccanica dei terreni e delle rocce, e le sue
applicazioni nellambito dei problemi di ingegneria civile e ambientale (fondazioni, opere
di sostegno, stabilit dei pendii, miglioramento e rinforzo dei terreni, etc..).
Poich ogni opera di ingegneria civile fondata e/o realizzata con il terreno, la progettazione geotecnica esiste da quando esiste lingegneria civile. Tuttavia fino a non molti
decenni fa le regole di progettazione geotecnica sono state sostanzialmente empiriche, basate sullosservazione dei fenomeni naturali e del comportamento delle opere costruite.
Oggi non sarebbe pi possibile progettare su base empirica, per molti motivi, fra cui:
- riduzione dei tempi di esecuzione (il comportamento del terreno fortemente
influenzato dalla velocit di applicazione dei carichi);
- necessit di operare in contesti ambientali diversi, spesso residuali e non conosciuti,
- minore tolleranza di effetti indesiderati, come i cedimenti assoluti e differenziali.
La meccanica dei terreni si differenzia dalla meccanica dei solidi e dalla meccanica dei
fluidi poich studia il comportamenti di mezzi plurifase particellari.
Il relativamente tardo sviluppo della meccanica dei terreni moderna (prima met del XX
secolo) dovuto alle difficolt di modellare il comportamento di materiali costituiti da tre
fasi (solida liquida - gassosa) che interagiscono fra loro, ed alla grande variabilit dei
materiali compresi sotto il termine terreno. Variabilit stratigrafica, poich il volume di
terreno interessato da un problema geotecnico pu comprendere materiali differenti, variabilit intrinseca ad ogni terreno, dipendenza del comportamento dei terreni dalla storia
tensionale, deformativa e dal tempo.
Unaltra difficolt specifica dellingegneria geotecnica consiste nellacquisizione di dati
sperimentali quantitativamente significativi e qualitativamente affidabili.
Per risolvere i problemi di ingegneria geotecnica si ricorre spesso ad una tecnica non rigorosa ma ingegneristicamente efficace che consiste nel considerare separatamente i diversi
aspetti del problema, e nellaffrontare ciascuno di essi con modelli parziali, capaci di dare
una risposta affidabile solo limitatamente ad un aspetto. Ad esempio il problema delle
fondazioni superficiali viene affrontato modellando il terreno come un continuo elastico
per determinare la diffusione delle tensioni, come un mezzo rigido perfettamente plastico
per determinare il carico limite di rottura, come un mezzo elasto-plastico-viscoso per il
calcolo delle deformazioni e del loro decorso nel tempo, etc..
In termini ingegneristici, i materiali naturali che costituiscono la parte pi superficiale
della crosta terrestre possono essere suddivisi in due grandi categorie: i terreni e le rocce.
I terreni (o rocce sciolte) sono aggregati di particelle, o granuli, di minerali e materiali
organici, generalmente sciolti o con deboli legami di cementazione o di adesione che possono essere distrutti con semplice agitazione meccanica o in acqua. Risultano quindi caratterizzati da valori limitati della resistenza meccanica.
Le rocce (lapidee) sono aggregati naturali di minerali tra i quali si esercitano forze attrattive e di adesione di notevole entit che conferiscono allinsieme valori elevati della resistenza meccanica.
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INTRODUZIONE
Per queste ultime, la disaggregazione, se si eccettua il caso di alcune rocce solubili, non
pu essere ottenuta neppure dopo la permanenza in acqua.
Questa distinzione convenzionale: in altre discipline scientifiche i termini terreno e roccia assumono significati diversi; inoltre esistono materiali naturali, di transizione, con
caratteristiche tali da non poter essere facilmente inseriti in nessuna delle due categorie.
Nel seguito, ci occuperemo in particolare di terreni o rocce sciolte, cio di materiali che
possono essere schematizzati come mezzi polifase, costituiti da uno scheletro solido, formato dallinsieme di tutti i granuli, o meglio, di tutte le particelle1, da una fase liquida
(generalmente acqua) e da una fase gassosa (generalmente aria e/o vapor dacqua).
Se ci riferiamo ai terreni naturali, ai nostri climi e alle profondit che in genere interessano lingegneria civile, non commettiamo un grosso errore se consideriamo in prima approssimazione le terre come mezzi a due fasi, essendo quasi tutti i vuoti tra granulo e granulo riempiti dacqua.
Il termine granulo per alcuni tipi di terreno, come ad esempio una ghiaia o una sabbia, non d problemi
di comprensione; per altri, ad esempio per un terreno argilloso, pu essere molto meno comprensibile, nel
senso che il granulo non neppure visibile a occhio nudo ed una struttura molto pi complessa di quella
di un granulo di sabbia
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Capitolo 1
CAPITOLO 1
ORIGINE E STRUTTURA DEI TERRENI
1.1 Origine dei terreni
I terreni derivano dai processi di alterazione fisica e chimica delle rocce.
I processi di alterazione di natura fisica o meccanica producono una disgregazione delle
rocce in frammenti di dimensioni ridotte. Questi processi sono legati a fenomeni di erosione delle acque, allazione di agenti atmosferici (gelo, variazioni termiche), allazione
delle piante, degli animali, delluomo.
I processi di alterazione di natura chimica o organica decompongono invece i minerali
che costituiscono le rocce in particelle di natura colloidale, che costituiscono poi la frazione prevalente dei materiali fini. Questi processi sono legati a fenomeni di ossidazione,
riduzione ed altre reazioni chimiche generate dagli acidi presenti nellacqua o prodotti dai
batteri.
I frammenti di roccia (cio le particelle, i granuli) derivanti da questi processi di alterazione vengono poi trasportati (pi o meno lontano) e successivamente depositati dal vento, dallacqua e dai ghiacciai; durante la fase di trasporto possono subire ulteriori processi
di disgregazione meccanica o di alterazione chimica.
Nella figura 1.1 riportata una rappresentazione semplificata del ciclo di formazione delle rocce e dei terreni.
Se durante le fasi di formazione, trasporto e deposizione intervengono solo processi fisici,
le particelle di terreno avranno la stessa composizione delle rocce di origine; se si hanno
anche trasformazioni chimiche si formano altri materiali. Lesempio pi importante in
ambito geotecnico sono i minerali argillosi, tra i quali i pi noti sono caolinite, illite e
montmorillonite.
Le dimensioni delle particelle, che costituiscono il risultato finale di tutti questi fenomeni,
sono molto varie, comprendendo frammenti di roccia, minerali e frammenti di minerali.
Figura 1.1 - Rappresentazione semplificata del ciclo di formazione delle rocce e dei terreni
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Capitolo 1
microstruttura
macrostruttura
megastruttura
Quando si parla di caratteri microstrutturali ci si riferisce alla forma e alle dimensioni dei
grani e ai legami esistenti tra le particelle; i caratteri macrostrutturali sono invece quelli
osservabili su una porzione di terreno di dimensioni limitate (ad esempio un campione di
laboratorio) e sono costituiti da fessure, intercalazioni, inclusioni di materiale organico,
ecc..; i caratteri megastrutturali sono infine quelli evidenziabili a grande scala, come ad
esempio giunti, discontinuit, faglie.
Per ora ci limiteremo ad analizzare linfluenza dei caratteri microstrutturali sul comportamento dei terreni. In particolare, se pensiamo al terreno come ad un aggregato di particelle solide e acqua interstiziale, possiamo facilmente immaginare che in questa miscela
esistano due tipi di interazione:
uninterazione di tipo meccanico, dovuta alle forze di massa o di volume
uninterazione di tipo chimico, dovuta alle forze di superficie
Sulla superficie esterna di ogni granulo esistono infatti delle cariche elettriche che lo portano ad interagire con gli altri granuli e con lacqua interstiziale. Quindi, se la superficie
esterna piccola in relazione alla massa, anche le azioni superficiali sono modeste e
quindi prevalgono le interazioni di tipo meccanico (in tal caso si parla di granuli inerti),
se la superficie grande anche le azioni superficiali, e quindi le interazioni di tipo chimico, possono diventare importanti, addirittura pi importanti di quelle di volume (in questo
caso si parla di granuli attivi).
Di conseguenza, lelemento distintivo tra la prevalenza delle forze di volume o delle forze
di superficie legato essenzialmente alla geometria dei granuli, ovvero alla superficie riferita allunit di massa, che si definisce superficie specifica:
S
S
=
(Eq. 1.1)
M V
dove S la superficie del granulo, M la massa, V il volume e la densit.
Se, ad esempio, prendiamo un grammo di sabbia e sviluppiamo tutte le superfici esterne
dei grani in esso contenuti, otteniamo che il valore della superficie specifica dellordine
di 10-310-4 m2; se invece prendiamo un grammo di argilla molto attiva vediamo che la
somma delle aree laterali di tutti gli elementi solidi che questo contiene pu essere
dellordine di 800m2. da notare che la superficie specifica di un certo materiale dipende
dalla forma e dalle dimensioni delle particelle, come possibile dedurre dalla definizione
(1.1) 1.
S sp =
In particolare, nellipotesi di forma sferica, alla quale si avvicinano ad esempio i grani di una sabbia:
S = D2, V = D3/6, quindi Ssp = 6/D. Nellipotesi di parallelepipedo appiattito, forma simile a quella delle
particelle di argilla, di dimensioni BxLxh: S = 2LB + 2Bh + 2Lh, V = BLh; quindi S = 1 2 + 2 + 2 e se
sp
h B L
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Capitolo 1
Valori tipici della dimensione media e della superficie specifica di sabbie e argille sono
riportati in tabella 1.
La conseguenza di quanto detto sopra che nei materiali come le sabbie linterazione tra i
granuli esclusivamente di tipo meccanico, mentre nelle argille le azioni sono quasi esclusivamente di tipo chimico-fisico.
Tabella 1. Dimensione media e superficie specifica di sabbie e argille
Dimensione media
[mm]
Superficie specifica
2
[m /g]
2 mm
210
10-6
(0.03 0.1)x 10-3
(0.1 4) x 10-3
fino a 840
65 200
10 20
-4
Dunque, una prima distinzione tra i vari tipi di terreno pu essere fatta in base alle dimensioni e alla forma delle particelle che li costituiscono, perch questo un elemento che ne
differenzia notevolmente il comportamento. Dimensioni e forma delle particelle dipendono dai minerali costituenti.
Si distinguono cos, in primo luogo, i terreni a grana grossa (ghiaie e sabbie) e forma
sub-sferica, o comunque compatta, dai terreni a grana fine (limi e argille) e forma appiattita o lamellare, nei quali i singoli grani non sono visibili a occhio nudo.
I terreni naturali consistono generalmente in una miscela di pi tipi di terreno appartenenti
alle due categorie suddette, a cui pu aggiungersi talvolta del materiale organico.
Analizzando un poco pi in dettaglio le caratteristiche delle due grandi categorie di terreni
che abbiamo appena definito, si pu affermare che i terreni a grana grossa sono generalmente costituiti da frammenti di roccia o, nel caso delle particelle pi piccole, da singoli
minerali o da frammenti di minerali (ovviamente minerali sufficientemente resistenti e
stabili dal punto di vista chimico, come ad esempio quarzo, feldspati, mica, ecc..).
I materiali meno resistenti danno origine a terreni con grani pi arrotondati, quelli pi resistenti a granuli pi irregolari.
Il comportamento dei terreni a grana grossa dipende soprattutto:
dalle dimensioni
dalla forma (angolare, sub-angolare, subSUBANGOLARE
ANGOLARE
arrotondata, arrotondata) (figura 1.2)
dalla distribuzione granulometrica (figura
1.3)
dallo stato di addensamento dei granuli (figura 1.4).
Nel caso dei terreni a grana fine, le informaSUBARROTONDATA
zioni relative alla distribuzione e alle caratteri- ARROTONDATA
stiche granulometriche sono meno significati- Figura 1.2 Forma delle particelle
2
. In conclusione, la Ssp aumenta al diminuih
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a)
= ossigeno
= sil icio
b)
a)
= ossidrili
= alluminio, magnesio
Figura 1.5 Struttura delle particelle colloidali: unit elementari tetraedriche e ottaedriche (a) e
loro combinazione in pacchetti elementari (b).
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Capitolo 1
che costituiscono i minerali argillosi, pur essendo complessivamente neutri, hanno carica
positiva allinterno e negativa sulla superficie esterna. Questa caratteristica le porta a stabilire legami molto forti con le molecole dacqua che, essendo dipolari (poich, com noto, i due atomi di idrogeno, che hanno carica positiva, non sono disposti simmetricamente
rispetto allatomo di ossigeno, carico negativamente), sono attratte elettricamente verso la
superficie delle particelle di argilla.
Acqua adsorb ita
H H
Lacqua che si trova immediaO
tamente a contatto con le particelle diventa perci parte integrante della loro struttura ed
definita acqua adsorbita
(Figura 1.6). Allontanandosi
dalla superficie delle particelle
Cristallo di m ontmorillonite (100x1 nm)
C ristallo di caolinite (1000x100nm)
i legami diventano via via pi
deboli, finch lacqua assume
Figura 1.6 Spessore dellacqua adsorbita per differenti mi- le caratteristiche di acqua libera o acqua interstiziale
nerali argillosi
(Figura 1.7). da notare che
lo spessore di acqua adsorbita approssimativamente lo stesso per tutti i minerali argillosi, ma a causa delle differenti dimensioni delle particelle, il comportamento meccanico
dellinsieme risulta molto diverso.
+
PARTICELLA
molecole dacqua
ANDAMENTO DELLA FORZA DI ATTRAZIONE
TRA PARTICELLA
PARTICELLAEEMOLECOLE
MOLECOLE
TRA
DDACQUA
ACQUA
10
15
20
25
30
35
acqua
acqua
pellicolare
adsorbita
acqua di ritenzione
acqua
gravifica
Anche tenendo conto della presenza dellacqua adsorbita, le particelle di argilla risultano
cariche negativamente in superficie e tendono a manifestare forze di repulsione, alle quali
si sommano forze di tipo attrattivo (Van der Walls), legate alla struttura atomica del mate7
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b)
Gas
VG V
V
PW
Acqua
VW
PS
Particelle
solide
VS
Figura 1.8 Rappresentazione del terreno come materiale multifase (a) e relazione tra le fasi (b)
In particolare si definiscono:
V
v 100
V
(n=0% solido continuo, n =100% non vi materia solida)
1. porosit:
n (%) =
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(Eq. 1.2)
Capitolo 1
Vv
Vs
V
v=
Vs
e=
(Eq. 1.3)
(Eq. 1.4)
Tra le tre grandezze sopra definite, pi comodo utilizzare v ed e rispetto ad n perch, per
i primi due, al variare del volume dei vuoti, varia solo il numeratore del rapporto. Comunque n, e e v esprimono lo stesso concetto e sono biunivocamente legate tra loro:
(n / 100)
e=
v = 1+ e;
1 (n / 100)
Vw
S r (%) =
100
4. grado di saturazione:
(Eq. 1.5)
Vv
(Sr=0% terreno asciutto, Sr=100% terreno saturo)
P
w (%) = w 100
(Eq. 1.6)
5. contenuto dacqua:
Ps
P
s = s
6. peso specifico dei costituenti solidi:
(Eq. 1.7)
Vs
P
=
7. peso di volume:
(Eq. 1.8)
V
P
d = s
V
8. peso di volume del terreno secco:
(Eq. 1.9)
P
(ovvero
per S r = 0)
V
P
sat =
V
(Eq. 1.10)
9. peso di volume saturo:
(per S r = 100 %)
' = sat w
(Eq. 1.11)
dove w il peso specifico dellacqua (9.81 kN/m ). Il peso di volume pu assumere valori compresi tra d, peso di volume secco (per Sr = 0%) e sat, peso di volume saturo (per
Sr =100%).
Spesso si utilizza la grandezza adimensionale Gs = s/w (gravit specifica), che rappresenta il peso specifico dei costituenti solidi normalizzato rispetto al peso specifico
dellacqua.
Si osservi che mentre le grandezze n (porosit) ed Sr (grado di saturazione) hanno, espresse in %, un campo di esistenza compreso tra 0 e 100, il contenuto dacqua, w, pu assumere valori anche superiori a 100%.
3
D r (%) =
e max e
100
e max e min
(Eq. 1.12)
dove e lindice dei vuoti allo stato naturale, emax ed emin sono rispettivamente gli indici
dei vuoti corrispondenti al minimo e al massimo stato di addensamento convenzionali, determinati sperimentalmente mediante una procedura standard.
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Capitolo 1
GHIAIA
SABBIA
LIMO
ARGILLA
TORBA
n (%)
25-40
25-50
35-50
30-70
75-95
0.3-0.7
0.3-1.0
0.5-1.0
0.4-2.3
3.0-19.0
d (kN/m3)
14-21
13-18
13-19
7-18
1-5
(kN/m3)
18-23
16-21
16-21
14-21
10-13
Tabella 1.3. Valori tipici del peso specifico dei costituenti solidi di alcuni materiali
s (kN/m3)
26
26.3-26.7
23.9-28.6
23
SABBIA QUARZOSA
LIMI
ARGILLE
BENTONITE
w=
Pw
P P2
100 = 1
100
Ps
P2 T
10
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Capitolo 1
Valori tipici di w variano tra il 20% al 30% (massimo) per un terreno sabbioso, tra il 10%
e il 15% per argille molto dure, tra il 70% e l80% per argille molli, anche se, teoricamente, come gi osservato, pu assumere valori superiori al 100%.
Tra le propriet sopra definite, quelle che risultano indipendenti dalla storia tensionale e
dalle condizioni ambientali che caratterizzano il terreno allo stato naturale, vengono dette
propriet indici.
Tra le propriet indici possono essere annoverate anche la granulometria e i limiti di Atterberg, che verranno definite nei paragrafi seguenti.
Capitolo 1
Alla fine dellagitazione, da ciascun setaccio sar passato il materiale con diametro inferiore a quello dellapertura delle relative maglie. La percentuale di passante al setaccio iesimo, Pdi , pu essere determinata pesando la quantit di materiale depositata su ciascun
setaccio al di sopra di quello considerato, Pk (con k = 1,...i), mediante la formula che segue:
i
Pdi =
PT Pk
k =1
PT
100
Per i diametri minori di 0.074 mm, cio per il materiale raccolto sul fondo, si ricorre
allanalisi per sedimentazione. Si tratta di una procedura basata sulla misura della densit
di una sospensione, ottenuta miscelando il materiale allacqua con laggiunta di sostanze
disperdenti per favorire la separazione delle particelle, la cui interpretazione viene fatta
impiegando la legge di Stokes, che lega la velocit di sedimentazione di una particella in
sospensione al diametro della particella e alla densit della miscela. Eseguendo misure di
densit a diversi intervalli di tempo e conoscendo il peso specifico dei grani possibile
ricavare il diametro e la percentuale in peso delle particelle rimaste in sospensione e
quindi aventi diametro inferiore a quelle sedimentate. Utilizzando questi dati cos possibile completare la curva granulometrica.
In pratica quella che si ottiene una curva cumulativa.
La forma della curva indicativa della distribuzione granulometrica: pi la curva distesa, pi la granulometria assortita. Landamento della curva viene descritto sinteticamente mediante due parametri (che, come vedremo pi avanti, vengono impiegati per classificare i terreni). Indicando con Dx il diametro corrispondente allx % di materiale passante
(Figura 1.10), si definiscono:
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Capitolo 1
D 60
(Eq. 1.13)
D10
(U 1, pi basso pi il terreno uniforme, Figura 1.10)
2
D 30
C=
(Eq. 1.14)
coefficiente di curvatura:
D 60 D10
(C esterno allintervallo 13 indica mancanza di diametri di certe dimensioni ovvero bruschi cambiamenti di pendenza della curva granulometrica, Figura 1.10)
U=
coefficiente di uniformit:
CONTENUTO DACQUA
DIMINUZIONE DEL
Capitolo 1
Il limite plastico, wp, il contenuto dacqua in corrispondenza del quale il terreno inizia a
perdere il suo comportamento plastico. Si determina in laboratorio impastando una certa
quantit di terreno passante al setaccio n. 40
(0.42 mm) con acqua distillata e formando
manualmente dei bastoncini di 3.2 mm (1/8
in.) di diametro. Quando questi cilindretti, che
vengono fatti rotolare continuamente su una
lastra di materiale poroso (in modo da perdere
progressivamente acqua), iniziano a fessurarsi
(Figura 1.13), si determina il contenuto
3.2 mm
dacqua e questo rappresenta il limite plastico,
wP. Generalmente si fanno 3 determinazioni e Figura 1.13 Determinazione sperimentale
si assume come wP il valor medio.
del limite plastico
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Capitolo 1
volume
IP
Ia= 1.25
Attivi
Inattivi
CF
e lindice di consistenza
Figura 1.15 Indice di attivit delle argille
wL w
IC =
= 1 IL
(Eq. 1.18)
IP
Lindice di consistenza, oltre ad indicare lo stato fisico in cui si trova il terreno, fornisce
informazioni qualitative sulle sue caratteristiche meccaniche; allaumentare di IC aumenta
la resistenza al taglio del terreno e si riduce la sua compressibilit (da notare anche
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Capitolo 1
lanalogia tra IC per terreni a grana fine e Dr per i terreni a grana grossa).
Una suddivisione dei terreni basata sui valori dellindice di plasticit e dellindice di consistenza riportata nelle Tabelle 1.5 e 1.6 rispettivamente, mentre nella Tabella 1.7 sono
riportati i valori tipici di wL, wP e IP dei principali minerali argillosi.
Tabella 1.5 - Suddivisione dei terreni basata sui valori dellindice di plasticit
TERRENO
NON PLASTICO
POCO PLASTICO
PLASTICO
MOLTO PLASTICO
IP
0-5
5 - 15
15 - 40
> 40
Tabella 1.6 - Suddivisione dei terreni basata sui valori dellindice di consistenza
CONSISTENZA
IC
<0
0 0.25
0.25 0.50
0.50 0.75
0.75 - 1
>1
FLUIDA
FLUIDO-PLASTICA
MOLLE-PLASTICA
PLASTICA
SOLIDO-PLASTICA
SEMISOLIDA (W > WS) O SOLIDA (W < WS)
MINERALE ARGILLOSO
wL (%)
wP (%)
IP (%)
MONTMORILLONITE
ILLITE
CAOLINITE
300-700
95-120
40-60
55-100
45-60
30-40
200-650
50-65
10-25
Capitolo 1
la composizione mineralogica. I sistemi di classificazione pi vecchi sono basati unicamente sulla granulometria e perci sono significativi solo per i materiali a grana grossa
(ghiaie e sabbie). Tra questi, i pi comunemente usati sono riportati in Tabella 1.8.
Tabella 1.8. Alcuni sistemi di classificazione basati sulla granulometria
SISTEMA
MIT
AASHO
AGI
Ghiaia
Sabbia
2
2
2
mm
Limo
0.06
0.075
0.02
mm
Argilla
0.002
0.002
0.002
mm
Essendo i terreni una miscela di grani di diverse dimensioni, una volta determinate le frazioni in peso relative a ciascuna classe, il materiale pu essere identificato utilizzando i
termini delle varie classi come sostantivi o aggettivi, nel modo seguente:
I termine: nome della frazione granulometrica prevalente
II termine: nomi delle eventuali frazioni maggiori del 25%, precedute dal prefisso con
III termine: nomi delle eventuali frazioni comprese tra il 15% e il 25%, con il suffisso
oso
IV termine: nomi delle eventuali frazioni minori del 15%, con il suffisso oso, precedute
dal prefisso debolmente.
Se ad esempio da unanalisi granulometrica risulta che un terreno costituito dal 60% di
limo, dal 30% di sabbia e dal 10% di argilla, esso verr denominato limo con sabbia debolmente argilloso.
Una classificazione che tiene conto solo della granulometria non tuttavia sufficiente nel
caso di limi e argille, il cui comportamento legato soprattutto alla composizione mineralogica.
Per questo tipo di terreni si pu ricorrere ad esempio al sistema di classificazione proposto da Casagrande (1948). Tale sistema basato sui limiti di Atterberg ed riassunto in
un diagramma (noto come carta di plasticit di Casagrande) (Figura 1.16) nel quale si
individuano sei zone, e quindi sei classi di terreno, in funzione del limite liquido (riportato in ascissa) e dellindice di plasticit (riportato in ordinata). La suddivisione rappresentata dalla retta A di equazione:
IP = 0.73 (wL-20)
(Eq. 1.19)
e da due linee verticali in corrispondenza di wL = 30 e wL = 50.
Le classi che si trovano sopra la retta A includono le argille inorganiche, quelle sotto la
retta A i limi e i terreni organici (a titolo informativo va detto che la presenza di materiale
organico in un terreno pu essere rilevata attraverso la determinazione del limite liquido
prima e dopo lessiccamento. Lessiccamento provoca infatti nei materiali organici dei
processi irreversibili con riduzione di wL; se tale riduzione maggiore del 75%, il materiale viene ritenuto organico).
Esistono poi sistemi che, facendo riferimento sia alla caratteristiche granulometriche sia a
quelle mineralogiche, possono essere utilizzati per la classificazione di qualunque tipo di
terreno.
In particolare, i due sistemi pi comunemente utilizzati e che verranno brevemente descritti nel seguito sono il sistema USCS e il sistema HRB (AASHTO, CNR_UNI 10006).
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60
wL = 50 %
Capitolo 1
0)
-2
wL = 30 %
(w L
.73
0
A
=
P I N EA
LI
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Capitolo 1
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Capitolo 1
Materiali granulari
Limi-Argille
(passante al setaccio N.200 35%) (passante al setaccio N.200 35%)
A-1
A-2
A-6 A-7
A-4 A-5
A-3
A-7-5*
A-1-a A-1-b
A-2-4 A-2-5 A-2-6 A-2-7
A-7-6
Classificazione generale:
Classificazione di gruppo:
Analisi granulometrica:
% passante al setaccio:
- N.10 (2mm)
- N.40 (0.12 mm)
- N.200 (0.074 mm)
50
30
15
51
10
35
35
35
35
36
36
36
36
Non
plastico
40
10
41
10
40
11
41
11
40
10
41
10
40
11
41
11
12
16
20
50
25
Limiti di Atterberg
Ghiaia (pietrame)
con sabbia
Ghiaia e sabbia
limosa o argillosa
Sabbia
Da eccellente a buono
A-7-5; Se IP wL 30
Limi
Da buono a scarso
A-7-6
20
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Argille
Capitolo 2
COSTIPAMENTO
CAPITOLO 2
COSTIPAMENTO
In alcune applicazioni ingegneristiche, pu manifestarsi talvolta la necessit di migliorare
le caratteristiche del terreno, sia nelle sue condizioni naturali in sito, sia quando esso
impiegato come materiale da costruzione (p. esempio per dighe, rilevati, terrapieni, ecc..).
Le tecniche di miglioramento del terreno possono essere di vario tipo, in particolare esistono:
- tecniche di tipo meccanico;
- tecniche di tipo chimico;
- tecniche basate sullinduzione di fenomeni di natura termica o elettrica (che vengono
utilizzate soprattutto in maniera provvisoria).
Altri metodi consistono nelleliminare o ridurre la presenza dellacqua (drenaggi); altri
ancora nel sovraccaricare temporaneamente il terreno prima della realizzazione dellopera
in modo da esaurire preliminarmente unaliquota dei cedimenti (precarico).
Tra i metodi di tipo meccanico riveste particolare importanza il costipamento che consiste
nellaumentare artificialmente la densit del terreno, impiegato come materiale per la costruzione di rilevati stradali e ferroviari, argini, dighe in terra, ecc.., attraverso
lapplicazione di energia meccanica.
Lobiettivo del costipamento il miglioramento delle caratteristiche meccaniche del terreno, che comporta, in generale, i seguenti vantaggi:
1. riduzione della compressibilit (e quindi dei cedimenti)
2. incremento della resistenza (e quindi della stabilit e della capacit portante)
3. riduzione degli effetti che possono essere prodotti dal gelo, da fenomeni di imbibizione o di ritiro (legati alla quantit di vuoti presenti).
Il primo ad occuparsi di questo fenomeno stato lingegnere americano Proctor (1930), il
quale ha evidenziato che il valore della densit secca alla fine del costipamento, d = d/g,
funzione di tre variabili:
il contenuto dacqua, w
lenergia di costipamento
Capitolo 2
COSTIPAMENTO
4. prove dinamiche o di urto, nelle quali il terreno compattato con un pestello meccanico a caduta libera;
Le prime due tecniche vengono impiegate per terreni prevalentemente fini, le altre due
per terreni prevalentemente a grana grossa. Tra le quattro sopra menzionate, le pi usate
sono quelle dellultimo tipo, di cui fanno parte le prove Proctor.
Guida
Pestello
Collare rimovibile
Cilindro metallico
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Capitolo 2
COSTIPAMENTO
Loperazione viene ripetuta per un certo numero di strati (3 per la standard e 5 per la modificata) fino a riempire il cilindro poco al di sopra dellattaccatura col collare (Figura
2.1). Successivamente viene rimosso il collare, livellato il terreno in sommit, pesato il
tutto e determinato il contenuto dacqua, prelevando una porzione di terreno dal cilindro.
Mediante il peso, P, e il volume, V, (noti) si ricava il peso di volume, , e, avendo determinato w, si pu ricavare il peso di volume del secco, d, ovvero la densit secca (d =
d/g, essendo g laccelerazione di gravit) Si ha infatti:
P P + PW PS PW PS
= = S
=
+
= d + w d = d (1 + w)
(Eq. 2.1)
V
V
V
V PS
Quindi:
d =
(Eq. 2.2)
1+ w
Altezza
Energia di
caduta
costipamento
pestello
[kg cm/cm3]
[cm]
Dimensioni
del pestello
[cm]
H
[cm]
V
[cm3]
[mm]
10.16
11.7
945
50.8
2.5
25
30.5
6.05
10.16
11.7
945
50.8
4.54
25
45.7
27.5
Numero
Peso degli strati
[kg]
Numero
colpi per
strato
%
00
e1
ion
az
tur
Sa
%
90
Capitolo 2
COSTIPAMENTO
%
00
e1
ion
az
tur
Sa %
90
d =
PS PS / VS
S
=
=
= S
V V / VS VS + VV 1 + e
VS VS
(Eq. 2.3)
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Capitolo 2
COSTIPAMENTO
se il terreno saturo:
e=
VV VW PS PW
1
=
= w S
VS VS PS PW
W
quindi:
d =
1+ w
(Eq. 2.4)
S
W
(Eq. 2.5)
e=
VV
V
P P
1
1
= W S W = w S
VS S rVS PS PW S r
W
(Eq. 2.6)
quindi:
S Sr
Sr + w S
W
d =
2.2
(Eq. 2.7)
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Capitolo 2
COSTIPAMENTO
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Capitolo 2
COSTIPAMENTO
poco efficaci in superficie, per cui nella fase finale vengono utilizzati senza vibrazione
per costipare lo strato pi superficiale di terreno. Le piastre vibranti sono formate da una
piastra di acciaio sulla quale posto un motore e una serie di masse eccentriche che generano un moto sinusoidale verticale in grado di sollevare, spostare e far ricadere la piastra.
Le piastre battenti consistono in una massa che viene ritmicamente sollevata e lasciata ricadere sul terreno; vengono usate soprattutto per costipare aree di dimensioni ridotte
quando non possono essere utilizzati altre tecniche di costipamento.
In sito il costipamento viene eseguito disponendo il terreno a strati successivi di qualche
decina di centimetri; la scelta dello spessore e della quantit di energia (numero di passaggi con i rulli o di battute con le piastre) dipende dalle caratteristiche del materiale da
compattare. Per i materiali a grana fine (A-4, A-5, A-6, A-7 della classificazione HRB) e
per i materiali a grana grossa con percentuale elevata di fine (A-2) tale scelta molto legata al valore del contenuto dacqua; per i materiali a grana grossa (A-1, A-3) la compattazione generalmente poco condizionata dal contenuto dacqua.
In genere i risultati ottenuti dal costipamento in sito vengono controllati e confrontati con
quelli delle prove Proctor (standard o modificata) eseguite in laboratorio. La densit secca
(o il peso di volume del secco) ottenuta dal costipamento in sito deve essere generalmente
una percentuale prefissata (almeno l85% 90%) di quella ottenuta in laboratorio. Per determinare la densit secca (o il peso di volume del secco) in sito, il procedimento articolato nelle seguenti fasi:
a)
1. viene scavata una porzione di
terreno e determinato il peso
P e il contenuto dacqua w;
sabbia di carat teristich e note
2. viene misurato il volume di
terreno scavato, V;
valvola
piastra con fo ro
3. viene determinato il peso di
cono
volume totale ( = P/V). Il peso di volume del secco pu
essere ricavato mediante la relazione (2.2) e confrontato
con il valore di dmax ottenuto b)
con la prova Proctor.
Il punto 2 quello che presenta le
maggiori difficolt. A questo scopo i metodi pi usati (Figura 2.7)
sono:
- il metodo della sabbia tarata
(figura 2.7a), in cui lo scavo
viene riempito con una sabbia
di caratteristiche note, il cui
volume viene determinato per
lettura sul recipiente che contiene la sabbia e per pesata;
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Capitolo 2
COSTIPAMENTO
il metodo dellolio o dellacqua (figura 2.7b) in cui il foro viene accuratamente rivestito con una membrana di polietilene e successivamente riempito con acqua o olio.
In alternativa a questi metodi pu essere utilizzato anche quello del nucleodensimetro, che
consente una misura della densit e del contenuto dacqua con procedimento non distruttivo ed basato sulla misura dellassorbimento di radiazioni nucleari.
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Capitolo 3
CAPITOLO 3
PRINCIPIO DELLE TENSIONI EFFICACI
Essendo il terreno un materiale multifase, il suo comportamento meccanico (compressibilit, resistenza), in seguito allapplicazione di un sistema di sollecitazioni esterne o, pi in
generale, ad una variazione delle condizioni esistenti, dipende dallinterazione tra le diverse fasi. Lo studio di questa interazione, che rappresenta un problema estremamente
complesso, pu essere affrontato, in linea teorica, seguendo due tipi di approccio:
il primo consiste nellanalizzare il comportamento della singola particella, in relazione alle particelle circostanti e al fluido interstiziale, e nel determinare la risposta di un
elemento di terreno a partire dalla modellazione del comportamento di un insieme di
particelle;
il secondo basato su una trattazione di tipo pi integrale, che prescinde dalle vicende dei singoli grani e analizza il comportamento globale del mezzo.
Il primo modo di procedere talmente complesso da risultare di fatto inutilizzabile per le
applicazioni ingegneristiche, cosicch nella pratica, con una pesante semplificazione dal
punto di vista concettuale, un terreno saturo (salvo diversa indicazione ci riferiremo nel
seguito a terreni totalmente saturi dacqua) viene assimilato a due mezzi continui sovrapposti, ovvero che occupano lo stesso volume, luno solido, laltro fluido. Tale semplificazione implica che le propriet di un elemento di terreno, infinitesimo o finito, siano le
stesse, e che si possano estendere anche ai terreni i concetti di tensione e deformazione
propri dei mezzi continui con le relative notazioni.
Naturalmente necessario stabilire una legge di interazione tra le fasi, ovvero tra i due
continui solido e fluido che occupano lo stesso volume di terreno. Tale legge il principio delle tensioni efficaci, enunciato da Karl Terzaghi nel 1923.
Capitolo 3
Si osservi che:
Terzaghi non attribuisce alcun significato fisico alle tensioni principali efficaci, ma le
definisce semplicemente come differenza tra tensioni principali totali e pressione interstiziale;
il principio delle tensioni efficaci una relazione di carattere empirico (come si desume dal fatto che Terzaghi precisa che Ogni effetto misurabile.....), sebbene sia stato finora sempre confermato dallevidenza sperimentale.
In definitiva per studiare il comportamento meccanico di un terreno saturo ci si riferisce a
due mezzi continui sovrapposti e mutuamente interagenti, e si definiscono in ogni punto il
tensore delle tensioni totali, il tensore delle pressioni interstiziali (isotropo) e, per differenza, il tensore delle tensioni efficaci.
Importanti implicazioni del principio delle tensioni efficaci sono:
una variazione di tensione efficace comporta una variazione di resistenza,
se non vi variazione di tensione efficace non varia la resistenza,
una variazione di volume sempre accompagnata da una variazione di tensione efficace,
una variazione di tensione efficace non comporta necessariamente una variazione di
volume,
condizione necessaria e sufficiente affinch si verifichi una variazione di stato tensionale efficace che la struttura del terreno si deformi, la deformazione pu essere volumetrica, di taglio o entrambe.
Capitolo 3
(Eq. 3.1)
Ft,v = Fi,v + u (At Ac)
Dividendo tutto per At e indicando con = (Ft,v /At), la tensione verticale totale media
sulla superficie considerata, per lequilibrio in direzione verticale si ha:
= Fi,v/At + u (1 Ac/At).
(Eq. 3.2)
Posto Fi,v/At = , tensione efficace, e tenuto conto che larea dei contatti intergranulari
trascurabile rispetto allarea totale (Ac<< At), si ottiene infine:
(Eq. 3.3)
= + u
ovvero lequazione del principio degli sforzi efficaci.
A commento di quanto sopra detto, opportuno evidenziare che:
la tensione efficace, , rappresenta la somma delle forze intergranulari riferita
allarea totale della sezione considerata (quindi una tensione media sulla sezione) e
non la pressione esistente in corrispondenza delle aree di contatto, che risulta molto
maggiore di (essendo larea di contatto molto piccola);
nel caso dei minerali argillosi, il termine include anche le azioni elettromagnetiche
(di attrazione e repulsione) tra le particelle, che non risultano trascurabili rispetto alle
pressioni intergranulari; anzi, per argille ad alta plasticit, dove potrebbero anche non
esistere contatti intergranulari, rappresenta la risultante delle forze di attrazione e
di repulsione tra le particelle;
lipotesi di trascurare il rapporto AC/AT non sempre valida per tutti i mezzi granulari1;
Per capire meglio il principio delle tensioni efficaci, consideriamo un recipiente contenente della sabbia immersa in acqua (Figura 3.2a), in modo che il livello dellacqua sia coincidente con quello della sabbia (tutti i pori tra i grani sono pieni dacqua, il terreno saturo).
Se immaginiamo di aggiungere sopra la sabbia uno strato di pallini di piombo (Figura
3.2b), si avr un incremento di pressioni totali, , e un conseguente abbassamento, h,
del livello superiore della sabbia. In questo caso, i pallini trasmettono le sollecitazioni direttamente allo scheletro solido, la pressione dellacqua allinterno dei pori (pressione interstiziale) non cambia, lincremento di tensione efficace pari a quello di tensione totale
( = ); la variazione delle tensioni efficaci produce degli effetti sul comportamento
meccanico del terreno e induce dei cedimenti.
Se invece immaginiamo di innalzare il livello dellacqua (Figura 3.2c), nel recipiente contenente sabbia e acqua, si avr un incremento di pressione totale dovuto unicamente ad un
incremento del carico idrostatico, che produce in ciascun punto un analogo incremento
1
A titolo di esempio, consideriamo due diversi mezzi granulari: una sabbia omogenea, per la quale si pu
ragionevolmente assumere un valore molto piccolo di AC/AT ( = 0.01) e un insieme di pallini di piombo, per
i quali il valore del rapporto AC/AT maggiore e vale approssimativamente 0.3 (in quanto a parit di dimensioni, forma e tensione totale agente su di essi, la deformabilit risulta pi grande per i pallini di piombo con
un conseguente aumento dellarea di contatto tra le particelle). Assumiamo inoltre, per entrambi i mezzi
granulari: = 100kPa e u = 50kPa, e quindi per il principio delle tensioni efficaci = u = 50kPa. Per
la sabbia si ha: Fi,v/At = - u (1 Ac/At) =100 50(1 0.01) = 50.5 kPa e la pressione verticale
media di contatto interparticellare molto elevata e vale: Fi,v/AC = ( Fi,v/AT)(AT / AC) = 50.5/0.01 =
5050 kPa. Per i pallini di piombo invece si ha: Fi,v/At = - u (1 Ac/At) =100 50(1 0.3) = 65 kPa
e la pressione verticale media di contatto interparticellare molto meno elevata e vale: Fi,v/AC = (
Fi,v/AT)(AT / AC) = 65/0.3 = 216.7 kPa.
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Capitolo 3
(a)
(b)
(c)
Figura 3.2 Effetti della variazione delle tensioni totali sulle tensioni efficaci: (a) condizione iniziale; (b-c) Eguale incremento di tensione totale, , testimoniato dalla medesima variazione di
peso registrata dalla bilancia; (b) = , u = 0 produce leffetto misurabile del cedimento
h; (c) = u, = 0 non si ha alcun effetto misurabile
Capitolo 3
alla natura del terreno (caratteristiche granulometriche e mineralogiche, stato di addensamento o di consistenza, omogeneit, isotropia),
alla storia tensionale (con il termine storia tensionale si intende comunemente la sequenza di tensioni, in termini di entit e durata, che hanno interessato il deposito
dallinizio della sua formazione alle condizioni attuali),
e la loro determinazione , in generale, piuttosto complessa.
z
Se consideriamo
z
allinterno di un
deposito di terrey
no un generico
zx
x
O
punto P, con rifezy
rimento ad un elemento cubico
yz
infinitesimo
di
terreno, i cui lati
xz
y sono orientati secondo un sistema
yx
xy
di
riferimento
cartesiano ortonormale (0,x,y,z)
x
con asse z verticale, lo stato tensionale pu essere
definito una volta
Figura 3.3 Stato tensionale di un elemento infinitesimo di terreno
note le componenti normali, , e tangenziali, , delle tensioni agenti sulle facce dellelemento di terreno
considerato (Figura 3.3). Tali tensioni sono legate tra loro ed alle componenti dPx, dPy e
dPz delle forze di volume, presenti nellelemento, attraverso le equazioni indefinite di equilibrio alla traslazione e alla rotazione:
yx
x
dx dy dz +
dx dy dz + zx dx dy dz + dPx = 0
xy = yx
y
z
x
xy
zy
y
dx dy dz +
dx dy dz +
dx dy dz + dPy = 0 zx = xz
(Eq. 3.4)
x
z
=
y
yz
zy
yz
xz
z
+
=
dx
dy
dz
dx
dy
dz
dx
dy
dz
dP
0
z
z
x
y
Capitolo 3
(Eq. 3.5)
v
=
zw
h
h
dP
v +
v
dz
z
v = (z)dz
(Eq. 3.6)
Vale la pena evidenziare che le tensioni litostatiche vengono spesso indicate con il simbolo 0 a pedice, per sottolineare che si tratta di condizioni iniziali (di partenza per il problema geotecnico di interesse).
Se il deposito omogeneo ( costante con la profondit) e v = 0 per z = 0 (assenza di carichi verticali sul piano di campagna) e la superficie piezometrica coincide col piano di
campagna (zw = 0) si ha, dallequazione :
(Eq. 3.7)
vo = z
dove rappresenta il peso di volume saturo del terreno sovrastante2.
Nel caso di deposito costituito da pi strati orizzontali caratterizzati da valori di diversi
(costanti allinterno di ciascuno strato), il valore della pressione verticale totale alla profondit z dato invece da:
(Eq. 3.8)
vo = i i zi
Nel caso in cui la superficie piezometrica sia al di sopra del piano di campagna ad una distanza H, allora la
tensione verticale totale data da: vo = z + w H mentre nel caso in cui sia al di sotto del piano di campagna ad una profondit zw, allora la tensione verticale totale : vo = sat ( z - zw) + zw, dove rappresenta il peso di volume del terreno al di sopra della falda (in genere parzialmente saturo a causa di fenomeni di
risalita capillare) e d < < sat.
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Capitolo 3
da osservare che anche allinterno di uno stesso strato pu variare con la profondit
(anche per effetto del solo peso proprio lindice dei vuoti di un terreno diminuisce al crescere della profondit e conseguentemente aumenta il suo peso di volume); in tal caso si
soliti suddividere il deposito in sottostrati per i quali viene assunto costante.
La pressione verticale efficace, v, non invece determinabile direttamente; una volta
determinato il valore della pressione verticale totale, v, necessario perci valutare anche il valore della pressione dellacqua nei pori, ossia il valore della pressione interstiziale, u, in modo da poter applicare lequazione del principio delle pressioni efficaci (3.3).
In condizioni di falda in quiete, la pressione dellacqua, u, pu essere ricavata una volta
nota la posizione della superficie piezometrica, che per definizione il luogo dei punti in
cui la pressione dellacqua uguale alla pressione atmosferica, ua (in pratica la pressione
dellacqua u pu essere rilevata utilizzando varie tecniche di misura che verranno descritte in uno dei capitoli seguenti).
Poich convenzionalmente si assume ua = 0, si ha, allinterno di un deposito reale, u>0
sotto la superficie piezometrica e u<0 sopra (specie per terreni coesivi per la presenza di
fenomeni di risalita capillare). Essendo la determinazione dei valori u<0 molto incerta, si
soliti assumere u = 0 al di sopra della superficie piezometrica, commettendo consapevolmente un errore che, nella maggior parte dei casi a favore della sicurezza.
In ciascun punto al di sotto della superficie piezometrica, e in assenza di moto di filtrazione, la pressione dellacqua, uguale in tutte le direzioni, pari al valore idrostatico3, ovvero:
(Eq. 3.9)
u = w z
essendo z la profondit del punto considerato rispetto alla superficie piezometrica. Pertanto, avendo assunto un sistema di riferimento con lasse z verticale discendente e origine
sul piano campagna, se la superficie piezometrica si trova a profondit zw, il valore della
pressione interstiziale a profondit z pari a:
u = 0 per z < zw
(Eq. 3.10)
u = w (z-zw) per z zw
Ricordando lespressione generale di v, si ha quindi:
vo = vo - u = vo = i i zi
per z < zw
vo = vo - u =
per z zw
i i zi w(z-zw)
(Eq. 3.11)
Non essendo pertanto possibile una loro determinazione analitica, necessario ricorrere
ad evidenze sperimentali. Losservazione condotta sperimentalmente su depositi di differente origine e composizione, ha evidenziato che il valore di h dipende, oltre che:
3
Infatti nella maggior parte dei casi i vuoti nei terreni sono fra loro comunicanti e quindi sotto falda sono
saturi dacqua. In alcuni casi ci non vero: ad esempio in alcuni terreni di origine vulcanica, come i terreni
di Sarno
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Capitolo 3
b)
e
A
B
(C)
(B)
(A)
v (log)
Figura 3.5 - Sedimentazione in ambiente lacustre (a) e linea di compressione vergine (b)
Il terreno in tale punto ha subito una compressione assiale (z) senza deformazioni laterali
(x = y = 0), per ragioni di simmetria, considerando il deposito infinitamente esteso in direzione orizzontale. Quindi risulta che la deformazione volumetrica, v, legata alla variazione di altezza H e dellindice dei vuoti e del terreno dalla seguente relazione:
H
v = 1 + 2 + 3 = z =
(Eq. 3.12)
H0
dove4:
V (Vv 0 + Vs ) (Vv1 + Vs ) Vv 0 / Vs Vv1 / Vs e0 e1
e
=
=
=
=
v =
(Eq. 3.13)
V0
Vv 0 + V s
Vv 0 / V s + V s / V s
1 + e 0 1 + e0
da cui quindi risulta che:
H
e
=
(Eq. 3.14)
H 0 1 + e0
Tale fenomeno di deformazione monodimensionale verr ripreso ed approfondito nel Capitolo 7 e pu essere descritto riportando su un grafico in scala semilogaritmica la tensione efficace verticale nel punto P considerato e lindice dei vuoti corrispondente, raggiunto
Si assume che il volume dei solidi Vs rimanga costante nellipotesi di incompressibilit dei grani
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Capitolo 3
al procedere della deposizione del materiale. I valori si dispongono su una retta detta linea di compressione vergine (linea ABC in Figura 3.5b).
In queste condizioni di deformazioni orizzontali impedite dovute alla particolare geometria e simmetria del deposito, lincremento delle tensioni efficaci orizzontali sempre
proporzionale al corrispondente incremento delle tensioni efficaci verticali, secondo un
coefficiente detto coefficiente di spinta a riposo (a riposo significa in assenza di deformazioni laterali):
Ko =
'
ho
'
vo
(Eq. 3.15)
In particolare durante la fase di deposizione del materiale, tale coefficiente rimane costante al variare della tensione efficace verticale raggiunta e dipende solo dalla natura del terreno. In una situazione di questo genere, in cui la tensione efficace verticale geostatica,
v0, coincide con la tensione efficace verticale massima sopportata dal deposito in quel
punto durante la sua storia, si parla di terreno normalconsolidato (o normalmente consolidato, indicato con il simbolo NC).
Supponiamo ora che alla fase di sedimentazione segua una fase di erosione (Figura 3.6a),
e conseguentemente il deposito nel punto P, raggiunta la situazione rappresentata dal punto C in Figura 3.5b, subisca uno scarico tensionale con riduzione della tensione efficace
verticale, fino al valore v(D), e conseguente incremento dellindice dei vuoti.
a)
b)
(E)
(C)
C
E
(D)
v (log)
Figura 3.6 - Fase di erosione e sedimentazione (a) e linea di scarico e ricarico (b)
Riportando i valori di tensione efficace verticale raggiunti in funzione dellindice dei vuoti (Figura 3.6b) si osserva che lo scarico non avviene sulla stessa linea di compressione
vergine (corrispondente alla fase di sedimentazione), ma su una retta di pendenza notevolmente inferiore (linea di scarico), dove a parit di tensione efficace verticale raggiunta, il terreno presenta, rispetto alla fase di sedimentazione, una struttura pi stabile, caratterizzata da una maggiore resistenza al taglio e da una minore compressibilit (fenomeno
di preconsolidazione). In una situazione di questo genere in cui la tensione efficace verticale massima subita dal deposito nel punto considerato, v(C), detta pressione di preconsolidazione ed indicata con c, maggiore della tensione efficace verticale geostatica, il
terreno si definisce sovraconsolidato (indicato con il simbolo OC) e lentit della
sovraconsolidazione, legata allampiezza dello scarico e quindi al valore della tensione
efficace verticale raggiunta, v(D), rappresentata dal grado di sovraconsolidazione,
OCR (OverConsolidation Ratio):
'
OCR = c
(Eq. 3.16)
'v 0
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Capitolo 3
Indice di plasticit, Ip
(Eq. 3.17)
Nel caso in cui la sovraconsolidazione sia di origine meccanica (dovuta cio a fenomeni di erosione o di
innalzamento del livello di falda) il grado di sovraconsolidazione risulta massimo in prossimit della superficie del deposito e tende allunit allaumentare della profondit.
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Capitolo 3
Per terreni coesivi viene spesso assunto 0.5; esistono in letteratura correlazioni che lo legano a Ip,
del tipo = a Ip-b , in cui risulta
una funzione decrescente di Ip.
Per terreni incoerenti la determinazione sperimentale di OCR, che richiede il prelievo di campioni indisturbati, non generalmente possibile. Perci, anche se esistono alcune relazioni empiriche di letteratura tra e DR (un esempio riportato in Figura 3.9), il coefficiente
Figura 3.8 Correlazione tra il coefficiente di spinta a
di spinta a riposo in depositi OC di riposo per terreni normalconsolidati, K (NC),e la densi0
terreno incoerente, viene pi op- t relativa, Dr
portunamente determinato mediante prove in sito.
In conclusione, in un qualunque punto del
deposito, noto il valore della pressione
verticale efficace litostatica, vo, e noto il
coefficiente di spinta a riposo, Ko, il valore della pressione orizzontale efficace litostatica, ho, pu essere ricavato mediante la relazione:
ho = Kovo
(Eq. 3.19)
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Capitolo 3
v1 = sat ( z z w1 ) + z w1 per z z w1
mentre dalla (3.10) si ottiene landamento delle pressioni interstiziali:
per z < z w1
u1 = 0
u1 = w ( z z w1 ) per z z w1
Infine, per differenza, (3.3), si ottiene landamento delle tensioni efficaci:
per z < z w1
' v1 = z
' v1 = sat ( z z w1 ) + z w1 w ( z z w1 )
= ( )( z z ) + z = ' ( z z ) + z
per z z w1
sat
w
w1
w1
w1
w1
p.c
zw1
(a)
zw2
(a )
(b)
(b)
( b)
( a)
(a)
(b)
Figura 3.10 Effetto dellabbassamento della falda, al di sotto del piano di campagna, sulle
tensioni efficaci
Supponendo che la falda si abbassi ad un livello zw2 > zw1, landamento delle tensioni totali, delle pressioni interstiziali e delle tensioni efficaci risulta cos modificato (Figura
3.10 b):
per z < z w2
v 2 = z
v 2 = sat ( z z w2 ) + z w2 per z z w2
per z < z w2
u 2 = 0
u 2 = w ( z z w2 ) per z z w2
per z < z w2
' v 2 = z
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Capitolo 3
v = v 2 v1 = 0
v = v 2 v1 = ( sat ) (z w1 z)
= = ( ) (z z )
v2
v1
sat
w1
w2
v
u = u 2 u 1 = 0
u = u 2 u 1 = w ( z w 1 z )
u = u u = (z z )
2
1
w
w1
w2
per z < z w1
per z w1 < z < z w 2
per z z w 2
per z < z w1
per z w1 < z < z w 2
per z z w 2
per z < z w1
per z w1 < z < z w 2
per z z w 2
Dalle relazioni precedenti si osserva che, essendo zw2 > zw1 e sat > > , le tensioni totali
e le pressioni interstiziali, tranne che nello strato al di sopra del livello di falda iniziale
dove rimangono invariate, diminuiscono; la variazione, di entit differente nei due casi,
costante con la profondit al di sotto del livello finale della falda. Conseguentemente le
tensioni efficaci aumentano provocando nel terreno un incremento della resistenza al taglio ed una compressione che ne determina un cedimento.
b) Supponiamo ora che la variazione del livello di falda avvenga al di sopra del piano di
campagna (Figura 3.11), cio che la falda si abbassi da una quota h1 rispetto al piano di
campagna ad una quota h2 < h1, mantenendosi sempre al disopra del piano di campagna.
Landamento delle tensioni totali, efficaci e delle pressioni interstiziali allinterno del deposito, prima (Figura 3.11a) e dopo labbassamento (Figura 3.11b), risulta il seguente:
v1 = sat z + w h 1
u 1 = w (z + h 1 )
' v1 = ' z
v 2 = sat z + w h 2
u 2 = w (z + h 2 )
'v2 = ' z
(a)
(b)
h1
h2
v
p.c
(a)
(b)
(a)
(b)
(a)=(b)
z
Figura 3.11 Effetto dellabbassamento della falda, al di sopra del piano di campagna, sulle tensioni efficaci
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Capitolo 3
u = u 2 u 1 = w (h 2 h 1 )
' v = ' v 2 ' v1 = 0
Da cui si osserva che la diminuzione delle tensioni totali sempre uguale alla variazione
delle pressioni interstiziali e, a parte il primo tratto compreso tra la quota iniziale e finale
della falda dove cresce linearmente con la profondit, sempre costante. Conseguentemente la variazione delle tensioni efficaci sempre nulla, ci significa che
labbassamento della falda in questo caso provoca una diminuzione delle tensioni totali
che si scarica interamente sul campo fluido e non modifica il regime delle tensioni efficaci e quindi la resistenza al taglio del terreno.
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Capitolo 4
CAPITOLO 4
IDRAULICA DEI TERRENI
Nellaffrontare la maggior parte dei problemi dellIngegneria Geotecnica non si pu prescindere dalla presenza dellacqua nel terreno.
Lacqua che viene direttamente a contatto con la superficie del terreno, o raccolta da fiumi e laghi, tende ad infiltrarsi nel sottosuolo per effetto della gravit e, se si eccettua una
percentuale trascurabile che si accumula allinterno di cavit sotterranee, la maggior parte
di essa va a riempire, parzialmente o completamente, i vuoti presenti nel terreno e le fessure degli ammassi rocciosi.
In particolare, nel caso di depositi di terreno, si possono distinguere, al variare della profondit, zone a differente grado di saturazione e in cui lacqua presente nei vuoti si trova
in condizioni diverse. Partendo dalla superficie del piano campagna e procedendo verso il
basso, si possono generalmente individuare (Figura 4.1).
un primo strato superficiale di suolo vegetale, detto di evapotraspirazione, dove
lacqua di infiltrazione viene parzialmente ritenuta, ma in prevalenza assorbita dalle
radici della vegetazione;
un secondo strato, detto di ritenzione, in cui lacqua presente costituita principalmente da una parte significativa dellacqua di infiltrazione che rimane aderente ai
grani ed praticamente immobile ed detta acqua di ritenzione, che comprende
lacqua adsorbita e lacqua pellicolare (Figura 1.7).
un terzo strato, denominato strato della frangia capillare, caratterizzato prevalentemente dalla presenza di acqua capillare, quella che, per effetto delle tensioni superficiali, rimane sospesa allinterno dei vuoti, vincendo la forza di gravit.
Al di sotto di queste tre zone, che insieme costituiscono la cosiddetta zona vadosa, si trova la zona di falda (o acquifero).
Zona di ritenzione
Acqua sospesa
Zona vadosa
Zona di evapotraspirazione
Falda
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Acqua di falda
Zona di falda
Frangia capillare
Capitolo 4
Falda sospesa
Falda freatica
Roccia
La falda freatica delimitata inferiormente da uno strato che non permette il flusso
dellacqua (o comunque in quantit e velocit trascurabili) ed delimitata superiormente
da una superficie, detta superficie freatica, in corrispondenza della quale lacqua si trova
a pressione atmosferica, come si trovasse in un serbatoio aperto.
Immaginando di inserire un tubo verticale aperto alle estremit (piezometro) allinterno di
una falda freatica, ovvero di perforare un pozzo, si osserva che il livello statico raggiunto
dallacqua nel tubo (detto livello piezometrico) uguale a quello della superficie freatica.
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Capitolo 4
Analoghe considerazioni possono essere fatte riguardo alla falda sospesa, che rispetto alla
precedente, risulta delimitata inferiormente da uno strato di estensione molto pi limitata.
Si ha una falda artesiana quando lacqua di una falda freatica viene incanalata tra due strati impermeabili. In questo caso lacqua racchiusa nello strato permeabile (che ne permette
agevolmente il flusso) si comporta come se si trovasse entro una tubazione in pressione,
ossia ha una pressione maggiore di quella atmosferica. Immaginando di inserire un piezometro fino a raggiungere la falda artesiana, si osserva un livello piezometrico maggiore
di quello della superficie che delimita superiormente la falda.
In generale, lacqua presente nel terreno pu trovarsi in condizioni di quiete o di moto, sia
allo stato naturale sia in seguito a perturbazioni del suo stato di equilibrio.
Nel caso in cui si trovi in condizioni di moto, il flusso pu essere stazionario (o permanente) oppure non stazionario (o vario), a seconda che i parametri del moto risultino costanti o variabili nel tempo.
Nel moto stazionario la quantit di acqua che entra in un elemento di terreno pari alla
quantit di acqua che esce dallo stesso elemento (filtrazione in regime permanente). Nel
moto vario la quantit di acqua entrante in un elemento di terreno diversa da quella uscente (filtrazione in regime vario). Se il terreno saturo, la differenza tra le due quantit
pu produrre (fenomeno della consolidazione).
Il vettore che caratterizza il moto dellacqua pu essere scomposto in una o pi direzioni
nello spazio, definendo condizioni di flusso mono-, bi-, o tri-dimensionali; generalmente,
nella maggior parte dei casi pratici, si fa riferimento ai primi due tipi.
v2
w 2g
denominata carico effettivo (o totale) o altezza totale, mentre il binomio:
H = z+
h= z+
(Eq. 4.1)
(Eq. 4.2)
Capitolo 4
i=
L
che rappresenta la perdita di carico per unit di lunghezza del percorso.
(Eq. 4.3)
Q
h
=v=k
= k i
A
L
nota come Legge di Darcy, nella quale k detto coefficiente di permeabilit.
(Eq. 4.4)
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Capitolo 4
(Eq. 4.5)
v = nvr.
(Eq. 4.7)
opportuno inoltre osservare che anche il percorso di filtrazione finora considerato, pari
alla lunghezza L del campione (Figura 4.3), in realt apparente, essendo quello reale sicuramente maggiore, come mostrato in Figura 4.4b.
a)
b)
Porzione di tubo
di flusso idealizzato
47
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Capitolo 4
TIPO DI TERRENO
Ghiaia pulita
Sabbia pulita, sabbia e ghiaia
Sabbia molto fine
Limo e sabbia argillosa
Limo
Argilla omogenea sotto falda
Argilla sovraconsolidata fessurata
Roccia non fessurata
k (m/s)
-2
10 - 1
-5
-2
10 - 10
-6
-4
10 - 10
-9
-5
10 - 10
-8
-6
10 - 10
-9
< 10
-8
-4
10 - 10
-12
-10
10 - 10
Per i terreni a grana grossa, le cui particelle sono approssimativamente di forma subsferica, il coefficiente di permeabilit influenzato prevalentemente dalla granulometria e
dallindice dei vuoti, che determinano la dimensione dei canali di flusso (diminuisce
allaumentare del contenuto di fine e al diminuire dellindice dei vuoti).
Per i terreni a grana fine sono invece fondamentali la composizione mineralogica e la
struttura, perch questi parametri determinano il tipo di interazione elettrochimica che si
stabilisce tra particelle di terreno e molecole dacqua (ad esempio la permeabilit
della caolinite circa 100 volte maggiore
di quella della montmorillonite).
Anche il grado di saturazione influenza
sensibilmente la permeabilit; in particolare, sebbene non si possa stabilire una
relazione univoca tra le due grandezze, si
pu osservare che la permeabilit cresce
al crescere del grado di saturazione (Figura 4.5).
A grande scala la permeabilit di un deposito dipende anche dalle caratteristiche
macrostrutturali del terreno (discontinuit, fessurazioni), come evidenziato in
Grado di saturazione [%]
Tabella 4.1 dal confronto tra i valori tipiFigura 4.5 Variazione del coefficiente di permeci di k di argille omogenee intatte e argilabilit col grado di saturazione per una sabbia
le fessurate.
48
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Capitolo 4
kh2, H2
q1
q2
kn, Hn
qn
kh1, H1
a)
q
kv1k, H
v1 ,1 H 1
kv2k, v2
H,2H 2
v1 = kh1 i,
vn = khn i
H
kvnk, vH, nH n
v2 = kh2 i,
b)
q1 = v1 H1,
qn = vn Hn
q2 = v2 H2,
La portata di filtrazione totale, Q, data dalla somma delle portate dei singoli strati, data
anche dal prodotto della velocit media, v, per lo spessore totale del deposito:
Q = qi = v H
(Eq. 4.8)
dove, in accordo con la legge di Darcy, la velocit media di filtrazione, v, il prodotto del
coefficiente di permeabilit medio, kH, per il gradiente idraulico, i, ovvero v = kH i.
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Capitolo 4
Sostituendo questa espressione nellequazione (4.8) ed esplicitando i vari termini si ottiene infine lespressione del coefficiente di permeabilit medio in direzione orizzontale:
v q i v i H i k hi H i
(Eq. 4.9)
kH = =
=
=
i
H i
H i
H
H
H
k i
vi
(Eq. 4.12)
In presenza di terreni stratificati, il valore medio del coefficiente di permeabilit fortemente condizionato dalla direzione del moto di filtrazione. Per filtrazione verticale (o pi
esattamente ortogonale alla giacitura degli strati) il valore medio molto prossimo al valore minore, ovvero al coefficiente di permeabilit degli strati a grana fine, mentre per filtrazione orizzontale (o pi esattamente parallela alla giacitura degli strati) il valore medio
molto prossimo al valore maggiore, ovvero al coefficiente di permeabilit degli strati a
grana grossa.
z
dy
dx
dz
y
x
Capitolo 4
r
dellasse x del vettore v , velocit apparente di filtrazione, la portata in peso dacqua entrante nellelemento in direzione x, qex, e quella uscente, qux, nella stessa direzione saranno rispettivamente:
q ex = w v x dy dz
q ux = w v x + x dx dy dz
x
(Eq. 4.13)
(q
ex
Pw
t
(Eq. 4.14)
(Eq. 4.15)
2 h k h
kx 2 + x
+
x x
x
P
h k y h
+ dx dy dz = w
w + ky 2 +
t
y y
y
2
+ k z h + k z h
z z
z 2
(Eq. 4.16)
(Eq. 4.17)
P
2h
2h
2h
w k x 2 + k y 2 + k z 2 dx dy dz = w
t
x
y
z
(Eq. 4.18)
Per definizione di: contenuto in acqua, w = Pw/Ps, indice dei vuoti, e = Vv/Vs, e grado di
saturazione, Sr = Vw/Vv, si pu scrivere:
Pw = w Ps = w Vw = w Vv S r = w Vs e Sr
(Eq. 4.19)
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Capitolo 4
(Eq. 4.20)
(Eq. 4.21)
1 S r
2h
2h
e
2h
k x 2 + k y 2 + k z 2 =
e
+ Sr
t
x
y
z 1 + e t
(Eq. 4.22)
e = costante
Sr = costante
Consolidazione o rigonfiamento
e = variabile
Sr = costante=1
Drenaggio o imbibizione
e = costante
Sr = variabile
e = variabile
Sr = variabile
Ulteriori semplificazioni si hanno nel caso di isotropia completa (kx = ky = kz = k), e nel
caso di flusso mono-direzionale o bi-direzionale.
(Eq. 4.23)
(Eq. 4.24)
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Capitolo 4
Ca
na
le d
i fl
us s
o
In passato si ricorreva spesso a modelli idraulici e a modelli elettrici basati sullanalogia fra le leggi
dellidraulica dei terreni e le leggi dellelettrotecnica.
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Capitolo 4
la velocit di filtrazione :
kh
h
v = k i = k
=
b N b
(Eq. 4.26)
N b
N
e la portata totale :
N
Q = N1 q = k h 1
N
(Eq. 4.27)
(Eq. 4.28)
A titolo di esempio si consideri il problema rappresentato in Figura 4.9a, dove un diaframma stato infisso, per una lunghezza L = 6.0 m, in uno strato di terreno, di spessore
H = 8.6 m e coefficiente di permeabilit k = 5 10-4 m/s, delimitato inferiormente da uno
strato di terreno impermeabile. Laltezza di falda, rispetto al piano di campagna, , a monte del diaframma, Hw1, di 4.5 m, mentre a valle, Hw2, stata ridotta, mediante pompaggio,
a 0.5 m.
Il primo passo per la costruzione della rete idrodinamica consiste nel definire le condizioni al contorno:
le superfici AB e CD che delimitano il piano di campagna, sono, in quanto a contatto
con lacqua libera, equipotenziali;
le superfici BE e CE che rappresentano rispettivamente il lato a monte ed il lato a valle del diaframma e la superficie FG, che delimita lo strato di terreno impermeabile,
sono linee di flusso, in quanto impermeabili.
Poich le condizioni al contorno della regione interessata dal flusso sono note a priori, si
parla di moto confinato.
In genere si assume come quota di riferimento per il calcolo del carico piezometrico il livello di falda a valle, da cui risulta che il carico piezometrico h1 = 0 in corrispondenza
della superficie equipotenziale CD (la quota geometrica -0.5 m e laltezza di pressione
0.5 m), ed h2 = 4 m per la superficie AB (la quota geometrica -0.5 m e laltezza di
pressione 4.5 m).
Le linee di flusso saranno tutte comprese tra la superficie FG e la superficie BEC e possono essere tracciate seguendo la procedura suggerita da Casagrande, che consiste nei seguenti passi:
1) si traccia una prima linea di flusso di tentativo (HJ) da un punto della superficie equipotenziale a monte AB, vicino al diaframma, ad un punto della superficie equipoten54
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Capitolo 4
2)
3)
4)
5)
ziale a valle CD (Figura 4.9b); tale linea dovr essere perpendicolare ad entrambe le
superfici equipotenziali e passare attorno al punto E;
Diaframma
si disegnano le linee equipotenziali di tentativo
Piano di
H = 0.5 m
riferimento
H = 4. 5 m
tra le linee di flusso BEC
w2
w1
e HJ, in moda da formare
A
D
h 2 = 4.0 m B C
h1 = 0. 0 m
dei campi approssimatiL = 6.0 m
H = 8.6 m
vamente quadrati (Figura
4.8); qualora non si riesca
E
F
G
ad ottenere un numero in(a)
tero di quadrangoli tra
BH e CJ la linea di flusso
HJ pu essere leggermente spostata;
viene traccia la seconda
D
linea di flusso di tentativo A
H B C
J
L
K
KL a partire da un punto
della superficie equipotenziale AB pi lontano
dal diaframma rispetto al
punto H, e prolungate le
E
linee equipotenziali precedentemente disegnate, F
G
sempre in modo da indi(b)
viduare dei quadrangoli
Tubo
curvilinei;
piezometrico
si ripete la procedura descritta al punto 3) fino a
Piano di
H = 4.5 m
h p = 3.3 m
raggiungere la linea di
w1
H = 0.5 m
up
riferimento
W2
flusso di confine FG;
w
al primo tentativo gene12
nd = 0
a
ralmente lultima linea di
flusso tracciata interseca
1
11
la superficie impermeabiP
le FG e per eliminare tale
2
10
incoerenza si itera la pro3
9
8 7 6 5 4
cedura descritta ai punti
precedenti fino a che
10 m
0 1 2 3 4 5
lultima linea di flusso
tracciata ricada sopra la
(c)
superficie FG (riducendo
Figura 4.9 Costruzione di una rete idrodinamica: a) sezione;
la dimensione dei qua- b) tentativo di prova; c) rete finale
drangoli), come mostrato
in Figura 4.9c.
Capitolo 4
Per tracciare correttamente una rete idrodinamica con questa procedura opportuno utilizzare un numero limitato di linee di flusso (generalmente 4 o 5 canali di flusso).
Nellesempio riportato il numero di canali di flusso che stato ottenuto N1 = 4.3 e il
numero di campi delimitati dalle linee equipotenziali, N, 12, con un rapporto N1/N =
0.36 e una perdita di carico tra due linee equipotenziali successive pari a:
h = (h2 h1)/N = 0.33 m.
Numerate le linee equipotenziali da valle verso monte con lindice nd (che varia tra 0 e
12), il carico piezometrico corrispondente a ciascuna linee pari a nd h.
La portata di filtrazione per ogni canale di flusso (Eq. 4.27):
q = k h = 1.65 10-4 (m3/s)/m
e la portata di filtrazione per unit di lunghezza del diaframma pari a (Eq. 4.28):
q = N1 q = 7.1 10-4 (m3/s)/m.
Con riferimento ad un generico punto P (Figura 4.9c), appartenente alla superficie equipotenziale indicata con nd = 10 e ad una distanza a dal livello di falda a valle del diaframma, il corrispondente valore del carico piezometrico
hp = nd h = 100.33 = 3.3 m = zp + up/w = -a + up/w
da cui si ricava il valore della pressione interstiziale:
up = w (hp (-a)) = w (hp +a)
Il gradiente idraulico nel campo dato da (Eq.4.25):
i = h/b = 0.33/b
dove b la distanza media tra due linee equipotenziali. Ovviamente tale valore, e con
esso la velocit di filtrazione, varia tra un massimo corrispondente al campo di dimensione minima ed un minimo corrispondente al campo di dimensione massima.
4.4.3 Filtrazione al confine tra terreni a differente permeabilit
Capitolo 4
a
k1
k2<k1
c
k1
k2>k1
c
a/b = 1
c/d = tan /tan = k2/k1
Figura 4.10: Filtrazione tra terreni a differente permeabilit
4.4.4 Moto non confinato
Se tutte le condizioni al contorno in cui avviene il moto di filtrazione non sono note a
priori, si parla di moto di filtrazione non confinato. In tal caso il problema molto pi
complesso in quanto necessario procedere contemporaneamente alla determinazione
delle condizioni al contorno mancanti e alla risoluzione dellequazione di Laplace. Situazioni di questo tipo si verificano ad esempio nello studio dei moti di filtrazione allinterno
di argini fluviali o dei corpi di dighe in terra; in questi casi la superficie che delimita superiormente lacqua in moto di filtrazione a pressione atmosferica (coincide con la superficie freatica), la sua localizzazione non nota e pu essere determinata con costruzioni
grafiche3.
4.4.5 Terreni anisotropi
Quanto detto finora si riferisce a terreni con eguale coefficiente di permeabilit in tutte le
direzioni (isotropi dal punto di vista della permeabilit). Spesso i terreni naturali ed anche
i terreni messi in opera con costipamento sono anisotropi, ovvero hanno coefficiente di
permeabilit diverso in direzione orizzontale e in direzione verticale. Per utilizzare le regole di costruzione grafica del reticolo idrodinamico sopra esposte occorre disegnare la
sezione della struttura interessata dal moto di filtrazione in una scala orizzontale alterata,
kv
moltiplicando le distanze orizzontali per la quantit:
. Poich in genere kh > kv tale
kh
trasformazione produce una riduzione delle dimensioni orizzontali. Ad esempio, per
kh=9kv, tutte le dimensioni orizzontali devono essere divise per 3. Una volta disegnata la
rete idrodinamica, per calcolare la distribuzione delle pressioni interstiziali occorre riportare il disegno in scala naturale, ottenendo dei campi non pi quadrati.
3
Si veda ad esempio la costruzione descritta al capitolo 9 nella sintesi del testo Soil Mechanics & Foundations di Muni Budhu accessibile dai computers del laboratorio didattico dati territoriali.
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Capitolo 4
Figura 4.11 Correlazione tra il coefficiente di permeabilit, k, la densit relativa, Dr e il coefficiente di uniformit, U (Prugh, 1959)
Si pu giustificare lequazione (4.29) osservando che la permeabilit di un terreno influenzata maggiormente dalla frazione fine, che tende a riempire i vuoti, e quindi dal D10.
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Capitolo 4
tuno deve essere scelto in relazione al tipo di terreno, come evidenziato nella Tabella
4.2.
Tabella 4.2 Condizioni di drenaggio, tipi di terreno e metodi per la determinazione della permeabilit
k
(m/s)
GRADO DI
PERMEABILIT
DRENAGGIO
TIPO DI
TERRENO
10-1
10-2
10-3
alto
10-4
10-5
medio
10-6 10-7
basso
buono
10-8
molto
basso
povero
sabbia fine,
limi organici e
inorganici,
miscele
di sabbia, limo
e argilla,
depositi di
argilla
stratificati
terreni impermeabili
modificati dagli
effetti della
vegetazione e del
tempo
Prova in foro di sondaggio
ghiaia pulita
sabbia pulita
e miscele di
sabbia e ghiaia
pulita
10-9
10-10
10-11
impermeabile
praticamente
impermeabile
terreni impermeabili
argille omogenee
sotto la zona alterata
dagli agenti
atmosferici
MISURA DIRETTA
Prova di pompaggio
DI K
delicata esecuzione:
molto poco significativa
Piezometro
Pressiometro
Piezocono
STIMA INDIRETTA
DI K
Determinazione
dalla curva granulometrica
(solo per sabbie e ghiaie pulite)
Determinazione
dai risultati
della prova edometrica
Capitolo 4
La prova con permeametro a carico costante eseguita generalmente su campioni di terreno a grana grossa (ghiaie e sabbie pulite), compattati a diversi valori di densit relativa,
in modo da ottenere una relazione tra la permeabilit e lindice dei vuoti del terreno esaminato. La permeabilit in sito viene poi stimata a partire dal valore dellindice dei vuoti
ritenuto pi rappresentativo del terreno naturale.
Lo schema del permeametro a carico costante quello indicato in Figura 4.12.
Per lesecuzione della prova viene imh
messa acqua nel recipiente che contiene
A
L
il terreno, mantenendo costante (realizzando degli sfioratori) la differenza di
carico, h, esistente tra le estremit del
C
campione, ossia il livello dellacqua nei
due recipienti.
La quantit di acqua raccolta in un certo
intervallo di tempo, t, pari a C =
Figura 4.12 Permeametro a carico costante
Qt, essendo Q la portata immessa.
Poich il moto stazionario, con velocit pari a v, risulta C = v At. Supponendo inoltre
valida la legge di Darcy (4.4) e che la perdita di carico si realizzi interamente allinterno
del campione di terreno, si ha:
h
C = k i A t = k A t
(Eq. 4.30)
L
dove A larea della sezione trasversale del campione. Dallequazione (4.30) si ricava il
valore di:
k=
CL
h A t
(Eq. 4.31)
Generalmente si effettuano pi determinazioni considerando differenze di carico h e intervalli di tempo t differenti per poi adottare un valore medio.
4.6.2 Permeametro a carico variabile
Capitolo 4
ge di Darcy (4.4) e che la perdita di carico si realizzi interamente allinterno del campione
di terreno, si ha:
kiAdt = -a dh
h
h0
ovvero
h
k A dt = a dh .
L
a
L
t1
A
1
a
dh = k dt
h
L
h1
a ln
to
ho
A
= k (t1 t o )
L
h1
da cui:
h
h
aL
aL
ln o = 2.3
log10 o
(Eq. 4.32)
A (t1 t o ) h1
A (t1 t o )
h1
Per quanto riguarda la determinazione di k a partire dai risultati della prova edometrica si
rimanda al Capitolo 7, in cui viene descritta la prova e definito il coefficiente di permeabilit in funzione di uno dei parametri che si determinano mediante tale prova.
k=
61
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Capitolo 4
hm > d/4
H > 7 hm
(Eq. 4.33)
(Eq. 4.34)
(Eq. 4.36)
h
t2 t1 27 m + 3
b
Nelle Equazioni da (4.33) a (4.36), h1 e h2 sono le altezze dellacqua nel pozzetto rispettivamente agli istanti t1 e t2, e hm = (h1 + h2)/2 laltezza media.
62
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Capitolo 4
a)
Tubazione interna
Rivestimento esterno
h2 h1
h2
h1
Tubo di rivestimento
Tampone impermeabile
Filtro
L
L
D
Figura 4.15 Schema della prova di immissione in foro di sondaggio, a carico variabile o costante, senza filtro (a) e con filtro (b)
Capitolo 4
Coefficiente di forma F
2 D
D
2D
2.75 D
2D
8 L kh
1 +
D k' v
2.75 D
11 L k
1 + h
D k' v
3 L
2
3L
3L
+ 1 +
ln
D
D
3 L
L
L
ln 1.5 + 1 + 1.5
D
D
2 L
r
ln 0
r
64
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Capitolo 4
D/2
D
D
D
L
kv
kv
D
r
L
Figura 4.16 Geometrie del fattore di forma per il calcolo del fattore di forma F
Capitolo 4
k=
h
A
ln 1 [m/s]
F (t 2 t1 )
h2
(Eq. 4.38)
dove A [m2] larea di base del foro, h1 e h2 sono le altezze agli istanti t1 e t2 rispetto al
livello della falda o a fondo foro (se si tratta di prove di abbassamento condotte sopra il
livello di falda), F [m] il fattore di forma precedentemente definito (Tabella 4.3).
Una stima pi attendibile del valore del coefficiente di permeabilit pu essere eseguita
determinando la media geometrica dei valori ricavati con prove di risalita (kr) e di abbassamento (ka), ovvero k = k r k a . Infatti, durante le prove di abbassamento, la frazione
pi fine del materiale tende ad essere spinta verso il fondo del foro e la spinta idrodinamica tende a comprimere il terreno, facendone diminuire la permeabilit; al contrario, durante le prove di risalita, la frazione pi fine del materiale tende ad essere asportata
dallacqua e la spinta idrodinamica tende a decomprimere il terreno, facendone aumentare
la permeabilit.
Se la permeabilit orizzontale del terreno diversa da quella verticale (a causa
dellorientamento dei grani nella fase di deposizione il coefficiente di permeabilit orizzontale, kH, risulta generalmente maggiore, anche di un ordine di grandezza, del coefficiente di permeabilit verticale, kV), il coefficiente k ottenuto da prove in foro di sondaggio tende a rappresentare il coefficiente di permeabilit verticale, kV, tanto pi ridotta la
lunghezza del tratto filtrante L (Figura 4.16-8) rispetto al diametro del foro, D, fino alla
situazione limite di sezione piana, L=0 (Figura 4.16-4). Mentre per valori di L/D sufficientemente grandi (L/D 1.2) si assume che il coefficiente di permeabilit misurato sia
quello orizzontale, kH. Per situazioni intermedie (0 L/D 1.2) si assume che venga misurato un coefficiente di permeabilit medio k medio = k H kV .
4.7.3 Prove di pompaggio
Le prove di pompaggio vengono eseguite in terreni con permeabilit medio-alta, al di sotto del livello di falda. Consistono nellabbassare il livello della falda allinterno di un
pozzo, opportunamente realizzato, e nel rilevare in corrispondenza di un certo numero di
verticali, strumentate con piezometri, labbassamento una volta raggiunto un regime di
flusso stazionario (Figura 4.17). Nella fase di emungimento la velocit di abbassamento
del livello diminuisce allaumentare del volume di terreno interessato dal flusso, fino ad
un valore prossimo alla stabilizzazione (regime pseudo-stazionario) se la falda non alimentata e si stabilizza se la falda alimentata. Il raggio di influenza tanto maggiore
quanto maggiore la permeabilit.
Per una corretta interpretazione della prova necessario conoscere con buona approssimazione la stratigrafia, lestensione dellacquifero e le condizioni iniziali della falda, che
quindi vanno preventivamente ricavati mediante apposite indagini in sito.
Il pozzo principale, che viene utilizzato per lemungimento, ha un diametro D compreso
generalmente tra i 200 e i 400 mm; intorno ad esso, nella zona di depressione della falda
(a causa dellandamento caratteristico della superficie piezometrica si parla anche di cono di depressione) vengono disposti una serie di piezometri il cui numero dipende dalla
eterogeneit del terreno.
66
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Capitolo 4
a)
Piezometri di controllo
Pozzo
b)
h
r
Acquifero confinato
Linee di flusso
c)
Pompa sommersa
Superfici equipotenziali
Piezometri di controllo
Pozzo
r
h
Linee di flusso
Pompa sommersa
Superfici equipotenziali
Figura 4.17 Disposizione in pianta del pozzo e dei piezometri (a) e schema della prova di pompaggio in acquifero confinato (b) e non confinato (c)
Per la realizzazione del pozzo viene disposto allinterno del foro un tubo finestrato, con
area delle aperture maggiore del 10% dellarea laterale. Nel tratto di terreno da investigare, lintercapedine tra tubo e terreno riempita con un filtro di ghiaietto e sabbia con una
opportuna granulometria; nel tratto sovrastante, per evitare linfiltrazione di acque ester67
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Capitolo 4
k=
2 b ( h2 h1 )
k=
ln(
( h22
r2
)
r1
h12
(Eq. 4.40)
)
Il valore della permeabilit ricavato con questo tipo di prova un valore medio relativo al
volume di terreno interessato dal cono di depressione.
Capitolo 4
a)
u
A
h1
h2
w 1
(h + h )
w
w
z
b)
u
A
h1
h2
w 1
zi
w
(h + h - h)
w
w
z
c)
A
O
P
h1
u = w(h1+z)
(Eq. 4.42)
w 1
z h
2
a) assenza di filtrazione. Se
lacqua si trova allo stesso livello nei due recipienti (Figura
4.18a) non c differenza di carico (ossia di energia) tra due
punti, A e B, appartenenti alla
due superfici libere, per cui
lacqua in quiete. La pressione verticale totale nel generico
punto P, a profondit z
dallestremit superiore del
campione, O, sar data da:
w z i
(h + h + h)
w
z = z u = satz + (Eq.
wh1 - w(h1+z) = z 4.43)
w
w
essendo = sat -w
Figura 4.18 Esempio di assenza di filtrazione (a), filtrazione discendente (b) e ascendente (c) in un campione
di sabbia saturo
z = satz + wh1
(Eq. 4.44)
69
Capitolo 4
La pressione dellacqua nel punto O, allestremit superiore del campione, per z=0,
governata dalla quota del pelo libero nel recipiente e vale uz=0 = w h1, mentre
allestremit inferiore, per z=h2, governata dalla quota del pelo libero nel serbatoio
e vale uz=h2 = w (h2+h1-h). La pressione dellacqua allinterno del campione varia linearmente con la profondit e, nel punto P, alla generica profondit z, vale u = w
(h1+z) w (h/h2)z. Il rapporto h/h2 , per definizione, il gradiente idraulico, per cui si
pu scrivere che nel punto P a profondit z la pressione interstiziale vale:
u = w (h1+z) w i z
e la pressione efficace:
z = z u = sat z + w h1 w (h1+z) +w i z = (sat w) z w i z = z + w i z
Ovvero, rispetto al caso precedente di assenza di filtrazione, la filtrazione verticale
discendente ha prodotto una riduzione della pressione interstiziale, w i z, ed un eguale aumento di pressione efficace. Il termine w i z la pressione di filtrazione.
Allo stesso risultato si perviene ragionando in termini di carico piezometrico come
descritto nel seguito.
Supponendo che la perdita di carico, h, tra i punti A e B appartenenti alle due superfici libere, avvenga interamente nel campione, e che vari linearmente al suo interno, la
h
perdita di carico nel tratto OP pari a
z = iz.
h2
u
u
h
) = (z + h 1 )
=
z , da cui:
Quindi h 0 h P = h 1 (z +
w
w h2
h
u = (z + h 1 ) w
z w = (z + h 1 ) w i z w
(Eq. 4.45)
h2
La pressione efficace vale in questo caso:
(Eq. 4.46)
z = satz + wh1
(Eq. 4.47)
La pressione dellacqua nel punto O, allestremit superiore del campione, per z=0,
governata dalla quota del pelo libero nel recipiente e vale uz=0 = w h1, mentre
allestremit inferiore, per z=h2, governata dalla quota del pelo libero nel serbatoio
e vale uz=h2 = w (h2+h1+h). La pressione dellacqua allinterno del campione varia linearmente con la profondit e, nel punto P, alla generica profondit z, vale u = w
(h1+z) +w (h/h2)z. Il rapporto h/h2 , per definizione, il gradiente idraulico, per cui si
pu scrivere che nel punto P a profondit z la pressione interstiziale vale:
u = w (h1+z) +w i z
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Capitolo 4
e la pressione efficace:
z = z u = sat z + w h1 w (h1+z) - w i z = (sat w) z w i z = z - w i z
Ovvero, rispetto al caso precedente di assenza di filtrazione, la filtrazione verticale
ascendente ha prodotto una aumento della pressione interstiziale, w i z, ed un eguale
riduzione di pressione efficace. Il termine w i z la pressione di filtrazione.
Allo stesso risultato si perviene ragionando in termini di carico piezometrico come
descritto nel seguito.
Supponendo che la perdita di carico h, tra i punti B e A appartenenti alle due superfici
libere, avvenga interamente nel campione, e che vari linearmente al suo interno, nel
h
tratto PO, la perdita di carico pari a
z = iz.
h2
u
u
h
Quindi h P h 0 = (z +
) h1 =
(z + h 1 ) =
z , da cui:
w
w
h2
u = (z + h 1 ) w +
h
z w = (z + h 1 ) w + i z w
h2
(Eq. 4.48)
(Eq. 4.49)
Le osservazioni precedenti evidenziano che in presenza di filtrazione, in un punto a profondit z, la pressione dellacqua varia di una quantit pari izw, che rappresenta la componente idrodinamica della pressione interstiziale (pressione di filtrazione). Di conseguenza la pressione efficace varia della stessa quantit; nel caso di filtrazione discendente
la pressione efficace aumenta, mentre nel caso di filtrazione ascendente la pressione efficace diminuisce rispetto al casi di assenza di filtrazione. In particolare, la pressione effettiva in presenza di filtrazione ascendente data da z = z - izw e si annulla quando il
gradiente idraulico pari a
(Eq. 4.50)
ic= /w
detto gradiente idraulico critico.
In questa condizione, se il terreno privo legami coesivi, si annullano le forze intergranulari, si annulla la resistenza del terreno e le particelle solide possono essere trasportate
dallacqua in movimento, dando origine ad un fenomeno progressivo di erosione che conduce al collasso della struttura del terreno. Tale fenomeno noto come instabilit idrodinamica (o sifonamento) ed quello che pu manifestarsi ad esempio nel caso di uno scavo sorretto da un diaframma. (Figura 4.19). da notare che essendo w, il valore di ic
prossimo allunit.
Si definisce fattore di sicurezza nei confronti del sifonamento il rapporto tra il gradiente
idraulico critico e quello che si ha in esercizio (definito gradiente di efflusso, iE), ossia:
(Eq. 4.51)
FS = ic/iE
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Capitolo 4
p.c.
Essendo il sifonamento un fenomeno improvviso, senza segni premonitori, ed essendo difficile tener conto di fattori quali
A
leterogeneit e lanisotropia del terreno, si
adottano valori alti di FS (generalmente si
H
impone FS > 4).
Nel caso di un diaframma infisso ad una
B
p.c.
profondit D in un mezzo omogeneo, il
gradiente di efflusso pu essere valutato in
prima approssimazione dividendo la perdita
D
di carico per la lunghezza delle linea di
flusso pi corta, rappresentata dal percorso
di una particella dacqua in aderenza al diaframma, indicato con A-B in Figura 4.19,
Figura 4.19 Scavo sorretto da un diaframma ovvero, trascurando lo spessore del diaframma ed indicando con H la differenza di
carico esistente tra due punti A e B appartenenti alle due superfici libere, si pu porre:
(Eq. 4.52)
iE = H/(H+2D)
Per determinare un valore del gradiente di efflusso pi aderente alla realt si pu ricorrere
a diagrammi disponibili in letteratura per vari casi pratici ricorrenti (Figura 4.20).
a)
0.53
b/D
c)
Gradiente di efflusso iE
Gradiente di efflusso iE
b)
h/D
h/D
Figura 4.20 Gradiente di efflusso, iE, nel caso di uno scavo in un mezzo di spessore infinito (a),
nel caso di uno scavo nastriforme in un mezzo di spessore infinito (b), nel caso di uno scavo in un
mezzo di spessore limitato (c)
A titolo di esempio, con lo schema di Figura 4.20, per h/D = 2 e d/D = 1 si ha ie 0.53.
La stima, approssimata per eccesso, ottenuta dallEquazione (4.52) :
h
h/ D
2
ie =
=
=
= 0.66
d + 2D d / D + 2 1 + 2
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Capitolo 4
p.c.
W'
'D D / 2
'D
=
=
(Eq. 4.53)
Sw w H c D / 2 w H c
to infisso, e che quindi lEq. 4.53 corrisponde allEq. 4.51).
Talvolta, nel caso di terreno omogeneo, viene assunto cautelativamente Hc= H/2, invece
che Hc= HD/(H+2D), come risulterebbe, sempre in maniera approssimata, dallo schema
di Figura 4.21.
Per incrementare il valore di FS si possono adottare le seguenti soluzioni:
- aumentare la profondit di infissione in modo da ridurre il gradiente di efflusso;
- disporre sul fondo dello scavo in adiacenza al diaframma un filtro costituito da materiale di grossa pezzatura in modo da incrementare le tensioni efficaci. In questo caso
'D 2 / 2 + W
FS =
(Eq. 4.54)
w Hc D / 2
dove W il peso del filtro;
- inserire dei dreni in modo da ridurre le sovrapressioni.
Se lo scavo realizzato in un terreno a grana fine, sovrastante uno strato a permeabilit
molto pi elevata, nel tempo che intercorre tra la realizzazione dello scavo e linstaurarsi
del moto di filtrazione, occorre ragionare in termini di pressioni totali: se la forza risultante delle pressioni idrostatiche iniziali alla base del cuneo supera il peso totale del cuneo
FS =
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Capitolo 4
Argilla NC
Sabbia
Figura 4.22 - Scavo realizzato in un terreno a grana fine, sovrastante uno strato a permeabilit
molto pi elevata
Capitolo 4
sulla pressione mutua terreno-struttura, e quindi sulla stabilit e sulle deformazioni del sistema geotecnico. Al contrario, in presenza di falda, se il livello argilloso al di sopra
dellestremit inferiore della palancola ed continuo, esso intercetta quasi completamente
la filtrazione ed altera profondamente la distribuzione delle pressioni interstiziali. Se tuttavia il livello di argilla non continuo, ma corrisponde ad una piccola lente, la rete di filtrazione ne risulta modificata solo localmente. Una verticale di indagine geotecnica (ad
esempio un sondaggio o una prova penetrometrica) eseguita per la progettazione della
struttura, pu non avere rilevato la presenza del sottile livello argilloso, oppure pu averla
rilevata ma senza poterne accertare lestensione e la continuit.
In definitiva, lintensit e la distribuzione delle pressioni interstiziali in presenza di filtrazione sono stimate mediante la rete idrodinamica, la cui determinazione molto incerta e
raramente rispecchia le reali condizioni idrauliche del terreno. Per cui lanalisi teorica del
comportamento atteso del modello geotecnico, pur necessaria, deve essere convalidata da
misure sperimentali durante la costruzione e in corso dopera, ed eventualmente variata se
le misure sperimentali non confermano le previsioni.
75
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Capitolo 5
MODELLI REOLOGICI
CAPITOLO 5
MODELLI REOLOGICI
La reologia la scienza che studia landamento delle deformazioni nella materia sotto
leffetto dellapplicazione di un sistema di sollecitazioni. Uno degli obiettivi principali di
questa disciplina quello di caratterizzare il comportamento meccanico dei materiali mediante la definizione di modelli matematici che stabiliscano dei legami tra tensioni, deformazioni e tempo (detti legami costitutivi).
Anche nella meccanica dei terreni si ricorre generalmente allimpiego di modelli, ovvero
di schemi pi o meno semplificati, per linterpretazione di fenomeni fisici complessi e per
la previsione del comportamento dei vari mezzi in seguito allapplicazione di un sistema
di sollecitazioni. Un aspetto importante da sottolineare che un modello reologico non
legato solo al tipo di materiale, ma anche e soprattutto al fenomeno fisico che lo interessa;
per questo motivo la scelta del tipo di modello strettamente dipendente oltre che dal tipo
di materiale, da quello dellapplicazione ingegneristica considerata.
Tra i modelli classici, quelli di maggiore interesse nellambito della meccanica dei terreni sono:
- il modello elastico
- il modello plastico
- il modello viscoso
che possono essere assunti singolarmente o in combinazione tra loro.
Nella descrizione dei modelli reologici, riportata nei paragrafi seguenti, verranno adottati
schemi monodimensionali e simboli convenzionali, per renderne pi immediata la comprensione a livello qualitativo. Passando dagli schemi monodimensionali al mezzo continuo, al concetto di forza si sostituisce quello di tensione e al concetto di spostamento
quello di deformazione.
(Eq. 5.1)
F = f(s)
ed rappresentata in Figura 5.2.
A
s
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Capitolo 5
MODELLI REOLOGICI
(b)
F = f(s)
F=Ks
(Eq. 5.2)
F = Ks
con K = costante, si parla di comK
(a)
portamento elastico-lineare, con K
1
costante elastica del mezzo. Se dipende dal livello di sforzo (o di deformazione) raggiunto (curva (b) di
Figura 5.2), si parla di legame elastico non lineare. La funzione che
s
rappresenta un legame elastico non
lineare pu essere approssimata con Figura 5.2. Comportamento elastico lineare (a) e non
una funzione lineare a tratti, su in- lineare (b)
tervalli opportunamente piccoli dello spostamento.
Le principali applicazioni geotecniche per le quali viene spesso assunta lipotesi di comportamento elastico del terreno sono:
Capitolo 5
MODELLI REOLOGICI
mentando nuovamente la forza F il pattino rimarr fermo nella posizione assunta sotto il
carico precedente, fino a che lintensit della forza applicata non raggiunge il nuovo valore limite F*, che sar uguale al precedente per mezzo plastico perfetto, maggiore per mezzo incrudente positivamente, minore per mezzo incrudente negativamente.
F
F
H > 0 (b)
1
H
H = 0 (a)
F*
B
F*
H < 0 (c)
s
O
sp
La relazione tra lo spostamento plastico, dsp, e laliquota di forza che eccede F*, dF*,
del tipo:
1
ds p = dF *
(Eq. 5.3)
H
dove H, detto coefficiente di incrudimento, sar uguale a zero per mezzo plastico perfetto, positivo per mezzo incrudente positivamente, negativo per mezzo incrudente negativamente.
Nelle applicazioni geotecniche lipotesi di comportamento plastico assunta nella trattazione dei problemi di stabilit, per i quali si fa riferimento alle condizioni di equilibrio limite (capacit portante delle fondazioni, stabilit dei pendii, delle opere di sostegno, ecc..)
Capitolo 5
MODELLI REOLOGICI
F = f(s)
(a)
F=s
(b)
A
s
F = s
(Eq. 5.5)
con = costante, si parla di mezzo viscoso perfetto o newtoniano, con viscosit del
mezzo.
(Eq. 5.6)
s = se = sv
(Eq. 5.7)
79
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Capitolo 5
MODELLI REOLOGICI
Sostituendo ad Fe e Fv le rispettiK
ve espressioni in funzione s ed s
si ottiene:
F = Ks + s
(Eq. 5.8)
Terzaghi
tK
Fo
e
s( t ) =
(1 e
) = s ( 1 e Trit )
K
(Eq. 5.9)
s e Trit
s( t ) =
e
T
se
Trit
C
A
e per t = 0 risulta:
se
s( t = 0 ) =
.
Trit
Quindi Trit rappresenta lascissa corrispondente al punto di intersezione
B
O
t1
t
Tr i t
tra s = se e la tangente nellorigine
(indicato con T in Figura 5.9).
Se allistante t1 la forza viene rimosF0
sa, il ritorno nella posizione originaria ritardato dalla presenza dello
F
smorzatore (curva AB in Figura 5.9).
Figura 5.9 Andamento nel tempo degli spostamenti Il modello di Kelvin-Terzaghi utinel modello di Kelvin-Terzaghi
lizzato nellinterpretazione della teoria della consolidazione edometrica.
5.4.2 Modello elasto-plastico incrudente
Lo schema monodimensionale di questo modello rappresentato da una molla ed un pattino ad attrito in serie (Figura 5.10). In questo caso, se si immagina di applicare una forza
al carrello lo spostamento sar inizialmente pari a quello elastico della molla.
Raggiunto il valore di soglia della forza, F* (rappresentato dal punto A in Figura 5.11), inizier a muoversi anche il pattino e lincremento di spostamento ds del carrello, conse-
80
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Capitolo 5
MODELLI REOLOGICI
guente ad un incremento di forza dF* (rappresentato in Figura 5.11 dal tratto AB), sar dato da:
(Eq. 5.10)
ds = dse + dsp = dF*
e
p
essendo ds e ds gli incrementi di spostamento che competono rispettivamente alla molla
e al pattino.
Essendo dse = k dF*, con k pari allinverso della costante elastica del mezzo, K, si avr:
(Eq. 5.11)
dsp =ds dse = (k)dF*
Il coefficiente di incrudimento del mezzo sar dato da:
H = dF*/dsp = 1/(-k)
(Eq. 5.12)
A
s
ds
ds ds e
dF*
F*
k
O
s
se
s
Figura 5.11 Comportamento di un mezzo elasto-plastico incrudente
81
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Capitolo 6
CAPITOLO 6
PRESSIONI DI CONTATTO E DIFFUSIONE DELLE TENSIONI
IN UN SEMISPAZIO ELASTICO
b) fondazioni
rigide
c) fondazioni
semi-rigide
schema
p
W min
min
Wmax
su argilla
q max
q m in
Wmax
q min
q max
Wmin
su sabbia
p
p
p
W max
Wmin
q max
q min
Wmax
q max
Figura 6.1: Pressioni di contatto e cedimenti per fondazioni superficiali su terreno omogeneo
soggette a carico verticale uniforme
Capitolo 6
metrica per equilibrio e dipende dalla rigidezza del terreno di appoggio. Se il terreno di
appoggio ha eguale rigidezza sotto ogni punto della fondazione (argilla), le pressioni di
contatto sono massime al bordo e minime in mezzeria. Viceversa se terreno di appoggio
ha rigidezza crescente con la pressione di confinamento (sabbia), le pressioni di contatto
sono massime al centro e minime al bordo (Figura 6.1b). Lo schema di fondazione infinitamente rigida si applica, ad esempio, a plinti in calcestruzzo, alti e poco armati.
Se la fondazione ha rigidezza finita, il suo comportamento intermedio fra i due sopradescritti, ovvero ha una deformata curvilinea ma meno pronunciata di quella della fondazione priva di rigidezza, con concavit verso lalto o verso il basso a seconda del tipo di terreno di appoggio (Figura 6.1c). Lo schema di fondazione di rigidezza finita si applica, ad
esempio, alle platee di fondazione.
Se il carico proveniente dalla struttura in elevazione (e applicato allestradosso della struttura di fondazione) non uniforme ma ha comunque risultante verticale centrata, la distribuzione delle pressioni di contatto :
- per fondazioni flessibili, eguale alla distribuzione del carico applicato,
- per fondazioni di rigidezza infinita, eguale alla distribuzione per carico uniforme di
pari risultante,
- per fondazioni di rigidezza finita, intermedia ai due casi precedenti1.
Ai soli fini del calcolo strutturale delle fondazioni, per la stima della distribuzione delle pressioni di contatto, si fa spesso riferimento al modello di Winkler, argomento che esula dal presente corso.
2
Esistono soluzioni elastiche che considerano il terreno stratificato e/o il bedrock. La presenza di un bedrock porta a valori della tensione verticale indotta superiori a quelli del semispazio omogeneo.
3
Esistono soluzioni elastiche che considerano il modulo di Young linearmente crescente con la profondit.
Tali soluzioni portano a valori della tensione verticale indotta superiori a quelli del semispazio omogeneo.
83
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Capitolo 6
3. i terreni reali non sono isotropi. Il rapporto tra i moduli di deformazione in direzione
verticale ed orizzontale, Ev/Eh, di norma maggiore di uno per terreni normalmente
consolidati e debolmente sovraconsolidati, mentre minore di uno per terreni fortemente sovraconsolidati;
4. lipotesi di elasticit lineare pu essere accolta solo per argille sovraconsolidate e sabbie addensate limitatamente a valori molto bassi di tensione, ma non accettabile per
tutti gli altri casi4.
La non corrispondenza fra le ipotesi del modello e la realt fisica, porta a risultati generalmente inaccettabili in termini di deformazioni calcolate, ma accettabili limitatamente
alla stima delle tensioni verticali. Pertanto, con una procedura teoricamente non corretta
ma praticamente efficace e molto comune in ingegneria geotecnica, si utilizzano modelli
diversi (leggi costitutive diverse) per risolvere aspetti diversi dello stesso problema. Ad
esempio, per una stessa fondazione superficiale, si utilizza il modello rigidoperfettamente plastico per il calcolo della capacit portante, il modello continuo elastico
lineare per la stima delle tensioni verticali indotte in condizioni di esercizio, il modello
edometrico per il calcolo dei cedimenti e del decorso dei cedimenti nel tempo, il modello
di Winkler per il calcolo delle sollecitazioni nella struttura di fondazione, etc...
6.2.1
R
z
2 R5
3 r 2 z (1 2 ) R
P
r =
+
Eq.(6.2)
(R + z )
2R2
R3
=
rz
(1 2 ) P z
2R
R
R (R + z )
3 P z2 r
=
2 R 5
Eq. (6.3)
Eq. (6.4)
dove R2 = r2+z2
Per carichi concentrati lipotesi di elasticit lineare conduce a valori infiniti della tensione in corrispondenza del carico. Non esiste un materiale reale capace di resistere a tensioni infinite. (E daltra parte anche i
carichi concentrati sono solo unastrazione matematica).
5
Con riferimento ad un caso reale, quindi ad un terreno dotato di peso, le tensioni ottenute dalla soluzione
di Boussinesq (e per i casi di seguito considerati) vanno sommate alle tensioni geostatiche preesistenti.
84
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Capitolo 6
Si osservi che lEq. 6.1, che permette di calcolare la tensione verticale indotta, non contiene il coefficiente di Poisson, .
La distribuzione delle tensioni verticali su un piano orizzontale alla profondit z dal p.c.
una superficie di rivoluzione avente forma di una campana, simile alla curva gaussiana, il
cui volume pari al carico applicato in superficie. Al crescere di z la campana sempre
pi estesa e schiacciata. A profondit z=0, la campana degenera in una tensione infinita su
unarea infinitesima, ovvero nel carico applicato P. A titolo di esempio in Figura 6.3 sono
rappresentate le distribuzioni di tensione verticale indotte da un carico concentrato
P=100kN alle profondit z = 2m, 5m e 10m.
La distribuzione delle tensioni verticali al variare della profondit z per un assegnato valore della distanza orizzontale r dallasse di applicazione della forza P, indicata in Figura 6.4. Per r=0, ovvero in corrispondenza del carico applicato, la tensione a profondit
z=0 infinita per poi decrescere monotonicamente al crescere di z. Per r>0, la pressione
verticale vale 0 alla profondit z=0, poi cresce con z fino ad un valore massimo per poi
decrescere tendendo al valore zero. A titolo di esempio in Figura 6.4 sono rappresentate le
distribuzioni di tensione verticale indotte da un carico concentrato P = 100kN alle distanze r = 0m, 2m e 5m.
z (kPa)
12
Z = 2m
Z = 5m
Z = 10m
z (m)
z (kPa)
10
15
r = 0m
r = 2m
r = 5m
0
-10
-5
20
10
r (m)
Poich per lipotesi di elasticit lineare valido il principio di sovrapposizione degli effetti, la soluzione di Boussinesq stata integrata per ottenere le soluzioni elastiche relative a
differenti condizioni di carico applicato in superficie.
Le pi frequentemente usate nella pratica professionale sono le seguenti.
6.2.2
Con riferimento allo schema di Figura 6.5, le tensioni indotte da un carico verticale distribuito su una linea retta in superficie sono fornite dalle equazioni (6.5), (6.6), (6.7) e (6.8)
(in coordinate cartesiane ed assumendo lasse y orientato secondo la direzione della linea
di carico):
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Capitolo 6
2 P' z 3
R4
2 P' z x 2
4
x =
R
2 P'
z
2
y =
R
2 P' x z 2
xy =
4
z =
(Eq. 6.5)
(Eq. 6.6)
(Eq. 6.7)
(Eq. 6.8)
x
y
6.2.3
z
Con riferimento allo schema di Figura 6.6, le tensioni indotte da una pressione verticale uniforme
su una striscia indefinita sono fornite dalle equaFigura 6.5 - Carico distribuito su una zioni (6.9), (6.10), (6.11) e (6.12) (in coordinate
linea retta
cartesiane ed assumendo lasse y orientato secondo la direzione della striscia di carico).
z
q
[ + sen cos( + 2 )]
q
x = [ sen cos( + 2 )]
2q
y =
q
xy = sen sen ( + 2 )
z =
(Eq. 6.9)
(Eq. 6.10)
(Eq. 6.11)
(Eq. 6.12)
6.2.4
x
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Capitolo 6
z =
q x
1
sen 2
B
2
(Eq. 6.13)
R 2 1
q x
z
ln 1 2 + sen 2
B
B R2 2
q
z
=
1 + cos 2 2
2
B
x =
(Eq. 6.14)
xz
(Eq. 6.15)
Il caso della pressione verticale trapezia, di uso molto frequente poich corrisponde al carico trasmesso
da rilevati stradali, pu essere risolto per sovrapposizione di effetti utilizzando le equazioni delle strisce
di carico rettangolare e triangolare.
Se interessa conoscere la tensione
verticale in asse al rilevato, con riferimento allo schema ed ai simboli
di Figura 6.8, pu essere utilizzata,
pi semplicemente, la seguente
equazione:
R2
z
y
z
z ( x =0 ) =
2q
a
a '
a arctan a ' arctan
(a a ')
z
z
Eq. (6.16)
2a'
q
x
2a
z
Figura 6.8: Pressione trapezia su striscia indefinita
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Capitolo 6
6.2.6
Con riferimento allo schema di carico di Figura 6.9, le tensioni verticali indotte in asse
allarea caricata possono essere calcolate con la seguente equazione:
z (r =0 )
= q 1
3
R 2
1 +
(Eq. 6.17)
mentre per la stima il delle tensioni indotte in corrispondenza di altre verticali si pu fare
riferimento alla Tabella 6.1 ed alle curve rappresentate in Figura 6.10.
2R
z/q
0,25
0,5
0,75
z
2
z/R
r/R=0
r/R=0,5
Osservando la Figura 6.10 si pu
notare che alla profondit z = 0
r/R=1
4
in corrispondenza delle verticali
r/R=2
interne allarea caricata (r < R)la
5
pressione di contatto pari alla
pressione q agente sullarea circolare (fondazione flessibile), in
corrispondenza delle verticali e- Figura 6.10 - Variazione della tensione verticale indotta
sterne (r > R) la pressione di con- da una pressione su area circolare per differenti verticali
tatto zero, e che in corrispondenza delle verticali sul bordo (r = R) la pressione di contatto pari alla met della pressione q.
6.2.7
La soluzione relativa al caso di unarea rettangolare uniformemente caricata molto importante, non solo perch molte fondazioni hanno forma rettangolare, ma anche perch,
sfruttando il principio di sovrapposizione degli effetti, permette di calcolare lo stato tensionale indotto da una pressione uniforme agente su unarea scomponibile in rettangoli.
Con riferimento allo schema di Figura 6.11, le tensioni indotte dal carico in un punto sulla
verticale per uno spigolo O dellarea caricata, posto:
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Capitolo 6
0,5
1,000
0,999
0,992
0,976
0,948
0,910
0,863
0,811
0,758
0,700
0,646
0,546
0,461
0,390
0,332
0,284
0,245
0,213
0,186
0,164
0,146
0,086
0,057
1,000
0,995
0,977
0,941
0,894
0,840
0,780
0,718
0,664
0,612
0,565
0,480
0,408
0,351
0,303
0,262
0,228
0,201
0,178
0,158
0,141
0,082
0,054
R3
0,500
0,481
0,464
0,447
0,430
0,412
0,395
0,378
0,362
0,346
0,329
0,298
0,268
0,241
0,217
0,195
0,176
0,158
0,142
0,131
0,119
0,077
0,052
0,000
0,000
0,001
0,003
0,006
0,010
0,016
0,022
0,028
0,035
0,041
0,052
0,061
0,067
0,071
0,073
0,073
0,073
0,071
0,069
0,067
0,052
0,041
z
x
B
L
R3
R2
R1
x
y
z
(
)
= (B + z )
= (L + B + z )
R 1 = L2 + z 2
R2
z / q
z/R
0
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
0,7
0,8
0,9
1
1,2
1,4
1,6
1,8
2
2,2
2,4
2,6
2,8
3
4
5
0,5
2 0,5
2 0,5
valgono:
LB LBz 1
q
1
+
2 + 2
arctan
2
R3
z R3
R 1 R 2
LB LBz
q
2
x =
arctan
z
R
R1 R 3
3
LB LBz
q
2
y =
arctan
2
z
R
R2 R3
3
q B
B z2
zx =
2 R 2 R1 R 3
z =
Eq. (6.18)
Eq. (6.19)
Eq. (6.20)
Eq. (6.21)
89
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Capitolo 6
Volendo conoscere lo stato tensionale in un punto del semispazio alla profondit z, sulla
verticale di un punto M non coincidente con lo spigolo O del rettangolo, si procede per
sovrapposizione di effetti di aree di carico rettangolari, nel modo seguente (Figura 6.12):
a) M interno ad ABCD; le tensioni risultano dalla somma delle tensioni indotte in M dalle
4 aree (1), (2), (3) e (4), ciascuna con vertice in M:
zM ( ABCD) = zM ( AA 'MC') + zM ( A 'BB'M ) + zM ( B'DD 'M ) + zM ( D 'CC 'M )
Eq. (6.22)
b) M esterno ad ABCD; le tensioni risultano dalla somma algebrica delle tensioni indotte
da rettangoli opportunamente scelti, sempre con vertice in M:
zM ( ABCD) = zM ( AB'MC') zM ( BB'MD '') zM ( CD 'MC') + zM ( DD 'MD '')
Eq. (6.23)
caso a)
caso b)
B'
D'
C'
D''
B
M
3
Pu essere talvolta utile valutare anche i cedimenti elastici. Lequazione per il calcolo del
cedimento in corrispondenza dello spigolo O dellarea flessibile di carico uniforme q, di
forma rettangolare BxL su un semispazio continuo, elastico lineare, omogeneo e isotropo,
avente modulo di Young E, e coefficiente di Poisson , la seguente:
posto = L/B
1 + 1 + 2
q B 1 2
2
w=
ln + 1 + + ln
Eq. (6.24)
LEq. 6.24 permette di calcolare il cedimento elastico in qualunque punto della superficie,
per sovrapposizione degli effetti, con procedura analoga a quella sopra descritta per il calcolo delle tensioni verticali.
90
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Capitolo 7
CAPITOLO 7
COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA
La risultante delle deformazioni verticali che si manifestano in un terreno comunemente
indicata con il termine cedimento e di tale grandezza, nella pratica ingegneristica, interessa di solito conoscere sia lentit sia levoluzione nel tempo.
I principali meccanismi che contribuiscono allo sviluppo dei cedimenti sono:
compressione e inflessione delle particelle di terreno per incremento delle tensioni di
contatto (tale fenomeno produce deformazioni in gran parte reversibili, ovvero elastiche);
scorrimento relativo dei grani indotto dalle forze di taglio intergranulari (tale fenomeno produce deformazioni in gran parte irreversibili, ovvero plastiche);
frantumazione dei grani in presenza di elevati livelli tensionali (le conseguenti deformazioni sono irreversibili);
variazione della distanza tra le particelle dei minerali argillosi, dovuta a fenomeni di
interazione elettrochimica (le conseguenti deformazioni sono in parte reversibili e in
parte irreversibili in relazione alle caratteristiche del legame di interazione);
compressione e deformazione dello strato di acqua adsorbita (le conseguenti deformazioni sono in gran parte reversibili, ovvero elastiche);
In definitiva, le deformazioni (e quindi i cedimenti) conseguono direttamente alla:
1. compressione delle particelle solide (incluso lo strato di acqua adsorbita);
2. compressione dellaria e/o dellacqua allinterno dei vuoti;
3. espulsione dellaria e/o dellacqua dai vuoti.
Per i valori di pressione che interessano nella maggior parte dei casi pratici, la deformabilit delle particelle solide trascurabile. Inoltre, se il terreno saturo, come spesso accade
per i terreni a grana fine, anche la compressibilit del fluido interstiziale (acqua e/o miscela aria-acqua) pu essere trascurata, essendo trascurabile la quantit di aria presente e
lacqua praticamente incompressibile. Pertanto, il cedimento nei terreni dovuto prevalentemente al terzo termine ed in particolare allespulsione dellacqua dai vuoti1.
Via via che lacqua viene espulsa dai pori, le particelle di terreno si assestano in una configurazione pi stabile e con meno vuoti, con conseguente diminuzione di volume.
Il processo di espulsione dellacqua dai vuoti un fenomeno dipendente dal tempo (ovvero dal coefficiente di permeabilit del terreno), lentit della variazione di volume legata
alla rigidezza dello scheletro solido.
Si distinguono quindi i due concetti di compressibilit e consolidazione.
Compressibilit la risposta in termini di variazione di volume di un terreno sottoposto
ad un incremento dello stato tensionale (efficace, in base al principio delle pressioni efficaci). necessario studiare la compressibilit di un terreno per stimare le deformazioni
volumetriche ed i conseguenti cedimenti.
I cedimenti possono essere anche dovuti a costipamento, ovvero allespulsione di aria da un terreno non
saturo come conseguenza dellapplicazione di energia di costipamento (vedi capitolo 2), a deformazioni di
taglio a volume costante, che si verificano nei terreni saturi e poco permeabili in condizioni non drenate
allatto stesso di applicazione dellincremento delle tensioni, o a deformazioni volumetriche a pressione efficace costante, ovvero a creep (viscosit).
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Capitolo 7
v =
V
V0
H
H0
= a
(Eq. 7.1)
V
V0
1 + e0
(Eq. 7.2)
H0
avendo indicato con e0 lindice dei vuoti iniziale dellelemento di terreno considerato.
Rappresentando in un diagramma lindice dei vuoti del terreno in funzione della pressione
verticale efficace, riportata in scala logaritmica, nel caso in cui il deposito sia soggetto a
pi cicli di carico e scarico, ad esempio sedimentazione (A-B), seguita da erosione (B-C),
di nuovo sedimentazione (C-D), fino a superare lo strato eroso, poi di nuovo erosione (DE), si ottiene landamento qualitativo rappresentato nel grafico di Figura 7.1b.
In particolare, trascurando il piccolo ciclo di isteresi formato dai tratti BC (scarico) e CB
(ricarico), si pu osservare che:
92
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Capitolo 7
a)
b)
e
A
C
(D)
(E)
(B)
(C)
(A)
B
E
D
v (log)
Figura 7.1 - Sedimentazione in ambiente lacustre con pi cicli di carico e scarico (a) e variazione
dellindice dei vuoti con la pressione verticale efficace (b): AB: compressione vergine, BC:
decompressione, CB: ricompressione, BD: compressione vergine, DE: decompressione.
- nelle fasi di primo carico (compressione vergine, tratti AB e BD) il comportamento deformativo del terreno elasto-plastico, poich nella successiva fase di scarico una sola
parte delle variazioni di indice dei vuoti (e quindi delle deformazioni) viene recuperata;
- i tratti di primo carico appartengono alla stessa retta;
- nelle fasi di scarico e ricarico (tratti BC, CB e DE) il comportamento deformativo elastico ma non elastico-lineare (il grafico di Figura 7.1b in scala semilogaritmica);
- sia in fase di carico vergine che in fase di scarico e ricarico, essendo la relazione e-v
rappresentata da una retta in scala semilogaritmica, per ottenere un assegnato decremento dellindice dei vuoti, e, occorre applicare un incremento di tensione verticale
efficace v tanto maggiore quanto pi alto il valore di tensione iniziale, ovvero la
rigidezza del terreno cresce progressivamente con la tensione applicata.
La massima pressione verticale efficace sopportata dallelemento di terreno considerato
detta pressione di consolidazione (o di preconsolidazione), c (ad esempio, nel caso di
Figura 7.1 la pressione di consolidazione rappresentata dallascissa del punto D del grafico. Quando lelemento di terreno si trovava in un punto appartenente alla retta ABD, era
soggetto ad una pressione verticale efficace che non aveva mai subito nel corso della sua
storia precedente, ovvero era soggetto alla pressione di consolidazione; nei tratti BC e DE
invece era soggetto ad una pressione verticale efficace minore di quella di consolidazione.
Un terreno il cui punto rappresentativo si trova sulla curva edometrica di carico vergine
(ABD) si dice normalmente consolidato (o normalconsolidato) (NC), mentre un terreno
il cui punto rappresentativo si trova su una delle curve edometriche di scarico-ricarico
(BC, CB, DE) si dice sovraconsolidato (OC).
Il rapporto tra la pressione di consolidazione, c, e la pressione verticale efficace agente,
vo, detto, come gi anticipato nel Capitolo 3, grado di sovraconsolidazione:
'c
OCR = ' .
vo
In conclusione, si pu affermare che in condizioni edometriche (e non solo, come vedremo pi avanti) il comportamento del terreno segue, con buona approssimazione, un modello elastico non lineare plastico ad incrudimento positivo (vedi Capitolo 5).
93
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Capitolo 7
La pressione di consolidazione rappresenta la soglia elastica (o di snervamento) del materiale. Per valori di tensione inferiori alla pressione di consolidazione (terreno OC) il comportamento elastico non lineare. Se un terreno NC viene compresso la pressione di
consolidazione, ovvero la soglia elastica aumenta di valore (incrudimento positivo).
La compressibilit dei terreni viene studiata in laboratorio mediante la prova edometrica, i cui risultati sono comunemente utilizzati per calcolare le deformazioni (e i cedimenti) conseguenti allapplicazione di carichi verticali in terreni a grana fine, come verr illustrato pi in dettaglio nei paragrafi seguenti e nel Capitolo 16 (cedimenti di fondazioni
superficiali).
La consolidazione primaria distinta dalla consolidazione secondaria dovuta a fenomeni viscosi (Par. 7.9).
94
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Capitolo 7
siali (e volumetriche), a =
e =
H
H0
H
H0
(1 + e0 ) .
N
Capitello
Anello edometrico
Cella edometrica
Pietre porose
H0
D
I valori della deformazione assiale e/o dellindice dei vuoti corrispondenti al termine del
processo di consolidazione primaria per ciascun gradino di carico3 (o pi spesso, per
comodit ma commettendo un errore, corrispondenti al termine delle 24h di permanenza
del carico di ogni gradino), vengono diagrammati in funzione della corrispondente
N
4N
. Collegando fra loro i punti
pressione verticale media efficace, 'v = =
A D2
sperimentali si disegnano le curve di compressibilit edometrica.
Nel grafico in scala
semilogaritmica della
0.7
0
Figura 7.3, rappresen1
2
tato landamento del3
4
lindice dei vuoti (asse
0.6
5
delle ordinate a sini5
stra) e della deformazione assiale (asse delle
0.5
10
6
ordinate a destra) in
11
funzione della pressio7
0.4
15
ne verticale media effi10
cace, ottenuto speri9
mentalmente da una
8
20
0.3
prova edometrica stan0.01
0.1
1
10
dard condotta su un
Tensione efficace verticale, 'v (Mpa)
(log) [MPa]
provino indisturbato
di argilla4 (le due curve
Figura 7.3 Esempio di risultati di prova edometrica
3
Le altezze del provino corrispondenti allinizio e alla fine del processo di consolidazione primaria, per ciascun gradino di carico, si determinano mediante opportune procedure descritte nei Paragrafi 7.7.1 e 7.7.2.
4
Si osservi che i punti sperimentali hanno passo costante in ascissa. Essendo la scala delle ascisse logaritmica, ci significa che gli incrementi di carico sono applicati con progressione geometrica. Nella fase di
95
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Capitolo 7
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Capitolo 7
e
p,min
p,max
S
o
M
R
b
t
v (log)
Considerate le difficolt spesso esistenti nell'individuare il punto di massima curvatura, utile confrontare sempre il valore
di 'c ottenuto, con i suoi possibili limiti inferiore e superiore:
il primo rappresentato dallascissa del punto di intersezione tra la retta di ricompressione e quella di compressione vergine (punto S);
il secondo dallascissa del punto R a partire dal quale la relazione e-log' diventa una
retta.
Confrontando il valore della c, determinato sperimentalmente, con la tensione verticale
efficace v0 (calcolata) esistente in sito alla quota di prelievo del campione, si determina
il grado di sovraconsolidazione OCR del deposito in esame (nel punto di prelievo del
campione).
e
.
log10 'v
Sarebbe buona norma fare eseguire in laboratorio un intero ciclo di scarico-ricarico e determinare lindice
di rigonfiamento come pendenza dellasse del ciclo di isteresi.
97
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Capitolo 7
98
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Capitolo 7
4.
5.
6.
7.
8.
e0
e0
A
Curva in sito
corretta
Curva
sperimentale
0.4 e 0
3.
Curva in sito
corretta
A
E
D
C
Curva
sperimentale
(fase di ricarico)
log 0.4 e
0
v0 (= c )
B
v0
log
Capitolo 7
il coefficiente di compressibilit:
e
[F-1 L2]
av =
'v
(Eq. 7.6)
e valgono le relazioni:
av
1
mv =
=
1 + eo M
(1 + e 0 ) '
M = 2,3
v
Cc
(Eq. 7.7)
(Eq. 7.8)
Valori orientativi di M, in funzione di IC, per terreni coesivi sono riportati in Tabella 7.1.
Tabella 7.1 - Valori orientativi di M per terreni coesivi (nel campo dei valori di v pi frequenti
per i problemi di ingegneria geotecnica)
Ic
M (MPa)
0-0,5
0,2-4
0,5-0,75
4-12
0,75-1
12-30
>1
30-60
100
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Capitolo 7
v0
+
v
v0
( , e )
v0 0
C
c
1
(log)
v
Figura 7.10 Schema per il calcolo del cedimento di consolidazione primaria di uno strato di
terreno coesivo
Facendo riferimento al grafico e-logv si pu infatti osservare che nel caso pi generale
di terreno sovraconsolidato (assumendo Cr = Cs):
'
' +
e = C s log ' c + C c log vo ' v
(Eq. 7.11)
vo
c
da cui consegue:
Ho
'
' +
H =
[C s log ' c + C c log vo ' v ]
(Eq. 7.12)
1 + eo
vo
c
Se il carico applicato tale da non far superare la c, si ha invece:
' + v
e = C s log vo '
(Eq. 7.13)
vo
e quindi:
Ho
' + v
]
H =
[C s log vo '
(Eq. 7.14)
1 + eo
vo
Se il terreno invece normalconsolidato:
' + v
e = C c log vo '
(Eq. 7.15)
vo
e quindi
Ho
' + v
]
H =
[C c log vo '
(Eq. 7.16)
1 + eo
vo
In alternativa ai parametri Cc e Cs, si pu fare riferimento al coefficiente di compressibilit di volume mv, o al modulo edometrico M, o al coefficiente di compressibilit av:
v
Ho
H = H o v m v = H o
=
v a v
(Eq. 7.17)
M
1 + e0
tenendo conto del fatto che tali parametri dipendono dal livello di tensione e quindi vanno
scelti opportunamente in funzione dell'intervallo tensionale significativo per il problema
in esame.
101
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Capitolo 7
Nella pratica, soprattutto in presenza di strati di elevato spessore e non omogenei, opportuno per una stima migliore del cedimento, suddividere lo strato in pi sottostrati, eventualmente differenziando i parametri di compressibilit del terreno (laddove siano disponibili un certo numero di prove edometriche eseguite su provini estratti a differenti
profondit). Il cedimento complessivo dello strato risulta essere cos espresso:
n
H oi
'
' +
H =
[C si log ' ci + C ci log voi ' vi ]
(Eq. 7.18)
voi
ci
i =1 1 + e oi
oppure:
n
n
H
H = (H oi vi m vi ) = ( oi vi a vi )
(Eq. 7.19)
i =1
i =1 1 + e oi
dove le pressioni ed i parametri di compressibilit sono riferiti alla mezzeria di ciascuno
degli n sottotrati, di spessore H0i.
Nellipotesi di carico, q, applicato in superficie, uniformemente distribuito ed infinitamente esteso, il conseguente incremento della tensione verticale totale, v, che compare
nelle Eq. 7.10 7.18, costante sia in direzione orizzontale che al variare della profondit
ed pari al carico applicato (v = q). Nel caso in cui il carico sia distribuito su una superficie di dimensioni limitate (rispetto allo spessore dello strato) il valore di v si riduce al crescere della profondit e varia in direzione orizzontale; tale incremento pu essere
determinato con riferimento alla teoria dellelasticit (vedi Capitolo 6) in funzione della
geometria della superficie di carico. In prima approssimazione, nel caso di carico q uniformemente distribuito su unarea rettangolare, il valore di v pu essere stimato al variare della profondit z, ipotizzando che il carico si diffonda con un rapporto 2:1 (Figura
7.11). Alla profondit z risulta, quindi:
v (z) =
qLB
(L + z ) (B + z )
(Eq. 7.20)
Nelle Eq. 7.17 e 7.18 il valore dellincremento di pressione verticale, vi, riferito alla
mezzeria di ciascun sottostrato.
Impronta di carico
z
1
vi
z/2
z/2
L+z
Figura 7.11 Schema semplificato per il calcolo della diffusione delle tensioni
102
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Capitolo 7
7.4 Consolidazione
Come gi evidenziato nei paragrafi precedenti, lapplicazione di un sistema di sollecitazioni induce nel terreno un sistema di distorsioni (cambiamenti di forma) e/o di deformazioni (variazioni di volume).
Essendo i terreni mezzi particellari costituiti da grani solidi e vuoti, con i grani solidi praticamente incompressibili, ogni variazione di volume di un elemento di terreno corrisponde ad una variazione del volume dei vuoti. Inoltre, se il terreno saturo, ovvero se tutti i
vuoti sono riempiti dacqua, essendo lacqua praticamente incompressibile, una variazione di volume comporta un moto di filtrazione dellacqua interstiziale: in allontanamento
dallelemento di terreno se il volume si riduce, in entrata nellelemento se il volume
aumenta.
Il processo di espulsione
dellacqua dai pori avviene
quando, per effetto del carico
applicato, si genera, allinterno
di un certo volume di terreno,
u + u
un campo di sovrapressioni neuu
tre, u, variabile da punto a
punto. La conseguente differenza di carico idraulico, rispetto
alle condizioni di equilibrio,
Figura 7.12 Campo di sovrappressioni generato in un provoca linstaurarsi di un flusterreno a grana fine in seguito all applicazione di un cari- so dellacqua in regime transitorio dai punti a energia maggiore
co
verso i punti a energia minore, e
in particolare verso lesterno della zona interessata dallincremento delle pressioni interstiziali (Figura 7.12).
Come gi osservato nellintroduzione di questo Capitolo, via via che lacqua viene espulsa dai pori, le particelle di terreno si deformano e si assestano in una configurazione pi
stabile e con meno vuoti, con conseguente diminuzione di volume.
La velocit di questo processo dipende dalla permeabilit del terreno. Lentit della variazione di volume, dipende dalla rigidezza dello scheletro solido, cio dalla struttura del terreno.
Escludendo le sollecitazioni di natura dinamica e riferendosi quindi solo al caso di carichi
statici o quasi statici, nei terreni a grana grossa (ghiaie e sabbie), a causa della loro elevata
permeabilit (k > 10-6 m/s), lespulsione dellacqua praticamente istantanea e quindi anche la deformazione volumetrica. Nel caso dei terreni a grana fine (limi e argille), invece,
a causa della loro scarsa permeabilit (k <10-6 m/s) lespulsione dellacqua dai pori con
dissipazione delle sovrapressioni neutre, e quindi la deformazione volumetrica, risulta differita nel tempo. Questo fenomeno, caratterizzato da un legame tensioni-deformazionitempo, viene indicato con il termine consolidazione.
0
Capitolo 7
pp
Q = Q M ( t ) + Q W ( t ) = K l( t ) + u w ( t ) A
(Eq. 7.21)
in cui si indicato con K la costante elastica della molla. Il manometro registra una progressiva diminuzione della pressione dellacqua nel tempo.
10
Si osservi che la prova edometrica riproduce quasi esattamente le condizioni di carico e di vincolo descritte e rappresentate in Figura 7.13.
104
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Capitolo 7
Chiuso
Valvola
Aperto
Pressione
0
W i
Q (t )
Sovraccarico
M i
Q (t )
Tempo
7
Al tempo t=t7 il processo si esaurisce. La molla sostiene per intero il carico Q, la sovrapressione dellacqua si interamente dissipata.
Quanto appena descritto rappresenta in maniera semplificata ci che accade in un terreno
coesivo durante il processo di consolidazione edometrica: inizialmente il sovraccarico applicato sopportato quasi esclusivamente dallacqua interstiziale. Gradualmente lacqua
viene espulsa dai pori, con filtrazione verticale, e il carico viene trasferito allo scheletro
solido che si comprime, con conseguente aumento delle pressioni effettive. Alla fine del
processo di consolidazione tutte le sovrapressioni neutre si sono dissipate e il sovraccarico totale applicato interamente sopportato dallo scheletro solido (cio interamente equilibrato da un incremento delle pressioni verticali efficaci).
Un altro, pi completo modello meccanico, utile a introdurre la teoria della consolidazione edometrica quello proposto da Terzaghi e rappresentato in Figura 7.15. Esso consiste
in un recipiente cilindrico contenente una serie di pistoni forati, eguali fra loro, separati da
molle di eguale rigidezza, e riempito dacqua. Ciascuna zona di interpiano in cui risulta
suddiviso il recipiente tramite i pistoni collegata ad un tubo aperto per la misura del carico piezometrico. Applicando un incremento di pressione (rispetto alla pressione esistente in condizioni di equilibrio) si osserva che questo istantaneamente sopportato
dallacqua. Laltezza di risalita dellacqua in tutti i piezometri nellistante di applicazione
del carico (t=0) data da /w. La differenza di carico idraulico innesca una filtrazione
105
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Capitolo 7
w
rica. Col passare del tempo la
pressione dellacqua nelle varie
/w
E
zone si riduce gradualmente, ed
u
entrano in compressione le molw
A
le, a partire dalla parte pi alta
D
del recipiente. Al generico istante di tempo t in un dato interpiano, la pressione dellacqua e
laltezza dinterpiano saranno
inferiori rispetto a quelle
dellinterpiano sottostante. Il
Figura 7.15 - Modello meccanico di Terzaghi
processo continua finch, dopo
un tempo relativamente lungo,
la sovrapressione dellacqua in tutte le zone si sar interamente dissipata e la distanza di
interpiano sar eguale (la pressione neutra assume il valore esistente prima
dellapplicazione del sovraccarico in condizioni di equilibrio, i dischi si saranno avvicinati della quantit corrispondente alla pressione sopportata dalle molle).
Con riferimento allo schema di Figura 7.15 si osservi che larea del rettangolo ABCD
proporzionale al carico totale applicato Q= Ar (essendo Ar larea della sezione retta del
recipiente) e che ad un generico istante di tempo (ad esempio t=t2) larea ABCE proporzionale alla quota parte di Q sostenuta dalle molle, mentre larea AED proporzionale
alla quota parte di Q sostenuta dallacqua.
Lisocrona AE riferita allasse AD rappresenta la distribuzione delle sovrapressioni neutre
con la profondit, e riferita allasse BC la distribuzione delle tensioni verticali sulle molle.
Se le molle sono ad elasticit lineare, e quindi vi proporzionalit tra tensioni e deformazioni, larea ABCD proporzionale al cedimento finale, larea ABCE proporzionale al
cedimento avvenuto al tempo t=t2, lisocrona AE riferita allasse BC rappresenta la distribuzione delle deformazioni verticali al tempo t=t2.
Negli schemi sopra descritti, le molle rappresentano lo scheletro solido, lacqua nel cilindro rappresenta lacqua che riempie i pori, i fori sui pistoni rappresentano la permeabilit
del terreno.
C
Capitolo 7
2h
1 e
=
2
1 + eo t
z
(Eq. 7.22)
e e v'
=
Posto
(Eq. 7.24)
av
t
z 2
Se poi il carico piezometrico h viene espresso come somma dellaltezza geometrica, z, e
dellaltezza di pressione, u/w, e la pressione a sua volta viene espressa come somma del
termine dovuto alla pressione dei pori in regime stazionario, up (in condizioni di equilibrio prima dellapplicazione del sovraccarico) e di quello dovuto alleccesso di pressione
dei pori conseguente allapplicazione del sovraccarico, ue, si pu scrivere, con riferimento
allo schema di Figura 7.16:
( u p + ue )
h= z+
(Eq. 7.25
(Eq. 7.26)
z 2 w z 2
Essendo per il principio delle pressioni efficaci (Capitolo 3, Eq. 3.3):
v' v u e
=
t
t
t
(Eq. 7.27)
0
zw
z
Argilla
2H
isocrona allistante t = 0
zw
Profondit
Sabbia
up (z)
ue (z,t)
u(z,t)
u0
Zw + 2H
Sabbia
Figura 7.16. Distribuzione delle pressioni neutre con la profondit durante il processo di consolidazione in condizioni edometriche
107
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Capitolo 7
[L2/T]
(Eq. 7.28)
(Eq. 7.29)
(Eq. 7.30)
Capitolo 7
u e ( Z ,Tv ) =
dove: M =
m =
2
2u o
(sin MZ )e M Tv
m =0 M
(Eq. 7.35)
( 2m + 1 ) .
2
Tale soluzione, che permette (per ogni z e t) di calcolare u e (z, t ) noto cv, si trova usualmente diagrammata in termini di grado di consolidazione Uz, definito come rapporto tra la
sovrapressione dissipata al tempo t e la sovrapressione iniziale uo, cio:
u u e ( z ,t )
u ( z ,t )
Uz = o
= 1 e
(Eq. 7.36)
uo
uo
in funzione del fattore di tempo Tv (noto una volta noto cv).
Un diagramma tipico Uz = f(Z,Tv) riportato in Figura 7.17.
Da tale soluzione si pu osservare che:
subito dopo lapplicazione del carico si ha un gradiente idraulico elevato alle estremit
che si riduce progressivamente verso linterno dello strato (e nel tempo);
in mezzeria il gradiente delleccesso di pressione sempre nullo, cio non vi alcun
flusso attraverso il piano orizzontale a met dello strato.
A(Tv )
At = Area totale del grafico
Z= z/H
Grado di consolidazione, Uz
Figura 7.17 Grado di consolidazione Uz in funzione del fattore di tempo, Tv, e di z/H (Taylor,
1948)
109
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Capitolo 7
U=
[u
u e ( z ,t )] dz
(Eq. 7.37)
2H
dz
Um =
( t ) dz
0
2H
dz
s( t )
=U
sf
(Eq. 7.39)
ed questa linformazione che generalmente interessa nei casi pratici (interessa conoscere
laliquota del cedimento totale che si realizzata dopo un certo tempo dallapplicazione
del carico).
Si pu osservare che nei grafici Uz-Tv, il valore di Um corrispondente ad un certo tempo
adimensionalizzato Tv, rappresenta il rapporto tra larea, A(t), compresa tra la linea Uz=0
e la relativa curva di Tv e larea totale del grafico, At, (quella compresa tra le linee Uz=0 e
Uz=1). Ad esempio in Figura 7.17 il rapporto tra larea tratteggiata e larea totale del grafico rappresenta il grado di consolidazione medio corrispondente ad un fattore di tempo
Tv = 0.05.
Le soluzioni del grado di consolidazione medio Um in funzione del fattore di tempo Tv si
trovano diagrammate o tabulate per diversi andamenti dellisocrona iniziale (costante,
triangolare, etc.). In tabella 7.2 e in Figura 7.18 sono riportate le soluzioni relative al caso
di isocrona iniziale costante con la profondit (con ascissa in scala lineare e logaritmica).
110
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Capitolo 7
Tabella 7.2. Valori tabulati della soluzione dellequazione Um = f(Tv) per il caso di isocrona iniziale costante con la profondit
10
0.0077
20
0.0314
30
0.0707
40
0.126
Um
Tv
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
0
0.2
0.4
0.6
0.8
1.2
50
0.196
70
0.403
90
0.848
95
1.129
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
0.001
Fattore di tempo, Tv
0.01
0.1
Fattore di tempo, Tv
Figura 7.18 - Diagrammi della soluzione dellequazione Um = f(Tv) per il caso di isocrona iniziale costante con la profondit, con ascissa in scala lineare (a) e logaritmica (b)
Esistono anche espressioni analitiche che forniscono una stima approssimata della soluzione per il caso di isocrona iniziale costante con la profondit, ad esempio:
Um = 6
Tv
Tv + 0.5
Um = 2
Tv
; Tv = 3
; Tv =
0 .5 U m
1 Um
U m
(Brinch-Hansen)
per U m 60%
4
Tv = 1.781 0.933 log( 100 U m (%))
Um =
4 Tv
0.5
4 Tv
1 +
2.8
; Tv =
U m
4
5.6
1Um
(Eq. 7.41)
0.179
(Terzaghi)
(Eq. 7.40)
0.357
(Eq. 7.42)
Capitolo 7
A questo punto opportuno conoscere come si pu determinare il coefficiente di consolidazione, cv, (parte essenziale del fattore di scala) lunico parametro che nella soluzione
dellequazione della consolidazione tiene conto delle propriet del terreno. Per la sua determinazione si utilizzano i risultati della prova edometrica.
2 Hi
2H
2 Hi
2 H90
2 Hf
2 Hf
t=0
a)
b)
Figura 7.19 Andamento dellaltezza del provino (2H) durante la consolidazione edometrica in
funzione del logaritmo del tempo (a) e della radice quadrata del tempo (b)
Dai diagrammi cos ottenuti possibile determinare, relativamente a ciascuno dei gradini
di carico applicati, il coefficiente di consolidazione, cv, mediante una delle due procedure
di seguito descritte.
Normalmente vengono prese misure di abbassamento a intervalli di tempo via via crescenti (10, 20,
30, 1, 2, 5, 10 etc..)
112
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Capitolo 7
dometrica primaria, e un secondo tratto lineare, BD, corrispondente alle deformazioni viscose (la consolidazione secondaria di cui parleremo in seguito). Ovviamente tale suddivisione del tutto arbitraria, in quanto unaliquota del cedimento viscoso si sovrappone al
cedimento di consolidazione primaria nel tratto iniziale della curva, mentre nel tratto finale, oltre al cedimento di consolidazione secondaria sar presente anche una componente
(seppure trascurabile) del cedimento di consolidazione primaria.
Come gi detto, per poter interpretare il fenomeno reale mediante il modello teorico di
Terzaghi, occorre sovrapporre e far coincidere la curva teorica adimensionale Um=f(Tv)
con la curva sperimentale, allo scopo di determinare i fattori di scala.
Il primo passo del metodo consiste nellindividuare, mediante una procedura convenzionale, le altezze del provino corrispondenti allistante iniziale e alla fine del processo di
consolidazione primaria.
Lorigine (zero corretto) delle deformazioni pu essere ricavata osservando che la relazione tra grado di consolidazione medio, Um, e fattore di tempo, Tv, (e quindi la relazione
tra cedimenti e tempo), per valori di Um < 60% (Eq. 7.45), con buona approssimazione
una parabola ad asse orizzontale. Il tempo risulta cio proporzionale al quadrato del cedimento, ossia, considerati due istanti, t1 e t2, e i relativi cedimenti, S(t1) e S(t2) (tali che
Um <60%), vale la relazione:
t
S ( t1 )
= 1
(Eq. 7.43)
S( t 2 )
t2
Di conseguenza, scelto un tempo t1 sufficientemente piccolo e assunto t2 = 4t1, risulta dalla (7.45) che S(t2) = 2 S(t1); quindi, con riferimento alla Figura 7.19a, se il segmento PR
misura il cedimento allistante t1 (dove P, che rappresenta lorigine delle deformazioni,
incognito), il segmento PT, che misura il cedimento allistante t2 , dovr essere il doppio
di PR. Di conseguenza ribaltando il segmento RT rispetto al punto R si trova il punto P e
quindi, sullasse delle ordinate, laltezza 2Hi, corrispondente allinizio della consolidazione primaria (Um = 0%)12.
Laltezza del provino al termine del processo di consolidazione primaria (Um= 100%),
2Hf, invece ottenuto, sempre con riferimento alla Figura 7.19a, dallintersezione della
retta CD, relativa al tratto finale della curva, con la retta EB tangente alla curva nel punto
di flesso F.
Mediante la relazione:
(Eq. 7.44)
2H50 = (2Hi + 2Hf)/2
si determina quindi laltezza corrispondente alla met del processo di consolidazione, ovvero laltezza media di drenaggio H50.
Dalle tabelle (o tramite le relazioni) che forniscono Um in funzione di Tv, si ricava poi il
fattore di tempo adimensionale che corrisponde ad un grado di consolidazione medio del
50% (ad esempio dalla relazione di Terzaghi si ottiene Tv = 0.197).
Sostituendo i valori sopra determinati nella definizione del fattore di tempo Tv (Eq. 7.33),
possibile infine ricavare il coefficiente di consolidazione verticale, cv, tramite la seguente relazione:
12
La procedura necessaria perch lasse delle ascisse in scala logaritmica e quindi non contiene il tempo
t=0. Inoltre per i primi gradini di carico si possono avere abbassamenti per assestamento della piastra di carico e, se il provino non completamente saturo, una deformazione istantanea per compressione ed espulsione delle bolle daria eventualmente presenti allinterno del provino.
113
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Capitolo 7
cv =
H 502 0.197
t 50
(Eq. 7.45)
Il metodo di Taylor viene applicato facendo riferimento al diagramma t-altezza del provino (Figura 7.19b), in cui si nota che i punti sperimentali nel tratto iniziale della curva si
allineano approssimativamente lungo una retta (essendo, come gi osservato, il tempo
proporzionale al quadrato del cedimento per valori di Um < 60%). Lautore della procedura ha inoltre evidenziato che l'ascissa, t90, corrispondente al 90% del cedimento di consolidazione primaria, 290, pari a 1.15 volte il valore dellascissa corrispondente alla stessa ordinata sulla retta interpolante i dati sperimentali. Quindi, una volta diagrammati gli
spostamenti in funzione di t e tracciata la retta interpolante i punti iniziali (corrispondenti a Um < 60%), si disegna la retta con ascisse incrementate del 15% rispetto a quella interpolante; dall'intersezione di questultima con la curva sperimentale, punto C, si ricava
t90, ossia la radice del tempo corrispondente al 90% della consolidazione primaria e,
proiettato sullasse delle ordinate, laltezza 2H90 corrispondente.
In questo caso, laltezza di inizio consolidazione 2Hi determinata prolungando la retta
interpolante fino ad incontrare lasse delle ordinate, punto O, e laltezza corrispondente
alla fine del processo di consolidazione data da:
9
2 H f = 2 Hi +
( 2H f 2H i )
(Eq.7.46)
10
Laltezza media di drenaggio, H50, determinata anche in questo caso a partire
dallaltezza corrispondente alla met del processo di consolidazione (Eq. 7.44).
Dalle tabelle (o tramite le relazioni) che forniscono Um in funzione di Tv, si ricava poi il
fattore di tempo adimensionale che corrisponde ad un grado di consolidazione medio del
90% (ad esempio dalla relazione di Terzaghi si ottiene Tv = 0.848).
Sostituendo i valori sopra determinati nella definizione del fattore di tempo Tv (Eq. 7.33),
possibile infine ricavare il coefficiente di consolidazione verticale, cv, tramite la seguente relazione:
H 502 0.848
cv =
t 90
(Eq. 7.47)
Capitolo 7
Terreno
Argille tenere organiche
Argille tenere inorganiche
Sabbie
C/Cc
0,05 0,01
0,04 0,01
da 0,015 a 0,03
115
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Capitolo 7
Come osservato nel Paragrafo 7.2 le curve di compressibilit edometrica nei piani elogv, e-v, e a-v si ottengono in genere collegando i punti sperimentali ricavati dalle
misure effettuate al termine del periodo di applicazione di ciascun incremento di carico
(di solito 24h). Sarebbe quindi pi corretto depurare gli abbassamenti misurati dalla componente viscosa, in sostanza utilizzando come altezza finale del provino laltezza 2Hf corrispondente al 100% di consolidazione edometrica. Lerrore che si commette non comunque particolarmente rilevante.
116
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Capitolo 8
CAPITOLO 8
ANCORA SULLA CONSOLIDAZIONE
8.1 Introduzione
Nel capitolo 7 stata illustrata la teoria della consolidazione monodimensionale di Terzaghi, che permette di stimare il tempo necessario alla dissipazione delle sovrapressioni
neutre, e quindi al verificarsi dei cedimenti di consolidazione, nellipotesi di strati orizzontali di terreno saturo e omogeneo, e di incremento della pressione verticale totale istantaneo, uniforme e infinitamente esteso. Tali condizioni di carico si verificano in pratica quando lo spessore dello strato che consolida piccolo rispetto allestensione dellarea
di carico, come ad esempio in seguito alla messa in opera di un riporto strutturale di altezza costante e grandi dimensioni planimetriche, oppure in seguito ad un abbassamento generalizzato e uniforme del livello di falda. Consolidazione monodimensionale vuol dire
filtrazione e deformazioni solo in direzione verticale, e quindi assenza di cedimenti in
condizioni non drenate, ovvero allistante di applicazione del carico.
In questo capitolo ci proponiamo di considerare condizioni di carico pi generali e realistiche e le tecniche utilizzate, nella pratica professionale, per accelerare il processo di
consolidazione.
Se il carico applicato distribuito su una striscia di larghezza B e di lunghezza indefinita,
lo stato di deformazione piano, la filtrazione avviene in due dimensioni, il bacino dei
cedimenti cilindrico, sono possibili deformazioni di taglio e quindi vi sono cedimenti
anche a volume costante, in condizioni non drenate. Se il carico applicato distribuito su
unarea di dimensioni ridotte e confrontabili, ad esempio unarea circolare, quadrata o rettangolare, lo stato di deformazione, la filtrazione e il bacino dei cedimenti sono tridimensionali, sono possibili deformazioni di taglio e quindi vi sono cedimenti anche a volume
costante, in condizioni non drenate.
La durata del processo di consolidazione dipende quindi anche dalla forma e dalle dimensioni dellarea di carico. A titolo di esempio, in Figura 8.1 sono messe a confronto le curve che indicano il tempo necessario perch si realizzi l80% della consolidazione per tre
differenti condizioni di carico e quindi di drenaggio (area di carico infinita filtrazione
monodimensionale, striscia di carico filtrazione bidimensionale, area di carico circolare filtrazione tridimensionale) e per differenti dimensioni dellarea di carico, al variare
dello spessore dello strato che consolida (per cv = 1 m2/anno).
La stima dei tempi di consolidazione mediante la teoria monodimensionale di Terzaghi
non solo quasi sempre in eccesso, poich sono trascurati gli effetti della forma e delle dimensioni dellarea di carico, ma anche molto incerta, molto pi incerta, ad esempio, di
quanto non sia la stima dellentit del cedimento di consolidazione edometrica. Se infatti
lo strato di argilla che consolida intercalato da sottili livelli continui di sabbia, la cui
presenza pu sfuggire allindagine geotecnica, il cedimento sostanzialmente invariato,
ma i tempi di consolidazione possono essere fortemente ridotti. Viceversa se una sottile e
piccola lente di sabbia intercettata nellindagine geotecnica e falsamente interpretata
come un livello continuo e drenante, la stima del tempo di consolidazione pu risultare
errata per difetto.
Quando possibile e giustificato dallimportanza dellopera da realizzare, utile monitorare i cedimenti reali nel tempo, durante e subito dopo la costruzione, allo scopo di identi117
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Capitolo 8
ficare e tarare con le misure sperimentali eseguite in vera grandezza un modello geotecnico interpretativo del fenomeno in atto, da utilizzare per la previsione del comportamento
futuro.
Carico infinitamente esteso
Striscia di carico
B
1-D
2-D
Area di carico
circolare
D
3-D
Figura 8.1. Effetto sui tempi di consolidazione della forma e delle dimensioni dellarea di carico (Um =
80%; cv = 1 m2/anno)
Capitolo 8
Cedimento
Carico
Capitolo 8
le opere in terra e nei lavori stradali1. Il principio di funzionamento del precarico mostrato in Figura 8.3.
Supponiamo di poterci riferip
re a condizioni edometriche
(strato orizzontale normalps
mente consolidato di spessore
pf
H0, carico uniforme applicato
istantaneamente, filtrazione
t s t1
t
monodimensionale con altezss
za di drenaggio H, coefficienA
te di consolidazione verticale
sf
cv).
sfs
s
Figura 8.3: Accelerazione del processo di consolidazione
mediante precarico
' + p
CC
log v 0 ' f
1 + e0
v0
e applicando la teoria della consolidazione di Terzaghi, ovvero le equazioni:
t
s( t ) = U m (Tv ) s f e Tv = c v 2
H
sf = H0
(Eq. 8.1)
(Eq. 8.2)
Di norma il contratto dappalto fissa i termini di consegna dellopera da realizzare. Supponiamo ad esempio che si debba consegnare un rilevato stradale, finito, entro una certa data. La pavimentazione deve essere
realizzata a cedimenti assoluti e differenziali esauriti, pena la formazione di avvallamenti e la continua rottura del manto stradale durante lesercizio.
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Capitolo 8
Applicando in modo inverso lequazione per in calcolo del cedimento edometrico si determina lintensit del carico (pf + ps) (e quindi lintensit di ps) che, mantenuto in essere
per un tempo ts, produce il cedimento sf:
(p f + p s ) =
'
v0
Hsfs (1+Ce0 )
10 0 c 1
(Eq. 8.5)
T
t = v H 2
(Eq. 8.6)
cv
Inserendo dreni verticali nel terreno si permette allacqua di filtrare anche in direzione orizzontale fino al dreno pi vicino, ovvero si riduce la lunghezza del percorso di drenaggio, si sfrutta la maggiore permeabilit del terreno in direzione orizzontale, si fa avvenire
un processo di consolidazione tridimensionale, ottenendo in tal modo una molto pi rapida dissipazione delle sovrapressioni neutre e quindi una forte accelerazione dei tempi di
consolidazione (Figura 8.4).
In passato i dreni
verticali erano restrato drenante
rilevato
alizzati con pali
di sabbia, infissi
o trivellati, di
diametro dw =
200500mm e inargilla molle
terasse 1,56,0m,
dreni verticali
talvolta rivestiti
con una calza di
juta o di geosintetico. Oggi pi
frequentemente si
sabbia
utilizzano dreni
prefabbricati di
Figura 8.4: Schema di impiego dei dreni verticali
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Capitolo 8
tipo diverso (di cartone, con anima in plastica e guaina di cartone, di geotessile, di corda),
messi in opera a percussione o per infissione lenta di un mandrino.
I dreni prefabbricati hanno sezione lamellare (larghezza a=60100mm, spessore
b=25mm), e se ne calcola il diametro equivalente con lequazione:
dw =
2 (a + b )
(Eq. 8.7)
Per il dimensionamento del sistema di dreni verticali occorre considerare la consolidazione radiale. Con riferimento allo schema di Figura 8.5, si considera un cilindro di terreno
con superficie esterna impermeabile e un dreno centrale. Le ipotesi sono le stesse della
teoria della consolidazione edometrica di Terzaghi, a parte la direzione del flusso:
1. terreno omogeneo,
de
2. parametri di compressibilit e di permeabilit costanti
re
durante il processo di consolidazione,
deformazioni solo verticali e filtrazione solo radiale,
3.
dw
4. deformazioni piccole rispetto allaltezza del cilindro
che drena.
Lequazione della consolidazione radiale (che corrisponde allEq. 7.35 della consolidazione edometrica)
la seguente:
1 u
2 u e u e
=
c h e +
2
r
t
in cui
ch =
kh
mv w
(Eq. 8.8)
(Eq. 8.9)
il coefficiente di consolidazione per flusso in direzione orizzontale (in genere ch > cv a causa dellanisotropia
della permeabilit e della struttura stratificata in direzione orizzontale dei terreni naturali, ma spesso sia per la
Figura 8.5: Schema di con- maggiore difficolt di determinazione sperimentale di
ch, sia perch il disturbo dovuto alla messa in opera dei
solidazione radiale
dreni prefabbricati riduce la permeabilit orizzontale e
quindi ch, si assume ch = cv).
Analogamente a quanto gi visto per la consolidazione edometrica, anche per la consolidazione radiale si definisce il fattore di tempo adimensionale:
c t
Tr = h 2
(Eq. 8.10)
de
e il grado di consolidazione radiale medio, Ur, che rappresenta il rapporto tra il cedimento di consolidazione radiale al tempo t e il cedimento di consolidazione totale, e che pu
essere calcolato con la seguente equazione approssimata (Figura 8.6):
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Capitolo 8
U r (%) =
s( t )
8 Tr
100 = 1 exp
sf
F
100
(Eq. 8.11)
F = ln(n ) 0,75
d
in cui n = e il rapporto tra il diametro del cilindro, de, e il diametro del dreno, dw.
dw
Il diametro equivalente del cilindro di terreno che drena, de, assunto pari al diametro del
cerchio di area eguale allarea di influenza del dreno, per cui:
per disposizione a quinconce, con maglia triangolare equilatera di lato s (Figura 8.7a):
6
de =
s 1,05 s
(Eq. 8.12)
3
per disposizione a maglia quadrata di lato s (Figura 8.7b):
4
(Eq. 8.13)
de =
s 1,13 s
Il grado di consolidazione medio complessivo, U, in un processo combinato di consolidazione verticale e radiale, si determina con la seguente equazione (Carrillo, 1942):
1
U(%) = 100
(100 U v ) (100 U r )
(Eq. 8.14)
100
in cui si sono indicati con Uv(%) e con Ur(%) rispettivamente i gradi di consolidazione
medi dei processi di filtrazione verticale e radiale.
Leq. 8.14 si applica per un dato valore del tempo t, cui corrispondono due differenti valori di Tv e di Tr, e quindi due differenti valori di Uv e di Ur.
Molto spesso le due tecniche per accelerare il processo di consolidazione sopradescritte
(precarico e dreni verticali) vengono utilizzate simultaneamente.
fattore di tem po, T r
0.01
0.1
20
40
a)
60
b)
n=5
n=10
80
n=40
n=100
100
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Capitolo 9
CAPITOLO 9
RESISTENZA AL TAGLIO DEI TERRENI
9.1 Introduzione
Per le verifiche di resistenza delle opere geotecniche necessario valutare quali sono gli
stati di tensione massimi sopportabili dal terreno in condizioni di incipiente rottura.
La resistenza al taglio di un terreno in una direzione la massima tensione tangenziale, f,
che pu essere applicata alla struttura del terreno, in quella direzione, prima che si verifichi la rottura, ovvero quella condizione in cui le deformazioni sono inaccettabilmente
elevate.
La rottura pu essere improvvisa e definitiva, con perdita totale di resistenza (come avviene generalmente per gli ammassi rocciosi), oppure pu avere luogo dopo grandi deformazioni plastiche, senza completa perdita di resistenza, come si verifica spesso nei terreni.
Nella Meccanica dei Terreni si parla di resistenza al taglio, perch in tali materiali, a causa della loro natura particellare, le deformazioni (e la rottura) avvengono principalmente
per scorrimento relativo fra i grani.
In linea teorica, se per lanalisi delle condizioni di equilibrio e di rottura dei terreni si utilizzasse un modello discreto, costituito da un insieme di particelle a contatto, si dovrebbero valutare le azioni mutue intergranulari (normali e tangenziali alle superfici di contatto)
e confrontarle con i valori limite di equilibrio. Tale approccio, allo stato attuale e per i terreni reali, non praticabile.
Per la soluzione dei problemi di meccanica del terreno tuttavia possibile, in virt del
principio delle tensioni efficaci, riferirsi al terreno saturo (mezzo particellare con gli spazi
fra le particelle riempiti da acqua) come alla sovrapposizione nello stesso spazio di due
mezzi continui: un continuo solido corrispondente alle particelle di terreno, ed un continuo fluido, corrispondente allacqua che occupa i vuoti interparticellari. In tal modo
possibile applicare anche ai terreni i ben pi familiari concetti della meccanica dei mezzi
continui solidi e della meccanica dei mezzi continui fluidi.
Le tensioni che interessano il continuo solido sono le tensioni efficaci, definite dalla differenza tra le tensioni totali e le pressioni interstiziali:
' = u
(Eq. 9.1)
A queste, in base al principio delle tensioni efficaci, legata la resistenza al taglio dei terreni.
Capitolo 9
principale maggiore (che agisce sul piano principale maggiore 1) indicata con 1, la
tensione principale intermedia (che agisce sul piano principale intermedio 2) indicata
con 2, la tensione principale minore (che agisce sul piano principale minore 3) indicata con 3 (Figura 9.1).
In particolari condizioni di simme
1
tria due, o anche tutte e tre, le tensioni principali possono assumere
2
lo stesso valore. Il caso in cui le tre
2
tensioni principali hanno eguale va3
lore detto di tensione isotropa: in
condizioni di tensione isotropa tutti
i piani della stella sono principali e
3
O
1
tutte le direzioni. Quando due delle
tre tensioni principali sono uguali
= 3 + ( 1 3 ) cos
(Eq. 9.2)
125
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Capitolo 9
a)
b)
Piano
dl
Figura 9.2 - Tensioni indotte dalle due tensioni principali, 1 e 3, su un piano inclinato di rispetto a 1.
a)
2
Mohr), le equazioni (9.2) rappre
X
B
O
A
C
E
sentano un cerchio di raggio R =
(1 3)/2 e centro C[(1 +
3
3)/2; 0], detto cerchio di Mohr,
polo
rispettivamente alle tensioni
E
X
principali minore, 3, e maggioB
O
A
C
re, 1, e poi tracciare il cerchio di
3
diametro AB. Tale cerchio il
luogo degli stati di tensione di
1
tutti i piani del fascio. Sul cerchio
di Mohr utile definire il concetto di polo o origine dei piani,
Figura 9.3 Cerchio di Mohr (a) e polo (b)
come il punto tale che qualunque
retta uscente da esso interseca il
cerchio in un punto le cui coordinate rappresentano lo stato tensionale agente sul piano
che ha per traccia la retta considerata.
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Capitolo 9
in base al quale la tensione tangenziale limite di rottura in un generico punto P di una superficie di scorrimento potenziale interna al terreno dato dalla somma di due termini: il
primo, detto coesione c, indipendente dalla tensione efficace normale alla superficie
agente in quel punto, ed il secondo ad essa proporzionale attraverso un coefficiente
dattrito tan. Langolo detto angolo di resistenza al taglio.
Nel piano di Mohr lequazione (9.4) rappresenta una retta (Figura 9.4), detta retta inviluppo di rottura, che separa gli stati tensionali possibili da quelli privi di significato fisico
in quanto incompatibili con la resistenza del materiale. Nel piano , lo stato di tensione (che per semplicit di esposizione considereremo piano) nel punto P, corrispondente
alla rottura, sar rappresentato da un cerchio di Mohr tangente allinviluppo di rottura
(Figura 9.4). Un cerchio di Mohr tutto al di sotto della retta inviluppo di rottura indica invece che la condizione di rottura non raggiunta su nessuno dei piani passanti per il punto considerato, mentre non sono fisicamente possibili le situazioni in cui il cerchio di
Mohr interseca linviluppo di rottura. Si osservi che in base alle propriet dei cerchi di
Mohr risulta nota la rotazione del piano di rottura per P (ovvero del piano su cui agiscono
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Capitolo 9
f = /4+/2
inviluppo di rottura
2f
F
O A
3,f
n,f
1,f
la tensione efficace
normale n,f e la tensione tangenziale f)
rispetto ai piani principali per P (ovvero
rispetto a quei piani su
cui agiscono solo tensioni normali e le tensioni tangenziali sono
zero).
In particolare langolo
fra il piano di rottura
ed il piano su cui agisce la tensione principale maggiore 1,f
pari a (/4 + /2)1.
Infatti, con riferimento alla Figura 9.4, si considerino i valori degli angoli del triangolo
FDC:
DFC = ,
FDC = /2,
FCD = 2f
Poich la somma degli angoli di un triangolo , ne risulta: f = /2 + /4
8.3.1 Osservazioni sullinviluppo di rottura
In relazione a quanto esposto nei pa
ragrafi precedenti opportuno evidenziare che:
Si osservi inoltre che la tensione f non il valore massimo della tensione tangenziale nel punto P, la quale
1
invece pari al raggio del cerchio di Mohr: max = 1' 3' , associata ad una tensione normale che
2
1
pari al valore medio delle tensioni principali maggiore e minore: m' = 1' + 3' ed agisce su un piano
2
ruotato di /4 rispetto al piano su cui agisce la tensione principale maggiore 1,f e quindi di /2 rispetto al
piano di rottura.
128
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Capitolo 9
In alcuni casi semplici tali variazioni sono note. Abbiamo visto ad esempio che in condizioni di carico edometrico (compressione con espansione laterale impedita) allistante di applicazione dellincremento di
tensione verticale totale corrisponde, nei terreni saturi, un eguale incremento di pressione neutra, mentre la
tensione efficace rimane invariata e non si manifesta alcuna deformazione (n volumetrica n di taglio).
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Capitolo 9
b)
c)
u/w
1
3
u/w
ub /w
3
3
ua /w
1 3
0
Figura 9.6 - a) Stato iniziale; b) incremento istantaneo dello stato di tensione; c) scomposizione
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Capitolo 9
Ne risulta che lincremento di pressione interstiziale u pu essere calcolato, noti i parametri B ed , con la relazione:
u = B 3 + A ( 1 3 )
(Eq. 9.8)
ovvero, avendo posto A = /B, con la relazione:
u = B [ 3 + A ( 1 3 )]
(Eq. 9.9)
I parametri B, A (e ) sono detti parametri delle pressioni interstiziali o coefficienti di
Skempton e possono essere determinati in laboratorio con prove triassiali consolidate non
drenate (Paragrafo 9.7.2).
9.41 Il coefficiente B
Coefficiente B di Skempton
9.4.2 Il coefficiente A
Se lelemento di terreno saturo, come abbiamo visto risulta B = 1, per cui i parametri A
e =AB coincidono. Per un dato terreno, il loro valore non unico, come per il parametro B, ma dipende dallo stato tensionale iniziale e dallincremento di tensione deviatorica.
131
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Capitolo 9
Il valore assunto dal parametro A in condizioni di rottura indicato con Af, che pertanto
rappresenta il rapporto tra lincremento di pressione interstiziale in condizioni non drenate
a rottura, uf, e il corrispondente valore dellincremento di tensione deviatorica totale
(1 3)f.
Il valore di Af dipende da numerosi fattori, il principale dei quali la storia tensionale,
ovvero il grado di sovraconsolidazione OCR. Per le argille normalmente consolidate
(OCR = 1) Af ha valori usualmente compresi tra 0,5 e 1, mentre per le argille fortemente
sovraconsolidate (OCR > 4) Af assume valori negativi.
Coefficiente Af di Skempton
1.0
In Figura 9.8 mostrata una tipica variazione di Af con OCR per unargilla.
importante notare il significato fisico
di A, e riflettere sulle sue conseguenze
0.5
nel comportamento meccanico delle
opere geotecniche: un valore positivo
di A significa che la pressione interstiziale nel terreno cresce con la tensione
0
deviatorica totale, mentre al contrario
se A negativo la pressione interstiziale decresce. Occorre tuttavia sottolineare il fatto che i valori di Af, generalmen-0.5
te riportati in letteratura e nei rapporti
3 4
1
6 8 10
2
20
geotecnici di laboratorio, non possono
Grado di sovraconsolidazione, OCR
essere utilizzati per valutare gli incrementi di pressione interstiziale in con- Figura 9.8 Tipica variazione del coefficiente Af di
dizioni di esercizio, poich si riferisco- Skempton con il grado di sovraconsolidazione OCR
no a condizioni di tensione differenti.
Capitolo 9
Esistono molte apparecchiature e prove di laboratorio per la determinazione della resistenza al taglio dei terreni. In questa sede esamineremo soltanto le pi semplici e diffuse:
la prova di taglio diretto e le prove triassiali standard.
Capitolo 9
tezza del provino. La velocit di scorrimento deve essere sufficientemente bassa da non
indurre sovrapressioni interstiziali. A tal fine la velocit pu essere scelta in modo inversamente proporzionale al tempo di consolidazione della prima fase. A titolo puramente
indicativo, le velocit di scorrimento sono dellordine di 2 10-2 mm/s per terreni sabbiosi e
di 10-4 mm/s per i terreni a grana fine.
La prova va continuata fino alla chiara individuazione della forza resistente di picco Tf
(Figura 9.10.a) o fino ad uno spostamento pari al 20% del lato del provino, quando non si
possa individuare chiaramente un valore di picco della resistenza.
a)
b)
3f
2f
3n
2n
1f
1n
c
Spostamento,
1n
2n
3n
Figura 9.10 - Determinazione della resistenza a rottura, f (a) e dei parametri di resistenza al taglio (b) da prova di taglio diretto.
In realt larea su cui distribuisce la forza resistente di picco Tf a rottura sar inferiore a quella iniziale A
per effetto dello scorrimento relativo delle due parti del provino.
134
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Capitolo 9
Se la prova condotta a velocit troppo elevate per consentire il drenaggio si ottiene una
sovrastima di c e una sottostima di . Lesecuzione di prove di taglio diretto rapide non
drenate fortemente sconsigliata, poich la rapidit della prova non comunque sufficiente a garantire lassenza di drenaggio ed i risultati non sono interpretabili n in termini
di tensioni efficaci n in termini di tensioni totali.
Capitolo 9
Il provino risulta idraulicamente isolato dallacqua interna alla cella di perspex, ma in collegamento idraulico con lesterno, poich sia il basamento che la piastra di carico sono attraversati da condotti collegati con sottili e flessibili tubi di drenaggio. La carta filtro disposta sulla superficie laterale del provino ha la funzione di facilitare il flusso dellacqua
dal provino allesterno. I tubi di drenaggio possono essere anche utilizzati per mettere in
pressione lacqua contenuta nel provino (contropressione interstiziale o back pressure), o
possono essere chiusi e collegati a strumenti di misura della pressione dellacqua.
Il tetto della cella attraversato da unasta verticale scorrevole (pistone di carico, Figura
9.11) che pu trasmettere un carico assiale al provino attraverso la piastra di carico.
In definitiva con lapparecchio triassiale standard possibile:
esercitare una pressione totale isotropa sul provino mediante lacqua contenuta nella
cella;
o
fare avvenire e controllare la consolidazione isotropa del provino misurandone le
variazioni di volume, corrispondenti alla quantit di acqua espulsa o assorbita attraverso i tubi di drenaggio;
o
deformare assialmente il provino a velocit costante fino ed oltre la rottura misurando la forza assiale di reazione corrispondente;
o
misurare il volume di acqua espulso o assorbito dal provino durante la compressione assiale a drenaggi aperti;
o
controllare le deformazioni assiali del provino, determinate dalla velocit di avanzamento prescelta della pressa, durante la compressione assiale;
o
misurare la pressione dellacqua nei condotti di drenaggio (che si suppone eguale
alla pressione interstiziale uniforme nei pori del provino) quando la compressione,
isotropa o assiale, avviene a drenaggi chiusi,
o
mettere in pressione lacqua nei condotti di drenaggio, e quindi creare una eguale
pressione interstiziale nel provino.
o
Teoricamente la pressione di cella e la back pressure dovrebbero essere eguali, in modo da non produrre
variazioni di tensione efficace. In pratica si applica una pressione di cella lievemente maggiore della contropressione interstiziale per evitare che si accumuli acqua fra la membrana e la superficie laterale del provino.
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Capitolo 9
il coefficiente B, risulta pari ad 1, il provino saturo (in pratica si ritiene sufficiente B >
0.95), se invece risulta B < 0.95 il provino non saturo. Pertanto, per favorire la saturazione, si incrementano della stessa quantit i valori di pressione di cella e di contropressione interstiziale (in modo da mantenere costante la pressione efficace di consolidazione), e si ripete la verifica dellavvenuta saturazione eseguendo una nuova misura di B.
Capitolo 9
a)
a r
(a r ) 3f
3c
(a r ) 2f
2c
(a r ) 1f
1c
b)
v
Figura 9.13 - Risultati di prove TxCID: a) diagrammi a (a r); b) diagrammi a - v
dunque possibile seguire levoluzione nel tempo del cerchio di Mohr corrispondente allo stato tensionale del provino fino ed oltre la rottura (Figura 9.14).
r = c = 3f
f
1f
La prova deve essere eseguita su almeno tre provini a differenti pressioni di consolidazione.
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Capitolo 9
I cerchi di Mohr a rottura dei tre provini sono tangenti alla retta di equazione:
f = c'+( u ) tan ' = c'+ ' tan '
(Eq. 9.11)
che rappresenta, per il campo di tensioni indagato, la resistenza al taglio del terreno (Figura 9.15).
c
O
Figura 9.15 Determinazione dei parametri di resistenza al taglio da prove triassiali TxCID e
TxCIU
Lesecuzione della prova TxCID richiede un tempo tanto maggiore quanto minore la
permeabilit del terreno, ed pertanto generalmente riservata a terreni sabbiosi o comunque abbastanza permeabili.
9.7.2 Prova triassiale consolidata isotropicamente non drenata (TxCIU)
Anche questa prova, una volta eseguita la saturazione, si svolge in due fasi, la prima delle
quali identica a quella della prova TxCID.
Al termine della prima fase, e quindi a consolidazione avvenuta (ad una pressione di consolidazione, c, pari alla differenza fra la pressione di cella, c, e la contropressione interstiziale, u0), vengono chiusi i drenaggi isolando idraulicamente il provino che, essendo
saturo, non subir ulteriori variazioni di volume.
Nella seconda fase, a drenaggi chiusi e collegati a trasduttori che misurano la pressione
dellacqua nei condotti di drenaggio e quindi nei pori del provino, si fa avanzare il pistone
a velocit costante, anche relativamente elevata.
Durante la seconda fase controllata la variazione nel tempo dellaltezza del provino, e
sono misurate:
- la forza assiale esercitata dal pistone,
- la variazione di pressione interstiziale allinterno del provino.
Tali misure permettono di calcolare, al variare del tempo fino ed oltre la rottura del provino:
- la deformazione assiale media, a,
- la tensione assiale media, a, (e quindi anche la tensione deviatorica media, a r =
a r, essendo r la pressione radiale),
- il coefficiente A di Skempton.
I risultati della prova sono di norma rappresentati in grafici a - (a r), e a v (Figura
9.16).
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Capitolo 9
a)
a r
(a r ) 3f
3c
(a r ) 2f
2c
(a r ) 1f
1c
b)
u
Figura 9.16 - Risultati di prove TxCIU: a) diagrammi a (a r); b) diagrammi a - u
In questo tipo di prova, durante la fase di compressione assiale la pressione di cella c rimane costante (e quindi anche la pressione radiale totale r = c), mentre la pressione interstiziale u, inizialmente pari a u0, varia. Di conseguenza variano sia la tensione efficace
assiale media, a = a u, che corrisponde alla tensione efficace principale maggiore
(a = 1), sia la pressione radiale efficace, r = c u, che corrisponde alla tensione
efficace principale minore (r = 3), ed possibile seguire levoluzione nel tempo del
cerchio di Mohr corrispondente allo stato tensionale del provino fino ed oltre la rottura,
sia in termini di tensioni totali che in termini di tensioni efficaci.
Infatti, se si rappresentano i cerchi a rottura sul piano di Mohr in termini di tensioni totali
e si traslano di una quantit pari alla pressione interstiziale misurata a rottura, uf, si ottengono i cerchi corrispondenti in termini di tensioni efficaci (Figura 9.17).
La prova viene eseguita su almeno tre provini a differenti pressioni di consolidazione.
La retta inviluppo dei cerchi di Mohr a rottura dei tre provini, in termini di tensioni efficaci, che consente di ricavare i parametri c e , ha equazione (9.11) e rappresenta, per il
campo di tensioni indagato, la resistenza al taglio del terreno (Figura 9.15).
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Capitolo 9
3f
3f
1f
1f
drenata cu (Figura
9.17).
uf
Poich i tre provini
vengono consolidati
sotto tre diversi valori Figura 9.17 - Evoluzione dei cerchi di Mohr durante la prova TxCIU
di pressione, c, risultano diversi tra loro anche i valori di cu.
Se il terreno normalmente consolidato si ha c = 0 in termini di tensioni efficaci, mentre
c
in termini di tensioni totali il rapporto u' costante.
f
c
Per un dato terreno e a parit di pressioni di consolidazione, i risultati delle prove TxCIU,
interpretati in termini di tensioni efficaci, sono sostanzialmente analoghi ai risultati delle
prove TxCID. Pertanto esse sono generalmente riservate a terreni argillosi o comunque
poco permeabili, per i quali lesecuzione di prove TxCID richiederebbe tempi molto lunghi.
9.7.3 Prova triassiale non consolidata non drenata (TxUU)
consigliabile che anche questa prova sia eseguita previa saturazione dei provini, sebbene spesso ci non avvenga. Anchessa si svolge in due fasi.
Nella prima fase, dopo avere chiuso i drenaggi, il provino sottoposto a compressione isotropa portando in pressione il fluido di cella al valore assegnato di pressione totale c.
Se il provino saturo, e quindi il coefficiente B di Skempton pari ad 1, il volume del
provino non varia e lincremento della pressione di cella (totale) comporta un uguale aumento della pressione interstiziale, mentre le tensioni efficaci non subiscono variazioni e
quindi non varia la pressione efficace, c.
Nella seconda fase, a drenaggi ancora chiusi, si fa avanzare la pressa su cui si trova la cella triassiale a velocit costante, anche piuttosto elevata.
Durante la seconda fase controllata la variazione nel tempo dellaltezza del provino, ed
misurata la forza assiale esercitata sul provino, mentre di norma non misurato
lincremento di pressione interstiziale.
Tali misure permettono di calcolare, al variare del tempo, fino ed oltre la rottura del provino:
- la deformazione assiale media, a,
- la tensione assiale media, a, (e quindi anche la tensione deviatorica media, a r =
a r, essendo r la pressione radiale).
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Capitolo 9
1f
1f
3f
3f
delle tensioni totali avranno lo stesso diametro e
uf
quindi saranno inviluppati
da una retta orizzontale di Figura 9.18 Risultati di prove TxUU su provini saturati e a difequazione (Figura 9.18):
ferenti pressioni totali di cella (c)i
f
= cu
(Eq. 9.12)
Se si misurasse la pressione interstiziale a rottura per i tre provini e si traslassero i cerchi
di Mohr di una quantit pari alla pressione interstiziale misurata a rottura per ciascuno di
essi, si otterrebbero cerchi coincidenti in termini di tensioni efficaci.
Le prove TxUU sono di norma eseguite su provini ricavati da campioni indisturbati di
terreno a grana fine, e la resistenza al taglio in condizione non drenate, cu, che si ricava
dalle prove dipendente, a parit di terreno, dalla pressione efficace di consolidazione in
sito.
Occorre tuttavia tenere presente che durante le operazioni di prelievo, trasporto, estrazione dalla fustella, formazione dei provini, il terreno subisce comunque un disturbo ineliminabile.
In particolare, anche se il campione fosse prelevato con la massima cura, non fisicamente possibile ripristinare in laboratorio contemporaneamente lo stato tensionale e deformativo del campione in sito.
Si consideri infatti lo stato di tensione di un elemento di argilla satura in sito, le tensioni
geostatiche, nelle solite ipotesi assialsimmetriche, sono:
v 0 = v' 0 + u 0
(Eq. 9.13)
h 0 = h' 0 + u 0 = K 0 v' 0 + u 0
(Eq. 9.15)
142
Capitolo 9
(Eq. 9.16)
[(
= v' 0 [K 0 ( 1 A ) + A] u0
Dunque la pressione interstiziale u dopo lestrazione vale:
u = u 0 + u = v' 0 [K 0 (1 A) + A] < 0
)]
) (
(Eq. 9.17)
(Eq. 9.18)
Il valore del parametro A (che varia con la deformazione) quello che corrisponde al termine del processo di estrazione ed differente dal valore a rottura Af.
Dopo l'estrazione lo stato tensionale del campione molto variato:
- le pressioni totali sono nulle,
- le pressioni efficaci sono isotrope e pari a:
(Eq. 9.19)
m' = v' 0
(1 + 2 K 0 )
(Eq. 9.20)
Capitolo 9
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Capitolo 9
I principali vantaggi della prova consistono nella sua rapidit e semplicit di esecuzione, e
quindi nel suo basso costo.
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Capitolo 9
Langolo di resistenza residuo pu essere determinato in laboratorio con prove di taglio diretto con pi cicli di carico e scarico, poich la semplice corsa della scatola di taglio non sufficiente a produrre grandi
spostamenti.
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Capitolo 9
I principali fattori che influenzano, in misura quantitativamente diversa, langolo di resistenza al taglio di picco dei terreni sabbiosi sono:
- la densit,
- la forma e la rugosit dei grani,
- la dimensione media dei grani,
- la distribuzione granulometrica.
Orientativamente il peso relativo dei fattori sopraelencati sul valore dellangolo di resistenza di picco di un terreno incoerente indicato in Tabella 9.1.
Tabella 9.1: Peso relativo dei fattori che influenzano il valore dellangolo di resistenza al taglio
di picco di un terreno a grana grossa
= 36 + 1 + 2 + 3 + 4
sciolta
Densit
1
media
densa
spigolo vivi
Forma e rugosit dei grani
2
media
arrotondati
molto arrotondati
sabbia
Dimensione dei grani
3
ghiaia fine
ghiaia grossa
uniforme
Distribuzione granulometrica
4
media
distesa
- 6
0
+ 6
+ 1
0
- 3
- 5
0
+ 1
+ 2
- 3
0
+ 3
Capitolo 9
Ic < 0.5 e coesione efficace c = 0. La curva tensioni-deformazioni presenta un andamento monotono con un graduale aumento della resistenza mobilizzata fino a stabilizzarsi su
un valore massimo che rimane pressoch costante anche per grandi deformazioni, analogo
a quello mostrato in Figura 9.13, dove il valore massimo della resistenza raggiunto cresce
al crescere della pressione efficace di confinamento.
Langolo di resistenza al
taglio inferiore a
quello dei terreni a grana
grossa e dipende dai minerali argillosi costituenti
e quindi dal contenuto in
argilla, CF, e dallindice
di plasticit, IP (Figura
9.24).
I terreni a grana fine sovraconsolidati presentano
Figura 9.24 Dipendenza dellangolo di resistenza al taglio delle di norma indice di consistenza, Ic > 0,5, coesione
argille dallindice di plasticit
efficace c > 0.
La curva tensioni-deformazioni presenta un massimo accentuato, corrispondente alla condizione di rottura, e un valore residuo, per grandi deformazioni. A parit di pressione efficace di confinamento la resistenza al taglio di picco dei terreni a grana fine cresce con il
grado di sovraconsolidazione; a parit del grado di sovraconsolidazione e per lo stesso tipo di terreno, la resistenza al taglio di picco cresce al crescere della pressione efficace di
confinamento, mentre il picco nella curva sforzi-deformazioni risulta sempre meno accentuato fino ad ottenere un andamento monotono, tipico di terreni normalconsolidati.
Langolo di resistenza al taglio residuo indipendente dalla storia dello stato tensionale, e
quindi dal grado di sovraconsolidazione, OCR.
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Capitolo 10
CAPITOLO 10
TERRENI NON SATURI
10.1 Richiami
Nel Capitolo 1 abbiamo visto che:
- I terreni sono mezzi particellari costituiti da una fase solida (le particelle minerali), da
una fase liquida (generalmente acqua, ma talvolta anche altri liquidi) e da una fase gassosa (generalmente aria e vapor dacqua ma talvolta anche altri gas).
- Le molecole dacqua possono essere libere di muoversi nei vuoti interparticellari (acqua interstiziale) oppure essere aderenti alla superficie delle particelle solide di terreno
a causa di legami elettrochimici (acqua adsorbita).
- In un deposito di terreno naturale, sede di falda freatica, si riconoscono zone a differente grado di saturazione. In particolare, procedendo dal piano campagna verso il basso, si distingue la zona vadosa, sopra falda, che a sua volta si suddivide in zona di evapotraspirazione, zona di ritenzione e frangia capillare, e la zona sotto falda. Se i vuoti
nel terreno sono fra loro comunicanti (come avviene quasi sempre), il terreno nella zona sotto falda saturo dacqua, mentre quello nella zona vadosa pu essere saturo, parzialmente saturo o secco.
- La pressione dellacqua sotto la falda freatica superiore alla pressione atmosferica,
mentre sopra il livello di falda inferiore alla pressione atmosferica.
10.2 Capillarit
Se lacqua nel terreno fosse soggetta
alla sola forza di gravit, il terreno soprastante il livello di falda sarebbe
completamente asciutto, salvo per
lacqua adsorbita e per lacqua di percolazione delle precipitazioni atmosferiche, mentre in realt esso saturo fino ad una certa altezza al di sopra del
livello di falda e parzialmente saturo
nel tratto superiore.
Per comprendere le cause di tale fenomeno utile introdurre il concetto di
capillarit.
Se si immerge lestremit di un tubo di
vetro di piccolo diametro nellacqua, si
pu osservare che lacqua risale nel
tubo fino ad unaltezza che dipende
dal diametro del tubo, e che la superfi- Figura 10.1: Risalita capillare in un tubo di vetro
cie di separazione fra lacqua e laria
nel tubo concava (Figura 10.1).
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Capitolo 10
La superficie di separazione aria-acqua, a causa di forze di attrazione molecolare, si comporta come una membrana elastica in uno stato uniforme di tensione, soggetta a differenti
pressioni dalla parte del liquido e dalla parte del gas.
La colonna dacqua di altezza hc, detta altezza di risalita capillare, come sostenuta dalla
membrana (menisco) tesa sulla parete del tubo capillare.
Indicando con T [FL-1] il valore della tensione superficiale della membrana, con
langolo di contatto del menisco con la parete verticale del tubo, e con r il raggio del tubo
capillare, per lequilibrio in direzione verticale, si ha:
2 T
cos
hc =
(Eq. 10.1)
r w
La pressione dellacqua nei punti 1 e 2
(Figura 10.1) pari alla pressione atmosferica, convenzionalmente assunta
pari a zero, mentre nel tubo capillare la
pressione dellacqua negativa (ovvero inferiore alla pressione atmosferica),
varia linearmente con laltezza e nel
punto 3 assume il valore minimo uw = hc w. La forma concava del menisco,
ovvero della superficie di separazione
acqua-aria, dovuta al fatto che la
pressione atmosferica dellaria, ua,
superiore alla pressione dellacqua, uw,
e quindi gonfia la membrana
La componente verticale T cos della
tensione superficiale determina uno
stato di compressione assiale nel tubo
di vetro, la componente radiale
Tsen determina uno stato di compressione circonferenziale (Figura
10.2).
Con riferimento alla Figura 10.3 il caso
(a) mostra la risalita capillare allinterno di un tubo di vetro pulito.
Laltezza hc relativa al caso (a) pu
non essere raggiunta a causa della limiFigura 10.2: Compressione indotta dalla tensione tata altezza del tubo capillare, come
mostrato nel caso (b). Se il tubo di vesuperficiale
tro non ha diametro costante ma presenta delle sbulbature, laltezza di risalita capillare diversa a seconda che il processo sia di imbibizione o di essiccamento. Nel
caso (c) si vede come la presenza di un bulbo di raggio maggiore di quello del tubo capillare (r1 > r) limiti laltezza di risalita hc; al contrario nel caso (d) il processo di svuotamento controllato dal raggio r del tubo e non da quello r1 del bulbo.
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Capitolo 10
Essiccamento
Imbibizione
hc =
CS
e D10
(Eq. 10.2)
in cui e lindice dei vuoti, D10 il diametro efficace (in cm) e CS una costante empirica
dipendente dalla forma dei grani e dalle impurit delle superfici, il cui valore compreso
tra 0.1 e 0.5 cm2.
Valori indicativi dellaltezza di risalita capillare sono riportati in Tabella 10.1.
Tabella 10.1: Valori indicativi dellaltezza di risalita capillare
Terreno
Ghiaia
Sabbia
Limo
Argilla
D10
(mm)
0,82
0,11
0,03
0,02
0,006
0,001
hc
(m)
0,05
0,80
1,60
2,40
3,60
>10,0
151
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Capitolo 10
10.3 Suzione
I mezzi fluidi, acqua e aria, essendo privi di resistenza al taglio, sono caratterizzati da uno
stato di tensione sferico.
Come gi detto, in un terreno parzialmente saturo, a causa della tensione superficiale, la
pressione dellacqua nei pori (uw) risulta sempre inferiore alla pressione dellaria nei pori
(ua). La differenza tra la pressione dellaria, che in condizioni naturali pari alla pressione atmosferica, e la pressione dellacqua nei pori detta suzione di matrice:
(Eq. 10.3)
s = (ua uw)
dove:
uw < ua < 0, da cui s > 0
e posto ua = 0, risulta s = uw
Un terreno non saturo posto a contatto con acqua libera e pura a pressione atmosferica
tende a richiamare acqua per effetto della suzione totale, .
La suzione totale, , ha due componenti: la prima componente la suzione di matrice, s,
di cui si gi detto, associata al fenomeno della capillarit, la seconda componente la
suzione osmotica, , dovuta alla presenza di sali disciolti nellacqua interstiziale e quindi
alla differenza di potenziale elettro-chimico tra lacqua interstiziale e lacqua libera:
= s +
(Eq. 10.4)
In definitiva (Figura 10.4):
- la suzione totale, , la pressione negativa (ovvero inferiore alla pressione atmosferica) cui deve essere soggetta lacqua pura in modo da essere in equilibrio, attraverso
una membrana semipermeabile (permeabile cio alle sole molecole dacqua ma non ai
sali) con lacqua interstiziale;
- la suzione di matrice, s, la pressione negativa cui deve essere soggetta una soluzione
acquosa identica in composizione allacqua interstiziale, in modo da essere in equilibrio, attraverso una membrana permeabile con lacqua interstiziale;
- la suzione osmotica, , la pressione negativa cui deve essere soggetta lacqua pura
in modo da essere in equilibrio, attraverso una membrana semipermeabile con una soluzione acquosa identica in composizione allacqua interstiziale.
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Capitolo 10
Flusso per
suzione totale,
Flusso per
suzione di matrice, S
Membrana
semipermeabile
Acqua
pura
Terreno insaturo,
acqua con sali
Flusso per
suzione osmotica,
Membrana
semipermeabile
Acqua
con sali
Membrana
semipermeabile
Terreno insaturo,
acqua con sali
Acqua
pura
Suzione (kPa)
La suzione osmotica presente sia nei terreni saturi che nei terreni parzialmente saturi, e
varia con il contenuto salino dellacqua, ad esempio come conseguenza di una contaminazione chimica, producendo effetti in termini di deformazioni volumetriche e di variazioni
di resistenza al taglio
Tuttavia la maggior parte dei proSuzione totale
blemi di ingegneria geotecnica che
Suzione di matrice
Suzione osmotica
coinvolgono terreni non saturi sono
riferibili a variazioni della suzione
Suzione di matrice + osmotica
di matrice, come ad esempio gli effetti della pioggia sulla stabilit dei
pendii o sui cedimenti delle fondazioni superficiali.
In Figura 10.5 sono messe a confronto le variazioni di suzione totale, , suzione di matrice, s, e suzione osmotica, , con il contenuto in
Contenuto dacqua, w (%)
acqua, w, di unargilla: si osserva
che rimane pressoch costante al
variare di w, e quindi per un asse- Figura 10.5 - Misure della suzione totale, osmotica e di
gnata variazione di contenuto in ac- matrice su un argilla compatta
qua w si ha s.
Capitolo 10
Figura 10.6 Modalit di installazione di un tensiometro: per profondit fino a 1.5 m (A) e maggiori di 1.5 m (B)
Il metodo semplice, ma il campo di misura della suzione limitato a circa 80-90 kPa
dalla possibilit di cavitazione dellacqua nel tensiometro.
Esistono diverse tecniche di misura della pressione negativa dellacqua (manometri acqua-mercurio, trasduttori elettrici di pressione, etc..), poich in generale gli strumenti di
maggiore sensibilit hanno tempi di risposta pi lunghi.
Capitolo 10
terreno. Il valore della suzione corrispondente al passaggio dalla seconda alla terza parte
della curva, ovvero alla quantit dacqua residua, indicato con il simbolo r.
Aria
Valore di entrata
dellaria
Particelle
Aria
Acqua
Suzione (kPa)
stato osservato che, indipendentemente dallampiezza delle tre zone, tutti i terreni tendono ad un grado di saturazione zero per valore di suzione pari a circa 106 kPa (Figura
10.8).
Suzione (kPa)
Figura 10.8 Curve di ritenzione idrica per 4 differenti tipi di terreno
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Capitolo 10
La forma della curva di ritenzione dipende dalla dimensione dei pori e quindi dalla composizione granulometrica e dallo stato di addensamento del terreno.
I terreni a grana grossa (sabbie e ghiaie), che hanno pori interconnessi e di grandi dimensioni, sono caratterizzati da bassi valori di b e r, e da una curva ripida nella zona di
transizione. I terreni a grana fine (argille), le cui particelle hanno elevata superficie specifica e quindi forti legami elettro-chimici con le molecole dacqua, sono caratterizzati da
alti valore della suzione di entrata dellaria, b, e da una minore pendenza della curva di
ritenzione nella zona di transizione. Inoltre, per i terreni argillosi, spesso non definibile
la quantit dacqua residua, e quindi il valore di r.
Per la formulazione matematica delle curve di ritenzione idrica spesso utilizzato il contenuto in acqua volumetrico normalizzato:
r
=
(Eq. 10.5)
s r
in cui
s il contenuto in acqua volumetrico corrispondente al terreno saturo, e
r il contenuto in acqua volumetrico residuo.
Se si assume r = 0, risulta = Sr.
Fra le numerose equazioni proposte per la modellazione delle curve di ritenzione idrica, le
due seguenti richiedono la definizione di un solo parametro:
a) Equazione di Brooks e Corey (1964):
per
=
1
b
b
(Eq. 10.6)
per
=1
<1
b
il parametro un indice di distribuzione della dimensione dei pori con valori generalmente compresi tra 0,2 e 2.
b) Equazione di Van Genuchten semplificata (1978):
1
1 m
= 1 +
(Eq. 10.7)
156
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Capitolo 10
Contenuto daria
residuo
Curva principale
di essiccamento
Curva principale
di imbibizione
Valore di entrata
dellaria
Suzione (kPa)
Figura 10.9 Curve principali di essiccamento e di imbibizione per un argilla in termini di grado
di saturazione
uw
v2
2 g
(Eq. 10.8)
A
Tensiometro
B
Piezometro
zB
uw /w ( > 0)
uw /w ( < 0)
zA
hA
hB
z =0
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Capitolo 10
Nei terreni non saturi, come nei terreni saturi, vale la legge di Darcy, ma il coefficiente di
permeabilit fortemente dipendente dalla suzione:
v = k ( ) i
(Eq. 10.9)
k ( ) = k s k r ( )
in cui:
ks il coefficiente di permeabilit (allacqua) del terreno saturo, e
kr() la conducibilit idraulica relativa, adimensionale, con valori compresi tra 0 e 1.
Alcune delle equazioni proposte per descrivere analiticamente la variazione della conducibilit idraulica relativa con la suzione o con il contenuto volumetrico in acqua sono le
seguenti:
a) modello esponenziale (Gardner, 1958)
k r ( ) = exp(a )
(Eq. 10.10)
in cui a un coefficiente con valori compresi tra 0,002cm-1 (terreni a grana fine) e
0,05cm-1 (terreni a grana grossa);
b) modello di Gardner (1958)
k r ( ) =
1
n
1 + a ( )
(Eq. 10.11)
(Eq. 10.12)
0, 5
1 m
m
1 1
(Eq. 10.13)
Nelle Figure 10.11a e 10.11b sono rappresentate le curve sperimentali di variazione del
contenuto volumetrico in acqua e del coefficiente di permeabilit con la suzione per tre
differenti terreni.
b)
a)
Figura 10.11 - Curve sperimentali di variazione del contenuto volumetrico in acqua (a) e del coefficiente di permeabilit (b) con la suzione per tre differenti terreni.
158
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Capitolo 10
parametro che assume il valore 1 per terreno saturo e il valore 0 per terreno secco.
Secondo tale approccio, la resistenza al taglio di terreni non saturi pu essere determinata,
come per i terreni saturi, sulla base di due parametri di resistenza al taglio efficace, c e
, e di una unica variabile di tensione, , nel modo seguente:
f = c' +[( u a ) + (u a u w )] tan '
(Eq. 10.15)
Il parametro stimato con lequazione (Khalili e Khabbaz, 1998):
per
(u a u w ) (u a u w )b
=1
(u u w )
= a
(u a u w )b
0 , 55
per
(Eq. 10.16)
in cui (ua uw)b corrisponde al valore della suzione di matrice per il quale si iniziano a
formare bolle daria nel terreno (air entry value).
Un diverso approccio quello di Fredlund e Rahardjo (1993), secondo il quale la resistenza al taglio dei terreni non saturi funzione di tre parametri di resistenza e di due
variabili di tensione, nel modo seguente:
f = c ' + ( u a ) tan ' + (u a u w ) tan b
(Eq. 10.17)
in cui b langolo di resistenza al taglio per variazione di suzione di matrice, (ua uw),
inferiore allangolo di resistenza al taglio, , associato alla variazione di tensione normale netta ( ua).
La resistenza la taglio non varia linearmente con la suzione, ovvero langolo b non costante ma decresce al crescere della suzione. La determinazione sperimentale dell(Eq.
10.17) richiede lesecuzione di prove di laboratorio sofisticate, costose, inusuali e molto
lunghe, specie per terreni a grana fine il cui coefficiente di permeabilit molto basso.
Inoltre la variabilit di tanb con la suzione richiede che le prove siano eseguite nel campo di tensione atteso in sito. Pertanto, per evitare la determinazione sperimentale diretta,
sono state proposte relazioni empiriche per la stima indiretta di tanb.
berg e Sllfors proposero di stimare il valore di tanb per limi e sabbie insature nel modo seguente:
tan b = S r tan '
(Eq. 10.18)
Vanapalli et al. proposero di stimare il valore di tanbcon la seguente relazione:
tan b = tan '
(Eq. 10.19)
Lequazione (10.17) rappresenta un piano tangente ai cerchi di Mohr a rottura (Figura
10.12).
159
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Capitolo 10
b
b
Su
zio
ne
di
ma
tri
ce
,
(u
-u
(ua -uw )f tg
c
-ua
Figura 10.12 Criterio di rottura di Mohr-Coulomb generalizzato per i terreni non saturi
Lintersezione del piano di inviluppo a rottura con il piano (ua uw) , una curva rappresentata in Figura 10.13 (la curva e una retta se si assume tanb = cost) e di equazione:
c = c ' + (u a u w ) tan b
(Eq. 10.20)
c = c+ (ua -uw )f tg
c3
c2
c1
(ua -uw )f 2 tg
(ua -uw )f 1
(ua -uw )f 2
(ua -uw )f 3
Figura 10.13 Intersezione del piano di inviluppo a rottura con il piano (ua uw)
160
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Capitolo 11
CAPITOLO 11
STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO
11.1 Percorsi tensionali (stress paths)
11.1.1 Percorsi tensionali efficaci (ESP) e totali (TSP) nei piani s-t e s-t
Lo stato tensionale in un punto di un mezzo continuo solido in condizioni assialsimmetriche, come stato mostrato nel Capitolo 9, rappresentato nel piano di Mohr (, ) da un
cerchio avente il centro sullasse delle ascisse (Figura 11.1a). Se si considera un sistema
piano di assi cartesiani in cui lasse delle ascisse il parametro di tensione:
s=
( 1 + 3 )
(Eq. 11.1)
2
e lasse delle ordinate il parametro di tensione:
t=
( 1 3 )
(Eq. 11.2)
2
al cerchio nel piano di Mohr corrisponde biunivocamente un punto A nel nuovo sistema
di riferimento (Figura 11.1b). Sovrapponendo i due sistemi di riferimento il punto A coincide con il vertice del cerchio di Mohr. Il vantaggio di tale rappresentazione consiste nel
fatto che possibile, mediante una linea continua nel piano s-t, rappresentare una successione continua di stati tensionali, ovvero un percorso tensionale. Il vertice del cerchio di
Mohr sta al percorso tensionale come un fotogramma sta ad un filmato.
Nel caso dei terreni i percorsi tensionali possono essere definiti con riferimento sia alle
tensioni totali (TSP = Total Stess Path) sia alle tensioni efficaci (ESP = Effective Stress
Path).
Applicando il principio delle tensioni efficaci si ha:
s = s + u;
a)
(Eq. 11.3)
t = t
b)
t
Percorso tensionale
( - )/2
1
( + )/2
1
s
( + )/2
Figura 11.1: Corrispondenza fra i cerchi di Mohr e i punti nel piano s-t
161
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Capitolo 11
P
TS
s
-s
=
(
1+k
)
p
crementi di carico
0
s =
0
2
2
sono mostrati in
s 0 = p
Figura 11.3. I
punti A e A,
coincidenti, indicano gli stati ten- Figura 11.3 Percorsi tensionali nei piani s-t e s-t per compressione
sionali, rispetti- edometrica
vamente totale ed
efficace, prima dellapplicazione dellincremento di carico, p. I punti B e B, coincidenti, indicano gli stati tensionali, rispettivamente totale ed efficace, al termine del
162
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Capitolo 11
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Capitolo 11
a)
b)
t
C
C C
C
u
ESP
B.P.
ES
P
P
TS 45
45
B
B.P.
P
TS
s,s
s,s
Figura 11.5 Percorsi tensionali nei piani s-t e s-t per compressione non drenata: a)
terreno normalmente consolidato; b) terreno fortemente sovraconsolidato.
1
( 1 + 2 + 3 )
3
1
2
2
2
q=
( 1 2 ) + ( 2 3 ) + ( 3 1 )
2
p=
0,5
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Capitolo 11
q
6
q
s' = p' +
6
q
t=
2
s= p+
(Eq. 11.11)
(Eq. 11.12)
(Eq. 11.13)
per cui tutto quanto stato detto con riferimento ai piani s-t ed s-t pu essere trasferito e
tradotto nei corrispondenti piani p-q e p-q.
In generale (Figura 11.6) a incrementi delle tensioni principali maggiore e minore rispettivamente pari a 1 e a 2=3:
, t
nel piano s-t corrisponde un segmento
L s-t
s-t
di percorso tensionale di lunghezza:
Ls t =
12 + 32
2
e pendenza:
1 3
tan s t =
1 + 3
(Eq. 11.14)
O
, s
1
s
(Eq. 11.15)
L p q =
tanp-q = 0
Ls t =
nel piano s - t :
tans-t = 1
2
10
nel piano p - q :
L p q =
tanp-q = 3
3
(Eq. 11.18)
(Eq. 11.19)
(Eq. 11.20)
(Eq. 11.21)
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Capitolo 11
La deformazione deviatorica definita nel modo sopra scritto affinch valga la relazione:
1' d 1 + 2' d 2 + 3' d 3 = p 'd v + q d s
(Eq. 11.26)
Come parametro indicativo dello stato di addensamento del terreno verr utilizzato il volume specifico, v, che per definizione il rapporto tra il volume totale di un elemento di
terreno, V, e il volume occupato dalle particelle solide, VS.
Risulta pertanto per definizione:
V
v=
= (1+ e )
(Eq. 11.27)
VS
e
de
dv
d v =
=
(Eq. 11.28)
1 + e0
v0
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Capitolo 11
Il percorso efficace di carico si svolge interamente sul piano p-v (ovvero sul piano q = 0). La curva sperimentale, che potremmo ottenere per punti
incrementando (o riducendo) gradualmente la
pressione di cella e attendendo per ogni gradino
di carico lesaurirsi del processo di consolidazione isotropa, qualitativamente indicata in Figura
D
B
A C
11.7. La stessa curva, rappresentata in un piano
p
semilogaritmico (Figura 11.8a), pu essere sche- v
A
matizzata con segmenti rettilinei (Figura 11.8b).
La principale ipotesi semplificativa adottata nel
C
passaggio dalla curva sperimentale a quella
B
schematica consiste nellavere sostituito al piccoD
lo ciclo di isteresi sperimentale del percorso di
scarico-ricarico il suo asse, ovvero nellavere assunto un comportamento deformativo volumetrico elastico (variazioni di volume interamente rep
versibili).
Figura 11.7 - Percorso di carico di
La retta ABD detta linea di consolidazione nor- compressione (e decompressione) isotropa drenata nei piani p-q e p-v
male (NCL), ed ha equazione:
v = ln( p' )
(Eq. 11.29)
q=0
Il parametro il valore dellordinata (volume specifico) del punto sulla NCL che ha per
ascissa p=1 (e quindi ln(p) = 0) e dipende dal sistema di unit di misura adottato. Il parametro la pendenza della NCL ed adimensionale.
La retta BCB una delle infinite, possibili linee di scarico e ricarico (URL), ed ha equazione:
v = v ln( p' )
(Eq. 11.30)
q=0
Il parametro v il valore dellordinata (volume specifico) del punto su quella specifica
linea di scarico-ricarico che ha per ascissa p=1 (e quindi ln(p) = 0), dipende dal sistema
di unit di misura adottato ed biunivocamente riferito allascissa del punto B (Figura
11.8b), definita pressione di consolidazione, pc, dalle seguenti relazioni, ottenute imponendo lappartenenza del punto B sia alla NCL che alla linea di scarico-ricarico:
v = ( ) ln ( p c' )
(Eq. 11.31)
v
p c' = exp
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Capitolo 11
a)
b)
v
N
A
C
-
C - 1
1
B
D
ln p
pc
p (ln)
Figura 11.8 - Curva sperimentale (a) e curva schematizzata (b) del percorso di carico di compressione (e decompressione) isotropa drenata nel piano semilogaritmico ln p-v
Capitolo 11
N vA
p 'eA = exp
(Eq. 11.35)
b)
a)
v
qA
vA
CL
N
1
A
pA
pA
p(ln)
eA
peA
vA
v
CL
N
Figura 11.10 - Definizione di pressione efficace equivalente nel piano lnp-v e nello spazio p-v-q
La pressione efficace equivalente non varia nei percorsi tensionali non drenati, che avvengono a volume costante, mentre varia nei percorsi tensionali drenati, durante i quali si
hanno deformazioni volumetriche.
Capitolo 11
2 = 3 = 0; v = 1
'2 = 3' = K 0 1'
p' =
1'
3
(Eq. 11.36)
(1 + 2 K 0 ); q = 1' ( 1 K 0 )
Se il terreno normalmente consolidato, K0 costante e il percorso tensionale nel piano pq rettilineo, passa per lorigine degli assi, ed ha equazione, (linea K0) (Figura 11.11 a):
3 (1 K 0 )
q = p '
(Eq. 11.37)
(1 + 2 K 0 )
In Figura 11.11 b mostrato landamento della linea K0 al variare di K0 da cui si pu osservare che non potendo essere K0 < 0 (altrimenti si avrebbe una tensione 3 < 0 e quindi
di trazione), dalla Eq. 11.37 la retta che delimita gli stati tensionali possibili per il terreno
sul piano p-q ha equazione: q = 3 p.
aK
b)
K0 = 0
Li
ne
a)
0 < K0 < 1
3
3 (1 K 0 )
(1 + 2 K0 )
(Compressione isotropa)
K0 = 1
p
K0 > 1
Figura 11.11 - Traccia della linea K0 nel piano p-q per un terreno normalmente consolidato
Nel piano p-v il percorso tensionale del tutto simile a quello della compressione isotropa e, analogamente ad esso, pu essere schematizzato nel piano semilogaritmico con tratti
rettilinei definiti dalle seguenti equazioni (Figura 11.12):
per la linea di compressione edometrica vergine:
v = N 0 ln p'
(Eq. 11.38)
per le linee di scarico-ricarico edometriche:
v = v K 0 ln p'
(Eq. 11.39)
Si osserva che la proiezione della linea K0 sul piano ln p-v parallela alla linea di consolidazione isotropa normale (NCL), e che le proiezioni sul piano lnp-v delle linee di scarico-ricarico in condizioni edometriche sono parallele alle linee di scarico-ricarico in condizioni di carico isotropo.
170
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Capitolo 11
Il parametro vK0 biunivocamente riferito alla pressione di consolidazione edometrica pc,edo (ascissa del punto B di Figura 11.12), dalle seguenti relazioni ottenute imponendo lappartenenza del
punto B sia alla linea K0 che alla linea di
scarico-ricarico in condizioni edometriche:
N
N0
A
-
C - 1
1
vK0
CL
aN K 0
ne e a
n
Li
Li
v K 0 = 0 ( ) ln p c' ,edo
p(ln)
c,edo
0 vK0
p c' ,edo = exp
(Eq. 11.40)
(Eq. 11.41)
Nel Capitolo 7 abbiamo visto come i risultati della prova edometrica siano abitualmente
rappresentati nel piano log v-e, e che in tale piano la pendenza della linea di compressione edometrica vergine sia lindice di compressione Cc e la pendenza delle linee di scarico sia lindice di rigonfiamento Cs. Valgono dunque le relazioni:
C c = ln 10 = 2,303
(Eq. 11.42a)
e (solo approssimativamente poich durante lo scarico varia OCR e dunque varia K0):
C s = ln 10 = 2,303
(Eq. 11.42b)
A differenza della linea di consolidazione normale (NCL) che si sviluppa sul piano q = 0,
la linea K0 si sviluppa nello spazio a tre dimensioni p-q-v (Figura 11.13).
q
Linea K0
1
3 (1 K 0 )
(1 + 2 K 0 )
Linea NCL
v
Figura 11.13 - Rappresentazione delle linee NCL e K0 nello spazio p-q-v
171
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Capitolo 11
11.2.5 Compressione triassiale drenata di argilla N.C. (prova TxCID) e linea di stato
critico (CSL)
Il percorso tensionale efficace di un provino di argilla N.C. in una prova di compressione
triassiale drenata standard consiste di due fasi: la prima di compressione isotropa lungo la
linea NCL, fino alla pressione di consolidazione isotropa pc, la seconda di compressione
assiale in condizioni drenate a pressione di confinamento costante. In questultima fase, al
crescere della deformazione assiale a (la prova condotta a deformazione assiale controllata) la tensione deviatorica q cresce progressivamente fino ad un valore massimo qf poi si
mantiene circa costante. La curva sperimentale a q ben rappresentata da una relazione
iperbolica del tipo:
q=
(Eq. 11.43)
a + b a
Il volume decresce progressivamente fino ad un valore minimo, poi si mantiene circa costante (Figura 11.14). Il percorso tensionale corrispondente alla fase di compressione assiale, AB, ha come proiezione sul piano p-q un segmento rettilineo con pendenza 3:1, dal
punto A di coordinate (pc - 0) al punto B, corrispondente alla condizione di rottura, di
coordinate (pf - qf), e nel piano p-v ha origine nel punto A sulla linea NCL e termina nel
punto B sottostante la linea NCL.
Infatti durante la fase di compressione risulta che 3 = r =c = cost e quindi q =
(1 3) = 1 e p = (1 + 23)/3 = 1/3 e quindi:
1'
q
=
=3
(Eq. 11.44)
p' 1' / 3
a) q
b) q
B
qf
A 1
pf
pc
c)
p
Figura 11.14 - Percorsi tensionali di compressione drenata su un provino di argilla N.C.
172
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Capitolo 11
Se tre provini della stessa argilla isotropicamente consolidati a pressioni diverse sono portati a rottura in condizioni drenate si ottengono i risultati mostrati in Figura 11.15. Si osserva in particolare che:
o
le tre curve a q hanno la stessa forma e, normalizzate rispetto alla pressione di
consolidazione pc, sono (quasi) coincidenti;
o
la deformazione volumetrica durante la compressione assiale varia in modo pressoch eguale per i tre provini, indipendentemente dalla pressione di consolidazione;
o
i punti B rappresentativi dello stato finale dei tre provini giacciono su una linea, detta di Stato Critico (CSL), la cui equazione :
q f = M p 'f
(Eq. 11.45)
v f = ln p 'f
a) q
qf 3
qf 2
qf 1
b) q
B3
L
CS
M
1
B3
B2
B2
B1
B1
A A2 A3
pc 1 pc 2 pc 3
A = A2 = A3
1
c)
B1 = B = B3
NC
CS L
L
A2
vf 1
vf 2
vf 3
A3
B1
B2
pf 1
B3
pf 2 pf 3
Figura 11.15 - Risultati di prove TxCID su provini della stessa argilla N.C. consolidati a pressioni diverse
(Eq. 11.46)
Capitolo 11
Il parametro M funzione dellangolo di resistenza al taglio allo stato critico, cs, e delle
modalit di prova. Infatti se il provino portato a rottura per compressione assiale a tensione efficace di confinamento costante, ovvero con le modalit standard descritte nel Capitolo 8, la tensione principale maggiore la tensione assiale, mentre le tensioni principali
intermedia e minore coincidono entrambe con la tensione radiale:
1' = a'
(Eq. 11.47)
3' = 2' = r'
quindi:
q f = 1' 3' f = 'a 'r f
) (
'
' + 2 3'
'
= a + 2 r
p'f = 1
3
3
f
e ricordando che :
1'
1 + sen cs'
' =
'
3 f 1 sen cs
(Eq. 11.48)
(Eq. 11.49)
si ha:
M = Mc =
qf 3
= '
p 'f
a + 2
'
a
)
)
'
r f
'
r f
3 / 1 f
'
a
'
a
'
r
/ + 2
'
r
1 + sen cs
1
3
1 sen cs
=
=
1 + sen cs
+ 2
1 sen cs
(Eq. 11.50)
(Eq. 11.51)
3
3
M = Me =
qf
p 'f
3 r' a'
'
a
+ 2 r'
)
)
f
f
(Eq. 11.53)
6 sen cs'
=
3 + sen cs'
(Eq. 11.54)
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Capitolo 11
3 Me
(Eq. 11.55)
6 Me
Una conseguenza importante che,
SL (a)
C
q
mentre langolo di resistenza al taglio
allo stato critico cs lo stesso per comMc
pressione e per estensione, la pendenza
1
M della linea di stato critico nel piano
p-q non la stessa. In particolare, poich Me < Mc, per lo stesso terreno e a
parit di pressione efficace media, la
tensione deviatorica a rottura in estenp
sione minore che in compressione (Figura 11.16).
1
I punti B corrispondenti alla condizione
Me
di stato critico giacciono su una linea la
CS
L
cui proiezione sul piano p-v una curva
che, rappresentata nel piano semiloga(b)
ritmico, diviene una retta parallela alla
linea NCL.
Figura 11.16 Linea di stato critico nel piano pIn Figura 11.17 sono rappresentate le li- q in caso di rottura per compressione assiale e di
nee NCL e CSL.
rottura per estensione assiale
sen cs' =
q
CSL
1
M
NCL
v
Figura 11.17 Rappresentazione delle linee NCL e CSL (indicata convenzionalmente con una doppia linea) nello spazio p-q-v
175
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Capitolo 11
Il percorso tensionale nello spazio p-q-v durante la fase di compressione drenata si svolge su un piano, detto piano drenato, rappresentato in Figura 11.18.
q
CSL
B Piano drenato
B
1
3
A
NCL
v
Figura 11.18 - Piano drenato e percorso tensionale efficace di una prova TxCID nello spazio p-q-v
11.2.6 Compressione triassiale non drenata di argilla N.C. (prova TxCIU) e superficie di
Roscoe
La prova di compressione triassiale consolidata non drenata standard consiste di due fasi:
la prima di compressione e di consolidazione isotropa, la seconda di compressione assiale
in condizioni non drenate a pressione di confinamento costante. In questultima fase, al
crescere della deformazione assiale a (la prova condotta a deformazione assiale controllata) il volume del provino (saturo) non varia, la tensione deviatorica q e la pressione interstiziale crescono progressivamente fino alla condizione di stato critico.
In Figura 11.19 sono rappresentati i risultati di una prova TxCIU su un provino di argilla
satura N.C. portato a rottura in presenza di una contro pressione interstiziale iniziale (BP
= u0).
In Figura 11.20 sono mostrati i risultati che si possono ottenere da una serie di tre prove
TxCIU su provini della stessa argilla satura N.C. consolidati a pressioni diverse.
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Capitolo 11
uf
a) q
uf
b) q
B
u0
B
TSP
ESP
qf
3
1
A
pc pf
A
pf p
c
c)
p,p
u0
v
B
NCL
Figura 11.19 - Percorsi tensionali di compressione non drenata su un provino di argilla satura
N.C.
CS
b) q
qf 2
B2
qf 1
B1
uf 3
B3
uf 2
B2
B1
uf 1
B1
uf 2
uf 3
B2
B3
c)
B1
A2
A3
A3
p,p
v0 1
B2
uf 1
A1 A1 A2
A1 = A2 = A3
B3
B3
ESP 3
qf 3
L
M
TSP
a) q
v0 2
v0 3
A1
B1
A2
B2
A3
NC L
B3
C SL
pf 1
pf 2
pf 3
Figura 11.20 - Risultati di prove TxCIU su provini della stessa argilla satura N.C. consolidati a
pressioni diverse
177
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Capitolo 11
B
Piano non drenato
CSL
ESP
A
NCL
v
Figura 11.21 - Piano non drenato e percorso tensionale efficace di una prova TxCIU
In una prova triassiale non drenata su un provino saturo non si hanno variazioni di volume. Pertanto il volume specifico iniziale v0 anche il volume specifico a rottura:
v0 = v f = ln p'f
(Eq. 11.56)
ovvero:
v0
p 'f = exp
(Eq. 11.57)
178
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Capitolo 11
e
v0
q f = p 'f = exp
(Eq. 11.58)
La resistenza al taglio in condizioni non drenate dei terreni a grana fine, cu, che, come abbiamo visto nel Capitolo 9, viene utilizzata per le verifiche di stabilit in termini di tensioni totali pari alla met della tensione deviatorica a rottura, dunque:
qf
v0
= exp
cu =
(Eq. 11.59)
2
2
Per un dato terreno i parametri , e sono costanti, quindi cu dipende soltanto dal volume specifico v0. Per un terreno saturo :
v = 1 + e = 1 + Gs w
(Eq. 11.60)
dunque la resistenza al taglio in condizioni non drenate, cu, di una stessa argilla satura dipende unicamente dal suo contenuto in acqua w.
Tutti i percorsi tensionali efficaci, di prove drenate e non drenate, che dalla linea di consolidazione normale (NCL) pervengono alla linea di stato critico (CSL) giacciono su una
superficie nello spazio p-q-v, detta Superficie di Roscoe, che limita il dominio degli stati
tensionali possibili (Figura 11.22).
q
Superficie di Roscoe
CSL
NCL
v
Figura 11.22 - Superficie di Roscoe
179
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Capitolo 11
q/pe
CSL
Superficie di Roscoe normalizzata
NCL
p/pe
Figura 11.23 - Superficie di Roscoe normalizzata
d
no al valore q = qcs, e un flesso v nel punto B che corrisponde a q = qf.
d a max
La proiezione del percorso tensionale efficace (ABC) nel piano p-q ha pendenza 3:1.
Nel tratto AB fino alla rottura il percorso ascendente, nel tratto BC discendente.
180
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Capitolo 11
b)
a) q
q
B
qf
qc s
qf
qc s
ESP
B
C=D
3
A 1
p0
c)
d)
pf
C
B
A
a
D
vC
vB
v
vDA
C
A
p0
pf
pc
Nel piano p-v il punto A rappresentativo dello stato iniziale si trova su una curva di scarico-ricarico. La proiezione del percorso tensionale efficace (ABC) nel piano p-v ha tangente orizzontale nei punti C e D.
Se tre provini della stessa argilla satura con differenti rapporti di sovraconsolidazione isotropa sono portati a rottura in condizioni drenate si ottengono i risultati mostrati in Figura
11.25. Si osserva in particolare che:
o
se il punto rappresentativo dello stato iniziale del provino nel piano p'-v sotto la
CSL (punto A1), esso fortemente sovraconsolidato (provino n. 1),
o
un provino fortemente sovraconsolidato ha un deviatore a rottura (qf) molto maggiore del deviatore allo stato critico (qcs), e manifesta un comportamento dilatante
(aumento di volume),
o
se il punto rappresentativo dello stato iniziale del provino nel piano p'-v sotto la
NCL ma sopra la CSL, esso debolmente sovraconsolidato (provino n. 2),
o
un provino debolmente sovraconsolidato ha un deviatore a rottura (qf) poco maggiore o eguale al deviatore allo stato critico (qcs), e manifesta un comportamento contraente (diminuzione di volume),
o
se il punto rappresentativo dello stato iniziale del provino nel piano p'-v sulla
NCL, esso normalmente consolidato (provino n. 3),
o
un provino normalmente consolidato ha un deviatore a rottura (qf) eguale al deviatore allo stato critico (qcs), e manifesta un comportamento contraente (diminuzione
di volume),
181
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Capitolo 11
a) q
B3
L
CS
M
1
Linea di inviluppo
a rottura
B1
1
q
C1
A1
b)
D1
A2
A3
C1
B
A1 D 1
1 A
2
URL
3
Tale retta, che rappresenta il luogo
NC
C
L
dei punti di rottura per le argille soB2 SL
vraconsolidate, corrisponde nello
B3
spazio p-q-v ad una superficie piap
na detta Superficie di Hvorslev.
p0 1
p0 2
pc
Nel Capitolo 9 abbiamo visto che
linviluppo a rottura in termini di Figura 11.25 - Risultati di prove TxCID su provini deltensioni efficaci per unargilla so- la stessa argilla con differenti rapporti di sovraconsolidazione isotropa e linee di inviluppo a rottura
vraconsolidata ha equazione:
(Eq. 11.62)
1
1' 3'
2
1' + 3'
=
2
(Eq. 11.63)
inviluppo di rottura
'
1
+ 3' ) f
2
R
c
O
c ctg
(1 +3 )/2
182
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Capitolo 11
'
1
'
3 f
= q + m
'
1
+ 2 3'
3
da cui, svolgendo i calcoli, si ottiene:
3 + 2m
3q
+
1' f = 3' f
3m 3m
(Eq. 11.63a)
'
1
3'
) = (
f
e quindi:
1' f = 3' f
'
1
+ 3'
1 + sin '
cos '
+ 2c'
1 sin '
1 sin '
(Eq. 11.63b)
(Eq. 11.63c)
(Eq. 11.63d)
(Eq. 11.63e)
(Eq. 11.63f)
(Eq. 11.64)
Imponendo la condizione che i terreni non possano sostenere tensioni di trazione 3' 0
si ha che per 3 = 0, q = 1 3 = 1 e p = (1 + 23)/3 = 1/3, cio q = 3 p. Si deduce che la linea inviluppo a rottura, come mostrato anche in Figura 11.11 b, limitata a
sinistra dalla retta di equazione:
q = 3 p'
(Eq. 11.65)
183
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Capitolo 11
11.2.8 Compressione triassiale non drenata di argilla O.C. (prova TxCIU) e superficie
di Hvorslev
Se un provino di argilla satura isotropicamente consolidato, poi isotropicamente decompresso in condizioni drenate in modo da divenire fortemente sovraconsolidato, e infine
sottoposto a compressione non drenata, mostra un comportamento tensionale e deformativo durante la fase di compressione del tipo di quello descritto in Figura 11.27.
Si osserva che la curva a-q monotona (non presenta un picco), lincremento di pressione interstiziale u inizialmente positivo, poi diviene negativo (comportamento duale
della curva a-v della prova TxCID).
a) q
b) q
qc s
qc s
u0
uf
B B
TSP
u
ESP
c)
uf
A
p0
d)
u0
u
3
1
A
p0
p,p
NC
L
ESP
v0
B URL
p0
pf
pc
Se tre provini della stessa argilla satura con differenti rapporti di sovraconsolidazione isotropa sono portati a rottura in condizioni non drenate si ottengono i risultati mostrati in
Figura 11.28.
In Figura 11.29 sono messi a confronto i percorsi tensionali efficaci di due provini della
stessa argilla egualmente sovraconsolidati e sottoposti a rottura in condizioni drenate e
non drenate. Si pu osservare che la tensione deviatorica a rottura per il provino non drenato nettamente maggiore.
In Figura 11.30 sono invece messi a confronto i percorsi tensionali efficaci di tre provini
della stessa argilla con differente rapporto di sovra consolidazione isotropa ed eguale volume specifico iniziale portati a rottura in condizioni non drenate. Si pu osservare che i
percorsi si svolgono sullo stesso piano v = cost e pervengono allo stesso punto della linea
di stato critico.
184
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Capitolo 11
a)
Linea di inviluppo
a rottura
B
B2 3
L
CS
M
B1
m
q
A1
A2
p,p
A3
b)
v
CL L
N CS
URL
A1
B1
B2
OCR1 = pc /p0 1 = 6
A2
A3
B3
p0 1
p0 2
pc
Figura 11.28 - Risultati di prove TxCIU su provini della stessa argilla con differenti rapporti di
sovraconsolidazione isotropa e linee di inviluppo a rottura
b)
a) q
q
L
CS
M
qc s u
qf u
q
qcf s
A
1
F
E
B
B
C
1
C D
A
p0
c)
p,p
C
v0
D B
A C
p0
URL NCL
CSL
pc
Figura 11.29 - Confronto fra i percorsi tensionali efficaci di due provini della stessa argilla egualmente sovraconsolidati e sottoposti a rottura in condizioni drenate (TxCID) e non drenate
(TxCIU)
185
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Capitolo 11
a) q
L
CS
M
A1
b)
A2
A3
v
CL
N CSL
A2
A1 C B
A3
Figura 11.30 - Percorsi tensionali efficaci di tre provini della stessa argilla con differente rapporto di sovra consolidazione isotropa ed eguale volume specifico iniziale portati a rottura in
condizioni non drenate
In Figura 11.31a sono rappresentate nello spazio p-q-v le tre superfici (di Roscoe, di
Hvorslev e il piano limite di rottura per trazione) che assieme formano la Superficie di
Stato, la quale delimita il volume degli stati di tensione possibili.
Anche per la superficie di Hvorslev e per il piano limite di trazione, come per la superficie di Roscoe, si pu dare una rappresentazione normalizzata nel piano p/pe-q/pe (Figura 11.31b). In particolare la superficie di Hvorslev normalizzata una retta di equazione:
p'
q
= g + h '
(Eq. 11.66)
'
pe
pe
ovvero:
q = g p e' + h p'
(Eq. 11.67)
Essendo, per definizione:
N v
p e' = exp
(Eq. 11.68)
ed imponendo la condizione di appartenenza della CSL alla superficie di Hvorslev:
q = M p'
CSL
(Eq. 11.69)
v = ln p'
si ottiene, per sostituzione, il valore della costante g:
N
g = (M h ) exp
(Eq. 11.70)
e quindi lespressione analitica della superficie di Hvorslev:
v
q = (M h ) exp
+ h p'
(Eq. 11.71)
186
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Capitolo 11
q
CSL
Superficie di Roscoe
p
Superficie di Hvorslev
v
b)
q/pe
CSL
Superficie di Hvorslev
Superficie di Roscoe
h
1
NCL
p/pe
Figura 11.31 - Rappresentazione assonometria (a) e normalizzata (b) della Superficie di Stato
Dallesame dellEq. (11.71) si desume che la resistenza al taglio di unargilla sovraconsolidata satura somma di due termini i quali, oltre ad essere funzione delle costanti
materiali (, h, , ) sono:
o il termine, h p ' , proporzionale alla pressione efficace media e corrispondente alla resistenza per attrito;
v
o il termine, (M h ) exp
, dipendente dal volume specifico (ovvero dallindice
dei vuoti, ovvero dal contenuto in acqua) e corrispondente alla resistenza per coesione.
187
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Capitolo 11
Superficie di Roscoe
Superficie di Hvorslev
p
C
B
Parete
elastica
B
A
URL
NCL
NCL
v
Figura 11.33 - Percorso da una parete elastica ad unaltra parete elastica
Alla luce di quanto detto, tenuto conto che il percorso tensionale efficace (ESP) di una
prova di compressione triassiale non drenata (TxCIU) si svolge interamente sul piano non
drenato (v = cost), nel caso di provino isotropicamente sovraconsolidato, il cui punto rappresentativo iniziale quindi situato su una linea di scarico-ricarico appartenente ad una
parete elastica, la parte iniziale (elastica) del percorso il segmento intersezione fra il
piano non drenato e la parete elastica (Figura 11.34).
Tale segmento nel piano p-q verticale, e quindi, non variando p, non variano i parametri elastici (K, G) ed il comportamento elastico lineare.
Analogamente, tenuto conto che il percorso tensionale efficace (ESP) di una prova di
compressione triassiale drenata (TxCID) si svolge interamente sul piano drenato
q
= 3 ), nel caso di provino isotropicamente sovraconsolidato, il cui punto rappresenta(
p'
tivo iniziale quindi situato su una linea di scarico-ricarico appartenente ad una parete e188
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Capitolo 11
lastica, la parte iniziale (elastica) del percorso il segmento intersezione fra il piano drenato e la parete elastica (Figura 11.35). Tale segmento nel piano p-q ha pendenza 3:1, e
quindi, variando p variano i parametri elastici (K, G) ed il comportamento elastico non
lineare.
q
q
CSL
CSL
Piano drenato
C
3
B
A
A
Parete elastica
Parete elastica
NCL
NCL
URL
v URL
Figura 11.34 - Percorso tensionale efficace in Figura 11.35 - Percorso tensionale efficace
prova TxCIU di un provino di argilla isotropi- in prova TxCID di un provino di argilla isocamente sovraconsolidato (AB = percorso elasti- tropicamente sovraconsolidato (AB = percorco; BC = percorso elasto-plastico)
so elastico; BC = percorso elasto-plastico)
Curva di plasticizzazione
iniziale
189
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Capitolo 11
qf
qf
ESP
3
C 1
C
B
B
A
c)
d)
v
v
NCL
CSL
A
A
B
E
F
vf
p0
pc pf
Figura 11.37 - Risultati previsti dal modello CCM di una prova TxCID su un provino di argilla
debolmente sovraconsolidato
190
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Capitolo 11
b)
CSL
a) q
q
qf
TSP
qf
C
B
A
c)
u0
B
3
1
D
p,p
d)
v
NCL
CSL
vA = vf
C A B D
pf p pc
0
Figura 11.38 - Risultati previsti dal modello CCM di una prova TxCIU su un provino di argilla
debolmente sovraconsolidato
b)
CSL
a) q
ESP
qf
qc s
B F
3
1
A
C
F
c)
d)
v
NCL
CSL
F
A B
C
D
B
p0
pc /2
pc
A
F
Figura 11.39 - Risultati previsti dal modello CCM di una prova TxCID su un provino di argilla
fortemente sovraconsolidato
191
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Capitolo 11
Con riferimento alla Figura 11.40, ovvero al comportamento previsto dal modello per una
compressione non drenata di un provino di argilla satura fortemente sovraconsolidato, si
osserva che il percorso tensionale efficace fino al raggiungimento della curva di plasticizzazione, ovvero fino al valore di picco qf della tensione deviatorica verticale (elasticolineare). Dunque sostituendo nellequazione di F a p il valore di pressione media efficace
iniziale p0 si ha:
(p )
' 2
0
q 2f
p p +
'
0
'
c
M2
=0
(Eq. 11.73)
a) q
per R 0 > 2
b)
CSL
q
C
ESP
q
qcf s
c)
B
F
3
1
(Eq. 11.74)
uf
B
F
u c s
B
F
TSP
p,p
u0
d)
v
NCL
CSL
A C B
F
D
uc s
p0
pc /2
pc
A
uf
B
F
Figura 11.40 - Risultati previsti dal modello CCM di una prova TxCIU su un provino di argilla
fortemente sovraconsolidato
192
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Capitolo 11
R0 =
p c'
(Eq. 11.76)
p 0'
La curva di plasticizzazione iniziale lellisse che ha per asse maggiore il segmento OD.
Il provino venga poi sottoposto a compressione assiale drenata (TxCID).
Il suo ESP inizia nel punto A ed
a)
rettilineo con pendenza 3:1. q, s
p
d
p
Fino a quando il percorso tend s
CSL
F
sionale non raggiunge il punto
B, e quindi interno alla curva
C
di plasticizzazione iniziale, il
B
p
comportamento elastico. Dal
d v
ESP
punto B il terreno inizia ad ave3
E
re
deformazioni
elastoA 1
D
p, v
O
pc
p0
plastiche.
v NCL
Consideriamo lincremento di
b)
tensione corrispondente al tratto
BC dellESP. Esso produce
unespansione della superficie
CSL
di plasticizzazione come moA
strato nella Figura 11.41a.
D
B
C
p'
vC v E = ln 'E
p
C
(Eq. 11.78)
193
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Capitolo 11
p'
v E vD = ln 'D
(Eq. 11.79)
p
E
p'
v D v B = ln 'B
(Eq. 11.80)
p
D
La pressione pE la pressione efficace media di consolidazione della superficie di plasticizzazione espansa. Per passare dallincremento di volume specifico allincremento di deformazione volumetrica si utilizza la relazione: v = - v/v0.
Lincremento di deformazione volumetrica elastica pu essere calcolato con la relazione:
p'
d ve =
(Eq. 11.81)
K'
Poich le costanti elastiche (modulo di deformazione cubica K, modulo di Young, E, e
modulo di taglio, G) non sono costanti ma proporzionali alla pressione media efficace p,
il valore di K da utilizzare quello che corrisponde al valore medio di p nellintervallo
p, ed dato dallequazione:
p'm v0
(Eq. 11.82)
K' =
Le deformazioni deviatoriche
Per determinare le deformazioni deviatoriche si fa lipotesi che, per un generico incremento di tensione (dp, dq), lincremento di deformazione plastica d p sia un vettore con
direzione normale alla curva del potenziale plastico, e che questultima coincida con la
curva di plasticizzazione F (ipotesi di normalit legge di flusso associata) (Figura
11.41).
Per determinare la direzione normale alla curva di plasticizzazione si differenzia
lequazione della curva di plasticizzazione F (Eq. 11.72) rispetto alle variabili p e q:
dq
dF = 2 p'dp' pc' dp'+2 q 2 = 0
(Eq. 11.85)
M
da cui, si ricava la direzione tangente alla curva:
dq ( p c' 2 p ') M 2
=
(Eq. 11.86)
dp '
2q
e quindi la direzione normale alla curva:
2q
dp'
=
(Eq. 11.87)
dq
2 p' p c' M 2
Lincremento di deformazione plastica totale d p ha due componenti: lincremento di deformazione volumetrica plastica d vp di cui abbiamo detto come calcolare il valore, e
194
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Capitolo 11
lincremento di deformazione deviatorica plastica d sp . Il rapporto fra la componente deviatorica e la componente volumetrica la direzione del vettore incremento di deformazione plastica totale, ovvero la direzione normale alla curva di plasticizzazione, dunque:
dp' d Sp
2q
= p = 2
dq d v M (2p'p 'c )
da cui
2q
d sp = 2
d vp
(Eq. 11.88)
'
M 2 p' p c
La componente elastica dellincremento di deformazione deviatorica pu essere calcolata
con la teoria dellelasticit:
dq
d se =
(Eq. 11.89)
3G
Per quanto gi detto il valore di G da utilizzare quello che corrisponde al valore medio
di p ed dato dallequazione:
3 p m' v0 (1 2 )
G=
(Eq. 11.90)
2 (1 + )
195
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Capitolo 12
INDAGINI IN SITO
CAPITOLO 12
INDAGINI IN SITO
12.1 Programmazione delle indagini
Ogni opera di ingegneria civile interagisce con una parte del sottosuolo, detta volume significativo.
Il comportamento dellopera dipende, oltre che dai carichi applicati, dalla geometria e
dalle propriet fisico-meccaniche dellopera e dalle caratteristiche del sottosuolo
allinterno del volume significativo.
La geometria e le propriet fisico meccaniche dellopera sono generalmente dati del problema, noti con buona approssimazione e modificabili in fase di progetto. Ad esempio si
pu variare lo spessore di un solaio, o la classe di un calcestruzzo, o la pendenza dei fianchi di un rilevato. Le caratteristiche del volume significativo di sottosuolo sono invece
quasi sempre immodificabili e sono tutte da determinare.
Lo scopo delle indagini in sito identificare le condizioni stratigrafiche e di falda
allinterno del volume significativo di sottosuolo, e di caratterizzare, congiuntamente con
le indagini di laboratorio, il comportamento meccanico delle diverse formazioni presenti.
Nella programmazione e interpretazione delle indagini in sito sono di valido aiuto le conoscenze di geologia, ma ancora pi importanti, anzi essenziali, sono le conoscenze ingegneristiche dellopera da realizzare. Infatti la progettazione geotecnica passa attraverso la
definizione di un modello geotecnico, ovvero di uno schema semplificato della realt fisica, che concili quanto pi possibile variabilit e complessit naturale con procedure e metodi di calcolo che conducano ad una soluzione quantitativa affidabile, anche se non esatta, del problema ingegneristico.
Le indagini geotecniche in sito e di laboratorio hanno vantaggi e limiti opposti, e non sono pertanto alternative ma complementari. Le indagini in sito sono insostituibili per il riconoscimento stratigrafico, interessano volumi di terreno molto maggiori, molte di esse
consentono di determinare profili pressoch continui con la profondit delle grandezze
misurate, sono pi rapide ed economiche, sono quasi lunico mezzo per caratterizzare dal
punto di vista meccanico i terreni incoerenti, il cui campionamento indisturbato molto
difficile ed economicamente oneroso. Di contro le condizioni al contorno sono difficilmente individuabili e incerte, la modellazione della prova spesso incerta e schematica
per cui linterpretazione talvolta affidata a relazioni empiriche o semi-empiriche. Per ottenere dai valori delle grandezze misurate con prove in sito i valori numerici dei parametri
geotecnici utili nella progettazione, si utilizzano correlazioni, che a seconda della prova
possono essere:
- correlazioni primarie, con cui il parametro geotecnico ottenuto dal risultato della
prova utilizzando una solida base teorica con poche ipotesi da verificare (ad es. la stima di G0 da misure di VS);
- correlazioni secondarie, con cui il parametro geotecnico ottenuto dal risultato della
prova utilizzando una base teorica, ma con approssimazioni e ipotesi sostanziali, e in
genere con parametri intermedi (ad es. la stima di cu da qc);
- correlazioni empiriche, con cui il parametro geotecnico ottenuto dal risultato della
prova senza giustificazione teorica (ad es. la stima di qlim di fondazioni su sabbia da
NSPT).
196
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Capitolo 12
INDAGINI IN SITO
GC1
GC2
GC3
Per le opere di categoria GC1 che ricadono in zone note, con terreni di fondazione relativamente omogenei e di buone caratteristiche geotecniche, ove gi esistono strutture analoghe che hanno dato buona prova di s, etc.., lindagine pu essere limitata alla raccolta
delle informazioni esistenti, e la relazione geotecnica (sempre necessaria) pu giustificare
le scelte progettuali su base comparativa, per esperienza e similitudine.
Al contrario per opere di categoria GC3 occorre un piano di indagine molto approfondito
e dettagliato, curato da specialisti del settore, che si estenda nel tempo (prima, durante e
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Capitolo 12
INDAGINI IN SITO
Figura 12.1 - Indicazioni sul volume significativo del sottosuolo a seconda del tipo e delle dimensioni del manufatto, nel caso di terreno omogeneo
Capitolo 12
INDAGINI IN SITO
Costi
si), scavi, trincee, sondaggi e prove continue (o quasi) lungo verticali di esplorazione (ad
esempio prove CPT, DMT etc..).
Scavi e trincee di esplorazione hanno il vantaggio di mettere in luce ampie sezioni verticali del sottosuolo, e quindi consentono una descrizione di dettaglio della successione
stratigrafica ed il prelievo di campioni anche di grandi dimensioni con minimo disturbo. Il
loro maggiore limite consiste nella modesta profondit di indagine.
I sondaggi stratigrafici e geotecnici consentono di verificare direttamente la successione
stratigrafica lungo una verticale di esplorazione, di prelevare campioni per le analisi di laboratorio, e di eseguire prove meccaniche e idrauliche a fondo foro, durante la perforazione.
Le prove continue (o quasi) lungo verticali di esplorazione consentono di identificare la
successione stratigrafica e di stimare alcune propriet geotecniche in modo indiretto mediante correlazioni con le grandezze misurate.
Dunque, nella maggior parte dei casi, le informazioni raccolte con le indagini geotecniche
sulla successione stratigrafica e sulle propriet meccaniche e idrauliche dei terreni presenti nel sottosuolo si riferiscono a verticali di esplorazione.
Poich lo scopo delle indagini definire le caratteristiche del sottosuolo allinterno del
volume significativo, il numero, la profondit, e la disposizione planimetrica delle verticali di esplorazione devono essere stabiliti in base alla forma e allestensione del volume
significativo, ed al grado di dettaglio richiesto.Ad esempio, se lindagine finalizzata alla
costruzione di un edificio con dimensioni in pianta paragonabili, lo spessore e la profondit degli strati nel volume significativo possono essere stimati con un minimo di tre verticali di esplorazione, facendo lipotesi che le superfici di separazione fra gli strati siano
piane e contengano i punti di separazione individuati nelle tre verticali. Almeno una delle
tre verticali di esplorazione dovrebbe essere un sondaggio.
La densit e la qualit dellindagine devono tener conto, oltre che della categoria geotecnica dellopera in progetto, della complessit e variabilit del terreno di fondazione e del
rapporto costi/benefici. Unindagine estesa e approfondita, che consenta di definire un
modello geotecnico affidabile, pu giustificare scelte di progetto pi coraggiose ed economiche.
Costo dell'indagine
Viceversa se i dati di progetto
Costo di costruzione
sono poco affidabili o incerti,
Costo totale
anche le soluzioni tendono ad
essere pi prudenti e conMinimo costo
servative, e quindi pi costototale
se.
Il concetto di livello di approfondimento ottimo della indagine geotecnica schematicamente illustrato in Figura
12.2.
Livello di approfondimento ottimo
In Tabella 12.2 sono orientativamente indicati numero
Approfondimento dell'indagine
minimo e distanza fra verticageotecnica
li di esplorazione per differenti tipologie di opere.
Figura 12.2 - Scelta del livello di approfondimento
dellindagine geotecnica su base economica
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INDAGINI IN SITO
300
50
Numero minimo di
verticali di esplorazione
3
4
12 per ciascuna fondazione
-
Capitolo 12
INDAGINI IN SITO
Metodo di
perforazione
Utensile di
perforazione
Diametro
usuale
(mm)
Profondit
usuale
(m)
Sonda a valvola
150-600
60
Scalpello
150-600
60
Manuale
50-150
Manuale
10
Meccanica
100-300
Meccanica
40
75-100
50-150
75-150
50-150
Percussione
Trivella
Tutti i terreni
escluse terre a grana grossa
Rotazione
Scalpelli a distruzione,
triconi, etc..
attrezzatura rotary
Sopra falda:
da coesivi a poco coesivi
Sotto falda: coesivi
60-300
Praticamente
illimitata
Qualit dei
campioni otteClasse di
Non idoneinibili direttaqualit cort per tipo
mente con gli
rispondente
di terreno
usuali attrezzi
di perforazione
Terre coesive tenere o
Disturbati,
Q1 (Q2)
dilavati
molto consistenti
Rocce con
Fortemente
resistenza
disturbati,
Q1
alta o molto
dilavati e
alta
frantumati
Terre a grana grossa,
roccia
Disturbati, a
volte dilavati
sotto falda
Generalmente
discreta
Generalmente
Terre a grabuona
na grossa
Non
si ottengo(ghiaie, ciotno
campioni
ma
toli, etc..)
piccoli frammenti di materiale
201
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Q1 (Q2-Q3)
A secco
Q2 (Q3)
Con circolazione di acqua o fango
Q1 (Q2)
Q2 (Q3-Q4)
Capitolo 12
INDAGINI IN SITO
Se invece si vuole identificare in dettaglio la successione stratigrafica occorre eseguire una perforazione di
sondaggio a carotaggio continuo
(Figura 12.3). Le carote estratte nel
corso del sondaggio sono sistemate in
apposite cassette catalogatrici (in legno, metallo o plastica), munite di
scomparti divisori e coperchio apribile a cerniera. Le cassette devono essere conservate, per tutto il tempo
necessario, al riparo dagli agenti atmosferici.
La tecnica di perforazione attualmente pi utilizzata per i sondaggi a carotaggio continuo a rotazione. Il terreno perforato da un utensile spinto
e fatto ruotare mediante una batteria
di aste. Lutensile di perforazione
un tubo dacciaio (carotiere) munito
allestremit di una corona tagliente
Figura 12.3 Sondaggio a carotaggio continuo
di materiale adeguato. Per evitare che
il terreno campionato venga a contatto con la parte rotante e sia almeno parzialmente protetto dal dilavamento del fluido di
circolazione, il cui impiego si rende talvolta necessario per lesecuzione del foro, possono
utilizzarsi carotieri a parete doppia, di cui solo quella esterna ruota.
Il diametro dei fori di sondaggio in genere compreso tra 75 e 150mm.
Per assicurare la stabilit della parete e del fondo del foro, ove necessario, si utilizza una
batteria di tubi di rivestimento oppure un fluido costituito in genere da una miscela di acqua con una percentuale del 35% di bentonite (fango bentonitico). La bentonite
unargilla di origine vulcanica molto plastica (IP = 50100). Il fango bentonitico caratterizzato da un peso di volume di poco superiore a quello dellacqua e da tixotropia, ovvero
da una viscosit molto elevata in stato di quiete e molto minore in stato di moto. Tali caratteristiche rendono il fango bentonitico particolarmente adatto non solo a sostenere le
pareti e il fondo degli scavi durante lesecuzione, ad esempio, di pali trivellati e di diaframmi ma anche a svolgere una funzione di trasporto del materiale scavato. Mantenendo
il livello del fango superiore a quello della falda si impedisce lentrata dellacqua nel foro
e se ne assicura la stabilit. Tuttavia sulla superficie del foro viene a formarsi una pellicola impermeabile che non consente lesecuzione di prove di permeabilit e di misure piezometriche.
I risultati di una perforazione di sondaggio vengono riportati in una scheda stratigrafica
ove, oltre ai dati generali relativi al cantiere e alle attrezzature impiegate, rappresentata
graficamente la successione degli strati con la descrizione di ciascuno di essi, la profondit della falda, la profondit dei campioni estratti, la profondit ed i risultati delle prove eseguite nel corso della perforazione, etc.. Un esempio di scheda stratigrafica riportato in
Figura 12.4.
202
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I campioni estratti durante la perforazione possono avere diverso grado di disturbo in funzione sia della tecnica e degli strumenti utilizzati per il prelievo, sia della natura del terreno stesso. In particolare con gli usuali mezzi e tecniche di prelievo non possibile estrarre
campioni indisturbati di terreno incoerente.
Le principali cause di disturbo derivano dallesecuzione del sondaggio (disturbo prodotto
dalla sonda o dallattrezzo di perforazione)1, dallinfissione ed estrazione del campionatore, e dalla variazione dello stato tensionale. Nei provini sottoposti a prove di laboratorio,
ulteriori cause di disturbo derivano dal trasporto e dalla non perfetta conservazione del
campione, dalle operazioni di estrusione del campione dalla fustella, dalla cavitazione e
ridistribuzione del contenuto in acqua, dalle operazioni di formazione del provino (ad esempio al tornio) e dal montaggio nellapparecchiatura di prova.
Per i campioni di terreno si distinguono 5 classi di qualit, crescente da Q1 a Q5 (Tabella
12.4), ottenibili con campionatori e terreni di tipo diverso (Tabella 12.5). I campioni rimaneggiati (di qualit Q1 e Q2) sono ottenibili con i normali utensili di perforazione. I
campioni a disturbo limitato o indisturbati (Q4 e Q5) sono ottenibili con utensili appropriati, scelti in relazione alle esigenze del problema ed alle caratteristiche del terreno.
Tabella 12.4: Classi di qualit dei campioni
Caratteristiche geotecniche
Grado di qualit
determinabili
Q1
Q2
Q3
Q4
a) profilo stratigrafico
X
X
X
X
b) composizione granulometrica
X
X
X
c) contenuto dacqua naturale
X
X
d) peso di volume
X
e) caratteristiche meccaniche
(resistenza, deformabilit, etc..)
campioni disturbati
disturbo
o rimaneggiati
limitato
Q5
X
X
X
X
X
indisturbati
Tabella 12.5: Classi di qualit dei campioni ottenibili con campionatori di tipo diverso
A)
B)
C)
D)
E)
Tipo di terreno
Q3 (4)
Q2 (3)
Q2
Q1
Tipo di campionatore
B
C
D
Q3
Q4
Q5
Q4
Q5
Q5
Q3 (4)
Q5
Q3
Q3
Q3 (4)
Q2
Q2
Q2 (3)
Q5
N.B. Si indicano tra parentesi le classi di qualit Q raggiungibili con campionamento molto accurato.
Per tale motivo i campioni prelevati da fronti di scavo possono presentare un minore grado di disturbo
204
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I campionatori pi utilizzati per il prelievo di campioni di buona qualit sono i campionatori a parete sottile e a pistone infissi a pressione e il campionatore a rotazione a doppia
parete con scarpa avanzata. Il tubo infisso nel terreno per il prelievo, ha lunghezza minima di 600mm e diametro minimo 100mm, impiegato anche come contenitore e pertanto
deve essere di acciaio di buona qualit, inossidabile oppure zincato, o cadmiato o termoplastificato.
Il diametro del foro dovrebbe essere preferibilmente compreso tra 65 e 115mm. Per diametri maggiori
opportuno moltiplicare il valore misurato dellindice NSPT per un fattore di correzione pari a 1,05 per diametro di perforazione di 150mm e pari a 1,15 per diametro di perforazione di 200mm.
205
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(Eq. 12.1)
Se con N1=50 lavanzamento minore di 15cm linfissione sospesa e la prova conclusa annotando la relativa penetrazione (ad es. N1=50/13cm).
Se con N2 + N3=100 non si raggiunge lavanzamento di 30cm linfissione sospesa e la
prova conclusa annotando la relativa penetrazione.
Un importante campo di impiego della prova S.P.T. la stima della resistenza alla liquefazione dei depositi di terreno incoerente sotto falda in condizioni sismiche. Largomento trattato nel corso di Ingegneria
geotecnica sismica.
206
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la correlazione di Gibbs e Holtz (1957), valida per sabbie quarzose NC non cementate, graficamente rappresentata in Figura 12.7, che corrisponde allequazione:
'
N SPT = 17 + 24 v 0 D 2R
(Eq. 12.2)
pa
'v 0 2
0,732
N SPT = 20 1 + 4,1
per
DR
p
p
a
a
(Eq. 12.3)
'v 0
'v 0 2
> 0,732
DR
N SPT = 20 3,24 + 1,024
per
pa
p a
Figura 12.7 - Stima di DR da NSPT secondo Gibbs e Figura 12.8 - Stima di DR da NSPT secondo
Holtz (1957)
Bazaara (1967)
'
(Eq. 12.4)
D R (%) = 12,2 + 0,75 222 N SPT + 1600 711 OCR 754 v 0 50 U 2
pa
in cui OCR il grado di sovraconsolidazione e U il coefficiente di uniformit della sabbia
- la correlazione di Skempton (1986):
207
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N cor
60
N cor = C N N SPT
per sabbie fini
2
CN =
'
(Eq. 12.5)
1 + v0
pa
per sabbie grosse
3
CN =
'
2 + v0
pa
in cui Ncor il valore corretto dellindice NSPT per tener conto della pressione litostatica
efficace.
D 2R =
2
' () = 27,1 + 0,3 N cor 0,00054 N cor
(Eq. 12.6)
N SPT
' = arctan
(Eq. 12.7)
'
v0
12,2 + 20,3
p a
208
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Lesistenza stessa di molte correlazioni un chiaro segno delle incertezze e delle approssimazioni insite nelle procedure empiriche di stima, evidenziate nel grafico di Figura
12.11. Per tale motivo pu essere opportuno confrontare i valori stimati con le diverse
correlazioni, ed utilizzare come valore di progetto dellangolo di resistenza al taglio di
picco di uno strato di sabbia, la media delle stime, escludendo eventuali valori anomali. Si
tenga presente che, poich il terreno non omogeneo, i valori di NSPT ottenuti nella stessa
formazione possono essere anche sensibilmente diversi fra loro, e che la presenza di ciottoli e ghiaia pu determinare valori di NSPT erratici e inaffidabili.
NSPT
Capitolo 12
INDAGINI IN SITO
0 , 72
c u (kPa ) = 29 N SPT
(Eq. 12.10)
stata anche proposta una correlazione per la stima del grado di sovraconsolidazione
dellargilla da prova S.P.T. (Mayne e Kemper, 1988):
0 , 689
v0
con v0 espresso in MPa.
(Eq. 12.11)
Talvolta il contrasto realizzato con un telaio ancorato al terreno con delle grosse viti.
210
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Capitolo 12
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Figura 12.14: Punta di un penetrometro meccanico con manicotto dattrito (punta Begemann)
(a) e posizioni assunte durante linfissione (b)
Capitolo 12
INDAGINI IN SITO
Le operazioni sopradescritte
sono ripetute ogni 20cm.
I risultati della prova sono rappresentati in grafici (e tabelle)
aventi in ordinata la profondit
e in ascissa le misure di qc e di
fs ogni 20cm (Figura 12.15). Il
penetrometro meccanico uno
strumento semplice e robusto,
che pu operare in un campo di
terreni che va dalle argille alle
sabbie grosse, fino a profondit
dellordine di 40m e oltre. I
suoi principali limiti derivano
dal fatto che le resistenze alla
Figura 12.15: Esempio di rappresentazione dei risultati
penetrazione sono dedotte da
di una prova CPT
misure di forza eseguite in superficie, e quindi sono affette da errori dovuti al peso proprio e alla deformabilit delle aste, ed agli attriti tra le varie parti dellattrezzatura. Inoltre la profondit delle misure desunta dalla lunghezza delle aste e quindi soggetta ad errori derivanti dalla deviazione dalla
verticale (Figura 12.16). Infine le misure di resistenza alla punta, qc, e di attrito laterale
locale, fs, non sono indipendenti fra loro e si riferiscono a profondit leggermente diverse,
per cui la presenza di terreni fittamente stratificati pu condurre a errori di stima.
Il penetrometro elettrico la naturale evoluzione del penetrometro meccanico (Figura
12.17).
Figura 12.16: Effetto della deviazione dalla Figura 12.17: Punta del penetrometro elettrico
verticale sul profilo della resistenza di punta di
un penetrometro meccanico
212
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Capitolo 12
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Nel penetrometro elettrico le misure di pressione alla punta e di tensione laterale locale
sono eseguite localmente ed in modo fra loro indipendente con trasduttori elettrici che inviano un segnale alla centralina posta in superficie.
Un inclinometro alloggiato nelle aste permette di misurare la deviazione dalla verticale e
di correggerne gli errori conseguenti. La frequenza delle misure pu essere anche molto
ridotta, tipicamente ogni 2-5cm, e i dati sono direttamente acquisiti in forma numerica e
rappresentati graficamente anche durante lesecuzione della prova. I limiti del penetrometro a punta elettrica risiedono nel maggiore costo dello strumento, e negli errori derivanti
dalle componenti elettroniche (non linearit e isteresi delle celle di pressione, sensibilit
alle variazioni di temperatura, calibrazione).
La resistenza penetrometrica di punta offerta da un terreno sabbioso , di norma, nettamente superiore alla resistenza offerta da terreni argillosi di media e bassa consistenza.
Pertanto molte volte il solo esame del profilo di qc pu dare una prima idea della successione stratigrafica5. Tuttavia le migliori correlazioni proposte per lindividuazione della
natura del terreno attraversato fanno uso, oltre che della resistenza di punta, qc, anche della resistenza dattrito laterale, fs.
In particolare la carta di classificazione pi accreditata per il penetrometro statico meccanico quella di Schmertmann (1978), rappresentata in Figura 12.18, che ha in ascissa il
rapporto adimensionale:
fs
100
(Eq. 12.12)
qc
detto rapporto dattrito o di frizione o delle resistenze, in scala naturale, ed in ordinata
la resistenza di punta qc [FL-2] in scala logaritmica
Rf =
Per il penetrometro elettrico si pu fare riferimento alla carta di Robertson (1990), rappresentata in Figura 12.19, che ha in ascissa il rapporto dattrito normalizzato:
fs
F=
100
(Eq. 12.13)
q c v0
5
In effetti i penetrometri statici di prima generazione, ormai non pi in uso, non avevano il manicotto
dattrito e veniva misurata solo la resistenza di punta.
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v0
entrambe le variabili in scala logaritmica.
(Eq. 12.14)
I campi in cui diviso il grafico di Figura 12.19 sono contraddistinti da numeri cui corrispondono i seguenti tipi di terreno:
1. Terreno sensitivo a grana fine.
2. Terreno organico, torba.
3. Argille. Da argille ad argille limose.
4. Limi. Da limi argillosi a argille limose.
5. Sabbie. Da sabbie limose a limi sabbiosi.
6. Sabbie. Da sabbie pulite a sabbie limose.
7. Da sabbie ghiaiose a sabbie.
8. Da sabbie molto dense a sabbie argillose fortemente sovraconsolidate o cementate.
9. Materiali fini granulari molto duri, fortemente sovraconsolidati o cementati.
opportuno che linterpretazione stratigrafica delle prove CPT sia avvalorata dal confronto con profili stratigrafici direttamente ottenuti mediante sondaggi eseguiti nellarea
di indagine.
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Figura 12.19: Carta di classificazione per il penetrometro statico elettrico (Robertson, 1990)
Lavanzamento del penetrometro statico in terreni sabbiosi avviene generalmente6 in condizioni drenate, ed quindi possibile interpretarne i risultati in termini di tensioni efficaci.
Per la stima dei parametri geotecnici dei terreni sabbiosi si utilizza comunemente la densit relativa, come parametro intermedio, sebbene sia stato dimostrato che anche la compressibilit della sabbia (che dipende dalla mineralogia) e lo stato di tensione in sito (che
dipende dalla profondit, dal rapporto di sovraconsolidazione e dallet del deposito) siano fattori molto influenti sulla resistenza penetrometrica di punta.
Le correlazioni fra resistenza penetrometrica e densit relativa dei terreni sabbiosi sono
state studiate con prove di laboratorio in camera di calibrazione7.
Una delle correlazioni pi note e utilizzate, valida per sabbie silicee, non cementate, di recente deposizione, normalmente consolidate, la seguente:
q
c
Dr = 98 + 66 log
' 0,5
v 0
( )
(Eq. 12.15)
In sabbie fini e/o limose molto addensate possono talora crearsi sovrapressioni interstiziali negative per
effetto della dilatanza
7
La camera di calibrazione unapparecchiatura di laboratorio molto costosa e sofisticata che consiste in
una cella triassiale di grandi dimensioni, in cui possibile eseguire prove geotecniche in sito di vario tipo,
con strumenti in vera grandezza e in condizioni al contorno controllate.
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qc
1
ln
C2
C 0 '
( )
C1
(Eq. 12.16)
in cui
C0, C1 e C2 sono costanti, qc la resistenza
penetrometrica di punta (espressa in kPa), e
(espressa anchessa in kPa) la tensione
efficace (verticale o media) alla profondit
della misura.
In particolare per sabbie silicee moderataFigura 12.20 - Stima della densit relativa con mente compressibili, normalmente consolilEq. 12.14
date, di recente deposizione e non cementate, per le quali di assume K0=0,45, le costanti valgono:
C1=0,55
C2=2,41
C0=157
e la tensione efficace di riferimento quella verticale ( = v0).
Per sabbie sovraconsolidate, per le quali occorre stimare preventivamente K0, le costanti
valgono:
C0=181
C1=0,55
C2=2,61
e la tensione efficace di riferimento quella media ( = m = (v0 + 2 h0)/3).
Le due relazioni derivate dallEq. 12.16 sono graficamente rappresentate nelle Figure
12.21 e 12.22.
Figura 12.21 - Stima della densit relativa con Figura 12.22 - Stima della densit relativa con
lEq. 12.16 (terreni NC)
lEq. 12.16 (terreni OC)
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q c
'
v 0
(Eq. 12.17)
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(Eq. 12.20)
q
(Eq. 12.21)
OCR = 0,37 c ' v 0
v0
in cui 'v0 la tensione geostatica verticale efficace alla profondit della misura di qc.
M =
2,3 (1 + e) v'
1
=
= qc
mv
Cc
3<<8
2<<5
1 < < 2,5
3<<6
1<<3
2<<6
2<<8
1,5 < < 4
1 < < 1,5
0,4 < < 1
La pressione interstiziale misurata con il piezocono si indica con il simbolo u1, u2 o u3 a seconda della posizione del filtro. Se il filtro posizionato alla base del cono, come pi frequente, la pressione interstiziale
indicata con il simbolo u2.
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La possibilit di misurare la pressione interstiziale ha considerevolmente aumentato la capacit interpretativa della prova nei terreni saturi sotto
falda. Infatti durante la penetrazione
alla velocit di 2cm/sec, nei terreni
sabbiosi e permeabili la rottura avviene in condizioni drenate, senza
sensibili variazioni della pressione
interstiziale, e quindi la pressione
misurata dal piezometro coincide
con quella in sito (u2 = u0), mentre
nei terreni a grana fine e poco permeabili, si generano sovrapressioni
interstiziali, u, e quindi viene misurata la pressione u2 = u0 + u
Poich inoltre la sensibilit dello
strumento alla variazione delle pressioni interstiziali molto alta in
quanto non risente di effetti di scala,
possibile identificare anche sottili
livelli di terreno a permeabilit differente, la cui presenza pu essere
decisiva nella stima dei tempi di
consolidazione.
In Figura 12.25 sono rappresentati i
Figura 12.24 Punta di un piezocono
profili delle misure eseguite durante
una prova con piezocono.
Per linterpretazione della prova occorre utilizzare la resistenza di punta corretta, qt, che
tiene conto della differenza tra larea della punta, Ac, e larea della parte del cono che agisce direttamente sulla cella di carico, An. Il valore di qt dato dallequazione:
(Eq. 12.23)
q t = q c + u 2 (1 a )
con a = An/Ac.
Il valore del rapporto delle aree, a, si determina sperimentalmente per ogni piezocono ed
in genere compreso tra 0,55 e 0,9.
Si definisce rapporto delle pressioni interstiziali il parametro:
u
q t v0
in cui v0 rappresenta la tensione verticale totale presente in sito.
Bq =
(Eq. 12.24)
Capitolo 12
INDAGINI IN SITO
Capitolo 12
INDAGINI IN SITO
t
, ove ch il coefficiente di consolidazione orizzontale, t il tempo ed R
R2
il raggio delle aste del piezocono. La curva (u(t)/u0) - T dipende dal tipo di piezocono e dalla posizione del filtro. Per il piezocono con angolo di apertura 60 e
filtro alla base del cono le coordinate di alcuni punti della curva teorica sono le
seguenti:
T = ch
u(t)/u0
T
0,80
0,44
0,60
1,90
0,50
3,65
0,40
6,50
0,20
27,0
221
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Capitolo 12
INDAGINI IN SITO
dispositivo di spinta del penetrometro statico, di un sistema di aste che termina in una lama dacciaio di forma e dimensioni standardizzate, al cui centro posizionata una membrana piana di forma circolare.
Ogni 20 cm di penetrazione lo strumento arrestato per la determinazione degli indici
della prova. Essa consiste nellimmissione, attraverso un cavo pneumatico interno alle aste, di un gas in pressione che determina lespansione della membrana.
Si registrano due valori di pressione: la pressione p0, che corrisponde allinizio
dellespansione della membrana contro il terreno, e la pressione p1 che corrisponde ad
uno spostamento del centro della membrana di 1,1mm.
I due valori di pressione misurati, p0 e p1, unitamente ai valori di tensione verticale efficace, v0, e di pressione interstiziale in sito, u0, alla profondit della prova, consentono di
calcolare i seguenti parametri:
p p0
ID = 1
Eq. (12.27)
Indice del materiale
p0 u 0
p0 u 0
Eq. (12.28)
Indice di tensione orizzontale K D =
'
v0
E D = 34,7 ( p1 p 0 )
Modulo dilatometrico
Eq. (12.29)
La classificazione del terreno, la consistenza dei terreni a grana fine e la densit dei terreni a grana grossa, si ottengono dal grafico di Figura 12.28, nel quale riportato in ascissa
lindice del materiale e in ordinata il modulo edometrico.
Le correlazioni empiriche proposte da Marchetti per la stima delle propriet geotecniche
sono le seguenti:
Coefficiente di spinta a riposo, K0
per
ID < 1,2
0 , 47
KD
K 0, DMT =
0,6
1,5
(Eq. 12.30)
(Eq. 12.31)
(Eq. 12.32)
(Eq. 12.33)
222
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Capitolo 12
INDAGINI IN SITO
Figura 12.28 Carta per il riconoscimento stratigrafico e la classificazione dei terreni con il dilatometro di Marchetti
Modulo edometrico, M
M DMT = RM E D
I D 0,6
ID 3
0,6 < I D < 3
se K D > 10
se RM < 0,85
(Eq. 12.34)
RM = 0,14 + 2,36 log K D
RM = 0,5 + 2 log K D
RM = RM 0 + (2,5 RM 0 ) log K D
223
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Capitolo 12
INDAGINI IN SITO
Capitolo 13
CAPITOLO 13
SPINTA DELLE TERRE
La determinazione della spinta esercitata dal terreno contro unopera di sostegno un
problema classico di ingegneria geotecnica che, ancora oggi, nonostante lenorme ampliamento delle conoscenze, viene affrontato utilizzando due teorie storiche, opportunamente modificate e integrate alla luce del principio delle tensioni efficaci: la teoria di
Rankine (1857) e la teoria di Coulomb (1776). Entrambi i metodi assumono superfici di
scorrimento piane, ma per effetto dellattrito fra la parete e il terreno, le reali superfici di
scorrimento sono in parte curvilinee, ed risultati che si ottengono applicando i metodi
classici, specie per le condizioni di spinta passiva (resistente) sono spesso non cautelativi.
pertanto opportuno riferirsi, almeno per il calcolo della spinta passiva, al metodo di Caquot e Krisel (1948) che il pi noto e applicato metodo fra quelli che assumono superfici di scorrimento curvilinee.
225
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Capitolo 13
Per la stima del coefficiente di spinta a riposo, K0, sono state proposte diverse equazioni empiriche, come
gi visto nel Capitolo 3, le pi note e utilizzate delle quali sono:
per terreni NC:
K 0 ( NC) (1 sen')
226
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Capitolo 13
'
h0
z dz
(Eq. 13.3)
2
H
S0
3
che corrisponde alla profondit del baricentro dellarea triangolare del diagramma di pressione orizzontale di altezza H e base K0 H.
Supponiamo ora di allontanare gradualmente le due pareti (Figura 13.4). Nel punto A
permangono condizioni di simmetria, per cui le tensioni verticale ed orizzontali sono ancora principali. La tensione verticale v0 = Z non varia, mentre la tensione orizzontale
efficace si riduce progressivamente.
Z0 =
h0
h0
Z 0 = 2/3 H
v0
ha
S0
K 0 H
K 0 H
Il cerchio di Mohr, rappresentativo dello stato tensionale in A, si modifica di conseguenza: la tensione principale maggiore 1 = v0 rimane costante, mentre la tensione principale minore 3 si riduce progressivamente dal valore iniziale h0 al valore minimo compatibile con lequilibrio, ha, detta tensione limite attiva, che corrisponde alla tensione
principale minore del cerchio di Mohr tangente alla retta di inviluppo a rottura (Figura
13.5).
Il raggio del cerchio di Mohr dello
/4+/2
stato di tensione limite attiva R =
(v0-ha), ed il centro ad una di
stanza dallorigine OC =
(v0+ha).
Cerchio A
Considerando il triangolo rettangolo
Cerchio O
F
f
OFC (Figura 13.5), si ha:
R
R = FC = OC sen '
1
1
v' 0 ha' = v' 0 + ha' sen '
2
2
ha
h0
v0
227
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Capitolo 13
ha' =
(Eq. 13.4)
'ha = K A 'vo
(Eq. 13.5)
La tensione tangenziale critica, il cui valore f lordinata del punto F di tangenza del
cerchio di Mohr con la retta di inviluppo a rottura, agisce su un piano che forma un ango '
lo di + con la direzione orizzontale (Figura 13.5).In condizioni di rottura per rag4 2
giungimento dello stato di equilibrio limite inferiore (spinta attiva), il terreno inizia a
scorrere lungo questi piani (Figura 13.6).
v0
/4+/2
/4+/2
Z
ha
SA =
0
'
hA
1
dz = H 2 K A
2
ha
(Eq.
13.6)
Z A= 2/3 H
H
SA
Capitolo 13
2
H = Z0
3
ZA =
(Eq. 13.7)
hp
v0
A
1 + sen' '
v 0 = K P 'vo
1 sen'
(Eq. 13.8)
Il rapporto:
detto coefficiente di spinta passiva.
1 + sen'
' 1
KP =
= tan 2 + =
1 sen'
4 2 KA
(Eq. 13.9)
lo di
'
con la direzione oriz2
/4-/2
f
Cerchio P
Cerchio O
zontale (Figura 13.9). In condizioni
di rottura per raggiungimento dello
stato di equilibrio limite superiore
O
C
h0
v0 C
hp
(spinta passiva), il terreno inizia a
scorrere lungo questi piani (Figura Figura 13.9 Stato tensionale passivo (limite superiore)
13.10).
La spinta orizzontale SP presente sui lati interni di ciascuna parete ideale dal piano di
campagna fino ad una generica profondit H (Figura 13.11), vale:
S P = 'hP dZ =
0
1
H2 KP
2
(Eq. 13.10)
229
Capitolo 13
v0
/4 - /2
/4 - /2
hp
hp
Z P= 2/3 H
H
A
SP
KP H
Figura 13.11 Diagramma delle tensioni efficaci orizzontali in condizione di spinta passiva
Poich anche in questo caso il diagramma di pressione orizzontale triangolare la profondit ZP della retta di applicazione di SP, vale:
2
H = Z0
3
ZP =
(Eq. 13.11)
I coefficienti di spinta attiva, KA, e passiva, KP, rappresentano i valori limite, rispettivamente inferiore e superiore, del rapporto tra le tensioni efficaci orizzontale e verticale:
KA
'h
'v 0
KP
(Eq. 13.12)
In particolare il valore del coefficiente di spinta a riposo, K0, compreso tra il valore di
KA e quello di KP.2
2
Utilizzando per la stima di K0 le equazioni empiriche viste in precedenza si pu constatare che i valori di
K0 sono molto pi prossimi al limite inferiore KA che al limite superiore KP.
A titolo di esempio per = 30 si stima: KA = 0,333; K0 = 0,5; KP = 3
230
Capitolo 13
13.1.1 Osservazioni sperimentali sulleffetto del movimento della parete sul diagramma
di pressione orizzontale
Passiva
Kp
Attiva
Passiva
Kp
Pressione orizzontale
Pressione orizzontale
Passiva
Attiva
Ka K0
Pressione orizzontale
Attiva
231
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Capitolo 13
Tabella 13.1: Entit delle rotazioni della parete per raggiungere la rottura (con riferimento ai
simboli di Figura 13.13)
Terreno
Rotazione Y / H
Decompressione
(Stato attivo)
0,001
0,004
0,010
0,020
Incoerente denso
Incoerente sciolto
Coesivo consistente
Coesivo molle
Compressione
(Stato passivo)
0,020
0,060
0,020
0,040
S
S
W
Q
= Z sencos
n = Z cos
Figura 13.14 Condizione di equilibrio in Figura 13.15 Stato di tensione sul piano alla base
un semispazio omogeneo, incoerente e a- del concio
sciutto delimitato da una superficie piana e
inclinata
232
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Capitolo 13
Il segmento OQ = Z cos = v0 rappresenta la tensione verticale sul piano alla base del
concio.
Tutti i cerchi di Mohr passanti per il punto Q e sottostanti alla retta di inviluppo a rottura
di equazione = tan rappresentano stati di tensione alla profondit Z compatibili con
lequilibrio.
Lo stato di tensione limite inferiore (attivo) e lo stato di tensione limite superiore (passivo) alla profondit Z sono rappresentati dai cerchi A e P di Figura 13.16.
Cerchio P
Cerchio A
A
O
Q
B
I segmenti OA e OP (essendo A e P il polo dei relativi cerchi) sono rispettivamente il valore minimo, in condizioni di spinta attiva, ed il valore massimo, in condizioni di spinta
passiva, della tensione, inclinata dellangolo sullorizzontale, agente sulla superficie
verticale alla profondit Z (il piano verticale non principale, su di esso insistono una
tensione normale ed una tensione tangenziale).
Le spinte attiva, SA, e passiva, SP, sono le forze limite di equilibrio agenti su una parete
verticale e inclinate dellangolo rispetto allorizzontale, corrispondenti alle rispettive aree dei diagrammi di pressione.
Si consideri il cerchio A:
a' = OA = OB AB
OQ = Z cos = OB + BQ
= OB + AB
OB AB
Z cos
OB + AB
OB = OC cos
AC = EC = R = OC sen '
a' =
BC = OC sen
AB = AC2 BC 2 =
2
2
2
2
cos cos cos '
Z cos
=
cos + cos 2 cos ' 2
a' =
Z cos =
233
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Capitolo 13
Da cui:
a' = K A ' v 0
(Eq. 13.13)
essendo:
cos cos 2 cos ' 2
KA =
cos + cos 2 cos ' 2
(Eq. 13.14)
La spinta attiva, dal piano di campagna fino alla profondit Z, data da:
S A = cos
Z2
KA
2
(Eq. 13.15)
KP =
cos cos 2 cos '2
(Eq. 13.17)
F
R
c
O
c
tan
1 + 3
2
234
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Capitolo 13
'
'
'h ,a = Z tan 2 2 c' tan = Z K A 2 c' K A
(Eq. 13.23)
4 2
4 2
Poich il terreno non ha resistenza a trazione, lequazione soprascritta valida per Z > Zc,
essendo Zc la profondit critica per la quale risulta ha = 0:
2 c'
Zc =
(Eq. 13.24)
KA
mentre per Z < Zc si assume h = 0.
Per il calcolo della spinta attiva e della profondit di applicazione si fa riferimento al diagramma di Figura 13.183.
In condizioni di spinta passiva, quando la tensione orizzontale corrisponde alla tensione
principale maggiore e la tensione verticale a quella minore, si ha:
'
'
'h ,p = Z tan 2 + + 2 c' tan + = Z K P + 2 c' K P
(Eq. 13.25)
4 2
4 2
Per il calcolo della spinta passiva e della profondit di applicazione si fa riferimento al
diagramma di Figura 13.19:
1
S P ( Z ) = S P ,1 + S P , 2 = 2 c' K P Z + Z 2 K P
(Eq. 13.26)
2
2
Z
S P ,1 + S P , 2 Z
(Eq. 13.27)
2
3
Z (S P ) =
S P (Z )
2 c K a
2 c K p
ZC =
2/3 (Z - Z C )
2c
SW
Ka
Z/2
2/3 Z
w c
SP,1
SP,2
SA
(Z)
(Z)
ha
hp
Figura 13.18 Diagramma di spinta attiva in Figura 13.19 Diagramma di spinta passiva in
un terreno dotato di coesione e attrito
un terreno dotato di coesione e attrito
Nella fascia di spessore Zc il terreno sar interessato da fessure verticali di trazione che possono riempirsi
di acqua, ad esempio per la pioggia. Si tiene conto di tale possibilit considerando, per il calcolo della spinta, anche un triangolo di pressione idrostatica di altezza Zc e base w Zc.
235
Capitolo 13
v0
h,p
h,a
per determinare la spinta attiva e
passiva bisogna applicare il criterio di rottura di Mohr-Coulomb
(Eq. 13.20) in termini di tensioni
Figura 13.20 Stati pensionali limite attivo e passivo
totali ( = 0, c = cu) e la tensione per un terreno coesivo in condizioni non drenate
limite attiva e passiva diventano
rispettivamente (Figura 13.20):
ha = v 0 2c u
(Eq. 13.28)
f
hp = v 0 + 2c u
(Eq. 13.29)
ha
H1
H2
(Z
i-1
Hi
ha
i-1
hp
(Z
hp
i-1
SA,i
SP,,i
(Z )
i+1
ha
(Z )
hp
236
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Capitolo 13
La tensione verticale agente al tetto dello strato i-esimo, alla profondit Zi-1, vale:
i 1
v' 0 ( Zi1 ) = j H j
(Eq. 13.30)
j=1
La tensione verticale agente alla base dello strato i-esimo, alla profondit Zi, vale:
'v 0 ( Z i ) = 'v 0 ( Z i 1 ) + i H i
(Eq. 13.31)
Il diagramma delle pressioni orizzontali in condizioni di spinta attiva un trapezio avente:
altezza
Hi,
'ha ( Z i 1 ) = 'v 0 ( Z i 1 ) K A ,i 2 c i' K A ,i 0 ,
base minore
e base maggiore
In entrambi i casi, nelle zone non compresse in direzione orizzontale si dovr tenere conto della spinta esercitata dallacqua di percolazione.
237
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Capitolo 13
Per determinare il valore della spinta attiva, PA, limite inferiore dellequilibrio, supponiamo di traslare gradualmente la parete verso lesterno fino a produrre la rottura del terreno. La rottura si manifesta, nellipotesi di Coulomb, con il distacco di un cuneo di terreno ABC che scorre verso lesterno e verso il basso su una superficie di rottura piana e inclinata di un angolo sullorizzontale, incognito (Figura 13.22). Il cuneo ABC trasla nella posizione ABC.
In condizioni di equilibrio limite le forze che agiscono sul cuneo, rappresentate nel poligono delle forze di Figura 13.23, sono:
1
- il peso proprio W = H 2 cot , che agisce in direzione verticale,
2
- la risultante R delle tensioni normali e tangenziali sulla superficie di scorrimento, che
inclinata di un angolo rispetto alla normale alla superficie AC, con componente tangente diretta verso lalto, ovvero tale da opporsi al movimento incipiente del cuneo,
- e la spinta attiva PA, che agisce in direzione orizzontale per lipotesi di assenza di attrito tra parete e terreno.
H
tan
B
PA
PA
R
R
Per lequilibrio :
1
H 2 cot tan ( ') = f ()
(Eq. 13.32)
2
Per determinare il valore di che corrisponde alla condizione di equilibrio limite attivo,
crit, e quindi PA, occorre fare la ricerca di massimo5 della funzione f(), che pu essere
P
condotta per via grafica o numerica, imponendo la condizione: A = 0 .
PA = W tan( ' ) =
Si tratta di una ricerca di massimo (e non di minimo) della funzione f(), poich si ricerca il valore di
corrispondente al cuneo critico, ovvero al cuneo che richiede il valore pi alto di PA per lequilibrio limite
inferiore. Se si immagina, partendo ad esempio dalla condizione a riposo, di ridurre progressivamente la
forza P, quando si perviene al valore PA si manifesta la rottura con la formazione del cuneo inclinato
dellangolo crit sullorizzontale.
238
Capitolo 13
(Eq. 13.33)
(Eq. 13.34)
Analogamente, per determinare il valore della spinta passiva, PP, limite superiore
dellequilibrio, supponiamo di traslare gradualmente la parete verso linterno fino a produrre la rottura del terreno. La rottura si manifesta, nellipotesi di Coulomb, con il distacco di un cuneo di terreno ABC che scorre verso linterno e verso lalto su una superficie
di rottura piana e inclinata di un angolo sullorizzontale, incognito (Figura 13.24). Il
cuneo ABC trasla nella posizione ABC.
In condizioni di equilibrio limite le forze che agiscono sul cuneo, rappresentate nel poligono delle forze di Figura 13.25, sono:
H
tan
B
W
H
PP
PP
A
A
1
H 2 cot , che agisce in direzione verticale,
2
la risultante R delle tensioni normali e tangenziali sulla superficie di scorrimento, che
inclinata di un angolo rispetto alla normale alla superficie AC, con componente
tangente diretta verso il basso, ovvero tale da opporsi al movimento incipiente del cuneo,
- e la spinta attiva PP, che agisce in direzione orizzontale per lipotesi di assenza di attrito tra parete e terreno.
il peso proprio W =
Per lequilibrio :
PP = W tan( + ' ) =
1
H 2 cot tan ( + ') = f ()
2
239
(Eq. 13.35)
Capitolo 13
Per determinare il valore di che corrisponde alla condizione di equilibrio limite passivo,
crit, e quindi Pp, occorre fare la ricerca di minimo della funzione f(), che pu essere
P
condotta per via grafica o numerica, imponendo la condizione: P = 0 .
PA
R
Si considerino, ad esempio gli
schemi delle Figure 13.26 e 13.27,
PP
Figura 13.27 Cuneo di spinta passiva di Coulomb (terrapieno e parete inclinati, presenza di attrito tra terreno e muro, terreno incoerente)
240
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Capitolo 13
(Eq. 13.39)
sen ( + ') sen ( ' )
2
cos cos( + ) 1 +
cos( + ) cos( )
cos( ) cos( )
(Eq. 13.40)
(Eq. 13.41)
PA
Zc
W
C
Ca F
Ca
PA
C = c BC
CA= ca BC
Figura 13.28 Cuneo di spinta attiva di Coulomb (terrapieno e parete inclinati,presenza di attrito tra terreno e muro, terreno coesivo)e poligono delle forze
6
Come gi detto, nelle fessure di trazione pu infiltrarsi acqua di percolazione, per cui opportuno considerare anche la conseguente spinta idrostatica aggiuntiva.
241
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Capitolo 13
Zc
Linea di Culmann
Ca
C
Diagramma delle forze
A A
/4 - /2
b)
A A
/2+
/4 + /2
/2 -
H/3
B
PP
PA
H/3
B
Figura 13.30 Effetto dellattrito parete-terreno sulla forma della superficie di scorrimento, nel
caso di spinta passiva (a) e attiva (b)
242
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Capitolo 13
a) spinta passiva, con movimento del cuneo di terreno verso linterno e verso lalto rispetto al movimento del muro ( < 0).
b) spinta attiva, con movimento del cuneo di terreno verso lesterno e verso il basso rispetto al movimento del muro ( > 0);
I casi a) e b) possono essere confrontati con le soluzioni di Coulomb per la spinta attiva e
passiva.
La soluzione fu ottenuta per via nume+
rica da Caquot e Krisel (1948) accoppiando le teorie di Rankine e di Boussinesq, ed riportata in grafici e tabelle
in termini di coefficienti di spinta al
variare degli angoli di resistenza al taglio , di attrito parete-terreno , di
inclinazione della parete rispetto alla +
+
verticale , e di inclinazione del piano
che delimita il terrapieno rispetto
allorizzontale , con la convenzione
sui segni indicata in Figura 13.31.
Figura 13.31 Convenzione sui segni delle variabili angolari nelle Tabelle di Caquot and Krisel
||
KA
KP
30
0,31
6,56
20
0,30
5,25
10
0,30
4,02
0
0,33
3,00
243
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Capitolo 13
-30
0,232
0,84
KA
KP
-18
0,257
2,85
0
0,308
6,56
+18
0,409
11,8
+30
0,866
16,1
naturale declivio.
In condizioni di spinta passiva, il coefficiente KP cresce molto rapidamente quando
'
, corrispondente allinclinazione dei piani di
2
le. A titolo di esempio, in Tabella 13.4 sono riportati i valori dei coefficienti di spinta KA
e KP al variare di per = 0, = 30, = + in condizioni di spinta attiva e = - in
condizioni di spinta passiva.
Tabella 13.4 - Soluzione di Caquot e Krisel: coefficienti di spinta KA e KP al variare di per
=30, = 0, = + in condizioni di spinta attiva e = - in condizioni di spinta passiva.
KA
KP
60
0,8
45
1,65
30
0,5
2,80
15
0,412
4,4
0
0,308
6,56
-15
0,203
9,5
-30
0,109
13,6
-45
0,039
19,2
-60
0
27
-90
52
Capitolo 13
5
0,81
1,26
10
0,65
1,66
15
0,53
2,20
20
0,44
3,04
25
0,37
4,26
30
0,31
6,56
35
0,26
10,7
40
0,22
18,2
45
0,19
35,0
50
0,16
75,0
2
=
' 3
0,81
1,24
0,66
1,59
0,54
2,06
0,44
2,72
0,36
3,61
0,30
5,25
0,25
8,00
0,20
12,8
0,16
21,0
0,13
41,0
1
=
' 3
0,82
1,22
0,67
1,52
0,56
1,89
0,45
2,38
0,37
3,03
0,30
4,02
0,25
5,55
0,20
8,10
0,16
12,0
0,13
19,0
=0
'
0,84
1,19
0,70
1,42
0,59
1,70
0,49
2,04
0,41
2,46
0,33
3,00
0,27
3,70
0,22
4,60
0,17
5,80
0,13
7,50
=1
'
Capitolo 13
pressione solo positiva, ovvero maggiore della pressione atmosferica. Si assume che
lacqua presente nei terreni sopra falda sia a pressione zero).
Se un terreno anche solo parzialmente sotto falda, la spinta totale esercitata contro una
parete sar somma di due forze: la prima forza la spinta esercitata dal terreno, valutata
con le formule sopra citate, utilizzando le tensioni verticali efficaci7, la seconda forza la
spinta esercitata dallacqua interstiziale. Questultima si calcola integrando il diagramma
delle pressioni interstiziali.
La presenza di acqua in pressione
contro una parete di sostegno del
Z
w
terreno determina un forte incremento della spinta totale, pertanto,
1 (Zw + 2Z)
ove possibile, sempre opportuno
Z
3
realizzare opere di drenaggio a tergo
dellopera allo scopo di abbattere il
livello di falda.
Sw
u ( Z) = 0
per
Z < Zw
u ( Z) = w ( Z Z w )
per
Z Zw
1
2
w (Z Z w )
(Eq. 13.43)
2
1
1
Z(Sw ) = Z ( Z Z w ) = (2Z + Z w )
(Eq. 13.44)
3
3
Se vi differenza tra il livello dellacqua a monte e a valle dellopera di sostegno, e vi
filtrazione sotto e intorno alla parete, la pressione interstiziale dovrebbe essere determinata in base al reticolo idrodinamico, come descritto nel Capitolo 4. Tuttavia, nel caso di
terreno omogeneo, un approccio ragionevole e semplificato consiste nellassumere che il
carico idraulico vari linearmente come mostrato in Figura 13.33. La differenza di carico
piezometrico tra monte e valle :
h = (h + k j),
S w ( Z) =
il percorso di filtrazione
L = (h + d j) + (d k) = (h + 2d j k),
il gradiente idraulico :
i = h/L = (h + k j) / (h + 2d j k)
(Eq. 13.45)
Le tensioni verticali efficaci, per il principio delle tensioni efficaci, si ottengono sottraendo le tensioni interstiziali alle tensioni verticali totali.
246
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Capitolo 13
j
h
k
d
Percorso di
filtrazione
ub
ub
Pressione dellacqua netta
Figura 13.33 Schema semplificato della pressione dellacqua su una parete in presenza di filtrazione
Nel tratto di monte del percorso la filtrazione discendente e comporta una riduzione della pressione interstiziale rispetto alla condizione idrostatica. Nel tratto di valle la filtrazione ascendente e comporta un aumento della pressione interstiziale rispetto alla condizione idrostatica. Al piede della parete (supponendo che il suo spessore sia trascurabile
rispetto alla lunghezza del percorso di filtrazione) la pressione interstiziale vale:
u b = w (h + d j) (1 i) = w (d k ) (1 + i)
(Eq. 13.46)
13.5 Incremento della spinta attiva dovuta a carichi applicati sul terrapieno
13.5.1 Pressione verticale uniforme ed infinitamente estesa sulla superficie del deposito.
Una pressione q verticale, uniforme ed infinitamente estesa sulla superficie di un deposito
delimitato da un piano orizzontale produce in ogni punto del semispazio un incremento
costante della tensione verticale v0 = q ed un incremento costante della tensione orizzontale h = K q (Figura 13.34), avendo indicato con K il coefficiente di spinta che, a
seconda dello stato di deformazione orizzontale, assume valori compresi tra KA e KP. Ne
consegue che:
- le tensioni verticale ed orizzontali continuano ad essere le tensioni principali,
- il diagramma delle tensioni orizzontali trapezio,
- la spinta orizzontale S presente su una parete ideale dal piano di campagna fino ad una
generica profondit H, larea del diagramma di pressione orizzontale e pu essere
247
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Capitolo 13
calcolata come somma dellarea rettangolare di base Kq e altezza H, e dellarea triangolare di base K H e altezza H:
S = S(q ) + S( ) = K q H +
1
K H2
2
(Eq. 11.47)
- la profondit della retta di applicazione della componente S(q) H/2, la profondit della retta di applicazione di S() 2H/3, dunque la profondit della retta di azione di S :
Z(S) =
S(q)
H
2
+ S( ) H
2
3
S
(Eq. 11.48)
v0
Kq Z
Capitolo 13
Valori di n = z/H
sumere come diagramma di pressione orizzontale sul muro quello indicato in Figura
13.36.
Carico lineare
Carico
puntiforme
Valori di h (H/Q L)
Valori di h (H /Q )
P
Carico lineare Q L
Carico puntiforme Q
Per
Per
Per
Risultante
Per
Sezione a - a
Diagramma delle pressioni relativo al caso
di carico puntiforme Q
P
(equazione di Boussinesq
modificata sperimentalmente)
Figura 13.35 Pressioni orizzontali su una parete in condizioni di spinta attiva dovute a carichi
concentrati sulla superficie orizzontale del terrapieno
La profondit critica :
Zc = K A
2p
(Eq. 13.49)
249
Capitolo 13
Il valore del carico p, dipende dai mezzi impiegati per il costipamento, e in particolare dal
peso statico e dalle dimensioni del rullo, e dalla eventuale azione vibratoria che si assume
equivalente ad un incremento di peso.
h
Zc
hp= KP v
hc
ha= KAv
Z
Figura 13.36 Effetto del costipamento sul diagramma di spinta attiva
250
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Capitolo 14
OPERE DI SOSTEGNO
CAPITOLO 14
OPERE DI SOSTEGNO
14.1 Introduzione
Esiste una grande variet di strutture utilizzate per sostenere il terreno e/o lacqua sia per
lavori temporanei che per opere definitive.
In questa sede esamineremo brevemente gli usuali criteri di dimensionamento, progettazione e verifica geotecnica di:
1. opere di sostegno a gravit (muri, gabbionate, crib walls) e in cemento armato (muri a
mensola, muri a contrafforti e speroni);
2. terra armata;
3. paratie (palancole e diaframmi);
4. strutture di sostegno di scavi e trincee.
La principale differenza fra i muri (di ogni tipo) e le paratie, consiste nel meccanismo di
trasmissione, attraverso lopera di sostegno, della spinta esercitata dal terreno sostenuto al
terreno di fondazione. Nel primo caso la trasmissione avviene attraverso la struttura di
fondazione dellopera di sostegno. Nel secondo caso essa assicurata dal prolungamento
della parete nel terreno di fondazione, e dal sistema equilibrato di spinte e contro spinte
che viene a determinarsi.
Unaltra importante differenza consiste nel fatto che il terreno sostenuto dai muri di riporto, mentre il terreno sostenuto dalle paratie spesso il terreno naturale.
Inoltre i muri di sostegno sono in genere opere definitive, mentre le paratie, e specialmente le palancole, sono spesso opere provvisionali.
Piattaforma
Terrazzamento
provvisorio
Terreno di
riempimento
Terrazzamento
provvisorio
251
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Capitolo 14
OPERE DI SOSTEGNO
In entrambi i casi, occorre prima procedere ad uno sbancamento, per liberare lo spazio
ove costruire il muro, poi costruire il muro propriamente detto, e infine porre in opera il
terreno di riempimento a tergo con le eventuali opere di drenaggio.
La realizzazione di un muro di sostegno modifica le condizioni di equilibrio generale del
pendio, e tali modifiche possono condurre ad una instabilit generale o localizzata.
Nel caso dei muri in sterro, pu determinarsi la rottura localizzata del ripido pendio a
monte che si crea con i lavori di sbancamento preliminari. Per limitare tale rischio opportuno prevedere una realizzazione per brevi tratti.
Nel caso dei muri in rilevato pu esservi il rischio di una rottura generale profonda o superficiale del pendio dovuta al sovraccarico costituito dal peso del terreno di riporto messo in opera (Figura 14.2). Le verifiche di stabilit dellinsieme muro-terreno sono eseguite
con i metodi illustrati al Capitolo 18 (Stabilit dei pendii).
a)
Sovraccarico
b)
Sovraccarico
Scavo
Terreno a minore
resistenza
Figura 14.2: Rotture di pendio conseguenti alla realizzazione di un muro di sostegno: profonda
(a) e superficiale (b)
Capitolo 14
OPERE DI SOSTEGNO
Si ricorda che il momento alla sezione di incastro di una trave a mensola di luce l soggetta ad un carico
triangolare con valore massimo p=l allincastro vale Mi = l3/6.
253
Capitolo 14
OPERE DI SOSTEGNO
b)
a)
c)
Figura 14.4 - Geometria e proporzioni usuali dei muri di sostegno: a gravit (a), a mensola
(b), a contraffortie speroni (c).
Per limitare linfluenza sulla spinta del terreno naturale in sito dietro il muro ed il suo
riempimento, il pendio che si realizza con lo sbancamento deve avere debole pendenza.
Per ridurre, e possibilmente eliminare, la spinta esercitata dallacqua necessario prevedere un efficace sistema di drenaggio dietro lopera di sostegno. I sistemi di drenaggio pi
utilizzati sono (Figura 14.5):
-
Le acque di drenaggio che attraversano il muro possono essere convogliate in una canaletta al piede.
254
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Capitolo 14
OPERE DI SOSTEGNO
In casi particolarmente difficili pu essere necessario il drenaggio del pendio a monte con
un sistema di dreni sub-orizzontali.
Il sistema drenante pu essere ulteriormente migliorato con linerbimento del pendio, che
riduce lacqua di infiltrazione, e con la messa in opera di opportune specie vegetali a radici profonde che, per suzione, riducono il contenuto in acqua del terreno.
Fori di drenaggio
Terreno di
riempimento
Materiale
drenante
Terreno di
riempimento
Tappeto drenante
Argilla
Argilla
Canaletta al piede
Terreno di
riempimento
Terreno naturale
Capitolo 14
OPERE DI SOSTEGNO
che rendono le gabbionate particolarmente utili per la stabilizzazione dei pendii in frana e
per le opere di difesa dallerosione delle sponde dei corsi dacqua e delle coste.
Leconomia della struttura dipende dal costo di approvvigionamento del materiale di
riempimento.
I crib-walls sono muri a cassone, ottenuti assemblando elementi prefabbricati in cemento
armato (Figura 14.8). I cassoni sono riempiti con terreno incoerente e drenante (toutvenant di fiume o di cava), compattato a strati successivi. Gli elementi prefabbricati possono avere forma diversa (Figura 14.9).
a)
Terreno di
riempimento
b)
c)
Figura 14.9: Tipi di elementi prefabbricati per crib-walls: a) a doppia faccia; b) a coda di rondine; c)
di tipo chiuso
Capitolo 14
OPERE DI SOSTEGNO
Zona resistente
Terreno di
riempimento
Spaziatura
Paramento
esterno
Terreno
Lunghezza
Larghezza
RIPARTIZIONE DEGLI SFORZI DI TRAZIONE
- la zona attiva, prossima al paramento, in cui le tensioni tangenziali sono dirette verso il
paramento e il terreno tende a trascinare le armature; e
- la zona resistente, pi distante dal paramento e maggiormente estesa, in cui le tensioni
tangenziali sono dirette verso linterno ed il terreno tende a trattenere le armature.
Per il calcolo delle strutture in terra armata si fa riferimento allo schema di Figura 14.11.
Si assume che la pressione orizzontale vari linearmente con la profondit (Figura 14.11a).
Le corrispondenti forze di trazione nelle armature sono calcolate come indicato in Figura
14.11b.
257
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Capitolo 14
OPERE DI SOSTEGNO
45 +
Superficie potenziale
di scorrimento
dove
strato di base
H
i
La lunghezza delle armature deve essere tale che la porzione oltre la superficie di scorrimento potenziale sia sufficiente a garantire lancoraggio con un adeguato coefficiente di
sicurezza, la sezione delle armature deve essere dimensionata in base alla resistenza a trazione del materiale costituente. In genere la lunghezza delle armature dellordine di 0,8
volte laltezza dellopera.
Per la stabilit di insieme devono essere eseguite le stesse verifiche dei muri di sostegno.
La terra armata utilizzata non solo come opera di sostegno ma anche per la stabilizza258
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Capitolo 14
OPERE DI SOSTEGNO
14.5 Paratie
Le paratie sono pareti verticali parzialmente o interamente immerse nel terreno, che possono avere funzione idraulica, di sostegno del terreno, di fondazione profonda, o mista.
In questo paragrafo ci occuperemo di paratie con funzione di sostegno del terreno.
Le paratie con funzione di sostegno del terreno sono pareti verticali immorsate nel terreno, con quota diversa ai due lati della parete. Tale differenza di quota pu essere dovuta
ad uno scavo o ad un riporto. Nel primo caso la struttura interamente a contatto con terreno naturale, nel secondo caso il terreno di fondazione naturale e quello sostenuto di
riporto.
Il meccanismo di funzionamento delle paratie si basa sul fatto che lintensit della pressione mutua di contatto fra la parete e il terreno dipende dal movimento della parete, e
quindi dalle conseguenti deformazioni del terreno, come abbiamo visto al Capitolo 13
(Spinta delle terre). In condizioni di equilibrio, le azioni orizzontali, a monte e a valle
della struttura, hanno risultante di eguale intensit, verso opposto, e stessa retta dazione.
Nella risultante vanno comprese le eventuali forze concentrate trasmesse da vincoli, come
tiranti di ancoraggio o puntoni (Figura 14.22).
I movimenti e la deformazione della parete, e di conseguenza le tensioni orizzontali mutue, dipendono dalla rigidezza relativa della struttura, e dovrebbero essere determinati
mediante unanalisi di interazione terreno-struttura. Tuttavia, nella progettazione corrente,
si utilizzano metodi allequilibrio limite, ipotizzando note le distribuzioni di pressione.
Nel termine paratie si comprendono le palancole e i diaframmi, strutture che possono differire molto fra loro sia come materiale costituente, sia come tecnica di messa in opera,
sia come geometria, ma che hanno in comune il meccanismo di funzionamento.
Le palancole sono strutture permanenti o provvisorie, messe in opera a percussione o a
vibro-infissione, con battipalo. Possono essere di legno2, di cemento armato3, o pi frequentemente dacciaio. Le palancole dacciaio hanno resistenza elevata, peso ridotto, possono essere facilmente trasportate e movimentate in opera, possono essere rimosse, recuperate e riutilizzate, hanno elevata durabilit anche sotto falda, e possono essere facilmente collegate fra loro, in orizzontale, per saldatura.
Le palancole di legno non sono pi usate ma possono incontrarsi nei lavori di restauro
Le palancole in cemento armato sono usate solo per altezze modeste a causa del peso e delle dimensioni
elevate
3
259
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Capitolo 14
OPERE DI SOSTEGNO
I diaframmi a pali secanti sono composti da pali trivellati di diametro compreso tra 60 e
80 cm, e interasse i tra 50 e 60 cm. Sono prima realizzati i pali pari (o dispari), non armati, e successivamente i pali dispari (o pari) che intersecano i pali gi gettati e sono dotati
di armatura metallica. I diaframmi di pali sono un ripiego rispetto ai diaframmi a pannelli,
giustificato talvolta da ragioni di costo, sia perch hanno spessore variabile e non buona
disposizione delle armature, sia perch a causa degli errori di verticalit nella messa in
opera, alcuni pali possono svergolare dalla parete rendendola meno resistente e pi permeabile.
I diaframmi lineari sono costituiti da pannelli le cui dimensioni usuali sono: spessore S
compreso tra 50 e 120 cm, lunghezza L compresa tra 200 e 600 cm.
I diaframmi con funzione idraulica (ad es. come taglioni impermeabili di argini e dighe in terra, o a protezione dallinquinamento della falda, oppure filtri permeabili di depurazione delle acque, etc..) sono realizzati con materiali diversi.
260
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Capitolo 14
OPERE DI SOSTEGNO
Tabella 14.1 - Schemi di accoppiamento e caratteristiche geometriche e inerziali di palancole metalliche NKSP.
Capitolo 14
iii.
iv.
OPERE DI SOSTEGNO
getto del calcestruzzo nello scavo, dal basso verso lalto (sistema contractor), che
si sostituisce al fango bentonitico:
ripetizione delle operazioni per i pannelli dispari (o pari).
I metodi allequilibrio limite per il calcolo delle paratie assumono le seguenti ipotesi semplificative sulla spinta del terreno:
1.
legame pressioni-spostamenti di tipo rigido-plastico (con spostamenti infinitesimi
sono raggiunti gli stati di tensione limite attivo o passivo);
2.
il valore delle pressioni attive e passive indipendente dalle modalit con cui la
parete si muove e dalla sua deformabilit;
3.
la distribuzione delle pressioni lineare e il suo valore pu determinarsi mediante
i coefficienti di spinta attiva e passiva.
14.5.1 Metodo convenzionale di calcolo di paratie a sbalzo
Con riferimento agli schemi di Figura 14.13a e 14.13b1, nei quali sono rappresentati rispettivamente la geometria di una paratia a sbalzo in terreno omogeneo, incoerente e asciutto, e landamento dei diagrammi limite di pressione attiva e passiva a monte e a valle
della paratia, il problema staticamente determinato, poich si hanno:
2 incognite:
- la profondit di infissione D
- la profondit d del punto di spostamento nullo, O
e 2 equazioni di equilibrio:
- alla traslazione orizzontale
- alla rotazione.
Talora, per semplificare ulteriormente il calcolo, poich il punto O prossimo alla base, si
fa riferimento allo schema di Figura 14.13b2 trascurando il momento di trasporto. Si calcola in tal modo il valore di d con ununica equazione di equilibrio alla rotazione rispetto
al punto O, e si assume D=1,2d.
Il coefficiente di spinta passiva diviso per il coefficiente di sicurezza, il cui valore assunto di norma pari a 2.
Lo schema di calcolo delle paratie a sbalzo, illustrato per semplicit di esposizione con
riferimento ad un terreno omogeneo, incoerente e asciutto, pu essere esteso a differenti
condizioni geotecniche, anche con terreni stratificati, in presenza di falda e di filtrazione.
La procedura generale, in un calcolo di progetto, consiste nel determinare i diagrammi limite di pressione attiva e passiva, questultima ridotta dallapplicazione del coefficiente
di sicurezza, nonch della pressione dellacqua, a monte e a valle della paratia, e successivamente, imponendo le condizioni di equilibrio alla traslazione orizzontale e alla rotazione, ricavare la profondit di infissione e la profondit del punto di spostamento nullo.
In un calcolo di verifica, la profondit di infissione nota, e le incognite del problema sono la profondit del punto di spostamento nullo ed il coefficiente di sicurezza.
262
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Capitolo 14
OPERE DI SOSTEGNO
Per il calcolo di paratie a sbalzo in argilla satura, occorre considerare le condizioni iniziali, non drenate, a breve termine, e le condizioni finali, drenate, a lungo termine.
Nel primo caso si assume che la resistenza al taglio del terreno valga: f = cu , per cui le
tensioni orizzontali limite (totali) attiva e passiva, valgono rispettivamente:
a = v 2cu 0, e p = v + 2cu.
Il coefficiente di sicurezza pu essere applicato al valore della resistenza al taglio disponibile, cu.
A titolo di esempio in Figura 14.14 sono riportati i diagrammi di tensione netta (risultante
della tensione attiva e passiva) per paratie a sbalzo in terreno di fondazione coesivo saturo
e riempimento granulare (Figura 14.14a) e in terreno omogeneo coesivo saturo (Figura
14.14b).
I diagrammi di pressione teorici, che derivano dallapplicazione stretta dellipotesi di
comportamento rigido-plastico del terreno, sono poco verosimili, poich implicano improvvise inversioni di segno della pressione orizzontale.
Per rendere pi realistici i diagrammi di spinta si possono utilizzare linee di raccordo inclinate, come nei procedimenti nel seguito descritti.
263
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Capitolo 14
OPERE DI SOSTEGNO
Riempimento granulare
Argilla
Linea di dragaggio
Argilla
Argilla
Figura 14.14: Diagrammi di spinta netta a breve termine per paratie a sbalzo in terreno di fondazione coesivo saturo e riempimento granulare (a) e in terreno omogeneo coesivo saturo (b).
p a = K a [ h w + '(H h w )]
C = '(K p K a )
pa
C
Ra = R1 + R2 + R3 + R4
a=
1
K a hw2
2
R 2 = K a hw ( H hw )
R1 =
Per terreno stratificato, per piano campagna inclinato, in presenza di sovraccarichi o di filtrazione, si introdurranno le relative modifiche al diagramma di spinta, ma la filosofia del metodo rimane invariata.
264
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Capitolo 14
OPERE DI SOSTEGNO
1
2
K a ' (H hw )
2
a
R4 = p a
2
Ra y = R1 y1 + R2 y 2 + R3 y 3 + R4 y 4
R3 =
2
hw
3
( H hw )
y2 = a +
2
( H hw )
y3 = a +
3
2
y4 = a
3
Y = Da
p p = (K p K a ) ' Y
y1 = a + H
z
Y
pp
2
2
'
Fx = Ra + R p R p = 0
da cui, sostituendo:
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z=
OPERE DI SOSTEGNO
p p Y 2 Ra
p p + p 'p
M piede = Ra (Y + y ) + ( p p + p 'p ) p p
z z
2 3
ovvero:
Y Y
=0
2 3
6 Ra (Y + y ) + p p + p 'p z 2 p p Y 2 = 0
2
Y 6 Ra y + 1 Y 2 Ra 2 Ra + 3 p 'p y = 0
'
p
C p 'p
p C
(Eq. 14.1)
Lequazione (14.1) viene in genere risolta per tentativi, assumendo un primo valore di per
D in base alle indicazioni di Tabella 14.2, e risolvendo per Y.
Tabella 14.2 - Valori approssimati della profondit di infissione D per palancole a sbalzo in terreno granulare omogeneo
NSPT
Profondit di infissione, D
0-4
Molto sciolta
2,0 H
5 - 10
Sciolta
1,5 H
11 - 30
Mediamente densa
1,25 H
31 - 50
Densa
1,0 H
> 50
Molto densa
0,75 H
Il calcolo della struttura a breve termine, ovvero poco dopo la messa in opera della palancola, generalmente svolta in termini di tensioni totali, assumendo che largilla abbia resistenza al taglio f = cu= 0,5 qu.
Con riferimento agli schemi di distribuzioni delle pressioni indicati in Figura 14.16, rispettivamente per riempimento granulare (Figura 14.16a) e per terreno omogeneo (Figura
14.16b) il calcolo viene svolto in modo concettualmente analogo a quello gi illustrato
per palancola in terreno granulare, determinando z con lequazione allequilibrio in direzione orizzontale:
Fx = Ra + R 'p R p = 0
(Eq. 14.2)
266
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OPERE DI SOSTEGNO
ma in cui:
R 'p R p = (4 cu q + 4 cu + q )
z
(4 cu q ) D = 4 cu z (4 cu q ) D
2
e D con lequazione allequilibrio dei momenti rispetto al piede della palancola, che pu
essere scritta nel modo seguente:
8
D (4 cu q ) 2 Ra (D + y ) cu
3
e risolta per tentativi.
2
1
4 cu
[(4 cu q ) D Ra ]2 = 0
Figura 14.16: Diagrammi di spinta per palancola a sbalzo in terreno coesivo saturo per
riempimento granulare (a) e per terreno omogeneo (b)
Capitolo 14
OPERE DI SOSTEGNO
Anche in questo caso, il metodo di calcolo del supporto libero per una paratia con un ordine di ancoraggi, illustrato per semplicit di esposizione con riferimento ad un terreno
omogeneo, incoerente e asciutto, pu essere esteso a differenti condizioni geotecniche,
anche con terreni stratificati, in presenza di falda e di filtrazione.
Se la struttura flessibile, come ad esempio le palancole metalliche, e il terreno sabbia,
la pressione del terreno sulla parete differisce sensibilmente, per effetto arco, dallo schema a segmenti rettilinei adottato con il metodo del supporto libero, con la conseguenza
che il momento flettente calcolato risulta superiore al valore reale e troppo conservativo.
268
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OPERE DI SOSTEGNO
Per tener conto di tale evidenza sperimentale Rowe (1952, 1957) propose di utilizzare un
coefficiente r di riduzione del momento flettente, da applicare ai risultati dellanalisi condotta con il metodo del supporto libero, funzione della flessibilit della parete.
La flessibilit della parete rapL4
presentata dal parametro =
EI
(in m2/t a metro di parete), in cui
L la lunghezza totale della palancola, ed EI la rigidezza flessionale. In Figura 14.18 sono riportate le curve di variazione di
con r = M/Mtr per sabbie di diversa densit.
b) Metodo del supporto fisso (fixed earth support)
Il metodo convenzionale del supporto fisso si applica a strutture di
modesta rigidezza (palancole metalliche).
Lo schema di Figura 14.19,
rappresenta
una
palancola
flessibile, con un ordine di tiranti
o comunque con un vincolo
prossimo alla sommit, in un
terreno omogeneo, incoerente e
Figura 14.18: Coefficiente di riduzione del momento
asciutto. Si assume, per ipotesi
flettente (Rowe)
che la deformata della struttura
comporti un movimento anche verso linterno, e che quindi
nellail parte
terrenoinfissa
a contatto
comporti
della paun
rete, a monte e a valle, sia in parte in condizioni di spinta attiva e in parte in condizioni di
spinta passiva.
Il problema, in questo caso, non staticamente determinato, e la soluzione si ottiene introducendo unulteriore ipotesi semplificativa, a carattere semi empirico.
La linea elastica della struttura presenta un flesso (punto di inversione della curvatura) in
cui il momento flettente nullo. Lipotesi semplificativa consiste nellassegnare la posizione di tale punto C in funzione dellangolo di resistenza al taglio del terreno. In Tabella
14.3 indicato il valore del rapporto x/H fra la profondit x del punto C rispetto alla quota del terreno a valle della palancola (linea di dragaggio) e laltezza H dello scavo in funzione dellangolo di resistenza al taglio del terreno . I valori di Tabella 14.3 sono ben
riprodotti dallequazione:
x
= 0.0004 ' 2 0.0368 '+0.8214
H
R 2 = 0.9981
(Eq. 14.3)
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Tabella 14.3: Stima della posizione del punto di flesso per una palancola flessibile ancorata in
terreno omogeneo incoerente
()
x/H
20
0,25
25
0,15
30
0,08
35
0,035
40
-0,007
Figura 14.19: Analisi di stabilit di una palancola flessibile ancorata in terreno incoerente,
omogeneo e asciutto, e relativi diagrammi delle caratteristiche di sollecitazione
B
a
H
h
x
d
d-x
TC
RD
D
Figura 14.20: Schema di calcolo del metodo del
supporto fisso
270
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OPERE DI SOSTEGNO
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OPERE DI SOSTEGNO
a)
La forza T deve essere garantita dalle tensioni tangenziali di attrito e/o di aderenza fra la
fondazione ed il terreno circostante.
Se invece che con un bulbo iniettato la fondazione del tirante realizzata con una piastra,
la posizione di questultima deve ricadere nella zona indicata in Figura 14.22b. In questo
caso la forza T garantita dalla differenza fra la spinta passiva sul lato di valle e la spinta
attiva sul lato di monte della piastra dancoraggio.
Tavola
in legno
Puntoni
Puntoni
Palancole
Vista in sezione
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OPERE DI SOSTEGNO
I puntelli possono essere in legno, in acciaio (tubolari, profilati o travi reticolari) o in c.a.
Poich i vincoli costituiti dai puntoni impediscono, o comunque limitano molto, il movimento della parete, non sono validi i diagrammi di pressione utilizzati per altre opere di
sostegno e si utilizzano i diagrammi di pressione semplificati di Figura 14.24, ottenuti in
modo empirico dai valori misurati dello sforzo normale nei puntoni di strutture diverse, di
diverse dimensioni, e in diversi terreni (Terzaghi e Peck, 1967).
Sabbia
Argilla
Argilla
Argilla
In genere n = 0.4
Figura 14.24 - Diagrammi di pressione del terreno sulle pareti di scavi puntellati
273
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Capitolo 15
CAPITOLO 15
CAPACIT PORTANTE DELLE FONDAZIONI SUPERFICIALI
La fondazione quella parte della struttura che trasmette il carico dellopera al terreno
sottostante. La superficie di contatto tra la base della fondazione e il terreno detta piano
di posa. In base al rapporto tra la profondit del piano di posa (D), rispetto al piano di
campagna, e la dimensione minima in pianta (B), si definiscono, in accordo con quanto
proposto da Terzaghi:
superficiali le fondazioni in cui il rapporto D/B minore di 4;
profonde le fondazioni per le quali il rapporto D/B maggiore di 10;
semi-profonde le fondazioni con D/B compreso tra 4 e 10.
Per quanto riguarda il meccanismo di trasferimento del carico al terreno, le fondazioni
superficiali trasmettono il carico solo attraverso il piano di appoggio, le fondazioni profonde e semi-profonde trasferiscono il carico al terreno sia in corrispondenza del piano di
appoggio che lungo la superficie laterale.
In questo capitolo la trattazione sar limitata al caso delle fondazioni superficiali.
Per garantire la funzionalit della struttura in elevazione, il sistema di fondazioni deve
soddisfare alcuni requisiti; in particolare, il carico trasmesso in fondazione:
1. non deve portare a rottura il terreno sottostante;
2. non deve indurre nel terreno cedimenti eccessivi tali da compromettere la stabilit e la
funzionalit dellopera sovrastante;
3. non deve produrre fenomeni di instabilit generale (p. es. nel caso di strutture realizzate su pendio);
4. non deve indurre stati di sollecitazione nella struttura di fondazione incompatibili con
la resistenza dei materiali.
A rigore, landamento del grafico riportato nella figura 15.1a) si riferisce a condizioni di deformazione
controllata e non di carico controllato.
274
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Capitolo 15
per valori elevati della densit relativa (o della consistenza), in corrispondenza del carico di rottura, il blocco collassa, mentre per valori bassi della densit relativa (o della
consistenza) il cedimento tende ad aumentare progressivamente ed indefinitamente.
In questo caso la condizione di rottura individuata da un valore limite convenzionale del cedimento.
Alle diverse curve caricocedimenti corrispondono diversi
meccanismi di rottura che possono
ricondursi a tre schemi principali
(Figura 15.1):
1. rottura generale
2. rottura locale
3. punzonamento
per ciascuno dei quali si sviluppano, nel terreno sottostante la fondazione, superfici di rottura con
diverso andamento.Variando la
profondit del piano di posa si osserva che landamento della curva
carico-cedimenti si modifica e in
particolare allaumentare della
profondit del piano di posa si pu
passare da una condizione di rottura generale ad una di rottura locale
e a una per punzonamento.
Per quanto riguarda i tre meccanismi di rottura sopra menzionati,
Figura 15.1: Meccanismi di rottura
possibile osservare che nel caso di
terreno denso (o compatto) i piani
di rottura si estendono fino a raggiungere la superficie del piano campagna (rottura generale), nel caso di materiale
sciolto (o poco consistente) le superfici
di rottura interessano solo la zona in
prossimit del cuneo sottostante la fondazione e non si estendono lateralmente
(rottura locale); nel caso di materiale
molto sciolto (o molle) le superfici di
rottura coincidono praticamente con le
facce laterali del cuneo (punzonamento).
Attualmente non si dispone di criteri
quantitativi per individuare a priori il tipo di meccanismo di rottura, anche se Figura 15.2: Meccanismi di rottura di fonesistono indicazioni a livello qualitativo dazioni superficiali su sabbia
per identificare il tipo di rottura pi probabile (un esempio per terreni incoerenti riportato in Figura 15.2). Ad oggi, non sono
reperibili in letteratura soluzioni analitiche per lo studio del meccanismo di rottura locale,
275
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Capitolo 15
mentre esistono numerose soluzioni analitiche per la stima del carico limite per lo schema
di rottura generale.
L=
piano campagna
q = D
Piano di fondazione
45+/2
45- /2
Cuneo rigido
di terreno
Superficie di scorrimento a
forma di spirale logaritmica
Figura 15.3: Schema di Prandtl per il calcolo della capacit portante
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Capitolo 15
L=
piano campagna
q=D
Piano di
fondazione
Cuneo rigido
di terreno
B
G
45- /2
D
Zona passiva
di Rankine
cAB
B
Pp =
Pp
+ Ppc
+ Ppq
Pp
Superficie di scorrimento a
forma di spirale logaritmica
Figura 15.4: Schema di Terzaghi per il calcolo della capacit portante
Capitolo 15
4 2
N c = (N q 1) ctg
N = 2 (N q 1) tg
(Eq. 15.2)
1000
(Eq. 15.4)
Nq
(Eq. 15.3)
N q = e tg tg 2 (
Nc
100
10
1
0
10
20
30
40
50
()
A titolo di esempio:
N = ( N q 1) tg(1,4 )
(Meyerhof, 1963)
N = 1,5 ( N q 1) tg
(Hansen, 1970)
N = 2 ( N q + 1) tg
(Vesic, 1973)
278
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Capitolo 15
Nelle applicazioni pratiche, per la stima della capacit portante di fondazioni superficiali,
si utilizza la seguente equazione generale, proposta da Vesic (1975):
q lim = c N c s c d c i c b c g c + q N q s q d q i q b q g q +
+
(Eq. 15.5)
1
B'N s d i b g
2
sq
sc
B' N q
L' N c
Nq
1+
Nc
1+
1+
B'
tan
L'
1 + tan
1 0,4
B'
L'
0,6
279
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dc
=0
argilla
satura in
condizioni non
drenate
>0
sabbia e
argilla in
condizioni
drenate
D
1
B'
D
>1
B'
1 + 0,4
1 dq
N c tan
D
B'
D
1 + 0,4 arctan
B'
dq
dq
D
1
B'
1 + 2 tan (1 sen)
2
D
B'
D
D
2
> 1 1 + 2 tan (1 sen) arctan
B'
B'
(Eq. 15.6)
L= L2eL
(Eq. 15.7)
Anche linclinazione del carico riduce la resistenza a rottura di una fondazione superficiale. A seconda del rapporto fra le componenti, orizzontale H e verticale V, del carico la
rottura pu avvenire per slittamento o per capacit portante.
Le equazioni empiriche per fattori di inclinazione del carico ritenute pi affidabili sono
indicate in Tabella 15.3.
Si osservi che data una fondazione con carico inclinato si pu definire un dominio di rottura nel piano H-V, e pervenire al collasso per differenti moltiplicatori del carico, e in particolare:
1) per aumento di V ad H costante,
2) per aumento di H a V costante,
3) per aumento proporzionale di H e di V (a H/V costante).
280
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Capitolo 15
Terreno
=0
argilla satura in
condizioni non
drenate
c > 0, > 0
argilla in condizioni drenate
mH
B L cu Nc
iq
N c tan
H
1 V + B L c' cot g'
B
L
mB =
B
1+
L
L
B
mL =
L
1+
B
2+
m +1
H
1 V + B L c' cot g'
H
1
V
2+
+ m B sen 2
H
1
V
c=0
sabbia
m = m L cos 2
1 iq
iq
m +1
Tabella 15.4: Fattori di inclinazione del piano di posa ( < /4) (Hansen, 1970)
bc
bq
1 bq
N c tan
m +1
bq
(1 tan )2
(1 tan )2
281
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Capitolo 15
Tabella 15.5: Fattori di inclinazione del piano campagna ( < /4, < ) (Hansen, 1970)
gq
gc
1 gq
N c tan
gq
(1 tan )2 cos
g
gq
cos
Nelle analisi di capacit portante in termini di tensioni efficaci, la resistenza del terreno
definita mediante i parametri c e (il criterio di rottura espresso nella forma = c +
tg ) e i vari termini e fattori della relazione generale (Eq. 15.5), devono essere calcolati con riferimento a questi parametri.
In presenza di falda si deve tener conto dellazione dellacqua, sia nella determinazione
del carico effettivamente trasmesso dalla fondazione al terreno sia nel calcolo della qlim.
In particolare, nel calcolo del carico trasmesso dalla fondazione al terreno deve essere
considerata la sottospinta dellacqua agente sulla porzione di fondazione immersa (quindi
il carico di esercizio deve essere diminuito della sottospinta idraulica), mentre il carico
3
Lapplicazione di carichi dinamici e ciclici pu causare un accumulo significativo delle pressioni interstiziali anche in terreni sabbiosi
282
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Capitolo 15
limite deve essere valutato in termini di pressioni efficaci. In particolare, riferendosi per
semplicit alla relazione di Terzaghi (e nel caso pi generale alla Eq. 15.5), si ha:
1
q lim = 2' B N + c ' N c + q ' N q
(Eq. 15.8)
2
dove q rappresenta il valore della pressione efficace agente alla profondit del piano di
posa della fondazione e '2 il peso di volume immerso del terreno presente sotto la fondazione. Nel calcolo dei fattori di capacit portante viene utilizzato il valore di del terreno
presente sotto la fondazione.
Ipotizzando la presenza di falda in quiete, i casi possibili sono 4:
a) Il pelo libero della falda si trova a profondit maggiore di D+B.
In questo caso la presenza della falda pu essere trascurata.
b) Il pelo libero della falda coincide con il piano di posa della fondazione (Figura 15.7a).
In questo caso q ' = 1 D , essendo 1 il peso umido (o saturo) del terreno al di sopra
del piano di posa della fondazione.
c) Il pelo libero della falda si trova a quota a al di sopra del piano di posa della fondazione (Figura 15.7b).
In questo caso q ' = 1 (D a ) + 1' a , essendo rispettivamente 1 il peso umido (o saturo) e 1' il peso immerso del terreno al di sopra del piano di posa della fondazione.
d) Il pelo libero della falda si trova a quota d<B sotto il piano di posa della fondazione
(Figura 15.7c).
In questo caso q ' = 1 D , essendo 1 il peso umido (o saturo) del terreno al di sopra
del piano di posa della fondazione, mentre il termine '2 B diventa 2 d + '2 (B d )
D
B
a
B
B-d
a)
b)
c)
Figura 15.7: Influenza della posizione della falda sul calcolo della capacit portante
Nelle analisi di capacit portante in termini di tensioni totali, la resistenza del terreno
definita convenzionalmente mediante il parametro cu (il criterio di rottura espresso nella
forma = cu), che, contrariamente a c e , non rappresenta una caratteristica del materiale, ma un parametro di comportamento. In questo caso, i fattori di capacit portante
valgono: N = 0, Nc = 5.14, Nq = 1 e il carico limite dato quindi da:
q lim = 5,14 c u s c0 d c0 i c0 b c0 g c0 + q g q0
(Eq. 15.9)
283
Capitolo 15
essendo q = 1D la pressione totale agente sul piano di posa della fondazione, e avendo
indicato con il pedice 0 i fattori correttivi per = 0.
opportuno evidenziare che per lanalisi in termini di tensioni totali, leventuale sottospinta idrostatica dovuta alla presenza della falda non deve essere considerata.
15.3.3 Effetto della compressibilit del terreno di fondazione
Le soluzioni teoriche per la determinazione della capacit portante di fondazioni superficiali con il metodo allequilibrio limite si riferiscono al meccanismo di rottura generale
(Figura 15.1), e assumono che il terreno non si deformi ma che i blocchi che identificano
il cinematismo di rottura (Figure 15.3 e 15.4) abbiano moto rigido. Quando tale ipotesi
lontana dallessere verificata, ovvero per terreni molto compressibili, argille molli e sabbie sciolte, il meccanismo di rottura locale o per punzonamento. Un metodo approssimato semplice, suggerito da Terzaghi, per tenere conto delleffetto della compressibilit
del terreno di fondazione sulla capacit portante consiste nel ridurre di 1/3 i parametri di
resistenza al taglio, ovvero nellassumere come dati di progetto i valori:
c*= 0,67 c e tan*= 0,67 tan
Per il calcolo della capacit portante di fondazioni superficiali su sabbie mediamente addensate o sciolte (DR < 0,67) Vesic (1975) propose di utilizzare un valore di calcolo ridotto dellangolo di resistenza al taglio, secondo lequazione:
(Eq. 15.10)
Capitolo 15
non sia possibile, si pu comunque calcolare cautelativamente la capacit portante assumendo come parametri di resistenza quelli relativi allo strato pi superficiale.
Nel caso 1.1, se lo strato superficiale di spessore limitato si pu mettere in conto anche
il contributo alla resistenza dovuto allo strato sottostante, utilizzando nellespressione di
qlim per fondazioni nastriformi (qlim = cNc + D) la seguente formula per Nc:
1.5 d1
+ 5.14 c r 5.14
(Eq. 15.11)
B
dove d1 rappresenta lo spessore dello strato pi superficiale al di sotto del piano di fondazione, B la larghezza della fondazione e cr = c2/c1, essendo c1 e c2, rispettivamente, il valore della coesione dello strato pi superficiale e di quello sottostante. Per 0.7 cr 1 il valore di Nc,s deve essere ridotto del 10%.
Nel caso 1.2 la capacit portante di una fondazione nastriforme di larghezza B pu essere
calcolata utilizzando lo schema di una fondazione ideale di larghezza B+d1 appoggiata
sullo strato inferiore (ipotizzando cio che il carico si diffonda nello strato superiore di
spessore d1 con un rapporto 2:1).
Nel caso 2 si possono calcolare per la stratificazione un angolo di resistenza al taglio ed
una coesione equivalenti nel seguente modo:
si determina la profondit
H= 0.5 tg(45 + 1/2)B
con 1 angolo di resistenza al taglio relativo allo strato superiore;
N c,s =
Capitolo 15
Nel caso di fondazioni con carico eccentrico, per il calcolo strutturale dellelemento di
fondazione, si fa in genere lipotesi semplificativa che, in condizioni di esercizio e quindi
per carico molto minore della capacit portante, la pressione di contatto struttura di fondazione-terreno sia lineare, e che il terreno non abbia resistenza a trazione.
Ne consegue che il diagramma delle tensioni di contatto viene calcolato con le formule
della presso flessione per sezioni non reagenti a trazione.
Ad esempio, se per semplicit di esposizione si considera una fondazione continua di larghezza B soggetta ad un carico verticale N per unit di lunghezza con eccentricit e (Figura 15.8):
- se la risultante ricade allinterno del nocciolo dinerzia, ovvero se risulta e < B/6, il
N 6e
diagramma trapezio e le tensioni alle estremit valgono: max = 1
min B
B
- se invece la risultante esterna al nocciolo dinerzia, ovvero se risulta e > B/6, la seB
4
N
.
massima, allestremit compressa max =
3 (B 2 e )
N
e
B
max
B
min
max
B*
e < B/6
e > B/6
Figura 15.8: Schema delle pressioni di contatto in condizioni di esercizio per fondazioni con
carico eccentrico.
Capitolo 15
La scelta del coefficiente di sicurezza rispetto alla rottura di fondazioni superficiali (che
potremmo anche definire coefficiente di ignoranza), come sempre per le opere geotecniche, operazione delicata e complessa, poich sono molte e di diversa origine le incertezze con cui viene determinato il valore di riferimento. Vi sono incertezze nella definizione
del modello geotecnico (stratigrafia, spessore e geometria degli strati, variabilit delle caratteristiche geotecniche, affidabilit delle indagini geotecniche eseguite, etc..), incertezze
legate al metodo di calcolo (leggi costitutive, ipotesi sul meccanismo di collasso, utilizzo
di relazioni empiriche, etc..), incertezze legate ai carichi applicati, alla loro probabilit di
evenienza e alla persistenza nel tempo, etc).
In attesa dellentrata in vigore di una nuova normativa basata sul metodo semiprobabilistico e sui coefficienti parziali di carico e di resistenza (Eurocodice 7), occorre comunque
rispettare la normativa italiana vigente (D.M. 11.3.1988), la quale fissa, come limite inferiore del coefficiente di sicurezza globale rispetto alla rottura di fondazioni superficiali,
un valore pari a 3 per le fondazioni di manufatti in generale, e pari a 2 per le fondazioni
delle opere di sostegno.
287
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Capitolo 16
CAPITOLO 16
CEDIMENTI DI FONDAZIONI SUPERFICIALI
16.1 Introduzione
I cedimenti delle fondazioni superficiali sono gli spostamenti verticali del piano di posa, e
sono il risultato (lintegrale) delle deformazioni verticali del terreno sottostante la fondazione. Tali deformazioni sono la conseguenza di unalterazione dello stato di tensione,
che in generale pu essere prodotta dal carico trasmesso dalla fondazione stessa o da altre
fondazioni vicine, o anche da una variazione delle pressioni interstiziali, ad esempio per
un abbassamento del livello di falda. Limitandoci al caso dei carico trasmesso dalla fondazione, la stima dei cedimenti attesi necessaria per valutarne lammissibilit in condizioni di esercizio, e quindi per valori del carico e delle tensioni indotte molto inferiori a
quelli che producono la rottura del terreno.
Per stimare i cedimenti necessario conoscere, fino alla profondit alla quale
lalterazione dello stato di tensione diviene trascurabile, ovvero nel volume significativo
del sottosuolo:
1. le condizioni stratigrafiche,
2. lo stato tensionale iniziale e finale,
3. le leggi costitutive tensioni-deformazioni-tempo per ciascuno dei terreni presenti.
Come per molti altri problemi di ingegneria geotecnica, troppo complessi per essere affrontati e risolti in modo rigoroso e unitario, anche la stima dei cedimenti di fondazione
viene di norma affrontata per parti e a cascata, applicando a ciascuna di esse modelli
e schemi incompleti e parziali, talvolta empirici o semi-empirici, ma sufficientemente accurati per dare una risposta quantitativa affidabile ad ogni passo del procedimento. Naturalmente essenziale avere percezione della complessit del problema fisico e consapevolezza dei limiti dei modelli e schemi adottati. Il calcolo dei cedimenti di fondazioni superficiali si articola nelle seguenti fasi:
1. calcolo delle tensioni litostatiche e degli incrementi di tensione indotti nel sottosuolo;
2. scelta delle leggi tensioni-deformazioni-tempo e determinazione sperimentale dei parametri rappresentativi per ciascuno degli strati presenti nel volume significativo;
3. calcolo delle deformazioni verticali e loro integrazione;
4. calcolo del decorso dei cedimenti nel tempo.
(Eq. 16.1)
A causa della bassa permeabilit del terreno coesivo e con le abituali ipotesi di scheletro
solido ed acqua incompressibili, allistante di applicazione del carico la deformazione avviene in condizioni non drenate, ovvero la deformazione volumetrica zero ed il cedi288
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Capitolo 16
1
[1 ( 2 + 3 )] e analoghe. In condizioni non drenate per
E
(1 2 ) ( + + ) = 0 da cui: = 0,5 .
un terreno saturo : v = 1 + 2 + 3 =
1
2
3
E
289
Capitolo 16
ni di terreno almeno in parte disturbato e sono affette da errori di varia natura che comportano tutti una sottostima della rigidezza, sia perch nel volume significativo la deformazione media in condizioni di esercizio molto inferiore al valore af/FS.
Pertanto, o si dispone di misure sperimentali di laboratorio eseguite con apparecchiature
di grande precisione2 su campioni a minimo disturbo, oppure preferibile utilizzare valori
di Eu ottenuti mediante correlazioni empiriche da prove in sito e/o da misure di cedimenti
di opere in vera grandezza. Ad esempio in Tabella 16.1 sono presentati i valori orientativi
del rapporto fra il modulo Eu, stimato mediante back analyses di strutture realizzate su terreni coesivi diversi, e la resistenza al taglio non drenata, cu, ottenuta con prove triassiali
non drenata su campioni indisturbati di terreno.
Tabella 16.1: Stima del modulo di deformazione non drenato per terreni a grana fine
OCR
<3
35
>5
Eu/cu
30 < IP < 50
400
300
200
IP < 30
800
500
300
IP > 50
200
150
100
Come abbiamo visto nel Capitolo 6 (Pressioni di contatto e diffusione delle pressioni in
un semispazio elastico), una pressione verticale uniforme agente su una fondazione di
dimensioni finite determina una pressione di contatto e un cedimento che dipendono dal
terreno e dalla rigidezza della struttura di fondazione. In particolare su un terreno coesivo
saturo in condizioni non drenate se la fondazione rigida il cedimento uniforme e la
pressione di contatto massima al
bordo e minima al centro dellarea
fondazione B x L
di carico, viceversa se la fondazione
p
p
D
flessibile la pressione di contatto
uniforme e il cedimento massimo
al centro e minimo al bordo.
Per il calcolo del cedimento immediato di una fondazione rettangolare
H
di dimensioni BxL si pu fare riferimento allo schema di Figura 16.1,
in cui p la pressione netta trasmesMezzo elastico (E, )
sa in fondazione, E e sono i parametri elastici del terreno, D la profondit del piano di posa e H lo
Mezzo rigido
spessore dello strato deformabile dal
piano di fondazione.
Nel caso particolare di fondazione
Figura 16.1 - Schema per il calcolo dei cedimenti flessibile, D = 0 e H = , il cedimento s in corrispondenza di uno
elastici di una fondazione superficiale
2
Apparecchiature di laboratorio in grado di misurare con precisione la rigidezza dei terreni per bassi livelli
di deformazione sono lapparecchio triassiale con misura delle deformazioni interne, lapparecchio di colonna risonante e lapparecchio di taglio torsionale ciclico.
290
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Capitolo 16
I s = ln + 1 + 2 + ln
(Eq. 16.2)
Applicando il principio di sovrapposizione degli effetti, in modo analogo a quanto gi visto per il calcolo delle tensioni indotte da una superficie di carico rettangolare, lEq. 16.2
permette di determinare il cedimento di qualunque punto della superficie, sia interno che
esterno allarea di carico. In particolare il cedimento massimo corrisponde al centro
dellarea di carico.
Se la fondazione rigida il cedimento pu essere assunto in prima approssimazione pari
all80% del cedimento massimo della fondazione flessibile.
Pi in generale il cedimento immediato medio3 di una fondazione rettangolare flessibile
su argilla satura ( = 0,5) pu essere stimato con la seguente equazione (Jambu, 1956;
Christian e Carrier, 1978):
pB
Si = 0 1
(Eq. 16.3)
Eu
In cui 0 e 1 sono fattori dipendenti rispettivamente dalla profondit del piano di fondazione e dallo spessore dello strato compressibile (Figura 16.2).
Per il calcolo dei cedimenti immediati di fondazioni su terreno stratificato e dei cedimenti
di strutture sotterranee come le tubazioni si pu ricorrere ancora allEq. 16.3 con un artificio.
In particolare il cedimento immediato di una fondazione su un terreno costituito da due
strati, A e B, caratterizzati da due differenti valori del modulo elastico non drenato, Eu,A e
Eu,B, (Figura 16.3) pu essere ottenuto sommando i contributi al cedimento dovuti alla deformazione dello strato A e dello strato B:
Si = Si,A + Si,B
(Eq. 16.4)
Spesso si assume che il cedimento medio di una fondazione flessibile sia eguale al cedimento della fondazione rigida
291
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Capitolo 16
Figura 16.2 - Fattori 0 e 1 per il calcolo del cedimento immediato di fondazioni su argilla satura
fondazione B x L
fondazione B x L
p
Eu
HA
H1
Eu,A
H2
HB
B
Eu,B
Figura 16.4 - Schema per il calcolo dei cedimenti immediati di una tubazione dovuti
ad una fondazione su terreno coesivo saturo
Capitolo 16
Con riferimento allo schema di Figura 16.5, i passi necessari per applicare il metodo sono
i seguenti:
1. Si definisce il modello geotecnico, ovvero lo schema a strati orizzontali di riferimento,
per ciascuno dei quali si stimano, in funzione della profondit o come valore medio, il
293
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Capitolo 16
peso di volume, , lindice dei vuoti, e0, gli indici di compressione, Cc, e di ricompressione-rigonfiamento, Cs, nonch la profondit della falda.
q
p = q - D
'v
q
D
ZW
H1
H1
H2
H2
H3
H3
HA
H4
H4
'v 0 + v
H5
H
HB
H5
H6
H6
H7
H7
H8
H8
H9
H9
'v 0
'c
Figura 16.5 - Metodo edometrico per la stima dei cedimenti di consolidazione di fondazioni superficiali
Capitolo 16
H i =
C c log v 0 '
(Eq. 16.5)
(1 + e 0 )
v0
' + v
Hi
C s log v 0 '
(1 + e 0 )
v0
'
' +
Hi
H i =
C s log ' c + C c log v 0 ' v
(1 + e 0 )
c
v0
(Eq. 16.6)
(Eq. 16.7)
v
= H i m v v
M
(Eq. 16.9)
in cui i valori di M (o di mv) devono riferirsi alla tensione verticale litostatica efficace,
v0, nel punto medio dello strato i-esimo.
Correzione di Skempton-Bjerrum
Il metodo di Terzaghi si basa sulle ipotesi di consolidazione monodimensionale (r = 0,
u = ). Poich il terreno sottostante la fondazione non confinato lateralmente,
lincremento di pressione interstiziale allistante di applicazione del carico, in condizioni
non drenate, diverso e in genere inferiore allincremento di tensione verticale totale (u
< ). Poich le deformazioni per consolidazione sono dovute alla riduzione di volume
derivante dal dissiparsi delle sovrapressioni interstiziali, ne consegue che le deformazioni
reali di consolidazione sono inferiori a quelle calcolate con il metodo di Terzaghi.
295
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Capitolo 16
(Eq. 16.10)
in cui (Figura 16.6) un coefficiente semi-empirico, ottenuto da prove triassiali e quindi in condizioni di carico assialsimmetriche, funzione del coefficiente di pressione dei pori A, che a sua volta
funzione del grado di sovraconsolidazione e del livello di mobilitazione
della
resistenza
(vedi Capitolo 9
Resistenza al taglio), e della forma dellarea di carico.
A
. Come si pu osservare dal grafico di Figura 16.6, i valori di sono
inferiori ad 1, salvo che per argille sensibili, e sono generalmente compresi tra 0,7 e 1 per
le argille normalmente consolidate, tra 0,5 e 0,7 per le argille mediamente sovraconsolidate, e tra 0,2 e 0,5 per le argille fortemente sovra-consolidate.
equivalente D =
Da quanto finora detto risulta che il cedimento totale di una fondazione superficiale su
terreno a grana fine pu essere stimato con la relazione:
S = Si + S c = Si + S ed
(Eq. 16.11)
stato osservato (Burland et al., 1978) che per fondazioni superficiali su:
- argille normalmente consolidate il cedimento immediato Si piccolo rispetto al cedimento totale S (Si/S 0,1) e che il cedimento per consolidazione Sc non molto inferiore al cedimento calcolato con il metodo edometrico (Sc/Sed = = 0,71). Pertanto
per semplicit e tenuto conto delle numerose fonti di incertezza, ci si pu limitare al
calcolo del cedimento edometrico e assumere:
Si = 0,1 Sed
Sc = Sed
S = 1,1 Sed
296
Capitolo 16
Sc = 0,4 Sed
S = Sed.
z2
C1 C 2
I z
p z
C3
qc
0
in cui:
p = p p0
p
p0
z2
z
qc
Eq. (16.12)
Capitolo 16
Iz
un fattore di influenza della deformazione verticale media, la cui variazione con la profondit rappresentata in Figura 16.7,
un fattore che dipende dalla profondit del piano di fondazione,
un fattore di viscosit,
un fattore che dipende dalla forma dellarea di carico.
C1
C2
C3
B
p
Izmax
Iz0
p'0
Iz
z1/B
z2/B
I z = I z 0 + (I z ,max I z 0 )
Iz =
I z ,max
z 2 z1
z
z1
(z 2 z )
per
z z1
B B
per
z1 z z 2
B B B
z/B
Figura 16.7 - Metodo di Schmertmann per la stima del cedimento di fondazioni superficiali
su sabbia
I fattori e le variabili che compaiono nellEq. 16.12 sono calcolati con riferimento alle seguenti formule e ai valori riportati in Tabella 16.2:
p '0
0,5
p
C 2 = 1 + 0 ,2 log 10 10t
essendo t il tempo dalla fine della costruzione espresso in anni;
C1 = 1 0,5
Eq. (16.13)
Eq. (16.14)
0,5
p
I z ,max = 0,5 + 0,1 '
v
essendo v la tensione verticale efficace alla profondit z1.
Eq. (16.15)
Il metodo di Burland e Burbridge per la stima del cedimento di fondazioni su sabbie normalmente consolidate (NC) e sovra consolidate (OC) dai risultati di prove SPT si basa su
unanalisi statistica di un grande numero casi osservati.
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Capitolo 16
Tabella 16.2 Valori dei parametri z1, z2 e C3 che compaiono nellequazione 16.12 al variare della forma della fondazione
Iz0
z1
B
z2
B
C3
0,2
0,1
0,5
3,5
2,5
B
0,2 0,1
L
B
1 0,5
L
B
4 2
L
B
3,5
L
Il cedimento di fondazioni su sabbie NC, al termine della costruzione, stimato con la seguente equazione:
S i = f s f 1 q B 0 ,7 I c
in cui:
Si
B
Eq. (16.16)
1,25 L B
fs =
L B + 0 ,25
f1 =
Hs
ZI
H
2 s
ZI
q
Ic =
1,71
N
1, 4
I valori direttamente misurati dellindice NSPT = N2 + N3 sono corretti per tener conto della composizione granulometrica, nel modo seguente:
per sabbie molto fini o limose sotto falda
per ghiaie o sabbie ghiaiose
Capitolo 16
Se i valori di NSPT (o del valore corretto N) crescono o sono pressoch costanti con la
profondit, la media N calcolata entro la profondit di influenza ZI, altrimenti entro una
profondit pari a 2B.
Nel caso di fondazioni su sabbie OC o disposte alla base di uno scavo, indicando con v0
la pressione di consolidazione del terreno OC o la pressione verticale efficace litostatica
alla profondit dello scavo, lequazione per il calcolo del cedimento medio immediato al
termine della costruzione modificata nel modo seguente:
I
S i = f s f 1 q B 0 ,7 c
Eq. (16.17)
se q < v0
3
2
S i = f s f 1 q v' 0 B 0 ,7 I c =
3
Eq. (16.18)
se q > v0
' Ic
0 ,7
'
= f s f 1 v0 + (q v0 ) I c B
3
Tale modifica consegue dallassunzione che la compressibilit della sabbia sovraconsolidata, per cause geologiche, per erosione o anche per la decompressione conseguente allo
scavo, sia circa pari a 1/3 della compressibilit di una sabbia NC. Poich tuttavia non
facile stabilire se una sabbia sovra consolidata e tanto meno determinare il valore della
pressione di consolidazione, prudente non tenere conto di uneventuale sovraconsolidazione e utilizzare le Equazioni 16.17 e 16.18 solo per fondazioni alla base di uno scavo.
Per tenere conto degli effetti viscosi Burland e Burbridge propongono di moltiplicare il
cedimento immediato per un fattore di correzione:
S = Si f t
Eq. (16.19)
t
f t = 1 + R 3 + R t log10
3
in cui t il tempo dalla fine della costruzione espresso in anni (t 3), ed R3 e Rt sono coefficienti che dipendono dalle condizioni di carico (Tabella 16.3).
Tabella 16.3 Valori dei coefficienti R3, e Rt che compaiono nellequazione 16.19 al variare delle
condizioni di carico
Condizioni di carico
R3
Rt
Carichi statici
Carichi ciclici
0,3
0,7
0,2
0,8
Lapparente accuratezza dei metodi sopra esposti non deve farci dimenticare quanto detto
allinizio del paragrafo: la stima del cedimento di fondazioni superficiali su sabbia sempre molto incerta, sia a causa della variabilit intrinseca dei depositi sabbiosi, sia per la
natura empirica o semi empirica di metodi di calcolo, cosicch errori dellordine del 50%
sono molto frequenti, ma raramente lentit dei cedimenti tale da creare un reale problema ingegneristico.
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Capitolo 16
, rotazione ovvero pendenza rispetto allorizzontale della retta congiungente due punti
consecutivi,
max, rotazione massima (max = AB = arctan(AB/LAB)
rotazione rigida, ovvero pendenza rispetto allorizzontale della retta congiungente i due
punti A e D di estremit ( = arctan(AD/LAD),
inflessione relativa, ovvero distanza del punto i (i = B, C), rispetto alla retta congiungente i due punti di estremit,
max inflessione relativa massima (max = B),
/L rapporto dinflessione, rapporto fra linflessione relativa e la lunghezza totale L =
LAD
deformazione angolare, (positiva per concavit verso lalto sagging e negativa per
concavit verso il basso hogging ), rappresenta la rotazione totale in un punto (B =
AB + BC);
rotazione relativa o distorsione angolare, rotazione della retta congiungente due punti
rispetto alla retta congiungente i punti di estremit (AB = AB + , DC = DC - ).
Un cedimento uniforme non determina variazioni nello stato tensionale della struttura in
elevazione, e pertanto potrebbero essere tollerati anche cedimenti elevati purch
compatibili con la funzionalit dellopera. Al contrario movimenti di rotazione rigida e
cedimenti differenziali alterano le sollecitazioni nella struttura e sono quindi pi pericolosi per lintegrit dellopera.
302
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tan
1/750
1/600
1/500
Limite oltre il quale possono apparire le prime fessure nei muri di tamponamento e difficolt nelluso dei carri ponte
1/300
1/250
1/150
303
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Capitolo 16
Tabella 16.5 - Valori ammissibili di alcuni parametri di deformazione delle strutture secondo Sowers (1962)
Tipo di movimento
Cedimento massimo
max (cm)
Fattore di limitazione
Valore ammissibile
1530
Accessibilit
3060
2,55
b) strutture intelaiate
510
c) ciminiere, silos
7,530
Stabilit al ribaltamento
Operativit di macchine:
Rotazione rigida
tan
a) macchine tessili
0,003
b) turbogeneratori
0,0002
0,003
Rotazione relativa
tan
0,010,02
0,00050,001
0,0010,02
Lesioni di intonaci
0,001
0,00250,004
Telai in c.a.
Pareti di strutture a telaio in c.a.
0,003
Telai in acciaio
0,002
0,005
304
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Capitolo 17
CAPITOLO 17
TIPOLOGIA E CAPACIT PORTANTE
DI FONDAZIONI PROFONDE
17.1 Definizione, impiego e classificazione delle fondazioni profonde
Terzaghi definisce profonda una fondazione per la quale il rapporto tra la profondit della
base dappoggio, D, e la larghezza, B, maggiore di 10.
Per le fondazioni profonde non trascurabile, ed anzi spesso prevalente, il contributo
alla capacit portante delle tensioni tangenziali dattrito e di aderenza tra il terreno e la
superficie laterale della fondazione.
Le pi comuni fondazioni profonde sono i pali di fondazione. Nel seguito ci riferiremo
esclusivamente ad essi.
Le fondazioni profonde sono di norma pi costose delle fondazioni superficiali, per cui si
ricorre ad esse quando la soluzione con fondazioni superficiali non in grado di soddisfare le esigenze del problema geotecnico. In particolare le fondazioni profonde sono impiegate per (Figura 17.1):
a) trasferire il carico a strati di terreno profondi pi resistenti,
b) trasferire il carico anche attraverso tensioni tangenziali dattrito o daderenza lungo il
fusto,
c) resistere ad azioni di trazione,
d) resistere ad azioni orizzontali,
e) resistere in gruppo a carichi inclinati,
f) assicurare la stabilit anche in caso di scalzamento degli strati superficiali,
g) trasferire il carico al di sotto di un futuro piano di scavo,
h) attraversare strati di terreno rigonfiante.
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Capitolo 17
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Capitolo 17
Figura 17.2 Infissione di un palo senza a- Figura 17.3 Infissione di un palo senza asportazione di terreno in sabbia sciolta
sportazione di terreno in argilla satura
Tabella 17.1: Confronto tra pali battuti e pali trivellati
PALI
BATTUTI
notevoli limitazioni in presenza di
terreni compatti, strati lapidei, troTerreni attraversabili
vanti
- in terreni incoerenti producono
un addensamento con conseModifiche che la messa in
guente miglioramento delle
propriet meccaniche
opera del palo provoca nel
- in terreni coesivi producono
terreno circostante
rimaneggiamento e diminuzione della resistenza al taglio
Dmax 60 cm
Lmax 20 m
Dimensioni
per pali prefabbricati necessario
prefissare la lunghezza
Inclinazione massima posfino a 15-20
sibile
Qualit del calcestruzzo
Attrezzature
Impatto
TRIVELLATI
possono attraversare qualsiasi
terreno (con opportuno sistema
di perforazione)
decompressione del terreno e
peggioramento delle sue caratteristiche meccaniche. In terreni coesivi tale effetto pu essere ridotto
nessuna limitazione
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Capitolo 17
TECNOLOGIA
legno
acciaio
calcestruzzo
INFISSIONE
per battitura
per battitura o per vibrazione o a pressione
per battitura, con eventuale parziale ausilio di
getto dacqua
per battitura, per vibrazione
per battitura
per battitura, a pressione
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Capitolo 17
Figura 17.5 - Tecnica di realizzazione del palo Franki: a) infissione del tubo; b) formazione del
bulbo; c) formazione del fusto; d) palo ultimato.
I pali messi in opera previa asportazione del terreno si differenziano per la tecnica di scavo (Tabella 17.3), per le modalit di sostegno delle pareti e del fondo scavo, e per il sistema di getto del calcestruzzo.
La realizzazione di pali trivellati di medio e grande diametro in terreni coesivi consistenti
e in assenza di falda pu essere eseguita senza sostegno delle pareti del foro, ma nella
maggior parte dei terreni le pareti del foro, ovvero della cavit in cui sar inserito il palo,
devono essere sostenute per evitarne il collasso o un eccessivo restringimento. Il sostegno
pu essere ottenuto con tubo forma metallico, temporaneo o definitivo, da mettere in opera a percussione, con morsa oscillante o con vibratore, e/o con fanghi bentonitici. I fanghi
bentonitici sono una miscela di acqua e bentonite. La bentonite unargilla molto plastica
del gruppo montmorillonitico. Il fango bentonitico ha un peso di volume superiore a quello dellacqua e crea un sottile velo impermeabile sulla parete della cavit. Inoltre i fanghi
bentonitici hanno propriet tixotropiche, ovvero sono fluidi, se in movimento, e semisolidi, se fermi. Tale propriet viene talvolta sfruttata per trasportare il materiale di scavo in
superficie; infatti se la lavorazione viene interrotta il terreno in risalita rimane in sospensione e non precipita sul fondo scavo. Poich il rivestimento metallico sostiene le pareti
ma non il fondo dello scavo, talvolta si utilizzano in abbinamento sia il rivestimento metallico che i fanghi bentonitici.
Il rivestimento metallico per il sostegno delle pareti del foro presenta i seguenti vantaggi:
- protegge le pareti dello scavo contro il collasso durante la perforazione,
- se definitivo, protegge il calcestruzzo fresco contro strizioni e dilavamenti,
- adatto per ghiaie con poca sabbia e terreni coesivi molto teneri o in corso di consolidazione
309
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Capitolo 17
di contro:
- se provvisorio, durante lestrazione nella fase di getto, pu creare discontinuit nel
palo,
- linstallazione e lestrazione rimaneggiano il terreno lungo il fusto (ci particolarmente importante nei terreni coesivi compatti),
- possibile la decompressione del terreno sotto la base del palo (molto importante nel
caso di terreni sabbiosi sotto falda),
- non adatto per terreni argillosi compatti e sabbie sotto falda.
Tabella 17.3 - Tecniche di scavo dei pali di fondazione
TIPO DI TERRENO
A percussione
(in genere con rivestimento
metallico del foro)
DIAMETRO
DEL FORO
60 cm
40 cm
50 cm
A rotazione
(in genere senza rivestimento metallico del foro)
SISTEMA DI PERFORAZIONE
qualsiasi
qualsiasi
Tutti, anche in falda, purch non eccessivamente permeabili. Esclusa solo la roccia lapidea in banchi.
Sabbio-limoso, in assenza di falda, ovvero
limoso e argilloso, anche in falda, purch
esente da trovanti
Come sopra, anche con trovanti; in pi, roccia lapidea
qualsiasi
qualsiasi
50 cm
50 cm
Come sopra.
25 cm
In Figura 17.6 sono rappresentate le diverse fasi esecutive di un palo trivellato con uso di
fanghi bentonitici per il sostegno del foro.
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Capitolo 17
Figura 17.6 - Fasi di realizzazione di un palo trivellato con uso di fanghi bentonitici per il sostegno del foro
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Capitolo 17
Nei lavori di sottofondazione di edifici e strutture esistenti, quando vi la necessit di operare con attrezzature di ingombro e peso molto ridotti, o quando si debbano realizzare
pali con forte inclinazione sulla verticale, si ricorre a pali trivellati di piccolo diametro
(micropali). Esistono vari tipi di micropali, ma attualmente il pi utilizzato il micropalo
Tubfix. Lesecuzione del micropalo Tubfix prevede lintroduzione di unarmatura tubolare dacciaio di forte spessore in un foro eseguito per trivellazione, spesso con circolazione
di fango bentonitici. Il tubo dacciaio ha una serie di valvole di non ritorno disposte a interasse di 30-50 cm nel tratto terminale, in corrispondenza degli strati di terreno cui si intende trasferire il carico. In una prima fase, dalla valvola pi profonda, viene iniettata una
malta cementizia che, risalendo dal basso verso lalto, occupa lintercapedine tra la parete
del foro e il tubo di armatura. In una seconda fase, iniettata malta ad alta pressione attraverso ciascuna valvola, una per volta, dal basso verso lalto. Ci produce la rottura della guaina e la formazione di sbulbature di diametro tanto maggiore quanto pi tenero il
terreno circostante. Per tale motivo la capacit portante del sistema palo-terreno dipende
assai pi dalle caratteristiche del micropalo che non da quelle del terreno (Tabella 17.4).
Tabella 17.4 - Carichi ammissibili per micropali Tubfix
Diametro
del foro (mm)
85
100
120
145
175
200
Capitolo 17
QLIM
17.4 Stima della capacit portante per carico verticale di un palo isolato mediante formule statiche
La stima della capacit portante per carico verticale di un palo isolato QLIM mediante formule statiche ottenuta valutando i valori massimi mobilizzabili, in condizioni di equilibrio limite, della resistenza laterale QS e di quella di punta QP:
QLIM + WP = QS + QP
essendo WP il peso proprio del palo.
(Eq. 17.1)
313
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Capitolo 17
QS = D s dz
(Eq. 17.2)
Le tensioni tangenziali limite di attrito e/o di aderenza laterale allinterfaccia tra la superficie del palo e il terreno coesivo saturo circostante, s, sono molto difficili da valutare analiticamente, poich dipendono dal grado di disturbo e dallalterazione delle pressioni
efficaci e interstiziali che le modalit di costruzione del palo producono nel terreno. Sul
piano qualitativo il fenomeno abbastanza chiaro, ma per una valutazione quantitativa
necessario ricorrere a semplificazioni drastiche e ad una buona dose di empirismo.
I metodi attualmente pi utilizzati sono due, il metodo e il metodo . buona norma
assumere come capacit portante per attrito e/o aderenza laterale di progetto il minore dei
due valori stimati.
a) Metodo
Si assume che le tensioni tangenziali limite siano una quota parte della resistenza al taglio
non drenata originaria del terreno indisturbato:
s = cu
(Eq. 17.3)
in cui un coefficiente empirico di aderenza che dipende dal tipo di terreno, dalla resistenza al taglio non drenata del terreno indisturbato, dal metodo di costruzione del palo,
dal tempo, dalla profondit, dal cedimento del palo.
LAssociazione Geotecnica Italiana suggerisce di assumere per i valori indicati in Tabella 17.5.
314
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Capitolo 17
Tabella 17.5 - Valori indicativi del coefficiente di aderenza per pali in terreni coesivi saturi
Tipo di palo
Materiale
cu (kPa)
25
25 - 50
50 - 75
> 75
25
25 - 50
50 - 75
> 75
25
25 - 50
50 - 75
> 75
1
0,85
0,65
0,50
1
0,80
0,65
0,50
0,90
0,80
0,60
0,40
Calcestruzzo
Infisso
(senza asportazione
di terreno)
Acciaio
Trivellato
(con asportazione
di terreno)
Calcestruzzo
cu,max
(kPa)
120
100
100
=1
= -0,01 cu + 1,25
= 0,5
(Eq. 17.4)
=1
= 1 -0,011 (cu 25)
= 0,5
= 0,7
= 0,7 -0,008 (cu 25)
= 0,35
(Eq. 17.5)
(Eq. 17.6)
b) Metodo
Si assume che le sovrapressioni interstiziali che si generano durante la messa in opera del
palo si siano dissipate al momento di applicazione del carico, e che pertanto la tensione
tangenziale limite possa essere valutata, con riferimento alle tensioni efficaci, nel modo
seguente:
(Eq. 17.7)
315
Capitolo 17
in cui:
h
v0
K
tan
Se langolo di attrito palo-terreno, , fosse eguale allangolo di resistenza al taglio del terreno, , e se linstallazione del palo non producesse alterazioni nello stato tensionale del
terreno, si avrebbe:
K = K 0 (1 sen ' ) OCR 0,5
tan = tan '
(Eq. 17.8)
Per terreni coesivi langolo di resistenza al taglio, , generalmente compreso tra 20 e
30, per cui, per un terreno N.C., si otterrebbero valori di compresi tra 0,24 e 0,29.
Risultati sperimentali indicano che:
- per pali infissi in terreni coesivi normalmente consolidati, il coefficiente risulta compreso tra 0,25 e 0,40 (Figura 17.8), per cui sembra ragionevole assumere come valore
di progetto = 0,3;
- per pali infissi in terreni coesivi sovraconsolidati, i valori del coefficiente sono molto
pi dispersi, (Figura 17.9) ma comunque superiori ai valori ottenibili con le ipotesi
delleq. (17.8), che possono essere cautelativamente assunti come valori di progetto;
Figura 17.8 Valori dellattrito laterale Figura 17.9 - Valori dellattrito laterale medio, s,
medio, s, con la profondit per pali infissi con la profondit per pali infissi in argille consistenti
in argille tenere
316
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Capitolo 17
Figura 17.10 - Valori dellattrito laterale medio, s, con la profondit per pali trivellati in argille consistenti
QP = AP q P = AP (cu N c + v 0,P )
Stima di QP
In genere il termine di capacit portante
di punta QP di pali in terreno coesivo contribuisce in maniera modesta (10%-20%)
alla capacit portante totale. Per la stima
di QP si esegue unanalisi in condizioni
non drenate, in termini di tensioni totali.
Lequazione di riferimento formalmente
identica a quella della capacit portante di
fondazioni superficiali su terreno coesivo
in condizioni non drenate2:
(Eq. 17.9)
(Eq. 17.10)
QP = 9 cu AP
(Eq. 17.11)
Lo schema di riferimento per diverso: per le fondazioni superficiali si assume lo schema della striscia
indefinita (problema piano) e terreno resistente solo dal piano di fondazione, per le fondazioni profonde si
assume lo schema di area circolare (problema a simmetria cilindrica) e terreno resistente sia sopra che sotto
il piano di fondazione. Per tale motivo i fattori di capacit portante per fondazioni profonde sono maggiori
che per fondazioni superficiali.
317
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Capitolo 17
D + 0,5
1
2 D
D +1
RC =
1
2 D +1
RC =
(Eq. 17.12)
(Eq. 17.13)
Nel caso di pali in terreni incoerenti, e quindi di elevata permeabilit, lanalisi svolta
sempre con riferimento alle condizioni drenate e quindi in termini di tensioni efficaci.
Stima di QS
Per la stima di QS si applica il metodo .
Per la scelta dei valori di K e di tan si pu fare riferimento alle indicazioni di Tabella
17.6.
Tabella 17.6: Valori di K e di tan per pali di medio diametro in terreno incoerente
Battuto
Tipo di palo
profilato in acciaio
tubo dacciaio chiuso
cls. prefabbricato
cls. gettato in opera
trivellato
trivellato-pressato con elica continua
Valori di K
per stato di addensamento
sciolto
denso
0.7
1.0
1.0
1.0
1.0
2.0
2.0
3.0
0.4
0.7
0.5
0.9
Valori di tan
tan20 = 0.36
tan(0.75)
tan
tan
tan
Altri autori (Reese e ONeill, 1988) sulla base di unanalisi di prove di carico su pali
strumentati suggeriscono di assumere, per pali trivellati, = 0,8 fino alla profondit di 10
volte il diametro e = 0,6 per profondit maggiori, con la limitazione s 200kPa.
Lapplicazione dellEq. (17.7) per il calcolo delle tenTabella 17.7 - Profondit critica,
sioni tangenziali dattrito di un palo in terreno sabbioZc, in funzione dello stato di
so porta ad assumere una crescita lineare di s con la
addensamento della sabbia
tensione verticale efficace, e quindi con la profondit,
Stato di addensamento Zc / D che non in realt verificata. Probabilmente a causa di
fenomeni darco (effetto silo), la tensione efficace oSabbia molto sciolta
7
rizzontale nel terreno a contatto con il palo h , e
Sabbia sciolta
10
quindi anche s, crescono meno che linearmente con la
Sabbia media
14
profondit e tendono a stabilizzarsi ad una profondit
Sabbia densa
16
critica dipendente dal diametro del palo e dallo stato di
Sabbia molto densa
20
addensamento del terreno (Tabella 17.7).
Stima di QP
La capacit portante di punta dei pali in terreni incoerenti stimata con lequazione:
QP = AP q P = AP v' 0,P N q
(Eq. 17.14)
318
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Capitolo 17
in cui AP larea di base del palo, qP la capacit portante unitaria, 'v0,P la tensione
verticale efficace alla punta, Nq un fattore di capacit portante.
Il valore di Nq dipende, a parit di angolo di resistenza al taglio, dal meccanismo di rottura ipotizzato. Nelle Figure 17.11 e 17.12 sono rappresentati diversi meccanismi di rottura
proposti e i corrispondenti valori di Nq.
Figura 17.11 Meccanismi di rottura ipotizzati per un palo: a) Caquot, Buisman e Terzaghi; b)
Meyerhof; c) Berezantzev; d) Skempton, Yassin, Gibson e Vesic
Capitolo 17
(Eq. 17.18)
- si calcola il valore aggiornato di Nq e si ripete la procedura fino a convergenza.
La forte incertezza associata alla stima
della capacit portante di punta per pali
trivellati di grande diametro in terreno
incoerente non tuttavia quasi mai determinante nelle scelte progettuali. Infatti esse sono condizionate dai cedimenti ammissibili piuttosto che dalla
rottura del sistema palo-terreno, la quale si manifesta, come gi stato detto,
per cedimenti dellordine del 25% del
diametro.
pertanto opportuno riferirsi alla condizione limite di esercizio, ovvero ad
un carico alla punta del palo cui corrisponde un cedimento dellordine del 610% del diametro del palo, utilizzando
unequazione formalmente identica alla
Eq. (17.14) ma con un coefficiente
Nq*, inferiore ad Nq e corrispondente
allinsorgere delle prime deformazioni
plastiche alla punta (Figura 17.13).
17.5 Stima della capacit portante per carico verticale di un palo isolato mediante formule dinamiche
Durante la messa in opera di pali battuti, ovvero infissi a percussione, lenergia necessaria
per affondare il palo correlata con la resistenza a rottura del sistema palo terreno. Le
formule dinamiche tentano una stima della capacit portante del palo dalla misura
dellenergia necessaria per la messa in opera, ovvero mediante un bilancio energetico, assumendo che il lavoro totale del maglio, diminuito del lavoro perduto per deformazioni e
dissipato nellurto, sia pari al prodotto della capacit portante per labbassamento del palo
(Figura 17.14):
Lm = Lu + Lp
(Eq. 17.19)
320
Capitolo 17
in cui
Lm = Em il lavoro motore ( un coefficiente di efficienza),
Em = Wh lenergia fornita da un colpo di maglio (W il peso del maglio, h laltezza
di caduta libera del maglio),
Lu = Qlim il lavoro utile (Qlim la capacit portante del palo, il rifiuto, ovvero
labbassamento medio per un colpo di maglio)
Lp il lavoro dissipato nellurto (le numerose formule esistenti si differenziano per
lespressione di Lp).
Le formule dinamiche, oltre ad
essere applicabili ai soli pali battuti, sono poco attendibili come
metodo di stima della capacit
portante per molti motivi, il
principale dei quali che la resistenza allinfissione del palo non
affatto eguale alla capacit portante del palo in condizioni statiche.
Tuttavia sono utili per un controllo di qualit della palificata e
di omogeneit del terreno di fondazione.
Esistono molte formule dinamiche, le pi note sono:
la formula di Jambu (1953)
QLIM =
EM
k
k = C 1 + 1 +
C
E L
= M 2
A E
W
C = 0.75 + 0.15 P
W
(Eq. 17.20)
Capitolo 17
17.6 Stima della capacit portante per carico verticale di un palo isolato dai risultati di prove penetrometriche
I risultati delle prove penetrometriche possono essere utilizzate per la stima della capacit
portante dei pali di fondazione sia in modo indiretto, ovvero per determinare i parametri
geotecnici da utilizzare nelle formule statiche, sia in modo diretto.
In particolare, la prova penetrometrica statica (CPT), che consiste nellinfissione a pressione nel terreno di un piccolo palo, pu essere considerata come una prova di carico a
rottura su un prototipo in scala ridotta del palo da progettare.
In base a tale analogia, ma tenendo anche conto del fatto che il volume di terreno coinvolto nel fenomeno di rottura alla punta funzione del diametro D del palo, Meyerhof (1976)
suggerisce di stimare la capacit portante unitaria di punta, qP, per pali infissi in terreno
sabbioso omogeneo, se la lunghezza del palo L maggiore della profondit critica, Zc nel
modo seguente:
q P = qc
(Eq. 17.22)
con qc valore medio della resistenza penetrometrica di punta fra le profondit (L 4D) e
(L + D). La profondit critica Zc funzione dello stato di addensamento della sabbia, come indicato in Tabella 17.7.
Se lo strato di sabbia in cui si attesta la punta del palo compreso tra due strati di minore
resistenza penetrometrica di punta, il valore di progetto della capacit portante unitaria,
qP, pu essere stimato con le indicazioni di Figura 17.15.
qc1 qc2 qc3
qc
qP
10D
D
Profilo schematico di qc
10D
Profilo schematico di qP
Figura 17.15: Effetto della profondit di immorsamento sulla capacit portante unitaria di punta
Sempre per pali battuti in terreno incoerente, la tensione tangenziale limite dattrito lungo
il fusto si pu assumere pari alla resistenza laterale locale della prova CPT:
(Eq. 17.23)
s = fs
oppure si pu stimare con riferimento alla resistenza penetrometrica di punta, assumendo:
s = qc / 200
se
qc 20 MPa
(Eq. 17.24)
s = qc / 150
se
qc 10 MPa
322
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Capitolo 17
(Eq. 17.25)
Stato di addensamento
Sabbia molto sciolta
Sabbia sciolta
Sabbia media
Sabbia densa
Sabbia molto densa
0,020
0,015
0,012
0,009
0,007
Anche la prova SPT utilizzata per la stima della capacit portante di pali infissi in terreno incoerente. A tal fine, Meyerhof suggerisce di assumere:
qp (kPa) = 400 NSPT
qp (kPa) = 300 NSPT
(Eq. 17.26)
Per pali trivellati si possono assumere valori di qp e di s pari a 1/3 e a 1/2 di quelli corrispondenti ai pali battuti.
17.7 Stima della capacit portante per carico verticale di un palo isolato dai risultati di prove di carico
La determinazione sperimentale diretta della capacit portante di un palo isolato ottenuta
con prova di carico a rottura su pali prototipo strumentati, identici a quelli di progetto, la
migliore delle stime possibili. Tuttavia anche tale tecnica non esente da incertezza, sia
per la variabilit del terreno di fondazione, sia per limpossibilit di realizzare pali fra loro
identici, sia per la dipendenza del comportamento dalle modalit di applicazione del carico.
Le prove di carico sui pali di fondazione possono essere di progetto o di collaudo.
Nel primo caso il palo non appartiene alla fondazione, appositamente realizzato (spesso
con una cura maggiore degli altri) per essere portato a rottura o comunque sottoposto ad
un carico pari a tre volte il carico di esercizio, ed spesso strumentato anche lungo il fusto, allo scopo di stimare separatamente i contributi di attrito laterale e di punta. Le prove
di carico di progetto non sono obbligatorie per legge, ma, se eseguite, consentono di adottare un valore minore del coefficiente di sicurezza rispetto alla rottura (2 invece di 2,5).
Le prove di carico di collaudo, che per opere di notevole importanza sono obbligatorie per
legge nella misura minima dell1% dei pali in progetto e comunque non meno di 2, si eseguono su pali, gi realizzati, appartenenti alla fondazione e scelti a caso.
Il carico massimo applicato durante la prova di norma pari a 1,5 volte il carico di eserci323
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Capitolo 17
zio, quindi non tale da produrre la rottura, ma comunque possibile estrapolare dalla curva carico-cedimenti il valore della capacit portante del palo.
In figura 17.16 sono mostrati i possibili schemi di applicazione del carico.
Figura 17.16 Possibili schemi di applicazione del carico: a) martinetto che contrasta contro
una zavorra; b) martinetto che contrasta contro una trave ancorata a pali
324
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Capitolo 17
Figura 17.17 Rappresentazione dei risultati di una prova ad incrementi di carico controllato
Esistono diversi metodi convenzionali per definire la capacit portante di un palo per carico verticale dai risultati di prove di carico di progetto e/o di collaudo:
1 Metodo convenzionale da prove di progetto:
- pali battuti: Qlim = carico corrispondente a un abbassamento w = 0,1D
- pali trivellati: Qlim = carico corrispondente a un abbassamento w = 0,25D
2 Metodo convenzionale da prove di progetto:
325
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Capitolo 17
Capitolo 17
600
500
Qs
Q, Qs, Qp (kN)
Q, Qs, Qp (kN)
1500
Qs
1000
Qp
Q
Qp
400
Q
300
200
500
100
50
100
150
200
w (m m )
0,5
1,5
2,5
w (m m )
Infine occorre notare che molto spesso i pali di una fondazione sono collegati in testa da
una struttura (plinto, trave o platea) che appoggia sul terreno. Le pressioni di contatto fra
tale struttura e il terreno contribuiscono alla capacit portante del sistema di fondazione
ma, di norma, sono trascurate.
3,5
Capitolo 17
Tipo di palo
infisso
trivellato
qualsiasi
i/D
<6
<6
>6
EG
> 1 (si assume = 1)
0,67 - 1
1
Lefficienza di un gruppo di pali in terreno coesivo, se la struttura di fondazione non interagisce con il terreno, di norma assunta pari ad 1 per interassi superiori a 8 volte il diametro e compresa tra 1 e 0,6 in caso contrario. Se la struttura di fondazione interagisce
con il terreno, il carico limite di un gruppo di pali in terreno coesivo, e quindi portanti
prevalentemente per aderenza o attrito laterale, di norma assunto pari al minore fra i due
seguenti valori:
a) la somma dei carichi limite dei singoli pali che lo compongono (ovvero EG = 1),
b) la capacit portante di un blocco avente altezza pari alla lunghezza dei pali e base delimitata dal perimetro del gruppo.
La capacit portante del blocco data dalla relazione:
QB = BB LB cub N c + 2 (BB + LB ) L cum
B
L
N c = 5.14 1 + 0.2 B 1 +
LB 12 BB
con la limitazione:
(Eq. 17.29)
1 +
1,5
12 B
essendo:
BB e LB le dimensioni in pianta del blocco rettangolare equivalente,
L laltezza del blocco pari alla lunghezza dei pali,
cub e cum la resistenza al taglio non drenata rispettivamente alla profondit della base e
media lungo il fusto dei pali.
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Capitolo 18
CAPITOLO 18
STABILIT DEI PENDII
18.1 Frane
18.1.1 Fattori e cause dei movimenti franosi
Per frana si intende un rapido spostamento di una massa di roccia o di terra il cui centro di
gravit si muove verso il basso e verso lesterno.
I principali fattori che influenzano la franosit sono:
fattori geologici, ovvero caratteri strutturali (faglie e fratturazioni), giacitura, scistosit,
Le cause dei movimenti franosi possono essere distinte in cause strutturali o predisponenti, prevalentemente connesse ai fattori geologici, morfologici e idrogeologici, e in
cause occasionali o determinanti (o scatenanti), prevalentemente connesse ai fattori climatici, vegetazionali, antropici ed al manifestarsi di eventi sismici o vulcanici.
Il movimento franoso si manifesta quando lungo una superficie (o meglio in corrispondenza di una fascia di terreno in prossimit di una superficie) allinterno del pendio, le
tensioni tangenziali mobilitate per lequilibrio (domanda di resistenza) eguagliano la capacit di resistenza al taglio del terreno. Ci pu avvenire per un aumento della domanda
di resistenza, per una riduzione della capacit di resistenza o per il manifestarsi di entrambi i fenomeni. Un aumento della domanda di resistenza pu essere determinato da un
incremento di carico (dovuto ad esempio alla costruzione di un manufatto o ad un evento
sismico), o da un aumento dellacclivit del pendio (dovuta ad esempio a erosione o sbancamento al piede). La riduzione della resistenza al taglio pu essere dovuta ad un incremento delle pressioni interstiziali (per effetto ad esempio di un innalzamento della falda o
della riduzione delle tensioni di capillarit prodotti dalla pioggia) o per effetto di fenomeni fisici, chimici o biologici.
Per linnesco e levoluzione di un fenomeno franoso molto importante la dipendenza
della resistenza al taglio dallentit della deformazione, ovvero la curva tensionideformazioni del terreno, ed i valori di resistenza al taglio di picco e residua. Infatti la
domanda e la capacit di resistenza lungo la superficie di scorrimento potenziale sono variabili, e quando in una parte di essa viene superata la resistenza di picco e la capacit resistente decade ad un valore residuo, si verifica una ridistribuzione degli sforzi con parziale trasferimento della domanda ad unaltra parte, meno sollecitata, della superficie di
scorrimento (fenomeno di rottura progressiva). Pertanto, in condizioni di equilibrio limite
del pendio, il valore medio pesato della resistenza al taglio mobilitata lungo la superficie
di scorrimento intermedio tra la resistenza di picco e la resistenza residua.
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Capitolo 18
Zon
ad
1
co
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dis
di
a
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Zo 11
i dis
tacc
o
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Cum
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Pie ione
az
10
par
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frana
Lc
xc
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Su
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330
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Capitolo 18
b)
331
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Capitolo 18
Capitolo 18
giungimento della condizione di rottura, e che, in condizioni di rottura, la resistenza al taglio si mantenga costante e indipendente dalle deformazioni accumulate. Da tale ipotesi,
fortemente semplificativa, consegue che: a) la rottura si manifesta lungo una superficie
netta di separazione tra la massa in frana e il terreno stabile, b) la massa in frana un
blocco indeformato in moto di roto-traslazione rigida, c) la resistenza mobilitata lungo la
superficie di scorrimento in condizioni di equilibrio limite costante nel tempo, indipendente dalle deformazioni e quindi dai movimenti della frana, e ovunque pari alla resistenza al taglio, d) non possibile determinare n le deformazioni precedenti la rottura, n
lentit dei movimenti del blocco in frana, n la velocit del fenomeno.
Inoltre la maggior parte dei metodi di verifica della stabilit dei pendii considerano il problema piano (cio ipotizzano che la superficie di scorrimento sia di forma cilindrica con
direttrici ortogonali al piano considerato), analizzando di norma una o pi sezioni longitudinali del versante e trascurando gli effetti tridimensionali.
Ulteriori ipotesi semplificative, diverse da un metodo allaltro, sono necessarie per rendere il problema staticamente determinato (come si vedr nel Paragrafo 18.6), cosicch a parit di geometria e di caratteristiche fisico-meccaniche del terreno, il risultato dellanalisi,
in termini di superficie di scorrimento critica (superficie per la quale il rapporto fra resistenza disponibile e resistenza mobilitata assume il valore minimo) e di coefficiente di sicurezza (rapporto fra resistenza disponibile e resistenza mobilitata), non unico ma dipende dal metodo adottato.
Nonostante tutto per, laffidabilit dei risultati dipende quasi esclusivamente dalla corretta schematizzazione del fenomeno e dalla scelta dei parametri di progetto che, proprio
a causa della scarsa aderenza alla realt fisica del modello costitutivo adottato per il terreno, devono essere fissati con grande attenzione e consapevolezza.
Occorre poi distinguere i pendii naturali dai pendii artificiali, non solo e non tanto perch
i volumi in gioco e le condizioni di carico sono spesso molto diversi, o perch alcuni metodi di analisi sono pi adatti allo studio della stabilit degli uni o degli altri, ma perch
generalmente molto diversa la conoscenza qualitativa e quantitativa della geometria superficiale e profonda, e delle propriet fisico-meccaniche dei terreni.
Nei pendii artificiali (ad esempio i fianchi dei rilevati stradali, degli argini o delle dighe
in terra) quasi sempre la geometria semplice e nota, i terreni sono materiali da costruzione omogenei ed hanno caratteristiche fisico-meccaniche note, poich corrispondenti
alle specifiche di capitolato, lo schema bidimensionale (problema piano) aderente alla
realt fisica, poich si tratta di opere con una dimensione di gran lunga prevalente rispetto
alle altre due e con variazioni graduali della sezione trasversale, le condizioni di carico
possono variare rapidamente nel tempo, ad esempio per gli argini al variare del livello del
fiume, o per le dighe al variare del livello di invaso.
I pendii naturali invece sono di norma caratterizzati da una morfologia superficiale e profonda complessa, da una grande variabilit spaziale delle caratteristiche fisicomeccaniche dei terreni, e di norma da una meno rapida variazione delle condizioni di carico (salvo le azioni sismiche). Le indagini geologiche, idrogeologiche e geotecniche, la
cui estensione ed approfondimento devono essere commisurati, in termini anche economici, allimportanza, alle finalit, allestensione ed alla gravit del problema in studio ed
alla fase di progettazione, possono solo fornire un quadro approssimato e parziale della
realt fisica.
333
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J. Facciorusso, C. Madiai, G. Vannucchi Dispense di Geotecnica (Rev. Febbraio 2007)
Capitolo 18
Nel caso degli scavi le condizioni sono talora, in un certo senso, intermedie, poich la geometria superficiale ben definita, ma il terreno di cui costituito il pendio naturale, e
quindi pu essere caratterizzato anche da forte variabilit spaziale, le condizioni di carico,
legate ai tempi e ai modi di realizzazione dello scavo e di permanenza dello scavo aperto,
possono variare sensibilmente nel tempo.
dunque:
C W cos tan ' tan '
=
FS = =
D
W sin
tan
(Eq. 18.2)
334
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Capitolo 18
e dunque:
max = '
In condizioni di equilibrio limite FS = 1
Si pu osservare che:
- la condizione di equilibrio limite si verifica per = ,
- la superficie di scorrimento parallela al pendio,
- la condizione di equilibrio indipendente dalla profondit della superficie di
scorrimento,
- lunico parametro geotecnico necessario per valutare il coefficiente di sicurezza FS
langolo di resistenza al taglio .
inoltre da sottolineare che:
- nelle verifiche di sicurezza opportuno assumere = cv, avendo indicato con cv
langolo di resistenza al taglio a volume costante, ovvero allo stato critico,
- nei pendii naturali pu aversi > per effetto di capillarit, leggera cementazione,
radici, altezza limitata del pendio.
18.3.2 Pendio indefinito di terreno incoerente totalmente immerso in acqua in quiete
Lo schema di pendio indefinito con filtrazione parallela al pendio (Figura 18.10) spesso
utilizzato per verificare la stabilit di una coltre di terreno, relativamente permeabile e di
spessore quasi costante, su un substrato roccioso o comunque di terreno non alterato, poco
335
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Capitolo 18
ed il fattore di sicurezza : FS = f
Facendo riferimento alla Figura 18.10 e indicando con il peso di volume medio del terreno sopra falda e con sat il peso di volume del terreno saturo (sotto falda), la componente
del peso normale alla base del concio :
N = W cos = [(1 m ) + m sat ] z cos
1
,
la lunghezza della base del concio : l =
cos
dunque la tensione normale alla base del concio vale:
336
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Capitolo 18
In questo caso inoltre possibile osservare che la risultante delle pressioni interstiziali agenti sulle due facce verticali del concio uguale ed opposta e che lungo la base inferiore
la distribuzione delle pressioni interstiziali uniforme e la pressione interstiziale vale:
u = w hw = m z w cos 2
(Eq. 18.4)
Se si assume, come ipotesi semplificativa e cautelativa, oltrech molto spesso realistica, c' = 0 , risulta:
FS =
[(1 m) + m ']
[(1 m) + m sat ]
tan '
tan
(Eq. 18.5)
se poi, per semplicit e senza grave errore, si assume = sat (anche perch molto spesso il
terreno sopra falda saturo per risalita capillare e per infiltrazione dellacqua piovana),
risulta:
FS =
( sat m w )
sat
tan '
tan
(Eq. 18.6)
sat tan
(Eq. 18.7)
'
circa pari a 0,5, ne consegue che la presenza di un moto di fil sat
trazione parallelo al pendio con livello di falda coincidente con il piano campagna riduce
il coefficiente di sicurezza ad un valore che circa la met del coefficiente di sicurezza
del pendio asciutto o immerso in acqua in quiete.
Poich il rapporto
Capitolo 18
I metodi di calcolo della stabilit possono essere utilizzati in modo diretto o inverso, ovvero:
- per stimare il coefficiente di sicurezza di un pendio stabile, si fissa la geometria superficiale e profonda, si attribuiscono valori di progetto ai parametri geotecnici, si ipotizza
lentit e la distribuzione delle pressioni interstiziali, e si determinano per tentativi il
coefficiente di sicurezza e la superficie di scorrimento critica (ricordando che per
questultima si intende la superficie cui associato il minimo valore del rapporto fra
resistenza disponibile e resistenza mobilitata);
- se invece la frana in atto o avvenuta, la superficie di scorrimento nota o sperimentalmente determinabile, e le equazioni di equilibrio consentono di determinare, posto
FS = 1, la resistenza al taglio media in condizioni di rottura lungo la superficie di scorrimento.
Capitolo 18
Nel caso di pendii di scavo, lanalisi di stabilit presenta in genere maggiori incertezze a
causa della variabilit del terreno naturale che costituisce il pendio. Per scavi sotto falda si
determina un moto di filtrazione ascendente e sono pertanto necessarie le verifiche al sifonamento e di stabilit del fondo scavo.
Se si esegue uno scavo in un terreno sotto falda, ad esempio per realizzare le fondazioni
di un fabbricato, e si mantiene asciutto il fondo dello scavo per permettere le lavorazioni,
si produce unalterazione dello stato tensionale del terreno circostante. In particolare le
tensioni totali si riducono via via che procede lo scavo, mentre le pressioni interstiziali e
le pressioni efficaci variano con tempi che dipendono dalla permeabilit del terreno. Pertanto il fattore di sicurezza del pendio, ovvero il rapporto tra capacit e domanda di resistenza, FS = C/D, varia nel tempo, ed il periodo durante il quale possono prodursi franamenti dopo la realizzazione di uno scavo sotto falda, ovvero il momento critico di minimo
valore di F, dipende dalla natura del terreno.
Nei terreni granulari molto permeabili (sabbie e ghiaie) la falda assume la posizione di
equilibrio via via che procede lo scavo (fasi 1, 2, 3 di Figura 18.11), ovvero non solo le
pressioni totali, ma anche le pressioni interstiziali ed efficaci variano in tempo reale, e il
moto di filtrazione , istante per istante, in regime stazionario. Pertanto le condizioni di
stabilit sono indipendenti dal tempo (condizioni drenate) e le verifiche di stabilit possono e devono essere eseguite in termini di tensioni efficaci, previa valutazione del reticolo
idrodinamico.
Piano di campagna
Livello di falda
iniziale
SCAVO
Fase 1
Fase 2
Fase 3
Invece, nei terreni a grana fine poco permeabili (limi e argille), durante lo scavo a causa
della variata distribuzione delle tensioni nascono sovrapressioni interstiziali che non possono dissiparsi rapidamente. Le condizioni di stabilit sono dipendenti dal tempo, e poich difficilmente si conosce levoluzione delle pressioni interstiziali in regime di filtrazione transitorio, le verifiche di stabilit devono essere eseguite sia per condizioni non
drenate a breve termine (in tensioni totali), sia per condizioni drenate a lungo termine (in
tensioni efficaci). In linea generale, la condizione pi critica per la stabilit a lungo termine. Infatti a causa dello scarico tensionale prodotto dallo scavo si ha una diminuzione
istantanea della domanda di resistenza, mentre le tensioni efficaci, e quindi la capacit di
resistenza, si riducono lentamente con il dissiparsi delle sovrapressioni interstiziali negative. Pertanto il coefficiente di sicurezza diminuisce gradualmente, ed un fronte di scavo,
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Capitolo 18
sen
T
T
1
sen ( )
= H
sen
=
=
sen
AC H 2
sen
Indicando con FS il coefficiente di sicurezza del pendio con riferimento alla superficie di
scorrimento potenziale AC, la resistenza al taglio mobilitata :
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Capitolo 18
m =
f
FS
c + tan
c
tan
=
+
FS
FS
FS
(Eq. 18.8)
c
tan
e con tan m =
i contributi alla resistenza al taglio
FS
FS
mobilitata rispettivamente della coesione e dellattrito, si pu scrivere:
Se si definiscono con c m =
m = c m + tan m = c m +
1
sen ( )
H
cos tan m
2
sen
(Eq. 18.9)
Eguagliando la tensione tangenziale media necessaria per lequilibrio, , alla tensione tangenziale mobilitata, m, si ha:
1
sen ( )
1
sen ( )
H
sen = c m + H
cos tan m
2
sen
2
sen
ovvero:
1
sen ( )
cm = H
(sen cos tan m )
2
sen
(Eq. 18.10)
Il valore di che corrisponde alla superficie critica per lequilibrio, quello per il quale
cm assume il valore massimo, e pu essere determinato imponendo la condizione:
c m
=0
Si ottiene:
+ m
cr =
2
(Eq. 18.11)
e quindi:
H 1 cos( m )
cm =
4 sen cos m
(Eq. 18.12)
Laltezza critica, Hcr, ovvero la massima altezza del pendio compatibile con lequilibrio,
si ottiene imponendo FS = 1, ovvero sostituendo c a cm e tan a tanm:
H cr =
4 c sen cos
1 cos( )
(Eq. 18.13)
Capitolo 18
H cr =
4 cu
sen
(1 cos )
(Eq. 18.14)
cr = /2
(Eq. 18.15)
(Eq. 18.16)
Allo stesso valore di altezza critica e di inclinazione del piano di scorrimento si perviene
anche applicando la teoria della spinta delle terre di Rankine (vedi Capitolo 11) con
riferimento ad un mezzo puramente coesivo. Infatti, nel piano di Mohr delle tensioni
totali, linviluppo a rottura di un mezzo puramente coesivo una retta orizzontale di
equazione = cu. In un deposito omogeneo, avente peso di volume , delimitato da una
superficie piana orizzontale, le tensioni verticale ed orizzontali sono per simmetria
tensioni principali. La tensione verticale (totale) varia linearmente con la profondit e vale
v = z. La tensione orizzontale (totale) minima per lequilibrio, varia anchessa
linearmente con la profondit, e vale: hA = v 2 cu = z 2cu. Il diagramma delle
tensioni orizzontali totali intrecciato e la profondit alla quale, in condizioni di
equilibrio limite inferiore, la tensione orizzontale zero, vale: zcr = 2 cu/. Laltezza
critica di scavo, per la quale larea del diagramma di spinta zero, e quindi la parete
ideale di Rankine non deve sostenere alcuna spinta dunque teoricamente pari a:
4 cu
H cr = 2 z cr =
(Eq. 18.17)
Capitolo 18
Il terreno compreso in tale fascia superficiale non contribuisce alla resistenza allo
scorrimento del cuneo sulla superficie di rottura potenziale.
Inoltre le fessure possono riempirsi di acqua
meteorica, che esercita una spinta
2d/3
Sw
idrostatica.La profondit delle fessure, d, non
W
nota, e pu essere stimata per tentativi, o
H
con la formula semi-empirica:
d=
2 cm
tan 45 + m
2
(Eq. 18.18)
L1
L2
W2
P2
T1
W1
P1
T=
c L 1 N1 tan
+
F
F
T=
c L2 N2 tan
+
F
F
N1
T2
N2
N2 tan
F
P1
N1 tan
P2
F
W2 N
2
R1
R2
W1
P2 - P1
N1
x
x
c L 2
F
c L 1
F
Capitolo 18
tan
. Poich FS non noto a priori, necessario fissare un valore iniFS
ziale di tentativo e procedere iterativamente fino a convergenza. Con riferimento alla Figura 18.15, ciascuno dei due cunei considerato separatamente. Il poligono delle forze
per il cuneo 1 pu essere disegnato (o calcolato). Esso costituito: a) dalla forza peso W1,
ottenuta moltiplicando larea del cuneo per il peso di volume del terreno, di cui sono note
intensit e direzione, b) dalla componente dovuta alla coesione della forza di taglio T1 alla
base del concio, c L1/FS, di cui sono note intensit e direzione, c) dalla forza normale N1
alla base del concio, di cui nota la direzione, d) dalla componente dovuta allattrito della
forza di taglio T1 alla base del concio, N1 tan/FS, di cui nota la direzione, e) dalla forza P1, di cui nota la direzione. La direzione della risultante R1 fra le forza N1 e N1
tan/FS forma un angolo m con la direzione della forza N1. Analogamente si procede
per il cuneo 2, disegnandone (o calcolandone) il poligono delle forze e ottenendone il valore di P2. Se risulta P2 = P1, il valore di tentativo prescelto per FS corretto, altrimenti si
ripete il calcolo fino a convergenza. In pratica conviene disegnare un grafico in cui si riportano, per ogni tentativo, i valori della differenza (P2 P1) in funzione del coefficiente
di sicurezza FS. Lintersezione della curva che collega i punti calcolati con lasse delle
ordinate indica il valore corretto di FS.
tan = tan m =
Per lanalisi di stabilit di un pendio omogeneo con metodi allequilibrio limite globale si
ricorre in genere alla pi realistica ipotesi di superficie di scorrimento circolare. Con
riferimento agli schemi di Figura 18.16, se la superficie di scorrimento critica interseca il
pendio al piede o lungo la scarpata, la rottura detta di pendio (slope failure), e si
possono avere i casi di cerchio di piede (toe circle) e di cerchio di pendio (slope circle).
Se invece il punto di intersezione ad una certa distanza dal piede del pendio, la rottura
detta di base (base failure) ed il corrispondente cerchio detto medio (midpoint circle).
Taylor (1937) ha affrontato analiticamente il problema della stabilit di un pendio
omogeneo, con geometria regolare e di altezza limitata, fornendo soluzioni adimensionali
e carte di stabilit di impiego semplice e immediato. Il terreno ha peso di volume , e
resistenza al taglio = c + tan. Il caso di pendio costituito da materiale puramente
coesivo ( = sat, u = 0, = cu) applicabile per la verifica a breve termine di pendii di
argilla omogenea satura non fessurata in condizioni non drenate. Il caso di pendio
costituito da materiale dotato di coesione e attrito applicabile alle verifiche a breve
termine di terreno argilloso non saturo ( < sat, u > 0, = cu + tanu), e a lungo termine
di terreni coesivi sovraconsolidati in assenza di pressione interstiziale (' > 0, u = 0, = c
+ tan).
Altri Autori hanno considerato casi pi complessi che mettono in conto gli effetti sulla
stabilit di un sovraccarico uniformemente distribuito sulla sommit del pendio, della
resistenza al taglio variabile con la profondit, dellinclinazione della superficie a monte,
della filtrazione e della sommergenza, delle fessure di trazione, di superfici di scorrimento
a forma di spirale logaritmica, etc., ma tali soluzioni richiedono numerose tabelle e/o
grafici, ed allora preferibile utilizzare i metodi delle strisce che, con la diffusione dei
programmi di calcolo automatico, non hanno pi lo svantaggio del lungo tempo di
calcolo.
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Capitolo 18
A) ROTTURA DI PENDIO
CERCHIO DI PIEDE
CERCHIO DI PENDIO
B) ROTTURA DI BASE
Figura 18.16 - Schemi di rottura di un pendio omogeneo di altezza limitata con superficie di
scorrimento circolare
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Capitolo 18
Figura 18.17 - Schema geometrico di riferi- Figura 18.18 - Carta di stabilit di Taylor per
mento per la soluzione di Taylor
pendii di terreno dotato di sola coesione
valore di .
Stabilit di un pendio di terreno omogeneo dotato di coesione e attrito
La soluzione di Taylor per un pendio di terreno omogeneo dotato di coesione e attrito
basata sul metodo del cerchio dattrito, schematicamente illustrato in Figura 18.19. Il
raggio della superficie di scorrimento potenziale indicato con R. Il cerchio dattrito
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Capitolo 18
Fattore di stabilit, N = H /c
Cerchio di attrito
Superficie di
scorrimento circolare
Figura 18.19 - Schema del metodo del cerchio Figura 18.20 - Carta di stabilit di Taylor per
dattrito
pendii di terreno dotato di coesione eattrito
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Capitolo 18
Livello dellacqua
3
i
n-1
Terreno
tipo 1
Terreno
tipo 2
Superficie S
necessariamente di eguale
larghezza, ma tali che larco di
cerchio alla base di ciascuno
di essi ricada interamente in
un unico tipo di terreno.
Immaginiamo di estrarre il
concio i-esimo e di rappresentare le forze che agiscono su di
esso in condizioni di equilibrio
(Figura 18.22).
Il concio ha larghezza xi, e
peso Wi. La corda dellarco di
cerchio alla base inclinata di
un angolo i sullorizzontale.
Ei e Xi, sono le componenti
i-1
i
xi
Ei-1
Xi
Ui-1
Ei
Ui
Wi
Xi-1
bi
Ti
Capitolo 18
'
i
'
i
'
i
N
E
X
n-1
n-1
n
n-1
5n-2
n. tot.
Equazioni di equilibrio
FS
n
n
V = 0
H = 0
M = 0
ai
bi
3n
Poich il numero delle incognite, (5n 2), superiore al numero delle equazioni di equilibrio, pari a 3n, il sistema indeterminato.
Per ridurre il numero delle incognite e rendere il sistema determinato, necessario introdurre alcune ipotesi semplificative.
I diversi metodi delle strisce differiscono sulle ipotesi semplificative assunte. I due pi
semplici e pi diffusi metodi delle strisce sono il metodo di Fellenius ed il metodo di Bishop semplificato.
Unipotesi comune a molti metodi, fra cui i metodi di Fellenius e di Bishop descritti nei
paragrafi successivi, ma non a tutti, lipotesi di superficie di scorrimento circolare, sufficientemente ben verificata quando non vi siano condizioni stratigrafiche e geotecniche
particolari.
Se si accetta tale ipotesi, il coefficiente di sicurezza risulta pari al rapporto fra momento
stabilizzante e momento ribaltante rispetto al centro della circonferenza.
FS =
i =1
n
T fi
T
i =1 i
MS
MR
(Eq. 18.23)
in cui:
n
i =1
n
1
n
i =1
(Eq. 18.24)
M R = r Ti = r Wi sen i
(Eq. 18.25)
e pertanto:
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Capitolo 18
[c'l
n
M
FS = S =
MR
(Eq. 18.26)
W sen
i
F4
Direzione normale alla superficie di
scorrimento
i
Le forze interne Xi e Ei
non intervengono perch
costituiscono un sistema
equilibrato.
Consideriamo il poligono
delle forze che agiscono
sul concio i-esimo (Figura
18.23):
F1 = Wi + (X i X i 1 )
F2 = (E i E i 1 ) + ( U i U i 1 )
F3 = Ti
F4 = N i' + U bi
F3
F1
F2
Il pi antico e pi semplice metodo delle strisce il metodo di Fellenius, detto anche metodo svedese o ordinario, che caratterizzato dalla seguente ulteriore ipotesi semplificativa: per ogni concio la risultante delle componenti nella direzione normale alla superficie
di scorrimento delle forze agenti sulle facce laterali nulla.
Con riferimento al poligono delle forze di Figura 18.23, lequazione di equilibrio nella direzione normale alla superficie di scorrimento :
F1 cos i + F2 sen i = F4
= N i' + U bi
(Eq. 18.27)
350
Capitolo 18
da cui:
N i' = Wi cos i U bi = Wi cos i u bi l i
(Eq. 18.28)
avendo ipotizzato una distribuzione uniforme, ubi, delle pressioni interstiziali alla base del
concio.
Lespressione del momento stabilizzante diventa:
n
(Eq. 18.29)
[c'l
n
M
FS = S =
MR
(Eq. 18.30)
W sen
i
Il metodo di Bishop semplificato attualmente il pi diffuso ed utilizzato fra i metodi delle strisce.
Esso caratterizzato dalla seguente ulteriore ipotesi semplificativa: per ogni concio la risultante delle componenti nella direzione verticale delle forze agenti sulle facce laterali
nulla.
Con riferimento al poligono delle forze di Figura 18.23, lequazione di equilibrio nella direzione verticale :
F1 F3 sen i = F4 cos i
Wi + (X i X i 1 ) Ti sen i = ( N i' + U bi ) cos i
per lipotesi del metodo di Bishop semplificato :
(X i X i 1 ) = 0
ne risulta:
Wi Ti seni = ( N i' + U bi ) cos i
ed essendo:
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Capitolo 18
1
ci' li + Ni' tan i'
FS
x i
li =
cos i
Ti =
U bi = u i li
ne segue:
x i
1 ' x i
cos i
c i
+ N i' tan i' sen i = N i' + u i
FS
cos i
cos i
Wi
e sviluppando:
N i' =
1 '
c i x i tan i
FS
tan i' tan i
cos i 1 +
FS
Wi u i x i
MS =
1
(Eq. 18.31)
1
'
'
c i x i + ( Wi u i x i ) tan i
'
tan i tan i
cos i 1 +
FS
(Eq. 18.32)
La soluzione ricercata per via iterativa fissando un primo valore di tentativo per FS.
Il coefficiente di sicurezza calcolato relativo alla superficie di scorrimento potenziale
considerata. Il valore minimo di FS corrisponde alla superficie di scorrimento potenziale
critica e deve essere determinato per tentativi.
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Capitolo 18
Capitolo 18
Capitolo 18
Se richiesto un intervento di urgenza, perch la frana in atto e costituisce minaccia incombente a persone o a beni, fatta salva la necessit di richiedere levacuazione della zona a rischio, occorre raccogliere il maggior numero di informazioni esistenti o disponibili
in breve tempo, e predisporre quelle misure rapide ed economiche che, pur non essendo
risolutive, portano ad una riduzione del rischio, o comunque non lo accrescono. Ad esempio, non rimuovere laccumulo al piede che, col proprio peso, produce un momento stabilizzante, eliminare le zone di ristagno dellacqua piovana facilitandone invece il ruscellamento, ripristinare lefficienza di canalette e fossi di guardia, sigillare le fratture per limitare le infiltrazioni di acqua piovana, etc..
Per progettare un intervento di sistemazione definitivo necessario svolgere tutte le indagini, geologiche, geofisiche, geotecniche, topografiche, e mettere in opera tutti gli strumenti (piezometri, inclinometri, estensimetri, basi topografiche), necessari per chiarire
lestensione e la cinematica del fenomeno.
Poich in genere il costo delle indagini rappresenta una parte piccola rispetto al costo
complessivo dellintervento di stabilizzazione di una frana, e poich in assenza di dati affidabili il progettista tende ad assumere ipotesi molto cautelative che comportano un sovradimensionamento delle opere da realizzare, non conveniente risparmiare sulle indagini (naturalmente purch siano ben programmate ed eseguite). inoltre sempre opportuno prevedere indagini e controlli durante e dopo la realizzazione delle opere, compresa la
messa in opera di strumentazione adeguata, per verificare le ipotesi di progetto, lefficacia
dellintervento eseguito e controllare il decorso dei movimenti nel tempo, prolungando il
monitoraggio per almeno un intero ciclo stagionale dopo il termine dei lavori.
Dopo avere raccolto tutte le informazioni necessarie, si definisce il modello geotecnico,
ovvero lo schema fisico meccanico interpretativo del fenomeno, e si procede alla verifica
di stabilit del pendio, nelle condizioni precedenti lintervento di stabilizzazione, con i
metodi della geotecnica (fra cui, ma non solo, quelli allequilibrio limite visti ai paragrafi
precedenti). Se la frana avvenuta si pu eseguire unanalisi a ritroso (back analysis), ovvero si impone che per la superficie di scorrimento reale (se individuata) e nelle condizioni idrogeologiche esistenti al momento della frana, risulti FS = 1, si ricava il valore medio
della resistenza al taglio a rottura, e lo si confronta con il valore desunto dalle prove di laboratorio.
La prima fase della progettazione finalizzata ad individuare i fattori che maggiormente
influenzano la stabilit del pendio, ed alla selezione, scelta e verifica dellefficacia dei
possibili interventi di stabilizzazione. In Tabella 18.2 sono elencati i criteri di scelta e i
principi fisici dei provvedimenti possibili. Essi possono essere suddivisi in due grandi categorie generali: i provvedimenti volti a ridurre la domanda di resistenza, D, e quelli volti
ad aumentare la capacit di resistenza, C.
Limitandoci ad una sommaria disamina dei provvedimenti per la stabilizzazione di movimenti franosi in terreni sciolti, nella prima categoria sono compresi:
- la riprofilatura del pendio, ovvero la modifica della superficie topografica con riduzione della pendenza, alleggerimento della sommit e/o appesantimento del piede del
pendio. Interventi di questo tipo hanno efficacia per movimenti franosi di tipo rotazionale non molto profondi;
- linserimento di opere di sostegno passive, quali muri, terra armata, paratie, pali, reticoli di micropali e pozzi, al piede della frana, con lo scopo di trasferire la spinta
dellammasso a strati pi profondi e stabili. Possono essere impiegati solo per frane di
spessore modesto.
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Capitolo 18
Tabella 18.2 - Principi e metodi di stabilizzazione dei pendii e delle scarpate (da Jappelli, Manuale di Ingegneria Civile)
CRITERIO
PRINCIPIO FISICO
PROVVEDIMENTO
NOTE
Scavo di alleggerimento
Riduzione degli sforzi
sulla sommit del pendio
tangenziali lungo la superficie di scivolamen- Abbattimento della scarto
pata
Trasferimento degli
sforzi tangenziali ad
elementi strutturali
fondati o ancorati ad
una formazione sottostante non interessata
dal dissesto
Miglioramento della
resistenza al taglio del
materiale
Capitolo 18
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Dipartimento di Ingegneria Civile Sezione Geotecnica, Universit degli Studi di Firenze
J. Facciorusso, C. Madiai, G. Vannucchi Dispense di Geotecnica (Rev. Febbraio 2007)