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Pontificia

Facolt Teologica di Sicilia San Giovanni Evangelista

Appunti di

Introduzione al Diritto Canonico



corso tenuto dal prof. Murgano

vers. 1.0 del 15 gennaio 2016


gradita la segnalazione di refusi ed errori ai seminaristi

anno accademico 2015.2016


Seminario Arcivescovile di Palermo

Indice generale

INDICE GENERALE.................................................................................................................................. 2
OBIETTIVI E CONTENUTI.......................................................................................................................... 3
INTRODUZIONE AL CORSO....................................................................................................................... 4
UNA NOZIONE DI DIRITTO E IL RAPPORTO TRA DIRITTO E PERSONA................................................................... 5
IL DIRITTO NELLA CHIESA......................................................................................................................... 7
STORIA DELLE FONTI DEL DIRITTO ECCLESIASTICO........................................................................................ 12
IL LIBRO PRIMO DEL CODICE DI DIRITTO CANONICO....................................................................................... 19

Norme generali.........................................................................................................................19

Titolo VI: Le persone fisiche e giuridiche..................................................................................23

Le leggi ecclesiastiche...............................................................................................................59

Obiettivi e contenuti

Obiettivi


Il corso vuole introdurre alla conoscenza generale del Diritto della Chiesa, evidenziando la peculiarit
del Diritto Canonico sulla base dell'ecclesiologia del Vaticano II.

Contenuti


La prima parte, molto sintetica, prende avvio dalla nozione di Diritto ed evidenzia il rapporto tra
Diritto e persona.

La seconda parte tratta il tema della natura e della funzione del diritto nella Chiesa.

La terza parte presenta un excursus storico trattando lo sviluppo delle fonti sin dai primi secoli, per
giungere alla codificazione del 1983, evidenziando il legame tra Codice e Concilio Vaticano II.

La quarta parte presenta le norme generali, con particolare riferimento alla legge, alla consuetudine,
alle persone fisiche e giuridiche e alla potest di governo.

Introduzione al corso

Obiettivi


Il Diritto Canonico viene studiato per quattro anni: il primo anno di introduzione, il secondo anno si
studia il diritto con lattenzione rivolta al Popolo di Dio, il terzo anno ci si sofferma sui beni temporali
e le sanzioni, il quarto, invece, si studia il diritto matrimoniale.

Durante questo nostro corso cercheremo di capire perch il diritto nella Chiesa. Si pu giustificare la
presenza del diritto nella Chiesa con le motivazioni e i principi fondanti degli ordinamenti statali?

Non possiamo trasferire nella realt ecclesiale i principi degli ordinamenti giuridici statali. Se nelle
societ il Diritto fondato sul principio ubi societas ibi ius, questo principio non sufficiente per
quanto riguarda il Diritto nella Chiesa.

Le tre parti del corso


La prima fase del corso mirer a giustificare la presenza del Diritto nella Chiesa. Vedremo che la
presenza del Diritto nella vita della Chiesa scaturisce dalla natura stessa della Chiesa.

La seconda fase sar un breve excursus storico, sullo sviluppo delle fonti del Diritto a partire dalla
prima fonte che la Sacra Scrittura che norma normans, non normata fino ad arrivare ai giorni
nostri con la codificazione del 1917 pio-benedettina e a quella che ancora in vigore, del 1983.
Insisteremo sulla relazione esistente tra il Codice attualmente in vigore e il Concilio Vaticano II,
affrontandola dal punto di vista storico che contenutistico. Dal punto di vista storico apriremo una
finestra su quello che succede nelle Chiese orientali.

La terza parte del corso prevede lesame del libro primo del Codice di Diritto Canonico e quindi delle
norme generali che sono alla base della strutturazione del Codice stesso e di tutto il sistema
normativo della Chiesa. Il Codice suddiviso in sette libri.

Una nozione di diritto e il rapporto tra diritto e persona



Ubi societas, ibi ius, dove c' societ c' un diritto, un principio valido anche per la Chiesa. La
intersoggettivit, la pluralit di persone, infatti, postula un diritto.

Le tre condizioni della societ


Laddove c' una pluralit di persone ci deve essere un Diritto altrimenti vige la legge del pi forte.
Ogni societ ha bisogno di apprendere un Diritto. Perch un gruppo di persone possa dirsi societ
occorre che quella realt sociale ottemperi a tre condizioni:

1. Regole di condotta: il comportamento dei singoli non deve essere lasciato all'improvvisazione
o alla legge del pi forte o alla spontaneit. Al contrario, occorre che il comportamento dei
singoli sia normato. Occorrono cio delle regole che si occupino di regolare il comportamento
dei singoli;
2. Regole di strutture o di competenza: significa che le regole di condotta di cui sopra debbono
essere prodotte ed applicate da organismi che agiscono in base a precise regole di strutture
o di competenza.
Le regole di struttura devono stabilire:
2.1. Chi produce le regole di condotta (Ad esempio, in Italia, il Parlamento);
2.2. Chi deve mandarle in esecuzione (In Italia, il Governo);
2.3. Chi deve intervenire in caso di violazione (In Italia, la Magistratura);
3. Principio di effettivit: postula che sia le regole di condotta che le altre siano effettivamente
osservate.

Una definizione di Diritto


Che cos' il diritto? Un insieme di regole? Occorre smarcarci da una posizione di positivismo giuridico
e distinguere il diritto dalla legge, il diritto dalla norma.

Una possibile definizione: diritto ordine di giustizia fra gli uomini.

Explicatio terminorum


Ordine: la composizione di realt plurime in una realt organica. Come si stabilisce un
ordine? Attraverso un criterio.
Giustizia: il criterio ordinatore di realt plurime ed il riconoscere la pari dignit a ciascuna
persona.
Uomini: la societ. Il diritto per sua natura intersoggettivo e implica relazione.

Vi una distinzione tra Diritto e Diritto positivo (cio la legislazione), tra Diritto e Legge, tra
Diritto e Norma. Il Diritto l'anima del Diritto positivo; quest'ultimo la mediazione storico-culturale
del Diritto.

Il Diritto Naturale un nucleo di Diritto che esiste a prescindere da qualunque
positivizzazione: esiste con l'uomo. In esso abbiamo un rapporto diversificato tra norma e precetto:
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in buona sostanza il precetto conseguente al Diritto, mentre nel Diritto positivo, il Diritto
conseguente al precetto. "Non uccidere" precetto che conseguente al Diritto alla vita. Nel Diritto
positivo al contrario. Il Diritto naturale mutabile, ma esiste sempre. Il Diritto e il Diritto positivo
sono realt complementari.

Le quattro famiglie giuridiche


Paesi di Diritto romano-germanico: quei paesi la cui formazione giuridica la risultante
dell'incontro tra il Diritto romano e il Diritto germanico (quasi tutta l'Europa);
Common law: sono i paesi che vengono da quella tradizione giuridica che nasce e si sviluppa
in Inghilterra e che hanno sviluppato una diversa gerarchia della fonte;
Paesi di Diritto islamico: quelli che adottano la Shariah;
Paesi di Diritto socialista: Ad es. lURSS.



In base a che cosa in una nostra societ si giustifica il Diritto positivo? Con le relazioni sociali,
infatti, dove c' una societ c' diritto.

Il diritto nella Chiesa




Per giustificare il diritto nella chiesa bisogna andare alla natura della chiesa, non infatti
sufficiente il criterio della socialit per giustificare un diritto ecclesiastico.

Categorie di Chiesa


Partiamo dall'esaminare quattro categorie che ci aiutano nella riflessione sulla natura della Chiesa:

Chiesa Sacramento: il termine "sacramento" subentra nella cristianit latina al termine greco
mysterium il quale indica l'eterno decreto salvifico di Dio che si manifesta ed si attua con potenza
tra gli uomini. Perch il piano salvifico di Dio possa essere conosciuto dagli uomini deve manifestarsi
attraverso dei segni che gli uomini possono capire, segni intellegibili. proprio questa la caratteristica
del mysterium, quello di avere un elemento sensibile umano che manifesta ed attua l'invisibile
presenza dell'azione di Dio. Quando un elemento della realt umana viene scelto da Dio come
simbolo non perde il suo essere, non deformato, manipolato. Conserva integralmente il suo essere
e attraverso il suo significato simbolico rende presente l'azione invisibile di Dio.

Il primo sacramento fondamentale la persona di Ges Cristo perch in Lui si ha la pi grande
manifestazione visibile del Dio invisibile. Egli il Verbo creatore che ha assunto una natura
perfettamente umana. L'intera sua esistenza una missione in favore degli uomini e proprio per
salvare gli uomini stato mandato dal Padre e unto dallo Spirito Santo. L'umanit di Ges, secondo
l'espressione della LG, un vivo organo di salvezza a lui indissolubilmente unito. Ges il grande
sacramento perch il segno dell'amore redentivo di Dio.

Nel tempo che va dall'ascensione alla parusia, il sacramento primogenito sulla terra la
Chiesa. La Chiesa presenza perenne e visibile del Signore glorificato. opera di Dio per la salvezza
degli uomini. Quindi usiamo la parola sacramento sia in riferimento a Cristo che alla Chiesa ma non
in maniera univoca, bens analoga.

Nell'applicare la categoria sacramento vi sono delle convergenze ma anche delle divergenze.
In Cristo vi unione ipostatica nell'essere; nella Chiesa non vi unione ipostatica, perci le sue azioni
non possono essere unite a Dio. Ma c' un rapporto di alleanza. Analogamente a quanto avviene per
la natura umana di Ges Cristo la Chiesa, in quanto realt visibile, conserva integralmente la sua
esistenza. Come l'umanit di Ges una vera umanit, la Chiesa, in quanto realt visibile, conserva
la sua esistenza. La Lumen Gentium al n.8 dice "[la Chiesa] per una non debole analogia, paragonata
al mistero del Verbo incarnato Infatti, come la natura assunta serve al Verbo divino da vivo organo di
salvezza, a lui indissolubilmente unito, cos in modo non dissimile l'organismo sociale della Chiesa
serve allo Spirito di Cristo che la vivifica, per la crescita del corpo (cfr. Ef 4,16) [...]". Essa sacramento
perch contiene la grazia dello Spirito del Signore glorificato e perch comunica questa grazia; lo
rende possibile mediante singole azioni specifiche e quindi sacramentali.

Segno sacramentale: il segno sacramentale di Cristo la sua natura umana. Il segno
sacramentale della Chiesa il popolo costituito in una comunione di vita e di carit. Al n.9 della LG si
dice: un popolo concreto con la sua storia e la sua cultura che nella sua totalit assume il suo
significato di segno.
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Essendo popolo allora necessario il Diritto. Perch un insieme di persone possa essere
popolo, possa formare un'unit nella comunione occorre che siano coordinati i compiti dei singoli
(regole di condotta) e stabilite le funzioni comunitarie (regole di struttura o di competenza). una
societ strutturata secondo le esigenze della sua natura che quello di essere segno sacramentale
avente come fine ultimo la salvezza delle anime.

Chiesa-Comunione: Dio si rivela come una comunione interpersonale di amore e la salvezza a cui
chiama gli uomini entrare in comunione con lui in Cristo mediante lo Spirito. Una comunione che
ha inizio nel tempo e che trover la sua completezza nell'eternit. Ges ha fondato la sua Chiesa
come una societ, una comunit strutturata socialmente e formata da un insieme di persone che
sono unite a Cristo mediante il Battesimo. Questa particolare societ che la Chiesa, ha una
caratteristica fondamentale che la distingue da tutte le altre societ: non stata fondata dagli uomini
ma dallo stesso Cristo Ges. lui che chiama i 12, che chiama i discepoli, lui che costituisce questo
primo nucleo che diventa il germe della Chiesa. Cristo che struttura i discepoli. Questo gruppo di
discepoli diventa il nucleo strutturante nella Pentecoste (Atti 2,36; Atti 2,41). Si innesta una
comunione verticale che non pu rimanere sul piano interiore, deve manifestarsi esteriormente nella
relazione tra i battezzati. Si attua una comunione orizzontale che abbraccia tutti i battezzati. Anche
se la comunione personale animata dallo Spirito l'elemento pi essenziale nella Chiesa, le strutture
sociali non sono affatto secondarie perch non si pu avere nessuna comunione veramente umana
che non si esprima in un organismo sociale. Allora possiamo parlare di comunione ecclesiale che ha
delle caratteristiche ben definite:

1 - nasce per iniziativa di Dio;
2 - un dono;
3 - ha il suo modello nella comunione trinitaria;
4 - una compartecipazione di realt divine e umane;
5 - non raggiunge la sua perfezione nel tempo perch coesiste con la fragilit umana.

Chiesa istituzione: Quando ragioniamo sulla Chiesa istituzione facciamo riferimento a dati
civilistici. Il termine istituire deriva dal latino institure e sta ad indicare qualcosa che fondata
stabilmente e che dura nel tempo. Listituzione quella realt che ha una vita autonoma rispetto alle
persone che la compongono e perdura al di la della vita stessa delle persone che la compongono. Per
questo motivo, quando parliamo di istituzione possiamo cogliere due aspetti, uno sostanziale e laltro
prevalentemente formale.

Dal punto di vista sostanziale listituzione un ente formato da persone o da cose, ordinato
in modo stabile per servire ad un fine. Invece, laltro aspetto prevalentemente formale e si tratta
dellorganizzazione che permette di considerare in modo unitario una pluralit di persone o di cose
considerate fino a quel momento in modo individuale.

Santi Romano da una definizione di istituzione, dicendo che una istituzione ununit ferma
e permanente che non perde la sua identit per il mutare dei singoli suoi elementi, delle persone che
ne fanno parte, del suo patrimonio, dei suoi mezzi, dei suoi interessi, dei suoi destinatari. Essa pu
rinnovarsi, conservarsi la medesima, mantenendo la propria individualit.

Dalla definizione di Santi Romano, possiamo cogliere due elementi costitutivi dellistituzione:
la prima la molteplicit; la seconda che si tratta di un ente che acquista unesistenza oggettiva e
concreta che permane nel tempo nonostante il mutare dei suoi elementi, delle persone, etc.

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La definizione di Santi Romano vale per qualsiasi istituzione, sia per quella statale, sia per
quella che interessa a noi e cio la Chiesa poich in entrambe le realt ci sono gli elementi
caratteristici e fondanti di entrambe le istituzioni; tuttavia per la definizione di Santi Romano non ci
permette di cogliere le caratteristiche di quella istituzione specifica che la Chiesa.

Per cogliere il significato della Chiesa come istituzione facciamo riferimento alla definizione di
papa Innocenzo IV, Sinibaldo Fieschi: Istituzione un ente che non dipende dalla libera volont dei
sui membri ma vive ed agisce in virt di una volont autoritativa che lo guida dallesterno e dallalto.
Questa autorit superiore rende possibile allente di perdurare nel tempo nonostante il mutare delle
persone fisiche che lo costituiscono.

In questo modo abbiamo a confronto due definizioni di istituzione e quella di papa Innocenzo
IV ci utile perch tiene in considerazione lesistenza di una realt superiore.
In che senso la Chiesa istituzione? Il concetto si ricollega a quelli di Sacramentalit e
Comunione. Come non possibile separare Dio dal segno sacramentale, cos non possibile separare
il carisma dallistituzione, infatti la Chiesa sia carisma che istituzione, e questo ce lo ricorda LG al
numero 8. La Chiesa, in quanto istituzione, si distingue dalle altre istituzioni poich il suo
ordinamento non determinato dalla volont dei suoi membri ma dalla volont del suo fondatore.

In quanto Istituzione, nella Chiesa possiamo distinguere un ordinamento in senso materiale
che la realt viva del popolo di Dio adunato dalla Parola, arricchito dal dono dello Spirito Santo,
alimentato dai sacramenti, e un ordinamento in senso formale che esplicita lorganizzazione di questi
elementi individuando ci che costitutivo per volont di Cristo. (La validit dellordinamento in
senso formale deriva dalla corrispondenza allordinamento in senso materiale).

A che serve listituzionalit della Chiesa? La prima motivazione quella di manifestare e
trasmettere visibilmente e storicamente il carisma, per questo motivo carisma e istituzione non
possono essere scissi. Possiamo, quindi, dire che il compito dellelemento istituzionale quello di
rendere visibile e operante il suo carisma. Ancora una volta ci viene incontro LG 8:

Ma la societ costituita di organi gerarchici e il corpo mistico di Cristo, la comunit visibile e
quella spirituale, la Chiesa terrestre e la Chiesa ormai in possesso dei beni celesti, non si devono
considerare come due cose diverse, ma formano una sola complessa realt risultante di un duplice
elemento, umano e divino. Per una non debole analogia, quindi, paragonata al mistero del Verbo
incarnato. Infatti, come la natura assunta serve al Verbo divino da vivo organo di salvezza, a Lui
indissolubilmente unito, in modo non dissimile lorganismo sociale della Chiesa serve allo Spirito di
Cristo che la vivifica, per la crescita del corpo (cfr. Ef 4,16).

Parliamo allora di una complementariet tra carisma e istituzione; nonostante per la
complementariet, tra i due elementi vi sar sempre una tensione perch listituzione appartiene alla
condizione storica con le sue esigenze e incertezze; il carisma rimanda, invece, alla dimensione della
grazia, del dono. Il carisma, in quanto elemento vitale, ha il compito di far crescere, di rinnovare e, di
conseguenza, stenta ad accettare schemi troppo rigidi; listituzione, al contrario, per assolvere al suo
compito tenta alla formazione di schemi stabili e duraturi. Quindi la soluzione quella di portare sia
il carisma che listituzione a quella funzione voluta da Cristo. Per questo motivo non pu esserci
contrapposizione tra carisma e istituzione, in quanto entrambi appartengono alla natura stessa della
Chiesa.

Giuridicit della Chiesa


Il Diritto della Chiesa comprende un aspetto sostanziale e un aspetto formale. Laspetto


sostanziale comprende gli elementi e i valori che costituiscono una determinata realt sociale e che
esigono un ordinamento; invece, dal punto di vista formale lordinamento che ne deriva. Quindi il
Diritto comprende sia un aspetto sostanziale che un aspetto formale e vale per ogni situazione
giuridica.

Se applichiamo questo concetto alla Chiesa ne deriva che il segno sacramentale costituito
dal popolo di Dio, che formato da una molteplicit di persone, di doni e di carismi, ed formato da
una molteplicit che deve formare ununit, e quindi una comunit; questo ci fa comprendere che
chiaro che la Chiesa deve avere una vita sociale normativa. Allora la giuridicit della Chiesa non si
fonda sul principio generico ubi societas ibi ius ma la giuridicit della Chiesa si fonda sulla necessit
che la Chiesa sia sacramento di salvezza per il mondo, cio si fonda sulla sua stessa natura, cio
nellorganizzazione dei ministeri, nella corrispondenza tra ordinamento sostanziale e ordinamento
formale, nel comportamento coerente dei suoi membri.

Pertanto la specificit del Diritto ecclesiale deriva dalla tipica realt sociale della Chiesa. E in
questa realt troviamo intimamente connessi elementi divini e umani proprio per la sua natura
teandrica che si rispecchia nellordinamento ecclesiale.

Questa natura teandrica si rispecchia nello stesso ordinamento della chiesa perch una delle
caratteristiche del diritto canonico la presenza del diritto divino e la sua influenza sul diritto umano
o positivo ecclesiastico. Una caratteristica del Diritto Canonico la presenza del Diritto Divino e la sua
influenza su quello umano ecclesiastico.

Se la chiesa ha una natura teandrica il suo diritto ne rispecchia la natura ed un diritto che
ha elementi sia di Diritto sia divino che umano.

Vediamo da cosa formato il Diritto divino e qual il rapporto tra diritto divino e diritto
umano allinterno dellordinamento canonico.

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Il Diritto Canonico formato dal Diritto Divino e dal Diritto Positivo Ecclesiastico. Il Diritto
Divino Formato da 3 nuclei non gerarchici:

1. Il primo nucleo dato da elementi desunti dalla volont di Cristo fondatore della Chiesa e sono
essenzialmente la Parola, il sacramento e la successione apostolica;
2. Il secondo nucleo dato da principi ed esigenze che hanno carattere formativo e che
scaturiscono da una condizione sacramentale;
3. Il secondo nucleo dato da principi ed esigenze che hanno carattere normativo e che
scaturiscono dalla dignit della persona e dunque dalla stessa natura umana.
Questi tre nuclei possiamo raggrupparli in Diritto Divino Rivelato (di cui fanno parte i punti 1 e 2) e
Diritto Divino Naturale.

Qual la funzione del Diritto Divino nei confronti del Diritto umano? Il Diritto Divino svolge
nei confronti del Diritto umano una funzione positiva e una negativa. La funzione positiva che
determina i contenuti essenziali del diritto canonico; la funzione negativa che costituisce un limite
invalicabile allattivit di produzione del legislatore umano, quindi nessuna norma positiva pu essere
in contrasto con il diritto divino, pena la nullit insanabile della norma stessa.

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Storia delle fonti del diritto ecclesiastico


La Sacra Scrittura

La prima e fondamentale fonte del Diritto canonico la Sacra Scrittura. Il Figlio di Dio si fatto
uomo quando venne la pienezza dei tempi in un contesto che era lantica alleanza. Ges stesso, ci
dice che non venuto ad abrogare la legge ma a portarla a compimento: in Lui che si istaura la
nuova alleanza.

I libri del Nuovo Testamento sono stati scritti nel giro di due generazioni ed hanno un duplice
scopo:
1. trasmettere la vita dellopera di Ges;
2. trasmettere la fede e lazione degli apostoli.

Le fonti del Nuovo Testamento ci aiutano a capire come Ges volle la sua Chiesa e come i suoi
apostoli iniziarono ad attuarla nelle prime comunit.
Percorriamo velocemente il Nuovo Testamento per vedere come la Chiesa diventa una realt
organica:

Il passaggio da Israele alla Chiesa avviene per la persona di Ges Cristo che venuto ad attuare
la missione che il Padre gli ha affidato. La Chiesa lorganismo in cui Ges realizza la sua opera
salvifica. La comunione di vita con Cristo acquisita dal singolo con la fede in Lui, ma la comunione
con lui non un fatto individuale, ma personale e la comunione la si riceve in un organismo unitario
che la Chiesa.

I mezzi per dare e mantenere la vita sono i sacramenti, in particolare il Battesimo e lEucaristia
che manifestano la struttura societaria della Chiesa. Per difendere questa comunione di vita Ges da
poteri a Pietro e agli apostoli sul peccato. Inoltre, Pietro e gli apostoli sono mandati a predicare,
insegnare, battezzare, guarire, cacciare i demoni, rimettere i peccati, cio sono mandati a continuare
la stessa opera di Ges. Ma non sono mandati alla pari: Ges che sceglie i 72 discepoli, tra i 72 scegli
un gruppo di dodici, ed allinterno dei dodici che sceglie Pietro a cui da il compito di confermare i
fratelli nella fede. Da questa strutturazione possiamo vedere come Ges stia formando la sua Chiesa
come a cerchi concentrici dove allinterno c solo uno che conferma i fratelli nella fede e cio Pietro.
Questa strutturazione i discepoli lhanno ben chiara e hanno il dovere di mantenerla, come si vede
nella sostituzione di Giuda in cui Pietro detta i criteri per tale sostituzione: Bisogna dunque che, tra
coloro che sono stati con noi per tutto il tempo nel quale il Signore Ges ha vissuto tra noi, dal
battesimo di Giovanni fino al giorno in cui stato di mezzo a noi assunto in cielo, uno divenga
testimone, insieme a noi della sua risurrezione, (At 1, 21-22).

La Chiesa una, santa, cattolica e apostolica non solo per la fede che inizia con gli apostoli ma
proprio perch fondata sulle dodici colonne che sono gli apostoli. Da loro la Chiesa riceve una
struttura organica, da loro i successori mutuano funzioni e poteri. Gli apostoli mandati da Cristo
annunziano la Parola, amministrano i sacramenti, accettano i neofiti al Battesimo, comunicano lo
Spirito, presiedono la fractio panis.

Sono loro ad organizzare la Chiesa, a scegliere i collaboratori, a decidere i rapporti con i Giudei
e del rapporto con la Legge. Da loro dipende tutto: l'aiuto ai poveri, la colletta, la comunione dei beni,
il primo concilio. La funzione gerarchica viene partecipata con l'imposizione delle mani, che comunica
lo Spirito Santo. Capo di questo collegio Pietro che ha avuto le chiavi del regno e il potere di legare
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e di sciogliere e di confermare i fratelli nella fede e anche l'incarico di pascere il gregge affidatogli da
Cristo. Con lui i Dodici formano un organismo societario, dunque un organismo strutturato.

Da quanto abbiamo detto vediamo che nel Nuovo Testamento risulta che la Chiesa ha un
ordinamento giuridico proprio, diverso e distinto dalla Legge ebraica e dagli altri sistemi che regolano
le altre societ umane. Il fine, i mezzi e i poteri assegnati da Cristo ne delineano la struttura organica.
una struttura societaria, ma questa non discende da unattivit umana ma scaturisce dalla volont
fondazionale di Cristo. La Chiesa una realt voluta da Cristo per comunicare la sua vita divina,
stata voluta come organismo societario e come organismo di comunione con Cristo e i fratelli.
Ritornano i due aspetti mistico e societario di LG che sono strettamente interdipendenti e
costituiscono ununitariet organica. una societ che divina e umana nello stesso tempo e
pertanto il Diritto della Chiesa ne rispecchia la natura ed un Diritto divino e umano nello stesso
tempo.

Pertanto nel Diritto della Chiesa abbiamo:
norme di Diritto Divino, che si distingue in Diritto Divino Rivelato (parola, sacramento,
successione apostolica) e Diritto Divino Naturale;
norme di Diritto Positivo Ecclesiastico.

Sviluppo della storia delle fonti


Nello sviluppo della storia delle fonti distinguiamo:



1. Raccolte del primo millennio

1.1.
Ius antuquum (fino al IV sec.)
1.1.1. Epistole
1.1.2. Scritti canonico-liturgici
1.2.
Collezioni antiche (V e VI sec.)
1.3.
Collezioni della riforma gregoriana(VII XI sec.)

2. Raccolte del secondo millennio.

Raccolte del primo millennio



Il I millennio caratterizzato dallo Ius antiquum (fino al VI sec. d.C.) periodo in cui si comincia
a configurare il Diritto nella Chiesa. Le primissime fonti non sono delle fonti prettamente giuridiche e
sono costituite da lettere e scritti canonico-liturgici.

1.1.1. Epistole

Gli scritti che fanno parte delle lettere non sono norme ne leggi, ma sono lettere con le quali
venivano suggerite delle regole di vita per la comunit. Esse sono:

- I lettera di Clemente Romano alla Chiesa di Corinto (96 d.C.);
- lettere di Ignazio dAntiochia;
- lettera di Barnaba.


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1.1.2. Scritti canonico-liturgici



Gli scritti, invece, che fanno parte del corpus canonico-liturgico, sono costituite da norme
giuridiche collegate alla vita liturgica e alle preoccupazioni pastorali di tutelare la comunione. Sono
scritti che vanno dal I secolo alla fine del IV secolo e gli obiettivi delle lettere sono: linsegnamento
della fede, della disciplina, del culto e della liturgia. Tra questi scritti troviamo:

- la Didach;
- la Traditio Apostolica di Ippolito, (considerato il pi antico ordinamento ecclesiastico e grazie
a queste opere veniamo alla conoscenza delle norme perlopi legate alla vita liturgica e ci
fanno vedere una comunit gi retta da un diritto).

Il periodo post Ius antiqum v dal IV sec fino alle fine del I millennio. In questo periodo si
comincia a sviluppare un diritto autonomo, che si sviluppa soprattutto dopo il 313, cio dopo leditto
di Milano. Una volta che si ha una situazione di pacificazione, cominciano una serie di sinodi e concili
legati al territorio e di conseguenza si comincia a delineare una gerarchia di fonti.

Con lattivit conciliare si comincia a sviluppare un Diritto autonomo, costituito dallattivit
conciliare e dalle decretali. Con questo termine inizialmente si intende una cosa e poi un'altra, poich
con lo stesso termine si intendono tipologie di documenti diversi perch c' stata unevoluzione
nell'uso del termine.

Inizialmente sono delle risposte pontificie ad una interpellanza da parte di un vescovo. La
risposta pontificia e la regola che essa indicava, riguardavano soltanto quel caso. una vera e propria
norma che ha una portata singolare, cio vale soltanto per quel caso.

Con il passare del tempo, data lautorevolezza della fonte, che il romano pontefice, i vescovi
cominciarono ad applicare le decretali nei casi analoghi e dunque per via di prassi, le decretali
cominciano ad avere una portata pi ampia, finch con il passare del tempo anche il romano
pontefice, se pur partendo da un caso particolare, cominci a dare una norma con valenza universale.
Da una norma singolare si passa ad una norma generale.

Tra il V e il VI secolo si comincia ad avere la necessit di raccogliere le varie fonti, i vari testi,
le varie norme prodotte per un duplice scopo: assicurarne la conservazione e la divulgazione. Proprio
in questa fase comincia la differenziazione tra Oriente e Occidente, perch in Oriente le fonti
comprendevano leggi ecclesiastiche e civili che si chiamano nomocanones, invece in Occidente le
collezioni comprendevano soltanto le leggi ecclesiastiche.

Unaltra fase va dal VII allXI secolo in cui troviamo le collezioni che precedono la riforma
gregoriana. Sono soprattutto penitenziali e capitolari. Il termine capitolare ha uno sviluppo:
inizialmente indicava lettere regali, del re, poi comincia ad indicare le costituzioni sinodali. Infine
entriamo nellXI secolo con le collezioni della riforma gregoriana e sono essenzialmente tre:

- il Decreto di Burcardo di Worms in cui pone i principi della nuova riforma;
- il Dictatus Pap che un indice dei Diritti della Santa Sede con lindicazione dei testi probanti;
- collezione dei 74 titoli, una sorta di liber manualis della curia romana e dei papi.

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Raccolte del secondo millennio



Dalla seconda met del XII secolo si entra nellet aurea del Diritto Canonico e questo termine
indica larco di tempo che va da Graziano (1140) al 1178, cio tutto il periodo avignonese. In questo
periodo si elabora una revisione e sistemazione del sistema giuridico. in questa fase che si forma il
Corpus Iuris Canonici come lavoro convergente delluniversit e dei padri.
Con la denominazione Corpus Iuris Canonici (CIC) si intende una raccolta di collezioni di natura
giuridica, di cui tre sono ufficiali e tre non ufficiali.

La prima raccolta, o prima parte del CIC, data dal Decretum Gratiani o meglio ancora
Concordia Discordantium Canonum. Graziano era un monaco che insegnava Diritto a Bologna e
scrisse la sua opera tra il 1120 e il 1140. Questopera nasce con un intento squisitamente didattico.
Cera la difficolt di reperire mille anni di fonti promulgate e prodotte da fonti diverse in tempi
diversi e in zone diverse e dunque una grande difficolt di conoscenza e di applicazione. Lui fece un
lavoro enorme di raccolta di tutte le fonti che erano state prodotte dalla Sacra Scrittura alle collezioni
antiche, alle costituzioni sinodali e conciliari e cerc di metterle insieme in maniera sistematica, cio
per argomento, cercando di ricondurre ad unit secondo criteri precisi quando queste fonti
apparivano contraddittorie tra di loro, mettendo a confronto i testi contraddittori sul medesimo
argomento della medesima materia. Propone unarmonizzazione spiegando le ragioni delle
contraddizioni e dando una sua soluzione da adottare. Ecco perch la sua unopera di raccolta di
testi ma anche di dottrina perch propone delle soluzioni. Ma questa opera non ha alcuna autorit
legale perch scritta a scopo didattico.

I testi in essa riportati conservano il loro valore originario in relazione alla gerarchia delle fonti
e pertanto non acquistano una nuova forza perch inseriti in questopera. Chiaramente fu un
successo per cui tutti i maestri cominciarono ad usare il testo di Graziano e lo esposero in maniera
esegetica-scolastica, tanto che i primi commentatori dellopera di Graziano si chiamano decretisti.

Due sono gli eventi che hanno suscitato il fiorire del Diritto: la riforma gregoriana nella quale
lattivit legislativa delle decretali occupano un posto di primo piano; nello stesso tempo il Decretum
Gratiani aveva suscitato anchesso una ripresa nellapprofondimento del diritto; pertanto si ha in
questo periodo uno sviluppo delle decretali che moltiplicandosi si sente il bisogno di farne delle
raccolte sistematiche. Vi furono diversi tentativi di raccolte ma rimasero sempre raccolte private; va
ricordata quella di Bernardo da Pavia per il fatto che, condizion positivamente le raccolte successive,
per la divisione in cinque libri: Iudex, Iudicium, Clerus, Connubia, Crimem, cio gerarchia, processo,
clero, matrimonio e diritto penale.

La seconda parte del Corpus Iurius Canonici il Liber extra che costituito dalle decretali di
Papa Gregorio IX. Gregorio IX si rende conto di trovarsi di fronte ad una mole immensa di decretali
che avevano lesigenza di essere sistemate, per questo motivo vuole raccogliere tutte le decretali
essenziali in un solo volume ed eliminare quelle superflue affidando questo compito a Raimondo da
Penafort. La collezione venne chiamata Compilatio e fu pubblicata il 5 novembre 1234. Questo tipo
di opera ufficiale perch promulgata dal legislatore ed esclusiva perch il papa stabil che le
decretali precedenti che non erano state inserite in questa raccolta perdevano valore di legge.

Terza parte del Corpus Iurius Canonici Liber sextus. Dopo il 1234 la produzione dei papi
continu. Papa Innocenzo IV (Sinibaldo Fieschi) produsse molte decretali soprattutto nei due Concili
di Lione. Nel 1296 Bonifacio VIII per superare lincertezza legislativa incaric una commissione di

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raccogliere tutti i testi legislativi promulgati dopo il 1234 in un unico libro che fu promulgata il 3 marzo
1298. Il papa avvertiva che dovevano ritenersi abrogate tutte le decretali successive a Gregorio IX che
non rientrassero in questa raccolta, pertanto da ritenersi autentica ed esclusiva anche questa
raccolta.

La quarta parte costituita dalle Clementine, collezione voluta da Clemente V che raccoglie
anchessa in cinque libri le sue decretali e le decisioni del Concilio di Vienna del 1331; la collezione fu
promulgata da Giovanni XXII, suo successore, il 25 ottobre 1317, ma questa raccolta ufficiale perch
promulgata ma non esclusiva. Il corpus lo si consider completo, infatti dur per i due secoli
successivi. Le altre due parti sono state inserite nel 1500.
La quinta parte costituita dalle Extravagantes, raccolta di 22 decretali di papa Giovanni
XXII. Nel 1500 in unedizione a stampa del CIC, un editore francese decise di inserire queste decretali
chiamandole Extravagantes.

La sesta parte data dalle Extravagantes communes, raccolta di 74 decretali pubblicate da
diversi pontefici che vanno da papa Urbano IV a papa Sisto IV e inserite nella stessa pubblicazione del
1500. Anche questi testi sono stati suddivisi per materia in cinque libri.

Del Corpus Iuris Canonici sono ufficiali la II, la III e la IV parte; non ufficiali sono la I, la V e la VI,
che rimase in vigore fino al 1917.

Ma dopo il 1500 non si ferma tutto, non si fanno raccolte sistematiche, per cui tutte le altre
raccolte, come le raccolte dei Canoni dei Concili o delle decisioni delle congregazione romane, non
hanno pi natura sistematica.

Gli Acta Sanctae Sedes, che un periodico, dal 1904 diventa un periodico ufficiale. Dal 1909
viene sostituito dagli Acta Apostolicae Sedes che il bollettino della Santa Sede, dove vengono
pubblicate le norme della Santa Sede

Il fenomeno della codificazione


Nel corso della storia della Chiesa abbiamo avuto due Codici, quello del 1917 e il Codice
attualmente in vigore, promulgato da papa Giovanni Paolo II, promulgato nel 1983. Il fenomeno della
codificazione prettamente moderno. Il primo Codice quello promulgato da Napoleone.
tra lOttocento e il Novecento che avviene la codificazione del Codice in una raccolta
sistematica che presenta articoli o canoni brevi.
Pio X, eletto papa alla morte di Leone XIII, allinizio del suo pontificato si rende conto che era
necessario per la Chiesa avere un Codice di Diritto Canonico e, il 19 marzo 1904 con il Motu Proprio
Arduum sane munus, istitu una commissione per la redazione del Codice di Diritto Canonico. La
commissione fu suddivisa in due sottocommissioni con due incontri settimanali che lavor fino al
1917. Il Codice fu promulgato nella Pentecoste del 1917 da papa Benedetto XV ed entr in vigore
nella Pentecoste del 1918.

Dobbiamo fare una distinzione tra istituzione, promulgazione ed entrata in vigore. Infatti, una
legge prima di entrare in vigore, ha bisogno di essere conosciuta e per questo motivo non entra subito
in vigore, ma larco di tempo che intercorre tra la promulgazione e lentrata in vigore viene chiamato
vacatio legis, in cui permangono le leggi precedenti. Nel Diritto Canonico listituzione e
promulgazione coincidono. Il momento dell'atto ufficiale con cui il legislatore intima lesistenza di una
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legge la promulgazione. Oggi il Codice del 1917, per distinguerlo da quello attualmente in vigore, lo
identifichiamo o come Codice del 1917 o Codice pio-benedettino.

Questo Codice, seguendo la tradizione canonistica assodata, suddiviso in cinque parti per
una scelta giuridica. Ebbe una portata straordinaria nella Chiesa e, successivamente fu istituita
lapposita commissione per interpretare le leggi.

Il Codice del 1917 rimase in vigore fino al 1959, quando papa Giovanni XXIII, il 29 gennaio
1959, nella Basilica di San Paolo diede un triplice annunzio. Infatti, in quelloccasione il papa annunzi:
un sinodo per la diocesi di Roma, un Concilio Ecumenico per la Chiesa universale e la revisione del
Codice di Diritto Canonico. Il progetto iniziale di Giovanni XXIII era quello di completare e coronare il
Sinodo e il Concilio con la revisione del Codice, perch riteneva che Codice e Concilio erano in stretta
relazione.

Anche in questo caso fu istituita una commissione che cominci a lavorare e subito si rese
conto che si dovevano sospendere i lavori perch non poteva effettivamente porre in essere unopera
di revisione del Codice allora in vigore fin quando non si fosse concluso il Concilio.

Concluso il Concilio, il nuovo papa Paolo VI, nel novembre del 1965, ricostitu la commissione
e diede i principi programmatici per la revisione del Codice di Diritto Canonico dando tre principi che
avrebbero dovuto guidare il lavoro di revisione:

Adeguamento del Codice alle mutate esigenze del popolo di Dio. Quando viene promulgata
una legge, questa corrisponde ad una realt storica con le sue caratteristiche, le sue esigenze,
i suoi principi e c' una corrispondenza perfetta tra la vita e la norma che esprime queste
caratteristiche, esigenze e principi. La legge fissa, ma la vita del popolo si sviluppa, quindi
gradualmente tra norma e vita si crea un distacco, uno iato. Le riforme legislative hanno il
compito di colmare questo divario che nel tempo si venuto a creare. Il diritto canonico non
sfugge a questo principio;
Fedelt al Concilio. Il Codice deve tradurre in formule di legge quelle che sono le acquisizioni
e lecclesiologia del Concilio.
Fedelt alla tradizione giuridico-canonica della Chiesa. Per capire questo terzo principio
dobbiamo sapere che nellimmediato post-concilio ci fu una ventata di spiritualismo che
andavano contro il Diritto. Proponevano il Codice come una raccolta di indicazioni pastorali,
per questo motivo Paolo VI intervenne dicendo che il Codice doveva essere un vero testo di
legge che si colloca nel solco di quella grande tradizione giuridico canonico della Chiesa.

Nel 1967 ci fu il primo sinodo dei vescovi, anche i padri sinodali diedero dei principi alla
commissione e sono 10. Il primo principio dice che il nuovo Codice deve mantenere lindole giuridica
del vecchio Codice. Chiaramente nel declinare questi principi hanno messo in luce i legami con il
concilio.

Dobbiamo puntualizzare una cosa del Diritto del 1917, infatti questi fu promulgato, come
detto, nella Pentecoste del 1917 ma nella Chiesa latina. Nel frattempo, quando furono avviati i lavori
per la codificazione latina, fu avviato il lavoro per la codificazione della Chiesa orientale e il lavoro fu
molto pi complesso, e questi lavori andarono a rilento fino al pontificato di Pio XII, il quale prese una
decisione: piuttosto che aspettare che fosse pronto tutto il Codice decise di promulgarlo man mano
che le varie parti erano pronte; questo assume il nome Codex Iuris Canonici Orientalis, tra il 42 e il 57
(CICO).
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La commissione post Concilio formata da Paolo VI si trov di fronte ad un dilemma: formare i
due Codici in parallelo oppure fare un Codice comune e due specifici? Il progetto che si volle portare
avanti fu quello del LEF (Lex Ecclesiae Fundamentalis).

LEF: Lat + Or Lex Ecclesiae Fundamentalis

La commissione si mosse sullo schema della LEF, e cio un Codice comune pi i due specifici.
Alla morte di Paolo VI, Giovanni Paolo II riprese i lavori per la revisione del Codice e volle che le varie
bozze del Codice rinnovato fossero sottoposte allepiscopato. I quesiti riguardano lopportunit di
promulgare una LEF e due Codici specifici e se piacesse ai vescovi la questione dello schema della LEF
loro inviato.

Le risposte non furono nette, allora Giovanni Paolo II decise di non promulgare la LEF, per cui
i canoni della LEF confluirono negli schemi dei due Codici. Il Codice fu promulgato il 25 gennaio 1983
con la Costituzione Apostolica Sacrae Disciplinae Leges ed entr in vigore il 27 novembre 1983
prima domenica dAvvento.

Lanno successivo, il papa, nomin la commissione di interpretazione autentica che poi
divenne Pontificio Consiglio per linterpretazione del testo di legge.

Analogamente in Oriente abbiamo la commissione che lavor e Giovanni Paolo II il 18 ottobre
1990 promulg il Codice dei Canoni delle Chiese orientali. Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium
che entr in vigore il 1 ottobre 1991.

Il nuovo Codice, superando la divisione classica in cinque libri, viene strutturato in sette libri:
1. Norme generali;
2. Il Popolo di Dio, corrispondente il LG;
3. La funzione di insegnare nella Chiesa;
4. La funzione di santificare nella Chiesa;
5. I beni temporali;
6. Le sanzioni nella Chiesa;
7. I processi.


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Il libro primo del Codice di Diritto Canonico


1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.

Struttura

Norme generali;
Il Popolo di Dio, corrispondente il LG;
La funzione di insegnare nella Chiesa;
La funzione di santificare nella Chiesa;
I beni temporali;
Le sanzioni nella Chiesa;
I processi.

Norme generali

Le norme generali sono il primo libro alla base non solo del codice di diritto canonico ma alla
base di ogni altra legge o costituzione nella chiesa.

Per comprendere limportanza del libro primo sufficiente leggere qualche canone del codice e
osservare come, con consequenzialit, tutto rimandi alle norme generali. In classe sono stati fatti i
seguenti esempi di canoni che, per essere pienamente compresi, hanno bisogno di attingere alle
norme generali:

Can. 1077 1.
Can. 1078 1.
Can. 134 1, 2 e 3.
Can. 85.
Can. 1073 (legge inabilitante).
Can. 14.
Can. 10.
Can. 107 1.


Il libro primo suddiviso in 11 titoli e questa strutturazione parte dalle fonti del diritto e dunque
dalle leggi ecclesiastiche che sono la prima fonte del diritto canonico e, via via, sviluppa le altre fonti
che sono la consuetudine, i decreti generali e gli atti amministrativi generali.


Gli undici titoli del libro primo sono preceduti da sei canoni introduttivi, atti a chiarire lo spazio
applicativo del codice.

Can. 1. Canones huius Codicis unam Ecclesiam latinam respiciunt.
Can. 1 - I canoni di questo Codice riguardano la sola Chiesa latina.
Il Can. 1 ci dice che "I canoni di questo codice riguardano la sola Chiesa Latina".

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Canon 2. Codex plerumque non definit ritus, qui in actionibus liturgicis


celebrandis sunt servandi; quare leges liturgicae hucusque vigentes vim suam
retinent, nisi earum aliqua Codicis canonibus sit contraria.
Can. 2 - Il Codice il pi delle volte non definisce i riti, che sono da osservarsi nel
celebrare le azioni liturgiche; di conseguenza le leggi liturgiche finora vigenti
mantengono il loro vigore, a meno che qualcuna di esse non sia contraria ai
canoni del Codice.
Can. 2. nella Chiesa esiste un diritto liturgico che dato dall'insieme delle norme che sono promulgate
dal legislatore e che precedono il libro liturgico. Da questo canone consegue che le leggi liturgiche
che sono vigore al momento dell'entrata in vigore del codice mantengono la loro forza e il loro vigore.

Canon 3. Codicis canones initas ab Apostolica Sede cum nationibus aliisve


societatibus politicis conventiones non abrogant neque iis derogant; eaedem
idcirco perinde ac in praesens vigere pergent, contrariis huius Codicis
praescriptis minime obstantibus.
Can. 3 - I canoni del Codice non abrogano le convenzioni stipulate dalla Sede
Apostolica con le nazioni o con le altre societ politiche n ad esse derogano; le
medesime perci continuano ad essere in vigore come al presente, non
opponendosi in alcun modo le disposizioni contrarie di questo Codice.
Can. 3. La Santa Sede, come organo della Chiesa Universale soggetto di diritto internazionale.
Quanto stabilito dagli accordi internazionali non modificato dal codice.

Canon 4. Iura quaesita, itemque privilegia quae, ab Apostolica Sede ad haec


usque tempora personis sive physicis sive iuridicis concessa, in usu sunt nec
revocata, integra manent, nisi huius Codicis canonibus expresse revocentur.
Can. 4 - I diritti acquisiti, e parimenti i privilegi che, concessi dalla Sede
Apostolica fino al presente alle persone sia fisiche sia giuridiche, sono in uso e
non revocati, permangono integri, a meno che non siano espressamente revocati
dai canoni di questo Codice.
Can. 4. I diritti acquisiti e i privilegi concessi dalla Sede Apostolica permangono a meno che non siano
revocati dal codice che, eventualmente deve esplicitare la revoca. Permangono quelli concessi dalla
sede apostolica, non altri.

Canon 5. 1. Vigentes in praesens contra horum praescripta canonum


consuetudines sive universales sive particulares, quae ipsis canonibus huius
Codicis reprobantur, prorsus suppressae sunt, nec in posterum reviviscere
sinantur; ceterae quoque suppressae habeantur, nisi expresse Codice aliud
caveatur, aut centenariae sint vel immemorabiles, quae quidem, si de iudicio
Ordinarii pro locorum ac personarum adiunctis submoveri nequeant, tolerari
possunt.
2. Consuetudines praeter ius hucusque vigentes, sive universales sive
particulares, servantur.
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Can. 5 - 1. Le consuetudini sia universali sia particolari vigenti al presente


contro le disposizioni di questi canoni, che sono riprovate dagli stessi canoni di
questo Codice, sono soppresse del tutto, n siano lasciate rivivere in futuro;
anche le rimanenti si ritengano soppresse, a meno che non sia disposto
espressamente altro dal Codice oppure siano centenarie o immemorabili; queste
appunto, se a giudizio dell'Ordinario non possono essere rimosse a causa di
circostanze di luoghi e di persone, possono essere tollerate.

2. Le consuetudini fuori del diritto finora vigenti, sia universali sia particolari,
sono conservate.

Can. 5 Una delle fonti del diritto il diritto consuetudinario. Nella nostra cultura una fonte di grande
rilievo. Cosa succede delle consuetudini? (consuetudine intesa come comportamento continuo e
costante di una comunit capace di ricevere le leggi che esso stesso fonte del diritto).

Diritto consuetudinario

Storicamente la prima fonte del diritto la comunit. Quando una comunit pone in essere un
comportamento continuo e costante e tutti i membri di una comunit si sentono vincolati a questo
comportamento, questa la consuetudine.

Le consuetudini possono essere di tre tipi (vedi Can. 23 e successivi):
1. Contrarie alla legge;
2. Secondo la legge;
3. Al di fuori della legge;

Sia quelle universali che particolari contrarie al codice cessano di avere parola, vengono abrogate.
Le altre, si ritengono soppresse a meno che:
1. Non sia detto diversamente nel codice
2. Non siano centenarie o immemorabili.




Canon 6. 1. Hoc Codice vim obtinente, abrogantur:
1 Codex Iuris Canonici anno 1917 promulgatus;
2 aliae quoque leges, sive universales sive particulares, praescriptis huius
Codicis contrariae, nisi de particularibus aliud expresse caveatur;
3 leges poenales quaelibet, sive universales sive particulares a Sede Apostolica
latae, nisi in ipso hoc Codice recipiantur;
4 ceterae quoque leges disciplinares universales materiam respicientes, quae
hoc Codice ex integro ordinatur.
2. Canones huius Codicis, quatenus ius vetus referunt, aestimandi sunt ratione
etiam canonicae traditionis habita.
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Can. 6 - 1. Entrando in vigore questo Codice, sono abrogati:


1) il Codice di Diritto Canonico promulgato nell'anno 1917;
2) anche le altre leggi, sia universali sia particolari, contrarie alle disposizioni di
questo Codice, a meno che non sia disposto espressamente altro circa quelle
particolari;
3) qualsiasi legge penale, sia universale sia particolare emanata dalla Sede
Apostolica, a meno che non sia ripresa in questo stesso Codice;
4) cos pure tutte le altre leggi disciplinari universali riguardanti materia, che
viene ordinata integralmente da questo Codice.

2. I canoni di questo Codice, nella misura in cui riportano il diritto antico, sono
da valutarsi tenuto conto anche della tradizione canonica.
Can. 6 1 Ci dice cosa succede di tutto il diritto positivo precedente il codice. Il canone 6 entra nello
specifico del diritto positivo ecclesiastico.

1) Il n. 1 del primo comma abroga tutte le norme applicative e le interpretazioni autentiche del codice
del 1917.

2) Vengono poi date tre precise disposizioni per le altre leggi non contenute nel codice del 17 ma
emanate successivamente. C' un'eccezione per l'abrogazione delle leggi particolari. La non
abrogazione facilmente verificabile da espressioni come "salvo il diritto proprio...", "a meno che
non sia stabilito diversamente...".

3) Le leggi penali sono quelle che stabiliscono un diritto e infliggono una pena. Il diritto penale
sottoposto a rigidi principi di legalit "nullum crimen sine legge, nulla pena sine legge" "non c' delitto
se non previsto dalla legge, non si pu infliggere una pena se non previsto dalla legge". Il
legislatore ci dice che l'unico criterio per conoscere il diritto penale il codice, l'unica fonte. Se la
legge penale era stata emanata da un'altra autorit cessa se contraria al codice.

4) Al #4 vediamo abrogata una terza categoria di leggi, quelle disciplinari universali che riguardano
una materia che viene ordinata integralmente dal codice

Legge universale

Si definisce legge universale una legge che riguarda tutta la chiesa universale (principio di
territorialit). Sono altres universali le leggi che riguardano una categoria di persona.
Specularmente sono leggi particolari quelle che riguardano una parte territoriale della Chiesa o,
specularmente, sono leggi particolari quelle che riguardano una parte di una categoria di persone.
Es. legge per i chierici o per i religiosi legge universale. Legge che riguarda l'istituto religioso tal
dei tali legge particolare




Can. 6 2 I canoni sono da valutarsi anche tenuto conto della tradizione canonica. Offre un principio
ermeneutico. Il diritto antico perde la forza di legge ma mantiene un'ermeneutica per la
comprensione del nuovo diritto.
22

Titolo VI: Le persone fisiche e giuridiche


Le persone fisiche e giuridiche

Capitolo I - La condizione canonica delle persone fisiche
Capitolo II- Le persone giuridiche

Iniziamo ad analizzare i singoli canoni e cominciamo dal canone 96, contenuto nel Titolo VI, sezione
che riguarda le persone fisiche e giuridiche e che si articola in due capitoli: il primo dedicato a La
condizione canonica delle persone fisiche, il secondo dedicato a Le persone giuridiche. Ma come
mai questa differenza? Questa distinzione data perch c una differenza sostanziale tra persone
giuridiche e le persone giuridiche. Infatti, mentre le persone fisiche esistono a prescindere dal Codice,
le persone giuridiche esistono nel Codice di Diritto canonico. Quello che a noi interessa prendere
in considerazione la condizione nella quale la singola persona fisica si viene a trovare dentro
lordinamento canonico.
Cominciamo a vedere la struttura del capitolo I di questo Titolo.
Il Titolo VI del Codice comincia con il canone 96 che il canone fondante, di base e questo perch
esso ci dice come si colloca la persona fisica allinterno dellordinamento canonico.
Can. 96 - Baptismo homo Ecclesiae Christi incorporatur et in eadem constituitur
persona, cum officiis et iuribus quae christianis, attenta quidem eorum
condicione, sunt propria, quatenus in ecclesiastica sunt communione et nisi
obstet lata legitima sanctio.
Can. 96 - Mediante il Battesimo luomo incorporato alla Chiesa di Cristo e in
essa costituito persona, con i doveri e i diritti che ai cristiani, tenuta presente la
loro condizione, sono propri, in quanto sono nella comunione ecclesiastica e
purch non si frapponga una sanzione legittimamente inflitta.
Il Can. 96 a fondamento e ci dice come si colloca la persona fisica nel diritto canonica.

I Canoni seguenti mettono in evidenza quattro elementi che determinano la condizione canonica
della persona fisica:


1. Et

2. Luogo

3. Parentela

4. Rito

Il canone 96 prende in considerazione lincorporazione della persona nella Chiesa mediante il
battesimo. Il legislatore afferma che il battesimo che incorpora la persona nella Chiesa di Cristo e ci
dice implicitamente che il battesimo, anche se ricevuto in una Chiesa non in piena comunione con la
Chiesa Cattolica, ugualmente incorporato nella Chiesa di Cristo. Il battesimo ha due effetti
immediati: incorpora nella Chiesa di Cristo e costituisce persona nella Chiesa, titolare di diritti e di
doveri. Ma quali diritti e doveri conferisce? Rende titolari dei diritti e dei doveri dei cristiani. Ma questi
diritti e doveri non sono uguali per tutti, ma sono relativi alla condizione in cui il soggetto viene a
trovarsi allinterno dellordinamento canonico. Questa condizione varia per Diritto Divino o per Diritto
Positivo Ecclesiastico. La variazione di Diritto Divino la variazione sacramentale in cui una persona
si trova (sposato, ordinato presbitero o vescovo). Tale differenziazione pu avvenire anche allinterno
del Diritto Positivo Ecclesiastico (il parroco ha diritti e doveri diversi dal vicario parrocchiale).
23


Per comprendere tale distinzione ci aiuta il canone 207 in cui distingue nel 1 lordine istituzionale
dove si distinguono i chierici dai laici e nel 2 lordine della grazia in cui tra chierici e laici emergono i
religiosi:

Canon 207. 1. Ex divina institutione, inter christifideles sunt in Ecclesia
ministri sacri, qui in iure et clerici vocantur; ceteri autem et laici nuncupantur.
2. Ex utraque hac parte habentur christifideles, qui professione consiliorum
evangelicorum per vota aut alia sacra ligamina, ab Ecclesia agnita et sancita,
suo peculiari modo Deo consecrantur et Ecclesiae missioni salvificae prosunt;
quorum status, licet ad hierarchicam Ecclesiae structuram non spectet, ad eius
tamen vitam et sanctitatem pertinet.

Can. 207 - 1. Per istituzione divina vi sono nella Chiesa tra i fedeli i ministri
sacri, che nel diritto sono chiamati anche chierici; gli altri poi sono chiamati
anche laici.
2. Dagli uni e dagli altri provengono fedeli i quali, con la professione dei
consigli evangelici mediante voti o altri vincoli sacri, riconosciuti e sanciti dalla
Chiesa, in modo speciale sono consacrati a Dio e dnno incremento alla missione
salvifica della Chiesa; il loro stato, quantunque non riguardi la struttura
gerarchica della Chiesa, appartiene tuttavia alla sua vita e alla sua santit.

Ma torniamo al canone 96 e analizzandolo ancora pi a fondo vediamo due clausole limitative.
Quest'ambito dei diritti e dei doveri pieno se si realizzano due condizioni: se il soggetto nella
comunione ecclesiastica e se il soggetto non in corso in una sanzione legittimamente inflitta. Al
contrario: lambito dei diritti e dei doveri limitato se il soggetto non nella comunione ecclesiastica
e se il soggetto in corso in una sanzione legittimamente inflitta.


Clausole limitative. Quest'ambito dei diritti e doveri pieno se si realizzano queste due condizioni:


1. Il soggetto in piena comunione ecclesiastica;

2. Il soggetto non incorso in una sanzione legittimamente inflitta;


Per capire meglio, da altra prospettiva: l'ambito dei diritti e doveri limitato se:

1. Il soggetto non in piena comunione ecclesiastica;
Il soggetto incorso in una sanzione legittimamente inflitta;

Esaminiamo queste due clausole limitative:
Comunione ecclesiastica.
Per vedere quali sono i criteri perch si abbia la piena comunione ecclesiastica dobbiamo andare al
canone 205:
Canon 205. Plene in communione Ecclesiae catholicae his in terris sunt illi
baptizati, qui in eius compage visibili cum Christo iunguntur, vinculis nempe
professionis fidei, sacramentorum et ecclesiastici regiminis.
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Can. 205 - Su questa terra sono nella piena comunione della Chiesa cattolica
quei battezzati che sono congiunti con Cristo nella sua compagine visibile, ossia
mediante i vincoli della professione di fede, dei sacramenti e del governo
ecclesiastico.

Da questo canone vediamo che i criteri per essere in piena comunione ecclesiastica sono 3:
1. comunione di fede;
2. sacramenti;
3. governo ecclesiastico.

Altra cosa che notiamo in questo canone che specifica lambito della Chiesa cattolica a differenza
della Chiesa di Cristo del canone 96.
Ma cosa lede la piena comunione? I vincoli della piena comunione possono essere allentati o infranti
con lapostasia, leresia e lo scisma. Per vedere cosa sono lapostasia, leresia e lo scisma dobbiamo
andare al canone 751:

Canon 751. Dicitur haeresis, pertinax, post receptum baptismum, alicuius
veritatis fide divina et catholica credendae denegatio, aut de eadem pertinax
dubitatio; apostasia, fidei christianae ex toto repudiatio; schisma, subiectionis
Summo Pontifici aut communionis cum Ecclesiae membris eidem subditis
detrectatio.
Can. 751 - Vien detta eresia, lostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo,
di una qualche verit che si deve credere per fede divina e cattolica, o il dubbio
ostinato su di essa; apostasia, il ripudio totale della fede cristiana; scisma, il
rifiuto della sottomissione al Sommo Pontefice o della comunione con i membri
della Chiesa a lui soggetti.

(Da stare attenti in questo canone allaggettivo pertinax, cio ostinata negazione o dubbio
ostinato).
Eresia: ostinata (pertinax) negazione di una verit che si deve credere per fede divina o Cattolica, o il
dubbio ostinato su di essa.

Apostasia: il rifiuto totale della fede cristiana

Scisma: lo scisma interagisce pi sul piano disciplinare ed il rifiuto della sottomissione al Romano
Pontefice



Seconda clausola limitativa:

Mancata comunione ecclesiastica.
Questa clausola riguarda quei fedeli che, anche se sono in piena comunione con la Chiesa, possono
vedere limitato lesercizio dei loro diritti e doveri da una sanzione legittimamente inflitta. Quando
diciamo legittimamente stiamo dicendo in conformit alla legge, e qui siamo nel campo del diritto
penale, Libro VI, che prevede quali sono i delitti e quali sono le pene in conseguenza dei delitti. Infatti,
la Chiesa ha il diritto di punire quei fedeli che hanno commesso un qualche delitto.

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Canon 1311. Nativum et proprium Ecclesiae ius est christifideles delinquentes


poenalibus sanctionibus coercere.
Can. 1311 - La Chiesa ha il diritto nativo e proprio di costringere con sanzioni
penali i fedeli che hanno commesso delitti.

Questo canone ci dice che esso un diritto nativo. Questo va soggetto al duplice criterio di nullit:
Nullum crimen, nulla poena sine praevia lege poenali. Per poter infliggere una pena si deve fare
secondo i procedimenti stabiliti secondo il diritto purch non si frapponga una sanzione
legittimamente inflitta.
Le pene possono essere di due tipi:

Canon 1312. 1. Sanctiones poenales in Ecclesia sunt:
1 poenae medicinales seu censurae, quae in cann. 1331-1333 recensentur;
2 poenae expiatoriae, de quibus in can. 1336.
2 et 3 [...]

Can .1312 - 1. Le sanzioni penali nella Chiesa sono:


1 le pene medicinali o censure, elencate nei cann. 1331 - 1333;
2 le pene espiatorie di cui nel can. 1336.
2 e 3 [...]

2. La legge pu stabilire altre pene espiatorie, che privano il fedele di qualche bene spirituale o
temporale e siano congruenti con il fine soprannaturale della Chiesa.
3. Sono inoltre impiegati rimedi penali e penitenze, quelli soprattutto per prevenire i delitti, queste
piuttosto per sostituire la pena o in aggiunta ad essa.

Quali sono le pene medicinali?
Canon 1331. 1. Excommunicatus vetatur:
1 ullam habere participationem ministerialem in celebrandis Eucharistiae
Sacrificio vel quibuslibet aliis cultus caerimoniis;
2 sacramenta vel sacramentalia celebrare et sacramenta recipere;
3 ecclesiasticis officiis vel ministeriis vel muneribus quibuslibet fungi vel actus
regiminis ponere.
2. Quod si excommunicatio irrogata vel declarata sit, reus:
1 si agere velit contra praescriptum 1, n. 1, est arcendus aut a liturgica actione
est cessandum, nisi gravis obstet causa;
2 invalide ponit actus regiminis, qui ad normam 1, n. 3, sunt illiciti;
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3 vetatur frui privilegiis antea concessis;


4 nequit valide consequi dignitatem, officium aliudve munus in Ecclesia
5 fructus dignitatis, officii, muneris cuiuslibet, pensionis, quam quidem habeat
in Ecclesia, non facit suos.

Can 1331 - 1. Allo scomunicato fatto divieto:


1 di prendere parte in alcun modo come ministro alla celebrazione del Sacrificio
dellEucarestia o di qualunque altra cerimonia di culto pubblico;
2 di celebrare sacramenti o sacramentali e di ricevere i sacramenti;
3 di esercitare funzioni in uffici o misteri o incarichi ecclesiastici qualsiasi, o di
porre atti di governo.

2. Se la scomunica fu inflitta o dichiarata, il reo:


1 se vuole agire contro il disposto del 1, n. 1, deve essere allontanato o si deve
interrompere lazione liturgica, se non si opponga una causa grave:
2 pone invalidamente gli atti di governo, che a norma del 1, n. 3 sono illeciti;
3 incorre nel divieto di far uso dei privilegi a lui connessi in precedenza:
4 non pu conseguire validamente dignit, uffici o altro incarico nella Chiesa;
5 non si appropria dei frutti della dignit, dellufficio, di qualunque altro
incarico, della della pensione, che abbia effettivamente nella Chiesa.

Cosa linterdetto?

Canon 1332. Interdictus tenetur vetitis, de quibus in can. 1331 1, nn. 1 et 2;
quod si interdictum irrogatum vel declaratum sit, praescriptum can. 1331 2, n.
1 servandum est.
Can. 1332 - Chi interdetto tenuto dai divieti di cui nel can. 1331, 1, nn.1 e 2;
che se linterdetto fu inflitto o dichiarato si deve osservare il disposto del can.
1331, 2, n.1.

Cosa la sospensione?

Canon 1333. 1. Suspensio, quae clericos tantum afficere potest, vetat:
1 vel omnes vel aliquos actus potestatis ordinis;
2 vel omnes vel aliquos actus potestatis regiminis;

27

3 exercitium vel omnium vel aliquorum iurium vel munerum officio


inhaerentium.
2. In lege vel praecepto statui potest, ut post sententiam condemnatoriam vel
declaratoriam actus regiminis suspensus valide ponere nequeat.
3. Vetitum numquam afficit:
1 officia vel regiminis potestatem, quae non sint sub potestate Superioris
poenam constituentis;
2 ius habitandi, si quod reus ratione officii habeat;
3 ius administrandi bona, quae ad ipsius suspensi officium forte pertineant, si
poena sit latae sententiae.
4. Suspensio vetans fructus, stipendium, pensiones aliave eiusmodi percipere,
obligationem secumfert restituendi quidquid illegitime, quamvis bona fide,
perceptum sit.

1333 1. La sospensione, che pu essere applicata soltanto ai chierici, vieta:


1 tutti od alcuni atti della potest di ordine;
2 tutti od alcuni atti della potest di governo;
3 lesercizio di tutti od alcuni diritti o funzioni inerenti lufficio.
2. Nella legge o nel precetto si pu stabilire che dopo la sentenza di condanna o
chi dichiara la pena, chi sospeso non possa porre validamente atti di governo.
3. Il divieto non tocca mai:
1 gli uffici o la potest di governo che non ricadano sotto la potest del Superiore
che ha costituito la pena;
2 il diritto di abitare se il reo lo abbia in ragione dellufficio;
3 il diritto di amministrare i beni, che eventualmente appartengono allufficio
di colui che sospeso, se la pena sia latae sententiae.
4. La sospensione che vieta di percepire i frutti, lo stipendio, le pensioni o altro,
comporta lobbligo della restituzione di quanto fu illegittimamente percepito,
anche se in buona fede.


Quali sono le pene espiatorie?

Canon 1336. 1. Poenae expiatoriae, quae delinquentem afficere possunt aut in
perpetuum aut in tempus praefinitum aut in tempus indeterminatum, praeter
alias, quas forte lex constituerit, hae sunt:
1 prohibitio vel praescriptio commorandi in certo loco vel territorio;
28

2 privatio potestatis, officii, muneris, iuris, privilegii, facultatis, gratiae, tituli,


insignis, etiam mere honorifici;
3 prohibitio ea exercendi, quae sub n. 2 recensentur, vel prohibitio ea in certo
loco vel extra certum locum exercendi; quae prohibitiones numquam sunt sub
poena nullitatis;
4 translatio poenalis ad aliud officium;
5 dimissio e statu clericali.
2. Latae sententiae eae tantum poenae expiatoriae esse possunt, quae in 1, n.
3 recensentur.

Can. 1336 - 1. Le pene espiatorie, che possono essere applicate a un delinquente


in perpetuo oppure per un tempo prestabilito o indeterminato, oltre alle altre che
la legge pu eventualmente aver stabilito, sono queste:
1 la proibizione o lingiunzione di dimorare in un determinato luogo o territorio;
2 la privazione della potest, dellufficio, dellincarico, di un diritto, di un
privilegio, di una facolt, di una grazia, di un titolo, di uninsegna, anche se
semplicemente onorifica;
3 la proibizione di esercitare quanto si dice nel n. 2, odi farlo in un determinato
luogo o fuori di esso; queste proibizioni non sono mai sotto pena di nullit;
4 il trasferimento penale ad altro ufficio;
5 la dimissione dallo stato clericale.

2. Soltanto le pene espiatorie recensite nel 1, n.3, possono essere pene latae
sententiae.



Le scomuniche possono essere di due tipi:

Latae sententiae, scomunica che scatta automaticamente quando si commette un delitto, ipso facto,
come ad esempio laborto. Can 1364;
Ferendae sententie, scomunica che inflitta, secondo le norme del Codice, in seguito ad un processo.

Per spiegare la differenza tra latae sententiae e ferendae sententie dobbiamo tornare ad analizzare il
canone 1331 2. Infatti in questo canone troviamo il termine inflitta che fa riferimento al ferendae
sententiae, e troviamo anche il termine dichiarata che fa riferimento al latae sententiae. Quindi
lautorit ecclesiastica non fa altro che dichiarare formalmente che la scomunica in corso.

NOTA PER IL LETTORE: QUI TERMINA LA LUNGA SPIEGAZIONE DEL CANONE 96



29

Torniamo alla condizione canonica della persona. (et, luogo, parentela, rito)

Elementi che determinano la condizione canonica delle persone fisiche:

1. Et


2. Luogo

3. Parentela
4. Rito

Et

il Codice di Diritto canonico conosce, come del resto tutte le legislazioni, la distinzione tra
maggiorenne e minorenne.

Canon 97. 1. Persona quae duodevigesimum aetatis annum explevit, maior est;
infra hanc aetatem, minor.
2. Minor, ante plenum septennium, dicitur infans et censetur non sui compos,
expleto autem septennio, usum rationis habere praesumitur.
Can. 97 - 1. La persona che ha compiuto diciotto anni, maggiorenne; sotto
tale et, minorenne.
2. Il minorenne, prima dei sette anni compiuti, viene detto bambino e lo si ritiene
non responsabile dei suoi atti, compiuti per i sette anni, si presume che abbia
luso di ragione.

Al 1 stabilisce la differenza tra maggiorenne e minorenne e stabilisce che si diventa maggiorenni al
compimento del 18anno d'et.
Il Can. 98, 1 ci dice cosa cambia con il diventare maggiorenne:

Per capire questa differenza dobbiamo distinguere capacit giuridica e di agire:
- la capacit giuridica l'essere titolare di diritti e di doveri. Ce lha chiunque.
- la capacit di agire la capacit di esercitare personalmente i diritti e i doveri di cui si titolari,
e ci avviene con la maggiore et. La differenza tra maggiorenne e minorenne ci viene data
dal canone 98:

Canon 98. 1. Persona maior plenum habet suorum iurium exercitium.
2. Persona minor in exercitio suorum iurium potestati obnoxia manet parentum
vel tutorum, iis exceptis in quibus minores lege divina aut iure canonico ab
eorum potestate exempti sunt; ad constitutionem tutorum eorumque potestatem
quod attinet, serventur praescripta iuris civilis, nisi iure canonico aliud caveatur,
aut Episcopus dioecesanus in certis casibus iusta de causa per nominationem
alius tutoris providendum aestimaverit.
Can. 98 - 1. La persona maggiorenne ha il pieno esercizio dei suoi diritti.
2. La persona minorenne nellesercizio dei suoi diritti rimane sottoposta alla
potest dei genitori o dei tutori, eccetto per quelle cose nelle quali i minorenni
30

sono esenti per legge divina o per diritto canonico; per ci che attiene alla
costituzione dei tutori e alla loro potest, si osservino le disposizioni del diritto
civile, a meno che non si disponga altro dal diritto canonico, o il Vescovo
diocesano in casi determinati abbia per giusta causa stimato doversi provvedere
con la nomina di un altro tutore.

Canonizzazione della legge civile



Esiste un meccanismo di canonizzazione della legge civile, e cio un rimando del codice a leggi civili.
Tale meccanismo regolato dal can. 22.

Can. 22 - Le leggi civili alle quali il diritto della Chiesa rimanda, vengono osservate nel diritto
canonico con i medesimi effetti, in quanto non siano contrarie al diritto divino e se il diritto
canonico non dispone altriment



Come abbiamo letto nel canone 98 2, la condizione delle persone minorenni, pur essendo titolari di
diritti e doveri, sono sottoposti allautorit dei genitori o dei tutori. Quindi il minorenne sottoposto
alla potest dei genitori o dei tutori. Ad aiutarci il 2 del canone 98 che ci colloca la condizione
canonica del minorenne e a diversi livelli.

Il 2 colloca a diversi livelli la condizione canonica del minorenne. All'interno della categoria
minorenne, il legislatore fa una distinzione nel Can. 97 2

Canon 97. 1. Persona quae duodevigesimum aetatis annum explevit, maior est;
infra hanc aetatem, minor.
2. Minor, ante plenum septennium, dicitur infans et censetur non sui compos,
expleto autem septennio, usum rationis habere praesumitur.
Can. 97 1. La persona che ha compiuto diciotto anni, maggiorenne; sotto
tale et, minorenne.
2. Il minorenne, prima dei sette anni compiuti, viene detto bambino e lo si
considera non responsabile dei suoi atti, compiuti per i sette anni, si presume
che abbia l'uso di ragione

Prima dei sette anni il bambino non responsabile delle sue azioni. Il canone 97 1 dice che il
minorenne colui che non ha raggiunto i 18 anni di et. Nel 2, invece, troviamo una distinzione in
cui si dice che il minorenne prima dei sette anni compiuti chiamato bambino e non responsabile
dei suoi atti, ma dopo i sette anni si presume cha abbia luso della ragione.

Nel canone 11, invece, troviamo tre criteri per situare il minorenne allinterno della Chiesa cattolica.
Essi sono: ecclesiologico, psicologico e cronologico. Il criterio cronologico ci dice che bisogna aver
compiuto sette anni det per essere sottoposto alle leggi ecclesiastiche.

Canon 11. Legibus mere ecclesiasticis tenentur baptizati in Ecclesia catholica vel
in eandem recepti, quique sufficienti rationis usu gaudent et, nisi aliud iure
expresse caveatur, septimum aetatis annum expleverunt.
31

Can. 11 - Alle leggi puramente ecclesiastiche sono tenuti i battezzati nella Chiesa
cattolica o in essa accolti, e che godono di sufficientemente uso di ragione e, a
meno che non sia disposto espressamente altro dal diritto, hanno compiuto il
settimo anno di et.

Torniamo al 98 2. Afferma che nell'esercizio dei suoi diritti rimane sottoposta alla potest dei
genitori o dei tutori e pone immediatamente una eccezione per quelle cose nelle quali i minorenni
sono esenti dalla loro potest per legge divina o per diritto canonico. Vi sono dunque delle materie
nelle quali i minorenni sono esenti da potest genitoriale possono derivare dal diritto divino o da
quello ecclesiastico.

Riguardo il battesimo:
Canon 865. 1. Ut adultus baptizari possit, oportet voluntatem baptismum
recipiendi manifestaverit, de fidei veritatibus obligationibusque christianis
sufficienter sit instructus atque in vita christiana per catechumenatum sit
probatus; admoneatur etiam ut de peccatis suis doleat.
2. Adultus, qui in periculo mortis versatur, baptizari potest si, aliquam de
praecipuis fidei veritatibus cognitionem habens, quovis modo intentionem suam
baptismum recipiendi manifestaverit et promittat se christianae religionis
mandata esse servaturum.
Can. 865 - 1. Affinch un adulto possa essere battezzato, necessario che abbia
manifestato la volont di ricevere il battesimo, sia sufficientemente istruito nelle
verit della fede e sui doveri cristiani e sia provato nella vita cristiana per mezzo
del catecumenato; sia anche esortato a pentirsi dei propri peccati.
2. Ladulto, che si trova in pericolo di morte, pu essere battezzato
qualora, avendo una qualche conoscenza delle verit principali della fede, in
qualunque modo abbia manifestato lintenzione di ricevere il battesimo e
prometta che osserver i comandamenti della religione cristiana.

Per la Confermazione:
Canon 866. Adultus qui baptizatur, nisi gravis obstet ratio, statim post baptismum
confirmetur atque celebrationem eucharisticam, communionem etiam
recipiendo, participet.
Can. 866 - Ladulto che viene battezzato, se non vi si oppone una grave ragione,
subito dopo il battesimo riceva la confermazione e partecipi alla celebrazione
eucaristica, ricevendo anche la comunione.

Per il Matrimonio:
Canon 1083. 1. Vir ante decimum sextum aetatis annum completum, mulier
ante decimum quartum item completum, matrimonium validum inire non
possunt.
2. Integrum est Episcoporum conferentiae aetatem superiorem ad licitam
matrimonii celebrationem statuere.
32

Can. 1083 - 1. Luomo prima dei sedici anni compiuti, la donna prima dei
quattordici pure compiuti, non possono celebrare un valido matrimonio.
2. La Conferenza Episcopale libera di fissare una et maggiore per la lecita
celebrazione del matrimonio.


Per lingresso in noviziato:

Canon 643. 1. Invalide ad novitiatum admittitur: 1 qui decimum septimum
aetatis annum nondum compleverit; [...]

Can. 643 - 1 ammesso invalidamente al noviziato:


1 chi non ha ancora compiuto 17 anni di et; [...]

Invece, quei diritti che derivano dalla legge positiva ecclesiastica sono:

Canon 105. 1. Minor necessario retinet domicilium et quasi-domicilium illius,
cuius potestati subicitur. Infantia egressus potest etiam quasi-domicilium
proprium acquirere; atque legitime ad normam iuris civilis emancipatus, etiam
proprium domicilium.
2. Quicumque alia ratione quam minoritate, in tutelam vel curatelam legitime
traditus est alterius, domicilium et quasi-domicilium habet tutoris vel curatoris.
Can. 105 - 1. Il minorenne ritiene necessariamente il domicilio e il quasidomicilio di colui alla cui potest soggetto. Uscito dallinfanzia pu acquistare
anche un proprio quasi-domicilio; e legittimamente emancipato a norma del
diritto civile, anche un domicilio proprio.
2. Chiunque per una ragione diversa dalla minore et stato affidato
legittimamente in tutela o in curatela di un altro, ha il domicilio e il quasidomicilio del tutore o del curatore.

Per fare da padrino;

Canon 874. 1. Ut quis ad munus patrini suscipiendum admittatur, oportet:
1 ab ipso baptizando eiusve parentibus aut ab eo qui eorum locum tenet aut, his
deficientibus, a parocho vel ministro sit designatus atque aptitudinem et
intentionem habeat hoc munus gerendi;
2 decimum sextum aetatis annum expleverit, nisi alia aetas ab Episcopo
dioecesano statuta fuerit vel exceptio iusta de causa parocho aut ministro
admittenda videatur;
33

3 sit catholicus, confirmatus et sanctissimum Eucharistiae sacramentum iam


receperit, idemque vitam ducat fidei et muneri suscipiendo congruam;
4 nulla poena canonica legitime irrogata vel declarata sit innodatus;
5 non sit pater aut mater baptizandi.
2. Baptizatus ad communitatem ecclesialem non catholicam pertinens, nonnisi
una cum patrino catholico, et quidem ut testis tantum baptismi, admittatur.

Can. 874 - 1. Perch uno possa essere ammesso allincarico di padrino


necessario che:
1 sia designato dallo stesso battezzando o dai suoi genitori o da chi ne fa le veci
oppure, mancando questi, dal parroco o dal ministro e abbia lattitudine e
lintenzione di esercitare questo incarico;
2 abbia compiuto i sedici anni, a me no che da Vescovo diocesano non sia stata
stabilita unaltra et, oppure al parroco o al ministro non sembri opportuno, per
giusta causa, ammettere leccezione;
3 sia cattolico, abbia gi ricevuto la confermazione e il santissimo sacramento
dellEucarestia, e conduca una vita conforme alla fede e allincarico che assume;
4 non sia irretito da alcuna pena canonica legittimamente inflitta o dichiarata;
5 non sia il padre o la madre del battezzando.
2. Non venga ammesso un battezzato che appartenga ad una comunit
ecclesiale non cattolica, se non insieme ad un padrino cattolico e soltanto come
testimone del battesimo.

Per scegliere la Chiesa rituale;
Canon 111. 1. [...] 2. Quilibet baptizandus qui quartum decimum aetatis
annum expleverit, libere potest eligere ut in Ecclesia latina vel in alia Ecclesia
rituali sui iuris baptizetur; quo in casu, ipse ad eam Ecclesiam pertinet quam
elegerit.
Can. 111 - 1 [...] 2. Qualsiasi battezzando che abbia compiuto quattordici anni
di et, pu liberamente scegliere di essere battezzato nella Chiesa latina o in
unaltra Chiesa rituale di diritto proprio; nel qual caso, egli appartiene a quella
Chiesa che avr scelto.

Canon 112. 1. Post receptum baptismum, alii Ecclesiae rituali sui iuris
adscribuntur:
[...] 3 filii eorum, de quibus in nn. 1 et 2, ante decimum quartum aetatis annum
completum itemque, in matrimonio mixto, filii partis catholicae quae ad aliam
Ecclesiam ritualem legitime transierit; adepta vero hac aetate, iidem possunt ad
latinam Ecclesiam redire. [...]
34

Can. 112 - 1. Dopo aver ricevuto il battesimo, sono ascritti a unaltra Chiesa
rituale di diritto proprio:
[...] 3 i figli di quelli di cui nei nn. 1 e 2, prima del compimento dei quattordici
anni di et e parimenti, nel matrimonio misto, i figli della parte cattolica, che sia
passata legittimamente a unaltra Chiesa rituale; raggiunta per questa et, i
medesimi possono ritornare alla Chiesa latina. [...]

Tutori

I tutori sono coloro che esercitano la potest sui minorenni in caso di assenza dei genitori o in caso
di incapacit dei genitori. Per quanto riguarda la costituzione dei tutori e dei loro poteri il codice
non da alcuna normativa e rimanda al codice civile. un esempio di canonizzazione della legge
civile e consiste in quel processo di ricezione della legge civile cui abbiamo accennato nella scheda
precedente. Pu accadere anche che il Vescovo diocesano nomini egli stesso un tutore.




C una categoria di fedeli che, a prescindere dallet, vengono equiparati agli infanti e sono
abitualmente coloro che non hanno luso della ragione e quindi non responsabili dei loro atti:

Canon 99. Quicumque usu rationis habitu caret, censetur non sui compos et
infantibus assimilatur.
Can. 99 - Chiunque manca abitualmente delluso di ragione, lo si ritiene non
responsabile dei suoi atti ed assimilato ai bambini.
Elementi che determinano la condizione canonica delle persone fisiche:


1. Et
2. Luogo


3. Parentela
4. Rito

Luogo


Ora andiamo allaltra condizione canonica della persona che il LUOGO. Il luogo ci dice
lappartenenza e la giurisdizione della persona (salvo la chiesa che ha giurisdizione territoriale) e ci
dice anche la soggezione di un soggetto alle leggi particolari.
Nel luogo distinguiamo tre elementi: il luogo dorigine, il domicilio e il quasi-domicilio. Il legislatore ci
d delle definizioni nel Can. 100 che non va spiegato.

Canon 100. Persona dicitur: incola, in loco ubi est eius domicilium; advena, in
loco ubi quasi-domicilium habet; peregrinus, si versetur extra domicilium et
quasi-domicilium quod adhuc retinet; vagus, si nullibi domicilium habeat vel
quasi-domicilium.
Can. 100 -La persona viene detta: abitante, nel luogo in cui il suo domicilio;
dimorante, nel luogo in cui ha il quasi-domicilio; forestiero, se si trova fuori del
35

domicilio e del quasi-domicilio che ancora ritiene; girovago, se non ha in alcun


luogo il domicilio o il quasi-domicilio.

Ma come si acquisisce il domicilio e il quasi-domicilio? Ce lo dice il canone 102:
Canon 102. 1. Domicilium acquiritur ea in territorio alicuius paroeciae aut
saltem dioecesis commoratione, quae aut coniuncta sit cum animo ibi perpetuo
manendi si nihil inde avocet, aut ad quinquennium completum sit protracta.
2. Quasi-domicilium acquiritur ea commoratione in territorio alicuius
paroeciae aut saltem dioecesis, quae aut coniuncta sit cum animo ibi manendi
saltem per tres menses si nihil inde avocet, aut ad tres menses reapse sit protracta.
3.[...]
Can. 102 - 1.Il domicilio si acquista con la dimora nel territorio di qualche
parrocchia o almeno di una diocesi, tale che o sia congiunta con lintenzione di
rimanervi in perpetuo se nulla lo allontani da quel luogo, o sia protratta per
cinque anni completi.
2. Il quasi-domicilio si acquista con la dimora nel territorio di qualche
parrocchia o almeno di una diocesi, tale che o sia congiunta con lintenzione di
rimanervi almeno per tre mesi se nulla lo allontani da quel luogo, o sia protratta
effettivamente per tre mesi. 3.[...]

Il quasi-domicilio si acquisisce con la dimora nel territorio, congiunta con lintenzione di rimanervi
almeno tre mesi, oppure con una dimora che si protrae per almeno per tre mesi, trascorsi i quali il
soggetto ha acquisito il quasi-domicilio.

Ipso facto e Ipso iure



Quando il domicilio si acquisisce con la dimora nel territorio con lintenzione di rimanervi in
perpetuo, allora si dice che esso si acquisisce ipso facto; invece, quando il domicilio si acquisisce
dopo una dimora protratta per cinque anni compiuti, allora si dice ipso iure



La dimora nel territorio un dato fondante ma non esaustivo, cio condizione necessaria ma non
sufficiente, poich essa deve essere congiunta ad un elemento intenzionale o fattuale (out out). La
condizione intenzione, e ce lo dice la parola stessa, nasce quando la persona ha lintenzione di
protrarre la sua dimora in quel luogo, cio di rimanervi in perpetuo. Oppure pu essere fattuale, cio
quando la dimora si protrae per cinque anni completi, compiuto il quinto anno, il soggetto acquisisce
il domicilio. Il domicilio canonico diverso dal domicilio civilistico.

Come si perde il domicilio?
Canon 106. Domicilium et quasi-domicilium amittitur discessione a loco cum
animo non revertendi, salvo praescripto can. 105.
Can. 106 - Il domicilio e il quasi-domicilio si perdono con la partenza dal luogo
con intenzione di non tornare, salvo il disposto del can. 105.


36

Torniamo al Can. 102 2


Canon 102. 2. Quasi-domicilium acquiritur ea commoratione in territorio
alicuius paroeciae aut saltem dioecesis, quae aut coniuncta sit cum animo ibi
manendi saltem per tres menses si nihil inde avocet, aut ad tres menses reapse sit
protracta.
Can. 102 - 2. Il quasi-domicilio si acquista con la dimora nel territorio di
qualche parrocchia o almeno di una diocesi, tale che o sia congiunta con
l'intenzione di rimanervi almeno per tre mesi se nulla lo allontani da quel luogo,
o sia protratta effettivamente per tre mesi.

Il quasi-domicilio si acquisisce con dinamiche analoghe a quelle del domicilio: con un elemento
intenzionale e uno fattuale dati entrambi da tre mesi.

Canon 105. 1. Minor necessario retinet domicilium et quasi-domicilium illius,
cuius potestati subicitur. Infantia egressus potest etiam quasi-domicilium
proprium acquirere; atque legitime ad normam iuris civilis emancipatus, etiam
proprium domicilium.
2. Quicumque alia ratione quam minoritate, in tutelam vel curatelam legitime
traditus est alterius, domicilium et quasi-domicilium habet tutoris vel curatoris.

Can. 105 - 1. Il minorenne ritiene necessariamente il domicilio e il quasidomicilio di colui alla cui potest soggetto. Uscito dallinfanzia pu acquistare
anche un proprio quasi-domicilio; e legittimamente emancipato a norma del
diritto civile, anche un domicilio proprio.
2. Chiunque per una ragione diversa dalla minore et stato affidato
legittimamente in tutela o in curatela di un altro, ha il domicilio e il quasidomicilio del tutore o del curatore.


Il can.107 1 ci dice una prima applicazione, un effetto del quasi-domicilio, e cio essere sudditi di un
ordinario:
Canon 107. 1. Tum per domicilium tum per quasi-domicilium suum quisque
parochum et Ordinarium sortitur.
2. Proprius vagi parochus vel Ordinarius est parochus vel Ordinarius loci in
quo vagus actu commoratur.
3. Illius quoque qui non habet nisi domicilium vel quasi-domicilium
dioecesanum, parochus proprius est parochus loci in quo actu commoratur.

Can. 107 - 1. A ciascuno sia per il domicilio sia per il quasi-domicilio tocca il
parroco e l'Ordinario proprio.

37

2. Il parroco o l'Ordinario proprio del girovago il parroco o l'Ordinario del


luogo in cui il girovago dimora attualmente.
3. Il parroco proprio di colui che non ha se non il domicilio o il quasi-domicilio
diocesano, il parroco del luogo in cui attualmente dimora.

A ciascuno sia per il domicilio sia per il quasi-domicilio tocca il parroco e lOrdinario proprio.
Ci sono categorie di persone che rifiutano il domicilio e il quasi-domicilio, e sono i girovaghi. In questo
caso il can. 107 2 ci dice chi il parroco e lOrdinario del luogo del girovago: il parroco o lOrdinario
proprio del girovago il parroco o lOrdinario del luogo in cui il girovago dimora attualmente.


Domicilio legale


Quando diciamo domicilio legale ci riferiamo a quel domicilio stabilito dalla legge. Vi sono tre
categorie di persone che hanno domicilio legale:

i membri di un istituto religioso o di una societ di vita apostolica secondo il canone 103:
Canon 103. Sodales institutorum religiosorum et societatum vitae apostolicae
domicilium acquirunt in loco ubi sita est domus cui adscribuntur; quasidomicilium in domo ubi, ad normam can. 102 2, commorantur.
Can. 103 - I membri degli istituti religiosi e delle societ di vita apostolica
acquistano il domicilio nel luogo dove situata la casa cui sono ascritti; il quasidomicilio nella casa in cui, a norma del can. 102, 2, dimorano.

Casa di ascrizione

Si intende quella casa nella quale le persone sono state assegnate dal rispettivo superiore maggiore
e chi ne fa parte acquisisce il quasi domicilio secondo le modalit comuni. quella casa assegnata
dove c il superiore diretto. (Es: Il superiore maggiore, chiamato provinciale, assegna il religioso
tizio che vive a Palermo nella casa di Agrigento. In quel momento tizio acquisisce domicilio ad
Agrigento. Il domicilio del religioso la casa di ascrizione);

i coniugi:
Canon 104. Coniuges commune habeant domicilium vel quasi-domicilium;
legitimae separationis ratione vel alia iusta de causa, uterque habere potest
proprium domicilium vel quasi-domicilium.
Can. 104 - I coniugi abbiano in comune il domicilio o il quasi-domicilio; a motivo
di legittima separazione o per altra giusta causa, entrambi possono avere un
proprio domicilio o quasi- domicilio.

In conseguenza del vincolo matrimoniale essi acquisiscono lo stesso domicilio e quasi-domicilio. La


legge prevede tuttavia che possono avere un proprio domicilio o quasi domicilio per due motivi: per
legittima separazione o per altra giusta causa, come ad esempio motivi di lavoro.



38

i minorenni:
Canon 105. 1. Minor necessario retinet domicilium et quasi-domicilium illius,
cuius potestati subicitur. Infantia egressus potest etiam quasi-domicilium
proprium acquirere; atque legitime ad normam iuris civilis emancipatus, etiam
proprium domicilium.
2. Quicumque alia ratione quam minoritate, in tutelam vel curatelam legitime
traditus est alterius, domicilium et quasi-domicilium habet tutoris vel curatoris.
Can. 105 - 1. Il minorenne ritiene necessariamente il domicilio e il quasidomicilio di colui, alla cui potest soggetto. Uscito dall'infanzia pu acquistare
anche un proprio quasi-domicilio; e legittimamente emancipato a norma del
diritto civile, anche un domicilio proprio.
2. Chiunque per una ragione diversa dalla minore et stato affidato
legittimamente in tutela o in curatela di un altro, ha il domicilio e il quasidomicilio del tutore o del curatore.


Tengono necessariamente il domicilio o il quasi-domicilio dellautorit a cui sono sottoposti. Questo
canone ci dice che il domicilio prescinde da dove vive il minorenne. Per, superato il settimo anno di
et, pu acquisire un quasi-domicilio proprio. Il primo paragrafo del canone strutturato in tre nuclei
e il terzo nucleo ci dice che legittimamente emancipato a norma del diritto civile, anche un domicilio
proprio e questo perch esso sta canonizzando la legge civile. Infatti, un minorenne, pur essendo un
minorenne pu uscire dalla potest dei genitori o dei tutori per ragioni previste dalla legge. In questo
caso il diritto canonico recepisce questo diritto civile.


Luogo dorigine

A questo punto possiamo tornare indietro al Can. 101 per presentare il luogo dorigine, infatti esso,
senza prima aver spiegato il domicilio e quasi-domicilio non si pu capire.

Canon 101. 1. Locus originis filii, etiam neophyti, est ille in quo cum filius
natus est, domicilium, aut, eo deficiente, quasi-domicilium habuerunt parentes
vel, si parentes non habuerint idem domicilium vel quasi-domicilium, mater.
2. Si agatur de filio vagorum, locus originis est ipsemet nativitatis locus; si de
exposito, est locus in quo inventus est.
Can. 101 - 1. Il luogo di origine del figlio, anche neofita, quello in cui, quando
il figlio nato, i genitori avevano il domicilio o, mancando questo, il quasidomicilio, oppure, se i genitori non avevano il medesimo domicilio o quasidomicilio, laveva la madre.
2. Se si tratta di un figlio di girovaghi, il luogo di origine il luogo stesso della
nascita; se di un esposto, il luogo in cui fu trovato.




39

Elementi che determinano la condizione canonica delle persone fisiche:




1. Et

2. Luogo
3. Parentela

4. Rito

Parentela

Dopo aver parlato di et e luogo, cominciamo a tratteggiare un altro elemento che determina la
condizione canonica delle persone fisiche che la parentela.

Infatti esistono tre forme di parentela che sono:
1. consanguineit;
2. affinit;
3. adozione.

Consanguineit
La consanguineit un vincolo di sangue che nasce dalla copula carnale, cui fa seguito un
concepimento.

Affinit
Laffinit consiste nella discendenza da uno stesso stipite. Per stipite si intende la persona o le
persone dalle quali discendono le altre, per generazione mediata o immediata. La linea la serie
ordinata delle persone che discendono da uno stesso stipite. In buona sostanza il rapporto in cui i
consanguinei si trovano fra di loro. La linea pu essere retta o obliqua, retta se le persone
discendono luna dallaltra, obliqua se le persone discendono dallo stesso stipite ma non luna
dallaltra.

I termini chiave

Stipite si intende la/le persona/e dal/le quale/i discendono le altre per generazione immediata o
mediata.

Esempio di generazione immediata: padre figlio-madre figlio
Esempio di generazione mediata: nonno-nipote

Linea: serie ordinata delle persone che discendono dallo stesso stipite della porta. il rapporto con
cui i consanguinei si trovano tra di loro. La linea pu essere retta o obliqua (o collaterale): retta se
le persone discendono l'una dall'altra; obliqua se le persone discendono dallo stesso stipite ma non
l'una dall'altra (ex. fratello-sorella).

Grado: distanza da una generazione all'altra.




Un problema che dobbiamo affrontare quello di ancorare la consanguineit e il canone 108 ci d
un principio generale:
40



Canon 108. 1. Consanguinitas computatur per lineas et gradus.
2. In linea recta tot sunt gradus quot generationes, seu quot personae, stipite
dempto.
3. In linea obliqua tot sunt gradus quot personae in utraque simul linea, stipite
dempto.

Can 108 - 1. La consanguineit si computa per linee e per gradi.


2. Nella linea retta tanti sono i gradi quante le generazioni, ossia quante le
persone, tolto il capostipite.
3. Nella linea obliqua tanti sono i gradi quante le persone in tutte e due le linee
insieme, tolto il capostipite.


in questo esempio di consanguineit vediamo che abbiamo un esempio di linea retta e linea obliqua.
La linea Anna-Luca una linea obliqua, invece quella Giuseppe, Anna, Pino, Ugo una linea retta. Se
invece, dobbiamo prendere in considerazione il grado vediamo che la consanguineit Giuseppe-Anna
di primo grado di consanguineit, invece, quella di Giuseppe-Pino di secondo grado.

Le conseguenze che ripotano i gradi di consanguineit sono di grande rilievo soprattutto nel campo
matrimoniale, ma non solo. Ad esempio il canone 1091 1 e 2 stabilisce gli impedimenti dirimenti
che rendono nullo il matrimonio:
Canon 1091. 1. In linea recta consanguinitatis matrimonium irritum est inter
omnes ascendentes et descendentes tum legitimos tum naturales.
2. In linea collaterali irritum est usque ad quartum gradum inclusive.
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3. Impedimentum consanguinitatis non multiplicatur.


4. Numquam matrimonium permittatur, si quod subest dubium num partes sint
consanguineae in aliquo gradu lineae rectae aut in secundo gradu lineae
collateralis.

Can. 1091 - 1. Nella linea retta della consanguineit nullo il matrimonio tra
tutti gli ascendenti e i discendenti, sia legittimi sia naturali.
2. Nella linea collaterale il matrimonio nullo fino al quarto grado incluso.
3. L'impedimento di consanguineit non si moltiplica.
4. Non si permetta mai il matrimonio, se sussiste qualche dubbio che le parti
siano consanguinei in qualunque grado della linea retta o nel secondo grado
della linea collaterale.

Guardiamo anche il Can. 1078 con particolare riferimento al 3 che rende possibile una dispensa per
il matrimonio tra cugini.

Canon 1078. 1. Ordinarius loci proprios subditos ubique commorantes et


omnes in proprio territorio actu degentes ab omnibus impedimentis iuris
ecclesiastici dispensare potest, exceptis iis, quorum dispensatio Sedi Apostolicae
reservatur.
2. Impedimenta quorum dispensatio Sedi Apostolicae reservatur sunt: 1
impedimentum ortum ex sacris ordinibus aut ex voto publico perpetuo castitatis
in instituto religioso iuris pontificii; 2 impedimentum criminis de quo in can.
1090. 3. Numquam datur dispensatio ab impedimento consanguinitatis in linea
recta aut in secundo gradu lineae collateralis

Can. 1078 - 1. LOrdinario del luogo pu dispensare i propri sudditi, dovunque


dimorino, e quanti vivono attualmente nel suo territorio, da tutti gli impedimenti
di diritto ecclesiastico, eccetto quelli la cui dispensa riservata alla Sede
Apostolica.
2. Gli impedimenti la cui dispensa riservata alla Sede Apostolica, sono:
1 limpedimento proveniente dai sacri ordini o dal voto pubblico perpetuo di
castit emesso in un istituto religioso di diritto pontificio;
2 limpedimento di crimine, di cui nel can. 1090.
3. Ma si d dispensa dallimpedimento di consanguineit nella linea retta o nel
secondo grado della linea collaterale.

I termini chiave

Dispensa: esonero dall'osservanza di una legge ecclesiastica per un valido motivo.


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Citiamo anche altri canoni interessati dal calcolo della consanguineit:



- campo del conferimento degli uffici ecclesiastici:
Canon 478. [...] 2. Vicarii generalis et episcopalis munus componi non potest
cum munere canonici paenitentiarii, neque committi consanguineis Episcopi
usque ad quartum gradum.
Can. 478 - [...] 2. Lufficio di Vicario generale ed episcopale non compatibile
con lufficio di canonico penitenziere; inoltre non si pu affidare tale ufficio a
consanguinei del Vescovo fino al quarto grado.

-

campo dei beni temporali:


Canon 1298. Nisi res sit minimi momenti, bona ecclesiastica propriis
administratoribus eorumve propinquis usque ad quartum consanguinitatis vel
affinitatis gradum non sunt vendenda aut locanda sine speciali competentis
auctoritatis licentia scripto data.
Can. 1298 - Salvo non si tratti di un affare di infima importanza, i beni
ecclesiastici non devono essere venduti o locati ai propri amministratori o ai loro
parenti fino al quarto grado di consanguineit o di affinit senza una speciale
licenza data per scritto dallautorit competente.

campo dei processi:


Canon 1442. Romanus Pontifex pro toto orbe catholico iudex est supremus, qui
vel per se ipse ius dicit, vel per ordinaria Sedis Apostolicae tribunalia, vel per
iudices a se delegatos.
Can. 1442 - Il Romano Pontefice giudice supremo in tutto lorbe cattolico, e
giudica o personalmente o tramite i tribunali ordinari della Sede Apostolica
oppure per mezzo di giudici da lui delegati

Canon 1548. [...] 2. Salvo praescripto can. 1550 2, n. 2, ab obligatione


respondendi eximuntur [...] 2 qui ex testificatione sua sibi aut coniugi aut
proximis consanguineis vel affinibus infamiam, periculosas vexationes, aliave
mala gravia obventura timent.
Can. 1548 - [...] 2. Salvo il disposto del can. 1550,2, n.2, sono liberati dal dovere
di rispondere: [...] 2 coloro che dalla propria testimonianza temano per s o per
il coniuge o per i consanguinei o gli affini pi vicini infamia, pericolosi
maltrattamenti o altri gravi mali.


Affinit

Quando parliamo di affinit ci riferiamo alla parentela legale che sorge tra il marito e i consanguinei
della moglie e viceversa. Quella che noi chiamiamo una parentela fisica. Anche laffinit si distingue
in affinit in linea retta e linea obliqua e si calcola in modo analogo alla consanguineit.
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Canon 109. 1. Affinitas oritur ex matrimonio valido, etsi non consummato,
atque viget inter virum et mulieris consanguineos, itemque mulierem inter et viri
consanguineos.
2. Ita computatur ut qui sunt consanguinei viri, iidem in eadem linea et gradu
sint affines mulieris, et vice versa.

Can. 109 - 1. Laffinit sorge dal matrimonio valido, anche se non consumato,
e sussiste tra il marito e i consanguinei della moglie, e parimenti tra la moglie e
i consanguinei del marito.
2. Si computa in maniera tale che coloro che sono consanguinei del marito,
siano affini della moglie nella medesima linea e grado, e viceversa.

(Alle persone presenti nel grafico di cui sopra aggiungiamo i rispettivi coniugi)




Prendendo in considerazione il grado di affinit tra Maria e Anna vediamo che esso secondo, poich
Maria cognata di Anna. Ancora, tra Maria e Pino c un grado di affinit di terzo grado poich Maria
zia (acquisita) di Pino. Se prendiamo in considerazione il grado tra Maria e Stefania vediamo che
non c nessun grado di affinit poich tra essi c un rapporto di consanguineit e non di affinit.



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Vediamo un effetto rilevante dato dallaffinit nel Can. 1092


Canon 1092. Affinitas in linea recta dirimit matrimonium in quolibet gradu.
Can. 1092 - Laffinit nella linea retta rende nullo il matrimonio in qualunque
grado.

Adozione

Canon 110. Filii, qui ad normam legis civilis adoptati sint, habentur ut filii eius
vel eorum qui eos adoptaverint.
Can. 110 - I figli, che sono stati adottati a norma della legge civile, sono ritenuti
figli di colui o di coloro che li hanno adottati.

Ladozione una parentela legale che non si fonda su un vincolo di sangue, ma che su un atto
giuridico. Da questo fatto giuridico nasce un vincolo che per gli aspetti psicologico, giuridico, un
vincolo analogo a quello della consanguineit. Il legislatore canonico non da norme sulladozione, ma
pone in essere il meccanismo della canonizzazione della legge civile. Quando c un adozione gli
adottati vengono ritenuti figli rispetto agli adottandi.

Per quanto riguarda limpedimento per contrarre un matrimonio:
Canon 1094. Matrimonium inter se valide contrahere nequeunt qui cognatione
legali ex adoptione orta, in linea recta aut in secundo gradu lineae collateralis,
coniuncti sunt.
Can. 1094 - Non possono contrarre validamente il matrimonio quelli che sono
uniti tra loro da parentela legale sorta dalladozione, nella linea retta o nel
secondo grado della linea collaterale.

Cio, il matrimonio in linea retta sempre nullo, in linea obliqua al secondo grado.
Nella sostanza, tenendo conto delle dovute dispense di cui al Can. 1078 3, il legislatore sta
equiparando in tutto un figlio adottato ad un figlio concepito.

Elementi che determinano la condizione canonica delle persone fisiche:


1. Et

2. Luogo

3. Parentela
4. Rito

Rito

Allinterno della Chiesa cattolica vi sono le Chiese rituali. Quando parliamo di rito non intendiamo
solo un modo di celebrare la liturgia, ma ci riferiamo anche a qualcosa che abbraccia anche la
disciplina. Si parla cos di Chiese rituali cattoliche che hanno un orientamento diverso rispetto al
codice. Nei cann. 111 e 112, il legislatore, prende in considerazione lascrizione ad una Chiesa rituale.

Lascrizione ad una Chiesa rituale pu avvenire in due modi:
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1. o mediante il battesimo;
2. mediante il passaggio.
Ascrizione ad una Chiesa rituale mediante il battesimo:

Canon 111. 1. Ecclesiae latinae per receptum baptismum adscribitur filius


parentum, qui ad eam pertineant vel, si alteruter ad eam non pertineat, ambo
concordi voluntate optaverint ut proles in Ecclesia latina baptizaretur; quodsi
concors voluntas desit, Ecclesiae rituali ad quam pater petinet adscribitur.
2. Quilibet baptizandus qui quartum decimum aetatis annum expleverit, libere
potest eligere ut in Ecclesia latina vel in alia Ecclesia rituali sui iuris baptizetur;
quo in casu, ipse ad eam Ecclesiam pertinet quam elegerit.
Can. 111 - 1. Con la ricezione del battesimo ascritto alla Chiesa latina il figlio
dei genitori, che ad essa appartengono o, se uno dei due non appartiene ad essa,
ambedue i genitori di comune accordo abbiano optato che la prole fosse
battezzata nella Chiesa latina; che se manca il comune accordo, ascritto alla
Chiesa rituale, cui appartiene il padre.
2. Qualsiasi battezzando che abbia compiuto quattordici anni di et, pu
liberamente scegliere di essere battezzato nella Chiesa latina o in unaltra Chiesa
rituale di diritto proprio; nel qual caso, egli appartiene a quella Chiesa che avr
scelto.

Analizzando questo canone vediamo che esso prende in considerazione lascrizione mediante il
battesimo. Per capire il senso della portata di questo canone dobbiamo distinguere let.

Per capire il senso della portata di questo canone dobbiamo distinguere l'et. Distinguiamo tra il
battesimo ricevuto prima dei 14 anni e quello ricevuto dopo i 14 anni.

Battesimo ricevuto prima dei 14 anni:
Se entrambi i genitori appartengono alla chiesa latina, il figlio viene ascritto alla chiesa latina. Se i
genitori appartengono uno alla chiesa latina e uno ad una chiesa rituale, con il battesimo il figlio viene
ascritto alla chiesa alla quale concordemente i genitori decidono di ascriverlo. Se manca il comune
accordo, ascritto alla Chiesa rituale, cui appartiene il padre.


Ascrizione ad una Chiesa rituale mediante il passaggio:

Il Can. 112 prende in considerazione l'ascrizione mediante il passaggio.

Il passaggio si ha quando una persona appartiene alla chiesa latina e decide di passare ad una chiesa
rituale.
Canon 112. 1. Post receptum baptismum, alii Ecclesiae rituali sui iuris
adscribuntur:
1 qui licentiam ab Apostolica Sede obtinuerit;

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2 coniux qui, in matrimonio ineundo vel eo durante, ad Ecclesiam ritualem sui


iuris alterius coniugis se transire declaraverit; matrimonio autem soluto, libere
potest ad latinam Ecclesiam redire;
3 filii eorum, de quibus in nn. 1 et 2, ante decimum quartum aetatis annum
completum itemque, in matrimonio mixto, filii partis catholicae quae ad aliam
Ecclesiam ritualem legitime transierit; adepta vero hac aetate, iidem possunt ad
latinam Ecclesiam redire.
2. Mos, quamvis diuturnus, sacramenta secundum ritum alicuius Ecclesiae
ritualis sui iuris recipiendi, non secumfert adscriptionem eidem Ecclesiae.
Can. 112 - 1. Dopo aver ricevuto il battesimo sono ascritti a unaltra Chiesa
rituale di diritto proprio:
1 chi ne abbia ottenuto la licenza da parte dalla Sede Apostolica;
2 il coniuge che, nel celebrare il matrimonio o durante il medesimo, abbia
dichiarato di voler passare alla Chiesa rituale di diritto proprio dellaltro
coniuge; sciolto per il matrimonio, pu ritornare liberamente alla Chiesa latina;
3 i figli di quelli, di cui nei nn. 1 e 2, prima del compimento dei quattordici anni
di et e parimenti, nel matrimonio misto, i figli della parte cattolica, che sia
passata legittimamente a unaltra Chiesa rituale; raggiunta per questa et, i
medesimi possono ritornare alla Chiesa latina.
2. Lusanza, anche se a lungo protratta, di ricevere i sacramenti secondo il rito
di una Chiesa rituale di diritto proprio, non comporta lascrizione alla medesima
Chiesa.

Nel caso i cui avviene il passaggio dalla Chiesa latina ad una Chiesa rituale viene osserva una ratio
normativa che in genere quella di dissuadere il passaggio. Il legislatore non vede in prima battuta
in modo favorevole il passaggio; questo in rispetto alla Chiesa di appartenenza.

Come abbiamo visto nel canone 112, passare dalla Chiesa latina ad una Chiesa rituale dopo aver
ricevuto il battesimo si pu per diversi motivi:
tramite la licenza della Sede Apostolica, cio la Sede Apostolica a dare la licenza di passaggio
secondo motivazioni valide;
In occasione del matrimonio o durante il matrimonio, lappartenenza ad una comune Chiesa
rituale pu facilitare la pratica religiosa, ma nei casi in cui il matrimonio viene sciolto il coniuge
che era di rito latino pu ritornare alla Chiesa dorigine;
Per i figli di coloro che i punti precedenti hanno detto. Il legislatore qui distingue coloro che
hanno compiuto i 14 anni di et e coloro che non li hanno compiuti, infatti i figli che hanno
unet inferiore ai 14 anni passano alla Chiesa rituale dei genitori. Questo vale anche per i figli
della parte cattolica che in caso di matrimonio misto sia passata legittimamente ad unaltra
Chiesa rituale.

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I termini chiave

Matrimonio misto: Il matrimonio misto un matrimonio tra due battezzati in due Chiese differenti.
Es: Un cattolico di rito latino sposa unortodossa, e questo un matrimonio misto.



possibile che durante la vita matrimoniale questo fedele faccia il passaggio ad una chiesa rituale
che per tradizione, lingua, spiritualit sia pi vicina alla chiesa ortodossa. I figli che hanno unet
inferiore a 14 anni seguono i genitori, mentre quelli che lo hanno superato, possono liberamente
ritornare alla Chiesa latina.

Proprio perch il legislatore non vede bene questi passaggi se non per finalit pastorali, ecco il
significato profondo dato dal 2. il legislatore molto preciso e non ama molto i passaggi per rispetto
alla chiesa sui iuris. L'usanza, anche se protratta nel tempo, di ricevere i sacramenti secondo il rito di
una Chiesa rituale di diritto proprio, non comporta l'ascrizione alla medesima Chiesa.


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Persone Giuridiche

Avendo gi visto la condizione canonica delle persone fisiche che ci ha fatto analizzare la condizione
nella quale si vengono a trovare le persone fisiche nellordinamento canonico, ora passiamo ad
analizzare la condizione canonica delle persone giuridiche.

I vari ordinamenti giuridici hanno cercato di creare delle realt che hanno unesistenza giuridica.
Queste rispondono innanzitutto alla natura sociale delluomo. Luomo infatti un essere sociale, non
pu vivere da solo e tende ad aggregarsi. Essi si aggregano perch la natura porta luomo a
condividere con i simili e ci si aggrega in risposta alla natura sociale e anche per poter conseguire
insieme un fine e si ritiene che insieme lo si possa raggiungere meglio. Luomo vive in societ, ha
finalit comuni, si associa per formare ununit. Per questo motivo dobbiamo vedere due aspetti:
luomo che agisce come individuo e luomo che agisce come associato ad altri uomini.
I fini dellassociazione in senso lato, cio dellassociarsi e lagire non possono essere considerati come
la risultanza dei fini e dellagire dei singoli individui. Abbiamo ununit che in qualche modo supera la
semplice somma delle componenti. Dunque abbiamo una realt altra rispetto agli individui che la
compongono. Per indicare questa realt si un po' trovata una terminologia che varia ma che indica
la stessa realt:
- molte volte si parla di persone per indicare laggregarsi o il risultato dellaggregarsi per
raggiungere un fine. Si dice persona per indicare che quella realt esiste ed ha la titolarit di
diritti e di doveri. Questa titolarit non la somma dei diritti e dei doveri dei singoli, perch si
tratta di un soggetto nuovo che non si identifica con le singole persone che la compongono;
- Altre volte troviamo il termine corpo per indicare che c ununit analoga a quella del corpo
fisico;
- In altri casi si parla di ente per indicare che si tratta di ununit che esiste nella realt;
- Altre volte, soprattutto nelle tradizioni canonistiche si parla di universitas per indicare che
si tratta di ununit derivante dalla pluralit e in relazione alla pluralit.

Per capire meglio



Laggettivo: giuridico o morale
I sostantivi persona, corpo ed ente vengono sempre aggettivati con il termine giuridico per
indicare che quellunit il frutto del diritto piuttosto che della realt. Altre volte, invece, troviamo
laggettivazione morale usato in ragione al fine che si intende perseguire.



Per noi importante evidenziare che questi soggetti pur essendo una realt diversa della somma dei
singoli individui non sono una mera funzione giuridica in quanto la socialit una dimensione
essenziale dell'uomo. I vari ordinamenti giuridici hanno escogitato le persone giuridiche per
assicurare un'autonomia (capacit di amministrare e alienare beni) a queste realt distinta dai singoli
membri e per assicurare una vita che vada aldil della vita delle singole persone che lo compongono.
una duplice finalit.
Questo vale per tutti gli ordinamenti giuridici, anche per quello canonico; ma qual il quid specifico
della Chiesa? Nella Chiesa la persona giuridica esiste non solo per il principio sociale ma anche per
un'esigenza di vivere relazioni aggreganti di comunione (cfr. Categoria Chiesa-comunione, pag. 8).


Canon 113. 1. Catholica Ecclesia et Apostolica Sedes, moralis personae
rationem habent ex ipsa ordinatione divina.
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2. Sunt etiam in Ecclesia, praeter personas physicas, personae iuridicae,


subiecta scilicet in iure canonico obligationum et iurium quae ipsarum indoli
congruunt.

Can. 113 - 1. La Chiesa cattolica e la Sede Apostolica sono persone morali in


forza della stessa disposizione divina.
2. Nella Chiesa, oltre alle persone fisiche, ci sono anche le persone giuridiche,
soggetti cio nel diritto canonico di obblighi e di diritti che corrispondono alla
loro natura.

Can 113. Questo codice ha fatto una scelta di campo: ha voluto differenziare persona giuridica tutte
le altre persona e riserva la qualifica di persona morale alla Chiesa cattolica e alla sede apostolica,
questo perch sono di istituzione divina.
Can. 114 le persone giuridiche sono create dalla chiesa cattolica! Le persone morali sono volute da
Dio.

La Chiesa cattolica e la sede apostolica sono realt previe a qualsiasi ordinamento giuridico nella
Chiesa. Sono realt giuridiche con una propria unit e soggettivit per il fatto stesso che esistono,
perch hanno ricevuto l'esistenza dal divin fondatore.
La Chiesa cattolica la stessa chiesa di Cristo costituita e organizzata come societ che sussiste nella
chiesa cattolica governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con Lui. LG 8 e can 204
2. La sede apostolica l'ufficio primaziale del papa come successore di Pietro; ufficio che deve
rimanere permanente nella Chiesa. Cann. 331, 333, 362.
La sede apostolica ha la natura di persona morale per il fatto che questo ufficio primaziale soggetto
di diritti e di doveri, come organo di rappresentanza della stessa chiesa nell'adempimento della
missione.

Vediamo adesso le persone giuridiche a seguire. Il legislatore nel 2 del can. 113 afferma l'esistenza
delle persone giuridiche, viste in relazione ma distinte dalle persone fisiche. Il legislatore coglie il quid
comune che le persone giuridiche hanno con le persone fisiche: come le persone fisiche hanno diritti
e doveri, anche le persone giuridiche hanno analogamente diritti e doveri. Infatti Persona significa
soggetto titolare di diritti e di doveri. Quindi hanno in comune la titolarit di diritti e di doveri.

Tipologie di persone giuridiche
Canon 115. 1. Personae iuridicae in Ecclesia sunt aut universitates personarum
aut universitates rerum.
2. Universitas personarum, quae quidem nonnisi ex tribus saltem personis
constitui potest, est collegialis, si eius actionem determinant membra, in
decisionibus ferendis concurrentia, sive aequali iure sive non, ad normam iuris
et statutorum; secus est non collegialis.
3. Universitas rerum seu fundatio autonoma constat bonis seu rebus, sive
spiritualibus sive materialibus, eamque, ad normam iuris et statutorum,
moderantur sive una vel plures personae physicae sive collegium.
Can. 115 - 1. Le persone giuridiche nella Chiesa sono o insiemi di persone o
insiemi di cose.
50

2. L'insieme di persone, che non pu essere composto se non almeno di tre


persone, collegiale, se i membri determinano la sua azione, concorrendo nel
prendere le decisioni, con uguale diritto o meno, a norma del diritto e degli
statuti; altrimenti non collegiale.
3. L'insieme di cose, ossia la fondazione autonoma, consta di beni o di cose, sia
spirituali sia materiali, e lo dirigono, a norma del diritto e degli statuti, sia una o
pi persone fisiche sia un collegio

Il can. 115 distingue le persone giuridiche come:

1. Universitas personarum (insiemi di persone)


a. Collegiali



i. Pari diritti



ii. Diritti diversificati


b. Non collegiali
2. Universitas rerum (insiemi di cose)


La differenza fondamentale il substrato: La differenza il substrato: le universitates personarum
sono formate da persone fisiche. Le universitates rerum sono formate da beni, da cose.

Universitates personarum

L'universitates personarum: il substrato dato dall'insieme di persone fisiche. Per costituire
una persona giuridica come universitas personarum necessario che ci siano almeno tre persone
fisiche in ordine alla costituzione.
Esse si dividono in collegiali e in non collegiali. Sono non collegiali quelle persone nelle quali i
membri non concorrono nel prendere le decisioni (Es. la parrocchia, la diocesi, i membri non
concorrono nel prendere le decisioni). Sono collegiali quelle persone nelle quali i membri concorrono
nel prendere le decisioni. Possono concorrere in due modi:
o con pari diritti (ad esempio del capitolo della cattedrale) o con diritti diversificati (ad
esempio il collegio dei vescovi perch i diritti del capo sono pi ampi dei diritti dei singoli membri)

Universitates rerum (o bonorum)

La soggettivit o il substarto giuridico dato beni e pertanto una fondazione autonoma.
Essendo formate da res non pu autodirigersi per cui deve essere diretta o da una persona fisica o
da pi persone fisiche o da una persona giuridica costituita come univeritas personarum. 3

Abbiamo visto una prima distinzione delle persone giuridiche. Un'altra distinzione che riguarda sia le
universitates personarum che le universitates rerum data dalla distinzione tra persona giuridica
pubblica e persona giuridica privata:

persona giuridica pubblica: Il codice definisce positivamente le persone giuridiche pubbliche
indicando quali devono essere i requisiti:
costituita dalla competente autorit ecclesiastica a norma del diritto
costituita entro i fini propri della Chiesa che sono quelli elencati nel can.114 2 e cio i fini
attinenti ad opere di piet, di apostolato o di carit sia spirituale che temporale.
51

Agisce a nome della Chiesa nel compiere a norma del diritto il proprio compito in vista del
bene pubblico. Cio svolge un compito che gli stato affidato dalla Chiesa, pertanto il compito che
essa adempie non deriva dal fatto che i suoi membri sono battezzati, ma da una particolare missione
che affidata dalla gerarchia.

persona giuridica privata: negativamente (in senso classico) sono le persone giuridiche che
non hanno i requisiti di cui sopra.

Canon 116. 1. Personae iuridicae publicae sunt universitates personarum aut
rerum, quae ab ecclesiastica auctoritate competenti constituuntur ut intra fines
sibi praestitutos nomine Ecclesiae, ad normam praescriptorum iuris, munus
proprium intuitu boni publici ipsis commissum expleant; ceterae personae
iuridicae sunt privatae.
2. Personae iuridicae publicae hac personalitate donantur sive ipso iure sive
speciali competentis auctoritatis decreto eandem expresse concedenti; personae
iuridicae privatae hac personalitate donantur tantum per speciale competentis
auctoritatis decretum eandem personalitatem expresse concedens.
Can. 116 - 1. Le persone giuridiche pubbliche sono insiemi di persone o di cose,
che vengono costituite dalla competente autorit ecclesiastica perch, entro i fini
ad esse prestabiliti, a nome della Chiesa compiano, a norma delle disposizioni del
diritto, il proprio compito, loro affidato in vista del bene pubblico; tutte le altre
persone giuridiche sono private.
2. Le persone giuridiche pubbliche vengono dotate di tale personalit sia per il
diritto stesso sia per speciale decreto dell'autorit competente che la concede
espressamente; le persone giuridiche private vengono dotate di questa
personalit soltanto per mezzo dello speciale decreto dell'autorit competente che
concede espressamente la medesima personalit.

1. costituita dalla competente autorit ecclesiastica a norma del diritto.
2. costituita entro i fini propri della Chiesa che sono quelli di cui al Can. 114 2 e cio i fini attinenti
ad opere di piet, di apostolato o di carit, sia spirituale che temporale.
3. Agisce a nome della Chiesa nel compiere a norma del diritto il proprio compito in vista del bene
pubblico.

La persona giuridica, dunque, svolge un compito che le stato affidato dalla Chiesa e pertanto il
compito che essa adempie non deriva dal fatto che i suoi membri sono battezzati ma dalla particolare
missione che affidata dalla gerarchia.


La costituzione: fini e mezzi
Canon 114. 1. Personae iuridicae constituuntur aut ex ipso iuris praescripto
aut ex speciali competentis auctoritatis concessione per decretum data,
universitates sive personarum sive rerum in finem missioni Ecclesiae
congruentem, qui singulorum finem transcendit, ordinatae.
2. Fines, de quibus in 1, intelleguntur qui ad opera pietatis, apostolatus vel
caritatis sive spiritualis sive temporalis attinent.
52

3. Auctoritas Ecclesiae competens personalitatem iuridicam ne conferat nisi iis


personarum aut rerum universitatibus, quae finem persequuntur reapse utilem
atque, omnibus perpensis, mediis gaudent quae sufficere posse praevidentur ad
finem praestitutum assequendum.

Can. 114 - 1. Le persone giuridiche sono costituite o dalla stessa disposizione


del diritto oppure dalla concessione speciale da parte della competente autorit
data per mezzo di un decreto, come insiemi sia di persone sia di cose ordinati ad
un fine corrispondente alla missione della Chiesa, che trascende il fine dei
singoli.
2. Come fini, di cui al 1, s'intendono quelli attinenti ad opere di piet, di
apostolato o di carit sia spirituale sia temporale.
3. L'autorit competente della Chiesa non conferisca la personalit giuridica
se non a quegli insiemi di persone o di cose, che perseguono un fine
effettivamente utile e che, tutto considerato, sono forniti dei mezzi che si possono
prevedere sufficienti a conseguire il fine prestabilito.

Una persona giuridica esiste perch viene eretta in quanto tale. La costituzione di una persona
giuridica pu avvenire in due modi: Can 114 1
dalla stessa disposizione del diritto: significa che l'ordinamento giuridico stabilisce che alcune
realt siano persone giuridiche che possono essere erette o non erette, ma una volta erette
hanno personalit giuridica. Per esempio la diocesi, la parrocchia la quale gode di personalit
giuridica. Can 515 3 (ipso iures)
decreto del legittimo superiore: 114 1;

Come visto sopra, il Can. 116 2 distingue in ordine all'erezione le persone giuridiche pubbliche e
provate. Le prime vengono dotate di personalit giuridica o per il diritto stesso o per uno speciale
decreto dell'autorit competente. Mentre le persone giuridiche private possono essere costituite in
forza un decreto dell'autorit competente.

Quelle pubbliche agendo per suo mandato della Chiesa e per un fine pubblico rientrano gi
nell'ordinamento stesso della chiesa. L'autorit competente ad erigere una persona giuridica
sempre unautorit pubblica nella chiesa che abbia almeno la potest esecutiva di governo.
Le finalit delle persone giuridiche

Can. 114 - 1. Le persone giuridiche sono costituite o dalla stessa disposizione del
diritto oppure dalla concessione speciale da parte della competente autorit data
per mezzo di un decreto, come insiemi sia di persone sia di cose ordinati ad un fine
corrispondente alla missione della Chiesa, che trascende il fine dei singoli.


114 1. Le persone giuridiche sono costituite o dalla stessa disposizione del diritto oppure dalla
concessione speciale da parte della competente autorit data per mezzo di un decreto, come insiemi
sia di persone sia di cose ordinati ad un fine corrispondente alla missione della Chiesa, che trascende
il fine dei singoli.

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Can 114 - 2. Come fini, di cui nel 1, sintendono quelli attinenti ad opere
di piet, di apostolato o di carit sia spirituale sia temporale.

Il can. 114 1 ha tratteggiato le finalit della persona giuridica dicendo che sono ordinate ad un fine
corrispondente alla missione della Chiesa e che trascende le finalit dei singoli. Invece, il 2 dello
stesso canone specifica quali sono i fini della Chiesa e sono quelli attinenti a quelli alle opere di piet
di apostolato, e di carit sia spirituale che temporale.
Ma per raggiungere ogni tipo di finalit abbiamo bisogno dei mezzi.

Can. 114 3. Lautorit competente della Chiesa non conferisca la personalit
giuridica se non a quegli insiemi di persone o di cose, che perseguono un fine
effettivamente utile e che, tutto considerato, sono forniti dei mezzi che si possono
prevedere sufficienti a conseguire il fine stabilito.

In questo paragrafo vengono stabiliti due principi:
1.
Effettiva utilit del fine;
2.
Il possesso di mezzi sufficienti e proporzionati al fine che si vuole raggiungere.

Il 3 un monito allautorit ecclesiastica affinch non conferisca la personalit giuridica a quelle
realt che non siano effettivamente utili e che non abbiano dei fini sufficienti.
La persona giuridica non viene costituita per le singole persone fisiche che si sono messe in testa di
costituirla. Ma va costituita per realizzare un fine utile e proporzionale ai mezzi. Questo si vede negli
statuti.

Gli statuti
Canon 117. Nulla personarum vel rerum universitas personalitatem iuridicam
obtinere intendens, eandem consequi valet nisi ipsius statuta a competenti
auctoritate sint probata
Can. 117 - Nessun insieme di persone o di cose che intenda ottenere la
personalit giuridica, pu validamente conseguirla se i suoi statuti non siano
stati approvati dalla competente autorit.

Perch possa essere eletta una persona giuridica necessario che prima siano presentati e approvati
gli statuti. Lapprovazione di essi non significa erezione della persona giuridica, ma lapprovazione
degli statuti un dato previo, un prerequisito.
Per vedere cosa sono gli statuti dobbiamo andare al canone 94:

94 1. Gli statuti, in senso proprio, sono ordinamenti che vengono composti a
norma del diritto negli insiemi sia di persone sia di cose, e per mezzo dei quali sono
definiti il fine dei medesimi, la loro costituzione, il governo e i modi di agire.
2. Agli statuti di un insieme di persone sono obbligate le sole persone che ne sono
legittimamente membri; agli statuti di un insieme di cose, quelli che ne curano la
conduzione. [...]

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Il canone 94 dice che gli statuti sono degli ordinamenti che vengono composti a norma del diritto per
le persone giuridiche. Gli statuti hanno la funzione di definire il fine, la costituzione, il governo e il
modo di agire della persona giuridica. Questo vale per tutte le persone giuridiche.

La rappresentanza

La persona giuridica proprio perch non una persona fisica con una propria volont e responsabilit
deve agire necessariamente attraverso rappresentanti. Questi agendo in nome della persona
giuridica ed eseguono la volont espressa dalla maggioranza.
Il rappresentante della persona giuridica un mandatario rispetto alla persona giuridica stessa che
il mandante. Per cui il rappresentante agisce come rappresentante solo se fa effettivamente quello
che la persona giuridica vuole. Solo cos gli atti posti in essere dal rappresentante possono essere
imputabili, attribuibili alla persona giuridica.

Canon 118. Personam iuridicam publicam repraesentant, eius nomine agentes,
ii quibus iure universali vel particulari aut propriis statutis haec competentia
agnoscitur; personam iuridicam privatam, ii quibus eadem competentia per
statuta tribuitur.
Can 118 - Rappresentano la persona giuridica pubblica, agendo a suo nome,
coloro ai quali tale competenza riconosciuta dal diritto universale o particolare
oppure dai propri statuti; rappresentano la persona giuridica privata, coloro cui
la medesima competenza attribuita attraverso gli statuti.

Il rappresentante un portavoce della volont della persona giuridica. Ma allora come si forma la
volont di una persona giuridica?

Canon 119. Ad actus collegiales quod attinet, nisi iure vel statutis aliud caveatur:
1 si agatur de electionibus, id vim habet iuris, quod, praesente quidem maiore
parte eorum qui convocari debent, placuerit parti absolute maiori eorum qui sunt
praesentes; post duo inefficacia scrutinia, suffragatio fiat super duobus
candidatis qui maiorem suffragiorum partem obtinuerint, vel, si sunt plures,
super duobus aetate senioribus; post tertium scrutinium, si paritas maneat, ille
electus habeatur qui senior sit aetate;
2 si agatur de aliis negotiis, id vim habet iuris, quod, praesente quidem maiore
parte eorum qui convocari debent, placuerit parti absolute maiori eorum qui sunt
praesentes; quod si post duo scrutinia suffragia aequalia fuerint, praeses suo
voto paritatem dirimere potest;
3 quod autem omnes uti singulos tangit, ab omnibus approbari debet.

Can .119 - Per quanto concerne gli atti collegiali, a meno che non sia disposto
altro dal diritto o dagli statuti:
1 se si tratta di elezioni, ha forza di diritto ci che, presente la maggior parte di
quelli che devono essere convocati, piaciuto alla maggioranza assoluta di
coloro che sono presenti; dopo due scrutini inefficaci, la votazione verta sopra i
due candidati che hanno ottenuto pi voti, o, se sono parecchi, sopra i due pi
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anziani di et; dopo il terzo scrutinio, se rimane la parit, si ritenga eletto colui
che pi anziano di et;
2 se si tratta di altri affari, ha forza di diritto ci che, presente la maggior parte
di quelli che devono essere convocati, piaciuto alla maggioranza assoluta di
coloro che sono presenti; che se dopo due scrutini i suffragi furono uguali, il
presidente pu dirimere la parit con un suo voto;
3 ci che poi tocca a tutti come singoli, da tutti deve essere approvato.

In questo canone possiamo vedere che il legislatore ci d una norma generale, a meno che ci siano
diverse modalit di azione.
Ci dice che: gli statuti possono disporre altro; anche in modo diverso; se cos allora si dispone
secondo il diritto particolare.

Entriamo a fondo per spiegare il canone:

1 il momento in cui bisogna eleggere il rappresentante. Come fare? Occorre la convocazione dei
membri del collegio, (secondo il canone 166). Secondo momento: per procedere allelezione deve
essere presente la maggior parte di quelli che devono essere convocati. Hanno diritto al voto solo i
presenti (canone 167 1). E se la persona vuole ammettere il voto per procura, cio per delega, si
pu fare? Assolutamente no, a meno che lo statuto lo prevede. Siamo a chi pu votare. Adesso
procediamo alle elezioni. Nei primi due scrutini a forza del diritto ci che piaciuto alla maggioranza
assoluta dei presenti, pertanto la maggioranza non si computa sugli aventi diritto al voto, ma sugli
effettivamente presenti. La maggioranza assoluta la met pi uno. (Esiste la maggioranza semplice,
assoluta e qualificata). Questo vale per i primi due scrutini. Se non si raggiunge la maggioranza
assoluta dopo due scrutini il diritto stabilisce che hanno voce passiva per la terza elezione i candidati
che hanno presi pi voti. Voce passiva significa: eleggibili. Se sono pi di due si scelgono i due terziari.
Le elezioni si fanno con una frequenza stabilito nello statuto;


2 Se per altri affari a forza di diritto ci che piaciuto alla maggioranza assoluta dei presenti. Dopo
due scrutini inefficaci il presidente pu dirimere la parit con un suo voto;
3 Ci che tocca tutti come singoli, da tutti deve essere approvato. Ci significa che oltre ai diritti della
persona giuridica vi sono i diritti dei singoli allinterno della persona giuridica. Dunque se la decisione
intacca i diritti dei singoli, da tutti deve essere approvata. Per disporre tutti devono essere daccordo.
Il classico esempio lelezione per compromesso. Questa si ha quando gli elettori decidono di
trasferire ad un gruppo di loro il diritto di eleggere (canone 174 1: viene richiesto il consenso
unanime e scritto).

Durata della persona giuridica

La persona giuridica una persona diversa dalla somma dei suoi componenti per cui la sua vita
dipende dallordinamento giuridico il quale stabilisce la perpetuit delle persone giuridiche. Questo
un concetto di ordine giuridico che significa una durata indefinita, ma non significa eternit.
Il legislatore prevede la cessazione della persona giuridica e dunque lestinzione che la cessazione
della soggettivit giuridica dei diritti e dei doveri. Lestinzione prevista in due modalit che vale per
tutte le persone giuridiche (sia pubbliche che private).


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Norme valide per tutti:



1 - si estingue per legittima soppressione fatta dallautorit competente. Normalmente lautorit
competente che ha dato origine alla persona giuridica. Fanno eccezione gli istituiti di vita consacrata
la cui soppressione riservata alla santa sede;
2 - la persona giuridica si estingue se ha cessato di agire nello spazio di 100 anni.
Queste due ipotesi valgono per tutte le persone giuridiche, ma a queste due se ne aggiungono due
private:
1 - se si tratta di una persona giuridica come universitas personarum, si estingue se si estingue a
norma degli statuti lassociazione;
2 - se si tratta di universitas rerum, si estingue se la pia fondazione ha cessato di esistere a norma
degli statuti.
Canon 120. 1. Persona iuridica natura sua perpetua est; extinguitur tamen si
a competenti auctoritate legitime supprimatur aut per centum annorum spatium
agere desierit; persona iuridica privata insuper extinguitur, si ipsa consociatio
ad normam statutorum dissolvatur, aut si, de iudicio auctoritatis competentis,
ipsa fundatio ad normam statutorum esse desierit.
2. Si vel unum ex personae iuridicae collegialis membris supersit, et
personarum universitas secundum statuta esse non desierit, exercitium omnium
iurium universitatis illi membro competit.

Can. 120
1. La persona giuridica per sua natura perpetua; si estingue
tuttavia se viene legittimamente soppressa dalla competente autorit o se ha
cessato di agire per lo spazio di cento anni; la persona giuridica privata si
estingue inoltre, se lassociazione stessa si discioglie a norma degli statuti, oppure
se, a giudizio dellautorit competente, la stessa fondazione ha cessato di esistere
a norma degli statuti.
2. Se rimane anche uno solo dei membri della persona giuridica collegiale, e
linsieme delle persone secondo gli statuti non ha cessato di esistere, lesercizio
di tutti i diritti dellinsieme compete a quel membro.

Una cosa molto importante che ci dice il 2 di questo canone che la persona giuridica esiste anche
se si estinguono i suoi membri, anche quando dovesse rimanere una sola persona.
Unione e divisione
Il codice prende in considerazione lunione e la divisione di persone giuridiche pubbliche.

Unione
Canon 121. Si universitates sive personarum sive rerum, quae sunt personae
iuridicae publicae, ita coniungantur ut ex iisdem una constituatur universitas
personalitate iuridica et ipsa pollens, nova haec persona iuridica bona iuraque
patrimonialia prioribus propria obtinet atque onera suscipit, quibus eaedem
gravabantur; ad destinationem autem praesertim bonorum et ad onerum
adimpletionem quod attinet, fundatorum oblatorumque voluntas atque iura
quaesita salva esse debent.
Can. 121 - Se gli insiemi sia di persone sia di cose, che sono persone giuridiche
pubbliche, si congiungano in tale maniera che dai medesimi sia costituito un
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unico insieme dotato anchesso di personalit giuridica, questa nuova persona


giuridica ottiene i beni e i diritti patrimoniali propri dei precedenti e assume gli
oneri, di cui i medesimi erano gravati; per quanto concerne poi la destinazione
dei beni e l'adempimento degli oneri, devono essere salvaguardati la volont dei
fondatori e degli offerenti e i diritti acquisiti.

In questo canone viene considerata lipotesi che da due persone giuridiche se ne formi una nuova: in
questo caso necessario lintervento dellautorit competente per lestinzione delle due precedenti
e listituzione di quella nuova. Inoltre prende in considerazione gli aspetti patrimoniali. Nellunione i
diritti, i beni, i diritti patrimoniali e gli oneri ricadono sulla nuova persona giuridica.

-Divisione

Canon 122. Si universitas, quae gaudet personalitate iuridica publica, ita
dividatur ut aut illius pars alii personae iuridicae uniatur aut ex parte
dismembrata distincta persona iuridica publica erigatur, auctoritas ecclesiastica,
cui divisio competat, curare debet per se vel per exsecutorem, servatis quidem in
primis tum fundatorum ac oblatorum voluntate tum iuribus quaesitis tum
probatis statutis:
1 ut communia, quae dividi possunt, bona atque iura patrimonialia necnon aes
alienum aliaque onera dividantur inter personas iuridicas, de quibus agitur,
debita cum proportione ex aequo et bono, ratione habita omnium adiunctorum
et necessitatum utriusque;
2 ut usus et ususfructus communium bonorum, quae divisioni obnoxia non
sunt, utrique personae iuridicae cedant, oneraque iisdem propria utrique
imponantur, servata item debita proportione ex aequo et bono definienda.

Can 122 - Se l'insieme, che gode di personalit giuridica pubblica, si divide in


maniera tale che o una parte di esso sia unita a un'altra persona giuridica o dalla
parte divisa si eriga una distinta persona giuridica pubblica, l'autorit
ecclesiastica cui compete la divisione deve curare personalmente o per mezzo di
un esecutore, osservati invero in primo luogo sia la volont dei fondatori e degli
offerenti sia i diritti acquisiti sia infine gli statuti approvati:
1 che i beni comuni divisibili e i diritti patrimoniali come pure i debiti e gli altri
oneri siano divisi tra le persone giuridiche di cui si tratta con debita proporzione
secondo il giusto e onesto, tenuto conto di tutte le circostanze e delle necessit di
entrambe;
2 che l'uso e l'usufrutto dei beni comuni, che non sono sottoposti a divisione,
tornino a vantaggio di tutte e due le persone giuridiche, e che gli oneri propri alle
medesime siano imposti a entrambe, osservata parimenti la dovuta proporzione
da definirsi secondo il giusto e l'onesto

In questo canone viene preso in considerazione una parte di persona giuridica pubblica che viene
accorpata ad unaltra persona giuridica pubblica esistente. Oppure viene divisa e costituita essa
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stessa come nuova persona giuridica. Comunque si ha sempre una divisione. Per dobbiamo
distinguere tra beni divisibili e beni indivisibili:
- I beni divisibili vanno divisi secondo un criterio di proporzione in ordine allonest;
- Beni non divisibili sono quelli che non possono essere divisi, allora si divide luso e lusufrutto, in
modo che uso e usufrutto vadano a vantaggio di entrambe le persone giuridiche e anche gli oneri
vengano suddivisi in proporzione alle persone giuridiche.

I canoni prevedono sempre che per quanto riguarda la destinazione dei beni e ladempimento degli
oneri si rispetti sempre la volont degli offerenti (vedi anche i cann. 121, 122 e 1300).

Destinazione dei beni in caso di estinzione

Se si estingue la persona giuridica che cosa succede ai beni? In questo casi occorre distinguere
persone giuridiche pubbliche e private. Nel caso di quella pubblica i beni vanno destinati sulla base di
quanto stabilito negli statuti o diritto. Se questi tacciono vanno immediatamente alla persona
giuridica superiore. Nel caso delle persone giuridiche private la destinazione dei beni in caso di
estinzione deve essere sempre prevista nello statuto.



Le leggi ecclesiastiche

Nellordinamento canonico non viene data alcuna definizione di legge. Rimane per integro il
principio che un ordinamento orientato al bene comune unordinamento razionale.

Lordinamento canonico conosce tre momenti nella dinamica costitutiva della legge, 3 momenti
genetici: listituzione,la promulgazione e lentrata in vigore.

1. Istituzione;
2. Promulgazione;
3. Entrata in vigore. Sono tre momenti distinti nel meccanismo genetico di una legge. Ma due
coincidono.


Istituzione: il venir in essere di una legge.
Promulgazione: il comando con cui il legislatore notifica il venir in essere di una legge ad una
comunit.
Entrata in vigore: il momento in cui quella legge inizia ad esplicare la sua efficacia. La legge non
entra in vigore immediatamente al fine di consentire la conoscenza della legge. Questo vuoto si
chiama vacatio legis.

Nellordinamento canonico i primi due momenti coincidono, listituzione e promulgazione: sono un
unico atto nellordinamento canonico (vedi can. 7) .


Canon 7. Lex instituitur cum promulgatur.
Can. 7 - La legge istituita quando promulgata.
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importante cominciare con il distinguere tra legge universale e particolare come da can. 8 riportato
in questa pagina.
Sono leggi universali le leggi che valgono per tutta la chiesa (territoriali) oppure per una categoria di
persone (personali). Es: legge per tutti gli istituti di vita consacrata.
Sono leggi particolari quelle che valgono per una parte territoriale della chiesa o per una parte di una
categoria di persone. Es: legge per un determinato istituto di vita consacrata.

Entrata in vigore

Le leggi universali vengono promulgate con ledizione negli Acta Apostolicae Sedis ed entrano in
vigore 3 mesi dopo la data apposta nel fascicolo degli Acta Apostolicae Sedis (i tre mesi si computano
dalla data del fascicolo almenoch la legge stessa non stabilisca una diversa vacatio legis).
Le leggi particolari vengono promulgate secondo la modalit stabilita dal legislatore ed entrano in
vigore generalmente un mese dopo la promulgazione; questa volta si fa riferimento alla data di
promulgazione, almenoch la legge non stabilisca un termine diverso.


Canon 8. 1. Leges ecclesiasticae universales promulgantur per editionem in
Acta Apostolicae Sedis commentario officiali, nisi in casibus particularibus alius
promulgandi modus fuerit praescriptus, et vim suam exserunt tantum expletis
tribus mensibus a die qui Acta numero appositus est, nisi ex natura rei illico
ligent aut in ipsa lege brevior aut longior vacatio specialiter et expresse fuerit
statuta.
2. Leges particulares promulgantur modo a legislatore determinato et obligare
incipiunt post mensem a die promulgationis, nisi alius terminus in ipsa lege
statuatur.

Can. 8 - 1. Le leggi ecclesiastiche universali sono promulgate con l'edizione


nella gazzetta ufficiale degli Acta Apostolicae Sedis, a meno che in casi
particolari non sia stato stabilito un modo diverso di promulgare; ed entrano in
vigore soltanto compiuti tre mesi dal giorno apposto al numero degli Acta, a
meno che non obblighino immediatamente per la natura delle cose oppure nella
stessa legge sia stata stabilita in modo speciale ed espressamente una pi breve o
una pi lunga vacanza.
2. Le leggi particolari sono promulgate nel modo determinato dal legislatore e
cominciano a obbligare dopo un mese dal giorno della promulgazione, a meno
che nella stessa legge non sia stabilito un termine diverso.


Le legge dispone per il futuro (principio di irretroattivit della legge) almenoch la legge stabilisca per
le cose passate.

Altra distinzione riguarda le leggi inabilitanti o irritanti:
le leggi inabilitanti: stabiliscono che la persona inabile ad agire e quindi di conseguenza latto posto
in essere nullo;
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le leggi irritanti: stabiliscono che latto nullo.


La conseguenza uguale per mentre nelle leggi inabilitanti laccento posto sulla persona, nelle
leggi irritanti laccento posto sullatto in s.


Canon 1108. 1. Ea tantum matrimonia valida sunt, quae contrahuntur coram
loci Ordinario aut parocho aut sacerdote vel diacono ab alterutro delegato qui
assistant, necnon coram duobus testibus, secundum tamen regulas expressas in
canonibus qui sequuntur, et salvis exceptionibus de quibus in cann. 144, 1112
1, 1116 et 1127 1-2.
2. Assistens matrimonio intellegitur tantum qui praesens exquirit
manifestationem contrahentium consensus eamque nomine Ecclesiae recipit.
Can. 1108 - 1. Sono validi soltanto i matrimoni che si contraggono alla
presenza dell'Ordinario del luogo o del parroco o del sacerdote oppure diacono
delegato da uno di essi che sono assistenti, nonch alla presenza di due testimoni,
conformemente, tuttavia, alle norme stabilite nei canoni seguenti, e salve le
eccezioni di cui ai cann. 144, 1112, 1, 1116, 1127, 2-3.
2. Si intende assistente al matrimonio soltanto colui che, di persona, chiede la
manifestazione del consenso dei contraenti e la riceve in nome della Chiesa.
Il Can 1108 un esempio di legge irritante.


Un esempio di legge inabilitante quella che riguarda gli impedimenti (can 1073).

Canon 1073. Impedimentum dirimens personam inhabilem reddit ad


matrimonium valide contrahendum.
Can. 1073 - L'impedimento dirimente rende la persona inabile a contrarre
validamente il matrimonio.

I criteri di soggezione ad una legge


Il legislatore ci da tre criteri di soggezione ad una legge puramente ecclesiastica:

1.Criterio ecclesiologico: tutti battezzati nella chiesa cattolica o in essa accolti (quei battezzati in una
chiesa non in piena comunione con la chiesa cattolica e che poi vengono accolti nella chiesa cattolica);
2.Criterio psicologico: devono godere di sufficiente uso di ragione;
3.Criterio cronologico: devono aver compiuto il settimo anno di et a meno che non vi siano altri
limiti di et stabiliti dal diritto.


Canon 11. Legibus mere ecclesiasticis tenentur baptizati in Ecclesia catholica vel
in eandem recepti, quique sufficienti rationis usu gaudent et, nisi aliud iure
expresse caveatur, septimum aetatis annum expleverunt.
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Can. 11 - Alle leggi puramente ecclesiastiche sono tenuti i battezzati nella Chiesa
cattolica o in essa accolti, e che godono di sufficiente uso di ragione e, a meno
che non sia disposto espressamente altro dal diritto, hanno compiuto il settimo
anno di et.

Chi sono i soggetti tenuti allosservanza delle leggi?
Per leggi universali tutti coloro per le quali sono state date. (Can 12 1)

Canon 12. 1. Legibus universalibus tenentur ubique terrarum omnes pro
quibus latae sunt.
2. A legibus autem universalibus, quae in certo territorio non vigent, eximuntur
omnes qui in eo territorio actu versantur.
3. Legibus conditis pro peculiari territorio ii subiciuntur pro quibus latae sunt,
quique ibidem domicilium vel quasi-domicilium habent et simul actu
commorantur, firmo praescripto can. 13.

Can. 12 - 1. Alle leggi universali sono tenuti dovunque tutti coloro per i quali
sono state date.
2. Dalle leggi universali invece, che non sono in vigore in un determinato
territorio, sono esenti tutti quelli che si trovano attualmente in tale territorio.
3. Alle leggi fatte per un territorio peculiare sono sottoposti coloro per i quali
sono state date e che in esso hanno il domicilio o il quasi-domicilio e insieme
attualmente vi dimorano, fermo restando il disposto del can. 13.

Per le leggi particolari (can 13)

Canon 13. 1. Leges particulares non praesumuntur personales, sed
territoriales, nisi aliud constet.
2. Peregrini non adstringuntur:
1 legibus particularibus sui territorii quamdiu ab eo absunt, nisi aut earum
transgressio in proprio territorio noceat, aut leges sint personales;
2 neque legibus territorii in quo versantur, iis exceptis quae ordini publico
consulunt, aut actuum sollemnia determinant, aut res immobiles in territorio
sitas respiciunt.
3. Vagi obligantur legibus tam universalibus quam particularibus quae vigent
in loco in quo versantur.

Can. 13 - 1. Le leggi particolari non si presumono personali, ma territoriali, se


non consta altrimenti.
2. I forestieri non sono obbligati:
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1 alle leggi particolari del loro territorio fino a quando ne sono assenti, a meno
che o la loro trasgressione rechi danno nel proprio territorio, o le leggi siano
personali;
2 e neppure alle leggi del territorio in cui si trovano, eccetto quelle che
provvedono all'ordine pubblico, o determinano le formalit degli atti, o
riguardano gli immobili situati nel territorio.
3. I girovaghi sono obbligati alle leggi, sia universali sia particolari, che sono
in vigore nel luogo in cui si trovano.

Quindi, se il legislatore vuole fare una legge particolare personale lo deve indicare espressamente
nella legge stessa. Stabilita questa presuntio iuris, nel 2 sono stabilite le conseguenze.
Innanzitutto, i forestieri sono coloro che hanno il domicilio o il quasi domicilio ma si trovano fuori dal
territorio in cui hanno il domicilio o quasi domicilio.
Il forestiero non tenuto allosservanza delle leggi particolari del proprio territorio quando assente
dal proprio territorio, almenoch losservanza non rechi danno a qualcuno.
Inoltre, il forestiero non tenuto allosservanza delle leggi particolari del territorio in cui si trova, ad
eccezione di alcune categorie di leggi: 1) le leggi che riguardano lordine pubbliche; 2) quelle che
riguardano la formalit degli atti; 3) quelle che riguardano gli immobili.

Stabilita la soggezione allosservanza delle leggi, adesso vediamo alcuni canoni interpretativi.

Canon 14. Leges, etiam irritantes et inhabilitantes, in dubio iuris non urgent; in
dubio autem facti Ordinarii ab eis dispensare possunt, dummodo, si agatur de
dispensatione reservata, concedi soleat ab auctoritate cui reservatur.
Can. 14 - Le leggi, anche irritanti o inabilitanti, nel dubbio di diritto non urgono
(non obbligano); nel dubbio di fatto invece gli Ordinari possono dispensare da
esse, purch, se si tratta di dispensa riservata, venga solitamente concessa
dall'autorit cui riservata.

Il can 14 introduce la differenza tra dubbium iuris e dubbium facti.

Il dubbium iuris o dubbio di diritto verte essenzialmente sullesistenza della legge, sulla sua portata.
Il dubbium facti o dubbio di fatto verte sul fatto, cio se una circostanza oggettiva rientra o meno sul
disposto di legge, rientra tra le fattispecie previste dalla legge. (Es can 1083). I provvedimenti
dirimenti sono leggi inabilitanti; (pensiamo al caso in cui la registrazione di una nascita
effettivamente avvenuta al giorno registrato o diversamente, se ha compiuto o meno 16 anni).
Con il can 14 il legislatore risolve le problematiche legale al dubbio.
Con riferimento al dubbio di fatto consente di dare la dispensa al fine di impedire un effetto irritante
o inabilitante.
Al legislatore interessa lesecuzione, lapplicazione di una legge (can 15).

Canon 15. 1. Ignorantia vel error circa leges irritantes vel inhabilitantes
earundem effectum non impediunt, nisi aliud expresse statuatur.

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2. Ignorantia vel error circa legem aut poenam aut circa factum proprium aut
circa factum alienum notorium non praesumitur; circa factum alienum non
notorium praesumitur, donec contrarium probetur.

Can. 15 - 1. L'ignoranza o l'errore circa le leggi irritanti e inabilitanti non


impediscono l'effetto delle medesime, a meno che non sia stabilito espressamente
altro.
2. L'ignoranza o l'errore circa la legge o la pena oppure su un fatto personale
o intorno a un fatto notorio di altri non si presumono; circa un fatto non notorio
di altri si presumono, finch non si provi il contrario.

Per capire meglio



Per ignoranza si intende la mancata conoscenza della legge; lerrore, invece, una falsa
rappresentazione della realt.

Linterpretazione della legge



La legge ovviamente va interpretata. Ci sono diverse modalit di interpretazione della legge, modalit
che essendo diverse hanno effetti diversi.
Distinguiamo:
Linterpretazione autentica: ha lo scopo di precisare il significato di una legge e il suo ambito
applicativo. Essa fatta dal legislatore o da colui al quale il legislatore ha esplicitamente concesso il
potere di interpretare una legge.
Se linterpretazione autentica presentata a modo di legge, ha la stessa forza di una legge e quindi
deve essere promulgata. Inoltre, linterpretazione autentica riguarda sempre il futuro almenoch non
si limiti a dichiarare parole che di per se sono certe, in questo caso pu avere valore retroattivo.
Se invece restringe o amplia lambito applicativo della legge non pu avere valore retroattivo.
Se si tratta di una esplicatio terminorum, quindi, pu avere valore retroattivo se invece restringe o
amplia lambito applicativo non pu avere valore retroattivo.

Questa ha sempre lo stesso ambito applicativo.
Invece, linterpretazione fatta a modo di sentenza giudiziale o atto amministrativo non ha forza di
legge e riguarda solo le persone per le quali data. Can 16 par 3

Come si interpreta una legge?
C un criterio primario e diversi criteri sussidiari. Il can 17 ci da questi criteri.

Canon 17. Leges ecclesiasticae intellegendae sunt secundum propriam verborum
significationem in textu et contextu consideratam; quae si dubia et obscura
manserit, ad locos parallelos, si qui sint, ad legis finem ac circumstantias et ad
mentem legislatoris est recurrendum.
Can. 17 - Le leggi ecclesiastiche sono da intendersi secondo il significato proprio
delle parole considerato nel testo e nel contesto; che se rimanessero dubbie e
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oscure, si deve ricorrere ai luoghi paralleli, se ce ne sono, al fine e alle circostanze


della legge e all'intendimento del legislatore.

Il criterio primario il significato delle parole nel testo e nel contesto.
I criteri secondari scattano allorquando il criterio primario non sufficientemente chiaro; in tal caso
bisogna ricorrere ai luoghi paralleli, alla finalit della legge, alla mens del legislatore.
Nellinterpretazione non si pu fare uninterpretazione estensiva e pertanto si deve fare una
interpretazione stretta delle leggi irritanti, che stabiliscono una pena o che limitano lesercizio dei
diritti.
Un altro problema quello della lacuna di legge: su una determinata materia manca una disposizione
di legge. Ovviamente non si deve trattare di una materia penale.
Il legislatore ci da dei criteri al can 19.
Canon 19. Si certa de re desit expressum legis sive universalis sive particularis
praescriptum aut consuetudo, causa, nisi sit poenalis, dirimenda est attentis
legibus latis in similibus, generalibus iuris principiis cum aequitate canonica
servatis, iurisprudentia et praxi Curiae Romanae, communi constantique
doctorum sententia.
Can. 19 - Se una determinata materia manca una espressa disposizione di legge
sia universale sia particolare o una consuetudine, la causa, se non penale, da
dirimersi tenute presenti le leggi date per casi simili, i principi generali del diritto
applicati con equit canonica, la giurisprudenza e la prassi della Curia Romana,
il modo di sentire comune e costante dei giuristi.

1.Innanzitutto applicando leggi per casi analoghi.
2.Applicando i principi generali del diritto.
3.La giurisprudenza e la prassi della curia romana.
4.Il modo di sentire comune e costante di giuristi.

Come sorge una legge?

Con listituzione e promulgazione.
Con labrogazione il legislatore decide di far cessare di esistere una legge.
Il can 20 ci da dei criteri di abrogazione:
una legge posteriore abroga (cassazione totale della legge) o deroga (cessazione parziale) la legge
precedente:
1.
Se lo dice espressamente;
2.
Se direttamente contraria alla precedente;
3.
Se riordina integralmente la materia.

Canon 20. Lex posterior abrogat priorem aut eidem derogat, si id expresse edicat
aut illi sit directe contraria, aut totam de integro ordinet legis prioris materiam;
sed lex universalis minime derogat iuri particulari aut speciali, nisi aliud in iure
expresse caveatur.
Can. 20 - La legge posteriore abroga la precedente o deroga alla medesima, se lo
indica espressamente, o direttamente contraria a quella , oppure riordina
integralmente tutta quanta la materia della legge precedente; la legge universale
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per non deroga affatto al diritto particolare o speciale, a meno che non sia
disposto espressamente altro dal diritto.

Infine, il can 22 il canone che sancisce la canonizzazione della legge civile.


Canon 22. Leges civiles ad quas ius Ecclesiae remittit, in iure canonico iisdem
cum effectibus serventur, quatenus iuri divino non sint contrariae et nisi aliud
iure canonico caveatur.
Can. 22 - Le leggi civili alle quali il diritto della Chiesa rimanda, vengono
osservate nel diritto canonico con i medesimi effetti, in quanto non siano
contrarie al diritto divino e se il diritto canonico non dispone altrimenti.

Ci sono alcune materie per le quali il legislatore canonico ritiene di non dover dare leggi proprie ma
di recepire nel proprio ordinamento le leggi civili che ordinano quella materia. Queste leggi vengono
recepite nellordinamento canonico con i medesimi effetti che hanno nellordinamento civile, tranne
che siano contrarie al diritto divino.

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