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The French Revolution of May 1968

Il Maggio 1968 fu il pi grande sciopero generale rivoluzionario nella storia. Questo enorme movimento
giunse al culmine del boom economico capitalista del dopoguerra. Allora, come oggi, la borghesia e i suoi
profeti si congratulavano tra loro per la fine delle rivoluzioni e della lotta di classe, retaggi del passato. Poi
giunsero gli eventi francesi del 1968, che sembrarono cadere come un fulmine a ciel sereno, e colsero di
sorpresa gran parte della sinistra, perch ormai tutti avevano depennato la classe operaia europea dal novero
delle forze rivoluzionarie.
Nel Maggio 1968 lEconomist pubblic un supplemento speciale sulla Francia scritto da Norman Macrae in
occasione del decimo anniversario del governo gaullista. In questo supplemento, Macrae cantava le lodi dei
successi del capitalismo francese, rilevando come i francesi avessero un tenore di vita pi alto degli inglesi,
mangiassero pi carne, possedessero pi automobili e cos via. E menzion il grande vantaggio nazionale
della Francia sui suoi vicini dallaltra parte della Manica: i suoi sindacati erano pateticamente deboli.
Linchiostro non si era ancora asciugato sullarticolo di Macrae che la classe operaia francese sbalord il
mondo con una insurrezione come non se ne sono viste altre nellepoca moderna.
Gli eventi del Maggio non vennero previsti dagli strateghi del capitale, n in Francia n altrove. Non vennero
previsti neppure dagli stalinisti e dai leader riformisti. Non parliamo della cosiddetta sinistra rivoluzionaria!
Le signore e i signori che si autoproclamavano marxisti (la maggior parte dei quali avevano trascorso decenni
discorrendo di lotta armata, insurrezione e tutto il resto) non solo non furono in grado di prevedere alcuna
mobilitazione dei lavoratori francesi. Negarono in modo assoluto che vi fosse una simile possibilit!
Prendiamo ad esempio uno dei teorici di questi marxisti accademici, Andr Gorz. Costui scrisse in un
articolo che nel futuro prevedibile non vi saranno crisi del capitalismo europeo cos drammatiche da
condurre la massa dei lavoratori a scioperi generali rivoluzionari o a insurrezioni armate a sostegno dei
loro interessi vitali. (A. Gorz, Riforma e Rivoluzione, in The Socialist Register, 1968. Nostro corsivo) Queste
righe furono pubblicate nel bel mezzo del pi grande sciopero generale rivoluzionario della storia!
Gorz non era lunico a considerare fuori gioco la classe operaia. Il grande marxista Ernest Mandel tenne un
discorso in unassemblea a Londra soltanto un mese prima di questi grandi eventi. Nel corso della sua
introduzione parl di ogni argomento possibile, ma non menzion neppure di sfuggita la situazione della
classe lavoratrice francese. Quando questa contraddizione gli venne fatta notare da uno dei nostri compagni
dalla platea, la sua risposta fu che i lavoratori si erano imborghesiti e americanizzati e che non ci sarebbe
stato alcun movimento degli operai francesi nei successivi venti anni.

Il contesto
Ci che nessuno di questi signori aveva compreso era che il lungo periodo di boom capitalista dopo il 1945
aveva trasformato i rapporti di forza e rafforzato enormemente la classe operaia europea. Prima della
Seconda guerra mondiale la classe dominante francese aveva cercato di basarsi sullarretratezza. Dopo
lesperienza della Comune di Parigi la borghesia francese era terrorizzata dalla crescita del proletariato e
aveva perci sviluppato uneconomia parassitaria di rendita, fondata pesantemente sul capitale finanziario,
sulle banche e sulle colonie.

Lo sviluppo dellindustria comporta che il proletariato stesso sia molto pi forte che negli anni 30, per non
parlare dellepoca della Comune di Parigi, quando praticamente tutti gli operai lavoravano in piccole
botteghe. Ancora nel 1931 quasi due terzi di tutte le imprese industriali in Francia non occupavano alcun
operaio salariato, e un altro terzo ne occupava meno di dieci. Soltanto lo 0,5% delle imprese industriali
occupava pi di cento lavoratori. Dopo la Seconda guerra mondiale ci fu invece un forte sviluppo
dellindustria in Francia, che port a un rapido rafforzamento del proletariato e a un graduale declino del
numero dei contadini.
Allepoca della crisi rivoluzionaria del 1936, met della popolazione francese guadagnava il proprio
sostentamento dallagricoltura, mentre oggi la popolazione rurale meno del 6% del totale. Nel 1968 la classe
salariata era cresciuta non solo in numero, ma anche quanto al potenziale di lotta. Il cambiamento
fondamentale venne mostrato nel 1968 nel ruolo chiave giocato dalle enormi fabbriche come gli stabilimenti
Renault a Flins, con una forza lavoro totale di 10.500 operai, 1.000 dei quali parteciparono ai picchetti e
almeno 5.000 parteciparono quotidianamente alle assemblee di sciopero in quella sola fabbrica.
Nel 1936, quando i rapporti di forza tra le classi era infinitamente meno favorevole, in una situazione dieci
volte meno avanzata, Trotskij disse che il Partito Comunista (PCF) e il Partito Socialista (SP) avrebbero
potuto prendere il potere:
Se il partito di Lon Blum fosse stato veramente socialista avrebbe potuto, basandosi sullo sciopero
generale, rovesciare la borghesia a giugno, quasi senza neppure una guerra civile, con un minimo di
disordini e perdite umane. Ma il partito di Blum un partito borghese, il fratello minore del marcio
Radicalismo. (Leon Trotskij, Sulla Francia, nostro corsivo).
I rapporti di forza nel 1968 erano di gran lunga pi favorevoli. Una trasformazione pacifica sarebbe stata
possibile, se i leader del PCF si fossero comportati come dei marxisti avrebbero dovuto fare. essenziale
sottolineare questo aspetto. Soltanto il tradimento dei dirigenti stalinisti, che rifiutarono di prendere il potere
quando esistevano le condizioni pi favorevoli, imped ai lavoratori francesi di prendere il potere.

Il ruolo degli studenti


Gli studenti costituiscono sempre un barometro sensibile delle tensioni che si vanno accumulando nel
profondo della societ. Londata di manifestazioni studentesche e occupazioni che precedette gli eventi di
Maggio fu come il lampo che precede la tempesta. Nei mesi precedenti a Maggio ci fu un grande fermento tra
gli studenti, che si manifest in una serie di manifestazioni e occupazioni.
Di fronte alla marea montante di proteste studentesche, il Rettore della prestigiosa Universit della Sorbona
decise di chiudere lateneo, per la seconda volta in 700 anni. La prima volta era stata nel 1940, quando i
nazisti occuparono Parigi. I tentativi della polizia di sgombrare i cortili della Sorbona il 3 maggio furono la
scintilla che diede fuoco al barile di polvere da sparo. La violenza esplose nel Quartiere latino, provocando
pi di 100 feriti e 596 arresti. Il giorno successivo alla Sorbona vennero sospese le lezioni. Le principali
organizzazioni studentesche, lUNEF e il Snesup, proclamarono scioperi a oltranza. Il 6 maggio fu teatro di
nuove battaglie nel Quartiere latino: 422 arresti; 345 poliziotti e circa 600 studenti furono feriti. La
repressione caus unondata di indignazione. Studenti inferociti divelsero sampietrini e li lanciarono contro
la polizia, erigendo barricate nella vecchia sana tradizione francese. Gli studenti universitari di tutta la
Francia offrirono il loro sostegno.

La notte del 10 maggio ci fu una vera e propria sommossa nel Quartiere latino. I manifestanti eressero
barricate, che furono assalite dalla polizia con estrema violenza. I teppisti armati del CRS (i celerini) fecero
irruzione negli appartamenti privati e pestarono selvaggiamente comuni cittadini, perfino una donna incinta.
Ma la reazione and oltre le loro attese. I parigini bombardarono la polizia con vasi da fiori e altri oggetti
pesanti gettati dalle finestre. Sulle 367 persone ricoverate in ospedale, 251 erano poliziotti. Altre 720 persone
furono ferite e 468 arrestate. Vennero incendiate o danneggiate le automobili. Il Ministro dellEducazione
insult i manifestanti: Ni doctrine, ni foi, ni loi (nessuna istruzione, nessuna fede, nessuna legge).
Durante la prima settimana, i dirigenti del PCF avevano minimizzato le mobilitazioni studentesche e i leader
sindacati avevano cercato di ignorarle.LHumanit pubblic un articolo a firma del futuro leader del PCF
Georges Marchais con il titolo Falsi rivoluzionari da smascherare. Ma di fronte alla generale indignazione
popolare e alla pressione della base, la burocrazia sindacale fu costretta a muoversi. L11 maggio, i principali
sindacati, CGT, CFDT e FEN, proclamarono lo sciopero generale per il 13 maggio. Circa 200.000
manifestanti scandirono slogan come De Gaulle assassino!
Tornato in tutta fretta a Parigi, Georges Pompidou annunci la riapertura della Sorbona per quello stesso
giorno. Questo voleva essere un gesto di compromesso per scongiurare ulteriori esplosioni sociali. Ma era
troppo poco, e troppo tardi. Le masse lo percepirono come un segnale di debolezza e si spinsero ancora pi
avanti.

Sciopero generale
Il fermento tra gli studenti fu solo la pi evidente manifestazione di malcontento nella societ francese.
Nonostante il boom economico, i padroni francesi avevano applicato una pressione senza piet sui lavoratori.
Sotto una superficie di calma apparente si accumulavano in enorme misura malcontento, amarezza,
frustrazione. Gi in gennaio vi furono atti violenti durante una manifestazione di scioperanti a Caen.
Lo sciopero generale del 13 Maggio segn un punto di svolta qualitativo. Centinaia di migliaia di studenti e
operai riempirono le strade di Parigi. Unidea di questa giornata la pu dare la seguente descrizione
dellimponente corteo di un milione di persone che percorse le strade di Parigi il 13 Maggio:
Scorrevano senza fine. Cerano interi spezzoni composti da dipendenti sanitari in camice bianco, alcuni
portavano cartelli con scritto O sont les disaparus des hopitaux? (Dove sono i feriti scomparsi). Ogni
fabbrica, ognuno dei principali luoghi di lavoro, sembravano essere rappresentati. Cerano numerosi gruppi
di lavoratori delle ferrovie, postini, stampatori, dipendenti del Metro, operai metalmeccanici, lavoratori degli
aeroporti e dei mercati, elettricisti, avvocati, lavoratori degli impianti fognari, impiegati di banca, operai edili,
lavoratori del vetro e chimici, camerieri, impiegati municipali, verniciatori e decoratori, lavoratori del gas,
commesse, impiegati assicurativi, spazzini, operatori cinematografici, conducenti di bus, insegnanti, operai
delle nuove industrie plastiche, fila dopo fila dopo fila, la carne e il sangue della moderna societ capitalista,
una massa senza fine, una potenza che avrebbe potuto spazzare via ogni cosa davanti a s, se solo avesse
deciso di farlo. (Citato in Revolutionary rehearsals, pag.12).
I dirigenti sindacali speravano che questo sarebbe stato sufficiente a fermare il movimento. Questi dirigenti
non volevano che lo sciopero generale continuasse e si diffondesse. Vedevano la manifestazione come un
mezzo per far diminuire la pressione. Ma una volta che inizi, il movimento presto acquis una propria vita.
La convocazione dello sciopero generale fu come una pietra pesante gettata in un lago tranquillo. Le onde
raggiunsero ogni angolo della Francia. Nonostante fossero soltanto tre milioni e mezzo circa i lavoratori

organizzati in sindacati, dieci milioni scesero in sciopero e unondata di occupazioni di fabbriche prese avvio
in tutta la Francia.
Il 14, il giorno dopo il corteo di massa a Parigi, gli operai occuparono le fabbriche di Sud-Aviation a Nantes e
della Renault a Clon, seguiti dai lavoratori della Renault a Flin, Le Mans e Boulogne-Billancourt. Gli scioperi
colpirono altre fabbriche in tutta la Francia, e inoltre lazienda di trasporti RATP e le ferrovie della SNCF. I
giornali non venivano distribuiti. Il 18 maggio i minatori di carbone incrociarono le braccia e il trasporto
pubblico si ferm a Parigi e in altre importanti citt. Le ferrovie nazionali furono le successive a bloccarsi,
seguite dal trasporto aereo e marittimo, gli operai del gas e dellelettricit (che decisero di mantenere attive le
forniture domestiche), i servizi postali e i traghetti attraverso la Manica.
Gli operai presero controllo delle forniture di carburante a Nantes, rifiutando lingresso a tutte le cisterne di
benzina che non avessero ricevuto lautorizzazione dal comitato di sciopero. Venne organizzato un picchetto
presso lunica pompa di benzina funzionante in tutta la citt, in modo da assicurare che soltanto i medici
potessero approvvigionarsene. Vennero stretti contatti con le organizzazioni di contadini nelle aree
circostanti e vennero garantiti rifornimenti di cibo a prezzi fissati dagli operai e dai contadini. Per evitare
speculazioni, i negozi dovevano esibire un adesivo nelle vetrine con la scritta: Questo negozio autorizzato e
aperto. I suoi prezzi sono sotto la supervisione permanente dei sindacati. Ladesivo era firmato da CGT,
CFDT e FO. Un litro di latte era venduto a 50 centesimi contro i normali 80, un chilo di patate era scontato
da 70 a 12 centesimi, un chilo di carote da 80 a 50, e cos via.
Studenti, insegnanti, professionisti, contadini, calciatori, perfino le ragazze del Folies Bergres: tutti vennero
trascinati nella lotta. A Parigi gli studenti occuparono la Sorbona. Il Theatre de lOdon venne occupato da
2.500 studenti e gli studenti delle superiori occuparono le scuole:
La febbre delloccupazione contagi tutta lintelligentsia. Dottori radicali occuparono gli uffici
dellAssociazione Medici, architetti di sinistra proclamarono la dissoluzione del proprio ordine, attori
chiusero tutti i teatri della capitale, scrittori guidati da Michel Butor occuparono la Societ des Gens de
Lettres allHotel de Massa. Perfino dirigenti finanziari entrarono in azione, occupando per un certo periodo
ledificio del Conseil National du Patronat Franais, e successivamente la Confederation Generale des
Cadres. (David Caute, Sessantotto, lAnno delle Barricate).
Poich le scuole erano chiuse, insegnanti e studenti organizzarono asili, attivit ludiche, pasti gratuiti e altre
attivit per i figli degli scioperanti. Le mogli dei lavoratori dei comitati di sciopero si organizzarono e
giocarono un ruolo fondamentale preparando i rifornimenti di cibo. Non solo gli studenti, ma anche i settori
di professionisti vennero contagiati dallinfezione rivoluzionaria. Gli astronomi occuparono un osservatorio.
Vi fu uno sciopero al centro di ricerca nucleare di Saclay, dove la maggioranza dei 10.000 dipendenti erano
ricercatori, tecnici, ingegneri o scienziati laureati. Perfino la Chiesa non rimase immune. Nel Quartiere
latino, giovani dei movimenti cattolici occuparono una chiesa e pretesero che si tenesse un dibattito al posto
di una messa.

Potere nelle strade

Gli scontri a Parigi continuarono, con lavoratori e studenti che sfidavano i lacrimogeni e le cariche armati di
bastoni. In una sola notte vi furono 795 arresti e 456 feriti. I manifestanti cercarono di dare fuoco alla Borsa
di Parigi, lodiato simbolo del capitalismo. Un Commissario di Polizia venne ucciso da un furgone a Lione.
Una volta scesi in lotta, i lavoratori iniziarono a prendere liniziativa, che and ben oltre i limiti di un normale
sciopero. Un elemento chiave nellequazione furono i mezzi di comunicazione di massa. Formalmente si
tratta di uno strumento potente nelle mani dello Stato. Ma dipendono per il loro funzionamento anche dai
lavoratori delle stazioni radiofoniche e televisive. Il 25 maggio la radio e la televisione di Stato (ORTF)
scesero in sciopero. Alle otto di sera i telegiornali furono oscurati. Le tipografie e i giornalisti imposero una
sorta di controllo dei lavoratori sulla stampa. I giornali borghesi dovettero sottoporre gli editoriali al vaglio
dei comitati di lavoratori, e furono costretti a pubblicarne le dichiarazioni.
LAssemblea Nazionale (il parlamento, ndt) discusse della crisi universitaria e delle battaglie al Quartiere
latino. Ma le discussioni allinterno dellAssemblea erano ormai irrilevanti. Il potere era scivolato dalle mani
dei legislatori e giaceva nelle strade. Il 24 maggio il presidente De Grulle annunci un referendum alla radio e
alla televisione. Il suo piano di tenere il referendum venne reso vano dallazione dei lavoratori, il generale
non fu neppure in grado di ottenere che venissero stampate le schede elettorali a causa dello sciopero dei
lavoratori delle tipografie ed il rifiuto dei loro colleghi belgi di sostituirli. Questo non fu lunico esempio di
solidariet internazionale. I conducenti di treni tedeschi e belgi fermarono i loro treni alla frontiera con la
Francia per evitare di spezzare lo sciopero.
Le forze della reazione, finora in stato di shock e costrette sulla difensiva, cominciarono a riorganizzarsi. I
Comitati per la Difesa della Repubblica (CDR) vennero lanciati nel tentativo di mobilitare la classe media
contro operai e studenti. I rapporti di forza non sono meramente una questione di forza numerica relativa tra
classe operaia da una parte e contadini e classe media dallaltra. Una volta che il proletariato intraprende una
lotta decisiva, mostrando di essere una forza potente nella societ, attrae rapidamente le masse sfruttate di
contadini e piccoli negozianti che sono schiacciati da banche e monopoli. Questo apparve evidente nel 1968,
quando i contadini organizzarono blocchi stradali intorno a Nantes e distribuirono cibo gratuitamente agli
scioperanti.

Il mito dello Stato forte


Il movimento colse la classe dominante e il governo completamente di sorpresa. Erano terrorizzati dal
movimento studentesco, come lallora Primo Ministro, Pompidou, ammise nelle sue memorie:
Alcuni pensano che riaprendo la Sorbona e facendo rilasciare gli studenti io avessi mostrato debolezza e
dato nuova linfa alle mobilitazioni. A costoro rispondo semplicemente: poniamo che, il luned 13 Maggio, la
Sorbona fosse rimasta chiusa sotto la protezione della polizia. Chi pu immaginare che la folla che marciava
verso Denfert-Rochereau non sarebbe riuscita a fare irruzione, spazzando ogni cosa davanti a s come un
fiume in piena? Io scelsi di consegnare la Sorbona agli studenti piuttosto che vederli prenderla con la forza.
(G. Pompidou, Pour Rtablir une Vrit).
E altrove aggiunge:
La crisi era infinitamente pi seria e pi profonda; il regime avrebbe retto o sarebbe stato rovesciato, ma
non poteva essere salvato da un semplice rimpasto. Non era la mia posizione ad essere in discussione. Era il

Generale De Gaulle, la Quinta Repubblica e, in una notevole misura, lo stesso regime repubblicano. (Ibid.,
nostro corsivo).
Che cosa intendeva Pompidou quando diceva che lo stesso regime repubblicano era in pericolo? Intendeva
che lo stesso Stato capitalista correva il rischio di essere rovesciato. E in questo, aveva ragione. Quando
Pompidou cerc di disinnescare la crisi riaprendo la Sorbona, il movimento semplicemente acquist nuova
forza con un corteo di 250.000 persone. Terrorizzato che gli studenti potessero unire le proprie forze con gli
operai e prendere dassalto lEliseo, il palazzo presidenziale venne evacuato.
De Gaulle inizialmente era fiducioso che i dirigenti stalinisti avrebbero salvato la situazione. Disse al suo
consigliere per la marina, Franois Flohic, Non si preoccupi, Flohic, i Comunisti li terranno a bada.
(Philippe Alexandre, LEliseo in pericolo).
Che cosa dimostrano queste parole? N pi n meno che il sistema capitalista non potrebbe esistere senza
lappoggio dei dirigenti di sinistra riformisti (e stalinisti). Questo appoggio assai pi importante per loro
che qualsiasi numero di carri armati e poliziotti. De Gaulle, essendo un borghese intelligente, lo
comprendeva perfettamente. Nel tentativo di mostrare la sua suprema indifferenza agli eventi francesi, il
Presidente De Gaulle lasci lo Stato per andare in visita in Romania, dove venne accolto a braccia aperte dal
Comunista Ceausescu. In ogni caso, la sicurezza del Generale non dur a lungo.
Lessenza di una rivoluzione che le masse cominciano a partecipare attivamente agli eventi, cominciano a
prendere il loro destino nelle proprie mani. Intanto, in Francia, i dirigenti comunisti stavano perdendo il
controllo. Bandiere rosse sventolavano su fabbriche, scuole, universit, uffici di collocamento, e perfino
osservatori astronomici. Il governo era inerme, lasciato sospeso a mezzaria dallinsurrezione. Lo Stato forte
gaullista era paralizzato. Il potere era realmente nelle mani della classe lavoratrice.
I rapporti della situazione in rapido deterioramento a Parigi scossero De Gaulle. Di fronte allondata
crescente di rivolta il Presidente De Gaulle fu costretto ad abbandonare la sua finta indifferenza, chiudere in
anticipo la visita presidenziale in Romania e tornare di corsa in Francia. Al palazzo dellEliseo, il Presidente
De Gaulle pronunci le parole immortali: La riforme, oui; la chienlit, non (Le riforme s, i mocciosi no!). La
parola chienlit difficile da tradurre, ma significa allincirca un bambino che non ha ancora imparato a usare
un orinatoio.
Usando un simile linguaggio, De Gaulle esprimeva il suo disprezzo per i mocciosi nelle strade. Ma il
movimento era ormai andato ben oltre il livello dei cortei studenteschi. Era come unenorme palla di neve
che rotolava lungo una ripida montagna acquistando forza e velocit a ogni istante. I settori pi improbabili
venivano trascinati nel calderone della lotta rivoluzionaria. Gli operatori cinematografici occuparono il
Festival di Cannes. I pi importanti registi francesi ritirarono i propri film dal concorso e la giuria diede le
dimissioni, costringendo il festival a chiudere.
Il 20 maggio si stima 10 milioni di lavoratori erano in sciopero; il Paese era praticamente paralizzato. Il 22
maggio una mozione di censura proposta dai partiti di opposizione manc solo per pochi voti la maggioranza
nellAssemblea Nazionale. Il governo vacillava e De Gaulle era disperato. Eppure proprio in quel momento i
dirigenti delle confederazioni sindacali lanciarono un salvagente a De Gaulle, dichiarando pubblicamente che
sarebbero stati disposti a negoziare con le associazioni padronali e il governo.

LAssemblea nazionale approv lamnistia per i manifestanti. Ovvio! Non essendo stati in grado di schiacciare
il movimento con la repressione, le autorit furono costrette a ricorrere a concessioni nel tentativo di far
sbollire la situazione e guadagnare tempo. Cos, sia il governo che i dirigenti sindacali collaborarono nello
spegnere il movimento rivoluzionario e ricondurlo entro canali sicuri. Mentre offriva concessioni ai dirigenti
studenteschi e sindacali, lo Stato prosegu ugualmente in una repressione selettiva contro quelli che
considerava elementi sovversivi. A Daniel Cohn-Bendit, lo studente anarchico, venne ritirato il permesso di
residenza. Fu una mossa stupida, dal momento che leffettiva influenza di Cohn-Bendit sul movimento era
minima. Ma lazione del governo riusc a provocare un corteo di protesta di massa a Parigi.

De Gaulle demoralizzato
Il biografo di De Gaulle, Charles Williams, descrive vivacemente il suo stato danimo mentre era in procinto
di pronunciare il suo comunicato alla nazione il 24 Maggio:
Non c dubbio che, dopo lallegria mostrata in Romania, il Generale fosse rimasto molto scosso da quel che
aveva trovato al suo ritorno in Francia. Durante i tre giorni seguenti, parve a pi di un visitatore, che non
lavesse visto per qualche tempo, vecchio e indeciso, il passo faticoso. Era come se tutto stesse diventando
troppo impegnativo per lui.
La trasmissione del 24 maggio, alla fine, fu un fiasco completo. Il Generale apparve, dallaspetto e dalla
voce, confuso e spaventato. vero che annunci un referendum sulla partecipazione, ma non era chiaro
quali fossero i termini precisi della questione, e quelli che lo ascoltarono ebbero il sospetto che si trattasse
soltanto di un trucco. Disse che era dovere dello Stato assicurare lordine pubblico, ma la sua voce era priva
dellantica autorevolezza, e le frasi, bench pronunciate sempre nello stesso linguaggio solenne, in qualche
modo erano prive della stessa convinzione. Apparve come un uomo vecchio, stanco e ferito. E se ne rese
conto egli stesso. Ho fallito lobiettivo, disse quella sera. Il meglio che Pompidou riusc a dire fu: Sarebbe
potuto andare peggio.
Ma lumore di De Gaulle, la mattina dl 25, era peggiorato ancora. Era, nelle parole di uno dei suoi ministri,
prostrato e invecchiato. Continuava a ripetere, E il caos. Un altro ministro lo descrisse come un vecchio
senza idea per il futuro. Il Generale convoc il figlio Philippe, che trov il pdare stanco e osserv che aveva
a stento dormito. Philippe sugger al padre di partire per il porto di Brest, sullAtlantico ricordi del 1940
ma questi gli rispose che non si sarebbe arreso.
Dal 25 al 28 Maggio De Gaulle rimase in uno stato di profonda depressione. Le trattative di Pompidou con
i sindacati erano stati una farsa. Aveva semplicemente concesso loro tutto ci che volevano: enormi aumenti
di salari e benefici sociali, un aumento del salario minimo del 35%. Lunico intoppo era che, anche dopo la
firma dellaccordo, la CGT aveva insistito perch laccordo venisse ratificato dai suoi iscritti. George Sguy, il
leader della CGT, si rec in tutta fretta nei sobborghi parigini di Billancourt, dove 12.000 operai della
Renault erano in sciopero. Quando sottopose loro laccordo, questi lo rifiutarono seccamente e in modo
umiliante per Sguy. Gli accordi di Grenelle, come vennero chiamati, erano nati morti.
Il Consiglio dei Ministri si riun alle 3 del pomeriggio del 27 Maggio, poco dopo il rifiuto degli accordi di
Grenelle da parte dei lavoratori della Renault. Il Generale presiedeva la riunione, ma fu osservato che il suo
cuore e la sua mente erano altrove. Fissava i suoi ministri senza vederli, le braccia appoggiate al tavolo
davanti a lui, le spalle ingobbite, pareva totalmente indifferente a ci che accadeva intorno a lui. Ci fu una
discussione sul referendum, e parve che il Generale ne ascoltasse soltanto dei frammenti. (C. Williams,
Lultimo grande francese. Vita del Generale De Gaulle, corsivo nostro).

Questi estratti composti da un biografo amico dipingono unimmagine vivida di totale disorientamento,
panico e demoralizzazione. Secondo lambasciatore statunitense, De Gaulle gli disse che la partita
conclusa. Nel giro di pochi giorni i comunisti saranno al potere.

Un intervento dellesercito?
Gli avvenimenti erano arrivati ad un punto tale che il problema non poteva pi essere risolto attraverso i
soliti mezzi parlamentari. Cosa bisognava fare? Lintervento dell esercito era una delle opzioni prese in
considerazione da De Gaulle fin dallinizio dello sciopero generale. Nelle fasi iniziali dello sciopero, erano
stati elaborati progetti per arrestare e mettere in prigione pi di 20.000 attivisti di sinistra nello stadio del
ghiaccio, dove sarebbero andati incontro ad un destino simile a quello dei loro omologhi cileni cinque anni
dopo.
Tuttavia il piano non venne mai messo in pratica. Questi progetti del governo francese sono simili a quelli di
ogni classe dominante nel corso della storia, quando deve affrontare una situazione rivoluzionaria. Il governo
dello zar Nicola (che veniva chiamato il sanguinario) non era privo di piani di emergenza prima del
febbraio 1917. Ma che tali piani possano effettivamente essere messi in pratica una questione
completamente diversa, come lo zar Nicola scopr a proprie spese. Comunque, quello che decisivo in una
rivoluzione non sono i progetti del regime ma i rapporti di forza effettivi nella societ. De Gaulle era un
borghese abbastanza scaltro, ed era ben consapevole di quello che stava realmente accadendo (anche se,
come vedremo, in un primo momento lo aveva sottovalutato, commettendo di conseguenza un errore molto
grave. Allo stesso modo di tanti altri, non si aspettava che la classe operaia francese si sarebbe mobilitata).
De Gaulle si spinse fino al limite, si sporse verso labisso e si tir indietro. Spaventato dallampiezza del
movimento, il Generale era profondamente pessimista. Era convinto che i leader comunisti avrebbero preso
il potere. Numerosi testimoni confermano che De Gaulle era afflitto e demoralizzato, ed in almeno due
occasioni pens a lasciare il Paese. Suo figlio lo spingeva a scappare passando per Brest, e altre fonti
affermano che prese in considerazione di rimanere in Germania Occidentale, dove era andato per incontrare
il generale Masseu. De Gaulle era un politico astuto e calcolatore che non agiva mai dimpulso, e raramente
perdeva le staffe. Se disse allambasciatore degli USA che il gioco finito, e tra pochi giorni i comunisti
saranno al potere, era perch ci credeva. E E questo non era solo il suo pensiero, ma anche quello della
maggioranza della classe dominante.
Sulla carta De Gaulle aveva a disposizione un apparato repressivo formidabile. C erano circa 144.000
poliziotti (armati) delle varie categorie, compresi 13.500 agenti delle CRS (la celere), e circa 261.000 soldati
erano di stanza in Francia o nella Germania Occidentale. Se uno affronta il problema da un punto di vista
meramente quantitativo, dovrebbe scartare non solo una trasformazione pacifica, ma la possibilit di una
rivoluzione in generale, e non solo nella Francia del 1968. Da questo punto di vista, nessuna rivoluzione
sarebbe stata vittoriosa nel corso della storia. Ma la questione non pu essere posta in questo modo.
In ogni rivoluzione si levano voci che tentano di spaventare la classe oppressa con lo spettro della violenza, di
spargimenti di sangue e dell inevitabilit della guerra civile. Kamenev e Zinoviev parlavano esattamente
allo stesso modo alla vigilia della Rivoluzione d Ottobre. Heinz Dietrich e i riformisti in Venezuela usano le
stesse argomentazioni nel loro tentativo di far frenare la rivoluzione venezuelana.

I nemici dell insurrezione nelle fila dello stesso Partito Bolscevico trovavano, comunque, terreno sufficiente
per conclusioni pessimistiche. Zinoviev e Kamenev avvertivano contro la possibile sottovalutazione delle
forze nemiche:
Pietrogrado decide, ma a Pietrogrado il nemico dispone di forze considerevoli: cinquemila junkers
perfettamente armati e in grado di battersi, pi uno stato maggiore, pi i battaglioni d'assalto, pi i Cosacchi,
pi una notevole parte della guarnigione, pi postazioni di artiglieria molto consistenti, disposte a ventaglio
intorno a Pietrogrado. Inoltre, con l'aiuto del Comitato esecutivo centrale, gli avversari cercheranno quasi
certamente di far giungere truppe dal fronte.
Trotskij rispose alle obiezioni di Kamenev e Zinoviev nel modo seguente:
Questa elencazione imponente, ma solo un'elencazione. Se, in genere l'esercito un riflesso della societ,
quando si verifica una scissione aperta, i due eserciti che ne derivano sono un riflesso dei due campi
contrapposti. E l'esercito dei possidenti recava in s il tarlo dell'isolamento e della disgregazione. "(L.
Trotskij, Storia della Rivoluzione Russa, Ediz. Sugarco, p. 668).
In preda al panico, De Gaulle allimprovviso scomparve. Si rec in Germania dove fece segretamente visita al
Generale Masseu, l uomo che comandava le truppe francesi di stanza nel Baden-Wurttenberg. Il contenuto
preciso di queste conversazioni non fu mai rivelato, ma non ci vuole troppa immaginazione per capire cosa
gli chiese: Possiamo fare affidamento sull esercito?. La risposta non si trova in nessun documento scritto,
per ovvie ragioni. Comunque, il Times sped un proprio corrispondente in Germania per intervistare i soldati
francesi, la maggior parte dei quali erano giovani della classe operaia che adempivano al servizio di leva. Uno
di quelli intervistati dal Times rispose cos alla domanda se avrebbe sparato ai lavoratori: Mai! Penso che i
loro metodi possano sembrare un po bruschi, ma sono anchio figlio di un lavoratore.
Nel suo editoriale, il Times fece la domanda cruciale: De Gaulle pu usare lesercito? e si rispose da solo,
affermando che avrebbe potuto usarlo una volta. In altre parole, un solo scontro cruento sarebbe stato
sufficiente per mandare in pezzi l esercito. Questa era la valutazione dei pi accordi strateghi del capitale
internazionale allepoca. Non c motivo di mettere in dubbio il loro parere.

La crisi dello Stato


Il 13 maggio una sezione del sindacato di polizia dichiar che
l affermazione del Primo Ministro un riconoscimento del fatto che gli studenti avevano ragione, viene
del tutto sconfessato il comportamento delle forze di polizia che il governo stesso aveva ordinato. In queste
circostanze, (De Gaulle) si meraviglia che un effettivo dialogo con gli studenti non sia stato cercato prima che
questi spiacevoli confronti abbiano avuto luogo (Le Monde, 15 maggio 1968).
Se questa era la situazione allinterno della polizia, l effetto della rivoluzione fra le fila dellesercito sarebbe
stato ancora pi grande. Nonostante la carenza di informazione, si racconta di un fermento nelle forze
armate, e perfino di un ammutinamento nella Marina. Laereo Clemenceau, che doveva andare nel Pacifico
per un test nucleare, improvvisamente cambi rotta e torno indietro a Tolone senza spiegazione. Si parl di
un ammutinamento a bordo e numerosi marinai affermano di aver completamente perso il senso dell
orientamento. (Le canard enchain, 19 giugno, un resoconto pi completo venne pubblicato su Action del 14
giugno ma fu censurato dalle autorit).

Secondo il celebre aforismo di Mao il potere nasce dalla canna di un fucile. Ma i fucili devono essere usati
dai soldati, ed i soldati non vivono nel vuoto, ma sono influenzati dagli stati d animo delle masse. In
qualunque societ la polizia pi arretrata dell esercito. Tuttavia in Francia la polizia, per citare i titoli del
Times (31 maggio) ribolliva di malumore.
Sono totalmente insoddisfatti per il trattamento loro riservato dal governo recita l articolo ed il settore
che si occupa delle mobilitazioni studentesche ha deliberatamente privato il governo di informazioni
riguardanti i leader degli studenti a fronte di una richiesta di risarcimento delle spese sostenute non
corrisposta.
N la polizia stata ben impressionata dal comportamento del governo dopo che i disordini sono
cominciati. Temono di perdere il loro appoggio ha detto un intervistato.
Tanta insoddisfazione una delle ragioni dellapparente inattivit della polizia parigina negli ultimi giorni. La
scorsa settimana uomini di servizio in diverse caserme locali si sono rifiutati di entrare svolgere la propria
attivit agli incroci e nelle piazze della capitale (il Times del 31 maggio 1968).
Un volantino pubblicato dai membri del RIMECA (un reggimento di fanti meccanizzati) di stanza a Mutzig
vicino Strasburgo sottolinea che settori dell esercito venivano influenzati dallo stato danimo delle masse.
Contiene il seguente passaggio:
Come tutti i soldati di leva siamo constretti a stare nelle caserme. Siamo preparati per intervenire come
forze della repressione. I lavoratori ed i giovani devono sapere che i soldati del (nostro, NdT) battaglione
NON APRIRANNO MAI IL FUOCO CONTRO I LAVORATORI. Noi Comitati d Azione ci opponiamo
strenuamente all accerchiamento delle fabbriche da parte dei soldati.
Domani o dopodomani siamo chiamati a circondare una fabbrica di armi che i lavoratori vogliono
occupare.DOBBIAMO FRATERNIZZARE.
Soldati del contigente, formate i vostri comitati! (Citato in Revolutionary rehearsals, p. 26).
La produzione di un tale volantino era chiaramente un fantastico esempio dei settori pi rivoluzionari fra i
soldati di leva. Tuttavia, nel mezzo di una rivoluzione di tali massicce proporzioni, possibile mettere in
dubbio che i soldati semplici sarebbero stati rapidamenti infettati dal bacillo della rivolta? Gli strateghi del
capitale internazionale non hanno avuto dubbi in proposito. Non ne ebbero nemmeno i loro omologhi
francesi.

Chi salv De Gaulle?


Non furono n l esercito n la polizia (cos demoralizzati che perfino il servizio informativo speciale, come
abbiamo visto, rifiutava di collaborare con il governo contro gli studenti) che salv la situazione per il
capitalismo francese. Fu la condotta degli stalinisti e dei leader dei sindacati. Questa conclusione non solo
nostra, ma trova sostegno nella fonte pi improbabile. Nellintroduzione alledizione del 1968
dellEnciclopedia Britannica, leggiamo quanto segue:
De Gaulle sembrava incapace di affrontare la crisi o perfino di capirne lorigine. I comunisti e i leader
sindacali, comunque, gli diedero uno spazio per respirare; si opposero ad ulteriori sollevazioni,
evidentemente temendo che i loro militanti avrebbero appoggiato gli elementi pi estremisti ed anarchici.

Messo allangolo, il Primo Ministro George Pompidou era daccordo nel trattare con tutti. Quando la classe
dominante rischia di perdere tutto quello che possiede, sar sempre pronta a fare concessioni sostanziali. Per
far s che i lavoratori lasciassero le fabbriche, fecero di tutto per offrire ai leader sindacali delle concessioni
che andavano ben al di l di quello che questi ultimi avevano richiesto nel periodo precedente: sarebbe stato
aumentato il salario minimo, ridotto l orario di lavoro, abbassata l et pensionabile, e reintrodotto il diritto
di organizzarsi. In un tentativo di calmare gli studenti, Pompidou accett le dimissioni del ministro
dellistruzione
Sia il governo che i leader sindacali erano preoccupati per la vastit del movimento ed erano decisi a
fermarlo. Il 27 maggio venne raggiunto un accordo fra i sindacati, le associazioni degli imprenditori ed il
governo. Ma per i leader sindacali era un compito molto duro far accettare laccordo ai lavoratori. Nonostante
queste enormi concessioni, i lavoratori alla Renault e in altre grandi fabbriche rifiutarono di tornare al
lavoro. Mi trovavo a Parigi durante questi eventi convulsi e ricordo che insieme a molte altre persone ero in
un bar di Parigi a guardare alla televisione una riunione di massa allinterno dellenorme fabbrica della
Renault, doverano raccolti moltissimi lavoratori, alcuni seduti sulle gru e sui cavalletti, per ascoltare George
Sgui segretario generale della CGT leggere ad alta voce la lista di quello che i padroni stavano offrendo:
consistenti aumenti salariali, pensioni, la riduzione degli orari di lavoro e cos via. Ma nel mezzo del suo
discorso fu sommerso dai cori dei lavoratori: Governo del popolo! Governo del popolo!. Mi ricordo che non
port a termine il discorso.
In questa fase i lavoratori avevano sviluppato il senso del proprio potere. Avevano capito che avevano il
coltello dalla parte del manico e non volevano cederlo. Alle 17:00, 30.000 fra studenti e lavoratori
marciarono da Gobelins fino allo stadio di Charlety, dove organizzarono un incontro cui partecip Pierre
Mends France (esponente del partito Radicale, primo ministro tra il 1954 e il 55, poi passato al partito
socialista negli anni sessanta, ndt) . Una manifestazione convocata dalla CGT port oltre mezzo milione di
lavoratori e studenti per le strade di Parigi. Ancora una volta lobiettivo del sindacato e del partito comunista
fu quello di fornire una valvola di sfogo al movimento, il cui controllo stava sfuggendo loro dalle mani.

Liniziativa passa alla reazione


In una trasmissione radiofonica del 30 maggio, il Presidente De Gaulle proclam lo scioglimento del
Parlamento ed annunci le elezioni si sarebbero svolte nei tempi previsti. George Pompidou sarebbe rimasto
Primo Ministro. Fece anche allusione al fatto che si sarebbe fatto uso della forza per mantenere lordine, se
necessario. Questo messaggio era destinato ai leader del sindacato e del Partito Comunista. Offriva loro
lallettante possibilit delle elezioni e futuri incarichi di ministro nei governi borghesi, ed al tempo stesso
ammoniva che la borghesia non avrebbe ceduto il potere senza combattere.
Ci fu un rimpasto di governo e vennero annunciate elezioni per il 23 e 30 giugno. Nel frattempo De Gaulle
tent di mobilitare le proprie forze al di fuori del Parlamento. Alcune decine di migliaia di sostenitori del
governo fecero un corteo da Place de la Concorde fino allEtoile. Manifestazioni analoghe di sostegno al
governo si svolsero un po in tutta la Francia. Ma unocchiata veloce alle fotografie comparse sui giornali
rivelavano subito la vera natura di queste manifestazioni: ex-sindaci con addosso la fascia tricolore, panciuti
cittadini di mezza et, anziani pensionati, ed altre malconce cianfrusaglie della societ.

Il semplice confronto tra queste immagini e la manifestazione di massa del proletariato di alcuni giorni prima
era sufficiente per chiarire il vero rapporto di forza fra le classi. Tutto quello che era vivo, forte e vibrante
nella societ francese era dalla parte della rivoluzione, mentre tutto quello che era vecchio, morto e
decadente stava dallaltra parte della barricata. Una bella spinta sarebbe stata sufficiente per far cadere tutto.
Tutto quello di cui cera bisogno era dare il colpo di grazia finale. Ma non venne mai sferrato. La mano forte
del proletariato che deteneva il potere vacill e cadde.
La classe lavoratrice non pu rimanere sempre in uno stato di fibrillazione. Non pu essere accesa e spenta
come si fa con una lampadina. Nel momento in cui la classe si mobilita per cambiare la societ, deve andare
fino in fondo se non vuole perdere. Succede lo stesso in ogni sciopero. Allinizio i lavoratori sono entusiasti e
vogliono partecipare a tutte le riunioni. Sono pronti a lottare e a fare sacrifici. Ma se lo sciopero si trascina
senza vedere una via duscita, lo stato danimo cambier. Iniziando da gli elementi pi deboli, si diffonder la
stanchezza. La partecipazione alle riunioni andr calando e i lavoratori torneranno al lavoro.
I leader sindacali fecero un uso accorto delle concessioni loro date frettolosamente dai capitalisti, allo stesso
modo in cui un uomo disperato getta la scialuppa da una nave che affonda. Il salario minimo venne alzato a
tre franchi allora, i salari furono aumentati e ci furono altri miglioramenti. In assenza di qualunque altra
prospettiva, molti lavoratori accettarono quello che i dirigenti sindacali presentavano come una vittoria. Il
marted, dopo il fine settimana di vacanza allinizio di giugno, molti scioperi terinarono ed le maestranze
tornarono al lavoro.

Il 1968 stata una rivoluzione


Che cos una rivoluzione? Trotskij spiega che una rivoluzione una situazione nella quale la massa,
composta da uomini e donne solitamente apatici, inizia a partecipare attivamente alla vita della societ,
quando prendono coscienza della loro forza e si mobilitano per prendere il proprio destino nelle proprie
mani. Questo proprio lessenza di una rivoluzione. Ed quanto accaduto in Francia su vastissima scala nel
1968.
I lavoratori francesi hanno mostrato i muscoli, e sono diventati coscienti del grande potere nelle loro mani.
In questa occasione vediamo lenorme potere della classe lavoratrice nella societ moderna: nessuna
lampadina si accende, nessuna ruota gira e nessun telefono suona se i lavoratori non vogliono. Il maggio
1968 stato la risposta finale a tutti i codardi e gli scettici che mettono in dubbio la capacit del proletariato
di cambiare la societ.
Il rapporto di forza tra le classi si esprimeva in questo contesto, non come un dato astratto meramente
potenziale o una statistica, ma come un potere effettivo nelle strade e nelle fabbriche. In realt il potere era
nelle mani dei lavoratori, ma loro non lo sapevano. Tuttavia come ogni altro esercito la classe operaia ha
bisogno di una direzione. E questa mancava nel maggio 1968. Coloro che avrebbero dovuto assolvere a
questo compito i dirigenti delle organizzazioni di massa della classe operaia, i sindacati ed il partito
comunista non contemplavano la possibilit di prendere il potere. La loro unica preoccupazione era di far
finire lo sciopero il pi velocemente possibile, riconsegnare il potere alla borghesia e ritornare alla
normalit.

Uno sciopero generale diverso da uno sciopero normale perch solleva il problema del potere. La posta in
gioco non questo o quellaumento salariale ma chi deve governare la societ. Nel vivo della lotta di quei
giorni del maggio 1968 la coscienza dei lavoratori si svilupp ad una velocit vertiginosa. Arrivarono a capire
che questo non uno sciopero qualunque per richieste economiche ma qualcosa di pi grande. Divennero
coscienti del potere nelle loro mani ed videro la debolezza di chi si riteneva rappresentasse il potere dello
Stato. Tutto quello che occorreva era eleggere delegati in ogni luogo di lavoro e collegare i comitati di
sciopero in ogni citt e regione, culminando nella formazione di un comitato nazionale, che avrebbe preso il
potere, buttando nel bidone della spazzatura il vecchio potere statale.
Ma niente di questo venne fatto, e lenorme potenziale rivoluzionario del movimento fu dissipato, proprio
come il vapore si disperde aria a meno che non venga concentrato in un pistone. Alla fine, i lavoratori
ritornarono al lavoro e la classe dominante concentr nuovamente il potere nelle proprie mani. Quando
inizi il riflusso del movimento, lo Stato inizi inizi a vendicarsi. Ci furono episodi violenti, in particolare l11
giugno quando i feriti furono 400, 1500 gli arrestati ed un manifestante fu colpito dagli spari e mor a
Montbliard. Il giorno seguente, le manifestazioni vennero proibite in Francia. Il giorno dopo gli studenti
furono cacciati dallOdeon e due giorni dopo dalla Sorbona.
Ebbe quindi inizio le persecuzioni. Alla radio statale ed in tv la ORTF 102 giornalisti vennero licenziati
per le attivit svolte durante la rivoluzione. La polizia venne inviata nelle universit di Nanterre e della
Sorbona per controllare i tesserini degli studenti e non fece marcia indietro prima del 19 dicembre. Un
pacchetto di misure di austerit venne approvato dal parlamento il 28 novembre. Lo stato che non aveva
esitato a picchiare selvaggiamente gli studenti e gli scioperanti e adesso mostrava clemenza verso i fascisti e i
membri del gruppo terroristico di estrema destra OAS. Mentre Cohn- Bendit veniva espulso dalla Francia, a
George Bidault veniva concesso di farvi ritorno e Raoul Salan usciva di prigione.
I riformisti e i leader stalinisti furono puniti per la loro codardia quando non ebbero ministeriali gli incarichi
nei quali ardentemente speravano. La campagna elettorale cominci il 10 giugno. Al primo turno elettorale la
federazione dei partiti di sinistra e i comunisti persero consensi. Al secondo turno la settimana successiva, i
partiti della destra ottennero una maggioranza schiacciante. La sinistra perse 61 seggi e i comunisti 39. Pierre
Mends-France non fu rieletto a Grenoble. Il partito comunista, che nel 1968 era il principale partito della
classe lavoratrice francese, inizi il declino e fu alla fine superato dal partito socialista il quale, con solo il 4%
dei voti, sembrava spacciato. Il sindacato di matrice comunista, la CGT, perse consensi a scapito della CFDT,
che tenne una posizione pi combattiva nel 1968.
Il meraviglioso movimento dei lavoratori francesi fin cos per essere sconfitto. Ma le tradizioni del Maggio
1968 rimangono nella coscienza dei lavoratori della Francia e del mondo intero. Oggi, dopo un lungo periodo
di boom economico, il sistema capitalista sta di nuovo entrando in una crisi nella quale tutte le
contraddizioni che si sono andate andate accumulando negli ultimi 20 anni verranno alla ribalta. Grandi
scontri fra le classi sono allordine del giorno in tutta Europa.
Non abbiamo tempo da sprecare per quei piccoli borghesi ex-rivoluzionari che parlano del 1968 in termini
nostalgici e sentimentali come se fosse un episodio storico antico senza implicazioni concrete per il mondo in
cui viviamo oggi. Prima o poi gli eventi del 1968 ricompariranno su una scala ancora pi vasta. Quale Paese
il candidato pi probabile per questo scenario? Potr essere forse la Francia, ma potrebbe trattarsi anche dell
Italia, della Grecia, del Portogallo, della Spagna o qualunque altro Paese, non solo in Europa. Desideriamo

con forza tutto questo e ci stiamo lavorando. Facciamo ogni sforzo per preparare lavanguardia perch
quando ci sar la prossima occasione rivoluzionaria sia quella buona. Ed in occasione di questo glorioso
anniversario proletario diciamo: La Rivoluzione morta. Lunga vita alla Rivoluzione!.
Londra, 1 maggio 2008
By May 27 the balance of forces had massively shifted in favour of the working class. Power
was within their grasp. De Gaulle was utterly demoralised, but he had one key card he could
play, the leadership of the Communist Party and the trade unions.

Military intervention?
Matters had now reached a point where the issue could no longer be resolved by normal parliamentary
means. What was to be done? Military intervention was one of the options considered by De Gaulle from the
very beginning of the general strike. In the early stages of the strike, plans were made to arrest and imprison
more than 20,000 left-wing activists in the winter stadium, where they were to have suffered a similar fate to
that of their Chilean counterparts five years later.
But the operation was never put into practice. These plans of the French government are similar to the plans
of every ruling class in history, when faced with revolution. The government of Tsar Nicholas ("the bloody"
they called him) was not short of its military contingency plans before February 1917. But whether such plans
can be put into effect is entirely another matter, as Nicholas found out to his cost. However, what is decisive
in a revolution is not the plans of the regime, but the real balance of forces in society. De Gaulle was quite an
astute bourgeois, and was fully aware of the real situation (although, as we will see, he initially
underestimated it, and made a very serious error as a result. In common with all the others, he too was not
expecting the French workers to move).
De Gaulle went to the brink, peered into the abyss and pulled back. Terrified at the vast scope of the
movement, the General was utterly pessimistic. He was convinced that the communist leaders would come to
power. Innumerable witnesses confirm that De Gaulle was completely prostrate and demoralised, and on at
least two occasions he contemplated fleeing the country. His own son urged him to escape via Brest, and
other sources state that he considered remaining in West Germany, where he had gone to visit general
Masseu. De Gaulle was a clever and calculating politician who never acted on impulse, and rarely lost his
nerve. If he told the US ambassador that "the game is up, and in a few days the Communists will be in
power," it is because he believed it. And not he alone, but the majority of the ruling class as well.
On paper De Gaulle had at his disposal a formidable machine of repression. There were some 144,000 police
(armed) of various categories, including 13,500 of the notorious CRS riot police, and some 261,000 soldiers
stationed in France or West Germany. If one approaches the question from a purely quantitative point of
view,then one would have to rule out not just a peaceful transformation, but the possibility of revolution in
general, and not just in France in 1968. From this point of view, no revolution could ever have succeeded in
the whole of history. But the question cannot be posed in this way.
In every revolution, voices are raised which attempt to frighten the oppressed class with the spectre of
violence, bloodshed and the "inevitability of civil war." Kamenev and Zinoviev spoke in exactly the same way
on the eve of the October insurrection. Heinz Dieterich and the reformists in Venezuela use the same line of
argument today in their attempt to put the brakes on the Venezuelan revolution.

The enemies of the insurrection in the ranks of the Bolshevik party itself found, however, sufficient ground
for pessimistic conclusions. Zinoviev and Kamenev gave warning against an under-estimation of the enemy's
forces:
"Petrograd will decide, and in Petrograd the enemy has... considerable forces: 5,000 junkers, magnificently armed
and knowing how to fight, and then the army headquarters, and then the shock troops, and then the Cossacks, and
then a considerable part of the garrison, and then a very considerable quantity of artillery spread out fanwise
around Petrograd. Moreover the enemy with the help of the Central Executive Committee will almost certainly
attempt to bring troops from the front...'."

Trotsky answered the objections of Kamenev and Zinoviev as follows:


"The list sounds imposing, but it is only a list. If an army as a whole is a copy of society, then when society openly
splits, both armies are copies of the two warring camps. The army of the possessors contained the wormholes of
isolation and decay." (Trotsky, History of the Russian Revolution, p. 1042.)

In a state of panic, De Gaulle suddenly vanished. He travelled to Germany where he made a secret visit to
General Masseu, the man in charge of the French troops stationed in Baden-Wurttemberg. The precise
content of these conversations may never be known, but it does not require much imagination to work out
what he asked him. "Can we rely on the army?" The answer is not contained in any of the written sources, for
obvious reasons. However, The Times sent its correspondent to Germany to interview French soldiers, the
big majority of whom were working class kids-conscripts. One of those interviewed by The Times answered
the question whether he would fire on the workers thus: "Never! I think their methods may be a bit rough,
but I am a worker's son myself."
In its editorial, The Times asked the key question: "Can De Gaulle use the army?" and answered its own
question, saying that he could perhaps use it once. In other words, a single bloody clash would be sufficient to
break the army in pieces. That was the appraisal of the most hardheaded strategists of international capital at
the time. There is no reason to doubt their word on this occasion.

Crisis of the state


On 13 May a police union body representing 80 per cent of uniformed personnel issued a declaration that it
"...considers the prime minister's statement to be a recognition that the students were in the right, and as a total
disavowal of the actions by the police force which the government itself had ordered. In these circumstances, it is
surprised that an effective dialogue with the students was not sought before these regrettable confrontations took
place." (Le Monde, 15 May 1968, my emphasis.)

If this was the position with the police, the effect of the revolution on the rank and file of the army would
have been even greater. As it was, despite the lack of information, there were reports of ferment in the armed
forces, and even a mutiny in the navy. The aircraft carrier Clemenceau, due to go to the Pacific for a nuclear
test, suddenly turned back and returned to Toulon without explanation. There were reports of a mutiny on
board and several sailors were said to have been "lost at sea." (Le Canard Enchain, 19th June, a fuller report
was published in Action 14th June, but this was confiscated by the authorities).
According to the celebrated aphorism of Mao, "power grows from the barrel of a gun." But guns have to be
wielded by soldiers, and soldiers do not live in a vacuum, but are influenced by the moods of the masses. In
any society, the police are more backward than the army. Yet in France the police, to quote the headline
ofThe Times (31 May) were "seething with discontent."
"They are seething with discontent over their treatment by the Government," says the article,"and the branch
dealing with intelligence about student activity has been deliberately depriving the Government of information
about student leaders in support of an expenses claim.
"...Nor have the police been impressed by the Government's behaviour since the troubles broke out. They are
terrified of losing our support,' said one man.

"Such dissatisfaction is one of the reasons for the apparent inactivity of the Paris police in the past few days. Last
week, men at several local stations refused to go on duty at the cross-roads and squares of the capital." (The Times,
31.5.1968, our emphasis.)

A leaflet published by members of the RIMECA (mechanised infantry regiment) stationed at Mutzig near
Strasbourg indicates that sections of the army were already being affected by the mood of the masses. It
included the following section:
"Like all conscripts, we are confined to barracks. We are being prepared to intervene as repressive forces. The
workers and youth must know that the soldiers of the contingent WILL NEVER SHOOT ON WORKERS. We
Action Committees are opposed at all costs to thesurrounding of factories by soldiers.
"Tomorrow or the day after we are expected to surround an armaments factory which three hundred workers who
work there want to occupy. WE SHALL FRATERNISE.
"Soldiers of the contingent, form your committees!" (Quoted in Revolutionary Rehearsals, p. 26.).

The production of such a leaflet was clearly an exceptional example of the most revolutionary elements
among the conscripts. But, in the midst of a revolution of such massive proportions, is it possible to doubt
that the rank and file of the army would have rapidly been "infected" by the bacillus of revolt? The strategists
of international capital did not doubt it. Neither did their French counterparts.

Who saved De Gaulle?


It was not at all the army or the police (who were so demoralised that even the reactionary intelligence
branch, as we have seen, was refusing to collaborate with the government against the students) that saved the
situation for French capitalism. It was the conduct of the Stalinist and trade union leaders. This conclusion is
not just ours, but finds support in the most unlikely source. In the entry on May 1968 in the Encyclopaedia
Britannica, we read the following:
"De Gaulle seemed incapable of grappling with the crisis or even understanding its nature. The Communist and
Trade Union leaders, however, provided him with a breathing space; they opposed further upheaval, evidently
fearing the loss of their followers to their most extremist and anarchist rivals."

Forced into a corner, Prime Minister Georges Pompidou agreed to negotiate with everybody. When the ruling
class is threatened with losing everything, it will always be prepared to give big concessions. In order to get
the workers out of the factories, they fell over themselves to offer the union leaders things that were far in
excess of what the latter had been asking for in the previous period: the minimum wage was to be raised,
working hours cut, there would be a reduction in the age of retirement, and the right to organize restored. In
an attempt to placate the students, Pompidou accepted the resignation of the Minister of Education.
Both government and the union leaders were alarmed at the scope of the movement and determined to call a
halt. On May 27 agreement was reached between the unions, employer's associations and the government.
But the union leaders had a hard job selling the deal to the workers. Despite these huge concessions, the
workers at Renault and other big firms refused to return to work. I was in Paris during those tumultuous
events and I remember standing in a Paris bar with a lot of other people watching the televised mass meeting
inside the giant Renault factory, where a huge number of workers were gathered, some of them sitting on the
cranes and gantries, to listen to George Sgui the general secretary of the CGT, reading out a list of what the
bosses were offering: big wage increases, pensions, a cut in hours and so on. But in the middle of his speech
he was drowned out by the chanting workers: "Gouvernement populaire! Gouvermenent populaire!" As I
remember he did not even finish his speech.

By this time the workers had developed a sense of their own power. They realized that they had power within
their grasp and were unwilling to relinquish it. At 17.00, 30,000 students and workers marched from
Gobelins to the Charlty stadium, where they held a meeting, attended by Pierre Mends-France. A
demonstration called for by the CGT brought at least half a million workers and students onto the streets of
Paris. Once again, the aim of the union and Communist Party leaders was to provide a safety valve for a
movement, control of which was slipping out of their hands.

Initiative passes to reaction


In a radio broadcast on May 30, President De Gaulle announced the dissolution of the National Assembly
and said that the elections would take place within the normal timetable. Georges Pompidou would remain
Prime Minister. He also hinted that force would be used to maintain order, if necessary. This was a message
aimed at the leaders of the unions and the Communist Party. He was offering them the tempting prospect of
elections and future ministerial office under the bourgeois regime, and at the same he was warning them that
the bourgeoisie would not surrender power without a fight.
The cabinet was reshuffled and elections were announced for the 23 and 30 June. At the same time, De
Gaulle attempted to mobilize his forces outside parliament. Some tens of thousands of government
supporters marched from Concorde to the toile. Similar demonstrations of support for the government
were held throughout France. But a glance at the photographs in the newspapers immediately revealed the
true nature of these demonstrations: retired mayors bedecked with tricolour sashes, pot-bellied middle class
citizens, old age pensioners, and other broken-down flotsam and jetsam of society.
Just to compare these photos to the massive proletarian demonstration a few days before was enough to
expose the real class balance of forces. All that was living, strong and vibrant in French society was
assembled under the banner of revolution, whereas all that was stale, dead and decaying stood on the other
side of the barricades. One good push would have sufficed to bring the whole lot tumbling down. All that was
required was the final coup de grace. But it was never delivered. The strong hand that wielded the power
wavered and fell.
The working class cannot be maintained permanently in a state of white-hot excitement. It cannot be turned
on and off in the same way as one opens and closes a tap. Once the working class is mobilized to change
society, it must go to the end or else it must fail. It is the same in any strike. In the beginning the workers are
enthusiastic and participate willingly in the mass meetings. They are prepared to fight and make sacrifices.
But if the strike drags on with no end in sight, the mood will change. Beginning with the weaker elements,
tiredness will set in. The attendance at the mass meetings will decline and the workers will drift back to work.
The union leaders made good use of the concessions that had been hurriedly thrown out by the capitalists, as
a desperate man throws a lifebelt from a sinking ship. The minimum wage was raised to three francs an hour,
wages were increased and other improvements made. In the absence of any other perspective, many workers
accepted what the union leaders were presenting as a victory. On Tuesday, after the weekend holiday at the
start of June, most of the strikes were gradually abandoned and workers returned to their jobs.

1968 was a Revolution

What is a revolution? Trotsky explains that a revolution is a situation when the mass of normally apathetic
men and women begin to participate actively in the life of society, when they acquire an awareness of their
strength and move to take their destiny into their own hands. That is just what a revolution is. And that is
what happened on a colossal scale in France in 1968.
The French workers flexed their muscles, and became aware of the enormous power in their hands. Here we
saw the immense power of the working class in modern society: not a light bulb shines, not a wheel turns,
and not a telephone rings without the permission of the workers. May 1968 was the final answer to all the
cowards and sceptics who doubt the ability of the proletariat to change society.
The class balance of forces was here expressed, not as a mere abstract potential or statistic, but as an actual
power on the streets and in the factories. In reality, power was in the hands of the workers, but they did not
know it. But like any other army, the working class requires leadership. And that was what was missing in
May 1968. Those who should have provided leadership - the leaders of the mass organizations of the class,
the trade unions and the Communist Party - had no perspective of taking power. Their sole concern was to
terminate the strike as quickly as possible, hand power back to the bourgeoisie and return to "normality".
A general strike is different from a normal strike because it poses the question of power. The question at
stake is not this or that wage increase but who is master of the house? In the course of struggle the workers'
consciousness increased at a vertiginous speed. They came to understand that this was not a normal strike
for economic demands but something far greater. They became conscious of the power in their hands and
saw the weakness of those who were supposed to represent all the power of the state. All that was necessary
was for every workplace to elect delegates and to link up the strike committees in every town and region,
culminating in the formation of a National Committee, which could take power into its hands, consigning the
old state power to the dustbin of history.
But none of this was done, and the enormous revolutionary potential of the movement was dissipated, just as
steam is harmlessly dissipated in the air unless it is concentrated in a piston-box. In the end, the workers
returned to work and the ruling class concentrated power back into its hands. Once the movement began to
ebb, the state began to take its revenge. There were violent incidents, especially on 11 June when 400 were
hurt, 1500 arrested and a demonstrator was shot and killed at Montbliard. The next day, demonstrations
were forbidden in France. The day after, students were evicted from the Odon and two days later, from the
Sorbonne.
Then the victimizations began. At the state radio and TV - the ORTF - 102 journalists were fired for activities
during the events. Police were sent into the universities of Nanterre and the Sorbonne to control student ID
cards and were not withdrawn until December 19. A package of austerity measures was adopted by the
National Assembly on November 28. The state that had not hesitated to crack the skulls of demonstrating
students and strikers now showed clemency to the fascists and members of the extreme right wing terrorist
OAS. While Cohen-Bendit was expelled from France, Georges Bidault was allowed to return, and Raoul Salan
was released from prison.
The reformist and Stalinist leaders were punished for their cowardice by being denied the fruits of office they
so keenly desired. The election campaign started on 10 June. In the first round of the elections, the federation
of Left parties and the Communists lost ground. In the second round a week later, the parties of the Right
won an overwhelming majority. The Left lost 61 seats and the Communists lost 39. Pierre Mends-France

was not re-elected in Grenoble. The Communist Party, which in 1968 was the main party of the French
working class, entered into decline and was eventually overtaken by the Socialist Party, which, with only four
percent of the vote, had appeared defunct. The Communist trade union, the CGT, lost ground to the CFDT,
which had a more militant position in 1968.
The marvellous movement of the French workers thus ended in defeat. But the traditions of May 1968
remain in the consciousness of the workers of France and the whole world. Today, after a long period of
economic boom, the capitalist system is again entering into a crisis in which all the contradictions that have
been building up for the last 20 years will come to the fore. Big class battles are on the order of the day all
over Europe.
We have no time for those petty bourgeois ex-revolutionaries who talk about 1968 in sentimental and
nostalgic terms as if it were ancient history of no practical relevance to the world we live in. Sooner or later
the events of 1968 will reappear on an even higher level. Which country is the most likely candidate for this
scenario? It could well be France, but it could also be Italy, Greece, Portugal, Spain or any one of a number of
other countries, and not only in Europe. We look forward to this. We desire it and we are preparing for it. We
are striving to prepare the vanguard so that the next time we will be successful. And on this glorious
proletarian anniversary we say: The Revolution is dead. Long live the Revolution!
London, 1st May, 2008

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