“definitivamente a quest’ultimo ogni influenza, tanto
pit che nel frattempo la discussione teologica si era
spostata su altre questioni.
Infatti il concilio di Nicea aveva si affermato inequi-
vocabilmente la consustanzialita di Cristo con il Padre,
ma aveva lasciato_aperto il problema di come Gest Cri-
sto potesse essere pensato quale Dio e uomo al tempo
stesso. Attorno a tale problema si accesero ora gli ani-
mi. Non si trattava naturalmente solo di un confronto
fra linee diverse di pensiero; sullo sfondo vi era anche
Ja rivalita fra le celebri scuole teologiche di Alessandria
ed Antiochia, e in breve tempo anche la concorrenza
fra i patriarcati di Alessandria e Costantinopoli, l’ulti-
mo dei quali si schierd dalla parte di Antiochia.
In merito all’unione della natura divina e di quella
umana in Cristo, Cirillo, che dal 412 fu patriarca di
Alessandria, ricorse all’immagine di un pezzo di carbo-
ne o di legno raggiunto dal fuoco fino a divenire esso
stesso fuoco; di conseguenza egli parlava di «una natura
nel Verbo incarnato». Per gli antiocheni invece il logos
abitava nell’uomo Gesti «come in un tempio». La pri-
ma delle due immagini cozzava contro la distinzione
della natura umana in Cristo, la seconda faceva si che
le due nature coabitassero I’una accanto all’altra senza
alcuna relazione interna. Nestorio, plasmato dalla scuo-
la teologica di Antiochia e dal 428 patriarca di Costan-
tinopoli, rifiutd pertanto di definire Maria «theotdékos»
(= madre di Dio) in quanto ella avrebbe portato alla
luce solo ’uomo Gest, in cui prese dimora Dio: Dio
non sarebbe in conclusione un bambino di due o tre
mesi.
La soluzione delle questioni controverse fu affidata
ad un concilio. L’imperatore Teodosio convocd i vesco-
vi ad Efeso. Sebbene non fossero ancora presenti al ra-
duno gli antiocheni — sostenitori di Nestorio — e nono-
stante la protesta del rappresentante imperiale, Cirillo
I. DA GERUSALEMME A ROMA 49