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ELEMENTI
DI ARCHITETTURA
TECNICA
Quarta edizione
ampliata e aggiornata
a cura di Paolo Andriolo Stagno
Giorgio Baroni e Francesca Franchini
CLEUP
EDITORE-PADOVA
Il contenuto dell'informazione pubblicitaria della Valdadige Spa - Verona, che compare alle pagine 284288, non impegna minimamente n
l'autore n l'editore del volume.
11 contributo della Valdadige Spa
ha permesso di contenere il prezzo
del volume e di favorirne perci
l'utilizzazione didattica universitaria.
INDICE
IX
XI
Cap.
13
Cap.
IL LEGNO
Propriet e prove relative ai legnami
Classificazione dei legnami
Principale impiego dei legnami
Difetti dei legnami
Applicazione dei legnami come elementi costruttivi
Lavorazione del legno
29
30
32
34
34
35
35
Cap.
I MATERIALI LAPIDEI
39
Cap.
CERAMICI - LATERIZI
47
Cap.
I LEGANTI - LE MALTE
Le malte
Malte addittivate
Malte pronte
55
58
59
60
Cap.
LE MURATURE
Definizioni
.
Materiali impiegati nelle murature
Nomenclatura delle murature
Murature con funzione strutturale
Caratteristiche fisico-tecniche delle murature
Caratteristiche estetiche delle murature
Nomenclatura delle parti costitutive le murature laterizie . .
Prove per la determinazione della resistenza e del carico
ammissibile
Carichi gravanti sulle murature
Cenni sulle murature non laterizie
Norme costruttive
61
61
61
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63
66
66
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74
76
83
84
VI
Cap. 8
Cap.
ILFERRO
I materiali ferrosi
Requisiti fondamentali dell'acciaio
Caratteristiche dell'acciaio
Caratteristiche negative
Caratteristiche positive
Acciai speciali
Formati e denominazioni
Esempi profilati a doppio T
Norme per la progettazione
Acciai da costruzione
Collegamenti
Confronto acciaio calcestruzzo armato
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99
99
100
1 02
104
106
109
122
IL CALCESTRUZZO ARMATO
Cenni storici
II calcestruzzo di cemento
Il cemento
Gli inerti
La ghiaia
L'acqua
Il calcestruzzo
Tensioni ammissibili
Controllo di qualit del conglomerato
L'armatura metallica
Casse
forme
e
sostegni
per
135
136
156
156
163
164
167
167
181
182
187
198
Cap. 10
il
85
85
89
89
getto
Cap. 1 1
203
204 <
205
209
212
212
212
214
Cap. 12
LE FONDAZIONI
Classifica e resistenza dei terreni
Le fondazioni
Fondazioni in superficie
217
218
228
228
VII
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237
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259
260
261
Cap. 13
ISOLAI
Solai in legno
Solai in calcestruzzo armato
Solai in laterizio e e.a
Solai in acciaio
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265
267
270
280
Cap. 14
LE COPERTURE
Coperture a volta
Coperture a falda
Strutture sottotegola per edifici civili
Coperture piane
Il manto di copertura
289
289
294
300
302
304
Cap. 1 5
311
311
314
318
Cap. 16
PROBLEMI ACUSTICI
Materiali acustici
L'isolamento acustico
La correzione acustica
321
325
326
335
Cap. 1 7
PROBLEMI TERMICI
Richiami di trasmissione del calore
339
339
Vili
Normativa italiana
Tecniche di architettura bioclimatica
341
348
Cap. 18
LE SCALE
Tipo di collegamento verticale
Tipologia della scala
Norme di progettazione
Dimensionamento
Struttura
357
358
359
363
366
367
Cap. 1 9
I SERRAMENTI
Tipi di serramento
Caratteristiche strutturali del serramento
Particolarit dei serramenti metallici
Vetri
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379
392
398
401
Cap. 20
OPERE DI FINITURA
Intonaci
Tipi di intonaco distinti per tipo di lavorazione
Pavimenti
Rivestimenti
Tinteggiature e coloriture
403
403
405
407
418
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Cap. 21
427
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435
435
438
460
463
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497
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Enzo Bandelloni
Ancora nel 1978 l'indimenticabile amico Prof. Enzo Bandelloni, Ordinario di Architettura Tecnica in questo Istituto, aveva deciso di por mano
ad una riedizione del suo testo d Elementi d Architettura Tecnica, aggiornandolo secondo le nuove normative ed adattandolo a quanto la sua esperienza didattica e scientifica gli era venuta suggerendo, anche per ci che
riguardava una pi attuale ripartizione degli argomenti. La tragica sua scomparsa nel dicembre di quell'anno purtroppo impediva anche il solo avvio
concreto dell'operazione, che fino ad allora si era limitata a costruttivi
scambi di idee con i collaboratori al suo corso.
Esaurite ora anche le ultime scorte del volume, non apparsa conveniente una semplice ristampa dell'opera, che da anni adottata come testo anche da altre Facolt di Ingegneria.
Il Prof. Giorgio Baroni, l'Ing. Paolo Andriolo Stagno e l'Ing. Francesca
Franchini, allo scopo preminente di perpetuare il ricordo del Prof. Bandelloni tra docenti e discenti, hanno ora provveduto ad un generale aggiornamento ed ampliamento del testo, previa una attenta rilettura e mantenendo
la validissima struttura di base del volume.
In particolare P. Andriolo Stagno ha curato la revisione dei capitoli
dal n. 9 al 13, adeguandoli alle nuove norme sull'accettazione dei materiali e sulla progettazione ed esecuzione delle strutture in acciaio e in calcestruzzo armato, nonch di quelli relativi alle coperture, alle scale, ai serramenti, alle opere d finitura ed alle norme per il progetto e la condotta dei
lavori edili; G. Baroni ha rivisto i primi quattro capitoli ed ha integrato ed
in parte rielaborato i capitoli n. 5, 6, 15, 16 e 21 sui ceramici e laterizi, sui leganti e le malte, sulla protezione contro l'umidit, sui problemi acustici e
sull'industrializzazione edilizia; F. Franchini ha infine redatto ex novo i
capitoli n. 7 sulle murature, n. 8 sui materiali sintetici e su quelli metallici
non ferrosi ed il capitolo n. 17 sui problemi termici, in relazione anche alle
recenti norme sul contenimento dei consumi energetici.
Pierluigi Giordani
Direttore dell'Istituto di Architettura e Urbanistica
dell'Universit di Padova
Gennaio 1982
CAPITOLO PRIMO
chi sappia leggerla, ogni opera chiaramente rappresenta oltre all'individualit dell'artista, lo spirito e la societ del tempo.
A questo proposito sembra non inutile molto brevemente accennare
allo sviluppo successivo delle tecniche costruttive con particolare relazione
alle conseguenze e all'impiego dei materiali, in quanto il problema tecnico
strutturale dell'architettura in fondo l'oggetto del corso di Architettura
Tecnica, chiamato anche in altre facolt come corso di Elementi Costruttivi. E' per necessario cercare di analizzare in profondit e con impegno culturale il problema della struttura, fin dalle sue origini, alle sue significazioni,
ragioni e successivi' aggiornamenti per poter affrontare con un sufficiente
bagaglio di nozioni, di tecnica, di cultura e di arte, i problemi di oggi che
sono di grande importanza e di notevole mutevolezza, dato il continuo aggiornamento che la nascita e la sperimentazione di nuovi materiali richiede.
La tecnica costruttiva fin dalle sue origini, per secoli, si basata su tre
elementi fondamentali che sono legno, pietra e laterizio; solo da poco con
l'applicazione del calcestruzzo armato, del ferro, delle materie plastiche, del
vetro ed in genere dei materiali odierni, la tecnica costruttiva si rapidamente evoluta, creando un nuovo linguaggio tecnico ed estetico, che in continua fase di sperimentazione, di sviluppo e di controllo.
L'elemento costruttivo originario, che pi volte ritroveremo nello sviluppo del corso il trilite, costruito da due piedritti o pilastri e superiormente da un architrave, detto anche traverso o orizzontamento, vincolato
alle strutture verticali da semplice appoggio, Fig. 1.1. Il materiale impiegato generalmente lapideo e la struttura presenta un fondamentale errore di impostazione statica cio quello di caricare la pietra disposta orizzontalmente su due appoggi, e assoggettarla quindi a sollecitazioni di flessione
e taglio, contrarie alle caratteristiche fisiche e tecnologiche proprie del materiale. L'uso della pietra come elemento strutturale orizzontale, date le
sue limitazioni pi avanti accennate, port a particolari determinazioni formali, che in pratica costituirono l'aspetto estetico delle architetture di quei
periodi, e basti pensare ai templi greci, ove la necessit di contenere gli orizzontamenti entro luci modeste, condizion l'interasse tra i pilastri e le colonne, investendo tutta la costruzione con una serie di misure reciproche e
di rapporti dimensionali tra i singoli elementi e tra le varie partiture, che
rappresentarono anche il senso di una particolare sensibilit formale che fu
di ricerca di raffinata proporzione e di un gusto che invest e configur ogni
rappresentazione di quella civilt.
L'architettura romana nacque e si svilupp sotto il segno della riscoperta di due elementi fondamentali, il laterizio, come elemento costitutivo delle
fabbriche e l'arco come elemento di stabilit e di struttura delle stesse. I primi laterizi furono infatti adoperati dalle civilt orientali, a partire dal 2000
a.C, come testimoniano gli scavi eseguiti in India, a Lothal. che portarono
alla luce un forno per mattoni e in epoca anche precedente in Mesopotamia
e Babilonia, ove con tale materiale vennero eseguite costruzioni maestose di
cui ancora oggi restano evidenti tracce. Con i romani il laterizio, cio l'elemento parallelipedo di argilla impastata, formato e cotto in fornace, divenne il simbolo e la visione di un fatto costruttivo del tutto nuovo. E' per da
dire che negli elementi dell'architettura romana il muro o l'arco non era co-
struito interamente in mattoni, ma di solito questi ne costituivano il paramento esterno, la cassaforma dell'anima della struttura che di solito era il
calcestruzzo, opus cementicium, cio un conglomerato di sostanze solide,
o aggregati, e di materie cementizie, quali le calci idrauliche ed il cemento
Portland, che era ben conosciuto dai romani, come ci ricorda Vitruvio nella descrizione delle specificazioni tecniche (Vitruvio, De Architectura, 1,2
e 11,4). Infatti come fa notare uno studioso inglese (W. Perkins, Roman
concrete and Roman palaces, "The Listener" nov. 1956): "Molti visitatori
lasciano Roma senza sospettare che il Pantheon e le Terme di Caracalla non
sono assolutamente edifici in mattoni. In effetti i mattoni sono soltanto un
rivestimento superficiale, il cui scopo principale era quello di rendere piana
la superficie e di contenere il nucleo di calcestruzzo quando questo non era
ancora ben essiccato. Un altro comune errore la convinzione che i mattoni
spesso incorporino quelli che ovviamente sembrano elementi strutturali, co-
me archi di sostegno, sopraporte e finestre. Questa credenza ha portato alcuni studiosi a parlare di volte romane in termini di raccolta e trasmissione di
spinte, come se un edificio romano in calcestruzzo fosse un organismo dina-
Fjg. 1.2 Archi romani sulla via Nova, ai piedi del Palatino.
mico nello stesso senso, ad esempio, di una cattedrale gotica. La verit che
una volta asciugato, il calcestruzzo romano era quasi del tutto inerte. Gli archi di sostegno e simili elementi avevano senza dubbio una notevole importanza durante la costruzione; ma l'edificio, una volta terminato, si reggeva
grazie alla grande resistenza ed alla monoliticit del calcestruzzo stesso. Muri
e volte potrebbero, in teoria, essere costruiti nella forma preferita dall'architetto, purch la struttura progettata fosse abbastanza resistente da sostenere
mensione e quindi l'essenza di maschi murari; gli elementi di chiusura addirittura scompaiono, sostituiti da grandi policromie vetrate tra gli esili elementi strutturali - linee di forza - che contrappuntano con un perfetto linguag-
gio tecnico ed estetico tutta la costruzione. Un moderno e famoso scienziato, il Danusso (in "Quaderni della Fondazione Pesenti", 1949) nota a proposito di queste strutture che alla luce delle conoscenze di oggi sembrano
impensabili:
"Quando penso alla struttura delle cattedrali gotiche, che incanala lungo
una sapiente ramificazione il flusso delle forze per guidarlo nella sua discesa sino ai fusti ed alle radici; quando penso al turbamento che devono aver
provato e virilmente superato gli ideatori e costruttori di colossi come le
Terme di Caracalla, o le cupole del Pantheon, di Santa Maria del Fiore, di
San Pietro, vedendole sorgere nella loro imponente realt, quando penso
tutto questo, non posso che riconoscere la precedenza storica dell'intuito
sulla scienza, ed inchinarmi sulla sua potenza creatrice".
Dopo notevoli ed interessanti esperienze gotiche, filtrate in Italia per
attraverso gli influssi delle tradizioni locali e basti per questo pensare ai monumenti dell'Italia centrale ed alle splendide, uniche architetture di Venezia, verso il 1500 fiori e proprio dall'Italia, da Firenze e Padova, quella cultura rinascimentale che con le sue speculazioni filosofiche, con le sue eccezionali personalit artistiche e le sue realizzazioni pu essere considerata
come punto di partenza della cultura moderna, e non solo nel campo dell'arte. Fu il periodo dei grandi trattatisti, come Leon Battista Alberti, il
Serbo, il Palladio, lo Scamozzi, il Vignola, che con le loro opere tentarono di cristallizzare entro normative e schemi i modi e le varie forme di comporre e costruire gli edifici, rifacendosi ai grandi esempi del passato che furono riscoperti, studiati ed analizzati fin nel profondo. I materiali prevalentemente lapidei impiegati nelle strutture delle fabbriche vennero trattati e
Fig. 1.5 - 1.6 - Chiesa di S. Anna ad Annaberg (1499). Pianta e particolare della volta.
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li viviamo, e sul quale si torner sia pur brevemente nel corso dei capitoli che
seguono.
Bibliografia
G.B. MILANI,L'ossatura murale, 3 voi., Torino, 1920.
G.B. MILANI e V. FASOLO, Le forme architettoniche, 2 voi., Milano,1931-1940.
P.L. NERVI, Scienza o arte del costruire, Roma, 1945.
G. ROISECCO, Vita dei materiali in architettura, Genova, 1958.
N. DAVEY, Storia del materiale da costruire, Milano, 1965.
A. CAVALLARI MURAT, Intuizione statica ed immaginazione formale nei reticoli delle
volte-gotiche nervate, in "Atti e rassegna tecnica", Torino, luglio 1958.
N. PEVSNER, Storia dell'architettura europea, Bari, 1959.
A. PETRIGNANI, Tecnologe dell'architettura, Milano, 1967.
CAPITOLO SECONDO
IL PROBLEMA TECNICO
STRUTTURALE
E' da definire come organismo statico qualsiasi corretta e coerente realizzazione della complessit di elementi portanti e portati che entrano in
gioco in una struttura. Naturalmente in ogni organismo di tale tipo non
possibile assolutamente prescindere dalla scelta del materiale da impiegare,
in quanto ogni materiale ha precipue e ben determinate propriet caratteristiche che potranno venire esaltate sia sotto l'aspetto statico-costruttivo che estetico soltanto dal corretto impiego dello stesso.
Si gi visto come nel passato sia stato proprio l'impiego meditato del
materiale, a parte le conoscenze tecniche, che ha determinato delle espressioni formali e delle forme costruttive ed architettoniche.
Il problema tecnico strutturale anche e soprattutto in funzione del
corretto e sapiente uso del materiale: in particolare ogni struttura avr un
determinato linguaggio e particolare impiego e specificazioni a seconda del
materiale impiegato. Chi ad esempio costruir in legno o in pietra tecniche per ormai in disuso dovr tener conto e valutare le diverse limitazioni negative che tali materiali impongono; costruendo invece in calcestruzzo armato o in acciaio si dovranno considerare tutti i fattori sia positivi che negativi che sono tipici di due mezzi anche espressivi cosi diversi,
unitamente a quella complessit di fattori legati all'ambiente, alla tradizione ed all'economia che non sono mai da dimenticare.
Per affrontare con coerenza e sensibilit il problema della struttura,
sembra non inutile riportare integralmente quanto Pier Luigi Nervi, ebbe
a scrivere nella prefazione del suo volume Nuove Strutture, ove fa particolarmente riferimento alle mentalit tutte diverse nell'affrontare il problema che generalmente caratterizzano il progettista a seconda che sia uscito da una scuola di Ingegneria o di Architettura:
"Nel nostro paese, e con poche differenze negli altri, i futuri tecnici e
progettisti di tutto il vasto campo del costruire, vengono formati di due diversi ambienti universitari: le scuole di Architettura e quelle di Ingegneria
Civile. Da quanto mi risulta per conoscenza diretta, e per considerazioni
fatte esaminando, in occasione di concorsi o su riviste specializzate, progetti provenienti da diverse Nazioni, si dovrebbe concludere che le scuole di
architettura e l'ambiente culturale architettonico sono tuttora dominati da
un formalismo simile, nella sua profonda essenza, a quello che cinquanta
anni or sono si manifestava, libero da ogni preoccupazione tecnica, in fan-
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ture, e come di conseguenza i nostri schemi non possono dare se non un'immagine approssimativa, e non di rado sfocata e incerta, di quel che accade
nella realt.
Abbiamo gi accennato che il progetto di una struttura da ritenere
in genere emanazione tanto dell'arte quanto della scienza del costruire essendo determinante l'apporto dell'immaginazione, senza la quale certo che
sarebbe stata ben diversa la storia dell'uomo.
Moderni mezzi come i calcolatori possono venir molto utilmente impiegati nel calcolo per risparmiare snervanti elaborazioni numeriche e per
consentire di saggiare diverse soluzioni. Ma al progettista spetter sempre
il compito di distinguere prima quel che vuole e pu ottenere dalla macchina, poi analizzare e coordinare i risultati e di prendere le decisioni conclusive; e rimarranno indispensabili, terminati i calcoli, le revisioni delle
ipotesi fatte, i riscontri delle previsioni avanzate, mantenendo al di sopra
delle elaborazioni numeriche la visione dell'opera nel suo complesso e vivido il giudizio critico conclusivo, per poter constatare se i proporzionamenti rispondano a quell'esigenza di equilibrio generale delle masse che,
quando sussista, il primo indice di un favorevole stato di cose.
Occorre che i potenti strumenti di calcolo di cui oggi dispone il progettista siano intesi come mezzi per lasciar pi libera la sua attivit creativa, che rischia di restare ottenebrata da calcoli gravosi, e per dar maggior
respiro alla messa a punto del progetto e allo studio dei particolari costruttivi, non di rado invece trascurati, nonostante la grande importanza che essi possono avere: le difese dagli eccessi delle temperature e dai rumori nelle abitazioni, la scelta dei materiali per protezione e ornamento, l'impermeabilizzazione delle coperture, la corretta specificazione di vincoli, giunti, infissi, scarichi delle acque e condutture costituiscono aspetti del progetto tutt1 altro che secondari, ci che appare chiaramente, se si riflette al danno che
un negligente e maldestro studio di essi pu provocare a chi dovr utilizzare l'opera, o all'influenza che essi possono avere nella preservazione dell'opera stessa.
A riguardo delle condizioni di carico pi frequentemente ricorrenti
nella pratica del progettista, da far rilevare che tutte le costruzioni possono essere sottoposte a forze di varia natura, distribuzione e intensit. Alcune agiscono senza modificazioni nel tempo, e sono quindi dette permanenti; altre, essendo invece variabili, sono dette accidentali, o sovraccarichi,
e richiedono quindi la previsione, riferita a indispensabili termini probabilistici, delle pi gravose entit e delle diverse maniere di essere applicate.
Per il calcolo delle costruzioni frequentemente ricorrenti nella pratica dei progettisti, il pi delle volte si fa riferimento, relativamente ai carichi accidentali, a condizioni semplificate e convenzionali, non di rado poco rispondenti alla realt,-tuttavia atte a riprodurre stati di' sollecitazione
che siano non inferiori a quelli pi gravosi conseguenti ai carichi effettivi,
o che abbiano la loro legittimit sancita dall'esperienza. Nella maggioranza
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Del fatto che le forze possono essere applicate in modo brusco, i dati
della Tab. 2.1 tengono larvatamente conto assumendo per le pressioni valori superiori a quelli corrispondenti al massimo affollamento statico. Gli effetti dinamici dipendono per anche dalle caratteristiche della struttura e
non di rado pu essere non pi legittimo prescindere da esse; cosi per i ponti, i carichi accidentali vengono amplificati mediante un moltiplicatore, che
della "risposta" della struttura tiene conto facendo comparire nelle sue espressioni la sola distanza (luce) fra le estremit dell'opera, ossia soltanto
uno, se pure fra i pi significativi, dei vari parametri che intervengono nel
complesso fenomeno quali, ad esempio, il rapporto fra i pesi mobili e fissi,
i vincoli della struttura.
Ma in certi casi la natura dinamica delle forze diviene essenziale al punto che sarebbe privo di senso un calcolo ancorato a quello statico: quel
che pu accadere, ed esempio, quando si debbano valutare gli effetti diparti di macchine in movimento, di azioni sismiche e, alle volte, di azioni del
vento, per i quali, oltre ai problemi inerenti alla resistenza, pu presentarsi
quello di definire il grado di sicurezza nei confronti del grande pericolo di
risonanze.
Il vento ha natura molto complessa: mutevole, comporta in genere
una azione di fondo abbastanza persistente, che pu essere assimilata a un
carico statico; e presenta anche fluttuazioni, di pi elevata frequenza e di
variabile rilevanza rispetto alla parte media, che possono provocare sollecitazioni dinamiche di sensibile portata per le strutture molto deformabili.
Ma anche quando il vento spira pressocch regolarmente, si possono manifestare, per particolari fenomeni aerodinamici, vibrazioni trasversali, ossia
in piani normali alle direzioni dello stesso vento, che spesso possono risultare superiori, pur con eguali deformabilit correlative della struttura, a
quelle massime che si verificano longitudinalmente a causa delle raffiche.
Le azioni esterne che il vento applica a una costruzione sono complesse, non di rado imprevedibili e dipendenti da numerose circostanze.
La velocit e la direzione del vento, la forma, l'esposizione e l'altezza dell'edificio, la localit (in relazione anche alla vicinanza di altre costruzioni
e alla natura del suolo), la forma, la permeabilit e la scabrezza delle superfici esterne della costruzione sono condizioni che possono avere determinante importanza sul valore delle pressioni esercitate dal vento, ma purtroppo il legame fra il valore della pressione in un punto e una delle variabili mette in gioco anche parte delle restanti, e possono essere non lievi gli
errori se si considerasse tale legame univoco.
Il vento provoca pressioni e depressioni, e non di rado i pi temibili
effetti sono dati da queste ultime o dalla simultanea azione di entrambe; le
depressioni (che sono considerate negative) si manifestano in genere sulle
superfici sotto vento, ma non sono infrequenti anche per quelle sopra vento. Si suppone di solito che il vento spiri orizzontalmente con velocit e direzione persistenti, assimilando quindi la sua azione fluttuante ad una forza
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I massimi valori della velocit del vento, e di conseguenza della pressione cinetica, variano a seconda della localit fino a valori di (= 250 Km/h;
q = 310 Kg/m 2 ; ma nell'entroterra difficilmente si sono riscontrate punte
superiori a 50 m/s
180 Km/h;q
160 Kg/m 2 ).
Per il suolo italiano, nelle nostre norme tecniche si trovano previsti
quattro diversi gradi di ventosit, e quindi quattro tipi di localit o "zone",
riferiti all'altezza di 20 m dal suolo e corrispondenti a pressioni cinematiche variabili da 60 a 120 Kg/m 2 . Le istruzioni in proposito sono indicate
nella Fig. 2.2, ma vengono ammesse variazioni nei casi particolari in cui le
condizioni siano giustificatamente differenziate da quelle medie alle quali
le norme si riferiscono. I valori delle pressioni cinetiche variano in funzione del grado di ventosit e dell'altezza dell'edificio, cos ad esempio a 20 m
vengono diminuiti del 25% e mantenuti uniformi per costruzioni alte non
pi di 10 m; corretti con il coefficiente (H + 20)/40 e adottati costanti sull'intera altezza //, quando questa sia fra 10 e 20 m; e se l'edificio alto pi
di 20 m, si lasciano invariati i valori forniti sino a tale quota, oltre la quale
si considera la pressione cinetica variabile linearmente sino a raggiungere
l'estremo valore
q (20 m) + 60 (H- 20) : 100 (in Kg/m2 , con H in m) ;
infine per le parti dell'edificio pi alte di 100 m, si pu considerare costante il valore raggiunto a 100 m (variabile da 108 a 168 Kg/m2 secondo la zona), poich praticamente non si fa pi risentire l'azione frenante operata
al suolo.
Invece il carico sulla copertura di una costruzione dovuta alla neve
da determinare tenendo conto delle condizioni locali. In ogni caso, il carico
relativo alla proiezione orizzontale della copertura dev'essere assunto, per
localit di altitudine h minore di 300 m, non inferiore a 90 Kg/m2 (Piemonte, Valle d'Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia-Giulia, Lombardia, Veneto, Emilia, Marche, Umbria, Abruzzi) e a 60 Kg/m2 (per le restanti regioni); per pi elevate altitudini, la precedente pressione deve essere aumentata
di 0,15 (h - 300) (Kg/m 2 , con h in m).
Oltre i 2000 m sono per difficili le previsioni, e le pressioni possono
essere molto maggiori di quelle precedentemente citate.
Le variazioni degli stati di sollecitazione cui si trovano incessantemente soggette le costruzioni danno luogo di solito a irrilevanti fenomeno di fa-
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tica; ma questi possono diventare di grande importanza per strutture sottoposte a forze alternative derivanti, ad esempio, da organi di macchine in movimento.
Le deformazioni della struttura non influenzano in generale i valori
delle azioni esterne: ma per l'azione del vento, ad esempio, si possono manifestare vibrazioni autoeccitanti, per le quali i movimenti che subiscono i punti della struttura acquistano la duplice e simultanea veste di effetti e di cause. La possibile ripercussione della deformazione sulle azioni esterne non riguarda per soltanto i regimi dinamici dello stato di sollecitazione: nel calcolo dei manufatti sottoposti alla spinta delle terre, si suppone, per poter determinare questa, che la deformazione della struttura sia
tale da poter dar luogo a stati estremi di equilibrio per il terreno; e va da s
che in tali casi l'entit della deformazione influenza la spinta, perch essa,
essendo in realt azione fra due corpi deformabili quali il terreno e la struttura, non pu non dipendere dal loro stato di deformazione.
Stati di sollecitazione, spesso molto importanti, possono sussistere anche in assenza di forze esterne e vengono detti "di coazione". Pensando la
struttura provvisoriamente suddivisa, mediante adeguato numero di tagli,
in pi elementi liberi di deformarsi, uno stato di coazione deriva dall'esistenza, in tale provvisoria situazione, di movimenti relativi incompatibili
con le connessioni esterne e interne; quindi le condizioni di continuit, per
poter essere ripristinate, richiedono la presenza di tensioni interne. Vi sono
casi in cui il meccanismo di generazione di tali stati pu essere definibile
in maniera abbastanza semplice, come si pu avere, ad esempio, per certe
schematizzazioni di variazioni termiche e, se pure con maggiori incertezze,
dei ritiri presentati dai materiali cementati durante i processi di solidificazione. Altre volte gli stati di coazione possono essere creati ad arte, per fronteggiare gli effetti delle forze esterne.
Gli stati di coazione, essendo dominati dalle condizioni di congruenza,
chiamano in causa problemi complessi anche per l'insorgere di deformazioni differite nel tempo, dette viscose, implicanti alle volte una sensibile evoluzione delle stesse caratteristiche del materiale.
Pur dalle pochissime cose accennate facile rendersi conto che il fondamentale problema della determinazione delle azioni agenti su una struttura, intese nell'accezione pi vasta del termine, comporta non di rado per
l'ingegnere questioni assai complesse che non possono essere congelate tutte in regole, tanto pi che la definizione di tali azioni non si pone in termini di possibilit o impossibilit, ma piuttosto di grado di probabilit; grado
che dipende da un gran numero di parametri, il cui dosaggio deve prevalentemente scaturire dall'unitaria visione che il progettista deve avere dell'intera struttura.
Le azioni agenti sulle strutture vengono suddivise, dalle istruzioni italiane (UNI - CNR 1967), in principali (carichi permanenti e accidentali, neve, spinta delle terre, coazioni impresse) e complementari (vento, variazioni
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termiche, ritiro, fenomeni viscosi, imperfezioni di vincolo, difetti di montaggio), con ci senza adombrare alcun giudizio sull'importanza che anche le seconde possono avere. Condizioni di carico I e II vengono dette,
dalle stesse norme, quelle in cui si accumulano o le sole "azioni principali" oppure le "principali" e "complementari" insieme, combinate sempre
nella pi sfavorevole maniera: alle condizioni I e II vengono attribuiti di solito coefficienti di sicurezza diversi".
Un discorso a parte, che non qui il caso se non di richiamare, va fatto per le azioni dinamiche conseguenti a sisma: problema che in Italia, come anche recenti tragedie hanno dimostrato, di grandissima importanza.
Esso attualmente regolato da precise Norme di legge e richiede una alta
specializzazione strutturistica per le sue concrete soluzioni.
La gamma dei materiali impiegati nelle strutture architettoniche assai estesa: pietra e muratura, legname, acciaio, alluminio, calcestruzzo armato normale e precompresso, materie plastiche. Tutti questi materiali
hanno in comune alcune propriet essenziali che li rendono atti a resistere
alle sollecitazioni imposte dai carichi.
Quale che sia la durata dell'azione dei carichi sulla struttura permanente, intermittente o solo momentanea occorre che la deformazione della struttura non aumenti progressivamente e che cessi quando cessa l'azione del carico. Si dice che un materiale ha comportamento elastico quando
la sua deformazione cessa rapidamente colla cessazione del carico. Tutti i
materiali strutturali sono in maggior o minor misura elastici. Se non lo fossero, e quindi se la struttura rimanesse deformata permanentemente dopo
la cessazione del carico, l'azione di nuovi carichi aumenterebbe la deformazione permanente e la struttura finirebbe con venir messa fuori uso. Per
contro, nessun materiale strutturale perfettamente elastico: a seconda del
tipo di struttura e della natura dei carichi, le deformazioni permanenti sono
inevitabili ogni qualvolta l'entit delle sollecitazioni supera determinati valori. I carichi pertanto debbono essere contenuti entro valori che non provochino deformazioni permanenti: i materiali strutturali sono sempre sollecitati entro il loro campo elastico.
Per lo pi i materiali strutturali sono non soltanto elastici ma anche,
entro certi limiti, linearmente o proporzionalmente elastici, il che vuol dire
che la loro deformazione proporzionale al loro carico. Cosi, se entro i limiti di proporzionalit, una trave a mensola si inflette di 2,5 mm sotto un carico verticale di 10 t posto all'estremit libera, la sua deformazione sotto
un carico di 20 tonn. sar di 5 mm. I materiali strutturali sono per la maggior parte impiegati esclusivamente entro i loro limiti di elasticit lineare.
Si dice che hanno comportamento plastico i materiali che presentano
deformazioni permanenti dopo la cessazione del carico. Al di l dei limiti
di elasticit, tutti i materiali strutturali hanno comportamento plastico:
il carico sotto il quale un materiale comincia a comportarsi in modo net-
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vamento delle strutture sotto carico, il valore delle tensioni ammissibili viene di norma fissato ad una frazione della resistenza a snervamento o a rottura; i coefficienti di sicurezza (rapporto tra tensione ammissibile e resistenza a rottura o a snervamento) cos introdotti dipendono da diverse condizioni: l'uniformit del materiale ed il controllo della sua produzione, le
sue propriet di resistenza prima definite, il tipo di sollecitazione, la permanenza e la certezza dei carichi, l'uso infine a cui la struttura viene adibita.
Bibliografia
P.L. NERVI, Scienza o arte del costruire, Roma, 1945.
P.L. NERVI, Costruire correttamente, Milano, 1965.
P.L. NERVI,Nuove strutture, Milano, 1963.
STRUCTURE: art architect's approach, New York, 1966.
M. SALVADORI, Le strutture in architettura, Milano, 1964.
C. POZZATI, Teoria e tecnica delle strutture, Torino, 1972.
D. MIN. L.L.P.P. 12 febbraio 1982: Aggiornamento delle norme tecniche relative ai "Criteri generali per la verifica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi".
CAPITOLO TERZO
IL LEGNO
Il legno, che ha avuto nel passato larghissima applicazione come elemento di struttura e di decorazione, rimane ancora oggi il preferito per determinati ma limitati elementi costruttivi, anche perch, almeno nelle nostre citt di pianura, di difficilissimo reperimento mano d'opera specializzata nella sua lavorazione.
Il tessuto che costituisce la massa legnosa del tronco presenta una struttura che pu essere generalmente schematizzata come rappresentato in
Fig. 3.1.
Esaminando la sezione trasversale di un
tronco d'albero, si distingue un'anima centrale
di forma cilindrica detta midollo, attorno alla
quale si sono venuti formando nel tempo
numerosi anelli, l'uno esterno all'altro che
comprendono il durame e l'alburno. Il durame, costituito dagli anelli interni e composto
da cellule morte e lignificate, di colore pi
scuro; l'alburno che rappresenta la parte viva,
cio le cellule in via di lignificazione si riconosce dalla tinta pi chiara, e comprende gli
anelli esterni. Esso costituito dal legno di
pi recente formazione e attraverso i suoi
vasi passa la linfa, cio il liquido nutritivo
della pianta.
L'alburno a sua volta seguito da un
sottilissimo strato di sostanza filamentosa
viva chiamata libro, alla quale sovrapposta
la corteccia, cio l'elemento pi esterno.
Fig. 1.3 Sezione schematica di un
tronco.
Le cellule dei legnami possono presentare pareti spesse ed aperture molto strette,
oppure bordi sottili e vani di notevoli dimensioni. Quando la pianta in primavera comincia a vegetare, l'acqua necessaria sale generalmente attraverso
le cellule pi recenti e perci essenzialmente lungo l'ultimo anello di formazione. Di conseguenza in primavera si formano cellule aventi pareti sottili e
vani notevoli, permettendo all'acqua di giungere rapidamente ai rami.
In estate la richiesta d'acqua invece minore e le cellule nascono pi
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strette e con pareti robuste. Per questa ragione il legname che si forma durante l'estate di colore pi scuro, pi resistente e compatto.
Nei nostri climi, nei quali si ha una successione regolare di stagioni di
vegetazione e di riposo, ogni anno si aggiunge normalmente un anello legnoso, detto appunto anello annuale, composto da uno strato di cellule
compreso tra il libro e il legno.
Osservando quindi una sezione del legno, dal numero di anelli di accrescimento si pu calcolare approssimativamente l'et della pianta.
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Il Winkler per questa sollecitazione in direzione parallela alle fibre considera una resistenza pari a 1/9 1/12 di quella a flessione oppure 1/6 1/8 di
quella a compressione. Nel verso trasversale alle fibre la resistenza al taglio
certamente maggiore ma ancora pi difficile determinarla sperimentalmente.
In linea generale si pu ritenere che essa superi tre volte quella nella
direzione delle fibre.
Tabella sollecitazioni a rottura per alcuni tipi di legno da costruzione.
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I legnami del quarto gruppo presentano fibre sottili e sono annoverabili tra i legni preziosi particolarmente indicati per lavori di ebanisteria. In massima parte raggiungono dimensioni modeste e sono di solito impiegati in
limitata quantit per lavori di intarsio e simili nell'industria del mobile.
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Segagione in quarto con mezzoni, dopo il taglio dei tavoloni centrali si procede al taglio degli elementi nei quarti in direzione radiale, oppure
secondo direzioni parallele.
Segagione in quarto, ove gli elementi sono tagliati nei quarti del
tronco secondo direzioni alternativamente normali.
Segagione in quarto a misure obbligate, analoga alla precedente ove
gli elementi hanno diverse e prefissate misure.
Il legno compensato, come gi accennato, un prodotto di grandissima diffusione ed generalmente usato per le opere di finitura interna degli edifici particolarmente per la costruzione di porte, pannelli di rivestimento, serramenti in genere, e nell'industria del mobile.
Il legno compensato si ottiene incollando sotto pressione sottili fogli
di legno dello spessore da 0,8 a 2 mm, disposti gli uni rispetto agli altri con
le fibre perpendicolari. Si visto infatti che la resistenza del legname varia
grandemente col variare dell'angolo tra la direzione delle fibre e quelle dello sforzo di sollecitazione, pertanto la particolare costruzione di tale materiale evita questo inconveniente. Inoltre le tavole di legname, a causa del
ritiro, sono soggette ad un ingobbamento pi o meno sensibile a seconda
della stagionatura e delle alternanze di secco e di umido. I vantaggi dal
punto di vista della resistenza sono quindi evidenti, ed anche da aggiungere la leggerezza ed il costo non elevato.
La fabbricazione del legname compensato ha appunto lo scopo di creare un materiale che abbia una buona resistenza in tutte le direzioni e non
sia soggetto a notevoli deformazioni; in definitiva quindi le tavole di legno
compensato presentano caratteristiche meccaniche notevolmente migliorate rispetto al legno naturale.
I tronchi destinati alla lavorazione del legno compensato (quercia, pioppo, betulla, faggio) devono prima essere scortecciati, e poi mantenuti per
molte ore a contatto col vapore d'acqua che render il legname pi soffice,
e quindi collocati su apposite macchine sfogliatrici che funzionano allo stesso modo di un tornio.
II tronco viene fatto girare lentamente e mediante un coltello automatico pressato contro il legno, si viene a tagliare un sottile foglio continuo.
L'operazione di incollatura dei diversi fogli viene fatta a caldo e sotto
pressione, usando colle a base di caseina, che essendo a lenta presa, costringono a mantenere la pressione per 8 10 ore.
Riassumendo quindi, il compensato presenta il vantaggio sul legno comune di una maggiore leggerezza, di una minore variazione dimensionale
per effetto di umidit, di una maggiore facilit di lavorazione, anche su grandi dimensioni; permettono inoltre di ottenere superfici in vista con legni
pregiati, senza necessit di impiallaciatura e in definitiva con costi notevolmente bassi.
Un particolare tipo di compensato il paniforte che un compensato
composto da molteplici sottili fogli di legno incollati e pressati fra loro con
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fibre incrociate fino a formare uno spessore di uno o due centimetri. Sotto
lo stesso nome si hanno altri pannelli formati da prismi di legno accostati
e incollati cos da formare una tavola: sulle due faccie di tale tavola vengono incollati due normali compensati.
Altro particolare impiego il legno pu trovarlo nei pannelli agglomerati truciolari (tipo Faesite) che si ottengono con pressatura ad alta temperatura; il prodotto finito si presenta come pannello anche di minimo spessore, compatto e durissimo, di solito finito e smaltato su di una faccia e
lasciato grezzo dall'altra.
Il legno pu anche essere usato come materiale isolante sia termico che
acustico (come isolamento e come correzione) in appositi pannelli di spessore variabile da cm 1 a 7,5 costituiti da fibre di pioppo imbevute in una
soluzione concentrata di solfati di magnesio e trattati termicamente in forni ad alta temperatura {Eraclit).
Le fibre di legno cos trattate subiscono un vero processo di mineralizzazione e pertanto risultano inalterabili nel tempo mentre la sua struttura,
costituita da un insieme di piccole celle irregolari, conferisce al pannello
elevati doti di leggerezza e di isolamento. Tale materiale largamente impiegato nelle costruzioni, data la capacit autoportante del pannello, la facilit della posa in opera, la possibilit di intonacatura, ed il costo non elevato.
CAPITOLO QUARTO
I MATERIALI LAPIDEI
Le pietre naturali impiegate nelle costruzioni, provengono da determinati tipi di rocce, cio da miscugli eterogenei di sostanze di natura minerale, che formano parte integrante della crosta terrestre.
Vengono prelevate dalle cave che possono essere a cielo aperto o sotterranee. Nel primo caso messo a nudo il giacimento, si procede all'escavazione con metodo diverso (ad aria compressa, con filo elicoidale, con esplosivi) a seconda della giacitura e delle caratteristiche del materiale, nel secondo invece l'escavazione avviene a mezzo di cunei oppure con l'impiego
del filo elicoidale in vere e proprie gallerie che si addentrano all'interno del
giacimento (come ad esempio per i materiali tufacei o pi generalmente
per la cosiddetta pietra tenera del Vicentino).
Il materiale una volta escavato viene trasportato ai piedi della cava e
quindi inviato agli stabilimenti di lavorazione. Il blocco cos pervenuto, a
meno che non venga impiegato in opere particolari, viene di solito segato
in lastre di spessore variabile, a partire da un minimo di 7 mm, con apposite macchine chiamate telai costituite da un insieme di lame in ferro poste
alla distanza voluta per l'ottenimento dello spessore delle lastre. Le lame
costituenti il telaio strisciano con movimento pendolare sul blocco e su di
esse si fa cadere una miscela abrasiva, che ha appunto la funzione del taglio, costituita da acqua e sabbia quarzifera; l'operazione di taglio di un
blocco, a seconda del tipo del materiale, pu durare ininterrottamente per
pi giorni.
Dalle lastre cos ottenute, a seconda delle particolarit di impiego, si
proceder poi alle lavorazioni successive che si distinguono a seconda che
il materiale sia impiegato come rivestimento per l'esterno o l'interno, o come pavimentazione, o scala, o davanzale, ecc..
Le rocce possono essere classificate in tre categorie:
A) Eruttive
B) Sedimentarie
C) Scisti cristallini.
Le rocce eruttive provengono dalle viscere della terra, da cui sono uscite allo stato fuso ad alta temperatura, e si sono nel tempo poi solidificate in
superficie.
Sono essenzialmente rocce di tipo vulcanico, come graniti, porfidi, ba-
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salti, trachiti. Anche la pomice appartiene a questa categoria, ma un materiale con caratteristiche particolari, come l'estrema leggerezza, per cui viene di solito polverizzata ed applicata come materiale isolante per l'isolamento termico ed acustico.
Le rocce appartenenti a questa categoria sono estremamente compatte,
hanno elevato peso specifico ed elevata durezza; possono essere impiegate
solo per usi particolari (prescindendo dall'effetto estetico: colore, grana e
venatura); resistono molto all'usura ma si tagliano e si lavorano con notevole difficolt. Hanno quindi generalmente un costo elevato.
Le rocce sedimentarie derivano dalla sedimentazione di sostanze minerali oppure da depositi organici; sono derivate dalla erosione determinata
dagli agenti fisici o chimici degli elementi naturali. Le masse cos accumulate hanno subito nel tempo notevoli trasformazioni, da cui derivano diversi tipi di rocce. Altri tipi di rocce sedimentarie si sono originate col disciogliersi e il depositarsi di materiali in acqua, uniti a residui di organismi vegetali o animali, oppure da prodotto vulcanici cementati insieme.
Appare dunque evidente che le rocce sedimentarie sono di natura molto varia, sia dal punto di vista della composizione che della struttura.
Appartengono a questa categoria i calcari ed i marmi; infatti non difficile trovare all'interno di essi scheletri di pesci preistorici, conchiglie, lumache ed altri fossili.
Le rocce appartenenti a questo gruppo possono essere ulteriormente
suddivise in due categorie:
1) Marmi cristallini a struttura saccaroide (Grecia, marmo di Lasa,
Vallestrona, Carrara, madreperla di Sicilia).
2) Marmi concrezionati. Al limite estremo di questa categoria troviamo i tufi, ed in genere le pietre tenere. E' questo un materiale che si taglia
facilmente con la sega appena escavato ed all'aria subisce un processo di
indurimento; per attaccabile dallo smog e dalle atmosfere inquinate delle nostre citt, per cui anche in poco tempo si disgrega e si polverizza. Appartengono ancora a questa categoria le brecce e tutti i brecciati, i quali
anche visivamente si presentano come formati dall'unione di vari e diversi
elementi. Non sono in genere materiali compatti a struttura cristallina ma
si sgretolano con notevole facilit.
Scisti cristallini. Sono rocce spesso insieme eruttive e sedimentarie, disposte a strati e quindi facilmente divisibili o sfaldabili. Non vengono infatti quasi mai estratte in blocco ma per sfaldatura. A questa categoria appartengono i Gneis (rocce micacee), le quarziti, i serpentini.
Per il corretto impiego del materiale ha notevole importanza conoscere le propriet fisiche delle varie pietre e, in relazione per un impiego all'esterno, particolarmente la resistenza agli agenti atmosferici. Ad esempio, in-
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fatti, soltanto il costruttore sprovveduto e di scarsa cultura, non solo tecnica, penser d applicare a Venezia come rivestimenti esterni pannellature in
travertino che, data la struttura non compatta e la porosit che sono tipiche del materiale, dar dei risultati di durevolezza nel tempo oltre che
di esteticit quanto mai precari. Il travertino che un ottimo e bellissimo materiale trover la sua esaltazione a Roma, nell'antica tradizione e nel
clima pi adatto alla sua corretta applicazione. A Venezia, come l'esperienza dei secoli insegna, l'unico materiale lapideo correttamente impiegabile
per esterni la pietra d'Istria, che viene intaccata solo superficialmente dall'atmosfera e dalla salsedine della laguna patinandosi in colorazioni particolari che hanno caratterizzato nei secoli le principali architetture della citt lagunare.
Le altre caratteristiche principali, che sono date dall'insieme dei requisiti naturali propri del materiale, e che interessano ai fini di un corretto
impiego sono le seguenti:
Peso specifico, che varia da 2.000 a 3.000 kg/m 3 (calcestruzzo armato 2.000 2.500 kg/m 3 ) e che dato dal rapporto tra il peso del materiale ridotto in polvere ed il suo volume.
Durezza. E' la resistenza al logorio dovuto ad azioni esterne (abrasione). Se ad esempio si dovesse pavimentare un grande magazzino di vendita, non si user mai una breccia, che pure di notevole effetto estetico dato il suo colore variegato e la sua grana, in quanto il pavimento costituito
da questo materiale si sfalderebbe entro breve tempo. Per un pavimento risulta quindi fondamentale considerare la durezza e la compattezza del materiale in relazione al proprio uso. Tornando all'esempio precedente, sar corretto impiegare ad esempio un granito per la sicurezza che nel tempo il materiale si conserver perfetto; l'unico limite nell'applicazione di un tale tipo
di pavimentazione dato soprattutto dal costo e particolarmente in relazione ad altri materiali di normale impiego.
Tenacit. E' la resistenza agli urti e costituisce un requisito molto
importante per una pietra; il contrario della fragilit.
Gelivit. E' la resistenza della pietra agli agenti atmosferici. La pietra se adoperata per esterni deve essere a struttura compatta e non presentare fori per non essere intaccata dal gelo; si gi accennato infatti che non
sarebbe corretto applicare come rivestimento elementi di materiale gelivo
in climi particolarmente umidi e freddi, come a Venezia. Una pietra di questo tipo non consigliabile anche usarla come pavimento; il travertino ad
esempio una pietra porosa, la cui superficie costituita da una serie di fori che assorbono l'acqua e la polvere. Pietre di questo tipo trovano invece
larghissimo e corretto impiego nei climi pi caldi dove in pratica questo pericolo non esiste.
Lavorabilit. E' in diretta relazione con la tenacit e varia con i materiali, e per ciascun materiale a seconda del verso. La lucidabilit un'attitudine caratteristica di lasciarsi ridurre a superficie perfettamente levigata,
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attraverso successive operazioni. Di solito i materiali pi Riciclabili sono i calcari cristallini, mentre i materiali pi duri, come il granito, si lucidano con
notevole difficolt e costo elevato, ma una volta acquistata la lucidit la conservano a lungo.
Per quanto riguarda le caratteristiche meccaniche da dire che le pietre presentano elevata resistenza a compressione e scarsissima resistenza a
flessione. Le pietre dei gruppi A e C presentano un
a compressione che
varia da 1.500 a 2.000 kg/cm 2 ,per quelle del gruppo B il
varia da 500
a 800 kg/cm 2 .
La resistenza a flessione trascurabile al punto che viene considerata
in pratica nulla. Per i gruppi A e C
= 1 0 0 kg/cm 2 ; per il gruppo B
=
2
= 50 kg/cm . Si veda in proposito la tabella allegata.
Tabella comparativa di resistenza alle sollecitazioni per taluni tipi di pietre naturali.
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Fig. 4.1 - Sistemi di attacco di lastre usate come rivestimenti esterni di facciate.
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Fig. 4.2 Pannelli prefabbricati di tamponamento con faccia esterna in materiale lapideo di minimo
spessore.
che e meccaniche diverse da quello invece utilizzato per i rivestimenti esterni soggetti agli agenti atmosferici.
Pavimentazioni. E' certamente il campo di pi largo impiego del materiale lapideo, la cui scelta direttamente in funzione dell'ambiente nel
quale verr posto, delle caratteristiche estetiche del materiale, della sua resistenza e lucidabilit e del suo costo. E' di solito posto in lastre, su un sottostante massetto di sottofondo in calcestruzzo di cemento, posato con il
piano lavorato a filo di sega e poi levigato e lucidato in opera con apposite
macchine.
Pu anche essere utilizzato in frammenti di varie dimensioni, tra loro
connessi con un legante e si ottiene cos il "pavimento alla palladiana", oppure sbrecciato in piccole dimensioni ed annegato in un pastone di polvere di mattone, calce, pozzolana e polvere di marmo e si ottiene il "terrazzo
alla veneziana".
Scale, che possono essere del tipo a sbalzo, costruite a massello, cio
con gradini e pianerottoli in struttura massiccia lapidea. Di solito oggi le
scale hanno struttura in calcestruzzo armato ed il materiale lapideo esclusivamente usato come rivestimento in lastre di spessore costante (cm 3), oppure di spessore variabile, da cm 3 per le pedate, i pianerottoli ed i ripiani, e da cm 2 per le alzate, e fissate con malta bastarda alla sottostante struttura, Fig. 4.3.
Nell'edilizia civile numerosissimi altri utilizzi trova il marmo o la pietra che vediamo impiegati nei davanzali, negli stipiti e nei contorni delle
porte, nelle mensole e in svariati altri elementi che costituiscono le opere
di finitura di un edificio.
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Bibliografia
A. CONSIGLIO, Il marmo, Pisa, 1949.
M. PIERI, Marmi d'Italia, Milano, 1952.
F. RODOLICO, Le pietre delle citt d'Italia, Firenze, 1953.
M. PIERI,Marmologia, Milano, 1966.
e le riviste specifiche:
- Marmi, Graniti, Pietre
- Marmo, Tecnica, Architettura
- Pietre.
CAPITOLO QUINTO
CERAMICI - LATERIZI
Si definiscono come "ceramici" tutti quei prodotti inorganici e non metallici che per la loro fabbricazione necessitano di elevate temperature; in
questo capitolo si tratteranno i prodotti ceramici pi tradizionali, ricavati
da materiali argillosi, innanzitutto i laterizi e poi le maioliche, le terraglie,
il gres e le porcellane.
I materiali ceramici (da kramos = argilla in greco) sono tra i prodotti
pi antichi della civilt umana: gi 6000 anni a.C. si trovano mattoni o piastrelle cotte ed anche smaltate in Egitto ed in Mesopotamia e India.
Le argille sono rocce molto diffuse nella crosta terrestre: sono il risultato di profonde trasformazioni, sviluppatesi attraverso varie ere geologiche, di rocce primarie come graniti, basalti e miche sotto l'azione dell'acqua,
della pressione e della temperatura; pur nella loro variet sono sempre riconducibili a dei silicati di alluminio, ad una associazione di silice ed allumina in diverse proporzioni (illiti, caoliniti, montmorilloniti) con presenza
di ossidi di ferro e calcari, i quali ultimi peraltro non devono superare il
10% del totale.
I prodotti ceramici vengono classificati come segue:
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in grandi cumuli, all'aperto, ove per opera del gelo e del disgelo, si degradano le argille liberando le sostanze estranee. Questa operazione permette che
il materiale si riduca in grani di dimensioni molto piccole. Pu anche essere
eseguita un'operazione meccanica (estivazione), nella quale le argille vengono sminuzzate, raffinate, mescolate ed impastate e se necessario con una
decantazione che avviene in una serie di vasche con fondo perforato a griglia; in tale caso le operazioni 2 e 3 vengono a coincidere in un unico procedimento meccanico.
3) Mescolazione: la pasta viene finemente impastata con particolari
macchine ad elica e viene eventualmente corretta la composizione aggiungendo quei materiali che mancano o che non sono in esatta percentuale
per una perfetta composizione della miscela.
4) Impasto e modellazione: i singoli elementi di argilla vengono modellati a mano, procedimento ormai in disuso, oppure a macchina per pressatura; gli elementi per solaio vengono trafilati e tagliati con un filo d'acciaio per ottenere elementi di lunghezza desiderata, cosi come gran parte
degli altri elementi forati.
5) Essicazione: una volta modellati, i pezzi vengono essiccati e tale
operazione pu essere naturale, sotto delle tettoie dove vengono asciugati
dall'azione dell'aria, oppure artificialmente nella quale i singoli pezzi vengono immessi in opportune camere ad aria calda, con eventuale ricupero
del calore di cottura.
6) Cottura: avviene normalmente intorno a 950-1000C con ciclo di
alcune ore, che negli impianti pi moderni si tendono sempre a ridurre
(8-4 ore): un tempo erano generalmente usati i forni a fuoco mobile tipo
Hoffmann a camere comunicanti e recupero di calore, oggi invece pi diffuso l'uso di forni a tunnel.
A seconda del grado di cottura i mattoni laterizi vengono classificati
in: aitasi, poco cotti di colore giallo chiaro, molto porosi e con scarsa resistenza; mezzani, a cottura normale; forti, ottenuti a temperature pi elevate e con caratteristiche fisico-meccaniche migliori dei precedenti; ferrioli, troppo cotti, in parte vetrificati, di colore pi scuro, con scarso appiglio per le malte.
Oltre alle terrecotte, derivate dalle stesse materie prime dei laterizi,
ma per usi non strettamente edilizi (vasi, recipienti, decorazioni), da materie prime pi pure e con minore contenuto di ossido di ferro si ottengono le faenze, normalmente rivestite con vetrine trasparenti o con ingobbio,
che, se rivestite invece con smalti e decori (composti di piombo, boro, zirconio, titanio, manganese, ferro, cadmio, cromo, ecc.), prendono il nome
di maioliche.
Con l'aggiunta di caolini e fondenti (feldspati ed eventualmente talco)
si ottengono, con cottura a 1000-1500C le terraglie tenere, e a 12001250C le terraglie forti: le terraglie vengono ricoperte in seconda cottura
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Tabella 5.1
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Piastrelle
Le caratteristiche fisiche e meccaniche, la facilit di pulizia, il basso
costo, le infinite possibilit di decorazione, la variet dei tipi a disposizione giustificano il larghissimo uso nell'architettura delle piastrelle ceramiche,
legato anche ai miglioramenti via via apportati al prodotto ed alle tecnologie di produzione.
I principali tipi sono i seguenti:
Piastrelle in maiolica a pasta debolmente colorata e perci sempre
ricoperte da smalti opachi, sono in genere di dimensioni 15x15 variamente
colorate destinate al rivestimento di interni.
Piastrelle in cottoforte, prodotto tipico italiano fabbricato per lo
pi in Emilia, sono utilizzate per la pavimentazione di interni, nel formato
20x20 ricoperte con smalti opachi colorati e decorati, hanno buone caratteristiche meccaniche.
Piastrelle in cotto non smaltate, di un caldo color rosso servono per
pavimentazioni di interni rustici laddove un tempo venivano impiegati i mattoni.
Formati pi frequenti 30x 30, 25 x 25, 20 x 40, 40x 60.
Piastrelle in gres rosso previste anche dalle norme UNI 6506/69,
sono vetrificate, presentano un assorbimento in acqua < 4%. Nel classico
formato 7,5x14 vengono utilizzate per pavimentazioni di interni ed esterni in abitazioni, industrie, ospedali e in genere zone di intenso passaggio
per la loro resistenza chimica e all'abrasione.
Piastrelle in gres porcellanato, quasi completamente vetrificate con
ottime propriet meccaniche e di resistenza chimica. Nei formati 5x10 e
10x10 servono per pavimentazioni. Possono essere variamente colorate, si
producono anche per monocottura e in tal caso risultano smaltate.
Piastrelle in terraglia dolce. Assieme al successivo il tipo pi diffuso nel mondo per rivestimenti di pareti interne. Prodotto a pasta bianca,
come fondenti contiene carbonati di calcio e di magnesio. Si pu decorare
la superficie del biscotto e rivestirla di sola vetrina. Il formato classico
15x15.
Piastrelle in terraglia forte. Simili alle precedenti prevedono l'impiego di feldspati come fondente. Hanno quindi minore porosit e maggiore resistenza meccanica.
La resistenza meccanica viene di solito interpretata attraverso il carico di rottura a flessione di interesse soprattutto per le piastrelle per pavimentazione. Esso risulta in genere superiore ai 100 kg/cm 2 ma per alcuni
tipi di gres pu raggiungere i 250-350 kg/cm 2 .
Laterizi alleggeriti
Allo scopo di migliorare la coibentazione termica e l'isolamento acu-
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stico si ricorre anche a prodotti laterizi nei quali viene esaltata la porosit,
anche se a scapito del peso specifico e della resistenza meccanica.
La tecnologia di produzione dei mattoni "leggeri" contempla l'impiego in miscela (oltre ai prodotti consueti) di prodotti combustibili che liberano pertanto gas al momento della cottura e ostacolano il processo di sinterizzazione. Si ricorre a antracite, segatura di legno, farina di coke e di lignite. Si possono usare anche carbonati che liberano anidride carbonica.
Il processo di formatura del tutto simile a quello gi descritto per
i mattoni pi compatti sol che si ricordi che le deformazioni in cottura di
tali prodotti sono molto pi sensibili ed quasi sempre necessaria una operazione finale di rifilatura.
Se la formatura avviene per colaggio si possono avere prodotti porosi
anche trasformando la sospensione in una schiuma addizionando opportuni
agenti emulsionanti e mantenendo l'insieme fortemente agitato per inglobare la massima quantit d'aria.
Si fabbricano mattoni isolanti per impianti frigoriferi (fino a -100C)
per temperatura ambiente, per temperature fino a 150C e oltre. Mattoni
refrattari sono considerati quelli che resistono a temperature superiori ai
500-600C.
La resistenza a compressione di questi ultimi non deve essere inferiore ai 50 kg/cm 2 ma pu arrivare fino a 200, la conducibilit termica mediamente 0,5-0,7 kcal/m/h/C.
Nei mattoni porosi la porosit dell'ordine del 50% e il peso specifico
attorno a 1 ma si possono ottenere valori anche molto pi bassi come 0,30,4g/cm 3 .
Se la porosit del tipo aperto occorre impermeabilizzare il manufatto per impedire la penetrazione di umidit dato che la conducibilit termica dell'acqua circa 20 volte quella dell'aria. In genere alle alte temperature preferita la presenza di moltissimi pori piccoli e chiusi non collegati
fra loro per diminuire la trasmissione di calore per irraggiamento.
Una interessante e nuova elaborazione del laterizio tradizionale rappresentata dal Poroton, owerossia "argilla porizzata", cos denominata
dall'ing. Sven Fernhof suo ideatore. Questa macroalveolatura, ottenuta inserendo nell'impasto argilloso prima della trafilazione una miriade di
sferette del diametro di circa 1,5 mm di una sostanza a bassa temperatura
di sublimazione (polistirolo espanso), esalta le doti di benessere abitativo
proprie del laterizio tradizionale. Alle caratteristiche di leggerezza (800
kg/m 3 ) questo materiale unisce notevoli capacit isolanti sia dal punto di
vista termico che acustico, per cui possibile ottenere, a parit di isolamento, murature pi leggere e di spessore ridotto rispetto a quelle costruite con il laterizio tradizionale.
Allo stesso scopo viene prodotta anche l'argilla espansa, LECA (Light
Expanded Clay Aggregate), inerte leggero ottenuto attraverso un procedimento di cottura ad alta temperatura (clinkerizzazione) di speciali argille;
54
Bibliografia
C. MONDIN,Muri, infssi, murature, Bologna, 1963.
Annuario dell'industria dei laterizi e compendio di tecnica applicativa, Roma, 1965.
G. BRIGAUX, Opere in muratura, Bologna, 1966.
Rivista mensile "Costruire", dell'A.N.D.I.L..
V. GOTTARDI,I ceramici, Padova, 1977.
CAPITOLO SESTO
I LEGANTI - LE MALTE
a)
Calci aeree
Con questo nome vengono indicate quelle calci capaci di dare malte
che induriscono soltanto all'aria, mentre in presenza d'acqua non induriscono, si spappolano e non fanno presa.
Sono ottenute, come accennato in precedenza, dalla cottura di calcari,
dalla quale si produce l'ossido di calcio anidro, calce viva, che ha la caratteristica di essere caustico ed avido d'acqua. L'ossido cos ottenuto deve esse-
56
re idrato per ottenere la calce spenta; tale operazione viene eseguita in vasche trapezoidali, dette bagnoli, con fondo in mattoni e sponde in legno,
e con l'aggiunta di acqua per circa tre volte il peso della calce viva. Dal bagnolo, il latte di calce ottenuto con la mescolatura continua per due o tre
ore della calce viva con l'acqua, viene scaricato attraverso un'apertura munita di griglia posta sulla base minore della vasca, in fosse dette calcinai, dove la pasta si raffredda, dato che nel processo di spegnimento si sviluppa
calore, l'acqua evapora e si deposita la vera pasta, o grassello di calce, che si
usa per formare le malte.
Nella calcinaia il grassello viene lasciato a lungo in riposo, coprendolo
con uno strato di acqua o di sabbia, per impedire che la calce perda le sue
propriet indurendo per assorbimento dell'anidride carbonica dell'aria. In
genere si prescrive che per la formazione di murature il grassello debba essere stato idratato da non meno di venti giorni, mentre per gli intonaci il
periodo richiesto minimo di due mesi.
La presa della calce spenta, una volta posta in opera, avviene per mezzo del fenomeno della carbonatazione, ossia la calce assorbendo l'anidride
carbonica dell'atmosfera si trasforma indurendo in carbonato di calcio. Pertanto la calce aerea per la sua propriet di indurire solo a contatto con l'aria
pu essere usata soltanto per murature in elevazione.
Questo tipo di calce pu essere suddivisa in calce grassa e in calce magra, a seconda della resa in grassello della calce viva (maggiore di 2,5 m3 per
tonnellata per le calci grasse), della produzione di calore durante lo spegnimento e del tempo di presa. Di solito le calci grasse sono preferite per il loro
elevato rendimento, anche se non sono esenti da difetti e imperfezioni.
Tra le calci aeree anche compresa la calce idrata in polvere, cio calce
spenta e macinata e che non richiede idratazione per la formazione del grassello. E' polverizzata in fabbrica e posta in commercio in sacchi, pronta per
essere usata, presenta una buona adesivit ed una resistenza anche superiore
alle calci grasse. Deve per essere riparata in locali adatti e ben protetta dall'umidit prima dell'impiego.
b)
Calci idrauliche
Sono ottenute dalla cottura di calcari contenenti argilla in dosi variabili tra il 6% ed il 20% con procedimento analogo a quello per le calci aeree,
ma con durata di cottura e con temperature maggiori (fino a 900 1000).
Hanno caratteristica di fare presa anche se immerse in acqua; le propriet
idrauliche variano in relazione alla diversa composizione chimica dei calcari marnosi, alla temperatura ed alla durata della cottura.
La classificazione comune per le calci idrauliche, cio l'indice di idraulicit i dato dal rapporto :
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/=0,10
i = 0,16
/ = 0,31
i = 0,42
/=0,50
0,16
0,31
0,42
0,50
0,58]
c)
Cementi
Dei cementi si tratter diffusamente nei capitoli successivi.
d)
Gessi
Si ottengono dalla cottura della pietra da gesso o selenite (solfato di calcio biidrato), trasformandosi in gesso cotto anidro che macinato e finemente polverizzato d un prodotto cementante a rapida presa e di tipo aereo. Il
gesso non trova in pratica applicazione nelle strutture murarie, particolarmente esterne, in quanto assorbe moltissimo l'umidit aumentando di conseguenza il suo volume. Presenta invece buone qualit di resistenza, leggero, non d ritiro, ed ha buone qualit di isolamento termico ed acustico e
si presta facilmente ad essere tinteggiato.
Trova pertanto largo impiego, oltre che come elemento decorativo per
la sua facilit di modellazione, per le opere di finitura interna delle costruzioni civili, particolarmente negli intonaci.
58
Le malte
Sono impasti, costituiti da legante, sabbia ed acqua, che hanno la propriet di indurire, solidificandosi, e di aderire ai materiali da costruzione,
sia nel caso che siano impiegati per l'unione tra gli elementi costituenti la
struttura (muratura di mattoni), sia per ricoprire i muri stessi come superfici di rivestimento (intonaci), sia come supporto a rivestimenti o pavimenti di materiale vario.
Gli elementi costitutivi delle malte, come gi visto sono i seguenti:
legante. Il compito del legante di consolidare gli elementi della
sabbia con i quali deve essere impastato e la sua dosatura deve essere in relazione all'impiego ed agli interstizi compresi tra i granelli. Lo stesso dicasi per il tipo di legante impiegato; cos se si impiegheranno calci aeree,
si otterranno malte aeree, ed analogamente per le malte idrauliche. Possono essere anche usate malte esclusivamente di cemento, oppure le malte bastarde, costituite cio con cemento e calce aerea. Questo tipo di malta, poich indurisce in poco tempo, aumenta la coesione degli elementi in
laterizio ed ha notevoli propriet idrauliche, particolarmente impiegata
per murature sottili, come ad esempio per le tramezzature divisorie all'interno degli edifici civili.
acqua. Deve essere limpida e pura, ed a temperatura normale
perch se troppo fredda ritarda il fenomeno della presa, se troppo calda
l'accelera. E' molto importante l'esatto dosaggio della quantit d'acqua;
infatti una quantit eccessiva provoca una evaporazione che lascia dei vuoti all'interno della pasta, mentre una quantit scarsa provoca una difficoltosa idratazione e parte del materiale cementante rimane inerte.
sabbia. E' di solito costituita da detriti originati dalla disgregazione di rocce naturali; deve essere accuratamente lavata e non deve contenere alcuna particella terrosa o di materia organica. Per questo sono preferibili le sabbie di fiume. Dal punto di vista della granulometria la sabbia
deve essere scelta a seconda dell'uso a cui destinata la malta; per muri di
pietrame dovr passare attraverso ad un vaglio a maglie circolari del diametro di 3 mm; per muri di mattoni attraverso un vaglio da 1 mm; per intonaci attraverso un vaglio da 0,5 mm di maglia.
In relazione al quantitativo di legante impiegato nell'impasto le malte
possono essere classificate in:
malte magre, quando il quantitativo di legante non sufficiente a
riempire i vuoti tra i granuli della sabbia.
malte grasse, quando il quantitativo di legante sufficiente a
riempire i vuoti di cui sopra.
malte ricche, quando il quantitativo di legante superiore a quello sufficiente.
malte molto ricche, quando il quantitativo di legante notevolmente superiore a quello sufficiente.
59
di calce aerea
Si ha un m3 di calce spenta (grassello) con 500-600 kg di calce viva e
3
m 1,60 circa d'acqua.
Ogni m3 di sabbia occorrono:
per murature: grassello m3 0,33 (1/3 di m 3 ) o kg 125 e. idrata e
cio un rapporto 1:3 (per volume di grassello ve ne sono 3 di sabbia);
per intonaci: grassello m3 0,50 (1/2 di m 3 ) o kg e. idrata e cio
un rapporto 1:2 (per volume di grassello ve ne sono 2 di sabbia).
B)
di calce idraulica
Ogni m3 di sabbia occorrono:
per murature: kg 350-400 di calce idraulica;
per intonaci: da kg 400 (rustici) a kg 500 (civili) di calce idraulica.
C)
Bastarde
Ogni m3 di sabbia occorrono:
per murature: calce dolce m3 0,10 + calce idraulica kg 250 oppure + cemento kg 175;
per intonaci: calce dolce m3 0,20 + calce idraulica kg 350 oppure
+ cemento kg 300.
D)
Pozzolaniche
(La pozzolana d una malta eminentemente idraulica che pu essere
formata con un volume di grassello, un volume di pozzolana e un volume
di sabbia).
Ogni m3 di pozzolana occorrono:
per murature: grassello m3 0,33 (o kg 100-125 calce idrata);
per intonaci: grassello m3 0,40 (o kg 125-150 calce idrata).
E)
60
impermeabilizzanti, sono sostanze idrofughe che ovviando alla scarsa compattezza migliorano la loro impermeabilit. Possono per rallentare la
presa e l'indurimento;
antigelo, sono prodotti che accelerano il processo di idratazione del
legante e abbassano il punto di congelamento dell'acqua, permettendo getti
fino a -15C ;
acceleranti e ritardanti dei tempi di presa, si possono ottenere accelerazioni modeste o molto rapide nella presa o si possono ottenere ritardi nei
tempi di presa del legante; sono in genere uniti ai fluidificanti;
espandenti, servono a confezionare malte senza ritiro o con ritiro
controllato introducendo nella miscela una moderata espansione; servono per
ancoraggi;
alleggerenti, servono a confezionare malte con buon isolamento termico;
incrementatori di presa, polimeri emulsionanti danno incrementi anche notevoli della resistenza a compressione (fino a 4 volte), della resistenza
a trazione (fino a 3 volte) e della resistenza a taglio;
disarmanti: da usare per ottenere buoni getti a faccia vista.
Malte pronte o premiscelate
Si trovano in commercio delle malte pronte all'uso in forma di miscela
secca, per lo pi per esecuzione di intonachi.
I componenti opportunamente miscelati per specifici impieghi sono
contenuti solitamente in sacchi di carta impermeabilizzata.
La confezione delle malte pu essere ottenuta facilmente seguendo le
istruzioni del fornitore. Le malte pronte offrono il vantaggio di una composizione controllata e costante eliminando cosi le incertezze della scelta dei
materiali e della loro miscelazione.
Le "Raccomandazioni per la progettazione ed il calcolo delle costruzioni a muratura portante in laterizio" prevedono le seguenti classi di malta:
CAPITOLO SETTIMO
LE MURATURE
Definizioni
Chiamasi "muratura" una struttura in elevazione, non omogenea poich costituita da pi elementi artificiali o naturali (laterizi, pietre, ecc.) lavorati o no, uniti tra loro con legante o altro sistema.
Tale struttura pu essere considerata: geometricamente come bidimensionale, essendo le dimensioni di larghezza e di altezza notevolmente
prevalenti sullo spessore, staticamente come soggetta, per lo pi, a carichi
verticali e/o spinte laterali derivanti dall'azione di strutture particolari interne all'edificio o da azioni esterne quali ad esempio il vento o, per i muri
di sostegno, la spinta del terreno.
62
in opera pu avvenire sia a secco, cio posando gli elementi maggiori ben
ravvicinati e riempiendo i vuoti con piccole pietre, sia con l'ausilio di malta.
Una tecnica ora poco usata quella "a sacco": tra due paramenti accuratamente realizzati, viene gettato un riempimento di materiale incoerente.
Strutture miste: per lo pi sono realizzate alternando strati in pietra, sia concia (ovvero tagliata in forma regolare) sia in ciottoli o pietrame
disposto a volte a spina di pesce, e strati in laterizi (Fig. 7.1).
Fig. 7.1
63
64
65
66
67
C O L L E G A M E N T O C O N LATERIZI
DI P U N T A E DI C O S T A
Modalit di costruzione
Una muratura laterizia si ottiene
sovrapponendo ed accostando i mattoni abbondantemente bagnati prima della posa in opera, per evitare che assorbano l'acqua contenuta nell'impasto del
legante. I mattoni si pongono in opera
in corsi piani perfettamente orizzontali, ben adagiati su letto di malta dello
spessore di 1 cm. Tra un mattone e l'altro si pone ugualmente un giunto di
malta non eccedente il centimetro. Particolare cura deve essere rivolta allo
sfalsamento dei giunti verticali tra i
corsi sovrapposti al fine di realizzare
uno stretto collegamento tra i singoli
filari.
A seconda della disposizione dei
mattoni si ha la seguente classificazione
delle murature:
a) murature "in foglio"; i mattoni vengono disposti "di coltello", cio sulla costa del lato di dimensioni maggiori.
Questa tecnica usata per la costruzione di muri divisori (tramezze) non por-
Fig. 7.5
68
69
tanti.
Lo spessore del muro risulta uguale a quello del mattone impiegato
(Fig. 7.7).
b) Murature "a una testa", (o "in spessore"): i mattoni vengono posati sul piatto e orientati secondo la lunghezza del muro. Questa tecnica
atta alla costruzione di muri di tamponamento e di muri portanti a intercapedine in strutture di peso contenuto.
Lo spessore del muro risulta uguale a quello del mattone impiegato
(Fig. 7.8).
c) Murature "a due teste" i mattoni vengono posati sul piatto e orientati o secondo la lunghezza del muro o perpendicolarmente ad esso. Si esemplificano qui di seguito le disposizioni pi usuali: (Fig. 7.9, 7.10, 7.11).
Questa tecnica atta anche alla costruzione dei muri portanti, in edifici di dimensioni non eccessive.
Lo spessore del muro risulta uguale alla misura della lunghezza del
mattone (a due teste).
d) Murature a "tre o pi teste". Tre mattoni vengono posati sul piatto,
orientati secondo o perpendicolarmente alla lunghezza del muro. Si esemplificano qui di seguito le disposizioni pi usuali: (Fig. 7.12, 7.13).
Dagli esempi presentati risulta evidente che questa tecnica atta alla
costruzione di muri portanti ai quali, per motivi statici si desidera conferire notevoli spessori.
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DISPOSIZIONE FIAMMINGA
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DISPOSIZIONE GOTICA
DISPOSIZIONE FIAMMINGA
72
DISPOSIZIONE A BLOCCO
DISPOSIZIONE A CROCE
73
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coefficiente dato dalla tabella sotto indicata, a seconda del numero n dei provini.
75
fbk a compressione del laterizio e della qualit della malta impiegata vedi
Tabella 2; per la composizione delle malte unificate vedere la Tabella alla
fine del Capitolo 6.
Tabella 2
dove:
=
=
76
77
78
In questi casi si verifica una riduzione della tensione ammissibile secondo un coefficiente di riduzione 0, tabulato ed espresso in funzione della
snellezza l/t e del coefficiente di eccentricit M = 6 ejt.
Le tabelle seguenti si riferiscono alle ipotesi di continuit e di articolazione (Tab. 3 -4).
Nello schema di continuit si ipotizzano, ai nodi, dei vincoli di incastro, tra muro e solaio, tra muro e muro; tale ipotesi pu essere assunta
solo qualora la resistenza a flessione del nodo sia sufficiente.
Nello schema di articolazione si ipotizzano le pareti articolate in corrispondenza dei solai; il calcolo del muro si esegue in questo caso tenendo
sempre conto di un'eccentricit costante per tutta l'altezza. In questo caso
ha estrema importanza la "snellezza" del muro.
Per "snellezza" dei muri s'intende il rapporto
19
80
81
Fig. 7.17
= 6 e /t=0.
La muratura costituita da mattoni con resistenza caratteristica a compressione degli elementi in laterizio fbk = 200 kg/cm2 = 20 MPa legati con
malta tipo M 2 .
Per calcolare la tensione ammissibile base della muratura, si applica la
formula
82
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Norme costruttive
Si ritiene utile dare qui, schematicamente alcune indicazioni per la buona esecuzione di murature laterizie.
1 ) Porre in opera i laterizi bagnati;
i giunti verticali normali alle facce del muro devono risultare sfalsati da corso a corso di almeno 0,4 h (altezza dell'elemento) con
un minimo di cm 4,5 ;
spessore dei giunti di malta di regola 12/13 mm;
ripassare parte esterna dei giunti nei muri a faccia vista per favorire lo scorrimento dell'acqua piovana;
proteggere dal gelo le murature appena eseguite.
2) Particolare attenzione nel caso che nel sistema strutturale murario
siano inserite parti strutturali in c.c.a. o in acciaio.
3) Evitare un'eccessiva concentrazione di sforzi sul bordo interno del
muro causata dal fatto che la rotazione di estremit del solaio di copertura
non contrastata da una parete sovrastante (ad esempio ponendo una striscia di materiale cedevole in corrispondenza del bordo interno).
4) Sono ammesse deviazioni dalla verticale non superiori a 10 mm
per 3 m di altezza, con un massimo assoluto di 30 mm su tutta l'altezza
dell'edificio.
5) Nelle murature a doppia parete la funzione portante deve, di norma, essere affidata ad una sola di esse, realizzando l'altra in modo da renderla stabile per se stessa;
6) Evitare che le pareti divisorie leggere si trovino sottoposte a sforzi
di compressione derivanti dall'inflessione delle strutture orizzontali sovrastanti.
7) Le tracce per gli impianti in murature portanti devono essere previste in progetto e se ne deve tener conto nel dimensionamento statico.
Bibliografia
C. MONDIN,Muri, infissi, murature, Bologna, 1963.
G. BR1GAUX, Opere in muratura, Bologna, 1966.
N. TUBI, La realizzazione di murature in laterizio, Roma, 1981.
A.N.D.I.L., Raccomandazioni per la progettazione ed il calcolo delle costruzioni a muratura portante in laterizio, Roma, 1981.
Rivista mensile A.N.D.I.L., "Costruire".
Rivista mensile A.N.D.I.L., "Industria italiana dei laterizi".
CAPITOLO OTTAVO
MATERIALI SINTETICI
E METALLICI NON FERROSI
Le resine sintetiche
Si definiscono "materie plastiche" le sostanze organiche (sintetiche o
naturali come il legno, la lana, il cotone, il cuoio, la cellulosa, ecc.) con peso molecolare elevato, e cos pure i materiali che per la loro plasticit (propriet di un corpo di subire una deformazione permanente sotto l'azione di
uno sforzo applicato) e in determinate condizioni, possono essere facilmente modellati e stampati.
Le materie plastiche sintetiche si ottengono con processi di "polimerizzazione": cio unione di macromolecole disposte o in modo disordinato (polimeri amorfi) o in modo ordinato (polimeri cristallini), o in modo promiscuo (polimeri semicristallini).
Le propriet delle materie plastiche dipendono dalla disposizione delle macromolecole che possono avere sviluppo lineare o ramificato, o essere collegate trasversalmente fra loro (reticolazione).
I prodotti sintetici prendono il nome di "resine sintetiche".
Le materie plastiche hanno avuto uno sviluppo vertiginoso soprattutto
nella seconda met di questo secolo, anche se alcune resine sintetiche erano
gi state realizzate precedentemente.
Cenni storici: nella "storia naturale" di Plinio il Vecchio, descritta
una resina fossile, l'ambra, che ha la propriet di attrarre, se strofinata, le
particelle di polvere.
John Tradescant, studioso inglese, fece conoscere all'Europa la "guttaperca" che dal 1800 al 1900 costitu il materiale ideale per l'isolamento
dei cavi sottomarini.
Dopo la scoperta dell'America, venne utilizzata la gomma naturale,
ottenuta con coagulazione del "lattice" di alcune piante.
Nel 1820 Hancock scopr il processo di masticazione della gomma
e nel 1838 Goodyear brevett il processo di vulcanizzazione.
Nel 1838, Regnault e Simon polimerizzarono il cloruro di vinile e lo
stirolo.
Nel 1869 l'americano Hyatt ricav, per nitrazione della cellulosa, la
nitrocellulosa in seguito filata in fibre (la celluloide).
II belga Baekeland, ai primi del 1900, invent, nel campo delle resine
sintetiche, la bachelite, ottenendola per condensazione di fenolo con for-
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maldeide.
Sempre ai primi del 1900, si collocano le prime sperimentazioni di fabbricazione della gomma sintetica attuate in Russia e in Germania.
Tra le due guerre mondiali, furono scoperte importanti famiglie di resine: le poliviniliche, le acriliche, il nylon.
I progressi pi recenti riguardano la realizzazione di materiali compositi resine epossidiche e poliestere e di materie plastiche resistenti alle
alte temperature (poliammidi).
Attualmente le materie plastiche vengono usate, nel campo dell'edilizia,
per coperture impermeabilizzanti, per isolamenti termici ed acustici, per pavimentazioni, per rivestimenti murali, per arredamenti, per giunti elastici
e come sigillanti.
Le materie plastiche si possono suddividere in due grandi categorie:
termoplastiche
termoindurenti.
Le resine termoplastiche sono delle sostanze solide a temperatura ambiente, che si trasformano nello stato liquido o pastoso se riscaldate, per tornare solide al successivo raffreddamento.
Questa propriet utilizzata per la loro lavorazione chiamata "formatura".
II metodo pi usato lo "stampaggio a iniezione". La resina, in forma granulare, viene preriscaldata e iniettata mediante un pistone in uno
stampo mantenuto freddo, in modo che l'oggetto ottenuto pu essere immediatamente estratto dallo stampo.
Un secondo metodo di formatura "l'estrusione". Questo adatto
per la produzione di manufatti a sezione costante (profilati, tubi, ecc.).
Il polimero fuso viene spinto mediante una vite senza fine e fatto passare attraverso un ugello avente la sezione desiderata.
All'uscita dalla macchina, il materiale viene raffreddato cos da conservare la forma acquisita.
Altri processi impiegati per la formatura sono: "la formatura sotto
vuoto" o "termoformatura" e "lo stampaggio per soffiatura".
Il primo processo utilizza il materiale plastico in fogli: questi vengono fissati al telaio-forma posto sopra una camera a tenuta e quindi riscaldati. Ottenuto il vuoto nella camera, la pressione dell'aria esterna fa aderire il foglio allo stampo che gli impone cos con precisione la forma voluta.
Il secondo processo utilizzato per la fabbricazione dei contenitori.
Si pone una grossa goccia di materiale termoplastico in uno stampo, successivamente si insuffla aria in modo tale da espandere la resina cos che assuma la forma voluta.
Un'applicazione importante delle resine termoplastiche la composizione di vernici.
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88
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con fibre di vetro. Hanno una notevole resistenza meccanica, bassa conducibilit e dilatazione termica e buona stabilit dimensionale.
Questi materiali sono impiegati in strutture esterne (tettoie) sotto forma di lastre piane o ondulate, offrendo anche vantaggio di leggerezza e resistenza agli agenti atmosferici. Sono utilizzati anche nella costruzione di
pannelli di chiusura "courtain-walls" ad esempio per muri perimetrali di costruzioni prefabbricate in lastre accoppiate con un'intercapedine contenente polistirolo o poliuretano espanso per l'isolamento acustico.
I poliammidi si ottengono per condensazione di acido e ammina. 11 prodotto pi conosciuto il nylon con notevoli caratteristiche di resilienza utile per tubi, profilati, ecc..
Le resine siliconiche sono costituite da silicio e ossigeno alternati. Si
usano come materiali idrorepellenti per vetri, pavimenti, pareti.
/ poliuretani si ottengono per condensazione di isocianati polifunzionali e alcooli polivalenti. Si usano sotto forma di espansi, rigidi o flessibili.
I rigidi servono come isolanti termici per impianti frigoriferi. Si utilizzano
inoltre per costruzione di pannelli "sandwichs", prefabbricati, leggeri.
I bitumi
Si chiama "bitume" una miscela formata da pi sostanze organiche
ad alto peso molecolare. La composizione media : C 83%. H 10,7%,
S 5,5%, 02 0,8%. La formazione avviene per "polimerizzazione" naturale
dei residui del petrolio ovvero delle frazioni pi pesanti dei prodotti della
sua distillazione.
In natura il bitume contenuto negli asfalti da cui pu essere facilmente estratto.
Pu anche essere prodotto industrialmente.
II bitume trova largo uso per le impermeabilizzazioni e per le pavimentazioni stradali in genere.
90
lo stagno i bronzi.
Gli ottoni sono lavorabili a caldo e a freddo, in quest'ultimo caso danno origine a leghe da lavorazione plastica.
Se la percentuale di zinco nella lega del 40%, si hanno gli ottoni da
fonderia.
Le caratteristiche meccaniche e di resistenza alla corrosione degli ottoni possono essere migliorate con l'aggiunta di altri elementi ottenendo
cos gli ottoni speciali. Ad esempio, la presenza dell'I" di piombo facilita
la lavorazione agli utensili (ottoni automatici); la presenza di Sn. o di Ni.
migliora la resistenza alla corrosione, specie quella causata dall'acqua marina
(ottoni navali).
Gli ottoni sono usati per rifiniture (di davanzali, di gradini, ecc.), coprigiunti di vario tipo, tubi, cerniere, oggetti d'arredo e rubinetteria, soprattutto cromate.
I bronzi vennero usati fin dall'antichit per oggetti artistici e statue,
dato il loro basso punto di fusione, la buona colabilit ed il limitato ritiro.
Ora sono usati nell'industria meccanica, elettronica, per applicazioni artistiche o come elementi complementari nell'edilizia (ad esempio grappe di fissaggio).
L'alluminio uno degli elementi pi diffusi sulla crosta terrestre. Solo
da circa un secolo ottenuto alluminio allo stato metallico, essendo stato
messo a punto solo recentemente il processo di separazione dal suo ossido,
l'allumina.
L'alluminio si ossida in presenza di ossigeno formando cosi una pellicola con caratteristiche protettive ad esempio contro la corrosione atmosferica. Tale processo industrializzato denominato "ossidazione anodica" da
cui il nome di corrente di alluminio anodizzato.
E' un metallo non saldabile, per cui le unioni si effettuano solo per
aggraffatura o incastro.
L'alluminio naturale o anodizzato viene impiegato per lamiere di copertura, lamiere per rivestimenti delle pareti interne ed esterne (vedi Courtain-Walls), profilati per serramenti, impianti elettrici, radiatori.
77 piombo, reperibile in natura allo stato puro, ha un basso punto di
fusione (300), malleabile e compressibile. Per questo, fin dall'antichit,
usato per giunti di dilatazione, appoggi non rigidi, bloccaggio di grappe
e zanche di ferro o bronzo.
Non saldabile; quindi l'impiego di lastre di piombo per manti di copertura implica il loro accurato fissaggio al supporto e il collegamento delle lastre stesse tra loro.
Bibliografia
G. SCARINCI e D.R. FESTA, Le materie plastiche, Bologna, 1979.
V. GOTT.ARD,/metalli, Bologna, 1979.
CAPITOLO NONO
IL FERRO
Pur conosciuto fin dall'antichit, i suoi usi nell'architettura e nelle costruzioni furono sempre modesti a causa delle difficolt di produzione.
Si ebbero principalmente due impieghi; il primo riguardante la statica,
come elemento sollecitato a trazione con funzione di tiranti, catene, cravatte. Il secondo, in origine difensivo e poi decorativo, culminante nella
splendida fioritura di ferri battuti del Medio Evo e del Rinascimento.
Si dovette attendere il 1734, quando in Inghilterra Abramo Darby riusci a fondere il minerale di ferro con il carbone, per poter dare inizio a quella "et del ferro" che fu la principale spinta alla rivoluzione industriale.
Le prime leghe ferrose adoperate, essenzialmente ghise piuttosto impure e fragili data la loro ricchezza di carbonio, vennero usate per elementi
compressi, ma, gi nel 1773 si iniziava la costruzione del primo ponte in
materiale ferroso, di pi di 30 metri di luce, costruito da Wilkinson e Darby
a Coalbrookdale.
Logicamente i primi usi furono di sostituzione di questo eccezionale
materiale, al legno, laddove il progettista non era turbato dall'eccessiva esilit, rispetto ai materiali tradizionali.
Cos negli Stati Uniti, la necessit dei lunghi ponti per attraversare
quei larghi fiumi, port a sostituire nelle alte travi reticolari gli elementi
tesi in legno con il ferro, come possiamo vedere nei tipi Burr (-1804) e
Howe (1840), Fig. 9.1 e 9.2.
Fig. 9.1 - Trave in legno con tiranti verticali in ferro (Burr, 1804).
Ma gi nel 1783 veniva brevettato il sistema di produzione detto pudellaggio e si lanciava l'idea dei laminatoi a rulli per la produzione di profilati, e sin dal 1850 la siderurgia poteva offrire una vasta gamma di profili
92
93
Fig. 9.3 - Il ponte di Hasselt dopo il crollo avvenuto il 14 maizo 1938, a travate scariche.
94
Ancor oggi problemi parzialmente insoluti esistono: altri problemi nascono dallo stesso inarrestabile progresso che sollecita continuamente i costruttori al superamento di ci che poco prima costituiva un limite.
Abbiamo gi appreso, con una quasi assoluta sincerit, ad usare architettonicamente questo materiale. Pi spontanei, forse perch pi liberi,
nelle opere ingegneristiche che in quelle propriamente architettoniche. Ma
indubbiamente il cammino aperto ancora lontano dal suo termine. Da percorrere con coraggio e con una parte spesso di rischio, purch consapevole
per un superamento dei limiti e per un vero sincero impiego, in tutta purezza, del materiale che ha dato un nome ad un'epoca: quella dell'acciaio.
I materiali ferrosi
1)
Il ferro
7876, = kg/m 3
50 70 brinnel
10 14kg/mm 2
18 25 kg/mm 2
15 x IO"6
2)
L'acciaio
L'acciaio una lega che oltre all'elemento preponderante, il ferro, contiene percentuali maggiori o minori di componenti metallici (manganese,
rame, nichel, cromo, tungsteno, ecc.) o non metallici (carbonio, silicio, fosforo, zolfo, ecc.), cui alcuni (nichel, cromo, Wolframio, ecc.) deliberatamente aggiunti ad altri invece (carbonio, manganese, fosforo, zolfo, arsenico, ecc.) gi presenti nelle materie prime impiegate nella fabbricazione.
Infatti il ferro chimicamente puro non ha pratico interesse, mentre soCon fucinatura si indicano le operazioni necessarie per la lavorazione a caldo dei metalli.
95
no le sue leghe che si prestano alle applicazioni industriali nel campo delle
costruzioni. Il punto d fusione e le caratteristiche meccaniche, elettriche
e magnetiche del metallo base, il ferro, variano sensibilmente in funzione
degli elementi aggiunti. Il tenore di carbonio influisce cos profondamente sulla lavorabilit delle leghe siderurgiche da servire come criterio fondamentale per la loro classificazione.
Una divisione empirica degli acciai la seguente:
acciai extradolci
acciai dolci
acciai semiduri
acciai duri
acciai extraduri
ghise acciaiose
ghise comuni
tenore
tenore
tenore
tenore
tenore
tenore
tenore
di
di
di
di
di
di
di
carbonio
carbonio
carbonio
carbonio
carbonio
carbonio
carbonio
0,15%
da 0,15 a 0,30%
da 0,30 a 0.45%
da 0.45 a 0,65%
da 0,65 a 1,70%
da 1.70 a 2,50%
oltre 2,5%
96
continuando ad accrescere gli sforzi si entra nel campo dello snervamento vero e proprio e, cio, nel campo nel quale un piccolo incremento
di sforzo comporta grandi deformazioni (irreversibili) e la rottura.
E' detto limite di snervamento il punto di passaggio tra il campo elastico ed il campo elasto-plastico.
Il coefficiente di sicurezza viene riferito al limite di snervamento e non
alla rottura, tenendo presente che il coefficiente di sicurezza e, cio, il rapporto tra limite di snervamento e il carico di rottura mediamente pari a
0,6 + 0,5.
Comunque la metallurgia tende ad innalzare il valore di questo rapporto con l'uso di appropriate tecniche e di particolari additivi.
La saldabilit direttamente legata alla quantit di carbonio giacch al di sopra dello 0,5% di tenore in carbonio questo procedimento irrealizzabile.
La normativa attuale, prescindendo dagli altri elementi che possono influenzare le possibilit dell'operazione, ammette per acciai saldabili percentuali
di carbonio intorno allo 0,2%, concedendo come massimo, con elettrodi
particolari, lo 0,24+ 0,26%.
La resilienza caratteristica della capacit del materiale a resistere ad urti
ed al lavoro a fatica.
Caratteristiche dell'acciaio
Le principali caratteristiche dell'acciaio sono le seguenti:
coefficiente lineare di dilatazione termica
peso specifico (circa)
0,000012 C
7850 kg/m 3
97
Caratteristiche negative
Corrosione
Si tende attualmente a dare una spiegazione di questo fenomeno con
azioni elettriche. La costante possibilit dell'acciaio a comporsi chimicamente sulle sue parti esterne fino a dare ossidi di ferro, porta a notevoli
inconvenienti, di cui il pi macroscopico la perdita di spessore che pu
arrivare, a seconda dei diversi ambienti di esposizione, anche 0,1
0,15
mm di perdita di spessore all'anno in ambienti inquinati da fumi industriali.
Da qui la necessit di protezione delle strutture metalliche con diversi tipi di trattamento.
Il pi comune la verniciatura. Un ottimo ciclo, di sicura efficacia
il seguente :
a) trattamento delle superfici con sabbiatura fino ad un completo distacco delio strato superficiale di calamina (ossido di ferro ricoprente i profili laminati a caldo derivante dallo stesso processo di laminazione);
b) verniciatura con una prima mano di minio di piombo;
c) verniciatura con una seconda mano di minio dopo la posa in opera;
d) copertura con due mani di vernice a finire.
Oppure, pi modernamente, si pu eseguire l'opera di protezione con
un ciclo comprendente prima una sabbiatura e poi una verniciatura con zincanti a freddo.
Sabbiatura un'operazione di pulizia dell'acciaio eseguita mediante getti
di sabbia ad alta velocit. Le norme dello Swedish A Corrosion Committee
prevedono vari gradi di sabbiatura e li individuano con delle sigle SA 2;
SA 2,5; SA 3.
Una sabbiatura SA 2,5 oppure detta a metallo bianco, pulisce perfettamente l'acciaio da qualsiasi traccia di ruggine o calamina.
Una sabbiatura SA 2, detta anche commerciale, meno accurata della
precedente; offre tuttavia una buona pulizia. Dopo la sabbiatura si procede
alla verniciatura come sopra indicato.
Zincatura a freddo. Si tratta, in sostanza, di applicazione delle vernici ricche di zinco metallico, immerso in un veicolo organico o inorganico, che
una volta a contatto con l'acciaio, reagisce intimamente e realizza una
protezione elettrochimica. Ricoprendo poi con una o pi mani di vernice a finire, si realizza una protezione dell'acciaio paragonabile a quella della zincatura a caldo.
Zincatura a caldo, consistente nell'immersione di pezzi finiti e lavorati, dopo ripulitura chimica superficiale (decapaggio), in bagni di zinco fuso, cosicch una volta estratto il pezzo, una pellicola continua di zinco viene a rico-
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prire ogni parte metallica.
Per pezzi di piccole dimensioni viene usata la zincatura galvanica che
fa depositare elettroliticamente, in un bagno, lo zinco uniformemente sul manufatto d'acciaio.
Attualmente la siderurgia tende alla ricerca d'acciai inossidabili o autoprotettivi di cui si dir.
Fig. 9.5 - Variazioni della resistenza degli acciai extra-dolci col variare della temperatura.
Come si pu vedere all'innalzarsi della temperatura, dopo un primo aumento di resistenza si ha che, giunti a 300 gradi, la resistenza cala velocemente sino ad essere quasi nulla intorno ai 800C. Detta caratteristica
particolarmente negativa se si pensa a delle colonne poste ai piani inferiori di edifici attaccati dal fuoco o a qualche grande travatura, sottesa da tiranti, investita da fiamme sottostanti. Il cedimento pu divenire catastrofico anche per un incendio di modesta entit.
Di qui la necessit di rivestimenti protettivi che possono essere realizzati con calcestruzzo, placcature in gesso ed amianto, impasti di amianto e
cemento spruzzati, guaine imbottite di lana minerale, particolari vernici che
diventano spugnose (coibenti) all'aumentare della temperatura, ecc.
99
Caratteristiche positive
Affidabilit
L'acciaio ha caratteristiche di resistenza pi facilmente controllabili e
costanti essendo tutta la produzione unificata e rispondente alle tolleranze
imposte.
Resistenza e leggerezza
I moderni acciai da costruzione permettono di realizzare strutture di
dimensioni, luci e altezze molto superiori a quelle del calcestruzzo armato. Tali vantaggi si sono potuti ottenere grazie agli elevati limiti di snervamento e soprattutto ai pesi relativamente modesti delle strutture realizzate in profilati di acciaio.
Rapidit di costruzione
I tempi di costruzione di una struttura in acciaio sono generalmente
pi contenuti di quelli di analoghe strutture in calcestruzzo armato: tale
riduzione nei tempi di lavoro pu portare notevoli vantaggi economici nel
caso di complessi di grande dimensione.
Recupero del materiale
L'acciaio permette di realizzare un certo utile all'atto della demolizione o del rifacimento di un'opera. Questa voce diventa importante per quei
fabbricati destinati ad avere vita relativamente breve come alcuni tipi di
fabbricati industriali.
Acciai speciali
Negli acciai possono esser presenti come impurit o come additivi altri componenti (Si, N, Cr, Ni, Mn) che ne migliorano o ne peggiorano alcune caratteristiche.
Per diminuire le caratteristiche negative dell'acciaio, la siderurgia si
sempre pi impegnata a produrre acciai speciali. Tra quelli che pi riguardano le costruzioni e tralasciando gli acciai speciali per macchine, utensili,
strumenti, ecc. si ricordano :
- acciai inossidabili sono principalmente costituiti da leghe al CromoNichel.
II pi noto l'inox 18/8 che contiene il 18% di Cromo ed l'8% di Nichel
con varie componenti di carbonio secondo l'uso.
100
Formati e denominazioni
L'acciaio per costruzioni metalliche si reperisce in commercio in elementi prodotti dalle ferriere mediante laminatoi a caldo.
Nella pratica corrente si definiscono laminati i piatti e le lamiere, profilati le barre di sezione pi complesse e travi gli elementi strutturali.
Pi precisamente la distinzione fra i vari prodotti la seguente:
A)
Prodotti piatti
1) piastre
2) lamiere grosse
3) lamiere medie
4) lamiere sottili
5) lamierini
6) larghi piatti
7) piatti
Profilati
1) tondi
2) quadri
3) esagoni
4) angolari a lati eguali (da 15x15 mm fino a 150x 150 mm con vari
101
Travi
1) ad U o a C
2) a doppio T
3) a doppio T ad ali larghe
Anche le travi sono unificate e sono prodotte dalle varie ferriere con
caratteristiche geometriche e meccaniche del tutto eguali.
Per le travi a doppio T e a doppio T con ali larghe esisteva - a partire
dalla met dell'ottocento una unificazione denominata NP (normal profil).
Queste travi NP, per una migliore utilizzazione dell'acciaio e per un miglior collegamento corrispondente ad una diminuzione di peso a parit di caratteristiche statiche,sono state sostituite da altre travi unificate che, in sede europea, soddisfano le norme comunitarie (EURONORM).
Questi vantaggi vengono ottenuti con una diminuzione dello spessore
dell'anima centrale e con un aumento di spessore delle ali. Inoltre le ali vengono costruite attualmente con i due lati paralleli e non pi con la faccia
interna rastremata come erano le travi NP.
Queste travi a doppio T si possono suddividere in due principali categorie :
travi IPE ([profilo europeo) che hanno un'altezza pari a circa due
volte la larghezza delle ali e che pertanto hanno una massima resistenza su
di un piano e vengono usate soprattutto per strutture che sono sollecitate
esclusivamente su un piano (solai e travi);
travi HE (H europeo) che sono praticamente iscrivibili in un quadrato ed hanno, quindi, caratteristiche statiche assai simili nei due sensi e,
cio, secondo entrambi gli assi principali di inerzia.
Queste travi trovano la loro migliore applicazione nei pilastri che, fatalmente, possono esser sollecitati egualmente sui due assi principali d'inerzia.
Altro vantaggio delle travi HE quello di esser prodotte in tre serie:
la leggera (HEA), la normale (HEB), la pesante (HEM) aventi le medesime dimensioni di ingombro esterno, ma con sensibili variazioni di spessore.
Ci permette, per esempio, di conservare lo stesso profilo apparente
102
103
/ profilati angolari
Profilati HE
Si usano raramente ed in casi particolari come travi. Si usano particolarmente come pilastri o colonne; infatti la loro caratteristica geometrica
(alla larga) permette di avere un raggio d'inerzia relativamente elevato secondo ambedue
gli assi principali e quindi una buona resistenza al carico di punta.
Tutti i profilati si possono accoppiare fra
di loro mediante saldatura o bullonatura nella
maniera pi diversa a seconda delle necessit.
Le sezioni composte che ne derivano
avranno le caratteristiche ottimali individuate
dal progettista per ogni specifico impiego.
D)
Tubi
104
no realizzare delle economie in peso. La loro notevole inerzia, a parit di peso, rispetto ai profilati, permette risparmi fino al 40% sulle strutture compresse. Il loro costo assai maggiore fa rientrare il vantaggio economico e, aggiunto ad una maggior difficolt di lavorazione, porta il costo della costruzione tubolare finita ad essere maggiore di quella realizzata con profilati.
A seconda dei loro diametri e dei loro spessori possono essere realizzati con
o senza saldatura.
E ) Profila ti a freddo
Di notevole interesse e di uso recente, soprattutto per le orditure secondarie sono i profilati a freddo ricavati da coils di lamiera di piccolo spessore
attraverso il passaggio del nastro su serie di rulli che man mano gli danno la
forma desiderata. Nati per usi automobilistici essi hanno trovato largo impiego soprattutto come orditura minuta in profilo di ottima inerzia a basso
peso con caratteristiche tali da agevolare la posa in opera di materiali secondari come isolamenti, controsoffitti, illuminazione. Tra le forme pi usate
abbiamo quelle riportate in Fig. 9.10 come l'omega (1), l'omega ad ali rinforzate (2), il L" (3), il C ad ali rinforzate (4) ecc..
105
La legge del 5 novembre 1971, n. 1086 prevede principalmente delle
modalit di controllo nella esecuzione di strutture siano esse in calcestruzzo normale, calcestruzzo precompresso o metalliche, e l'art. 21 di questa
legge prevede che il Ministero dei LL.PP., sentito il Consiglio superiore dei
LL.PP. e il Consiglio nazionale delle ricerche, deve emanare ogni biennio le
norme tecniche alle quali deve uniformarsi ogni tipo di struttura sia essa in
calcestruzzo o metallica.
Queste norme furono emanate con i seguenti decreti del Ministero dei
LL.PP.:
- D.M. 30 maggio 1972
- D.M. 30 maggio 1974
- D.M. 16 maggio 1976
- D.M. 26 marzo 1980
- D.M. 1 aprile 1983
Tutte le norme previste in questi decreti sono obbligatorie per il calcolo, l'esecuzione ed il collaudo statico delle strutture in calcestruzzo ed in
acciaio.
Parimente obbligatorie sono le norme tecniche concernenti i criteri
generali per la verifica della sicurezza nelle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi che devono essere assunti nella progettazione di ogni struttura.
Queste ultime norme derivano da uno studio del Consiglio Nazionale
delle Ricerche pubblicato nel Boll. Uff. del C.N.R. del 31/5/1957, n. 3 e
prevedono anche i valori minimi per i vari tipi di carico permanente ed accidentale nonch i carichi della neve e la spinta del vento in varie zone e a
diverse altitudini.
Sono state rese obbligatorie con il:
- D.M. 3 ottobre 1978 Criteri generali per la verifica della sicurezza delle costruzioni e di carichi e sovraccarichi (G.U. 15 novembre 1978, n.
319).
Queste norme sono state chiarite e integrate dalla Circolare del Ministero dei LL.PP del 9 novembre 1978 n. 18591 Istruzioni relative ai carichi, sovraccarichi ed ai criteri generali per la verifica di sicurezza nelle costruzioni.
Pur non essendo obbligatorie per legge bene attenersi, per l'autorit
di chi le ha emanate, alle seguenti direttive per costruzioni in acciaio:
1) Costruzioni in acciaio (B.U. del C.N.R. del 31/2/1973, n. 26)
2) Istruzioni per l'impiego nelle costruzioni di profilati in acciaio formati a freddo (B.U. del C.N.R. del 19/4/1973, n. 33)
3) Ponti stradali in acciaio Norme di progettazione (del Consiglio
Superiore dei LL.PP del 15/5/1970, n. 16)
4) Travi composte in acciaio e calcestruzzo Istruzioni per il calcolo
e l'esecuzione (B.U. del C.N.R. del 31/5/1961, n. 3 - UNI 10012).
Le strutture devono esser calcolate staticamente con i normali metodi
insegnati dalla Scienza delle costruzioni e seguendo le particolari norme so-
106
Acciai da costruzione
Caratteristiche meccaniche
L'acciaio, come gi detto essenzialmente una lega di ferro e carbonio.
Gli acciai da costruzione hanno un tenore di carbonio con percentuali variabili dallo 0,15% allo 0,28%. La recente normativa italiana (D.M. del
26 marzo 1980) prevede l'impiego di acciai laminati a caldo, profilati in
barre, larghi, piatti, lamiere e profilati cavi (anche tubi saldati ricavati da
nastro laminato a caldo) denominati:
Fe 360 (gi Fe 37)
Fe 430 (gi Fe 44)
Fe 510 (gi Fe 52)
Nel decreto ministeriale 26 marzo 1980 stato anche adottato il "Sistema internazionale di unit" indicato con la sigla SI di cui alle direttive
107
108
E = 206.000 N/mm 2
G= 78.400 N/mm 2
Resistenza ammissbile
Nella seguente tabella sono riportati i valori ammissibili a trazione o a
compressione (a adm) dei vari tipi di acciaio nell'ipotesi di acciai qualificati
e con calcoli eseguiti con le condizioni di calcolo 1.
109
La tensione tangenziale ammissibile \p adm pari a 0,576 della tensione normale ammissibile (a adm) (punto 3.1.2 del D.M. 26/3/1980).
Le tensioni ammissibili per le condizioni di carico 2 sono da assumersi
pari a 1,125 delle relative tensioni ammissibili per i vari tipi d acciaio sopraindicate e valevoli per le condizioni di carico 1 (punto 3.0.2.2 del D.M.
26/3/1980).
Collegamenti
Trascurando la chiodatura, tecnica ormai superata nella carpenteria
metallica, oggi si effettuano principalmente due tipi di unione dei profili
d'acciaio ai fini di arrivare a strutture composte:
a) la bullonatura mediante dadi e bulloni unificati con interposte
rondelle, che ha sostituito quasi interamente la pi laboriosa e difficoltosa
chiodatura.
Detti attacchi sono verificati al taglio nel gambo del bullone o nel nucleo a seconda dei casi, ed alla pressione sul contorno del foro, Fig. 9.11.
Molto importante l'attuale uso di bullonatura ad alta resistenza nei
tipi denominati 8G e 10K. In queste unioni i bulloni costituiti con acciai
speciali ad alti limiti elastici, bonificati, vengono avvitati con particolari
chiavi dinamometriche atte ad applicare una coppia di serraggio assai elevata e prefissata, equivalente ad un precarico di trazione sul gambo del bullone stesso. Tale serraggio garantisce il funzionamento dell'unione per attrito tra le superfici a contatto e migliora di molto il rendimento del bullone
stesso permettendo cos minore numero di fori e bulloni pi piccoli, con le
logiche e positive diminuzioni d'ingombro.
Il funzionamento di un giunto con bulloni ad alta resistenza sostanzialmente diverso da quello con bulloni normali.
Quando in un collegamento del tipo rappresentato in Fig. 9.12 i bulloni ad alta resistenza vengono serrati con la chiave dinamometrica, il precarico indotto della coppia di serraggio nel gambo dei bulloni, che pu essere
110
Fig. 9.11 - Collegamento realizzato con piastre di coprigiunto e bulloni normali impegnati a taglio.
Fig. 9.12 - Collegamento realizzato con piastre e flangia e bulloni ad alta resistenza impegnati ad attrito ed a trazione.
111
dell'ordine di parecchie decine di tonnellate, (un bullone da 24 10K fornisce un precario di 22,3 t) in grado di sviluppare un momento resistente
interno che si oppone al momento delle forze esterne applicate.
In altre parole, il momento esterno, mettendo in trazione l'ala inferiore della trave tende a distaccare le flangie fra di loro, mentre il precarico
dei bulloni tende a tenerle in compressione.
b) La saldatura che viene effettuata mediante arco elettrico, fondendo
i due pezzi da unire con l'apporto di materiale di unione derivante dall'elettrodo che innesca l'arco, normalmente protetto da scorie acide o basiche al
fine di impedire l'ossidazione della giunzione, coprendo con detto rivestimento fuso in bagno. Esistono particolari coefficienti di riduzione dello sforzo ammissibile nelle saldature a seconda delle loro posizioni e delle sollecitazioni alle quali sono sottoposte.
La saldatura e rimane il collegamento principe fra due elementi metallici. Senza dilungarsi sui vari sistemi e tipi di saldature diremo solo che
la normativa le divide in due classi.
/ classe: sono giunti che devono soddisfare in qualsiasi punto ad un esame radiografico senza presentare difetti di sorta
II classe: sono giunti che non richiedono la perfezione di esecuzione di
quelli di prima classe, ma che comunque devono presentare difetti contenuti entro un ragionevole limite di accettabilit (punto 2.4.3 del D.M. 26/3/80).
La preparazione dei lembi degli elementi da saldare viene effettuata sia
per permettere una migliore esecua) Preparazione a K
zione della saldatura sia per permettere un risparmio di passate. Nella
Fig. 9.13 sono rappresentate una
preparazione a K, una V ed una a
doppio V.
Confronto fra saldatura e bullonatura
b) Preparazione a V
e) Preparazione a doppio V
112
chine automatiche.
Le strutture saldate risultano pi leggere perch le sezioni dei ferri non
sono ridotte dai fori per i bulloni, ma richiede pi tempo di lavorazioni.
I pilastri semplici possono eseguirsi con un tubo di diametro e spessore proporzionati ai carichi, con il grande vantaggio di una ottima resistenza al carico di punta presentando la massima inerzia in funzione della quantit di materiale, e pari resistenza ai momenti flettenti in ogni direzione. Si
ha grande leggerezza, ma costo elevato e difficolt nelle giunzioni.
Talvolta possono essere riempiti in calcestruzzo. Oppure, ed il siste-
113
I pilastri composti si ottengono con l'unione di profilati atti a realizzare la sezione voluta (Fig. 9.14). Possono essere ancora ad anima piena, o del
tipo reticolare, o calastrellato come rappresentato nella Fig. 9.16.
114
115
La piastra sar opportunamente forata in pi punti simmetrici per lasciar passare i "tirafondi" e cio quegli elementi di collegamento tra la piastra e la fondazione in calcestruzzo.
I tirafondi sono superiormente filettati e inferiormente terminano con
un gancio.
Nel plinto di fondazione, durante il suo getto, vengono lasciate le "fossette" e cio profonde scanalature attraversate da un ferro di aggancio.
Si infilano i tirafondi nelle fossette e li si fanno passare attraverso i fori
della piastra.
Quando il pilastro posizionato (allineato, centrato e messo a piombo)
si riempiono le fossette con del calcestruzzo espansivo in modo che i tirafondi siano annegati perfettamente nel calcestruzzo di fondazione senza
possibilit di sfilarsi.
Sulla parte superiore filettata dei tirafondi si avvitano fortemente dei
dadi realizzando cos una completa unione tra pilastro in acciaio e fondazione in calcestruzzo.
116
Le travi
Anche questi elementi portanti, precipuamente atti a sostenere carichi verticali, possono venire realizzati con elementi pieni o con strutture
reticolari.
Le travi di tipo pi semplice per luci non elevate rimangono quelle
piene, che vengono realizzate, a seconda della loro importanza e con doppi
T, IPE o HE, o con trave a doppio T saldate ricavate dalla composizione di
117
lamiere di vari spessori. Per usi particolari si possono anche avere travi composte da diversi tipi di profilati. Un tipo interessante come utilizzo, nei casi
in cui si voglia aumentare notevolmente l'inerzia contenendo il peso, il tipo di trave alveolare ottenuta dal taglio ossiacetilenico a greca operato sull'anima d un profilo normale ed il successivo ricongiungimento mediante saldatura dei due tronchi, sfalsati di un campo, in maniera tale da aumentare
l'altezza di almeno un terzo (Fig. 9.19).
Queste travi ricavate da profili IPE tagliati ad embrice a risaldati, posseggono, rispetto al profilato normale di pari altezza, il vantaggio di poter
far ricorso ad un profilato minore a parit di carichi e sollecitazioni a flessione. Sono anche possibili altri tipi di taglio.
Quando si richiede una forte rigidit torsionale le travi vengono realizzate "a cassone" al fine di dotarle di notevole inerzia anche nel senso dell'asse non principale.
Si possono considerare come travi anche quelle particolari incavallature ad altezza variabile chiamate "'capriate".
Le capriate (in legno, acciaio o calcestruzzo) sono quelle incavallature
a forma triangolare composte da reticoli triangolari che costituiscono l'ossatura di tetti a due falde senza sostegni intermedi e che non esercitano alcuna
spinta laterale sugli appoggi.
I tipi di capriate possono essere innumerevoli ed alcuni sono indicati
nella Fig. 9.20.
Le capriate in ferro sono sempre pi in disuso perch sostituite vantaggiosamente da travi reticolari ad altezza costante ed ancor pi da travi
in calcestruzzo precompresso.
Attualmente, specialmente per le grandi luci, le travi in acciaio pi tipiche e pi usate sono quelle reticolari ad altezza costante (Fig. 9.21).
Capriate e travi reticolari vengono calcolate con il solito sistema del
Cremona (diagramma cremoniano), del Culmann o del Ritter e sfruttano
il vantaggio delle strutture reticolari di presentare nelle aste solo sforzi di
118
119
maggior spazio tale da essere sufficiente per eseguire la lunghezza di saldature o il numero dei fori necessario dal calcolo alla tenuta della giunzione.
Anche in questo caso vi possono essere oltre a quelle a profili affiancati, travi a cassone, di notevole dimensione anche secondo il piano ortogonale ai
carichi, per sopportare adeguatamente sollecitazioni agenti anche in questo
piano.
Le strutture reticolari sono caratterizzate da uno schema di composizione di triangoli, in maniera tale da assicurarne l'indeformabilit. Esiste
per la possibilit di realizzare travi composte da quadrilateri e di queste
la pi nota quella ideata e realizzata da Vierendeel. Questa trave (Fig.
9.22, Fig. 9.23) assai elegante nella forma e di indubbi vantaggi funzionali
non altrettanto conveniente dal punto di vista del rapporto peso-resistenza ed notevolmente complessa come calcolo, dato il suo notevole grado
di iperstaticit.
120
I posti di ristoro e rifornimento che scavalcano l'autostrada PadovaBrescia sono eseguiti con grandi travi Vierendeel in cemento armato a cassone anche per avere la possibilit di aprire finestre rettangolari sulle fiancate.
Strutture secondarie
Al di sopra delle capriate, al fine di sostenere le lastre di copertura atte
a formare il tetto delle costruzioni, vengono posti, ad interassi assai limitati
gli arcarecci o terzere.
Detti arcarecci, costituiti normalmente da travi a doppio T, o a C, o ad
omega con profili in lamiera stampata, dovranno possibilmente essere posti
sui nodi delle capriate o travi sottostanti al fine di non dare momenti ai correnti. Gli arcarecci sono sollecitati a flessione deviata a causa della loro posizione che segue la pendenza del tetto; vengono pressocch sempre trattati
come travi appoggiate su due o pi appoggi per non dare momenti torsionali alle strutture sottostanti.
Controventature
Al fine di rendere stabili le strutture in piani ortogonali a quelli dei carichi principali verticali, vengono applicate orditure secondarie atte ad assorbire gli sforzi prodotti principalmente dalle spinte del vento (Fig. 9.24).
121
Anche se in effetti sarebbe possibile vincolare rigidamente i nodi delle strutture ed assimilarle a dei telai rigidi atti a sopportare sforzi derivanti
da spinte di qualsiasi direzione nello spazio, risulta pi economico l'introduzione di queste aste, disposte preferibilmente con funzione di tiranti e atte
a riportare gli sforzi alle fondazioni o di rendere collaboranti le varie parti
della struttura.
Si hanno cosi controventature in edifici multipiano che assimilano
l'intera struttura ad una lunga mensola reticolare incastrata al terreno.
Oppure, nei capannoni, il collegamento con croci di S. Andrea sulla
falda tra la prima e la seconda capriata che le legano insieme creando una
grande trave che resiste alle spinte che investono frontalmente le facciate
della costruzione.
In Fig. 9.25 riportato uno schema di controventatura della copertura di un edificio di tipo industriale: alle controventature di falda sono
affidati i compiti di assorbire le azioni del vento trasmesse dai frontoni,
per trasferirle lungo le linee di gronda e trasmetterle agli altri elementi strutturali, ed anche per collegare i correnti superiori compressi delle capriate.
I controventi verticali sono elementi rigidi che assicurano la stabilit
lungo l'asse longitudinale del fabbricato; sono atti ad assorbire le azioni
longitudinali e stabilizzare un sistema che altrimenti risulterebbe labile.
La costruzione
Normalmente la tendenza attuale quella di costruire in officine, mediante l'unione con saldature, grandi elementi trasportabili (colonne, travi,
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Mises Van der Rohe - Crown Hall dell'I.I.T. - Chicago 1952. Particolare della struttura.
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133
Bibliografia
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CAPITOLO DECIMO
IL CALCESTRUZZO ARMATO
Il calcestruzzo armato (poco appropriata, anche se pi diffusa, la locuzione "cemento armato") un materiale artificiale ed eterogeneo ottenuto unendo il conglomerato cementizio ad elementi metallici ("armature") opportunamente disposti e generalmente costituiti da barre di sezione circolare.
Tale unione ha lo scopo precipuo di ripartire tra i due elementi, la resistenza della costruzione alle azioni che essa deve sopportare, e ci in modo
da sfruttare nella migliore misura le diverse qualit elastiche di essi: in particolare la resistenza alle sollecitazioni di compressione affidata al conglomerato cementizio, quella agli sforzi di trazione alle armature metalliche.
L'unione dei due materiali praticamente possibile per le seguenti
ragioni:
il calcestruzzo di cemento ed il ferro hanno coefficienti di dilatazione termica pressocch uguali, per cui dalla loro unione non nascono, per
le variazioni di temperatura, sollecitazioni secondarie pericolose;
i due materiali hanno reciprocamente un alto potere adesivo, per
cui nella loro unione si ha una efficiente e sicura trasmissione di deformazioni e di sforzi tra un materiale e l'altro;
il ferro annegato nel calcestruzzo viene ottimamente preservato dalla ossidazione, cosicch, anche se impiegato in barre di piccola sezione, d
un affidamento di durata ben maggiore di quello che potrebbe presentare,
anche con notevoli spese di protezione e di manutenzione, se fosse esposto
da solo agli agenti atmosferici.
Naturalmente, perch sia possibile una giusta ripartizione degli sforzi
tra i due elementi costituenti una membratura di cemento armato e perch
questa possa ben resistere alle azioni a cui deve essere sottoposta, occorre
non solo calcolare le sezioni dei due elementi, calcestruzzo e ferro, ma determinare altres la posizione esatta che, in ogni punto della trave, deve assumere l'armatura metallica, onde realizzare nel complesso un elemento unico resistente. Ne nasce che per il progetto di una struttura in e.a. necessario conoscere, con la massima esattezza, la distribuzione degli sforzi nel
suo interno; a ci sovraintende la scienza delle costruzioni, consentendo un
rigoroso studio della struttura nelle condizioni di vincolo e di carico previste dal progetto. A monte di tale studio, esistono peraltro alcune ipotesi
semplificative, e cio: che il calcestruzzo sia omogeneo, isotropo e che se-
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Cenni storici
L'uso del calcestruzzo non armato, quale conglomerato formato da impasto di pozzolana 2 , acqua, sabbia e ghiaia, si pu far risalire fino ai Romani, che l'adoperavano su vasta scala per fondazioni, gettate di muraglie, ed
anima delle strutture.
Verso la met del secolo XIX, in Francia e negli Stati Uniti, cominciano a venire usati elementi strutturali in conglomerato cementizio, rinforzati mediante l'inserimento di barre metalliche, limitatamente alle sole fondazioni degli edifici. Nel 1855 il francese J.L. Lambot realizza un canotto
costituito da una leggera armatura metallica rivestita in calcestruzzo. Si deve arrivare per al 1877 per veder nascere il primo edificio in c.a., la chiesa
di St. Jean de Montmartre a Parigi, di A. de Baudot. Tra il 1901 e il 1904,
T. Garnier, nella progettazione della Cit Industrielle di Parigi, anticipando
di quasi vent'anni un linguaggio architettonico che sar abituale nel periodo razionalista, adotta per gli edifici gli schemi basati sul reticolo strutturale, rinunciando ad ogni sovrapposizione decorativa.
E' il francese A. Perret per che per primo sfrutta le possibilit delle
strutture a scheletro in e.a., nel 1903, per risolvere le difficolt planimetriche della casa al 25bis di rue Franklin a Parigi, ponendo cosi le premesse
della moderna struttura edilizia (Fig. 10:1).
Strutture pi complesse vengono affrontate con la costruzione di ponti. Lo svizzero R. Maillart nei suoi caratteristici ponti (famoso quello sul
Reno a Tavanasa del 1905) evidenzia il comportamento elastico unitario
delle strutture fondendo intimamente impalcato, pilastri ed archi (Fig.
10.2). Dal ponte Risorgimento a Roma nel 1911, di 100 m di luce, si arri1
A norma del punto 3.1.1 del D.M. 26 marzo 1980 il rapporto di elasticit tra calcestruzzo ed
acciaio n = 15. (coefficiente di omogeneizzazione).
2
La pozzolana una variet di tufo incoerente formata per disaggregazione di scorie laviche.
Ridotta in polvere ed unita alla calce aerea rende questa capace di far presa e le conferisce la proprie-'
t di essere un legante idraulico.
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Fig. 10.1 - Auguste Perret - Casa in Rue Franklin, n. 25bis - Parigi 1903.
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Fig. 10.2 - R. Maillart, Klosters, viadotto sulla Landquart, 1930, sezione, pianta.
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va nel 1930 ai 172 m del viadotto di Plougaste, in Bretagna, del Freyssinet,
e nel 1960-1967 ai ponti di Riccardo Morandi, quali il viadotto sul Polcevera
a Genova, Fig. 10.3 (m 207), il ponte sul Fiumarella a Catanzaro (il maggiore d'Italia con il suo arco di 231 m) e il grandioso ponte sulla baia di Maracaibo in Venezuela (m 235)(Fig. 10.4 e 10.5). Il massimo arco in c.a. oggi
quello del ponte di Gladesville sul Parramatta (Sidney), la cui luce libera
di m 304.
Altra tappa fra le pi significative nella storia delle strutture in c.a.
rappresentata dalla nascita e lo sviluppo dei "pilastri a fungo" (pilastri la
cui estremit superiore ha la forma di un tronco di cono o di un tronco di
pirmide, cos da formare un sistema solidale con il solaio sovrastante: la
struttura che ne deriva anche indicata con il nome di "solaio a fungo").
Queste strutture vengono adottate in particolare per sopportare forti carichi con pochi pilastri: il ringrossamento terminale ha infatti la funzione di
evitare il punzonamelo 3 del solaio, che nei casi normali verrebbe prodotto dall'eccessivo sforzo di taglio presente lungo il perimetro di contatto
tra pilastro e solaio.
Tale sistema costruttivo, brevettato nel 1908 dallo svizzero Robert
Maillart dopo lunghe prove sperimentali per sviluppare le virtualit tecniche latenti nel cemento armato, stato dallo stesso applicato per la prima
volta in un magazzino a Zurigo nel 1910, e poi via via da quasi tutti i maggiori architetti, per le particolari realizzazioni architettoniche a cui si prestava. Ricordiamo semplicemente in questa sede, perch veramente degni
di menzione, gli Uffici Johnson a Racine di F. LI. Wright, del 1936-39,(figura 10.6) e i famosi pilastri parzialmente in acciaio del Palazzo del Lavoro
di Torino, realizzato da P.L. Nervi per l'Esposizione Italia '61,(Figg. 10.7
e 10.8).
Intanto l'uso del cemento armato va generalizzandosi anche nel campo dell'edilizia corrente. Nel 1916 Wright realizza l'Albergo Imperiale di
Tokyo, che resister al disastroso terremoto del 1923, dimostrando l'ottimo comportamento e l'utile applicazione delle strutture in c.a. nelle cosiddette "zone sismiche". Quasi contemporaneamente Le Corbusier presenta il progetto delle case Dom-Ino, a ossatura modulare cementizia, ponendo
le premesse per l'attuazione della pianta libera. E nel 1928-31 realizza (in
collaborazione con P. Jeanneret) quello che pu definirsi il suo capolavoro,
la villa Savoye a Poissy, poggiando su esili pilotis un parallelepipedo i cui
spazi interni sono appunto articolati in piena libert, (Fig. 10.9).
Qualche anno prima, nel 1925-26, il tedesco Walter Gropius adotta la
struttura in cemento armato per gli edifici della Bauhaus a Dessay, condizionandone l'uso in base agli schemi statici ed alle esigenze funzionali, senza dare alcuna particolare caratterizzazione ai singoli elementi costruttivi.
3Per punzonamento si intende il rapporto p = P/l x S (espresso in kg/cm2), in cui P il carico
totale gravante sul pilastro, L il perimetro del pilastro stesso e S lo spessore del solaio sovrastante.
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Fig. 10.6 - Atrio di ingresso degli uffici della Johnson a Racone, F.L. Wright, 1936.
Fig. 10.7 - Pilastro in c.a. del Palazzo del Lavoro di Torino di P.L. Nervi.
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e gli 80 metri),(Fig. 10.10),il palazzetto (diametro interno m 60) ed il Palazzo dello Sport di Roma (diametro interno m 100), del 1957-60, imposta globalmente il problema di sfruttare al massimo le capacit di resistenza del materiale, di svincolarne la forma dalle limitazioni derivanti dalla casseratura
tradizionale, di ridurre i costi e migliorare l'esecuzione delle opere attraverso l'introduzione della prefabbricazione strutturale.
Tra il 1947 ed il 1952, Le Corbusier applica il cemento armato nell'Unit d'habitation di Marsiglia, adottandolo, oltre che per l'ossatura principale, anche per i rivestimenti esterni, per le scale di emergenza, per le strade
interne e per i brise-soleil, il cui disegno rigorosamente rispettoso delle
esigenze della produzione di serie e del montaggio razionale, Fig. 10.11 e
Fig. 10.12.
Nel campo dell'edilizia residenziale e commerciale, Mies van der Rohe
con i Promontory Appartments a Chicago (1949) e Belgioioso, Peressutti
e Rogers con la Torre Velasca a Milano (1958) Fig. 10.13 e 10.14, affrontano il tema dell'edificio-torre in termini comparativi tra acciaio e c.a, risolvendolo entrambi a favore di quest'ultimo almeno per altezze fino ai 120150 metri, oltre i quali l'ingombro dei pilastri diviene eccessivo. Appunto
per tale ragione, lo schema ad intelaiatura tradizionale viene abbandonato
a favore di quello a grandi piloni cavi o a quinte ortogonali, come nella
Torre Pirelli di Milano, del Gruppo Ponti, costruita da Nervi nel 1958, Fig.
10.15.
Il cemento armato per non soltanto linearit, scheletri portati reticolari, schemi strutturali rigidi e ben precisi. E' bens un materiale (per
non dire l'unico) che permette qualsiasi forma espressiva e qualsiasi modellatura particolare.
La prima applicazione del calcestruzzo secondo le sue virtualit plastiche
di massa modellabile al di l di ogni schematismo tradizionale, perch fluida, omogenea e continua, si ha con la torre-osservatorio di Einstein a Postdam (nel 1920) di E. Mendelshon, cui fa seguito nel 1921, il monumento
ai caduti di marzo, a Weimar di W. Gropius. Nel 1950-55 con la cappella
di Notre-Dame-du-Haut a Ronchamp, Fig. 10.16 e nel 1959 con il convento Ste-Marie-de-la-Tourette presso Lione, Le Corbusier sblocca la forma
dell'organismo architettonico da ogni rigido schema geometrico. Pi recentemente la chiesa dell'Autostrada del Sole a Campi Bisenzio presso Firenze, di Giovanni Michelucci, Fig. 10.17 e 10.18, l'Air Terminal della TWA
nell'aereostazione Kennedy a New York di E. Saarinen, Fig. 10.19 e Fig.
10.20 e la cattedrale cattolica a Tokyo di K. Tange, si rivolgono ad una interpretazione ancora pi libera del cemento armato, tendendo ad un completo annullamento della struttura nello spazio architettonico da essa determinato .
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Fig. 10.15 - Sezione strutturale e pianta del piano terreno del grattacielo Pirelli a Milano.
Progetto studio G. Ponti - Strutture di P.L. Nervi, 1955.
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Fig. 10.17 Chiesa sull'Autostrada del Sole di Giovanni Michelucci; pianta e sezione.
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Il calcestruzzo di cemento
Il calcestruzzo di cemento un conglomerato artificiale formato dall'intimo impasto di tre elementi essenziali: il cemento, gli inerti (sabbia, ghiaia
o pietrisco) e l'acqua che, indurendosi all'aria o nell'acqua, danno luogo ad
una vera e propria pietra artificiale.
In prima approssimazione, e salvo quanto si dir in proposito, le dosature per ottenere un metro cubo di calcestruzzo sono:
-
sabbia
ghiaia (o pietrisco)
cemento
acqua
250
120
0,40 m30,80 m3
350 kg
180 litri
La buona qualit e, quindi, la buona resistenza del calcestruzzo dipende da una molteplicit di fattori che spaziano dalla qualit dei singoli componenti, dalle modalit di confezionamento, trasporto e posa in opera alla
reciproca dosatura dei materiali, alla costipazione del getto, alla temperatura ambientale. L'esecuzione di un buon calcestruzzo non un'operazione
semplice per le molteplici possibilit di una cattiva riuscita legata a tutti i
fattori sopraindicati.
Il calcestruzzo va riguardato come un conglomerato artificiale composto dagli inerti, legati assieme dalla miscela acqua-cemento che costituisce, per cos dire, un "collante".
Migliore sar il calcestruzzo quanto pi compenetrati tra loro saranno
gli inerti cos da lasciare minori spazi vuoti e tanto migliore sar il calcestruzzo quanto migliore sar il "collante" e, cio, quanto migliore e in maggior dosatura sar il cemento e quanto meno sar diluito con l'acqua.
Sar opportuno esaminare partitamente i singoli elementi che compongono il calcestruzzo per indagare su tutti i fattori che ne possono influenzare la buona riuscita.
D cemento
Il cemento che si usa per il calcestruzzo armato un legante idraulico.
La materia prima per ottenere il cemento una miscela di calcare ed
argilla.
In natura, peraltro si possono trovare, dai calcari marnosi che, con l'aggiunta di pochi materiali correttivi, contengono gli ingredienti richiesti nelle proporzioni volute.
Il loro impiego porta all'ottenimento dei cos detti cementi naturali
intendendosi per cementi artificiali quelli ricavati da opportune miscele di
calcare ed argilla o di prodotti intermedi. Dopo l'escavazione del calcare e
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Tipi di cemento
Secondo la legge del 26 maggio 1965, n. 595 (pubb. su G.U. del 10 giugno 1965, n. 143) i leganti idraulici, in generale, ed i cementi in particolare
si distinguono in:
A)
B)
Cemento alluminoso
C)
Nella stessa legge sono, poi, classificati e descritti gli agglomerati cementizi e le calci idrauliche di cui si gi detto. I cementi sopra nominati rispondono alle seguenti definizioni:
4
L'anidrite una pietra costituita da solfato di calcio anidro; presenta struttura granulare e
compatta ed ha colore biancastro. A contatto con l'acqua si altera trasformandosi lentamente in gesso.
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A)
1) Cemento portland. Per cemento portland si intende il prodotto ottenuto per macinazione del clinker (consistente essenzialmente in silicati
idraulici di calcio), con aggiunta di gesso per regolarizzare il processo di idratazione.
2) Cemento pozzolanico. Per cemento pozzolanico si intende la miscela omogenea ottenuta con la macinazione del clinker portland e di pozzolana o di altro materiale a comportamento pozzolanico, con la qualit di
gesso o di anidrite necessaria a regolarizzare il processo di idratazione.
3) Cemento d'alto forno. Per cemento d'alto forno si intende la miscela omogena ottenuta con la macinazione del clinker portland e di loppe
basiche5 granulate d'alto forno, con la quantit di gesso o anidrite necessaria per regolarizzare il processo di idratazione.
B)
Cemento alluminoso
Per cemento alluminoso si intende il prodotto ottenuto con la macinazione del clinker costituito essenzialmente da alluminati idraulici di calcio.
C)
Le loppe sono i prodotti fusi che si ottengono nell'estrazione e nella affinazione dei metalli,
facendo reagire le impurit con opportuni fondenti.
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cato per qualit e granulometria (proveniente dal lago di Massaciuccoli presso Torre del Lago - Livorno);
c) mezza parte di acqua potabile priva di sostanze organiche o zuccheri (acqua potabile).
Nella malta normale da usare per la prova a resistenza, l'unica variabile
la qualit del cemento.
I cementi sono classificati in base al valore della rottura a compressione dei predetti provini dopo ventotto giorni dalla loro confezione.
Si hanno cos cementi tipo 325; 425; 525 kg/cm 2 .
Secondo l'art. 1 del D.M. 3 giugno 1968 i cementi devono avere le seguenti resistenze (con una tolleranza del 5%) espresse in kg/cm 2 .
A)
1)
normale
resistenza a flessione
a) dopo
b) dopo
resistenza a compressione
a) dopo
b) dopo
2)
40 kg/cm 2
60 kg/cm 2
sette giorni
ventotto giorni
175 kg/cm2
325 kg/cm 2
tre giorni
sette giorni
ventotto giorni
40 kg/cm 2
60 kg/cm 2
70 kg/cm2
tre giorni
sette giorni
ventotto giorni
175 kg/cm 2
325 kg/cm 2
425 kg/cm2
ad alta resistenza
resistenza a flessione
a) dopo
b) dopo
c
) dopo
resistenza a compressione
a) dopo
b) dopo
c) dopo
3)
sette giorni
ventotto giorni
40 kg/cm2
60 kg/cm2
80 kg/cm2
175 kg/cm 2
325 kg/cm 2
525 kg/cm 2
Seguono gli altri simili valori per i cementi alluminosi e per i cementi
per sbarramenti di ritenuta.
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Prova di presa
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Resistenza a flessione
dove :
M =
b
=
P
=
/
=
Resistenza a compressione
La prova della resistenza a compressione la pi comune e caratterizzante. Viene eseguita sui due semiprovini risultanti dalle prove a flessione.
Ogni semiprovino deve esser sollecitato a compressione su una fascia laterale (che stata gi a contatto con lo stampo) per una sezione di 40x 40 mm,
fra due piastre di metallo duro, da una pressa tale da assicurare un incremento di tensione di 15 kg/cm 2 al secondo.
La resistenza a compressione Rc si esprime in kg/cm 2 e risulta pari a
Rc = P/\6 cm2 dove P il carico di rottura in kg e 16 la sezione in cm2 del
provino.
Risultati
1
I valori di resistenza a flessione e a compressione, devono esser determinati su almeno tre provini per ogni scadenza. Le medie aritmetiche dei
risultati delle prove a flessione ed a compressione, determineranno per ogni
scadenza, la resistenza a flessione e la resistenza a compressione della malta
normale, da confrontare con i valori delle norme.
Per l'accertamento dei requisiti di accettazione del cemento le prove
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debbono esser eseguite su 50 kg di cemento prelevato da dieci sacchi su partite di 1000 sacchi o frazione o, in via eccezionale, per ogni partita di 2000
sacchi per cantieri con grande consumo giornaliero di cemento e quando il
direttore dei lavori si sia reso conto della costanza di qualit del cemento.
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Gli inerti
Ai fini della resistenza meccanica del calcestruzzo, occorre stabilire
una particolare scelta degli inerti, nonch una adeguata composizione gra :
nulometrica degli stessi, cos che risulti massima la compattezza del calcestruzzo e contemporaneamente minima la quantit di cemento (a parit
di resistenza finale).
La sabbia
Deve essere "viva", cio distinguersi per l'angolosit e durezza dei granuli, essere aspra al tatto, scricchiolare tra le dita e non intorbidire l'acqua
di un recipiente in cui venga versata. Sono preferibili le sabbie provenienti
da fiumi. Quelle di cava spesso contengono materie terrose e devono, quindi, essere lavate, avendo per cura che non venga sporcata la parte pi fina.
Questo lavaggio, per lavori importanti, potr anche essere fatto con mezzi
meccanici, e, per quanto esso riesca in generale piuttosto costoso, non
assolutamente da trascurarsi quando non sia possibile avere a disposizione
sabbia migliore.
La sabbia di cava mista a terra, detta "sabbia morta", deve essere assolutamente esclusa.
Particolarmente dannose sono le materie organiche: bastano talvolta traceie di esse per rendere la sabbia inservibile. Assai semplicemente si pu decidere in ordine a queste impurit mediante la prova di Abrams e riarder, a seconda della colorazione pi o meno intensa che assume una soluzione al 3 % di
idrato di sodio nella quale sia stato sommerso un campione di sabbia per 24
ore: la sabbia accettabile se d luogo ad una colorazione giallo chiara, scar-
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tata se la colorazione tende al rossiccio 6 .
Macinando a mezzo di frantoi o molazze pietre naturali o pietrisco provenienti da rocce silicee o calcari duri, si hanno le sabbie artificiali.
Dal punto di vista della composizione granulometrica, onde risulti bene assortita in grossezza, secondo quanto stabilito dalle norme, si deve adoperare sabbia la cui composizione corrisponda ad una curva compresa fra le
curve limiti della Fig. 10.22, che si ottiene rilevando le percentuali in peso
del materiale passato attraverso quattro setacci aventi rispettivamente fori
del diametro di 0,2 - 1 - 3 - 7 mm.
Fig. 10.22
La ghiaia
La ghiaia, come la sabbia, pu essere di cava o di fiume; la prima risulta dalla sminuzzatura di rocce al frantoio, la seconda normalmente preferibile perch lavata.
Essa comunque deve derivare da rocce sane e non friabili o gelive, e essere sempre scevra da sostanze estranee terrose o comunque dannose. In quest'ultimo caso deve essere lavata con acqua dolce.
Per strutture in conglomerato armato, le norme stabiliscono che le dimensioni degli elementi della ghiaia non devono di regola superare i 3 cm;
per getti di grandi dimensioni, e con ferri opportunamente distanziati, pu
6
Per l'accettabilit delle sabbie in relazione al loro contenuto di materie organiche, cfr. l'allegato 1 del D.M. 3 giugno 1968, gi ricordato.
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essere tollerata la presenza di elementi con dimensioni maggiori, ma non superiori ai 7 cm.
Nella confezione di conglomerato cementizio si deve usare ghiaia mista a sabbia, cos da ottenere una composizione granulometrica bene assortita.
Ci ha notevolissima importanza nella preparazione dei conglomerati e
malte cementizie: dalle dimensioni e forma dei granuli dipendono l'entit
delle superfici esterne dell'aggregato e la percentuale dei vuoti che determinano, relativamente alla cubatura, la quantit del legante da impiegare; da
questi dipende inoltre la resistenza meccanica del conglomerato.
La composizione, la quantit ed il tipo dei granuli che rientrano a far
parte dell'impasto legante, sono dati da apposite curve che determinano le
migliori condizioni di miscela..
Fig. 10.23
166
centuali (in peso) minima e massima di inerte passante attraverso sei setacci aventi rispettivamente fori circolari del diametro di 0,2 - 1 - 3 - 7 - 1 5 30 mm.
Stabilisce cio un certo campo di possibilit, consigliando per come
optimum la curva intermedia.
Il regolamento italiano, prescrive che la ghiaia mescolata alla sabbia
presenti una composizione granulometrica compresa fra le curve limiti in
Fig. 10.24, curve che corrispondono pi o meno alla curva intermedia ed
a quella inferiore del regolamento tedesco.
Fig. 10.24
Pietrisco
Qualora invece della ghiaia si adoperi pietrisco, questo deve provenire dalla frantumazione di roccia compatta, non gessosa n geliva, non deve
contenere impurit n materie pulvirolenti o terrose e deve essere costi-
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L'acqua
Ha molta importanza nella composizione delle malte e dei calcestruzzi
la qualit e la quantit dell'acqua che vi si impiega.
Se questa contiene, in soluzione, cloruri e solfati in percentuali dannose (per i solfati maggiori dell'I%, per i cloruri del 5%), la presa subisce un
ritardo, mentre al contrario risulta accelerata dalla presenza di carbonati
alcalini. Pertanto l'acqua per gli impasti dovr essere limpida, dolce, scevra
da impurit di natura organica, e non contenere solfati e cloruri in percentuale dannosa.
Un elemento decisamente negativo lo zucchero: questo, anche se contenuto nell'acqua in minima quantit, disturba lo svolgersi regolare della
presa.
Anche la temperatura dell'acqua esercita una notevole influenza: se
troppo fredda rallenta il fenomeno della presa, se troppo calda l'accelera.
La quantit di acqua da usare per l'impasto del calcestruzzo deve essere determinata, secondo le norme vigenti, in base alla plasticit occorrente
per la buona lavorazione dei getti. A questo proposito occorre osservare
che l'acqua ha una azione molto importante sulla presa e sull'indurimento
del calcestruzzo cementizio, poich essa idrolizza i costituenti del cemento
e produce soluzioni colloidali, che danno luogo a "geli", capaci a loro volta di assorbire considerevoli quantit di acqua, l'eccesso della quale resta
nel calcestruzzo sotto due forme principali: come acqua assorbita nelle
cellule colloidali e come acqua libera, che riempie la cavit che per essa si
formano nel calcestruzzo. In tal modo, all'evaporazione dell'eccesso di
acqua, il calcestruzzo rimane poroso. In ogni caso, la presenza di un eccesso
di acqua risulta dannosa in quanto ritarda l'indurimento del calcestruzzo e
ne diminuisce la resistenza.
Il calcestruzzo
Come si detto, un conglomerato di cemento, sabbia, ghiaia o pietrisco ed acqua intimamente mescolati e nelle proporzioni volute.
La sabbia e la ghiaia (o il pietrisco) debbono avere secondo le norme
italiane composizioni granulometriche alle quali corrispondono curve di granulometria comprese tra le curve limiti a cui si gi in precedenza accennato.
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In generale per i bisogni del cantiere sufficiente l'uso di una serie ridotta di setacci, limitata a quelli di mm 1 ; 7; 30. Con questi possono essere
controllate la percentuale di fino della sabbia (vagliata dal setaccio con fori
di 1 mm) che deve essere compresa tra il 20 e il 46%, e la percentuale di sabbia nell'inerte, che deve stare tra il 40 e il 57%.
In via di massima pu dirsi che, secondo le circostanze locali e le esigenze dei lavori, la composizione granulometrica pu variare entro limiti
piuttosto ampi, senza nuocere alla qualit del conglomerato; per essenziale controllare, ed eventualmente correggere, la composizione della sabbia
e stabilire convenientemente la percentuale di essa nell'intero inerte. Ci
ha il fine di ricercare la maggiore limitazione di vuoti nella miscela degli
inerti, cos da limitare l'impiego della pasta cementizia, ma sempre in modo che tali vuoti siano totalmente riempiti.
Per quanto riguarda la forma degli elementi, di regola sono meno preferibili quelli di forma allungata o lenticolare, perch, a parit di tenore
d'acqua usata nell'impasto, rendono la massa meno plastica e se ne separano facilmente. Inerti a superficie ruvida danno in generale risultato migliore di quelli a superficie levigata.
Gli elementi a spigoli vivi migliorano la resistenza a trazione rispetto
ad elementi tondeggianti; non risulta una diversit di comportamento nei
confronti della resistenza alla compressione.
Per lo pi sabbia e ghiaia granulometricamente idonee vengono approvvigionate separatamente: basta quindi stabilire il rapporto sabbia/
ghiaia in modo da soddisfare le condizioni regolamentari.
A tale riguardo si deve osservare che la regola di miscelare, come in
uso, una parte in volume di sabbia (m 3 0,40) con due di ghiaia (m 3 0,80)
conduce in generale ad una percentuale, anche in peso, di sabbia intorno
al 30%, tenore piuttosto lontano dall'intervallo 40-57% previsto dalle norme. Per le sabbie impiegate hanno spesso granuli di dimensione massima
alquanto al di sotto del limite di separazione convenzionale, e ci comporta un certo compenso.
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Dosatura dell'acqua
Il quantitativo d'acqua necessario all'impasto deve essere determinato
in base alla plasticit occorrente per la buona lavorazione dei getti.
A tale proposito, a seconda del tenore d'acqua, l'impasto pu essere
"umido", "plastico" o "fluido".
La "consistenza umida", che corrisponde a circa 120 litri d'acqua
per m3 di miscuglio secco, conferisce all'impasto l'aspetto di terra umida, e
richiede una battitura molto energica od una particolare vibratura; com-
170
porta pertanto una difficile lavorabilit del getto, confortata peraltro dalla
massima resistenza ottenibile, con una minore influenza di fattori secondari, quali il ritiro. La consistenza umida del conglomerato quindi senz'altro da preferirsi ogniqualvolta sia possibile.
La "consistenza plastica" richiede un tenore d'acqua di circa un
terzo pi elevato (circa 150 litri per m 3 ); d luogo a resistenze minori, ma
in compenso il conglomerato pu mettersi in opera pi facilmente, risulta
pi omogeneo, avviluppa e protegge bene le armature. Questi tipi di conglomerati, per le ragioni suddette, sono i pi usati nelle costruzioni in cemento armato, specialmente l dove si debba operare getti di limitate dimensioni.
La "consistenza fluida" si ha per tenori d'acqua intorno ai 180 litri per m3 di impasto secco. Essa d la minima resistenza dei getti, ma
preferita per la facile lavorabilit del getto (per esempio nervature dei travetti di solaio) e l dove il trasporto di calcestruzzo dalla confezionatura al
luogo d'impiego richiede un certo tempo o viene effettuato entro canali o
tubazioni (tipo grandi getti di dighe o di pali trivellati).
Il regolamento peraltro stabilisce che la dosatura di cemento venga
aumentata coll'aumentare della fluidit dell'impasto, in modo che resti pi
o meno costante il rapporto A/C (acqua/cemento) in peso.
Ci in relazione alle esperienze di Abrams, secondo il quale, per determinati materiali e condizioni di prova, la quantit d'acqua di impasto
che determina la resistenza.
Per avere un'idea concreta della influenza del rapporto acqua/cemento
sulla resistenza della pasta di cemento, che poi in definitiva proporzionale alla resistenza del calcestruzzo, se si indica con 100 la resistenza della pasta con rapporto acqua/cemento 0,30 (che sarebbe per un calcestruzzo impossibile a lavorarsi), le resistenze per rapporti superiori sono:
per rapporto
per rapporto
per rapporto
per rapporto
0,40
0,50
0,60
0,80
resistenza
resistenza
resistenza
resistenza
60
40
30
14
Tali valori riportati nel diagramma della Fig. 10.25, indicano come il
campo di maggior convenienza ai fini della resistenza e della lavorabilit del
calcestruzzo sia ristretto ai valori del rapporto acqua/cemento 0,40-0,50.
Per definire la consistenza del conglomerato, dagli americani fu proposta la cosiddetta "prova del cono".
Viene adoperato uno stampo tronco-conico aperto ad entrambe le estremit; si riempie lo stampo col calcestruzzo, quindi, tolto lo stampo, il materiale si schiaccia da s gradatamente, e l'abbassamento (slump) fornisce
un'idea sufficientemente appropriata della consistenza dell'impasto.
171
Fig. 10.25
172
Schema di un'attrezzatura da cantiere per un impianto di betonaggio con inerti ammucchiati in terra.
173
174
- vibratori superficiali o a piatto, che vengono fatti traslare sulla superficie del getto, il quale viene costituito a strati orizzontali di spessore non
superiore ai 30 cm; trovano impiego nella esecuzione di opere a grande estensione come pavimentazioni, platee, ecc..
I vibratori interni, o pervibratori, hanno normalmente la forma di lame
o cilindri vibranti che vengono immersi nell'impasto.
La vibrazione attenua l'attrito interno, dipendente dalla quantit e qualit della pasta, e conferisce fluidit all'impasto; gli elementi della massa partecipi del movimento si assestano e, riempiendo i vuoti, scacciano in superficie l'aria e l'eccesso d'acqua.
La posa in opera con vibrazione permette di impiegare impasti con rapporti A/C molto bassi e di ottenere il completo riempimento dei casseri, il
perfetto incorporamento dei ferri, l'uniformit nelle superfici dei getti (importante per i getti destinati a restare a vista), ottimi risultati nei riguardi
della compattezza e resistenza.
L'impasto non deve essere troppo plastico altrimenti oltre all'aria ed
all'acqua anche la malta fluisce in superficie, determinandosi cos una vera
e propria disgregazione; il tempo di vibrazione quindi deve essere ridotto al
crescere della plasticit del getto.
In generale pu dirsi che la vibrazione migliora tutte le caratteristiche
su cui influisce favorevolmente una riduzione del rapporto A/C, col notevole vantaggio di aumentare anche l'aderenza delle armature metalliche.
Infine, con la "centrifugazione", l'impasto, nel quantitativo necessario, viene posto in forme tubolari metalliche o rivestite di lamiere, che vengono
poste in rapida rotazione intorno al loro asse, con una velocit di 600-1000
giri al minuto per circa 10 minuti. L'impasto viene spinto energicamente
contro la parete della forma ed al tempo stesso liberato dall'eccesso d'acqua.
Il procedimento permette l'impiego di rapporti A/C relativamente piccoli
e d luogo a grande compattezza ed elevata resistenza.
La centrifugazione trova esclusiva applicazione nella costruzione di
tubi per condotte forzate, di pali di sostegno di fondazione, ecc..
Caratteristiche particolari
Mentre la resistenza del calcestruzzo dipende esclusivamente dal tenore
di acqua con cui viene eseguito, la "lavorabilit", ossia la maggiore o minore facilit con cui l'impasto potr essere messo in opera, funzione di altri
fattori, ed in special modo della natura e composizione granulometrica degli inerti e della modalit con cui viene eseguito l'impasto. Essenzialmente
essa dipende dal materiale fino con dimensioni massime sotto gli 0,2 mm, il
quale conferisce mobilit alla massa, anche con percentuali d'acqua relativamente basse. Composizioni granulometriche prossime a quella caratteriz-
175
zata dalla linea limite inferiore del regolamento danno impasti ben lavorabili soltanto per dosature di cemento relativamente elevate e tenori d'acqua
piuttosto ristretti; migliore risultato danno quelle pi prossime alla linea
limite superiore, le quali perci sono preferibili in condizioni di posa in
opera meno facili, entro casseforme anguste e con armature fitte. La ghiaia
con elementi lisci e tondeggianti preferibile, sotto questo aspetto, al pietrisco .
Il grado di "impermeabilit" all'acqua varia notevolmente con la natura del cemento impiegato (cementi ad alta resistenza) ed pi alto per i cementi con maggiore finezza di macinazione ed in generale per quelli che
danno malte ben lavorabili.
Gli impasti umidi danno luogo a getti alquanto porosi; quelli plastici
danno i migliori risultati, ma anche i fluidi usati con opportune cautele possono dar luogo a getti impermeabili. Per migliorare l'impermeabilit dei
conglomerati, si possono usare talvolta particolari additivi speciali, ed anche
materie bituminose o grasse, soluzioni di allume o di sapone, pozzolana,
polvere di mattone. Molto cauti, specie nel caso di cementi armati, conviene essere nell'impiego di grassi, in quanto ne risultano diminuite la resistenza del conglomerato e l'aderenza alle armature.
Si possono tuttavia ottenere calcestruzzi impermeabili anche senza aggiunte di sorta, usando molta diligenza nella condotta dei lavori e cio badando alla uniformit degli impasti ed alla posa in opera del conglomerato
in strati regolari, ben costipati e di moderato spessore.
L'impermeabilizzazione totale pu venire raggiunta con l'applicazione
di intonaci di malta cementizia o di malta preparata con prodotti speciali.
Durante la presa del cemento si manifesta, cos nella malta come nel calcestruzzo, una diminuzione di volume, o "ritiro", che ai fini costruttivi presenta una particolare importanza in quanto da esso dipendono incrinature
e lesioni che non di rado si riscontrano nei getti cementizi e possono talvolta costituire l'origine di una successiva e progressiva disgregazione del getto.
In particolar modo poi, nelle membrature in cemento armato, tale fenomeno di ritiro causa del formarsi di un particolare stato di tensione per la
resistenza opposta dalle armature metalliche alla contrazione della massa
che le avvolge, stato di tensione che si sovrappone a quello delle forze sollecitanti e di cui pertanto dovr tenersi debito conto nei calcoli statici.
In particolare il ritiro funzione della qualit del cemento, della miscela degli aggregati, del rapporto acqua/cemento, delle condizioni di manipolazione e posa in opera, delle modalit di conservazione, e, sembra in misura assai notevole, delle condizioni climatiche di ambiente, per cui importassimo, specie nella stagione calda, proteggere e mantenere bagnati i getti,
almeno per un certo periodo.
Per le opere esposte liberamente all'aria esterna, tende a prodursi una
specie di compensazione tra il ritiro e le dilatazioni termiche, in quanto, a
causa dell'essiccamento che accompagna generalmente l'elevarsi della tem-
176
peratura, la dilatazione termica tende ad essere compensata dalla contrazione di ritiro; mentre l'inverso avviene all'abbassarsi della temperatura, poich
allora le influenze igrometriche possono ridurre notevolmente le contrazioni termiche.
Da prove eseguite, si potuto dedurre che per ridurre gli effetti del ritiro necessario impiegare cementi a debole ritiro ed ad alta resistenza alla
trazione (in particolare i cementi ordinari), ridurre al massimo le percentuali di acqua, usare una granulometria bene appropriata per ottenere un
calcestruzzo compatto (avendo presente che sono nocivi gli elementi pi
fini), preferire il pietrisco duro a superfici rugose, mantenere umido il getto per tre o quattro settimane, evitare i bruschi cambiamenti di temperatura e l'azione del sole e del vento, ed infine proteggere il getto con un intonaco elastico, tipo il bitume.
Altro fenomeno in certo qual modo concomitante col ritiro e posto in
evidenza in tempi relativamente recenti quello dell'"assestamento plastico", chiamato anche pi impropriamente fluidit o "Flauge", cio del lento progredire delle deformazioni sotto l'azione continuata dei carichi.
In Fig. 10.26 sono riportati comparativamente i diagrammi di andamento nel tempo dei fenomeni di ritiro e di assestamento plastico.
Fig. 10..26
177
vato che non solo la deformazione cresce per lungo tempo, ma si modifica
la ripartizione del carico con aumento della sollecitazione del ferro e notevole diminuzione di quella del calcestruzzo.
Notiamo infine che il regolamento italiano prescrive l'adozione di un
coefficiente di dilatazione lineare uguale a 0,00001 (od al valore pi esatto
che risultasse da una diretta valutazione sperimentale) nelle strutture iperstatiche in cui si deve tener conto degli effetti termici ed assimilare l'effetto prodotto dal ritiro del conglomerato, in mancanza di pi esatta valutazione sperimentale, ad una diminuzione di temperatura da 20 a 10 in
relazione alla percentuale di armatura, variabile dall'1% al 2%. Prescrive
infine, nelle costruzioni di grandi dimensioni, l'adozione di giunti di dilatazione a distanza non maggiore di mi 50 (R.D. 16/11/1939), quando sia effettuato un calcolo completo degli effetti indotti dalle variazioni termiche
e dal ritiro, a distanza non maggiore di mi 40 in caso contrario.
178
Pertanto per avere dati comparabili il regolamento italiano prevede che le dimensioni dei provini siano unificate e siano in precisa relazione con le massime dimensioni degli inerti come previsto dalla norma definitiva (e non pi sperimentale) UNI 6130-72.
179
trebbe indicare il valore medio di resistenza a compressione di una partita
di calcestruzzo omogeneo.
Ma il regolamento italiano ha voluto introdurre dei correttivi che riducono questa resistenza media per partita omogenea, per ottenere la cos
detta "resistenza caratteristica'' Rbk che determina la classe dei calcestruzzi (Allegato 2 del D.M. 6 giugno 1976).
Questi correttivi variano a seconda del numero dei prelievi.
A)
Se il numero dei prelievi maggiore di trenta la resistenza caratteristica data dalla seguente formula:
(A)
nella quale
la media aritmetica delle resistenze di prelievo;
lo scarto quadratico medio ;
n
k
=
=
Nel caso che il valore dello scarto quadratico risultasse inferiore a 20,
nella predetta formula (A) dovr essere introdotto il valore di 20.
B)
Numero di prelievi da 10 a 29
180
dello scarto quadratico medio da introdurre nella (A) non deve esser minore
di 20 kg/m 2 .
C)
Numero d prelievi da 3 a 9
Nel caso che il numero dei prelievi sia compreso fra 3 e 9 la resistenza
caratteristica viene assunta eguale al "minore" dei seguenti due valori:
1) Valore minimo delle medie aritmetiche mobili delle resistenze di
prelievo, prese a gruppi di tre, diminuito di 70 kg/cm 2 . (Per medie aritmetiche mobili delle resistenze di prelievo si intende la serie di valori medi di
tutti i gruppi di tre prelievi successivi, cio la media aritmetica della l a , 2a
e 3a resistenza di prelievo, quindi della 2 a , 3a e 4a e cos via fino alla 7 a ,
8a e 9a o fino a comprendere l'ultima resistenza di prelievo). L'ordine dei
prelievi quello che risulta dalla data di confezione dei provini, corrispondente alla rigorosa successione dei relativi getti.
2) Valore minimo delle resistenze di prelievo.
D)
181
Tensioni ammissibili
In funzione della resistenza caratteristica del conglomerato si determinano le tensioni ammissibili e cio quei valori massimi che possono essere
indotti nelle strutture :
1) Per travi, solette e pilastri soggetti a flessione o presso-flessione lo
sforzo massimo ammissibile pari a
5) In mancanza di sperimentazione diretta e con esclusione dei calcestruzzi maturati a valore, il modulo elastico istantaneo pu essere assunto
(punto 2.1.3 del D.M. 26/3/1980)
6) In mancanza di sperimentazione diretta il coefficiente di dilatazione pu esser assunto pari a 0,00001 al grado centigrado (punto 2.1.5 del
D.M. 26/3/1980).
7) Gli sforzi unitari di taglio ammissibili sono caratterizzati da due valori: (Punto 2.4 del D.M. 16/6/1976). Al di sotto del valore:
gli sforzi di taglio (tangenziali) devono essere interamente assorbiti da armature metalliche affidando alle staffe non meno del 40% dello sforzo globale
discorrimento.
182
Se il predetto valore di
dovesse esser superato, necessario cambiare sezione della struttura perch, per valori cos elevati di sforzi unitari di
taglio, il regolamento vieta di sopperire ad esso con armature metalliche.
Controlli di accettazione
Durante l'esecuzione dell'opera il direttore dei lavori deve procedere
alle prove di accettazione del conglomerato sia esso confezionato in cantiere o preconfezionato.
L'allegato 2 del D.M. del 26/3/1980 prevede precise modalit di accettazione del calcestruzzo per ogni partita di 300 m3 di calcestruzzo omogeneo (controllo di tipo A).
Solo per le costruzioni con oltre 1500 m3 di calcestruzzo omogeneo
si possono adottare, in alternativa, altre modalit di controllo (controllo
di tipo B).
183
Controllo di tipo A
Il controllo di tipo A prevede che per ogni partita di 300 m3 di conglomerato omogeneo vengano eseguiti prelievi di due cubetti ciascuno per ogni
100 m3 di getto e, in ogni caso, ogni giorno di getto.
Di conseguenza se ogni giorno si eseguissero solo 50 m3 di getto si dovranno effettuare almeno sei prelievi.
Se, viceversa, in un sol giorno, dovessero esser collocati in opera pi di
100 m3 di conglomerato, i prelievi giornalieri dovranno esser aumentati in
modo da avere almeno un prelievo ogni 100 m3 di conglomerato posto in
opera e per ogni ulteriore frazione di 100 m 3 .
Si indichino con:
184
essendo:
Rm la resistenza media dei quindici o pi prelievi;
s
= lo scarto quadratico medio dei quindici o pi prelievi;
Rbk = la resistenza caratteristica del calcestruzzo prescritta nel progetto
statico ;
R1 = la resistenza minore dei quindici o pi prelievi.
Se i risultati delle prove di accettazione, accertati con uno dei metodi
A o B sopraindicati, non dovessero esser conformi alle qualit prescritte per
il calcestruzzo, necessario procedere (cfr. allegato 2 del D.M. 26/3/1980)
a controlli sperimentali e/o a controlli teorici che possano fornire la tranquillante sicurezza della staticit dell'opera anche se confezionata con calcestruzzo le cui caratteristiche e la cui resistenza siano inferiori a quelle
previste dai calcoli statici.
I controlli sperimentali consistono nel rinnovo delle prove a compressione su campioni di calcestruzzo indurito in opera e prelevati nel modo pi
indisturbato possibile (carotaggi, prelievi di grossi blocchi che poi vengono
ridotti in cubetti con seghe a filo, ecc.) secondo le norme UNI 6131-72.
II rinnovo della prova a compressione trova la sua giustificazione in
un eventuale e possibile ritardo di presa (cemento a lenta presa, non idonea
confezione o conservazione dei cubetti, avversit atmosferiche, ecc.).
Se le nuove prove danno risultati accettabili secondo i criteri sopra indicati la partita pu esser accettata.
I controlli teorici consistono essenzialmente in una pi affinata ricalcolazione delle strutture eventualmente con diverse (ma sempre realistiche)
ipotesi di comportamento statico della struttura.
Se la accurata ricalcolazione dovesse accertare che la minor qualit del
calcestruzzo pu esser compatibile secondo le norme regolamentari e in
tutta sicurezza con le sollecitazioni massime che possono esser indotte nel
calcestruzzo nelle peggiori condizioni di carico, la partita pu esser accettata.
E' consigliabile che un direttore dei lavori attento e scrupoloso, dopo il
favorevole esito dei controlli teorici e/o sperimentali, per sua maggior tranquillit, proceda, con ogni prudenza, ad accurate prove di carico delle strutture eseguite con il calcestruzzo sospetto.
Se le verifiche teoriche e/o sperimentali non fossero possibili ovvero se
i risultati delle indagini non risultassero del tutto rassicuranti si potr:
dequalificare l'opera (prescrivere carichi accidentali minori dei previsti, ecc.);
185
Calcestruzzi leggeri
Per l'esecuzione di elementi costruttivi non destinati a compiti statici
(sottofondi, tramezze, murature di tamponamento, blocchi parete, ecc.)
si usano talvolta dei calcestruzzi che si differenziano da quelli ordinari per
un minore peso specifico apparente e pi alto grado di isolamento termico ed
acustico.
Si distinguono essenzialmente due tipi di conglomerati leggeri: quelli
ottenuti con l'impiego di inerti porosi e quelli in cui la porosit ottenuta
mescolando all'impasto sostanze che rigonfiando lasciano il getto disseminato di piccole cavit.
Al primo tipo appartengono:
il "calcestruzzo d pomice", ottenuto impastando con cemento il
solo granulato di pomice (elementi fra 2 e 12 mm) oppure aggiungendo anche della sabbia; la dosatura di cemento di 200 kg/m 3 .
Il peso si aggira sugli 800-900 kg/m 3 senza sabbia, sui 1000-1300 kg/m 3
con sabbia. Il carico di rottura, atre, quattro mesi di maturazione, si pu ritenere intorno ai 10-30 kg/cm 2 senza sabbia, ed ai 30-70 kg/cm 2 con sabbia.
Gli impasti vengono eseguiti con percentuali d'acqua elevate per evitare
che l'assorbimento della pomice privi il legante dell'acqua necessaria alla
presa, oppure usando granulato di pomice saturo d'acqua.
Una parete di calcestruzzo di pomice dello spessore di cm 13,5 d lo
186
187
Giunti di dilatazione
Si gi detto che il coefficiente di dilatazione del calcestruzzo da
assumere pari a 0,00001 metri per grado centigrado.
Pertanto un elemento in calcestruzzo lungo 40 metri, sotto uno sbalzo
di temperatura di 30C, ha una escursione di ben 1,20 cm. Di conseguenza
fabbricati in calcestruzzo che abbiano una lunghezza dai 40 ai 50 metri devono essere interrotti da "giunti di dilatazione'" per evitare la loro rottura
o fessurazione.
I giunti di dilatazione sono dei veri e propri tagli della struttura tali da
lasciare un intervallo di circa 2 cm.
Possono esser realizzati eseguendo su di un unico plinto, non uno ma
due pilastri in calcestruzzo indipendenti fra loro e di creare un analogo giunto sui solai e sulle travi (Fig. 10.27).
I due pilastri che formano il giunto possono esser gettati in un unico
cassero diviso da un setto di polistirolo espanso e aventi ciascuno una propria armatura metallica indipendente.
A disarmo avvenuto il polistirolo pu esser eliminato con l'uso di un
ferro caldo.
Lo spazio tra i due pilastri potr esser saturato con prodotti plastici
per evitare il passaggio d'acqua piovana o insetti, o potr esser chiuso con
lamierino a V in rame (Fig. 10.27).
Un sistema meno usato in edilizia (ma pi comune per i ponti) quello d'interrompere le travi ove si verifica l'inversione del momento creando
degli appoggi e introducendo tra i due monconi di trave del materiale (per
es. neoprene) che ne faciliti il reciproco scorrimento (Fig. 10.28).
Naturalmente l'eventuale rivestimento (in marmo o clinker) della facciata dovr esser interrotto lungo il giunto di dilatazione e cos anche l'intonaco, le grondaie, eventuali tubi di impianti, ecc.
L'armatura metallica
L'armatura metallica pi comunemente usata per le armature delle costruzioni in cemento armato pu essere costituita da:
a) barre "tonde liscie", tipo Fe B 22 K ed Fe B 32 K, con una tensione caratteristica di snervamento rispettivamente non minore di 22
kg/mm 2 e 32 kg/mm 2 ;
b) barre "ad aderenza migliorata", tipo Fe B 38 K ed Fe 44 K, con una
tensione caratteristica di snervamento rispettivamente non minore di 38
kg/mm 2 e di 44 kg/mm 2 ; questi acciai si differenziano dagli acciai in barre
liscie per le particolarit di forma atte ad aumentare l'aderenza al conglomerato cementizio, e sono caratterizzati dal diametro d della barra tonda equipensante.
188
189
Particolare importanza comunque, nella determinazione del carico limite ammissibile per gli acciai, riveste, pi che il carico di rottura, il carico di
snervamento, che, in un diagramma carico-allungamento (Fig. 10.29) pu essere identificato nel punto S, in cui vi un brusco passaggio della curva da
funzione pressocch lineare a curva esponenziale.
Fig. 10.29
Di norma, la tensione ammissibile per un dato tipo di acciaio non deve mai superare il 55 65% del carico di snervamento.
190
Per acciai con tensioni di esercizio (K amm) tra 1900 e 220 kg/cm 2
si deve usare conglomerato di classe maggiore o eguale a 200 ; per tensioni
superiori a 2200 kg/cm 2 si deve impiegare conglomerato di classe maggiore
o eguale a 250 kg/cm2 (Punto 2.5.2.3 del D.M. 30 maggio 1974).
Controllo di accettazione
Il controllo di accettazione per gli acciai da calcestruzzo non controllato in stabilimento, obbligatorio.
Per i materiali non controllati in stabilimento, da ogni partita si devono
prelevare almeno tre spezzoni (lunghi circa 120 mm) per ogni diametro e li
si devono inviare, per la prova, a laboratori ufficiali autorizzati.
A norma del punto 2.2.8.3 della prima parte del D.M. 26 marzo 1980,
il controllo di accettazione positivo e la partita pu essere accettata se,
per ciascun diametro venga accertato contemporaneamente che:
191
Fig. 10.30
192
Poich
, e supposta una ripartizione uniforme, risulta come minimo valore di l necessario affinch l'aderenza possa equilibrare la trazione fino al valore massimo
193
qua.
I controlli di aderenza sono regolamentati dall'allegato 6 del D.M. 26
marzo 1980.
Sotto l'azione di sforzi ripetuti, e specialmente per ferri di grosso diametro, l'aderenza non sempre offre una sufficiente garanzia contro possibili scorrimenti di un elemento rispetto all'altro; per sicurezza quindi, il regolamento prescrive, per barre tonde liscie, che i ferri vengano risvoltati
ad uncino alle estremit.
Tale uncino deve essere piegato a semicerchio (Fig. 10.3 la), con luce interna uguale a 5 volte il diametro del ferro; inoltre opportuno (proposta
del Considre) che la parte rettilinea del gancio sia sufficientemente lunga, onde moderare la dissimetria nella distribuzione della pressione radiale in corrispondenza della curva, e con essa la tendenza del gancio ad aprirsi. E'
necessario inoltre che i ferri, quando non pi necessari per l'armatura resistente, vengano interrotti in zona compressa, e la lunghezza di ammarraggio nella
zona stessa deve essere di almeno 40 volte il diametro (Fig. 10.31b).
Per gli acciai ad aderenza migliorata, anzich l'uncino, sufficiente
una piegatura a 30 ed un ammarraggio in zona compressa pari a 10 volte
di diametro (Fig. 10.3lc), comunque non minore di cm 15.
Generalmente ai ferri di armatura si d un andamento rettilineo per
semplicit di posa in opera, e per garantire nel miglior modo la resistenza
alle sollecitazioni assiali. Per molti occorre tuttavia eseguire dei cambiamenti di direzione (per assorbire gli sforzi di taglio, o per seguire la tensione di trazione nelle membrature, che da superiore pu divenire inferiore,
o viceversa) e bisogna tener presente che ogni deviazione comporta una
azione laterale pari alla risultante degli sforzi nei due tronchi contigui, risultante che deve essere sopportata dal calcestruzzo, eventualmente coadiuvato dai ferri trasversali.
A tale fine il regolamento stabilisce che le piegature intermedie vengano eseguite con raccordo di raggio di curvatura pari a 6 volte il diametro
del tondino (Fig. 10.3 ld). Raccordi pi dolci occorrono nei risvolti pi sollecitati (Punto 4.4 del D.M. 30/5/1972).
Se poi la risultante di un ferro sollecitato a trazione tende a raddrizzarlo, e questo armi un bordo concavo di risvolto, buona regola sostituire ciascun ferro piegato con una coppia di ferri diritti ed incrociati che si protraggono oltre l'incrocio fino a raggiungere preferibilmente la zona compressa (Fig. 10.31c,f,g).
Nel disporre le armature metalliche per le costruzioni in cemento armato, occorre spesso eseguire delle giunzioni, non essendo sempre possibile
fare uso di barre di un solo pezzo (normalmente in commercio si trovano
barre lunghe m 12 12,50). Per tali giunzioni si pu provvedere mediante:
sovrapposizione,
manicotti filettati,
saldatura.
194
Fig. 10.31a,b,c,d
Con la sovrapposizione, i ferri piegati ad uncino alle estremit si sovrappongono per una lunghezza di almeno 40 diametri se si tratta di acciaio in
barre tonde liscie (Fig. 10.3Ih), o di 30 diametri per gli acciai ad aderenza
migliorata (Fig. 10.3 li). E' inammissibile la sovrapposizione per ferri di diametro maggiore di 25 mm, e per qualunque diametro nel caso di nervature
195
Fig. 10.31e,f,g,h,i
tese, come catene o tiranti; pu accettarsi invece per le pareti dei serbatoi
purch le giunzioni siano sfalsate e generalmente quando alla interruzione
sopperisca una barra addizionale.
La giunzione con manicotto filettato l'unica consentita dal regola-
196
197
Per strutture in ambienti aggressivi (zone marine, officine con particolari lavorazioni, ecc.) il copriferro deve esser maggiore e pu raggiungere
i 3,5 4cm.
Inoltre fra le singole barre di armatura in acciaio si deve rispettare in
ogni direzione una distanza (interferro) eguale almeno a due centimetri o
una maggiore distanza pari al diametro dei ferri. L'interferro non solo permette un pi completo sfruttamento di ogni singola barra, ma consente di
poter gettare calcestruzzi con granulometria non eccessivamente piccola.
198
Fig. 10.32
199
200
Fig. 10.34
Fig. 10.35
201
per solette che per solai e travi, possono essere realizzati anche in tubi di ferro, collegati e controventati fra loro con speciali morsetti in ghisa.
Il tavolato per il getto di solai o solette, completo di correnti e traverse, prende normalmente il nome di "banchinaggio".
Disarmo
Dicesi "disarmo" l'operazione di rimozione dell'armatura provvisoria,
operazione che si effettua quando il getto abbia raggiunto un grado di maturazione sufficientemente progredito perch le strutture possano reggersi
da sole. Secondo il vigente regolamento, per conglomerati di cemento normale, non si devono rimuovere prima di 3 giorni le sponde dei casseri delle
travi e quelle dei pilastri; non prima di 10 giorni per le solette; non prima
di 24 giorni per i puntelli delle nervature e non prima di 28 giorni per strutture a sbalzo.
Per conglomerati di cemento ad alta resistenza il disarmo pu essere
eseguito non prima di 48 ore per le sponde dei casseri di travi e pilastri, 4
giorni per armature di solette, 12 giorni per puntelli di travi e di solette di
grande portata e non prima di 14 giorni per strutture a sbalzo. (Punto 6.1.5
del D.M. 26 marzo 1980).
202
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CAPITOLO UNDICESIMO
IL CALCESTRUZZO ARMATO
PRECOMPRESSO
Il concetto fondamentale della precompressione da attribuire al francese Freyssinet, che dopo vari anni di studio teorico e di tentativi pratici,
n annunci la teoria nel 1933.
Ma la precorritrice teorica del Freyssinet non pot avere all'epoca una
pratica attuazione per la non sufficiente buona qualit dei materiali.
La precompressione un principio generale applicabile a tutti i materiali omogenei e non soltanto al calcestruzzo armato che, a tal fine, viene
considerato omogeneo.
La precompressione quella teoria e tecnologia che determinano e permettono di imprimere in una membratura o struttura di qualsiasi materiale
omogeneo, un preventivo ed appropriato stato di coazione, entro il limite
elastico, di verso contrario a quello che le forze esterne eserciteranno sulla
struttura in fase di esercizio.
In questo modo, in fase di esercizio, le forze esterne applicate alla
struttura in un primo tempo sono contrastate ed assorbite dalla coazione
elastica impressa artificialmente, e, successivamente, all'aumentare del carico, agiscono sulla struttura sfruttando le sue naturali capacit di resistenza.
Di conseguenza la struttura precompressa pu sopportare sforzi molto
pi elevati (quasi il doppio) di quelli che potrebbero esser sopportati da una
analoga struttura non precompressa.
In altri termini, se in una struttura induciamo artificialmente sforzi di
compressione quando la struttura sar sottoposta a forze esterne di trazione, queste, prima scaricheranno la struttura dagli sforzi di compressione in
essa artificialmente indotti e poi interesseranno la naturale capacit di resistenza a trazione del materiale di cui costituita.
Cos, con la precompressione, una struttura invece di sopportare, secondo le proprie naturali caratteristiche, uno sforzo generico N, riesce a sopportare uno sforzo quasi doppio rispetto alla sua naturale capacit di resistenza e, cio, riuscir a sopportare uno sforzo commisurabile tra gli sforzi
da N (impresso artificialmente) fino a + N corrispondente alla naturale
capacit di resistenza elastica del materiale di cui la struttura composta.
Con la precompressione non si ha la parzializzazione della sezione come avviene nel c.a. normale, ma tutta la sezione risulter compressa ottenendo un maggiore e pi razionale sfruttamento del materiale, cos che, a
parit di sezione, la struttura precompressa potr avere luci maggiori oppure
204
205
Naturalmente questa diversit di comportamento viene resa subito evidente dall'insorgere di deformazioni di diverso ordine di grandezza, onde il
passaggio dall'uno all'altro comportamento viene chiamato "limite di trasformazione" o "limite di avvertimento". Esso avviene bruscamente con
cambiamento completo delle propriet della struttura se in tutte le parti
di essa il limite di trasformazione raggiunto simultaneamente; in caso contrario si genera con una certa gradualit.
Comunque al di l del limite di avvertimento si hanno tuttavia deformazioni reversibili senza alterazione delle caratteristiche elastiche del materiale, che pu rientrare ancora invariato nel dominio del precompresso, purch non sia stato superato il limite di passaggio dal campo elastico al campo plastico.
Invece nella costruzione ordinaria in cemento armato esiste solo quest'ultimo limite, il quale pure si rende manifesto con una esaltazione delle deformazioni, ma che comporta peraltro un decadimento delle caratteristiche elastiche del materiale.
Altra importante propriet delle strutture precompresse che, in una
struttura a precompressione diffusa nella sua massa (praticata cio in pi
direzioni), allorch si generano in qualche punto deformazioni ingenti per
il superamento dei limiti di avvertimento o addirittura di quello elastico,
le precompressioni tendono a concentrarsi intorno al punto minacciato per
accrescere considerevolmente la sollecitazione che sarebbe necessaria a provocare la rottura, vale a dire per accrescere la resistenza del materiale in
quel punto.
Tale fenomeno, intuito dal Freyssinet stesso, trova una qualche analogia col comportamento delle strutture iperstatiche, nelle quali l'affacciarsi
in un punto di deformazioni plastiche chiama a concorso la resistenza di
parti pi lontane, meno affaticate. L'analogia appare del tutto chiara e giustificata quando si pensi alla notevole diversit di ordine di grandezza tra
le deformazioni elastiche e quelle, pressocch nulle, del precompresso, e
tra le deformazioni plastiche e quelle elastiche.
I materiali
// conglomerato
L'accurata scelta dei materiali per la composizione del conglomerato
essenziale per le opere in c.a.p., in quanto non si pu fare del precompresso con conglomerati scadenti o medi, avendosi elevati sforzi e dovendo ridurre al minimo le deformazioni lente.
In Italia richiesta una resistenza caratteristica minima a 28 giorni di
stagionatura di 300 kg/cm2 ; bisogna dire per che normalmente si lavora
con conglomerati aventi resistenza cubica aggirantesi sui 500 525 kg/cm 2 .
206
Del resto nel precompresso i buoni conglomerati sono meglio utilizzati che
non nel c.a., essendo le sezioni interamente reagenti in condizioni di esercizio.
I criteri per ottenere un buon conglomerato sono naturalmente gli
stessi gi noti per le opere in c.a., e cio:
a) il cemento deve essere del tipo ad alta resistenza, con dosaggio intorno ai 400 450 kg/m 3 . Per tracciare le curve granulometriche, con le formule pi moderne, occorre stabilire dall'inizio il quantitativo di cemento da
impiegare, quantitativo d'altra parte che dipende dagli inerti a disposizione
e dalle caratteristiche della struttura da gettare;
b) gli inerti devono essere particolarmente curati e privi di sostanze
nocive, con una percentuale di sabbia intorno al 25 35% (con scarso quantitativo di sabbia fina fra 0,1 e 0,4 mm) e con le dimensioni degli elementi
maggiori preferibilmente non superiori ai 25 30 mm, sia perch le strutture sono in generale esili, sia per non avere segregazioni durante le vibrazioni.
La massima dimensione dipende dall'interasse delle armature: detta
e la distanza minima fra i cavi, tale dimensione non dovrebbe superare il
valore di (0,9 x e), e comunque 1/4 della minore dimensione della struttura.
La composizione granulometrica degli inerti deve comunque sempre soddisfare precise curve granulometriche ottimali, fra le quali la pi nota ed
usata quella del Fller;
c) l'acqua deve essere assolutamente priva di sostanze nocive e nella
quantit minima compatibilmente con le esigenze del getto; d'altra parte si
preferisce migliorare la lavorabilit con un energico costipamento anzich con un aumento d'acqua. La quantit dlia stessa poi legata anche
al tipo di cassaforma: mentre le casseforme metalliche trattengono tutta
l'acqua, quelle in legname ne assorbono e ne lasciano sfuggire fra le connessure.
Mediamente si pu dire che la quantit d'acqua deve essere compresa
fra lo 0,38 e lo 0,42 in peso del cemento, inclusa l'acqua apportata dagli inerti; in nessun caso comunque deve superare lo 0,5 ;
d) il costipamento, ottenuto con vibratori esterni applicati alle casseformi o con pervibratori introdotti nel getto (sono generalmente preferibili
questi ultimi che consentono un costipamento migliore e pi rapido, con
possibilit di azione pi energica in determinati punti ove il getto sia maggiormente ostacolato);
e) il trattamento nel periodo di stagionatura susseguente al getto. La
condizione ideale di sottoporre il c.l.s. ad una pioggia continua pu ottenersi solo in stabilimento nella costruzione dei manufatti prefabbricati: in
tale modo il ritiro viene ad essere praticamente annullato. Nei cantieri ci si
deve limitare ad un frequente inaffiamento.
In stabilimento si possono conseguire rapidi indurimenti con la stagionatura a caldo, facendo circolare una corrente di vapore intorno alle casseforme, che mantenga il getto a temperature intorno ai 60, cosicch il ma-
207
L'armatura metallica
La prerogativa del c.a.p. l'impiego di acciai duri ad elevata resistenza,
detti anche "acciai armonici"; senza di essi non potrebbe farsi del c.a.p. ed
a loro volta gli acciai ad alta resistenza non potrebbero essere utilizzati in
pieno nel c.a. senza ricorrere alla tecnica della precompressione.
Essi vengono prodotti per laminazione o trafila, e vengono classificati
in base alla loro resistenza a trazione ed alla curva caratteristica carico-deformazione (Fig. 11.1).
Le resistenze per piccoli
diametri (min di 2 mm) possono superare notevolmente
i 200 kg/mm 2 , mentre per gli
acciai da 5 7 mm, impiegati
per formare i cavi, le resistenze variano tra i 140
190
kg/mm 2 . Le resistenze decrescono quindi al crescere del
diametro; purtuttavia si tende
a passare ai fili da 9 mm onde
ridurre il costo delle operazioni di tesatura. Con i ferri
da 26 mm impiegati con alcuni sistemi di precompressione
non s superano i 100 kg/mm 2 .
Per la sicurezza delle
strutture si richiede che gli acFig. 11.1
ciai:
a) siano completamente privi di difetti sia di origine che prodotti nel
trasporto e nelle operazioni di tesatura;
b) abbiano una durezza tale da non essere n fragili n duttili, il che
risulta dai diagrammi carico-deformazione;
c) che le differenze delle caratteristiche misurate in laboratorio, su
pi provini, siano minime, tali da garantire una ottima omogeneit di fornitura ;
d) siano protetti dalla corrosione prima e dopo posti in opera.
208
Il fenomeno della corrosione degli acciai costituisce la principale preoccupazione dei costruttori di opere ir. c.a.p., e cio per un duplice motivo: il
primo la degradazione della resistenza dell'opera, conseguente alla riduzione di sezione dei fili; il secondo il fenomeno della corrosione fessurante
sotto tensione, che pu portare alla rottura spontanea dei fili. Non si sono
ancora trovati provvedimenti radicali per eliminare tali inconvenienti, per cui
non resta che cercare di impedire l'ossidazione delle armature, prima e dopo
il getto, con protezioni particolari, e limitare gli sforzi di trazione nel conglomerato a valori minimi, s da escludere l'apparizione di fessure che costituirebbero vie di attacco degli agenti esterni.
Gli acciai duri per c.a.p. vengono normalmente confezionati:
a) in "trecce" di fili, o fili sagomati o ritorti (Fig. 11.2); in Italia sono molto diffuse le trecce a 2 o 3 fili di diametro da 1,5 a 2,5 mm, per la
costruzione di solai e piccoli manufatti, ma si producono trecce fino a 7 fili
(di cui uno al centro) che costituiscono dei veri cavetti impiegati nella costruzione di travi da ponte. Importante particolarit di tali trecce l'altissima aderenza al getto.
Fig. 11.2
Fig. 11.3
209
Criteri di calcolo
Il calcolo delle strutture precompresse si basa sulla verifica della condizione che le tensioni massime siano inferiori a quelle ammissibili per il materiale, ma, mentre nelle costruzioni ordinarie in c.a. va preso in esame il solo caso dei massimi carichi agenti, per queste occorre esaminare tre distinte
fasi:
a) struttura scarica sotto precompressione iniziale;
b) struttura scarica sotto precompressione permanente;
c) struttura carica sotto precompressione permanente.
In generale le tensioni nello stato a) superano quelle nello stato b) di
circa il 15-25%, per cui sembrerebbe superflua la seconda verifica una volta
effettuata la prima; ma in realt per quest'ultima si ammettono tensioni superiori che per l'altra, trattandosi di una situazione temporanea e, a meno che non si oltrepassino i limiti di sicurezza, non pi ripetibile. Per tali
verifiche si determinano separatamente i sistemi di tensioni derivanti dalla
sola precompressione e quelli derivanti dalle sole forze esterne (permanenti
ed accidentali), per ricavarne poi, dalla sovrapposizione, il sistema relativo
allo stato c), e, sempre considerando la sezione interamente reagente, nel
presupposto che non si generino mai tensioni di trazione, o che queste siano di valore assai limitato e quindi largamente sopportabili dal calcestruzzo.
E' dunque chiaro che i valori delle tensioni iniziali sono ben lungi dal
poter essere mai raggiunti ove la costruzione non venga assoggettata a carichi
maggiori di quelli massimi per i quali stata calcolata. Perci la stessa operazione iniziale di precompressione costituisce un vero e proprio collaudo
severo della costruzione, effettuato prima ancora di sottoporla a qualsiasi
regime di carichi ed a mezzo di sollecitazioni esattamente tarate e controllabili.
Per fare un semplice esempio esplicativo consideriamo una trave semplicemente appoggiata a sezione costante e destinata ad esser sottoposta
a carico uniformemente distribuito.
In questo caso l'armatura metallica di precompressione della trave non
rettilinea ma ha un andamento curvilineo che passa per i baricentri delle
sezioni estreme e per il limite inferiore del nocciolo d'inerzia della sezione
mediana (vedremo che questa non sempre la posizione pi conveniente).
Quello indicato un cavo ideale ed detto "cavo risultante" in quanto
in pratica esisteranno pi cavi di acciaio armonico (Fig. 11.4a) i cui effetti
si sommano nel cavo risultante.
Applichiamo ora, un tiro A' sull'armatura, a cui corrisponde una reazione N sulla trave .
Il cavo risultante non essendo rettilineo e centrato, d luogo, in ogni
sezione della trave in calcestruzzo, a:
1) una precompressione assiale N/Ac ;
2) una preflessione N. e/W, essendo e l'eccentricit del cavo risul-
210
Cio la trave precompressa e scarica da ogni peso risulta tutta compressa con valore massimo di
nella sezione centrale.
Nelle altre sezioni della trave il diagramma trapezoidale ed in quelle
di estremit rettangolare, in quanto, in tali estremit, la eccentricit
nulla.
La trave, cosi sollecitata per la tesatura del cavo risultante, assume un
accorciamento elastico ed una curvatura per flessione con andamento contrario alla curvatura che ingenerer l'imposizione dei carichi (Fig. 11.4b).
Si pensi adesso la trave posta in opera e gravata da carico uniformemente distribuito, incluso il peso proprio (Fig. 11.4c) di intensit tale che
le tensioni marginali della sezione di mezzana siano eguali in valore assoluto alla sollecitazione massima del diagramma di precompressione. Siamo
cio eguali
Sovrapponendo gli effetti della precompressione a quelli del carico massimo, si ha che la sezione del calcestruzzo risulta tutta soggetta a compres-
Fig. ll;4a,b,c
211
=N'e
212
questo non superi i sovraccarichi accidentali, nel qual caso la compensazione gratuita potrebbe avvenire solo parzialmente.
Regolamentazioni legislative
Le costruzioni in cemento armato precompresso hanno avuto una prima regolamentazione con la Circolare Ministeriale n. 2323 del 2/8/1955, aggiornata con la Circolare n. 494 del 7/3/1960 del Consiglio Superiore del
Ministero dei LL.PP., ed infine con la Circolare n. 1398 del 23/1/1965 dello stesso Ministero, ed infine con la legge 1086 del 15/11/1971 e D.M.
30/5/1972 - 30/5/1974 - 16/6/1976 - 26/3/1980 - 1/4/1983.
Sistemi di precompressione
Vari sono i procedimenti mediante i quali pu esercitarsi la precompressione nelle strutture.
In particolare accenneremo ai due sistemi principali, e cio:
sistema ad armatura "pre-tesa" od "ad aderenza": esso consiste nel
sottoporre a sforzo di trazione dei sottilissimi fili di acciaio (trecce) di altissima resistenza, prima del getto della struttura, ed annegarli, mentre sono
mantenuti in tensione, nel getto di calcestruzzo. A stagionatura avvenuta si
liberano i fili dall'apparecchio di trazione, per modo che, nella loro tendenza ad accorciarsi, ed a dilatarsi trasversalmente, si ancorano automaticamente, per effetto dell'aderenza, al calcestruzzo, cui trasmettono una sollecitazione di compressione sino a stabilire un perfetto equilibrio tra questa
ed il loro sforzo di trazione.
Questo procedimento richiede apparecchiature complesse per la messa
in tensione dei fili, ed particolarmente usato negli stabilimenti di prefabbricazione, dato anche che comporta la necessit di costruire travi esclusivamente rettilinee; si possono in tal modo fabbricare travi di grande lunghezze (es.
213
214
215
sa in tiro, essi vengono sottoposti alle massime tensioni; in particolare le armature, a causa delle cadute lente di tensione, non verranno mai sollecitate in esercizio oltre la tensione di tiro (questo vantaggio si perde in parte
con il sistema della post-tensione);
possibilit di impiego di elementi prefabbricati, conseguendo la solidariet della struttura mediante cavi di collegamento, solidariet che invece si perde nella struttura ad elementi prefabbricati in c.a.;
effettivi pregi estetici per l'esilit delle strutture in c.a.p..
A svantaggio delle strutture precompresse vanno le difficolt insite nella tecnica stessa della precompressione, che richiede attrezzature particolari
e manodopera specializzata, elementi entrambi particolarmente onerosi.
Bibliografia
BETON KALENDER, vol. 3, Bologna, 1968.
G. BORAGA, B. BONI, Riccardo Morandi, Milano, 1962.
C. CESTELLI GUIDL Cemento armato precompresso, Milano, 1960.
A. PETRIGNANI. Tecnologie dell'architettura, Milano, 1967.
CAPITOLO DODICESIMO
LE FONDAZIONI
218
l'uso specifico cui destinata la costruzione, e talvolta dalle localit ove sorge la costruzione (come per le zone sismiche).
I valori medi dei carichi accidentali su menzionati sono riportati nella
Tabella 2.1 del Capitolo 2, e pi diffusamente specificati nel D.M. 3 ottobre
1978 (G.U. 15 novembre 1978, n. 319) Criteri generali per la verifica della
sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi.
Si passa allo studio della fondazione allorch, ultimato il progetto dell'edificio, di questo si possono conoscere i carichi trasmessi. In alcuni casi
tuttavia, cio in presenza di terreni particolarmente sfavorevoli, necessario gi in fase di progetto dell'edificio tener conto delle possibilit di fondazione, evitando, nei limiti delle necessit funzionali, di dare carattere estensivo per esempio a tutte quelle strutture che, di limitata utilit, possano richiedere opere di fondazione di notevole costo.
Conosciuti i carichi trasmessi dall'edificio essenziale, per poter stabilire le opere di fondazione occorrenti, conoscere la natura del terreno di
fondazione, con un attento esame dello, stesso.
Un primo criterio di larga massima sulla qualit del terreno potr aversi assumendo informazioni nella zona e sui fabbricati attigui, sul tipo di
fondazioni adottate e sui risultati avuti.
Per i terreni possono variare fortemente anche in punti relativamente
vicini e, pertanto, sempre necessario, sull'area interessata dal fabbricato,
eseguire degli assaggi diretti.
Con D.M. 21 gennaio 1981 (Supplem. Ord. G.U. del 7/2/1981 n. 37)
e con successiva Circolare del Ministero dei LL.PP. del 3/6/1981 n. 21597,
sono state impartite precise norme obbligatorie per i lavori pubblici e privati riguardanti le indagini su terreni e sulle rocce, la stabilit dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione,
l'esecuzione ed il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere
di fondazione.
Lo scopo di queste norme quello di prescrivere che ogni scelta progettuale dei muri di sostegno e delle fondazioni sia sempre basata su una
precisa ed affinata conoscenza del terreno dal punto di vista geologico e geotecnico, che siano sempre previste verifiche di stabilit del terreno su dati
certi e che si debba sempre tener conto dei prevedibili spostamenti (verticali od orizzontali) dell'insieme opera-terreno.
A garanzia di questa impostazione programmatica, il paragrafo A.3 del
D.M. 21 gennaio 1981 vuole che i risultati delle indagini sui terreni e dei
calcoli geotecnici costituiscano parte integrante degli elaborati progettuali.
219
- terreni mediocri, con carico minimo ammissibile fra 1,2 e 2 kg/cm 2 ,
- terreni cattivi, con carico minimo ammissibile minore di 1,2 kg/cm 2 .
I terreni del primo gruppo vanno dalla roccia compatta e di notevole
spessore (e non presentante piani di scorrimento, quindi non soggetta a scorrimenti o slittamenti), ai terreni ghiaiosi e sabbiosi, per i quali per necessario uno studio particolare della falda freatica.
Al secondo gruppo appartengono le rocce attaccabili dall'acqua e sfaldabili, assieme a tutti i terreni (di natura argillosa) alterabili da agenti atmosferici o da falde sotterranee.
Fanno parte del terzo gruppo infine i terreni fangosi, torbosi, percorsi
da acque e presentanti stratificazioni di materie organiche. Particolare cura
richiesta, per quest'ultimo tipo di terreni, nelle opere di fondazione, nelle
quali buona norma non lavorare mai al limite del carico ammissibile.
Per un primo orientamento, possiamo assegnare i seguenti carichi ammissibili sui terreni:
roccia compatta
ghiaia compatta
sabbia grossa compatta
sabbia fine
argilla compatta
argilla sabbiosa
terreno solido plastico
terreno molle plastico
7
4
4
2
1,4
1
20
7
7
4
2
1,5
0,8
0,4
kg/cm2
kg/cm 2
kg/cm 2
kg/cm2
kg/cm2
kg/cm2
kg/cm2
kg/cm 2
Tali valori valgono nella ipotesi che il sottosuolo sia omogeneo per una
certa profondit (circa 2 3 volte la larghezza delle fondazioni) od almeno
che sotto gli strati superficiali non si trovino strati di minore resistenza, nel
qual caso il carico ammissibile va riferito alla capacit portante di questi
strati, tenuto naturalmente conto della ripartizione dei carichi.
220
Fig. 12.1
Fig. 12.2
1,5
221
mente l'analisi delle resistenze del terreno alle varie profondit. Sono queste
i "penetrometri", apparecchi costituiti essenzialmente da due cilindri coassiali, di caratteristiche note (superficie di punta, normalmente di 10 cm 2 , e
diametro esterno), che vengono spinti alternativamente in profondit da
un'apparecchiatura idraulica che a mezzo di due manometri permette il rilevamento della pressione di punta e totale; ci permette di registrare su appositi grafici (Fig. 12.4) la resistenza di punta, la resistenza totale per attrito
222
Fig. 12.4
laterale (risultante della differenza fra le prime due) incontrate dall'apparecchio alle varie profondit.
Le prove penetrometriche sono particolarmente utili in special modo
223
quando si prevedono fondazioni su pali, poich dai risultati di dette prove
si pu facilmente dedurre una portata presunta per i pali.
Indagini stratigrafiche inadeguate (o perch eseguite in numero insufficiente o perch non spinte fino alle necessarie profondit) possono riservare spiacevoli sorprese e portare a cedimenti differenziati, con pericolo quindi di lesioni, quando non si arriva al crollo vero e proprio.
Prove di carico
Si pu procedere ad una diretta misura della resistenza del terreno mediante prove di carico effettuate sul piano di fondazione, caricando il terreno oltre i limiti di validit della legge di Hooke. Ci limitatamente a quei
terreni che si mantengono omogenei per una sufficiente profondit e che si
suppone non debbano subire modifiche del loro stato fisico.
In sostanza la prova si esegue appoggiando sul terreno in esame un tavolo avente le gambe poggianti su quattro piedi di superficie nota (normalmente cm 15x15 o 20x 20), sul quale viene applicato un carico di cui si conosce l'entit e che possa essere incrementato ad intervalli di tempo; i cedimenti del tavolo sotto il carico vengono rilevati a mezzo di quattro flessimetri posti sui quattro lati del tavolo stesso (Fig. 12.5).
Fig. 12.5
224
225
che rimane indifferente alla presenza del carico ; una seconda zona in cui il
terreno viene ad essere pochissimo sollecitato; ed infine il bulbo di pressione.
E' evidente quindi che, mentre
un carico di prova con superficie ristretta produce un campo di tensione che interessa in modo sensibile solo strati di terreno superficiale, registrando quindi solo i cedimenti dovuti alla compressibilit di questo,
la fondazione di area ben maggiore
influenzer gli strati profondi, subendo cedimenti che saranno funzione
della compressibilit di tali strati.
Pertanto, se un terreno anzich essere omogeneo, stratificato, non
possibile dedurre alcuna conclusione esatta circa il comportamento di
una fondazione dai soli dati delle
Fig. 12.8
prove di carico eseguite su superfici
di dimensioni diverse da quelle della fondazione stessa.
Osservando i risultati di prove di carico eseguite, a parit di tutte le altre condizioni, a quote diverse, si pu notare che i cedimenti decrescono
dapprima assai rapidamente e poi in misura sempre minore con il crescere
della profondit.
Ci dimostra che il rifluimento non si manifesta in modo apprezzabile
oltre una certa profondit. Poich il rifluimento la causa principale dei cedimenti di fondazioni di piccola superficie (mentre i cedimenti di una costruzione fondata su larga base sono dovuti quasi esclusivamente alla compressibilit del terreno) ed essendo i cedimenti poco variabili in relazione alla profondit di posa, ne consegue che per la loro previsione sono sufficienti prove anche con piccole superfici, eseguite per ad una profondit tale
che il rifluimento venga impedito.
Dall'esame dei risultati delle prove di carico (Fig. 12.6), si visto che
ad una prima fase di equilibrio elastico con proporzionalit tra carico e cedimento, subentra, con un passaggio abbastanza netto, una seconda fase,
nella quale i cedimenti crescono molto pi rapidamente del carico.
Il valore della pressione corrispondente al punto di passaggio definisce
"// carico critico o di snervamento'". In questa seconda fase si producono
rifluimenti delle particelle di terra in quelle zone che subiscono deformazioni plastiche, il che permette nuove condizioni di equilibrio, che si definisce "elastoplastico".
Incrementando ulteriormente il carico, si perviene ad una terza fase,
con veri slittamenti di masse terrose su superfici lungo le quali la resistenza
226
Diagrammi di carico
Per diagramma di carico si intende il diagramma delle pressioni effettive trasmesse al terreno delle fondazioni. Diversi fattori influiscono nella sua
forma, e principalmente le dimensioni della superficie di appoggio della
fondazione, la sua profondit di posa ed il rapporto fra le costanti elastiche
del terreno e quelle delle strutture.
Seguendo criteri semplificativi sufficienti in molti casi della pratica, il
Kgler raggruppa i diversi casi in tre caratteristici, adottando per essi diagrammi di forma geometrica semplice, e cio rettangolare, parabolica e triangolare (Fig. 12.9a,b,c).
Fig. 12.9a,b,c
Con terreni "incoerenti" (quali sono per esempio tutti i terreni sabbiosi), con fondazioni superficiali molto rigide ed estese si pu adottare la forma rettangolare, con superfici di dimensioni medie la forma parabolica, con
superfici di dimensioni ridotte la forma triangolare. Quando la fondazione
profonda il rifluimento ai bordi viene quasi totalmente impedito anche in
terreni incoerenti, e se essa sufficientemente rigida pu adottarsi la ripartizione rettangolare, indipendentemente dalle dimensioni della fondazione
stessa.
Con i terreni "coerenti" (quali i terreni rocciosi o di argilla sabbiosa
molto compatta) il rifluimento minimo, e si pu adottare un diagramma
rettangolare anche con superfici medie e piccole. Se per il terreno, pur essendo coerente, anche plastico, (come le argille non consolidate), converr adottare per le superfici medie e piccole il diagramma parabolico. L'eia-
227
FIG.
12.10
228
Se analizziamo il cedimento di un fabbricato nel tempo, si ricava il diagramma di Fig. 12.10, ove X segna il momento in cui si raggiunge il massimo carico, cio praticamente quando la costruzione terminata.
In particolare osserviamo che se il terreno di fondazione buono, dopo un certo tempo non si hanno praticamente pi cedimenti; se il terreno
mediocre, il cedimento si protrae, anche minimamente, per molto tempo;
se infine il terreno cattivo, non si ha praticamente mai l'arresto del cedimento.
Le fondazioni
Le fasi di progettazione di una fondazione possono riassumersi come
appresso :
1 ) prelievo dei campioni dal sottosuolo e loro analisi sperimentale (da
eseguirsi eventualmente in appositi laboratori) per determinarne le caratteristiche fisiche e meccaniche. Eventuali prove di carico in sito;
2) scelta del sistema di fondazione e suo dimensionamento di massima;
3) ricerca dello stato di sollecitazione del sottosuolo, ossia analisi della
distribuzione in esso delle tensioni generali dovute al peso del terreno (prima e dopo eseguiti i lavori) e ai carichi applicati;
4) verifica della stabilit dell'opera in relazione alle sue esigenze, alle
caratteristiche del terreno ed alla variazione di sollecitazione provocata nel
sottosuolo ;
5) previsione degli assestamenti degli strati e quindi dei cedimenti della costruzione appoggiata su di essi.
I fattori determinanti nella scelta di un tipo particolare di fondazione
dipendono esclusivamente dal modo di scaricarsi di una struttura (per esempio, su murature continue o su pilastri isolati) e dalla reazione che il terreno
offre, alle varie profondit, alla sollecitazione cui viene sottoposto.
In base ai suddetti fattori, si possono dividere le fondazioni in tre tipi
particolari, e pi precisamente:
fondazioni in superficie o diretta,
fondazioni in profondit o indirette,
fondazioni speciali.
Fondazioni in superficie
Col termine di fondazioni "superficiali o dirette" si intendono quelle
il cui piano di posa non supera i 2 3 metri sotto il livello del piano di sbancamento.
229
sia inferiore al carico ammissibile sul terreno stesso, e che i cedimenti, tenuto conto dei sottostanti strati cedevoli, siano compatibili con le esigenze
della costruzione.
E' bene ricordare che le fondazioni superficiali devono rispondere a
due principali requisiti. Devono essere:
a) assolutamente rigide cos da non esser deformate dalla spinta verticale, dal basso verso l'alto, delle terre e poter trasmettere al terreno i carichi dell'edificio, in modo uniforme;
b) baricentriche. La risultante dei carichi trasmessi dall'edificio deve
coincidere con il baricentro geometrico della fondazione per evitare la formazione di momenti interni che si verrebbero a creare tra la risultante dei
carichi e la risultante delle reazioni del terreno.
Le fondazioni superficiali si possono suddividere in:
lineari o continue,
a plinti,
a trave rovescia,
a platea.
Fig. 12.11
230
Nel caso di fondazioni in c.a., Tannatura longitudinale serve unicamente per creare un collegamento continuo, per evitare cedimenti differenziati
o per superare brevi tratti superiormente scarichi (per es. in corrispondenza
degli accessi carrai). L'armatura trasversale pu essere omessa generalmente
per le sezioni tipo 11a, 11b fino a che il valore della risega b non superi
il valore 2/3 h; oltre tale limite, e per sezioni tipo 11e (per le quali, ove
possibile, preferibile adottare una pendenza della scarpa intorno ai 30,
pari all'angolo di attrito medio del calcestruzzo), normalmente sempre necessaria un'armatura trasversale resistente posta in basso; il calcolo di
quest'ultima avverr considerando la fondazione come una mensola rovescia,
di lunghezza s, sottoposta alla reazione del terreno.
Fondazioni a plinti
In un edificio a gabbia, tutti i carichi scaricantesi sul terreno sono
concentrati in determinati punti (pilastri); allora, se la resistenza del terreno
lo consente, la struttura di fondazione pu essere limitata ai soli
punti di appoggio dei pilastri. Si
viene cos ad ottenere una fondazione discontinua formata da
elementi d'appoggio detti "plinti",
di forma tronco-piramidale come
in Fig. 12.12 (allargamento della
sezione dei pilastri).
Generalmente, ove sia possibile per le caratteristiche del terreno e compatibilmente con le esigenze economiche, si preferisce fare il plinto piuttosto alto, sia per
ridurne le sollecitazioni, sia per garantire al pilastro un certo grado
di incastro al piede, e sia infine
per conferirgli una rigidit sufficiente, che permetta di poter fare assegnamento su una ripartizione uniforme della reazione del
suolo.
Pur ammettendo quanto sopra, il calcolo di un plinto si
presenta alquanto difficile ed
incerto.
Generalmente, supposto che
Fig. 12.12
231
Fig. 12.13
Il suo calcolo avviene come per una normale trave su due o pi appoggi, tenendo presente per che il carico uniforme gravante di segno negativo (reazione del terreno verso l'alto) per cui il diagramma dei momenti risulter rovesciato.
232
In particolar modo poi bisogner fare attenzione che il baricentro della fondazione a trave rovescia, coincida con la risultante dei carichi trasmessi dai pilastri, ovverossia che i valori delle reazioni della trave rovescia sui
pilastri uguaglino i valori dei carichi sui pilastri stessi.
Fondazioni a platea
Se la resistenza del terreno molto bassa e i carichi sono rilevanti, pu
darsi che occorra per la fondazione una superficie di appoggio talmente vasta da comprendere tutta l'area coperta del fabbricato. Si giunge cos alla
fondazione generale a platea (si possono avere anche fondazioni a platee
parziali, di cui risulta chiaro il significato).
In una fondazione a platea occorre siano soddisfatte la seguenti condizioni:
il terreno deve essere omogeneo; si rischia altrimenti una vera e propria rottura della platea nella zona di variazione dell'omogeneit del terreno;
la distribuzione dei carichi del fabbricato sulla platea deve essere
tale che la pressione trasmessa sul terreno risulti la pi uniforme possibile;
a tal fine, la risultante dei singoli pesi della costruzione dovr passare per il
baricentro della platea;
la platea deve essere calcolata in modo da risultare una struttura rigida e monolitica.
Le platee di fondazione (solai rovesci) sono costituite in genere da un
solettone in c.a. con travi-nervature sporgenti al di sopra; il loro calcolo non
differisce da quello dei solai, poich sono in effetti dei veri e propri solai
rovesciati, il cui carico rappresentato dalla reazione del terreno, diminuita del peso proprio della platea (aggirantesi normalmente intorno al 15% del
peso della costruzione).
In quanto alla determinazione del valore e della distribuzione della reazione del terreno, si tratta in generale di un problema iperstatico
e complesso, giacch la reazione nei vari punti della superficie di appoggio
della platea funzione della deformazione elastica della platea stessa; importanti studi sono stati fatti in proposito, e per essi rimandiamo ai testi
citati in bibliografia.
Soltanto nella condizione di platea molto rigida, si potrebbe per semplicit considerare la reazione del terreno come uniformemente distribuita;
fortunatamente gli studi eseguiti dallo Szeps hanno posto in luce che nella
maggior parte delle costruzioni di usuale dimensione ha relativa importanza considerare la soletta rigida o flessibile; si possono quindi risparmiare
calcoli molto laboriosi.
E' da ricordare infine che, nella determinazione del peso da ripartire
sul terreno, bisogna tener conto, oltre che dei carichi gravanti e del peso
proprio della fondazione, anche dell'eventuale terrapieno sovrastante (o
233
della struttura e formazione del solaio del piano terra) nonch dei pesi propri e accidentali del piano terra.
A volte si ricorre alla fondazione a platea, non tanto per la bassa resistenza del terreno, quanto per la necessit di contrastare la spinta delle acque sotterranee di falda e di preservare dall'umidit i cantinati degli edifici.
Fondazioni in profondit
Quando il peso dell'edificio e/o la natura del terreno non consentono
che le opere di fondazione possano essere costituite da fondazioni superficiali, risulta necessario l'impiego di pali di fondazione, che hanno lo scopo
di trasmettere il carico delle strutture a strati profondi e resistenti del sottosuolo, attraverso terreni incoerenti e inadatti a sopportare carichi. E' chiaro come sia importantissimo in questi casi studiare il terreno in profondit
e per la totale estensione del fabbricato, individuando esattamente le caratteristiche fisiche e di portanza dei vari strati.
Se esaminiamo il comportamento di un palo di fondazione, notiamo
che esso trasmette al terreno il carico P delle strutture superiori in parte
come resistenza di punta (Rp ) ed in parte come resistenza di attrito laterale (Ra), realizzandosi la condizione di equilibrio
234
Fig. I2.i4a,b
235
ro ("ghiera") per resistere ai colpi del maglio (Fig.
12.15).
I pali in legno possono presentare anche l'inconveniente del deterioramento della punta nell'attraversamento di strati particolarmente resistenti; in alcuni
casi si pu arrivare anche alla rottura del palo, con
ovvii inconvenienti pratici ed economici.
II collegamento delle teste dei pali viene fatto
o mediante piattaforme in legno, costituite da tavoloni chiodati nei due sensi, o con cordoli o plinti in
calcestruzzo.
Pali in calcestruzzo. I pali prefabbricati in
calcestruzzo sono stati i primi ad essere impiegati dopo i pali in legno e presentano rispetto a questi ultimi i seguenti vantaggi essenziali:
a) durata praticamente illimitata ed indipendente dalle variazioni del livello delle acque di falda;
b) maggiore resistenza agli sforzi di flessione e
di taglio, e possibilit di adattare l'armatura all'entit degli sforzi;
c) possibilit di infissione attraverso terreni anFig. 12.15
che altamente compatti, riducendo al minimo il pericolo della rottura del palo (a tale proposito conviene
osservare che la rottura di un palo in c.a. il pi delle volte avviene non tanto
per la compattezza del terreno attraversato, quando per una errata manovra
di battitura, o per una azione di battitura non esattamente coassiale all'asse
longitudinale del palo, od infine per un occasionale incontro di trovanti particolari, come vecchie fondazioni).
La sezione dei pali in calcestruzzo pu essere quadrata, esagonale, ottagonale o circolare: sono questi i pali tipo Hennebique, Considre, Bignel,
che hanno attualmente un valore puramente storico, in quanto caduti in
disuso.
Vastissimo impiego ha attualmente il palo in c.a. centrifugato, dalla
caratteristica struttura tubolare (ottenuta appunto dalla centrifugazione) a
sezione di corona circolare; la forma longitudinale tronco-conica, con diametro minimo in punta di 22,5 cm (24 cm per i pali cosiddetti "rinforzati")
ed una rastremazione dell' 1,5%. La lunghezza varia da un minimo di 8 ad
un massimo di 20 metri.
L'impasto di calcestruzzo viene eseguito con cemento ad alta resistenza (tipo 425 o 525) a 4 ql/m 3 di inerte di appropriata granulometria.
L'armatura longitudinale costituita da tondini di acciaio ad alto limite elastico (medialmente 6 o 8 0 12); l'armatura trasversale costituita da
una doppia cerchiatura esterna ai ferri longitudinali (una spirale destrorsa
ed una sinistrorsa), mentre all'interno sono disposti degli anelli distanti me-
236
diamente 60 cm uno dall'altro, di diametro variabile, cosi da ottenere la rastremazione necessaria. Particolarmente rinforzata la punta del palo, che
termina con una puntazza di ferro di forma conica (Fig. 12.16).
L'armatura dei pali in c.a. deve essere tale
da poter resistere agli sforzi creati dal sollevamento e dal trasporto {ferri longitudinali), dal
carico massimo sopportabile in opera e dalla battitura (ferri a spirale). Mentre le torsioni causate
dai primi sforzi possono essere o limitate al massimo (adoperando particolari cautele nel trasporto e nel sollevamento) o precisamente calcolate,
pi difficile da valutarsi sono le tensioni che si
generano durante l'infissione. Pochissima utilit
a tale fine ha l'armatura longitudinale, mentre la
staffatura a spirale aumenta la resistenza del calcestruzzo alla compressione longitudinale ed agli
sforzi di taglio.
Questo tipo di pali ha una portata variabile, a seconda della lunghezza e della stratigrafia del terreno attraversato, da un minimo di
20 tonn ad un massimo di 50 60 tonn.
Il collegamento di detti pali avviene, previa
rottura delle teste per una lunghezza di 30 cm
circa, inglobando i ferri longitudinali messi cos a nudo nel getto di plinti, travi rovescie o piaFig. 12.16
tee armate.
L'infissione dei pali costruiti fuori opera viene fatta con macchine "battipalo", consistenti in un cavalletto o "capra" che oltre al sollevamento ed
alla caduta del maglio serve anche alla guida del palo durante l'infissione
(Fig. 12.17).
Un verricello, mosso da motore elettrico o a scoppio, compie il sollevamento e la manovra del palo stesso e aziona il maglio il cui peso mediamente si aggira intorno agli 800 kg per i pali in legno, ai 3000 kg per i pali
in c.a.; buona norma comunque che il peso del maglio superi il peso del
palo di circa il 10%.
Si dice "volata" una serie di dieci colpi di maglio, portati da un'altezza di caduta di 1 metro; viene chiamato "rifiuto" l'affondamento medio del
palo sotto una volata; da tale valore, come si vedr pi avanti che si giudica il momento in cui il palo ha raggiunto lo strato consistente di terreno,
e comunque la sua capacit portante.
237
Fig. 12.17
238
239
e formando un grosso bulbo. Si possono cos ottenere numerosi rigonfiamenti, aumentando notevolmente la capacit portante del palo, per attrito.
C) Palo Duplex. Consiste nel battere un secondo palo, a mezzo di tubo
e puntazza, concentricamente ad un palo Simplex appena gettato ed il cui
conglomerato ancora fresco.
D) Palo Frank. Viene eseguito a mezzo di una camicia di acciaio formata da due o tre tubi telescopici, cio scorrevoli uno nell'interno dell'altro, provvisti di anelli di arresto. Il tubo viene infisso con colpi di maglio
dati non in testa ma in fondo al tubo stesso, in cui viene piazzato un tappo
speciale in acciaio o in calcestruzzo; il tubo quindi penetra nel terreno come trascinato anzich spinto.
Fig. 12.19
240
cedenti perch in fase di infissione avviene asporto di terreno. La sonda cadendo dall'alto per peso proprio urta con forza nel terreno e vi penetra, facilitata dal tagliente posto all'estremit; il materiale, attraversata la valvola,
si deposita nel corpo della sonda da cui viene successivamente estratto; il
241
tubo forma, sia per peso proprio che pei" un movimento di rotazione impresso, scende nel terreno e, secondo la natura di quest'ultimo, pu precedere o meno l'avanzamento della sonda. In terreni coerenti il sondaggio precede normalmente il tubo, la cui infissione relativamente facile; se il terreno
incoerente, melmoso e frana facilmente, necessario far precedere l'avanzamento del tubo senza sondare, per impedire che il terreno continui a franare, col pericolo di apportare notevoli danni sia ai pali vicini che ad altre
fondazioni.
Il palo trivellato certamente il tipo pi economico fra i pali gettati in
opera, ed il tipo di palo che pu essere eseguito in tutte le condizioni di
terreno e d'ambiente: per terreni particolarmente resistenti si adoperano
scalpelli speciali; inoltre un tipo di palo particolarmente indicato allorch la vicinanza al cantiere di fabbricati gi esistenti e che potrebbero lesionarsi sotto le vibrazioni originate dai colpi di maglio sconsigliano l'uso
di pali battuti.
Per contro, per riuscire bene eseguito, ha bisogno di grande cura e sorveglianza, perch basta una svista per creare nel palo soluzioni di continuit
e danni tali da compromettere la stabilit della fondazione.
Tra gli inconvenienti pi pericolosi la formazione di un "tappo" di
calcestruzzo che impedisca la discesa del getto ed interrompa la continuit del palo (Fig. 12.2la); ci pu
accadere se forte l'attrito contro
la parete del tubo (calcestruzzo troppo asciutto, ghiaietto a spigoli vivi,
battitura non troppo forte) o se il
conglomerato non ha uniforme consistenza.
Lo stesso inconveniente pu
succedere se la camicia viene sollevata pi del necessario oltre il livello del calcestruzzo (Fig. 12.2lb);
se il terreno intorno incoerente,
di poca consistenza e immerso in
acqua, possibile che del materiale terroso si mescoli al calcestruzzo
con evidente soluzione di continuit del getto.
Un altro pericolo il dilavamento del calcestruzzo che, ancora
fresco, venga a contatto con una corrente sotterranea in pressione.
Fig. 12.21
In terreni sabbiosi, durante il
242
243
Fig. 12.22
Pu avvenire, ed in ci sta il pericolo maggiore, che, per eccessivo valore della pressione, il tubo si sollevi oltre il necessario ed il foro rimanga scoperto, con conseguente discontinuit del palo per immissione di corpi estranei.
Per effetto della pressione, il calcestruzzo penetra nel terreno, dando
luogo, se incontra strati compressibili, a protuberanze ed espansioni irregolari che aumentano l'attrito tra palo e terreno.
Pali bentonitici. Il continuo progresso della tecnica sotruttiva ha
reso possibile un sempre crescente impiego dei pali a grande diametro (da
600 a 1500 mm), che di norma raggiungono profondit notevoli (anche
fino a 50 metri e pi).
La perforazione viene realizzata mediante un utensile a tazza o a trivella, a seconda del tipo di terreno incontrato, con la rotazione dello stesso impressole da una colonna di aste quadre, spinte verticalmente mediante pistoni oleodinamici. Man mano che procede lo scavo, viene immesso,
nel foro,del "fango bentonitico"1, che ha lo scopo non solo di sostenere
le pareti del foro, ma anche di trattenere in sospensione i prodotti del lavoro di frantumazione dello scalpello, come terriccio, sabbia, ghiaia, ed anche ciottoli di diametro notevole (fino a 10 15 cm).
*La "bentonite" una roccia argillosa formatasi dall'alterazione di ceneri vulcaniche. Essa ha la
propriet (tixotropia) di formare con l'acqua una sospensione simile a un "gel", e trova il suo principale impiego nell'industria petrolifera, appunto come fango di trivellazione. Il fango bentonitico ha
un alto peso specifico.
244
La parete del foro, energicamente compressa dallo scalpello, impermeabilizzata e consolidata dalla bentonite, si sostiene senza rivestimento metallico in virt dell'elevato peso specifico dei fanghi contenuti nel foro e dell'azione coesiva dei fanghi stessi sul terreno da essi imbibito.
Ultimata la trivellazione, l'attrezzatura si sposta su un altro palo ed inizia una nuova trivellazione, mentre sul palo gi perforato inizia la posa in
opera delle armature ed il getto del palo. Molte volte il tempo di perforazione e quello di getto circa lo stesso, cosicch il ciclo di lavorazione continuo, senza soste e tempi morti.
11 getto avviene come specificato in Fig. 12.23: viene posta in opera
nello scavo eseguito una apposita tubazione di getto, di diametro 200-300
mm, munita di un imbuto all'estremit superiore, mentre quella inferiore
si trova ad una distanza di 20 30 cm dal fondo; viene poi formato all'in-
Fig. 12.23
245
terno del tubo un tappo di malta cementizia, allo scopo di impedire la miscelazione del calcestruzzo con il fango che riempia la colonna durante la
discesa del primo impasto; vengono poi aggiunti impasti successivi fino a
quando il calcestruzzo, uscendo dal fondo della colonna, raggiunge un'altezza minima, all'esterno della stessa, che assicuri la continuit del getto.
Si continua allora l'alimentazione del calcestruzzo, mentre contemporaneamente si estrae il tubo forma, sino al completamento del palo, avendo cura che il fondo della camicia si trovi sempre immerso nel calcestruzzo del
palo in fase di getto.
Metodicamente l'altezza del calcestruzzo viene controllata per mezzo
di una catena zavorrata.
Il fango bentonitico che esce dallo scavo in concomitanza con la posa
in opera del calcestruzzo, viene convogliato da una pompa o da una canaletta alla vasca di deposito; il fango cos recuperato, viene in parte utilizzato
per lo scavo dei pali successivi.
In cantiere vengono rilevate le caratteristiche del fango prima e dopo
la trivellazione; ci consiste nella misurazione di densit e peso specifico,
in modo da poter avere a disposizione in ogni momento un fango bentonitico adatto alle caratteristiche del terreno.
Detto dei diametri e delle profondit a cui questi pali possono arrivare, infine da precisare che essi possono raggiungere portate massime anche superiori alle 600 tonnellate.
Pali rotativi. Sono usati su terreni rocciosi o molto compatti o per
attraversare vecchi manufatti interrati e non comportano quindi, l'uso di
tubi forma n circolazione di fanghi bentonitici.
Il sistema basato sull'attraversamento delle strutture da sottofondare, con pali eseguiti a rotazione con una trivella munita di scalpelli particolarmente robusti, in verticale o inclinati.
Sono armati per tutta la lunghezza e possono essere assoggettati a sforzi sia di compressione che di trazione, ed hanno un comportamento sotto
carico perfettamente elastico: sono particolarmente idonei quindi nei problemi di consolidamento di fondazioni o di strutture spingenti (muri di sostegno, archi, costruzioni antisismiche, muri di sponda, ecc.), di strutture
soggette a carichi mobili o vibranti (grues, compressori), nelle sottofondazioni di fabbricati monumentali, in quanto non alterano l'aspetto originario dell edificio.
Le attrezzature di lavoro sono di modestissimo ingombro, e quindi particolarmente indicate per lavorare in spazi ristretti e con limitata altezza libera (come cantinati, pile di ponti, cunicoli).
Riportiamo in Fig. 12.24 alcuni esempi di applicazioni di detti pali.
Micropali. Sono pali di recente applicazione, di facile infissione, di,
buon risultato specialmente per opere di rinforzo di fondazione (Fig. 12.25).
246
Fig. 12.24
Viene infisso nel terreno un robusto tubo in ferro con il perimetro abbondantemente forato e chiuso nella parte inferiore con un tappo provvisorio.
Raggiunta la profondit voluta ed espulso il tappo, si inietta nel tubo,
con alta pressione, del calcestruzzo di buona qualit.
Il calcestruzzo fuoriesce dal fondo del tubo creando un bulbo e fuoriesce dai fori laterali formando attorno al tubo una corona di calcestruzzo tanto pi grande quanto pi comprensibile il terreno circostante.
Si possono cos eseguire, con minima attrezzatura, dei pali anche di
diametro abbastanza grande, con un ampio bulbo di calcestruzzo alla base e
molto scabro lungo le pareti e, cio, pali che possono sopportare pesi non
trascurabili.
247
Statica dei pali
Il palo un "mezzo" che trasferisce il carico al terreno: la resistenza
della fondazione dipende dalla natura del terreno e dal modo di diffusione
del carico; variabile in una infinit di tipi la prima, incerta spesso la seconda.
Si capisce quindi come sia impossibile fissare una formula generale sul
comportamento dei pali; tuttavia esamineremo alcuni casi caratteristici che
si riscontrano sovente nella pratica, o che comunque possono fornire un'indirizzo utile per lo studio, il pi reale possibile, del comportamento di un palo.
Supponiamo il palo immerso in uno
strato profondo di terreno omogeneo
(Fig. 12.26). Applicato il carico P, il
palo tende ad infiggersi ulteriormente
nel terreno: la resistenza di questo, al
di sotto del piano di base BD, costituisce un certo ostacolo al movimento, ma
la maggior parte della reazione formata dalla resistenza di attrito lungo il
fusto del palo.
Il palo diffonde il carico in una
zona di terreno delimitata dalla linea
ABCDA e forma con questa porzione
un tutto unico: lungo questa linea pu
avvenire lo scorrimento se la tensione
tangenziale supera quella ammissibile.
La linea ABCDA forma il "cono di distribuzione" del carico. In altri termiFig. 12.26
ni, il carico concentrato P si trasforma,
per mezzo del palo, in un carico diffuso su un cerchio di diametro BD. L'angolo BAD non conosciuto esattamente e la linea ABCDA serve a dare una
rappresentazione qualitativa e non quantitativa del problema. Sul piano BD
le tensioni non sono uniformi, e sono massime in corrispondenza dell'asse del
palo; la curva BCD rappresenta il "bulbo di pressione" del palo. Sul piano di
base le tensioni vanno diminuendo man mano che ci si allontana dal centro,
fino a ridursi a valori trascurabili.
Una formula empirica indica per l'angolo BAD =
l'espressione:
248
Fig. 12.27
Fig. 12.28
249
In questo caso la resistenza del palo formata dall'attrito sulla sua superficie laterale, ma soltanto negli strati inferiori. Lo strato superiore (riporto, torba, ecc.) non contribuisce, e quindi nel calcolo di questo palo occorre fare astrazione dalla resistenza offerta da detto strato.
Il ragionamento valido anche per casi in cui i pali vengono infissi, o
trivellati, a partire da un piano campagna molto pi elevato del piano definitivo, di imposta delle fondazioni.
ove
n
M
H
Q
e
=
=
=
Pamm=
250
Fig. 12.29
251
252
trito, teoria e prove hanno dimostrato che la capacit portante di una palificata non la somma della portanza di singoli pali supposti isolati.
Se i pali invece lavorano di punta, possiamo supporre di trovarci in presenza di una platea profonda, avente, per quanto gi detto allora, un cedimento diverso da quello di un palo supposto isolato.
Bisogna quindi sempre pensare ad una diminuzione della capacit portante di una palificata rispetto a quella del palo singolo, diminuzione che
dipende dalla forma e dal tipo del palo, dall'interasse e dalle dimensioni della fondazione, cio dal numero e disposizione dei pali.
L'interasse dei pali di un gruppo della massima importanza: primo,
perch i bulbi di pressione dei vari pali vengono ad intersecarsi, comprimendo maggiormente il terreno circostante e riducendone quindi la portanza utile: secondo, perch dall'interasse dipende direttamente il valore della pressione sullo strato di fondo; terzo, perch durante il lavoro di trivellazione o di battitura potrebbero manifestarsi pressioni tali da provocare inflessioni o lesioni nei pali vicini, dove il calcestruzzo non abbia fatto ancora presa: quarto, perch trivellazioni troppo vicine alterano le caratteristiche
fisiche del terreno.
Per quanto detto, l'interasse dei pali non dovrebbe essere inferiore a
tre volte il diametro del palo stesso: alcuni autori consigliano la formula
empirica
in cui -eff, o "portata efficiente", la portata di un palo, considerato singolo, ed il coefficiente di efficienza, calcolato da F.Y. Converse, rappresentato dalla formula
dove
n
=
m =
=
La formula di Converse ha solo valore qualitativo, poich non tiene conto n della natura del terreno n della lunghezza dei pali.
253
254
Fig. 12.30
255
Fig. 12.31
256
Cassoni autoaffondanti
In presenza di terreni superficiali scarsamente resistenti, e saturi d'acqua
(per esempio fondazioni di ponti), quando non si debbano raggiungere profondit troppo forti, a volte conviene usare il sistema a cassoni autoaffondanti(Fig. 12.32).
h'ig. 1 2 . 3 2
257
Cassoni pneumatici
Per eseguire fondazioni o altre opere sotto l'acqua di fiumi, laghi o del
mare non sempre sufficiente l'uso di sbarramenti provvisori per prosciugare la zona su cui operare.
In questi casi si pu ricorrere alla tecnica sofisticata dei cassoni pneumatici.
Un cassone generalmente in ferro (Fig. 12.33) viene immerso fino ad
una profondit di 20 ed anche di 30 metri sotto il livello dell'acqua.
Il cassone viene vuotato dall'acqua mediante l'immissione di aria compressa a pressione superiore a quella dell'acqua.
Per permettere agli operai di scendere o risalire dal cassone ed operare
sul fondo, il cassone corredato da un tubo (camminata) con sopra una camera di compensazione munita di due sportelli. Il cassone sempre in pressione e cosi anche il tubo (camminata), ma non la camera di decompressione.
Gli operai entrano nella camera di decompressione attraverso lo sportello " b " che viene rinchiuso.
A questo punto si comincia a insufflare gradatamente aria compressa
nella camera di decompressione fino a quando in essa si raggiunge la stessa
pressione che esiste nel cassone e nella "camminata".
In questa situazione lo sportello " b " resta bloccato e lo sportello "a"
si apre permettendo agli operai di accedere al cassone. Con processo inverso
si opera per far uscire gli operai.
Analoga camminata predisposta per l'asporto e l'apporto dei materia-
258
Pali ad elementi
Questo tipo di palo viene usato esclusivamente per il rafforzamento di
fondazioni di fabbricati da restaurare o sopravalere o per opere particolari.
Il tipo pi comune esistente in commercio (Fig. 12.34) costituito da
un primo elemento in calcestruzzo fortemente armato
{puntazza) che viene posto
sotto le fondazioni da rinforzare.
Tra le fondazioni (prima consolidate con la esecuzione di un cordolo in e.a.)
e la puntazza viene posto
un martinetto che contrastando sulla fondazione infigge la puntazza nel terreno. A questo punto sulla
puntazza viene calettato un
tubo centrifugato in c.a.
(alto 80-100 cm) che viene
premuto dal martinetto e fa
affondare ulteriormente la
puntazza.
Procedendo in tal modo ed inserendo degli elementi di centratura (anche
essi in c.a.) per centrare e
dare continuit ai vari tubi
aggiunti e riempiendo i vuoti con calcestruzzo, si coFig. 12.34
struisce il palo ad elementi.
259
Bisogna vigilare attentamente che quando il palo ha raggiunta una certa portanza, l'azione del martinetto non "alzi" il fabbricato.
Per questo scopo consigliabile che quando si usano pali ad elementi,
i fabbricati da restaurare non vengano preventivamente alleggeriti asportando i pavimenti, le tramezzature e gli altri carichi permanenti.
Questo tipo di palificazione garantisce l'assenza di ogni vibrazione e
di asporti di terra al di sotto delle strutture, di rapida esecuzione e richiede
pochissimo spazio di manovra.
Le teste dei pali quindi vengono collegate con un cordolo di irrigidimento e di ripartizione.
Risulta inoltre di notevole interesse la possibilit di collaudare in pratica ogni palo prima di raccordarlo con le strutture esistenti, e di mantenerlo in pressione durante tutta l'operazione di raccordo, cos da evitare gli
assestamenti che spesso si verificano nella messa in carico delle fondazioni, anche se eseguite su pali.
Palancole
Le palancole formano una classe particolare di pali; sono costituite da
elementi isolati infissi nel terreno, tali da costituire uno sbarramento o "diaframma", atto a resistere a pressioni laterali.
Le palancole sono normalmente impiegate solo per opere provvisorie (per
i diaframmi veri e propri parleremo pi avanti), per permettere il prosciugamento e lo scavo del terreno in tutte quelle opere ove si debba agire in
presenza d'acqua. Esse vengono infisse mediante battitura con maglio, e
quindi facilmente recuperate mediante sfilamento.
Possono essere in legno, ferro e c.a., ma le pi usate sono quelle metalliche, delle quali esistono in commercio diversi tipi, tutti pi o meno equivalenti, caratterizzati dalla sezione del profilato e dalla natura dell'acciaio (le
pi note ed usate sono quelle tipo Larsen della Fig. 12.35a.
Fig. 12.35
260
Successivamente si posizionano nello scavo le gabbie di armatura metallica e, quindi, si pompa il calcestruzzo a partire dalla parte bassa dello
scavo con il sistema gi descritto per i pali bentonitici.
Si ottiene cos un elemento prismatico di calcestruzzo armato inserito a buona profondit nel terreno.
Proseguendo con questo sistema ed eseguendo ciascun elemento prismatico in aderenza all'altro si ottiene un diaframma continuo. Per profondit maggiori i diaframmi possono esser costituiti con pali bentonitici
o rotativi costruiti gli uni vicino agli altri (Fig. 12.37).
261
262
263
Il sistema costosissimo e viene realizzato infiggendo nel terreno dei tubi in comunicazine con un gruppo frigorifero ed iniettando in genere anidride carbonica a 20C.
Bibliografia
C. CESTELLI GUIDI,Meccanica del terreno, fondazioni, opere in terra, Milano, 1957.
G. COLOMBO,Manuale dell'ingegnere, Milano, 1955.
MANUALI CREMONESE,Manuale dell'ingegnere civile, Roma, 1952.
P. POZZ ATI, Metodi per il calcolo delle fondazioni, Bologna, 1953.
R. SANSONI, Pali e fondazioni su pali, Milano ,1955.
CAPITOLO
TREDICESIMO
I SOLAI
I solai sono quelle strutture che dividono l'edificio in piani e che devono sopportare i carichi permanenti (peso proprio, tramezzature, pavimenti, intonaco, ecc.) ed i carichi accidentali (mobili, arredi, persone, ecc.).
L'esecuzione dei solai presenta oggi la possibilit di diverse soluzioni.
Innanzitutto la tessitura di un solaio, che una volta era realizzata sempre
nel senso del lato minore dell'ambiente (la struttura era a muratura portante), oggi pu essere indifferentemente realizzata; cio il solaio pu essere
posto nel senso della luce minore e le travi portanti nel senso della luce maggiore, oppure viceversa come pu farsi per i solai in laterizio e c.a..
I tipi di solai a disposizione del progettista sono inoltre diversi, e precisamente si possono raggruppare in quattro distinte categorie:
solai in legno,
solai in calcestruzzo armato,
solai in laterzio e calcestruzzo armato,
solai in ferro.
Solai in legno
Fino a qualche tempo fa, era questo l'unico sistema possibile per la soluzione di un solaio. Oggi tale sistema per in disuso. Si realizzano infatti
solai in legno solo per casi particolari, quali rifacimento o restauro di vecchi edifici o per strutture aventi particolare carattere architettonico.
La realizzazione avviene collocando una serie di travi in legno a tessitura parallela, sovrapponendo quindi un tavolato ortogonale alle travi stesse
(Fig. 13.1).
Fig. 13.1
266
La facilit con cui marciscono le teste delle travi immorsate nelle murature portanti e l'attacco dei tarli costituiscono il maggior difetto dei solai in
legno.
Seppure raramente, si sono adottati dei sistemi di protezione.
Un sistema quello di praticare nel muro un foro sufficientemente ampio da permettere l'aereazione della trave diminuendo la facilit di immarcimento delle sue teste inserite nel muro (Fig. 13.2).
La trave veniva agganciata ad una piastra metallica esterna che impediva la filtrazione delle acque meteoriche.
Altra soluzione - pi valida anche se pi costosa era costituita nell'appoggiare la trave su "barbacani" in pietra emergenti dal muro (Fig. 13.3).
Fig. 13.2
Fig. 13.3
Pi spesso, sui barbacani (pi distanziati tra loro di quanto non lo fossero nella soluzione precedente) correva una trave di legno sulla quale trovavano appoggio le travi del solaio.
Col sistema dei barbacani le travi non venivano inserite nel muro e non
risentivano della sua umidit e restavano arieggiate. Contro i tarli si imbevevano le travi con sostanze particolari a base di petrolio e bitume {carbolineum).
Per superare luci di particolare grandezza, si collegavano con sovrapposizione a staffe in ferro, pi travi, oppure si creavano dei rompitratta con travi principali pi grosse, sulle quali si poneva poi l'orditura secondaria costituita da travi pi piccole, sulle quali veniva posto infine l'impalcato di tavole.
Gravi difetti del solaio in legno sono la facile putrescibilit e la difficile
manutenzione, nonch l'essere facilmente attaccabili da tarli e termiti, e il
sopportare male un pavimento rigido, per la notevole elasticit del materiale
costituente il solaio.
I veneziani avevano risolto il problema in modo brillante: avevano cio
ideato un pavimento formato da un impasto di polvere di mattone, calce,
pozzolana, e con "seminati" elementi di marmo; il cosiddetto "pavimento
alla veneziana", che essendo molto elastico, riusciva a seguire perfettamente
267
Fig. 13.4
268
Fig. 13.6
269
Fig. 13.7
270
Fig. 13.8
271
nervate, solo che l'armatura, anzich essere distribuita con uniformit lungo tutta la soletta, concentrata nelle singole piccole nervature.
In questi solai il laterizio ha una duplice funzione.
pur lasciando inalterata la zona compressa del calcestruzzo (cappa
di circa 4 cm) sostituisce la quasi totalit del calcestruzzo teso che si riduce
a nervature di larghezza pari a 8 12 cm.
Un solaio in calcestruzzo alto 24 cm pesa circa 600 kg/m 2 , mentre
un analogo solaio alleggerito con le pignatte pesa circa 270 kg/m2 ;
evita la spesa del controsoffitto; grazie infatti alle casseforme perse in laterizio, l'intradosso del solaio si presenta completamente piano ed
un supporto perfetto per l'intonaco.
I solai in laterizio e c.a. (impropriamente chiamati anche solai in laterizio armato o solai in laterocemento) possono dividersi, a seconda del sistema di esecuzione e getto, in due categorie:
solai eseguiti in opera;
solai eseguiti fuori opera o prefabbricati.
272
Fig. 13.9
273
I "solai eseguiti fuori opera" sono normalmente realizzati dal connubio in opera di un elemento portante ("travetto") e di un elemento portato ("pignatta").
A seconda del tipo dei travetti portanti, si possono distinguere in:
solai prefabbricati in laterizio,
solai con travetti prefabbricati in c.a.,
solai prefabbricati in c.a. precompresso,
solai speciali.
Fig. 13.10a
274
Fig. 13.10b
Fra travetto e travetto, o fra travetto e pignatta, rimangono delle nervature che si riempiono, assieme alla cappa, col getto in opera. In tali nervature, qualora necessiti, possono trovare posto ulteriori ferri di armatura
(ferri interposti).
I laterizi usati per i travetti prefabbricati hanno forme particolari, presentando non solo alle estremit inferiori delle gole atte all'alloggiamento
del ferro di confezione, ma anche una o due scanalature superiori per l'inserimento di appositi ferri normalmente del 4, atti a contrastare eventuali sforzi inversi durante le fasi di trasporto e sollevamento.
I solai di questo tipo presentano il vantaggio di una pi veloce posa in
opera e di una notevole riduzione di costo per le impalcature che, anzich
continue, possono ridursi a linee di appoggio (rompitratta) poste ad intervalli di 2 3 metri.
Le altezze di questi solai a travetti sono pari a quelli dei solai gettati
in opera.
275
276
Fig. 13.12
277
E' costituito da una sottile suola di calcestruzzo (circa 4 cm) contenente l'armatura in acciaio (o parte dell'armatura).
La suola di calcestruzzo gettata in un elemento cavo e rettangolare
di laterizio che forma cassaforma per il getto del calcestruzzo e a solaio
finito - permette la realizzazione di un intradosso del solaio di materiale
uniforme (fondelli del travetto e pignatte) in modo che l'intonaco ad esso
applicato non presenti diversit di colore per differente assorbimento di
umidit.
Nella suola in calcestruzzo preventivamente inserito un traliccio metallico elettrosaldato che d al sottile travetto la necessaria resistenza durante il trasporto e la posa.
Posti in opera i travetti, inserite tra di essi le pignatte e aggiunta l'eventuale armatura in acciaio di completamento, si gettano in calcestruzzo
le nervature e la cappa di almeno quattro centimetri di spessore realizzando un buon solaio monolitico.
278
Particolarit di questo solaio il suo conveniente impiego anche in
caso di restauri (come per il solaio Varese), il modesto peso e la grande maneggevolezza dei travetti, la rapidit di posa, l'economia dei costi.
Una estensione di questo tipo di solai dato dal solaio a lastra prefabbricato o tipo "predai" (Fig. 13.14 e 13.15).
In stabilimenti specializzati viene costruita una solettina di calcestruzzo armata, alta circa 4 cm, larga circa da 2,40 a 1,20 metri e lunga anche
una dozzina di metri ed oltre.
279
280
Solai in acciaio
I primi solai in acciaio (verso il 1900) si realizzavano con travi in ferro a doppio T poste ad un interasse intorno a 0,70 1,00 metro ed inserendo; nella luce libera tra due travi, venivano poste volterrane in laterizio o
tavelloni (Fig. 13.16), pure in laterizio.
Tale connubio per, sia per la differente dilatazione termica dei due
materiali sia per la discontinuit dei vari elementi presentava gli stessi inconvenienti esposti per i solai tipo Varese.
Fig. 13.16
Fig. 13.17
281
Onde evitare tali inconvenienti, si arrivati a realizzare solai interamente metallici che oggi vanno prendendo sempre maggiore diffusione, anche
se ostacolati dall'alto costo, in parte compensato da una maggiore celerit di esecuzione.
Essi sono principalmente realizzati con la posa di lamiere d'acciaio grecate al di sopra delle orditure secondarie, fissate ad esse mediante punti di
saldatura, sopra alle quali viene posta, ancora per saldatura a punti all'estradosso delle lamiere, una rete metallica elettrosaldata a maglia quadra, ed il
tutto viene completato da un getto di calcestruzzo di adeguata fluidit e
granulometria che, oltre a riempire le nervature sormonta di almeno 3 4
cm le lamiere stesse. E' evidente come s venga a creare una struttura mista
acciaio-calcestruzzo, in cui l'acciaio funziona in un primo tempo come cassaforma e, a realizzazione avvenuta, come parte inferiore tesa, mentre al
calcestruzzo viene riservata la funzione di resistere nella parte superiore
compressa (Fig. 13.18).
Fig. 13.18
282
malmente da 6 a 12/10), del tipo di grecatura e del getto. Dette tabelle sono tutte di derivazione sperimentale dato che il funzionamento acciaio-caicestruzzo in questo caso affidato all'aderenza del getto alla sua cassaforma e, soprattutto perch nelle lamiere in acciaio zincato l'aderenza non
mai del tutto assicurata.
La rete metallica che viene posta al di sopra delle lamiere ha una duplice funzione: aumentare l'aderenza e ripartire gli sforzi sulla cappa evitando
le noiose fessurazioni.
Esstono vari tipi di lamiere grecate a seconda delle Ditte costruttrici.
Principalmente esse variano nel numero di nervature e per la loro profondit; elementi che vanno crescendo all'aumentare della portata richiesta.
Fra le pi usate sono quelle con 4 nervature sullo sviluppo di un metro
(si parte sempre per la profilatura da coils di 1 m di larghezza) di profondit di 45 mm o 65 mm o 95 mm.
Normalmente la parte nervata stretta ed alta, viene disposta verso il
basso al fine di ridurre il getto e conseguentemente il peso del calcesturzzo.
Altri tipi di lamiere si possono avere con agganci mutui particolari, e
con dispositivi per il sostegno delle orditure di controsoffitto o costituiti
da due lamiere accoppiabili fra loro una sull'altra, (Fig. 13.19).
Fig. 13.19
283
Notevole vantaggio presentano detti solai per il loro esiguo peso (dai
110 ai 150 kg/m 2 ) e per la velocit di posa in opera anche senza particolari
mezzi di sollevamento. Il loro costo per influenzato anche dalla necessit di controsoffittare gli ambienti dopo la loro posa e di dover difenderli da
possibili attacchi del fuoco mediante amianto spruzzato o vere barriere al
fuoco poste nel controsoffitto.
Altro tipo di solaio sovente realizzato nelle costruzioni metalliche
quello molto schematicamente illustrato in Fig. 13.20 nel quale risulta accoppiato alla struttura metallica principale delle travi, un normale solaio
misto in laterizio e c.a., ed in questo caso la trave risulta incorporata nel
getto di calcestruzzo di completamento. Pu essere anche molto vantaggio-
Fig. 13.20
samente impiegato il solaio illustrato alla Fig. 13.12 ed in tal caso il travetto in c.a. precompresso si appogger semplicemente sull'ala inferiore
della trave in acciaio, mentre la pignatta costituir elemento leggero di riempimento. Anche in questo caso un getto di calcestruzzo, incorporando la
trave metallica, legher le diverse strutture. Questi tipi di solaio trovano largo impiego nella pratica, anche perch uniscono ad una notevole efficienza
statica e funzionale un costo che da considerare abbastanza competitivo
in relazione ad altri tipi di uso corrente.
Bibliografia
A. ARCANGELI, Le Costruzioni in cemento armato, Milano, 1958.
0. BELLUZZI, Scienza delle costruzioni, voi. II, Bologna, 1968.
L. SANTARELLA,7Z cemento armato, voi. II, Milano, 1951.
G. COLOMBO,Manuale dell'ingegnere, Milano, 1950.
TRAVE REP
Trave autoportante in acciaio - REP -
66 cm e fra gli spessori di 6 e 10 mm, per il tondo fra tutti i diametri in commercio, si pu facilmente sostituire all'armatura standard memorizzata quella pi idonea al caso in esame.
Analogo criterio si pu seguire nella scelta della sezione tipo.
La trave REP offre perci al progettista una considerevole elasticit nel dimensionamento ed una scelta flessibile della maglia strutturale ; di conseguenza
offre anche la possibilit di soddisfare agevolmente le esigenze architettoniche.
I campi d'impiego sono rappresentati nel diagramma di fig. 2, dove
possibile rilevare le coppie di valori; "luce solaio, luce trave REP" associabili nell'ipotesi di continuit, in funzione del loro comune spessore. In base
ai momenti di esercizio agenti sulla trave REP, si pu ricavare, nei casi pi
comuni, il peso di acciaio richiesto per il corretto dimensionamento della trave
stessa, compresa l'armatura necessaria per assorbire i momenti negativi ai nodi.
Nel campo dei momenti d'esercizio inferiori a quelli indicati, il peso
stesso non pu diminuire poich il dimensionamento minimo rimane costante (Tab. 2).
Nei casi in cui:
M > 6.000 kgm nella struttura H = 20
M > 8.000 kgm nella struttura H = 24
M > 11.000 kgm nella struttura H = 28
M > 14.000 kgm nella struttura H = 32
necessario aumentare la larghezza dell'ala nella sezione a T in calcestruzzo collaborante con la trave REP. Ci si ottiene disponendo nel solaio, la-
Tabella 2 - Peso TRAVE REP per metro lineare comprese barre integrative per momenti negativi.
La caratteristica di autoportanza della trave REP, unita alla possibilit di fungere da cassero, consente cosi una sensibile riduzione e in qualche
caso la eliminazione dei rompitratta provvisori, maggiore pulizia di cantiere e migliore agibilit del piano sottostante.
Figura B Campi d'impiego per sovraccarichi di civile abitazione.
CAPITOLO QUATTORDICESIMO
LE COPERTURE
La copertura l'elemento terminale della costruzione ed ha la funzione di proteggere questa dalle variazioni atmosferiche e dalle intemperie.
Le coperture possono essere orizzontali o piane, oppure inclinate 0 a
falde. Caso particolare sono le coperture a volta o a cupola di cui si accenner brevemente in appresso.
Nelle coperture a falde, l'inclinazione di queste non tanto in relazione alla zona ed alla latitudine ove dovr sorgere l'edificio, ma soprattutto
in strettissima funzione con il materiale adoperato come manto di copertura, per il quale, almeno per i tipi tradizionali, esistono dei valori di pendenza ottimale che non possono essere superati, n in difetto n in eccesso,
senza causare gravi conseguenze all'impermeabilit della copertura o alla
stabilit dei singoli elementi costituenti il manto. Ad esempio per un normale tetto di tegole in laterizio (coppi), la pendenza si aggira attorno al
30 35%.
Suddivideremo le coperture in relazione alla loro struttura in:
coperture a volta
coperture a falde
coperture piane.
Coperture a volta
Furono usate nell'antichit sia come elemento di suddivisione dei vari
piani, in sostituzione dei solai, sia come strutture di copertura. Il loro funzionamento statico analogo a quello degli archi, da cui strettamente derivano: sono cio costituite da una successione di elementi, o conci, che agendo per mutuo contrastro trasmettono alle imposte il peso proprio e i carichi
sovrastanti. Essendo, come gli archi, delle strutture spingenti, necessitano di
catene metalliche orizzontali per annullare gli sforzi di trazione in corrispondenza dell'imposta.
Si definiscono come volte semplici quelle che non presentano spigoli
all'intradosso, costituite cio da superfici curve uniche. Le principali (Fig.
14.1) sono:
La volta a botte (Fig. 14.la), costituita da un semicilindro ad asse retti-
290
lineo, oppure obliquo (b), o a generatrici inclinate (c) o con le imposte collocate a diversa altezza (d). Spesso, per particolari strutture, come le scale,
stata impiegata nel passato la volta anulare o elicoidale, costituita da una
volta a botte avente per linee di imposta due cerchi concentrici o due eliche
coassiali (e).
La volta conica o a conoide (Fig. 14.1f,g,h,i), particolarmente usata per
la copertura di ambienti di forma irregolare, oppure quando, come nel caso
di edifici industriali, si voglia ottenere una zona unidirezionale di illuminazione, analoga a quella delle coperture a "shed". Caso particolare invece
quello riportato nella figura i, conoide a doppia direttrice, usata sovente per
coperture industriali di grandi luci, con sostegno centrale o ai vertici della
superficie.
291
La volta a vela (Fig. 14.1 l,m) che costituita da superfici sferiche oppure elissoidiche. Sono indicate per coprire ambienti rispettivamente a pianta quadrata o rettangolare ed hanno caratteristica, al contrario delle volte a
botte, di scaricare i pesi soltanto sui quattro punti delimitanti la superficie.
Si definiscono come volte composte quelle costituite dall'unione di
pi volte semplici e che presentano l'intradosso intersecato da spigoli e da angoli che ne interrompono la continuit. Le principali (Fig. 14.2) sono:
292
quadrata; si otterranno cosi quattro parti a due a due uguali chiamate unghie le une e fusi le altre. L'unione di quattro fusi, cio degli elementi di
volta in corrispondenza della struttura muraria portante all'imposta, generano appunto le volte a padiglione, mentre l'unione di quattro unghie genera:
La volta a crociera (Fig. 14.2e,f) che, analogamente alla volta a vela
concentra le azioni di spinta ai vertici della pianta. Se la generatrice dell'unghia inclinata si ottiene la volta rialzata (g,h), e tale rialzatura pu essere
pi o meno accentuata, fino a raggiungere il tipo ad archi acuti (i), che fu
caratteristica dell'arte ogivale, sulla cui individualit estetica e costruttiva
brevemente si accennato nel capitolo 1.
Altri tipi, meno importanti di volte composte, possono essere:
La volta a botte con testate di padiglione (Fig. 14.2b).
La volta a schifo (Fig. 14.2e), ottenuta tagliando con un piano orizzontale la parte superiore di una volta a padiglione oppure a botte con testate
di padiglione.
La volta lunettata (Fig. 14.2d) costituita dall'intersezione su una volta
a botte principale di altre volte a botte, minori, normali alla prima, generalmente impiegate per illuminare l'ambiente sottostante.
Per la struttura delle volte nell'antichit vennero impiegati materiali lapidei o laterizi e la loro costruzione, particolarmente per quelle del tipo composto, come avviene per gli archi, era iniziata dalle linee di imposta tracciate sulla parete dell'ambiente e procedendo da queste sino alla sommit. Particolari apparecchi, stabilivano cio la disposizione pi opportuna da assegnare ai conci, sia di struttura nelle volte semplici che di riempimento in
quelle composte, naturalmente variabili a seconda del tipo di volta adottata.
Le strutture a volta sono oggi quasi generalmente impiegate per la copertura di grandi luci per edifici industriali (i cosiddetti "capannoni"). I
tipi pi usati sono il tipo classico a botte ove la struttura pu essere costituita da elementi prefabbricati reticolari in calcestruzzo, posti ad interesse non
superiore ai 2 m e con interposti all'entradosso, tra arco ed arco, elementi
rettangolari, cio lastre anch'esse prefabbricate in calcestruzzo. La struttura
pu essere anche in laterizio, costituita da travetti preconfezionati e posti
in opera accostati come per i gi descritti solai in laterizio e cemento armato. In laterizio sono anche eseguite le volte a conoide, o a paraboloide o a
doppia curvatura. Queste strutture necessitano di tiranti orizzontali in ferro,
che ne limitano in un certo senso l'impiego, sia perch tale elemento deve
essere sufficientemente protetto dalle azioni del fuoco, sia perch la presenza di tale suddivisione orizzontale rende in pratica inutilizzabile tutta la
porzione di spazio compresa tra le imposte e l'intradosso della volta. Tale
293
volume, che generalmente notevole, da considerare perso ai fini dell'utilizzo, ma altres da considerare nel volume effettivo per il calcolo della
illuminazione e del riscaldamento dell'ambiente. Per cui, come si vedr in
seguito, l'attuale tendenza per le coperture di tipo industriale o per grandi
luci tende ad eliminare le strutture a volta.
La copertura a volta per grandi luci, prefabbricata in calcestruzzo armato in cantieri specializzati, costituita fondamentalmente da tre elementi:
1) Due semiarchi parabolici monolitici a struttura reticolare posti ad
un interesse variabile da 1,50 a 2,50 metri costituenti l'ossatura portante. La
conformazione dell'arco risulta con giunto centrale a maschio e femmina
funzionante a cerniera, e cos pure la conformazione degli appoggi individuando la struttura come un arco a tre cerniere. Tale configurazione statica
particolarmente adatta nel caso della prefabbricazione per la semplicit
di calcolo e per la facilit di montaggio, essendo il regime degli sforzi interni insensibili agli errori di posa in opera, cedimenti degli appoggi e variazioni di temperatura.
2) Lastre in c.a. vibrato con dimensioni di circa 2,00x0,35x0,08 metri, interposti tra arco ed arco. La sagomatura di queste lastre tale da conferire una eccezionale leggerezza unita ad una notevolissima resistenza. Il
profilo esterno d luogo, quando gli elementi sono tra loro accostati, alla
formazione di canali disposti a rete con lati alternativamente paralleli e normali agli archi. Tali canali vanno sigillati con conglomerato cementizio ad
alta resistenza ed buona norma costruttiva inserire in essi tondini di acciaio di adeguato diametro allo scopo di creare un efficace collegamento delle strutture in senso longitudinale.
3) Tiranti in tondo di acciaio di controllata qualit per l'assorbimento
della spinta orizzontale.
Oltre ai tiranti ed ai tenditori si hanno le piastre di acciaio da serrare
contro le sezioni terminali di imposta dell'arco con i relativi dadi e controdadi. Questa caratteristica particolarmente favorevole al costruttore perch elimina il tenditore centrale permettendo di registrare comodamente
la tensione del tirante delle sezioni di imposta.
Per la fabbricazione degli elementi vengono esclusivamente usati conglomerati ad alto dosaggio di cementi ad alta resistenza, inerti di appropriata granulometria e tondo di acciaio. Le strutture vengono infine confezionate su tavoli vibranti ed in forme di ferro.
294
Coperture a falda
E' il tipo di copertura pi comunemente usato negli edifici civili, nei
quali il tetto costituito da uno o pi elementi inclinati, appunto le falde,
che devono essere progettate e conformate in modo da assicurare un perfetto e regolare deflusso delle acque piovane. La pi semplice disposizione
naturalmente ad una sola falda, ma anche se qualche volta impiegata, tale soluzione raramente soddisfacente da un punto di vista estetico, data
la differenza considerevole di altezza che vengono ad assumere le pareti opposte dell'edificio in relazione alla pendenza della copertura. E' invece molto usata la disposizione a due falde (il cosiddetto "tetto a capanna") caratterizzato da una linea di colmo centrale sulla copertura e due linee di gronda parallele ed opposte a
questa. Nella disposizione
a pi falde, usata sovente
per edifici costituiti planimetricamente da superfici composte, particolare importanza riveste lo
studio geometrico della
copertura procedendo dagli angoli a mezzo di bisettrici, perch tutte le
falde devono avere la medesima pendenza, ed individuano le linee di compluvio, cio le rette di incontro delle superfici interne e formanti angolo
rientrante, le linee di displuvio, cio le rette di
incontro delle superfici
esterne e formanti angolo sporgente, la linea di
colmo e quella di gronda
Fig. 14.3
(Fig. 14.3).
In speciali condizioni ambientali e tradizionali si usano costruire anche
tetti le cui falde, invece che risultare formate ciascuna di un unico piano
inclinato, sono costituite da due piani con differente inclinazione, di solito
l'una molto pi forte dell'altra. Tale tipo di tetto, prende il nome di mansarda, dall'architetto J. Hardouin Mansard che per primo lo adoper a Parigi
verso la met del 1600. Con tale tipo di copertura gli ambienti di sottotetto
vengono ad essere utilizzati come abitabili ed i locali che se ne ricavano hanno pareti e soffitti piani, in quanto all'altezza di cui si incontrano le falde
295
Fig. 14.4 - a) Capriata palladiana; b) id con sottocatena; c,d,e,f) particolari costruttivi delle connessioni.
296
il peso della piccola orditura (listelli di sostegno del manto e travicelli o travetti a questi ortogonali),
il peso della grossa armatura (arcarecci o terzere),
il peso proprio della capriata,
il sovraccarico accidentale dovuto alla neve ed alla spinta del vento.
Capriate a strutture metalliche. Si gi visto come le strutture metalliche per la loro leggerezza possono essere agevolmente impiegate fino a 40
metri di luce non creando particolari problemi di progettazione, esecuzione
e montaggio. Come gi detto, queste luci possono venire superate con tradizionali strutture a capriate (Fig. 9.20), o, con diffusissimo uso per coperture industriali, con strutture a "sheds" costituite da travi reticolari principali
rettilinee che portano, appoggiate superiormente da un lato, appesa inferiormente dall'altro, capriate triangolari di sostegno della copertura.
La struttura a capriata reticolare era il tipo pi comune e ricorrente di
copertura metallica, particolarmente impiegata per edifici industriali; essa
costituita da una serie di capriate ordite nel senso trasversale del fabbricato, di cui un esempio schematico riportato in Fig. 14.5, sul cui corrente superiore, in corrispondenza dei nodi della struttura reticolare, posta
una serie di correnti longitudinali che prendono il nome di terzere o arcarecci ai quali fissata la copertura. Naturalmente sono in funzione del tipo
di manto di copertura adottato sia i tipi di arcarecci impiegati, che l'interasse tra questi ed anche il tipo di capriata, principalmente per quanto riguarda la pendenza della falda, che nei tipi pi correnti ha un valore medio del 15% (impiegando cio manti di copertura in lastre di fibro-cemento
o lamiera ondulata).
La struttura a shed invece, offre il vantaggio di poter usufruire del lato esterno della trave principale come lucernario, orientato preferibilmente a nord, al fine di ottenere una illuminazione pressocch costante come
intensit, evitando i fastidiosi effetti di abbagliamento dei raggi solari diretti.
297
La caratteristica costruttiva di questo tipo di copertura (Fig. 14.6), di essere costituita da tre ordini di membrature: 1) Travi principali, generalmente
reticolari, con funzioni anche di portavetro. 2) Travi secondarie inclinate, appoggiate alla briglia superiore ed a quella inferiore delle travi principali.
3) Arcarecci di sostegno della copertura, correnti sulle travi secondarie e
quindi orditi parallelamente alle travi principali.
Quando per particolari esigenze sia necessario superare le luci sopradetto, si dovr ricorrere ad altri tipi di struttura, tra le quali hanno un'ampia
diffusione quelle ad arco nei vari tipi e soluzioni; gli archi reticolari vengono eseguiti con forma parabolica preferibilmente quando i carichi verticali
siano predominanti e possono essere sia del tipo a spinta eliminata con tirante, sia normali, nei quali le spinte vengono affidate alle strutture sottostanti che le trasmettono poi alla base. L'arco a tre cerniere preferito nei
casi in cui si debba supporre possibili cedimenti degli appoggi che, con questo tipo, come gi visto, non ne influenzano la stabilit.
Da tempo si sono operati per studi in altre direzioni al fine di ottenere coperture di diversa forma pur sempre atte alla copertura di grandi luci,
e principalmente per uso industriale. Uno di questi si muove nel campo delle piastre reticolari, costituito cio da un insieme di strutture reticolari nello spazio, che, nel caso pi semplice, sono costituite da una orditura di travi nei due sensi, incrociati a 90, sistema assai laborioso essendo basato sulla congruenza degli abbassamenti di ogni nodo d'incrocio di dette travi,
che oggi stato di molto snellito nella calcolazione dall'impiego dei calcolatori elettronici ed esistono gi numerosi esempi di grandi coperture di questo tipo, per le quali sono stati ottenuti dei pesi non eccessivamente elevati
con altezze limitate e coperture pressocch piane.
Variante a questo tipo di soluzione pressocch completamente sperimentale, il tipo di copertura "Behlen" di brevetto americano, costituita
298
da lamiere irrigidite e sagomate a grande ondulatura, di spessore discretamente elevato, per copertura, unite a lamiere simili, in controsoffittatura,
con una grande serie di diagonali a croce di Sant'Andrea realizzate in profili laminati a freddo con sagoma ad omega irrigidito.
L'aspetto complessivo di un grande cassone, di notevole altezza,
che pu essere lanciato su luci fino a 60
80 metri con notevole semplicit. Il sistema si basa sull'utilizzazione delle lamiere di copertura e di controsoffittatura come parti compresse e tese di una grande lastra, lasciando
alle diagonali il compito di assorbire i tagli e trasmettere tra le due parti
gli sforzi (Fig. 14.7).
LUCE LIBERA MASSIMA DELLA COPERTURA BEHLEN PER DIVERSI SOVRACCARICHI
Fig. 14.7
299
300
mi delle aste dei momenti flettenti che determinano nelle stesse delle sollecitazioni non trascurabili) esigono calcoli notevolmente laboriosi e complessi, presentando tali strutture un rilevante numero di incognite iperstatiche. Di conseguenza, semplificando, e per strutture di semplice copertura,
si usano per la calcolazione gli ordinari diagrammi cremoniani, supponendo
generalmente tutti i carichi concentrati sui nodi (che poi la posizione degli arcarecci), e pertanto il dimensionamento delle singole aste verr eseguito considerando gli sforzi principali quali risultano dai diagrammi cremoniani.
Le capriate in calcestruzzo possono assumere qualsiasi forma o dimensione, data la particolarit del calcestruzzo stesso di conformarsi perfettamente all'interno di casseforme precostituite (Fig. 14.8); un tipo particolare che trova specifica applicazione negli edifici industriali che necessitano
di una luce unidirezionale, proveniente da nord, il tipo a shed (Fig. 14.8d), costituito da strutture reticolari pi volte ripetute, triangolari ed a lati diversamente inclinati; nei quali quello a pendenza minore sostiene il manto di copertura (di solito con solaio sottostante o con elementi prefabbricati in calcestruzzo), e quello a pendenza pi pronunciata, che qualche volta verticale, la
finestratura necessaria. Ogni triangolo dell'incavallatura composto da due
puntoni e da una catena, il puntone pi inclinato soggetto a compressione e poco a flessione, quello pi inclinato prevalentemente a flessione, e la
catena a trazione; nel caso si volesse diminuire il numero di pilastri tra elemento ed elemento, si dovr disporre un puntone superiore o briglia, di
collegamento dei vertici superiori dei triangoli (Fig. 14.8e).
Tale tipo di struttura pu essere naturalmente eseguita anche in ferro.
Un particolare tipo di capriata che ha trovato un largo impiego quello del tipo prefabbricato e precompresso in c.a. a parete piana, a sezione
rettangolare in corrispondenza degli appoggi ed alleggerita a doppio T nelle altre sezioni, calcolata per sopportare carichi uniformemente ripartiti
in condizioni di semplice appoggio. Un tale tipo di struttura viene impiegata esclusivamente con manti di copertura particolari (lastre ondulate di
fibro-cemento) che richiedono una pendenza del 15%, e quindi con conseguente riduzione di altezza e riduzione di peso.
301
Fig. 14.8
metrali di bordo.
In maniera analoga si procede nei fabbricati con ossatura in calcestruzzo armato.
Nel caso che il muro o la pilastrata di spina non fossero a egual distanza dai muri o dalle travi perimetrali le pendenze delle falde sarebbero diverse e potrebbero essere intollerabili.
302
In questa ipotesi, e per luci contenute, l'inconveniente pu esser ovviato lasciando libera da appoggi e centrando la trave di colmo. In questo modo le due falde del tetto sono assimilabili a due puntoni di capriata.
Per eliminare la spinta che questi due puntoni vengono a ingenerare
necessario sistemare nel pi alto solaio a copertura dell'ultimo piano una
serie supplementare di ferri orizzontali saldamente connessi con le travi di
bordo che vengono ad assolvere le funzioni della catena della ipotizzata capriata.
Per i solai di sottotegola trovano buon impiego i solai tipo Varese che
con le tavelle superiori costituiscono un ottimo piano di appoggio al manto
di copertura (tegole, lamiere grecate, ecc.) e che consentono l'inserimento,
nell'interspazio fra tavelle superiori e inferiori, di materiale termicamente
isolante.
Il volume di un sottotetto realizzato con travi sottotegola risulta praticabile e pu essere usato come locale accessorio o anche, se opportunamente attrezzato e protetto, come mansarda.
La costruzione delle falde di un tetto con solai sottotegola risulta relativamente caro e certamente pi caro della costruzione delle falde con
muretti e tavelle di cui si dir.
Da pochi anni, infatti, per economizzare sul costo di costruzione delle falde del tetto si adottata altra tecnica che certamente non risponde ai
migliori canoni del buon costruire e i cui risultati potranno essere valutati
fra pochi anni.
La nuova tecnica consiste nel costruire l'ultimo solaio a copertura
dell'ultimo piano sufficientemente robusto.
Sopra questo solaio e con andamento perpendicolare ai travetti che
lo compongono, vengono costruiti dei sottili muri con interasse fino ad un
metro e di altezza degradante dal colmo alla gronda. Sopra i detti muretti
vengono posti delle tavelle saldate con malta che costituiscono il piano di
appoggio del manto di copertura.
L'intenso reticolo di muretti rende inutilizzabile il sottotetto che, peraltro, con opportuni varchi lasciati nei muretti, dovr poter essere accessibile per poter accedere al tetto per riparazioni, posa di antenne, ecc..
Coperture piane
Il tipo pi semplice per coperture di luci normali quello rappresentato dal solaio di copertura dell'ultimo piano, al di sopra del quale per ragioni pratiche od estetiche, si voglia realizzare una terrazza (tetto piano)
praticabile o meno.
Questo solaio oltre ad essere adatto a sopportare i carichi accidentali
(persone, neve) ed i carichi permanenti (pavimenti, sottofondi, ecc.) dovr
esser impermeabile all'acqua e termicamente isolante.
303
Per la struttura si rimanda al capitolo dei solai, per l'isolamento e lo scolo delle acque si rimanda al capitolo 15 (isolamento dall'umidit) per la protezione termica si rimanda al capitolo 17 (problemi termici).
Per le coperture di grande luce, e generalmente per gli edifici industriali, si trascurano ormai le capriate (in ferro e in c.a.), le travi ad anima piena
in calcestruzzo, le travi reticolari o a cassone in ferro o calcestruzzo perch
il loro impiego risulta di alto costo e per il pericolo di attacco dal fuoco nel
caso di strutture in ferro.
In questi ultimi anni hanno trovato vantaggioso e larghissimo impiego
le strutture costituite con travi prefabbricate e precompresse che oltre a superare luci notevoli, permettono una rapida esecuzione del lavoro ed hanno
un prezzo contenuto e altamente competitivo oltre ad avere un aspetto pi
consono ai gusti estetici attuali e ad eliminare i volumi persi presenti nelle
strutture ad arco.
Queste travi precompresse possono o meno richiedere un completamento superiore di copertura (Fig. 14.9) e possono assumere le forme pi
svariate a seconda dei brevetti o delle industrie che le producono; si hanno
cos forme a Y, a X ad omega diritto o rovescio, a T, a C, a TT, ecc..
Nella Fig. 14.9 sono riportate le sezioni di tre tipi di coperture piane
con travi precompresse.
Nel caso di travi a Y poste tra loro ad un certo interasse e rese pi o
meno solidali con le strutture portanti perimetrali, lo spazio fra le varie
travi viene chiuso con cupolini in calcestruzzo che, per dare una sufficiente illuminazione all'interno, possono, per file continue o a tratti, essere sostituite da cupolini translucidi in materiale plastico.
Nella Figura 14.9 anche rappresentata la sezione di una copertura
a travi precompresse ad omega rovescia ed accostate fra di loro.
In questo caso l'illuminazione supplementare necessaria pu esser
fornita da finestrelle ricavate sulle pareti verticali della trave ad omega.
In tutte queste coperture con travi precompresse di grande luce il problema della condensa assume particolare importanza.
Cosi, per evitare stillicidi di condensa, se il locale riscaldato, necessario adottare i necessari accorgimenti con contrasoffittature isolanti o altri sistemi.
Le travi precompresse sono prodotte in stabilimenti a elevato livello di
meccanizzazione, per cui, dati i costanti controlli a cui sono sottoposte, risultano confezionate con materiali di caratteristiche costanti; sono realizzate in calcestruzzo precompresso a fili aderenti e presentano il lembo superiore perfettamente finito in quanto per il loro impiego non previsto alcun
completamento superiore, essendo la loro sezione reagente atta a resistere
da sola alle sollecitazioni esterne. Il loro vincolo alle strutture laterali (che
possono essere anch'esse prefabbricate) di semplice appoggio, mentre il
loro interasse variabile a seconda del tipo di copertura o di manto che vie-
304
ne adottato.
Trovano impiego in tutti quei casi in cui si vuole evitare l'impalcatura
provvisoria di sostegno e in quei casi in cui, per ragioni strutturali, non necessario applicare una soletta collaborante.
Il manto di copertura
li manto di copertura l'elemento che rende impermeabile la struttura
del tetto permettendo un regolare e costante deflusso delle acque piovane.
I tipi pi comunemente usati sono le tegole curve, le tegole alla romana e le
marsigliesi, a cui si gi accennato nel capitolo riguardante i laterizi, che pre-
305
Fig. 14.10
306
307
Fig. 14.11
Possono essere anche impiegati per tali tipi di copertura lamiere grecate in acciaio zincato, nervate secondo la lunghezza ed aventi forme e dimensioni diverse a seconda della portata richiesta ed in relazione alla distanza
tra gli appoggi; in tal caso il manto di copertura continuo ottenuto so-
308
Fig. 14.12
309
Bibliografia
G.B. MILANI, L'ossatura murale, Torino, 1911
A. CAVALLARI-MURAT, Intuizione statica ed immaginazione formale nei reticoli spaziali delle volte gotiche nervate, in "Atti e rassegna tecnica", luglio 1958.
E. PITTINI, Lezioni di Architettura Tecnica, Torino, 1954.
L. GUARNERI, Elementi costruttivi nell'Architettura, Volume II, Milano, 1965.
A. PETRIGNANI, Tecnologie dell'Architettura, Milano, 1967.
L'acciaio nell'Edilizia Moderna, Italsider, 1966Il rame nell'Architettura: i tetti, Cisar, 1964.
CAPITOLO QUINDICESIMO
Particolare importanza rivestono in un edificio tutte quelle opere protezionali che sono approntate per impermeabilizzarlo, cio per difenderlo
dalla penetrazione dell'acqua, che pu essere di origine sotterranea oppure
atmosferica.
Pertanto potremo nettamente distinguere le opere relative a:
isolamento dall'umidit sotterranea,
isolamento dagli agenti atmosferici,
barriera al vapore.
312
Fig. 15.1 - Disposizione schematica degli strati impermeabili per la protezione degli scantinati dalla
umidit.
Fig. 15.2 - Particolari per la protezione dall'acqua e per la ventilazione di uno scantinato.
in tempi diversi: si inserisce nel getto della fondazione una met di un elemento in plastica con foro ovalizzabile e lunghe alette la cui met superiore
viene poi incorporata nel sovrastante muro, creando una barriera invalicabile.
313
Generalmente poi, per eliminare ogni residuo di umidit, necessario
che i locali interrati siano sempre convenientemente aerati, con finestre dirette, ponendo cio il livello del pavimento del piano sovrastante al di sopra del piano campagna, oppure con la creazione di "bocche di lupo", quando tale soluzione non si presenta di possibile realizzazione. In caso comunque di locali interrati molto ampi, o completamente ciechi, sar sempre opportuno inserire in essi delle canne di aereazione, costituite da semplici tubi
in cemento o cemento-amianto o laterizio, che sboccando al di sopra della copertura, permettano con un adeguato "giro d'aria" una buona ventilazione dell'ambiente.
In ogni caso l'addossare alla muratura d'ambito dello scantinato un vespaio di pietrame o ghiaione non mai soluzione consigliabile, in quanto con
tale sistema si convoglia proprio a ridosso delle murature che si desiderano
isolare, l'acqua piovana proveniente dalla superficie del terreno, a meno che
non esista un'apposita e costosa fognatura drenante posta al di sotto del
vespaio verticale per poter convenientemente convogliare e allontanare
l'acqua dal fabbricato.
Nel caso invece di locali posti al piano terra, il sistema pi semplice e
comunemente usato quello di creare un supporto al pavimento a mezzo
di un vespaio, costituito da uno spessore costipato di 20 o 30 cm di ghiaione o pietrisco, posto con cura, con gli elementi pi grossi intervallati da
pezzature pi minute di saturazione e con un massetto sovrastante dello
spessore di 6
8 cm di calcestruzzo dosato a qli 2 2,5 di cemento. Tale
disposizione, particolarmente in presenza di terreni cedevoli, soggetta a
naturali assestamenti che si ripercuotono sulle eventuali tramezzature poste a suddivisione degli ambienti, creando in esse visibili incrinature che possono essere ovviate con l'interposizione di una leggera armatura in ferro a
maglia posta nello spessore del massetto, per tutta l'estensione del pavimento, oppure limitatamente al di sotto delle tramezze.
Un normale vespaio, come descritto, favorisce per ovviamente la penetrazione per capillarit dell'umidit dal sottosuolo, e pertanto si cerca di
ovviare a tale inconveniente stendendo uno strato impermeabilizzante al
di sopra del massetto e realizzando nello spessore del vespaio stesso dei cunicoli di aereazione in diretta comunicazione con l'esterno. Un sistema pi
conveniente e normalmente usato quello di creare al di sotto del supporto del pavimento uno strato continuo di aria, a mezzo di una serie di muretti verticali costituiti in muratura ad una testa di mattoni con interposti superiormente dei tavelloni orizzontali autoportanti in laterizio, sui quali viene gettata una sottile cappa in calcestruzzo per legare la struttura e costituire sottofondo alla pavimentazione. La camera cos costituita messa in
diretta comunicazione con l'esterno onde permettere una agevole e continua ventilazione.
Quando il livello del pavimento del piano terreno posto ad una quota
superiore ai 60
80 cm dal piano di campagna, invece delle soluzioni in
314
precedenza descritte, pu essere pi conveniente porre in opera un normale solaio in laterizio, nel quale lo strato d'aria sottostante allo stesso sia
messo in comunicazione con l'esterno per creare appunto un'efficace ventilazione al di sotto del pavimento. Un sistema di tale tipo generalmente
prescritto in caso di costruzioni scolastiche o di edilizia popolare con ambienti abitabili posti al piano terreno.
Sar sempre comunque necessario interrompere con elementi impermeabili la muratura d'ambito dallo spiccato delle fondazioni onde evitare
che l'umidit possa salire lungo i muri verticali, e tali interruzioni che una
volta, o ancora oggi per particolari lavori di restauro, erano realizzate con
sottili lastre di piombo, sono attualmente generalmente eseguite con uno
strato di asfalto colato a caldo, oppure con uno strato di emulsione bituminosa o di una guaina elastomerica posta al di sotto dell'inizio della muratura del piano terreno, sia questa di struttura oppure di tamponamento.
315
so in m 2 .
L'intensit ordinaria della pioggia per le nostre zone temperate di un
litro/minuto per m 2 , per si considera generalmente un valore di 2 litri/minuto m2 per mediare con l'intensit massima ed assicurare alla copertura un
regolare deflusso dell'acqua piovana.
Noto Q si pu determinare il diametro D della gronda con la seguente
formula empirica
D = 2,04(2
Apposite tabelle danno la sezione della gronda in funzione della pendenza e della superficie di falda servita.
Occorre, poi, prevedere giunti di dilatazione qualora la gronda avesse
una lunghezza superiore ai 15 20 m, per evitare la rottura della stessa dovuta alle dilatazioni termiche.
Per i pluviali la sezione migliore quella tonda (e il diametro generalmente usato 100 miti) e bisogna proteggerne l'imbocco sulla grondaia
con una griglia, per evitare intasamento, dovuti a foglie e terriccio trasportati dal vento.
Il tipo di grondaia pi classica quello in lamiera zincata dello spessore di 6 7 decimi di mm, di forma semicircolare, isolata ed esterna all'edificio sostenuta da appositi ferri detti "cicogne" (Fig. 15.4). Le lamiere sono
vendute in rotoli alti un metro, ragione per la quale lo sviluppo di una grondaia sempre sottomultiplo del metro, ad evitare sprechi; misura quindi
33;50;66;100 cm.
Una farte della grondaia viene infilata sotto il manto di copertura risalendo in modo da evitare che l'acqua che trabocca dalla grondaia possa
penetrare nel tetto; bisogna anche sempre fornire la grondaia di un goccio-
316
latoio nella parte esterna per evitare che l'acqua traboccante corra lungo il
muro. Variabile naturalmente il disegno e la forma, nel caso si volesse
che la grondaia fosse interna ad un cornicione aggettante (Fig. 15.5); anche in questo caso la lamiera dovr essere sagomata in modo da estendersi
per un tratto al di sotto del manto di copertura e da formare elemento di
gocciolatoio all'esterno,
al di sopra del bordo della cornice e al di sotto.
Converse in lamiera
verranno anche poste sul
manto di copertura in
corrispondenza delle linee di compluvio o comunque in tutte quelle
zone di incontro della
falda inclinata con murature verticali, come ad
esempio attorno ai muri
Fig. 15.5 - Cornice di gronda.
di delimitazione dei camini.
Tutte le opere in lamiera andranno trattate con antiruggine e successiva verniciatura a pi mani, a meno che non si volesse impiegare la lamiera
di rame, il cui uso per, come gi detto, notevolmente limitato dato l'elevato costo del materiale, o di acciaio inossidabile o di resine sintetiche.
Per evitare infiltrazioni all'interno dell'edificio delle pareti verticali
esterne, dovute ad acqua di stravento o a tracimazioni delle grondaie, sar
opportuno che tali pareti siano le pi liscie possibili, e nel caso presentassero superfici anche minimamente in rilievo o rientranti, come ad esempio
i cordoli dei solai che possono avere funzione estetica di marcapiani, sar
opportuno predisporre delle apposite scossaline in lamiera nel contatto tra
il muro e tali superfici, onde evitare che l'acqua possa fermarsi al di sopra
di esse. Nel caso di pareti lisce esterne, semplicemente intonacate, sar da
usare dell'idrofugo mescolato alla malta, mentre oggi normalmente diffuso l'impiego di tinteggiature idrorepellenti, o meglio trasparenti ai siliconi
che creano un'efficace pellicola protettiva invisibile per ricoprire la faccia
esterna della parete che pu anche essere realizzata in mattoni oppure in
calcestruzzo a vista.
Nel caso che la copertura dell'edificio venga realizzata a terrazza piana, praticabile o meno, particolare cura dovr essere posta nell'isolare dalle variazioni termiche gli ambienti dell'ultimo piano al di sotto della terrazza e nel creare un manto perfettamente impermeabile al di sopra del solaio.
Il primo problema pu essere risolto adottando innanzi tutto un solaio
di notevole spessore, magari del tipo a camera d'aria per aumentarne la capacit di isolamento termico, eseguendo poi sulla superficie di copertura il trac-
317
ciamento per il defluimento e la raccolta delle acque piovane, creando delle vere e proprie linee di compluvio e displuvio e, fissata la posizione dei pluviali, la pendenza richiesta variabile tra il 2% e il 4% potr essere ottenuta gettando sulla cappa orizzontale del solaio un massetto di calcestruzzo leggero (500 800 kg/m 3 ) conformato a pendenza e realizzato con calcestruzzo con inerti leggeri ed isolanti, quali pomice, vermiculite, argilla
espansa ecc.. Nel caso si volesse ottenere un valore maggiore dell'isolamento
per gli ambienti sottostanti, potrebbe essere molto vantaggiosamente realizzata una struttura a camera d'aria analoga a quella gi analizzata per i vespai aerati dei locali al piano terra; sar da porre cio sulla superficie orizzontale del solaio una serie di muretti in mattoni, ad una testa o forati, a
diversa altezza per realizzare la pendenza desiderata, e ricoprire il tutto con
tavelloni in laterizio autoportanti. Potr essere posto nell'intercapedine cos creata tra il tavellone ed il solaio, all'interno dei muretti, anche del materiale isolante termico.
In tal modo, o con il massetto in calcestruzzo leggero o con il sistema
muretti-tavelloni, si realizzato il supporto in pendenza atto a ricevere
l'impermeabilizzazione che era di solito costituita da pi strati di cartonfeltro bitumato e di asfalto oppure di emulsione bituminosa. La poco valida
tecnica di impermeabilizzazione con cartonfeltro e emulsione bituminosa
stata completamente abbandonata e sostituita con tecniche decisamente migliore.
Si usano, oggi, quasi esclusivamente, (fig. 15.6) guaine elastometriche
da 3 4 mm. armate con fibre di vetro o di poliestere che contrariamente
al cartonfeltro bitumato conservano immutate nel tempo la loro caratteristica di elasticit e di impermeabilit, oppure fogli di resine sintetiche (P.V.C.).
Preventivamente si livella e si liscia a frattazzo l'estradosso della struttura da impermeabilizzare. Su questo piano si posano le guaine elastomeriche
o di poliestere interponendo un qualsiasi materiale (cartonfeltro, tessuto non tessuto, carta craft) tra il manto impermeabile e la struttura per evitare
che il movimento di quest'ultima, per escursioni termiche, strappi il manto
impermeabile.
Le guaine o meglio "membrane" elastometriche o in P.V.C. si fanno risalire per circa 15 20 cent. lungo i muri che circondano il piano da impermeabilizzare, cos da formare un catino assolutamente impermeabile e duraturo nel tempo.
Le guaine elastomeriche vengono saldate tra loro a caldo mentre quelle
in P.V.C, con collanti fluidi dello stesso materiale P.V.C. cosi da costituire
un unico foglio impermeabilizzante senza soluzioni di continuit.
Per esser praticabile e comunque per proteggerla dagli effetti degradanti dei raggi solari una copertura di tale tipo abbisogna di una pavimentazione adeguata. Nelle zone ove il clima soggetto a notevoli alternanze di
temperatura durante le stagioni; e particolarmente in inverno, non sar mai
consigliabile porre in opera un normale pavimento in mattonelle, nel quale
il sottile giunto tra piastrella e piastrella pu costituire, con la penetrazio-
318
ne dell'acqua per capillarit, l'elemento disgregatore dell'intera pavimentazione. Sar pertanto pi adatto costituire una pavimentazione in calcestruzzo normale, con superficie lisciata oppure levigata, tagliata a quadroni di
circa 80x80 era di lato e con interposto materiale elastico tra giunto e giunto per impedire le infiltrazioni e per favorire la dilatazione del pavimento,
319
giada, il vapore condensa su dette superfici: il fenomeno facilmente rilevabile d'inverno nei punti pi freddi, sulle finestre ed in corrispondenza
dei ponti termici e di spigoli esposti a nord-est. Ci pu comportare formazione di antiestetiche muffe e talora alterazioni permanenti delle tinteggiature e degli intonaci; a ci va posto rimedio con un adeguato uso della coibentazione termica affinch appunto anche nelle condizioni climatiche pi gravose tali superfici non scendano sotto la temperatura di rugiada;
quando la temperatura di rugiada si raggiunge in una certa posizione all'interno dello spessore dei muri, il vapore che naturalmente passa da
temperatura superiore a temperatura inferiore, condensa all'interno della muratura; l'umidit che qui si forma, oltre a ridurre, come si dir pi avanti, il
potere isolante termico della parete, pu provocare deterioramenti irreversibili di certi materiali, soprattutto dei pannelli termoisolanti. Per evitare questo pericolo si provvede a creare una barriera al vapore, interponendo uno
strato impermeabile al vapore (ad esempio un foglio di alluminio) in posizione tale che prima di esso la temperatura rimanga al di sopra di quella di condensazione (rugiada).
Bibliografia
P. MARSH, La tenuta all'aria e all'acqua degli edifici, BE-MA Ed., Milano, 1979.
R. CADERGIUS, Isolamento e protezione dei fabbricati, Bologna, 1975.
CAPITOLO SEDICESIMO
PROBLEMI ACUSTICI
La rappresentazione di un'onda sonora una sinusoide ; tale figura rappresenta per visivamente un suono puro, cio quello emesso dai rebbi di
322
un diapason. Se invece si considerano dei suoni comuni, come quelli originati da strumenti musicali o dalla voce umana, non si avranno pi come rappresentazione grafica delle semplici sinusoidi, ma delle formazioni estremamente complesse. Infatti ogni suono composto formato da un suono puro fondamentale e da suoni puri di intensit molto minori, detti suoni armonici,
che vengono ad aggiungersi al primo e che caratterizzano qualitativamente
il suono.
La voce umana, ad esempio, molto ricca di armoniche; le frequenze
che caratterizzano le vocali vanno da 3.000 a 4.500 Hz, le consonanti invece possono arrivare a 10.000 Hz. Per quanto riguarda l'acustica tecnica
per necessario non solo considerare la frequenza dei suoni fondamentali,
ma anche le zone di frequenza che caratterizzano gli armonici. Generalmente si esegue un calcolo acustico o si osserva il potere di assorbimento di un
materiale alle seguenti frequenze principali: 128; 256; 512; 1024; 2048;
4096 Hz. L'orecchio umano sensibile ai suoni compresi tra i 20 e i 20.000
Hz.
Le unit di misura pi usate nell'acustica tecnica sono il decibel (dB)
e il phon. La prima un'unit fisica e rappresenta il minimo aumento di
sensazione che l'orecchio umano pu apprezzare, un rapporto tra due diverse intensit o pressioni ed esprime la misura di una amplificazione o di
una attenuazione rispetto ad una grandezza base conosciuta (zero dB). E'
possibile quindi costruire una scala delle pressioni sonore da 0 dB {soglia
di udibilit) a 130 dB {soglia del dolore); entro tali limiti il campo di udidibilit, come riportato nell'allegata tabella.
Il phon invece l'unit di eguale livello sonoro, o livello fisiologico;
cio un'unit di misura psicofisica con la quale, a differenza del decibel
che un'unit matematica, si riesce a tener conto dell'effetto simultaneo
e complesso della frequenza e dell'intensit sulla nostra sensibilit generale. Sono state stabilite sperimentalmente delle curve di uguale livello sonoro, dette isofoniche, che rappresentano in funzione della frequenza il livello di intensit fisica dei suoni che provocano una sensazione di uguale
intensit, Fig. 16.1. Dalla lettura delle curve si nota che il livello fisiologico espresso in phon uguale al livello fisico espresso in decibel solo per
la frequenza di 1000 Hz, cio per il suono di riferimento.
Una considerazione di rilevante importanza, particolarmente per lo
studio delle superfici investite dalle onde sonore, da fare a riguardo della
propagazione del suono, che nei fenomeni della riflessione segue le medesime ben note leggi delle onde luminose relative alla riflessione ottica.
Quando un'onda sonora nel suo moto di propagazione incontra un'ostacolo, ad esempio una parete, l'energia sonora incidente viene in parte
riflessa, in parte assorbita ed in parte trasmessa, Fig. 16.2.
L'assorbimento di energia sonora da parte della parete in esame dovuta a diversi fenomeni che trasformano il suono in altre forme di energia,
323
e dipende strettamente dalla natura stessa del materiale; se il materiale impiegato a struttura porosa e non omogenea (fibre di vetro, di legno, lana
minerale ecc.) l'assorbimento di energia sonora sar maggiore che per materiali compatti a superficie dura e liscia (marmo, vernici, pietra, ecc.).
324
Fig. 16.2 - Un'onda sonora che incontra una parete viene in parte riflessa, in parte assorbita e in parte
trasmessa.
Infatti nel primo caso l'onda sonora penetrando nelle cavit, mette in
vibrazione l'aria contenuta in esse, la quale trasforma l'energia sonora in calore mediante la resistenza per viscosit ed attrito offerta dal materiale, ed
accresce cosi il naturale processo di assorbimento, che viene ancora esaltato dalle vibrazioni forzate delle innumerevoli fibre che compongono il ma-
325
Materiali acustici
In relazione alle propriet acustiche sopraccennate, i materiali potranno quindi essere classificati come materiali riflettenti e come materiali assorbenti l'energia sonora incidente.
In linea generale i materiali riflettenti si presentano a superficie dura
ed a struttura compatta, come il ferro, l'alluminio, il marmo, il legno verniciato, i laminati plastici, ecc. mentre i materiali assorbenti si presentano a
superficie non compatta e a struttura porosa a cellule aperte, come la lana
di vetro o di roccia, i materiali costituiti da agglomerati di legno di polistirolo espanso, ecc..
E' possibile suddividere i materiali acustici nelle seguenti categorie
principali:
Pannelli prefabbricati. Possono essere in gesso, oppure in lamierino di
alluminio o in ferro zincato e verniciato, e presentano la superficie forata.
I pannelli di questo tipo hanno al di sotto della superficie forata dei materassini di fibre minerali (lana di vetro o di roccia), e i fori che presenta la
lamiera funzionano come dei piccoli risuonatori di Helmotz e possono es-
326
L'isolamento acustico
E' conveniente classificare i rumori a seconda del tipo particolare di
propagazione sonora, per essere in grado di poter studiare ed attuare il modo pi adatto per attuirne gli effetti. Potremo pertanto distinguere tra:
Rumori aerei, provocati da sorgenti sonore e trasmessi attraverso l'atmosfera. Essi arrecano disturbo negli ambienti dove sono emessi ed anche
in quelli limitrofi, propagandosi in questi ultimi per trasmessione attraverso
le pareti o attraverso le fessure, in base al principio di Huygens.
Rumori dovuti a vibrazioni, provocati da macchinari e si trasmettono
alle strutture eccitandone le frequenze proprie e trasmettendo le vibrazioni
all'interno delle strutture stesse. Rumori di questo tipo sono provocati nelle abitazioni da macchine in movimento, come pompe, motori delle apparecchiature di riscaldamento, ascensori, ecc..
Rumori dovuti a percussioni. Sono i pi comuni rumori della casa, dovuti in genere ad urti sul pavimento (calpestio, oggetti che cadono) o sulle
pareti.
Per limitare gli effetti dei rumori aerei bisogna provvedere ad isolare
327
in modo opportuno le pareti verticali interne, esterne, i serramenti e l'intradosso dei solai.
Per eliminare i rumori dovuti a vibrazioni bisogna creare per gli impianti che li provocano, dei basamenti o dei giunti isolanti (detti appunto antivibranti), cio dei veri e propri cuscinetti entro i quali le vibrazioni si smorzino .
Vi sono due leggi fondamentali che regolano l'isolamento acustico ; la
prima la seguente :
Per impedire la trasmissione del suono in un corpo occorrono dei
materiali isolanti la cui resistivit sia il pi possibile diversa da quella del corpo stesso.
La resistivit acustica data dal prodotto della densit del corpo per la
velocit di propagazione del suono in esso; una grandezza caratteristica
di un materiale in determinate condizioni fisiche, e dipende oltre che dalla
natura del materiale stesso, anche dai trattamenti subiti. Questo spiega che,
quando si vuol realizzare l'isolamento da un suono che si propaga nell'aria,
la quale ha bassa resistivit acustica, occorrono materiali pesanti ad alta resistivit e viceversa; da ci in conseguenza la necessit di forti spessori murari per impedire che il suono che si propaga nell'aria si trasmetta nell'interno degli ambienti, come l'utilit di diaframmare con camere d'aria le
strutture murarie. L'esperienza ha dimostrato per, che raddoppiando lo
spessore, e quindi il peso di una parete di materiale rigido ed omogeneo,
non si aumenta che di soli 5 dB il suo potere di attenuazione acustica.
Cos, se si considera ad esempio, una parete di mattoni pieni dello
spessore complessivo di 25 cm, che attenua 48 dB e pesa 420 kg/m 2 , e si
pensasse di raddoppiarne lo spessore, si otterrebbe solo un'attenuazione di
circa 53 dB con un peso proprio di oltre 800 kg/m 2 . Il diagramma riportato in Fig. 16.3 rappresenta l'isolamento globale di una parete di peso dato,
Fig. 16.3 - Isolamento della parete piena in funzione della massa, per frequenze comprese tra i 125 e
2048 Hz.
328
Fig. 16.4 - Esempi di pareti multiple esterne e divisorie per l'isolamento dai rumori aerei.
329
330
r ad intonacare con un particolare tipo di malta una faccia della parete, lasciando sull'altra, ad esempio, il laterizio a vista.
Per sfruttare per, come gi accennato, l'assorbimento di energia sonora per migliorare l'isolamento acustico, si pu riempire completamente con
materiale poroso e fono assorbente lo strato d'aria dell'intercapedine, oppure disporre nastri di tale materiale lungo i bordi o riempire parzialmente
la camera d'aria con elementi di detto materiale.
Per quanto riguarda le pareti esterne, perimetrali dell'edificio, che costituiscono l'unico schermo dai rumori provenienti dalla strada, sar opportuno adottare una soluzione del tipo precedentemente indicato, con doppia parete racchiudente un'intercapedine continua interna. Per ottenere
un soddisfacente risultato nel valore di attenuazione bisogner osservare:
che ciascuno dei due elementi costituenti la parete sia quanto pi
pesante possibile; ad esempio la parete verso l'esterno in mattoni pieni, e
quella verso l'interno in forati o mattoni in foglio, per opporre una determinata massa al primo frangersi delle onde sonore;
che ogni elemento sia da considerare completamente isolato,
cio costruito senza collegamenti rigidi con l'elemento opposto; infatti l'effetto dell'intercapedine pu venire pregiudicato od anche completamente
annullato, quando i singoli elementi della parete siano uniti rigidamente tra
loro, ad esempio con mattoni, ponti di malta, tubi passanti, ecc.;
che gli strati di malta siano continui e non lascino alcuna fessura
poich, per il noto principio, verrebbe in pratica annullata ogni opera di isolamento;
che nell'intercapedine di almeno 5 cm, sia applicato del materiale
poroso e fonoassorbente, se non dello spessore della camera d'aria, almeno
dello spessore di cm 2, e ci per aumentare con l'assorbimento di energia
sonora, il valore dell'isolamento.
In questo tipo di pareti estrema cura ed accorgimenti dovranno essere
posti nella costruzione e nella scelta delle finestre, per non annullare i vantaggi ottenuti con l'adozione della parete multipla.
Per quanto riguarda le pareti interne, interesse particolare rivestono
quelle di suddivisione degli appartamenti, o di delimitazione di determinati ambienti, quali camere da letto, servizi, cucine, sale. Anche in questo caso, vale ovviamente quanto suesposto a proposito delle pareti esterne poich non potendone aumentare il peso, converr adottare pareti multiple,
con doppia parete ed intercapedine.
I singoli elementi potranno essere in laterizio forato, anche se consigliabile che una delle due faccie venga eseguita con mattoni pieni disposti
in foglio; nell'intercapedine bene sia posto uno strato di materiale poroso
dello spessore non inferiore a cm 2; valgono comunque le medesime osservazioni riportate a proposito delle pareti esterne.
E' da far notare che una parete cos descritta viene per ad occupare
uno spessore totale di oltre 20 cm, e sovente nelle nostre abitazioni, ove
331
332
333
te pu essere costituito da pannelli bachelizzati in fibra di vetro, dello spessore di cm 1 e del peso specifico di 60 kg/m 3 , oppure in pannelli di fibra
lunga di vetro del medesimo spessore e del peso specifico di 150 kg/m 3 . Sopra detto strato, sar posto un foglio di carta catramata che servir da fondo al sovrastante massetto in calcestruzzo, e impedir al getto fluido di impregnare il materiale isolante creando dei collegamenti rigidi tra le fibre e
annullandone la porosit. Il massetto in calcestruzzo, di solito dosato a
250 kg di cemento e con inerti piuttosto fini, avr lo spessore medio di
cm 4, sar posto in opera generalmente senza armatura, e costituir il sottofondo vero e proprio del pavimento; lungo tutte le pareti sia il massetto
che il pavimento non andranno incastrati in esse, in quanto dovranno essere come galleggianti sullo strato isolante.
Qualora anche i soffitti degli ambienti siano del tipo sospeso, come in
precedenza descritto, si verr a realizzare una struttura a scatola che permette, come gi accennato, di rendere completamente indipendenti gli ambienti di abitazione delle strutture portanti dell'edificio, lungo le quali si
propaga il suono generato da urti o vibrazioni delle stesse. Tale soluzione
risulta quanto mai complessa e costosa anche per la necessit di chiudere
ermeticamente la scatola, con doppi e particolari serramenti, ma si presenta oggi come delle poche possibilit che offre la tecnica, per poter ottenere
dei risultati concreti nel campo dell'isolamento acustico degli edifici utili.
L'isolamento acustico di un ambiente per realizzato soltanto quando dalle aperture praticate sulle pareti, cio dalle porte e dalle finestre, non
si propaghi il suono attraverso l'aria.
Nei problemi di isolamento tra ambiente e ambiente, ma particolarmente tra interno ed esterno, grande importanza ha la perfetta tenuta dei
serramenti; infatti fessure di pochi millimetri nei telai delle finestre possono completamente compromettere il risultato dell'isolamento. Tale difetto
spesso la causa per cui si ottengono valori di isolamento effettivo pari
10 20 dB, in luogo dei 25
35 dB che, in teoria, lascierebbe prevedere
la scelta del materiale utilizzato. A questo proposito da notare, che i serramenti metallici presentano caratteristiche di ermeticit di chiusura inferiore ai serramenti in legno perfettamente eseguiti; per questi ultimi notevolmente risentono delle variazioni di umidit e temperatura.
Sono comunque da ricercare dei profili e dei nodi tali, con scanalature,
con doppia o tripla battuta, s da poter realizzare degli incastri quasi perfetti tra battenti e telaio, evitando il minimo gioco tra di essi. Sono sovente anche usate a tale scopo delle speciali guarnizioni a tenuta pneumatica,
che non dovranno essere ovviamente di materiale troppo rigido, come il
feltro, ad esempio, che farebbe contatto solo su di una parte del profilo,
ma di materiale cedevole, come quelle di gomma soffice e cava che, adattandosi a tutto il contorno del serramento, provvederanno ad una chiusura
praticamente ermetica.
Si pu far uso, per aumentare il valore dell'isolamento, della finestra
334
335
appositi basamenti galleggianti, costituiti di solito da una massa di calcestruzzo a cui rigidamente fissata la macchina, poggiante su uno strato cedevole e smorzante, che ne ripartisce il carico sul terreno. Come materiale
sovente usato il piombo ma, per ogni tipo di apparecchio, e caso per caso, sar bene calcolare opportunamente il tipo e lo spessore dello strato cedevole da impiegare.
In caso di ventilatori per fumo, o pompe di circolazione, si dovranno
ovviamente impiegare apparecchiature del tipo pi silenzioso, a basso numero di giri, ed interrompere l'attacco rigido delle tubazioni, a mezzo di
un manicotto smorzante di lamierino e gomma. Per i disturbi provocati
dai bruciatori dell'impianto di riscaldamento, oltre al gi previsto supporto
isolato, si dovr trattare acusticamente il focolare della caldaia, a mezzo di
piastrelle perforate di refrattario che, funzionando da risuonatori, possono
ridurre e smorzare il rumore prodotto nell'emissione della fiamma. In ogni
caso sempre opportuno collegare con manicotti smorzanti l'attacco della caldaia con la tubazione.
Anche le tubazioni, oltre a propagare il rumore prodotto dalle pompe
o dall'impianto di combustione e di sollevamento possono essere fonte di
disturbo a causa del passaggio di fluido attraverso di esse; una adeguata rete di ventilazione o di espansione pu agevolare l'isolamento, avendo per
cura di calcolare una bassa velocit di propagazione del fluido nei tubi, di
progettare curve ad ampio raggio, e di raccordare tutte le variazioni di sezione.
Anche la GESCAL (Gestione Case per Lavoratori) ha emanato delle norme tecniche di esecuzione e progettazione, colmando per quanto riguarda le abitazioni popolari, una lacuna dell'attuale legislazione italiana
relativamente all'isolamento delle costruzioni. L'art. 76 di dette norme prevede per le pareti esterne un isolamento medio non inferiore a 45 dB per
frequenze comprese tra 100 e 3000 Hz ed analogo valore per le pareti divisorie interne. Per i solai le norme si limitano a prescrivere un livello massimo di trasmissione dei rumori di calpestio non superiore a 70 dB.
Analoga materia trattata in una circolare del 1966 del Ministero dei
LL.PP. relativa ai "criteri di valutazione e collaudo dei requisiti acustici
nelle costruzioni edilizia".
La correzione acustica
Un secondo ordine di problemi acustici in architettura costituito dal
miglioramento della qualit dei suoni all'interno dello stesso vano in cui essi
sono stati generati; la corretta soluzione di tale tipo di problemi particolarmente importante per teatri, cinematografi, auditorium, sale da concerto
e da registrazione, aule per lezioni e conferenze, chiese.
I termini della questione sono i seguenti: il suono prodotto da una sor-
336
con
ove
=
=
337
La classica "correzione acustica" va quindi eseguita portando il tempo
di riverberazione o coda sonora prossimo ai valori ottimali, operando sulle
superfici, in particolare dei soffitti e delle pareti, con l'adozione di materiali
di adatto coefficiente di assorbimento (vedi ad esempio la tabella in fig. 16.7).
Marmo
0.015
Schermo cinema
0,120
Lamiera gracata
Cemento lisciato
0.018
0,020
Stoffe su muro
Moquette s. medio
0,150
0,180
0,025
Tendaggi pesanti
0,200
0.020
Eracustic 2,5
0,640
Feltro minerale
0,580
Gesso forellato
0,420
Persone, cad.
Doghe forate
0.400
0,600
0.080
0.750
Oggi il problema, di fronte all'adozione generalizzata di sistemi di amplificazione sonora, sostanzialmente di correzione acustica degli ambienti mediante l'uso di materiali fortemente fonoassorbenti; in passato peraltro
aveva grande importanza anche la possibilit di ampliare e dirigere correttamente i suoni, come possiamo ancor oggi riscontrare in tanti antichi teatri,
soprattutto all'aperto, ed in talune chiese e sale da concerto.
Bibliografia
KNUDSEN & HARRIS, Acoustical Designing in Archiecture, New York, 1955.
BURRIS-MEYER & COODFRlED,Acousticsfor the Archi tee t, New York, 1957.
L. VILLARD, Acoustique applique, Parigi, 1961.
L. BERANEK,Musik, Acoustics & Architecture, New York, 1962.
E. BANDELLONI, Elementi di acustica architettonica, Padova, 1964.
R. CADERGIUS, Isolamento e protezione dei fabbricati, Bologna, 1975.
R. LAMORAL, Acoustique et architecture, Parigi, 1975.
C. ROUGERON, L'isolation acoustique et termique dans le batiment, Parigi, 1975.
A. GIULIANI, A. COCCHI, Elementi di acustica tecnica, Bologna, 1973.
M.D. EGAN, Concepts in Architectural Acoustics, New York, 1972.
G. TREVISAN, L'acustica degli ambienti, Ingegneri e costruttori n. 6, Vicenza 1983.
CAPITOLO DICIASETTESIMO
PROBLEMI TERMICI
Richiami di trasmissione del calore
Come viene ampiamente trattato nei corsi di fisica tecnica, il calore
si propaga fra corpi diversi o nei corpi dalla zone a temperatura superiore
alle zone di temperatura inferiore sostanzialmente per:
conduzione, cio senza trasporto di massa;
convezione, cio con movimento delle molecole che formano il
corpo; si pu avere questo tipo di propagazione solo nei liquidi e nei gas;
irraggiamento, cio quando i corpi emettono energia raggiante o
ne ricevono da quelli circostanti; l'energia si pu propagare anche in assenza di materia.
Le grandezze in gioco sono le seguenti:
conducibilit termica (X) di un materiale omogeneo la quantit
di calore passante attraverso un corpo di superficie e spessore unitari nella
unit di tempo e con un salto termico di 1C: si misura in Kcal/hC-m2-m;
conduttanza termica
, per un dato materiale di conducibilit X, la quantit di calore trasmesso in un'ora attraverso 1 m2 di superficie con salto termico 1C tra le facce opposte di una parete di spessore s;
trasmittanza o coefficiente di trasmissione termica globale (k) esprime la quantit di calore che si propaga in un'ora attraverso 1 m2 di parete di spessore s con una differenza di temperatura 1C.
Si consideri infatti una parete piana ed omogena, che separi due ambienti rispettivamente a temperatura f, e te con r,- > te.
La trasmissione di calore avviene in tre fasi:
dall'ambiente a temperatura /, alla faccia interna della parete, tramite moti convettivi e per irraggiamento;
dalla faccia interna della parete alla seconda faccia interna (cio
attraverso la parete) tramite conduzione;
dalla seconda faccia alla temperatura te tramite convezione e irraggiamento.
La quantit di calore che passa dall'ambiente a temperatura maggiore
all'ambiente a temperatura minore, si pu esprimere tramite la formula:
340
dove:
ed
5
S
h
Il termine
esprime l'inverso della trasmittanza H o il
coefficiente di trasmissione termica globale K cio la quantit di calore trasmesso in un'ora attraverso 1 m2 di superficie per la differenza di 1 C di temperatura tra i due ambienti. Quindi
Essa rappresenta la resistenza per unit di superficie che la parete oppone al flusso termico; direttamente proporzionale allo spessore della parete ed inversamente proporzionale alla conducibilit termica dei materiali. Cio aumentando lo spessore della parete o usando materiali a bassa
conducibilit termica (isolanti si definiscono convenzionalmente isolanti
termici quei materiali la cui conducibilit termica < 0,1) oppure limitando l'area interessata al flusso termico
e si esprime in m2 hC/kcal.
Se la parete composta da pi strati, in serie, diversi fra loro, K si determina:
341
dove:
m, = masse ;
Gi = calori specifici.
(vedi tabella 1 e 2) .
Normativa italiana
La legge 30/4/1976 n. 373 stabilisce i limiti zona per zona della potenza termica massima di un impianto di riscaldamento, valutata tramite la relazione
dove:
Cg =
342
343
scostarsi di pi di 3C dalla temperatura dell'ambiente altrimenti ci si sente
fisiologicamente a disagio, inoltre se ci fosse un forte sbalzo avverrebbe il
fenomeno di condensazione in superficie dell'umidit presente nell'aria.
La temperatura della faccia interna della parete tanto pi vicina a
quella dell'ambiente quanto minore la trasmissione termica attraverso la
parete. Un ambiente pi confortevole quanto maggiore la capacit termica della parete.
Per contenere le dispersioni termiche si deve tener conto delle propriet isolanti delle murature, delle malte e degli intonaci e dello spessore e peso
della muratura e dei materiali isolanti nelle intercapedini.
La conduttivit termica delle malte e degli intonaci si pu contenere
adottando additivi isolanti.
Un altro sistema per migliorare il comportamento termico quello di
aumentare lo spessore delle murature in quanto il tempo impiegato per la
propagazione del calore all'interno della muratura aumenta con lo spessore e diminuisce la diffusione termica. Da qui si pu dedurre il concetto di
inerzia termica: essa misura l'attitudine di un materiale ad accumulare calore e rimetterlo successivamente verso gli ambienti a diretto contatto con
esso.
La trasmittanza termica pu essere anche contenuta con strutture
murarie a intercapedine, con murature con strato isolante all'esterno (isolamento a cappotto) o con strato isolante all'interno.
Le murature a intercapedine stagna cio non ventilata aumentano le
caratteristiche di isolamento: l'intercapedine pu essere libera e di dimensioni di circa 2 5 cm oppure riempita di materiale isolante come pannelli
di polistirolo espanso, di lana di roccia, di fibre di vetro, argilla espansa
ecc.. Se l'intercapedine occupata parzialmente dai pannelli isolanti si avr
un maggior contributo all'isolamento dato dalla camera d'aria. E' necessario che i pannelli contengano una barriera al vapore verso l'interno dell'edificio per evitare condensazioni pericolose ma la controindicazione data
dalla non traspirabilit del muro. Oggi si usano le "barriere di freno al vapore" che permettono la traspirazione parziale della muratura. E' necessario inoltre stendere un rinzaffo di intonaco sulla faccia interna del paramento esterno per evitare infiltrazioni d'acqua (Fig. 17.1, 17.2, 17.3).
Le murature con lo strato isolante all'esterno cio con l'isolamento
a cappotto hanno il vantaggio di eliminare i ponti termici; in questo caso
si ha un maggiore tempo di messa a regime dell'impianto di riscaldamento
e un pi lento raffreddamento degli ambienti dopo lo spegnimento. E' quindi consigliabile per edifici residenziali stabili con impianti a funzionamento intermittente (Fig. 17.4).
Quelle con lo strato isolante posto all'interno sono di facile ed economica realizzazione; la messa a regime ma anche il raffreddamento sono
pi rapidi per cui sono consigliabili per residenze temporanee (case da
week-end) o uffici (Fig. 17.5).
344
345
Fig. 17.4
346
347
I ponti termici si hanno in quelle zone dove c' concentrazione di passaggi di calore, cio con maggiore trasmittanza, come:
nei cordoli in calcestruzzo;
negli architravi di porte e finestre;
nei muri di sottofinestre ;
negli angoli di muri perimetrali;
nelle nervature verticali.
E' necessario dunque contenere il passaggio di calore e il formarsi di
condensazioni di umidit. Nei cordoli si cerca di coprirli esternamente con
intonaci isolanti oppure con tavelle isolanti (Fig. 17.6 e 17.7).
La legge 30/4/1976 n. 373, tiene conto in sostanza solo della trasmittanza, in quanto Cd e t sono fissati a priori; ne consegue che questa normativa soddisfatta - a parit di K -indipendentemente dal materiale costruttivo o isolante impiegato.
Fig. 17.7
348
Questa impostazione deriva da una semplificazione iniziale: cio dal
considerare il regime termico come permanente, cosa astratta in quanto si
trascura l'andamento reale delle temperature esterne ed interne e di conseguenza il comportamento delle componenti dell'edificio. Infatti la temperatura esterna varia durante le ore del giorno, con un andamento che si
pu definire sinusoidale. Si ha di conseguenza la cosiddetta "onda termica"
sulla quale il tipo di parete, al passare di essa dall'esterno all'interno, produce uno smorzamento sensibile dell'ampiezza e uno sfasamento nel tempo.
Questo regime reale si definisce "regime variabile": in esso entra in gioco al
fine dello smorzamento dell'onda, e del suo sfasamento, la capacit di accumulo termico o "capacit termica''' degli elementi costruttivi. Essa proporzionale alla conducibilit termica del materiale, al suo peso volumetrico e
al calore specifico dello stesso. Ad es.: la capacit termica di 1 m3 d'acqua
dato da
dove:
m
Cp
=
=
=
Dalla capacit termica si pu dedurre la "inerzia termica" che il prodotto della capacit termica per la resistenza termica del materiale.
Una corretta impostazione della progettazione degli elementi costruttivi, deve quindi tener conto anche dei fattori summenzionati, in quanto
appaiono chiari alcuni effetti sia per la riduzione dei consumi di energia
sia per un miglior benessere termo-igrometrico ambientale.
349
2) tecniche d architettura "bioclimatica", tendenti oltrech a ridurre
le dispersioni termiche, a utilizzare e soprattutto a "conservare" l'energia
solare captata dagli edifici.
Il primo settore detto anche dei "sistemi attivi", rientra nel campo della impiantistica, anche se l'integrazione nell'edificio dei collettori o captatori solari pu costituire un problema architettonico. Il secondo comprende
tutti questi sistemi che sono detti "passivi".
I sistemi vengono infatti definiti passivi quando l'energia termica passa attraverso l'edificio (dalla captazione all'accumulo e alla distribuzione)
con flusso termico naturale, cio senza forza motrice dall'esterno pompe,
ecc..
L'involucro edilizio deve raccogliere e conservare le radiazioni solari
a mezzo degli elementi strutturali ed architettonici.
Questi sistemi necessitano quindi di un controllo del flusso termico in
modo da bloccare il flusso entrante nell'edificio o uscente dall'involuco (isolamento o schermatura) e di modificare le aperture e le chiusure nei momenti in cui agisce il flusso termico (reciproca apertura o chiusura degli spazi).
Gli elementi architettonici che caratterizzano i sistemi passivi sono le
vetrate, le murature massicce, le pareti isolanti, le schermature mobili o fisse, i piani riflettenti.
Le tipologie delle case solari "passive" dipendono dalla forma di captazione dell'energia solare.
L'energia solare viene utilizzata con tre metodi: diretto, indiretto e
separato (Fig. 17.8).
Captazione diretta (dal sole-all'ambiente-alla massa di accumulo).
I raggi solari passano attraverso l'ambiente prima di essere accumulati
in un impianto termico per un riscaldamento differito.
In questo modo l'ambiente riscaldato direttamente dal sole, le radiazioni raggiungono la massa accumulatrice, successivamente il calore viene
distribuito dalla massa termica e circola negli ambienti per convezione.
Gli edifici che impiegano questa captazione dei raggi solari devono avere:
una ampia e doppia superficie vetrata esposta a sud a diretto contatto con l'ambiente abitato;
il pavimento e le pareti che fungono da elemento di accumulo e
quindi devono essere di dimensioni notevoli e dotati di grande capacit
termica;
un sistema per isolare l'energia dalle variabilit climatiche esterne
(riflettori, sistemi di oscuramento e chiusure) (Fig. 17.9).
Captazione indiretta (dal sole-all'elemento di accumulo-all'ambiente).
Nel metodo indiretto la struttura dell'edificio raccoglie e accumula l'energia solare e quindi trasferisce calore all'interno.
I tipi principali di captazione indiretta sono: il muro di "Trombe" o
"parete solare", il "muro d'acqua" o "water wall" o "parete Baer" e il
"roof pond" o "solard pond" o lo "stagno sul tetto" (Fig. 17.10).
350
351
352
termico degli ambienti avviene separatamente sia dalla superficie di captazione che dall'accumulo.
La superficie di captazione deve essere ampia e vetrata, orientata verso Sud; essa collegata termicamente alla massa accumulatrice (che pu.
essere un basamento di pietra, un muro massiccio, una vasca d'acqua, dei
contenitori d'acqua) in quanto nei giorni nuvolosi viene sfruttata l'energia
immagazzinata e successivamente viene distribuita.
353
354
La captazione separata avviene tramite due sistemi "a serra" o "a termosifone".
La "serra" formata da una parete trasparente, uno spazio vuoto che
funziona da cuscinetto e una superficie assorbente. I raggi solari che attraversano la vetrata vengono assorbiti dalla parete assorbente, la quale emette
a sua volta radiazioni di lunghezza d'onda diversa, verso la superficie vetrata: essa, in questo caso, funziona come un corpo opaco, di modo che le
radiazioni non vengono pi trasmesse all'esterno, e quindi nella zona tra il
vetro e la parete assorbente si crea una temperatura pi elevata di quella
esterna. Questo il cosiddetto "effetto serra".
L'energia termica captata dalla serra viene trasmessa all'edificio con:
trasmissione diretta della radiazione solare;
scambio d'aria diretto;
conduzione attraverso le murature.
Nel primo caso il muro tra la serra e l'edificio deve avere delle aperture, in quanto parte del calore penetra direttamente dalla serra all'edificio
soprattutto d'inverno.
Nel secondo caso il calore viene trasmesso all'edificio per convezione
naturale quando tra la serra e l'edificio non c' un muro ma teloni o a mezzo di ventilatori.
Nel terzo caso il calore viene assorbito dalla superficie rivolta verso la
serra e per conduzione naturale passa all'interno dell'edificio riscaldandolo.
Gli elementi fondamentali sono la serra, un muro ad elevata inerzia termica e l'ambiente (Fig. 17.14).
355
Il sistema a termosifone sfrutta l'effetto che si produce tra una piastra
nera, assorbitrice, distinta dall'edificio ed esposta al sole e l'ambiente da
riscaldare (Fig. 17.15).
Bibliografia
CENTRO STUDI LATERLITE, Dimensionamento termico e igrometrico delle pareti,
1977.
S. LOS, Energia solare, architettura, sistemi passivi, L'Ingegnere libero professionista,
n. 7,Milano, 1978.
RDB, La trasmittanza termica nelle murature, nei solai e nelle coperture in laterizio, Piacenza, 1978.
ANCE, L'energia solare nell'edilizia, Roma, 1981.
IRFEA, Quaderni dell'IRFEA, Rimini, 1981.
C. FALASCA, Dal clima alla tipologia edilizia, Firenze, 1985.
CAPITOLO DICIOTTESIMO
LE SCALE
Le scale sono vie di comunicazione verticali, assimilabili a vere e proprie vie di scorrimento che servono al collegamento di ambienti posti a livelli
o piani diversi.
Le scale vanno dimensionate in relazione al dislivello da superare ed alla funzione a cui la scala destinata.
Alcuni tipi particolari di scale, come le scale mobili e gli ascensori, richiedono speciali volumi tecnici superiormente ed inferiormente al vano
scala, per la sistemazione dei meccanismi di manovra. Lungo la scala deve
fluire nel modo pi uniforme possibile il traffico verticale dell'edificio. Si
pu assimilare la scala ad un condotto, e quindi, in analogia con quanto avviene in idraulica, si dovranno sempre evitare in esso sporgenze o restringimenti di sezione, operando semmai degli allargamenti, in particolare agli
angoli di tale condotto non rettilineo, intendendosi per angoli (normalmente a 180) i pianerottoli di sosta e di arrivo, ove in particolare vi rallentamento di flusso.
La larghezza del pianerottolo di una scala non dovr quindi mai essere
inferiore alla larghezza della scala stessa (Fig. 18.1), anzi dovr essere aumentata di un certo coefficiente che dovr tener conto sia del traffico che
la scala deve sopportare, sia del fatto che sul pianerottolo possono aprirsi
358
porte di accesso ai locali diversi. Dal traffico piuttosto limitato che si pu
avere in una scala di un fabbricato unifamiliare, si passa ad un flusso massimo di circa 50 persone per un condominio di 10 appartamenti, ed ad un
traffico ancora superiore in caso di edifici pubblici: parimenti quindi dovr
esser aumentata la larghezza dei pianerottoli.
Fig. 18.2 - Inclinazioni usuali per giadonate, scale normali, pei locali macchine, a pioli.
da 0 a 15 i collegamenti prendono il nome di "rampe", particolari collegamenti a piano inclinato, privi di gradini, usati soprattutto per esterni (giardini, strade ripide, sistemazioni urbanistiche), per interni di edifici particolari (ville, asili-nido, accessi ai garages situati ai piani interrati),
e cosi via;
da 15 a 20 i collegamenti prendono il nome di "gradonate" (Fig.
18.3) scale a gradini molto allungati, usati per accessi esterni o interni di edifici particolari (asili-nido, scuole elementari, ospedali);
da 20 a 45 sono compresi tutti i tipi di scala usati negli edifici
di civile abitazione, pubblici o di commercio, come vedremo pi avanti;
da 45 a 75 si hanno le scale di servizio, tipo quelle usate a bordo
359
delle navi, per servizi di manutenzione in edifici industriali, per accesso a locali macchine ;
da 75 a 90 sono infine comprese le scale a pioli o alla marinara,
quelle di accesso ai locali ascensori, ai serbatoi, ecc..
360
Fig. 18.4a
Fig. 18.6
361
il particolare tipo di struttura portante, che non permetteva assolutamente
(nelle volte) o relativamente (nei muri portanti laterali e di spina) l'apertura
di fori di illuminazione.
L'avvento del cemento armato ha eliminato tale ultimo inconvenoente
consentendo innanzi tutto l'eliminazione del muro di spina, e quindi la
sostituzione della muratura portante perimetrale con una struttura a telaio
e trave rampante, di cui si accenner in appresso.
"scale a tenaglia": (Fig. 18.7) in questo tipo di scala si succedono
alternativamente una rampa centrale (normalmente larga) e due rampe laterali, pi strette.
362
Fig. 18.10 - Scala a chiocciola con gradini in massello di marmo a sbalzo della muratura perimetrale.
363
uno spazio vuoto al centro, pi o meno ampio a seconda dell'area destinata
al vano scala e a seconda dell'assetto in pianta assunto dalla scala stessa.
Norme di progettazione
In un edificio ammessa una sola scala quando la superficie coperta da
servire inferiore o uguale a m2 400, ed una scala aggiuntiva ogni m2 350 o
frazione.
Per un edificio superiore ai 24 m di altezza, se destinato ad abitazione,
o anche in altezza inferiore, se avente particolare destinazione (alberghi,
scuole, ospedali, grandi magazzini ecc.) prescritta una scala "a tenuta di
fumo" (Fig. 18.11), in cui la gabbia della scala e degli ascensori ed i rispettivi accessi e disimpegni non devono avere alcuna comunicazione con i vani
abitati.
La scala a tenuta di fumo deve esser ideata e attuata in modo che se
una unit immobiliare abbia preso fuoco e dal suo portoncino d'ingresso
fuoriesce del fumo, questo non debba invadere e permanere nella scala rendendo pi difficoltosi o impossibili i soccorsi.
Si ricordi che il vano scala, per quanto riguarda il fumo, si comporta
come una canna fumaria che convoglia il fumo verso l'alto, ma che difficilmente lo elimina perch il vano scala non ha sfoghi sufficienti.
E', pertanto, necessario che l'eventuale fumo che fuoriesce dalla porta
di ingresso di una unit immobiliare non sia convogliata nel vano scale ma
in altro vano che, in diretta comunicazione con l'esterno, ne consenta una
rapida fuoriuscita ed eviti il ristagno del fumo nel vano delle scale.
Se la scala posta in corrispondenza di una parete perimetrale dell'edificio non si potr accedere alle singole unit immobiliari direttamente dal
pianerottolo, ma da un localino (con porta a tenuta di fuoco) che sia ampiamente aperto verso l'esterno (Fig. 18.11).
In questo modo se l'unit immobiliare prende fuoco ed espelle fumo
dal portoncino d'ingresso, il fumo non potr invadere le scale, ma uscir verso l'esterno dal detto localino dotato di ampio foro verso l'esterno e privo
di qualsiasi tipo di chiusura. Se la scala fosse ubicata in centro all'edificio il
detto localino fra pianerottolo e portoncino d'ingresso dovr esser posto in
diretta comunicazione di un cavedio (pozzo di luce e d'aria) che convoglia
il fumo al di sopra del tetto ed impedisce al fumo di invadere le scale grazie
al verso di apertura di porte incombustibili come indicato in Fig. 18.11.
Altri sistemi, tutti finalizzati ad impedire che il fumo invada le scale,
possono esser attuati in relazione alla ubicazione e conformazione del vano
scale.
La larghezza della scala per edifici unifamiliari di abitazione deve essere
almeno di m 1,00 (Fig. 18.12), aumentando tale valore a seconda della destinazione dell'edificio.
364
Una rampa di scala dovr inoltre avere tutti i gradini uguali: si preferisce
eventualmente diminuire l'alzata negli ultimi piani di edifici multipiano, al
fine di non affaticare l'utente. Per quanto riguarda l'altezza minima da osservare tra rampe e rampe immediatamente sovrapposte, bisogner fare attenzione a permettere un passaggio fluido e senza ostacoli, assumendo quindi
365
come minimo una dimensione di m 2,10 2,20 (Fig. 18.13).
Sar inoltre opportuno contenere la lunghezza delle rampe in un numero limitato di gradini: le norme di sicurezza per gli edifici per spettacoli
prescrivono a questo riguardo fino ad un massimo di 13 gradini per ogni
rampa.
366
permettere l'appoggio a chi sale; nel caso in cui la larghezza superi i 2 metri,
si potranno inserire longitudinalmente degli appoggi intervallati, fungenti
anche da corrimano.
Il corrimano, che ha lo scopo di impedire la caduta nel vano scala, va
progettato in funzione del numero e categorie degli utenti della scala; la sua
altezza media non deve essere mai inferiore ai 90 cm utili.
Dimensionamento
Gli elementi costitutivi della scala sono i gradini: ogni gradino forma
to da una parte orizzontale, detta "pedata", e da una parte verticale, detta
"alzata" (Fig. 18.14).
Fig. 18.14
Questi due elementi sono legati tra loro da formule empiriche, basate
sulla lunghezza del passo medio dell'uomo in salita (Fig. 18.13), tenendo presente che, aumentando la pendenza, il passo dell'uomo si accorcia per equilibrio dinamico.
Le formule pi comunemente usate per il dimensionamento dei gradini sono
2 a + p = 63 cm
a + p = 46 cm
Si potr quindi variare a piacere uno solo di questi due elementi dato
che, aumentandone uno, diminuisce ovviamente l'altro; e di ci si dovr
367
tener conto al fine di non progettare scale scomode, disagevoli e pericolose.
Si prima accennato alla categoria degli utenti, e cio alla destinazione della scala; con tale criterio si potr creare un'ulteriore suddivisione nella gamma delle scale vere e proprie ; avremo cos:
"scale leggere", con una alzata di 14 15 cm che sono particolarmente usate per asili, scuole, ospedali;
"scale normali", con una alzata di 16 17 cm che sono le pi comuni nell'edilizia civile;
"scale pesanti", con alzata da 19 22 cm, usate come scale di servizio, accessi agli scantinati, ecc..
Le scale destinate agli edifici di abitazione si possono inoltre suddividere in:
"scale esterne", in cui si adotteranno alzate pi basse (mediamente
intorno ai 15 cm) e gradini lavorati in modo particolare sulla pedata (bugnatura, bocciardatura, zigrinatura, inserimento di fascie antisdrucciolevoli)
per impedire lo scivolo per l'azione della pioggia, neve e ghiaccio;
"scale interne", in cui non sono necessari gli accorgimenti suddetti;
le alzate varieranno quindi normalmente dai 16 ai 17 cm, arrivando anche ai
20 cm per le scale di servizio nelle quali peraltro la pedata sar tenuta almeno di 26 cm.
Nella realizzazione di una scala,
bisogner cercare di evitare il pi possibile gli scalini "a zampa d'oca" (Fig.
18.15), sempre molto pericolosi per la
riduzione della pedata e la conseguente facilit di cadute.
Bisogner inoltre curare particolarmente l'inserimento nel gruppo scala del vano dell'ascensore, la cui dimensione varia a seconda della portata, o
dal numero di persone trasportate dall'ascensore stesso: da un minimo di
m 1,30x 1,50 per 4 persone, ad un massimo di m 2,10x2,10 per 13 persone,
Fig. 18.15
a m 2,10x2,80 per un montalettighe).
Attualmente, contro la vecchia soluzione del vano scala quadrato con tre
rampe di scala e gli ascensori inseriti al centro, si preferisce adottare una scala a due rampe e collocare l'ascensore in sede propria immediatamente a lato
della scala, con accesso diretto ai pianerottoli (Fig. 18.11).
Struttura
La soluzione strutturale di una scala pu avere diverse soluzioni. Si tralascia la descrizione delle scale in legno o in ferro oggi pochissimo usate nel-
368
l'edilizia comune; si richiameranno le scale in calcestruzzo armato facendo
qualche cenno alle scale in massello di pietra o marmo.
Le scale siano esse formate da gradini isolati o da solette generalmente sono contornate da strutture portanti che perimetrano il vano delle scale ed alle quali le scale possono esser rese solidali. Queste strutture portanti possono esser costituite da murature in mattoni per i pi modesti tipi di
edificio o da murature in c.a. o travi in calcestruzzo a ginocchio o rampanti, per gli edifici costruiti con intelaiatura in cemento armato.
Nulla di particolare devono avere le murature che sostengono le scale;
si deve solo ricordare che i muri perimetrali delle scale o degli ascensori
si fanno spesso in calcestruzzo per dare una maggior rigidezza generale all'edificio.
Viceversa, le travi che sostengono longitudinalmente le scale (le travi
a ginocchio) sono travi che alle estremit, in corrispondenza dei pianereottoli, sono orizzontali e nel tratto mediano, corrispondente alla rampa, sono inclinate (Fig. 18.16).
Le travi a ginocchio si incastrano nei pilastri ubicati nei quattro angoli del vano delle scale e sono contenute nello spessore dei muri di tamponamento che perimetrano il vano delle scale. La trave a ginocchio sostituisce per quanto riguarda l'immorsamento della struttura delle scale, i muri di sostegno delle stesse. Infatti, mentre un muro in mattoni pieni (o in
calcestruzzo) pu offrire sufficiente incastro alla struttura delle scale, nel
caso di fabbricati a travi e pilastri in c.a. i leggeri muri di tamponamento
non possono offrire un analogo incastro che, invece, deve esser realizzato eseguendo la trave a ginocchio (Fig. 18.16).
Trovano incastro nei muri perimetrali longitudinali o nelle travi a ginocchio le strutture delle scale che siano realizzati "a sbalzo" e cio:
le scale con gradini a sbalzo prefabbricati;
le scale con gradini a sbalzo costruiti in opera;
le solette a sbalzo sulle quali, secondo la pendenza della rampa,
possono o meno esser costruiti dei gradini.
Viceversa le scale costruite da soletta rampante longitudinale trovano appoggio o sui muri di testa del vano scale (perpendicolari ai precedenti) o su travi in c.a. poste tra i pilastri a quote diverse corrispondenti alle quote dei pianerottoli.
Chiarito questo concetto si potranno elencare, sotto un profilo strutturale, i vari tipi di scale.
Scale con gradini appoggiati all'estremit. Sono scale quasi esclusivamente esterne realizzate con lastre di marmo o di pietra di un certo spessore (6 8 cm) o in calcestruzzo rivestito o meno di altro materiale.
Questa soluzione poco usata per scale interne perch, necessitando
li un muro di spina, rendono il vano scala buio e scomodo (si veda quanto
detto per le scale a volta).
369
Fig. 18.16 - Trave a ginocchio compresa nello spessore del muro di tamponamento.
370
Fig. 18.17a,b
I gradini in calcestruzzo prefabbricati possono assumere forme anche diverse da quelle indicate nella Fig. 18.17a e possono esser costituiti dalla sola pedata (Fig. 18.18) soprattutto per brevi scale esterne e, in questo caso,
sono generalmente confezionate con cemento bianco e sono rese scabre
con la "bocciardatura".
Oppure possono esser
costituite dalla sola pedata
(spessore circa 5 6 cm) resa solidale, con opportuna
armatura metallica, all'alzata (spessore 3
4 cm) per
aumentare il momento d'inerzia del gradino.
Questo ultimo tipo di
gradino , per, poco consigliabile perch non sempre
ha dato buoni risultati.
In questa categoria di
Fig. 18.18
gradini si possono ricordare gli analoghi gradini ricavati da masselli di marmo o di pietra (Fig. 18.17b)
per i quali, peraltro, si dovranno valutare attentamente le caratteristiche
meccaniche e di resistenza del materiale impiegato che, essendo lapideo, resiste ben poco alla flessione e che, essendo naturale, non presenta una costanza di caratteristiche di omogeneit e di compattezza.
Pertanto il materiale lapideo da usare per gradini a massello dovr essere a struttura compatta ed omogenea e privo di piani di frattura prestabilita (peli), come ad esempio i graniti.
Le scale in massello di marmo sono proibite nelle zone sismiche di categoria 2 (le pi pericolose).
371
Da non molti anni vengono prefabbricate in c.a. intere rampe di gradini che vengono incastrate nelle travi dei pianerottoli ed i cui gradini vengono
poi rivestiti con materiali pi o meno pregiati.
Scale con gradini in calcestruzzo costruite in opera. Con incastri
sui muri longitudinali del vano scale o sulla trave a ginocchio possono esser
costruiti in opera dei gradini in c.a. a sbalzo.
Mentre i pianerottoli non sono che delle solette appoggiate ai sostegni laterali (muri o parti orizzontali delle travi a ginocchio) le rampe sono
costituite da gradini in c.a. che, con casseratura complessa, vengono gettati in opera e vengono opportunamente armati come mensole (Fig. 18.19).
Al di sotto dei gradini viene lasciata una soletta " s " di circa 5 cm che
sar opportunamente armata in senso longitudinale per ripartire i carichi
concentrati su di un solo gradino e che li collega fra di loro.
Oltre ai ferri di armatura posti in alto (in Fig. 18.19 sono due ferri
10) saranno necessari altri ferri (staffe) di confezionamento o per sopperire a possibili sforzi di taglio.
Se i gradini costruiti in opera sono incastrati nella muratura la loro
sezione quella della Fig. 18.19.
Se viceversa i gradini costruiti in opera sono incastrati in una trave a
ginocchio la loro sezione tutta compresa nello spessore della trave a ginocchio alla quale sono incastrati come chiaramente appare dalla Fig. 18.20.
Il tipo di scala con gradini a sbalzo costruiti in opera oggi quello pi
usato.
A scala finita i gradini ed i pianerottoli vengono ricoperti con materiale pi o meno pregiato come marmo, moquette, o con altri numerosi
372
Fig. 18.20 - Scala con gradini gettati in opera e a sbalzo su trave a ginocchio.
373
trale inclinato (rampa) in modo da
congiungere i due pianerottoli.
Lo spessore della soletta per
una comune scala con soletta a
sbalzo pu variare dai 10 ai 15
cm a seconda della larghezza della scala (luce della soletta a sbalzo) e del carico che deve sopportare.
Se la rampa ha pendenza modesta (fino al 10
12%) la si usa
come tale e pu essere pavimentata in un modo qualsiasi, ma evitando pavimenti sdrucciolevoli.
Se, viceversa, la pendenza
notevole, sopra la parte inclinata
della soletta a sbalzo, si costruiscono i gradini con materiale inerte (mattoni, calcestruzzo di argilla
espansa, ecc.).
Fig. 18.21
Nella sezione di una rampa a
sbalzo, i gradini verrano disegnati sopra la soletta (Fig. 18.22).
I gradini, poi, vengono rivestiti come per il caso precedente di scale con
gradini costruiti in opera.
- Scale con soletta rampante. Talvolta, lateralmente alla scala non esistono strutture portanti (scala aerea non racchiusa in un vano scale) ma si
hanno strutture portanti sui lati corti della scala (Fig. 18.22).
In questi casi si eseguono delle solette "appoggiate" alle strutture di testa e aventi quindi una "luce" pari allo sviluppo della rampa e dei pianerottoli, luce non sempre trascurabile.
La soletta ha un andamento a ginocchio (rampante) per sagomarsi in
modo da formare i pianerottoli e la rampa.
Lo spessore " s " della soletta rampante dell'ordine di 20 cm. Anche in
questo caso i gradini vengono eseguiti in fase di finiture con un qualsiasi materiale idoneo allo scopo, e nella sezione della rampa verranno disegnati sopra la soletta portante.
- Scale con trave a ginocchio, rampante, corrente in mezzeria del gradino e poggiante su travi di testata poste sui lati pi corti (Fig. 18.23).
In questo caso, trave a ginocchio e gradino assumono comunemente
la conformazione in Fig. 18.23. L'economia di questa soluzione consiste
nel fatto che il gradino risulta a sbalzo su una luce dimezzata, e la trave
sollecitata a torsione solo per la quota parte di carico accidentale gravante
su mezzo gradino.
374
Fig. 18.22 - Scala a soletta rampante. Le strutture portanti sono di testa al gruppo delle scale; le rampe ed i pianerottoli in c.a. costituiscono solette a ginocchio (rampanti) sostenute dalle
strutture portanti. I gradini non sono elementi strutturali, ma sono formati dopo il getto
della soletta.
375
- Scala con travi a ginocchio, rampanti, inserite
nei muri laterali di ogni
rampa; con questa soluzione, particolarmente usata
nel caso di strutture in ferro, i gradini sono sollecitati a momento flettente di
semplice appoggio, e le travi a semplice flessione (non
esiste infatti torsione).
Scale a struttura speciale sono le scale elicoidali
e le scale a chiocciola: esse
consentono particolari risultati architettonici, ma presentano nel contempo complessi problemi sia di calcolo sia, particolarmente, di
esecuzione e di utilizzazione.
Bibliografia
O. BELLUZZI,//cemento armato, Bologna, 1967.
Manuale dell'Architetto, Roma, 1962.
L. SANTARELLA, La struttura in e.a., Milano, 1962.
Fig. 18.23
CAPITOLO DICIANNOVESIMO
I SERRAMENTI
Nell'approfondire lo studio di un'opera architettonica molto importante, per il perfetto completamento della stessa, saper risolvere nel giusto
rapporto il problema del serramento, in quanto la risoluzione di tale elemento pu modificare notevolmente il risultato estetico ed architettonico
dell'intera opera.
Molto spesso, infatti, pu essere proprio il serramento a configurare e
caratterizzare l'aspetto definitivo di un edificio; basti pensare a particolari
tipi di costruzioni come, ad esempio, quella a "courtain wall" (a facciata
continua) o a certe ville o costruzioni ad impostazione razionalista per rendersi conto dell'importanza che assume il serramento.
Inoltre, il serramento deve essere progettato o scelto in base alle sue
particolari caratteristiche in funzione del tipo di edificio cui deve servire.
Un determinato tipo di serramento pu esser ottimo per una scuola, ma
non funzionalmente conveniente per un locale di soggiorno, ecc..
La scelta del tipo o del materiale di un serramento pu sia qualificare
l'opera per il quale destinato (casa di lusso, o casa popolare) sia classificare la tipologia edilizia (case d'abitazione, per uffici, scuole, ospedali ecc.)
(in quanto le necessit tecnico-funzionali sono diverse).
E' pertanto indispensabile, essendo il serramento uno degli elementi
principali della casa, approfondirne lo studio, al fine di riuscire ad imprimere all'opera progettata un carattere di massima coerenza stilistica e di
massima funzionalit.
Il serramento deve innanzi tutto assicurare agli ambienti degli edifici,
nei quali posto, ed in relazione alle particolari esigenze, un'adeguata protezione dagli agenti atmosferici, ed altres garantire una efficace difesa e
sicurezza dall'esterno. Inoltre il serramento, date le sue caratteristiche tecnico strutturali, l'elemento architettonico che permette di illuminare e di
arieggiare gli ambienti.
La diversa configurazione del serramento pu modificare notevolmente le caratteristiche abitative di un ambiente; a seconda di come dimensionato e strutturato pu creare diverse zone di luce e d'ombra in maniera
tale da poter corrispondere ed adeguarsi alle funzioni che vengono esplicate nell'ambiente stesso.
Il serramento per soddisfare le esigenze per le quali concepito, deve,
soprattutto, presentare delle caratteristiche di indeformabilit e di durata
378
379
sono esser composti cos da avere pannellature di porta in parte cieche e in
parte translucide.
Si usano porte in plastica dove assieme all'igiene (sono facilmente lavabili anche con soluzioni disinfettanti) non necessario un gran pregio
estetico.
Sono ideali per cabine di piscine e trovano buon impiego in ospedali,
caserme, stadi, scuole, ecc..
Molto usate sono le persiane avvolgibili in plastica che per il loro
prezzo e la non necessit di manutenzione hanno soppiantato le persiane
avvolgibili in legno.
E' per necessario limitarne l'uso a luci contenute perch per la loro
deformabilit potrebbero dare risultati non soddisfacenti.
Tipi di serramento
Le finestre sono quei serramenti che permettono l'illuminazione e la
aereazione dei locali e li proteggono dagli agenti atmosferici.
Gli oscuri sono quei serramenti che permettono l'oscuramento dei locali e offrono difesa dall'esterno.
Le porte permettono o impediscono il passaggio dall'esterno all'interno e tra i vari locali.
Altri tipi di serramenti (serrande metalliche, cancelli estensibili ecc.)
hanno esclusivo scopo di protezione.
A seconda del modo di apertura di un serramento e a seconda delle
sue funzioni, si possono distinguere i seguenti tipi di serramenti:
A)
finestre :
I)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
8)
9)
B)
finestre ad 1 battente
finestre a 2 battenti (la pi comune)
finestre a pi battenti
finestre a bilico (orizzontale o verticale)
finestre a wasistas (interno od esterno)
finestre a slitta
finestre a saliscendi o a ghigliottina
finestre scorrevoli
finestre composte (unione di pi tipi)
oscuri:
10) oscuri ad 1 battente (pieni o a lamelle)
11 ) oscuri a 2 battenti (pieni o a lamelle)
12) oscuri a libro
13)persiane avvolgibili (in legno, in plastica, in alluminio)
380
C)
porte interne:
14) porte
15) porte
16) porte
17) porte
D)
a battente
a ventola
scorrevoli
a soffietto
serramenti di chiusura:
18) porte basculanti
19) serrande metalliche
20) cancelli riducibili
381
Fig. 19.2
Fig. 19.1
382
Fig. 19.4
Fig. 19.3
Fig. 19.5
383
Si usa preferibilmente per elementi fincstrati a sviluppo orizzontale.
Presenta diversi vantaggi come la notevole luminosit, la mancanza di ingombro, in quanto non occupa spazio per l'apertura, permette l'affaccio
e la pulizia dei vetri pu anche non essere molto difficoltosa. Si usa principalmente per uffici, scuole, ecc..
A 9) Finestre composte (Fig. 19.7)
Sono serramenti particolari risultanti dall'accoppiamento di due o pi
dei tipi sopra elencati. Un es. di finestra composta dato da quella costituita da due ante normali con sovrastante elemento a wasistas.
Si usano in ospedali, scuole ed ogni qual volta si vogliano sfruttare le diverse caratteristiche dei vari tipi di finestre.
Fig. 19.6
Fig. 19.7
384
bre ad andamento orizzontale e sagomate in modo da far gocciolare verso
l'esterno l'acqua piovana. In certi casi i perni a muro su cui ruotano le antine
sono poste nello spessore di muro del foro della finestra, in questi casi, allora, per permettere la completa apertura delle ante, queste sono ripieghevoli su cerniere.
Fig. 19.8
Quando questi scuri sono aperti, una parte di ciascuna anta contenuta nel vano della finestra ed addossata agli stipidi e l'altra parte ripiegata di 90 gradi, e risulta aderente e parallela, alla facciata.
Vari tipi di oscuri esistono oltre a quelli tradizionali veneti sopra ricordati.
Talvolta le antine sono formate da telai in legno e specchiature in panforte o di lamiera.
Nel centro e sud Italia, gli oscuri sono formati da un telaio avente la
specchiatura formata da alette orientabili (Fig. 19.9).
In generale gli oscuri permettono una discreta sicurezza, una buona
protezione e coibentazione, ed un sufficiente oscuramento (salvo quelli
con alette orientabili). In questo caso l'oscuramento pu esser ottenuto applicando un copriportello all'interno del telaio a vetri.
385
386
B- 12) Oscuri a libro (Fig. 19.10)
Se si vuole, per ragioni estetiche, evitare che gli oscuri (quando sono
aperti) siano visibili dall'esterno, o se si vuole proteggerli dalle piogge battenti o dai raggi del sole, o quando, infine, si abbiano due fori di finestra, tanto vicini per cui l'ingombro degli oscuri aperti non potrebbe esser contenuto
nel tratto di muratura intercorrente tra
i due fori di finestra, si usano gli oscuri
a libro. Sono comuni oscuri girevoli su
cardini posti nello spessore di muro del
vano finestra che hanno le ante composte da diversi elementi ripiegabili a
fisarmonica gli uni sugli altri, cos da
formare un "pacchetto" che risulta, ad
oscuro aperto, contenuto nello spessore del muro del vano di finestra.
Questo pacchetto per deve trovar
Fig. 19.10
sede o in un incavo del muro o esser
contenuto da un "elemento" di marmo o pietra (anche artificiale) che posto a contorno del foro di finestra.
Diversamente la vista del "pacchetto" formato dalla sovrapposizione
degli elementi ripieghevoli di ciascuna anta, risulterebbe antiestetica.
B 13) Persiane avvolgibili (Fig. 19.11)
Di comune applicazione come oscuri sono le persiane avvolgibili che
possono essere di legno (pino, pitch-pine, ramin, ecc.), in plastica o in alluminio .
Sono formate da lastre di piccola sezione (12x40 mm circa) connesse
tra di loro con opportuni ganci che ne permettono l'avvolgimento (come
una stuoia) attorno ad un albero orizzontale (rullo). L'albero solidale con
una puleggia comandata da una cinghia. Azionando la cinghia la persiana
avvolgibile si svolge dal rullo e scende su guide fissate alle spalle del foro di
finestra fino a chiuderlo completamente. Con manovra inversa, la persiana
viene aperta.
Il rullo e la puleggia sono contenuti in un "cassonetto" ispezionabile.
Le persiane offrono il vantaggio di poter essere chiuse o aperte senza aprire i telai a vetri, sono contenute nel vano della finestra e quindi non si sovrappongono alla facciata.
Mentre il rotolante in legno ha una buona coibenza termica, ma richiede una manutenzione piuttosto lunga ed onerosa, quello in plastica ha tenuta meno buona ma pi duraturo e pi leggero, consentendo cos di co-
387
Fig. 19.11
388
Fig. 19.12
389
390
formata da due divisori; in tal modo la porta aperta, resta celata alla vista
e non crea ingombro.
C- 17) Porte a soffietto (Fig. 19.15)
Sono anch'esse porte a scorrimento orizzontale con la differenza che,
in fase di apertura, il serramento si riduce di dimensioni come se fosse un
soffietto di fisarmonica.
Fig. 19.14
Sono costituite da una intelaiatura metallica a losanghe rivestita esternamente di tessuto elastico, tessuto sky, ecc., che si pu ridurre a circa
1/5 della luce corrispondente alla massima estensione.
Sono comprese in questa categoria anche quelle porte formate da elementi di legno che in fase di apertura si ripiegano l'uno sull'altro.
Il loro uso generalmente indicato per suddividere in due, un ambiente spazioso.
D 18) Porte basculanti o a blico (Fig. 19.16)
Sono porte formate da una unica pannellatura (anche di grandi dimensioini) che si apre,
con movimento di roto-traslazione cos da
passare dalla posizione verticale di chiusura
ad una posizione di apertura orizzontale. So-
Fig. 19.16
391
no bilanciate con molle o contrappesi cos che la loro apertura o chiusura
facile e poco faticosa.
Non creano ingombro alcuno. Sono usate quasi esclusivamente come
porte per box di autorimesse private.
D 19) Serrande metalliche (Fig. 19.17)
Sono fondate sullo stesso principio delle persiane avvolgibili, e sono
costituite da elementi ondulati di lamiera per i magazzini o a maglie metalliche per i negozi.
Fig. 19.17
392
D 20) Cancelli riducibili o estensibili (Fig. 19.18)
Sono serrande formate da montanti in doppio ferro ad U e diagonali
in ferro piatto disposte a losanga in modo che, con la manovra di apertura,
le fa scorrere orizzontalmente riducendone la lunghezza a circa 1/20 della
luce.
Fig. 19.18
393
La parte fissa generalmente
denominata telaio e viene agganciata alle pareti in una apposita sede
e fermata mediante zanche in ferro.
Con la tecnica moderna, si usa
predisporre, nelle murature,apposite
cassemorte in legno o in ferro, a
seconda del tipo di serramento impiegato, che consentono di ultimare la costruzione di tutti i suoi dettagli, prima di porre in opera i serramenti gi verniciati o lucidati
mediante semplice avvitatura dei
serramenti alle cassemorte.
Fig. 19.19
La parte mobile per le finestre la parte vetrata che consente l'areazione e la illuminazione degli ambienti; per le porte la parte che, a secondo che la porta chiusa o aperta impedisce o consente il passaggio tra un ambiente e l'altro o tra l'interno e l'esterno dell'edificio.
La ferramenta d'attacco, tra parte fissa e parte mobile, costituita da
cerniere di vario tipo che permettono il movimento di rotazione delle antine mobili o da guide e rotelle che ne permettono lo scorrimento.
Il pi comune sistema di bloccaggio delle ante mobili , per le finestre,
il "cremonese" e cio un'asta metallica contenuta nella parte mobile e che,
comandata da una maniglia, fuoriesce al di sopra e al di sotto dell'antina
mobile incuneandosi in boccole solidali con il telaio fisso.
Per le porte, il sistema di bloccaggio costituito da serrature con scrocco comandato da maniglie e paletto comandato da chiavi.
L'incontro o la sovrapposizione della parte mobile col telaio, viene attuato mediante una o pi battute (Fig. 19.20).
La battuta l'incavo di una parte di serramento per creare l'appoggio
all'altra e per garantire una buona tenuta all'aria ed all'acqua. Per le finestre
sempre preferibile creare una particolare battuta interna.
Le battute vanno dimensionate a seconda delle caratteristiche tecniche
e fisiche dei materiali.
In corrispondenza delle battute sempre opportuno prevedere una certa aria (distanza tra parte fissa e parte mobile) in maniera tale da consentire un facile movimento alla parte mobile.
Sono detti nodi le sezioni orizzontali o verticali di un serramento. Per
le finestre i nodi principali sono:
il nodo inferiore in corrispondenza del davanzale;
il nodo superiore in corrispondenza dell'attacco con il cassonetto o
con l'architrave;
il nodo orizzontale in corrispondenza dell'attacco con la parete e
394
Fig. 19.20
395
Fig. 19.21
che, appoggiato su un letto di stucco, viene bloccato mediante una speciale listolina di legno, chiamata fermavetro, e fissata al serramento tramite
viti o chiodi.
Il nodo superiore il simmetrico di quello inferiore solo che l'attacco
nella parte superiore molto pi semplice e non ha n gocciolatoio n battiacqua.
Il nodo laterale presenta la particolarit che su di esso fissata la cerniera che permette i movimenti di rotazione alla parte mobile.
396
Sul nodo centrale (nel caso di finestra a due ante) vi invece inserito
il cremonese, l'inversione delle battute consente l'inversione di apertura
delle due ante.
L'attacco di tutto il telaio con la struttura viene mascherato da opportune fascette coprigiunto.
Per quanto riguarda i nodi di serramenti particolari si allegano alcune
tavole illustrative.
Molto spesso, soprattutto nei paesi nordici, dove fa molto freddo, sono
molto usati i serramenti doppi. Essi possono essere composti da un serramento normale con sezioni maggiorate sulla cui parte mobile ricavato un
secondo telaio mobile, di dimensioni molto ridotte, in quanto esso aperto
solo per le pulizie (Fig. 19.22); oppure possono essere ottenuti da due serramenti posti uno davanti l'altro, e resi solidali mediante un'asta in ferro
(Fig. 19.23)
Fig. 19.22
397
398
Particolarit dei serramenti metallici
Sono serramenti che trovano sempre pi frequenti impieghi. Possono
venir realizzati con profilati e materiali diversi.
Il tipo pi semplice ed economico ottenuto da un accoppiamento di
normali ferri profilati a L, Z, T. I serramenti cos ottenuti sono piuttosto
rustici, hanno poca tenuta all'aria, sono proporzionalmente pesanti.
Si sono ottenuti risultati molto migliori impiegando, per la costruzione di finestre, dei profilati di ferro appositamente studiati (ferro-finestra).
Sono serramenti con discreta tenuta d'aria, non sempre risultano esteticamente gradevoli, abbisognano di continua manutenzione. Sono relativamente pesanti e proporzionalmente costosi.
Si passato, quindi, con tecnica recente, ai serramenti metallici a profili tubolari.
I profili sono diversi da ditta a ditta e i materiali impiegati sono:
acciaio zincato da 8 10 decimi i cui profili sono ricavati dalla profilatura a freddo di nastri di acciaio zincato. Per la protezione dell'acciaio
zincato, i profilati subiscono un processo di fosfatazione a caldo con immersione con ciclo completo di sgrassaggio (Fig. 19.24). I serramenti in ferro zincato devono esser coloriti a smalto e ad olio previa mano di antiruggine.
acciaio inossidabile (di raro uso);
ottone nudo, satinato o brunito (di raro uso);
leghe di alluminio (Fig. 19.25).
La sagomatura delle lamiere ottenuta mediante profilatura continua
(particolare procedimento di estrusione) o mediante presso piegatura a freddo delle lamiere.
I profili vengono uniti con saldatura elettrica a scintillio lungo tutto
il perimetro della sezione o, meglio, con particolari tipi di giunto che evitano differenze di anodizzazione.
I profilati tubolari sono realizzati con elementi standardizzati aventi
dimensioni variabili in altezza o larghezza.
Le doppie battute formate dalle particolari sagomature e le guarnizioni in gomma assicurano una ottima tenuta all'aria.
Si ottengono serramenti rigidi, a perfetta tenuta di aria, leggeri e, a seconda del materiale impiegato, anche di buon valore estetico.
L'attacco al muro dei serramenti metallici pi comuni si effettua mediante l'ancoraggio del telaio fisso con speciali piastre o zanche metalliche
e con eventuale riempimento con calcestruzzo degli interstizi tra telaio fisso e muratura.
I serramenti metallici di qualit migliore e con materiali pi pregiati
vengono applicati su controtelai in profili di ferro zincato precedentemente posto in opera.
E' il caso di ricordare i serramenti realizzati con profilati in acciaio a
399
400
sezione tubolare rivestiti esternamente con materiali plastici (guaine a forte aderenza).
Questi tipi di finestre assomano i vantaggi offerti dai serramenti in legno (isolamento, mancanza di condensa, mancanza di spigoli taglienti) ai
vantaggi di leggerezza ed indeformabilit dei serramenti metallici.
Sono serramenti che non abbisognano di manutenzione alcuna.
401
Vetri
A seconda di varie circostanze per cui la dimensione ed il tipo di serramenti si usano diversi tipi di vetri.
Trascurando anche cenni sommari sulla tecnica vetraria, si indicano i
tipi commerciali pi comuni di vetro in lastre.
In Italia le lastre in vetro vengono classificate in base allo spessore con
una terminologia che, secondo le norme UNI, risulta la seguente (con spessori espressi in millimetri) :
Norme UNI 6486 - 69
semplice
semidoppio
doppio
1.6
2.7
3.6
1.9
3.2
3.9
402
CAPITOLO VENTESIMO
OPERE DI FINITURA
A)
Intonaci
404
Intonaco di cemento
Viene usato, in uno o pi strati, quando si vuol ottenere un intonaco
pi resistente o pi impermeabile di quelli di calce idraulica.
Si usa raramente intonaco avente per legante il solo cemento, si usa pi
comunemente intonaco con malta di cemento mescolata a calce idraulica o
calce aerea.
Solo per particolari impieghi viene usato l'intonaco avente come solo legante il cemento ed in tali casi si usano additivi che lo rendano pi imper-
405
Intonaco di gesso
E' un tipo di intonaco diverso dagli altri perch il gesso inerte e legante nello stesso tempo e sono, quindi, privi di sabbia.
E' bene eseguire tali intonaci non direttamente sulle pareti (come purtroppo vien fatto talvolta) ma su intonaci ad uno strato di calce idraulica.
Sono intonaci molto levigati, lisci che per possono risultare freddi e non
sempre adatti per tutti i tipi di tinteggiature. Sono da escludere nei locali
ove si produce vapor acqueo (bagni, cucine) perch al suo contatto, il gesso
assorbendo l'umidit e l'acqua, si deteriora. Naturalmente sono assolutamente da escludere per esterni.
Intonaci speciali
Tipo Terranova, Emalux, Plastirithe, Settef, ecc., che pur essendo intonaci hanno carattere di rivestimenti e di essi verr fatto breve cenno trattando dei rivestimenti.
406
Rinfazzo
Pi che un intonaco un supporto per intonaci predisposto su opere in
calcestruzzo o sui soffitti ove l'intonaco comune potrebbe non aderire a
perfezione.
Si tratta di una malta piuttosto fluida e molto ricca di legante (cemento a 6
7 qli) lanciata con forza sulle superfici da intonacare e sulle quali
aderisce creando una superficie molto frastagliata e ben aderente alla struttura. Il rinfazzo funge da ottimo supporto per altri intonaci.
Intonaco frattonato (o frattazzato)
E' un intonaco ad uno o due strati che viene pareggiato e levigato con
uno speciale strumento (frattazzo) costituito da una tavoletta con manico.
Si usa in uno strato per locali di servizio o come primo strato di intonaci pi raffinati (a civile o a gesso) ed in due strati per esterni.
Intonaco a civile
Consiste in un primo strato di intonaco frattonato su cui vien steso un
sottile strato di malta di calce aerea che per la sua pastosit - permette
una finitura pi regolare e liscia. Viene fatto col frattazzo.
Intonaco a panno
E' un intonaco a civile che ha il secondo strato (malta di calce aerea)
lisciato con panno e feltro invece che col frattazzo.
407
B)
Pavimenti
408
mento) il sottofondo costituito da un massello di malta (con sabbia grossa) di calce idraulica o di cemento che non necessita di particolari rifiniture.
Per i pavimenti di gomma, linoleum, piastrelle viniliche, parchetti lamellari, moquette, ecc. si usa un sottofondo come il precedente ma tirato
perfettamente a livello e frattonato a fino e poi rasato con malta fluida e con
preparati speciali (livellina, pianolina, ecc.). (Si vedano i pavimenti in linoleum o vinilici).
Per i pavimenti in legno (parchetti e tavole) il sottofondo pu esser costituito da morali in legno resi solidali con il solaio (con malta e reggette di
ferro) su cui inchiodare il pavimento, oppure il sottofondo pu esser costituito da un semplice strato di sabbia di spessore regolare ed asciuttissima
su cui poggiare incastrati a maschio e femmina gli elementi in legno
(doghe) del pavimento. Tra lo strato di sabbia ed il pavimento si interpone
un foglio di cartone catramato per impedire la fuoriuscita della sabbia dagli
interstizi del pavimento.
L'industria fornisce oggi in gran quantit tipi di pavimento che si differenziano per materiali, forme, tipi di posa, ecc.. Uno stesso tipo di materiale
pu dar luogo a pavimenti con caratteristiche diverse a seconda del sistema
di posa o della variazione della quantit dei componenti.
Difficile quindi una classificazione razionale.
Si potrebbe tentare una classificazione per materiali; ma con lo stesso
materiale si possono fare diversi tipi di pavimento. Si potrebbero classificare
i pavimenti distinguendoli tra quelli eseguiti in opera e quelli preformati e
posati in opera, ma alcuni tipi di pavimenti possono esser eseguiti in opera
o preformati.
Si potrebbero distinguere i pavimenti in base alle loro propriet fisiche
o chimiche, ma ci non metterebbe in risalto altre importanti caratteristiche. Si preferisce quindi elencare i pi comuni e caratteristici tipi di pavimento senza tentarne una classificazione.
409
lievo che formano sul pavimento dei piccoli incavi a quadratini.
Talvolta il pavimento in cemento arricchito per ragioni estetiche
con terre colorate (quasi esclusivamente il rosso).
Per pavimenti in cemento di edifici industriali esistono in commercio
degli additivi che lo rendono molto duro, ma non fragile (atto in alcuni
casi - anche al transito con carrelli con ruote metalliche), non sgretolabile
ed antisdrucciolevole. Si tratta di "indurenti" a base di ghisa acciaiosa di
struttura fibro-reticolare, trattata con un procedimento brevettato tale
da conferirle la propriet di incorporarsi nella malta di cemento.
Lo strato di usura arricchito con alcuni minerali duri (coridone e calcedonio) per esaltare le caratteristiche di antiusura.
Con i migliori additivi si ottengono pavimenti in cemento di durezza
simile alle pi dure pietre naturali, con stabilit dimensionale che evita fessurazioni.
Le malte senza additivi per i comuni pavimenti in cemento devono esser particolarmente ben dosate perch diano luogo a piani di calpestio resistenti e non fessurati per il fenomeno del ritiro. Si usa spesso malta bastarda (cemento e calce aerea) molto grassa ed buona norma eseguire giunti
di dilatazione molto ravvicinati specialmente se i pavimenti sono esterni.
Mattonelle di cemento
Si tratta di mattonelle ormai in disuso preformate in casseforme e compresse che hanno misure di 20x20 con spessori di 2 3 cm. Ebbero un periodo di grande impiego qualche decennio fa.
Si usavano, bugnate, e senza aggiunte di coloranti, per marciapiedi androni rustici, ecc., oppure lisce e colorate o a disegni per locali interni non
rappresentativi.
Talvolta le marmette non avevano forma quadrata o rettangolare ma
forme centinate e complementari che permettevano l'incastro di un elemento nell'altro (per es. il certosino).
Il variare delle forme, la composizione dei colori e l'accurata preparazione tecnica delle mattonelle in cemento permetteva, talvolta, di creare
pavimenti abbastanza decorativi ma pur sempre poveri.
410
pur precisandone le differenze che spesso sono notevoli.
Per questi tipi di pavimento il sottofondo costituito da un massello
di calcestruzzo (con ghiaia molto piccola) o di malta di calce cementizia
con sabbia grossa.
Il sottofondo non abbisogna di particolari cure o finiture.
I singoli elementi vengono posti in malta cementizia sui predetti sottofondi.
Le marmette di graniglia sono simili a quelle di cemento precedentemente descritte ma confezionate per la parte superiore con granulato di marmo (graniglia) e polvere di marmo (spolverone).
I marmettoni sono anch'essi preformati in misure di 30x30 o 40x40
con spessori da 3 a 4 cm.
Sono costituiti da piccoli elementi di lastre di marmo (6-15 cm) legati con calcestruzzo avente inerti di marmo e formate su un fondo di malta di cemento.
Per limitare piccole vacuit (forellini superficiali) che nelle marmette
o nei marmettoni si formano per l'evaporazione dell'acqua di impasto,
consigliabile usare miscele di inerte e cemento, quasi asciutte e comprimerle fortemente con idonee presse.
Recentemente per quasi tutti questi tipi e soprattutto per i marmettoni il legante classico (il cemento) stato sostituito, e sembra con ottimo
successo, da resine viniliche.
Sia nel caso di legante cementizio che di resine, alcune ditte usano una
meno comune tecnica per produrre i marmettoni, tecnica che scarsamente usata per le marmette.
Da un grosso blocco (del volume anche di un m 3 ) risultante dal getto
pressato e vibrato in casse forme di blocchetti di marmo, graniglia e legante (cemento o resine viniliche) vengono "segati" i marmettoni.
L'uso di levigare e lucidare le marmette o i marmettoni prima di porli
in opera stato abbandonato perch con tale tecnica le giunzioni restavano
evidenziate e la piccola ed inevitabile diversit di piano di posa dei singoli
elementi costituivano difetti evidenti del pavimento.
Oggi si usa porre in opera i singoli elementi di pavimento o rustici come provengono dalla formatura o appena sgrezzati (ed eventualmente stuccati) cospargendoli con un "beverone" (boiacca a lenta presa, colorata) in
modo che tutti gli interstizi tra piastrella e piastrella, vengano saturati.
Quando i vari leganti hanno fatta sicura presa, il pavimento viene levigato e stuccato con diverse mole sempre pi fini finch viene se del caso
lucidato a piombo con panno.
Si ottengono cos pavimenti senza discontinuit e perfettamente lisci
di buon effetto e di buon valore tecnico.
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Palladiana
E' un tipo di pavimento eseguito in opera ponendo, su di un letto fresco di malta di cemento, elementi di una determinata qualit di marmo o di
pi qualit mescolate aventi tutti lo stesso spessore (due centimetri). Gli
interstizi vengono saturati con boiacca di cemento talvolta frammista a
graniglia dello stesso marmo usato per la palladiana o di marmi diversi. Per
ragioni estetiche la boiacca viene arricchita da sostanze coloranti.
Le boiacche chiare venivano predisposte con cementi bianchi che dato il loro forte ritiro - spesso si cavillavano.
Da pochi anni disponibile in commercio un cemento, il "Bianco
1000", che accoppia lo scarsissimo ritiro ed una forte resistenza ad un bel
colore assolutamente bianco. L'uso del "Bianco 1000" pu ovviare ai ricordati inconvenienti della cavillatura delle connessure.
Quando i leganti hanno fatto buona presa si procede alla leviguatura,
stuccatura e lucidatura del pavimento come per i marmettoni.
A seconda della qualit, del valore e della pezzatura del marmo si possono aver pavimenti mediocri o di buon valore estetico e tecnico.
Battuti di graniglia
E' un tipo di pavimento eseguito in opera che ancora usato, con un
certo prestigio, in alcune regioni italiane (Liguria) mentre in altre ormai
completamente in disuso.
412
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Pavimenti in legno
Sono di tipi svariatissimi per le varie essenze usate, per la pezzatura degli elementi, per la diversit della posa.
Trascuriamo i pavimenti in tavoloni di abete usati nelle case delle nostre Alpi e in zone ove l'abete costa poco e trascuriamo pure i pavimenti
a legno intarsiato perch di impiego eccezionale. Le essenze pi usate commercialmente sono il faggio, il rovere, il pitch-pine, ecc. ma viene usato anche il noce, l'ulivo e altre essenze esotiche.
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A tolda di nave
Tipo poco usato anche se in certi locali di ottimo effetto estetico
sono i pavimenti in legno a tolda di nave (o a bastimento). Si tratta di tavolette da 2,00 2,50 cm di spessore larghe da 60 a 80 mm connesse a maschio e femmina, ed inchiodate (o comunque connesse) a mezzi morali in
legno (3x6 cm), solidali con il solaio, disposti perpendicolarmente alle tavole del pavimento a distanze di 30 40 cm.
Pi comuni sono i parchetti e cio tavolette in legno da 5x25 a 10x50
cm connessi a maschio e femmina o con lame metalliche o sono del tipo da
incollare sul pavimento.
Parchetti comuni negli spessori da 20 22 a 15 17 mm con immorsatura a maschio e femmina sono posti o su mezzi morali come per i pavimenti in legno a tolda di nave o su letto di sabbia asciutta.
Talvolta i parchetti sono posti in opera su strato di asfalto caldo (in tal
caso non sono immaschiati tra loro). Se i parchetti sono asfaltati nella parte inferiore possono esser posati direttamente su malta cementizia (sistema
poco usato se non in Lombardia).
I parchetti vengono comunemente posti a spina di pesce. Non di rado
per si dispongono parallelamente ad una parete con giunti sfalsati.
La posa a "quadri" riservata ai tipi con elementi prefabbricati.
Parchetti sovrapponibili hanno spessori modesti 8 10 mm e sono connessi tra loro con linguette metalliche fisse ad un elemento e che penetrano
nelle scanalature fresate di un contiguo elemento.
I parchetti sovrapponibili sono adatti anche per ricoprire vecchi pavimenti (purch siano piani e solidi).
Pavimenti in linoleum
II linoleum un materiale fornito in piastrelle o in rotoli fino a 2,00x
x 30 mi, costituito da un supporto di grossa tela di juta su cui viene disposta la linossina (miscela di farina di sughero, olio di lino cotto ossidato, re-
415
416
e poi lisciato con mastice livellatore (livellina, pianolina, ardur, Bostik, ecc.);
sottofondo di anidrene. L'anidrene un legante ottenuto per sintesi chimica e fa parte delle anidridi sintetiche. L'anidrene prodotta anche
in Italia ed coperta da diversi brevetti. Contiene un catalizzatore (ossido
di calcio) che ne accelera la presa. Si presenta come una polvere biancastra molto somigliante al cemento bianco ed confezionata in sacchi di
carta da 50 kg.
Si usa per sottofondo pura impastata con acqua (resistenza e compressione dopo 28 gg pari a 670 kg/cm2 ) oppure mescolata ad un volume
doppio di sabbia (resistenza a compressione dopo 28 gg pari a 380 kg/cm 2 ).
L'inizio della presa avviene non prima di due o tre ore e ci permette
di eseguire con tutta comodit la messa in opera. Dopo tale periodo la massa indurisce in brevissimo tempo senza fessurazioni neppure se stesa su grandi superfici cos da consentire una rapida utilizzazione del sottofondo.
Questo sottofondo si deteriora a contatto anche di poca acqua che su
di esso ricada quando gi indurito.
I principali tipi di questi pavimenti sono:
Pavimenti in vinil-amianto. Si ottengono dalla miscela di 45 parti di cloruro di polivinile (P.V.C.) con 55 parti di amianto e pigmenti coloranti. Si
usa sia amianto in polvere sia - con migliori risultati amianto in fibre. La
miscela viene fatta passare attraverso una calandra a rulli ad alta temperatura ottenendo fogli dello spessore di 1,6 1,8 2 mm. Dai fogli si tagliano piastrelle da 25x25 (non misure maggiori per evitare rotture in quanto
le piastrelle di vinil amianto hanno un forte coefficiente di dilatazione).
Si hanno pavimenti, caldi, afoni, isolanti, sufficientemente elastici e
quindi morbidi, di aspetto semilucido, assolutamente impermeabili (una
macchia di inchiostro viene pulita perfettamente con uno straccio imbevuto d'acqua anche dopo diversi giorni).
Peraltro segni di suole di gomma o forti pesi concentrati (tacchi a spillo, piedini di mobili) sporcano o incidono definitivamente il pavimento.
Pavimenti in p.v.c. puro. Il cloruro di polivinile (puro fino al 95% e con
l'aggiunta di coloranti, pu esser ridotto in fogli di circa 2 mm e tagliato in
piastrelle (fino a 50x50) ed usato per pavimenti.
Si trovano in commercio piastrelle a "spessore unico" formate tutte
con lo stesso impasto o piastrelle formate da uno strato di colore naturale
ed un secondo strato colorato.
II materiale viene pressato a 120 atmosfere e viene quindi stabilizzato
(quattro passaggi da + 180C a 25C). Dopo questo trattamento i singoli
pezzi (piastrelle) vengono rifilate nelle esatte misure volute.
Si ottiene un pavimento simile al precedente, ma molto pi lucido molto pi elastico e molto pi resistente all'usura, di pi facile manutenzione
di quelli in Vinil-amianto e che resiste molto meglio ai carichi concentrati.
417
Le singole piastrelle possono essere unite co-n un procedimento simile a quello della saldatura autogena.
Per impieghi particolari per i quali la resistenza del pavimento deve esser aumentata (ospedali, per passaggio di carrelli, lettighe, ecc.) la miscela
arricchita fino al 5 % con minerali indurenti, perdendo - peraltro nella
lucentezza del pavimento.
Naturalmente il costo dei pavimenti in p.v.c. puro maggiore di quelli
in Vinil-amianto, anche se pur tenendo conto del maggior costo del sottofondo il loro prezzo largamente competitivo con i comuni pavimenti.
Pavimenti in gomma. I pavimenti in gomma sono per lo pi forniti in
rotoli; si usano anche in piastrelle ma possono anche esser gettati in opera.
Due sono i tipi di pavimento in gomma, quello di tipo civile (liscio e
colorato) e quello del tipo industriale (rigato o bullonato).
Sono formati da gomma naturale o da gomma sintetica. I primi hanno
il grave difetto di emanare un forte odore di gomma (specialmente quando
in funzione l'impianto di riscaldamento). I pavimenti in gomma per usi
civili sono di bell'effetto con colorazione imitanti marmi o a tinte pastello;
sono soffici, afoni ed isolanti. Il loro prezzo relativamente alto.
Hanno la propriet di esser "autolucidanti" e cio di levigarsi e lucidarsi con l'uso. Questa propriet pu esser un pregio per l'estetica e la facilit
di manutenzione, ma pu risultare pericolosa perch rende il pavimento
sdrucciolevole.
I pavimenti in gomma per usi industriali con superfici rigate e bullonate hanno dato ottimi risultati di durevolezza. Alcuni pannelli posti
sperimentalmente sul piazzale delle ferrovie Nord di Milano qualche anno prima della guerra hanno sopportato ottimamente l'intenso traffico,
i cingoli dei carri armati, la caduta delle macerie di case bombardate.
In Francia stato prodotto ed oggi in commercio in Italia un tipo di
pavimento in gomma da gettare in opera; un ottimo pavimento che pu
esser impiegato sia nell'industria che per edifici civili.
Tre principali elementi vengono miscelati subito prima dell'impiego;
essi sono: lattice di gomma naturale, granuli di caucci, speciali cariche disidratanti e acceleranti della vulcanizzazione delle gomme.
La miscela autocollante e viene stesa in spessori di circa 8 mm su qualsiasi superficie: calcestruzzo, legno, lamiere (da qui la vasta applicazione
sulle navi).
Con questo preparato di gomma si ottengono pavimenti dalla superficie leggermente ruvida, e quindi non sdrucciolevole, dimensionalmente stabili per cui pu esser impiegato anche su vaste superfici continue e pu essere risvoltato sulle pareti cos da conferire assoluta impermeabilit al pavimento.
Le caratteristiche del pavimento sono l'eccezionale antiusura, elasticit, buon isolamento elettro-termo-acustico; insensibilit agli agenti chimici,
418
C)
Rivestimenti
419
permeabilit o valore decorativo. I migliori tipi di rivestimento assommano
alcune o tutte le sopralencate caratteristiche.
I rivestimenti per correzione acustica sono gi stati trattati in altro capitolo, in quanto assolvono a diverse e ben precise finalit.
Alcuni tipi di rivestimento sono impiegati esclusivamente per esterni,
altri esclusivamente per interni ed infine ne esistono svariati tipi che
possono esser usati indifferentemente sia all'interno che all'esterno.
Non si pretende qui di seguito di enumerare tutti i tipi di rivestimento,
ma, piuttosto, di indicare le categorie pi comuni trascurando le diversit
dei vari tipi della stessa categoria.
Come per i pavimenti, anche per i rivestimenti, ogni classifica non consente di raggrupparli in categorie omogenee. Quindi si procede ad una elencazione dei vari tipi di rivestimento senza, raggrupparli per categorie.
Rivestimento in marmo, di cui si gi accennato nel capitolo riguardante i materiali lapidei.
420
Granulati di marmo
Sono intonaci speciali che costituiscono rivestimento. Polvere o graniglie di marmo in una vasta gamma di colori omogenei o miscelati vengono
legati tra loro con resine viniliche e applicati a spatola su intonaci vecchi o
nuovi perch asciutti e preferibilmente formati con malte bastarde (met
cemento e met calce idraulica). Dopo l'applicazione possono esser battuti per renderne la superficie pi liscia.
Per aumentare la resistenza del rivestimento, agli inerti pu esser aggiunta graniglia di quarzo.
I tipi formati con polvere di marmo (anche arricchita con polvere di
graniglia) possono esser stesi sull'intonaco di sottofondo anche a spruzzo.
Si ottiene con tali prodotti un rivestimento di effetto cromatico, a volte discutibile, con superfici pi o meno granulate, compatti, impermeabili
e resistenti. Sono usati pi comunemente i granulati di marmo per facciate esterne e gli altri prodotti a grana pi fine per interni limitatamente a
locali molto particolari.
Resine plastiche
Si possono usare, come rivestimenti, resine plasiche, quasi pure, rinforzate da minerali ad altissimo grado di durezza e coloranti.
Tali resine vengono stese sugli intonaci e costituiscono rivestimenti duri ed impermeabili.
Piastrelle maiolicate
Sono rivestimenti formati con piastrelle di maiolica (nei tipi migliori
di caolino) cotte e smaltate ad alta temperatura.
Vi sono svariate forme e misure (7,5x 15; 10x 10; 15x 15; ecc.) dispo-
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nibili in un gran numero di tonalit. Talvolta le piastrelle maiolicate di caolino sono anche decorate a disegni vari.
E' 0 classico rivestimento per bagni e cucine. Alcuni pezzi speciali (per
angoli) o elementi terminali (a becco di civetta) rendono continui ed esteticamente efficienti i rivestimenti in piastrelle. Le piastrelle sono poste in malta su sottofondi di malta idraulica o bastarda e le connessure sono fugare con
cemento bianco.
Mosaici
Tesserine da 2x2; 3 x 3 ; incollate su carta pesante possono esser poste
in opera cos da formare mosaico a tinta unica o con tessere di colore vario.
Le tessere possono essere in gres smaltato, gres colorato, in materiale
vetroso, in ceramica o in vetro.
Si usa per esterni ed anche per interni, ma il loro impiego in declino.
Intonaci tipo Terranova
Sono cos chiamati dal nome con cui fu lanciato commercialmente
questo tipo di intonaco.
Sono intonaci speciali che possono venir annoverati tra i rivestimenti
per le loro caratteristiche fisiche, chimiche di durezza e impermeabilit.
Polvere di marmo, pigmenti coloranti, cemento bianco e resine vengono impastate e applicate a spatola o spruzzo.
Sono intonaci duri, impermeabili.
Rivestimento in legno
Per particolari ambienti possono esser richiesti rivestimenti in legno
per soffitti o pareti interne o esterne.
Generalmente si tratta di pannellature perlinate (e cio formate da
stretti elementi di legno con sagome diverse immaschiati tra loro).
Le essenze pi usate sono il mogano, l'aframosia, il noce mansonia, il
douglas, ecc. trascurando le essenze pi comuni (abete, larice) impiegate
per case rustiche in montagna.
422
Rivestimenti metallici
Per rivestimenti esterni si ricordano le lamiere smaltate e soprattutto i
pannelli di alluminio sagomati con cui si rivestono le grandi pareti cieche di
magazzini o depositi mascherandone le strutture, oppure interi elementi
alternativamente ciechi e con serramenti per i moderni edifici multipiano
(court ain-wall).
D)
Tinteggiature e coloriture
Tinteggiature
Oltre alle tinteggiature classiche si citeranno anche alcune tinteggiature pi moderne ed altri trattamenti superficiali.
423
Tinte a fresco
Non sono tinte speciali, ma tinte a calce applicate in pi mani all'intonaco ancora fresco di calce aerea in modo che la tinta si "incorpori" con la
parte superficiale dell'intonaco.
L'indurimento lento, ma si ottiene una buona resistenza al dilava-
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Vernici e smalti
A parte alcune vernici e smalti opportunamente predisposti per gli intonaci, questi prodotti coloranti sono usati principalmente per opere metalliche (lamiere, opere in ferro) o per opere in legno. Le vernici e gli smalti, peraltro, non proteggono efficacemente dalla ruggine.
Pertanto prima di colorire opere metalliche bene ripulirle accuratamente da eventuali strati di grasso (residuati dalla laminazione o dalla trafila) o dalla ruggine e poi trattarle con vernici antiruggine.
La pi nota ed antica vernice antiruggine il minio (ossido puro di
piombo su veicolo oleoso); ottimo per i risultati il cromato di piombo di
425
Vernici all'olio
Le comuni vernici sono preparate con olio di lino cotto, pigmenti coloranti finissimamente macinati con l'aggiunta di essicanti. Per economia, talvolta, all'olio di lino cotto si aggiungono altri oli (olio di girasole).
Per vernici bianche si usa l'ossido di zinco, il bianco di titanio, carbonato di piombo. La biacca di piombo, una volta molto usata, per colori
bianchi assolutamente da bandire non solo perch ossidandosi si annerisce, ma soprattutto per le sue tossiche emanazioni solforose.
Per vernici nere si usa il nerofumo.
Per vernici rosse si usa l'ossido di ferro, il cinabro ecc.; per quelle gialle
o brune si usa l'ocra o il cromato di piombo; per le verdi si usa il verde di
cromo o di zinco.
Per applicare queste vernici ad olio su pareti necessario spalmare queste ultime con colla animale seguita da una mano di olio di lino cotto.
Vernici particolari sono:
426
Smalti
Gli smalti sono preparati in diversi tipi:
grassi,
sintetici,
alla cellulosa.
Smalti grassi, sono preparati con oli fortemente essicativi e "filmogeni"
come l'olio del legno di Cina oppure con olio di lino polimerizzato.
All'olio vengono aggiunge resine dure naturali delle zone tropicali (come il coppale) e solventi ed essicativi rari.
Sono vernici note dall'antichit che danno strati brillanti e molto resistenti.
Smalti sintetici sono prodotti pi moderni e forniscono superfici molto brillanti e di discreta resistenza (specie negli interni).
Sono preparati con base di resine ottenute sinteticamente da glicerina,
o acidi grassi.
Smalti alla cellulosa, devono esser applicati a spruzzo per ottenere superfici di uniforme brillantezza in quanto essicano rapidissimamente.
Sono soluzioni colloidali di esteri cellulosici in liquido organico (acetone, alcool superiori).
CAPITOLO VENTUNESIMO
428
429
430
asismiche e sismiche").
La tecnologia dei grandi pannelli portanti in c.a. assicura una riduzione dei tempi di costruzione ed una semplificazione delle operazioni di cantiere, presupponendo per una continuit della domanda di alloggi con caratteristiche tipologiche sufficientemente costanti, una concentrazione degli interventi nel territorio ed una specifica dotazione delle imprese di attrezzature e macchinari, come mezzi di trasporto, gru di adeguata potenza e largo sbraccio.
In quegli stessi anni furono immessi sul mercato vari sistemi prefabbricati con elementi piano-lineari e puntiformi in c.a. o in acciaio per l'edilizia industriale e commerciale, che furono presto ristudiati e riproposti
per l'edilizia scolastica.
Negli ultimi anni il costante aumento del fabbisogno abitativo accompagnato dall'aumento dei costi di costruzione e dalla diminuzione della reperibilit di manodopera in edilizia hanno riportato l'attenzione del settore verso sistemi di edificazione che conciliassero la riduzione dei costi
finali con l'utilizzo di manodopera a bassa specializzazione per semplici
operazioni di montaggio, cio in definitiva verso la prefabbricazione; un ulteriore impulso in tal senso si avuto dopo le recenti catastrofi sismiche
nel Friuli e nell'Irpinia.
I sistemi a struttura portante puntiforme, nati per l'edilizia scolastica
e industriale-commerciale sono stati oggetto di studi e di innovazioni ad
alto contenuto tecnologico per affinarli ed adattarli alle esigenze dell'edilizia ad uso abitativo; un altro incentivo a tali ricerche e messe a punto
stato dato, ad esempio, dalla Regione Lombardia che ancora nel 1978 ha
bandito un concorso per la formazione di un repertorio regionale di progetti tipo.
Oltre alla produzione di sistemi completi "chiavi in mano", si potenziata la presenza sul mercato di componenti pi o meno complessi, come
chiusure esterne, partizioni, serramenti, blocchi bagno, pareti attrezzate
di servizio, e di subsistemi di componenti, che attualmente tendono a superare il modello tradizionale del processo edilizio
431
432
Fig. 21.1 - La griglia fornisce tre misure 113, 70, 43 cm,che sono tra loro in rapporto aureo 4 : 43 +
+ 70= 113; oppure 113 - 7 0 = 43. Addizionandole esse danno: 113 + 70= 183; 113 +
+ 70 + 43 = 226.
Queste tre misure (113 183 226) sono quelle che caratterizzano l'occupazione dello
spazio da parte di un uomo alto m 180 (6 ft).
La misura 113 d come sezione aurea 70, creando una prima serie, denominata serie rossa
4-6-10-16-27-43-70-113-183-296, ecc.
La misura 226 (2 x 113) d come sezione aurea 140-86, creando una seconda sezione denominata serie blu, 13-20-3-33-53-86-140-226-365-592, ecc.
Si tratta di una gamma di dimensioni che permette di costruire le case per l'uso umano
con l'aiuto della matematica, assecondando i gesti dell'uomo, sia eretto, che seduto, che
coricato. E' stato detto che per la prima volta un sistema di proporzionamento matematico basato sulla statura umana.
433
Risulta a questo punto evidente, che tutti i problemi connessi alla coordinazione modulare e quindi alla normalizzazione e tipizzazione degli elementi per una produzione industriale, richiedono una particolare opera di
progettazione, ben diversa da quella tradizionale, nella quale deve essere
attentamente seguita una precisa metodologia del coordinamento di tutte
le componenti che intervengono nella progettazione stessa, per realizzare la
componente tecnologica-produttiva, nella progettazione descrittiva, completa e particolareggiata dell'opera, considerando in ogni momento tutte
le possibili condizioni per poterla attuare nel quadro locale dell'industrializzazione edilizia.
Tale opera di progettazione "ottimizzata" sotto tutti gli aspetti richiede, in base alle specializzazioni dei compiti, la formazione di un gruppo di
lavoro ("quipe" o "team"), a cui si gi brevemente accennato, che opera con particolare efficienza nel campo della progettazione integrale. Il
principio di lavoro di gruppo intende naturalmente superare quelle condizioni accentratrici del dominio della conoscenza e dell'inventiva in un
unico individuo dotato di facolt geniali, che hanno sempre improntato
di s la storia della cultura in una forma decentratrice, attraverso apporti
diversi e qualificati che la forma pi prevalente ed ormai validamente
acquisita nel campo tecnico e scientifico. Per una perfetta riuscita di tale
attivit collegiale per essenziale il raggiungimento di un'unit di linguaggio attraverso la conoscenza seppure in misura sufficiente, del campo di
specializzazione di- ciascun membro costituente il gruppo, onde non creare
una "quipe" costituita da successivi "compartimenti stagni", ove sia impossibile alcuna comunicazione al di fuori delle personali conoscenze e attribuzioni del problema.
Sembra non inutile semplicemente accennare alla fondamentale importanza delle tecniche di programmazione che sono naturalmente alla base
dell'intero fenomeno dell'edilizia industrializzata, che devono essere assunte dalla progettazione, fino all'esecuzione, al montaggio degli elementi, ed
alla conseguente industrializzazione del cantiere. Tra i vari metodi statisticomatematici oggi pi largamente impiegati il PERT (Programme Evaluation
and Review Technique), che consente di poter stimare attraverso particolari reticoli, dal punto di vista probabilistico, il valore di tempi per loro natura di valutazione estremamente complessa e di poter introdurre in essi
frequenti cambiamenti di programma.
Bibliografia
LE CORBUSIER, Le modulor, Parigi, 1948-1955.
G. CIRIBINI, Architettura e industria, Milano, 1958.
K. WACHSMANN, Una svolta nelle costruzioni, Milano, 1959.
P.N. MAGGI e altri, La progettazione integrata per l'edilizia industrializzata, Milano,
1959.
434
CAPITOLO VENTIDUESIMO
IL PROGETTO, LA CONDOTTA,
LA CONTABILIZZAZIONE DEI LAVORI
E I COLLAUDI
A.l
-Introduzione
436
Appaltatore quel privato o quella societ che, con l'organizzazione
dei mezzi necessari e con la gestione a proprio rischio, si assume il compito
di eseguire materialmente un'opera verso un corrispettivo in denaro.
77 direttore dei lavori quel tecnico che su incarico del committente,
a sue spese e nel suo esclusivo interesse vigila sulla buona esecuzione delle opere e sulla loro rispondenza alle previsioni dei progetti ed alle norme
contrattuali entro i limiti precisati dagli articoli 1661 C.C. (Variazioni ordinate dal Committente) e 1662 C.C. (Verifica nel corso dell'opera).
Compito del direttore dei lavori anche quello di liquidare gli importi
maturati dalla Impresa per l'esecuzione delle opere.
E' auspicabile che lo stesso progettista possa anche dirigere i lavori perch egli pu, con pi cognizioni di causa, sorvegliare che vengano scrupolosamente rispettate le previsioni di progetto e che se pi specialisti hanno
collaborato per predisporre altrettanti progetti particolari (strutture, impianti, ecc.) possano essi stessi sorvegliarne la realizzazione.
* * *
Il Committente, rilevata la necessit o l'opportunit di eseguire una determinata opera, dopo essersi assicurato della disponibilit finanziaria o con
mezzi propri o con finanziamenti pubblici o con mutui, deve procedere ad
una serie logica e coordinata di atti che permettono la realizzazione dell'opera.
In maniera sintetica il Committente deve procedere:
al progetto dell'opera, affidandone l'incarico per iscritto ad un
tecnico o ad un gruppo di tecnici.
Il progetto oltre alle previsioni tecniche per l'attuazione dell'opera
deve indicare le norme esecutive e la previsione di spesa e quindi non composto soltanto da grafici, ma anche da un capitolato d'oneri (con l'elenco
dei prezzi unitari), da un dettagliato preventivo di spesa e da altri documenti complementari di cui si dir.
all'approvazione. Ogni progetto, oltre a quella del Committente, deve ottenere approvazioni di vario tipo.
Deve infatti esser sempre approvato dal Sindaco del Comune ove prevista l'esecuzione dell'opera, ed, eventualmente, dall'ANAS, dai Vigili del
Fuoco, dalla Soprintendenza ai Monumenti, dal Genio Civile (per opere finanziate in tutto o in parte dallo Stato e per opere da eseguirsi in zone sismiche), ecc..
aggiudicazione. Per eseguire materialmente l'opera necessario rivolgersi ad un'Impresa che dia sicuro affidamento e che offra le migliori
condizioni.
Il Committente privato sceglie l'Impresa a suo piacimento. Viceversa
un ente pubblico deve con le modalit che si vedranno espletare fra di-
437
verse imprese di fiducia, una gara d'appalto a seguito della quale l'esecuzione dell'opera viene commessa ad una Impresa, detta Impresa aggiudicataria, o a pi ditte specializzate (opere murarie ed affini, opere idrotermosanitarie, opere da falegname, opere da marmista, da fabbro, da elettricista,
ecc.).
Contratto. E' necessario che i rapporti tra il Committente (Stazione Appaltante) e l'Impresa aggiudicataria siano preventivamente regolati, in
ogni particolare, da un contratto che deve esser registrato all'Ufficio del
Registro, non solo per assolvere agli oneri fiscali conseguenti all'esecuzione
dell'opera, ma perch anche eventuali liti possono esser risolte giudizialmente solo se il contratto sia stato registrato.
In ogni caso la registrazione di ben precisi accordi riduce la possibilit
di liti o, quanto meno, permette di risolverle speditamente e con equit.
Esecuzione e condotta dei lavori. L'Impresa appaltatrice ha il dovere di eseguire i lavori in conformit al progetto ed alle norme contrattuali ed ha il diritto di venir compensata durante il corso dei lavori in rapporto
all'entit e qualit dei lavori eseguiti con rate di acconto regolate anch'esse
dal contratto. La direzione dei lavori (composta dal direttore dei lavori,
dai suoi assistenti e dai sorveglianti) che agisce in nome e per conto del committente, controlla la regolare esecuzione delle opere sia dal punto di vista
tecnico-economico sia dal punto di vista contrattuale; contabilizza e quantifica le opere eseguite; propone i pagamenti in acconto; redige perizie per
l'esecuzione di nuove opere; concorda eventuali nuovi prezzi; discute con
l'Impresa eventuali richieste di maggiori compensi che l'Impresa appaltatrice dovesse avanzare e propone al Committente di accettarle o di respingerle; compila il consuntivo dei lavori (stato finale), assiste al collaudo fornendo al Collaudatore tutti i ragguagli del caso con relazione sul conto finanziario.
Collaudo tecnico-amministrativo. Non si tratta di una verifica statica delle opere che pu essere eseguita dal direttore dei lavori per tranquillit sua e del committente o del collaudo statico che deve esser eseguito da
un ingegnere estraneo alla progettazione o direzione dei lavori, per ottenere il permesso di abitabilit (o di agibilit se si tratta di fabbricati industriali) e di cui all'art. 7 della legge n. 1086 del 5 novembre 1971.
Il collaudo tecnico amministrativo, generalmente espletato per le sole
opere pubbliche, pur non escludendo un attento esame circa la statica dell'opera eseguita, puntualizza la sua indagine sulla regolarit degli atti amministrativi relativi al progetto; sulla condotta dei lavori; sull'esame del
consuntivo dei lavori; sulla conformit dell'opera eseguita con le previsioni contrattuali; sulla qualit dei materiali posti in opera e sul modo di esecuzione di ciascuna categoria di opera.
Si tratta, in definitiva, di un controllo generale fatto per conto del
Committente che riguarda l'esecuzione dell'opera sia dal punto di vista
formale ed amministrativo sia dal punto di vista tecnico.
438
A.2
A)
439
Ogni costruzione civile (case, strada, ponte, ecc.) incide sull'assetto territoriale e pu recare menomazioni ai diritti delle propriet vicine.
Pertanto necessario che ogni intervento, nel campo delle costruzioni
civili debba rispettare ben precise norme che - a grandi linee - sono norme
di carattere urbanistico e legale.
Norme e vincoli urbanistici. Perch i centri urbani possano crescere in maniera ordinata e ragionata seguendo una precisa direttiva prestabilita necessario che vengano predisposti, adottati ed approvati i piani urbanistici.
Gli strumenti urbanistici sono graduati per importanza, per estensioni
di previsioni e per contenuto e sono completati da norme di attuazione, dai
regolamenti comunali edilizi e d'igiene.
Norme e limitazioni di vicinato. L'interesse ed il vantaggio del singolo devono trovare un limite nel diritto dei vicini.
I limiti nel disporre della propriet privata sono fissati da norme di vicinato che sono, per lo pi, contenute nel codice civile o variati da regolamenti locali e riguardano distanze dai confini, distanze di vedute, comunione
di muri, immissioni, appoggi al muro comune, distanze di pozzi, tubi e fosse
fognarie, servit di passaggio, servit di elettrodotto, di acquedotto, e di stillicidio apertura di finestre di prospetto o di luce, ecc. ecc..
In caso di violazione di queste ultime norme, che non riguardano l'interesse della collettivit, il danneggiato pu chiedere che le opere illecite
vengano poste in pristino senza neppure la necessit di dimostrare che, da
queste opere, gli sia derivato un danno (art. 872 Codice Civile).
Viceversa, per la violazione delle altre norme non previste dal codice civile o da queste ispirate che rivestono un pubblico interesse, il danneggiato deve dimostrare l'esistenza di un danno che gli deve esser risarcito, ma non pu
esigere la rimessa in pristino.
Naturalmente la pubblica amministrazione pu agire nei confronti
di chi ha compiuto l'infrazione se lo riterr conveniente per la pubblica
440
441
442
ne di aree a scopo edificatorio).
E' anche da notare che la legge Bucalossi ha tolto dal diritto di propriet del terreno, il diritto di edificarlo ("ius aedificandi") per trasferirlo al
Comune.
Di conseguenza se il proprietario del terreno vuole edificarlo non pu
chiedere al Sindaco una "licenza edilizia", ma deve chiedere una "concessione" a titolo oneroso, (art. 1 e 3 della legge Bucalossi). La concessione viene data dal Sindaco al proprietario dell'area (o a chi ne pu aver diritto) con
le stesse modalit e procedure e con gli stessi effetti previsti dall'art. 31 della legge urbanistica per il rilascio della licenza (art. 14 della legge Bucalossi),
ma pur sempre nel rispetto delle previsioni urbanistiche e regolamentari.
Peraltro, la concessione pu esser rilasciata solo per costruzioni da eseguirsi in determinate zone del territorio comunale che vengono precisate
dai Comuni con i programmi pluriennali d'attuazione (art. 13 della legge
Bucalossi).
L'onerosit della concessione ha riferimento a due distinte motivazioni:
oneri relativi alla urbanizzazione primaria e secondarie.
L'incidenza di questi oneri fissata con delibera del Consiglio Comunale in base a tabelle parametriche definite da ciascuna Regione;
oneri relativi al costo di costruzione.
Il contributo relativo al costo di costruzione per i nuovi edifici ammonta ad una cifra variabile dal 5 al 20% del costo delle costruzioni.
Il costo delle costruzioni nuove viene annualmente indicato dal Ministero dei lavori pubblici per varie classi di edifici (tipo popolare, civile, di lusso,
ecc.).
Per interventi su edifici esistenti il costo di costruzione determinato
in relazione al costo degli interventi stessi.
Per alcuni tipi di intervento come interventi in zone agricole, manutenzione ordinaria e straordinaria, per opere da realizzare in attuazione di
norme o provvedimenti emanati a seguito di pubbliche calamit (alluvioni,
terremoto, ecc.) la concessione a titolo gratuito.
Attualmente in quasi tutte le citt si risvegliata una coscienza culturale finalizzata al recupero del patrimonio edilizio esistente nei vecchi centri urbani sia che si tratti di fabbricati storici o monumentali sia che si tratti di fabbricati che abbiano particolare interesse tipologico o ambientale.
Gli interventi per il recupero di questi fabbricati erano definiti, nei vari regolamenti comunali, in maniera del tutto diversa.
L'art. 31 della legge 5 agosto 1978, n. 457, con definizioni che prevalgono sulle disposizioni degli strumenti urbanistici comunali, ha definito questi interventi di recupero in:
a) interventi di manutenzione ordinaria quelli che riguardano le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici
e quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecno-
443
logici esistenti;
b) interventi d manutenzione straordinaria le opere e le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire anche parti strutturali degli edifici; nonch
per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che
non alterino i volumi e le superfici delle singole unit immobiliari e non comportino modifiche nella destinazione d'uso;
c) interventi di restauro e di risanamento conservativo, quelli rivolti
a conservare l'organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalit mediante
un insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici,
formali e strutturali dell'organismo stesso, ne consentano destinazioni d'uso
con essi compatibili.
Tali interventi comprendono il consolidamento, il ripristino ed il rinnovo degli elementi costitutivi dell'edificio, l'inserimento degli elementi
accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze d'uso, l'eliminazione degli
elementi estranei all'organismo edilizio ;
d) interventi di ristrutturazione edilizia quelli rivolti a trasformare gli
organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente.
Tali interventi comprendono il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell'edificio, l'eliminazione, la modifica e l'inserimento di nuovi elementi ed impianti;
e) interventi di ristrutturazione urbanistica quelli rivolti a sostituire
l'esistente tessuto urbanistico-edilizio con altro diverso mediante un insieme
sistematico di interventi edilizi anche con la modificazione del disegno dei
lotti, degli isolati e della rete stradale.
C)
L'esecuzione di una qualsiasi opera o manufatto presuppone un adeguato studio tecnico economico ed una elaborazione di documenti e grafci che nel loro complesso chiamato "progetto".
Lo studio diligente ed accurato di un progetto condizione necessaria
per la buona riuscita dell'opera che si vuole realizzare. E' naturale che il
progetto secondo la sua importanza passi attraverso stadi successivi
di affinamento che possono essere ben distinti o meno a seconda della natura e dell'importanza dell'opera da seguire.
Prima di accingersi allo studio di un progetto oltre alle predette indagini urbanistiche necessario conoscere con esattezza quali siano gli scopi
dell'opera da eseguire, cio quali siano le necessit cui l'opera deve soddisfare e le caratteristiche cui deve rispondere.
Cos, per esempio, di una scuola si deve conoscere quale sia il numero
di aule e i locali accessori (refettorio, aula magna, palestra, alloggio custode, ecc.) che si vuole vengano realizzati; di un ponte necessario siano pre-
444
44 5
alle opere di edilizia in genere, sia perch queste opere sono le pi diffuse,
sia perch la diversit delle norme non inficia i principi che hanno determinata l'emanazione delle diverse norme a principi che sono sempre ispirati
ad una esauriente e particolareggiata previsione tecnico-economica dell'opera.
Tutte le indicazioni e prescrizioni che di seguito vengono elencate per
la compilazione dei progetti si riferiscono alle norme dettate dal Ministero
dei LL.PP. per i progetti di opera eseguite dallo Stato o con il contributo dello Stato.
Il privato pu seguire formalit diverse, ma consigliabile seguire le
norme dettate dal Ministero LL.PP. perch frutto di lunghe esperienze
danno sicura garanzia di una completa e precisa compilazione di progetti.
Un progetto prima di giungere alla stesura definitiva dovr passare attraverso stadi di successivo affinamento.
A.2.1.
Progetto di massima
Pu anche essere limitato a semplici grafici con scala a grande denominatore che diano un'idea sufficientemente chiara e completa dell'insieme dell'opera (piante e prospetti).
Allegato al progetto di massima deve essere predisposto un calcolo sommario di spesa, generalmente ricavato a cubatura vuoto per pieno.
A.2.2.
Progetto esecutivo
446
447
448
ma anche perch tale sistema permette una pi esatta compilazione del computo metrico. Le misure ("quote") vanno indicate al di fuori delle piante.
La disposizione delle misure deve avere una successione logica e quindi
le quote minori vanno poste pi vicine alla figura e le maggiori, somma
delle precedenti, sempre pi esterne.
Dovranno esser poste pi vicine alla figura le misure relative all'interasse dei fori di porte e finestre ed, esternamente a queste, le misure dei
locali e lo spessore dei muri.
Nelle piante non sufficiente indicare lo spessore dei muri, le misure
dei locali e le misure di insieme, ma necessario indicarne altre.
Per le finestre, le misure sono convenzionalmente indicate con un segno di frazione posto in asse alla finestra e con a numeratore la larghezza e
a denominatore l'altezza della finestra.
E' conveniente indicare il verso di apertura delle singole ante specie
per finestre ad una, tre o pi ante.
Per le porte necessario indicare la loro esatta ubicazione riferendo
l'asse del relativo foro, alle murature. Per le porte essenziale indicare il verso di apertura non solo in rapporto all'ingombro di apparecchi fissi (lavandini, WC, radiatori, lavatrici, ecc.) ma anche in relazione alla funzionalit del verso di apertura.
Per la misura delle porte si usa come per le finestre una indicazione convenzionale riportando sopra la linea indicante l'asse, la larghezza della porta, e, sotto a detta linea, la sua altezza.
Poich il tipo delle porte usate pu esser diverso per i vari locali (cantine, porte basculanti per garage, porte in ferro o in legno, ecc.) pu anche
esser indicata per ciascuna porta una sigla convenzionale di riferimento che
rimanda ai particolari costruttivi delle porte stesse redatti su una tavola
riferentesi ai serramenti, siano essi in legno, ferro o alluminio.
Per le scale dovranno esser indicate il numero e l'entit delle alzate
e delle pedate dei gradini, la profondit dei pianerottoli nonch l'aggetto
dei gradini.
Dovranno esser indicati tutti gli scarichi, gli sfiati, le canne fumarie,
gli ingombri degli apparecchi fissi (bagni, docce, lavelli, WC, ecc.).
A parte i grafici che verranno predisposti appositamente per i progetti degli impianti, nelle tavole del progetto architettonico dovranno esser
indicate: le nicchie o l'ubicazione dei radiatori; la posizione ed il tipo dei
punti luce (deviazione, commutazione) e delle prese, ecc. ecc..
E' bene anche rappresentare l'ubicazione dei doccioni di gronda, la
direzione della tessitura dei solai, la superficie di pavimento di ogni locale, ecc..
Nelle piante a tratteggio grosso dovranno esser indicati i piani
secondo cui verranno disegnate le sezioni distinguendole tra loro (Sezione
A.B, Sezione C D).
Non bisogna dimenticare di indicare nelle piante l'orientamento e pos-
449
450
Pertanto le previsioni dei particolari devono essere accurate e minuziose e tradotte in tanti grafici quante sono le categorie particolari di lavoro
cui si riferiscono.
Si dovranno allestire, quindi, anche le seguenti tavole di particolari:
a) Particolari delle opere in legno (porte e finestre) con misure del telaio, schema e senso di apertura, particolari dei nodi e delle giunzioni. Dovranno esser indicate l'essenza del legno, i tipi di lastronatura o di impellicciatura, nonch lo spessore dei serramenti e il tipo di ferramenta di attacco
e chiusura. A conclusione di tali grafici si pu, talvolta, riportare l'ordinativo dei serramenti e cio indicare, generalmente su casellario, quanti pezzi
di ciascun serramento, nelle varie misure e tipi, dovranno esser approvvigionati.
b) Particolari dei serramenti metallici. Nel caso siano previsti serramenti metallici si predisporranno i relativi grafici dei particolari ed eventualmente l'ordinativo come per i serramenti in legno.
c) Particolari delle opere in ferro. Agli effetti funzionali ed estetici
molto importante lo studio e la rappresentazione dei parapetti in ferro,
della ringhiera delle scale, delle recinzioni, ecc..
E' bene prevedere l'uso di profilati che facilmente si trovino sul mercato.
d) Pietre da taglio e marmi. A meno che non si tratti di elementi molto semplici (come le soglie) necessario disegnare i particolari per le opere
in marmo o in pietra (naturale o artificiale) usando una scala opportuna
(anche 1:1 oppure 1:2), indicando con chiarezza i sistemi di fissaggio od
ancoraggio.
e) Opere particolari. Non sempre sulle piante, sezioni o prospetti possono esser riportati esaurientemente i particolari di alcune strutture o decorazioni.
E' pertanto necessario che tali particolari vengano studiati ed indicati
con appositi e dettagliati disegni.
Cornicioni di gronda, gradinate particolari, scale elicoidali, murette di
recinzione, ecc. possono esser oggetto di precise previsioni esecutive e quindi di grafici particolari.
Tra questi particolari si possono includere la rappresentazione (in scala
1:20) di elementi di sezione e di prospetto dell'intero edificio disegnati in
corrispondenza dei piani caratteristici.
In tali particolari di facciata e di sezione dovranno esser indicati tutti i
materiali impiegati (tipi di mattoni, sottofondi inerti o isolanti, pavimenti,
tipi di intonaci, ecc. ecc.) nonch gli eventuali rivestimenti con i sistemi di
ancoraggio, il grado di finitura, e dovranno esser indicati i riferimenti ai
particolari sviluppi di dettaglio.
9) Disegni costruttivi e degli impianti. Quando un edificio abbia una
struttura portante in cemento armato o metallica, il progetto dovr esser
corredato di tutti i grafici esecutivi delle strutture e delle relative relazioni
451
di calcolo.
Analogamente, a corredo degli elaborati del progetto, dovranno esser
prodotti i calcoli ed i grafici di tutti gli impianti (riscaldamento, condizionamento, idrico, elettrico, di riscaldamento) ecc.. La descrizione particolareggiata di tali disegni e delle relative relazioni di calcolo esula dai limiti
della presente trattazione e, generalmente, anche dal progetto architettonico.
Per le opere pubbliche, il progetto delle strutture e degli impianti , normalmente, demandato al costruttore.
A.2.2.3. Computo metrico
E' un elaborato non meno importante degli altri ed a cui deve essere
dedicata una cura scrupolosa perch dalla sua diligente compilazione dipende un sicuro accertamento preventivo delle somme necessarie per eseguire
l'opera progettata.
Il computo metrico costituisce generalmente un solo allegato al prospetto, ma sar diviso in pi parti, secondo le varie categorie di lavori'o di
spesa, seguendo per quanto possibile l'ordine dell'esecuzione delle
opere.
In generale il computo metrico sar suddiviso come segue:
1)
Occupazioni di terreni
452
Cos si computeranno a m3 gli scavi di terra, le murature grosse, i calcestruzzi ecc.; a m2 i solai, i coperti, gli intonaci e i rivestimenti, i pavimenti;
a numero gli apparecchi sanitari; a kg il ferro; a metro lineare le grondaie in
lamiera, i corrimano, ecc.
A.2.2.4. Analisi dei prezzi
Prima di procedere alla stima preventiva dei lavori da eseguire necessario valutare i prezzi unitari.
I prezzi delle opere edilizie in generale variano non soltanto con il variare degli elementi che li compongono (materiali e manodopera) ma anche
con altri fattori contingenti e connessi con il particolare lavoro.
Variano, cio, con la distanza dai luoghi di approvvigionamento, variano con la maggiore o minore difficolt di trasporto dei materiali in conseguenza di strade pi o meno agevoli, variano con il particolare tipo di strutture da eseguire; variano con la circostanza che gli operai debbano o meno pernottare in cantiere ecc. ecc..
Di conseguenza necessario determinare prima il costo unitario di
ciascuna categoria d'opera eseguendo un'analisi accurata di tutte le voci
che concorrono alla sua formazione, e cio:
manodopera qualificata o comune,
materiali,
noli,
trasporti.
Conosciuto il costo dell'opera si aggiunge ad esso, in percentuale, una
aliquota per spese generali ed una aliquota per l'utile dell'appaltatore e si
ha cos il prezzo dell'opera da tener a base per la stima preventiva dei lavori.
Lo Stato riconosce dal 13 al 15% per spese generale e il 10% sul costo dell'opera aumentato per le spese generali. Pertanto lo Stato riconosce globalmente sul "costo" dal 24,3 al 26,5% per quantificare il "prezzo" (art. 14 della
Legge 10/12/1981, n. 741).
A.2.2.5. Preventivo di spesa
II preventivo di spesa persegue lo scopo di accertare preventivamente
l'ammontare di tutte le spese per l'esecuzione dell'opera e delle spese accessorie ad essa strettamente collegate per fornire al committente una esatta
indicazione delle spese che dovr affrontare.
Il preventivo di spesa generalmente diviso in due parti principali:
a) importi a base d'asta (per eseguire lavori da appaltare),
b) spese di amministrazione diretta (oppure "somme a disposizione
della stazione appaltante") per altre spese (allacciamenti, spese di sorveglianza, spese per collaudi, ecc.).
Gli importi a base d'asta sono la previsione delle spese per l'esecuzione delle singole categorie di opere da affidare ad una o pi imprese specializzate e viene redatta applicando i prezzi unitari risultanti dalle analisi alle
453
, 454
A.2.2.6. Capitolati
Bisogna distinguere con tutta chiarezza, tra capitolati generali, capitolati speciali tipo e capitolati speciali.
a) Capitolati generali che contengono le norme da seguire nelle gare
d'appalto, i criteri per aggiudicare i lavori nonch i principi e le condizioni
generali che regolano gli appalti di qualsiasi tipo di lavoro (edile, stradale,
idraulico, ecc.)- Ogni amministrazione pu avere un proprio capitolato generale (Ministero LL.PP.; Ferrovie; Genio militare, ecc.).
b) Capitolati speciali tipo che contemplano le condizioni generali ed
i principi che regolano gli appalti di un ben preciso tipo di lavoro.
I capitolati speciali tipo derivano direttamente dai capitolati generali
cui devono necessariamente uniformarsi e contengono tutte quelle norme
particolari che si possono adottare solo per un determinato tipo di lavoro
(edile, stradale, idraulico).
II capitolato speciale tipo per le opere di edilizia detter norme sulle
modalit di esecuzione dei muri, dei pavimenti, degli intonaci, mentre il
capitolato speciale tipo per le opere stradali detter norme sulle modalit
di esecuzione dei sottofondi stradali, dei manti di copertura ed usura, ecc..
I capitolati speciali tipo prevedono tutte le norme e le possibili clausole relative ad un ben preciso tipo di lavoro e possono quindi servire come
falsariga per i capitolati speciali da allegare ai progetti quando vengano opportunamente integrati con tutti quei dati che hanno una peculiare attinenza
455
con quella specifica opera da appaltare (descrizione ed ubicazione dell'opera,
suo importo, previsione del tempo di esecuzione, ecc.), e vengono opportunamente sfrondati da tutte quelle clausole e modalit che non si dovessero
attagliare alla specifica opera da eseguire.
c) Capitolati speciali. Sono quegli allegati del progetto che possono
esser elaborati sulla falsariga dei capitolati speciali tipo e contengono tutte
le norme, condizioni, prescrizioni e previsioni per quel determinato, specifico lavoro da appaltare.
Ogni Aministrazione (Ministero dei lavori pubblici, Ferrovie dello Stato, Genio Militare, ecc.) hanno loro particolari capitolati generali che devono tutti, per, inquadrarsi nello spirito e nella lettera del R.D. 23/5/1924
n. 827 - Regolamento per l'amministrazione del patrimonio e per la contabilit generale dello Stato (G.U. n. 130 del 3/6/1924) quando queste Amministrazioni dipendono dallo Stato. Le stesse Amministrazioni hanno talvolta predisposti dei capitolati speciali tipo.
Se il diligente ed oculato studio delle condizioni particolari cui l'opera
soggetta e se le soluzioni tecniche prescelte permettono l'elaborazione di
un progetto che dia garanzia di un buon risultato tecnico, funzionale ed
estetico dell'opera, l'oculata e precisa compilazione del capitolato speciale d le migliori garanzie di una condotta dei lavori sicura e priva di controversie a tutto vantaggio della buona e tempestiva riuscita dell'opera, nello
interesse del committente e dell'appaltatore.
Pertanto nella compilazione del capitolato necessario prevedere ogni
e qualsiasi eventualit possibile.
Poich le varie clausole del capitolato sono interdipendenti tra di loro
necessario che l'una sia concatenata all'altra e che non siano contraddittorie.
E' necessario esser assolutamente chiari nella forma e rigorosi nelle
prescrizioni per evitare interpretazioni ambigue.
Particolare cura dovr esser posta nel precisare i sistemi di misura e nel
dettagliare le varie voci dell'elenco dei prezzi specificando tutti gli oneri,
finiture, grado di lavorazione di ogni opera.
Il capitolato non deve contenere clausole contrarie alle leggi e possibilmente agli usi locali, deve includere tra le prescrizioni e tra gli oneri
a carico dell'Impresa solo quelli di cu si tenuto conto in sede della determinazione dei prezzi unitari, deve fissare norme eque e prevedere tempi
di esecuzione possibili.
Il capitolato predisposto dal progettista per conto del Committente
e l'appaltatore non pu che accettarlo o rinunciare al lavoro.
E' naturale perci che tutte le norme in esso contenute tendano a garantire pi il Committente che l'Impresa.
Ma non equo n giusto approffittare di tale circostanza: pertanto
bene che il capitolato contenga non solo clausole che garantiscono il Committente, ma anche quelle che possano tutelare l'appaltatore.
456
Di seguito per dare un esempio di capitolato si prender in esame
il capitolato speciale redatto dal servizio tecnico del Ministero dei Lavori
Pubblici per gli appalti di opere edilizie che anche il capitolato speciale
di uso pi corrente (si compra in librerie specializzate).
Il capitolato speciale per appalti di lavori edilizi del Ministero dei
LL.PP. (e quasi tutti gli altri) si articola in tre capitoli:
Capo I
1) L'oggetto dell'appalto e cio le indicazioni sommarie relative all'opera da eseguire con l'indicazione della ubicazione del terreno da edificare, numero dei fabbricati e degli alloggi, tipo della costruzione.
2) // modo d'appalto e cio se i lavori vengono compensati a misura,
a forfait, in economica, ecc..
3) L'ammontare dell'appalto. Si indica cio sulla scorta del preventivo di spesa - l'importo presunto dei lavori suddivisi per categorie e cio,
per esempio, nel caso di edifici civili, si raggruppano gli importi previsti per
scavi, murature varie, solai, soffitti, e coperti, opere in cemento armato; intonaci, decorazioni; opere in marmo o in pietra da taglio; opera in ferro;
opere da elettricista; opere da pittore, ecc. ecc..
4) Designazione sommaria delle opere. In questo articolo vengono descritte succintamente le opere da eseguire indicandone le principali caratteristiche tecniche, e ci per dare una idea chiara anche se schematica
non solo dell'entit dell'opera, nel suo complesso, ma anche delle eventuali difficolt tecniche di esecuzione delle singole opere.
5) Forma e principali dimensioni dell'opera. E' anche necessario descrivere l'opera da eseguire in rapporto alla sua forma ed alle sue dimensioni
perch tali caratteristiche possono influire sul prezzo dell'opera e sulla attrezzatura necessaria per eseguirla.
In questo articolo vengono riassunti i dati principali relativi alla forma
e alle dimensioni dell'opera completandoli con quelli che non fossero desumibili dai grafici.
B)
Nella prima parte sono precisate minuziosamente le qualit, le caratteristiche meccaniche, chimiche, di resistenza ecc. cui devono rigorosamente
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Nel terzo capitolo del capitolato speciale sono, per lo pi riportate norme di carattere amministrativo o relative all'andamento dei lavori e cio :
458
Questi ultimi documenti, anzi, non vanno mai forniti all'Impresa perch questa non abbia modo di trarre argomenti per avanzare richieste di maggiori compensi.
3) Cauzione provvisoria. La cauzione in generale quella somma
che si versa a garanzia di determinati obblighi assunti o da assumere e che
pu esser incamerata quando, chi la presta, non assolva agli obblighi assunti.
Solo per partecipare ad una gara d'appalto, necessario che le varie imprese versino a garanzia una somma in denaro o in titoli del debito pubblico o garantiti dallo Stato, detta "cauzione provvisoria" il cui importo varia tra il decimo ed il ventesimo dell'importo a base d'asta (art. 2 del Capitolato Generale). Nel capitolato speciale dovr esser precisato l'importo della cauzione provvisoria e le particolari modalit di deposito della stessa.
4) Cauzione definitiva (art. 3 del capitolato generale). Nel capitolato
speciale deve esser previsto anche l'importo della cauzione definitiva, e
cio di quella somma in contanti o con fidejussione che l'appaltatpre
deve versare alla Stazione Appaltante alla stipula del contratto a garanzia
degli obblighi che si assume con il contratto stesso.
Normalmente l'importo della cauzione definitiva fissata nel 5% (un
ventesimo) dell'importo d'appalto al netto del ribasso d'asta offerto dall'impresa appaltatrice ma in casi particolari pu arrivare fino ad un
massimo del 10%.
Inoltre la Stazione Appaltante ha il diritto di impiegare tutta o parte
della cauzione per far fronte alle spese per l'eventuale esecuzione d'ufficio
di lavori non ben riusciti e che l'appaltatore non volesse rifare.
La cauzione definitiva viene restituita all'appaltatore (o la fidejussione
viene svincolata) soltanto dopo che il collaudo dei lavori sia stato approvato dalla Stazione Appaltante.
5) Tempo ultimo per l'ultimazione dei lavori e penale in caso di ritardo (art. 29 del capitolato generale).
Il capitolato speciale deve fissare il tempo per l'esecuzione dei lavori. Il
tempo generalmente viene indicato in giorni naturali, successivi e consecutivi comprendendo in essi quindi anche i giorni festivi.
Il tempo di esecuzione dei lavori viene computato dalla data del verbale di consegna e cio dal giorno in cui il direttore dei lavori ha ufficialmente dato il via ai lavori a seguito di ricognizione del luogo ove le opere dovranno esser eseguite.
L'appaltatore, per il tempo che impiegasse in pi del termine contrattuale fissato per l'esecuzione dei lavori, salvo i casi di ritardi a lui non imputabili, deve rimborsare alla Stazione Appaltante le spese di assistenza e
sorveglianza ed in pi deve sottostare ad una penale pecuniaria che viene
fissata preventivamente nel capitolato speciale in ragione di ogni giorno di
ritardo, restando salvi il rimborso di eventuali danni cagionati con il ritardo.
6) Pagamenti in acconto. Il capitolo terzo del capitolato generale indica genericamente sulla scorta di quali elementi debbano esser corrisposti
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all'appaltatore le rate di acconto e di saldo e contempla anche i casi di ritardato pagamento delle rate di acconto ed il relativo riconoscimento di interessi all'Impresa.
Nel corso dell'esecuzione dei lavori devono esser corrisposti all'appaltatore (sulla scorta dei dati risultanti dai libri contabili, circa i quali si dir
quando verr trattata la conduzione dei lavori) pagamenti in acconto in rapporto alla quantit di lavoro eseguito.
Vanno anche comprese nelle rate di acconto eventuali prestazioni in
economia di manodopera o materiali o eventuali anticipazioni in denaro
fatte dall'Impresa ai sensi dell'art. 28 del capitolato generale per la esecuzione di opere in economia o per provviste relative ai lavori appaltati ma
non compresi nel contratto (art. 1 della Legge 12/1/1974).
Circa l'entit delle trattenute di garanzia da effettuare sugli acconti,
le attuali norme prescrivono che corrispondono al 5% dell'importo netto
complessivo dei lavori eseguiti.
Inoltre, poich a norma dell'art. 19 del capitolato generale, l'appaltatore ha l'obbligo di osservare tutte le norme e prescrizioni dei contratti
collettivi, delle leggi e dei regolamenti sulla tutela, protezione, assicurazione ed assistenza dei lavoratori viene effettuata una ulteriore trattenuta dello
0,5% che viene accantonato per far fronte a detti oneri se l'appaltatore dovesse trascurarne l'adempimento.
7) Conto finale. Nel capitolo speciale dovr esser fissato il tempo entro cui, dopo l'ultimazione dei lavori accertata dal certificato di ultimazione dei lavori, deve esser predisposto il conto finale. Tale tempo deve esser ragionevolmente breve e commisurato alla natura dell'opera.
8) Visita di collaudo. Il termine entro cui deve compiersi la visita di
collaudo, ove non fosse indicato nel capitolato speciale un tempo diverso,
deve esser effettuata dopo sei mesi dalla data di ultimazione dei lavori (art.
38 del capitolato generale).
9) Oneri ed obblighi diversi a carico dell'Appaltatore. Responsabilit
dell'Appaltatore. Oltre agli oneri specificatamente previsti dagli articoli
11, 15, 16, 17, 18 e 19 del capitolato generale a carico dell'Appaltatore
dovranno esser specificati, nel capitolato speciale, tutti gli oneri che di volta in volta e per ogni singolo lavoro, vengano imposti all'Impresa. Tutti
questi obblighi ed oneri devono esser elencati dettagliatamente e devono
esser imposti per equit solo quelli di cui si tenuto conto nella formazione dei prezzi.
10) Norme per la misurazione e valutazione delle opere. Nel capitolo
generale prescritto che le varie partite di lavoro devono esser valutate
esclusivamente con misure geometriche, escludendo ogni altro metodo.
Nel capitolato speciale devono esser minuziosamente previsti gli specifici criteri di misurazione e valutazione di tutte le singole opere previste
nell'elenco dei prezzi e tutti gli oneri accessori compresi nel prezzo.
Per esempi in proposito si rimanda ai vari capitolati speciali tipo.
460
B)
461
462
che le ville i parchi ed i giardini che abbiano interesse storico od artistico) devono sottostare alle norme previste dalla Legge 1 giugno 1939, n. 1089 - Tutela delle cose di interesse artistico e storico.
In mancanza di regolamento di attuazione hanno ancora valore i vecchi
regolamenti di cui al R.D. 30 gennaio 1913, n. 363 e il R.D. 11 gennaio
1923,n.204.
Le bellezze naturali e cio le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o singolarit geologica, le ville, i giardini ed i parchi
che si distinguono per la loro non comune bellezza, i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e
tradizionale, sono protetti dalla Legge 29 giugno 1939, n. 1497 - Protezione delle bellezze naturali, che completata dal regolamento di applicazione emanato con R.D. del 3 giugno 1940, n. 1357.
Pertanto, chi intenda eseguire lavori su fabbricati di interesse storico
o artistico o in ambienti di importanza monumentale o paesaggistica dovr presentare i progetti dei lavori o le previsioni di modifica alle Soprintendenze regionali competenti per territorio e dovr astenersi da qualsiasi
intervento o lavoro di modifica o di adattamento fino a quando non abbia
avuto l'autorizzazione della stessa Sovraintendenza.
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di stabilit.
Il Genio Civile deve accertare che le previsioni del progetto, i metodi
di calcolo delle strutture, il numero dei piani ecc. siano conformi alle prescrizioni della legge 2 febbraio 1974, n. 64 ed alle norme di cui al D.M. 3
marzo 1975, n. 39 che regolamentano le costruzioni in zone sismiche.
C)
Appalto
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Gara di appalto
Il Committente privato non soggetto ad alcuna formalit per scegliere l'appaltatore; egli commetter l'opera a quell'impresa che, tra quelle
che gli ispirano pi fiducia, gli offre le condizioni pi vantaggiose.
Nessuno, peraltro, pu vietare al privato di scegliere l'appaltatore che
pur richieda un prezzo maggiore se questi gli ispira pi fiducia.
Gli Enti pubblici, invece, debbono sottostare a tutto quel complesso
di norme che regolano i pubblici appalti e che sono contenute nelle norme
per l'Amministrazione del patrimonio e per la contabilit generale dello
Stato e non hanno libera scelta dell'affidare l'esecuzione dei lavori.
In particolare gli enti pubblici devono rispettare il R.D. 18 novembre
1923 n. 2440 (Nuove disposizioni sull'amministrazione del patrimonio e
sulla contabilit generale dello Stato pubblicato sulla G.U. n. 275 del 23
novembre 1923) ed il regolamento di attuazione emanato con R.D. 23 maggio 1924 n. 827 (Regolamento per l'amministrazione del patrimonio e per
la contabilit generale dello Stato), nonch le norme dettate dalla legge
2 febbraio 1973 n. 14 pubblicato sulla G.U. del 24 febbraio 1973 n. 51 (norme sui procedimenti di gara negli appalti di opere pubbliche mediante licitazione privata) che poi stata chiarita dalia circolare dell'8 marzo 1973
n. 2795 del Ministero LL.PP. (Ispettorato Gen. A.N.C, e contratti).
Data la complessit delle norme dettate dal decreto e dal suo regolamento meglio sintetizzare di seguito le pi comuni modalit di appalto.
Per l'aggiudicazione dei lavori ad una impresa bisogna distinguere:
a) le formalit di appalto e cio la prassi con cui si bandice e si esplica
la gara di appalto ;
b) i criteri che vengono seguiti per l'aggiudicazione, in base all'offerta delle ditte.
Esaminiamo prima le varie forme con cui si predispongono le gare
di appalto per poi passare ai criteri di aggiudicazione dell'appalto.
D.1 Forme di aggiudicazione
Si gi detto che il committente privato pu appaltare l'esecuzione dell'opera ad una impresa di sua fiducia che, peraltro, pu esser scelta richie-
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dendo senza alcuna formalit a pi imprese il prezzo e le condizioni alle quali sono disposte ad attuare un ben preciso progetto secondo un prefissato tipo di appalto (a misura o forfait).
Cos il committente privato, predisposto il progetto ed il capitolato
che dovr dare in visione alle Imprese, potr seguire uno dei seguenti metodi.
predisporre anche un elenco dei prezzi unitari delle varie opere (scavo di terra, murature, solai, intonaci, ecc.) e richiedere alle imprese che ribasso sono disposte a praticare sui prezzi proposti per eseguire l'appalto a
misura ;
predisporre, in sintesi, l'elenco e le quantit delle singole opere
da eseguire (scavi, calcestruzzi, muri, solai, ecc.) e richiedere alle Imprese
una offerta di prezzi per le singole opere. Dalla somma del costo delle singole opere, il committente desume il prezzo complessivo di appalto;
predisporre un'accurata e completa elencazione descrittiva di tutte le opere da appaltare (senza indicarne la quantit) e richiedere all'impresa una offerta forfettaria del prezzo d'appalto.
Con uno qualsiasi di questi sistemi il committente privato ha la possibilit di paragonare le varie offerte sotto un profilo esclusivamente economico.
Il committente privato, peraltro, non ha l'obbligo di affidare l'appalto a quell'impresa che ha fatta l'offerta economicamente pi vantaggiosa.
Egli, infatti, pu a suo insindacabile giudizio affidare l'appalto a
quell'impresa che pur non avendo fatta l'offerta economicamente pi favorevole, gli dia maggior garanzia di seriet e capacit tecnica ed organizzativa.
Viceversa gli enti pubblici per aggiudicare l'appalto devono attenersi
alle complesse e rigorose norme soprarichiamate.
In base a tali norme, i contratti dai quali derivi una spesa per lo Stato
(forniture, trasporti, lavori riguardanti le varie amministrazioni o i vari
servizi dello Stato) devono essere preceduti da gare mediante pubblico incanto o licitazione privata a giudizio discrezionale dell'Amministrazione
(art. 3 del R.D. 18 novembre 1923, n. 2440).
I principali tipi di gare di appalto per i lavori pubblici vengono esaminati di seguito.
D.l.l
Asta pubblica (art. 36, 37, 63, 64, 65 e seguenti del regolamento
per l'Amministrazione del patrimonio e per la contabilit generale dello Stato - R.D. 23 maggio 1924, n. 827)
Questo sistema quello che viene indicato come il pi usuale per selezionare l'Impresa che dovr eseguire il lavoro, in effetti, viene adottato
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molto raramente e soltanto per quei lavori che comportano particolari difficolt tecniche esecutive od organizzative, attrezzature speciali e notevole
impegno finanziario.
All'asta pubblica possono partecipare senza invito, ma volontariamente e liberamente, tutte le imprese iscritte nell'Albo dei costruttori per quel
determinato tipo di lavoro e per quel determinato importo purch si trovino nelle condizioni previste dall'avvio d'asta.
L'amministrazione appaltante ha, per, la piena ed insindacabile facolt di escludere dalla gara, prima dell'espletamento formale dell'asta,
qualsiasi concorrente senza che l'escluso possa reclamare alcuna indennit n possa pretendere che gli siano rese note le ragioni dell'esclusione {art.
68 del Regolamento di cui al R.D. del 23 maggio 1924, n. 827).
Sono, invece, tassativamente ed obbligatoriamente escluse dal fare offerte quelle persone o quelle ditte che nell'eseguire altro appalto si siano
rese colpevoli di negligenza o malafede.
L'esclusione di queste ultime ditte o persone viene formalmente dichiarata, con atto insindacabile, dalla competente amministrazione centrale (art. 68 del R.D. 23 maggio 1924, n. 827). Quando si procede alla
gara mediante asta pubblica, l'Ufficio presso il quale si deve procedere alla stipulazione del contratto fa pubblicare l'avviso d'asta almeno quindici giorni prima del giorno fissato per l'incanto (gara) e per l'aggiudicazione, purch tale giorno non sia festivo.
Il termine di quindici giorni non perentorio e pu esser ridotto a
cinque giorni in casi di particolare urgenza.
Gli avvisi d'asta sono pubblicati nell'albo dei comuni ove devono esser
effettuati i lavori e, secondo l'importanza delle opere, anche sul foglio degli annunci legali della provincia, sul Bollettino ufficiale regionale o sulla
Gazzetta Ufficiale. L'avviso d'asta deve indicare (art. 65 del Regolamento
R.D. 23 maggio 1924, n. 827):
1) l'autorit che presiede l'incanto (gara) nonch il luogo, il giorno,
l'ora in cui viene eseguita la gara;
2) l'oggetto dell'asta;
3) la qualit ed il prezzo a base d'asta dell'opera d'appaltare;
4) il termine per l'esecuzione dei lavori;
5) gli uffici presso i quali si pu prender visione dei progetti e delle
condizioni che disciplinano l'appalto;
6) l'elenco dei documenti che comprovino l'identit e la capacit
tecnica dei concorrenti (ivi compresi il certificato penale, il certificato dei
carichi pendenti, ecc.),
7) il metodo con cui seguir l'asta ed il modo di presentazione delle
offerte se si tratta di offerte segrete;
8) il deposito cauzionale che deve esser effettuato dai concorrenti,
le modalit di deposito e le tesorerie presso le quali dovr esser effettuato
il deposito (ai srrrer-derTart. 2 del Capitolato generale dello Stato Decreto
468
del Presidente della Repubblica del 16 luglio 1962, ri. 1063, il deposito cauzionale deve variare fra 1/10 ed 1/30 dell'importo a base d'asta. Generalmente pari a 1/30 dell'importo a base d'asta);
9) se l'aggiudicazione sia definitiva ad unico incanto oppure se sia
soggetta ad offerte di ribasso o di aumento che non potranno essere inferiori al ventesimo del prezzo di aggiudicazione;
10) se, nel caso ad offerte segrete, si proceder alla aggiudicazione anche quando venga presentata una sola offerta.
Le ditte ammesse a partecipare alla gara per aver modo di rendersi
conto del tipo e dell'entit dei lavori, delle loro caratteristiche tecniche,
delle eventuali difficolt esecutive, possono esaminare i grafici di progetto, il capitolato speciale e l'elenco dei prezzi presso l'ente appaltante o
eventualmente anche presso i suoi uffici distaccati.
Solo dopo tale esame la ditta potr, con perfetta cognizione di causa, proporre un ribasso sui prezzi di capitolato, ribasso che gli deve consentire un giusto margine di utile come la ditta stessa deve dichiarare con documento allegato all'offerta.
L'art. 330 della legge 20 marzo 1865, n. 2248 - Legge sulle opere pubbliche - allegato F (G.U. del 27 aprile 1865) prevede tassativamente che possono esser esibiti all'appaltatore (e, poi, allegati al contratto) soltanto:
i grafici del progetto dell'opera da appaltare;
il capitolato speciale d'appalto con l'elenco dei prezzi unitari.
Non devono esser mai resi noti all'appaltatore tutti gli altri elaborati
del progetto come la relazione, il computo metrico estimativo, le analisi
dei prezzi, ecc..
La "ratio" di questa norma di evitare eventuali e possibili contestazioni da parte dell'appaltatore, basati sull'esame di questi documenti che
del resto non possono fornire all'appaltatore alcun elemento per formulare la sua offerta.
Le offerte fatte dalle Imprese, unitamente alla prova dell'avvenuto deposito cauzionale e agli altri documenti richiesti dall'avviso d'asta, devono prevenire all'ente appaltante in plico sigillato entro il termine indicato dall'avviso d'asta.
Questo termine rigorosamente perentorio e non differibile per alcuna ragione.
Il regolamento prevede che l'invio del plico possa esser fatto o a mezzo
di posta o a mezzo di terze persone.
Peraltro, il R.D. 20 dicembre 1937 n. 2339 d facolt alle Amministrazioni appaltanti (e questa divenuta la prassi usuale) di prescrivere, con
l'avviso d'asta, che le offerte dei concorrenti alla gara, unitamente alla prova dell'avvenuto deposito cauzionale e a tutta la documentazione richiesta,
siano inviate esclusivamente per posta con plico sigillato e raccomandato in
modo che pervengano all'Ufficio appaltante non pi tardi del giorno precedente a quello fissato per la gara.
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Ogni altra offerta, recapitata oltre la data prefissata, anche se fosse aggiuntiva o sostitutiva d'altra offerta, non deve esser considerata valida e viene automaticamente scartata, senza neppure prender visione del suo contenuto.
D.1.2
Licitazione privata (art. 38, 39, 89 del regolamento per l'amministrazione del patrimonio e per la contabilit generale dello Stato R.D. 23 maggio 1924 n. 827).
470
D.1.3
471
Offerta dei prezzi (art. 4 del R.D. dell'8 febbraio 1923, n. 422).
E' un tipo di gara quasi mai usato per i lavori pubblici mentre abbastanza comune per i lavori privati.
Il committente desume dal computo metrico dell'opera da appaltare
tutte le quantit delle singole opere che intende appaltare (scavi, muri, solai, intonaci, tinte, impianti, serramenti, ecc.) e ne consegna l'elenco (in
duplice copia) all'appaltatore unitamente al capitolato e ai grafici di progetto.
L'appaltatore eseguendo calcoli di sua convenienza applica i prezzi da lui ritenuti equi e remunerativi alle quantit delle singole opere ottenendo il costo di ciascuna singola opera (calcestruzzi, muri, intonaci, solai).
La somma dei prezzi delle singole opere costituisce il prezzo di appalto che viene proposto dalle singole imprese su parit di qualit e di quantit di opere da eseguire.
Naturalmente il committente pubblico dovr affidare l'appalto a quella ditta che ha fatto l'offerta che sia globalmente pi vantaggiosa, mentre il
privato potr derogare da questo principio esclusivamente economico e,
per affidare l'appalto, potr tener conto di altri fattori come la seriet dell'impresa, le maggiori garanzie tecniche che pu offrire, ecc..
Il lavoro poi prosegue come un qualsiasi lavoro a misura o a forfait.
(L'argomento pi diffusamente tratto al punto D.2.5 del successivo paragrafo Criteri per l'aggiudicazione dell'appalto).
D.l.5
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Si adotta (con invito a singole ditte o con pubblico avviso aperto a tutte le ditte) per l'esecuzione di opere particolari per le quali l'amministrazione pubblica ritenga conveniente utilizzare una pluralit di competenze
di comprovato valore tecnico, artistico o scientifico ; oppure nei casi nei quali una diversa soluzione tecnica, pur non mutando il risultato funzionale
dell'opera, pu comportare una notevole differenza di spesa per l'adozione di tecniche differenti. Nel caso di appalto-concorso, la committenza non
predispone un progetto ed un capitolato, ma invita persone o ditte, ritenute idonee e particolarmente qualificate, a presentare un loro progetto per
la costruzione di una precisata opera (ospedale, viadotto, diga, magazzini
generali, impianto di riscaldamento, elettrico o di condizionamento, ponte sullo stretto di Messina ecc.)- L'ente committente deve per precisare in
un "disciplinare" le caratteristiche e le dimensioni dell'opera.
A titolo di esempio l'ente appaltante potr specificare nella lettera
di invito che:
i magazzini generali posti a base dell'appalto-concorso devono avere reparti di stoccaggio comune di una determinata superficie e cubatura,
che le celle frigorifere devono assicurare una certa temperatura e debbono
avere superfici e volumi prestabili, che gli uffici devono comprendere un
determinato numero di locali, determinati servizi, ecc.;
un ponte dovr avere una determinata lunghezza e larghezza e dovr essere atto a portare prefissati carichi;
un macello dovr avere determinate caratteristiche igieniche, prefissati impianti di depurazione, capacit prestabilite di sosta per gli animali, capacit prefissata di macellazione giornaliera, che le celle frigorifere dovranno avere prefissate temperature cubature e caratteristiche, ecc..
L'ente appaltante oltre a tutte queste prescrizioni che devono essere
dettagliate ed alle quali ogni concorrente pena l'esclusione deve attenersi, mette a disposizione la cartografia necessaria ed esatta, i rilievi altimetrici e planimetrici, e deve anche fornire i dati per lo scolo delle acque,
ecc. ed ogni altro dato che possa risultare necessario o utile per una esaurinte ed esecutiva progettazione.
Ogni concorrente, pena l'esclusione della gara, dovr far pervenire
entro il termine perentorio fissato nella lettera di invito non soltanto il
progetto, ma anche l'indicazione del prezzo che richiede per l'esecuzione
dell'opera (prezzo, generalmente, forfettario) e un elenco di prezzi unitari per le eventuali varianti nonch la precisazione del tempo di esecuzione
dell'opera.
Naturalmente ogni concorrente dovr presentare tutti gli elaborati
e tutte le indicazioni specificatamente richieste nella lettera d'invito e ogni
concorrente, inoltre, dovr illustrare e giustificare le soluzioni adottate,
dovr precisare l'idoneit dei materiali, delle tecniche costruttive e degli
impianti che si impegna a fornire producendo calcoli e verifiche tecniche
(magari sommarie) e dovr garantire la buona qualit e il buon risultato del-
473
474
Commessa
475
476
Chiarimenti a questa legge sono stati forniti con circolare del Ministero LL.
PP. del 3/3/73 N. 2795.
D.2.1
D.2.2
D.2.3
Sistema delle medie, mediate con prefissato massimo ribasso determinato segretamente
Come per il caso precedente, la commissione aggiudicatrice dell'appalto prefissa, segretamente, i due limiti di ribasso minimo e massimo (compreso in uno scarto del cinque per cento sui prezzi a base d'asta) ed esclude dalla gara quelle ditte che non abbiano fatto un'offerta compresa fra questi
due limiti.
Indi, la commissione fa la media delle offerte proposte dalle ditte rimaste in gara e, successivamente, determina una nuova media tra la media
delle offerte rimaste in gara ed il minimo ribasso prestabilito dalla commissione aggiudicatrice.
L'aggiudicazione dell'appalto viene fatta al concorrente che ha presentata l'offerta che eguaglia l'ultima media o, in mancanza, a quella impresa che pi si avvicina, per difetto, a tale media.
477
D.2.4
D.2.5
Prima della gara, l'ente appaltante invia alle ditte invitate alla gara un
modulo a pi colonne denominato "lista delle categorie di lavoro e forniture previste dall'appalto".
Questo modulo comprende quattro colonne:
a) nella prima colonna riportato, dall'ente appaltante, l'indicazione dettagliata delle opere e delle forniture previste dall'appalto;
b) nella seconda colonna riportato, dall'ente appaltante, la quantit delle singole opere e forniture previste in appalto con la relativa unit
di misura;
e) la terza colonna sar completata da ciascuna ditta con il prezzo
(espresso in cifre e lettere) da lei offerto per eseguire quella data fornitura
o quella specifica opera (muro, solaio, intonaco);
d) nell'ultima colonna viene riportato, dalle varie ditte, l'importo
ottenuto moltiplicando, per ciascuna voce, la quantit delle opere indicate dall'ente appaltante con il prezzo offerto dall'impresa.
L'impresa deve provvedere a fare la somma di tutti gli importi, sopra
detti per ottenere il prezzo totale di appalto.
La commissione presceglie quella ditta che ha fatta complessivamente
l'offerta pi favorevole per l'ente appaltante e, dopo aver controllati i conteggi dell'offerta, le affida l'appalto.
E)
Contratto
478
F)
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dei mezzi necessari e con la gestione a proprio rischio, persegue il compimento di una prefissata opera contro un corrispettivo in denaro.
Da tutto il contesto del Capitolo VI del Codice civile (art. 1655 e seguenti) si evince chiaramente che l'appaltatore il solo responsabile non
solo di eventuali vizi dell'opera o di eventuali difformit dalle previsioni
di progetto o di contratto (art. 1667 C.C.), ma anche dei difetti costruttivi e della eventuale rovina dell'opera stessa (art. 1669 C.C.).
Cio l'appaltatore l'unico responsabile non soltanto dell'esecuzione di opere che siano difformi dal progetto architettonico o statico, ma
anche responsabile di vizi conseguenti a cattiva o difettosa esecuzione di
opere, della qualit dei materiali impiegati e del crollo totale o parziale
dell'edificio.
La sua responsabilit limitata a due anni dalla consegna dell'opera
al committente per vizi occulti (art. 1667 C.C.) ed invece estesa a dieci
anni dalla consegna nel caso di crollo totale o parziale o pericolo di crollo
(art. 1669 C.C.) anche se causato da vizio del suolo.
A norma del codice, il committente non ha responsabilit alcuna per
l'esecuzione dell'opera, ma ha solo delle responsabilit verso eventuali terzi danneggiati per violazione di norme edilizie, per norme di vicinato, o per
danni che potessero esser loro arrecati in conseguenza dei lavori eseguiti.
(Per i danni causati dall'esecuzione dei lavori, il committente pu rivalersi sull'appaltatore).
Durante l'esecuzione dei lavori, il committente ha solo la facolt di
ordinare variazioni (art. 1661 C.C.) che per non comportino una variazione superiore in denaro ad un sesto in pi o in meno dell'importo
a base d'asta e che non comportino notevoli modificazioni della natura
dell'opera o dei quantitativi nelle singole categorie di lavori previste nel
contratto per l'esecuzione dell'opera medesima.
In deroga a ci, il vigente capitolato generale d'appalto per le opere
di competenza del Ministero dei lavori pubblici (D.P.R. del 16/7/1962,
n. 1063) prevede all'art. 14, che la variazione dell'importo dei lavori eseguiti possa giungere fino ad un quinto del valore dei lavori appaltati (e
non un sesto come previsto dal codice civile).
E' naturale peraltro che il committente abbia anche la facolt di sorvegliare lo svolgersi dei lavori (art. 1662 C.C.) sia personalmente sia designando un tecnico di sua fiducia chiamato, comunemente e con voce ancorata alle norme dell'abrogato codice: "Direttore dei Lavori".
Infatti il vecchio codice configurava l'appaltatore non come un imprenditore, ma come un semplice prestatore di opere (nudus minister) che
operava alle dirette dipendenze del progettista (o del direttore dei lavori)
e quindi questi aveva potere e dovere di organizzare il cantiere ed i lavori
e si assumeva con l'appaltatore la conseguente responsabilit della loro
buona riuscita.
Il direttore dei lavori quindi secondo il codice vigente quel tee-
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nico che su incarico del committente, a sue spese e nel suo esclusivo interesse vigila sulla buona esecuzione delle opere e sulla loro rispondenza
alle previsioni del progetto e delle altre norme contrattuali, ma tale sua vigilanza non pu debordare dai limiti precisati dagli articoli 1661 e 1662
del Codice civile che contemplano le sopraricordate facolt del committente (vigilanza e facolt di ordinare modifiche).
Si comprende cos che a norma del Codice vigente la nomia del
direttore dei lavori una facolt del committente non un suo obbligo anche se molti Comuni obbligano la sua designazione in forza di altre leggi
(legge comunale e provinciale) o di nuove leggi.
In particolare l'art. 31 della legge 6/8/1967 n. 765 (Modifiche ed integrazioni alla legge urbanistica) chiama responsabili, per eventuali inosservanze cosi delle norme generali di legge e di regolamento come delle modalit esecutive, che siano fissate nella licenza edilizia, non soltanto il committente, ma anche il costruttore e addirittura il direttore dei lavori. Anche la legge del 5 novembre 1971 n. 1086 (Norme per la disciplina delle
opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a
struttura metallica) attribuisce serie responsabilit al direttore dei lavori e
prevede severe condanne penali in caso di sue particolari inadempienze.
Si noti, che in molti Paesi esteri non esiste neppure la figura del direttore dei lavori, tanto pacifico che l'unico responsabile della buona riuscita dell'opera l'appaltatore.
Solo per le opere pubbliche, in particolare per i lavori dello Stato,
prevista la designazione del direttore dei lavori.
L'appaltatore pu farsi sostituire o coadiuvare da un tecnico di fiducia che detto "direttore di cantiere".
Il direttore di cantiere assume su di se tutte le responsabilit ed i compiti del suo mandante, l'appaltatore.
Egli quindi ha la diretta responsabilit del cantiere in ordine a:
1) l'esecuzione regolare delle opere;
2) l'organizzazione del cantiere, della manodopera e delle attrezzature;
3) eventuali infortuni che dovessero accadere ai dipendenti per mancata applicazione delle norme antinfortunistiche.
In cantieri di una certa importanza il direttore di cantiere spesso un
ingegnere, ma in proposito - la legge non prescrive nulla. Naturalmente
il direttore di un grosso cantiere aiutato da assistenti (geometri o ex capi
operai) e dal capo-uomini.
Nei piccoli cantieri l'appaltatore stesso che presiede all'esecuzione
delle opere e nei periodi di sua assenza delega il capo uomini.
F.2 - Compiti del direttore dei lavori
Il direttore dei lavori ha diversi compiti per assolvere il suo incarico
compiutamente. Cio egli:
481
Molto importante poter avere gli elementi per accertare il tempo impiegato dall'appaltatore per dare finite le opere e ci anche per l'eventuale
applicazione della penalit prevista nel caso di ritardo nell'esecuzione dei
lavori.
Pertanto il direttore dei lavori deve aver cura particolare di far risultare da appositi verbali, controfirmati dall'Impresa appaltatrice, la data di
inizio dei lavori, i periodi di sospensione dei lavori per cause indipendenti
dall'Impresa, la concessione di eventuali proroghe e la data di ultimazione
dei lavori.
F.2.1.1 Verbale di consegna (art. 9, 10, 11, 12 del regolamento del 25 maggio 1895,n.350)
Prima di iniziare i lavori il direttore dei lavori convoca l'appaltatore ed
482
il personale di sorveglianza sull'area da edificare, designa i lavori da eseguire,
controlla sul terreno le misure del progetto, fissa i capisaldi e la quota di
partenza per le misure in elevazione (quota zero).
L'operazione viene verbalizzata e nel verbale viene anche ricordata la
data di ultimazione prevista dal capitolato. Il verbale, redatto in due esemplari su carta legale, firmato dall'appaltatore e dal direttore dei lavori e
da eventuali altri intervenuti.
F.2.1.2 Verbali di sospensione e verbali di ripresa (art. 16 del citato regolamento)
Nel caso che circostanze particolari, non dipendenti dall'Impresa, impediscano che i lavori possano procedere regolarmente o utilmente ed a regola d'arte, il direttore dei lavori ne ordina la sospensione. Le cause pi frequenti di sospensione sono:
a) inclemenza del tempo,
b) impossibilit di ordinare varianti e contabilizzare le relative opere
perch la D.L. in attesa della superiore approvazione,
e) impossibilit di proseguire i lavori per dar modo e tempo ad altre
ditte (installatori di impianti o manufatti) di eseguire i loro lavori.
Non appena vengono a cessare le cause che hanno determinata la sospensione, la D.L. ordina prontamente la ripresa dei lavori.
Sia della sospensione che della ripresa vengono redatti appositi verbali
su carta legale in modo che si possano sempre accertare la durata e la causa
della sospensione.
La durata della sospensione non viene calcolata nel computo del tempo contrattuale per dar finiti i lavori. Complessivamente le sospensioni non
possono durare pi di sei mesi o pi di un quarto di tempo utile per ultimare i lavori (art. 30 del capitolato generale).
F.2.1.3 Proroghe (art. 17 del citato regolamento)
L'art. 31 del capitolato generale prevede che l'appaltatore, prima dello
spirare del tempo concessogli per ultimare'! lavori, possa chiedere, con domanda motivata, proroga per la loro ultimazione, qualora per cause da lui
indipendenti, non sia in grado di ultimarli nel tempo prefissato (gran numero di giornate piovose, particolari opere impreviste nelle fondazioni, mancanza di materiali sul mercato).
Non il direttore dei lavori, ma la Stazione Appaltante verificher la
fondatezza della richiesta e potr negare o concedere la proroga per il tempo richiesto o per un tempo pi breve.
In ogni caso la S.A. deve rispondere con lettera raccomandata all'Impresa entro breve termine.
La concessione della proroga non pregiudica i diritti che pu vantare
l'appaltatore se la maggior durata dei lavori da ascriversi a fatto o a colpa
483
della Stazione Appaltante.
Nel caso che la Stazione Appaltante richieda all'Impresa l'esecuzione
di lavori eccedenti quelli previsti contrattualmente, possono esser concesse
adeguate proroghe al termine di consegna.
F.2.1.4 Certificato di ultimazione dei lavori (art. 62 del citato regolamento)
Quando tutti i lavori eseguiti dall'impresa sono ultimati, il direttore dei
lavori rilascer il certificato di ultimazione redatto con la stessa forma e
con le stesse modalit degli altri verbali ed in contraddittorio con l'impresa.
Si noti che il regolamento denomina "certificato" la verbalizzazione
della ultimazione dei lavori, dando con ci pi importanza a tale accertamento.
Si ricordi in proposito che l'art. 29 del Capitolato generale prevede
che, in caso di ritardata ultimazione, l'appaltatore deve indennizzare il committente di tutte le spese di sorveglianza ed assistenza da questo sostenute
per tutto il periodo di lavoro superiore a quello previsto dal contratto per
l'esecuzione del lavoro, oltre a pagare la penale prevista dal capitolato speciale per ogni giorno di ritardo.
F. 2.2 Varian ti in corso d'opera
L'art. 1661 del Codice civile da facolt al Committente di apportare
variazioni al progetto purch:
a) il loro ammontare non superi il sesto del prezzo convenuto;
b) non importino notevoli variazioni nella natura dell'opera;
e) non importino notevoli variazioni dei quantitativi nelle singole
categorie.
Il capitolato generale d'appalto per le opere di competenza del Ministero LL.PP. prevede, all'art. 13, che l'appaltatore non pu apportare modifiche di alcun genere al progetto ed ha invece l'obbligo di eseguire
tutte le varianti richieste della D.L. purch tali varianti non mutino essenzialmente la natura delle opere comprese nell'appalto e non modifichino
l'importo di ciascuna categoria di opere di oltre un quinto, in pi o in
meno, rispetto agli importi originari d'appalto.
L'art. 14 dello stesso capitolato prevede che la S.A. possa ordinare,
alle stesse condizioni del contratto, un aumento o una diminuzione di
opere fino alla concorrenza di 1/5 in pi o in meno dell'importo complessivo di appalto, senza che l'Impresa possa richiedere indennit alcuna.
Oltre tale limite l'appaltatore ha facolt di recedere dal contratto senza pretendere alcun speciale compenso, ma solo il pagamento delle opere
eseguite.
Su accordo tra il committente e l'Impresa possibile proseguire i lavori o alle condizioni contrattuali o concordare diverse condizioni. Pre-
484
messo ci, si intende che compito del direttore dei lavori accertare periodicamente l'andamento contabile dei lavori e di raffrontarlo con le previsioni di spesa.
Ogni variante da ordinare all'Impresa deve esser prima approvata dal
committente anche per il caso che non comporti alcuna variazione di spesa.
Cos il direttore dei lavori per apportare varianti da lui ritenute necessarie (per ragioni statiche, per lavori imprevisti, per migliorie) o varianti richieste dalla committenza, deve predisporre degli appositi elaborati denominati perizie suplettiva o di variante.
Tali perizie - prendendo a base il preventivo di spesa - devono elencare e quantificare (con i prezzi d'appalto) gli importi in pi od in meno
che le varianti comportano, devono accertare se le eventuali maggiori spese
siano comprese nello stanziamento e devono illustrare le ragioni che consigliano le varianti. Talvolta necessario predisporre dei grafici esecutivi che
illustrino le varianti proposte. Pu succedere che per eseguire le varianti necessitano opere i cui prezzi non sono compresi nell'elenco dei prezzi ed
allora il direttore dei lavori ai sensi dell'art. 21 del pi volte citato regolament deve concordare con l'appaltatore, con apposito verbale, dei
nuovi prezzi (N.P.) che sono impegnativi per l'appaltatore e lo saranno per
l'ente appaltante quando questo li avr approvati.
I nuovi prezzi devono esser stabiliti ispirandosi ai seguenti criteri (art.
21 del regolamento);
a) ragguagliandoli se possibile a quelli di lavori consimili contemplati nel contratto;
b) ricavandoli totalmente o parzialmente da nuove analisi.
I nuovi prezzi devono essere anch'essi soggetti a tutte le norme contrattuali e quindi anche al ribasso d'asta contrattuale ed alla revisione dei
prezzi.
Quando la perizia suplettiva approvata il direttore dei lavori predispone un "atto di sottomissione" e cio un'appendice al contratto di appalto.
Con tale atto l'Impresa si dichiara disposta ad eseguire i lavori di varianti previsti dalla D.L. nella perizia suplettiva agli stessi prezzi, patti e condizioni sanciti nel contratto principale e nel relativo capitolato, accetta di
estendere ai nuovi lavori la garanzia gi prestata, riconosce congrui i nuovi
prezzi e prende atto di una eventuale proroga per il termine di consegna.
L'atto di sottomissione ha sempre una simile forma di accettazione,
ma non sempre l'Impresa d'accordo su tutte le clausole ed in sua facolt di sottoscriverlo con riserva, (salvo il caso che le opere previste non superino il quinto d'obbligo perch in tal caso pu recedere dal contratto).
L'atto di sottomissione con l'elenco dei nuovi prezzi deve esser registrato all'Ufficio del Registro come atto aggiuntivo al contratto d'appalto.
II direttore dei lavori pu introdurre varianti di modesta entit, la cui
decisione rientra fra i suoi poteri discrezionali di decisione, senza far ricor-
485
so alle perizie suplettive. Tali varianti devono sempre esser ordinate alla
Impresa per iscritto con "ordini di servizio" da inviare per raccomandata
all'Impresa in due copie, una delle quali deve esser restituita alla D.L., sottoscritta dall'Impresa.
F.2.3
Uno dei compiti principali del direttore dei lavori quello di accertare
la regolare esecuzione dei lavori.
A tale scopo dovr richiedere i campioni di tutti i materiali da impiegare nella costruzione, accettarne la buona qualit non trascurando, poi, di
controllare che i materiali usati nella costruzione rispondano ai campioni.
Il direttore dei lavori deve anche assicurarsi della buona tecnica impiegata dall'appaltatore nell'eseguire l'opera nel suo insieme e nei particolari.
Controller la qualit delle malte e dei calcestruzzi, la sezione, la forma e la posizione dei ferri impiegati nelle opere in calcestruzzo e quant'altro necessario controllare per assicurarsi della buona riuscita dell'opera.
E' importante ricordare l'obbligo del direttore dei lavori di prelevare
in cantiere, in contraddittorio con l'appaltatore, campioni di acciaio e di
conglomerato da sottoporre alle prove di resistenza.
Questo obbligo deriva dalla legge 5 novembre 1971 n. 1086 e le modalit di controllo derivano dal D.M. 26 marzo 1980.
Per le modalit e la frequenza dei prelievi del calcestruzzo e del ferro
e per i criteri di accettabilit dei materiali si gi detto al capitolo decimo
Il calcestruzzo.
Se il direttore dei lavori accerta che alcuni materiali non sono idonei
per lo scopo per cui l'appaltatore intende utilizzarli o non sono corrispondenti alle norme contrattuali ne ordina l'allontanamento dal cantiere con
ordine di servizio.
Il direttore dei lavori nel caso riscontrasse ritardi ingiustificati nella
esecuzione dei lavori oppure se dovesse accettare che, per negligenza od
imperizia, l'appaltatore comprometta la buona riuscita dell'opera, predispone ed invia all'impresa degli ordini di servizio con i quali sollecita l'impresa ad accelerare l'esecuzione dell'opera o contestata la cattiva esecuzione di alcune opere d un termine all'impresa per la loro demolizione
ed il rifacimento a regola d'arte. In casi di inadempienza grave o in casi di
recidiva o nel caso che l'Impresa non dovesse obbedire agli ordini, il direttore dei lavori pu consigliare al committente la rescissione del contratto
(art. 1662 C.C.).
F.2.4
486
n. 1086 (cfr. successivo paragrafo M), entro 60 gg. dalla ultimazione delle
strutture ha l'obbligo di farne denuncia al locale Genio Civile allegando i certificati di prova sui materiali e gli eventuali verbali delle prove di carico.
La mancata denuncia comporta un'ammenda da 40 a 200 mila lire.
F.2.5
L'ingegnere direttore dei lavori, non ha l'obbligo di tenere la contabilit dei lavori, ma naturalmente non ne ha neanche il divieto.
Pi spesso la contabilit viene tenuta da un tecnico di fiducia del Committente e di gradimento al direttore dei lavori.
Peraltro il direttore dei lavori ha l'obbligo (salva particolare diversa
pattuizione) di controllare la contabilit, di predisporre stati di avanzamento e certificati di pagamento e di procedere alla liquidazione finale dei lavori.
Circa le modalit di tener la contabilit si dir in seguito e in tale occasione si dir degli stati di avanzamento dei lavori, dello stato finale e dei
certificati di pagamento.
G)
La contabilizzazione dei lavori per i privati siano essi appaltati a misura, a forfait o in economia non deve sottostare a nessuna norma particolare e pu esser tenuta in un qualsiasi modo.
Esiste peraltro un regolamento che compilato sulla scorta delle esperienze di molti anni e collaudato dall'esperienza di molti lavori prevede
un sistema di contabilizzazione apparentemente complesso, ma in effetti
pratico e chiaro e che permette facili controlli.
E' consigliabile seguire tali norme di contabilizzazione anche per lavori privati non cullandosi nella illusione di poterne seguire altre che possono
apparire meno complesse e che, in realt, sono quasi sempre inadatte a fornire un quadro economico delle spese chiaro, preciso e controllabile.
Le norme ricordate sono contenute nel Capo III - Contabilit dei lavori (artt. 36 65) del R.D. del 25/5/1895 n. 350 (Regolamento per la direzione, contabilit e collaudo dei lavori dello Stato che sono nelle attribuzioni del Ministero dei LL.PP.).
La contabilit di un'opera ha lo scopo di accertare e registrare tutti i
fatti che producono spesa per l'esecuzione..deiropera. L'accertamento e la
registrazione di quelle opere che in un tempo successivo non possono pi
esser accertate (ferri nel calcestruzzo) o che lo siano difficilmente (fondazioni) devono esser fatti tempestivamente ed in contraddittorio tra i rappresentanti del committente ed il rappresentante dell'appaltatore.
In ogni caso la misurazione e la registrazione delle opere deve seguire
487
da vicino la loro esecuzione perch:
a) la D.L. sia sempre in grado di conoscere l'importo dei lavori eseguiti e proporre eventuali pagamenti in acconto;
b) la D.L. possa dare in tempo e con sicurezza le necessarie disposizioni per l'esecuzione dei lavori entro i limiti delle spese autorizzate;
c) la D.L. abbia la possibilit di predisporre, con assoluta tempestivit, gli opportuni provvedimenti in caso di deficienza di fondi.
I pi comuni documenti amministrativi e contabili sono riportati in
appendice e sono (art. 39 del regolamento):
1 ) il giornale dei lavori;
2) i libretti di misura e delle provviste;
3) le liste settimanali per i lavori in economia;
4) il registro di contabilit;
5) il sommario del registro di contabilit;
6) gli stati di avanzamento dei lavori;
7) i certificati per il pagamento di acconti;
8) il conto finale.
L'impresa deve prender visione e firmare: i libretti delle misure, il registro di contabilit e le eventuali liste settimanali, gli stati di avanzamento
ed il conto finale (stato di avanzamento finale).
488
a) numero d'ordine con il quale vengono annotate progressivamente
tutte le misurazioni;
b) data della misura;
c) articolo dell'elenco prezzi di quella particolare opera (muratura,
solaio, ecc.) che viene contabilizzata;
d) indicazione delle opere che riporta in sintesi la descrizione dell'opera da contabilizzare come specificata nell'elenco dei prezzi;
e) fattori: lunghezza, larghezza e, se del caso, altezza dell'opera da
contabilizzare; oppure n.ro se si tratta di opere da compensare a n.ro (pozzetti, fosse biologiche, ecc.).
Nella seconda pagina si hanno le seguenti colonne:
f) prodotti. Questa colonna divisa in due: prodotti positivi ove si
riporta il risultato dei prodotti delle misure delle opere da contabilizzare) e
prodotti negativi (ove si riportano le eventuali deduzioni delle stesse opere).
Se per esempio si misura un muro sul quale si apre una finestra, nella
colonna dei fattori positivi si riporta la cubatura di tutto il muro e sulla
colonna dei fattori negativi si riporta la cubatura del vuoto della finestra.
Dalla differenza dei due fattori risulter la quantit di muratura effettivamente eseguita.
g) Figure ed annotazioni. Su tale ampia colonna potranno esser inserite note esplicative o potranno esser disegnati schematici e chiari schizzi
che permettano di comprendere, con tutta facilit, il modo in cui sono
state rilevate le misure.
Per uno stesso lavoro potranno esser necessari pi libretti di misura
come potranno usarsi distinti libretti di misura per diverse categorie di lavori (per esempio libretto delle misure per il ferro).
Pu accadere che per varie ragioni non possono esser prese le misure di alcune opere, ma che si possa valutarne con approssimazione in
difetto la quantit complessiva.
In questi casi per non ritardare il pagamento delle rate di acconto
il direttore dei lavori pu autorizzare che detta quantit venga accreditata
sul libretto delle misure come "quantit provvisoria".
Quando - poi dell'opera in questione saranno state eseguite e registrate le effettive misure -, si annuller la quantit provvisoria, portandola
in detrazione alle quantit risultanti dalle misure effettive.
Il libretto, scritto ad inchiostro, dovr esser firmato dall'Impresa ad
ogni registrazione o gruppo di registrazioni e comunque in ogni foglio del
libretto. L'impresa dovr pure controfirmare gli schizzi.
Analoghe firme sono richieste al direttore dei lavori.
489
mento prevede che l'Impresa debba fornire operai, materiali e mezzi d'opera.
Di tali prestazioni si tiene conto con le liste settimanali (o quindicinali)
che sono di due tipi:
a) lista settimanale degli operai e mezzi d'opera forniti dall'impresa;
b) lista settimanale delle provviste;
che devono esser predisposte in duplice copia di cui una in bollo. Ogni lista avr il proprio numero progressivo.
I prezzi unitari da applicare sono quelli lordi di contratto e da ogni
lista dovr risultare l'importo di ciascuna di esse.
E' bene - poi - fare un riepilogo in calce alla lista raggruppando le
stesse categorie di operai, la stessa qualit di materiali e lo stesso tipo di
mezzi d'opera sia per un controllo sia per esser facilitati nel riportare le
prestazioni in economia nel sommario del registro di contabilit.
Nelle apposite colonne dovranno esser chiaramente specificate i lavori
per i quali furono prestati la manodopera ed i materiali (cfr. facsimile, in calce al testo).
G.4 - Anticipazioni su fattura
A norma dell'art. 28 del vigente capitolato generale (sempre che la previsione sia inserita anche nel capitolato speciale) la Stazione appaltante pu
chiedere all'appaltatore di anticipare le somme necessarie per l'esecuzione
di opere o forniture di lavori autorizzati ma non compresi nell'appalto (fornitura e posa di alberature, fornitura e posa di tende alla veneziana, ecc.).
In tal caso l'Impresa salder le relative fatture (preventivamente liquidate dalla D.L.) richiedendone formale quietanza al fornitore.
Se le fatture pagate dall'Impresa sono numerose possono esser annotate in apposito registro, diversamente possono esser inserite su una apposita colonna del registro di contabilit in modo che non vadano sommate con
gli altri importi ai quali dovr esser applicato il ribasso d'asta.
490
prezzi (colonna 2); riporta la data della trascrizione dal libretto delle misure al registro (colonna 3).
Segue, nella colonna 4, la descrizione dell'opera adottando sinteticamente la stessa dizione dell'elenco dei prezzi.
Nella colonna 5 sono indicati il n.ro e la pagina del libretto di misura
da cui si fa il trasporto di scritturazione. Seguono l'indicazione dell'unit
di misura e le colonne dei prodotti (positivi per le opere eseguite e negativi per le opere da detrarre) nonch il prezzo unitario.
La colonna importi divisa in due parti: debito e pagamenti. Nella prima si riportano gli importi delle singole opere contabilizzate al lordo del ribasso d'asta e nella seconda gli acconti proposti dell'effettivo loro importo
e cio al netto delle trattenute di legge. Sotto la stessa data possono esser
riportate nel registro di contabilit anche pi partite che nei libretti siano
state annotate con date diverse, purch si rispetti una rigorosa cronologia.
Nel registro si riportano anche le liste in economia, inserendole non
analiticamente, ma complessivamente e designandole con il proprio numero.
Le fatture (che non sono soggette a ribasso d'asta) vanno anch'esse
iscritte nel registro di contabilit ma' devono figurare sotto un capo distinto perch non possono esser sommate agli altri importi che devono
esser ridotti per il ribasso d'asta.
Ogni volta che sotto una determinata data cessano le scritturazioni sul registro, il direttore dei lavori deve invitare l'appaltatore ad apporre la sua firma e firmer egli stesso il registro di contabilit.
L'appaltatore ove ritenga che la contabilizzazione di qualche voce
non sia conforme ai patti contrattuali pu firmare il registro con "riserva" e deve esplicare le ragioni della sua riserva nel termine perentorio di
15 gg precisando quale sia a suo giudizio il maggior compenso che gli
spetti.
Alla esplicazione delle riserve il direttore dei lavori, entro analogo tempo perentorio, deve opporre le sue contro-deduzioni.
Se ad ogni successiva firma del registro (e poi sullo stato finale) l'appaltatore non richiama e riconferma le precedenti riserve, decade da ogni
diritto circa le richieste avanzate con le riserve stesse.
Delle riserve si dir pi diffusamente in un paragrafo a parte anche se
proprio il registro di contabilit l'unico documento nel quale le riserve
devono esser inserite per esser considerate valide.
Ogni volta che l'importo delle opere eseguite tale da poter proporre
un acconto all'impresa, si chiuder il registro con la somma di tutti i lavori
eseguiti dall'inizio dei lavori e si avr cos l'importo totale di tutti i lavori e
si far firmare il registro all'appaltatore ed al direttore dei lavori.
Dopo aver rilasciato il certificato di pagamento se ne indicher nella
colonna 12 il relativo importo (al netto delle trattenute di garanzia) preceduto dalla data e con la dizione "Proposta la ... rata di acconto per l'im-
491
porto netto di L
) (cfr. fac-simile in calce al testo).
Cos si procede in modo che si hanno sempre a confronto l'importo
lordo dei lavori eseguiti e l'importo netto degli acconti proposti.
492
registro di contabilit dove si trovano gi pronte le somme e gli importi
lordi di tutte le categorie di opere eseguite dal principio del lavoro.
Nello stato di avanzamento si riportano prima i lavori a misura (comprese anche eventuali quantit provvisorie); quindi le quantit di materiali
impiegate ed i relativi importi per i lavori in economa raggruppati per categoria, cos come sono riportati nel sommario del registro di contabilit.
Dalla somma dei lavori a misura ed in economia si detrarr il ribasso
contrattuale e quindi, a questo, si aggiungeranno gli importi delle anticipazioni che non sono soggette al ribasso.
Lo stato di avanzamento predisposto e sottoscritto dal direttore dei lavori viene sottoposto alla firma dell'appaltatore che come si vedr - potr firmare con o senza riserva.
Gli stati di avanzamento sono numerati progressivamente e sono compilati su appositi moduli in vendita in cartolerie specializzate.
493
G.9 Stato finale (art. 63 del regolamento)
Quando i lavori sono ultimati viene redatto uno stato corrispondente
al finale che possa giustificare il rilascio dell'ultima rata di acconto.
Successivamente viene predisposto lo stato finale o conto finale con
le stesse modalit degli stati di avanzamento salvo che, in calce ad esso,
vengono riportati gli acconti proposti e viene indicato il credito residuo
dell'Impresa risultante dalla differenza tra l'importo netto dei lavori e gli
acconti proposti.
L'appaltatore potr firmare lo stato finale senza riserve se non intende proporne o se intende rinunciare a quelle avanzate in corso di lavoro.
Potr anche firmarlo "con riserva" se intende richiamare le riserve gi
avanzate ed in tal caso dovr richiamarle espressamente, ma non pu inserire nuove riserve che non siano gi state inserite ed esplicate nel registro
di contabilit.
G.ll Relazione del direttore dei lavori sul conto finale (art. 65 del regolamento)
Ultimata l'opera, il direttore dei lavori deve inviare alla stazione appaltante tutta la documentazione tecnico-amministrativa relativa alla di-
494
rezione dei lavori.
Dovr inoltre predisporre una relazione riepilogativa riguardante la
realizzazione dell'opera con particolare riguardo alle domande di maggiori
compensi avanzate dall'appaltatore. Su tali richieste il direttore dei lavori
dovr esprimere il proprio parere motivato e se del caso - proporne l'accettazione.
Nella relazione dovranno esser riportati gli estremi del progetto, gli
estremi della sua approvazione, gli importi stanziati ed approvati. Sar richiamata la gara d'appalto, verr indicata la ditta appaltatrice ed il ribasso
offerto.
Saranno elencati i tempi di lavoro, le sospensioni, le proroghe. Sar
precisato l'importo consuntivo dei lavori, gli acconti proposti e verr fornita ogni altra notizia riguardante l'andamento del lavoro.
H)
La revisione dei prezzi e l'invariabilit dei prezzi non sono due clausole
contrattuali contraddittorie perch hanno un diverso contenuto, perch sono completamente diverse nel significato, nello scopo e nelle ragioni che le
ispirano.
L'invariabilit dei prezzi ha riferimento ad un libero accordo contrattualmente stabilito fra le parti e che non ammette alcuna deroga, mentre la
revisione dei prezzi ha riferimento al concetto della sopravvenuta "eccessiva
onerosit" nell'adempimento degli impegni contrattuali (art. 1467 cod. civ.)
in conseguenza di cause straordinarie ed imprevedibili.
I prezzi contrattuali devono restare fissi ed invariabili nel senso che per
ciascuna determinata opera (muratura, solai, calcestruzzo, intonaci, ecc.)
come dettagliatamente descritti nell'elenco dei prezzi con le sue caratteristiche ed i suoi oneri non pu esser richiesto alcun maggior compenso per
ragione alcuna.
Cos, se per il confezionamento del calcestruzzo, l'appaltatore - con.
suo maggior onere fosse costretto per una qualsiasi ragione ad approvvigionare gli inerti in punti di estrazione pi lontani, non pu richiedere alcun maggiore compenso.
Ma se durante i lavori, per effetto di circostanze imprevedibili, si siano verificati aumenti del prezzo dei materiali o della manodopera che comportino il supero del decimo del prezzo globale di appalto si pu dar luogo alla revisione dei prezzi, per la parte di aumento che supera il decimo del prezzo globale di appalto (il decimo non revisionabile considerato l'alea d'appalto dell'Impresa).
Secondo l'art. 1664 del Codice se il prezzo contrattuale d'appalto di
un'opera fosse stato stabilito in 100 e se, durante i lavori, per cause imprevedibili, si fosse verificato un aumento di costo dei materiali e della manodopera tale da portare a 130 il prezzo dell'opera, il committente deve pagare:
495
il prezzo contrattuale (100)
- l'importo revisionale pari a 30 diminuito del decimo dell'importo
contrattuale (10).
Deve, cio, pagare 120.
La revisione dei prezzi prevista dall'art. 1664 cod. civ. ma in modo
che l'effettivo aumento del costo dell'opera non praticamente quantificabile e ci ha reso difficile il calcolo dell'importo revisionale ed ha dato luogo a lunghe dispute.
Il Ministero dei LL.PP., per le sole opere di sua competenza, ha messo
a punto un sistema revisionale di tipo parametrico di pronta e facile applicazione che, peraltro, si discosta concettualmente dal sistema poco o nulla
attuabile, previsto dal codice civile. Questo sistema del tutto legittimo
(e pu essere usato anche negli appalti privati, sull'accordo delle parti), perch le previsioni del codice, per quanto riguarda la revisione dei prezzi, sono
derogabili e, se preventivamente pattuito, qualsiasi sistema revisionale legittimo. Per i lavori pubblici questo accordo inserito nel capitolato speciale o nel contratto.
Il sistema revisionale messo a punto dal Ministero dei LL.PP. non tiene conto del maggior valore che viene ad avere l'opera finita in conseguenza dell'aumentato costo dei materiali e/o della manodopera, ma ha riguardo soltanto al maggior onere che l'appaltatore deve sostenere per i predetti aumenti di costo.
I principi su cui si articola questo sistema parametrico sono stati enunciati con la legge del 17 febbraio 1968 n. 93 (Disposizioni in materia di appalti di opere pubbliche) mentre i parametri per il conteggio dell'importo
revisionale per ogni categoria di lavoro (opere edili, opere idrauliche, ecc.)
sono stati recentemente ritoccati con il D.M. 11 novembre 1978 (Nuove
tabelle delle quote di incidenza per le principali categorie di lavoro nonch
la composizione delle rispettive squadre tipo, ai fini della revisione dei prezzi contrattuali).
Gli acconti revisionali, con l'alea del 5 % a carico dell'appaltatore ed assoggettati all'eventuale ribasso contrattuale, devono esser corrisposti unitamente ad ogni singolo stato di avanzamento nella misura dell'85% restando il rimanente 15 % come ritenuta di garanzia che sar versata all'impresa
a collaudo favorevolmente espletato. La legge 10/12/1981, n. 741 prevede
che previa fidejussione possa esser versato l'intero importo revisionale.
I)
Riserve
Anche se negli appalti per eseguire lavori per conto dello Stato, i contratti - predisposti dalla S.A. ed accettati dalle Imprese - sono sempre favorevoli all'ente committente, pur sempre prevista la possibilit per le
imprese di far valere i loro diritti e di avanzare richieste di maggiori compensi per avere eseguito opere pi onerose di quelle contrattuali o per al-
496
tre varie ragioni. A tale scopo le imprese hanno una unica grande possibilit: la riserva.
La riserva pur non consentendo all'Impresa di rifiutarsi di fare i lavori o di differirli (e ci a tutto vantaggio della celere e buona esecuzione
dell'opera), permette all'Impresa di far risultare precise circostanze di fatto
che - in proseguo di tempo - possono permetterle di rivendicare maggiori compensi di quelli riconosciutile e conseguenti ad effettive maggiori prestazioni.
L'istituto della riserva una valvola di sicurezza per le Imprese per il
caso di direzione di lavori poco diligenti o troppo autoritarie.
Come si visto, a cominciare dal verbale di consegna, al certificato di
ultimazione, al verbale di concordamento nuovi prezzi, alla contabilizzazione dei lavori, ogni atto sottoscritto dall'Impresa e dalla direzione dei
lavori.
Ogni qualvolta l'Impresa chiamata ad avallare un qualsiasi ordine,
una qualsiasi contabilizzazione o un qualsiasi atto della D.L. pu, se ritiene
di aver diritto a maggiori compensi o a riconoscimento di danni, firmare
tali documenti con riserva che, per, deve esplicitare nel termine perentorio
di 15 gg' motivando le ragioni e indicando il maggior importo cui crede di
aver diritto.
Ad ogni riserva dell'impresa, la D.L. deve rispondere, entro un periodo
di ulteriori 15 gg, per contestare tempestivamente dati di fatto obbiettivi
o ragioni non valide.
(Non sembri assurdo che la D.L. rigetti sempre le riserve dell'impresa:
infatti se tra le parti sussiste accordo sulle ragioni della riserva la stessa
D.L. che accorda subito all'impresa quanto fosse giustamente richiesto e la
riserva non avrebbe pi ragione di essere).
Le riserve per ritardata consegna dei lavori all'Impresa, per ingiustificate o troppo lunghe sospensioni ecc. possono esser inserite nei relativi verbali, ma devono esser ripetute ed esplicate nel registro di contabilit entro
15 gg.
Le riserve circa la contabilizzazione delle opere vanno inserite esclusivamente nel libretto delle misure e nel registro di contabilit, e vanno ripetute negli stati di avanzamento e nello stato finale.
Le riserve non possono esser inoltrate in nessun altro modo pena la
loro validit.
Se l'Impresa, ad ogni successiva firma del registro di contabilit e poi
dello stato finale, non richiama le gi fatte ed esplicate riserve da considerarsi rinunciataria alle richieste formulate con le dette riserve.
Questa prassi, cosi formale e rigorosa, ha una ben precisa ragione di
essere.
Ogno qualvolta l'impresa ritenga di aver diritto a maggiori compensi
deve immediatamente renderne edotta la D.L. che, di conseguenza, pu regolarsi in proposito e prendere i provvedimenti del caso per non gravare
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Il collaudo tecnico-amministrativo quell'insieme di operazioni di verifica e controllo sulle modalit esecutive e amministrative espletate per la
realizzazione di un'opera che vengono assolte da un tecnico qualificato, su
incarico e nell'interesse della Stazione Appaltante. L'art. 92 del Regolamento prevede per tali operazioni di collaudo la nomina di un solo collaudatore o di una Commissione di collaudo (composta da tre o cinque membri).
Non pu assumere l'incarico di collaudatore o membro della Commissione di collaudo chi comunque abbia preso parte alla realizzazione
dei progetti od alla sorveglianza o direzione dei lavori.
Il predetto art. 92 stato integrato dal D.R. 15/4/1940 n. 462, che
prevede la possibilit della nomina dei collaudatori o della commissione di
collaudo all'inizio o durante l'esecuzione dei lavori per render possibile verifiche controlli e risoluzioni di controversie anche durante il lavoro.
Questo tipo di collaudo non da confondere con il collaudo statico
previsto come obbligatorio dall'art. 7 della legge 5 novembre 1971, n. 1086,
Norme per la disciplina delle opere in conglomerato cementizio (normale,
armato e precompresso) ed a struttura metallica.
Naturalmente il privato non ha obbligo di far eseguire alcuna delle verifiche previste dal collaudo mentre per lo Stato e per gli Enti pubblici tale
obbligo perentorio.
Peraltro, in forza dell'art. 17 della legge 3 gennaio 1978, n. 1, quando
l'importo dei lavori non supera i 150 milioni di lire, si pu omettere il col-
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laudo e sostituirlo con un certificato di regolare esecuzione rilasciato dallo
stesso direttore dei lavori che attesti la regolarit tecnico-amministrativa
dei lavori da lui diretti. Alcune regioni hanno modificato il detto importo
minimo.
L.l Scopo del collaudo
Il collaudatore, dall'esame del progetto, del contratto, del capitolato
e della contabilit, e con visite e saggi superlocali deve perseguire i seguenti
scopi (art. 91 del regolamento R.D. 25/5/1895, n. 350).
1) Confrontare la corrispondenza dell'intera opera eseguita e delle
singole partite, alle previsioni di progetto e delle eventuali varianti approvate;
2) accertare la qualit dei materiali forniti anche mediante saggi;
3) valutare i magisteri impiegati e le modalit di esecuzione delle singole opere;
4) controllare se le singole partite di lavoro sono state compensate
con i relativi prezzi contrattuali o con i nuovi prezzi regolarmente approvati e se stato regolarmente applicato il ribasso d'asta;
5) controllare la riuscita finale dell'opera sia dal punto di vista statico,
sia in corrispondenza con le precisioni del progetto e con tutte le norme di
contratto e di capitolato ;
6) verificare sia pure saltuariamente la concordanza tra le misure
reali delle singole opere con quelle annotate nei vari libri contabili e riassunte nello stato finale;
7) controllare la regolarit amministrativa di tutto l'andamento dei
lavori sia per quanto riguarda il tempo di esecuzione dei lavori, sia per l'obbligo dei versamenti dei contributi agli Enti assicurativi e previdenziali,
ecc. ecc.;
8) esprimere un parere sull'appaltatore e sulla D.L. circa il modo in cui
operarono ;
9) esaminare le riserve dell'impresa chiedendo i chiarimenti del caso
per poi esprimere il proprio parere in proposito alla S.A., con relazione
riservata.
In altri termini, il Collaudatore, deve controllare tutto e tutti a partire
dal progetto approvato e fino alla ultimazione dei lavori per garantire il committente che l'opera stata eseguita regolarmente dal punto di vista tecnico
ed amministrativo, che l'opera conforme alle previsioni del progetto ed
alle varianti approvate e che in buone condizioni statiche, che le spese
esposte sono giustificate da corrispondenti lavori eseguiti e sono state computate in base ai prezzi contrattuali.
Se il collaudatore dovesse riscontrare degli errori materiali di conteggio o errata applicazione di prezzi, o errata contabilizzazione di quantit,
approfondir ed estender le sue verifiche e i suoi controlli e poi corregger gli atti contabili e lo stato finale (o li far correggere dal D.L.).
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Nel caso che il collaudatore riscontrasse dei difetti o deficienza di esecuzione o discordanza di qualit tra le previsioni e la fornitura di materiali, ha tre possibilit (art. 102 del regolamento):
a) se i vizi o difetti sono tali da render l'opera inaccettabile, il collaudore non emetter il certificato di collaudo e ne informer la S.A. unendo al
verbale di vista le sue proposte perch la S.A. possa decidere in merito;
b) se i difetti o i vizi sono riparabili in breve tempo e sono di lieve entit, il collaudatore ordiner all'Impresa di ripararli in un prefissato termine ed attender a rilasciare il certificato di collaudo finch le riparazioni siano state eseguite;
c) se i difetti non dovessero esser pregiudizievoli alla stabilit e funzionalit dell'opera e fossero tali da poter esser lasciati sussistere senza inconveniente, il collaudatore proporr alla S.A. un congruo diffalco dal
prezzo contrattualmente convenuto.
L.2 Atti di collaudo
In base alle disposizioni del regolamento il collaudatore deve predisporre i seguenti e distinti documenti:
- verbale di visiva (art. 99 del regolamento);
- relazione sui risultati della visita (art. 100 del regolamento);
- certificato di collaudo (art. 104 del regolamento);
- relazione riservata e suo parere circa la fondatezza delle riserve dell'impresa (art. 100 del regolamento).
Peraltro tutti questi documenti hanno delle parti in comune (localit
ove sorge l'opera, estremi del progetto e del finanziamento e loro approvazione, nominativo dell'appaltatore, estremi del contratto, ecc. ecc.) e l'art.
108 del regolamento prevede che per lavori di non grande importanza tutti i predetti documenti possano esser riassunti in un unico documento, con
esclusione della relazione riservata.
In pratica viene predisposta una prima parte ove sono raccolti tutti
i dati che riguardano i tre documenti e la si fa seguire da un verbale di visita, da una relazione circa la collaudabilit dell'opera o delle condizioni
sotto cui pu esser collaudata e la si completa con il certificato di collaudo.
A parte si redige l'eventuale relazione riservata sui maggiori compensi
richiesti dall'Impresa.
Il collaudatore contrariamente a quanto comunemente ritenuto
non un arbitro e ogni sua decisione subordinata all'approvazione della
S.A. e all'accettazione dell'appaltatore.
M)
500
to o precompresso e delle strutture metalliche, che possono coinvolgere
la pubblica incolumit, sono di esclusiva competenza degli ingegneri e degli architetti iscritti ai rispettivi albi professionali.
Fino al 1971 lo Stato esercitava un certo controllo esclusivamente
sulle strutture in calcestruzzo, trascurando totalmente tutte le strutture
metalliche che peraltro non sono meno semplici da calcolare o meno
pericolose.
Cosi un qualsiasi fabbro ferraio poteva costruire,vendere e porre in
opera capriate in ferro, o qualsiasi altro manufatto in acciaio senza essere
soggetto a controllo alcuno.
Con la legge del 5 novembre 1971 n. 1086 (G.U. n. 321 del 21 dicembre 1971) stato completamente mutato il sistema di controllo sulla progettazione ed esecuzione di tutti i tipi di strutture in calcestruzzo estendendo il controllo anche alle strutture metalliche.
Questa nuova normativa stata opportunamente chiarita con la Circolare del Ministero dei LL.PP. del 14 febbraio 1974 n. 11951 che specifica quali opere in c.a. sono da considerare soggette alla disciplina della legge
1971/1086, che, per inizio e fine dei lavori, si deve intendere l'effettivo inizio
o ultimazione delle "strutture" e non delle opere di preparazione o di rifiniture e che il Genio Civile non ha funzioni di controllo circa la regolarit
delle calcolazioni o dei collaudi, ma ha solo funzione di "archivio" di tutti
gli elaborati tecnici.
L'art. 21 della legge 1971 n. 1086 prevede che il Ministero dei LL.PP.,
sentito il Consiglio superiore dei LL.PP. e il Consiglio nazionale delle ricerche, deve emanare ogni biennio le norme tecniche alle quali devono uniformarsi le strutture in calcestruzzo o metalliche.
Infatti, il Ministero dei LL.PP. ha emanato (tutti con il titolo "Norme
tecniche per l'esecuzione delle opere in c.a. normale e precompresso e per
le strutture metalliche") i seguenti decreti:
- D.M. 30 maggio 1972;
- D.M. 30 maggio 1974;
- D.M. 16 giugno 1976;
- D.M. 26 marzo 1980;
- D.M. 1 aprile 1983.
L'esame di tali norme esula dai limiti e dagli scopi della presente trattazione.
Si esamineranno invece le disposizioni burocratiche ed amministrative
dettate per il controllo dell'esecuzione delle strutture in calcestruzzo e metalliche che sono contenute nella legge del 5 novembre 1971 n. 1086 (G.U.
n. 321 del 21/12/1971).
Innanzitutto bisogna precisare che la prassi prevista dalla citata legge
per i controlli si articola in tre periodi:
1) denuncia del costruttore al Genio Civile prima di iniziare i lavori
dell'opera da eseguire (art. 4);
501
2) denuncia del direttore dei lavori al Genio Civile a struttura ultimata (art. 6);
3) collaudo (art. 7).
Tutti questi atti devono esser dimessi dagli interessati in duplice copia
al Genio Civile che restituir subito una copia con l'attestazione di avvenuto
deposito.
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Il costruttore che ometta o ritardi la denuncia dei lavori punito con
l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda da 100.000 lire a 1.000.000 di lire.
Nel caso che durante il corso dei lavori si volessero introdurre delle
modifiche, esse devono essere denunciate al Genio Civile prima di dare inizio alla loro esecuzione e con le stesse modalit sopraelencate.
La copia della denuncia e di tutti i suoi allegati, che il Genio Civile restituisce al costruttore, deve essere sempre conservata in cantiere.
Deve inoltre essere tenuto in cantiere un giornale dei lavori costantemente aggiornato con particolare riguardo alle date dei getti in calcestruzzo.
Di tali documenti da conservare in cantiere, responsabile il direttore dei lavori. Nel caso in cui il direttore dei lavori non ottemperi a tali norme punito con l'ammenda da 40.000 a 200.000 lire.
503
Nel caso non esista il committente e cio nel caso che il costruttore esegua in proprio le opere, egli non ha libert assoluta di scelta del collaudatore. Egli dovr nominare il collaudatore su una terna di nomi che a sua richiesta gli fornir l'ordine degli ingegneri o quello degli architetti.
Al collaudatore devono esser prodotte tutte le copie dei documenti
presentati al Genio Civile dal costruttore prima dell'inizio delle opere (e, per
varianti, in corso di costruzione), dal direttore dei lavori a fine dei lavori
e dal committente per informazione della nomina del collaudatore.
Nel caso che l'Impresa abbia costruito in proprio, al collaudatore dovr esser esibita anche la nota con cui l'ordine professionale ha proposta
la terna dei nominativi tra cui scegliere il collaudatore. Il collaudo viene
eseguito con la prassi normale dei collaudi statici (art. 51 del Dec. 16 novembre 1939 n. 2229) ed avr l'estensione che il collaudatore riterr necessaria essendo egli l'unico responsabile dell'atto di collaudo.
In ogni caso ai sensi del D.M. 26/3/80 (Norme tecniche per l'esecuzione delle opere in c.a. normale e precompresso ed a struttura metallica), perch le prove di carico possano risultare soddisfacenti e probanti necessario:
a) per le opere in conglomerato cementizio armato (punto 8 della prima parte del D.M. 26 marzo 1980) che:
le deformazioni si accrescano all'incirca proporzionalmente ai
carichi;
nel corso della prova non si producano lesioni, deformazioni o
dissesti che compromettano la sicurezza o la conservazione dell'opera;
la deformazione residua, dopo la prima applicazione del carico
massimo, non superi una quota parte di quella totale commisurata ai prevedibili accertamenti iniziali di tipo anelastico della struttura oggetto della prova.
Nel caso, invece, che questo limite venga superato, prove di carico successive accertino che la struttura tende ad un comportamento elastico.
la deformazione elastica risulti non maggiore di quella calcolata.
Secondo il punto 8 del D.M. 26 marzo 1980 nel caso che le prove di
carico non dovessero venir eseguite dovranno esser sostituite da un accurato controllo della rispondenza alle prescrizioni di progetto e da controlli
di altro tipo (prove dinamiche, prove fisiche, ecc.) atte a dare indicazioni
valide sulla capacit resistente dell'opera.
b) Per strutture metalliche valgono, per quanto applicabili le prescrizioni per le opere in calcestruzzo sopra riportate (Punto 6 della seconda parte del D.M. 26/3/80).
Per travi in acciaio di solaio la freccia dovuta al sovraccarico non deve
superare 1/400 della luce. Le frecce teoriche orizzontali degli edifici multipiani alti, dovute all'azione del vento, non devono essere maggiori di 1/500
dell'altezza totale dell'edificio, ecc..
Il collaudatore dovr produrre al Genio Civile due copie del certificato
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di collaudo (redatto su carta bollata).
Il collaudo deve essere firmato, secondo interpretazioni della legge, oltre che dal collaudatore anche dal direttore dei lavori e dal costruttore.
Nell'atto di collaudo per strutture in acciaio necessario richiamare
le incombenze di spettanza del committente disposte, al capo 6, sotto titolo 6.3.1 - 6.3.2 - 6.3.3 delle norme del D.M. Ministero LL.PPdel 30 maggio 1972 (Sorveglianza e manutenzione delle opere in ferro).
Il Genio Civile restituir al Collaudatore una copia con l'attestazione di avvenuto deposito, copia che il collaudatore trasmetter al committente che dovr produrla al Comune per ottenere il permesso di abitabilit.
Il Collaudatore che non dovesse osservare le disposizioni sopra riportate punito con l'ammenda da 40.000 a 200.000 lire.
M.4 . Vigilanza
La vigilanza sull'osservanza delle norme dettate dalla legge 1086 spetta al Sindaco del Comune nel cui territorio vengono realizzate le opere, avvalendosi dei funzionari e agenti comunali.
I funzionari o agenti comunali che accertino l'innosservanza dei predetti adempimenti redigono processo verbale che, a cura del Sindaco, verr inoltrato al Pretore ed alla Prefettura per i provvedimenti del caso che
in primis sono l'ordine della sospensione dei lavori (art. 10, 11, 12 della legge 5 novembre 1971 n. 1086).
505
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