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ACCADEMIA PROPERZIANA DEL SUBASIO ASSISI SAN FRANCESCO E IL FRANCESCANESIMO NELLA LETTERATURA ITALIANA DAL XII AL XV SECOLO Atti del Convegno Nazionale (Assisi, 10-12 dicembre 1999) Acura di STANISLAO DA CAMPAGNOLA e PASQUALE TUSCANO Jacopone grida Ia propria consumazione d’amore («consumome lan. guendo», «si moro vivendo>, «piango per Te rittovarer, «non $0 do" me sit», atrangoscio per forte languore», «ora so fatto muto», «tengo e po tenuto», «fammi morir d'amore») in modi diversi da quelli dell amore pe gano, d'amore cortese. I! pocta sa che «amore grida tutta il mendon, invoca il «transite» essendogli insopportabile il «patire» per la fenom. nolagia cosmica, naturalistica, incerore dell'amore che sente attraverso il fuoco, i vuoto, la pienezza, le ferite, la frantumazione del cuore, la bel. lezza, il rapimento, lo spasimo, Vabisso per giungere a veder senza figura — la somma veritare con la nichilitate ~ del noseco pover core Si acquista amore cantando di amore ma non ci si pud identificare con fa fonte di esso. ‘Tutti i sentimenti (amore, verita, giustizia) sono drammatizzati da Ja. copone perché vengono assolutizzati da lui che rappresenta artsticamente il momento esasperato del misticismo come poverti ¢ giustizin. La pit alta drammatizzazione si ha quando il poeta si richiama al modello di Cristo e nel Pianto de la Madonna il pocta teatralizza il momento ultimo della passione: la morte, Levidenza scenografica condensa in tragica sin- tesi emblematica le fasi che il popolo conoscevs dalle tozze rappresenta- ioni pacsane della passioue e morte di Cristo € consezna a Pilato, mor te decrerata dal popolo. Jacopone carattetiaza Vevidenza attraverso il ser timento della tragedia che si svolge in diverse scene: tradimento di Giu- dla, oltraggi a Cristo © consegna a Pilato, morte decretata dal popolo, exo- cefissione. Solo nella sintesi di Dante si puo trovare I'evidenza realistica che troviamo in Jacopone il quale dirompe in accent tragici popofari nel- le ukime parole'di Cristo ¢ nel pianto della madre, Jacopone equilibra con la precisa parola umbra alloca nascente le smisuranze mistiche della follia ei amore verso Dio e crea I'incanto poe- tico con parole pregnanti di significatie di vaghezze race: parole estrat- te di densa psicologia (piacenza, (de) splacenza, gravenza, velenza), di indicazioni di stati d'animo (offensanza, lamentanza, certanza, cuitanza, inguietanza, malanza), di azione o di durata (affcancetura, portatura, fe. tura, robbatura, valura), di qualita derivanti da un'azione (sozato, tecra- finato, spelagato, misticato), di condizioni del!'animo (tristore, amarore, dolzore, delizo); e soprattuto il fitto agglomerato della koiné di espres. sioni linguistiche, segai di una poesia densa che nasce dallintensita di vita pratica € morale: non dallasteatto teologale ma dalla religione co- polare intesa quale passione di vita, NCESCO E FRANCESCANI NEL “PERDUTO” FRA LAUDARIO «SPITHOVER» (SEC. XV) (. ‘La lauda in questione & segnalata, altresi, nello “iacoponico” Ange- licano 2216("), anch'esso di origine assisana(™). Sceso da Vato reuguo confluita poi nella todina raccalta Petti - par- zialmente edita dal Tenneroni ~ che avtebbe copiato ~ come suppone il (7) Mantci, Lane ci, pp. 206-212. (6) bide, pp. 3-119. (ICE A. Pimorn, Le lands antics della Verne (Sto su nuosi cdi, in “Sea- dd Francesca” (Gin “La Verna"), Fircoze, X (1924), ». 3ok, pp. 338367 ( BAteLLL, Mediaeun volgare ds Monteassi all Unda, Bari, Advatica Eati- tei, 1971, p. 347 ‘0H Ucouis, Lene di Jocopone cit p, IX, nota 1 (©) thidor, p. VL e sn 106 Mancini ~ «da un perduto Jaudario di Bevagna»(): appunto il nostro. Spithéver (della cui probabile provenienza si dira pitt avanti) Allle varianti tra i suddetti testimoni di Sceso dallalto reguo ha de- dicato un’accurata analisi appunto il Mancini nell'edizione del laudario Frondini, a cui percid si rinvia(), Sarebbe molto interessante, da un punto di vista strutturale e stori- corlinguistico, prendere in esame tutte le vatianti offerte dalla lezione Spithdver che ci vengono dalle carte Molteni, ma non 2 questa la sede pet faslo. Ci limiteremo solo a esaminare In prima strofa ricordando ‘quanto @ gif stato evidenziato dal Mancini e avanzando qualche altra proposta di lettura e dinterpretazione. Diciamo subito che le strofe della Jauda in questione nel nostro co- dice sono sei, come nel Frondini, nell Oliveriano ¢ nella copia Pett, men- tre nell’Angelicano ne risultano seite (dove la VI invertita con la V, co- ‘me nell Dluminati, ¢ sono solo quattro nel Perugino e nel Vellicelliano, Per quanto riguarda Ia prima voce verbale dell'incpit — sceso -, lo Spithéver si allinea con quasi tutti gli altsi codici, tranne che col Peru- aino ~ dove parrebbe leagersi /es/scosa() = ¢ col Frondini, dove si ha esceso, con la —e ptostetica, tipica di altri testi in volgare assisano tre- centesco, editi da chi serivel*) Dagli altri laudati lo Spithiver si discosta nettamente nella lezione Alla voce verlsle del secondo verso, che in tutti riulea eosere puree, ‘menize nel codice deperdito si leggeva apparve. La cosa patrebbe essere — e nella mente del compilatore di Spith- ver forse lo era veramente ~ del tutto ierlevante; senonché & accaduto che tutte le lezioni dei testimoni recanti parve hanno indotto i com- mentatori a spiegare questa voce con “parve”, nel senso di “sembrd", ‘come nel dantesco «e par che sia una cosa venuta / da cielo in terra a ‘miracol mostraren(”), In realta, siamo indatti a pensare che, qui, parve doveebbe avere proprio il signffeato di “apparize", confortati da’ quan- to serive Stanislao da Campagnola sulla presenza di Francesco ¢ del Pran- cescanesimo nella lauda popolare e nelle sacre appresentazioni: (©) Manon, Frond’ ei, p, 223 (6) biden, pp. 223.227 ©) Ibidon, p, 223 (9) Si vedis F Saruccy, Stat? dir wolgore trocentesco delle Fraternity dei Dic plinati di. Lorenzo in Asse, in “Bolltino della Depucaione di Storia Patia per Umbria", LXDX (1972), fase I, p. 191 (Glasseria eschvingnio,eschndele,echocinatoa, expectante,exage, estore, expe, ©) CE Mann, If laudero «Frondinis cit, p. 223, note 2. 107 «Nelle “devorioni” dei Magellan, dei laudesi, dei penitent francesca, la figura il messaggio di Francesco wengeno tievetai con impero di fede e di fervore, in laude che sono spesso vere e proprie biografie in veri, e nelle gue IEil termine “lauds” & calvolta istrutivamente sostiuito da quell di ripresenta- sione, devozione slennitd. I eoncexo pactno, nella versione bonaventusiann di “appawe Ingrid Dio aos Saket in ques nos ulin glom nel s0 “o Francesco", nom poteva certamente essere pit) adatto a esprimere sia la anna d'une midone tde sare da perdement / mol Keren pesto fin a pov deere “cone Cristo china, Le pid ance awe ane cseane gsi conosciute, sembrano palesae il rimpiantae il desiderio di colo- fo che eva invechiatl nel eordo della vcenda mana del Cristo redvivo in Francs, In el on endo sao loro coed mire stares f- Ir umil sembiaze. quest poett popolar,spesso estemporanci, fanno eco ai ac- tnt biggie nen ten quanto non faces Tacopone da Todt nll ua fa rosa lauds: © Froncesco, da Deo ammato, {Cristo en te ne s'® mustratao(™). Un‘altra espressione di Sceso dall'alto rengno fortemente diversifica- tanei vari codici é quella che nell'Hluminati suona fo omato (esattamente rel secondo verso, dove si legge parve collui che de verti fo ornate, co- me nell’Angeliccno}, espressione che nella copia Petti acquista una va- lenza schiettamente aggettivale, ridotta com’é a orvato, che in Frondint 2 fo nato ¢ nella Spithiver formato, | La lezione i quest'ultimo parrebbe pit in sintonia can i content= to della Jnuda, dove pid volte ritorna il coneetto di Francesco vera for- ima di Cristo, pee avere, il Poverello, riportato sel mondo eieeo e tristo Tuce e ordine con la propria doctrina pura e per avere, eli ~ quale 1o- ti fatura del suo Sengnore = arenovato, pee verti super, la di lui Pas- sione nel proprio corpo, ev cingue parte ferito, in quel Iuoca de deve- ione / chiamate per ciascun quel de la Verna. Altro punto controverso della quartina iniziale della suddetta lauda €& costituito dal participio norrenato ai Tluminati, che & allainato in Frondini ¢ illuminato nell’ Angelicano, ai quali fa iscontro womsirato del- la copia Petti ¢ dello Spithéver. - ‘Ma il passo pi eseuro & nel quarto verso, dove, per Mhuminat hha: guale avve ov sé de (coxtesto su entiew de ) Tesu Cristo el sengno, for- ‘ma verbale che nel Perugino e nel Vallicelliano & diventata atiene / ati- ne (senza avve) ¢ che nell’edizione manciniana del Frondini &: dove e 'n (07) Srantsiao DA CAMPRGNOLA, Francesco e fanceseanesi nella socitd det se- colt XULXIV, Assi, Edvioni Porziuncola Societiinterazionale di Stud francesca, 1999, pp. 315316, 10s 4e/n A), espressione resa in Petti in: have e tiene, che nello Spithéver é, comprensibilmente: ef quale dve e téne. 4. : oe i che segue - O glorioso e almo confessore ~ & una di quel- le “biografie in versi” a cui si accennava sopra rave eee pra quando eitavo padte Stas Dopo avere come isttuito nella lauda precedente «aun ideale : la lauda pre «un ideale paral- lelo tra la venuta di Cristo © quella di Francesco» sul modell di $, Bo, aventura nel Prologo della Legenda maior Saneti Francisca), il compi- Jatore dell'ultima silloge dello Spithéver nella lauda O glorioso e almo coufessore ribadisce (¢ qui cito ancora padre Stanislao quando parla di Bonaventura} la «dimensione nuova» conferita dal biografo di Bagnore- gio «alla vita di Francesco qualificandone il compito escatologicon("), Nella lauds viene ripreso anche il tema della conformita del Santo con il Cri i Poverello@indeao come models ci pefeione evan gelica 0 di evangelica poverta (ma questo era il chiodo fisso degli Spi- ritual: si pensi al Clareno(®). 2 an ere ea confers Fano poser ~ costo clea Ta ‘fonimo amanuense —, tu sei lodato come colui del quale, gran tenpo en- rant che al mondo venss, 'Evangelisa nell Apacabite annuncioa ves ruta, ¢ Daniele ne profetizzd addiritura la «simiglianza a Dio». Ta rel mondo, ne la tua ioveneza — si logge - “fusti” pieno de vanitade: avesti bonore ¢ diletée la mola recbesa, parenti ¢ nobeltade, ma poi oferisti la ta libertade e, con aspera penettedncia, vita piglasté per lo divino amore, Londene tuo fondasti en povertade let cove spore amando... ee. ot (2 Mav 1 no nin ip, 24 ) StawtsL40 DA Caracas, L’ngelo del reso Siglo ¢ Alter Christes’, Ro ‘a, Ed, Laurenianum-Eal Antonianurs, 1971, . 173. . (9) Ibidem. 8) Hbiden, p. 166, 109 Laude per Santi francescani Quanto mai interessante, nella copia Molteni, & un gruppo di laude per alcuni santi franceseani: S. Chiara, . Antonio di Padova, S. Ber- natdino da Siena e S. Bernardino da Feltre. Mentre dovera risultate al Molteni che In lauda per 8. Chiara era stata pubblicata dal Tresatt, le altre laude, non atrestate in altsi codici 6 edizioni, vennero da lui puntualmente copiate, Jin quella per S. Antonio O lucid splendore, / 0 vaso d'or, spechio relucente, introdetta dalla didascalin De Santo Antonio de Padua (che patrebbe fino ad oggi sconosciuta, stando anche a quanto mi 2 stato det- to da autorevoli studiosi del Centro Studi Antoniani della citta del San- to) & senz’altro la pi riuscita poeticamente. ‘Allautore non bastano gli aggertivi ¢ le metafore per dive del San- to: lucidu splendore // vaso d'oro 17 spechio relucente // Antonio ferven- te / anenea sante /1 spirit fellice /I primogenito del povero patriarca // pianta cinca e vaéice 1/ forte barea 11 la gran perfection de la tua vita 1 altissino tonaute, / 0 fervente predecatore del neonda 1 animoso e pilt che leoue costente 1 “secondo San Paolo” // lucerna splendida e lumi- rosa come sole 1? bandera de fini ¢ gigli € rose ¢ viole. Per tutte queste sue qualita, Antonio @ invocato come salvatore del popalo padao, en questo mare lontano pieno de tenpestae de morta foro. Antonio & perfetto, sapiente, dotto, predicatore che converte i pec- ccatori di ogni specie, particolarmente meretrici e puicani / et usurai. Bel & if Taumaturgo: percid, ora che & in cielo, Vengono allares del felice Antonio techie atraté e ancor leprosi ce gilli che son vesuti dal demonia, Giungono di ogni parte del mondo: ‘lic, espani ¢ todeschi etaliani ¢ donne parte ssn portat, porcbé ssien libenati, pure cbe ssa la fede de buon core. 410 _La lauda ~ a dimostrazione che & prodotta in ambiente francescano = si conclude con Ia strofe seguente: Senciero pate, stella vespertina, nai te pregarro con tatto ef nostro core: Ona per wot fa Maesta divina, entercedi per noi, frati menor rege con tuto ef core per fo populo gentile ¢ per Padua fedele che #3 eleto per suo bon pastore. Olire che fedele, Padova & fiurita, mentre I’ Yspan(ia) ~ che qui sta per tutta la penisola ibetica (e, quindi, anche per il Portogallo, patria di Antonio) ~ & detta bella senz’altro. Likalia @ qualcosa di pit: essa & del mondo stella La Lauda de Santo Bemardino da Sena ® pits breve © poeticamente ‘meno alta (se, beninteso, di vera poesia per queste quartine, sestine € cottonati & il caso di parla!) Qui il Santo di Siena & invocato perché protegga il “populo peros- sino”, cio perugino Bernardino ebbe, infatt, molto cara la cittd di Perugia, dove fu pitt volte a predicare sulla pubblica piazza. Per questo, gi abitanti della cit- £8 del Grifo lo invocavano cosi (ma quella -u finale del primo attibuto ‘mi sembra alquanto peregrina sulla bocea di un pecugino!): Bot pate, tu ce lumina, ‘con fede e con amore ce predecisti a via del paraiso) ce mostrat, ché ernvan fore del divto camino, Mentro vivsti, amasti questa terra, te noi lesasti, asi dann, ta germs ora obe cielo la tua anew serr, abi raenmoria del popula perotsinal El populo perossino, patre beato, entre vivisi, fo da te arate; ‘ora cbe sei en cielo glorfiato, ssi" defensore del populo perossino! San Bernardino viene definito «esempio ai suoi Frati Minori» e buom sequitatore di Sen Francesco. Delle sue virtis sono particolarmente esal- tate Yobbedienza, uml’, In poverta, la castiti e la “fatiga” di predica- re, che fu il principale suo “oftigio”. mt La ctisi che investiva la Chiesa ¢ la societi italiana nella seconda me- ti del "400 (En questa nostra Ytalia ortiche ¢ malespine / nell’orta de la Chiessia cressevar sense fixe) anitnd la predicazione di un altro france- scano: Bernardino da Feltre, celebrato nella Lauda del Beato Bernardino da Feltro, lunga composizione in quartine di settenari doppia rima in- tema, che chiude - anzi bruscamente interrompe, risultando essa stessa mutila ~ le carte dela copia Molteni. Tn questa lauda, il grande pieulino, del mondo gran stupore, segua- ce di Francesco ne (alta religione de’ poveri mendicamti, grande predi- catore: La sera ¢ tuta note correvano le persone, salecere e devote, a odire el tuo sermone, & esaltato particolarmente quale fustigatore dei corrotti costurni del tempo: Ale pago carnevale, deluvio de pecati, oglestieussi al, Uf ball sto strpatt ¢ come fondatore cei Monti di Pieta (fondd anche il Monte di Assisi nel 1485(9): Con some donntinne lt Monti de ln Pietade, de’ poveri soventione, levusti ne ta ciptade, te la gran caritade’ Cavisté ali fal putre de li poverelli te fece exere chiamato, Altre laude franceseane [Nella copia Molteni troviamo poi altre laude indisizzate a singoli fra- ti francescani: Giovanni della Verna, frate Ranaldo ece. (Ma pet queste si rimanda alla lezione che ne da il Mancini nell’edizione critica del lau- amore, che nel tuo cor posta, Ia pena e lu dolore | delgie eeputai pe tanto non mancasi, ne Topera dingna e sant, che de fortega tanta Tamor Vaviva armato. Odi, parte e rancuti da li populi levastt = én grande amore li cuori ad paee concordat de spaleigere sangue umano che lo Forore ensano da te fo refenat. Poi quanto divinale de guela dolgesa fina, quanto medicinale fuse la toa doctrina Ja magesta diving par Maria ¢ gran certega ccon nobele slegresa al mondo & demosteac. O nobele ¢ superna fontana de ssiencia, fonte de lice ema _¢ eonne sapiens Per mmc ium wrani_—che tw de guest vite per te Ja gran clemengia da alto Redentore ali celesti canti —facissi a salita. de gratie © santi umori orta suo si a rigato, / Janda ers, evidentemente, pit unga, ma gui sarresta la tnascricione Moltont © quar wassuti_ de molto amenitade, fa 7 . ile ay - 6, lmona, qu tine le care del Maltnt chee sono perenate) ide opere sante e fruti, gig de casttade, eee rose de custitade, foglie delle usange (?), che sante eustumange ney populi piantato! Con soma devotione li monti de Ia pietade, de’ poveri soventione, —_levasti ne la ciptade, ché le gran caviude | avis ali frateli patte deli poverelli te fece eserechiamat, La sera e tuta note correvan Je persone solecete ¢ devote a adite el tua sermone, con tanta devotione —quili che ‘l receveno, cche a tuti ben pariano ucaro mele rosace, Fusti da li eatolici, per divinale uto, con brevi apastolici chiamato e recevuto,

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