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IL GIORNALE DELL’ARCHITETTURA, N.

95, GIUGNO 2011 Cultura & tempo libero 23


PALAZZO DELLA TRIENNALE E GRATTACIELO PIRELLI
Ma Gio Ponti era anche un architetto
La mostra al Pirelli è circoscritta al suo lavoro per la Richard-Ginori, quella alla Triennale
lo riduce a uno spensierato giocoliere di forme, materiali e colori
MILANO. Aperte in contempo- ta, hanno caratterizzato la con-
ranea il 6 maggio, due mostre, tinuità di un pensiero proget-
una nel Palazzo dell’Arte del- tuale incomprensibile al di fuo-
la Triennale, l’altra nel Gratta- ri di quella dimensione etica
cielo Pirelli, rilanciano a Mila- del fare che costituiva la se-
no il mito di Gio Ponti «artista greta, rocciosa intimità del
universale». Non certo una no- pensiero religioso di Ponti. A c-
vità, visto che è dalla seconda curatamente dimenticata la
metà degli anni ottanta del cultura materiale dell’arc h i-
secolo scorso che la fortuna tettura (e del design), g a l l e g-
critica dell’architetto lom- gia l’immagine seducente
bardo ha cominciato a im- dell’istallazione artistica che
pennarsi, parallelamente al riduce l’architetto a uno
declino dell’antico imperativo spensierato giocoliere di for-
di Arthur Rimbaud, e dunque me, materiali e colori. Né mi-
all’euforica consapevolezza di gliore accoglienza gli è riser-
non dover più essere «assolu- vata in un catalogo (Electa)
tamente moderni». Assente al- che riproduce tutti gli stere o-
la storia per quasi mezzo seco- tipi della critica antipontia-
lo, nonostante un’intensa atti- n a, solo limitandosi a ribaltar-
vità ancora alle soglie della ne le valutazioni.
scomparsa, Ponti (1891-1979) Una notevole diff e renza ri-
può essere infatti indicato co- Due immagini dell’allestimento in Triennale e, a lato, Gio Ponti di una esasperata esaltazione spetto alle mostre che tra il
me una delle più interessanti con la sedia «Super leggera» del valore delle superfici. 2010 e il 2011 hanno celebra-
cartine di tornasole per misu- La mostra in Triennale ( a c- to la figura di Pier Luigi Ner-
rare i diagrammi della critica, delle aspettative e dei parame- stabile marcia di Ponti verso compagnata dalla riedizione v i, coautore dell’opera più fa-
le ascese e le cadute del suc- tri culturali dei diversi contesti la conquista di quel «centro» fac-simile, edita da Electa, del- mosa di Ponti, il grattacielo Pi-
cesso e della reputazione in re- storici. d’attenzione che gli fu sem- la raccolta «Espressione di Gio relli, risultato di un lavoro che
lazione ai mutamenti del gusto, Quando comincia l’inarre- p re negato in vita? È da que- Ponti», pubblicata nel 1954) ha impegnato per due anni
sta domanda che bisogna par- nutre invece l’ambizione di schiere di ricercatori nella con-
CERAMICHE A tavola con Andloviz tire per capire cosa significano proporre l’ampio spettro della vinzione (evidentemente ana-
Celebra l’attività progettuale e artistica del- oggi le due mostre di Milano, creatività pontiana attraverso cronistica) che l’occasione
l’artista e designer triestino Guido Andloviz e da quale prospettiva abbiamo l’adozione di un punto di vi- espositiva debba sempre esse-
(1900-1971) a quarant’anni dalla sua scom- la possibilità di entrare nella lo- sta già esplicitato da Celant re alimentata dalla costruzione
parsa la mostra «Il decoro in tavola. Forme e gica della loro costruzione, in nella sua prefazione alla mo- di un punto di vista critico che
colori di Guido Andloviz», in corso al Museo realtà più politica che discipli- nografia pubblicata nel 1990 aumenti l’informazione e la
Bagatti Valsecchi di Milano fino al 3 luglio, a nare. dalla figlia dell’architetto, complessità, e non si limiti a ri-
cura di Anty Pansera e Mariateresa Chirico Il termine di riferimento più Lisa, dove si esaltavano gli badire le ovvietà.
(catalogo Umberto Allemandi & C.). Sovente significativo è il 1986, anno aspetti di felice irrazionalità Fulvio Irace
affiancato, per l’attività ceramica, al coevo, e della prima mostra mono- della «fantasia» di Ponti, in-
maggiormente noto, Gio Ponti (vedi articolo). Andlovitz studia pres- grafica di Ponti in Giappone. « a rc h i t e t t o - a rt i s t a » (quasi consapevole prefiguratore del-
so il Regio Politecnico di Milano e l’Accademia di Belle Arti di Brera La chiave era già nel titolo di una «archistar» ante litteram) l’artista finalmente libero dal
prima di diventare nel 1923 direttore artistico della Società cerami- coda, «From the human-scale nutrita fino al più ridicolo iper- «dover essere» della funzione.
ca di Laveno e poi direttore della produzione della stessa azienda fi- to the Post-Modernism», che trofismo dalla cultura del neo- Questa impostazione si ri-
no al 1962. In mostra, oltre ai raffinati oggetti per la tavola destina- individuava un’improbabile capitalismo finanziario. flette nell’allestimento della
ti alla borghesia lombarda in terraglia forte, maiolica e porcellana, figura dell’architetto come Alla prima logica corrisponde mostra dove le eleganti «iso-
anche numerosi disegni e progetti inediti. P.P.P. «precursore del Post-moder- la mostra«Gio Ponti. Il fasci- le» disegnate dallo Studio «Espressioni di Gio Ponti», a
nismo» o, più sfumatamente no della ceramica» (catalogo Cerri propongono un itine- cura di Germano Celant, Tr i e n-
COLLANE Ponti maestro del design nelle parole di Arata Isozaki, Silvana Editoriale), alla se- rario a labirinto, che lascia il nale di Milano, Milano, fino al
È Andrea Branzi il curatore della col- come araldo di una cultura conda la rassegna «Espressio- visitatore fluttuare in mezzo al- 24 luglio
lana «I Maestri del Design» pubbli- dell’incertezza e dell’ambi- ni di Gio Ponti», curata da Ger- la grande varietà di oggetti
cata da 24 ORE Cultura e acquista- guità. Tra le tante ambiguità, mano Celant alla Triennale di (mobili, disegni, maquettes «Gio Ponti. Il fascino della ce-
bile con «Il Sole 24 ORE». In linea quella più insidiosa era pro- Milano. La prima è circo- ecc) che, dalle sontuose cera- ramica», a cura di Dario Matto-
con una consolidata tradizione di stu- prio l’allusione al futuro mer- scritta all’esclusivo perime- miche di Doccia alle levigate ni, Grattacielo Pirelli, Milano, fi-
di monografici legati ai canali di dif- cato della nostalgia, celebrato tro del lavoro di Ponti alla esercitazioni degli anni sessan- no al 31 luglio
fusione dei giornali quotidiani, la col- non a caso l’anno successivo manifattura Richard-Gino-
lana è stata inaugurata in occasione del Salone di Milano con il vo- dall’esposizione al Centro in- ri di Doccia, in un arco di
lume su Gio Ponti (autore Fulvio Irace), e prevede 20 volumi di am- ternazionale Brera di Milano, tempo che va dal 1923 al
pia divulgazione composti da un saggio introduttivo, testi di taglio dedicata al tema dell’«arte ap- 1930 circa, trascurando non a
storico-critico e un ricco apparato iconografico. In una recente in- plicata», preludio della pro- caso quel ben più ampio capi-
tervista rilasciata durante il Salone, Branzi ha descritto la collana co- gressiva e dirompente irruzio- tolo dell’interesse di Ponti per
me uno strumento per far «conoscere i protagonisti del design con- ne di Ponti nell’arena del mo- l’«incorruttibilità» della cera-
temporaneo e del design storico», sostenendo che «a partire dagli dernariato e del design d’auto- mica che si dispiegò non solo
anni settanta lo scenario unitario» con cui è interpretata la storia del re. Da una parte, dunque, si av- nella produzione di stoviglie
design «si è frazionato e il design si manifesta oggi come un insieme viava la costruzione dell’in- di serie negli anni cinquanta e
di casi singoli, individuali e costituisce una costellazione molto arti- dustria della nostalgia con sessanta, ma soprattutto quel-
colata e anche contraddittoria che può essere affrontata solo attra- l’immissione di Ponti nel cir- lo delle applicazioni per ester-
verso i profili dei professionisti». Sono già usciti i volumi sui fratelli cuito dell’antiquariato di ni, che accompagnò in manie-
Castiglioni (autore Matteo Vercelloni), Ron Arad (Christian Galli), lusso, dall’altra se ne rilan- ra strutturale l’affinamento
Franco Albini (Giampiero Bosoni), Tom Dixon (Davide Colaci e Ange- ciava l’ambiguo mito di an- della sua visione «anti-tettoni-
la Rui) e Antonio Citterio (Maria Vittoria Capitanucci). E.F. tesignano di quella figura di ca» dell’architettura in favore

Viaggiare, viaggiare! Andare per mostre, in Italia e nel mondo


«Architettare l’Unità», Casa dell’Architettura, Roma, fino al 25 mag- un importante luogo di scambio intellettuale nel Groupe d’étude d’architec-
gio. Promossa dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - Unità tecnica ture mobile (Geam), fondato da Friedman nel 1958.
di missione e dall’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia, racconta un
modo «istituzionale» di fare architettura e indaga la costruzione dello spa- «Richard Neutra in Europe.
zio pubblico dal 1861 al 1911 attraverso 18 opere su tutto il territorio na- Buildings and Projects
zionale, emblematiche di temi e tipologie dell’epoca: il caso di Torino capi- 1960-1970», Dam - Deutsches
tale; il restauro dei monumenti e l’identità nazionale; le esposizioni artisti- A rc h i t e k t u rmuseum, Francofor-
che nazionali; lo stile nazionale e il neorinascimento; i palazzi pubblici e lo te, fino al 3 luglio. Richard
spazio urbano; l’architettura ferroviaria; i convitti nazionali; le scuole; le se- Neutra (1892-1970) visse gli ul-
di periferiche del Governo; i concorsi di architettura; gli edifici museali; le timi dieci anni della sua vita in
sedi del Parlamento. Europa, nel corso dei quali colla-
borò con il figlio Dion alla realizzazione di otto ville di lusso e a complessi
«Yona Friedman and Eckhard Schulze-Fielitz», Kunsthaus, Bregenz, residenziali in Germania, Francia e Svizzera. Queste opere, appositamente
fino al 3 luglio. I lavori di due fra i più importanti esponenti dell’avan- immortalate da Iwan Baan, sono presentate insieme ad altri sei progetti non
guardia degli anni sessanta, che con i loro modelli e ampie dissertazioni ultimati, ora documentati per la prima volta (nel disegno, un progetto di vil-
teoretiche approfondirono un la per Konrad Henkel, del 1960 circa).
approccio visionario ai pro-
blemi dello sviluppo urbano e «Zaha Hadid, une arc h i t e c t u re», Institut Du Monde Arabe, Parigi, f i n o
una nuova filosofia dell’archi- al 30 ottobre. Inaugurata il 28 aprile in concomitanza con l’inaugurazione
tettura. Legati sin dal 1959 da del padiglione Mobile Art, da lei progettato e all’interno del quale è allestita, è
un rapporto di amicizia che la prima monografica di Hadid in Francia. Disegni, modellini, prototipi, scul-
sfocia nell’elaborazione co- ture, dipinti, film illustrano una trentina di progetti internazionali realizzati o in
mune del progetto Bridge corso, selezionati per rappre s e n t a re i trent’anni di attività dell’architetto di ori-
City over the English Chan- gine irachena, e anche una serie di suoi progetti per i paesi arabi, fra cui il
nel (1963), i due identificano C e n t re des arts vivants di Abu Dhabi e le torri del Cairo, Rabat e Dubai.

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