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IL CANTO GREGORIANO Breve storia, teoria e pratica acura di Simonetta Urban EDIZIONT URBAN DEFINIZIONE, CARATTERISTICHE, SIGNIFICATO ESTETICO E STORICO DEL CANTO GREGORIANO, on la designazione di Canto Gr ( tende tutto il complesso della musica fiorita dutante il Medioevo in seno alla Chiesa, dalle origini del cristianesimo fino all umanesimo. Occorre sottolineare innanzitutto che il Gregoriano canto, e non musica, poiché non esiste e non vive se za il legame col testo: esso nasce infatti dai testi che accompagnano i ritiliturgici della Chiesa, trasmetten- do loro nuova forza espressiva. i Canto Gregoriano @ essenzialmente preghiera canta- ta, poiché la melodia viene utilizzata nella maggior parte dei casi per onora- re la stessa Parola di Dio, n particolare quella dei Salmi; le tematiche dei testi Sono quelle della preghiera: la lode, il rin- graziamento, la supplica Caratteristica fondamer tale del Canto Gregoria- no @ il suo essere canto monodico, cide eseguito all'unisono. Questo can- to segue il ritmo della parola, appoggiandosi leggermente sui suoi a centi tonici e smorzando- si col finire della frase. Esso nasce su un testo latino in prosa, enza sostegno e accompagnamento di nessuno strumento musicale. Per comprendere bene la natura del Gregoriano occor- re ricordare la sua origine pratica: la necessita di un canto facile, eseguibile da masse di fedeli, ne determi- na alcune caratteristiche salienti, come il breve ambito entro cui si sviluppano le melodie e la modestia degli intervalli, che raramente si allontanano dai comuni mutamenti di tono e di registro della voce umana. An che il ritmo & subordinato alle leggi della parola parla~ ta, e non dipende quindi da uno schema preordinato; cosa che iniziera a verificarsi con il sorgere della po- a ritmico preordi: nato @ anche testimonianza dell origine orientale del Canto Gregoriano, il quale “ondeggia mollemente co- me una decorazione che si genera da se stessa all/infi- nito” (Mila): come vedremo pitt avanti, infatt, la Chie- sa, nei primi secoli, essendo legata alle Chiese orienta- li, soprattutto a quelle greche, ne adotta la lin probabilmente anche i canti Tutte le caratteristiche del Canto Gregor mo accennato, suggeriscono idea di una espressione musicale volutamente priva di inutili orpelli et artifi contrassegnata da una sol ne semplicita. Infatti esso prevede solamente il minimo di musica dopo la parola nu- da, la quale, come abbiamo visto, non si lascia subord: rare alla melodia, anzi fa si che quest’ultima si modelli sul ritmo della parola stessa EE proprio in questa essenia- lita che consiste la grandezza del Canto Gregoriano: nel suo ornare la parola con una melodia immateriale e fluida esso sembra affermare tuna sua incrollabile unita, divenendo simbolo dell’ nit’ dell’'uomo con se stesso e con Dio. Nl Canto Gregoriano & quindi l'espressione i un’au- tentica religiosita, sia perché viene impiegato nei riti religiosi sia perché maturato attraverso una profon- da spiritualita ed esperienza vocale di comunicazione dell uomo con Dio. La Chiesa infatti ha sempre rico- nosciuto il Gregoriano come il canto pitt adatto per le celebrazioni liturgiche. A titolo di esempio, la Costitu- zione Sacrosanctum Concilium (Concilio Vaticano ID, sulla Liturgia, afferma: “La Chiesa riconosce il canto fegoriano come canto proprio della liturgia romana: percid, nelle azioni liturgiche, a parita di condizioni, gli si riservi il posto principale Ta Chiesa non solo rivendica la propria paternita su questo canto, ma si @ anche occupata della pubblica- zione delle sue melodie, servendosi della Tipografia Poliglotta Vaticana. L’edizione vaticana delle melodie gregoriane é detta tipica, perché, sia nella forma e di- sposizione delle note come nella versione melodica, costituisce il modello per tutte le eventuali pubblica- ioni che si sarebbero eseguite a cura di altri editori Accanto al significato spirituale clel Canto Gregoriano come canto per eccellenza della Chiesa cattolica, oc- corte sottolineare anche il suo ruolo storico-culturale. Sono molte infaiti le ragioni che fanno del gregoriano, un patrimonio di inestimabile valore per la cultura oc: cidentale. Si pensi innanzitutto che i primi dodici secoli di storia della musica sono quasi esclusivamente segnati da questo canto monodico, il cui repertorio comprende Circa tremila melodie di epoche, forme, Iuoghi dV origi ne differenti. Le altre manifestazioni musicali di questi lifonia. La mancanza di uno sche no cui abbia- SISSIES secoli, Ia musica religiosa laudistica ¢ la musica profana trovadorica, di fatto prendono ispirazione Hitmico-melodica dal gregoriano. La composizione gregoriana rappresenta inoltre un modello perfetto di simbiosi testo-melodia, poiché trae origine dal testo e si attua in diversi generi nel rispetto dello stile verbale, Limportanza del Canto Gregoriano da un punto di ista strettamente musicale ¢ da ravvisarsi nel fatto che la polifonia nasce e si sviluppa sullo stesso re- pertorio gregoriano. Il germe della polifonia @ pre- sente infatti nelle due forme che segnano 'inizio della decadenza del gregoriano: I’organum", cioe Finsieme di due canti, il secondo dei quali non @ al- tro che il primo trasportato una quarta, una quinta © un‘ottava sopra; il “discanto”, cioe Vinsieme di due canti, il secondo dei quali contrappunta sul pri- mo. In questo modo, lentamente, Punisono cede il posto alla polifonia IL legame strettissimo con la parola ¢ quindi con la lingua, veicolo di cultura, trova ulteriore conferma nei riflessi che 'evoluzione linguistica genera sul canto gregoriano. La corruzione del latino e il ger- mogliare delle lingue volgari, la formazione della poesia ritmica, sono fenomeni linguistici di incaleo- labile portata, che non si possono disgiumgere da quest’arte che privilegia la parola. Non & un caso quindi che il delinearsi delle lingue volgari sia in- trecciato con il sorgere delle prime esperienze della polifonia, e che d’altra parte, la corruzione del lati- no vada di pari passo con la progressiva decacienza del gregoriano, Si tratta del periodo di trapasso da una cultura medioevale, cultura di chiesa, e quindi universale, alle culture moderne, culture nazionali, dove nella nascita delle lingue volgari si manifesta Findividualita crescente dei popoli CENNI STORICI € radici pitt profonde al Canto Gregoriano si spingono fino alle prime comunita cristia~ ne, che per i loro riti religiosi hanno fatto uso del canto. Nei Vangeli (Mt. 26,30 e Me. 14,26) si parla di Gesit Cristo che, insieme agli apostoli canta i salmi tradi- zionali della Cena pa- squale: “E dopo aver can- {ato l'inno, useirono verso. il Monte degli Ulivi” S. Paolo (Ef. 5,18) invita i cristiani ad intrattenersi tra di loro facendo uso di “salmi, inni, cantici spiri- tuali, cantando e inneg- giando al Signore nostro Gesii Cristo” AL IL secolo risale una delle pity importanti testimo- nianze intorno al canto. Nel De Anima (cap. IX, n. 4) Tertulliano descrive come si svolgeva allora la li turgia, che viene suddivisa cosi: letture, canto dei salmi, omelia, orazione. Tale schema diventera il IRIE aay SPERBES — so a REIS 229% ce eSEERE SISSIES a SSESRRISIS SIRNA ISISER IRIN 8s se see OIC snes Soe SSA EERE ESI ESE EOI So PERIRELLOBEEB ELBE BE EONS SISSIES EY modello per ogni celebrazione liturgica. Poiché le pri- me comunita cristiane provenivano dall’ambiente ebraico, con sicurezza i canti della sinagoga si posso- no considerare all’origine del canto cristiano. E diffici- le perd sapere in quale misura i canti della tradizione ebraica abbiano esercitato la loro influenza sul sorgere dello stesso. Innanzitutto perché fino al sec. IX si pud disporre solamente della tradizione orale e poi perché il repertorio tramandatoci si trova ad uno stadio al- quanto evoluto. II canto liturgico cristiano nasce quin- di in seno alle prime comunita, ma per la formazione di tutto il repertorio dei testi della Messa occorte at- jendere fino al sec. VIIL epoca a cui risale la prima do- cumentazione scritta del canto gregoriano. Essa com prende i testi cantati ma non la notazione musicale: il canto della liturgia cristiana infatti, continua ad essere praticato e trasmesso attraverso la tradizione orale X partire dal sec. IX gli stessi testi si trovano nei mano- scritti sormontati dalia notazione musicale con neumi, vale a dire segni attia chiarire in forma ancora embrio- nale certe formule melodiche gia entrate nell uso. La storia del primo canto cristiano vede un importante avvenimento: la disgregazione dell’unita liturgica. | fatti, anche in seguito agli effetti della penetrazione bar- barica, si crea un certo isolamento delle singole regioni, che, in seguito alla decadenza dei centri urbani, non possono contare sti una struttura ecclesiale accentrata. La distanza delle Chiese tra di loro e dalla Chiesa di Roma, le esigenze locali e le diverse tradizioni cultura- Ii sono tutti elementi che favoriscono il sorgere di vari riti e repertori liturgici: il beneventano, Fambrosiano, Vaquileiese, il gallicano, il mozarabico, il cetico. Il fio- rire di riti ¢ canti favorisce tra Valtro lo scambio di te- anti e festiviti da regione a regione, Nel sec. VIL con la riforma romano-carolingia, si tenta di ricondur- re ad unitd i diversi repertori liturgici occidentali Limperatore Carlo Magno ordina che la liturgia ¢ il canto romano sostituiscano nel Regno Franco i rito e il canto gallicano. Ma in Gallia non viene accettata la completa sostituzione del canto locale con quello ro- mano; si ha pertanto la fusione dei due repertori Il risultato di questa fusione @ quello che noi oggi chiamiamo “canto gregoriano”. La tradizione vuole che la denominazione ”gregoriano” risalga aS. Grego- rio Magno (590-604), il quale sarebbe stato Vorganiz~ zatore ¢, addirittura, Pautore stesso di questo canto, Ma, considerando la questione gregoriana da un pun- to di vista storico, occorre precisare che, secondo gli studi attuali, anche se di qualche testo 5. Gregorio potrebbe essere il vero au- tore, circa la melodia non si puo affermare nulla, sia perché a quel tempo non ‘a ancora la notazione sia perché nessu- na melodia gregoriana por- ta il nome di un qualsiasi autore. Quindi il nome dato al canto della Chiesa non & da collegare direttamente a papa Gregorio, ma deriva dalla liturgia del Sacramen- {ario gregoriano (libro che contiene i formulari del C ebrante). Il repertorio dei canti che risulta dalla rifor- ‘ma romano-carolingia, ha quasi lo stesso ordinamento © calendario liturgico di quello che si trova nel Sacra- mentario gregoriano. Di qui dunque deriverebbe il nome “canto gregoriano”, Un’eceezione all'unificazione romano-carolingia & co- stituita dal canto Ambrosiano, che rimase in vita nel- RRS TSIEN IN SEMIN ICTE SE SSSBBRs SSSBSISISISISS SSSRES SSIS ISSA SI IASI SINS S98 Soe SSIES SagsSaaRSaeEEIatS SAIS SISES INS ISIAGS ISIS ING 5. & Vantica area arcivescovile di Milano, proseguendo il proprio cammino parallelamente al canto “ufficiale” & ‘mantenendo fino ad ogg la propria autonomia. Dopo la riforma, una volta completato il repertorio gregoriano per la liturgia, e perlezionatosi il sistema di notazione musicale, si assiste (sec. IX) alla ricerca di nuove creazioni, sia di testi che di forme musicali Questa esigenza scaturisce dal desiderio di rinnovare ¢ ampliare il repertorio dei cantie di favorire il sorgere di altri momenti devozionali al di fuori della Mesa v del- Ufficio. Nascono in questo modo la prosa, la sequen {adattamento sillabico di un testo ai melismi alleluiati i), e il tropo (aggiunta di un nuovo testo letterario a quello gia esistente nella liturgia). In questo periodo vengono elaborati anche i generi musicali precedenti: vengono creati la maggior parte degli Alleluja, Antilone ¢ Responsori vari, si sviluppano I'Innario e il Kyriale Tutte queste melodie, create tra il sec. IX e il sec. XIl vengono definite post-classiche poiché presentano i tervalli pitt ampi, giochi e rime melodiche che testi- moniano gli inizi del tonalismo. I diffondersi delle nuove forme musicali (tropi, quenze, prose ecc.) e il sorgere delle prime forme di polifonia contribuiscono ad accelerare il processo di decadenza del gregoriano, Infatti, unita dei brani ori- ginari viene compromessa dalle melodie e dai testi d opi e delle altre forme musicali. Inoltre, il Canto Gre- goriano non pud evitare di subire i condizionamenti recati dalla musica trovadorica ¢ dalla nascente prati- ca polifonica, nella quale si instaura 'uso di impiegare Ie melodie gregoriane per elaborazioni contrappunti stiche. Dal Sec. XVI alla prima meta del XIX sha un nuovo periodo di decadenza del gregoriano. Ora le melodie vengono anche mutilate: ne @ un esempio I ditio medicea (1614-15) del Graduale, ossia del Libro che contiene i canti della messa per tutto anno eecle- siastico. In essa i neumi sono interpretati misurata- mente, non con la liberta di valore. Ma anche durante i secoli di dominio assoluto dell’edi- zione medicea (sec. XVII-XIX) vengono create alcune nuove melodie di stampo gregoriano, come ¥Ordinario, della Mesa VIII (De Angelis), delle Messe Henri Du ‘Mont, le Antifone mariane, in tono semplice, Alma Re- demptoris, Ave Regina Caelorum, Regina Coeli e Salve Regina. I lavoro di riscoperta & di ripristino del canto gregoriano, per riportarlo allintegrita originaria, fu iniziato a meta del secolo scorso dai monaci bene- dettini dell'abbazia di So- mes. Lo studio e il to dei codici pitt, i (sece. IX-X) pro- muove una pitt precisa interpretazione delle me~ lodie e una pratica esecu- tiva consona alla loro semplicita e purezza. II metodo interpretative di So smes rida al gregoriano la sua qualita primaria, che consiste nell'essere e nel favorite la preghiera: infatti, la linea melodica del gregoriano rifiuta tutto cid che potrebbe distrarre dal raccoglimento. NOTAZIONE DEL CANTO GREGORIANO. ‘ome & gid stato detto, parlando della sua sto- ria, il Canto Gregoriano alla sua origine e per molti secoli, viene praticato e diffuse me- diante lo strumento della tradizione orale, E solo a partire dal sec. IX che si trovano dei mano- scritti con notazione musicale con neumi in campo. aperto o senza rigo. I neumi, 0 segni musicali, sono di= sposti liberamente sul testo che doveva essere cantato (notazione neumatica), ~ Bai wont | “ae 3 / ‘a Questa prima notazione deriva dai segni grammaticali accentazione, che vengono leggermente modificati: Faccento acuto, grave, circonflesso, anticirconflesso. | primi due determinano la sillaba accentata (V'acuto) quella non aecentata (il grave). Il copista, per la fretta nello scrivere, conserva la forma dell/accento acuto che divenne un'asta e poi la virgr, ridusse a un punto Yaceento grave, che poi divenne il punctum, Vaccento circonilesso e l’anticirconflesso conservarono pitt 0 meno la loro forma e indicavano, il primo due note di- scendenti, elvis, il secondo due note ascendenti, pes 0 podatus. Da questi neumi deriveranno tutti gli altri pitt com- plessi, secondo il quadro riportato pit sot: LNEUMI or ie 126 eee emacs! (217 i sonata | 4 Joule of 2 "s, generata dal circonflesso Indica die sont discendent Peso Podatas, generato dall an strconflesso indica due suomi |! sseendent New i te suomi CClinneus, tre suont discendenti, 0 ‘anche pi Seandicus, Pees oni ascendent Solcus, idem con impulso sul se # condo. @ 8 w N Porectus, tre suomi col secondo piu basso. Tors re on a sco pi SS SSA g [S| es endo allre note 2 quest ‘neti fondamentall st hanno | Fx Rep Subpunetat Aabbetinento ui, due note uguali legate, ao fem| id puna Cdn cil 6 pruppet, tu =lela surfs, veo ire noe ugual vi reac] Ute fa Lanett com nota fina sae ala az Nella prima colonna & Faevento ong stlizzazione secondo la srttura a Sal Afinitiva lla serttura eclesastica; nella notazione moderna io; nella Seconda la sua quarta Tequivatente in Tra i secc. X ¢ XI i neumi in campo aperto vengono a disporsi con pitt perfetta precisione, dapprima attorno ad una linea immaginaria, poi attorno a una linea tira- ta.a secco (poi in rosso) che indicava la posizione del FA, cui segul una seconda linea (generalmente gialla) per il DO, rendendo pitt semplice Videntificazione dellintervallo intercorrente tra due note successive; davanti alle linee vennero poste rispettivamente le let- tere Ce F, dalle quali derivano le attuali chiavi di DO FA. II vero € proprio rigo musicale risale perd solo al sec. XI, quando Guido d’ Arezzo propose Vadozione del te- tragramma (rigo di quattro linee). Nonostante gli inevitabili contrasti iniziali, il sistema di Guido d’Arezzo a poco a poco si affermera, dando tun modo sicuro di notazione, i cui effetti per la storia della musica sono di portata incalcolabil. L'ultimo periodo evolutivo della notazione del canto gtegoriano @ dominato dalla notazione quadrata (dai sece. XII-XIV): que- st'ultima ha avuto il so- pravvento su tutte le al- tre notazioni ed & usata nelle edizioni tipiche vaticane. Per agevolare la lettura della melodia gregoria- na attualmente pero si fa sempre pitt spesso ri- corso alla notazione moderna, rotonda ¢ su pentagramma: @ per questo motivo che an- che opera che stiamo presentando adotta la notazione suddetta. Tuttavia, in questa introduzione compariranno anche accenni riguardanti la notazione quadrata, poiché essa resta comunque la notazione caratteristica del canto gregoriano. GLI OTTO MODI insieme modale costituito da otto scale, che danno origine a quattro modi detti autentici e quattto plagali, in rapporto all’estensione melodica. Ad ogni modo autentico corrisponde un proprio plagale: tessi hanno in comune una nota che funge da base e da conclusione, e che & detta finale: gli autentici hanno un’estensione melodica di un’ettava sopra la finale: anche i plagali hanno un‘estensione di un’ottava, ma partendo da una quarta sotto la finale L a teoria del Canto Gregoriano é basata su un (© Eas. Gers 9 8-4 Cara -Bopio 182) IL RITMO. I | canto gregoriano ha un ritmo libero. $i trata infatti di un ritmo oratorio, che non @ scandito da alcuna forma determinata sia nel suo movie mento che nella scelta e nell’ordine delle sue parti rit- miche. 11 fattore ritmico viene determinato da due elementi fondamentali: la parola e il neuma. Sono la scelta e la collocazione delle parole a produrre una successione variata ed armoniosa di cadenze ritmiche. Con la pa- rola viene determinato il ritmo verbale binario (Dé-us mets.) ternario (Di-mni-tus..), ec. Da cid si deduce, come gia stato accennato, che il rit mo del gregoriano & analogo al ritmo del linguaggio parlato, che nel nostro caso ¢ il testo sacro. F chiaro, quindi, che chi si accosta allo studio del canto grego- riano debba saper leggere correttamente il testo latino, A questo scopo riportiamo uno specchietio con alcune avvertenze per la corretta pronuncia della lingua latina: acs0e silegge € tae,coelo = tue ceo ch © Christus = Cristis Ihnonsi prominda "homo hfmdvevocal ch mbt i "oT Jesus k eh Kyrie ph "£ prophets tr "throne Wiseguitoda vocale "i latitia lets x capt lewexodus = lcs egsodus (6 tate Some ers: Bear 2 ‘Con i neumi* abbiamo poi la vera liberta ritmica-me- Jodica: ogni neuma pud essere un ritmo binario, terna- rio, quaternario, ecc., secondo la propria composizio- ne e struttura, avente la prima nota come arsi di lancio e Vultima come fesi di riposo; 'insieme di pitt gruppi neuma-ritmi costituiranno il ritmo composto 0 il grande ritmo. Per una corretta emissione del suono del testo occorre jpostare Ia voce. Cid si pud ottenere con Femissione appropriata delle vocali econ la pronuncia pronta del- le consonanti Il cantore deve poi fare particolare attenzione agli ac- enti e alle pause, che sono essenzal peri ritmo del iscOTSO. + Per news si intende’ “la sintesi delle note che si trovano su una sola sila” (E-Cardine, in Prin atmo di Canto Gregorian, «dk Musica Sacra, Roma, 1970, p. 12). Quindi una @ pha note su una silaba formano sempre an sold nesima ILFRASEGGIO gregoriane 'attenzione non si deve focalizzare sulle singole parole o note, ma va estesa al contesto della frase. E in quest’ultima, infatti, che si ha a completezza del significato del testo. Risulta quindi importante identificare il fraseggio degli incisi verbo- melodici, il grande fraseggio della frase letterario- melodica, I simboli principali del fraseggio sono: P er la corretta interpretazione delle melodie ~ il quarto di stanghetta, che indica l'inciso di frase ~ la mezza stanghetta per la semifrase ~ la stanghetta intera per la frase la doppia stanghetta che chiude il brano. Per quanto riguarda il significato di questi simboli, ri cordiamo che la mezza stanghetta va interpretata a se- conda del contesto del brano in cui si trova. A volte infatti essa comporta semplicemente una distinzione anticolazione sillabica) tra i due membri di una frase; altre volte invece va interpretata come un momento di pausa, non rigido, ma variabile a seconda del conte- sto. La stanghetta intera indica nella quasi totalita dei ‘casi una pausa vera e propria LA CHIRONOMIA movimenti della mano. Fin dall’antichita, il “magister scholae”, incaricato dell’insegna- mento e della direzione dei canti, faceva uso del gesto chironomico, associava quindi il movimento fisico della mano a quello del suono, comunicando cosi, in ‘maniera piti espressiva, il ritmo e le sfumature della melodia. I compiti della chironomia sono quindi molteplici. Es- sa infatti, deve esprimere diversi ordini di significat: = ortine melodico: Vespressivita dellaltezza o bas- sezza del suono; = Yordine verbate: i susseguirsi delle silabe toniche o atone; = Vordine quantitatioo: ghe o brevi; = Yordine intensive: Vavvicendarsi dei suoni forti e deboli; ~ Yordine ritmico; il susseguirsi di arsi e tesi; ~ Yordine agogico: differenti qualita di movimento della melodia. L a chironomia @ arte di dirigere mediante susseguirsi delle sillabe lun- CANTIE FORME MUSICALI DEL GREGORIANO 1 Canti e le forme musicali del repertorio gregoriano appartengono a due grandi categorie: 1) Canti della Mesa: = canti dell Ordinario (sempre gli stessi in ogni cele- brazione): Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei; = canti del Proprio (diversi per ogni celebrazione, sono in genere i pitt antichi): Introito, Graduale, Tratto, Alleluia, Offertorio, Communio; = recitativi del Celebrante ¢ dei Ministri: Preghiere, Letture, Prefazio, Pater Noster, ece. 2) Canti dell’Ufficio, preghiera liturgica distribuita nelle ore della giornata (Mattutino, Lodi, Prima, Ter- za, Sesta, Nona, Vespro, Compieta); = Inne, composizione con testo di libera ispirazione suddivisa in strofe e versi; ~ Antifona, breve composizione che accompagna il Salmo; = Salmo, di solito eseguito in forma antifonica, ma anche in forma responsoriale o diretta; = Canto delle Letture, col sistema del recitativo; ~ Versetto; ~ Responsorio, canto che segue le Letture (in genere & pitt lungo nel Mattutino rispetto alle altre Ore), Nello sviluppo dei Canti della Messa ha sempre avuto it importanza il Proprio nel contesto liturgico. 1 canti che lo compongono, si trovano nell! Ordo Missa iS. Gregorio (509-604) e non mancano in nessuno dei codici antichi, mentre le cinque parti dell’Ordinario non si trovano in essi fino al Mille. II Proprio era sem- pre cantato dalla “Schola’, e per questo motivo i canti sono musicalmente pitt elaborati; YOrdinario in prin- io era cantato da clero e popolo, ¢ quindi i canti avevano una struttura pid semplice: dopo il Mille la “schola’ si sostituisce a clero ¢ assemblea nell'esecu- zione dell Ordinario, e da questo momento i canti sa- ranno pitt complessi e ornati Infine, per ragioni pratiche, fOrdinario assumera pitt importanza del Proprio: i compositor, infatt, preferi- ranno musicare i canti del primo, che, essendo sempre uuguali, si eseguivano pitt frequentemente; invece, presentava minore interesse, poiché i suoi tisi potevano eseguire solo una volta all'anno. Le melodie dell’ Ufficio traggono origine dalle piit an tiche riunioni che le prime comunita cristiane teneva- no in preparazione alla celebrazione eucaristica della domenica. I moment di preghiera distribuiti durante la giornata presero il nome di Vigilia, poiché la dispo- sizione dei partecipanti era appunto caratterizzata dallidea di “vigilare”, cio’ di vegliare pregando. In questo modo il canto diventava la vera e propria preghiera dei fedeli durante la giomnata: la poesia dei salmi ben si adattava a questa esigenza, poiché in essa il popolo vedeva riflessi i suoi stati d’animo e le sue paure, ma anche la speranza nella divina misericor- dia. La melodia, come sempre, era sobria, ma nella suia essenzialita dava risalto al senso intimo delle pax role ¢ invitava lanimo alla meditazione. tea) EecherC.ilrine Gregor, Ba. Carrara, Bergan, 15rd Tass ani Ceara, Vo Le Eas Torre Orta Roma 087 risoreperalietae il Giorno del Signare '* MISSA ORBIS FACTOR reseatt in motaione nxn fl da esegire per Organistae peri Cantor Test nlatin-italano MISSA DE ANGELIS * MISSA CUM JUBILO. * CANTI VARI per la Liturgia Domenicale ¥en ama 3 cn pe op + uo iio tan -Via cae ems ee Ee Mikal Porsche ae

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