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MAROCCODUEMILA9

MAROCCODUEMILA9

Inizia il set del


“centro del mondo”
di cui il minareto
della grande
moschea della
Koutubia è una
quinta scenografica
di gran lusso

Abbiamo tutti bisogno


di un pizzico di Marocco
Paolo Patrito & Serena Poletto Ghella

L’aereo è fermo sulla pista. Marrakech la Rossa attende. L’impresa si rivela complessa ma non impossibile e, dopo
Ancora non si vede, ma s'intuisce nell’aria insolitamente una veloce sosta in albergo, veniamo risucchiati dai meandri
tiepida per le narici di chi poche ore prima respirava pioggia della città vecchia. La grande piazza ancora sonnecchia, solo
di Brianza. Pochi passi sulla pista assolata e poi l’ingresso poche bancarelle e qualche sparuto incantatore di serpenti
nel ventre dell'aeroporto Menara scioglie ogni dubbio: preannunciano la bolgia dantesca della sera. Ci tuffiamo nei
l'Europa è lontana qualche migliaio di chilometri. La grande suk tentando di non cedere alla tentazione di entrare in ogni
struttura di cemento e vetri arabescati risulta bazar.
incredibilmente marocchina anche ai nostri occhi, che di Dietro un angolo un emulo marocchino di Mc Donald: con
Marocco non sanno ancora nulla. Usciamo dall’area arrivi, e griglia en plein aire è l'ideale per uno spuntino veloce. Dopo
veniamo fatti passare attraverso un modernissimo scanner il Mc Maroc ci dirigiamo verso le Tombe Saadiane, sepolture
per il rilevamento della temperatura corporea che a reali dimenticate per secoli e ritrovate solo grazie alle
Malpensa non ci pareva d’avere notato. Il tempo di fare la fotografie aeree della città. È tempo di fare qualche acquisto
conoscenza con le banconote locali e ci ritroviamo su una
nel suk, seguendo una dinamica consolidata quanto
vecchia Fiat Uno sgangherata e travestita da petit taxi diretta indispensabile alla sopravvivenza: confrontare molti prezzi,
in centro, o meglio, al Centro per definizione: Jemaa El Fna, verificare la qualità e - soprattutto - essere pronti a una lunga
la madre di tutte le piazze. negoziazione, dove il prezzo di arrivo può arrivare a essere
Lungo la strada, tra ciuchini da cartolina e automobilisti un terzo dell’originale. Al termine elettrizzati dagli acquisti,
“creativi”, un’impressione netta ci colpisce all’unisono:
Marrakech si muove, velocemente, anche se ancora non torniamo verso la Jemaa El Fnaa per un the à la menthe in
sappiamo in quale direzione. Ce lo conferma il nostro terrazza al tramonto. Nonostante il freddo (ebbene sì, le sere
autista, quando, con un tono a metà tra orgoglio e d’autunno a Marrakech sono fresche) lo spettacolo è
scetticismo, ci mostra i nuovi quartieri residenziali, costruiti entusiasmante. Sotto di noi l’immensa spianata è un
in stile tradizionale marocchino. Un po’ come se a Milano 3 brulichio delle più svariate attività umane alla luce di
lampade improvvisate. Dai ristorantini all’aperto (montati e
dominasse il neobarocco. Avvicinandosi alla medina, la città smontati ogni sera) sale un denso fumo simile a una bruma,
vecchia, il panorama cambia totalmente: è il traffico a farla da chiromanti predicono il futuro di fronte a carri stracolmi di
padrone, uno strano traffico di mezzi a motore, persone, frutta essiccata e arance, inizia il set del “centro del mondo”
animali, merci trainate da animali e ancora persone... Il di cui, il minareto della grande moschea Koutubia è una
tassista ci lascia all’angolo di una strada, per raggiungere il quinta scenografica di gran lusso.
nostro albergo dobbiamo inoltrarci a piedi nella medina.

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