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Eleonora Guglielman
Università degli Studi Roma Tre
guglielman@tiscali.it
Sommario
Nella società dell’informazione l’accesso equo alle tecnologie da parte di tutti gli
utenti, compresi quelli che presentano problemi di disabilità, è considerato una
priorità e un fattore chiave per l’esercizio della cittadinanza attiva. Le persone con
disabilità possono giovarsi di prodotti, servizi e applicazioni tecnologiche per
compensare problemi anche gravi di tipo motorio e sensoriale, svolgere le attività
quotidiane, lavorare e studiare; l’e-learning rappresenta una risorsa strategica che
consente di superare gli ostacoli connessi alle tradizionali attività d’aula e che può
rispondere efficacemente ai bisogni educativi speciali. Emerge, a tale proposito, la
necessità di progettare ed erogare percorsi caratterizzati dall’accessibilità, non solo
dal punto di vista tecnologico ma anche da quello metodologico-didattico, al fine di
garantire esperienze di apprendimento inclusive e di elevata qualità per tutti i
discenti, a prescindere dalla loro disabilità. Il dibattito internazionale sull’accessibilità
dell’e-learning si è per lungo tempo focalizzato sugli standard e le specifiche tecniche
delle piattaforme; negli anni recenti si sta sviluppando un concetto di accessibilità
che centra l’attenzione sugli aspetti pedagogici, relazionali e partecipativi per
l’inclusione e l’integrazione. L’articolo esamina lo stato dell’arte dell’accessibilità
dell’e-learning e propone un framework progettuale che tocca gli aspetti sia
tecnologici sia metodologico-didattici, dove in una chiave di progettazione partecipata
e inclusiva trovano collocazione le linee guida e gli standard attualmente in uso.
Lo spazio dell’accessibilità
Nella società della conoscenza l’accesso all’informazione e alla comunicazione
globale è divenuto indispensabile per l’esercizio di una cittadinanza attiva. Il
possesso delle competenze digitali, oltre a essere un fattore chiave per la
realizzazione personale e un migliore posizionamento nel mercato del lavoro,
contribuisce all’inclusione sociale permettendo di reperire, valutare, conservare,
produrre e scambiare informazioni nonché comunicare e partecipare a reti
collaborative virtuali. Spesso però i gruppi e i soggetti svantaggiati, e tra questi, in
particolare, le persone con disabilità, sono penalizzati da una disuguaglianza di
accesso e utilizzo delle Information and Communication Technologies (ICT); affinché
la rivoluzione digitale e la diffusione delle tecnologie possano avviare un processo in
grado di generare inclusione e non emarginazione, negli ultimi anni l’Unione Europea
ha attivato una serie di misure atte a contrastare il digital divide. Nel Consiglio di
Lussemburgo (2001) l’UE ha sottolineato come il potenziale delle ICT debba essere
impiegato a favore delle persone con disabilità agevolandone la fruizione di servizi e
contenuti online e rimuovendo gli ostacoli che ne impediscono la completa
disponibilità: ossia, lavorare in direzione dell’accessibilità, che consiste nella capacità
di un dispositivo o di una risorsa di essere fruibile con facilità da qualsiasi utente,
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incluse le persone che presentano disabilità (temporanee o permanenti) di tipo
sensoriale, motorio o psichico.
L’accessibilità, in quanto concetto tecnico, ha le sue regole e i suoi parametri, che
trovano applicazione soprattutto nel caso di prodotti e servizi web. Rendere un sito
web accessibile significa rispettare, nella sua progettazione e implementazione,
delle specifiche tecniche e delle procedure predefinite; tali sono le linee guida
elaborate dai gruppi di lavoro della Web Accessibility Iniziative (WAI), una sezione
del World Wide Web Consortium (W3C). Sviluppate nel 1997 e oggetto di successive
riformulazioni e aggiornamenti, le linee guida WAI si sono rapidamente affermate
come il più diffuso standard internazionale di accessibilità al web secondo alcuni
principi di base: linguaggio chiaro, semplice ed efficace; possibilità di un uso facile e
agevole per tutti; velocità di caricamento delle pagine; visibilità e leggibilità per tutti.
L’accessibilità, che riguarda le dimensioni della progettazione dei siti web a livello di
design, codice, struttura e contenuti, deve essere tale a prescindere dalle disabilità
degli utenti, dalla tecnologia che utilizzano e dal contesto un cui essi operano.
Non sempre, tuttavia, seguire indicazioni tecniche equivale a garantire l’accesso a
tutti i livelli. Il modello WAI è al centro di un dibattito scientifico che ne ha messo in
luce i punti di debolezza. Le critiche si concentrano su una serie di aspetti, tra i quali:
l’eccessiva mole di documentazione, che impatta negativamente sulla sua adozione
da parte degli sviluppatori; il linguaggio generico e fuorviante; la mancanza di
adeguate specifiche per gli utenti con disabilità cognitive e difficoltà di
apprendimento. Kelly, Sloan et al. considerano controproducente l’approccio
tecnologico WAI, il cui principale limite è di essere concepito avendo in mente lo
sviluppatore anziché l’utente finale: lo sviluppatore esercita il controllo sulla
conformità alle linee guida WAI, ma non sul modo in cui l’utente accederà ai
contenuti e sugli strumenti che utilizzerà [Kelly, Sloan et al., 2007]. Il mancato
riscontro dell’efficacia del modello WAI è provato da indagini come quella condotta
nel 2004 nel Regno Unito dalla Disability Right Commission, la quale ha dimostrato
come spesso nell’applicazione delle linee guida gli sviluppatori si limitino ad eseguire
test automatici anziché verificare direttamente l’accessibilità sugli utenti con
disabilità, con il risultato paradossale che un sito che rispetta tutti i criteri WAI può
essere, alla prova dei fatti, il più inaccessibile in assoluto. Gli Autori propongono
perciò di integrare le linee guida WAI con altri standard, parametri e indicazioni per
costruire un modello che tenga conto dei fabbisogni degli utenti e degli aspetti
concernenti le questioni pedagogiche, le risorse disponibili, la cultura
dell’organizzazione e l’usabilità. Un framework composto da più linee guida
consentirebbe di avere a disposizione un modello in grado di rispondere a problemi
reali con differenti soluzioni, flessibile e dinamico grazie alla sua estensibilità e alla
possibilità di integrare nuove componenti.
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Fornire accesso equivalente per i contenuti sonori e visivi basandosi sulle
preferenze dell’utente;
Fornire compatibilità con le tecnologie assistive e includere l’accesso completo
tramite tastiera;
Fornire informazioni contestuali e di orientamento;
Seguire le specifiche IMS e altre specifiche rilevanti, standard e linee guida;
Considerare l’utilizzo di XML.
Gli elementi personalizzabili sono, tra gli altri: i caratteri (tipo, stile, colore,
dimensione); i cursori (dimensione, stile, intermittenza); testi, immagini e video
(dimensione); la grafica (impostazioni, sfondi, colori); la tastiera (impostazioni); la
sincronizzazione degli eventi (finestre di dialogo e avvisi che restano visibili finché
l’utente decide di chiuderli).
L’accessibilità tecnologica, tuttavia, non è sufficiente a garantire un’esperienza
realmente inclusiva in cui tutti gli studenti possono utilizzare al meglio i mezzi e le
risorse che un corso in rete può offrire loro [Bel, Bradburn, 2008]. Avere la possibilità
di usare un computer, infatti, non si traduce automaticamente nella possibilità di
partecipare pienamente a un’esperienza di formazione in rete. L’Agenzia Europea
per lo Sviluppo dell’Istruzione degli Studenti Disabili raccomanda di utilizzare le ICT
in modo che riducano le disparità di accesso all’istruzione accogliendo le esigenze
specifiche dei singoli alunni e diventando uno strumento di accesso ai curricula e un
mezzo per raggiungere gli obiettivi curricolari; tra gli approcci e le metodologie
didattiche più efficaci si citano l’insegnamento/apprendimento cooperativo, il problem
solving collaborativo, la formazione di gruppi di studio eterogenei. Ciò è possibile
progettando il percorso e-learning in maniera che tutti gli studenti possano
pienamente e attivamente partecipare alle attività collettive e collaborative che si
realizzano nell’ambiente di rete.
Gli approcci di progettazione dell’e-learning inclusivo che si stanno sviluppando negli
anni più recenti possono essere raggruppati in due tendenze:
1. gli ambienti (fisici e di apprendimento) devono essere progettati in modo che siano
accessibili a tutti, e non si debba intervenire a posteriori per rimuovere ostacoli e per
adattare strumenti e contenuti;
2. gli utenti disabili devono essere coinvolti nell’intero processo, secondo gli approcci
della progettazione partecipata e della progettazione contestuale.
Per quanto riguarda la prima tendenza, lo stato dell’arte è attualmente rappresentato
dall’Universal Design, un nuovo paradigma che deriva dall’incrocio tra design
accessibile, abbattimento delle barriere e tecnologie assistive. L’assunzione di base
dell’Universal Design è che oggetti e ambienti devono essere progettati in modo
accessibile e usabile per tutti, non solo per gli utenti disabili.
L’Universal Design si basa su sette principi:
Uso equo: progettare per l’usabilità in modo che tutti possano avere le stesse
possibilità, facendolo in modo identico per tutti dove è possibile e in modo
equivalente dove non lo è;
Uso flessibile: far sì che quanto progettato si adegui alle preferenze e alle
capacità delle persone;
Uso semplice e intuitivo: progettare in modo comprensibile, a prescindere
dall’esperienza, la conoscenza e la lingua degli utenti;
Informazioni percettibili: le informazioni devono raggiungere l’utente in modo
efficace, a prescindere dalle sue capacità sensoriali o dalle condizioni ambientali;
Tolleranza per l’errore: ridurre al minimo le conseguenze di azioni accidentali o
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non intenzionali;
Minimo sforzo fisico: l’interazione con l’ambiente deve essere efficiente,
confortevole e richiedere la minima fatica;
Dimensioni e spazio adeguati all’approccio e all’uso: massimizzare l’approccio e
le capacità di manipolazione a prescindere dalla taglia, la postura e la mobilità
dell’utente.
La finalità dell’Universal Design è semplificare a tutti la vita realizzando prodotti,
comunicazioni e ambienti usabili da più persone possibili a un costo molto basso o
gratuitamente, con benefici per le persone di ogni età e con diverse forme di
disabilità. L’Istituto Europeo per il Design e la Disabilità (EIDD) sostiene un approccio
analogo di matrice svedese, il Design for All, che persegue l’accessibilità come
mezzo per la realizzazione di una società per tutti. L’EIDD incoraggia l’adozione del
design universale da parte di tutte le istituzioni e i governi europei, per favorire le pari
opportunità di partecipazione in ogni aspetto della società.
La seconda tendenza fa riferimento alla necessità di coinvolgere nel processo di
progettazione diversi attori chiave, tra cui gli stessi utenti disabili, in una visione di
progettazione partecipata, un approccio che presuppone il coinvolgimento degli
utenti potenziali o attuali nel processo di progettazione e in quello decisionale. In
questa direzione appare interessante la metodologia, proposta da Hugh Beyer e
Karen Holtzblatt, del contextual design (progettazione contestuale), anch’essa
centrata sull’utente, che incorpora il metodo etnografico per raccogliere dati
importanti e indagini di campo e coinvolge un team interdisciplinare composto da
progettisti, esperti di usabilità, sviluppatori e clienti. La progettazione partecipata è
finalizzata alla costruzione di un ambiente accessibile a tutti, non a sviluppare attività
separate per “normodotati” e per utenti con disabilità; il suo presupposto di base è
che materiali e processi devono essere uguali per tutti.
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Fig. 1: framework di progettazione per l’e-learning inclusivo
Bibliografia
Cullen J., Cullen C. et al. (2009), Good Practices for Learning 2.0: Promoting
Inclusion. An In-depth Study on Eight Learning 2.0 Cases, European Commission,
Joint Resarche Centre – Insitute for Prospective Technological Studies, Luxembourg,
http://ipts.jrc.ec.europa.eu/publications/pub.cfm?id=2600
Kelly B., Phipps L., Swift E. (2004), Developing a holistic approach for e-learning
accessibility, “Canadian Journal of Learning and Technology”, vol. 30 (3),
fall/automne, http://www.ukoln.ac.uk/web-focus/papers/cjtl-2004/html/
Kelly B., Sloan D. et al. (2007), Accessibility 2.0: people, policies and processes, in
W4A 2007: International Cross-Disciplinary Conference on web Accessibility, Banff,
Canada, 07-08 may, http://www.w4a.info/2007/prog/15-kelly.pdf
Parole chiave:
1° key word: e-learning
2° key word: disabilità
3° key word: accessibilità
4° key word: inclusione
5° key word: progettazione
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