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Piergiorgio Leaci

Fragole caramellate con la panna

Romanzo

Prospettiva editrice

Lalcol migliore di qualunque donna. C sempre e quanto ne vuoi

Due parole dellautore

Ero seduto sulla moquette e leggevo un vecchio libro, dove le parole scorrevano veloci come lacqua di un torrente. Bastava starsene seduti e lasciar correre gli occhi sulle righe senza intoppi. Odiavo gli scrittori che riempivano pagine e pagine senza trasmettere nulla. Puntualmente abbandonavo la lettura a met e mi rimproveravo del tempo perso. Allimprovviso un ragno mi sal sulla scarpa e sinfil nei pantaloni. Le zampette vibrarono sulla pelle e mi vennero i brividi. Lo uccisi. I ragni mi avevano stancato e la vita in un seminterrato mi aveva infiacchito. Vivevo in una casa con altre tredici persone che se ne stavano sempre tumulate nei loro quattro metri quadrati. Pazzi. Era cos ovunque e Farzam non faceva che lamentarsi a proposito. Cerano ventuno stanze nel corridoio del suo collegio e non conosceva nessuno. Finiva per ubriacarsi da solo ogni sera. Quando eravamo assieme, ubriachi e incazzati, imprecavamo contro il sistema, la gente, contro il mondo. La nostra vita era ballare, bere, scopare e allietare la solitudine. Allinizio era stato divertente. Mettevamo qualcosa nello stomaco, annaffiavamo il tutto con del vino scadente e scendevamo in centro ciuchi traditi e senza una meta. Quando eravamo fortunati rimorchiavamo una come si deve e se andava male ci prendevamo le briciole. Ricordo che una mattina tornai a casa con una donna in totale disfacimento. Trascin il culo per tutta la strada. Avevamo provato a fermare qualche taxi, ma la sua puzza rancida era difficile da sopportare. Arrivati a casa si stese sul letto e pretese di essere scopata. Ero sbronzo fottuto, puzzavo come una distilleria, ma non ce la feci. A Farzam spesso andava peggio. Beveva talmente tanto da non ritrovare la strada del ritorno, cos girava a vuoto fino a che non crollava dalla stanchezza. Mi raccont che una sera dinverno and ad una festa di un suo amico arabo a Risskov. Lappartamento era pieno di donne. Bevvero fino allalba e dopo andarono in spiaggia cantando linno

nazionale danese, ma strada facendo si persero in un boschetto. La mia unica fortuna in questo fottuto paese stata quella di aver conosciuto Farzam. Mi ha insegnato molte cose. Prima di tutto la vera amicizia e la generosit. Mi ha liberato da stupidi preconcetti accumulati in vent'anni e mi ha suggerito lidea di scrivere questo libro. Wilem Weil

Larrivo Ero ad Aarhus e aspettavo da pi di mezzora fuori della stazione sotto un grande orologio. Mi distraevo con i fiocchi di neve e le luci della citt. Un barometro indicava meno diciotto gradi e dondolava come un impiccato, mentre dei barboni morivano accucciati e saldati a delle bottiglie di Vodka svedese. Scusa! Sei Wilem? chiese una rauca. Era una megera con la cataratta agli occhi, i capelli come setole e i denti allo zafferano. S, sono io! affermai forzando un sorriso. Sono Dana. Scusa il ritardo, ma la macchina non partiva. Tirai su le valigie e le seguii. Ondeggiava a destra e a sinistra, muovendo il collo avanti e dietro come un pinguino. Vacillava, barcollava, scricchiolava e non cadeva. Mai che mi andasse bene. La sua macchina era fuori produzione da almeno quarant'anni. Il colore consumato aveva lasciato il posto ad un orribile miscela fango-ruggine incrostata. Ma si mette in moto? le chiesi. L'accensione va una meraviglia. Purtroppo fa solo i cinquanta allora. Giustificai il ritardo. Lei apr il cofano, mise le valigie e chiuse con forza. I vetri vibrarono. Il sedile era sfondato, mentre il motore al massimo dei giri faceva un rumore infernale. Le lamiere tremavano e minacciavano di staccarsi. Allora che ne pensi della Danimarca? mi ventil in faccia, Ti piace? Non che abbia visto molto. Sai dove l'alloggio che ti hanno assegnato? No! Fuglesangs All Cosa? tuonai. Fuglesangs All. Dove gli uccelli cantano. Un nome romantico non trovi? Strano senso del romanticismo! riflettei, Non devono aver

cantato molti uccelli per lei nellultimo quarto di secolo. Dopo trentacinque minuti arrivammo, ma non trovammo nessun pennuto canterino, tranne il mio. Scendemmo. Il numero civico brillava sotto le luminarie: 69. Dopo gli uccelli adesso il 69. Bene, rimuginai. Dana mi aiut a trascinare le valigie fino alla porta d'ingresso. Mi diede le chiavi della stanza, mi stamp uno schiumoso bacio con le labbra da prugna secca e sallontan. Non sapevo come presentarmi. Pensai a qualche frase simpatica e suonai. Nessuno. Pigiai di nuovo il campanello, ma le urla e la musica ne coprivano il suono. Lasciai i bagagli di fronte luscio e feci il giro della casa. Trovai una finestra semiaperta che dava in una stanza buia. Entrai a fatica e mi ritrovai disteso su due corpi che scopavano. L'uomo si alz di scatto e colp senza mai mancare bersaglio. Mi contorsi dal dolore e strisciai in un angolo. La donna urlava in preda di una crisi. Seguirono dei passi per il corridoio, la porta si apr e accesero la luce. L'uomo imbarazzato copr le pallide natiche. Lei nascose i seni dietro un paio di mutandine di pizzo. Nessuno fiat. Asciugai il sangue dal naso e sputai. Avevo fatto la mia bella figura. Chiesi scusa e uscii. La mia stanza era nel seminterrato, con una piccola finestra e il soffitto basso. Immaginavo gi il titolo sul giornale: Turista sessuale sepolto vivo in terra straniera. Sotto accusa i responsabili dellUfficio Erasmus. L'epicentro della festa era al primo piano. Salii per cercare da bere. Tutti barcollavano con il bicchiere in mano e biascicavano strabuzzando gli occhi. Andai al bar e bevvi un intruglio alcolico che mi scald e mi fece sentire meglio. Accesi una sigaretta e guardai delle ragazze sedute su un divano. Mi colp in particolare una che beveva da una bottiglia di Martini. Le sedetti accanto. Senti! Posso fare un sorso? Mi pass la bottiglia e mandai gi. I suoi occhi semi aperti mi fissavano. Che hai da guardare? Non rispose. Le ripassai la bottiglia.

Tie, bevi. Oggi sono in vena di scambi culturali! La strinse e drink avida fino allultima goccia. Le mie mani andarono sotto la sua blusa e le strinsero i seni. Trovarono dei Wonderbra con imbottitura. Le donne non finivano mai di stupire. Andammo nella mia camera, la spogliai e la spinsi sul letto. Lei apr le gambe e la vezzeggiai, ma non si muoveva. Non mi demoralizzai. Bagnai il dito di saliva e poi dentro, su e gi. Lei mi fissava apatica. Mi accesi dallira e la parcheggiai nuda nel corridoio. Che Dio ti abbia in gloria! Mi masturbai e andai a dormire. Mi svegliai di primo mattino con le ossa doloranti. La testa mi girava e avevo l'alito pesante. Avevo conosciuto risvegli migliori. Mi alzai per accendere la luce, ma non trovai l'interruttore. Uscii dalla stanza. Laria era irrespirabile. Vomito, bottiglie, vino e birra erano per tutto il corridoio. Era stata una gran bella festa. La puttana frigida non era dove l'avevo lasciata e mi chiesi dove fosse andata. I suoi vestiti erano ancora nella mia camera. Di sicuro la fottevano da qualche altra parte. Andai in bagno e mi lavai la faccia. Sentii un odore familiare. Preservativi nel lavandino, sperma sul sapone, nelle mani e sul viso. Centrai il cesso e vomitai Vino-Martini. Gli occhi stavano per schizzare via dalle orbite. Mi asciugai e uscii. Afferrai la maniglia della porta della mia camera, ma non si apr. Spinsi con forza e la presi a calci. Piansi. Non riuscivo ad avere un attimo di tranquillit. Una testa arruffata usc dalla stanza di fianco. Niente occhi, naso, bocca. Solo capelli. Era incazzato perch l'avevo svegliato. Mi dispiace, ma sono rimasto chiuso fuori. E ora che faccio? La serratura si chiude automaticamente. Devi telefonare al landlord, Mr.Thomsen. Chiedigli la copia delle chiavi. mi ringhi e sbatt la porta. Telefonai al numero che mi aveva lasciato e qualcuno rispose irritato. Chi parla?

Salve sono Wilem, lei Mr. Thomsen?. Beh?! Si ricorda? Lho chiamata dallItalia. S, mi ricordo. Che c? Avrei bisogno di una copia delle chiavi della mia stanza. Sono rimasto bloccato fuori. Venga a prendersele. Fuglesangs Alle n 6. Cerano meno venti gradi ed erano le sei del mattino. Andai a cagare, perch sicuramente la tazza mi avrebbe portato consiglio. Mi sforzai e ne usc uno da cinquanta centimetri. Non avevo scelta. Chiusi la porta di casa e corsi sbuffando come una locomotiva. La neve se ne fotteva. Scendeva e copriva. Una donna chiamava lo 000 perch aveva visto un pazzo correre in pigiama e pantofole.

Rond notturno Me ne tornavo a casa. I muscoli delle gambe erano contratti e facevano male. La mountain bike di Sren era arrugginita. Solo il seggiolino e il campanello erano stati risparmiati dalla rovina. I pedali giravano a scatti perch mancavano alcuni denti del mozzo e il cambio era bloccato sulla quarta marcia. Scesi dalla tortura su due ruote, la trascinai in garage e la buttai contro le altre biciclette. Segu un rumore di ferraglia. Cercai le chiavi, ma non le trovai. Mi ricordai di averle lasciate sulla porta della mia stanza. Suonai. La porta s'apr e apparve Marco. Dove sei stato? Ha chiamato un sacco di gente! In Biblioteca. Chi mi cercava? Delle ragazze. Ha chiamato anche Riccardo. E che voleva? Domani torna in Italia, cos ci ha invitato a una cena daddio. Feci una smorfia con la bocca. Andammo in cucina e Marco apr due birre. Odio le cene daddio. Tu ci vai? minformai seccato. No. Non lo sopporto. Non fa altro che parlare delle donne che porta a letto. Non colpa sua. Sa fare solo quello. Sorseggiai la birra, presi un tovagliolo di carta e soffiai il naso. Mi ha detto che ti lascia la sua bicicletta, perch non fa in tempo a riportarla indietro e ritirare il deposito. Quanto vuole? Feci una pallottola con il tovagliolo e centrai la spazzatura. S'accontenta di 200 corone. Bene! Scolai la birra e ruttai. A che ora? Alle diciannove e trenta, Fuglesangs All ventotto, cucina numero due. O.K. Una doccia e sono pronto. Buttai la bottiglia nella spazzatura. Scesi nel sotto interrato e feci una doccia. I miei coinquilini non avevano rispettato il turno delle

pulizie, cos il box-doccia era scivoloso e appiccicaticcio e i muri erano coperti da peli biondi. Il vapore odorava di piscio. Mi asciugai e mi fermai di fronte alla bacheca dei turni e lessi il mio nome. Risi e tornai in camera. L'asfalto era gelato e la neve cadeva, rimanendo inerte sulla strada. I lampioni illuminavano la solitudine intorno, mentre io zampettavo infreddolito. Arrivai al collegio e suonai. La porta s'apr e comparve un metro e ottanta di lardo danese che si present come Charlotte. Mi strinse la mano e mi fece locchiolino. Ero di nuovo in pericolo. Andammo in cucina. Riccardo si volt e sorrise. Come va? domand, paccandomi una spalla. Non c male. E a te? Non mi va di tornare a casa Eh, capisco! Siediti. Prendo la pizza dal forno. Allontanai la sedia dal tavolo. Cerano cinque ragazze molto carine dallaltro lato che se ne stavano zitte e mi guardavano con gli occhi stupidi, vuoti e indifferenti. Sarebbero potute essere una bottiglia, un bicchiere, una posata, qualsiasi cosa. Riccardo tagli la pizza e la mise nei piatti. Li passai, ma nessuno ringrazi. Aprii una bottiglia di vino rosso e riempii due bicchieri. Un brindisi per un tuo ritorno alla grande! gli augurai. Alzammo i bicchieri e li urtammo. Alla tua! Le ragazze non si accorsero di nulla. Ti devo confessare una cosa! Dimmi? Ho paura di entrare in depressione quando sar in Italia. Non avere paura. Cadrai tranquillamente in depressione, gli assicurai ridendo. Stronzo! Alz il bicchiere e lo scol in un sorso. Lo seguii. Ce ne vuole dellaltro! Skl! Alle ragazze danesi e alle sbornie in compagnia!

Skl! Alle scopate e alla vita in Danimarca! Le sue amiche fissavano la pizza nel piatto. Dopo un po non ci feci pi caso. Addentai il mio trancio e lammorbidii con un bicchiere di un buon vino francese. All'improvviso sentii qualcosa strofinarsi alle mie gambe. Alzai gli occhi e incrociai il sorriso di Charlotte guastato dalle carie. Mi piaci. Hai gli occhi spiritati che trasmettono energia. Sarebbe bello scoparti! Ci penser con calma, le parlai distaccato. Dopo aver finito di mangiare, le ragazze s'alzarono e scomparvero dietro la porta. Riccardo mi guard impallidito perch non se l'aspettava. Presi unaltra bottiglia di vino e riempii i bicchieri. Questa lultima che beviamo. Dopo andiamo al Klubben. O.K. ? Assentii. Il danese che mi sedeva accanto fece il giro del tavolo e usc anche lui dalla cucina, ma ritorn con ben quattro bottiglie dalcolici. Gli occhi mi caddero su una bottiglia di Martini. Laprii e riempii un bicchiere, ma era un triste ricordo di ci che era stato. Era dolciastro e senza gradazione alcolica. La bottiglia era stata chiusa male e l'anima era evaporata verso un mondo migliore. Con il Whiskey and meglio. Un bicchiere pieno mi rinvigor e la vita torn bella. Presi da tasca del tabacco olandese e rollai una sigaretta. A che ora vuoi andare al Klubben? Non so. Sono ancora le dieci. Quando si scalda l'atmosfera? Tra un'ora sar gi pieno. Meglio finire i drinks e andare. Finii la sigaretta e riemp il bicchiere di Whiskey. Gustai il primo sorso, poi gi di colpo. Il vento bruciava la pelle e la neve gelava lasfalto e i cuori. Barcollavamo con la testa che fumava. Raggiungemmo il club e ci mettemmo in fila. Dopo una decina di minuti, la porta si apr e fummo inghiottiti dentro e passammo dai diciotto gradi sotto zero ai ventisette sopra. Attraversammo un piccolo corridoio e ci svestimmo. Dopo mi unii alla folla che fremeva al bar, spingendo

con i fianchi e regalando diverse erezioni, ma nessuna si volt a ringraziare. Riccardo mi venne incontro con due Ceres. Beh, che ne pensi? domand, asciugandosi le labbra alla mano. Questo locale mi piace sul serio! Urtammo le birre e le scolammo. Ora ti lascio. Devo fare un giro per salutare degli amici. Farvel! Mi feci spazio tra la gente che girava e sgambettava impazzita. Il pavimento cosparso di birra ne buttava gi qualcuno, che poi si rialzava e riprendeva a girare. Mi stancai. Andai al bar e uccisi un Martini e il mondo cominci a rallentare. I volti sbiadirono, accartocciandosi, sfocando e fondendosi in unorgia di colori, musica, urla e spintoni. Ero partito. Riccardo mi apparve davanti, abbracciando una bionda fasciata di nero con un sorriso fiammeggiante. Lotte, lui Wilem! Lotte mi guard disgustata. Dovevo avere un aspetto orribile. Ciao! la salutai. Il Klub chiude tra mezz'ora. Noi siamo nell'altra sala. Raggiungici pi tardi cos andiamo assieme in un pub. O.K.? si raccomand Riccardo. Perfect. Sparirono. Andai in bagno, ma lodore derba e di piscio mi entr dentro e mi agit lo stomaco. Mi precipitai al lavandino e vomitai qualcosa di rancido. Il piazzale era pieno di gente che oscillava come bandiere al vento. Dovevo svuotare la vescica, cos centrai unaiuola. Dopo raggiunsi Lotte e rimanemmo dietro a Riccardo per chiacchierare. Ogni tanto per rallegrare latmosfera le pizzicavo il culo. Non avevo la minima idea di dove eravamo. Inaspettatamente svicolammo in un luttuoso pub. Charlotte mi abbracci e mi baci. Fu un bacio anonimo, mesto e al Whiskey che non mi lasci nulla. Ti posso offrire una birra? mi frusci dolcemente.

Certo! Era la prima volta che una donna mi offriva qualcosa. Ritorn con due pinte di birra e brindammo. Aveva gli occhi lucidi e azzurri. Mi piaceva. Finimmo le nostre birre e ballammo. Dopo fui costretto ad andare alla toilette. Quando tornai la vidi occupata con un altro. Riccardo sedeva al bancone del bar. Andiamo? Andiamo! Uscimmo e prendemmo un tass che ci port al collegio. Quando arrivammo mi mostr la sua bicicletta. Era un rottame verde rame. Lui incass duecento corone e se ne and senza salutare. Provai a liberarla dal catenaccio, ma non centravo la serratura. Ci riuscii solo dopo vari tentativi. La spinsi in strada e la montai, ma non mantenevo dritto il manubrio. Evitai una macchina e finii per terra, nel fango, nella neve, nella disperazione. Ci riprovai, ma caddi ancora. Maturai lidea di andare a piedi. Il sole sorgeva, io gli voltavo le spalle e la fortuna le voltava a me. Un po di neve cadde da un ramo colpendo una cassetta delle lettere. Langoscia veniva con il mattino e non mi avrebbe mai avuto, almeno fino a quando avrei continuato a bere.

Odissee selvagge Quel maledetto corso di danese mi aveva creato solo problemi. Il trentuno gennaio fu finalmente lultimo giorno di una sofferenza lunga un mese. Mi svegliavo tutte le mattine alle sei e mezzo, dopo una notte di drinks e nicotina e mi sentivo un cadavere. Raggiungevo luniversit impietrito e claudicante e mi sedevo al mio terzo banco, con le palpebre abbassate, i conati e lammorbante alitosi. Lo facevo per lattestato di frequenza. Solo due assenze e ne sarei stato escluso. I miei compagni di corso mi odiavano a causa della mia brutta reputazione. Per loro era facile perch si ubriacavano solo nei week-ends e durante la settimana erano lucidi e noiosi. Mi stavano simpatici solo due americani, Henry e Liam, di New York. Erano gay, ma non stavano assieme. Solo buoni amici, o come mi ripeteva spesso Henry: Non c attrazione tra noi. Ci scherziamo sopra di tanto in tanto, qualche sega, ma nulla di serio. Nei primi mesi eravamo sempre assieme, poi partirono per un viaggio in Europa e da allora non li ho pi rivisti. Secondo voci Liam in Africa, a Ghana e si fidanzato con un modello. Henry a Amsterdam ridotto ad un vegetale a causa della droga. Il mondo bello perch vario. Mi andavano a genio perch non avevano la puzza sotto il naso come gli altri. Se gli andava di spetazzare in pubblico, lo facevano. Era lultimo giorno del corso e avevano programmato la mattinata in un museo, il pranzo offerto dal Comitato di Lingua e Cultura presso lInstitut for sprog1, il pomeriggio una visita della fabbrica di birra Ceres e la sera il famigerato Pub Crawling. Rischiavo la morte. Lappuntamento era nella hall del Kunst Museum alle nove. Quella notte non avevo dormito. Avevo bevuto tutto il tempo con Kate,
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Facolt di lingue e letterature straniere.

una ragazza che mi aveva rimorchiato in un Irish Pub. Non facemmo sesso perch aveva il periodo, cos parlammo di noi, delle nostre vite e poi me lo prese in bocca. Quando mi ricordai del rendez-vous erano le dieci meno qualcosa. Saltai in piedi dal letto e mi precipitai al luogo dellincontro, ma quando arrivai gli studenti mi fissavano in cagnesco. Sorrisi. Erano solo un concentrato di stupidit razziale. Eccolo lui. In ritardo come sempre latr una spagnola dalla pelle rossa, porosa e unta. Profonde cicatrici le incavavano le guance ornate da bianche pustole. Gi, tu invece sei in ritardo con l'evoluzione. Ti hanno grattato il viso con la carta vetrata? Hai lasciato le buone maniere a casa? intervenne un norvegese. Ma andate a cagare per le lande innevate di questo paese del cazzo, conclusi e raggiunsi Henry, Liam e Andrea che ridevano. Andiamo a prendere delle birre al market all'angolo, si fece avanti Andrea, Offro io! O.K.! Ci allontanammo per una ventina di minuti, mentre gli altri cominciavano la visita guidata. Chiss che ci trova la gente nei musei? consider Henry, Puzzano di chiuso, non c' birra e non si pu fumare. Poi non ci sono maschioni. Roba da ospizio. Non hai senso estetico. Sei un vero primitivo, lo provocai. Senti italiano, non ne parliamo perch ho visto le scrofe che ti scopi e tassicuro che nemmeno tu hai senso estetico! Finitela! Alziamo il passo che ho la gola secca! disse il tedesco scocciato. Ci curammo delle birre e dopo raggiungemmo il gruppo in un grande salone pieno di tele su cui pareva che avessero vomitato. Tutti ascoltavano attenti quello che la guida diceva e annuivano. Mi sentii ignorante. lultimo suo quadro stato dipinto nel 1818, dopo la morte della sua compagna avvenuta a seguito di unemorragia intestinale. Dopo cadde in una grave forma di depressione e autolesionismo, tanto da trovare conforto solo nella bottiglia. Mor alcolizzato in un ospizio per poveri!

Piove sempre sul bagnato! riflettei. Ci spostammo nel salone delle sculture, con busti antropomorfi nella penombra che rappresentavano luomo che si accorge di essere morto quando ormai troppo tardi. Rimaneva solo un tronco vuoto che si consumava sotto la pioggia del vivere. Non lo sopportai e uscii a fumare. Verso luna eravamo sulla strada per lInstitut. La compagnia era davanti, i miei amici ed io la seguivamo a distanza perch faceva male confondersi con la massa. Laria era fredda e urticante, ma l'alcol nel sangue mi dava una sensazione di finto benessere. Wilem, hai gli occhi rossi. Sei stanco? domand Henry. Solo di camminare, fratello! Cosa hai fatto sabato scorso? Ti ho chiamato. Avevo per le mani due lesbiche, domand Thimo, alitando sulle mani. Ma, niente di particolare. Ero cena da Farzam con due sue amiche. Immagino. Piatto unico come sempre: spaghetti with tuna! AH, AH! Hai la fissa degli spaghetti. AH, AH! rise Liam. Beh, piacciono sempre, ribattei scaldandomi le mani con la fiamma dellaccendino. Dopo un po' arrivammo allInstitut for sprog. Nella Kantine eravamo solo noi, la tavola imbandita e qualche inserviente. Sulla tavola se ne stavano il pesce, delle bistecche bruciate, dei polli, varie salse, strani contorni e tanto vino. Cingozzammo come porci, sguazzando tra le pietanze e ingollando secchiate di Chianti, mentre ci guardavano disgustati. Quando non ne potei pi, sedetti con i miei amici e scolammo qualche bicchiere di vino. Alcohol brings people together. Alcuni bicchieri dopo, non riuscivo pi a rimanere seduto. La sedia mareggiava e si scuoteva. Mi girai e vomitai su uno spagnolo. Rimisi lo stomaco in sesto e mi feci un nemico. Wilem, intervenne Thimo preoccupato, Serve Aiuto? Feci cenno di no. La sala girava. Andai in bagno, ma nellentrare inciampai in qualcosa e mi ritrovi tra il piscio, il vino e la birra.

Misi la testa sotto il rubinetto dellacqua fredda e liberai lo stomaco. Dopo mi diedi una ripulita e ci misi un bel po. Quando rientrai in sala gli inservienti pulivano, mentre tutti erano andati via. Begli amici! conclusi. Riordinai le idee e andai alla fabbrica. La gente per strada mi fissava stomacata. Ero abituato. Arrivai finalmente in fabbrica dopo quattro giri del centro. Il portiere mi guard in modo strano. Di solito la gente entrava sobria e usciva ubriaca, ma io mi ero risparmiato quella fatica. Gli chiesi se il gruppo Erasmus fosse gi entrato. Lui mi accompagn per delle umide scale che trasudavano birra e che davano in un grande salone, in cui tutti erano seduti intorno a dei tavoli di legno. Urlavano, ridevano e bevevano birra. I miei amici sedevano in fondo e una sedia vuota mi aspettava. Mi sentii meglio. Ciao, ragazzi! urlai agitando una mano. Per Dio! Ce lhai fatta! Dove sei stato? strill Thimo. Chiuso in bagno a vomitare lanima. Pensavamo che fossi andato avanti! confess Henry. Con quali gambe? Siediti! Cominciamo a bere! Lo schienale di legno scricchiol. Sul tavolo se ne stavano diverse bottiglie di birra. Thimo n scol una in un sorso, strofin gli occhi rossi e rutt. Finimmo tutto in dieci minuti e ne chiedemmo delle altre. Una biondina con il sorriso dipinto sulle labbra spinse un carrello ben fornito e ce lo lasci davanti. Thimo mise due bottiglie in tasca del giaccone e una lapr con i denti. Non so se domani riuscir ad alzarmi, confessai. Chi ti obbliga? Limportante riuscire a rimanere in piedi fino alla fine, replic Liam. Risi. Sapevo che non ce lavrei fatta. Mi alzai e cercai il bagno, ma non lo trovai. Mi accontentai della cucina e vomitai nel lavandino. Thimo mi raggiunse dopo cinque minuti, ma non arriv al lavello e liber lo stomaco per terra, coprendo il pavimento di cotto con una schiuma giallastra. Ci sciacquammo la faccia e ritornammo nel salone, ma urtai un gorilla finlandese che si era alzato per un brindisi. Cadde in avanti sul tavolino versando le birre addosso agli altri. Andai a sedere facendo finta di nulla.

SPORCO BASTARDO. TI UCCIDO! Prese una bottiglia e me la tir. Per fortuna mi pass davanti senza colpirmi. Invece la seconda fece centro e anche un po male. La presi e la rimandai al mittente. Dopo un po ci ritrovammo a terra a prenderci a calci e a pugni. Il bastardo era pi lucido. Menava secco e preciso, mentre i miei colpi andavano a vuoto. Vennero quelli della security che ci divisero e ci sbatterono fuori. Mi rimaneva solo il Pub Crawling. Entrammo in un locale anonimo e vuoto. Cerano le candele sui tavoli e sulle mensole tra gli alcolici. Le ombre riflesse dagli oggetti sembravano animate e si contorcevano girando su se stesse. Non sapevo se era un effetto dellalcol, ma andava bene cos. Peccato che non ci sia nessuno! sbuff Thimo, disegnando dei cerchietti con il fumo di sigaretta. Chi vuoi che venga a bere alle venti e trenta? La gente in casa a grattarsi, sentenziai. Un locale vuoto d un senso dinutilit. Non so, fa un po tu. Io vado a sedere. No. Aspetta. Perch non vai a sfottere quellangelo che serve al bar? Daccordo, ma dimmi una frase carina in danese. Scarabocchi un foglio e me lo diede. Andai al bancone, ordinai una birra e le diedi il foglietto. Lei lo lesse e mi schiaffeggi. Tornai da Thimo pieno di vergogna. Sentivo le risate attorno e non avevo il coraggio di guardare in faccia nessuno. BRUTTO BASTARDO! COSA HAI SCRITTO? AH, AH, AH. Du er smuk og sd. Skal vi bolle? AH, AH Che significa? AH, AH. Sei bella e carina. Scopiamo? AH, AH, AAHIO Gli strozzai la risata con un pugno nello stomaco. Non provare pi a giocarmi scherzi cos idioti o ti uccido! Finii la birra e lasciai il bicchiere sul bancone. La ragazza sembrava essersi dimenticata di me. Andai a sedermi in un angolo buio e

consumai il pacchetto di Prince. Thimo e Henry si unirono a me con tre pinte di birra. Questa per te. Mi perdoni? Me la mise davanti. Gi dimenticato. Scusa per il pugno, ma quando sono ubriaco perdo facilmente il controllo. Lho notato. In quello scantinato sembravi un animale inferocito. Peccato che non sia riuscito a colpirlo nemmeno una volta. Strinsi la pinta e la portai alla bocca. Feci un sorso e scoppiettai a ridere. Che c? si meravigli Henry accendendo una sigaretta. La troia di prima faceva la delicata e guardala ora. Henry gir la testa verso il bar. Un barman le tastava le tette, mentre lei spillava una birra. Che ci vuoi fare? Lhai presa nel modo sbagliato, suppose Thimo. No! lo corressi, Dal lato sbagliato. Ridemmo tutti e tre assieme. Dopo diversi locali eravamo di nuovo per strada. Lultimo fermata era al Blitz, una discoteca a due piani e tre piste. In realt non me ne importava molto. Usavo la lucidit rimasta per mettere un passo dietro laltro. In ogni caso arrivammo. Di solito gli ubriachi erano fermati allingresso perch non consumavano. Noi entrammo. Io andai in bagno e infilai la testa nellacqua corrente, ma fu tutto inutile. Il senno mi aveva abbandonato. Non avevo fiato per chiedere aiuto. Vomitai e uscii barcollando. Thimo e Henry non mi avevano aspettato. Vidi una poltroncina vuota. La allontanai dal muro e sedetti, ma il culo cadde pesante sul pavimento. Mi rialzai e mi buttai con pi forza, finendo di nuovo a terra. Ci rinunciai e rimasi a fissare le gambe che mi passavano davanti. Erano snelle e in collants colorati. Le toccai e un paio di volte le seguii su fino allinguine. La maggior parte sfilava con indifferenza. Avevano capito che era il prezzo da pagare per portare a spasso quel ben di Dio. Altre non furono daccordo e affondarono

le punte delle loro scarpe nel mio marcescente stomaco. Ogni calcio si trasformava in un impulso di vomito, ma io mandavo gi. Non avevo la forza di alzarmi. Poi persi i sensi e non ricordo pi nulla. Allalba mi ritrovai sul marciapiede con il naso sanguinante. La discoteca era chiusa. Misi le braccia intorno ad un palo e mi tirai su. Ero tutto un livido. Pass un taxi e lo fermai. Gli diedi l'indirizzo di casa, cinquanta corone e chiusi gli occhi. Mi addormentai, mentre la citt si svegliava.

L'incontro Il nulla si avvicinava. Percepivamo il rumore dei suoi passi sordi in un'eco lontana e lo aspettavamo nel silenzio totale, mentre la noia ci assaliva e ci svuotava. Scoreggiai. Fu un suono cupo e profondo. Afferrai il mio bicchiere di Martini e bevvi. Farzam se ne stava immobile, fissando le salme di zanzara schiacciate sul muro. Mi sfogo cos. Voi fatevi i cazzi vostri! esultava da ubriaco. Andava fiero dei suoi zanguri. Li chiamavano cos in Iran. A me non dispiacevano, ma in ogni caso preferivo gli schizzi di sperma sui muri della mia camera. Farzam aveva lasciato Teheran allet di tredici anni, per seguire il fratello in Danimarca, la terra dei ghiacci perenni, il paese dove il contatto umano raro. Studiavano e bevevano spendendo il sussidio. La bella vita a norma di legge e non bastava. I meno fortunati vivevano ancora in Iran in un sistema che li fotteva. Lo chiamava Brainwash. Pronunciava quella parola e gli occhi lacrimavano. Non aveva scelta: la banalit di una vita efficiente o topo in trappola. Bevve il drink in un sorso e si svest velocemente. Poi apr larmadio, ma non trov nulla che gli andasse a genio. Gli suggerii un completino verde, ma naturalmente scherzavo. Le maniche gli arrivavano alle ginocchia e i pantaloni gli coprivano le scarpe. Ripieg su un paio di jeans stinti e una camicia bianca. Ceravamo conosciuti in modo un po insolito alcuni mesi prima, ad una festa del collegio dei dentisti, una delle tante che si tenevano dinverno. Forse troppe per ricordare quale. Ero stato invitato da unamica italiana, Francesca. Thimo mi aveva seguito. Nessuno aveva ancora cominciato a ballare, cos sedemmo su delle poltroncine. Di fronte a noi cera una coppia. La ragazza aveva i capelli raccolti e indossava un vestitino che la fasciava e non tratteneva le forme. I seni sembrava che le stessero per esplodere. Il suo uomo era stupido e di poco conto. Labbracciava come se dovesse farlo per lultima volta, mentre lei rideva timidamente.

Ogni tanto parlavano. Lei gli rispondeva distrattamente e quando schiudeva le labbra era come se illuminasse la stanza. Che donna! riferii a Thimo, Ad averne una cos. Gi. Ad averne almeno una! And al bar e torn con un bottiglione di vino bianco. Bevi. Ti aiuter a calmare il dolore. Come tutte le volte, lo rassicurai con un sorriso. Il Dee-Jay aument il volume e molti si alzarono. Io e Thimo violentammo il bottiglione perch ci avrebbe aiutato a seguire la musica. Ad un tratto una mano paffutella si poggi sulla spalla ossuta di Thimo. Lui sorseggi, poi si volt e non gli piacque con quegli occhi azzurri incavati nel volto floscio. Ritorn sul bottiglione e lo fin. Andai a comprare due pinte. Ora tutti ballavano come se i loro corpi fossero calamitati, con le lingue che si annodavano. Mi sentii a mio agio. Ritornai da Thimo, ma non lo trovai. L'aria era irrespirabile e densa di fumi tabaccoerba. Lo vidi poi seduto sulla grassona che laveva avvicinato. Teneva una mano nel dcollet e massaggiava chili di seno, mentre lei gli stropicciava i testicoli. Li lasciai perdere. Bevvi le pinte una alla volta e mi buttai nella mischia. Il pavimento era scivoloso, cos stavo attento a come mi muovevo al ritmo di salsa. All'improvviso mi trovai davanti un corpo niente male. Le gambe erano sottili, vestite da collants antracite e coperte da un maglione di lana norvegese. Alla vita le pendeva un cordone dorato, mentre i seni rompevano la monotonia del corpo senza curve. Sorry sweetie, Would you like to be my endless fountain of emotion tonight? Alz gli occhi e mi guard dritto, poi abbozz un sorriso e corse via. Cristo che gambe! riflettei. Riuscii a starle dietro. Ti va di ballare? Abbass la testa. Ladrenalina mi bruciava nelle vene e la giugulare si gonfiava ad ogni pulsazione. Le leccai il collo e l'orecchio, poi la baciai. Era fresca, come se limonasse con il ghiaccio in bocca. Dopo il ballo

mi guard languidamente negli occhi e si allontan. Thimo era dove lavevo lasciato. Lei lo montava con la mini alzata, gli strofinava il pube sulla patta e lo stuprava con la lingua. Andai a comprare unaltra birra e vidi la mia ragazza ballare con un membruto omino con la mosca al mento. Lui le era attaccato ai fianchi, con il viso immerso nei seni e rideva dilatando la bocca. UHUG, UHUG, UHUG, berciava dalla gioia. La musica cess. Lui allent la presa e la ragazza si liber. La raggiunsi e cominciammo un nuovo ballo. Lomino sedette su un termosifone e aspett che finissi per dare inizio a un altro giro di danza. Andammo avanti cos fino allalba. Lei ci fissava con gli occhi mesti e pregava che crollassimo ubriachi. Non laccontentammo. Poi la birra fin e ci trovammo stravolti sui divani. Un gruppo di persone con gli occhi allucinati puliva il pavimento. Ci scambiammo uno sguardo e scoppiammo a ridere. Scrisse il suo nome e il numero di telefono su un foglio. Lo lessi: Farzam. Lo salutai e andai via. Questa la nostra storia. Ridiamo ancora quando la raccontiamo. Farzam usc dal bagno. Aveva bagnato i capelli con la birra perch aveva finito il gel. Infilammo i giubbotti e andammo in centro.

Se non me la d, mi masturbo Me ne stavo supino, con gli occhi chiusi, le tempie che battevano forte e la gola avvampata. La sigaretta andava e veniva dalla bocca. Mi seviziavo con i pensieri e aspettavo, mentre la cassetta dei Pink Floyd girava. La voce del cantante sembrava provenire dalloltretomba. Enuuadaa mmmbrick inn fve mmwwuuol. Da accapponare la pelle. Le batterie erano quasi scariche, come le mie. Ai piedi del letto il portacenere emanava un acre odore di tabacco bruciato. Aveva lo stesso odore della mia anima. Qualche mozzicone bruciava ancora, per poco. La mia anima avrebbe continuato a fiammeggiare. Ero da due ore in quella posizione, immobile, pieno rigor mortis e non avevo ancora deciso. Farzam stava preparando un esame. Mi stupiva questo suo senso di responsabilit. Da quando lo conoscevo, era sempre ubriaco o smaltiva i postumi di una sbronza. La lucidit non era per lui. Mai provata. Forse ne aveva sentito parlare, ma non ero sicuro. Ero convinto che fosse una scusa. Lo immaginavo sdraiato, con le brache calate, il pene tascabile circonciso, pendente come un grappolo duva sultanina e lui a leccare il capezzolo disinteressato di una peripatetica danese. Speravo fosse cos. Per me era diverso. Non sapevo cosa avrei fatto quella sera. Bere da solo avrebbe peggiorato il mio precario equilibrio mentale. Ultimamente non mi andava bene. Avevo perso il posto come lavapiatti, cos mi trovavo ogni giorno con cinque ore di vita in pi che non passavano mai. Mi distraevo come potevo, masturbandomi al buio nella mia camera, fumando una sigaretta dietro laltra e contando le macchie di sperma sul muro. Andai in cucina e presi la mia medicina dal frigo, una bottiglia di Porto che avevo rubato ad una festa. Laprii. Lodore era buono e il sapore molto meglio. Poi gli occhi caddero sul volantino del locale pi acido di Aarhus, il Den Sidste Valge. Avevo risolto il mio problema. Era un Club underground frequentato da alternativi. Cero stato cinque o sei volte. Lambiente era molto squallido e non era tra i miei favoriti, ma ci andavo quando avevo voglia di una

donna, veloce e senza complicazioni. Bastava scegliere una fottuta ubriaca e via a casa, al cesso, dove capitava. Lunico inconveniente era che a volte vomitava merda durante lamplesso, ma per me non rappresentava un problema. Mi accontentavo di poco. La pista da ballo era cinque metri per quattro, rivestita da lamiere di acciaio che riflettevano i lasers in tutte le direzioni, come piccoli pesci policromi in un acquario. Le pareti erano nere e luttuose, come le candele sui tavoli, le facce dei punks, il mio umore quando non bevevo e avevano un buon odore di birra. Le luci soffuse e le musiche ecsta-psichedeliche creavano unatmosfera tetra da B-movie. La gente ballava agitando le braccia, le gambe e il corpo di gomma. Sallungavano, si stiravano, si piegavano, si torcevano come cadaveri di caucci che si urtavano tra loro, salivando, boccheggiando e scuotendo il busto. Erano come pesci tirati dalle reti della loro fragile esistenza, senza ricordare chi erano stati, chi fossero, e una speranza per il poi e cos si perdevano. Quando cadevano seguiva un rumore metallico: TLHANNG. I crani vuoti si rompevano sulle piastre fredde e lucenti della dance floor. Altri crollavano prima, verso le tre del mattino e li ritrovavi negli angoli pi impensati, sotto i tavoli, acciambellati nel bagno sotto gli orinatoi. Quelli che invece rimanevano in piedi fino allalba, rompevano i bicchieri pieni sui muri. Nessuno se lo spiegava. Forse per un effetto secondario della miscela ecstasy-alcol. Erano le ventiquattro e quindici minuti e la discoteca si popolava, mentre la musica ti entrava nel cervello e bruciava pi neuroni dellalcolismo. Io non me ne accorgevo perch non avevo niente da bruciare. Me ne stavo seduto su un tripode, con i gomiti poggiati sul desk annaffiato di birra, un Vodka-Martini che traboccava e piccoli sorsi per allontanare il tempo e il dolore. Gli occhi viaggiavano sulla specchiera e la mente altrove. Accesi una sigaretta e tirai nicotina, catrame e morte. Da ogni parte stronzi a fluttuare nel gran mare della vita, senza sforzo, a galla e basta.

Staccai gli occhi dalla desolazione e puntai una bionda che sedeva ad uno dei tavoli davanti. Sorrideva con una tristezza che le scoloriva le labbra. Le pupille violentate dalla vita galleggiavano in orbite vuote e inespressive. Il resto era meglio. Aveva delle lunghissime gambe fasciate da collants blu. Ebbi unerezione pericolosa. Mi avvicinai al suo tavolo e sedetti. Ciao! Ciao Mandrillo! cinguett, accennando due fossette sulle guance. Qui tutta sola? Cazzi tuoi? Prendi da bere? Sei cieco? Ho gi il bicchiere pieno! Le cosce continuavano sotto la gonna e sapevo dove finivano. Ebbi unaltra erezione. Come ti chiami? Vibeke, e tu? Wilem. Culo rotto per gli amici. Io non sono tua amica! Chi se ne fotte! Aspetti qualcuno? Forse. Dipende dal qualcuno. Una mano and tra le cosce. Belle gambe sode. Sei una gran fica. C lho gi in tiro, le confessai massaggiandole i punti morbidi. Port la sigaretta alle labbra e aspir. Balliamo! tuon. Si alz e and verso la pista. La raggiunsi e danzammo pelle a pelle, abbandonandoci a movimenti pelvici e maneggi vari. Dopo prendemmo i nostri cappotti e uscimmo. Faceva ancora freddo. Per un paio dore lo avevo dimenticato. Chiamammo un taxi e la spinsi dentro. Ehi, ma quanta fretta! Ho paura che ti passi la sbornia. Dopo venti minuti arrivammo davanti a una vecchia abitazione, con le finestre inzaccherate di fango e il portone bucato dalle termiti. I mattoni apparivano scialbi e smorti, mentre uno scritto indecifrabile serpeggiava sui muri.

Divideva quel tugurio con altre otto persone, ciascuno nella sua topaia. Il portone agonizz con un sibilo di morte. Nell'aria c'era un cattivo odore che veniva dal cesso e ricordava la mia bocca dopo una sbronza. Entrammo nella sua stanza e le saltai sopra. Era morbida e calda. Il suo culo andava avanti e indietro, mentre il letto urtava contro la parete, scricchiolando e cigolando. Se la spassava pure lui. Stanco di quei fuori e dentro amorosi glielo misi in bocca, mi concentrai e venni. Poi pi nulla. Mi addormentai fissando le crepe del muro. Mi svegliai l'indomani pomeriggio. Lei dormiva ancora, con la testa poggiata sul mio torace. Le piacevano i miei peli. A me piacevano le sue labbra. Le crepe del muro erano sempre l. Non le avevo sognate. La testa mi doleva terribilmente, come se lavessi in una tagliola. Andai in bagno e feci una doccia, ma non ci fu sollievo. Mi asciugai al suo accappatoio e andai da lei che dormiva ancora. La baciai sulla fronte senza ipocrisia e conformismo. Mi piaceva davvero e la lasciai senza dirle nulla. Per la strada procedevo a piccoli passi, con una smorfia di dolore sul viso. La citt non si era ancora svegliata. In alto, il sole non funzionava. La neve era ancora l, agli angoli delle strade, sui tetti, sugli alberi, nei cuori. A casa avrei lavato i vestiti perch puzzavano di merda.

Nuovi universi Le dieci e qualcosa. Ero sdraiato e soffocavo. Il Porto non aiutava. Non riuscivo a vivere in quello scantinato. I ragni erano i padroni. Non entravo dopo aver bevuto e fumato tutta la notte perch loro non sopportavano il puzzo dalcol, cos dormivo in corridoio con una bottiglia. Ne avevo uccisi di ragni, ma era stato tutto inutile. Raddoppiavano, quadruplicavano, quintuplicavano. La finestra semiaperta e il riscaldamento al massimo li attirava. Li ritrovavo nelle lenzuola, tra le pagine dei libri, nei vestiti. Erano grandi come un seme di pesca, in soprappeso, neri, con delle striature gialle e le zampette corte. Mi divertiva vederli camminare impacciati. Li strappavo qualche zampetta e giravano velocemente come una giostra in miniatura. Quando mannoiavo li schiacciavo con un mozzicone. La moquette era piena di bruciature. Chi se ne fotteva? Era morale compiere atti di vandalismo visto che laffitto era sconsiderato. Accesi la televisione e feci un deludente zapping. DRIIN, DRIIN, DRIIN, DRIIN. Pronto? Wilem, come va? Sei solo? Era Farzam. S. Che fai di bello? Qui ci sono Rascid e Abdullah. Te li passo. Ehi, come stai? domand Rascid. Non so. Che fai stasera? Rimango a casa a rilassarmi. Perch non vieni a bere con noi? Dopo andiamo in centro. No, grazie. Ho il mal di stomaco. Oggi ho vomitato per due ore. Mi dispiace. Abdullah tornato dal Marocco e ci ha portato dei liquori. Faccio una doccia e vi raggiungo. Alcol e donne erano gli unici argomenti per convincermi. Ognuno ha le sue debolezze. Feci una doccia e andai al collegio di Farzam. Le strade erano percorribili. Non aveva nevicato molto nellultima

settimana. Bussai alla porta di Farzam. Wilem! Bentornato! Mi abbracci forte. Poi sedetti accanto ad Abdullah. Lo conoscevo da poco, ma lo avevo trovato subito simpatico. Amavo il suo accento francese quando parlava inglese. Finalmente sei dei nostri! tuon Rascid. Ci sono dei momenti in cui non mi va di fare niente. Mai capitato? Una vita che non mi va niente. Bevo e fumo marijuana. Per fortuna c il sussidio! Avete un gran culo a vivere in Danimarca. Se non trovate lavoro vi mantiene lo stato! Perch? In Italia non cos? chiese Farzam. In Italia il governo se ne fotte. Paghi le tasse e puoi morire in un angolo. Solo doveri. I diritti? Inchiostro sulla carta. Se il tuo paese ti sta sul cazzo, perch non rimani a vivere qui? domand Rascid. Mi piacerebbe, ma devo trovare prima un lavoro a tempo indeterminato. Farzam accese lo stereo ad alto volume. Canzoni damore iraniane. Lo faceva quando aveva nostalgia del suo paese. A me piaceva ascoltarle. Farzam parl iraniano a Rascid, biascicando. Abdullah mi guard allegro. Aveva capito che mi trovavo in difficolt. Allora com' stato il tuo ritorno in Marocco? gli domandai. Bene. Fatto rifornimendo buoni semi marijuana. Spaciare qui. Semi di Maroco badere concorenza, disse riempiendo i bicchieri di un preoccupante intruglio azzurro. Li pass ad ognuno. Cos sta roba? Si chiama Irshiim, liquore marochino. Lo bevvi in un sorso. Non era malaccio. Molto alcolico, al gusto di rose. Farzam lo gust lentamente. Lo aveva gi provato. Rascid inzuppava una tartina imburrata. Era la prima volta. Mi riempii il secondo bicchiere e lo tracannai. Era potente e mi aveva preso. La lingua iraniana suon familiare. Ne feci fuori un altro e riprodussi fedelmente i suoni persiani, senza dire nulla di sensato. I miei amici risero a crepapelle.

Abdullah. Con che fatto 'sto Irkzin? chiesi. Irshiim. Si dice Irshiim. Significa antica lingua: lacrime di Dea. Riceda dificile. Prende pale di somaro e mede sodo spirido ventuno giorni. Agiunge spezie aromadiche di mio paese. Fildra e poi si vende mercado caro prezo durisdi idaliani. Rimasi sconcertato dalla lezione di marketing marocchino. Abdullah era tosto. Avrebbe fatto passare per cioccolata una bella cacata fumante. Non avrei pi mangiato o bevuto nessuno dei suoi prodotti tipici. Il liquore mi preoccupava. Era buono. Farzam gongolava, mostrando i bei canini. Rascid scoreggi in iraniano. Abdullah prese altre bottiglie da una busta nera. Lo guardammo ridendo. Bastava poco per essere felici. Alcol, amici e donne. Il mondo poteva andare a farsi fottere. Senti. Come hai ottenuto il colore azzurro? stata la distillazione o le spezie aromatiche del tuo paese? Non sapere verid. Forse pale di somaro maciulade. Forse colorande. Boh... Troncai quella discussione sul folclore marocchino. Bastava gi quello che avevo imparato. Riempii il bicchiere. Farzam e Rascid smisero di parlare nella loro lingua. Il liquore non finiva. Cera sempre una bottiglia da qualche parte. La luce della lampada da comodino entrava nei bicchieri. LIrshiim fluoresceva. Noi belli e fatti. Una luce accecante, un lampo blu, poi il buio. Ero aria, vento, brezza marina. Soffiavo sulle bandiere. Mi perdevo nei capelli. Asciugavo le meduse arenate. Strusciavo i corpi sudati al sole. Ne solleticavo i capezzoli. Vedevo la Formula Uno, donne che si leccavano i grossi seni, uomini dai cazzi filiformi che scopavano una serratura, un somaro che piangeva per aver perso le palle. Universi sconosciuti racchiusi in una bottiglia da un litro. Una ragazzina mi pizzic i glutei e mi preg di fotterla. Le spiegai che le avrei fatto male. Il mio pene era grosso per la sua fica imberbe. Allora si stese, apr le gambe e la mostr al sole, rosa e profumata. Non posso. Ti faccio male. Ti rimane dentro e poi piangi. Vai a

pulire il latte che hai sulle labbra. Non latte Farzam venne da lontano. Un Touareg a cammello e una scatola di tonno in tasca. Apr la scatola, tolse il lenzuolo che lo avvolgeva. Schiaffeggi il fagiolo. Lo lubrific con lolio e mi lasci il tonno. La fichetta acerba puls per lattesa. Le grandi labbra fremevano e dicevano qualcosa che non capivo. Farzam laccarezz per rassicurarla. Poi ficc la sua riproduzione in miniatura in un colpo di fianchi. Sudava e scopava come un esercito di conigli. La puttanella aveva gli occhi chiusi, le gambe contro il torace di Farzam e non si muoveva. Trasaliva solo quando lo tirava fuori. Farzam non era un grande scopatore, ma se simpegnava faceva bella figura. Mi masturbai per unora buona. Il cammello mi fiss con la lingua penzolante e piena di vesciche. Gli venni in faccia. Farzam, imperterrito, ora la fotteva nel culo. Non veniva. Le lacrime gli attraversavano il volto e rimanevano impigliate tra i peli del torace. La bambina urlava dal dolore e mi pregava di farlo smettere. Presi una piuma. Lavvicinai al suo buco peloso e la mossi lentamente. Si contorse, sbatt le chiappe come una danzatrice di hula e venne inondandola, poi la lasci andare. Lei si alz e sorrise. Andiamo Wilem. Cerchiamone unaltra! ringhi il mio amico. Salimmo sul cammello e scomparimmo allorizzonte. Passammo tutta la notte viaggiando, senza giungere a nessuna meta. Il risveglio fu terribile. La testa pesava tonnellate. Ci sentivamo come se ci avessero randellato. Farzam aveva una larga macchia sui pantaloni e non se nera accorto. Se li gratt, avvicin la mano al naso e schiatt dalle risate. Venuto. Venuto. Venuto. Venuto, url saltellando per la stanza. Doveva essere un evento eccezionale. Abdullah mi pacc il culo e centr le emorroidi. Strinsi le chiappe per il dolore. Mi girai e gli tirai un pugno. Cadde sul divano sfondato. Avevo capito a cosa intendeva con: lerba aromatica del mio paese.

Un nido di uccelli canori Rufus se ne stava pigramente appollaiato sulla poltrona, con la testa penzoloni da un lato e un joint tra le dita. Gli occhi fissavano le piantine di marijuana, in fila in un angolo della stanza. La polvere sulle foglie le colorava di una triste tonalit di grigio che le confondeva con il nero della muffa sulla parete. Rufus non le distingueva da sbronzo. Il joint smise di bruciare. Rufus, stringendo il mozzicone tra le dita, lo spense nel portacenere sullo stomaco e tir un sospiro amaro e rassegnato . Pensava a come avrebbe tirato fino alla fine del mese. Si era bevuto i soldi del sussidio negli ultimi giorni. In banca non gli era rimasto un gran che. Una soluzione era quella di spacciare erba davanti alla biblioteca, ma cera troppa concorrenza. And in cucina, prese un pezzo di maiale, lo addent e mand gi con avidit. Poi stapp una bottiglia di vino bulgaro e sorseggi. Lo sguardo cadde sul calendario. Il giorno ventisette era cerchiato in rosso. Guard il datario dellorologio. Era giusto il ventisette. Non riusciva a ricordare. Riemp il bicchiere e lo svuot. Poi accese una Prince. Il fumo sal verso lalto e lui lo segu con gli occhi. Voleva essere cos, etereo, inconsistente e disperdersi nellaria. Mise una mano in tasca e tir fuori un foglietto spiegazzato. Cera qualcosa scritto in Persiano. Si ricord dellappuntamento con Ali Bin Rascid. Corse allingresso, stacc la cornetta dal muro e digit un numero. Pronto? fece una voce assonnata. Ehi, Rascid, esclam contento Rufus, Come va? Come sempre. La solita barba. Che c? Non dirmi che hai gi finito lerba che ti ho lasciato la settimana scorsa? Certo, ammise in tono sommesso, lho fumata in due giorni. Rufus scoppi in una risata. Non ti preoccupare! Te ne porto dellaltra stasera. A proposito, sicuro che ci sar stasera la festa alla Pedagogiest Facultet? Certo. Vieni?

Lo sai che non ne sono mai persa una! assicur Rufus pieno dorgoglio. Ricordo, fece Rascid divertito, Cerca piuttosto di non finire chiuso nel bagno a masturbarti, come le altre volte. Sono guarito ormai. Il mio cavasogni mi ha raccomandato solo di non guardarmela. Perch? Se la guardi cosa succede? Mi ha spiegato che una forma di misoginia. Dice che amo il mio cazzo pi delle donne. Che stronzata! Per me sei solo un po frocio. Gi! Senti. Ora ti lascio. Devo uscire per comprare da bere e da mangiare. Ci vediamo alla festa verso le 22. Non dimenticare lerba! O.K. Farvel 2, salut Rufus. Era sicuro che sarebbe stata una serata eccezionale con tante belle donne. Gli venne unerezione da sfondare una lamiera. La mano destra and sulla patta e se lo accarezz davanti allo specchio. Ve lo metto dentro e ve la riempio di succo di cazzo! profer minaccioso. Lo strofin sulla superficie rugosa del tavolo di legno, sciogliendo i fianchi. Era in totale trasporto, quando una scheggia gli si conficc nel glande. Gli occhi si accesero e url con tutto il fiato in corpo. Corse in bagno, lasciando per terra una strisciolina scarlatta e fece scorrere lacqua fredda. Gli bruciava come se gli avessero spento una sigaretta sopra. Stette a pensarci un po e trov la soluzione. Accese un joint e il dolore si calm. Sperava che lincidente non gli avrebbe compromesso la serata. Mise quattrocento grammi derba in una busta, la sigill accuratamente con del nastro adesivo e prese una confezione di preservativi dallarmadietto. Letichetta diceva: Agitarlo prima delluso. Rise. Li mise in tasca e lasci casa.

Arrivederci.

La disperazione tanta se la fica manca DRIIIIN, DRIIIIN, DRIIIIIN. Non avevo la forza di prendere la cornetta. Mi ero addormentato da poco. Allungai il braccio e l'afferrai. Chi rompe? mi lagnai sbadigliando. Wilem, ti sei ripreso dalla sbornia di ieri notte? Era Rascid. Mi dispiacque che i terroristi iraniani non lo avessero eliminato. Sopravvivono i peggiori. CRISTO, NO! COME VUOI CHE MI RIPRENDA? NON MI DAI IL TEMPO DI RIPOSARE, lo aggredii. Odiavo essere svegliato perch le emicranie duravano ore. Non scaldarti. Farzam sta peggio. Che gli successo? Ieri notte non rientrato nella sua stanza. Siamo stati in centro e abbiamo bevuto. Sai come vanno queste cose, vero? E allora? Le descrizioni prolisse mannoiavano. Questa mattina, una ragazza che era andata a fare la doccia nei bagni del collegio e lha trovato moribondo in una delle vasche. Povero Farzam. Esce stasera? Scherzi? Ascolta me ora. Questa sera c' una festa alla mia Universit. Ti va di andarci? E me lo chiedi? La tua facolt sempre piena di donne. A che ora? Vieni qua tra mezzora. Mangiamo insieme, scoliamo una bottiglia di Porto e poi andiamo! O.K. Vi ses!3 Riattaccai. Guardai l'orologio. Erano le diciannove e trenta. Non riuscii a mettermi in piedi. Avevo le ossa a pezzi. Feci una doccia e andai da Rascid. Il Porto faceva cagare. Lo aveva comprato per corrispondenza. I
3

Ci vediamo

bicchieri rimanevano colorati di scarlatto. Smisi di bere e aprii una bottiglia di vino sudafricano. Peggio. Era buono solo per condire linsalata. Annaffiai una pianta. Nevicava forte. Indossammo un impermeabile e andammo alla festa della Pedagogiest Facultet. Allentrata incontrai una vecchia conoscenza, Rufus, met olandese, met caraibico e completamente matto. Era nato e cresciuto in Francia, a Cannes. Che facesse in Danimarca non se lo spiegava nemmeno lui. Forse si era trasferito dopo uneccessiva dose di cannabis. Aveva cinquanta anni e i capelli rasta fino al culo. Ogni volta che cincontravamo cinsultavamo. Ehi, stronzo di un italiano. Quanti bocchini hai sparato con quelle labbra da gran puttana, ringhi. Lo stesso numero di scopate che mi sono fatto con l'olandese di tua madre, gli rispondevo, trattenendo le risate. Non ti conviene. Quella troia vecchia e ha la fica incrostata. Potresti rimanerci incollato! Meglio rimanere incollato alla sua fregna incartapecorita, che sopportarti un solo minuto! Quando finivamo, fumavamo marijuana in compagnia. Era pi folle di me. Coltivava dodici tipi diversi derba nel suo appartamento. Un giorno, ubriaco fradicio, caddi nel corridoio e ruppi una ventina di vasi. Mi alzai sporco di terra e lunica cosa che mi seppe dire fu: Non verrai pi a bere a casa mia! Poi si ricord di volermi bene e mi perdon. La festa era noiosa. Il pavimento era asciutto, le sedie sempre vicino ai tavoli e le bottiglie ancora piene. Era presto per passare allazione. Sedetti, aprii una birra e mi distrassi con i culi che passavano. Rascid girava per i tavoli, salutando i compagni di corso. Ai ragazzi stringeva le mani, alle donne le tette. Rufus era nel bagno delle donne per masturbarsi e lo faceva con

rabbia, lasciando che le donne lo guardassero, poi ogni tanto usciva. Diceva che era unottima pubblicit. Lo mostrava in giro e dopo raccoglieva adesioni. Accanto a me sedeva una marpiona di un metro e sessanta di cellulite e tristezza. Assomigliava vagamente a Rufus. Mi sorrideva mostrando i denti di pece nera che le rendevano lalito pesante. Mi capitavano le peggiori. Feci finta di nulla e attaccai la pinta. Lei avvicin la sedia e l'odore di pesce marcio si fece pi intenso. Senti bel giovine. Perch non mi fai ballare? elemosin accarezzandomi con la mano di carta vetrata. Perch non vai a fare in culo? Si alz di scatto e mi colp sul mento con un gancio. Caddi all'indietro e urtai la testa. Non so per quanto tempo rimasi incosciente. Nessuno venne a soccorrermi. Erano abituati a vedere persone al tappeto. Quando ripresi i sensi, mi rialzai e mi ricomposi. Rascid ballava con un corpicino niente male. Cosce lunghe e sinuose e fianchi stretti. Era la donna di una notte e il rimpianto del giorno dopo. Pi desideravo una donna, pi mi sfuggiva. Godevo dell'attimo. Talvolta non godevo per niente. Mi arrampicavo sugli specchi e non facevo che scivolare. Non cera una soluzione razionale al mio caso. Scolai la birra. Rufus era in bagno e continuava la sua attivit preferita. Masturbarsi a sangue. Ora toccava a me ad entrare in azione. Per i training solitari c'era tempo. Diedi uno sguardo in giro. Solo pezzi dantiquariato messi su per la serata. Carne stagionata sotto quattro centimetri di cipria, cerone e mascara. Preferivo le donne acqua e sapone perch il giorno dopo evitavo brutte sorprese. Mi rassegnai. Sarei tornato a casa solo. Succedeva sempre pi spesso. Andai al bar e comprai una bottiglia da litro. Osservai Rascid palpeggiare il culo della sua donna. Ad un tratto due mani bagnate di Whiskey mi coprirono gli occhi che bruciarono come tizzoni. Mi voltai e gli afferrai il collo, ma non strinsi. Era una ragazza.

Scusami! Mi diede un bacio. Le buttai una mano tra le gambe e lei smise di baciarmi. Vai di fretta? Presi la bottiglia di vino. Riempii i bicchieri e li sorseggiammo. Ti va se finiamo la bottiglia a casa mia? Buonidea! esclam con un sorriso. Nevicava. Le strade deserte e illuminate facevano paura. Andavamo piano per non cadere. Lei mi piaceva. Aveva la gonna di un materiale lucido e aderente. Le chiappe guardavano me, ed io guardavo loro. Dicevano: Prendimi, prendimi. Ebbi un'erezione. La calmai con un paio di sorsi di orina tedesca. Se non fossi arrivato al pi presto a casa, sarei venuto per strada. Eravamo davanti alla porta della mia stanza. Gettai nel corridoio la bottiglia vuota ed entrammo. Accesi delle candele infilate nel collo di bottiglie vuote e la stesi sul letto. Il contatto della sua pelle nuda e fresca mi mand in tiro. Le scivolai sopra godendo ad ogni centimetro, poi lo poggiai fremente allentrata, ma lei lo blocc con la mano. Scusami, mi sono scordata di dirtelo. Ho il periodo. Fu come cozzare contro un iceberg del mar del nord. Bollivo come una pentola a vapore. COME FAI A DIMENTICARTI DI UNA COSA SIMILE? TI PUOI DIMENTICARE DI UN APPUNTAMENTO. NON PUOI DIMENTICARTI DI QUELLA COSA L. MERDA, GIRATI E DAMMI IL CULO... No, il culo no. Mi fa male. Uno ci ha provato e mi hanno messo quattro punti! Solo? Peccato che non ti abbia squartato in due... Le palle mi pulsavano dal dolore e dalla rabbia. Non mandai gi quella risposta. L'afferrai nuda e la portai dal mio room-mate dai

capelli arruffati. Tornai alla festa per cercare Rufus. Avevo bisogno di un sifone. Non fumavo erba, ma se il sangue bolliva a 100 nelle vene non avevo scelta. Girai per i tavoli, tra gli ubriachi, ma nulla del mi masturbo in pubblico. Forse non era ancora venuto. Al centro della pista c'era sempre lui, Rascid, morbosamente avvinghiato alla sua vittima. Ora le palpeggiava i seni. Rascid era lento nei preliminari. La musica suonava un motivo, lui ne ballava un altro. Ehi, Rascid, hai pi visto Rufus? Eh? UHMM? UHUUUU? Chi? Gufus? rispose andato, fuso. Andai nel bagno delle donne e lo vidi che sedeva con una vecchia. Non ti vergogni? Avr gli anni di No ? lo rimproverai. Chi se ne fotte? Fatto come sono a me pare una modella Come fai a resistere cos tanto? Allenamento, ragazzo questione di allenamento... Gli tolsi un po' derba dal taschino e rullai una canna. Poi sedetti tra la cenere, la birra e la gustai in fondo. Mi svegliai la mattina dopo.

Angoscia estrema Me ne stavo steso su un tappeto, con la bocca aperta e la saliva che colava da un lato. L'intonaco si staccava lasciando i mattoni nudi e un fastidioso ronzio mi girava nelle orecchie. Voci lontane? Che fosse la coscienza? Vidi una stanza, un letto disfatto e una chitarra dal manico rotto. Ero solo. Il motivo che suonava diventava piacevole. Cercai il bagno, lavai la faccia e diedi di stomaco. Mi rilavai e vomitai di nuovo. Lodore del sapone mi nauseava. Non ero abituato. Andai a sedere. Strappai un foglio da un quaderno e scrissi: Lalcol fa fare cazzate. La follia rende diversi. Insieme, fanno ci che io sono. Una stronzata, ma l per l sembr bella. Mi stesi e chiusi gli occhi. Sveglia! Sono le due e mezza. Tra un po viene il mio ragazzo, grid scuotendomi con forza. Aprii gli occhi e mi apparvero davanti un sorriso, un nasino allins e delle tette tonde in un reggiseno rosso a balconcino. Ooooh, la testa. Chi c passato sopra? Le tempie mi tamburellavano, pativo linferno e lei ostinata a sbatacchiarmi. Eri sbronzo marcio stanotte. Urlavi a squarciagola Fratelli dItalia, sventolando la carta igienica. Non ti credevo cos patriottico, disse ridendo. Posso farti una domanda personale? le chiesi. Dimmi. Chi sei? Thine, lamica di Karina. Ero alla festa. Eri troppo divertente! Quale festa? Dove sono? la interrogai sconvolto. Non ricordi? Drte ha dato una festa ieri. Tra gli invitati ceravamo io e Karina. Va bene. Ma che ci faccio qui? Eri troppo ubriaco per andare solo a casa e ti ho ospitato per la notte." Perch non sono da Drte? Era occupata. Alla fine della festa andata a letto con Thomas. Mi

dispiace. Thine tirava i peli delle sopracciglia davanti ad una specchiera ed io sentivo che stavo per morire. Quella troia! inveii con rabbia, Aveva la sorca che gli prudeva. E tu dove sei stata stanotte? Con Drte. Get stuffed!4 Andai via. Il corridoio era invaso da bottiglie, piatti di carta, spaghetti with tuna, mozziconi, canne, preservativi, pacchi vuoti di Marlboro, forcine per capelli, mutande. Pensai a lei. Mai fidarsi delle donne, specie se durante lorgasmo dicono di amarti. Pronunciano quella parola unicamente perch lei fai godere. Dopo ritorni nella folla degli incontri occasionali. Passai per la sua stanza e la porta si apr. Usc un ragazzo lentigginoso con i capelli a spazzola. I condoms pendevano tra le dita con il serbatoio pieno. No, solo uno era pieno. Laltro forse le si era rotto dentro. Brutta puttana, spero che ti vengano mille malattie veneree! la maledii, poi fissai lo stronzo insignificante come la maggioranza. Ehi Thomas Si volt. Ja?! Did you enjoy yourself? What dyou mean? domand forzando un accento americano. Mi avvicinai e gli mollai un calcio in mezzo alle gambe. I preserva mi passarono accanto. Lui si pieg in due e gli tirai un upper-cut. Rimase in piedi per due secondi, poi cadde. Drte saffacci. Whats this mess? You? Shit! What have you done to my baby? Asshole. Fuck you! L'avevo perduta. Peccato. Aveva un gran bel culo. Uscii dal collegio e ancora non nevicava. Strano! pensai. Andai ad una cabina e chiamai Sadi sul mobile. Ciao Sadi. Sono a Brabrand, davanti al Vest Market. Puoi venirmi a prendere? Dammi 10 minuti. Sto riparando una macchina. O.K. Ti aspetto!
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Slang inglese. Modo informale per mandare qualcuno al diavolo.

Riattaccai. Un quarto d'ora dopo la macchina usc dalla curva con un testacoda e si ferm sullaltra corsia. Wilem. Che ci fai qui? Reduce da una sbronza. Sempre il solito! Vuoi venire a casa di Mark? Per fare? tornato dallAustralia. Ha vagabondato per otto mesi e ci racconter quello che ha fatto. Una festa di Benvenuto? S! Andiamo, ma guido io! O.K! Ci fermammo ad un Kiosk e comprai delle birre. Non andavo mai ad una festa senza portare da bere. La strada era libera e andai spedito. Mark viveva in una grande stanza al centro. Era andato via perch la solita fica lo aveva stancato. Il suo uccello aveva bisogno di cambiare aria, diceva. Era un esperto nella mia materia favorita: sorcologia. Conosceva le posizioni del Kamasutra, aveva studiato il Tantra e si era specializzato con i tascabili erotici. Aveva scritto anche un manuale: Come vivere felici in 1001 modi. Un pozzo di scienza, ma non si esercitava perch bucandosi deroina e sniffando coca non gli si drizzava. Smise per un breve periodo e fu arrestato per triplice violenza carnale per aver inculato una vegliarda. Si sa, dopo un lungo periodo dastinenza, si mette sotto i denti la prima cosa commestibile. La vecchia lo visit per tutta la sua prigionia. Mark ringrazi Dio di essere dietro le sbarre. In carcere ebbe un paio d'esperienze omosessuali che non lo lasciarono indifferente. La sua voce divent delicata, da soprano leggero. Fuori di prigione dichiar la sua omosessualit alla befana che part sul colpo. Da quel giorno lo prende in culo di tanto in tanto per ricordare i bei tempi andati. Sadi suon il campanello. Io abbracciavo tre bottiglie di birra. La porta si apr e apparve una figura consumata. La pelle gli aderiva alle ossa come un guanto. Aveva le braccia e le gambe piene di buchi, la testa rasata, le mani scheletriche e rideva. Era ridotto

davvero male. Ciao, Rag.azzi Vvi. Aspetavo Ci fece accomodare. Prestammo attenzione a non urtarlo, altrimenti si sarebbe frantumato come un bicchiere di cristallo. Ci sedemmo su un sof e tirammo a turno da un Narghil. Mi guardavo attorno. Poco materiale. Tutte andate, invecchiate e decadenti. La droga le scavava dentro. Avevano gli occhi rossi, la carnagione pallida, le gengive ritirate come vampiri che succhiavano la loro stessa vita. Aprii un paio di birre, per me e per Sadi. Nessuno parlava, occupati comerano a bucarsi, a sniffare e a fumare erba olandese. Erano in undici e morivano uno ad uno. Erik, il fratello di Mark, fu trovato morto per overdose la settimana passata. Chiesi a Sadi di andarcene. Mi riempivano di tristezza e volevo piangere. Uscimmo, prestando attenzione a non calpestare i corpi stesi. Non avrei pi rivisto Mark. Mor tre settimane dopo. Il corpo fu ritrovato a faccia in gi nella neve, in Den Gammel By.5 Non lasci nulla di s. Solo la sua espressione devastata che porto ancora con me e l'impronta del corpo nudo sulla neve. Dove ti piacerebbe andare? mi domand Sadi, mentre attraversavamo il centro a piedi. Non lo so. Fai tu. Andiamo all'Irish Pub. Ci scoliamo qualche birra e vedi che il sorriso ritorna, sugger paccandomi una spalla. OK. Non pu fare altro che bene. Entrammo. Non c'erano molti avventori. Solo una band che suonava e qualche ubriaco che cantava a squarciagola. Uno di loro cadde e s'aggrapp a me, di peso. Voleva trascinarmi gi. Nella merda si sta in meglio se non si soli. Puzzava di lercio, di Whiskey, di gomma americana, di lucido da scarpe, di cadavere e non so cos'altro. Cadde l davanti, come un sacco di cenere, senza muoversi. Ci sedemmo al bancone e ordinammo due Guinnes. Sadi accese una sigaretta e mi guard sorridendo. Dai! Non fare cos. Se lo avessi saputo non ti avrei portato. Ne accese un'altra e me la mise tra le dita.
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La citt vecchia

Non ho mai visto uno spettacolo peggiore. Carne in putrefazione. Perch? Non so. Forse non se lo spiegano nemmeno loro. Una ragazza mi salut. Ricambiai con un sorriso. Era Magreet, una troia non riuscita. Era andata a letto con tutti i compagni di corso di Farzam, con i suoi pi cari amici, conoscenti, con il fratello. Non aveva risparmiato nessuno, ma si dava da fare inutilmente perch nessuno l'aveva ancora scopata. Lo faceva ammoscire anche alle statue. Hiiiii. Wilem, nitriva la cavalla, Hiiiiii, come stai? Mi salt al collo e m'impast lorecchio di saliva. Hiiiii, Wilem, Hiiiii, come mi fai bagnare, Hiiii, quegli occhi, Hiiiiiiii, come balli, Hiiiiiii, come ti muovi! Sadi le spense la sigaretta al braccio e lei moll la presa. AHIA, stronzo. Cazzo ti viene in mente? Ti sei fottuto il cervello a furia di bere il piscio di tua madre? Magreet era una donna istruita. Una Femme fatale. Una di quelle, che una volta conosciute si evitano e che puntualmente ritrovi tra i piedi. Dio si stava facendo una sega mentre pensava a lei. Sorseggiai la Guinnes e le misi una mano su una tetta. Era soffice e calda come una nuvola. Magreet. Sei fortunata stasera! esordii. Perch? Non ho voglia di dormire solo. Sgran gli occhi dalla felicit. Hiiiiii, come sono contenta. Hiiiii, che bello! Le usciva la bava dagli angoli della bocca. Aveva i peli sotto il naso e un paio di denti cariati. Sadi ci accompagn a casa. Entrammo nella stanza e lei si spogli. Andai al cesso per dargli una sciacquata, poi tornai nella stanza. Lei mi aspettava con le cosce aperte e la cellulite appesa. Mi stesi sopra. La baciai e la tastai. Era come amoreggiare con un materasso ad acqua. Cercai con la mano l'entrata, ma non la trovai tra quelle pieghe, rigonfi e ciccia. Maneggiavo inutilmente. Come te la cavi con la bocca? Non male, fiat sorridendo, non male. Alz il busto e le tette le cascarono gi sullo stomaco. Mi stesi. Lei

mise la testa tra le mie gambe e succhi cos forte che inghiott pure la mia stessa pena. Mi sentii pi alleggerito che presi subito sonno.

Come salvai il culo da un culo Farzam ed io sedevamo di fronte, divisi da bottiglie di birra, un pentolone e un portacenere vuoto. Non avevamo ancora iniziato a fumare e a bere seriamente. I piatti erano esasperatamente pieni e parte del cibo finiva sulla tavola. Il lampadario ondeggiava a cinque centimetri sopra le nostre teste, mentre Farzam rideva tra un boccone e laltro. Rideva sempre. Era pieno di vita. Non ricordo cosa stessimo mangiando. Credo che fosse un piatto iraniano. A volte trovavo i suoi peli nella salsa, ma non importava. Erano frammenti di cultura Persiana. Presi l'ultima bottiglia di birra, riempii i bicchieri e brindammo. Poi Farzam rutt e scoppiammo a ridere. rimasta qualche altra bottiglia di vino nel frigo? domand. Credo di s! Un attimo che guardo! Aprii il frigorifero. Le nostre sono finite. C solo il vino di Morten! Prendila. Domani gliela pago. Farzam la stapp e bevemmo. Poi Attaccammo a fumare le mie Prince light, una dopo laltra. Dove andiamo stasera? domand. Dove ti pare! Blitz? No! Al Blitz no! mugolai scuotendo la testa, Sono stanco delle teenagers. Andiamo allora al David Crocket. Non ci siamo mai stati. Per me va bene. Andammo nella sua camera. Indoss una camicia bianca e un paio di pantaloni di pelle, poi si chiuse in bagno per radersi. Accesi lo stereo e lo aspettai. Quando usc, inumid i capelli con un po' di birra, li pettin in avanti e tir indietro solo un ciuffo che rimase in erezione. Perch diavolo usi la birra? gli chiesi. Ho finito il gel. S, ma poi puzzi dalcol.

Anche la gente chiusa nei locali puzza. Andai in bagno e centrai la tazza. Vidi dei preservativi in un bicchiere d'acqua, ma evitai di fargli domande per non imbarazzarlo. Mi asciugai ad uno strofinaccio ingiallito e uscii. Eravamo pronti. Il vento si era calmato. Attraversammo un parco sepolto dalla neve. Gli alberi ci sfilavano davanti come bianchi fantasmi. Arrivammo in centro. Fiche a lustro fissavano non so cosa con i loro occhi di ghiaccio. Camminavano in coppia ed era come se fossero lontane anni luce luna dallaltra. Avvertivo il dolore e la solitudine della gente e notavo che non era diversa dalla mia. Giungemmo davanti allentrata della disco e ci mescolammo alla carne femminile incipriata e impellicciata. Non ero a mio agio. Indossavo un paio di jeans stinti e sporchi, delle scarpe sformate e un giaccone con macchie di birra. Era loscenit e la volgarit di un uomo pazzo. Entrammo e percorremmo il corridoio tra l'interno e il resto del mondo e feci cenno a Farzam di seguirmi. Parcheggiammo ai sedili del bar e ordinammo due pinte di birra. Il Barista aveva solo una presenza fisica. Le occhiaie profonde gli serravano gli occhi che stavano per schizzare via. Ci alzammo e raggiungemmo la pista dove trovammo uno spreco inaudito. Le donne ballavano sole, mentre gli uomini se ne stavano intontiti sui divanetti. Le ragazze si accarezzavano sfiorando la pelle e i seni ed erano come tessuti di seta che si strofinavano senza fruscio. Era poesia per il mio spirito e ginnastica per il mio pene. Mi voltai. Farzam stringeva la mano enorme di un uomo che indossava una maglietta di microfibra che teneva assieme i muscoli. I bicipiti erano gonfi e sodi. Era Hugo, l'amico gay. Wilem, lui Hugo. Hugo, lui Wilem. Ciao Wilem. Mangia spaghetti, vero? chiese ghignando. Gi... Senti! disse Farzam, Puoi ospitare Hugo per questa notte? Abita lontano e si bevuto i soldi per il tass. Dissi di s, poi me ne pentii. Grazie, contraccambi Hugo con un sorriso malizioso.

Ero impazzito. Avrebbe potuto violentarmi nel sonno. Pensai ad una scusa e andai al bar. L vidi uno schianto di donna che beveva in compagnia di un arabo. Ordinai un Martini-dry, aspettando che il mio posto accanto a lei si liberasse. Infatti l'arabo non resistette a lungo. Le metteva le mani addosso, ma lei si difendeva bene. Al terzo tentativo lo schiaffeggi. L'arabo raccolse un po' d'orgoglio ferito e and via. Ordinai due Vodka Grey Goose e la raggiunsi. Bella! Bevi e dimentica. C' ne sono tanti di stronzi in giro. Uno in pi che differenza vuoi che faccia? Sollev il bicchiere e sorrise. E tu chi sei? Uno di loro? Forse, ma se mi trovi un po' stronzo non mi sfasciare il bicchiere sulla faccia. Te ne prego! Mi trov simpatico. Incrociai con lo sguardo Farzam che ballava con una tipa. Lui saltellava per baciarle le labbra, ma lei si allontanava ogni volta. La mia mano scivol sulla sua gamba e laccarezz. Lei sorrise. Andammo al centro della pista, la strinsi forte e le palpai il culo, ma non mi trasmise nulla. Tornai da Farzam. Beh, che ti preso? Perch l'hai mollata? Non lo so. Ricordati di Federica la mano amica, sfott agitando il palmo. Brutta cornacchia nera. Sei solo invidioso Invidioso? E di cosa? Le puttane alcolizzate le possono avere tutti. Non ridevo pi. Farzam aveva colpito il mio punto debole. Presi il suo bicchiere di Martini e bevvi, poi ripartii. Ballavo guardandomi attorno. Mirai ad una ragazza poco pi bassa di me. Aveva bei seni e un bel culo. Mi avvicinai e la baciai e fu una sensazione calda e intensa. Mi trasferii sul collo e le strinsi un seno. Poi ritirammo i cappotti e andammo via in tass. Quando giungemmo a casa mia, pagai la corsa ed entrammo. Lei and in bagno per rinfrescarsi. Io mi occupai di una birra gelata. Poco dopo tocc a me a ripulirmi. Quando rientrai nella stanza, la trovai coperta solo dalle mie lenzuola fiorate. Il plaid era sul pavimento, con i suoi vestiti, le mie mutande sporche e diverse bottiglie. Accesi delle candele, spensi la luce e mi spogliai. Lei mi accolse a

gambe aperte e minvit ad entrare a secchi colpi di bacino. Laccontentai e lei, infiammata, mi graffi la schiena. Sentii le sue contrazioni vaginali e aumentai il ritmo. Lei rantol e boccheggi dal piacere, poi ulul. Pompai di lena, gocciolando di sudore come un rubinetto, mentre lei mi serrava con le gambe intorno ai fianchi e mi conficcava le unghie nella carne. Venni con una smorfia di dolore.

Delirium tremens Ore ventiquattro e trenta di una notte qualsiasi di un giorno qualunque. Io e lei eravamo nella mia stanza. Una bottiglia vuota gocciolava sulla moquette, una mezza piena se ne stava sul tavolo assieme ai piatti sporchi e i mozziconi di qualche giorno prima. Faceva freddo e il termosifone non funzionava. Ci mantenevamo caldi, bevendo sotto la mia coperta. Il soffitto scendeva lentamente, centimetro dopo centimetro. Mi sentivo morire, spegnermi a poco a poco, ma fuori era peggio. Tanto valeva starsene lontani da tutti, anche se non avrebbe portato a nulla. Fumavo Prince. Buttavo la cenere in un bicchiere pieno dacqua, poi guardavo indietro con gli occhi della mente e vedevo uomini, donne, strette di mano, sorrisi, sesso, amore. Poi gli riaprivo e mi apparivano le mie quattro mura sporche di sperma e macchie di sigarette. Si stava assieme e poi non ci si vedeva pi, senza odio, senza amore. Se si esisteva o no, non faceva differenza. Miliardi datomi messi assieme da qualcuno per servire linutilit. Che senso aveva tutto questo? Solo stupidi giochi per ingannare il tempo, per aspettare la vecchiaia, poi la morte. Non sopportavo nessuno. La gente non mi diceva nulla ed io ero niente per loro. Mi sentivo stupido, confuso e insignificante. Anche quello che facevo mi sembrava stupido, confuso e insignificante e non veniva mai bene. Era meglio starsene per i fatti propri a bere, lasciando gli altri giocare. Dopo un po m'addormentai. Fu un sonno lungo e amaro. Quando mi svegliai lei era l che mi guardava con il suo grugno barbuto. Ti dispiace se mi passi il bicchiere? Ho voglia di un sorso. Eccolo. Le versai tre dita di vino. Ti sono piaciuti gli spaghetti with tuna? domandai alzando il bicchiere. Celestiali. Favolosi. Esagerata. Bastava un s. Volevo solo essere gentile, mugg imbronciata. Invece sai solo essere esagerata. Tanto entusiasmo per nulla.

Risparmialo per quando scopiamo. Sembri un cadavere con il rigor mortis, un manico di scopa. Com che sei cos frigida? Sei cresciuta in un igloo? Volevo essere cattivo, anche se lei non aveva nulla a che fare con il mio esaurimento. Incolpare qualcuno mi faceva sentire meglio. Quando parli cos mi fai sentire una merda! Perch? T'illudi forse dessere qualcosa di diverso? Pensi sul serio di appartenere alla razza umana? Intanto mi hai invitato a cena. Chi disprezza vuol comprare! Chi ti disprezza perch gli fai schifo. Non farti illusioni. Ti ho invitata perch sono due settimane che non bagno l'uccello. Per quello che mi riguarda l'uccello te lo puoi tagliare. Credi forse che sia cos scontato scopare con me, se mi tratti in quel modo barbaro? Modera i termini. L'unico barbaro tra noi sei tu, vichinga obesa. Vuoi che ti circuisca con frasi d'effetto e stronzate del genere? La prese a male e si gir, offrendomi le sue gagliarde natiche. La sculacciai e le infilai una mano nelle mutande. Il vello ricciuto le nascondeva lumido pertugio, cos arrancai tra la folta peluria come un soldato armato tra il fitto della rugiadosa vegetazione. Seguivo lumidit. Pi sgocciolava, pi mi avvicinavo al fronte. Giunsi nei pressi di un mollicoso terreno che tastai con la punta delle dita. Lei sbatacchi le chiappe e singhiozz con delizia. Sferrai il mio attacco, in un gioco di palpeggio e maneggio mentre lei brusiva e veniva, liberando gommose secrezioni lattescenti che mi sincollavano alle dita, dopodich la mollai e bevvi un sorso dalla bottiglia perch la gola mi bruciava. Allora? pigol lei. Allora cosa? Mi lasci cos? Vuoi che chiami un rimorchiatore? Ricominci? Ma che ti prende? Mi feci una lunga sorsata dalla bottiglia e poi gliela passai. Avevo i nervi a fior di pelle e mi agitavo per una frase esposta male, per il tono di voce mal impostato. Erano trascorsi gi diversi mesi dal mio arrivo, ma ancora non ero riuscito a trovare una sistemazione. Scivolavo da un lavoro opprimente allaltro senza alcuna

prospettiva. Sentivo che rubavano pezzo per pezzo la mia vita e che mimpoverivano, cos dopo un po lo lasciavo e vivevo spensierato fino a che andavano via i soldi. Poi ricominciavo alla stessa maniera. Quello che mi preoccupava realmente era rimanere senza il permesso di soggiorno. LItalia mi stava troppo stretta e volevo il mio spazio qui. In pochi mesi avevo conosciuto ladrenalina di una vita irrequieta e intensa e tornare indietro si sarebbe trasformata solo in unevirazione emotiva. Allora mi dici coshai? No! Sarebbero solo discorsi sterili che mammosciano. Mi prese in parola. Sbotton i pantaloni, tir gi la patta e lo inghiott. Ero teso e lei mi sciolse. Non era un gran che, ma muoveva bene la lingua. Mi rilassai e dimenticai per quella notte ci che avevo dentro.

Addio La bottiglia piena a met mi aspettava sul tavolo. Dovevo solo stendere il braccio e sarebbe stata mia. Un gesto e avrei avuto il mondo tra le mani, come un Dio cattivo che gioca con le vite e se ne sbatte dei sentimenti. Un volgare Vaffanculo di un'eternit. Non ci sarebbe stata una via d'uscita. Lo sapevo. Era triste, insopportabile e vero. Presi la bottiglia e bevvi tormentato dalla sete. L'alcol aliment la mia fiamma. Dovevo aspettare il giorno in cui mi avrebbe avvolto e sarei divenuto cenere, polvere di stelle nel vento e un ricordo per chi mi aveva amato. Non sarebbe rimasto altro. Drte si era uccisa. Non sopportava vedersi morire a poco a poco. La bottiglia fin. Andai in cucina e ne aprii unaltra. Sul tavolo cera una cartolina dalla Francia. Saluti da Nizza. Mi manchi tanto e spero di rivederti presto. Con affetto Tua Coralie. Riempii un bicchiere e tornai in camera. Non pulivo da settimane e la polvere era alta un dito. Potevo scriverci sopra. Vicino al radiatore riposavano delle bottiglie con tre dita di vino in ognuna. Finii il bicchiere e lo riempii di nuovo. Avevo ancora i suoi occhi davanti e mi mancava. Le feci visita in ospedale regolarmente e lei quando mi vedeva, si scioglieva in lacrime. Era dimagrita. Gli occhi erano rossi e infossati. Linsonnia le aveva consumato quel po di vitalit che lera rimasta. Ci abbracciammo. Non riuscii a fare altro. Un abbraccio, niente parole e tante lacrime. Non era giusto che finisse cos. Lavevo perdonata. Non era tanto grave. Si era trattato di una sbandata. Una notte di follia. Dopotutto

lavevo tradita anchio una volta e non avevo motivo di lamentarmi. La stringevo forte per paura di perderla, ma non sentivo il suo abbraccio per quanto era debole. Svuotai la seconda bottiglia. La sveglia sul tavolo segnava le tre. Non dormivo da due giorni. Avevo paura di chiudere gli occhi perch mi ritrovavo davanti il suo viso scarno, le mani fredde di Monna Morte e piangevo. Non ricordo di aver pianto tanto in vita mia. Lo ricordo come se fosse ieri. Ero in un pub e lei era di spalle e parlava con unamica. I capelli le cadevano di continuo sugli occhi e lei li spostava con femminilit. Sedeva con le gambe accavallate e la schiena curva in avanti. Un corpetto in cotone le cingeva la vita e la rendeva molto sexy. Il sedere veniva fuori, seguendo in tondo il bordo del seggiolino. Accesi una Marlboro. Non avevo visto la sua faccia e non mi interessava. Da dietro prometteva bene. Non bisogna chiedere molto alla fortuna perch potrebbe cambiare. Sussurr qualcosa al barista. Dopo due minuti mi ritrovai una birra davanti. Lei si volt e affogai nel blu. Grazie. Ma non dovevi disturbarti. Non lho fatto. Come ti chiami? Drte. E tu? Wilem. Piacere! Le strinsi la mano. E la tua amica? Non importa. Sta per andarsene! Uuuh. Uuuh. Da dove vieni? Italia! Che fai in Danimarca? Mi godo la vita! Anchio! esclam sorridendo. Mi strinse una mano.

Non ti ho mai visto qui. la prima volta che vieni? S. Cercavo un posto dove bere in tranquillit. Oh, s! un locale molto tranquillo. per questo che si fanno incontri interessanti. Sorrisi e bevvi con lei. Non succedeva spesso che qualcuna mi venisse dietro. Ti va di andare a casa mia? Staremo pi comodi, disse ammiccando. O.K. Andiamo! Scolai il bicchiere e uscimmo. Lei ferm un taxi e partimmo. Lei attacc le sue labbra alle mie ed io andai sul suo seno. Poi il taxi parcheggi. Saltammo fuori. Lei mi prese per mano e andammo nel suo appartamento. Vieni. Ti mostro la stanza da letto! La seguii e ci baciammo. Le sue labbra erano come petali di rosa. Dopo facemmo lamore e ci addormentammo. Ci vedemmo altre volte e fu sempre bello. Lo ricordo come se fosse ieri. Una battuta, un sorriso e il suo tiepido corpo sotto le mie mani. Un mese fa lavevo ancora a fianco. Oggi, una bottiglia e uninsonnia mi fanno compagnia da quando lei morta. Accesi una sigaretta. Aveva un sapore amaro, ma non ci badai. Non le avrei pi baciato il collo, le labbra, i capezzoli irti come chiodi nel pallido delle sue carni. Mi venne un nodo in gola. Non la rivedr pi! Non importa. Avevo ancora il suo profumo sulla mia pelle.

Dietro la cortina di ferro Me ne stavo seduto in un Pub e bevevo una pinta di birra. Ogni tanto alzavo gli occhi e fissavo una coppia di lesbiche che limonavano in un anfratto della sala. Ci davano dentro. Non avevo mai visto nessuno baciare con tanta passione. Le teste danzavano stringendosi per la lingua. Le mani andavano dappertutto e velocemente. Una tetta della pi prosperosa pendeva solitaria e il capezzolo madditava. Sembrava dire: Noi ci amiamo e tu sei solo uno stronzo. Sorseggiai la pinta, poi spostai lo sguardo su unaltra bionda di fronte. Mi avrebbe mandato a quel paese in un battere di ciglio. Finii la pinta e accesi una sigaretta. Ehi, Wilem, come va? Spezzato. Era Aleksej Andeevi, un ingegnere Russo che lavorava come ricercatore per luniversit. Effettivamente non hai una bella cera, esclam ridendo. Sai com? Troppe notti insonni, alcol, fumo e si finisce al tappeto. Gi. Ti va di venire ad una festa russa? Non ci sono mai stato. Bene! Andiamo allora. Saltai gi dal tripode e lasciai cadere la sigaretta sul pavimento. Le lesbiche continuarono le loro effusioni. Cera ancora un po damore nel mondo. La sua koda part al terzo tentativo con il motore che sbuffava e spernacchiava, fumando da sotto il cofano sconvolto. Sei sicuro che questa lavatrice resista fino alla festa? chiesi scettico. Sorrise. Le strade erano deserte e la morta citt cinghiottiva. Il silenzio e lintermittenza dei lampioni gialli stingevano quello che cera intorno, le case, le strade, le biciclette parcheggiate. Vivevamo in una cartolina in bianco e nero. La macchina accost al marciapiede. Che succede?

Siamo arrivati! Andeevi si accese un sigaro dal fumo scuro e denso che non lasciava respirare. Arrivammo di fronte al portone e udimmo canti e musiche popolari miste a grida. Andeevi suon il campanello. Dopo qualche secondo la porta si apr e ci apparve una bionda amabilmente ubriaca e sorridente. Aveva una massa riccia e incolta sulla testa che ricordava le messe in piega degli anni ottanta. Per il resto era molto carina. Mi sono permesso di portare un amico. Accomodatevi. Si tolse dallentrata. Come ti chiami? mi domand. Wilem? Io sono Nadejda Ivanova, ma puoi chiamarmi Nadia. Un sorriso le scopr tre denti incapsulati. Andeevi ci lasci soli e si butt su una coppa di punch. Le donne erano giovani e femminili, niente a che vedere con i tronchi ubriachi a cui ero abituato. Discorrevano, sorridendo timidamente. Gli uomini non erano a loro agio. Bevevano nervosi e si muovevano impacciati. Nadia mi prese per mano e mi port da un gruppetto damiche. Ragazze, le chiam ridendo, Voglio presentarvi lesclusiva della serata, UN ITALIANO. Non fin di dirlo che mi ritrovai circondato da un coro di vocine eccitate. Gridavano: OH, OH, OH, OH, OH, OH, Oooooooooh. Ragazze. Vi presento Wilem. Piacere, feci io. Segu un applauso. Nadia si ecliss in direzione della pista. Non sapevo cosa dire. Le ragazze parlavano in russo e mi sorridevano. Ero imbarazzato. Venne avanti una dal gruppo, ammiccando. Mise la mano destra sulla mia spalla e con laltra indic la pista. Una voce dal gruppo disse: Svetlana vuole ballare con te! poi non disse pi nulla. Echeggi come una frase biblica. Il mio destino era quello e non cera nulla da fare. Ballai con Svetlana e non era male per la verit. Si muoveva con classe e grinta. Il vestito le aderiva al corpo e si tirava sempre pi su, mentre si torceva. Le amiche ci guardavano divertite, nascondendo

la bocca dietro le loro pallide manine. La musica cess e fui trascinato fino al gruppo. Venne avanti una ragazzina grassottella che prov a sorridere, ma non fece una bella figura perch le mancavano gli incisivi. Seppi dopo che li aveva persi cercando di aprire una bottiglia di birra. Ballammo insieme. Quando finimmo fu la volta di Valerya Kirichenko, di Kyra Antonyan, di Angelika Bouts, di Elena Akulenko, di Sophya Akulinina, di Janna Balyanova, poi di Nathalia Kolpakova e la volta di Alexandra Salnikova. Per finire con Lubov Oglobina, una nana ucraina con unaffilata e sottile dentatura. Aveva provato un paio di volte a baciarmi quella sera, ma avevo paura che mi mozzasse la lingua. La musica termin e le amiche di Nadia raggiunsero i loro rispettivi accompagnatori. Mi girava la testa e avevo lo stomaco sotto sopra. Incredibile, riflettei, mi hanno ridotto cos senza aver bevuto. Decisi di andare a fare rifornimento. Sapevo che la Vodka non mi avrebbe mai tradito. Mi avvicinai ad un tavolo e trovai bottiglie rovesciate, punch per terra, mozziconi con impronte di rossetti, ma nulla con cui riempire un bicchiere. La mia gola asciutta reclamava. Andai in cucina e udii gemere una voce femminile. Accesi la luce e sorpresi la morbida e succosa Svetlana che si faceva sbattere da un russo. Lei se ne stava inginocchiata su una sedia, con i gomiti poggiati sul tavolo e i suoi occhi verdi spalancati, mentre le sue bionde ciocche ballavano ancora al ritmo di quel fotti fotti. Presi una bottiglia di Whiskey su una mensola e me ne andai. La festa sembrava che stesse giungendo allepilogo. Mi accomodai su un divano. Dopo qualche sorso mi sentii meglio. Non mimportava se ero l'unico a non aver rimorchiato. Ora avevo la compagnia giusta, una bottiglia di Jack che entrava e bruciava quello che trovava: passioni, ricordi, amore. Ma poi ogni tanto tornava su. Sentii un tonfo che fece sussultare limpolverato divano. Era una ragazza con gli occhi neri che traboccavano di solitudine. Mi scrutarono dentro e violentarono un po di quellanima che mi era rimasta. Lei ed io vicino eravamo la poesia e loscenit, la dolcezza e la cattiveria, la leggiadria e lo squallore, la farfalla e lippopotamo.

Come ti chiami? Oksana Skoblikova, cecena. Wilem, italiano. Mi prese una mano. Evitai di parlare. Andiamo a casa mia? Uscimmo. Lei mi stringeva una mano, io la bottiglia di Jack. Pioveva. Ci lasciammo alle spalle la festa, Andeevi, Svetlana, linutilit. Con me avevo tutto ci che serviva: mezza bottiglia di Whisky e un cuore di donna. Arrivammo a casa sua e andammo in camera da letto, salendo delle scale di legno. Era piccola e accogliente e si respirava femminilit nellaria. Cerano monili in porcellana, piccoli vasi di cristallo swarosky, miniature cinesi sulle pareti, un gabbiano di legno appeso a dei fili di nylon, lettere in buste colorate sparse sulla scrivania, foglie secche come sottovasi e un evanescente profumo dincenso. Non sarei pi uscito da quella stanza. Feci un paio di sorsi e realizzai come i pensieri si accavallano quando si ciuchi traditi. La razionalit li frena in un angolo del cervello, poi lalcol la stordisce e loro schizzano imbizzarriti, come fuochi dartificio nella calotta cranica. Sedetti sul suo morbido letto. Oksana accese dei ceri, creando un pacioso gioco di luci e ombre, e sintonizz la radio su una frequenza New Age. Incominciai a rilassarmi per la prima volta nella mia vita. Lei fece cadere il vestito e rimase in intimo. Togliti il maglione! mi ordin svitando il cappuccio di un tubetto rosa. Mi spogliai e mi stesi a pancia in gi. Sentii la crema fredda in una strisciolina spalmata da una mano. Poi da entrambe. Sfiorava la pelle con i polpastrelli, dal collo fino al bacino ed era rilassante. Bastava sintonizzarsi sulle sensazioni per raggiungere larmonia. Mi scioglieva e distendeva. Millusi di essere sul punto dinnamorarmene. Mi girai e la guardai negli occhi. Poi li chiusi e ci unimmo in un cocente amplesso liberatorio. Dopo maddormentai.

Mi risvegliai nel pomeriggio, avvolto nelle coperte. Andai alla finestra e puntai il cielo grigio. La pioggia precipitava, Oksana dormiva placida, ma il mio maledetto senso di solitudine non era ancora andato via.

Rascid ha baciato la mia donna Ero in ritardo di mezzora e tutto per colpa del mio room-mate chiuso nella doccia. Ogni volta si ripeteva la stessa storia. Entrava nella doccia e poi si dimenticava di uscire. Aveva il cervello imburrato. Se ne stava tutto il giorno seduto in cucina, fissando la tovaglia verde e la sera simpasticcava sdraiato sul pavimento della sua stanza senza porta, lasciando che la bava gialla gli colasse fino allindomani mattina. Era un maledetto cane rabbioso che pregavo di ritrovare morto un giorno. Ogni tanto entravo in silenzio nella sua camera e lo scuotevo con il piede. Lui rantolava con gli occhi spalancati, in stato dincoscienza. Ne approfittavo prendendolo a calci nello stomaco. Che colpa ne aveva? Nessuna. Lo facevo per sfogarmi. A volte spariva per alcuni giorni, lasciando le scarpe nella sua camera. Alla fine ritornava sempre, purtroppo. Arrivai al collegio e il portone era aperto. Nella sala della festa cerano solo pochi ragazzi che bevevano birra. Continuai fino alla cucina di Farzam e lo trovai che sedeva, abbracciato a Elena. Mailene fingeva di non essersi accorta di me. Beveva un bicchiere di vino rosso e parlava con unamica. Wilem, sei sempre il solito. Abbiamo gi finito di mangiare. rimasta solo qualche bottiglia di vino, squitt Elena. Non importa. Riempimi un bicchiere. Mailene incazzata nera. Ti aspetta da mezzora. Sedetti accanto Mailene e labbracciai. Poi presi il bicchiere e ne svuotai met. Cosa avete mangiato di buono? domandai incuriosito. Carne con chili. Li ha cucinato Farzam, disse Elena. Oh Ges! Ho perso un piatto cucinato dal mio amico. Riempii il bicchiere e strinsi una coscia di Mailene che mi mand un sorriso dapprovazione. Sarebbe stata una serata speciale, lo sentivo. Lei non faceva altro che guardarmi e sorridere. Dovevo piacergli veramente. Per gioco la baciai. Farzam, dove posso lasciare il giubbotto? Tieni le chiavi della mia camera e poggialo sul divano.

Grazie. Aspetta. Andiamo via tutti assieme tanto qui non abbiamo pi niente da fare. Entrai nella sua stanza, gettai il giubbotto sul divano e li raggiunsi. Mailene era la mia ombra. Farzam sosteneva che dovevo ringraziare Allah, se una donna si era affezionata a me, ma io Allah non lo conoscevo mica. Non ero contro lamore e i suoi surrogati. Ero semplicemente sfortunato. Le donne che volevo non le avevo, quelle che non mi trasmettevano nulla me le ritrovavo a fianco e lei era una di queste. Non che mi dispiacesse, per carit. Ad una donna non si dice di no. Lalcol le fa sembrare tutte belle. Sognavo solo una persona speciale e non un toro sbronzo. Farzam non si creava scrupoli. Era il mulino del sesso e macinava di tutto. Entrammo nel salone e lasciai Mailene per andare a prendere da bere. Quando tornai, la sorpresi baciare un energumeno al centro della pista. La sua devozione non era durata abbastanza. Tirai un sospiro di sollievo. Wilem, ragli Rascid, quando vuoi bere, dimmelo. Conosco la ragazza al bar e mi riempie i bicchieri senza pagare. Daccordo, gli risposi entusiasta, Non ti lascer per il resto della serata. Farzam prese Elena e and a scaldarla in un angolo. Rascid si avvicin con una pinta che lasci sul tavolo. Bevi! mi ordin strizzandomi l'occhio, poi spar. Una ragazza usc dalla congerie di gente sulla pista e mi avvicin. Indossava una sottana color pesca, collants neri e tacchi a spillo. Aprii il pacchetto di sigarette e ne infilai una tra le sue labbra rosse. Lei sorrise. Hi! la salutai. Hi! Mi piace la tua sottana. Non una sottana. Its an evening dress. Come ti chiami? mi chiese. Wilem. Per te lover-boy! Ah, ah, ah. Di dove sei? Italia.

Parli bene inglese. Non si sente laccento Italiano. Meglio cos. Ti va di ballare? No! Sediamoci su quei divanetti. O.K.! Mi pass davanti ondeggiandolo. La tentazione fu forte e non resistetti. Ehi, vacci piano. Mi puoi smagliare i collants. Ci baciammo e non capii pi nulla. Scivolai con le mani sul suo corpo ardente, mentre lei succhiava e muoveva veloce la lingua. Poi si stacc e and via. Mi alzai e incontrai Rascid con gli occhi sanguigni che minvit a bere del Whiskey nella sua cucina. Accettai di buon grado. Quando uscimmo dalla sala, vedemmo Mailene seduta sola nel corridoio. Mailene. Andiamo a bere un po di Whiskey con Rascid! Lei sorrise e ci segu. La cucina era sottosopra. Rascid prese dal fridge-freezer una bottiglia e riemp tre bicchieri. Poi accese lo stereo e saltell da un piede allaltro in maniera davvero sgraziata. Mailene lo guardava divertita, battendo le mani a ritmo. Rascid labbracci e ballarono stretti. Ad un tratto mi ricordai di aver lasciato il giubbotto nella stanza di Farzam. Sollevai la cornetta e feci il numero. Suon libero per parecchi minuti, poi rispose una voce seccata. Chi ? Ciao, sono io. Puoi poggiare i nostri due giubbotti sul davanzale del corridoio? Rascid riemp il bicchiere di Whiskey a Mailene, mentre io mi chiudevo la porta alle spalle. Il corridoio era un lago di alcol. In un angolo, seduto sul pavimento, un ragazzo batteva la mano in una pozzanghera di birra e lasciava che le lacrime gli scendessero lente per le guance. Attraversai il corridoio e trovai le giacche per terra, inzuppate e sgualcite. Le presi e tornai dai miei amici. Rascid era seduto su una sedia. Mailene se ne stava sulle sue gambe e si lasciava toccare, mentre lui la baciava. Riempii un bicchiere e me lo gustai guardandoli. Mailene non era molto brava a scaldarlo e Rascid la baciava demotivato.

Svuotai il bicchiere e ruttai. Si voltarono di scatto. Sei tornato? mi ghign Rascid. Gi! Mailene mi strinse le braccia intorno al collo e mugol: Mi dispiace La spinsi via. La bottiglia di Whiskey era finita, cos non era rimasto altro da fare. Le gettai la giacca fradicia di birra e andai via. La solitudine paga pi di una scopata inconcludente, a volte.

Ad Aleksander con amore Apr gli occhi. Nessun rumore. Solo laria asfissiante nel buio. Aleksander era troppo nervoso per dormire. Accese la luce. Un poster di un concerto rock di fronte e biancheria sporca intorno. Aveva venduto la mobilia per pagarsi da bere e bucarsi. Prima fu la volta dellarmadio, poi di un paio di sedie e del letto. Era rimasto solo un comodino sforacchiato e consunto. Ora dormiva in un sacco a pelo, su un materasso tarlato da dove uscivano i batuffoli di lana. Unangoscia lo affliggeva e lalcol e la marijuana non riuscivano pi ad ammansirla. Non si spiegava come fosse finito cos. Ci che lo circondava gli trasmetteva un senso di stupidit. Viveva solo. Niente amici, hobbies, lavoro, donne, amore, odio. Nulla di nulla. La bestialit degli uomini e lassurdit della vita gli incutevano terrore. Affrontava la strada solo da sbronzo, l'ultima difesa. Passava il tempo guardando la gente in strada, dalla finestra della sua stanza. Spettatore della vita, parassita allultimo stadio. Una foto sul muro scalcinato portava una firma sotto una frase in corsivo: Ad Aleksander con amore. Brigitt e. Come suonava lontana quella parola. Rimbombava dentro, facendolo tremare. In passato aveva significato tanto. Ora pi nulla. Quel poco di vita che aveva, moriva come una candela. Lui e la sua donna si erano incontrati ad una festa reggae. Gli colpirono i capelli Rasta di lei che le cadevano pesanti. I solchi profondi sotto gli occhi celavano la sua tristezza. Fumava un joint e parlava funerea con due gay di colore. Prese una sedia e le sedette di fronte. Lei fece finta di niente. Allultimo giro lei spense lo

spinello nel portacenere e gli incoll gli occhi. Solitudine e sventura a confronto. Lui le sorrise, ma non parlarono. Non cera molto da dirsi. Bastava unocchiata reciproca per capire lodio e la mostruosit. Il suo bicchiere di birra fin e ne ordin un paio per entrambi. La sua mano le stringeva il ginocchio, mentre lei lo guardava. La coppia gay si allontan scocciata, facendo cadere le sedie. Le pinte arrivarono, brindarono e attaccarono a baciarsi. Avevano bisogno di sentire un corpo caldo accanto con una buona dose di birra in circolo per sedare la solitudine. Erano stanchi e infiacchiti. Il dolore aveva consumato le loro emozioni e li aveva svuotati. Vivevano aspettando la fine. Unattesa stupida e lunga. Non avevano il coraggio di chiudere con una rasoiata ai polsi. Il pensiero di una morte lenta li atterriva. Rimanevano solo quegli umidi baci tra le labbra screpolate, la lingua crespa bruciata dal vino e lalito di nicotina. Quella notte sarebbero finiti a letto senza provare il minimo desiderio. Bastava avere vicino qualcuno per poche ore e stare meglio. Una mattina il suo corpo nudo, freddo lo aveva svegliato. Accese una torcia tascabile poggiata sul comodino e la punt sul suo viso. Le palpebre erano spalancate, liride incolore e la mascella rilassata. Un nodo gli serr la gola e le lacrime scesero copiose. Non era pi riuscito a cancellare quellimmagine davanti agli occhi. Cercava di dimenticarsene, ubriacandosi ogni volta che ritornava in mente, ma i ricordi non svaniscono facilmente. Il corpo fu percorso da brividi freddi, che gli impedirono di riprendere fiato per alcuni secondi. Le piaghe sul torace sanguinarono lentamente, seguendo i rivoli coagulati. Non aveva senso vivere in quel modo, tra i rimorsi, i ricordi e le paure. Gir la testa in direzione della finestra, come per trovare conforto in qualche possibile raggio di luce. Lo scintillio della carta stagnola che avvolgeva cento grammi di eroina suscit la sua attenzione. Prese una siringa sporca dal comodino, un cucchiaio e prepar una dose. Cerc il laccio emostatico, ma non lo trov. Era sepolto nella polvere, nella biancheria. Si arrangi con una stringa da scarpe. Le vene si gonfiarono nel braccio ossuto e lago penetr la pelle giallastra. Lui tir un po di liquido scuro e spinse lo

stantuffo sino in fondo. Quei cinquantacinque chili di ossa, tartaro e disperazione si agitarono. Le orbite vuote e bianche, le vene tese come corde di chitarre. Rimase rigido con una stupida contrazione delle labbra come una smorfia di protesta e un braccio violaceo stretto da un laccio da scarpe. Mor cos.

Aspettando Kyra Ero a letto con le braccia conserte e fissavo la parete. La pioggia batteva forte sulla finestra frangendosi in mille gocce. Il cielo era una nuvola grigia e i miei pensieri erano interrotti dal ticchettio della sveglia. Mi tirai su e sgranchii la schiena. Kyra era in ritardo. Di solito rientrava tra le ventuno e le ventuno e trenta. Guardai lorologio. Segnava le ventidue. Sperai che non le fosse successo niente. Era uscita in bicicletta.6 Alzai la cornetta e telefonai allI.S.C., ma non rispose nessuno. Composi il numero di Sadi. Ciao! Sono Wilem! Ehi! Che fine hai fatto? Una brutta fine. Credo di essermi innamorato, ma non sono sicuro. Quando ti vedo, ti stendo. Sempre a combinare stronzate, mi rimprover. Non colpa mia. Non era premeditato. Anche la morte ti prende di sorpresa... Ma dai, non mica cos tremendo, protestai. Non adesso. Aspetta e vedrai che ho ragione! Senti! Sono preoccupato per Kyra. Non ancora arrivata. Te lo avevo detto. Incominci gi ad accusare i primi attacchi di gelosia. Non fare lo stronzo. Sono preoccupato. in giro in bicicletta. Si sar fermata a casa di qualche amica. Lo spero. Vengo a prenderti. Hai bisogno di distrarti. Riattacc. Aprii il frigorifero, presi una Ceres e lo aspettai davanti alla finestra. Immaginavo cosa aveva in mente in fatto di distrazioni, ma nella mia testa cera solo lei. Un colpo di clacson mi fece sobbalzare. Lasciai un biglietto per Kyra, promettendole di ritornare entro mezzanotte. Uscii in cortile.
6

Acronimo di International Student Centre.

Sadi aveva cambiato macchina. Era una BMW bianca con gli interni di pelle. Aprii la portiera e salii. tornata? No! Non ti preoccupare. Sicuramente si sar fermata a casa di qualcuno a bere! S? perch non mi ha avvertito? Tipicamente danese. Cosa? Avere poca considerazione della gente? feci risentito. E ora dove andiamo? Da Kirsten e Mia. Lauto part sgommando. Il cielo era maledettamente plumbeo e avevo voglia di tornarmene a casa a dormire. Il sonno, come lalcol, cancella i pensieri tristi, ma sapevo che Sadi non me lo avrebbe permesso. Per lui la solitudine era una specie di lebbra dello spirito. Lasciammo la Paludan-Mullers Vej e proseguimmo dritti fino a Trojborg. Sadi parcheggi e scendemmo, riparandoci sotto un cornicione. Suonammo e rispose una voce infantile. Chi ? Sadi. Ci invit a salire. Il palazzo era stato costruito prima della guerra, cos non cerano ascensori e le scale erano sudice e mandavano un rancido odore di birra. Salimmo fino al quarto piano. Ooooh Sadi, che sorpresa! Entrate! Era Mia, dalla voce virginale. Ci sedemmo intorno ad un tavolino. Che mi racconti, Sadi? domand Mia. Solita routine: donne, lavoro e amici. Lavori sempre in nero? Certo, altrimenti perdo il sussidio Ad un tratto entr nella stanza una donna in vestaglia, con un asciugamano sulla testa e uno spacco fino allinguine. Dallapertura si affacciava una gamba lunga e polposa. Pass indifferente davanti a noi ed entr in cucina. KIRSTEN, FAMMI UN FAVORE le url Mia, PRENDI LE BOTTIGLIE DI SPUMANTE DAL FRIGO, BICCHIERI E

CAVATAPPI. Kirsten torn con un vassoio, i bicchieri e le bottiglie. La cintura le pendeva davanti e dallapertura sintravedevano il pube riccio e un po di seni. Si avvicin e poggi il vassoio sul tavolino. Sadi, chi il tuo amico? domand incuriosita. Italiano. Studia qui. Allung una mano. Piacere. Kirsten. Wilem! Mia aveva riempito i bicchieri, ma lodore non era buono. Che ne dite se ci spostiamo nella mia camera? Possiamo ascoltare della musica, disse Kirsten. Sadi e Mia si alzarono. Io aspettai di finire la bottiglia, poi li raggiunsi. La stanza era tappezzata di velluto rosso e non era molto illuminata. Kirsten aveva acceso dei ceri e latmosfera era angosciante come quello di una camera ardente. Mi sistemai sul tappeto, con le spalle al muro e una nuova bottiglia in mezzo alle gambe. Risalirono dallanima il dolore, la pazzia e la paranoia. Stappai la bottiglia, riempii i bicchieri e brindammo. Sadi limonava con Mia. Kirsten mi guardava chiedendosi cosa aspettavo. Riempii il bicchiere e bevvi. Sadi e Mia uscirono chiudendo la porta. Kirsten si avvicin e mi marchi con un bacio. Ricambiai, ma poi la mollai calda. Lei sarrabbi e and via. Mi fumai una sigaretta e finii la bottiglia. Dopo andai nel soggiorno. Sadi sorseggiava un Whiskey, mentre Mia lo accarezzava. Appariva soddisfatta. Wilem, ora di andare. Sono le tre. O. K. annuii stordito. Mia mi salut con un abbraccio. Kirsten non la rividi mai pi. Salimmo sulla BMW e corremmo via. Perch diavolo hai quella faccia da cane bastonato? chiesi a Sadi. per mia moglie. Il cellulare squillato diverse volte. Arrivammo a casa. Salutai Sadi ed entrai. La bicicletta di Kyra era appoggiata ad una sedia. Pensai a cosa inventare per giustificare il ritardo, ma non mi venne nulla di sensato. Entrai nella camera da

letto. La trovai nuda, con le lenzuola che le coprivano i fianchi e la testa sul torace imberbe di un danese. Mi sentii come un calzino logoro sul fondo di un cassettone dei rifiuti. Presi la cornetta e chiamai un taxi. Aveva ricominciato a piovere. Dalla casa accanto giungevano urla e rumori di oggetti infranti sul muro. Era una maledetta notte di fine maggio e le stelle avevano smesso di brillare, mentre lumidit mi entrava nelle ossa ed ero ancora una volta solo.

Lo scorreggione alla marijuana Sudavo copiosamente, mentre la pila di piatti cresceva. Che fica ho scopato ieri notte! tuon Mohammad entusiasta, mentre io sfregavo, insaponavo e sciacquavo. lho conosciuta allIrish Pub. Avresti dovuto vederla. Aveva gli occhi fissi nel vuoto e le scivolavano sulle guance delle lacrime nere di mascara Grattavo con una spugna di alluminio, mentre la pelle delle mani si staccava. Era come sbucciare una banana. Gli acidi corrodevano e non ero nemmeno assicurato. Ho attaccato subito discorso e ho scoperto che era incinta e che il suo uomo laveva lasciata. Quando la strada piena di stronzi, si finisce sempre per calpestarne qualcuno... critic con la voce amara e rauca. Gli lanciavo i piatti che lui asciugava e posava su una mensola. Ripetevamo gli stessi movimenti da almeno nove ore. Le ho preso una mano e lho accarezzata BASTAAA! qualcuno url alle nostre spalle, LA SMETTETE DI DIRE STRONZATE? LAVORATE E SBRIGATEVI! Mohammad mi guard e rise, ma un piatto gli scivol dalle mani e cadde. La voce sbrait pi forte. MALEDETTO! TE LO DEDUCO DALLA GIORNATA! Il gestore fece cadere trecento corone sul marmo e and via. Mohammad prese i soldi e li cont. BASTARDO! Nove ore di lavoro e ci ha dato solo centocinquanta corone a testa. Chi si crede di essere? Lo denuncio per sfruttamento. Lascia perdere. Non servirebbe a nulla. Che vada a fare in culo il suo lavoro. Io mollo! E dove vuoi andare? Gi, dove? Se ne fottono degli arabi in questo paese. mugugn. Se ne fottono ovunque dei poveracci!" Gli passai la bottiglia. Fatti un sorso! Grazie amico. Ascolta, tra mezzora devo incontrare Ingrid, la

donna di cui ti parlavo e viene con unamica. Molliamo tutto e andiamo! Tolsi il grembiule e lo gettai nel lavello, poi drinkai le ultime dita di vino e corremmo via. Mi ero ritrovato con un lavoro che non volevo. Una notte, ubriaco marcio, ballavo con Francine e le stavo appiccicato come un francobollo, ma siccome le puzzava lalito, non lavevo ancora baciata. Non mi spiego perch, ma le chiesi se cera un posto libero dove lavorava. Il giorno dopo ero stato assunto come lavapiatti e l conobbi Mohammad, un disgraziato che attendeva la fortuna. Eravamo cos, impauriti e sbattuti dalla vita e non so bene perch. Le cose tiravano avanti cos e basta. Ora lamico aveva una gran fretta e non riuscivo a stargli dietro. Mancano ancora dieci minuti. Vai piano che mi fai bruciare tutto lalcol! Meglio arrivare prima, piuttosto che farle aspettare. Davanti al Magasine non cera nessuno. Ti hanno bidonato! lo provocai. Siamo in anticipo. Abbi fede. Ho perso la fede, risposi accendendo una sigaretta. Dopo alcuni minuti due figure ondeggiavano da lontano. La fede di Mohammad era stata premiata. Viva Allah. Le andammo incontro. Il mio amico aveva ragione. Avevano i capelli lunghi e pezzi di cielo incastonati nelle orbite. Ciao, sono Ingrid, disse una porgendomi la mano. La strinsi. Wilem! Ciao. Mi chiamo Bialoszeski Marja Matei! Sorrisi. Dove si va allora? domand Mohammad. Che ne dite dello STRIP-BAR? sugger Marja. Ottima idea. Andiamo! Passammo per una viuzza del centro storico, dove le case erano vecchie e cadenti. Mohammad prese la mano di Ingrid e la baci. Marja camminava accanto a loro, mentre io le ero dietro. Non avevo bevuto abbastanza e mi sentivo un po impacciato. Ci ritrovammo in una piazza asfaltata. Lo Strip-bar si trova l in fondo, indic Ingrid.

Non riuscivo a capire dove ci trovassimo. Il culo di Marja mi aveva distratto con la sua minigonna elasticizzata e tirata nei punti giusti. Le cosce biancheggianti ricordavano quelle della vergine immacolata. Era una bella chiavata sacrilega. Dio non sa cosa si perdeva. Wilem, hai inghiottito la lingua? mi domand Ingrid. Lasciatelo stare, ragazze. Ha avuto una brutta giornata, intervenne Mohammad. No, non per questo. Pensavo al mio padrone di casa che mi vuole sfrattare. Non apprezza i miei motivi artistici sui muri... risposi. Sei un pittore? domand Marja. In un certo senso. Esprimo lincontinenza della libido. In parole povere imbratta il muro di sperma, le chiar Mohammad. Ridemmo assieme. Le mie dita si trovarono tra quelle di Marja. Avevo bisogno di sicurezza e quella sera la cercai in lei. Arrivammo sotto uninsegna al neon che lampeggiava. Marja mi baci la guancia e le strinsi una chiappa per scaldare latmosfera ed entrammo. La musica era davvero forte e non potevamo parlarci. Sembravamo dei pesci boccheggianti. Marja mi chiese di trovare un tavolino libero davanti allo stage delle spogliarelliste. Mohammad grad la scelta. Una cameriera in topless un po scarsa distribu i men. Ordinammo due Whiskey e due Guinness, poi and via sculettando contenta. Era poco dotata anche dietro. Lo spettacolo era gi cominciato. Era il turno di unasiatica niente male, tutta tonda, sagomata e calda. I seni enormi seguivano il ritmo del resto del corpo, tranne gli occhi. Quelli cadevano sugli stronzi in giacca e cravatta seduti in prima fila. Bastava fissarli per qualche secondo e uscivano banconote da cento corone. Un po di culi, tette e svuotavano i portafogli. Un poveraccio allangolo della strada non riscattava nessuna piet. Voltai le spalle e mi dedicai a Marja. Era veramente bella. I capelli sciolti le cadevano sulle spalle. Le gambe pallide e fragili come porcellana riflettevano la luce del neon, mentre gli occhi azzurri e mesti mi volevano entrare

dentro. Ci baciammo. Mohammad invit Ingrid a ballare. Marja e io ci alzammo e andammo a sedere su dei divanetti tra loscurit e fu bello. Limonava come se scopasse. Ci eccitammo e decidemmo di andare via. Salutai Mohammad, ma sembr non capire. Lei prese dalla borsetta un paio di sigarette e fumammo. La notte aveva inghiottito ogni cosa. Non ero sbronzo, cos avrei dato il massimo. Speravo di rivederla per darle il resto. Avevo bisogno di un po damore. Non lho pi rivista e sono ancora qui che aspetto.

Tutti a casa di Mohammad Lultima fermata del 42 era di fronte al palazzo di Mohammad. Rufus alz il colletto e suon. Chi ? rispose una voce nasale. Sono io, Rufus! Il portone si apr. Mohammad abitava al quarto piano di un vecchio edificio senza ascensore. Rufus sal, tenendo il soprabito sulla spalla. Giunto al quarto piano, buss. Mohammad apr accogliendolo con uno stupido sorriso. Aveva dei disgustosi denti da coniglio. Vecchio porco! esclam Mohammad, poggiandogli una mano sulla spalla, Entra. Ti stavamo aspettando. Rufus sorrise. Il corridoio che attraversarono era corto e stretto. Le pareti erano tappezzate di fotografie, interviste, ritagli di giornale, souvenirs della Monroe. Entrarono nella cucina. I presenti si alzarono in piedi e ricevettero Rufus con una prodigiosa stretta di mano. Questo Rufus! fece Mohammad rivolto agli amici. CIAOOO. intonarono in coro gli amici. Allora prima le presentazioni. Lui Manolo, portoricano. Poi c Andrew e Wilem che gi conosci. Lui Leo e gli altri due sono Jespa e Niels. Huuugrh, huuhg, mgurrgh, mugg Leo. Salve! salut Rufus. Leo ci tiene che racconti la sua storia, cominci Mohammad, avvicinando una sedia al culo di Rufus, Una notte ha preso una sbornia tremenda con un gruppo dindiani. Ci ha messo tutta la buona volont per batterli, ma non c riuscito. Ha scolato quattro bottiglie di vino di fila, pi sei bicchieri di Bourbon. Gli Indiani gli erano avanti di appena tre bicchieri. Uscendo dal Paddy Goes Easy, ha inciampato sulla soglia e cadendo ha tranciato la lingua di netto. Un cane randagio lha ingoiata in un boccone. Huuurghllg, sluurghhhrg, muughrgh mugol Leo mostrando il moncone. Mohammad, le ragazze quando arrivano? protest Wilem

impaziente. Quando si trattava di donne era sempre nervoso. Sta calmo. Tieni, bevi e aspetta. sugger Mohammad avvicinandogli una bottiglia di buona Borgogna. Rufus prese lerba dalla busta e prepar degli spinelli. Wilem, per favore! Devi darti alla birra. Chi beve birra campa centanni! esclam Jespa. E chi invece beve vino, non muore mai! Tutti lo accolsero con una rumoreggiante risata. Il citofono suon. Niels and ad aprire. Sono arrivate le ragazze! Sono arrivate! esult trionfante. Rufus fumava assorto. Di fronte apparvero delle donne un po sfatte che fumavano delle sigarette che odoravano di menta. La pi grassa non smetteva mai di ridere. Le altre massaggiavano le gambe per mantenere la circolazione sanguigna. Il rumore delle unghie sui collants bigi, fece accapponare la pelle di Jespa. Mohammad le accolse con uno sguardo ferino. Rispondevano ai nomi di Iva, Julee, Berth e Irinka. Niels pens a come sarebbe stato difficile scovare la fregna in mezzo a quei tessuti cascanti, morti e fatiscenti. Erano solo un ammasso di cellulite floscia fasciata da un vestito elastico e una volta sfilato si sarebbero liquefatte come denso burro. Bene, ora apriamo le bottiglie di Porto per scioglierci un pochino. esort Mohammad. Le donne presero i bicchieri e cominciarono a sorseggiare. Wilem pens a scaldare latmosfera, facendo cadere la mano sulla cicciuta coscia di Iva. Lei si volt di scatto e gli morse un orecchio. Lui si tir indietro bruscamente e strinse i denti per il dolore. Laria era satura di gas allucinogeni. Gli spinelli sul tavolo erano bagnati di vino. Rufus li poggi sul termosifone, apr una bottiglia di Vodka e innaffi le budella che si contorsero. Leo si era stancato del culo di Irinka. Era come tastare un sacco di farina duro e insensibile. Prese una bottiglia e bevve. Mohammad tir Berth per i capelli e le ficc la lingua in bocca. Lei si sent stuprata e gli massaggi i testicoli. Mohammad mugol soddisfatto. Segu un brindisi. SKL! Il tavolo schiumoso era innaffiato di vino, pieno di semi di

marijuana e salviette. Wilem salt su Julee, la tast e la baci, mentre lei schiumava come un esercito di lumache. Poi lei lo spinse via e alz il vestito, scoprendo le gambe di panna montata. Era agghiacciante con tutti quei peli pubici che uscivano dalle mutande, dalle pieghe della carne, dai nei grossi come castagne. Rufus, sudato e stravolto, accese lennesimo joint, lo ficc in una narice e si masturb spedito con la verga che gli guizzava come un pesce vivo. Leo, Jespa e Niels si precipitarono su Irinka e la sfiancarono a furia di scopate. Il pavimento era cosparso di vetri, di bottiglie, di bicchieri, di vomito. Intorno se ne stavano sdraiati i corpi senza vita dei partecipanti. Wilem era sul corpo di Julee, con una luminescente bava che gli colava dalla bocca. Ogni tanto era preso da fremiti di piacere, ma era troppo esausto per ricominciare. Nel Frattempo anche Berth si era spogliata e mostrava orgogliosa il suo corpo in piena decadenza. Il culo le pendeva come una camera daria forata e i seni erano poggiati sul grosso ventre come borracce di pelle vuote e consunte. La festa era agli sgoccioli e Rufus non aveva ancora terminato. Si accese lultimo spinello e continu a masturbarsi violentemente. Poi si alz, volse la testa verso lalto e batt le pelvi contro la mano. I capelli si agitavano nellaria come colubri. Gli occhi strabuzzavano per il dolore. Gocce di sangue colarono gi dal pene bollente e gli macchiarono le scarpe in camoscio. Aument la presa. Lo strizz, lo torse, lo graffi con le unghie nere di nicotina. Il sudore gli colava dalla fronte ed era assorbito dalla barba di una settimana. Mohammad lo guardava disteso sul pavimento e cronometrava la resistenza del folle. Allimprovviso Rufus stravolse il viso e grid: GUARDATE LE RANE! GUARDATE LE RANE! VEDO LE RANE! si gir verso i corpi stesi e schizz come un idrante. Quando fin, guard soddisfatto la mano sporca di sperma e cadde a terra. Da un tetto una gatta in calore miagol alla citt fantasma. Wilem saffacci alla finestra e vide gli occhi felini brillare nelloscurit.

La mia follia forse diversa da quella degli altri? Lavorare nelle cucine era davvero crudele. Avevo le mani screpolate dagli acidi, le unghie gialle e la lingua impastata dalle esalazioni della candeggina. Il mondo fuori si ubriacava, fotteva, viveva e io me lo perdevo. Allorario di chiusura tornavo a casa con la puzza di frittura addosso e con una bottiglia di vino che scolavo con calma, pensando a quanto fosse strana la vita, poi mi addormentavo. Dopo tre mesi non ne potei pi e mi licenziai. Dovevo preservarmi dalla pazzia. Ritornai alla vita, al lassismo, alloscenit e allindecenza. Mi sentivo a mio agio e abbastanza lontano dallottusit. Le giornate passavano pigre e inattive, mentre lidea di qualunque attivit fisica mi provocava conati di vomito. Cos me ne andavo in giro tutto il giorno per le vie del centro, ammirando la figa in gonnella e godendo di quel senso di libert che si prova dopo un periodo di reclusione. Una mattina passeggiavo per Frederiks gade, mentre le donne affollavano i negozi dabbigliamento di qualit scandente prodotta in Italia per il mercato estero. Ne uscivano con il volto raggiante. Italian Style e il vestito non sopportava pi di un lavaggio. Sentivo il frusciare delle banconote da cento e mi veniva un senso di nausea. I crampi mi spremevano lo stomaco, la testa era stretta in una morsa, lacido mi saliva in gola e loro davano importanza a stupidi vestiti gialli con il decollet. Lasciai stare e continuai, ma le gambe erano molli e pesanti, mentre la gola bruciava e le ossa dolevano. Era come trasportare duecento chilogrammi di piombo su un materasso ad acqua. Poggiai la mano sulla parete e ripresi fiato, ma scivolai e caddi. Rimasi alcuni minuti in uno stato di semi incoscienza e non ricordo quanto. Aprii gli occhi e sentii il rumore metallico di monete sullasfalto. Mi avevano scambiato per un barbone e non avevano torto. Indossavo dei jeans logori e stinti, e una maglietta bianca sporca. Rimasi seduto fino a quando racimolai settanta corone, abbastanza da comprare qualcosa da mettere sotto i denti. Mi bloccai davanti a

un ristorante. Accanto alla cassa cera una mendicante. La figlia piangeva. Le comprai due tranci di pizza e la vecchia stracciona sorrise, ma gli riusc solo di stendere bene le rughe e mostrare le gengive sdentate. Mi rimasero cinquanta corone. Il buffet NO LIMIT veniva quaranta. Comprai un bicchiere di coca-cola annacquata e andai a sedere. Assaggiai di tutto, dalle pizze farcite alle insalate, dagli antipasti alla carne, ma il cibo era freddo e dopo un po nauseava. Mi fumai una sigaretta. Riconobbi Bill il beone, seduto ad uno dei tavoli in compagnia di due donne che fumavano nervosamente. Brutto bastardo! bofonchiai. Mi chiedeva di uscire soltanto quando non era in compagnia femminile e ingollavamo litri di birra fino allalba senza concludere nulla. Il figlio di puttana fissava le ragazze con la sicurezza di chi le avrebbe chiavate da l a poco. Cara vecchia latrina, lo salutai con una pacca sulle spalle, Non ci si vede da un po. Come ti butta? Il boccone gli and di traverso e toss, premendo il tovagliolo alla bocca. La pupa che gli era vicino lo colp sulla schiena. Gran bel culo! Proprio un gran bel culo! mormorai. Mi lanci uno sguardo fulminante con gli occhi rossi e sanguinei. Chi sono le tue amiche? agganciai con un sorriso. Lone e Lotte, mi rispose attenuando di poco quel suo fare scocciato. Poi si rivolse alle ragazze. un amico che ho conosciuto una notte in centro. Voleva rimorchiare mia sorella e lha torturata per tutta la notte, ma lei non ha ceduto. Tua sorella deve essere una donna tutta di un pezzo, comment Lotte. No. lesbica. Andai a sedermi vicino a Lone. Non era sexy come Lotte, ma andava bene. Aveva unaderente camicetta di raso color porpora, un wonder-bra e una catenina dargento che spariva in mezzo alle tette. Immaginai come sarebbe stato bello avere il mio cazzo al posto della catenina e mi vennero le palpitazioni.

Lone se ne stava di fianco, senza vita, con una sigaretta tra i denti di tartaro e mi guardava come se stesse osservando una cacata in strada. Non ero molto in forma. Uscivo da un periodo di sbornie, dinsonnie e mal di vivere. Unocchiata e si capiva tutto di me. Non hai un bellaspetto, fece Bill, Sembri malato con quella faccia gonfia. Sei sicuro di stare bene? No, non ne sono affatto sicuro. Ho le gambe di burro e mi reggo a fatica. Perch non vai da un medico? Ho solo bisogno di un po di riposo e di una donna a fianco. Sono daccordo! opin facendo locchiolino, Le donne sono la cura migliore. Guarda me. Gi! Hai visto Abdullah in giro? No. Non lo vedo da un paio di mesi. Mi aveva parlato di una sua idea di andare in California per spacciare, poi non ne ho saputo pi niente. Brutto bastardo! Si fottuto il mio anticipo di mille corone e non si fatto pi vedere. Non te la prendere. Consideralo un contributo per il biglietto aereo che avr pagato. Era lunico spacciatore di cui mi fidavo. Roba di prima qualit. Non avete ordinato del vino per caso? domandai. Sempre incollato alla bottiglia, tu! Dopo andiamo a casa mia che ti faccio bere qualcosa di speciale! I seni di Lone era la cosa pi bella che mi fosse capitata quel giorno. Mi fecero dimenticare le mie rogne. Il reggiseno raccoglieva tutto quello che cera e lo portava su. Mi eccitai. Lotte stacc lo sguardo da Bill e lo spost su Lone che sorrise. Si capirono come se ci fosse un filo di telepatia tra loro. Lone poggi una mano sul mio ginocchio, poi mi fulmin con un sorriso e scese verso l'inguine. Le infilai una mano sotto la camicetta e le strinsi un seno. Wilem, non qui! Andiamo via! intim Bill. Lotte aveva delle gran belle gambe modellate dai tacchi a spillo che davano forma pure al culo. Girammo per un paio disolati, dopo il Magazine e ci fermammo di

fronte ad un portone marrone. Eccoci! inton Bill trionfale. Il soffitto dellinterno scala era pieno di muffa grigia e ragnatele che pendevano polverose. Bill apr la porta del suo appartamento e fummo investiti da una puzza di stantio, di naftalina, di birra e di sudore. Lone poggi il culo sul letto. Che ne dite di una bottiglia di vino? cinguett Lotte. Per me va bene. Ma che sia rosso... specificai strizzando un occhio. Bill fu di ritorno con quattro bicchieri di cristallo. Lotte stapp la bottiglia e vers il nettare nei bicchieri. Quando pensi di ritornare in Italia, Wilem? mi domand Bill. Non lo so. Ho paura che una volta tornato, impazzir. Lone mi baci. Era come se mi avesse infilato una spugna imbevuta di vino. Continuai a baciarla. La prima bottiglia and via veloce. Lotte and in cucina e torn con una bottiglia di Porto. Capii che sarebbe stata una nottata dura. Lone mi abbracci e mi succhi lorecchio. Bill apr la bottiglia e mi riemp il bicchiere. Il Porto stato sempre tra i miei favoriti. come se nella testa mi scoppiassero venti cannoni, dissi sorseggiando. Senti Wilem. Io e Lotte vorremmo stare un po soli... Porto via con me la bottiglia e Lone. Certo. Ti chiamo un Tass! Bill si alz e fece un numero. Lone baci Lotte sulle labbra e andammo via. Quando aprimmo il portone, il taxi era l davanti che aspettava. Salimmo e passai la bottiglia a Lone. Dopo un po la macchina si ferm e Lone pag la corsa. Entrammo a casa mia. Che squallore! critic Lone rabbrividendo. C di peggio. Cosa? La stazione... Sorrise. Quattro bottiglie vuote in fila ci sbarravano la strada. Cosa significa?

Non lo so! Tirai un calcio e ne feci volare una che si frantum sulla porta di qualcuno. Cazzo che mira! Entrammo nella mia stanza. Il letto era disfatto e le coperte erano per terra. La baciai, ma ora non sapeva pi di nulla. Mi spogliai e andai sotto le coperte. Che fai? Ho sonno! HAI SONNO?! S. Ho sonno! Gli occhi le si accesero, me lo prese in mano e ci gioc. Venni, mi rotolai su un fianco e mi addormentai. Amen.

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