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Nuovo di Varese

“Tango di periferia” il ballo degli immorali.


Ottima rappresentazione ieri sera al Teatro
Nuovo di Varese
Varese, 17 aprile 2010. di ELENA MAMERI

Il centro di sperimentazione Teatro Blu, artefice dell’ottimo spettacolo “Tango di periferia” tenu-

tosi ieri sera al Teatro Nuovo di Varese, riscuote un buon successo e lascia il pubblico con un caldo

abbraccio. Abbraccio che si rifà a quello presente nelle coreografie del Tango, ma anche all’abbrac-

cio di cui la gente aveva tanto bisogno nell’era in cui il Tango, questo straordinario “strumento di

comunicazione corporea” fu inventato. Siamo alla fine dell’800. L’Europa non è in grado di offrire

condizioni economiche stabili ai propri cittadini ed essi sentono il bisogno di trovare la propria feli-

cità e fortuna altrove. Fu questo che spinse Italiani, Spagnoli, Tedeschi, Polacchi, slavi.. ad emigrare

verso l’Argentina. Al tempo il governo favoriva l’ingresso di nuova manodopera proveniente dal-

l’estero.
Fu così che anche Maria ( l’attrice varesina Silvia Priori) allora bambina, si trovò su questa grande

nave “Il Corrientes” con la madre, la sorella e migliaia di altre persone di etnie diverse, alla volta di

Buenos Aires. La nave vedeva già a bordo una suddivisione tra classi sociali: i ricchi stavano sopra,

con i loro abiti e gioielli e i poveri, così ricorda Maria, stavano sotto, tutti ammassati. Ciò che con-

tava però, era che tra la disperazione della gente vi era comunque la voglia di essere uniti e la forza

di ballare, cantare e sorridere. Da piccola Maria sognava di aprire un ristorante ed era partita piena

di speranze e di convinzione. Arrivata a Buenos Aires, però, ben presto si accorse che la realtà era

ben più dura che quel sogno che conosceva. Il padre aveva un’amante, e l’offerta di lavoro dispo-

nibile ruotava tra le fabbriche e i bordelli.

Tutti erano in cerca di una propria identità. Persino gli argentini stessi, assistendo a questa immigra-

zione di massa si dimenticarono quale fosse la loro. Come Cice (Roberto Carlos Gerbolès), ragazzo

di Buenos Aires che vide la propria città letteralmente invasa.

Un giorno incontra Maria e se ne innamora e insieme gestiscono una Locanda: “Da Cice e

Maria..dove si sta in allegria!”. La locanda è un punto d’incontro per tutti, dove si può parlare,

bere, discutere, ma soprattutto ballare e ascoltare dell’ottima musica. Mentre in città i ricchi impor-

tavano la musica dall’estero, i poveri costruivano la loro. Era dettata dal profondo, arrivava da den-

tro, dal loro stato d’animo, dalla loro voglia di sentirsi liberi e leggeri, di amare, di protestare espri-

mendo il loro dolore. Fu qui che il Tango mosse i suoi primi passi. Come unica identità per tutti, in

cui tutti si ritrovavano. I testi derivavano dai linguaggi utilizzati nelle carceri dai detenuti, per non

farsi capire dalle guardie. Sul palco è un susseguirsi di narrazione, ballo e musica. Sullo sfondo le

luci soffuse e i toni eleganti dati dal nero degli abiti dell’orchestra composta da Francesca Galante,

Tamàs Major, Ciro Radice, Virgilio Monti, Norberto Cutillo, si accostano al tono provocante del

rosso degli spartiti. Tutti dettano il tempo dando forti accenti in un crescendo di emozioni che por-

tano i ballerini ,Quacquarella e Mauro Rossi, a eseguire passi sinuosi e repentini ed evoluzioni

coreografiche seducenti. E’ un lasciarsi andare per poi riprendersi, sono due corpi che comunicano e

amoreggiano. Purtroppo il sogno di Maria di trovare la fortuna sfocerà in un triste epilogo. Ciò che

fa da cornice a questa Buenos Aires piena di speranze, ma anche di delusioni, tanto ambita, quanto

dannata, è il suono del Tango che è ancora tanto vivo nei giorni nostri.

Per chi si fosse perso questo bel spettacolo, ricordiamo la replica in programma per il 19 Aprile a

Luino presso il Teatro Sociale. Elena Mameri

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