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ALLA LINGUA ITALIANA Josef Mitterer

Seduttrice misteriosa. La tua voce chiara e infinita fa sparire tutto il banale che separa il
mondo eterno da quello fugace e pallido. Tutte le faccende, tutti gli amori e le passioni non
dispongono di nessun valore meno quello che regaliamo a loro. Sarebbe una percezione del
tutto grigia se non avessimo quel morbido talento della sentimentalità, unica grazia per la
quale dobbiamo riconoscenza alla natura, essendo lei la chiave magica per tutti i misteri e
miracoli, per le bellezze, e anche per le lacrime. Ogni chiave però è decorazione vana casomai
manchi la serratura nascondendo e proteggendo le bellezze e incanti che si trovano là dietro.
Tra loro, chiaramente ti stagli tu, cara lingua italiana. Già quel rumore promettente che
sorridendo si sente mentre si gira la chiave, ci lascia intuire la vasta tavolozza che fa scorrere
tutte le faccende tra un prisma gigantesco, trasformandole in miracoli, regalando a ognuna
uno splendore unico. Per che cosa ci servono le verità che non superano mai un dubbioso
»forse« enunciato nella povera mente? Quello che ci serve è la sensazione che accompagna
ogni verità e ogni bugia. Non viviamo in verità e supposizioni, viviamo anzi nel mare delle
loro sensazioni. Dunque risiediamo su quelli cuscini che sono riempiti per le tue essenze.
Basta a volte ascoltare una frase composta dal tuo sangue per innamorarsi nel suo corpo che
in una lingua qualsiasi non sarebbe nient’altro che un involucro tristemente vuoto. Solo tu
conosci la segretissima formula con cui si possono trasfigurare racconti semplici in leggende
intramontabili, parole dette senza pensarci in poesia.

Certo, non sei tu l’unica lingua che merita essere ritenuta come bellissima, ma, lo dico con gli
occhi verso l’impressione senza catene, sei tu la più bella. Sono belle anche altre lingue, ma
essere comparato con l’italiano è una sorte crudele. Sai bene che non saresti quasi niente
senza la tua storia che ti ha fatto maturare, senza le labbra tenere di cui ti ho ascoltato, senza
le braccia spigliate che ti hanno rilevato, senza la cultura che hai fatto crescere e che anche a ti
ha fatto crescere, senza il calcio, nocciolo della questione, che riunisce tutto in se stesso,
dunque adesso sto davanti a te e non posso fare a meno di adorarti e di adorare ogni
sfaccettatura tua. Non più ti posso separare da tutti i ruscelli rinforzanti che mi hanno portato
la tua presenza, infatti, non ti posso separare da niente che tieni nelle tue mani, se cercassi di
fare questo, ti ammazzerei riducendoti a strutture e lettere, riducendo a te, che stai al di sopra
di ogni struttura. Non voglio commettere questo crimine, neanche ne sono degno e neppure
capace.

Ammiro il tuo sembiante che sai mutare secondo la tua volontà infallibile. Ho visto i tuoi
occhi creando dizioni monumentali che mi resero convinto che, se esistono gli dèi, non
possono usare nessun’altra lingua che l’italiana, e poi fai una faccia sorridendo dal quale
nascono le frasi più tenere che mai abbiamo visto. Strega misteriosa.

Anche se non voglio ridurti a una struttura percettibile da teorie e riassunti, è anche questa tua
configurazione un bacio supplementare ai pensieri che vengono regalati mezzi così sottili che
qualche volta ci sembra, vincano precisione e finezza solo per essere esposti usando la tua
anima. Ci offri un universo di particelle e modi, di forme e possibilità. E a volte mi avvalgo di
te per la semplice ragione che voglio illudermi sui difetti nei miei modesti pensieri con il tuo
splendore, ossia, voglio arricchirli con lo stesso.

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