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Il Messaggero 1/11/2010

di Rita Sala

GIGI Proietti lo sa. Il suo settantesimo compleannno, che si festeggia domani, non può cadere
inosservato. Allora cede alla richiesta: abbandonare per un attimo le riflessioni (dirigererà il Teatro
di Roma oppure no?), dimenticare per pochi minuti il momento storico che stiamo attraversando,
lasciar perdere qualsiasi remora legata al ruolo, alla critica, ai criticanti. Va da sé che invece di
compilare un alfabeto serioso, “impegnato”, politically uncorrect, accetta il gioco della battuta, una
per ogni lettera, in libertà. E scaturiscono gli aforismi, le citazioni, le storielle fulminanti, i
nonsensi, le prese di sale o di soda, le sublimi idiozie tanto amate da Ettore Petrolini.
«Specifichiamolo, che si fa per scherzo raccomanda . Mi va di passare un compleanno allegro, una
giornata scacciapensieri. Che faccio, ci conto?». Non sarebbe necessaria, la sottolineatura. «Sì,
certo, lo so replica lui , ma dati i tempi... mejo esse chiari». E alla lettera I, Italia, piazza l’Alighieri.
Più chiaro di così...

A: Mi potresti chiedere un metallo che comincia per A. Così potrei rispondere ’A latta. Oppure,
classico: A come Amore. Chi dice “sono innamorato dell’Amore” lo dice per non fare nomi. I nomi
li fanno i pentiti.

B: Bossi. Bossi ha chiesto scusa. Un passo avanti. Ma troppa strada c’è ancora da fare!
Oppure: B come barca. Quando la barca va, lasciala andare. E’ quando non va che so’ dolori!

C: Il fattore C: nella vita non basta mai. Oppure: nella vita è essenziale, o meglio, è essenziale
soprattutto dalla vita in giù.

D: Davanti e didietro. Comincia sempre per D, ma cambia il concetto.

E: Eh, eh... E mo’ che famo? E mo’ che dimo (visto che avemo fatto e detto tutto)? E mo’ che
s’enventamo?

F: Famo che è indicibile la prima cosa che mi viene in mente con la F.

G: Oggi lasciatemelo dire: G come Gigi. Un po’ di salutare narcisismo.

H: Ha, haa, haaaa. Proviamo a ridere. Proviamoci. (Ma è molto difficile).

I: Italia. Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiero in gran tempesta, non donna
di province, ma bordello! (Dante, mi sia consentita una citazione corta).

L: Livori. Per dirla con Magalli, il cartello è cambiato: Addetti ai Livori.

M: Come diceva Cambronne: in bocca al lupo a tutti! Dice: ma Cambronne comincia con la C!
Ma merde cià l’iniziale giusta!

N: Nonni. Che sono sempre più necessari. Oppure: ninna nanna a nonni e nonne, che hanno
sempre più da fa’.

O: Occhi. A me gli occhi, please. E chi se ne dimentica? Anche se oggi potrei dire: a me gli
occhiali.

P: Proietti. Proietti. Proietti. Un augurio a tutti i Proietti italiani. E siamo tanti. Oggi mi posso
permettere anche questo.
Q: Qulo, con la Q. “Licenza poetica”. Proprio come Quore, Squola, Qucina. Certe parole,
scritte con la Q fanno ancora più ridere. E sono meno volgari.

R: Roma. Che non è ladrona, ma è mangiatoia. Vengono tutti qui. Al Palazzo.

S: San Filippo Neri, che mi ha dato tante soddisfazioni. Che Dio lo ri-benedica. E sempre con
la S, state boni se potete.

T: Tournée. Che ancora si fa, ma non si capisce perché.

U: Uzbekistàn: kissà ’ndostàn?

V: Veleni. Troviamo presto gli antidoti, che nun se ne po’ più.

Z: Zip. Persona importante con la chiusura lampo.

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