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ANNO LXI AQVILEIA NOSTRA AQVILEIA MVSEO ARCHEOLOGICO au Fig. 3 - S. Ruffin di Pals Proprietd Mansi Alina memo retin di ciotoh corso di precedenti interventi di scavo, ¢ dalle evidenze ‘esse in luce nella proprieta Fadalti Proprieté Fadalti Liintervento, finanziato dal proprictario del fondo, ebbe Iuogo quando la trincea di fondazione della villa ra gi compiuta in buona parte: si segui pertanto lo scavo con il mezzo meecanico nel resto dll area, senzt individuare nulaltro che modesti residui rimancggiati dicta romana; si esegui inolte un imitato allargamento dello seavo verso sud (m 5x4) nel punto in eu sulla pa- rete meridionale della trincea era stata messa in luce in sezione una struttura in fossa di eta protostoria, gid in parte troncata dal mezzo meccanico. Liarea # rsultata fortemente decapata da spianamenti effettuati ancor prima dei lavoriedili; non risultava in- {atti conservato nemmeno un lembo di suolo in posto. La struttura,canaliforme, larga 2 metri e conservata per ‘una profonditi massima di 48 cm, era seavata nel limo sabbioso del substrato. Venne messa in luce per circa S me saggiata entro due piccole trincee parallele trasver- sali: il riempimento stratificato comprendeva falde so- ‘vrapposte di limi sabbiosi, ghiaia sabbiosa, iottoli con matrice ghiiosae limos, ¢ inglobava ceramic riferibi Je alla matura eta del ferro (V-IV see. a.C), element in limo scottato, resti di lavorazione del como di cervo. Jingottini di bronzo ¢ blumi di ferro in quantita rilevan- te, Lungo i margini, in due punti vennero scoperti rest di travi carbonizzate, connesse a limo scotato e ciotlo- oni Ritenendo che queste evidenze fossero da attribuirsi a rest strutturall in collasso e che rivelasero la. presenza, anche ai margini meridionali del"abtato, di impianti produttivi, in questa fase tarda destinatisoprattutto al iattamento del ferro semilavorato (dato questo assai i= levante in quanto del tutto nuovo per il Friuli ardo- protostorico), si é interrotta I'indagine rimandandone il proseguimento in una successiva campagna, a lavori ili conelusi Serena Vitvi Elisabetta Borgna Silvia Pettarin Talla Spanghero NOTIZIARIO ARCHEOLOGICO 412 al Tagliamento - Localitit Boseat 1 sito di Prese della Torricella si trova in comune di San Vito al Tagliamento, localiti. Boscat, immediata- mente a sud della strada provinciale San Vito-Bannia, due chilometri circa ad ovest del primo centro citato, in zona di risorgive. ‘Su questo sito furono raccolti nel corso degli anni °S0 ‘modesti quantitativi di frammenti ceramic! (M. BuokA, Y. Tramonmty, I! museo civico, San Vito al Tagliamento 1978, p. 10), assegnabiliallet@ del bronzo recente. Non, si_ha notizia di altti rinvenimenti fino allinverno 1989/1990 quando, su segnalazione del prof. G. Corde nos di San Vito, venne effettuata una raccolta di super- ficie sistematica di materiali portati in luce da un’aratu- ra profonda. In quest’oecasione venne realizzato anche tun saggio di scavo di limitata estensione con lo seopo di \erificare la consistenza e lo stato di conservazione dello strato archeologico eventualmente risparmiato. I lavori, dei quali si di qui breve notizia, si sono svolti nel mese di gennaio 1990 e sono stati finanziati dal Comune di. Vito e diretti dalla Soprintendenza Archeologica e per i BA.A.AS. del Friuli-Venezia Giulia, La raccolta di su- perficie ed il saggio di scavo sono stati coordinati da T. Spanghero, che ha anche redatto le note di seavo, Han- no inoltre partecipato i sigg. G. ¢ F. Cordenos, A. Grile lo, R. Muradore, ¢ lo scrivente. L’area interessata dall’affioramento di materiale ar- ccheologico é ampia 15.400 m? circa; ireperti erano mag xgiormente concentrati al centro ¢ nella parte occidenta- le, mentre in quella orientale e verso la periferia erano in progressivo diradamento fino a scomparire. 1 materiali recuperati comprendono numerosi frammenti ceramici di piccole e medie dimensioni ed un frammento di mac Il saggio di scavo, di 1,5 mx3,5_m ed orientato NNO- SSE, é stato aperto al centro della zona di massi ‘ma concentrazione dei materiali di superficie. La strat ‘grafia individuata & la seguente (fig. 1) Arativo: fino a una profondita di 45 em ca US S01: matrice argilloso-limosa di colore grigio- bruno con a tratti screziature ocra; sono presenti scarsi clasti calearei e arenacei. Ha potenza pari a 25 em ca. € andamento subpiano alla testa, con leggeri avvallamen- Ui, dove sono presenti frammenti ceramici di dimensioni comprese fra 2.¢ 4 em, di rado pitt grandi, per la mage ior parte in posizione piana © subpiana, ¢ scarsi resti ‘ossei calcinati, Resti antropici si rinvengono sporadica mente anche nel corpo di questa US, per una profondita di cirea 3 em dalla sua sommita. US 503: ghisie medio-piecole in matrice limosa gr sgio- bruna che verso il basso diventa sabbiosa (503A); sterile. E coperta da US 501 ed é stata vista in corpo so- lo in prossimita della buca US 502A. US 502A: buca di forma troncoconica, profonda 60 tem ca. ¢ ricavata a spese di $01, 503 e 503A. Individuata presso 'angolo sud del saggio, & stato possibile esplorar- la solo parzialmente. US 502: matrice argilloso-limosa bruno-grigio scuro. Fig, 1 - San Vito-Boseat. Sezione schemautca della pa- rete nord del sageio. Costituisce la parte superiore del riempimento di S02, per una potenza pari a 40 em ca.; in essa si sono rinv ‘nuti pochi frammenti ceramici con dimensione massima pari a 2-3 em, oltre ad una scheggia silioea non ritocca- ta US 504: matice limosa grigio scuro con abbondanti resti di fibra lignes sminuzzati ¢ earboniosi. Costituisce il riempimento della parte inferiore di 502A ed ha po- tenza pari a 20 em ca. Contiene rari frustoli ceramic Liintervento di scavo, nel corso del quale é stata indi viduata una sola evidenza strutturale (buca 502A), ha evidenziato una forte compromissione del deposito ar- cheologico. E possibile tuttavia che la dispersione di frammenti ceramic in posizione subpiana alla testa di US S01 rappresenti una superficie residua di abitato re- sa di difficile lettura dalle arature. A causa della imitata estensione dellarea scavata e della distruzione, dovuta ai lavori agricoli, di almeno buona parte del deposito antropico, non & possibile allo stato attuale proporre un’interpretazione del sito come vero e proprio abitato o piuttosto come semplice area di frequentazione. T materiali ceramici rinvenuti in superficie e nel saggio di scavo sono fra loro del tutto omogenei ¢ coincidono, per le caratteristiche morfologiche e <'impasto, con quelli raccolti in passato su questo sito. La loro estrema frammentarieta non ha consentito la ricostruzione com- pleta di alcuna forma. Nella ceramica grossolana, che & la classe pitt docu- mentata dal punto di vista quantitativo, sono foggiati vasi medi ¢ grandi di forma ollare, talora con il bordo modellato a “T” (fig. 2, n. 1) 0 con Forlo a breve tesa aggettante allinterno (fig. 2, n. 3), scodelloni-dolii a profilo ovoidale con orlo rientrante (fig. 2,n. 4), scodel- NOTIZIARIO ARCHEOLOGICO 414 loni a profilo troncoconico arcuato. I fondi sono piani a tacco, per lo pit espansi alla ba- se. A vasi di questo tipo sono attribuibili anse a nastro. verticale, con nastro medio spesso e luce ristretta, e pre- sea linguetta ricurva (fig. 2, n. 10), a lingua, elissoidali La decorazione ¢ esclusivamente plastica, ed é rappre- sentata in prevalenza da cordoni orizzontali sings pplurimi, su cui sono spesso impostate prese a lingua oa ‘bugna. Ben documentato € anche il motivo costituito da Dugneite © pastiglie applicate disposte a campire Ia su perficie esterna del vaso. Nella ceramica fine sono foggiate scodelle, fra cui un esemplare a calotta sferica con bordo modeltato a “T” (fig. 2, n, 5), € ciotole carenate a parete concava svasata fe vasca poco profonda (fig. 2, n. 7). Fra le anse vanno ricordate un’ansa con espansione a lobo (fig. 2, n. 8) ed. una a fronte triangolare (fig. 2, n, 9), entrambe fram- mentarie Il materiale ceramico sembra collocarsi in un orizzon- te cronologico unitario, attribuibile alleta del bronzo recente, ben documentato in area prossima al Sanvitese dal sito di Pra Marine presso Sesto al Reghena [F. GNE= sorro, Sesto al Reghena, “AN” 57, 1987 (Not. Are cheol.}, ec, 402-406), dove i materiali di San Vito-Boscat trovano precisi confront Ampliando Marco dei confronti, la ciotola carenata a parete svasata, alcune olle ¢ scodelloni-dolii ¢ la mag ior parte delle anse e delle prese, come pure la decor Zione a cordoni orizzontali lise, sono comuni sia al Bronzo Recente del Veneto orientale, ad esempio a Le Motte di Sotto (E. BIANcHIN Crrrox, a cura di, S. Mar- tino di Lupari (Padova) ~ Castello di Godego (Treviso il sito arginaio de “Le Motte di Soo”, Relazioni delle prime indagin’ di seavo, “QuadArchVen” 5, 1989, pp. 216-261) sia al Bronzo Revente friulano (P, CAssoua Guta, S. Viret, La ceramica dei castellier’, in Castelli del Friuli VH, Udine 1988, pp. 228-234). Sembrano in- veve di influsso pid specificamente veneto la scodella a calotta con bordo a “T", presente a Fondo Paviani (L. Fasant, L. SALzaNt, Nuovo insediamento dell’et@ det bronzo’ in Iocalita “Fondo Paviani” presso Legnago (VR), “BollMusCivNatVerona” 2, 1975, pp. 259-281, tay. 1, n. 10),e Forlo a tesa aggettante all'interno di olla ovoidale, che trova confronto ad esempio a Cavalzara (L. Satzant, Insediamento della tarda era de! bronzo a Cavalzara, “BollMusCivStNatVerona” 3, 1976, pp. 363-377, fig. 3, n. 4). Il Bronzo Recente veneto sembra inoltre costituire il tramite per Ia trasmissione di ele- ‘menti di ascendenza subappenniniea, quale Vansa a lo- bo, che tuttavia compare in Friuli anche ad est del Ta- liamento, a Gradisea di Codroipo (CAssoLa Guna, Vira, cit, tav. 4, n. 9), ¢ sul Carso, al Castelliere di Monte d’Oro (M. Morern, Castelliere di Monte d'Oro, in Preistoria del Caput Adriae, Cat.Mostra 1983, pp. 118-119, tay. 34, 9. 11). La campitura di bugnette applicate & presente nel re- pertorio decorativo subappenninico del versante penin- sulare adriatico (R. PEKONI, Per una definizione della spetto culturale “subappenninica” come facies cronologi- 415 __Norreranw sncusoosico 416 Fig, 2 - Sam Vito-Boseat. Materia ceramict: 1-5, 7, 9-10 dalla superficie: 6 da US 502; 8 da US 501 testa. Scala 1:2 a7 ca a sé stante, “Memorie dell’ Accademia Nazionale dei Lincei™ 9, 1959, pp. 3-192, tav. 17, n. 7) e nel Bronzo Recente veneto (A. MARCHESAN, Le etd del bronzo me- dae recente nel territorio veneto: cronologia, ipologia swédivisione in fasi cronologiche, “Archeologia Veneta 8, 1985, pp. 63-123, tav. 6, n. 53). I motivo compare an- che in Friuli, ad esempio a Rividischia (CassoLa GuIpa, ‘Vira, cit. (av. 1, n. 3). Nel basso Pordenonese sso sembra acquisire tuttavia unvimportanza quantitativa particolare (GNEsOTTO, cit.; nel materiale ci San Vito- Boscat i frammenti con questa decorazione rappresenta: no il 10% circa dei decorati), il che pud forse essere in- lerpretato come uno sviluppo locale di questo motivo, Lansa a fronte triangolare, tipo ben noto nell'ambito dei castellieri carsii c friulani nelt'eta del bronzo medio recente (A. CARDARELLI, Castellieri nel Carso ¢ nell’ stria’ cronologia degli insediamenti fra media eté: det bronzo e prima et del ferro, in Preistoria del Caput ‘Adriae, Cat. Mostra 1983, pp. 87-117), sembra infine do- cumentare apertura anche ad influssi di provenienza pitt decisamente orientale. Giovanni Tasca Vito d'Asio - Pieve di San Martino Scavi archeologici 1990 La prima campagna di scavi nel sito della pieve di ‘San Martino, ubicata nel comune di Vito dAsio, € stata organizzata ¢ diretta dallo serivemte anche come eset tazione pratica sul campo per gli studenti che hanno se~ guito il seminario sulle “sepolture medievali” delinse- gnamento di Archeologica Medievale dell'Universita di Udine, di cui il sottoscrito & incaricato (Conservazione ci Beni cultural. Fig. 1 - Pieve di S. Marti. no (comuore di Vie to dAsio). Pano- ramica di aleune taree di scavo indi- viduate dietro Vab- side dell artuale chiesa. NOTIZIARIO ARCHEOLOGICO 418. Le indagini di scavo condotte a S-E (area Le III) ea N- E, dietro Pabside (area U1, Ibis, Hter, IV, V) della tuale edifieio sacro — edificato allinizio del XVI sec. —, erano volte a rinvenire le tracce della presunta area cimiteriale, al fine di studiarne i resti scheletricie le rela tive consuetudini funerarie. Liindagine a S-E, non offrendo indizi utili alla ricer- ca, € stata abbandonata dopo raggiunta la roceia di bas se, Infatti le due aree, Le IIL, hanno permesso di stabili- re una sequenza stratigrafica archeologicamente non in- teressante, caratterizzata da strati superficiali contenenti laterii e pietre in matrice terrosa, rimane, to ai lavori di restauro post-sismico dell'edificio. Diverso il risultato conseguito nelle due aree ubicate dentro l'abside (fig. 1); soprattutto la Ie i suoi success vi ampliamenti (IIbis € ter) hanno favorito Pindividua- zione di resti murari e pavimentali che alla luce delle at tual conoscenze sono attribuibili ad un pitt antico edifi- cio cultuale, che precede I'attuale chiesa ‘Anche Marea IV, ubicata a ridosso del muro absidale, hha sostenuto le suddette ipotesi, permettendo inoltre il recupero di resti scheletrici in connessione. Nel'area II la struttura stratigrafica si presenta relativamente sem- plice: al di sotto dell’hunus e di uno strato di consisten- za argillosa e di colore grigio-beige, emerge, come ab- biamo gid detto, un muro con 60 em di spessore e anda- mento E-W. Verso W lo abbiamo cereato con il saggi Ibis, che abbiamo sospeso dopo 'asportazione dell’hu- ‘mus senza tuttavia metterlo in Tuce. La struttura muraria é costituita da ciottoli, talora agrossi, legati da abbondante malta; la messa in opera & regolare; sia all’esterno che all interno presenta tracce di intonaco. Verso W il muro si interrompe in prossimit di un grosso masso. Un pavimento, relativamente ben. cconservato, insiste verso N sul muro. Si tratta di un par

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