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Introduzione alla Semiotica

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Prefazione
La semiotica o semiologia è la disciplina che studia i segni. La stessa denominazio-
ne della disciplina deriva dal termine greco "semeion" che significa "segno" (questa
radice etimologica lega la semiotica alla semeiotica medica, la disciplina che studia la
relazione tra i sintomi e le malattie). Considerato che il segno è in generale "qualcosa
che rinvia a qualcos'altro" (per i filosofi medievali "aliquid stat pro aliquo") possiamo
dire che la semiotica è la disciplina che studia i fenomeni di significazione e di comu-
nicazione. Per significazione infatti si intende ogni relazione che lega qualcosa di ma-
terialmente presente a qualcos'altro di assente (la luce rossa del semaforo significa,
o sta per, "stop"). Ogni volta che metto in pratica o uso una relazione di significazione
allora attivo un processo di comunicazione (il semaforo è rosso e quindi arresto l'au-
to). Le relazioni di significazione definiscono il sistema che viene ad essere presup-
posto dai concreti processi di comunicazione.
Indice
1 Le origini
2 Le due visioni
3 La semiotica interpretativa
4 La semiotica generativa
5 La sociosemiotica
6 Le aree di ricerca
7 Bibliografia orientativa
8 Voci correlate
Le origini
Le origini della semiotica contemporanea possono essere identificate nelle opere e
nelle riflessioni di due figure fondamentali: il filosofo statunitense Charles Sanders
Peirce (1839-1914) ed il linguista ginevrino Ferdinand de Saussure (1857-1913). Di
fatto però la disciplina in quanto tale trova una prima definizione istituzionale a partire
dagli anni sessanta del XX secolo, in questo senso viene identificata tradizionalmente
come prima opera di riferimento Elementi di semiologia del francese Roland Barthes
(1915-1980) pubblicata nel 1964.
Quindi nella semiotica convivono fin da principio almeno due differenti prospettive;
una filosofica legata alle teorie di Peirce ed una linguistica derivata da de Saussure.
Inizialmente con il termine semiotica si intendeva la prospettiva filosofica (il filosofo
inglese John Locke aveva per primo usato in questa accezione il termine nel 1690),
mentre quella di derivazione linguistica era definita semiologia. Nell'uso successivo il
termine semiotica è venuto solitamente ad identificare le riflessioni generali teoriche e
di metodo riguardo alla disciplina (quella che Umberto Eco definisce la "semiotica
generale"), mentre il termine semiologia è stato utilizzato per identificare le diverse
applicazioni del metodo semiotico a particolari contesti o oggetti di ricerca, come la
semiologia della musica, la semiologia delle arti o la semiologica del cinema (le "se-
miotiche applicate" di Eco).
La linea semiologico-linguistica della disciplina può essere identificata nelle figure del
già menzionato de Saussure, del linguista danese Louis Trolle Hjelmslev, e di Bart-
hes. Da questa linea teorica sono derivate due delle prospettive più interessanti della
semiotica contemporanea; la semiotica strutturale e generativa di Algirdas Julien Gre-
imas, e la sociosemiotica che può essere ricollegata ai nomi di Jean Marie Floch
(1947-2001) e Eric Landowski.
La linea semiotico-filosofica derivata da Peirce e dalle teorie dell'altro filosofo prag-
matista statunitense Charles William Morris (1901-1979) è stata di riferimento fonda-
mentale per la semiotica interpretativa di Umberto Eco e per il lavoro del semiologo
statunitente Thomas Albert Sebeok (1920-2001), ma anche per i più recenti contatti
tra la semiotica, la semantica e le scienze cognitive, nel lavoro dello stesso Eco (Kant
e l'ornitorinco, 1997) e di Patrizia Violi (Significato ed esperienza, 1997).
Anche se il concetto teorico portante della semiotica è certamente, come abbiamo
detto, quello di segno e della relativa relazione segnica o semiosi, proprio perché la
semiotica studia ogni fenomeno di significazione e di comunicazione si è trovata ad
affrontare un oggetto di analisi in realtà più complesso del semplice oggetto teorico
"segno", vale a dire il testo. Il concetto di testo (dal latino textum, "tessuto", quindi
metaforicamente "trama del discorso") può essere limitato a identificare una serie di
enunciati scritti autonomi e autosufficienti (questo secondo l'accezione della pragma-
tica linguistica). Nell'ambito semiotico la nozione di testo viene ampliata per identifica-
re qualsiasi oggetto semiotico dotato di una particolare struttura e mirato ad ottenere
una particolare serie di scopi comunicativi. In questa accezione semiotica il testo non
è più solo scritto, ma può essere costituito da diverse sostanze dell'espressione o
forme mediali (un testo visivo può essere un dipinto così come un qualsiasi prodotto
audiovisivo da un film fino ad un vidoclip).
De Saussure per primo, come risulta dal Corso di linguistica generale (1916), sembra
avere pensato alla possibilità di "una scienza che studia la vita dei segni nel quadro
della vita sociale". La linguistica sarebbe stata una parte di tale scienza e, a propria
volta, la semiologia doveva essere parte della più vasta area della psicologia sociale.
Come vedremo, la stessa definizione di segno in de Saussure è legata infatti da un
lato ad una prospettiva psicologica (segno = immagine acustica + concetto) e dall'al-
tro a quella sociale (convenzionalità del segno e concetto di langue come sistema
linguistico socialmente condiviso).
Roland Barthes nel 1964 (Elementi di semiologia) muove dall'idea di de Saussure
della possibilità di costituire una "scienza generale dei segni" o semiologia. Ma rove-
scia il rapporto tra linguistica e semiologia: è la seconda a essere parte della linguisti-
ca e non il contrario. Questo perché, secondo Barthes, solo nel linguaggio è possibile
concepire e identificare il significato delle diverse forme di significazione che incon-
triamo nel contesto sociale e culturale: cinema, pubblicità, moda, televisione. La se-
miologia quindi studia le "grandi unità significanti" del discorso sociale. In questo
modo Barthes trova punti di contatto tra le ricerche di discipline quali l'antropologia (in
particolare l'antropologia strutturale di Claude Levi-Strauss), della psicanalisi (Jac-
ques Lacan), della sociologia, e dell'analisi letteraria o teoria della letteratura (narra-
tologia). Nel testo del 1964 Barthes prende in considerazione alcune coppie di con-
cetti chiave del pensiero linguistico di de Saussure e ne cerca un'estensione per l'ap-
plicazione al settore culturale e sociale (langue/parole; significante/significato; siste-
ma/processo (sintagma); denotazione/connotazione).
Le due visioni
Tornando alla concezione del segno, Peirce e de Saussure propongono due conce-
zioni del segno - o meglio del rapporto di significazione - abbastanza differenti. Que-
sto non significa che le due visioni siano mutuamente esclusive e non integrabili. Se-
condo de Saussure il segno è costituito dal rapporto tra un significante - inteso come
l'immagine acustica del suono che verrà poi materialmente prodotto - e un significato
- il concetto di ciò a cui si vuole rinviare. Il segno di Saussure è quindi diadico, vede
in gioco due elementi.
La definizione di relazione segnica o semiosi di Peirce avviene invece tra tre elemen-
ti: un Representamen, la parte materiale del segno; un Oggetto, il referente a cui il
segno fa riferimento; e un Interpretante, ciò che deriva o viene generato dal segno. Il
punto di partenza della semiosi di Peirce è nella realtà esterna, dove in Saussure il
Referente aveva invece un ruolo solo accessorio nel definire la relazione tra il signifi-
cante e il significato. L'Oggetto quale è nella realtà viene definito da Peirce Oggetto
dinamico. A partire dall'oggetto dinamico si definisce quello che Peirce chiama l'Og-
getto Immediato che sembra corrispondere al significato di Saussure. Infatti l'oggetto
immediato nasce dal 'ritagliare' o dal mettere in rilievo alcune delle caratteristiche del-
l'oggetto dinamico, quindi dell'oggetto reale. Questo vuole dire che l'oggetto immedia-
to ci dà dell'oggetto dinamico solo una prospettiva tra le tante possibili; nel segno
quindi il representamen (significante) ritaglia o identifica atraverso l'oggetto immedia-
to (significato) un particolare punto di vista sull'oggetto dinamico (referente). L'aspetto
più interessante del processo di semiosi come è stato pensato da Peirce consiste nel
concetto di interpretante. L'interpretante di Peirce è infatti un ulteriore segno che sor-
ge dal rapporto tra il representamen e l'oggetto immediato; come dire che un segno
genera un altro segno attraverso un processo di interpretazione. Tale processo di ge-
nerazione di un interprentante da un segno, e poi di un altro segno-interpretante suc-
cessivo e così via, identifica un processo potenzialmente interminabile detto di se-
miosi illimitata. Quindi il concetto di segno o della semiosi in Peirce è triadico.
La nozione di interpretazione è centrale nella prospettiva filosofica di Peirce e della
sua concezione del pragmatismo. Peirce ritiene in sintesi che il processo cognitivo
fondamentale nell'uomo sia il costante passaggio dalla condizione del dubbio a quello
della credenza; o meglio, Peirce ritiene che il nostro rapporto con il mondo sia dettato
dalla continua produzione di ipotesi riguardo al modo in cui possiamo superare una
condizione di incertezza, o di dubbio cognitivo, e quindi riposare la nostra mente nella
sicurezza della credenza. La credenza o "abitudine" (habit in inglese) può essere as-
similata ad un modello mentale, uno stereotipo o una concezione culturale stabilita,
che ci permette di affrontare la realtà con un determinato successo. Quindi fonda-
mentale per Peirce è la nostra capacità di produrre ipotesi o abduzioni riguardo al
modo in cui vanno, o si ritiene debbano andare, le cose. Questa centralità delle mo-
dalità di pensiero per ipotesi deriva a Peirce dalla sua formazione scientifica. Infatti è
la stessa logica del pensiero scientifico che prevede un costante e continuo processo
di revisione e messa in discussione delle ipotesi di partenza di una teoria (il cosiddet-
to falsificazionismo di Karl Popper).
La semiotica interpretativa
La prospettiva della semiotica estetologica o interpretativa di Umberto Eco muove
proprio dalla centralità del concetto di interpretazione messo in gioco da Peirce. Il la-
voro di Eco muove in due direzioni: ridefinizione teorica ed epistemologica della se-
miotica; analisi della cultura e dei testi con particolare riferimento alla loro ricezione.
Eco è stato tra i primi critici della prospettiva strutturale 'ortodossa', mettendo in di-
scussione il fatto che un testo manifesti strutture significative di per sé, indipenden-
temente dalle letture che di esso si possano dare. Attaccherà dunque l'idea levi-
straussiana di considerare le 'strutture' che danno valore ai testi come entità realmen-
te esistenti (strutturalismo ontologico), per attribuire ad esse valore euristico e sem-
pre provvisorio. Ha poi concretizzato le sue ricerche nella definizione di un paradigma
teorico unificato per la semiotica nel Trattato di semiotica generale (1975). Ha così
tentato l'innesto nella tradizione strutturalista (antipsicologista, non referenzialista)
delle idee peirciane (generalità della nozione di segno, realismo semiotico). Ha insi-
stito con l'analisi delle teorie semio-linguistiche giungendo alle fondamentali asser-
zioni sui limiti delle rappresentazioni semantiche. Oggi indaga le relazioni tra semioti-
ca e ricerche cognitive, recuperando molti problemi degli anni '70 e '80 (iconismo,
percezione e significato) e ponendoli in una luce nuova più attenta agli sviluppi con-
temporanei della psicologia cognitivista.
Fondamentale in Eco è quindi il problema dell'interpretazione (il che lega le sue ri-
flessioni alla prospettiva più generale dell'ermeneutica). Eco muove dall'idea che
l'analisi delle strutture del testo coincida con la ricerca delle sue potenziali strategie
interpretative. Eco definisce il testo "una macchina pigra" in quanto ritiene che il sen-
so di un testo sia determinato solo in parte dalle strutture o dai percorsi di senso po-
tenziali costruiti dall'emittente, ma che un ruolo fondamentale venga svolto dal fruito-
re del testo senza il cui intervento il senso resterebbe lettera muta. Quindi la costru-
zione del senso di un testo si gioca nel processo dialettico che si attiva tra le strutture
retorico-testuali e le strategie di interpretazione del lettore (principio della cooperazio-
ne interpretativa nei testi narrativi, v. Lector in fabula). Legata alla questione dell'in-
terpretazione testuale - una delle questioni centrali del lavoro di Eco - è quella della
individuazione dei limiti dell'interpretazione medesima. Fin dal 1962 - in una fase pre-
semiotica della sua ricerca - Eco si era occupato della questione della interpretazione
dei testi; in Opera aperta veniva infatti elaborata una estetica della ricezione testuale,
in cui il ruolo del lettore era fortemente attivo e creativo nei confronti della definizione
del senso del testo. In seguito Eco ha notevolmente ristretto la libertà del lettore o
fruitore del testo, prima con la teoria già citata della cooperazione interpretativa tra
testo e lettore, poi con una vera e propria definizione dei limiti dell'interpretazione. In
sostanza, secondo Eco, si può definire propriamente interpretazione di un testo solo
quella lettura che sia giustificata e comprovata dalle strutture testuali medesime; ogni
lettura del testo che vada oltre tale giustificazione testuale dovrà essere definita un
uso del testo medesimo e non avrà l'obbligo di essere coerente con il testo da cui de-
riva.
Altra questione centrale nella ricerca di Eco è il problema del significato. In sostanza
Eco ha proposto un modello semantico a istruzioni in formato di enciclopedia. La me-
tafora dell'enciclopedia serve ad Eco per evidenziare la differente struttura interna del
modello di sapere da lui utilizzata che si definisce come una rete di unità culturali tra
loro interconnesse. Il modello ad enciclopedia viene contrapposto a più rigidi modelli
semantici a dizionario in cui ogni significato è semplicemente definito da una serie di
unità minime tra loro interdefinite e autosufficienti (semantica strutturale). Ma il fun-
zionamento del processo cognitivo che porta all'identificazione del significato è molto
più aperta ed è legata all'attivazione di porzioni del sapere culturale complessivo in
ragione delle esigenze contestuali. Il significato è infatti determinato dall'uso di con-
cetti legati alla nostra generale esperienza o conoscenza del mondo, a stereotipi e
strutture culturalmente predefinite che abbiamo appreso nel tempo e/o da altri testi
(competenza intertestuale). La nozione di enciclopedia è quindi un postulato semioti-
co o ipotesi regolativa che non può essere descritta nella sua totalità, ma che può
rendere ragione dei meccanismi di costruzione e negoziazione del senso nei diversi
contesti comunicativi. Su questa concezione si basa anche la più recente produzione
di Eco. In Kant e l'ornitorinco Eco cerca di individuare i processi cognitivi che stanno
alle spalle della negoziazione culturale del senso. Secondo Eco posti di fronte ad un
nuovo fenomeno, attraverso un meccanismo di inferenza percettiva, noi ci costruiamo
dei tipi cognitivi - "privati" o individuali -, mentre sul piano dell'accordo comunicativo,
quindi sul versante intersoggettivo e culturale, ci troviamo di fronte alla elaborazione
di quello che Eco chiama contenuto nucleare, costituito dall'insieme delle diverse in-
terpretazioni e concezioni dell'oggetto in uso. A queste competenze si può poi ag-
giungere una conoscenza più specifica e "professionale" propria solo di alcuni sog-
getti che Eco chiama contenuto molare.
La semiotica generativa
Partendo da diversi presupposti la semiotica strutturale e generativa assume anche
una diversa prospettiva riguardo al modo in cui si deve intendere la stessa analisi
semiotica. Algirdas Julien Greimas ha definito un modello di analisi semiotica estre-
mamente coerente e adattabile a diversi oggetti di ricerca. Prima di tutto secondo
Greimas la narratività deve essere ritenuta il modello generale di organizzazione di
ogni testo. Questo significa che ogni testo contiene al proprio interno una struttura
basata su di uno sviluppo narrativo anche solo potenziale. In questa prospettiva al
centro dell'attenzione dell'analisi non è più quindi il processo di interpretazione e i
suoi meccanismi, ma la narratività e le sue strutture all'interno del testo.
Greimas parte da un "modello stratificato" del testo e delle sue strutture che deve
rendere ragione ad ogni livello dei suoi meccanismi di senso. Da questa concezione
deriva la definizione di semiotica strutturale e generativa; infatti la struttura del testo
viene intesa come costruita secondo piani tra loro collegati da un meccanismo di
"espansione" da un livello inferiore più analitico e astratto verso livelli sempre più
concreti e articolati. Da sottolineare il fatto che la generatività di tale percorso di strut-
turazione del testo non va assolutamente intesa in senso genetico - non si vuole dire
che esistevano prima, nella mente del supposto autore, delle strutture astratte e
semplici del senso, quasi un nucleo primario del testo, e che da queste si sia genera-
to per espansione il testo di superficie -, ma semplicemente che dal punto di vista del-
l'analisi le strutture di base o "profonde" devono essere la giustificazione della coe-
renza e della coesione delle strutture di superficie.
L'ipotesi è quindi che il senso si generi a partire da opposizioni semplici, astratte e
profonde, e che queste possano essere ritenute il fondamento delle strutture di su-
perficie del testo da noi di fatto fruibile. Il modello di Greimas prevede quindi l'ipotesi
di un modello generativo costituito da due fondamentali dimensioni di base, una sin-
tattica e l'altra semantica, la prima che regola gli aspetti di costruzione formale del
senso del testo e l'altra i suoi aspetti di contenuto. La vera e propria stratificazione in
livelli è invece poi basata sulla presenza di strutture profonde dette semio-narrative e
di strutture più superficiali dette discorsive.
Importante nella costruzione del modello greimasiano è stato il riferimento all'opera
dell'etnografo russo Vladimir Jakovlevic Propp Morfologia della fiaba pubblicato nel
1928. Propp, analizzando un corpus limitato di fiabe di magia russe aveva individuato
una strutttura ricorrente di trentuno funzioni narrative presenti in tutte le fiabe con va-
rianti relative. Aveva inoltre individuato il ricorrere di sette sfere d'azione che caratte-
rizzavano i ruoli di alcuni personaggi nelle fiabe in analisi. Dalle sfere d'azione Grei-
mas elabora un modello più astratto delle funzioni svolte dai personaggi potenzial-
mente adattabile ad ogni forma di narrazione. Chiama queste funzioni attanti e le
identifica in tre coppie essenziali: soggetto/oggetto; destinante/destinatario; aiutante/
opponente.
In ogni testo è quindi possibile individuare la figura di un Soggetto che intende con-
seguire un Oggetto di valore. Evidentemente nel racconto può presentarsi la figura di
un Anti-soggetto che svolge un programma narrativo uguale ma contrario rispetto a
quello del Soggetto per conseguire il medesimo Oggetto di valore. La valorizzazione
dell'oggetto avviene attraverso l'intervento di una ulteriore figura attanziale che è
quella del Destinante che propone la motivazione all'azione del Soggetto; il Destina-
tario sarà poi la figura attanziale che sancisce il successo o l'insuccesso dell'azione
dell'eroe-Soggetto. In questo meccanismo astratto si inseriscono le due figure attan-
ziali dell'Aiutante che appoggia il Soggetto nel raggiungere il proprio obiettivo e del-
l'Opponente che cerca di inibire l'azione del Soggetto.
Questa vera e propria sintassi narrativa è completata dalla suddivisione del racconto
in quattro momenti fondamentali: lo Schema narrativo canonico è diviso in quattro
momenti essenziali: la manipolazione, in cui il Destinante investe il Soggetto di un
compito; la competenza in cui il Soggetto assorbe le informazioni fondamentali per
conseguire lo scopo; la performanza in cui il Soggetto di fatto agisce per conseguire il
proprio Oggetto; e la sanzione in cui il Destinatario riconosce il successo o l'insuc-
cesso del Soggetto.
Un ulteriore aspetto fondamentale del modello greimasiano deriva dagli studi da lui
compiuti di semantica strutturale. Il tentativo di individuare un modello astratto della
costruzione del significato di singoli lessemi attraverso la loro scomposizione in tratti
elementari e primitivi (come era riuscita a fare la fonetica per il piano dell'espressio-
ne) ha portato Greimas a individuare anche all'interno di ogni testo un nucleo seman-
tico fondamentale scomponibile in elementi in opposizione. Il concetto stesso di cate-
goria semantica di Greimas è fondato sull'idea che si tratti sempre di una categoria
oppositiva: il bianco senza il nero non è in sé dotato di senso. Ogni categoria seman-
tica per essere esplorata e analizzata nei singoli contesti deve quindi essere pensata
come una categoria oppositiva: ad esempio il maschile si oppone al femminile (con-
trari), allo stesso tempo si trova in relazione di contraddittorietà con il non-maschile
(contraddittori), e di complementarità con il non-femminile (complementari).
La sociosemiotica
La cosiddetta sociosemiotica negli ultimi anni ha reso sempre più rilevante l'attenzio-
ne della disciplina nei confronti delle significazioni sociali. La sociosemiotica si inte-
ressa alla dimensione sociale della discorsività, vale a dire che intende partire dai te-
sti e dalle loro strutture interne per individuarne le implicazioni sociali. Precursore in
questa direzione è stato il semiologo francese Roland Barthes che per primo si era
interessato ai discorsi sociali che venivano veicolati dai media di massa. L'idea che la
società si rifletta nei testi, quasi osservandosi allo specchio, è uno dei concetti fon-
damentali di tale prospettiva (Eric Landowski). Così come il fatto che gli stessi testi o
discorsi mediali siano spesso una sorta di terreno di incontro e/o di scontro al cui in-
terno diversi soggetti sociali costruiscono i propri simulacri o avatar testuali. Possia-
mo quindi ritenere che esista una sorta di sistema dei discorsi sociali che permette la
circolazione dei testi e dei discorsi nell'universo semiotico in cui viviamo (la semiosfe-
ra di Juri Lotman 1922-1993). Quindi negli ultimi anni la semiotica si è sempre più oc-
cupata di analizzare diverse tipologie di discorso sociale e mediale (giornalistico,
scientifico, pubblicitario, religioso, economico, ecc.). In tale contesto va ricordato il
lavoro fondamentale del francese Jean Marie Floch in particolare nel settore dell'ana-
lisi del discorso pubblicitario, del marketing, e della semiotica degli spazi e del design.
Le aree di ricerca
A seguire viene fornito un elenco, sotto forma di una mappatura in fieri (quindi mai
esaustiva e solo indicativa) di alcune aree di ricerca e sviluppo della riflessione se-
miotica collegate ai nomi di studiosi il cui contributo possa essere ritenuto rilevante
per comprendere la disciplina:

• Semiotica cognitiva ed interpretativa


Charles Sanders Peirce
Charles William Morris
Thomas Albert Sebeok
Umberto Eco
• Semiotica strutturale e generativa
Ferdinand de Saussure
Louis Trolle Hjelmslev
Algirdas Julien Greimas
Jacques Fontanille
• Sociosemiotica, semiotica della cultura
Roland Barthes
Juri Lotman
Jean Marie Floch
Eric Landowski

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