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IL PRIMO DERRIDA SI CONFRONTA CON L’ULTIMO HUSSERL. di Claudia Dovolich La pubblicazione della traduzione italiana del primo testo di Derrida (Inirodutione a “Liorigine della geometria” di Hussert (1962), tt i, Milano, 1987), ci offre occasione per approfondire una delle matti- «i pt feconde del suo pensicro: quel confronto serrato con Ja fenomenologia husserliana da cui sono sca- triti moti temi della sua riflessione; dalla necesita di porre in termini radicali una interrogazione sul se- ‘gno a quella di approfondire il nsolo che I'idea, intesa in senso kentiano, svolge in diversi momenti, delPi- Linerario fenomenologico, fino ai fondamentali problemi della temporalizzazione e dell'immaginazione, per citare solo i maggiori. Come vedremo molto acute e pregnanti sono le osseravzioni di Derrida sui pregi¢ sui limit della fenomenologia, muovendo da una profonda meditazione su temi e problemi che in Husserlre- stano sottaciut, non esplicitat, continuamente rinviati, ma nonostante cid sempre fungenti ein atesa di ap- profondimento. E nel far cid I'A. si sofferma a rilevare lo scarto trail “fatto ei “dint”, tra le dichiara- Zion’ di propositoe le descrizioni di fatto compinte da Husserl nel corso delle sue analisi. Derrida inizia la sua Introduzione sottolineando come ne L'Origine della geometria (1936) Husser!tatti ancora una volta dello “statuto degli oggeui ideali", senza perd portare ancora in primo piano il fatto fondamentale, che per Derrida costituisce la “verta” della fenomenologia, ¢ ciot che il linguaggio & cid che dischiude preventi- vvamente lo spazio, 'orizzonte in cui ogni oggettivta come tale pud apparire. Questo testo di Hussenl riunisce inolire le due crtiche, tenute separate nelle opere precedenti, contro lo storicismo ingenuo e contro l'oggeuivismo della episteme classica, suscitando allo stesso tempo un “dise- ‘gno inedito” perché indagando il sorgere degli oggett idealiscopre “un nuovo tipo ed una nuova profondi- 1B dolla storicita”(p. 72), a partie proprio dalla storicita degli ogget idea, mentre nelle opere preceden- tidi Husserl 'idealitk del senso era stata esplicitamente sotrata al divenire storico. Ma chisro che per ri- Yenire il senso fondatore dei primi atti che hanno determinato il sorgere della geometria non 2 in questio- ne determinare quali furono di fatto questi ati, perché la loro conoseenza ci lascia ciechi sul senso di una tale fondazione, che anzi se non ci fosse una preventiva apertura del’orizzonte del senso non ci sarebbero neppurei "fai, e nel migliore dei casi questi fattinon hanno nei confront del senso che un significato esem- plare, La necessita di procedere a ritroso, partendo dal fatto dela scienza costituita, per regredire verso le Origini non empiriche, che sono nello stesso tempo delle condizioni i possibilita, sono, Deridda ce lo ricor- 4a, gli imperatvi di ogni filosofia di tipo trasoendentale (pp. 86-86). In questo testo di HTusscr] diventa tematica la “proto-storia” della costituzione degli oggettiideali, nel ea- $0 specifico quolli dela geometria, proto-storia che nelle opere precedent era rimasta in ombra: no ad Idee J in cui predominano le anaisi strutturali ¢ statiche, ogni storia ridotia in quanto fait; Jo dopo che 'indipendenza normativa degli oggetti ideali& stata compresa in tuta la sua importanza ® pos- sibilertomare al problema della storicita generale dell oggettvith ideale stessa,ed& quello che Husser ten~ 1a proprio nei testi che si raccolgono attomo alla Crisi. Questa “storia nascosta” — come la chiama Dersi- «da — prenderi il senso di un ¢elosinfinito, in cui ’infinito non 8 da intendersi in un senso positivo o altua- Je, ma come un'idea in senso kantiano. Husserl, che & sempre stato indifferente alla storia empiriea, quan- do si trata di rendere conto dell'origine della gcometria avverte la necessta di rivenire ad una storia costi- ‘mente in cu il fato, in quanto origin storica singolare & un fatto fondator, insostituibile, quindi “invarian~ 1c", che deve essere riconosciuto nel suo “senso”: esso 8 “il laogo profondo del!'indissociabilita del senso € dellessere, del fatoe del dirito” (p. 95); Husserl usa anche lespressione “essenza di prima volta’ straligheit, Queste considerazioni ci portano alla necessiti di porre una question-en-retour: come la geometria ®na~ '# un giomo, come & entrata nella storia, in eni si evidenzia una “pre-iscrizione eidetica ed una normalita aprioriea presentcmente riconosciuiae intemporalmente assegnata ad un fatto passato” (p. 98). Dobbiamo ora soffermarci su significato esemplare che la Rickfrage ha nell’ Origine: Derrida la traduce con question. en-retour: entrambi i termini sono segnati dalla “referenza o risonanza postale ed epistolare di una comu- nicazione a distanza. [..]. A partre dal documento ricovato e gia leggibile la possibilta che mi 8 offerta di interrogare di nuovo e er retour sull'intenzione onginaria e finale di cid che mi & stato inviato dalla tradi- ione” (p. 99). Con questa nozione fa la sua comparsa. uno dei emi dominant dela riflessione pitt matu- 1a di Derrida: gid qui 8 presente quella idea di “ritomo”, di “effetto postale”, di “rinvio” che fa del discor- 81 82 s0umano una cor-rispondenza aun messaggio, aun testo, a una “taccia” che provenende da “altro” ci fan- no intendere che siamo git da sempre in un mondo di rapport istiuti, che non possiamo creare con la pa- rola, ma cui possiamo cor-rispondere, anche solo nell’ascolio. Ma Derrida rileva che, sebbene Husserl ab- bia riconosciuto nelle sue ultime opere Ia necessith di descrivere questa “genesi primitiva dl senso", non Vavrebbe di fatto effettuata, commettendo lo stesso errore di ingenuit, la stessa “negligenza fatale” che rimprovera a Galilei nel par, 9h della Crisi, non per semplice dimenticanza, ma perché sarebbe rimasto fe dele fino alla fine al suo “principio di tut i principi che gli fa assumere il senso della geometria come gia evident. Se per un verso la necessiti di prendere le mosse dal costiito si presenta come una “limitazio- ne metodologica", per Ialtro Derrida sotolinea che essa si logitima solo a panire da una “decisionefilo- sofica profonda” che assume oggetivtaassoluta 'dealith del senso (che sono state scoperte dalla feno- _menologia come le sue proprie premesse) come delle evidenze peruna coscience trascendentale. Il senso dcl “senso” continua ad essere determinato da Husserl come oggetto per un soggett,perché a fenomenclogia ‘continua ad essere dominata dal predominio del sheorein che predetermina I'essere come oggetto, anche se approfondimento della intenzionalita pud indicarci la via per il superament della relazione che dal sog- getto va all'oggetio, spostando il centro dell’attenzione sulla relazione allaltrta. Ricereando la genesi del- Voggetivith assoluta della geometria Husserlscopre che le sue condizioni di possbiita sono lestesse del- 1a storicia e implicando una messa in circolazione coinvolgono anche il problema dell’intersoggettivita Osserviamo.a proposto della “storicita” che mentre Husserl non siavvale che molto raramente della for- tunata opportunitd oferta dalla lingua tedesca che dispone di due diverse parole per dire la storia, permet- tendo di distinguere la storia (storie) come storiograia dalla storia (Geschichte) come aceaderestotico, Derrida invece sfruta molto abilmente questa possbilts, facendo tesoro dell'insegnamento heideggeriano. caso della geometra si rivela ’esempio privilegiato di come la presa di coscienza delle sue condizioni di possibilita ci manifesti anche quelle “dell storicit della seienza in generale, della stessa ‘stricta univer sale’ come orizzonte ultimo di ogni senso e di ogni oggettivits in generale” (p. 80). Allora la storcith pro- fonda (Geschichilichtei) fonda la possibilita del suo apparire Derrida sottolinea che “questa possibiita si chiama dall'inizio linguaggio™, perché l'oggentivita ideale prima di caratterizzare le unita geomettiche © scientifiche, cosiuisce I’clemento del linguaggio in generale. Dopo aver osservato che la parola (mot) ha ‘mia oggettivith ed una identit ideal, poiché essa non si confonde con nessuna delle sue materalizzazioni cempiriche, Derrida rileva che la riduzione fenomenclogica per conseguire il suo senso picno dovrebbe es- sete anche la riduzione del proprio linguaggio, non essendo sufficiente, come invece riteneva Hussed, la “precauzione delle virgolite”. Husserl ha creduto inoltre possibile ovviare al problema ricrrendo alla to- gica, eredendo che ilricorsoall""univocit’ dell'espressione e cere precauzioni preseall'itemo econ I'ait- to del linguaggio stesso sarebbero state delle garanzie suficienti di rigore e di non mondanita. Ecco perché ‘malgrado le rimarchevoli anlisi che gli sono consaerate, malgradoil cotante interesse che gli rvolto,dal- la Ricerche Logiche all’ Origine il problema specifico del linguaggio, della sus origine, del suo uso in una feniomenologia trascendentale sempre stato escluso 0 differito”(p. 120 in nota). Alla domanda come I'i- dealitd geometrica pervenga alla sua oggetivth ideale partendo dal suo sorgere intrapersonale nella “co- scienza del primo inventore”, Hussedlrisponde riconoscendo che & “per Ia mediazione del linguaggio che Je procura, potremmo dire, la sua came linguistica” (Origine, p. 181 della traduzione i Derrida) Hussed sembra riconoscere la necessia di rcorrere alla mediazione del linguggio come condizione di possibiita per la costituzione ell’oggettvia ideale asoluta,ma non credo che seguirebbe Derrida fino al- Traffermazione della tesi secondo cu: “la parola non & pit semplicemente I'espressione (Ausserung) di cid che, senza di essa, sarebbe gid un oggetto: riafferata nella sua purezza originara, essa costtuisce Vogget- to, & una condizione giuridica concreta della verti" (p. 130), che aneipa lates! di Derrida del necessario rieorsoallesposizione del linguaggio, specie scrtto, pera costituzione della stessa “purezza ideale del sen- $0", tes che sari meglio esposta nll’ opera successiva La voce eilfenomeno (1967). Riconoscere che il lin- guaggio & cid che rende possibile oggettivita ideale assluta implica iconoscere anche che V'imersogget- livithtrascendentale& condizione dell oggettivita, ma la necessit di pore al centro delPanalsi la costtu- zione dell'itersoggeutivitae quello dell'origine fenomenologica del linguaggio, problemi che sono stetta- mente unti &riconosciuta da Husseri ma sempre rnviat, tanto & vero che neppure nell Origine tenterd questa “difficite regressione”, benché riconosca che essa “si annuncia qui" (Origine, p. 181). A. questo proposito Derrida fa delle osservazioni important: nani tutto richiama Ia nostra atenzione sul fatto che Husser riconoscendo ne “linguaggio”e nella “co-umanitaIapossibilithdell'oggeuivith idea Je privilegia 1"umanita normale e adulta” sottolinea come tale privilegio denoti la “preingerenza di un te- Jos nell'eidos. In secondo luogo ci avverte che la possbilta di un linguaggio universale suppone git isol- to positivamenteil problema dell possibilita di una “grammatica para” edi “norme aprioriche" de linguag- ‘8, possibilita che per Husserl & ovvia, perch il suo modello di linguaggio rimane sempre quello perfet- tamente oggettivo della scienza; i linguaggi non-obicttant non avrebbero nessuna importanza nel discor- ‘0 fenomenologico senon forse che approfondendo la tematica della soggettvita tanto empirica che trascen- dentale, scopre che inaccessibile a un linguaggio “diretto, univoco e rigoroso", come quello della scien- 2a che egli ha eletto a suo modello. Rilevando poi come la forma primordiale dell'dealizzazione (oggetti- vvazione) che il linguaggio rende possibile consista nel riconoscere lo stesso" all'intemo di una stessa sog- {gettivta empirica e come tale riconoscimento ole alla parola che assicura una prima forma di permanen- 2a si avvalga anche della memoria, lega insieme i problemi dell'intersoggettivita ¢ della temporalizzazio- ne, “Prima di essere 'idealita di un oggetto identico per altri soggett, il senso lo 8 per momenti altri del- lo stesso soggetto. L'intersoggettivita & dunque dallinizio, in un certo modo, il rapporto non-empirico di me (moi) eon me (moi), del mio presente attuale con altri presenti come tli che sono sempre mici malgrado la loro alteritaradicale” (p. 140). In nota Derrida ci rimanda al par. 52 delle Meditazioni cartesiane, ma $0- prattuto negli Inedii che la Urhyle, vale a dire la hyle temporale, & definita come il “nodo dell’estraneo al- Vio", (eft. Gruppo C6, agosto 1930, p. 5). Ma questa nuova temporalita pre-oggettiva e pre-esatta, radiee dell intersoggettivita che dovova divenireil tema di una “nuova estetica trascendentale™, progettata da Hus- serl nella Conclusione di Logica formale e trascendentale e nel par. 61 delle Meditazioni cartesiane, non ® rai stata realizaata. Soffermiamoci per un attimo a svolgere alcune riflessionisullo strettoe strano rapporto che lega insie- ‘me linguaggio, intersoggettivta e temporalitd: possiamo rilevareallora come all'intemo delle loro strutu- re molto complesse sia possibile rintracciare delle analogie; aecanto alla relazionalita che li caratterizza 8 soprattutto 'inguietante gioco di assenza ¢ di prescnza che si svolge al loro interno ad attrare la riflessio- ne contemporanea. In termini ancora pid radical é lo sconcerto prodottosi in diversi ambiti della culwura del nostro secolo con la crsi della “metafisica della soggettivita",esplosa in modo eclatante con il “decentra- ‘mento del cogito”, vissuto con tragica consapevolezza non solo in campo filosofico, ma soprattutio nella Tetteratura enell’are del ‘900, nella Linguistica “strutturale”, nella psicoanalisi. La nozione di soggetto eri- ticata nella sua pretesa autocvidenza, non & pid riconosciuta come fondamento cosciente dei propri atti, non ® pitt accettata come unita sostanziale, ma & svelata come il polo di una incessante ricerca di equilibrio, co- ‘me un effeto luttuante di innumerevali componenti, come una “costellazione” di istanze diverse, come una soggettivita nella cui costituzione gioca un ruolo fondamentale I'alterita, 0 piuttosto il rapport all’alterta. In questa ottica linguistcia, temporalita, soggettiviti intersoggetvit ci portano a riflettere sui rapport tra assenza e presenza, tra identitie dfferenza, ichiamando la nostra attenzione sull”alro” che si insinua, che rminaccia quello“ a sso”, quella stessa “identita" che contribuisce a formare; indicando in direzione di quel pensiero della differenza che sara tematizzato da Derrida negli anni successivi, Osserviamo ancora che men- tte perla fenomenotogia hussertiana & ancora e sempre a partire da me che si costtuiscono gli altri, per “ap- presentazione analogica”, molta parte della rflessione contemporanea sult’ vomo accentua il ruolo della re- lazione all’alterta nella stessa costituzione dell"identith dell’ ego; mettendo a frutto Vinsegnamento di He degger, di “un certo” strutturalismo, e soprattuto filtrando le esperienze radicali di Nietzsche e di Freud. Ri- ferendo questi nomi e queste correnti di pensiero abbiamo in qualche modo enumerato le diverse matrici della riflessione di Derrida. Ma ® opportuno sottolineare anche che Ia rilevanza della relazionalitaé stata die schiusa forse proprio dalla intenzionalita fenomenologica, occultata in seguito dalla svolta trascendentale della filosofia husserliana. Ed & indubbiamente la critica heideggeriana del soggetto conoscente che ha avu- to gli influssi maggiori sul giovane Derrida, peril quale il soggetto parlante non é pit il padrone eoscien- tee creatore del proprio linguaggio. ‘Torando nel testo al problema del linguaggio, Derrida osserva che il linguaggio orale ha si liberato l'og~ gotto dalla soggettivita individuale ma lo ha lasciato di fatto legato ad una comunita costituita, ed a suo pa- rere & solo per mezzo della scrittura che l'oggetivith ideale acquista la sua assolutezza, solo per il tramite della scrittra il senso si emancipa da ogni evidenza attuale e come Husserl stesso dice: “é la funzione de- cisiva dell’espressione linguistica scritta di essere diventata[..] comunicazione in modo virtuale” (Origi- ‘ne, p. 186). Ma mentre di questa virtualiti Husserl sottolinea il valore ambiguo che rende possibile Ia pas- siviti, Poblio e tut i fenomeni di crisi; Derrida ne La voce e il fenomeno, (1967) e ne La Grammatologia, (1967), espone la sua tesi del ricorso necessario all’esteriorta del segno scritto per rendere possibile la per- ‘manenza stessa del signifieato: cid che apparentemente lo espone alla minaccia dell'esteriorita ne costitui- sce paradossalmente 1a condizione di possibilitt. Derrida ci dice: “virtalizzando assolutamente il discor- 50 Ja scrttura crea una specie di campo trascendentale autonomo da cui ogni soggéttivith pud asscntarsi"; 83 84 (©. 141), e dopo aver ricordato che gi J. Hyppolite aveva parlato a questo proposito di “campo trascenden- tale senza soggetto” ha cure di sottolineare che “questa assenza della soggettvita dal campo trascendenta- Je non pud che essere un’assenza fttuale”(p. 142). La tesi per cui Ia serttura emancipaI’oggetto ideale dallintenzionalitdattale di un soggetto parlante © si ivela condizione della possibilita del formarsi della stessa soggetivta trascendentale, apr altro gran- de interogativo di Derrida: quale soggeutvita manga dopo le varie cris dell’ go cogito consumate dal pen- siero contemporanco; perché une soggetvitarimane a paere di Derrida, perché,a differenza dello strutu- ralismo che sentenzia l'assenza di dito del “soggetio",I'assenza & solo “fattuale” per Derrida, Possiamo con cid affermare che per Ini rimane valida una qualche forma di “trascendentale"? Sembrerebbe di si, an- che perché mantenendo lo scarto tra il fatto ei dito rimane all'intemo di tale filosofia che dalla posizio- ne di tale searto@natae vive nel suo mantenimento. Le considerazioniprecedentemente svolte ci hanno por- tato a riconoscere la compresenza accanto alla svalutazione husserliana della scrittura come espediente estrinseco ¢ materiale della stessa condizione di possibiits del oggetivita ideale assoluta, per cui possia- ‘mo rilevare, in termini ancora husselian, che la scritma & si un corpo, ma non un compo oggetto (krper) bbenst un corpo proprio (Leib); ma a parere di Derrida & proprio nella dimensione intenzionale del corpo pro- prio animato che il senso @ intrinsccamente minacciato. Poiché I'equivocith det’espressione inguistica& il terreno di elezione dei “deposi sedimentari" Hus- sel non cesser8 mai di richiamarsi all"imperativo dell'univocita, cerchera sempre di ridurce la lingua em- Pirica fino alla trasparenza atuale dei suoi element univeci, fino alla idealita del senso, ma con la conss- pevolezza via via crescente della sua irrageiungibilit ei suo porsi come felos della ricerca, tanto darico- noscere che anche Ia enunciazione scientifiea resta sempre provvisoriae che la “conoscenza oggettiva as- solutamente stabile della verita una idea infinita” (Origin, p. 189). Rilevando che anche I"univacitaas- soluta 8 inaccessbile come pud esserlo una idea in senso kantiano", Derrida soticlinea ancora una volta i nti strategic in cui essa compare e ci porta a svolgere delle considerazioni sul ruolo importante ea vol- te decisivo che tale idea svolge nelle fenomenologia hussertiana: essa entra nella costituzione dell'oggeti- vitd ideale, nell'univocit dell'espressione nella costitzione dell’ (nella nificazice del suo fusso tem- porale),nellastessa percezione adeguata. E si sofferma in panicolare ad evidenziare il eontrastota il “com Pito infinito” che tale processo di unificazione implica e la fnitezza di ogni potere umano, per cui la tota- Ii si sourae sempre ed una intuizione immediata,sottolineando come queste considerazioniavecbbero do- ‘vuto condurre Husser a porre il problema della neeessita della meditazione. Ribadendo il ruolo decisivo di ‘questa “idea” Derrida rleva perd come “lo statuto fenomenologico della sua evidenza resi assai misterio- 50”, perché, dovendo assicurare la eerezza di eid che non pu preseniarsi immediatamente come tal all’ tuizione, pone alla fenomenologia dei sexi problems, che si raccolgono attomo a quello centrale della me- ditazione, Eda nostro parere intomo al problema del trascendimento dellimmediato che ruta Ia litura di Derrida di Hussed,egli evidenziainfau I'intersoggettvita, la temporaithoriginara, la linguistict, a cor- poreita vivente, ulti temi che ci portano a riconoscere il rudo svolto dalla mediazione nella costtuzione del preieso “immediato” ed a scoprire l'alterith al cuore dello “stesso”, dolla pretesa identi a s6; in cui tutto i che presentiica un’assenza, una mancanza,differendola e mediandola senza sos, tentain qualche mo- 4o di colmare quella profonda ferita narcisistca che segna I'orgine dell'uomo. Resiringendo di novo il campo ai problemi dell’orgine della geometria, Derrida si sofferma su probl 1a di come gli a-priri dell’oggeuivitascientiica possano costituirsi a partie daglia-priori del mondo dl- 1a vita in cui pure si radicano, perché osservando come dal mondo pre-gcometrico delle cose disposte se- condo spazio e tempo inesati vengano perfezionandosi “per variazione immaginativa” dai tipi morfologi-

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