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THE UNIVERSITY
OF ILLINOIS
LIBRARY
391
F4l2c2
v.29
IL COSTUME
ANTICO E MODERNO
DI
TUTTI I POPOLI.
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AGGIUNTE
ALI OPERA
IL COSTUME
ANTICO E MODERNO
DI
TUTTI I POPOLI
COGLI ANALOGHI DISEGNI
DEI
VOLUME IH.
FIRENZE
PER V. BATELLI E FIGLI
MDCCCXXXVH.
3<?)
P
v.3
AGGIUNTE
all' america.
605614
NOTIZIE SULLO STATO PRESENTE
(1) Abbiamo letto la seguente Opera intitolata: Cinq années de séjour au Ca-
nada par Edward Alien Talbot, traduit deVAnglais^par M.*** suivies d'un ex-
truit du Voyage de. M, I. M. Duncanen 18 18 et 18 19, traduit deVAnglais par
M. Eyriès ecc. Paris, Boullaml et Comp. 1825, voi. 3 in 8.° fig. avec Alias. Sem-
1
bra che lo scopo principale dell'autore sia stato quello di presentare a suoi com-
1
patrioti! i vantaggi e gì inconvenienti dell'emigrazione nel Canada col fare una lun-
ga descrizione del paese, degli animali selvaggi o domestici, indigeni o importativi,
delle sue produzioni, dell' agricoltura , della legislazione, de' costumi degli abitatori
ecc. Tutti i pensieri dell'autore, tutte le sue riflessioni manifestano un uomo emi-
nentemente probo e religioso, un suddito leale e vero amico del suo paese (l'Ir-
landa) e che desiderava in egual tempo procurare il vantaggio e la felicità de' suoi
stato di guerra.
Cause delle guerre tra gli Indiani e gli Europei.
Non diremo che gli aborigeni di quelle belle contrade ab-
biano giammai avuto motivo di lagnarsi delle violenze e delle
zate più che volontarie. I primi contratti furono , a dir vero, sti-
pulati amichevolmente e reciprocamente rispettati } ma non era
nell'essenza dell'umana natura che gl'indigeni stessero lungo tempo
ad osservare senza invidia i progressi e 1" accrescimento delle forze
di questi venturieri cui la cognizione delle arti nate dalla civiltà
dava gran preponderanza , e contribuiva in egual tempo ad au-
mentare la popolazione in proporzione assai superiore a quella
fatiche con coraggio non minore del loro. Incitati da tali senti-
loro sfrenatezza.
Stato miserabile dell' Indiano errante.
Li' esistenza poi di quelle tribù che non hanno stabile domi-
cilio , e che vanno continuamente errando dall'uno all'altro luogo
non può essere più miserabile. La loro lancia ed il loro fucile
sono i soli mezzi che ad essi rimangono onde provvedere alla
degli Indiani del Canada. Uno dei più belli caratteri, così Tal-
bot , mai udito parlare si è quello del Capi-
dei quali io abbia
tano Brandt. Egli era non solo valoroso militare, ma ben anche
consumato politico: egli fu il solo mediatore di tutti i trattati
GLI OSAGI.
Nel descrivere il Costume dell' America Settentrionale nessu-
na menzione venne da noi fatta degli Osagi , considerabile na-
zion Indiana che vive all'ovest del Mississipi. Onde supplire a tal
mancanza ed arricchire sempre più le presenti Aggiunte al Co-
stume^ abbiamo consultato I.° la relazione del Maggiore Pike che
nel 1806 avendo visitate queste popolazioni ce ne lasciò pel pri-
mo alcune importanti notizie (1)} II.° una lettera dell' Ab. Mi-
chaud Missionario alla Luigiana scritta da San-Luigi il 16 di
Aprile del 181 3 (a)*, III.° il viaggio fatto nel 1819 da Tomma-
so Nuttall nel territorio d' Arcansà (3).
Tribù degli Osagi.
Questa nazione Indiana è divisa in tre tribù: i grandi ed i
loro villaggi sull' Osagio in distanza di 200 miglia dal suo con-
fluente col Missuri } la terza abita sulle sponde dal Vert-de-Gris
lontano 60 miglia dal suo confluente coli' Arcansà, in un paese
abbondante di bufoli. Alta è la statura degli Osagi 5 la loro car-
Missuri e l' Arcansà, all'est d'una linea tirata dalla fortezza Giare
(1) V. Nouvelles Aunales Jes Voyages ec. 1827, tom. 35 pag. 259 e seg.
(2) V. Op. sudd. 1823, lom. 19. pag. 3?i e seg.
(3) A journal of Travels inlo the Arkansà Territory during the year 1819
v?ilh occasionai observations on the manners of the Aborigenes , Philadeìphia,
1821, un voi. in 8.°
./v<y tic Co,f/urne- * •>' J/l /,' u.l
ogni gran capo. Gli Osagi dal loro canto s' obbligarono a non
somministrare né fucili, né munizioni, né qualsisia strumento di
guerra a quella nazione o tribù che non fosse alleata degli Stati-
Uniti.
Pihe ci lasciò pel primo alcune notizie sugli Osagi.
mafreiore
Il
OD Pihe nel 1806 visitò ner ordine del Governo 1
1
degli Stati-Uniti dell America Settentrionale i paesi situati al-
l'ovest del Missuri: egli era incaricato di conchiudere una pace
stabile fra gli Indiani ed i Cansé loro vicini : aveva seco alcuni
deputati Osagi che se n'erano andati a Washington, ed altri
montò il Missuri ed entrò nel fiume degli Osagi : gli Indiani se-
guivano a piedi le canove e sembrava da prima ch'essi avessero
inesattissime idee delle regole del tuo e del mio\ ma poco a poco
le rettificarono. Essi erano docilissimi: ogni mattina, così il viag-
giatore, ci svegliavano coi loro piagnistei che cominciavano sul
far del giorno e duravano per una buon'ora. Il mio interprete
mi disse che quest'era l'usanza non solo di quelli che perduto
avevano di recente i loro parenti , ma di altri ancora che , ri-
mio amalo padre più non esiste: oh grande spirilo! Abbi pietà
l8 DIGLI OSAGI
di ine} tu che ascolti le grida del mio dolore, asciuga le mie
lagrime e consolami. ?> Il cauto de' guerrieri era diverso: « I no-
stri nemici uccisero mio padre (o mia madre:) io e la mia fa-
gli uni agli altri dopo lunghissima assenza. Il loro capo dichiarò
ad essi che dovevano essere riconoscenti agli Americani di un sì
grande beneficio.
Quattro giorni dopo il Capo de' grandi Osagi si recò da Pike
con una cinquantina d' uomini e di cavalli : gli Americani furo-
no ricevuti dagli Osagi con grandissime dimostrazioni di gioja :
di lui figlio.
Importante pel costume qui stata sarebbe una descrizione del
modo d'abbigliarsi di questi capi} ma non ne avendo notizia
antenati sono stati altre volte visitati dalle Veste Nere (i Ge-
suiti). Prima di presentarsi a Monsignore Dubourg s' abbigliaro-
ai ioo piedi.
Tanto i, grandi quanto i piccoli Osagi trovansi nella necessità
andare a cacciare sulle rive del Vert de-Gris. Avendo essi udito
i colpi dei fucili de' nostri cacciatori, avevano mandato avanti al-
cuni esploratori per sapere chi eravamo il figlio di Clermont:
neamenti del viso e nel colore : erano per la maggior parte ben
fatti. Usano di radersi la testa lasciando soltanto di dietro una
ciocca di capelli che sogliono ornare di piastrelle d'argento, d'aghi
di metallo e di piume.
Armi.
Le loro armi sono 1' arco, le frecce, il tomahdh, la mazza di
guerra ed il coltello,- alcuni pochi portano lancia e scudo r, molti
sono armati di fucile. I loro cavalli sono i migliori ed i meglio
conservati fra gli Indiani: vanno a caccia d'animali fin ne' din-
torni bagnati dal fiume Rosso e dal Canadiano, ove trovansi in
gran numero, e li prendono coi nodi corsoi.
Nome ài questa nazione.
Il nome di questa nazione conforme la pronunzia, è TJà<;ac-e\
ma gli abitanti bianchi delle frontiere la indicano sotto il nome
di Or-z ìs, O-sà-se od Osagi: Osages li chiamano i Francesi che
lo pronunziano più correttamente degli Inglesi.
Eccovi le notizie che 1' agente degli Indiani del forte Osagio
ci ha date di questa nazione. i.° Gli Tscianier o truppe dell'Ar-
cansà: — 6oo uomini*, villaggio situato sul V^ert-de-Gris , affluen-
disordini ne' loro consigli. Gli Osagi fra tutti gli Indiani del
,
2^ DEGLIOSAGI
Missuri sono stati i meno accessibili alle seduzioni degli Inglesi
e la ragione fu probabilmente il loro vivo attaccamento ai
France si.
vano fare dal celebrante} e così pur anche dai sentimenti religiosi
costume a5
non solo ogni viaggiatore eh' essi incontrano sulle strade destinate
alle spedizioni guerresche corre rischio d'essere trattato da essi
essi sono uniti fra loro dai nodi di una sì intima fraternità che
non possono tener nulla nascosto gli uni agli altri*, eccesso di
confidenza che per lo più rende pubblici i progetti delle loro spe-
dizioni molto tempo prima di eseguirli. La scambievole affezione
de' parenti e de' figliuoli, e quella de' mariti e delle mogli sono
sincere e profonde.
COSTUME 27
Poligamia.
L'uomo che sposa una figlia le cui sorelle non siano maritata
acquista su tulle queste un diritto personale : ei può prenderle per
mogli o dare ad esse altri sposi. La poligamia , così il suddetto
abate Michaud, è in uso fra gli Osagi: allorché alcuno di essi
titolo ,
perchè in questa qualità avrebbe preso il vantaggio sul
Vescovo Anglicano di Quebec nel Parlamento Canadiano. Il clero
de" dintorni.
stante.
Ne-w-Libanon.
Il nostro viaggiatore se ne va poscia a New-Libanon colonia
dei Shaker, ed è ricevuto da que' Settarj mercè la raccomanda-
zione del Governatore delia provincia : udiamone da lui slesso la
relazione, n II 3 settembre (1826) mi recai in compagnia del
dò la Nuova-Libanon, e morì
colonia di nel 1784. Da che que-
sta non turba la pubblica tranquillità
setta , vien lasciata in pace.
Colonia di Nuova Libanon.
La colonia è composta di 600 persone divise per famiglia
ognuna delle quali occupa un gruppo di case separale ed ha un
anziano alla testa. Se una famiglia straniera desidera associarsi
parati.
3a recenti notizie
Chiesa e servizio divino.
La loro chiesa contiene molti banchi disposti in anfiteatro pei
spettatori e per gli anziani cui e le danze divennero un gravoso
esercizio. Il pavimento è di legno di cedro bello e ben lisciato:
tratte da Humboldt.
lo stato di Guatemala.
Guatemala poco conosciuto fin ora.
//
Fra tutti i possedimenti della Spagna in America il Guate-
mala è stato finora poco conosciuto. L' Opera statistica di Domingo
ca loro civiltà, dalle quali cose i geografi e gli storici non sep-
pero trarne profitto. Giova però sperare ora che si rianima in
Guatemala lo spirito pubblico, che il Congresso prenderà le mi-
sure necessarie onde schiarire la geografia dell'interno con astro-
nomiche osservazioni.
Abbiamo la fiducia di far cosa gradevole ai 'nostri leggitori
col riferire alcune concise notizie eslralte da Humboldt tanto
dalla sua corrispondenza con M. Jose della Valle che fu lungo
tempo impiegato nel Gomitalo del potere esecutivo ,
quando da
molti giornali pubblicati già da alcuni anni in Guatemala.
Capitania generale di Guatemala.
L'antica Capitania generale ài Guatemala ha, secondo l'av-
viso del detto eruditissimo scrittore, una superficie di 6^4° le-
Governo.
La nuova repubblica dell' America centrale comprende cinque
repubbliche (Estados) ciascuna delle quali è governata da due ca-
mere. Gli atti dell'Assemblea costituente del 1824 dimostrano
quanto sia stato difficile il determinare il numero dei rappresen-
Popolazione-
Estado di Guatemala 5/[o,ooo anime \ San Salvador 270,000;
Honduras i65,ooo:, Nicaragua 195,000} Costa-Rica 60,000. La po-
polazione assoluta della Confederazione era certamente di un terzo
maggiore in quell'epoca. Il potere legislativo aveva per iscopo di
cercare la relativa popolazione.
Clima di JSuova-Guatemala.
Il clima di Nuova-Guatemala , capitale degli stati confedera-
ti , è dolce, generalmente piacevole e può essere paragonato a
quello di Caracas e di Popayan. M. José della valle, ex-presi-
dente del Comitato di governo, così scrive a Humboldt: la mia
patria è più favorita dalla natura che il Messico: invece di sof-
frire siccità come io quel paese la nostra America centrale è ir-
rigata da molti bei fiumi che agevolmente si possono rendere na-
vigabili : le piante hanno una più ricca vegetazione che nel Mes-
sico : se voi poteste visitare la mia patria rimarreste sorpreso
,
dell' estensione che vi occupa la zona temperala , ciò che noi ap-
pelliamo tierras templadas. Noi abbiamo de' porti sui due mari}
e se un giorno questi mari fossero riuniti da un canale a Nica-
ragua, la nostra repubblica situata nel mezzo dell'America uni-
rebbe il commercio delle Antille a quello della Cina e dell'Ar-
cipelago Asiatico, e giugnerebbe così ad occupare una piazza im-
portante nella scala delle nazioni ecc.
Produzioni.
Una parte delle terre dell'America centrale, ed in ispecie la
provincia di Quesaltenango , che forma in oggi un dipartimento
dello Stato diGuatemala , dà i più abbondanti ricolti d' America
in formento ed in cereali.
La capitale deW America centrale cangiò più volte di luogo.
Dall' avere la capitale dell' America centrale cangiato non due
volte, come si crede comunemente, ma quattro volte di luogo, e dal-
l'essereuna popolazione considerabile rimasta sempre nelle sueau-
tiche abitazioni, ne derivarono in conseguenza di tali cangiamenti
molti errori in geografia. Pedro de Alvarado (1) divenuto padrone del
(r) La più antica cillà dell 1 America Centrale è Carlago nello Sialo di Cosl;i-
Rica : sì conservano negli arcliivj di questa cillà alcuni documenti colla data
del i52o.
4o NOTIZIE SULLO STATO PRESENTE DEL GUATEMALA
grandi rovine alla capitale che fu forza trasportarla a una lega più
al nord-est. Una parte degli abitanti rimase nell'antico silo fino
nel 1776 in cui il loro numero diminuì di molto per essersi for-
mata in vicinanza di Nueva-Guatemala una piccola città appel-
lata anch'essa Ciudad Vieja. In Almolonga rimangono anche al
Minerali.
Le ricchezze minerali della nuova repubblica dell' America
2
venne portata in Inghilterra una parte del suo lavoro che pub-
blicato sotto il of an
seguente titolo: Description of the ruins
ancient city discovered near Palenque in the Kingdom of Gua- ,
Le rovine della città d' Utatlan , ora Santa Cruz del Quiché
dimostrano la prodigiosa grandezza degli edifizi Guatemaliani che
si possono paragonare a quelle del Messico e di Cuzco. Un pa-
lazzo dei Re di Quiché è lungo 72,8 passi geometrici e largo 3^6.
Le rovine delle antiche fortezze di Tepanguatemala, Mixco,
Pararguin , Socolco, Usptanlan , Chalchitan ecc.
Lenape.
Il nostro Missionario si occupa nei primi capitoli della 6toria
della tribù degli Indiani Delavari sopra i quali fece particolari
in seguito sulle rive del fiume che diede ad essi il loro nome In-
tico erano prima del loro arrivo, senza abitami. I Delavari fui-
,
DEGLI ANTICHI INDIANI DELLA PENSILVANIA 4?
mavaito una nazione potentissima , e non è credibile ,
come si
pretende , che sieno stati conquistati colla forza delle armi da-
nere una delle estremità del gran cinto di pace. Questi Bian-
1'
poco terreno per seminarvi biade per essi e per le loro famiglie,
t)0
(i) V. quanto si è già dello nel Cost. Amebica. Tom. II. pag. 317 e le analo-
ghe tavole.
5a la citta" e la valle
1
d' oaxaca
ogni giorno diminuendo in conseguenza dell' introduzione delle
Produzioni.
La valle d'Oaxaca produce un guado migliore di quello dì
tepec , sevo della Mixteca, pelli, biade, maiz, pepe della Gui-
nea, e la bella cocciniglia che è il vero tesoro di questa con-
trada, poiché nel corso di 60 anni, dal i^58 al 1820 le recò
avevano ben anche due o tre frecce ficcate a traverso della loro
cintura. Tali frecce sono fatte di un bambù sottile e leggiero ,
(1) V. Nouv, Ann. des Voyages ecc. II. a Sèrie. Tom. X. 1828. p. 237,
f)4 COSTUMI DEGÙ INDIASI GUICOLA.
Si racconta che nessuno dei due sessi che non sia maritato,
può portare un cappello } nò circondar la un cordon-
sua testa di
cino: fra questi trovavansi due giovinette maritate con un cappello
simile a quello degli uomini: una di queste aveva la testa ornala
di una benda rossa.
pacilit 1 j
quando sono ubriaclù divengono litigiosi e mi-
ma clie
Sebbene mollo siasi già da noi detto sul Messico e sugli anti-
chi suoi monumenti (i), e forse quanto bastava al nostro prin-
cipale instiluto} pure nella fiducia di poter rinvenire nella gran-
diosa opera sulle Antichità del Messico (2) testé pubblicata in
Londra da Agostino Aglio , altre importanti notizie da aggiu-
gnere al costume di questi antichissimi popoli, stavamo ansio-
samente in aspettazione che quest'opera, la quale per la sua
grandiosità e magnificenza veramente principesca ascende ad al-
tissimo prezzo, (3) trovar potesse non difficile accesso fra le pub-
bliche biblioteche o fra i ricchi e colti signori della patria no-
stra, onde poterla consultare e trarne ciò che avrebbe potuto il-
sebbene dal solo suo titolo sia bastantemente spiegalo il soggetto della
medesimo.
(2) Antiquities of Mexico ec. Antichilà del Messico, ossia Collezione di fuc si-
mile delle auliche pillure e dei geroglifi del Messico, sussisterli! nelle Biblioteche
reali di Parigi , di Berlino e di Dresda , nella Biblioteca Imperiale di Vienna , nella
1
Vaticana e nel Museo Borgia a Roma, nella Biblioteca Bodlejana d Oxford, sic-
come ancora ne monumenti 1
della Nuova-Spagna per cura del signor Dupaix, colle
loro misure e descrizioni : tulio poi chiarito e spiegalo col sus-Mio di molli ma.
noscrilti inedili e preziosi, per opera di Agostino Aglio, — Londra , i83o, Aglio
JVittaker , ec.
prezzo di 120 lire Si. colle tavole in nero, e di St. 175 colle tavole a colori. Ce
n'ha due esemplili in pergamena. 'A cui prezzo poi valutasi Ire mila ghinee,
ANTICHITÀ' DEL MESSICO 5j
II primo volume (i) contiene una copia della collezione Men-
doza che trovasi ad Oxford nella Biblioteca Bodlejana (^3 pag.);
una copia del Codex Telleriano-Remensis , che si conserva a Pa-
rigi nella Biblioteca del Re (o/3 pag.); Wfac simile dell'originale
d' una pittura geroglifica messicana, della collezione Botturini
(23 pag.) il fac simile dell'originale d'una pittura messicana
della collezione di Tomaso Boclley nella Biblioteca Bodlejana
(4o pag. ); Wfac simile dell'originale d'una pittura messicana
della collezione de' manoscritti di Selden nella stessa Biblioteca
Bodlejana ( ao pag.); altro fac simile come sopra, ed un rotolo
6o
N el Journal
trovasi inserita
iles
una
Artistes ecc. (Paris,
lettera del signor
i83a N.
Alessandro Lenoir sulle an-
y pag. 125)
de" tempi.
Io non ignoro che, secondo, ogni probabilità, i monumenti di
ciual cosa serve di conferma a ciò che dalla storia riportasi sul-
tati. Quanto alla pipa , di cui qui trattasi , essa potrebbe forse e
convenevolmente rappresentare una Deità della medicina; percioc-
ché i sacerdoti del Messico , onde risanare da certe malattie
presentavano all'ammalato una pipa da loro detta divina, ed
AMERICA MERIDIONALE
d' Ercilla , e che sono tuttavia gli croi di altri poemi. Questi
terribili nemici della Spagna pel corso di tre secoli, vivevano
già da quarantanni in pace, grazia alla saggia condotta del Pre-
sidente D. Higgins de Valenar. Essi fedeli a' loro giuramenti
guerreggiarono sotto la vecchia bandiera di Castiglia nella guerra
dell'indipendenza. Sembra che 1' attuale governo del Chili non
eserciti più alcuna supremazia sull' Araucania propria che deesi
levare dalla nostra repubblica limitala in allora al sud verso il
per via di cambio, poiché non sussiste fra loro moneta di sorte
alcuna.
Pregiudizi degli araucani.
Benché gli Araucani , osservati da alcuni lati ,
possano es-
sere considerati quai popoli usciti dello stato selvaggio e giunti
ai primi gradi dell'incivilimento, pure conservano tuttavia i pre-
giudizj proprj dell'infanzia del genere umano: essi credono di
esser soli degni del nome di uomo, e danno a quelli della loro
razza che vivono fra i Giuliani Spagnuoli l'epiteto di sciagurati:
fra loro si considerano quai fratelli , ed i loro sentimenti di re-
ciproca benevolenza sono sì estesi che nella loro lingua hanno
sei o sette parole , le une più espressive che le altre per dire
amico.
Lingua, poesia.
Fra tutti gli idiomi della regione australe dell'America, che
non devono però essere considerati quai dialetti di una medesima
lingua, il chiliduga, Giuliano proprio od Araucano è certamente
il più perfetto. L'Araucaniano si studia di parlarlo con eleganza
e ricusa d'ammettere parole straniere. La sua poesia è, siccome
quella dei popoli più vicini allo stato di natura, un'unione d'im-
magini forti e vivaci di figure ardite, di metafore e d'allegorie:
i suoi poemi e le sue canzoni hanno quasi sempre per iscopo
le gloriose azioni de' suoi eroi.
Loro cognizioni.
Nuovo-Mondo, conser-
Essi, siccome molte altre nazioni del
vano memoria di un diluvio: sanno determinare
la solstizj col i
Cerimonie funebri.
Ammettono l'immortalità dell'anima senza avere una pura
idea della sua spiritualità } ciò che si vede chiaramente nelle
loro funebri cerimonie. Quando uno muore , i di lui parenti
ed amici seduti in terra intorno al cadavere piangono per
qualche tempo, e poi l'espongono vestilo de'più begli abiti
guiamo piuttosto i due viaggiatori Miers (1) ed Head (a) nelle diverse
(1) Travels in Chili and la Piata , etc. Voyage au Chili et dans les provinces
de la Piala, contenaut un gran nombre de renseignemens sur la geographie, le
gouvernement , etc. par John Miers. Londres 1826, 2 voi. in 8.
(2) Rough netes taken during some rapid journeys across the Pampas , eie.
qualche volta fra loro degli alti-piani più o meno estesi. Si vede
dal corso delle acque che 1' inclinazione del terreno è general-
mente dall'est ali' ovest.
Santiago.
Santiago è di già a 4°9 tese sopra il livello dell' Oceano-
Pacifico. In questa patte centrale bella e vigorosa mantiensi la
^3 AMJEIUCA NEtllDlONALE
pure non ne fanno uso che nelle faticose caccie e nelle lontane
scorrerie cui intraprendono per uccidere i loro nemici , saccheggiare
le loro proprietà ed impadronirsi del loro gregge. Divisi in pic-
ciole orde sottoposte all' obbedienza di un capo si pongono in
campagna ne' quattro primi mesi dell'anno allorché le pianure
sono spogliate di que' alti cardi di cui abbiamo parlato} partono
montati sui loro veloci cavalli che sanno guidare con mirabile
destrezza; marciano di notte armati di lancia , e si nascondono
^4 AMERICA MERIDIONALE
di giorno nelle alte erbe } se s'arrischiano in allora a continuare
il loro cammino, procurano sottrarsi agli sguardi coli' accovacciarsi
sotto il ventre dei loro cavalli che pajouo in allora cavalli selva-
tici erranti in libertà. Giunta la notte si 'lanciano di galoppo
ed assaltano la capanna o la tenda dei loro nemici, mandano al-
poste sui loro cavalli vengono condotte di galoppo nelle loro so-
litudini, ove dopo di aver pianto per qualche tempo si danno
anch'esse alla vita vagabonda dei loto novelli sposi cui non ab-
bandonerebbero per far ritorno alla loro patria.
Loro costumanze.
Poche sono le notizie positive che si hanno sulle costumanze
di queste tribù: se giudicar si deve dalle notizie dateci da Fal-
ltener dir dovremmo che le loro idee o le loro usanze non diffe-
I P A T A G N 1
latitudine sud , ove voleva recarmi per fare una pescagione. Nel
quinto giorno , dopo di essere stalo in pericolo per ben tre
quattro volte d'essere gettato sulla costa, giunsi finalmente a
entrarvi. Questa baja detta dagli Inglesi e dagli Americani di
San Blaze vien appellata dagli Spagnuoli de Todos Santos : 1
trovano,
Pesca delV elefante di mare.
Appena sbarcato diedi ti\tte le disposizioni necessarie per la
pesca dell'elefante di maro cominciando dal conoscere la baja
(1) Nouv. Ann. des Voyages ec. 1823. Ioni. 17. p. 276.
6
jgg. v. Tir.
n% AMERICA MERIDIONALE
piono molti barili. Per formarne il carico della mia nave pas-
sai tre mesi in questa piacevole occupazione, e, dinante il sog-
I Patagoni.
I Patagoni sono generalmente alti sei piedi } ma ciò che ha
potuto dar luogo agli errori che si sono spacciati sul loro con-
siste però fra questi popoli una singolarità assai più notabile.
Se fraPatagoni trovami Ermafroditi.
i
(1) Noi non accuseremo la veracità di Gaulliei ; e poiché gli Spagnuoli sono
stali ingannali dalle apparenze d'erroafrodismo, non dobbiamo rimaner sorpresi
se un viaggiatore che non ha potuto farne diligenti osservazioni siasi lasciato in-
gannare. Ma noi dobbiamo dichiarare che il fallo non esisle né può esistere per es-
sere contrario alle leggi della natura. Siamo assicurati the le Patagone hanno
il grembiule delle Ottentote: ciò avrà probabilmente servito di fondamento a sif-
fatto racconto sugli Ermafroditi.
NOTIZIE Siri PATAGOFTI ^C)
(1) Questa cillà posta sul piccol fiume di Rio Negro è l'ultima che si trova
tulle rive dell' America Meridionale avanti il Cap-Horn.
8o
(r) Nouvelles Ami. ile* Voyages ec. Ioni 28. Paris. 182!"».
GLI ABITARTI DELLA TEIilìA DI FUOCO 8l
Selvaggi della Terra di Fuoco.
Lia Jane ed il Beaufoy s' ancorarono nel picciol seno di San-
Martino ove abbiamo conosciuti i selvaggi alle loro grida e ad una
quantità di gesti che eran segni d'amicizia:, e siccome essi remi-
gavano in distanza di alcuni metri dalla nave, invitai gli uomini
dell'equipaggio a render ai medesimi altrettanti contrassegni di
benevolenza per determinarli a venire a bordo:, ma dessi comin-
ciarono col dar segni di rifiuto: dimostravano coi loro modi sor-
presa ed agitazione} e non cessarono per un buon quarto d'ora di
parlare vivamente fra loro. Essendosi poco a poco calmato lo spa-
vento che noi avevamo loro recato, si posero a remigare più dav-
viciuo ed intorno al vascello, ed in fine dopo d'essersi famiglia-
rizzati colla nostra presenza, s'arrischiarono ad ascendere sul ponte.
I due o tre primi avevano una sì pessima cera che io pensai far
ad essi grande servigio coli' offerir loro da bere e da mangiare \
nave, e tale arrivo ci fece supporre che gli ultimi giunti, fos-
sero stati informati dai loro compagni nella buona accoglienza che
avevamo loro fatta: erano ventidue in numero tra uomini, donne
%& GLI ABITARTI DELLA TERRA DI FUOCO
e fanciulli: feci loro vedere varj utensili fra i quali le padelle e
gli specchi eccitarono la loro ammirazione: nello specchiarsi face-
vano una quantità di morfie che ci divertirono per qualche tempo.
Quando ritornarono erano tutti abbigliati in varj modi : gli
Religione.
Il sole era il principale oggetto della loro adorazione : ono-
ravano altresì il tuono ed ì lampi ed erigevano ai medesimi grandi
capanne in guisa di tempi, sulle quali innalzavano pertiche ornate
s ^fu^'
SELVAGGI DEI, JllUSU.L 87
uso del laccio a tre palìe$ arnia terribile pei primi Spagnuoli giunti
sulle rive de la Piata. Non avevano corazze, alcuni coprivansi di
un giustacorpo di cuojo a prova di freccia, ma non portavano né
lancie né palle da fucile;, quest'arma offensiva gli imbarazzava
talmente che non amavano farne uso. La un guerriere
testa di
scorza di albero rappresentanti vari animali della foresta. La nascita, per esempio
di un fanciullo dava occasione ai Tecuna di contraffarsi con maschere rap-
presentanti il cattivo demone, Jurupari, Toragano, e diversi volatili e quadrupedi
della loro contrada; mascherati in siffatta guisa, come si vede nella qui annessa Ta-
vola N. 5 tratta dall' Atlante della qui sotto citata opera, andavano girando pel
villaggio al suono, o piuttosto al romore di una scaglia di testuggine percossa da
un bastoncello, accompagnato da un canto monotono; mentre in egual tempo
venivano svelti al bambino i nascenti capelli.
{*) Reise in Brasilic-n aul Befehl si. Mayestàt Maximilian Josaph I. konigs vun Baiein ec
Tom. II. pag. XII.
AGGIUNTE
(i) Parlando qui di un tanto celebre monumento d' antichità crediamo di far
cosa gradevole ai nostri leggitori col riportare in compendio ( in aggiunta a quanto
abbiamogià detto intorno ad Ercolano e Pompei Eur. II., 241, e Enr III., 898
e seg. un articolo risguardante le Origini , vicende e scavazioni di Ercolano e
)
Pompei, trailo dagli Annali civili del Regno delle due Sicilie ( Napoli, i833,
dalla tipografia del Real Ministero degli affari interni, nel Real albergo de' poveri,
in 4. importantissimo articolo, in cui con isquisita erudizione si- espongono le
)
vicende di quelle due antiche e rnaravigliose città tratte prodigiosamente dalla lava
e dalle ceneri sotto di cui giacevano sepolte. E primieramente in.lagansi le origini
di ambedue, se ne dà la topografia, correggonsi gli errori di alcuni storici che di
esse favellarono: si dimostra che gli antichissimi Osci ne furono i fondatori, e
ch'eglino pur diedero nome, chiamando 1' una Ercolano, perchè consacrata la
il
gura, non mai sospettandone la cagione in quell' occulto nemico che in poco fatte
le avrebbe sparire dal mondo. Perciocché la natura e la forma slessa del Vesuvio,
che colla sua presenza accresceva la bellezza di quelle contrade, facevano ben chiaro
a Slrabone coni' ei fosse uno spento vulcano: pure sin a quo' tempi giunta non era
memoria d' eruzione alcuna , riportandosene dai sapienti e dai mitologi l'igneo te-.
0,2, COSTUME
grandiosa e splendida casa delta del Fauno quel gran musaico
importantissimo per la storia del costume Greco e Persiano, quel
pregevolissimo e classico monumento clie si cattivò 1' attenzione
de' più eruditi archeologi, s'attrasse l'ammirazione de' sommi ar-
nomeno ai tempi favolosi, e perciò non temendosi mai che fiamme mandar potesse
il monte. E di fallo senza una simile sicurezza slato sarebbe stoltissimo divisamenlo
il fabbricare case alle radici d'una rupe, donde ad ogni istante discendere poteano
torrenti di fuoco ad incenerire ogni cosa. Ma l'assopito vulcano destossi finalmente
con un furore pari suo letargo, e sotto l'impero di Tito, volgendo l'anno 79.
al
di Cristo, all'ora 17.* del 23 di novembre, seppellì le due "fiorenti e popolose città,
senza che di esse alcuna pietra restasse, su cui scrivere: qui fu Ercolano, qui sor-
geva Pompei.
Da quell'epoca luttuosa un bujo silenzio perfino i nomi ingombrò di Pompei
ed Ercolano, sebbene a' tempi d' Alessandro Severo da tanti seppelliti tesori tratti
alla luce quelle due città sembra che riserbata fosse al regno di Carlo III
di Borbone. Perciocché egli edificare facendo dalle fondamenta una casa di campa-
gna in Portici, e dall'architetto Rocco Alcubierre fatto consapevole che sotto quella
terra ad ogni passo rinvenivansi cose preziosissime comandò che se ne facessero
esatte perquisizioni. Laonde nel 1788 perlustrandosi per volere di lui il fondo di
mondo. Che se degli antichi finora non si ammiravan fuorché frammenti isolati ,
saremmo giunti a' tempi de* Sanniti... Volgetevi alle case: ecco l'atrio, il cavedio, il
(•) Il Principe d' Elbeuf andava in traccia di marmi per abbellire la sua casa posta nel
luogo detto il Granatello ne'dintomi di Napoli. Avvertito che ne'pozzi di quella vicinanza
trovavansi di molti rottami fece eseguire varie scavazioni, e dal fondo dell'anzidetto pozzo
presso a Resina trasse per ben cinque anni non solo marmi ma colonne e statue parte delle
quali anticaglie inviò al Principe Eugenio di Savoja ed al Re Lodovico di Francia, parte re-
itituir dovette a quel reale governo, venendogli poi vietato di proseguire gli scavamenti.
De' GRECI E DI'.* PERSI A iM 1)3
derare le ricchezze dell'arte d' Apelle... Osserviamo nel triclinio i miracoli della
ripografia, cioè della pittura minore... al lato opposto son rappresentate tulle le
faccende e gli arlifizj della Fulloniea... fermatevi soprattutto sulla preziosità di quelle
fregiature, oggi chiamale rabeschi , così svariale, così molliplici, così belle... con-
templale il vetro in quante svariate forme e figure ha potuto gonfiarsi a forza di
fiato, con qual magistero lo abbiamo arrotato, e gettato come 1' argento! Di qui
piegate verso la toletta , tì troverete pettini, aghi crinali, orecchini, braccialetti,
collane, smaniglie , specchio che è a guisa di argenteo disco lucido più che terso
«ristailo e sostenuto da un manico cisellalo... passiamo nella dispensa e nella cucina
< onligua dove cazzeruole, pentole, fornelli, cucchiai, mestole, padelle in bronzo,
in argilla o in argento ci faranno testimonianza del lusso e dell' eleganza che anche
in tali oggetti adoperavano i vetusti. »
L'autore passa quindi a dimostrare quali per siffalle scoperte slati siano i pro-
gressi dell'Archeologia non solo, ma delle arti ancora sì liberali (he meccaniche,
come per essi siansi riempiute molte lacune nella storia, e in pienissima luce poste
la politica, l'economia, la morale degli Antichi, e come le due redivive città in-
e sempre indarno, perchè slanno quai canoni inalterabili, quanto la verità istessa... i»
niva, veggiamo sollecite e quasi smaniose chiedere ed anzi venerar devote que'disotler-
rali lavori, vi Così va 1' autore ragionando ; e noi brameremmo che le sue sapientissi-
1
me parole risonassero all' orecchio di colali che il prezioso retaggio de prischi stol-
tamente spregiando, alle belle forme, di cui 1' arie adornasi, sostituire vorrebbero
anche fra noi le bizzarrie e le stravaganze con vitupero del secolo e del gusto.
questo articolo seguono alcune poche parole sul gran musaico Pompejano. La
A
casa del Fauno notissima a tulli coloro che visitarono Pompeja è una delle più ,
gelli vincere sembrano di mollo ciò che in sì fatto genere ci fu dall'antichità Ira-
,
(j4 COSTUME
morie esposte furono dai dotti Archeologi di Napoli (i), ed in-
sieme poscia raccolte dal celebre Cav. Antonio Niccolini (2), e
riprodotte alla luce unitamente ad una sua eruditissima disserta-
zione sulla stessa materia.
Descrizione del musaico scoperto in Pompei nella casa del Fauno.
Il musaico scoperto nella casa del Fauno è lungo palmi ai
e largo io i/à compresovi la fascia che gli serve di cornice
e senza di questa palmi 19 ed once 4/2. per palmi io ed once 3.
smesso, e ben anche il famoso musaico di Palestrina col quale Ire dei nuovi hanno
(1) Articolo del Cav. D. Francesco Maria Avellino, inserilo nel giornale del
Regno due Sicilie al N.° 248.
delle
Cenni del Cav. D. Bernardo Quaranta pubblicali per la prima volta in Napoli
dalla R. Tipogr. il 16 novem. del i83r.
Armatura di Alessandro.
Egli è un giovane imberbe, se non che le barbette discendenti
fin presso al mento
ombreggiano leggiermente le gote: è arma-
gli
fulmine allorché il musaico non era ben nettato dalle materie che da tanti secoli
lo ricoprivano. Ne vedremo la figura nella Tav. seguente.
o6 costume
nel fianco, è già caduto grondando sangue. Il misero guerriero af-
ferra colla mano quell' asta micidiale, ma non fa che lacerarsi, e
con grandissima espressione di dolore cade sovra del proprio ca-
vallo. Esso dagli abiti, dalle armi, dagli ornamenti sembra un
Persiano : ha pendenti circolari agli orecchi , basette , e lunghe
brache o anaxyrides sulle quali sono impresse come ornamento
due serie di grifi ha inoltre un pileo che discende anche per gli
}
un suo guerriero (i) che sta vicino alla destra ruota, e che, ri-
schiando la vita col rimanersi a piedi, offre generosamente questo
mezzo di salvezza al suo duce , fra le schiere del quale vedesi
pendere da un asta un vessillo, dove era effigiato a color d' oro
(i) Per dimostrare che questo sia il concetto espresso dal valentissimo artista,
basta fare la seguente riflessione. Il guerriero disceso dal cavallo per offrirlo al suo
duce, tiene cella sinistra la lancia, e colla destra sforza il cavallo per la briglia. Or
siffatto atteggiamento, mentre esclude la supposizione che esso voglia montarlo, ci mo-
stra chiaramente eh' egli cerchi di situare questo cavallo in una maniera di riescire
più comodo al duce che, sceso dal carro, deve in fretta cavalcarlo. Che poi Dario ab-
bandonasse la quadriga per mettersi a cavallo e fuggire rapidamente lo dice con chia-
rezza Quinto Curzio, III, 18.
de' greci e de' ptnsiANi 97
un gallo, di cui per le ingiurie sofferte dal musaico in questo sito,
rimane la sola testa.
detto nobile guerriero poiché questi oltre alla maggior cura che
si ravvisa in tutti i particolari che lo riguardano , ed alla sua
situazione più centrale alle cose di maggior importanza, è il solo
oggetto a cui sono rivolti gli altri due personaggi primarj, l'uno
in ferirlo, e 1" altro in volerlo soccorrere.
Il vestire dei vinti combattenti , così il Cav. Quaranta , non
esclusi i due feriti , è assolutamente diverso da quello dei vinci-
tori, e ci fa comprendere che sono Persiani, come Persiana è la
(1) Qui gioverà ricordare un passo di Erodotlo ( Hist. Lib. VII. Cap. 61. ) nel
quale racconta che Aristagora tiranno di Milelo recatosi a Sparla per indurre il Re
Cleomene a tollerarsi conlra i Persiani, egli descrisse le loro vesti od armi con inten-
dimento di persuaderlo ad entrare in guerra, cosi dicendo: Essi /tanno asta corte e
dardi di canna, scudi di graticci tessuti di vimini, e vengono a battaglia con
brache lunghe avendo coperto il capo con pilei che chiamano tiare ed in tal
modo son facili a prendersi.
(2) Potrebbe essere la stola doriforica.
DE** GllECl E De'feKSIAM 101
storia delle guerre de' Greci co' Persiani pensa il Gav. Quaranta
che qui si rappresenti la battaglia aV Isso, che il guerriero omi-
cida sia Alessandro fiancheggiato da Parmenione, i feriti innanzi
al carro due dei nobilissimi Persiani sotto gli occhi del Sovrano
loro sconfitti, Dario quella figura sul carro (2) che per l'altezza
al disotto, sul campo del quale non altro rimane dall' impressavi insegna, fuorché la testa
(2) Alcuni sono di opinione che il fatto nel musaico rappresentato sia una
particolarità della battaglia d' Arbela perché non ravvisano nella persona che sta
sul carro le regie vesti di Dario e i distintivi del suo carro secondo vengono de-
scritti da Quinto Curzio nel racconto della battaglia d'Isso. » L'abbigliamento di
Dario, egli dice, era ricco di porpora e di ricami, la sua spada splendida di gem-
me pendeva da una cintura di argento che cingevalo femminilmente, ed una fascia
azzurra e bianca ornava la tiara. Il di lui magnifico carro aveva ad ambo i lati
dalle statue della pace e della guerra alte un cubito dì oro massiccio con un'aquila
in mezzo che pareva volare. Il musaico non dà indizio di nulla di ciò. Deesi però
avvertire che la tunica del personaggio che sta sul carro ha molta relazione colla
tunica listata di bianco, la quale non poteva essere portata che dai Re, come
vedremo in seguito.
non ha barba, soltanto le barbette, o come diciamo noi gli échantillons^ le mo-
stre della barba, e quindi questo musaico può vantare una particolarità rispetto
alle immagini d'Alessandro.
(2) Fra i dubbj insorti per rispetto alla persona d'Alessandro rappresentata in
questo musaico annovera il Cavalier Niccolini anche la seguente, a L'Alessandro
additalo nel quadro , così egli , frena un destriero color sauro chiaro , che non è
certamente Bucefalo, il qual era nero, e distinguevasi per la sua testa bovina, ed
una macchia bianca che avea in fronte. E come questo cavallo vivea quando il
suo signore guerreggiava in Persia, ed è noto ivi al momento delle battaglie egli
servivasi sempre di esso ,
quantunque invecchiato, taluni han creduto che quel
DE* GRECI E DE* PERSIANI lo3
tagouista dal Greco esercito } io, prosegue il Cav. Quaranta, fran-
camente asserisco che il Persiano stante sulla quadriga sia
manto che a lui solo svolazza sulle spalle , e che è proprio dei
Re ne' monumenti Persepolitani di JYakschi Radjab. Per secondo
la tiara stante o eretta che dir si voglia , la quale essendo al-
meno tre quarti più alta delle altre, è da esse del tutto diffe-
(1) Quelli che opinano che nel musaico rappresentala sia una parlicolarilà della
battaglia d'Arbela adducono per prova che quesla battaglia accade in una stagione nella
quale gli alberi bau perdute le foglie, e che tale circostanza fu indicata dall'autore
del quadro nell'albero lutto spogliato che introdusse nella sua composizione per
dar contezza del tempo, e in conseguenza del luogo detrazione che volle rappre-
sentare. Nola peròil Cav. JN'iccoIini che quest'albero pare inarridilo per vecchiezza,
anzi che sfrondalo per effetto di stagione invernale come apparisce dal suo tronco
e dai rami; e ci ha chi pensa che fosse uno di quelli alberi che sogliono caratte-
rizzare e dar nome alla località del terreno, come a modo d'esempio: Campo de!
fico, Via delle querce, Poggio del castagno ecc., e che perciò sia sialo ritrattalo
nel quadro appunto per indicare il luogo ove accade il fallo dal Fillore istorialo,
della caduta del cavallo è alquanto ribalzata fuori del fodero. Que-
sto guerriero è certamente armato e vestito con più sontuosità e
ricchezza di tutti quelli che dalla sua parte e sotto le stesse in-
AGGIUNTE
AL COSTUME DEGLI ITALIANI
Introduzione
1
'opo 1' ini postante aggiunta al costume de Greci e de' Persi
molte ed assai necessarie far ne dobbiamo al costume delle altre
(i) Coslumes Bea XIII, XIV, et XV, siècles exlraits des monument le plus
dite note dal chiarissimo signor Carlo Zardelti, Aggiunto all'I. R. Gahinello Nu-
mismatico. Milano, Tip. e Calcografia di Ranieri Fanfani i832 in /j.° fig. Opera
periodica, il cui primo volume sarà composto di 100 tavole, diviso in 2j distribu-
zioni.
112 AGGIUNTE
miniere egualmente ricche die quelle di cui ridondano i suoi mu-
sei per la spiegazione delle antichità Greche e Romane. Nel riu-
nire la collezione, che ora presento al pubblico, ho scelto a pre-
ferenza i ritratti de' personaggi illustri per farli figurare come co-
stumi del tempo cui appartengono : quindi ne derivò il duplice
vantaggio dell' autenticità e dell' interesse storico. Ho ricavato dalle
cronache contemporanee le notizie che mi sembrarono le più ac-
conce a spiegare le usanze di quell' epoca ed ho credulo di mio
dovere V aggiungervi gli episodj e gli aneddoti i più importanti,
a fine di comprendere sotto forme variale tulto ciò che può di-
stinguere con precisione i costumi e somministrare altresì soggetti
di quadri ai pittori. »
Un' opera siffatta non aveva certamente bisogno, onde rile-
(i) Famiglie celebri iT Italia, Milano delta Tip. Jet D. G. Ferrarlo, 1819 iti
f Viglio tij;., opera periodica della quale furono pubblicali Ire grandi volumi.
AL COSTUME DEGLI ITALIANI 2l3
Inghilterra col titolo di Monumenti sepolcrali della Gran Breta-
gna, perchè spande una gran luce sulla storia delle principali fa-
miglie d'Inghilterra.
Clie se Bonnard non si curò di far menzione delle due so-
il
l' epoca nella quale pubblicava la sua opera. L'opera del Bonanni,
gli si risponde è la più ricca e la più esatta nel suo genere, né
sapremmo a qual altra appigliarsi, se non che forse qualche volta
a quella del già citato Bar onde avere più circostanziate notizie in-
torno agli ordini suddetti. Asserisce il Bonnard che i costumi rappre-
sentatici dal Vecellio (3) sono appoggiati ad autorità debolissime e
che mancanti sono delle necessarie descrizioni. Bisogna essere un poco
più discreti nel profferire un giudizio: Vecellio fu il primo ad as-
sumersi la difficile impresa da rappresentarci il costume di lutto il
(2) Catalogo degli Ordini Religiosi della Chiesa Militante espressi con immagini
dal P. Filippo Bonanni ecc. Roma, Flachi, 1706, 1707. Roma, Rossi 1710, *n 4-°
Catalogo del P. F. Bonanni degli Ordini Equestri e Militari, Roma, Plachi 1711,
in 4. La Gerarchia Ecclesiastica considerata nelle vesti sagre e civili usate da
quelli, i quali la compongono, ila F. Bonanni espresse e spiegale con le immagini
di ciascun grado della medesima Roma. Plachi 1720, in l\.°
(3) Abili antichi e mo'lcrni di lutto il mondo di Cesare Vecellio. Venezia pei
Scssa, i5g8 in 8. fig.
jgg. r. in.
2 I
j
AGGIUNTE
mondo, e lo fu in un tempo in cui intraprese ancora non eransi
da molti altri navigatori intorno al mondo quelle loro eruditis-
sime e magnifiche relazioni de' viaggi ricche di nuove notizie sulle
costumanze di molti popoli da essi più accuratamente esaminati e
con maggiore esattezza descritti e rappresentati in ben disegnate e
colorate tavole. Quindi il Vecellio, quand'anche appoggiato si fosse
L' altro difetto , che giusta 1' avviso dell' autore , risguarda
un punto molto più essenziale, ma che a mio parere non gli
può essere imputato a colpa consiste nel non aver sempre potuto
distinguere la natura delle stoffe, di cui erano composte le vesti-
GOVERNO D ITALIA
DAL SEGOLO XI AL XV.
V< erso 1' undeclmo secolo 1' Italia era divisa in Marche e
Contee ognuna delle quali obbediva ad un capo il cui potere tal-
volta ereditario, era nulladimeno veramente elettivo, non perchè
la scelta dipendesse dai voti del popolo, ma dalla volontà degli
Imperatori. Ogni città aveva un Conte il quale, di concerto coi
Giudici, profferiva sentenza sulle cause del basso popolo. I Conti
e gli altri impiegati subalterni obbedivano ai governatori delle
marche, appellati Marchesi, e questi che, riservavansi le cause di
maggior importanza, erano sì poco dipendenti dagl'Imperatori che
eccettuato il ricevimento degl' Inviati o Commissarj Imperiali, eser-
un potere assoluto (i).
citavano quasi
Bonifazio Duca di Toscana verso il io34«
Bonifazio andò al possesso del Marchesato o Ducato di To-
scana verso l'anno io34: nell' anno 1087 S
P 0S0 in seconde nozze
Beatrice figlia di Federico Duca di Lorena, dalla quale gli nacque
nel 1046 la celebre Contessa Matilde. Questo Principe fu assas-
sinato con una freccia avvelenata nell'anno io5a (2)
Si potrebbe chiedere al Bonnard il perchè abbia introdot-
to in questa collezione la seguente figura di Bonifazio anteriore
di due secoli al periodo stabilito nella sua opera. Fui convitato,
così egli , dopo uno scrupoloso esame delle miniature de' mano-
scritti appartenenti ai secoli seguenti, che il costume di Bonifazio
si mantenne costantemente fino al principio del XIII. secolo, come
ne facevano fede le pitture di Cavalini distrutte dall'incendio della
£»
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JUBÌlf AIF IJLUHBIS
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DEI SECOLI XIII, XIV, XV. 21 7
Senatore ed Assessori.
Questo Senatore doveva condur seco a Roma sei Giudici, due
dei quali avevano il titolo di Assessori e dovevano essere dottori
di legge, condurre con essi due marescialli, quattro nota] crimi-
nali ec. 11 Senatore doveva ben anche avere con se venti cavalli
di battaglia Marescialli erano ministri ed esecutori di giustizia.
: i
Tale carica di Senatore non ebbe per molti secoli una prefissa
durata, ma poscia divenne a vita, e in caso di morte del Senatore,
ebbero i Conservatori il privilegio d'esercitarne le funzioni fino
a nuova elezione.
Figura di Pietro Tiante Senatore negli anni i38o e i38i.
Il Bonnard trasse il seguente costume di Senatore ( Num. 3
Tav. sudd. ) dalla pietra sepolcrale di Pietro Lanle nella chiesa
d'Araceli in Roma. Questo Pietro Lante era Pisano e dottore in
legge: fu Senatore negli anni i38o e 1 3^ i : aveva per stemma
tre aquile bianche coronate in campo rosso (i). Da una cronaca
contemporanea estrasse il Bonnard la seguente descrizione del
costume di detto Senatore.
Berrettone alla ducale di broccato d'oro guernilo d'armellino,
brache di scarlatto e scarpe di velluto chermisino con fibbie di
oro. Zimarra di velluto con bottoni d'oro: manto di broccato ,
raso d'oro soppannalo d'armellino rivoltato sulle spalle e sul
petto ed ornato di code d'armellino: guanti di pelle bianca ri-
camati d'oro e di perle con tre anelli alle dita 5 l' uno era un
rubino, il secondo un diamante ed il terzo uno smeraldo: collana
d' oro al collo. Il senatore portava ben anche una bacchetta d'oro
avente sulla cima una palletta con picciola croce.
gli aggiunsero. »
Giovanni Villani nelle sue cronache valuta a 3,6oo lire al-
l'anno le spese, che cagionava allo Stalo il mantenimento di quel
Jgg. V. Uh J o
222, GOVERNO V ITALIA
Magistrato. Questo esempio servì di norma agli altri cittadini :
lilralto del Podestà vestito come si vede nella Tav. II. fig. 2. La
zimarra è di broccato d' oro foderata d' armellino :> il berretto è
scarlatto ', i guanti sono bianchi con un fiocchetto rosso \ il bastone,
distintivo della carica di supremo Magistrato, è d' ebano cou pomi
d'argento o d'avorio", la catena che porta al collo è d' oro, il col-
Roma. Io sono persuaso , così egli che il pittore vestì questa fi-
?j ,
gura col costume dei Magistrati del XIV.° secolo^ la forma del
cappuccio, la clamide , tutto serve a confermarmelo. Le conser-
vai nondimeno la data del XIV.° secolo epoca alla quale appar-
tengono le pitture della scuola Fiorentina, dalle quali fu da me
ricavata. >•>
volta per soli sci mesi, era rivestito della suprema autorità col
bunale.
Nel secolo XV." cessò Y uso del cappuccio cui venne general-
mente sostituito una spezie di berretto, il quale, benché sia stato
talvolta variato in qualche sua parte, pure nel suo insieme con-
servossi sempre eguale fino al secolo XVI.°
Tesoriere.
Nella tavola susseguente N. Zy ci diede il Bonnard la figura
di uno di que' Tesorieri cui era affidata 1' esazione delle imposte
per le spese della repubblica. Il costume del detto Tesoriere fu
copiato dalla medesima sevraccitata pittura , e siccome non dif-
con una di quelle punte assai comuni ne' secoli XIV. e XV. e
Birri.
1
L'impiego de Birri a quell'epoca poco differiva da quello
de'nostri giorni in Toscana. Essi durante la notte , muniti di
bastone e di una lanterna vigilavano perchè venissero esattamen-
te eseguiti i regolamenti della polizia e mantenuto il buon or-
dine. I Novellieri di que' tempi gli hanno sovente indicati sotto
il nome di Famiglia. Il loro abito era come oggidì, quello del
,
I
DEI SECOLI XIII, XIV, XV. 2-J
1
rito il titolo di Atene dell Italia non accordo ionio noi onorevole-
posto in questa collezione al ritratto di chi ne fu il Pericle , di
Cosimo il Vecchio che per pubblico decreto ottenne dopo la sua
morte il soprannome di padre della patria ? Erede immense
delle
1
ricchezze di suo padre Giovanni de Medici , le aumentò ancora
1
maggiormente colla banca e coli impresa delle gabelle della Re-
pubblica, e seppe impiegare i suoi danari in modo da divenire
il
1
creditore de suoi concittadini. Uno storico aggìugne eh' egli
a' suoi tesori onde potere con mezzo ottenere il supremo po- tal
mai del tutto in Italia, anche a tempi dei più disastrosi periodi
I/2& GOYEUNO to' ITALIA
del medio evo. L' industria però de' suoi abitanti dovette lottare
contra mille ostacoli e conlra uno stato quasi continuo di anar-
chia : trovavasi altresì incagliata da regolamenti e tributi gravo-
sissimi , che la resero per lungo tempo languente e ne impedi-
rono per conseguenza i progressi.
Commercio delle città libere d* Italia.
Ma da che le principali città d'Italia diventarono libere, da
clic savie leggi ed una nuova forma di governo ebbero incomin-
ciato a migliorare l' ordine sociale , V industria ed il commercio
vi ottennero, con una maravigliosa rapidità, quei progressi, i quali
portano la vita nel corpo politico e sono ad esso egualmente ne-
cessarj come la circolazione del sangue nel corpo umano. Pisa ,
of mi
HIHVERSJTY 0* iUMSQlS
DEI SECOLI XIII, XIY. XV. 2 20,
Jgg. V. 111. ,,
2*io i.OVLTUO D ITALIA
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Of IriE
fe8
\
DEI SECOLI XI1F, XIV, XV. a3 I
seduta sopra una sedia tutta coperta di una ricca stoffa a fondo
giallo tessuta con ricami verdi ed azzurri: la pianeta è di stoffa
scarlatta: intorno al collo del Pontefice appare l'ammitto: questa
parte essenziale del vestito sacerdotale , che sembra una tradi-
però sembra far presumere , che fossero di lino (2). Quelli del
Pontefice sulla presente tavola sono bianchi e ricamati d' oro.
Il Doge porla sotto il berretto Ducale un altro berretto più
piccolo e bianco , il cui uso fu quasi generale anche in Francia
ed in Germania, nei secoli XIII.° e XIV.° Il berretto Ducale è
scarlatto, guernito d' armellino e con un ornamento in argento.
La cotta d'armi e tutta l'armatura sono affatto somiglianti a quelle
dei soldati di quell'epoca, e delle quali abbiamo già parlato ab'
bastanza a loto luogo.
Onde supplire ad alcune mancanze di Bonnard per non aver
egli conosciuta la rinomatissima opera dell' egregio nostro Pom-
peo Litta, siccome abbiamo già notato nell'introduzione alle Ag-
giunte e Rettificazioni al Costume Italiano pel medio evo, noi
qui riporteremo alcune tavole tratte dalla suddetta opera, ed im-
portantissime specialmente pel Costume dei Visconti Duchi di Mi-
lano e dei tempi ne' quali essi dominavano.
Giangaleazzo Visconti Filippo M. Gio. M. e Gabriele M.
Visconti.
Rappresenta la tavola N. 6. fig. 1. Giangaleazzo Visconti cir-
condato dai suoi figli Filippo Maria fig. 1. Giovanni Maria fig. 3. e
Gabrielle Maria fig. l\: egli è in atto di presentare il modello della
(1) Nella descrizione del pallio falla dal Pontefice Innocenzo III., nel suo
trattalo del mistero della Messa. Lib. V. 63, le croci sono delle
cap- rosso e non
nere. Nondimeno le croci del pallio sono sempre nere. Gli scrittori ecclesiastici
agitarono lunga controversia intorno al colore di queste croci e le ragioni si degli
uni die degli altri trovanti rilute nell'opera del P. Marco Paolo intitolala De usu
Palliì, al cap. VI. N. 6. II costume odierno della Chiesa però prescrive le croci
nere: ed anche in Roma nella sagrestia Vaticana tutte le immagini dei sommi
Pontefici hanno il pallio colle croci nere.
(a) Bouanni Fil., Gerarchia Ecclesiastica
N
ME
OF IME
DEI SECOLI XIII, XIV, XV. 233
certosa di Pavia alla B. Vergine. Questi ritratti sono copiati da
un dipinto a fresco di Bartolomraeo Suardi detto il Bramantino in
una delle absidi del braccio minore di quella chiesa.
Sull' abito del duca Giangaleazzo sono sparse delle colombe
o tortorelle con raggi di sole, che era il simbolo o impresa, di cui
ordinariamente faceva uso. Se la pittura fosse meglio conservata si
potrebbe leggere chiaramente il motto a bon droit nel nastro in
bocca della colomba. Non è improbabile che questa impresa fosse
data ai Visconti dal Petrarca. Con questa impresa erano coniate
anche delle monete dei Visconti come ha un editto, che per com-
pendio si pubblica dall' Argellati ( Tom. III. 5o, ), ove tra le mo-
nete, alle quali si dà un aumento di valore v' ha quella nominata
Pegiono , e poiché il motto è Francese ,
pare che quella parola
provenga dal Francese pigeon, e che Giangaleazzo abbia preso tale
stemma in conseguenza delle sue relazioni colla Corte di Fran-
cia. Giangaleazzo nel i3o,4 alleandosi con Carlo VI. Re di Fran-
cia, aveva ordinato che nelle sue armi si inquartassero i figli di
Indi in Malta.
L' imperatore Carlo V. accordò loro nel i53o, l'Isola di
Malta (1).
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MILIZIA D'ITALIA
JLio spirilo cavalleresco che dominalo aveva per ben molli se-
coli nella maggior parte delle corti di Europa affievolivasi in-
sensibilmente; le guerre d'Italia però ed il carattere dei guerrieri
che vi accorrevano per segnalare il loro valore , mantennero
ancora per qualche tempo lo splendore annesso al titolo di ca-
valiere. Le vecchie cronache, la storia delle crociate, le conqui-
ste e le avventure di quegli eroi Normanni che soggiogarono la
Off
_ /'/'/ "/ ( ojClune. I "/':JJJ. /'"' &
frt compagnie ossiano corpi scelli, ciascuno «lei quali eia del
doppio più numeroso delle prime, e venivano distinti col nome
gati a trovarsi armati sulla piazza d'armi del loro rione ogni
volta che la campana sonava a stormo. Tutti senza eccezione,
dall' età di 18 anni a quella di 70, erano soggetti al servizio
militare. I Consoli, e più tardi il Podestà, comandavano 1' eser-
cito ed avevano sotto i loro ordini il capitano del rione, il suo
Gonfaloniere o porta-bandiera, ed il capo di ciascun corpo. L'or-
dine era di combattere, e la sola regola prescritta era quella di
non allontanarsi dal suo Gonfalone che non dovevasi mai per-
dere di veduta. Bonnard dà qui la storia dell'invenzione e
Il
OflHE
$
VIA SECOLI XIII. XIV, xr 2./|I
conosciuto.
1/ elmo per la sua eleganza non differisce dagli antichi, e
del motivo della predilezione degli Orsini per quel nome , essi
hanno sempre amato di rinnovarlo nei loro figli, sia solo, come
Giordano sia unito a qualche altro, come Giovanni Giordano,
,
ebbe a suo collega, per cinque anni, Orso, Conte dell' Ànguillara,
lo slesso che incoronò il Petrarca. Fu pure un Giordano quegli
rarne la forma tagliandone una porzione dai lati, come vedesi nel
presente costume (1).
Si attribuisce, così il Bonnard, a Bonifacio Vili, l'origine
delle tre corone che adornano la tiara pontificia. Non se ne trova
cioè alcun esempio nei monumenti prima del decimoquarto secolo.
olla luna una seconda corono. Viene però aoclic questa opinione
smentita da sei statue innalzale in onore eli Bonifacio Vili, an-
cora vi venie o poco tempo dopo la di lui morie. Di queste sei
stallie, le une hanno una sola corona alla tiara e le allre ne sono
affatto prive. È ben vero che a Bologna vedovasi una statua di
jss . /. ni. i3
2/j6 IILLIGIONC DEGLI ITAMASI
portare quanto venne scritto dal Bonnard sullo stesso oggetto. Non
ometteremo però di presentarvi nella T. 12. N. i.la figura dell'Arci-
vescovo ch'egli dice appartenere al secolo XIII. e che copiò dal-
la tomba di un Arcivescovo della famiglia Foscari, nella chiesa
di Santa Maria del popolo a Roma, figura ch'egli ha creduto di
dovere arricchire di alcuni particolari somministratigli dalle pietre
sepolcrali che trovansi in gran numero nelle chiese. Sarebbe cosa
difficile il precisare il colore della pianeta e della dalmatica aven-
dole trovate molto variale nelle pitture e nelle antiche miniature,
dalle quali pare altresì che gli Arcivescovi portassero il baston
pastorale terminato da una croce come si vede nella detta figura.
Canonico, i4oo.
Il padre Tomasini ci assicura che i Canonici in origine era-
no frati i quali, chiusi in un chiostro annesso alla Chiesa Cat-
tedrale} cantavano nnlle e giorno le lodi di Dio: egli appoggia
i.{H RKMGI0NE DEGLI ITALIA*!
la sua opinione siigli esempi die ci somministrano gli scrittori delle
vite tic" Sommi Pontefici. Senza indagare l'epoca in cui questo
inslituto perde la sua forma primitiva , né le variazioni alle quali
lu sottoposto, faremo qui conoscere il costume di questi Eccle-
siastici quale eia ne' secoli XIV.° e XV."
Sussistono nelle principali chiese di Rema molte pietre sepol-
crali che servono ad indicare precisamente il costume de'Canonici:
quello che ci diede Bonnard. Tav. 12. N. 2. è tratto da una delle
più antiche che trovasi nella chiesa di Santa Cecilia, ivi posta in
memoria un canonico Napolitano morto l'anno i3G8: desso ha
di
la testa coperta da una specie di cappuccio soppannato di vajo .
l'uso del duello. Furono spesse volte gli ecclesiastici, per difen-
dere la loro proprietà od i loro diritti, obbligati non solamente
ad accettare, ma altresì a provocare un combattimento e scegliere
i loro avvocali per terminale la lite. Gli avvocati delle chiese do-
DEI SECOLI XIII. XIV. XV. 2/|9
sto pittore appartiene alla Scuola Romana del secolo XV.": egli
aveva potuto essere presente alla sontuosa pompa spiegala dal Ve-
scovo di Firenze quando fece il suo ingresso ili quella città.
f^isdomini od awoati del Vescovado.
Tis domini od avvocati del Vescovado vi comparivano
Gli
sempre tra primi, e le relazioni contemporanee parlano tutte
i
Certosino.
A quanto fu dello intorno agli Ordini Religiosi nel Cost. de-
gli Italiani. Eur. aggiungeremo le seguenli importanti
toni. V.
notizie intorno ad alcuni monaci che meritano più distinta men-
zione.
Nella più disastrosa e selvaggia parte delle Alpi ci lia un ri-
tiro, che pare sia stalo dalla natura nascosto dietro le nevi ed i
Benedetto X1I.° fanno 1 3 36. Quest'abito era tutto di saja nera (i).
e donna si davan
la la mano destra per segno del possesso die
T uno prendeva dell' altro , e della fedeltà e concordia che avea
da essere tra loro.
mundio che pagar si doveva dal marito per far sua la donna; il
I ricami del mantello e della veste sono d' oro sopra fascio alter-
nativamente verdi e color di lacca: il calzare è nero. La madre
è acconciata d' un velo bianco, e la sua veste è color di minio.
II padre è vestito di scarlatto con un cappuccio della medesima
stoffa guernilo d' armcllino, l'abito dello sposo è tutto di stofìa
cileslro.
lli. 1 di queste tombe porta la data dell'anno r3*4 2 "j & I' 1 scronda
Tn
Ajtj .,/<:/"»•. K/ III
/,/,/ a/Costrtrn* /-/ /// T*t //
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DEI SECOLI XIII, XIV, XV. l53
quella dell'anno io43j ciò che conferma quanto abbiamo detto
relativamente alle poche variazioni avvenute nel costume nel corso
quasi di due secoli.
Ag§ . V. Ili
25',
COSTUMI CIVILI
DEI SECOLI XIII, XIV, XV.
Fiino dal secolo XIII.* che fu come 1' aurora de', bel giorno
della rigenerazione dell' Europa, la pittura timida e semplice pro-
curò di conservare le fattezze di coloro che catlivavansi l'ammira-
zione dei loro contemporanei. Ma il tempo consuma sì preziosi
monumenti, e troppo spesso, restaurazioni più barbare ancora del
tempo ne compiono la rovina. Finora i ritratti di Cimabue, di
Petrarca , di Laura dipinti da Simone Memmi nel Capitolo degli
Spagnuoli della chiesa di Santa Maria Novella a Firenze poterono
sottrarsi alla totale loro metamorfosi 5
quindi Bonnard si
il è dato
tutta la premura di comprenderli nella sua collezione*, ben fortu-
nato di potere far conoscere, per quanto lo permettono i limiti
di quest'opera , le fattezze di sì celebri personaggi.
Giovanni Cimabue pittore ed architetto Fiorentino che morì
d'anni 70 nel i3oo viene universalmente risguardato come il ri-
stauratore della pittura , di quella ammirabil'arte che aggiunse no-
vella gloria alla bella Italia. Il presente ritratto XV. fig. 1.
Tav.
fu copiato dal Bonnard dalle pitture di Simone Memmi, nel
sopraccitato Capitolo degli Spagnuoli.
Cimabue.
Cimabue vi è rappresentato con un corto mantello bianco ri-
camato d'oro, il cui cappuccio gli copre la testa ej dalla punta
del quale discende un lungo cordone d'oro. La sopravveste, i cal-
tavano una corona per uno di diversi fiori , e poi comparve il Se-
natore in mezzo a molti cittadini , e portò in testa una corona di
lauro, e si sedè nella sedia dell'Assettamento, e fu chiamato il
analogia.
Laura.
Dal suddetto Simone Dilemmi dall'amico di Petrarca è copiato ,
Gli Italiani presero dai loro conquistatori del Word l'uso delle pel-
licce, e lo conservarono per molti secoli del medio evo. Quanto
più rare e preziose erano tali pellicce, tanto più dinotavano l'e-
mile a -ciucilo del Senatore Romano che abbiamo 1 ipoi tato nella
Tav. i. N. 3.
Dama Italiana.
La figura di dama Italiana Tav. sudd. N. 6. è copiata da un
piccolo quadro clic conservasi nell'Accademia di Belle Arti a
Siena. 11 nome dell'autore è ignoto: ma se giudicar si deve dal-
1
costumi del suo tempo non erano indegni di servire per i Beati
nel suo quadro del Giudizio Universale (i) e Bonnard copiò da
quel dipinto la presente figura N. i. Tav. 16. Questo giovane
(1) Nelle pillure Jei secoli XIII. e XIV.° trovatisi ben di rado rappresen-
tati i falli della storia contemporanea. Quasi tulli i quadri furono in quei tempi
composti per soddisfare la pietà dei Religiosi che li comandavano, e quindi non
rappresentano generalmente che un'adunanza di molli santi posti a raiilo gli uni
ti
«CI
K
\
DEI SEGOLI X1I1, XIV, xv. &5g
donzella ha i capelli ondeggianti sulle spalle, ma strutti da una
piccola catena : il manto è violetto con i bordi ricamati in oro :
lori.
Dama Romana.
Il costume di questa dama Romana V. Tav. 1 6. N. 2. è co
agli ali ri. In alcune altre composizioni hanno i pittori travestilo la storia sacra dando
le costumanze «lei loro tempi a tulli i personaggi dell' Antico e «lei Nuovo Te-
stamento. Dobbiamo dolerci ch'essi non siano slati incaricali di consacrare la me-
moria dei fatti storici della loro patria, poiché, se giudicar dobbiamo dalle loro
dipinture, essi gli avrebbero rappresentali colla più ingenua scrupolosa verità.
260 COSTUMI CIVILI
Il Bornia ni in questo articolo riporta una parte della rela-
zione di un combattimento di tori succeduto in Roma l' anno
i33z nell'anfiteatro Flavio tratta da quella che Messer Lodovico
Monaldeschi ci lasciò ne' suoi Annali, e noi ben anche qui la
loro falcoue colla medesima grazia, con cui quelle dei secoli XVIIL°
e XIX. ° accarezzano i loro cagnolini.
La bella Bibbia manoscritta conservata alla Biblioteca Reale
di Parigi, sotto il N.° 6829, presenta nelle sue miniature molte
ripetizioni di questo costume. Dovrassi non pertanto eccettuare il
(1) Abbiamo più volle parlalo nella grand' opera ilei Costume di tale preroga-
tiva «Iella nobiltà. V. L'indice universale della medesima.
Agg. r . 111. i5
'idi COSTUMI CIVILI
Giovane Fiorentino.
La figura che vedesi al N. 5 della stessa tavola XVI. è tratta da
uu quadro della scuola Fiorentina in cui il pittore rappresentò una
di quella scene descritte dal Boccaccio nell' introduzione di una
delle giornate che compongono il suo Dccamerone. Il giovane
Fiorentino porla in testa un berretto verdastro sul quale s' incro-
cicchia un picciolo velo bianco: la zimarra è scarlatta, e le ma-
niche hanno una fodera verde: la cintura òdi cuojo bruno, e le
Nobile Fiorentina.
Anche il presente costume N. 6. Tav. sudd. è copiato dal
precedente quadro : vi si vede quanto era generale in Francia
ed in Italia 1' usanza d' avvolgere i capelli in un laccio nero, ciò
che serve sempre più a confermare quanto abbiamo già detto,
che i costumi cioè Francesi , Inglesi ed Italiani poco differivano
tra loro. I molti bottoni d' oro che guerniscono la zimarra di que-
sta donzella Fiorentina provano V abuso che si faceva di questi ric-
chi ornamenti a malgrado delle leggi sontuarie che li proibivano.
Questa nobile Fiorentina è vestita d' un ampia zimarra di co-
lore cilestro riccamente ricamata in oro : la fodera è giallognola :
gli cade sul petto e gli ripassa sulla spalla sinistra. Un leggero
mantello azzurro ricamato d' oro lo cuopre fino al ginocchio :
Sembra che questo costume sia stato molto in uso nel XV. °
secolo. I monumenti Inglesi e Francesi e sopra tutto le belle pit-
Giovane Italiano.
Questo giovane Ilaliauo , N. 2. Tav. sudcl. porla un cappello
1
di color violi- Ilo ornalo di ricami d oro ; la giubba è di velluto
chermisino e ricamato al pugno: la parie sul petlo è di stoffa
V
tWB H*'
DEI SECOLI XIII. XIV, XV. 26:")
Manétta di salutare.
La maniera di salutare era in que' tempi simile alla nostra: si
monaci. Nessuno ignora, che l'abito dei religiosi non sia stato in-
presente figura.
Artigiano. , Tribuno o gonfaloniere di un arte.
piani e de m< rea D ti della ci t Là. Ciascun arte aveva il suo tribuno
o gonfaloniere, il odiale, al bisogno , riuniva sotto la sua bandiera
lutti gli uomini inscritti nella sua compagnia. Quando temevasi
di qualche tumulto o di qualche sedi/ione nella città, ciascun ar-
tigiano prendeva le sue armi, e mettevasi sotto la bandiera del-
l' il po-
polo. Finalmente questi medesimi artigiani erano gli arbitri della
impiego pubblico, non era se non dopo che eransi quelli fatti re-
professione.
La figura dell'artigiano che vi presentiamo sotto il N. 4 della
L'uso del berretto prevalse a quello del cappuccio sul finire del
secolo X.V.0
argomenti non trovai mai in alcuna legge, come sono quelli ch'elle
che egli è una ghirlanda. Ora va più oltre, truovo molti bottoni
portare dinanzi*, dicesi a quella che è trovata. Questi bottoni voi
non potete portare*, e quella risponde: Messer sì, posso, che que-
OMHE
nei secoli xin, xiv, xv. 2G9
date, e' non hanno picciuolo, e ancora non c'è 'ni uno occhiello.
Va il notajo ali
1
altra the porla gli ermellini ^ e le dice: Che po-
trà opporre costei? Voi portate gli ermellini: e la vuole scrivere:
la donna dice: n INon iscrivete, no, che questi non sono ermel-
lini, anzi sono lattizzi. Dice il notajo : che cosa è questo laltizzo?
e la donna risponde: E una bestia.. Dice uno de' signori : Noi
abbiamo tolto a contendere col muro. Dice un altro: Me' faremo
attendere a fatti che portano più ...»
Il presente costume N. 2. Tav. 18, fu copiato dalle pitture
di Domenico Battoli, nell'Ospedale di Siena. L' acconciatura del
capo è formata da una specie di corona d'oro posta sopra un ber-
retto giallastro, dal quale pende un piccol velo bianco. Il manto
è ritenuto da un fermaglio d'argento: desso è di una stoffa gialla
(1) Non bisogna confondere questo V;mni coi pìllori dello slesso nome, citali
dall
1
Abile Lanzi parlando della Scuola Sanese. È costui ai suddetti d'assai ante
riore ed appartiene XIV.° secolo. Non se ne trova notizia al-
al principio del
cuna: il solo nome del pittore scritto sopra uno de' suoi quadri è lutto ciò ebe si
è potuto sapere di un artista che merita un grado distinto nella primiera Smola
Sanese.
Agg. V. ìli 16
*7° COSTUMI CIVILI
assassinato.
Qui vi si presenta un grazioso costume, una di quelle ragazze
che coi loro suoni rallegravano le compagnie: la sua testa è co-
ronata di bianchi fiori: la carniciuola è aperta} la veste è color
:
di rosa con una cintura d oro a fondo azzurro: le corte sue ma-
niche guernite di pelliccia bruna le altre al di sotto sono ,
non lascia non pertanto alcun dubbio sulla autenticità del costu-
me. Il soggetto di quella pittura è San Bernardino che predica
sulla pubblica piazza di Siena. In mezzo alle persone che stanno
ascoltando il predicatore distinguesi particolarmente pel suo no-
bile e ricco costume il presente giovane Sanese. Siffatto costume
non solamente fu di un uso generale in Francia ed in Italia, ma
resistette per più di un secolo ai cambiamenti della moda. Se ne
)>hi secoli xiii. xiv. \>. 271
trovano molle fedeli ripetizioni ne' monumenti che appartengono
ad epoche diverse. La bella Bibbia manoscritta, N. # 6829, nella
R. Biblioteca di Parigi, ha dato maggior certezza alle numerose
prove che si avevan giù sulla autenticità di un costume, il quale
conservossi intatto dalla metà del XIV.° secolo lino al termine
del XV.
Questo giovane Sancse ha il capo nudo: la sopravveste è di
una stoffa bianca cangiante in oro e guernila di una pelliccia bru-
na: il giubbetto è di tessuto d'oro, la calzatura è verde e la cin-
b
tura nera.
Questo costume medesimo trovasi ripetuto in molti altri qua-
dri e spezialmente in quello di Ambrogio Lorenzetti, che ci som-
ministrò altri costumi. Da per tutto 1' acconciatura del capo con-
siste in un piccolo berretto, quasi sempre rosso.
ché si può asserire ch'essa non lascia alcun dubbio sull' autenti-
cità di questo costume di giovane donzella. La veste è assettata a
simiglianza di quella delle statue antiche} non ha maniche ed è
tenuta ferma ed affibbiata sulle spalle con una borchia d'oro} il
rosa o violetta, la quale dal collo passando sulle spalle gira di die-
tro dove è annodata di maniera che le due estremità vedonsi gra-
ziosamente sventolare.
Nobile Milanese.
Il costume di questo nobile Milanese ( N.° 1. Tav. 19. ) è
tratto dai frammenti di pittura quasi smarriti che trovansi sotto gli
antichi portici della chiesa di S. Ambrogio in Milano. Queste pit-
ture appartengono al principio del XIV.° secolo, ed il poco che
ne rimane non basta a darci una giusta idea dei progressi che
quest' arte già fatti avea in tal epoca nella Lombardia. Non si
THE ili
OF ME
$
SS
-
DEI SKCOLI XIH, XIV, XV. 2 ~j S
la testa.
Fantesca in Italia.
Dopo di aver fallo conoscere i costumi ricchi e brillanti delle
donne di allo grado rappresenteremo sotto il N. 5. Tav. XIX.
una di quelle che sono sì utili nelle faccende domestiche. La
fantesca scelti per figurare in questa collezione è copiata da un
quadro di Lorenzo di Pietro , conservalo nell'Accademia di Bel-
le Arli di Siena. Essa ha la testa elegantemente involta in un velo
bianco ornalo di cordoncini neri o di una frangia bianca. La
veste è. di stoffa verde azzurra ornata di un picciol ricamo d'oro
al collo: porta vasi d'argento: le scarpe sono nere. Tale costu- 3
Contadini 1 400.
La fuma degli abiti de' monaci ci conferma nell'opinione
che le dissi più povere e più umili della società pressò i po-
poli d'Italia e di quasi tutta V Europa , avevano fra loro uno so-
miglianza di costumi che poco o nulla permettevano di stabilire
una precisa distinzione fra nazione e nazione. Nelle miniature
delle Bibbie e degli antichi manoscritti trovami le più comuni
usanze degli agricoltori , e paragonandole fra loio vi si scorgo-
no picciolissime differenze.
I seguenti costumi benché affatto privi di ornamenti N. 6.
6829.
Il celebre manoscrilto di Viigilio colle note di mano del
« ola ri.
Medico 1 3oo
L'arte dei medici e degli speziali faceva parte delle arti
principali nelle città libere d' Italia } ma benché i medici aves-
sero il loro collegio , benché andassero del pari coi cavalieri e
coi magistrati, portando anch'essi pellicce e scarlatto, nulladi-
meno la medicina languì per molti secoli nello stalo il più de-
plorabile. Bonnard cita un frammento di una consulta del colle-
gio de' medici di Parigi sull'epidemia dell'anno i3/j8 (i), dal
quale si vede chiaramente che l'arte della medicina sepolta an-
cora nelle tenebre era ridotta all'astrologia ed a miserabili pratiche
poste in uso dagli Ebrei che professavano ben anche l'arte di gua-
rite, siccome ne fanno fede alcune novelle di Franco Sacchetti.
11 costume seguente N. 2,. Tav. XX. è copiato da un qua-
dro d'ignoto autore conservato nell'Accademia delle Belle Arti
di Siena. Questo medico porla un cappuccio di velluto color
medio evo che li isolava dalle nazioni in mezzo alle quali vive-
maggiore ,
perchè volendoli ajutare col proprio non poteva , se
non con grande usure. Dalle quali per sollevarla:, fu deliberato
da Padri d' introdurre in Firenze gli Ebrei con dar loro licenza
di prestare et pigliar al più quattro danari per lira per cia-
scun mese. »
Il presente costume N. 3. Tav. XX. fu copiato da un pic-
^
;
7y
COSTUMI FRANCESI
famiglie nobili.
Questo guerriero porta un elmo azzurro attraversalo da una
fascia dorala. Da altre figure senz'elmo si vede che sotto que-
sl' arma difensiva si portava ancora un cappuccio di maglie d'ac-
ciajo. Il rimanente dell'armatura consisteva interamente in ma-
glie d'acciajo che coprivano ben anche le mani e i piedi. La
sopravveste era di diversi colori: quella della figura presente ò
violetta ed aperta sul davanti: lo scudo era sostenuto da tre co-
vano per andare al detto oficio. Venendo a voler fare uno cimie-
ro, ebbe consiglio co' suoi consorti che cosa dovesse fare per suo
cimiero. Li consorti si ristriusono insieme, e dicono: costui è
molto sparuto e piccolo della persona \ e pertanto ci par che noi
(acciaino il contrario che fanno le donne, le quali ^ essendo pic-
cole , s'aggiungono sotto i piedi , e noi alzeremo e faremo gran-
de costui sopra il capo, ed ebbono trovato uno cin.iero d'un
mezzo orso con le zampe rilevate e rampanti, e certe parole che
dicevano: non ischerzare con l'orso, se uon vuogli esser morso. E
fatto questo, ed ogni suo arnese, ed essendo venuto il tempo,
il detto cavaliere molto orrcvolmente partì di Firenze per an-
dare nel detto oficio. E giugnendo a Bologna , fece la mostra
della maggior parte delle sue orrevoli cose} e poi passando più
oltre, intra lido in Ferrara, la fece via maggiore, immaginan-
dosi tuttavia accostarsi a entrare nel detto oficio. E man-
dato innanzi e barbute, e sopravveste, e '1 suo gran cimiero
dell'orso, passando per la piazza del Marchese, essendo nella
piazza molli soldati del Marchese, passando costui per mezzo di
loro , uno cavaliere Tedesco veggendo il cimiero dell' orso co-
mincia a levarsi del luogo, dove sedea , e favellare in sua lin-
tino , non uso di questa faccenda , risponde che elli per se noi*
era venuto a Ferrara per combattere, ma per passar oltre, e an-
dare alla podesteria di Padova , e che elli avea ognuno per fra-
tello e per amico \ e altro non ebbono. Tornando a messer Scin-
digher con questo, egli era già armato , cominciando a menare
maggior tempesta, e chiamando li fosse menato il cavallo. Gli
ambasciadori il pregano si rattemperi , e che vogliono ritornare
a lui j e così feciono. E giunti all'albergo, dicono a questo ca-
valiere: egli è meglio che qui si vegga modo, perocch' egli è
tanta la furia del cavaliere Tedesco, ch'egli è tutto armato, e
crediamo ora che sia a cavallo. Dicca il cavaliere de' Bardi: e'può
armarsi, e fare ciò che vuole, che io non sono uomo da combattere
e combattere non intendo. Alla per fine dopo molte parole dice co-
stui: o bene, rechianla a fiorini, e l'onore stia dall'uno de* lati 5
* se
favole più stravaganti, non poche notizie sui costumi dei secoli
con quest'abito una clamide che scendeva lino ai piedi ed era af-
desima.
•,sr,
bianca. Questo prete sta sui gradini dell'altare e tiene nelle mani
il rituale.
jgg. v. in. 18
586 CAVALLERIA, GIOSTRE, TOlhVEI.
I sepolcri ilei Visconti in Milano e dei Scaligeri in Verona
ci presentano frequenti ripetizioni del costume militare di
questo giovane cavaliere.
La particolarità di questa tavola trovasi menzionata dal Mu-
ratori ne!la sua Dissertazione LUI., ove parla della Creazione
dei Cavalieri. Questo esatto scrittore ci lasciò scritto che il far
dei nuovi cavalieri appartener soleva a quei solamente eh' erano
decorati prima del medesimo pregio:, ma che ciò non ostante alle
ed avea Galigao
Dorata in casa sua già P elsa e '/ pome.
vano solo al momento che entrati nel ricinlo delle lizze stavano
pronti ad avventarsi gli uni conlra gli altri. Il titolo di schiavo
o di servo della Dama che ognuno nominava ad alta voce en-
trando nel Torneo, era un titolo d'onore che non poteva acqui-
starsi se non con nobilissime imprese: esso era riguardalo da
colui che lo portava come un sicuro pegno della vittoria, come
un obbligo strettissimo ad intraprendere ogni cosa che degna
fosse di una sì distinta qualità. Ad un titolo di Servo d'Amore,
siccome appellar solevasi dai poeti di que' tempi , le Dame de-
gnavansi ordinariamente d' aggiugnere ciò che chiamasi favore ,
(i) Itispello d dar morte ai cavalli ne' Tornei, vedi l'Ariosto nella descrizione
della nugua di Ruggiero e Maudricurdo. Canio XXX. si. 5o.
DEL SECOLO, Xlf, AL XVf. 2«jl
per sorte accadeva che non venisse accordato a quell' eroe cui esse
avevano giudicato il più degno, le Darne ne decretavano un se-
condo che non era meno glorioso del primo, e sovente forse più
Voi. Ili. 19
294 CAVALLERIA, GIOSTRE, TORNEI.
mezzo allo stragi ed al furore delle battaglie. I nostri cavalieri non
perdean giammai di vista la massima generale di essere tanto
compassionevoli dopo la vittoria quanto inflessibili prima di ot-
tenerla.
Le gloriose gesta de' varj concorrenti al Torneo, le loro pro-
dezze, la loro forza e destrezza, le avventure de'vecchi Cavalieri
e degli eroi che illustrato avevano il corpo della nazione e della
1
Cavalleria formavano il soggetto delle conversazioni e de discorsi
ne'banchetti: tutte queste imprese venivano inscritte ne'pubblici ed
autentici regisri dagli uffiziali d'armi: esse somministravano la ma-
teria alle canzoni ed ai poemi che cantar solevano le Dame, le
gnava pure in tutti gli ordini dello Slato. Alain Chartier nel suo
Poema fa parlare quattro Dame i cui amanti ebbero diversa sorte
nella funesta battaglia d' Azincourt: l'uno di questi fu ucciso*, l'al-
re, ella disse, io l'avrei desiderato più tosto morto che vivo. »
Il poeta non iscriveva contra la verisimiglianza*, poiché i senti-
loro nuovi pieni j che meritar si poteano non solo ne'Tornca menti,
ma ben anche in guerra fra sanguinose battaglie col togliere un
posto al nemico, col far prigionieri, col dare una scalala o com-
piere qualche altra militare impresa. Quest'era ciò che una Dama
esigeva dal suo amante onde giudicare se egli era veramente de-
gno di essa, e per assicurarsi dell' amore di lui. Sembrar forse po-
trebbe ad alcuno che quanto da noi si dice sia tratto dai racconti
di qualche romanziere \ ma noi qui non riferiremo che la testi-
ceve dal suo signore la spada che deve poi presentare al Prin-
cipe sfidato.
Il Principe ha il capo coperto da un cappuccio scarlatto : la
S:
V
>H.
THE LIBI
OF THE
DAI, SECOLO, XII, AL Xft. SQ7
la sopravveste è scarlatta : bigi sono i calzoni e nere Le scarpe:
il cappello è nero ed ornato di una piuma giallognola : il fodero
misino su cui fece porre 1' effigie dei due capi del Torneo, di-
poca: vi si vede una Regina con una veste boltonata dal cubito
fino alla mano : il suo manto aperto dai lati per passarvi le
altre donne differisce dalla suddetta solo perchè non è aperta sul
davanti alcune hanno doppia manica \ la superiore s'allarga scen-
:
Lancia cortese.
Veggonsi altresì negli stessi bassirilievi de'giachi di maglia
con un cappuccio della stessa materia , sul quale è posto un elmo
rotondo simile ad un profondo berretto. I cavalli sono coperti da
una gualdrappa che scende fino a terra. Aggiugne Malliot alle
suoi due Araldi dai quattro giudici destinati pel Torneo e loro
presentava le sue lettere credenziali: essi, dopo di averle accettate,
lo pregavano di stabilire il giorno del Torneo, ed attaccavano po-
scia i loro scudi ai quattro lati della pergamena dipinta d'armi
gentilizie. Il Re d'arme terminata questa formalità se ne andava
sulla pubblica piazza per annunziare il Torneo. Nella miniatura
che rappresenta questa scena tratta dal sovraccennato manoscritto
del Re Renato, il Re d'arme abbigliato come rella presente ta-
vola XXX. è rappresentato su di un'alta pietra circondato dai
suoi Araldi, e grida ad alta voce." or ouez, or ouez ecc.
Il Re d' arme è vestito [come nella suddetta tavola XXVI. ,
un convento ove erano spesati dai Signori capi del Torneo. L'in-
dimani ogni
o concorrente doveva mandare i suoi stemmi e le sue
bandiere ai Giudici che le facevano disporre lungo i chiostri on-
d' essere passate in rivista. Allorché tutte le bandiere, e le insegne,
gli elmi erano così assettati, le dame, le damigelle e tutti i si-
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C,
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P SECOLO, XII, AL XVf. 3o«>
nere.
Dame al Torneo 1400.
La dimane della cerimonia descritta e rappresentata al N. 2
della Tav. XXX., tutti i Signori e Cavalieri riccamente vestili ,
luto nero ornato d'un ricamo d'oro: la parte della veste che
vedesi sul petto è di velluto nero ornato in alto , e di tessuto
(1) Di questi ;ibili si vedono alcune reliquie in Firenie nelle auliche imma-
gini della SS. Annunziala presso alla cappella maggiore.
DAL SECOLO, XII, AL XVf. 3o5
abiti , e i strani contraffare oltre al medo d'ogni nazione, sem-
pre al disonesto e vanitade , e non fu senza segno di futura
mu-
tazione di Stato, n
La figura seguente Tav. XXXII. N. 2 è tratta da un prezioso
Offizio della Madonna che fa parte della ricca collezione dei ma-
noscritti della Biblioteca Angelica a Roma. Questo libro compo-
sto per una famiglia Francese , siccome ne fanno fede i due ri-
tratti che ne adornano il frontispizio, contiene ben anche vari
altri costumi della stessa nazione.
La sopravveste di questo giovane é verde ed ornata di ricami
d'oro: dessa è arricchita nella parte inferiore di una banda nera
ricamata in oro: le maniche pendenti sono foderate di vajo : i
sopravveste è violetta ,
guernita e foderata di pelliccia bruna che
si vede all' apertura della manica ed alla sua estremità. La cin-
tura e la piccola borsa sono di color rosso con bottoni d'oro :
COSTUME
DELLA SPAGNA E DEL PORTOGALLO
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COSTUME DELLA SPAUNA E DEL PORTOGALLO. 3oq
ne troviamo in Ispagna, la ragione si è, I.° che le costumanze
d'Italia vi sono penetrate lentamente, II. ° che le mode sotto-
poste in que'tempi a minori capricci., vi si mantenevano qual-
che volta pel corso di un secolo. Lo stesso cappello si trova ri-
petuto nelle pitture del Berna, conservale nelT Accademia delle
belle arti a Siena , benché il detto pittore appartenga al seco-
lo XV.'
Porta questo nobile Spagnuolo una spezie di manto o zi-
ornamenti d'oro. V. N. 3 Tav. sudd. La ciarpa ebe porla intorno al collo « vio-
Fol III. 2l
3 IO COSTUME DELLA SPAGNA E DEL PORTOGALLO
La Principessa di Portogallo porta per acconciatura un re-
licino violaceo ornato di filetti d' oro e ritenuto sulla fronte da
un cerchio d' oro. La camiciuola è formata di un le?«'ier
OD velo
ornato di piccoli fili neri e dorati : la veste è rossa e ricamala
d'oro, ornala di una banda di velluto nero intorno al petto:
le maniche sono verdi con filetti d'oro} il manto è di [broccato
d'oro : tiene nelle mani un fazzoletto bianco ricamato.
La ragazzina che sostiene il manto della Principessa porla
sulla testa un picciol velo azzurro: la veste è rossa e lascia veder
la camicia dalle aperture alle spalle: la banda intorno al petto è
lastra: hi catena è (Poro: 1' abito è di broccato d'oro terminato da una banda nera
ricca d'un leggici' ricamo d'oro. Il manto è ili una stoffa ricamala azzurrognola
ne' chiari e cangiante in verde nelle ombre; le calze sono rosse siccome pure il
calzare ricco d' ornamenti d'oro: il zoccolo è bianco ove riposa il piede, il ri-
manente è dor.ilo.
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COSTUMI
D'INGHILTERRA, D'OLANDA ecc.
diede uno sguardo stando taciturno per qualcho istante •, poi disse
ah madama ! avrei amato più che voi foste stata lontana di qui.
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COSTUME D'OLANDA, d' INSIIILTERRA KC. 3l3
5» eattiva reputazione et che fosse vituperabile de suo honore, se
* mescliiasse con una buona Dama o Damigella de buona reno-
» manda, avvegnaché fosse ella più gentile femmina, o h avesse
» nobile et più ricco marito, tantosto quelli buoni cavalieri de
» loro diritto non havevano rossore de venire ad esse primamente
» et de prendere le buone et de le meltere de sopra de le biasi-
morta nel \(\l\§-> non Sl esitò punto a farla figurare come costume
del decimoquarto secolo} essendo noi convinti, che le dame Inglesi
con tre leoni gialli in campo rosso: è tenuto fermo sulle spalle per
mezzo di un cordone d'oro tempestato di perle e con fiocchi d'oro.
La veste è verde con una guarnizione di armellino e le scarpe
sono gialle.
principio del XV.' secolo, la scultura era coltivata con buon suc-
1
cesso anche nell Inghilterra, e che fin d'allora quest'arte andava
successivamente a perfezionarsi benanche nelle contrade setten-
trionali.
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COSTUME
DELLA GERMANI A.
Federigo
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'opo la morte di Currado
Giovanni Villani (Lib. V. Cap.
di Sassogna
I.) fu eletto
Rede'Romani,
Imperadore Federigo
così
tuti della città di Modena, scritti quattrocento anni sono che l'a-
more della caccia e l'uso in essa degli uccelli da rapina si con-
servarono per lungo tempo. Troppo invasati di tal divertimento
erano allora anche i Cherici , al dispetto di tanti Concilj , che
loro vietavano il nudrire cani da caccia e falconi , e l'intervenire
me pel falconiere N. 2. Tav. 36. Desso porta una livrea che pare
-
COSTUME DELIA GERMASU 321
barba, altre no: sembra che non fosse su ciò ben ferma la moda:
molti la lasciarono crescere dal 1 5oo fino al i55o: la barba die in
questa figura è bianca nella susseguente è bruna: non si sarebbe
già usato o d'impolverarla di cipria o di colorarla? Nella mano
destra porla forse una piccola sciabola od un gran coltello.
^2 2, COSTUME DELLA GERMANIA
La figura vicina N. 5 Tav. sudd. ci presenta l'abito d'in-
verno dello stesso anno i52o. Nell'originale si trova scritto ac-
canto alla figura quanto segue. « In tale abito si andò a IVorms
in dieta quattro settimane prima deW ultimo giorno di carnevale,
e questa fu la prima dieta tenuta dalV Imperatore Carlo. «
Quando j' introdussero gli abiti alla Spagnuola.
L 1
epoca qui rammentata fu quando incominciò a regnare
Carlo V. Imperadore. Da tal tempo in poi s'introdusse la moda
degli abili aperti alla Spagnuola, di seta e di velluto \ contea la
qual moda gridarono cotanto i predicatori. La Germania Setten-
trionale mantenne però per lungo tempo ancora l' antica sua foggia
di vestire, come si vede chiaramente dagli abiti dei Principi Sas-
strane fogge di vestimenti che trovansi nel libro del costume dei
Principi Sassoni, le quali sono in continuo contrasto colla sim-
metria. Generalmente si preferirà di vestire il braccio diritto e la
del 1
54 2 5 e rappresenta Giovanni Posner capo della sartoria *d
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COSTUME DELLA GERMÀ.MA 3lS.
nano alla moda Spagnuola. Accanto alla figura terza si legge nel-
l'originale quanto segue: In questo anno fu assediata la città di
Wùrtenberg dall'Imperatore, perchè i due Principi della più stretta
nia: essa nacque nel i5gi e mori nel 1 643. In questo costume
sì vede l'influenza delle mode Francesi che eransi introdotte colà
nel tempo della guerra dei trent' anni: vi si vede la moda dei
guardinfanti che più lardi divennero di grandezza ridicolissima,
jgg. v. ni. 23
3^6 COSTUME DELLA GERMANIA
siccome abbiamo già osservalo nel costume de' Francesi del se-
colo XVIII . I busti erano lunghi, duri e strettamente avvinti al
corpo} e l'acconciatura de' capcgli era un misto di varie forme ;
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AMERICA MERIDIONALE
Introduzione Pac. i 1
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II I
C° stume degli Osagi . Pag. 16
III.Case canadianc 55 21
IV. Veduta di Quebec » 3o
V. Selvaggi del Brasile mascherati » 87
'
{ Sposalizio e cerimonia nuziale » 2 5a
te , ec » 264
XVIII. Nobile , dama giovine senese ec
,
, » 269
XIX Nobile e dama, giovine Milanese » 27
XX. Puerpera in letto, medico ec » 276
XXI. Cavaliere, costume militare e nobile Francese . » 279
XXII. Vedi Tav. 6. Voi X. Europa.
XXIII. Cerimonia della creazione di un cavaliere. . . » 285
XXIV. Vedi Tav. 7. num. 2. Voi. X. Europa.
XXV. Vedi Tav. 18. Voi. X. Europa.
XXVI. Disfida al Torneo » 297
XXVIL Capi del Torneo » ivi
3 0112 060879118
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