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TOLLERANZA E INTOLLERANZA ‘TOLLERANZA E INTOLLERANZA 563 sioni in quell’oscuro medioevo, al quale oggi si ama con legge- rezza attribuire, persino da alcuni cattolici amanti di novit dottrinali, le peggiori deviazioni politico-religiose unitamente alle pit ingenue costruzioni teoriche, cost da farne il contrap- posto ¢ il termine di paragone, per via di contrasto, della cost detta civiltA contemporanea, per il suo spirito di estrema i tolleranza. In realta, il teorico medievale, ammessa pure I’ geauitd della sua speculazione ¢ della sua visione della vita, del- Ia quale con tanta condiscendenza gli si fa dono, non era cost semplice ed ottuso da non percepire le conseguenze, che deri- vavano dai principi pid fondamentali della dottrina insegnata da Cristo, e sul piano sociale non era poi cosi cieco da non ve- dere come le esigenze della tesi da lui costruita dovessero adat- tarsi alle richieste dellipotesi. I suoi occhi crano ben aperti tanto sulle verita di ragione edi fede quanto sulla concreta realt& sociale, e pereid troviamo in S. Tommaso, come abbiamo altrove riferito, la proposizione netta: ritus infidelium sunt tolerandi, le pratiche religiose degli infedeli devono essere tollerate: proposizione in cui favore si _ édopo di lui schierata tutta Pingenua falange degli altri antori appartenenti al ciclo detto medievale, salvo qualche eccezione dovuta a suggerimenti polemici. Contro questa affermazione si potrebbe obiettare che altro cra la teoria ¢ altro la pratica. Sarebbe fuori luogo negare che nel medioevo, a causa della concezione strettamente unitaria in senso cristiano, nella quale lo spirituale si fondeva con il tem- porale ¢ la politica era subordinata interamente alla difesa del- la religion, guardata come bene pubblico di valore preminen- te, si siano avverati degli abusi nella compressione della libert& personale, ¢ tuttavia questa discordanza tra la teoria ¢ la pras- si, certamente non pit larga e pitt profonda di quella riscon- trabile nel periodo moderno, nonostante Ie alte ¢ sonore decla- mazioni in favore della libert& di coscienza, non pud far dimen- | care Vesistenza del principio e la sua azione moderatrice sui | costumi non ancora ringentiliti del tempo. Lobiezione, dungue, non ha gran peso in ordine alla rico- struzione storica dellorigine del concetto di tolleranza religiosa. Pit grave potrebbe sembrare a prima vista quella teorica, che fa leva sulla differenza sostanziale tra il concetto di tolleranza, claborato dalla teologia medievale e diventato tradizionale, ¢ iLconcetto modero, per concludere allanacronismo dell'antico Il principio della tolleranza religiosa, la cui scoperta vien dai pit attribuita al libero pensiero, annoverandolo tra le con; quiste maggiori della civiltA moderna, pud in verita ditsi any tico quanto ¢ antica a storia del messaggio cristiano. Da una parte, il comandamento della carita, insistenteme; te inculcato da Cristo come distintivo della novella religione, il sentimento @unione nell'unica famiglia umana, redenta di suo sacrificio ¢ rigenerata dal suo sangue divino, reso vivo ed operante dall'universalit& del suo messaggio ¢ del suo riscatto doveva necessariamente condurre gli animi, imbevuti del suo ins segnamento, a guardare ai propri simili con Locchio della pit larga e generosa benevolenza, per effetto della quale, mentre si attenuava lo scandalo del male ¢ dell’errore, erompeva pid alta la fiamma apostolica per il trionfo del bene della verita. Dall'altra la distinzione netta, segnata dallo stesso divino fon datore della Chiesa, tra le cose dovute a Cesare € le cose do vute a Dio, tra il temporale ¢ umano e il soprannaturale ¢ di vino, era per se stessa un’arra di liberti per la coscienza indi viduale, finalmente sottratta al giogo opprimente del potere politico, in quanto riguarda le credenze religiose ¢ la profes sione della fede, e sottoposta soltanto. a un’autoritd paterna riflesso delia paternit’ divina, ormai unica guida autorizzata a dirigere ¢ a governare i redenti nelle vie della verita salvifica, In virth di questi nuovi principi, che erano di fatto um rivoluzione ideologica e preludevano a una benefica ¢ pa rivoluzione sociale, Pintolleranza religiosa del regime pagano ostile agli dei degli altri popoli, a causa del nazionalismo reli ggioso, cui erano legate le sue concezioni particolaristiche, do veva cedere lentamente il posto a un largo anelito di carita verso tutti i popoli indistintamente, anche se appartenessero ad alta complesso politico o professassero diversa religione, ¢ ad un re: sgime di libertA personale e di relativa autonomia della coscien a, dal messaggio cristiano proclamata responsabile soltanto d nanzi a Dio dei suoi atteggiamenti spirituali in ordine alla pro ria salvezza eterna, _ 4 PrllNon pud recare, dunque, meraviglia se il principio della tol leranza religiosa si trova in tutte lettere affermato senza esit 564 TTOLLERANZA E DYTOLLERANZA e alla sua inapplicabilitA nella civilt& contemporanea, i ei ideale storico s‘impernierebbe sul rispetto della coscienza sog: gettiva, come requisito della pit profonda conoscenza, che Pug. mo avrebbe acquistato della sua dignita ¢ della sua essenziale autonomia, Il medioevo, infatti, a causa della sua mentalita oggettivie stica, soleva distinguere tra verita ed errore, e secondo questa distinzione oggettiva soleva graduare i diritti ¢ i doveri, asses gnando un primato senza rivalita alfunica religione rivela cui concedeva una protezione legale, mentre riservava la toll ranza, domandata dalla carita e dalle esigenze della vita so. ciale, alle religioni differenti dall'unica vera. La tolleranza, se. condo i teologi medievali, non si appoggiava sopra un presunto diritto dell’errore ad essere rispettato, quale manifestazione. una coscienza autonoma, ma o sul dititto della libera ricer ca della veriti, riconosciuto alla persona umana, o sulla neces. sith di permettere il minor male, per assicurare meglio il bene comune della societd. Nel mondo contemporaneo le prospettive sono cambiate dicalmente. La distinzione tra la verita ¢ Pertore ha perduto. ogni contenuto oggettivo. Col trionfo del soggettivismo ¢ del conseguente relativismo la veritd & passata allo stato fluido: sottoposta alPincessante ondeggiare del pensiero umano, ne se- guirebbe il mutamento senza soste, senza aver mai la possibili, ta, in vired della sua legge immanente di evoluzione, di fermarsi sopra un solo punto fisso, che possa servire di riferimento co- stante per Ia costruzione di qualsiasi teoria morale 0 sociale: L'evoluzione investirebbe materia e pensiero, entrambi reale’ sempre in cammino verso un termine, che si sposta progressivas ‘mente col loro stesso avanzare. 3 In virti di questa concezione, che tutto sottomette al dive: hire, per il pensiero contemporanco la tolleranza non pud essere un atteggiamento spirituale e pratico, che, movendo dalla stinzione oggettiva tra la veritA e Perrore, manifesta una certa! indulgenza verso il secondo, ma deve necessariamente diventare: una disposizione individuale e sociale, che, nel continuo fl della verita, concede un’eguale considerazione a tutte le opinio- ni, prescindendo dal loro contenuto, e a tutte riconosce egual diritti, ponendole sullo stesso piano giuridico € morale. 3 Un tale modo di concepire la tolleranza, come non si 2 man: cato di rilevare altra volta, & rigidamente logico, una volta am- TOLLERANZA INTOLLERANZA 365 messa Vipotesi dell’evoluzione progressiva. Se, infatti, la verita 2 mutevole e alle diverse epoche della storia corrispondono di- verse verita e diversi principi, il relativismo universale, incluso in siffatta supposizione teorica, porta, in primo Iuogo, allindif- ferentismo in materia religiosa, e questo induce a considerare tutte Ie religioni come fenomeni equivalenti in un data fase di civilta, ¢, in secondo luogo, impone il rigetto di ogni metro sta- bile per misurare la forza e la validita dei loro diritti, Non po- tendo, infatti, Ia verita oggettiva rendere questo servizio, per- ch? sottoposta a un continuo processo evolutivo, non rimane ad avere qualche valore che il suo aspetto soggettivo, donde la con- seguenza dell’eguale rilevanza sociale di tutti i culti ¢ della tol- leranza intesa come un diritto della coscicnza soggettiva. Siffatto processo logico si rende ancora pid evidente se si mette a confronto con 'agnosticismo, dal quale ha preso le mos- se la teoria moderna della tolleranza religiosa. Tl pensicro con- temporaneo, maturato nelle sue linee essenziali sotto Pinflusso del razionalismo illuministico, ebbe come pilastro il relegamen- to della divinita tra Je nuvole opache dell’inconoscibile o tra le vaporose astrazioni della mente umana, non comprovate dalla rigorosa indagine scientifica e razionale, per ipotesi gratuita cir- coscritta al sensibile e allo sperimentabile. La reli guentemente, appunto perché ha come oggetto proprio il culto di un’inafferrabile divinita, non poteva venire considerata, in tutte le'sue manifestazioni, forme e professioni, se non quale un fenomeno soggettivo, rispetto al quale lo spirito moderno do- veva prendere un atteggiamento di superiore indifferenza, valu- tandolo come un'espressione soggettiva o collettiva d'indiscri- minata importanza ai fini della legislazione sociale. Il termine di tolleranza religiosa, che pure continud ad usar- i, perdette allora del tutto logicamente il significato originale ¢ divenne sinonimo o d'indifferenza politica verso tutti i culti, pre- - senti in un determinato complesso sociale, o di eguaglianza giu- ridica fondata sopra una eguaglianza sociale, appoggiata a sua volta sopra un supposto diritto umano, che si denomind libert& di coscienza, ¢ non era altio se non la codificazione del pid este- so soggettivismo in materia religiosa. Da queste premesse nac- que il diitto nuovo, elaborato dalla rivoluzione francese, del quale a suo tempo divisatamente é stata fata una sobria e ra- ida esposizione, Ora, sotto Pinflusso di quell’« irenismo » recentemente de- 566 ‘TOLLERANZA B INTOLLERANZA nunziato dallenciclica «Humani generis », non sono mancati dei cattolici che hanno cominciato a far buon viso a questa de. | formazione del concetto di tolleranza, definendola un progres. 50, giacché essa avrebbe meglio mess0 in evidenza il lato sogget: tivo della verita, del tutto trascurato dalla concezione medievale ” tuttora imperante nella dottrina cattolica tradizionale, ¢ avreb. be dato maggiore rilevanza all’eminente diritto della persona umana a vedere rispettata la sua libert& interiore ¢ la sua auto. nomia nella formazione, accettazione ¢ publica professione del: = le sue convinzioni religiose. Percid, accettando in pieno la pre- giudiziale soggettivista del pensicro contemporaneo ¢ le conse: guenze, che ne sono state dedotte riguardo alla libertA religiosa, esi accolgono il pit moderno concetto di tolleranza, come pi conforme alideale storico della presente fase di civilta. La confusione ideologica, che ne é derivata, si manifesta ne] ~ rigetto della distinzione fra tesi ed ipotesi, della quale ci sono arrivati di recente echi sonori e vibranti da un congresso di versitari cattolici tenutosi in terra di Francia, La distinzione no- minata, con tanta baldanza giovanile respinta, come non pit ” conforme alPideale sociale della civilta contemporanea, si'ap- posgiava saldamente sulla supposizione che, accanto a principi immutabili la cui fonte & la verita obiettiva, la natura stessa dell’uomo o la rivelazione, esistesse una realta storica e sociale pii.o meno conforme alle loro esigenze razionali o rivelate, Essa” Gerivava, dunque, da una concezione oggettivistica, e come tale graduava il diritto secondo i dati del reale, riconoscendo che in Tinea di tesi questo compete alla sola vera religione e riservan- do percid stesso la tolleranza allipotesi ‘Lesclusione della distinzione fra tesi e ipotesi conferma quanto é stato detto sull’atteggiamento di quelle correnti cat- toliche innovatrici, alle quali ci riferiamo. Se con essa si respin- ge implicitamente ad esplicitamente la gradazione giuridica; stabilita mediante Puso del criterio della verita oggettiva, viene necessariamente ad attribuirsi alla liberta di coscienza ¢ alla tol- leranza il senso, che & stato loro dato dal pensiero contempora- neo. E poiché, accettata Tesclusione, ‘la tesi coincide con lipo» tesi, si discende all’ammissione del relativismo universale in ma- teria religiosa, con la conseguente incapaciti di comprendere oltre il pensiero tradizionale della Chiesa, arditamente definito come arcaico ¢ arretrato rispetto ai progressi conseguiti dalla pit recente speculazione. ‘TOLLERANZA B INTOLLERANZA 367 Occorre, dunque, ancora una volta chiarire i co: mettere meglio a punto la dottrina cattolica su aces mento. Al presente toccheremo due dei suoi aspetti: il concetto di tolleranza, per determiname il senso ¢ il contenuto proprio; Ja presunta intolleranza, se non esplicitamente almeno implici- tamente, attribuita alla Chiesa, non soltanto dai liberi pensa- tori ¢ dai dissidenti, ma anche da alcuni cattolici, i quali nella tesi, da essa ancora oggi insegnata e dai suoi teologi difesa, ve- dono il pericolo immanente dell’oppressione delle coscienze. ‘Che cosa @ la tolleranza? L’etimologia del t la quale sono anche chiaramente inclus il signifieato proprio ta sostanza vera, rivela come esso serva, nel comune linguaggio, a indicare una disposizione del!’animo e un conseguente atteggia- mento pratico nella condotta individuale ¢ sociale, che inclina a sopportare con indulgenza e longanimita un'azione o un fatto qualsiasilesivi del nostro sentimento ¢ dei nostri dirtt. In vired ai siffatta disposizione spirituale, che pud essere alimentata consigliata da motivi diversi di ordine naturale o soprannatu- rale, come sarebbe quello della carita, il soggetto, che si sente Jexo dal comportamento altrui, non reagisce, come potrebbe averne la facolta, né manifesta esternamente la propria contra- viet, cercando di comprimere il male o di rintuzzare Perrore, ma si atteggia in modo benevolo, permettendo che il male oer, tore esistano ¢ sopportandone le conseguenze individuali 0 so- Gall, Zn una paroa tolera Ia lesion di una norma morale 0 ridica, alla cui osservanza i indi gird, alla cui sarebbe direttamente o indiretta- La tolleranza, dunque, nel suo significato genuino ¢ origi tale ha come termine necesatio di rferimento il male, Ia a Presenza induce a sopportare, nonostante il contrario suggeri: ‘mento della coscienza, che lo condanna, e dell che lo vorrebbe compresso, Riferita, Renee NElC Toe convinzioni religiose, non pud avere come suo oggetto se non quello che, in relazione alla superiore attivita razionale dell'uo- mo, é un male, ossia l'errore, che é il male dell'intelletto, come |a verita & il suo bene specifco. Si tollera il male e Perrore, non &itollera il bene e la verita, verso i quali lintelligenza e la vo- lon sono spontaneamente attrati per impulso della loro ten- lnza nativa. Questa tendenza innata dimostra Pesattezza del 568 TOLLERANZA B INTOLLERANZA concetto di tolleranza accettato dal pensicro cattolico tradizi nale, il quale I’ha intesa sempre ¢ invariabilmente come una cons discendenza verso alcuni aspetti dell’attivita umana non sos nti dal diritto, anzi in molti casi a questo contrari ‘Se si tiene ora fermo questo concetto di tolleranza, non x potra fare a meno di ammettere alcune conseguenze, che dima Strano Fassurdita del significato tutto nuovo, che al presente: si vorrebbe attribuire. 7 Tnnanzi tutto non si pud dar luogo alla tolleranza, se non gi accoglie la distinzione oggettiva tra la verita ¢ Verrore, tra i] giusto e Pingiusto, necessaria per trovare Poggetto intorno.al quale va esercitata. Sul piano pienamente soggettivo, dove ogi criterio stabile perde valore, la tolleranza diventa senza coi tenuto, a causa del?impossibilita di stabilime Poggetto proprio Inoltre, ammessa la relativita dei principi del conoscere ¢ del. Voperare, in virta di una pit: generale concezione di evoluzione progressiva, che muta incessantemente gli ideali storici dell Imanita, la tolleranza perde il suo fondamento morale, il qual come si é gid dimostrato, consiste nelliato esistente tra i prin=™ Cipi ideali e la realtA sociale, che est dovrebbe sforzarsi di col mare. Se ogni tappa successiva di civilt& ha un proprio ideale storico, essenzialmente diferente dai precedenti, la tesi coinci dera sempre con Pipotesi, o meglio le varie ipotesi saranno per: se stesse altrettante tesi, cosl che non vi potra mai essere posto per una vera tolleranza. Infine diventa un controsenso continuare a parlare di tole ranza, quando si fosse accettata, come tesi corrispondente al clo della civilt& contemporanea, la paritt giuridica dei culti, giacché il diritto non si tollera, ma s'impone al rispetto altrui con lun’esigenza intrinseca ¢ indeclinabile, alla quale deve adattarsi la condotta degli altri soggetti. Si raccoglie, dunque, in modo evidente, che, fin quando non si abbandona il sogget lativista, si potrA avere una superiore indifferenza 0 noncuranza verso tutte le forme di religione, un riconoscimento di perfetta | eguaglianza tra di esse, prescindendo dal loro contenuto, non) mai una tolleranza nel senso proprio del termine, quindi con: tinuare ad adoperarlo equivale a creare degli equivoci, ai quall tun pensiero esatto non pud prestarsi. ; Tanto sia detto verso quei cattolici, poco curanti della net” tezza delle posizioni, i quali sotto legida della tolleranza sostem gono una nuova tesi sulla libert& religiosa, che coincide quasi i | TOULERANZA mvroLLEnaNzA 369 tutto con quella introdotta dalla concezione agnostica del libera- lismo contemporaneo, Per quanto ci riguarda, é superfluo av- vertire che, come oggettivisti tenacemente attaccati alla tanto di- sprezzata mentalita medioevale, che continua a vedere nel sog- gettvismo contemporanco non tn progresso ma un regresso, n0n un’evoluzione benefica del pensiero, ma un’involuzione perni- ciosa della mente, aderiamo ancora all'antico concetto i toll ranza, e percid ci corre il debito di determinare a quali princi sottosta i] suo esercizio in primo luogo allinterno dell’unica so- cieta soprannaturale istituita da Cristo, ossia la Chiesa. Rispon- deremo in tal modo all'accusa d’intolleranza, contro di essa da pit parti rivolta, , __ Non @ il caso di soffermarsi di proposito sulla tolleranza in- dividuale, circa la quale basta rilevare che, quando il cristiano ‘mantiene nel suo animo integra la fede, nulla cedendo per spiri- todi accomodamento dei suoi principi religiosi, pud essere e deve cssere verso tutti gli erranti d’'una benevolenza inesauribile, che, pur non approvando in modo alcuno né il male né V'errore, lo inelnt a¢ amare senza confi, Princpi dl ordine naturale edi ordine soprannaturale si congiun, imporgli i aniline si congiungono a imporgli questa linea Dall‘ordine naturale nasce il diritto della persona umana di essere lasciata libera nella ricerca della vecitiee poiché il aa una barriera protettiva contro ogni interferenza esterna, anche se esercitata a fin di bene, impone negli altri soggett’ il dovere del rispetto, Ciascuno, pertanto, @ obbligato a rispettare colui che si trova nell’errore, esercitando verso di lui una doverosa tolleranza, lasciandogli quella libert& che il diritto posseduto gli consente. Se mai potra fraternamente aiutarlo a trovare la veri- a ton ancora conceelain colpevolmente smarrita. rinforzare questa obbligazione concorre il 7 naturale della carita, la cui a rvanza Tichiede'un amore indi. seriminato verso tutti gli uomini, anche verso i nemici, nei quali il credente, prescindendo dalle deviazioni dellintelligenza o dalle colpe della volonta, deve vedere dei membri della grande famiglia umana, cui Dio padre universale e Gest Cristo Redentore unico, morto indistintamente per la salvezza di tutti La norma di condotta dell’individuo, riguardo a quanti pro- fessano una religione obiettivamente falsa, si pud, dunque, Fas. 3 Gite Catt, 1850, oh IV, gad, 21 25 ovembee 1880 570 ‘TOLLERANZA E INTOLLERANZA sumere in queste poche frasi: intolleranza verso Verrore cons. derato in se stesso; amore largo, accogliente e comprensivo verso tutti gli erranti, Nella stessa formula si pud condensare il pri * cipio, cui obbedisce la Chiesa nell’esercizio del suo potere riguar. do a quanti partecipano ancora della sua vita 0 si sono da essa _distaccati. - 4 La missione specifica della Chiesa delPautorita che la 0: verna consiste nel mantencre puro e intatto il deposito della verita rivelata, per trasmetterlo integro ¢ inalterato lungo le | generazioni, affinché gli uomini di ogni tempo ¢ a ogni =a zione possano apprenderlo nel suo genuino contenuto e, accet- fais peat ore con sicurezza le vie della salute, per la quale @ condizione insuperabile la fede in quanto Cristo ha insegnato. Per eseguire con piena fedelta questa missione, la Chiesa nel suo interno non pud adottare nessun atteggiamento di tolleranza verso gli errori, che deformano 0 intactano in qual- siasi maniera il deposito di verita ricevuto in consegna. ‘Ogni suo aderente, con necessitd di mezzo alla salute, deve accettare in modo integrale la verita rivelata da Dio, il domma. ‘con tutti i suoi articoli ¢ i suoi misteri, anche se superiori alle” forze naturali della ragione, ¢ deve accettarlo uel senso esatly determinato dal Magistero supremo, cui il fondatore commise Yufficio di insegnare, dotandolo dell’infallibilita, affinché tra- smettesse in modo inalterato il messaggio divino. Se egli non Taccetta @ gid fuori dela Chiesa, sebbene esternamente poss.” ancora apparire ad essa legato; se inclina, per amore di novi- ta, a seguire proprie interpretazioni soggettive discordanti dalla tradizione ormai fissata, essa ha lo stretto dovere q'intervenire, per scoprire Perrore e denunziarlo, per correggerlo ¢ invitare i” suoi aderenti a tenersene lontani. La tolleranza dell’errore, che si insinui in modo subdolo 0” aperto nelle strette maglie della dottrina rivelata, sarebbe da parte della Chiesa un venir meno al divino mandato ; gnare alle genti, una corruzione interna, che le toglierebbe, 5¢ ” fosse possibile, il sigillo soprannaturale, col quale @ stata con trassegnata, un tradimento delle anime, nel quale non pud mai incorrere @ causa dell'indefettibilita e perennita, che le sono te promesse da Cristo. we G non toglie che la Chiesa, conformandosi alla regola del- a prudenza ¢ della caritA, non possa temporeggiare o attendere che Perrore si dissipi da sé ¢ che gli erranti ritornino alla verith TOLLERANZA INTOLLERANZA = dopo pili maturo consiglio; ma questo. atteggiamento pruden- ziale € caritatevole non deve essere scambiato con la vera tol- leranza, che lascia indisturbato lerrore e chi lo abbraccia per evitare un maggior male. Nel piano soprannaturale la devia- zione anche da una sola verita certamente rivelata o definita come tale dal Magistero supremo, & il massimo dei mali, cui non & possibile trovare un compenso in una qualsiasi utilitd so- ciale, giacché essa compromette la salute eterna, alla cui assi- curazione @ essenzialmente ordinata tutta la vita e Poperosita della Chiesa. Verso chi erra, tuttavia, Ja Chiesa & madre, e nulla pitt ar- dentemente desidera che egli ritrovi la luce piena della verita, ritornando al suo insegnamento dalle vie tortuose dell’errore, nelle quali si era smarrito, Tl suo primo gesto consiste nell’am- monimento ¢ nel richiamo, nell'invito amorevole di distaccarsi da ogni idea 0 concezione contraria alla rivelazione: soltanto Yostinazione provata la decide a ricorrere alle sanzioni, per conservare la puriti della fede ed evitare il contagio intellet- tuale e morale nella famiglia cristiana, Un documento, nel quale si possono vedere praticamente osservati i principi sopra esposti, ¢ la pid recente enciclica « Hu- mani generis» contro alcune opinioni erronee. Nonostante la gravita delle deviazioni dottrinali, che in essa vengono aperta- mente denunziate, la loro recisa condanna non @ accompagnata da prowedimento alcuno verso quanti le hanno sostenute ¢ ab- braeciate, con la buona intenzione di rendere gradita la verita velata al palato del mondo scettico contemporaneo. La Chie- sa, gelosa, com’é suo dovere, della puriti della dottrina, per la cui preservazione interviene con un ato solenne del suo su- premo Magistero, copre gli erranti col manto della sua carita, invitandoli a riconoscere i loro errori, per tornare a professare intera la verit& da essa insegnata. Non sono mancate, tuttavia, contro questo suo doveroso in- tervento le reazioni, con le solite accuse @'intolleranza domma- tica, di oscurantismo medievale, di anacronismo nel suo atteg- giamento concettuale, d’irrigidimento su posizioni da ritenersi ormai superate dal progresso del pensiero modemno. Sono que- ste le accuse mille volte ripetute e sentite, le quali, quando non derivano da malanimo settario, hanno la loro fonte principale nell’ignoranza circa la natura della Chiesa come societa sopran- naturale, il cui principio di unione é dato dall’accettazione del- 578 ‘TOLLERANZA B BVTOLLERANZA Ja medesima fede, e circa gli scopi essenziali, cui é istituzional- mente diretta ogni sua attivita. ‘La medesima incomprensione incontra il suo atteggiamen- to, € questa volta persino tra gli stessi cattolici, verso quanti stanno fuori dellovile, siano essi infedeli, atei 0 scettici, 0 ap- partengano a una delle tante divisioni, nelle quali si frazio. nata la cristianit&. Nulla di pit la Chiesa desidera che di far trionfare la luce del messaggio cristiano sulle menti avvolte dal- le tenebre dellinfedelta, per ridare al mondo contemporaneo Vanelito vivificante della fede perduta. E tuttavia, per rimanere fedele alla missione, che condiziona tutto il suo agire, non le & ppermesso in nessun modo di scendere a transazioni, cedendo del terreno sulle frontiere della verita, le quali devono essere difese ¢ mantenute ad ogni costo. Su queste trincee non @ possibile applicare il principio della tolleranza. ‘La ragione @ perspicua ¢ di agevole intuizione. Se nellor- dine puramente umano esiste un nucleo di verita razionali, che Puomo non pud negare senza negare la propria dignita di es- sere intelligente, un simile nucleo deve necessariamente esiste- re nellordine soprannaturale, che si appoggia in modo esclu- sivo sopra una rivelazione positiva di origine divina, cui impri- me il sigillo dell’assoluta verit2 il testimonio di Dio. La liberta rimane, dunque, vincolata nella sua accettazione, cosl come ri- mane vincolata quella dell'autorita della Chiesa dall’obbliga- zione categorica ¢ indeclinabile di preservarlo da ogni offusca- mento. Questo @ il motivo per cui Tenciclica sopra rammentata riprova il falso « irenismo > di quelle correnti cattoliche, le qua- Ii, ansiose di avvicinare il pensiero cristiano al pensiero contem- poraneo ¢ alle sue aberranti concezioni, si erano date a rico- struire il domma secondo i suoi schemi, abbandonando nel pro- ‘cesso di avvicinamento le frontiere della verita rivelata, con in~ terpretazioni che andavano lontano dalla dottrina fissata dalla tradizione e confermata dal Magistero ecclesiastico. L'irenismo teologico trova un limite invalicabile nel domma, che non pud essere rimanipolato a capriccio secondo i suggerimenti del sog- gettivismo moderno, senza abbandonarlo alla deriva sul mare ‘ondoso, agitato dal vento delle pit disparate ideologie. N@ ancora Ia disposizione della Chiesa pud mutare di fron- te alle altre confessioni religiose, che si dicono cristiane. Indub- biamente ad alcune di esse Pavvicinano vari aspetti comuni. E ‘TOLLERANZA 8 INTOLLERANZA 373 nondimeno basta la divergenza anche intorno ad una sola delle verita certamente contenute nel deposito della rivelazione, per- ché unione con esse diventi impossibile. I domma @ un’ tutto granitico, dal quale non é lecito far saltare una sola scheggia; né la Chiesa ha la facolt di lasciarlo intaccare o di intaccaclo essa stessa, sotto P'influsso di un falso principio di tollcranza in vista del bene, che potrebbe derivare dal?’ unione di tutte le con- fessioni cristiane, Potra essere accusata d'intolleranza dommatica, come di fatto viene accusata dai promotori dell’odierno ecumenismo; ma Paccusa non la tocca € non la muove: non Ja tocca perch? cost facendo compie un suo sacro dovere, non la muove perch? nel- Yaffermazione integrale della verit& non pud e non deve lasciar- si intimorire dalle incomprensioni. La via, sebbene aspra e co- perta di spine, le é stata segnata dal suo divino fondatore, il primo e il pit grande degli incompresi nello svolgimento della sua missione salutare. Possiamo dunque concludere, che nella societa sopranna- turale, l'autorita, che per diretta investitura divina la presiede e Ja governa, non pud adottare il principio della tolleranza ri- guardo all’errore, contro il quale ha il dovere di scendere in lotta per combatterlo ¢ possibilmente dissiparlo, affinché la dot- trina rivelata arrivi pura da ogni contaminazione alle anime e le alimenti di un cibo sano in ordine al fine supremo della vita. Su tutta la sua azione in difesa della verith domina perd sovrasta il principio della carita verso gli erranti, in una misura che non @ dato riscontrare in nessun’altra societA terrena, nella quale il diritto ha le sue esigenze insuperabili. La rigidit& dom- matica si associa cos alla flessibilita dell’amore, che attenua ogni asprezza verso chi erra, oggetto di ansia materna ¢ non di ri- provazione o di persecuzione. A, Mrssinzo 8, I.

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