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MODELLO [TlapdSevypet]per tutto cid eff. la voce IMITAZIONE. MONARCHIA [Movepy ice] la monarchia non & inclusa, come tale, tra le forme fondamentali di costituzione (eff. anche la voce COSTITUZIONE): Resp. VII 543a-545c (ma contto oft. Polit, 2914-292). Il suo posto & preso dalla costituzione timocratica (cfr. anche la voce TIMOCRAZIA). La monarchia é a forma dello stato perfetto, se in esso comanda uno solo: Resp, IV 445d (eff. anche VIL 5404; Polit. 293a), Necessita o che i filosofi diventino re o che i re studino filosofia: Resp. V 473d (cfr. anche V1 4991 ist VIL 326a-b ¢ la voce FILOSOFIA). Opposizione tra stato regio e tirannide; somma felicita del primo ¢ infelicita del secondo: Resp. IX S76b-e; l'uomo regale ¢ il pit felice: Resp IX S80b-c (ma eft. anche Zieact 175c). Dimostrazione matematica della distanza tra il re-filosofo ¢ il titanno in fatto di felicita: determinazione del numero 729 come espressione di tale distanza: Resp. IX S860-588a. Per lidentificazione della politica con I’ "arte regia" nel Politico cf. la voce POLITICA. E’ il rispetto delle leggi che distingue la monarchia dalla tirannide: Polit, 301a-c. Possibilita che la monarchia (che in teoria & la migliore costituzione) degeneri in tirannide: Polit, 302b-303b; la monarchia & la migliore costituzione quando é retta con leggi, la peggiore quando & senza leggi: Palit. 302e (eft anche Def 41h). 1 patriarcato antico come il pitt giusto dei governi regali. Leg. Ill 680e. La monarchia é, con Ia democrazia, una delle due "madri" di ogni forma di costituzione; essa ha la sua forma pitt alta nella costituzione dei Persiani: Leg. II] 693d; sua unilateraliti: Leg. IIL 693e; suo progressivo decadere: Leg. III (624¢-696b (ef. anche IIL 697¢-698a). La diarchia spartana come monarchia temperata: Leg. IV 712b-e (eft. anche IIL 691¢-692a); dopo la tirannide (nel senso del governo di uno solo) essa é la forma che pi si avvicina alla costituzione perfetta: Leg. IV 710 Il sistema di elezione descritto da Platone configura una costituzione che sta a meta strada tra la monarchia e la democrazia: Leg. VI 756. Il governo monarchico é pit favorevole di quello democratico all’incontro di potere politico ¢ filosofia: Ejpist_V. ‘322ach (cf, anche Epist, VIL 328c), Opportunita di correggere tirannide e democrazia perché si trasformino in monarchia: Epist, VIII 3540-355e (cf. anche 355d). Sul mito del regno di Crono: Polit. 268d-272b, 276a. Contrapposizione del regno di Necessita ¢ di quello di Amore: Symp, 19Ta=b, 195c. Felicita del regno di Atlantide e descrizione della reggia: Criti 114d, 11Sc, 116a-c, 117a-b. Il "gran re” per antonomasia é il re dei Persiani: pal. 40d; Lys 209d; Alc. 1 120a, 123b; Charm, 1580; Gorg. 470¢, ‘S24e; Men, 78d; Euthyd. 2749; Menex. 241d, 241c, 244d, 245a, 246a; Soph. 230d; Leg. Ul 6850; Eryx. 3934, VIL_520 bee MONDO [K6o}106] per tutto cid che conceme lorigine del mondo ¢ la sua deserizione, eff. la vooe COSMOLOGIA. Per la distinzione tra "mondo sensibile" e "mondo intellegibile" eff. la voce IDE. MORTE [@dva:t0¢] non della morte ci si deve preoccupare ma solo se quel che si fa & gusto o no; temere la morte, infatti, non & che credere di sapere cid che snza saperlo: Apol, 28b-29b (eff. anche Crit, 48b; Gorg. 522e-d), ‘Non si deve commettere ingiustizia per timore della morte: Aol. 32b-d; perch Socrate non ritiene di doversi spontaneamente sottomettere ad una penta qualsiasi, pur di evitare la morte: Apol_ 36e-37e; & pit facile sfuggire la morte che Ia malvagiti: Aol, 384-39; non la morte ma il male si deve fuggire: 4pol, 392-1 Perché morire & un bene? perché la morte o é un sonno senza sogni e nessun sonno é pit bello di questo; oppure & il passaggio in un altro luogo, ¢ allora Socrate continuer’ a fare quello che ha sempre fatto in questa vita, e senza il pericolo di essere condannato di nuovo a morte: Apol_ 40c-4lc. Tranquillita di Socrate di fronte alla morte: Crit 43a-44b (cfr. anche Garg. $22d-e; Phaed_ 63a; ¢ sul tema del coraggio di fronte alla morte efr. anche la voce CORAGGIO). Non é né brutto né ingiusto ¢ dunque neppure un male morire in battaglia: dlc. / 11Sa- 16a, L’atteggiamento del filosofo di fronte alla morte; non é lecito suicidarsi, perché gli uomini sono proprieta degli dei € non hanno quindi il diritto di uccidersi: Piaed. 61b-62c; obiezione di Cebete: com’é possibile, allora, che il filosofo desideri di morire, cioé di sottrarsi alla signoria di chi & migliore di lui: Piaed_ 62c-63b; motire, risponde Socrate, & andare presso divinita savie e buone: questa é la certezza, 0 almeno la speranza, che spinge il filosofo a desiderare la morte: Phaed_ 63b-e; la morte é separazione dell’anima dal corpo; il filosofo non si cura per nulla del corpo e dei suoi piaceri, perché la conquista della perfetta sapienza & opera dell’anima e non del corpo, che anzi costituisce impedimento: Phaed, 64a-67b La morte ¢ la purificazione dell’anima dal corpo e la vita del filosofo non é altro che preparazione ed esercizio alla morte, perché solo dopo la morte la sua anima potri attingere la vera sapienza: Phaed. 67b-68b (eff. anche Resp. V1486a-b e la voce FILOSOFIA). E? fatale che si abbia timore della morte se non si é persuasi che l'anima & immortale: Phaed. 77c (eft. anche Sle, Sie-84b, 88b, 91d, 95d e la voce ANIMA). Su questo tema del timore della morte off. Resp. 1 330d-e (eff. anche Leg. XIL959b); necessita di eliminare dall’educazione dei fanciulli tutte quelle poesie e favole spaventose dell’ Ade, che suscitano il timore della morte: Resp_ IIL 386a-387b, Sulla morte come liberazione dai mali: Resp_X 610d (cfr. anche Phiaed_107e), Sulla morte naturale: Zim 81d Soctate si dirige al Cinosarge quando s’imbatte nel figlio di Assioco, Clinia, il quale lo prega di andare da suo padre che, in fin di vita, non riesce a rassegnarsi al pensiero della morte imminente, e vede con terrore approssimarsi la sua ultima ora: che Socrate dimostti in questa dolorosa cireostanza la sua sapienza di cui tutti parlano, e sappia infondere coraggio al morente: dxioch, 364a-365a, Socrate trova Assioco che si é ormai riavuto dal collasso, ma che, angosciato, & in preda alla disperazione. Socrate lo rimprovera ricordando ad Assioco che lui stesso, in passato, aveva schernito coloro che temevano la morte; e infine, che la vita non é altro che un breve silio sulla terra, Anche Assioco lo sa, ma confessa tuttavia di soffrire al pensiero di dover perdere la luce ¢ tutte le buone cose della vita. li suo errore, osserva Socrate, & quello di confondere ’insensibilita, che certo & propria di coloro che son morti, con la sensibilita propria dei viventi: Assioco ragiona da vivo, ¢ non si avvede che, una volta scissosi il composto di anima e corpo, quel che resta del corpo non é pid I'uomo, e che l'anima andra ad abitare nella sede sua propria, l’etere celeste: Axioch, 365-366a. Morire consiste infatti nel mutare un male con un bene. E allora, domanda Assioco, perché Socrate, che supera tutti gli altri per intelligenza, continua a vivere? Socrate si schermisce con modestia dall’elogio di Assioco, ribadendo anzi che le sue parole non altro sono che l’eco delle lezioni di Prodico, solito a ricordare i mali che, dalla nascita sino alla vecchiaia, affliggono i mortali. Senza contare, poi, aggiunge Socrate, che gli dei fanno morire proprio coloro che maggiormente amano, e che anche i poeti si dolgono, nei loro canti, delle miserie umane: dxiach 66b-368a. Inoltre, non c”é mestiere che non sia gravoso: l'operaio stenta per vivere, pur lavorando senza requie; il marinaio deve lottare sul mare, Vagricoltore sulla terra; ¢ i politico poi, & forse felice? E Milziade, Temistocle, Efialte non morirono forse condannati a morte? NE diversamente Morirono i dieci strateghi vittoriosi alle Arginuse, che soltanto Assioco ed Euriptolemo difesero: Axicoh, 368a-369a, Assioco & d’accordo con Socrate e si dice anche disgustato della politica, Se dungue la politica, che é I’arte pitt liberate, viene stimata da Assioco come la pit detestabile, che si dovra pensare, obbietta Socrate, delle altre attivita? D’altra parte un altro motivo per cui non si deve temere la morte, & dato dalla considerazione ch’essa né tocca i vivi - che, in quanto tali, non sono ancora morti « né pud riguardare i morti, che sono appunto coloro che non sono pi. Assioco non si lascia perd smuovere dalle belle parole di Socrate: egli non pud fare a meno di temere la perdita dei beni: Axioch, 3692-369. Ma, osserva Socrate, i morti non potranno pit sentire aleuna privazione; inoltre, se Assioco teme all’idea di non avere pitt la sensibilita, in che modo pud insieme pensare di possedere - da morto - una sensibiliti con cui percepire tale mancanza di sensibilita? D’altra parte, che l'anima sia immortale lo attestano le mirabili conquiste dell’uomo, che altrimenti non si sarebbero potute intraprendere, Una volta liberatasi dal carcere corporeo, l’anima andra ad abitare nelle sedi celesti ove & la pace eterna, Assioco & ormai persuaso ¢ non teme piit la morte, anzi, la desidera: Axioch, 369e-370e. Socrate gli racconta allora quanto il mago Gobria aveva appreso da certe tavole di bronzo: ciot che I’anima, dopo la sua separazione dal corpo, sarebbe andata ad abitare in un’oscura regione sotterranea, nel cui vestibolo, detto "campo della verita", seggono i giudici Minosse ¢ Radamanto, che intetrogano ciascuno sul genere di vita da loro tenuto quando abitavano nel corpo; i virtuosi andranno a godere nei luoghi sereni, gli empi pagheranno le loro colpe nell’Erebo. Ma, aggiunge Socrate, ad Assioco, stitpe divina, non potra che aspettare la ricompensa riservata ai virtuosi, II morente, riconquistata ormai la sua sereniti, non teme pit in alcun modo la morte: dziach_ 371a-e. Sulla sorte oltremondana delle anime eff. le voci ANIMA e MITO: (2. miti dell’al di la) MUSICA (Movouxt) t6xvn] tutte le arti della musica sono volte al piacere: Gorg. 501d-502d (eft. anche Leg. IL ‘§STe-65ke, 667b-c).

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