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\Vignetta satiricaraffigurante gti ef- fetti disastrosi della tassa sul maci- nato sull'afezione det ceti popolari alto stato, In effetti la tassa sul macinato, gid utilizata in ota precedenti a quella postu nitaria, rappresenta uno det miatior! esem- pi di tassa indiretta non progressiva: col- ppendo un genere i consumo universale, {ncideva in modo proporzionalmente mag- iore sui redditi pid bassi e meno su quel- U che consentivano abitudin di consumo pit variate, m8 —> 7 ok smrccnecte, volts, dey Sella fece. entbolonas Nel 1866 i finanaiert francesi abbandonano {in massa i titl italiani, ‘causandone il ribasso FICOROA cre Latera quer ldipendena vi fala sce conta rusia ogee huss Mande norpend, | i patrimoni, ma i/consumiy agendo in manera particolarmente iniqua perché non di= " stinguevano tra i consumi dei cet ricchi ei consumi delle fasce social: pits povere os ) Limposta sul macinato del 1868 voluta dal ministro delle Finanze, Quintino Sella, & ‘in questo senso tipica, anche se la sua resa ers in effetti inferiore a quella fornita dal mo- nopolio sui sal e tabacchi. Colpendo il grano e il mais allatio di essere macinati si col- pivano i consumi dei cittadini pit poveri, soprattutto i lavoratori agricoli e gli operat che rappresentavano una larghissima base impositiva, coincidente con la quasi totalita della popolazione. Per tale ragione questa nuova imposta fece esplodere-una vasta pro testa popolare che in alcune regioni assunse i caratteri di un‘insurrezione ci massa Resta comunque il fatio che Tincidenza del prelievo fiscale sul reddito nazionale pass dal 79 nel 1863 all'11,4% nel 1880. La crisi finanziaria del 1866 Ma neppure linasprimento fiscale bastd per ricondurre il bilancio in pareggio. Limi tiamoei solo a ricordlare la nazionalizzazione e Ta vencica dei beni posseduti da parecchi ordini monastici, che farono dichiarati soppressi con due leggi emanate nel 1866 e nel 1867, come misura utile a ripianare il deficit, e soflermiamoc!invece sulle conseguenze della cris finanziaria del 1866, In quell'anno non soltanto vi fi la cosiddetta terza guerra Indipendenza (che costo 468 milioni), ma anche unfulteriore caduta delle quotaziont dei ttoli del debito puibblica italiano. Alle origin di questo fenomeno vi fu una erisi eco- ‘nomica di portata molto vasta: i possessor di titol italiani callocatiallestero, e soprattut- toin Francia, cominciarono a liberarsene al ribasso preferendo Vora in contanti; le quota- zion arrivarono a1un minimo i 46 alla Borsa ci Parigi (fine aprile 1866). (Chi erano gli acquirenti di questi titoli abbandonati dai financier francesi? Si trattava in gran parte di speculatori italiani attrattt dal ribasso dei corsi, che garantiva aght acqui- rent interessi assai pitt elevati di quelli nominal del 5%, O02 contro reaat i Trppe fe Rome a ost

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