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Capitolo 1

Rumore nei circuiti integrati

















1.1 Introduzione

Questo capitolo tratta gli effetti del rumore elettronico nei circuiti integrati. Escludendo
linterferenza di segnali estranei prodotti da attivit esterne, lesistenza del rumore
fondamentalmente dovuta al fatto che la carica elettrica non continua ma trasportata in quantit
discrete uguali alla carica dellelettrone.
Lo studio del rumore importante poich esso rappresenta il limite inferiore per lampiezza
del segnale elettrico che pu essere amplificato da un circuito senza che si verifichi un significativo
deterioramento nella qualit del segnale stesso. Il rumore determina anche un limite superiore per
il guadagno utilizzabile in un amplificatore, in quanto, se il guadagno viene aumentato
indiscriminatamente, gli stadi di uscita possono anche saturarsi col rumore proveniente dagli stadi
dingresso.


1.2 Sorgenti di rumore

1.2.1 Rumore granulare (shot)

Il rumore granulare sempre associato con il fluire di una corrente continua ed presente nei
diodi e nei transistori bipolari. La corrente diretta, nel diodo, costituita da lacune ed elettroni che
diffondono come portatori minoritari. Il passaggio di ciascun portatore attraverso la giunzione un
evento puramente casuale e dipende dal fatto che il portatore possegga unenergia sufficiente e una
velocit diretta verso la giunzione; cos la corrente esterna, che appare come una corrente continua,
, in realt, costituita da un gran numero di impulsi di corrente, casuali ed indipendenti.
La fluttuazione della corrente chiamata rumore granulare (shot noise) ed ha un valore
quadratico medio che proporzionale alla larghezza di banda f (in Hertz) della misura; quindi pu
essere definita una densit spettrale della corrente di rumore che costante al variare della
frequenza (rumore bianco):

D I
qI S 2 = (1.1)
2


Capitolo 1 Rumore nei circuiti integrati
Leffetto del rumore granulare pu essere rappresentato entro il circuito equivalente per piccoli
segnali, a bassa frequenza, del diodo, includendo un generatore di corrente in parallelo al diodo,
come mostrato nella fig. 1.1:

S
I
r
d


Fig. 1.1 Circuito equivalente per piccoli segnali del diodo a giunzione, comprendente il rumore shot


1.2.2 Rumore termico

Il rumore termico generato da un meccanismo completamente diverso da quello del rumore
granulare. Nei resistori convenzionali esso dovuto al moto termico degli elettroni e non dipende
dalla presenza o meno di corrente continua, poich le velocit di trasporto degli elettroni, in un
conduttore, sono molto inferiori alle velocit termiche.
Il rumore termico direttamente proporzionale a T ed in un resistore pu essere rappresentato
da un generatore serie di tensione o da un generatore parallelo di corrente:

S
I
R
R
S
V


Fig. 1.2 Rappresentazioni alternative del rumore termico


kTR S
V
4 = (1.2a)
R
kT
S
I
4
= (1.2b)


1.2.2 Rumore flicker

Questo un tipo di rumore che si ritrova in tutti i dispositivi attivi e anche in alcuni elementi
discreti passivi, come i resistori al carbonio. Le origini del rumore flicker sono varie, ma nei
transistori bipolari esso causato principalmente da trappole associate con contaminazioni e difetti
cristallini nella regione di svuotamento emettitore-base. Queste trappole catturano e rilasciano
portatori in modo casuale e le costanti di tempo associate con il processo danno origine ad un
segnale di rumore la cui energia concentrata alle basse frequenze. Il rumore flicker sempre
connesso con un flusso di corrente e presenta una densit spettrale della forma:

( )
b a
I
f I K S =
1
(1.3)

3


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dove:

I una corrente continua
K
1
una costante caratteristica di un particolare dispositivo
a una costante compresa nellintervallo 0.5 2
b una costante di valore circa unitario

E evidente che il rumore flicker importante soprattutto alle basse frequenze, sebbene in
alcuni dispositivi esso pu essere dominante fino a frequenze nel campo dei MHz.
La costante K
1
non solo varia di ordini di grandezza da un dispositivo allaltro, ma pu anche
variare notevolmente per diversi dispositivi derivanti dalla stessa fetta di silicio, con gli stessi
processi di fabbricazione. Questo dovuto alla dipendenza dalla contaminazione e da imperfezioni
cristalline che sono fattori che variano casualmente persino entro la stessa fetta di silicio.


1.2.3 Rumore burst

questo un altro tipo di rumore a bassa frequenza che si riscontra in alcuni circuiti integrati e
transistori discreti. Le cause di questo tipo di rumore non sono completamente note, sebbene sia
stato dimostrato che esso connesso con la presenza di contaminazione da ioni di metalli pesanti.
Il rumore burst cos chiamato perch mostra esplosioni di rumore in corrispondenza di un
certo numero (due o pi) di livelli discreti, intorno a frequenze dellordine dei kilohertz. La densit
spettrale di rumore del tipo:

( )
2
2
1
c
c
I
f f
I
K S
+
=
(1.4)

dove:

I una corrente continua
K
2
una costante caratteristica di un particolare dispositivo
c una costante compresa nellintervallo 0.5 2
f
c
una particolare costante caratteristica di un determinato processo di rumore

I processi di rumore burst spesso si verificano con diverse costanti di tempo e quindi con
diversi valori di f
c
, inoltre, come nel rumore flicker, il fattore K
2
varia considerevolmente e deve
essere determinato sperimentalmente.


1.2.3 Rumore per effetto valanga

Questa una forma di rumore prodotta da scarica Zener o valanga in una giunzione pn. Nella
scarica a valanga, lacune ed elettroni, nella regione di svuotamento di una giunzione pn polarizzata
inversamente, acquistano sufficiente energia per creare coppie lacuna-elettrone nelle collisioni con
atomi di silicio. Questo processo cumulativo e il suo risultato la produzione di una serie casuale
di grandi impulsi di rumore. Il rumore sempre associato al flusso di una corrente continua ed
molto pi grande del rumore granulare della stessa corrente, dato dalla (1.1). Questo dovuto al
fatto che ogni singolo portatore pu far partire un processo a valanga che ha come effetto la
produzione di un impulso di corrente che contiene molti portatori che si muovono assieme.
4


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Il rumore che ne risulta costituito dallinsieme di un gran numero di tali impulsi. Il caso pi
comune in cui il rumore per effetto valanga costituisce un problema si ha quando nel circuito
vengono usati dei diodi Zener che quindi sono generalmente evitati negli stadi a basso rumore.


1.3 Rumore equivalente in ingresso

Si consideri una rete in cui sono presenti elementi passivi e attivi, a cui sono associate delle
sorgenti di rumore rappresentabili come generatori di tensione o di corrente (fig. 1.3a). Si pu
ottenere una rappresentazione equivalente riportando in ingresso tutte le sorgenti di rumore ed
inglobandole in S
V
e S
I
(fig. 1.3b).

RETE RUMOROSA
S
Vi
S
Ii

RETE
NOISELESS
S
V
S
I

(a) (b)

Fig. 1.3 Rappresentazioni equivalenti per una rete rumorosa


La seconda rappresentazione, ovviamente, permette una semplificazione del calcolo: si pu
stimare lo spettro equivalente del rumore, in un punto qualsiasi della rete, senza dover considerare
gli spettri delle singole sorgenti. Questa modellizzazione sempre valida, purch si tenga conto
delleventuale correlazione tra i due generatori di rumore: essi, in generale, non sono indipendenti
perch dipendono dallo stesso insieme di sorgenti interne di rumore. In realt per si pu arrivare ad
un risultato abbastanza preciso se il grado di correlazione basso; ci accade quando uno dei due
generatori ha peso dominante sullaltro o quando vi sono poche sorgenti in comune.
La potenza di rumore che si produce alluscita di una rete non pu essere calcolata se non si
considera limpedenza di terminazione dellingresso. Si consideri quindi la rete di fig. 1.3b con
allingresso limpedenza Z
s
:

S
V
S
I
A(j)
Z
S
Z
i


Fig. 1.4 Rete rumorosa con terminazione allingresso


Tale rete si pu schematizzare anche tramite i modelli di Thevenin o di Norton mostrati nelle
figure successive 1.5a e 1.5b, in cui S
Vi
lo spettro di rumore allingresso della rete e S
Veq
e S
Ieq

hanno le seguenti espressioni:

2
S I V Veq
Z S S S + = (1.5)
2
S V I Ieq
Z S S S + =
(1.6)
5


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S
Veq
S
Vi
Z
S
Z
i A(j)

S
Vi
Z
i A(j)
S
Ieq Z
S

(a) (b)

Fig. 1.5 Modello di Thevenin (a) e di Norton (b)


Si osservi che sono stati sommati i contributi di tensione e corrente e ci, come gi detto, si pu
fare solo nellipotesi di basso grado di correlazione tra i due generatori. La potenza di rumore in
ingresso vale:

( )

d S N
Veq IN

2
1

+

= (1.7)

Lo spettro del rumore in uscita sar:

( )
2
j A S S
Vi Vo
= (1.8)

essendo S
Vi
dato dalla partizione tra Z
i
e Z
s
:

2
S i
i
Veq Vi
Z Z
Z
S S
+
= (1.9)

Integrando la (1.8) si ottiene la potenza di rumore in uscita:

( )

d S N
Vo OUT

2
1

+

= (1.10)

Per confrontare i valori di potenza col livello di tensione o di corrente del segnale si passa al
valore RMS (V
RMS
):

N N
RMS
= (1.11)


1.4 Rapporto segnale-rumore

Dopo aver definito le potenze di rumore, nasce lesigenza di capire quand che esse possono
essere considerate piccole o grandi. A tal proposito si definisce il rapporto segnale-rumore,
dato dal rapporto tra le potenze del segnale e del rumore entrambe misurate in un punto qualsiasi
della rete, purch agli stessi terminali. Tale quantit solitamente espressa in dB:

( )
|
|
.
|

\
|
=
N
S
dB
P
P
N S log 10 (1.12)

6


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In termini di ampiezze piuttosto che di potenze, si pu definire, in maniera del tutto
equivalente:

( )
|
|
.
|

\
|
=
N
A
N S
dB
2
log 20 (1.13)


1.5 Range dinamico

Il rapporto segnale-rumore permette di valutare la bont di un circuito con riferimento al tipo di
applicazione, a volte per pu essere interessante parlare di unaltra grandezza: il range dinamico
di una rete o di un circuito. Si assume come valore del range dinamico il livello di potenza del
segnale per il quale si ha un valore del rapporto segnale-rumore pari a 0 dB. Se N la potenza del
rumore si ha:

N range dinamic log 10 = (1.14)


1.6 Fattore e figura di rumore

Il parametro riguardante il rumore, maggiormente usato, il fattore di rumore (o la figura di
rumore, pari al suo valore in dB) definito come:

( )
( )
OUT
IN
N S
N S
F =
(1.15)

Il numeratore della (1.15) riferito alla sorgente di segnale allingresso della rete, il
denominatore invece comprende i contributi dovuti alla sorgente e alla rete stessa:

Aout Sout OUT
N N N + = (1.16)

Nel caso particolare in cui la rete non rumorosa, si ha F =1 e quindi una figura di rumore
nulla; se la rete rumorosa si ha invece:

( )
OUT
Aout
IN
Aout
Aout IN
IN
IN
N
N
A N
N
N A N
A S
N S
F + = + =
+
= 1 1
2
2
2

(1.17)

che risulta sempre maggiore di 1. La (1.17) pu essere scritta anche come:

IN
Ain
IN
Aout
N
N
N
A N
F + = + = 1 1
2
(1.18)

Si tratta della stessa espressione, quindi le potenze di rumore possono essere valutate in un
punto qualsiasi della rete, purch ai medesimi morsetti, ottenendo sempre lo stesso valore.
La figura di rumore allora una propriet intrinseca della rete, utile per dare una misura di
come linterposizione della stessa peggiori il rapporto segnale-rumore.
7


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Si supponga adesso di avere un numero n di stadi in cascata, ognuno con una propria figura di
rumore e un proprio guadagno:

V
S
F
1
A
1
R
S
F
2
A
2
F
n
A
n


Fig. 1.6 Stadi rumorosi in cascata


Il fattore di rumore dello stadio complessivo dato dalla seguente formula:

( )
2
1 2 1
2
1
2
1
...
1
...
1

+ +

+ =
n
n
A A A
F
A
F
F F
(1.19)

in cui i guadagni indicati si riferiscono alle condizioni di adattamento (si tratta cio dei guadagni
di potenza disponibile). In realt si pu considerare il guadagno delle normali condizioni di
funzionamento, ottenendo ugualmente un buon grado di precisione.
Dalla (1.19) si vede chiaramente che i fattori di rumore che entrano in gioco pi pesantemente
sono quelli relativi ai primi stadi, poich quelli successivi sono via via attenuati di un fattore pari al
quadrato del guadagno degli stadi precedenti.
Si consideri una cascata composta da due stadi, di cui il primo sia un amplificatore (A
1
>>1), e
il secondo un attenuatore (A
2
<1), allora dalla (1.19) si ricava:

2
1
2
1
1
A
F
F F

+ =
(1.20)

da cui si scopre che F non dipende da A
2
, lattenuazione introdotta dallattenuatore. Sembrerebbe
quindi che linserire un blocco attenuatore non dia alcun problema. Si consideri per il caso in cui
lattenuatore costituisca il primo stadio e lamplificatore il secondo: A
1
<1, A
2
>>1, F
2
>>1 e si
supponga anche di essere nella situazione pi favorevole in cui lattenuatore sia non rumoroso.
La (1.19) diventa quindi:

2
1
2
2
1
2
1
1
A
F
A
F
F

+ =
(1.21)

che, in termini di figura di rumore, si pu scrivere anche come:

( )
( )
1 2
log 20 A F F
dB
+
(1.22)

Si capisce quindi che linserzione dellattenuatore si ripercuote in maniera molto pesante sulla
figura di rumore complessiva, indipendentemente dal fatto che possa essere di per se rumoroso:
lattenuazione da esso introdotta si traduce tutta in peggioramento della figura di rumore.
La posizione in cui viene messo lo stadio attenuatore risulta allora determinante per la resa in
termini di rumore dellintera rete. Naturalmente anche nel primo caso considerato lo stadio
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attenuatore avr un proprio peso, poich certamente al secondo stadio ne seguir un terzo (ad es. un
mixer o un amplificatore) che subir leffetto dellattenuazione. Se quindi c una posizione dove
lo stadio attenuatore potr essere collocato dove il proprio effetto risulter ridotto da un alto
guadagno realizzato dagli stadi precedenti: in genere pi a valle messo e meno effetti negativi
avr.


Esempio 1.1

Si vuole determinare lo spettro di rumore in uscita dellamplificatore operazionale
rappresentato in fig. 1.7:

R
2
S
VR1
R
1
S
VR2
S
Vo


Fig. 1.7 Circuito per lesempio 1.1


Applicando la sovrapposizione degli effetti:

( )
2
2
1 2 1 VR VR Vo
S R R S S + = (1.23)

Si vuole ora minimizzare il rumore tenendo per costante il guadagno A =R
2
/R
1
. Esplicitando
le espressioni si ha:

( )
2 1
4 R R kTA S
Vo
+ = (1.24)

bisogna quindi abbassare contemporaneamente il valore di R
1
e di R
2
, tenendo presente che la loro
riduzione per vincolata dal valore di dissipazione che si vuole mantenere.
Dalla (1.24) potrebbe sembrare che una riduzione del rumore vada di pari passo con la
minimizzazione del valore delle sorgenti (R
1
ed R
2
). Ci non vero in generale: la riduzione del
rumore va fatta mirando non tanto alla minimizzazione delle sorgenti del rumore stesso, quanto al
modo in cui esse si trasferiscono in uscita, e quindi in funzione anche delle impedenze di
terminazione.
Per provare quanto detto, basta minimizzare lespressione (1.23) senza porre vincoli sul
guadagno. Si ottiene:

( )
1 2 2
1 4 R R kTR S
Vo
+ = (1.25)

ed chiaro che un aumento di R
1
porta ad una diminuzione del rumore, nonostante lincremento
nel valore della sorgente di rumore ad essa associata.



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1.7 Rumore in un transistore bipolare

Si studia, adesso, il rumore allinterno di un amplificatore ad emettitore comune, fermo
restando che il procedimento seguito varr anche per le altre configurazioni.
Si consideri il modello valido alle alte frequenze:

C

r
b
S
Ib
S
Vb
r

g
m
v

S
Ic
r
c
C



Fig. 1.8 Modello ad alta frequenza per un transistore ad emettitore comune


In tale modello sono state incluse le sorgenti interne di rumore, definite come segue:

b Vb
kTr S 4 = [ ] Hz V
2
(1.26)
2
2
f
B
f
A
qI S
B Ib
+ + =
[ ] Hz A
2
(1.27)
C Ic
qI S 2 = [ ] Hz A
2
(1.28)

La S
Vb
rappresenta una sorgente di rumore di grande peso, si cerca per questo di lavorare con
processi a basso valore di r
b
(10 50 ). La S
Ib
introduce il cosiddetto rumore shot della
corrente di base, rappresentato dal primo addendo della (1.27) e di valore dominante, mentre gli
altri due addendi, determinanti rispettivamente il rumore flicker e il rumore burst, offrono un
contributo irrilevante alle alte frequenze; infine la S
Ic
, come la S
Ib
, d luogo al rumore shot.
Riportando le sorgenti tutte in ingresso si ha:

S
I
S
V
Q
1


Fig. 1.9 Schematizzazione in ingresso delle sorgenti di rumore per un transistore bipolare


|
|
.
|

\
|
+ =
m
b V
g
r kT S
2
1
4 (1.29)
( ) [ ]
2
2
T C B I
I I q S + = (1.30)

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Le (1.29) e (1.30) mostrano una correlazione tra i due generatori, (entrambi, infatti, dipendono
da I
C
) che per scompare se si pu supporre <<
T
. In effetti, le capacit considerate nel modello
di fig. 1.8 entrano in gioco alle frequenze molto alte perci trascurare i condensatori vuol dire
eliminare il termine dipendente dalla frequenza nella (1.30) e quindi la correlazione.
Ma qual il valore di sotto cui il contributo di I
C
si pu ritenere trascurabile? Si pu pensare
di trascurare I
C
fintantoch il proprio contributo non eguagli quello di I
B
.
Imponendo questa condizione si ricava la frequenza

:

F
T
T
C B
I I

=
|
|
.
|

\
|
=
*
2
*
(1.31)

Ad esempio, in un processo tipico (ST HSB2), con f
T
=20 GHz e =70 si ha f
*
=2.4
GHz; lavorare al di sotto di questa frequenza equivale a trascurare gli effetti capacitivi.
In fig. 1.10a evidenziato il range di frequenze entro cui pu considerarsi valida lipotesi di
bassa correlazione tra i due generatori, mentre nella fig. 1.10b rappresentato, al variare di , lo
spettro di corrente di rumore: si pu osservare che esiste un range in cui esso si mantiene pressoch
costante (rumore bianco), ci pu semplificare il calcolo della figura di rumore.

T

F
T

F
T

( ) j H

( )
I
S

1
2
1
2


(a) (b)

Fig. 1.10 Range di validit dellipotesi di bassa correlazione (a); andamento dello spettro della corrente di rumore con
la frequenza (b)


1.8 Calcolo della figura di rumore in un BJT ad emettitore comune

Affrontiamo adesso il calcolo della figura di rumore di un transistore connesso ad emettitore
comune (fig. 1.11).
Come sappiamo la figura di rumore data da:

S A
N N F + =1 (1.32)

Si supponga di voler fare il calcolo in uscita (la posizione indifferente, purch le grandezze
siano riferite agli stessi terminali). Si lavora a medie frequenze, quindi, con buona approssimazione,
i generatori di rumore del transistore si possono considerare incorrelati e il loro rumore si pu
supporre bianco. Di conseguenza nella (1.32) si possono sostituire gli spettri di rumore:

RS A
S S F + =1 (1.33)
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Capitolo 1 Rumore nei circuiti integrati
S
I
S
V
Q
1
R
S
v
S
S
VS
v
o
R
C
S
VRC
V
CC


Fig. 1.11 Rappresentazione delle sorgenti di rumore per un BJT


In uscita si ha:

( ) ( ) [ ]
VRC C m S I C m V VAo
S R g r R S R g S S + + =
2 2
||

(1.34)
( )
2
C m VS VSo
R g S S = (1.35)

trascurando la r
c
che, in queste situazioni, risulta molto maggiore delle tipiche R
C
(100 1 k)
ed il partitore di ingresso, essendo r

molto pi grande di R
S
(50 o 1/g
m
) nei blocchi dove il
rumore importante.
Sostituendo nella (1.33) si ottiene:

( )
S
C m
C
S B
m
b
kTR
R g
R
kT R qI
g
r kT
F
4
4 2
2
1
4
1
2
2
+ +
|
|
.
|

\
|
+
+
(1.36)

ovvero:

( )
2
2 2
1
1
C m S
C
F
S m
S m S
b
R g R
R R g
R g R
r
F

+ + + +


(1.37)

In cui il secondo termine dipende da r
b ,
il terzo ed il quarto da I
C
, mentre lultimo in genere
trascurabile, perch diviso da un guadagno per cui spesso si approssima ancora come:

F
S m
S m S
b
R g
R g R
r
F
2 2
1
1 + + +
(1.38)

Questa espressione mostra bene come la figura di rumore del transistore sia dipendente anche
dalla sorgente tramite la R
S
, in effetti una dipendenza molto forte e sar sfruttata in seguito per
ottenere amplificatori a basso rumore.

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Capitolo 1 Rumore nei circuiti integrati
1.8.1 Figura di rumore in condizione di adattamento e reti loss-less

E noto come in generale la condizione ottimale di funzionamento per gli stadi in cascata sia la
condizione di adattamento. Questa prevede che limpedenza dingresso di uno stadio sia la
complessa coniugata dellimpedenza duscita dello stadio che lo precede.
Un semplice emettitore comune pu essere inquadrato in questa ottica; con riferimento alla
figura 1.11 la condizione di adattamento si traduce nella:

r R
S
= (1.39)

Ladattamento non comunque cosa immediata, in generale anzi difficilmente la resistenza
della sorgente sar uguale alla r

del BJT , ed anche agire sulla I
C
per variare la r

non detto sia
una buona soluzione (I
C
infatti ottimizzato per garantire svariate specifiche e non solo r

).
Per modificare i livelli dimpedenza visti dal transistore e dalla sorgente si usano allora delle
reti passive (le reti attive introdurrebbero troppo rumore) denominate loss-less, connesse come in
figura:

R
S
v
S
Q
1
Z
i Z
1
Z
2
RETE
LOSS-LESS

Figura 1.12 Rete loss-less per l'adattamento


Con queste reti possiamo variare la resistenza vista dal BJT (Z
2
), ma allo stesso tempo anche
quella vista dalla sorgente (Z
1
). Le reti sono infatti simmetriche e ladattamento ad entrambi i lati
automatico, se lo garantisco in uscita alla rete lho automaticamente garantito anche in ingresso e
viceversa, ovvero:

*
2 1 i S
Z Z R Z = = (1.40)

In queste reti vanno evitati gli elementi resistivi perch rumorosi di per se stessi, si usano allora
solo induttori e condensatori che tra laltro debbono essere il pi ideali possibili per contribuire
poco al rumore ( loss-less vuol infatti dire senza perdite, ovvero con elementi ideali) .
Con le reti loss-less modifichiamo la resistenza vista dal BJT che sar adesso r

, garantendo
ladattamento. Sostituendo dunque R
S
= r

nella (1.38) si trova la nuova figura di rumore che vale
in queste condizioni:

|
.
|

\
|
+ + =
b m
F
ADATT
r g F
2
1 1
2
3


(1.41)

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Capitolo 1 Rumore nei circuiti integrati
Si nota subito che questa espressione sicuramente maggiore di 3/2 , tradotto in dB abbiamo in
pratica un limite teorico inferiore di:

dB NF 7 , 1 = (1.42)

Questa una figura di rumore medio-bassa, ma al di sotto della quale non possiamo scendere
con lapproccio delladattamento. Inoltre nel ricavarla abbiamo trascurato diverse componenti di
rumore come quelle ad alte frequenze (che possiamo stimare intorno ai 2 dB), quelle introdotte dalle
reti loss-less (altri 2 dB), ed altre dovute alla non idealit degli elementi (ulteriori 2 dB), per cui alla
fine difficilmente potremo raggiungere una figura di rumore inferiore 2.3 dB.
Questo gi un valore eccessivo per le applicazioni a basso rumore, dobbiamo allora cambiare
approccio e abbandoneremo momentaneamente il problema delladattamento.


1.8.1 Figura di rumore minima ed Fo

Rispettando la condizione di adattamento abbiamo visto che per la figura di rumore non
possiamo spingerci al di sotto di un certo valore che per non sufficiente a soddisfare gli standard
attuali delle applicazioni a basso rumore ( figure di rumore anche di 1 dB).
Bisogna allora cambiare strategia: guardando la (1.38) ci si accorge che la figura di rumore
dipende da R
S
sia al numeratore che al denominatore, si pu allora pensare di trovare un valore
particolare di R
S
in maniera da minimizzare lintera espressione, svolgendo i calcoli si trova:

b m
F
SOPT
r g R 2 1
g
m
+ =

(1.43)

Ed in corrispondenza troviamo la figura di rumore minima:

F
b m
MIN
r g
F

2 1
1
+
+ = (1.44)

Si nota che F
MIN
dipende tra laltro da g
m
r
b
, questo un parametro particolare che invece di
dipendere direttamente dalla corrente di collettore, dipende invece dalla densit di corrente:

E
C
b m
A
I
r g
(1.45)

Troviamo dunque per la F
MIN
un grafico in funzione della densit di corrente che risulta essere
il seguente:

F
MIN
F
O
(I
C
\A
E
)* I
C
\A
E

Figura 1.13 Andamento della F
MIN
con la densit di corrente
14


Capitolo 1 Rumore nei circuiti integrati


Il grafico molto esplicito sullesistenza per la F
MIN
di un minimo che abbiamo chiamato F
o
, si
nota inoltre che F
o
in corrispondenza di un valore ottimale per la densit di corrente che abbiamo
chiamato (I
C
/ A
E
)
OPT
.
F
o
dunque un nuovo parametro tecnologico che si affianca ai gi noti
F
ed
t
, funzioni
anche questi della densit di corrente.





Capitolo 2
Cenni su linee di trasmissione e
adattamento di impedenza














2.1 Introduzione

Nelle comuni applicazioni a bassa frequenza ci si sempre preoccupati del trasferimento del
segnale da uno stadio al successivo cercando di preservare quanto pi possibile lampiezza del
segnale di uscita. In altre parole, si cercato sempre di far seguire ingressi ad alta impedenza a stadi
con uscite in tensione e ingressi a bassa impedenza ad uscite in corrente.
Per adempiere a questi scopi si lavorato sempre in situazioni di massimo disadattamento,
almeno nel senso classico che viene dato a questo termine, con riferimento cio al ben noto teorema
del massimo trasferimento di potenza. Si separato quindi il concetto di trasferimento di segnale
da quello di trasferimento di potenza, anche perch nelle tipiche condizioni di lavoro a bassa
frequenza vi pu essere trasferimento di segnale pur non essendovi assolutamente un trasferimento
di potenza (basta pensare ad un generico stadio di ingresso a mosfet che riceve e trasferisce un
livello di tensione senza per questo aver assorbito potenza dalla sorgente).
Passando per allo studio di circuiti in RF ci si deve preoccupare delle situazioni in cui
generatore e carico siano collegati da una linea di trasmissione, intendendo con ci una linea di
lunghezza non trascurabile rispetto alla lunghezze donda effettive che vi transitano.
In tal caso diventano fondamentali i concetti di adattamento di impedenza e massimo
trasferimento di potenza.


2.2 Parametri di trasmissione

Come gi accennato nellintroduzione, tutte le volte che in una linea transitano dei segnali
aventi lunghezze donda confrontabili con le dimensioni della linea stessa, si in presenza di linee
di trasmissione e quindi di circuiti a parametri distribuiti.
Si consideri allora una tale situazione che, nella pratica, potrebbe essere quella di un
collegamento tra antenna e ricevitore (poich alla frequenza di 1 GHz si hanno valori di
eff

dellordine di qualche decina di cm).



16

Cenni su linee di trasmissione e adattamento di impedenza Capitolo 2
Per caratterizzare questo collegamento bisogna allora far ricorso alla teoria delle onde e quindi
alluso dei parametri di trasmissione.
Considerata una linea di trasmissione, si definisce la costante di propagazione :

j + = (2.1)

in cui una costante di attenuazione, indice delle perdite nella linea, e una costante di fase,
definita come:

eff

2
=
(2.2)

Il parametro
eff
la gi citata lunghezza donda effettiva nel mezzo in esame, data da:

0
: lunghezza donda nel vuoto

0
=
eff

: costante dielettrica del mezzo
(2.3)

Con riferimento alla schematizzazione di fig. 2.1, le (2.4) forniscono rispettivamente le
definizioni di onda di tensione ed onda di corrente:

( )
z z
e V e V z V
+ +
+ =
0 0
(2.4a)
( )
z z
e I e I z I
+ +
+ =
0 0
(2.4b)

Linea di trasmissione
Z
S
Z
L V
S
Z
i
0 l z
Z
o


Fig. 2.1 Schematizzazione di una connessione sorgente-carico mediante linea di trasmissione


I primi due addendi delle (2.4) rappresentano le onde incidenti mentre gli altri due sono le
onde rilesse. Imponendo la condizione al contorno sul carico:

( )
( )
L
l z
Z
z I
z V
=
=

(2.5)

le (2.4) diventano:

( ) ( )
( )
( )
( )
[ ]
z l
L
z l
L
L
e Z Z e Z Z
I
z V
+
+ + =

0 0
2
(2.6a)



17

Cenni su linee di trasmissione e adattamento di impedenza Capitolo 2
( ) ( )
( )
( )
( )
[ ]
z l
L
z l
L
L
e Z Z e Z Z
Z
I
z I
+
+ =

0 0
0
2

(2.6b)
avendo posto:

0
0
0
0
0
Z
I
V
I
V
= =

+
+
Z
0
: impedenza caratteristica della linea (2.7)
( ) l I I
L
= (2.8)


Facendo uso delle (2.6) possibile determinare limpedenza vista dal generatore:

( )
( )
( )
( ) l Z Z
l Z Z
Z
z I
z V
Z
L
L
z
i

tanh
tanh
0
0
0
0
+
+
= =
=

(2.9)

Se si nella condizione in cui l 0 si ritrova Z
i
Z
L
.


2.2.1 Linee di trasmissione lossless

Una linea di trasmissione lossless (senza perdite) quando =0 cio quando si possono
trascurare le conduttanze parallelo e le resistenze serie distribuite nella linea.
Nella pratica il valore di comunque talmente basso da poter essere trascurato (ma non per il
calcolo della figura di rumore), perci la (2.1) diventa:

j = (2.10)

e la (2.9):

( )
( )
eff L
eff L
i
l Z Z
l jZ Z
Z Z


2 tan
2 tan
0
0
0
+
+
=
(2.11)

Nel caso in cui la lunghezza della linea possa essere trascurata (l <<
eff
/2), si ha Z
i
=Z
L
e
quindi la potenza fornita al carico diventa:

[ ]
(


+
= =
* *
Re
2
1
Re
2
1
L S
S L
L
L L L
I V
Z Z
Z
I V P (2.12)

Se non si in queste condizioni (l
eff
/2) bisogna valutare la potenza trasferita dalla sorgente
alla linea:

[ ]
*
Re
2
1
i i S
I V P = (2.13)

Se la linea senza perdite la potenza trasferita ad essa non verr in nessuna parte dissipata. Ci
sar per unonda riflessa e non tutta la potenza quindi verr assorbita dal carico. Questo fenomeno
dovuto alla presenza di onde stazionarie.



18

Cenni su linee di trasmissione e adattamento di impedenza Capitolo 2
La potenza che il carico non riesce ad assorbire giunge di nuovo alla sorgente (lantenna) dove
pu essere dissipata o rispedita. Ovviamente la condizione da ricercare quella per cui tutta la
potenza trasferita alla linea giunga al carico.
Bisogner garantire quindi un primo adattamento tra sorgente e linea e, successivamente, tra
linea e carico. In seguito si vedr comunque che utilizzando delle reti reattive per la trasformazione
delle impedenze, realizzando ladattamento da un estremo della linea, si avr allo stesso tempo
ladattamento allaltro estremo.
Al fine di quantificare la bont delladattamento di impedenza con la linea, e quindi lentit
della riflessione, si introduce il parametro , coefficiente di riflessione, dato dal rapporto tra la
potenza riflessa e quella totale, che pu essere associato alla sorgente (
S
) o al carico (
o
):

*
*
S i
S i
S
Z Z
Z Z
+

= (2.14a)
*
*
L o
L o
o
Z Z
Z Z
+

= (2.14b)

Idealmente si vorrebbero valori di nulli; in realt per un valore ||<0.3 pu essere
abbastanza buono. Alcune volte, pi che usare il parametro , si utilizza il RETURN LOSS
(perdita di ritorno) che indica di quanto londa riflessa attenuata rispetto a quella incidente:

= log 20 RL (2.15)

Valori accettabili per il RL sono allincirca quelli maggiori di 10 dB. Un ultimo parametro
usato per questa caratterizzazione il VSWR (Voltage Standing Wave Ratio) spesso noto anche
come ROS (Rapporto dOnde Stazionarie):


+
=
1
1
VSWR (2.16)

Il caso ideale rappresentato dallavere VSWR=1, in pratica per un valore minore di 1.9 pi
che accettabile.


2.3 Reti di adattamento

A proposito delle problematiche dovute alle onde riflesse, la situazione che pi interessa
studiare quella relativa alla connessione tra lantenna e lLNA (cap. 3).
LLNA presenta solitamente unimpedenza dingresso che diversa da quella voluta, allora si
realizzano delle reti di adattamento (reti di matching) passive e senza perdite (lossless net)
quindi puramente reattive che vengono interposte tra lantenna e lLNA:

LOSSLESS
NET
LNA
Z
i
Z
1
Z
2 50





19

Cenni su linee di trasmissione e adattamento di impedenza Capitolo 2
Fig. 2.2 Trasformazione di impedenza mediante rete lossless di matching


Le reti reattive hanno la propriet che quando viene stabilito ladattamento ad un estremo, allo
stesso tempo allaltro estremo vi sar pure ladattamento. Questa propriet si pu dimostrare
facilmente facendo un bilancio della potenza e ricordando che non viene dissipata potenza nella rete
reattiva.
Le strutture che pi si utilizzano per realizzare delle reti di matching sono indicate nella figura
seguente:

jX
1
jX
2
Rete a L
jX
1
jX
2
Rete a T
jX
3
jX
1
Rete a
jX
2
jX
3


Fig. 2.3 Tipiche strutture per le reti di matching


Possono essere utilizzati anche dei trasformatori, soprattutto per trasformazioni di resistenze:

1:N
Z
2
=N
2
Z
1
Z
1


Fig. 2.4 Adattamento mediante trasformatore


In genere per tale dispositivo soggetto a perdite, pi di ogni altro componente reattivo
(tipicamente si perde almeno 1 dB di figura di rumore).
Alle alte frequenze (2 GHz 5 GHz o pi) si possono avere problemi con gli induttori che
diventano sempre meno buoni, in tal caso possono essere utilizzate delle micro-strisce di lunghezza
opportuna che fungono da linee di trasmissione.


Esempio 2.1

Si supponga di dover trasformare unimpedenza reale, di valore pari ad R
1
in unaltra, pari ad
R
2
, nellipotesi che R
2
>R
1
. Per tale scopo si pu utilizzare una rete passa-basso ad L (fig. 2.5a):




20

Cenni su linee di trasmissione e adattamento di impedenza Capitolo 2
jX
1
jX
2
R
2
R
1
Z
i
C R
2
Z
i1

R
2
Z
i
C
L

(a) (b) (c)

Fig. 2.5 Adattamento di unimpedenza reale
Il procedimento da seguire per la costruzione di tale rete riassumibile in due punti:

Abbassare la parte reale di R
2
per far questo si pu porre un condensatore in parallelo ad R
2

(fig. 2.5b). Limpedenza Z
i1
vale:

( ) ( )
2
2
2
2
2
2
2
2
2
1
1 1
1
C R
C R
j
C R
R
C R j
R
Z
i

+

+
=
+
=

Quindi basta scegliere C in modo che alla frequenza di lavoro
0
la parte reale di Z
i1
valga R
1
:

( )
2 1
0
2
2 0
2
1
1 1
1 R R
C
C R
R
R
+
=



Annullare la parte immaginaria di Z
i1
si pu mettere un induttore in serie (fig. 2.5c). La Z
i

varr quindi:

( )
(
(

+
= L
C R
C R
j R Z
i

2
2
2
2
1
1


A questo punto si trova il valore di L tale da annullare la parte immaginaria di Z
i
alla
0
:

( )
2 1
0
2
2 0
2
2 0
0
1
1
R R L
C R
C R
L
+
=



Realizzando la rete con i valori trovati per C ed L, alla frequenza
0
limpedenza Z
i
varr
proprio R
1
. In linea teorica quindi si riusciti a realizzare ladattamento. Non si per tenuto conto
delle tolleranze cui sono soggetti i componenti e del loro peso allinterno di un operazione di
adattamento.
importante allora analizzare pi in dettaglio il comportamento dellimpedenza Z
i
della quale
ne rappresentato il modulo, in funzione della frequenza, nella figura seguente:

( )
s C R
s
R
L
s LC
R s Z
i
+
+ +
=
2
2
2
2
1
1

C R
p
2
1
=
LC
z
1
0 2 , 1
= =



21

Cenni su linee di trasmissione e adattamento di impedenza Capitolo 2

|Z
i
(j)|
R
2
R
1

p1

z1,2

( )
s C R
s
R
L
s LC
R s Z
i
+
+ +
=
2
2
2
2
1
1

C R
p
2
1
=
LC
z
1
0 2 , 1
= =
(polo reale) (coppia di zeri complessi coniugati)
Fig. 2.6 Funzione di trasferimento dellimpedenza dingresso


La coppia di zeri in
0
d luogo ad una curvatura della f.d.t. che raggiunge il minimo proprio in
corrispondenza di
0
. Lampiezza della zona di minimo o, equivalentemente, la pendenza della
curva in corrispondenza di
0
, funzione del Q della coppia di zeri.
Questo aspetto messo in evidenza nella fig. 2.7, nella quale riportato landamento della f.d.t.
mostrata nella fig. 2.6, in prossimit di
0
, per diversi valori di Q (Q
1
< Q
2
< Q
3
< Q
4
).

0
Q
2
Q
3
Q
4 Q
1



Fig. 2.7 Dipendenza della pendenza della f.d.t. in prossimit di
0
dal valore di Q


In presenza di tolleranze sui valori di L e C la posizione reale di
0
differisce da quella
nominale di un fattore che dipende proprio dalla precisione con cui sono realizzati i componenti
suddetti.
Il fatto che la posizione reale di
0
possa costituire o no un problema dipende dal Q della
coppia di zeri: in presenza di un alto Q anche una lieve perturbazione su
0
porta a corrispondenti
valori di |Z(j
0
)| molto diversi dal valore teorico, pari ad R
1
. Ci costituisce il problema della
trasformazione di impedenze ad alto Q. Considerazioni analoghe ma opposte valgono nel caso in
cui si abbia un Q basso.
Per la funzione di trasferimento considerata il Q dato da:

1
2 2 0
R
R
L
R
Q =



ed quindi tanto maggiore quanto pi grande R
2
rispetto ad R
1
.
Per ovviare al problema dellalto Q si possono utilizzare circuiti di ordine maggiore: si pu
vedere difatti che in tali casi, a parit di Q si pu avere una zona di minimo pi piatta. In genere
per si ricorre a tale approccio solo negli adattamenti a larga banda e non nei circuiti che
verranno di seguito trattati.
Bisogna, infatti, ricordare che gli induttori utilizzati non sono privi di perdite per questo un loro
impiego deve essere molto limitato perch, altrimenti, si rischia di deteriorare in maniera
inaccettabile il rapporto segnale-rumore.



22

Cenni su linee di trasmissione e adattamento di impedenza Capitolo 2
Comunque, possibile trascurare, in prima approssimazione, le resistenze che modellizzano le
perdite negli induttori ai fini dello studio della rete di adattamento, cosa che non pu essere fatta per
il calcolo della figura di rumore.



Capitolo 3
Amplificatori a basso rumore (LNA)















3.1 Introduzione

In questo capitolo sono trattati gli amplificatori a basso rumore (LNA), la realizzazione dei
quali legata allesigenza di dover amplificare i segnali molto deboli che giungono allantenna
(anche -110 dBm) cercando di non deteriorare il rapporto segnale-rumore, di per se gi molto basso
(dellordine dei 20 dB), lavorando cio con un fattore di rumore il pi possibile vicino allunit. Si
tratta quindi di stadi in generale molto semplici, per via del fatto che una maggiore complessit
comporta un maggior numero di componenti e, quasi certamente, un rumore pi elevato.
Si analizzeranno in dettaglio le caratteristiche che distinguono questo particolare amplificatore
dagli altri studiati in precedenza, dai quali differisce per la metodologia di progetto e per i parametri
che ne definiscono le prestazioni.


3.2 Caratteristiche di un LNA

3.2.1 Guadagno

Ovviamente un LNA deve avere un guadagno, ma in questo caso si parla di guadagno di
potenza dato che sullantenna arriva una potenza. Rispettando le convenzioni di segno riportate
nella fig. 3.1 si pu ricavare il legame tra il guadagno di tensione e quello di potenza.

R
S
v
S
AMP.
Z
L
P
i
v
i v
o
P
o


Fig. 3.1 Convenzioni per il segnale e la potenza in un amplificatore




24

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4
Il guadagno di potenza definito dal rapporto tra la potenza entrante e quella uscente, entrambe
in valor medio:

i
o
P
P
P
A =
(3.1)

da cui:

[ ]
[ ]
[ ]
[ ]
i
L
i
o
i i
o o
P
Y
Y
V
V
I V
I V
A
Re
Re
Re 2 1
Re 2 1
2
*
*
=


= (3.2)
( ) ( )
[ ]
[ ]
i
L
dB V dB P
Y
Y
A A
Re
Re
log 10 + =
(3.3)

Dalle (3.2) e (3.3) si vede che i due guadagni sono uguali quando si ha Re[Y
L
] =Re[Y
i
]. Come
gi detto, parlando di LNA si parla di guadagni di potenza, i cui tipici valori richiesti possono
variare da 12 dB a 20 dB. difficile guadagnare molto, sia per problemi di rumore che di linearit e
stabilit. In effetti un guadagno di 20 dB pu sembrare piccolo ma si deve tener presente che esso
attenuer il rumore degli stadi successivi (di un fattore pari al suo quadrato).


3.2.2 Frequenza operativa

Nelle applicazioni che si studieranno si parler sempre di frequenza operativa piuttosto che di
banda, questo perch generalmente si ha a che fare con segnali a banda stretta. Ad esempio: il
segnale del DECT centrato attorno a 1.9 GHz, con una larghezza di banda di 17 MHz, si hanno 10
canali, ciascuno occupante 1.7 MHz; il segnale del GSM si trova attorno a 0.9 GHz con una banda
pari a 35 MHz (da 925 a 960 MHz) in cui si trovano 175 canali, con 200 KHz per canale.
Quello che interessa, in un LNA, che esso possa lavorare correttamente alla frequenza
centrale, non ci si pone il problema di garantire la costanza del guadagno dato che i valori di banda
sono talmente piccoli da far s che questo requisito sia sempre soddisfatto.


3.2.3 Rumore

Si gi parlato del rumore nel capitolo precedente, in questambito quello che interessa
rendere la figura di rumore molto piccola. Essa dipende molto dalle tecnologie e di volta in volta
quindi, a seconda delle applicazioni, si preferisce lavorare con la tecnologia bipolare o con quella ad
arseniuro di gallio (GaAs) che garantisce grandi riduzioni del rumore generato nei dispositivi. I
tipici valori per la figura di rumore vanno da 2 dB a 3 dB.


3.2.4 Linearit

Il THD non ha grande peso nel processo di demodulazione perch, anche se vengono generate
armoniche di ordine superiore, ci sar sempre un filtro a banda stretta che provveder ad eliminarle.
La distorsione che crea problemi invece quella di intermodulazione. Pu accadere, infatti,
che il canale da ricevere sia di livello piuttosto basso e che nelle vicinanze (anche a distanza di 7, 8
canali) vi siano canali con livelli di potenza molto pi alti.



25

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4
In questo caso, per effetto dellintermodulazione, questi ultimi generano delle componenti
spurie che possono sovrapporsi al canale desiderato:

Segnale utile
Banda di interesse
Spuria
Spuria
Spuria
Segnale distorcente



Fig. 3.2 Distorsione di intermodulazione


Naturalmente ci si preoccupa solo delle spurie in banda e di quanto esse possano andare a
degradare il segnale utile. Si parla di distorsione di intermodulazione considerando una
caratteristica di trasferimento del tipo:

...
3
3
2
2 1
+ + + =
i i i o
v a v a v a v (3.4)

Una rete lineare sar caratterizzata dallavere tutti i coefficienti nulli ad esclusione del primo
mentre in una generica rete non lineare potranno essere presenti tutti i termini.
Se il segnale dingresso fosse un solo canale (rappresentato da una sinusoide alla frequenza
1
)
non avremmo problemi di distorsione alcuna, perch le componenti spurie che genererebbe la (3.4)
cadrebbero tutte fuori banda utile.
I problemi nascono invece quando ci sono pi canali contigui . Vediamo qualcosa in dettaglio e
consideriamo due sinusoidi (toni), aventi appunto frequenze prossime e uguale ampiezza per
semplicit:

( ) ( ) t A t A v
i i i 2 1
cos cos + = (3.5)

Quando questo somma viene amplificata ogni coefficiente della (3.4) d luogo a componenti
spurie di varia frequenza secondo lo schema:

a
1

1
,
2
a
2
2
1
, 2
2
, (
1
+
2
), (
1
-
2
)
a
3 .., (2
1
-
2
)

, (2
2
-
1
),

Figura 3.3 Schematizzazione delle spurie generate dai coefficienti della (3.4)

Come si pu notare le uniche componenti che cadono in banda sono dovute ai coefficienti di
ordine dispari. Spesso nel considerare questi effetti ci si ferma al termine di terzo grado, poich
quelli di grado superiore hanno livelli di potenza decrescenti, si parla allora di spurie del terzo
ordine.



26

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4
In effetti il termine a
3
introduce tra le altre, due componenti spurie (2
1
-
2
) e (2
2
-
1
) che
cadono in banda e che alterano il segnale: la distorsione di intermodulazione proprio questa. Per
quantificarla definiamo di seguito una serie di parametri appositi.


Distorsione di intermodulazione (IM
3
)

Rappresentiamo graficamente i due toni visti in precedenza nella (3.5), e le due spurie del
terzo ordine che cadono in banda, mettiamoci alluscita dellamplificatore:
A
o3

A
o

(dBm)
A
o1
IM
3
(2
1

2
) (2
2

1
)
1
2

Fig. 3.4 Definizione della grandezza IM
3



Le ampiezze dei due toni e delle relative spurie sono date dai fattori di amplificazione della
(3.4), e possiamo scrivere:

i o
A a A
1 1
= (3.6)
3
3 3 i o
A ka A = (3.7)

dove k un fattore di proporzionalit che poco importante specificare.
Si definisce distorsione di intermodulazione la quantit:

dB o dB o
o
o
A A
A
A
) ( ) ( log 20 IM
1 3
3
1
3
= =
(3.8)

Dalla (3.6) e (3.7) si vede che il valore di IM
3
dipende dallampiezza dei toni in ingresso e
questo ne lede la generalit.


Intercetta del 3 ordine (IP
3
)



Il fatto che la IM
3
dipenda in qualche modo da cosa metto in ingresso non molto pratico, in
effetti preferibile un parametro svincolato da questa dipendenza. Definiamo a questo proposito la
IP
3
e partiamo dalle (3.6) e (3.7) riscrivendole in dB:

dBV i dB dBV o
A a A ) ( ) ( ) (
1 1
+ = (3.9)
dBV i dB dBV o
A ka A ) ( 3 ) ( ) (
3 3
+ = (3.10)




27

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4
Queste espressioni sono delle rette che hanno diversa pendenza, rappresentandole in un grafico
si scopre qualcosa di interessante:

a
3
a
1
IM
3
A
i
*
IP
3 (A
i
)
dB
(A
o
)
dBV
A
o1
A
o3

Figura 3.5 Definizione della grandezza IP
3



Le due rette hanno validit solo per A
i
non elevati
,
ma estrapolandone landamento si incrociano
in corrispondenza di un particolare A
i
, che chiamiamo proprio IP
3
.
A
i
* un generico valore dellampiezza e dallo stesso grafico possiamo quantificare
agevolmente anche la IM
3
corrispondente; nelle applicazioni a radio frequenza di fatto IP
3

preferito ad IM
3
, ma come visto i due sono tra loro dipendenti.
Cerchiamo adesso una relazione semplice che li leghi, partiamo dalla (3.8) e sostituiamo i
valori di A
o1
ed A
o3
espressi nelle (3.9) e (3.10):

dB i dB dB
A a ka ) ( 2 ) ( ) ( IM
1 3 3
= (3.11)

Adesso in questa sostituiamo contemporaneamente IM
3
= 0 dB

e A
i
= IP
3
, inoltre sottraiamo
ad entrambi i membri 2(A
i
)
dB
, otteniamo:

dB i dB dB i dB dB
A IP A a ka ) ( 2 ) ( 2 ) ( 2 ) ( ) (
3 1 3
= (3.12)

Confrontando questa con la (3.11) si ottiene infine la relazione cercata:

2
) (
3
3
IM
A IP
dB i
= (3.13)

Da questa espressione si vede chiaramente che quando Ai coincide con IP
3
allora IM
3
nullo,
questo suggerisce un modo alternativo per definire la distorsione di intermodulazione: IP
3

rappresenta il valore dellampiezza in ingresso tale da rendere nullo IM
3
.




28

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4
Punto di compressione a 1 dB (P
1dB
)

In un amplificatore reale, per potenze sufficientemente elevate, il guadagno tende ad
abbassarsi, la potenza dingresso per cui il valore del guadagno di potenza scende di 1 dB definito
punto di compressione a 1dB:

A
P

(dB)
1 dB
P
i
P
1dB


Fig. 3.6 Definizione della grandezza P
1dB



Tra IM
3
e P
1dB
esiste il legame dato dalla seguente:

( ) dB 10 2 IM
1 2 , 1 3
=
dB
P A
(3.14)

che pu essere calcolato in ingresso o in uscita.
Anche questa grandezza svincolata dal valore dellampiezza dingresso ma comunque meno
usata della IP
3
.


3.3 Implementazione di un LNA

Nel primo capitolo avevamo visto come minimizzare la figura di rumore di un transistor,
caricandolo con una resistenza di sorgente R
SOPT
e facendolo lavorare con una densit di corrente
opportuna. Riportiamo di seguito brevemente risultati e grafici trovati allora:


b m
F
SOPT
r g R 2 1
g
m
+ =

(1.43)
F
b m
MIN
r g
F

2 1
1
+
+ = (1.44)
F
M I N
F
O
( I
C
\ A
E
) * I
C
\ A
E
Figura 1.13 Andamento della F
MIN


Un transistore in queste condizioni ottimali di lavoro presenta una figura di rumore pari ad
F
o,
come riassunto dalla figura seguente:




29

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4
F
MIN
= F
o
(I
C
/A
E
)
OPT
R
SOPT R
i

Figura 3.7 Transistore nelle condizioni ottimali per il rumore


Spontaneamente per non siamo mai in una condizione cos favorevole, e anche se lo
fossimo dovremmo ancora risolvere il problema delladattamento. Questo consiste nel duplice
problema che sia limpedenza della sorgente che quella dingresso del BJT sono diverse in genere
da R
SOPT
.
Adesso aggiungiamo una informazione in pi ovvero possiamo variare la R
SOPT
agendo sulla
corrente di collettore, in particolare possiamo fare in modo di farla coincidere con limpedenza della
sorgente (antenna) che solitamente di 50 . Cos facendo abbiamo risolto parte del problema
delladattamento. Guardando la (1.43) ci si accorge infatti che la R
SOPT
ha un andamento iperbolico
al variare della I
C
, e ci sar una I
C
*
tale da rendere R
SOPT
= 50 :


R
SOPT
50
I
C
*
I
C

Figura 3.8 Andamento della R
SOPT
con la corrente di collettore


Alla luce di quanto detto, per un generico transistore, possiamo scegliere come corrente di
collettore proprio la I
C
*, e successivamente definire larea demettitore in modo da avere una
densit di corrente di collettore pari a (I
C
/A
E
)
OPT
; cos facendo il transistore avr come figura di
rumore F
o
collegandolo direttamente alla sorgente. La figura seguente mostra schematicamente
questo modo di procedere.




30

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4
Z
i
(I
C
/A
E
)
OPT
I
C
*

Figura 3.9 Corrente e densit di corrente di collettore per un BJT


Rispetto a quanto detto nel primo capitolo adesso abbiamo uninformazione in pi:
possiamo scegliere R
SOPT
= 50 .
Non abbiamo per ancora adattato, dobbiamo poter fare in modo che anche Z
i
sia di 50 ,
ovvero dobbiamo trovare un modo per variare limpedenza del transistore. Questo problema si
risolve in due step: inserendo dapprima un induttore sullemettitore in maniera tale da avere
Re[Z
i
]=50 , e poi inserendone un altro sulla base per annullare la parte immaginaria ovvero per
fare in modo che Im[Z
i
] =0.
Vediamo prima linduttore sullemettitore:
L
E
Z
i

Figura 3.10 Inserimento di un induttore sullemettitore di un BJT


Cos facendo si ottiene unimpedenza:

|
|
.
|

\
|

+ + =


C
L j L r Z
E E t b i
1
(3.15)

In questa basta porre la parte reale pari ad R
S
= 50 ed ottenere il valore di L
E
necessario:

t
b S
E
r R
L

=
(3.16)




31

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4
La frequenza non compare esplicitamente in questa formula e si dice che la parte reale
adattata a larga banda.
A questo punto secondo la (3.15) abbiamo una parte immaginaria ovviamente indesiderata
che, visti i valori in gioco, prettamente capacitiva. Per annullarla inseriamo un nuovo induttore
questa volta sulla base:

L
B
L
E
Z
i

Figura 3.11 Inserimento degli induttori per variare limpedenza dingresso di un BJT


Il valore di L
B
lo si ricava facilmente sempre dalla (3.15 ):

E B
L
C
L =

2
1

(3.17)

La frequenza in questa formula quella di lavoro, la parte immaginaria dunque adattata
solo alle frequenze di lavoro.
Utilizzando i due induttori abbiamo in pratica inserito una rete di adattamento e per le
propriet di queste adesso ladattamento bilatero ovvero sia la sorgente che il transistore vedono
contemporaneamente i fatidici 50 .
Bisogna sottolineare il fatto che linserzione dei due induttori di fatto modifica le condizioni
per la figura di rumore minima, ma non in maniera cos pesante da dover ridiscorrere quanto detto,
per cui con buona approssimazione continua a valere tutta la trattazione.
In realt le variazioni di F
MIN
si verificano non tanto per la presenza degli induttori quanto
per la loro non idealit (si ricordi quanto detto per le reti loss-less).


3.3.1 Soluzione ad emettitore comune

Una possibile soluzione per implementare un LNA quella di utilizzare un emettitore
comune, in cui sfruttiamo pienamente quanto sviluppato precedentemente:




32

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4
L
E
Z
i
v
S
L
B
R
S
v
o
V
CC
R
L

Figura 3.12 Schema di principio di un LNA ad emettitore comune

Il transistor adesso adattato ed anche nelle migliori condizioni per il rumore. Questo
schema non viene pi usato retroazionato come si faceva in banda base, proprio perch dobbiamo
lavorare con alte frequenze, il guadagno complessivo ( trascurando gli induttori ) sar dunque:

C
T
C
C m
R
V
I
R g A = =
(3.18)

Nasce adesso il problema di fare un simile guadagno stabile e indipendente dalla
temperatura, il problema si risolve facendo la corrente di polarizzazione di tipo I
PTAT
, in questo
modo si ha:

R
R
k A
R
V
k I
C T
C
= =
(3.19)

Per ottenere la I
PTAT
usiamo una variante del band gap di Widlar:

I
B
R
4
V
CC
V
EE
R
1
V
R
Q
1
Q
2
Q
3
R
3
R
2
Q
4
Q
5
R
*
Q
8
Q
7
NI
B
1:N
R
5
R
5
/N

Figura 3.13 Generatore di corrente di tipo I
PTATT




33

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4
Questo circuito fornisce la corrente polarizzazione voluta per avere il guadagno stabile,
adesso bisogna prestare attenzione a come inserire la sorgente e polarizzazione:

C
1
v
o
Q
1
R
C
V
CC
V
EE
Q
2
v
i
R
B2
C
B
R
B1
I
PTAT

Figura 3.14 Polarizzazione di un LNA


I resistori R
B1
e R
B2
sono stati introdotti per non modificare ladattamento, altrimenti dalla
base di Q
2
si vedrebbe 1/g
m
come resistenza e tutto il lavoro fatto per ladattamento andrebbe perso.
I due resistori comunque non alterano lo specchiaggio tra Q
1
e Q
2
, se infatti la relazione tra
le aree A
E2
= nA
E1
, basta rispettare la condizione:

n
I
I
R
R
I R I R
B
B
B
B
B B B B
= = =
1
2
2
1
2 2 1 1

(3.20)

inoltre i livelli dimpedenza non si modificano in modo pesante se si ha laccortezza di fare:

i B
Z R >>
2
(3.21)

per cui un valore tipico per R
B2
di 10 k.
La capacit C
1
di accoppiamento per non disturbare la polarizzazione, e deve essere:

B
L j
C j

<<
1
1

(3.22)

La capacit C
B
serve invece ad ammazzare il rumore proveniente dallo stadio di
polarizzazione e dal resistore R
B1
, cos non accade per il rumore prodotto dal resistore R
B2
che
comunque si pu far vedere influisce poco.
ovvio che tutte queste aggiunte hanno peggiorato le condizioni per il rumore e non si ha
pi a che fare con il rumore minimo possibile, ma il problema pi serio di questa configurazione
invece leffetto Miller di C

.
Questa capacit ha due effetti indesiderati: amplificata e riportata in ingresso modifica i
livelli dimpedenza, inoltre crea un percorso di ritorno attraverso il quale parte del segnale duscita
(quindi anche quello prodotto dagli stadi a valle) pu riportarsi in ingresso e peggiorare il rapporto
segnale rumore, come mostrato dalla figura seguente:




34

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4

LO
C

LNA

Figura 3.15 Ritorno del segnale in ingresso attraverso il loop capacitivo

La frazione di segnale che ritorna in ingresso non deve essere eccessiva, ed appunto una
specifica da rispettare nel progetto.


3.3.2 Soluzione cascode

La soluzione naturale per risolvere il problema della C

di usare un cascode in luogo


dellemettitore comune:
R
1
R
2 C
1
1
V
EE
Q
2
v
o
R
L
V
CC
Q
1
V
B
v
i


Fig. 3.16 Schema di principio di un LNA cascode

La frazione di segnale che si riporta in ingresso ora trascurabile in quanto al nodo 1 abbiamo
bassi livelli di tensione, anche limpedenza dingresso non viene pi alterata perch come sappiamo
leffetto Miller si ora di molto ridotto. Inoltre il rumore proveniente dal secondo transistore e dai
resistori di polarizzazione viene ammazzato dalla capacit C
1
.


3.3.3 Soluzione differenziale

Fino ad adesso abbiamo considerato LNA a singola entrata e singola uscita, per la realizzazione
integrata si ricorre spesso invece ad uno schema differenziale (fig. 3.17), che permette una buona
reiezione ai disturbi di modo comune (rumore dellalimentazione, rumori sul substrato...), siamo
infatti ad alta frequenza e un semplice condensatore pu non garantire un ottimo isolamento: ecco
che lapproccio differenziale diventa necessario.
La prossima figura relativa a questa soluzione.




35

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4

Q
1
R
C
v
o
R
C
V
CC
V
EE
v
i
Q
2
V
B
Q
3
Q
4
I
EE
Z
i

Figura 3.17 Realizzazione differenziale di un LNA cascode


Limpedenza dingresso raddoppiata adesso rispetto alla soluzione ad emettitore comune e
quindi dovremo riadattare, inoltre dovremo operare la conversione da segnale singolo a
differenziale. Entrambi i problemi si risolvono con un trasformatore che per il momento
supponiamo ideale:

I
2 I
1
V
1
V
2
= nV
1
1:n
Z
2
Z
1


Fig. 3.18 Trasformatore per ladattamento e la conversione da segnale singolo a differenziale


Se il trasformatore ha un rapporto di spire 1:n facile trovare:

2
2
2
2
1
1
1
1
n
Z
nI n
V
I
V
Z = = =
(3.23)

Nel nostro caso basta allora prendere un rapporto di specchio 1:2. Lo schema del circuito
completo di trasformatore sar dunque:




36

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4
R
S
C
1
v
s
L
R
2
C
2 R
1
Q
1
R
C
R
C
V
CC
V
EE
Q
2
V
B
Q
3 Q
4
I
EE
1:2

Figura 3.19 Schema differenziale di un LNA con adattamento e polarizzazione


Le resistenze R
1
ed R
2
servono a fissare la tensione continua sulle basi di Q
1
e Q
2
, mentre il
condensatore C
2
serve ad ammazzare il rumore delle due resistenze evitando che si porti in ingresso.


3.4 Adattamento in uscita di un LNA

Alluscita di un LNA dobbiamo prestare attenzione al fatto che lo stadio seguente debba
poter vedere una certa resistenza, dovremo in quel caso adattare luscita del nostro LNA.
Solitamente i casi che si incontrano sono due:
(1) LNA collegato direttamente al mixer (fig. 3.18.a)
(2) Filtro inserito tra LNA e mixer (fig 3.18.b).

LNA

Figura 3.18.a LNA seguito dal mixer
50
LNA

Figura 3.18.b LNA seguito dal filtro


Esaminiamo i due casi:
Il mixer vuol comunque vedere una resistenza bassa e nel primo caso sar sufficiente
inserire un buffer, ho inoltre il vantaggio di poter integrare sullo stesso chip sia LNA che mixer con
un notevole risparmio di occupazione. Sfortunatamente per questa non la soluzione che
garantisce le figure di rumore pi basse.



37

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4
La seconda soluzione invece la pi diffusa, e se vero che impiego due filtri invece di uno,
e che non posso integrare insieme LNA e mixer si riesce invece ad ottenere figure di rumore pi
basse che nel caso precedente.
I filtri per sono progettati per lavorare bene solo in condizioni di adattamento e vogliono
vedere ai loro morsetti impedenze standard di 50. Luscita di un LNA invece ad un livello pi
alto per motivi di guadagno, dovremo dunque adattare abbassando limpedenza duscita
dellamplificatore .
Dovremo dunque adattare abbassando limpedenza duscita dellamplificatore, e questo si
realizza inserendo una capacit opportuna in parallelo ad R
C
, ed un induttore, per annullare la parte
immaginaria:

C
2
C
1
L
1
R
L
Z
2
R
C

Figura 3.19 Schema di principio per ladattamento in uscita di un LNA


Dove R
L
lingresso del filtro, C
2
invece di accoppiamento. I valori ottimali per L
1
e C
1
in
maniera da ottenere Z
2
= 50 sono:

L C
o
R R
C
1 1
1

=
(3.24)
L C
o
R R L

1
1
=
(3.25)

dove
o
la frequenza di lavoro.
Questo ovviamente non un adattamento a larga banda, infatti il modulo di Z
2
(ovvero
limpedenza vista dal filtro) al variare della frequenza il seguente:

R
C
Z
2
R
L

o

Figura 13.20 Andamento dellimpedenza duscita di un LNA dopo ladattamento

Se la frequenza non fissata opportunamente ovviamente ladattamento non sar ottimale.



38

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4
3.3.1 LNA retroazionati

Gli amplificatori finora visti presentano tutti una resistenza dingresso che spesso pu essere
anche molto differente da quella richiesta per ladattamento, con conseguenti valori inaccettabili del
Q delle reti di trasformazione. Un modo per evitare questo problema pu essere quello di realizzare
LNA con resistenze dingresso pi basse utilizzando sistemi retroazionati:

I
B3
Q
2
v
o
R
C
V
CC
V
EE
Q
1
V
B
v
i
Q
3
R
F


Fig. 3.21 LNA retroazionato in connessione cascode


Fra i possibili modi di retroazionare questo quello che permette di evitare uninterazione della
R
C
, che fissa il guadagno, con la R
F
che realizza il feedback. Lammettenza dingresso :

( ) ( )
1 1
1
1 1
1
1
1
||

C C j
R
R g
C C j
R g
R
r Y
F
C m
C m
F
i
+ + + +
|
|
.
|

\
|
=

(3.26)

Fissato il guadagno si pu quindi scegliere la R
F
, indipendentemente dagli altri parametri, per
avere lammettenza desiderata. Se R
S
la resistenza della sorgente (R
S
<< r

), risulta:

( )
( ) [ ] ( )
3 2 2 1 2 1 1
1
1
1 1
1

C C C sR C g g C sR
R g
R R
R
s T
cs C m m S
C m
F s
s
+ + +

+ + +

+
=
(3.27)

La figura di rumore, trascurando i contributi di Q
2
e Q
3
, vale:

F
S
F
S m
S m S
b
R
R R g
R g R
r
F +
|
|
.
|

\
|
+ + +

1
1
1
2
1
1 (3.28)

C un termine in pi, dovuto alla R
F
, ma c il vantaggio di non dover ricorrere a reti
dadattamento ad alto Q; inoltre, se il valore della capacit dingresso trascurabile, si pu adattare
solo agendo sul valore di R
F
.
Si osservi infine che, nonostante la presenza del termine aggiuntivo, ottimizzando la (3.17), si pu arrivare a valori
di F anche pi piccoli di quelli che si sarebbero trovati con soluzioni non retroazionate. Come visto prima si pu
stabilizzare il guadagno ricorrendo ad unopportuna polarizzazione di tipo PTAT.


Capitolo 4
Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici















4.1 Introduzione

Dopo aver amplificato il segnale bisogna effettuare una o pi traslazioni in frequenza prima di
arrivare alla banda base e quindi al convertitore analogico-digitale. Il pi delle volte si procede
attraverso una demodulazione supereterodina a doppia conversione anche se, come si vedr in
seguito, ci si pu orientare verso le triple o le singole conversioni.
Il blocco che consente di effettuare una traslazione in frequenza del segnale (sia verso il basso,
che verso lalto) una particolare cella non lineare che nella sua forma pi generale costituita dal
mixer, realizzato mediante la cella di Gilbert.


4.2 Cella di Gilbert

Si consideri la rete di fig. 4.1 in cui gli ingressi sono rappresentati dalla tensione v
Y
e dalle
correnti i
X1
e i
X2
, e luscita dalle correnti i
O1
e i
O2
:

i
X1
Q
1
v
Y
Q
2
Q
3
Q
4
i
X2
i
O1
i
O2


Fig. 4.1 Cella di Gilbert





40

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4
Posto:

2 1 X X X
i i i =
(4.1)
2 1 O O O
i i i =
(4.2)

essendo:

4 3 2 1 C C C C O
i i i i i + = (4.3)

ed osservando che la cella lavora in condizione di ampio segnale, si ha la relazione ingresso-uscita:

T
Y
X F O
V
v
i i
2
tanh =
(4.4)


4.3 Modulatore bilanciato

Il modulatore bilanciato utilizzato nelle sezioni RX e TX per compiere la traslazione in
frequenza. Lo schema quello di una cella di Gilbert (fig. 4.1) i cui ingressi sono costituiti
dalloscillatore locale (v
LO
) e dal segnale RF (i
RF1
ed i
RF2
).
Sul primo bisogna imporre la condizione:

T LO
V v 2 >> (4.5)

per far s che luscita del modulatore bilanciato sia indipendente dallampiezza di v
LO
(solitamente
v
LO
unonda quadra di ampiezza pari a circa 250 mV), difatti in queste condizioni risulta:

1
2
tanh = =
T
Y
V
v
Y
(4.6)

Non rispettando la (4.5) si pu andare incontro ad una degradazione del rapporto segnale-
rumore. Il segnale delloscillatore locale viene comunque generato internamente al sistema perci
se ne pu fissare lampiezza in sede di progetto.
Nelle condizioni normali di funzionamento il segnale RF va tutto su Q
1
e Q
2
o su Q
3
e Q
4
, a
seconda di come commutano i vari transistori che possono trovarsi, a coppie, o in interdizione o in
regione attiva. Si consideri adesso lo sviluppo in serie di Fourier della Y fornita dalla (4.6):

( )
( )

=
(

=
,... 1 2 ,.., 3 , 1
cos
2
2 sen
2
k n
LO
t n
n
n
Y

(4.7)

Essendo:

( ) t A i i i
RF RF RF RF RF
cos
*
2 1
= = (4.8)

si ha che dal prodotto tra i
RF
ed Y nasceranno dei termini alle frequenze somma e differenza tra
RF

ed n
LO
(n=1,3,5...).



41

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4
La componente dinteresse, nel caso di traslazione verso il basso, quella ottenuta per n=1 alla
frequenza differenza
RF

LO
. Per eliminare tutte le altre componenti basta un filtro passa-banda a
cui non richiesta unelevata selettivit, per via della distanza tra le varie frequenze.
Ad es. con un segnale RF ed un oscillatore locale, rispettivamente alle frequenze di 1.9 GHz e
1.8 GHz, si ha un segnale utile a 100 MHz e una prima armonica da filtrare a 3.7 GHz. chiaro
quindi che pu bastare un filtro passa-basso del primo ordine con frequenza di taglio a 150 MHz.
La componente utile, a frequenza intermedia, :

( ) t A i i
IF RF O IF

cos
2
*
= = (4.9)

avendo posto
IF
=
RF

LO
. Finora per non si tenuto in considerazione il fatto che il segnale RF
contiene linformazione che portata dalla fase del segnale stesso:

( ) [ ] t t A i
M RF RF RF
+ = cos
*
(4.10)

comunque, rifacendo le stesse considerazioni, si arriva a conclusioni simili alle precedenti:

( ) [ ] t t A i i
M IF RF O IF

= = cos
2
*
(4.11)

Cos come si realizzata una traslazione verso il basso si pu traslare verso lalto,
semplicemente prelevando unarmonica somma, realizzando un Mixer Up Converter piuttosto che
un Mixer Down Converter.
Il vantaggio principale delluso di un modulatore bilanciato sta nel fatto che in uscita si hanno
esclusivamente frequenze somma e differenza, con una reiezione, idealmente infinita, delle spurie a
frequenza
RF
ed
LO
e dei disturbi di modo comune.
In questi processi di traslazione, il segnale ha subito una perdita (perdita di conversione) pari
a circa 4 dB.
Cos com fatto, il modulatore bilanciato prevede ingressi e uscite di corrente, per lavorare in
tensione necessario aggiungere dei convertitori tensione-corrente in ingresso e corrente-tensione
in uscita: in ingresso si realizzer una conversione con una coppia differenziale mentre in uscita si
metteranno due resistenze (fig. 4.2).
Con buona approssimazione, facendo calcoli per piccolo segnale, si ha:

RF
E m
m
RF RF RF
v
R g
g
i i i
+
= =
2 , 1
2 , 1
2 1
1

(4.12)

quindi:

( ) [ ]
L M IF RF
E m
m
IF
R t t A
R g
g
v
+
=

cos
1
2
2 , 1
2 , 1

(4.13)

Grazie alle conversioni si ha un guadagno i cui valori tipici vanno da 12 dB a 18 dB. La
presenza di R
E
permette di trattare segnalidi livello pi elevato, in altre parole di aumentare il range
di linearit dello stadio, cosa molto importante dato che a questo punto dellelaborazione si ha
ancora a che fare con lintera banda RF.
Tanto pi si rende g
m
R
E
>>1, tanto meno il guadagno di modulazione dipender da g
m
.



42

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4
In questipotesi:

( ) [ ] t t A
R
R
v
M IF RF
E
L
IF

= cos
2

(4.14)

La condizione suddetta si pu raggiungere con un aumento della corrente di polarizzazione o di
R
E
. Il problema che, ai fini del rumore, la resistenza sullemettitore d lo stesso contributo della
resistenza parassita di base. Una grande resistenza sullemettitore (in RF anche valori di 1 k
possono essere considerati grandi) pu quindi peggiorare la figura di rumore. Daltra parte per un
aumento della corrente di polarizzazione porta ad un incremento nella dissipazione di potenza;
bisogner quindi trovare un buon compromesso tra le due possibilit.

R
E
R
E
i
RF2
Q
1
v
RF
Q
2
i
RF1
I
EE
Cella di Gilbert v
LO
R
L
R
L
v
IF


Fig. 4.2 Modulatore bilanciato con ingressi e uscite in tensione


4.4 Frequenza immagine

Si consideri un segnale RF posto in corrispondenza della frequenza
RF
. Se
LO
la frequenza
delloscillatore locale si intende per frequenza immagine la frequenza
IM
cos definita:

RF LO IM
= 2 (4.15)

Con
IM
si indica cio la frequenza simmetrica ad
RF
rispetto ad
LO
(fig. 4.3), in
corrispondenza della quale pu trovarsi rumore o qualsiasi altra cosa.
Il problema che porta lattenzione su questa frequenza, proprio quello concernente la
traslazione del segnale: il mixer non fa altro che traslare il semiasse di destra di una quantit pari ad

LO
verso sinistra e quello di sinistra di
LO
verso destra; a traslazione avvenuta c, in
IF
, una
sovrapposizione dello spettro del segnale utile e di quello della frequenza immagine (fig. 4.4), con
conseguente degradazione del rapporto segnale-rumore.



43

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4

RF

LO

IM

IM

LO

RF


Fig. 4.3 Frequenza immagine



RF

LO

IM

IM

LO

RF


Fig. 4.4 Traslazione in frequenza


Tutti i ricevitori che utilizzano una conversione eterodina devono fronteggiare questo tipo di
problema. La soluzione sta, ovviamente, nellannullare il contenuto della banda immagine con un
opportuno filtraggio prima di processare il segnale con il mixer.
Il filtro richiesto dovr per avere una banda sufficientemente larga (non si pu programmare
volta per volta il filtraggio su un unico canale, ma si deve filtrare per lequivalente di tutta la banda
RF) e unattenuazione elevata (60 dB 80 dB). Questo filtro deve essere realizzato con molta cura
e con tecnologie particolari (filtri ceramici o ad onde superficiali) per poter avere grande selettivit
e bassa attenuazione in banda passante. Ci si traduce inevitabilmente in un costo elevato. Di
conseguenza si deve giungere ad un compromesso tra costo, selettivit e perdite.
E anche vero per che mentre pu essere inaccettabile subire leffetto delle attenuazioni di un
filtro prima dellLNA, si potrebbe anche non risentirne affatto dopo lLNA perch il segnale gi
stato preamplificato. La possibilit di porre il filtro prima dellLNA pu essere per molto
interessante, dato che allLNA arriva un po tutto lo spettro RF, leggermente filtrato dalla selettivit
stessa dellantenna.
In assenza di un pre-filtraggio, allLNA richiesta unampia dinamica lineare di
funzionamento, visto che vicino al canale di interesse possono trovarsi segnali di elevata ampiezza
che possono altrimenti dar luogo a distorsione. Quindi, quando non si pu accettare la possibilit di
un buon filtraggio prima dellLNA, per motivi di costo, si deve prevedere luso di un LNA a
dinamica molto elevata (come nel GSM) e, successivamente, di un filtro di caratteristiche inferiori.
A limite si pu inserire prima dellLNA un filtro con pochissime perdite ma a bassa selettivit e
quindi a basso costo, tanto per non sovraccaricare troppo lLNA. Ci possono essere, comunque,
altre applicazioni (ad es. il DECT) in cui non sono imposte grosse specifiche di rumore, e per le
quali pu essere accettabile la presenza di un filtro con perdite (quindi a basso costo) prima
dellLNA.
A volte si possono avere anche delle soluzioni LNA-MIXER integrate, in tal caso possibile
che il filtro sia esterno, poich per i costruttori di filtri si riferiscono a ben precise terminazioni (di
solito 50 ) in ingresso e in uscita, andando verso il filtro sar necessario un adattamento. Questo
pu portare problemi alluscita dellLNA che, essendo un amplificatore in classe A, avr bisogno di
molta pi corrente per garantire unampia escursione del segnale sulluscita.



44

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4
4.5 Mixer a reiezione di immagine (di Harley)

Si visto che il problema della reiezione dellimmagine si pu affrontare con i filtri RF
(chiamati anche filtri dimmagine). A volte per, nel caso in cui limmagine molto vicina alla
banda dinteresse, pu diventare veramente difficile riuscire ad eseguire un buon filtraggio.
In queste situazioni, se non si pu accettare un alto costo, si dovrebbe rinunciare allalta
selettivit o ad una bassa figura di rumore. Esiste per unaltra soluzione che attua una reiezione in
maniera attiva, quella del mixer a reiezione dimmagine:

v
IF

+
/2
v
LO,I
= A
LO
cos(
LO
t) v
i
v
IF,I
v
IF,Q
v

IF,I
v
LO,Q
= A
LO
sen(
LO
t)


Fig. 4.5 Mixer a reiezione di immagine


Lingresso costituito da:

( ) ( ) t A t A v
IM IM RF RF i
cos cos + = (4.16)

Alluscita dei due modulatori in quadratura, essendo
RF

LO
=
LO

IM
=
IF
, si hanno i
segnali v
IF,I
e v
IF,Q
:

( ) ( ) t A A k v
IF IM RF I IF
cos
,
+ =
(4.17)
( ) ( ) t A A k v
IF IM RF Q IF
sen
,
=
(4.18)

Il primo modulatore seguito da uno sfasatore alla cui uscita si preleva:

( ) ( ) t A A k v
IF IM RF I IF
sen
,
+ =
(4.19)

che viene sommato a v
IF,Q
dando luogo cos a v
IF
in cui, teoricamente, non presente alcuna
componente alla frequenza immagine:

( ) t kA v
IF RF IF
cos 2 = (4.20)

In effetti, per bisogna fare i conti con le tolleranze che fanno s che la reiezione
dellimmagine passi dai valori teoricamente infiniti a valori reali non superiori ai 30 dB. Nei
dispositivi reali, infatti, si ha innanzi tutto una differenza tra i guadagni dei due modulatori:
bisogner quindi considerare dei fattori k
1
e k
2
piuttosto che k nelle (4.17) e (4.18); daltra parte poi
i due segnali subiranno degli errori di fase (differenti) durante il cammino fino al sommatore.



45

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4
Si cerca quindi di realizzare delle strutture che siano il pi possibile simmetriche tra loro.
Comunque, sempre possibile associare a questo mixer un filtro che in questo caso non dovr
rispettare delle specifiche troppo restrittive e che quindi pu essere messo anche prima dellLNA. I
vantaggi introdotti dal mixer a reiezione di immagine si pagano naturalmente in termini di
dissipazione (si raddoppia quasi il consumo rispetto al mixer semplice) e di area di silicio
impegnata ( necessario quasi un numero doppio di transistori).


4.5.1 Sfasatore

Si appena visto che allinterno del mixer a reiezione di immagine presente un blocco che
introduce uno sfasamento di /2. Per una maggiore simmetria si preferisce per realizzare due
blocchi separati, uno per ogni cammino, che diano rispettivamente degli sfasamenti di /4 e -/4.
Nella versione pi semplice gli sfasatori sono dei filtri RC del primo ordine, del tipo di quelli
mostrati in fig. 4.6:

v
I R
C
v
o1
v
Q
C
R
v
o2
( )
sRC
s H
+
=
1
1
2
( )
sRC
sRC
s H
+
=
1
1
sfasamento
in
anticipo
sfasamento
in
ritardo


Fig. 4.6 Sfasatori ottenuti con filtri RC del primo ordine


Bisogna quindi imporre che il rapporto dei moduli delle funzioni di trasferimento sia unitario e
che la differenza degli sfasamenti introdotti sia proprio /2. La prima condizione si traduce in:

( )
( )
1
0
2
1
= = RC
j H
j H

(4.21)

mentre la seconda diventa:

( ) ( )
2
1 1

= j H j H (4.22)

Questultima condizione sempre verificata, indipendentemente dalla scelta di R e di C, infatti
si ha:

( ) ( ) ( ) ( ) [ ] 2 arctg arctg 2
0 0 1 1
= = RC RC j H j H (4.23)

La (4.23) prescinde quindi dalle tolleranze assolute sui valori di R e di C ma dipende da quelle
relative: non importa quale sia il valore di R e di C, purch sia uguale per i due sfasatori.
La tolleranza relativa pu essere anche abbastanza piccola (1%) ma, in ogni caso, rappresenta il
limite per ogni tipo di realizzazione.



46

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4
Tornando alla (4.21), si vede che la scelta di R e di C va fatta ponendo il vincolo:

0
1

= RC
(4.24)

Adesso entrano pesantemente in gioco le tolleranze assolute, si pu vedere per che la
reiezione di immagine pi sensibile alle variazioni di fase che non a quelle di modulo, quindi, con
delle tipiche tolleranze, si pu arrivare anche a 20 dB di reiezione.
In fig. 4.7 mostrato leffetto delle tolleranze sulle condizioni (4.21) e (4.22): si nota subito che
una piccola variazione sul valore di si ripercuote per il rapporto dei moduli delle funzioni di
trasferimento in un valore diverso da 1 (0 dB) mentre evidente invece lindipendenza da esso
dello sfasamento relativo.

/2

1
( )
( )
dB
j H
j H

2
1
( ) ( ) j H j H
1 1



Fig. 4.7 Effetto delle tolleranze sulla condizione (4.21)


Si pu fare di meglio utilizzando una struttura passa-tutto, del tipo di quella mostrata (in
forma differenziale) nella fig. 4.8. In questo modo si riesce ad avere uno sfasamento relativo di /2,
meno dipendente dalle tolleranze assolute e si riesce ad arrivare anche a 30 dB 35 dB di reiezione.

C
2 R
2
v
I
C
1 R
1
v
o2


Fig. 4.8 Sfasatore ottenuto con un filtro passa-tutto


4.5.2 Sommatore

Il sommatore un circuito lineare che realizza la somma o la differenza di due segnali. Esso
implementabile (in forma differenziale) con due stadi accoppiati di emettitore (fig. 4.9).
Imponendo R
L
=R
E
si ha un guadagno unitario, invertendo le connessioni tra i due stadi si
ottiene la differenza tra i due segnali.



47

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4
Q
3
R
E
R
L
R
E
R
L
v
o
Q
1
v
i1
Q
2
I
EE
R
E
v
i2
Q
4
I
EE
R
E


Fig. 4.9 Sommatore


4.6 Mixer up-converter

Un segnale in banda base, per poter essere trasmesso, ha bisogno di essere caricato su una
portante RF. Questo compito di traslazione in frequenza affidato al mixer up-converter,
schematizzato nella figura seguente:

v
RF

+

v
LO,I
= A
LO
cos(
RF
t)
v
RF,I
v
RF,Q
v
LO,Q
= A
LO
sen(
RF
t)
A
BB
cos[(t)]
A
BB
sen[(t)]


Fig. 4.10 Mixer up-converter


Il messaggio risiede nella fase (t) del segnale stesso, sar il DSP a generare cos[(t)] e
sen[(t)] da inviare al mixer il quale ne opera una traslazione in frequenza eliminando limmagine
della fase che nasce dal prodotto tra la portante e il segnale in banda base (data dal secondo termine
del secondo membro della (4.25)):

( ) ( ) [ ] ( ) [ ] ( ) [ ] t t t t t t
RF RF RF
+ + = cos cos cos cos (4.25)

Luscita v
RF
del mixer quindi:

( ) [ ] t t kA v
RF BB RF
+ = sen 2 (4.26)




48

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4
Nella trasmissione si usa di solito questa conversione diretta che permette di passare dalla
banda base a quella RF senza conversioni a frequenza intermedia.
Il messaggio viene, infatti, caricato direttamente su un ben preciso canale RF (scelto volta per
volta dal microprocessore), inviato allamplificatore di potenza e quindi allantenna. Il motivo per
cui si utilizza spesso la doppia conversione in ricezione e la singola in trasmissione sta
principalmente nel fatto che questultima soluzione meno sensibile al rumore di quanto non lo sia
in ricezione (essendo il segnale in banda base di ampiezza grande a piacere, si pu ottenere
facilmente un alto valore del rapporto segnale-rumore).
Daltra parte, in trasmissione viene inviato un solo canale per volta mentre in ricezione si ha a
che fare con tutti i canali, con i ben noti problemi di intermodulazione che ne derivano.
Esistono poi dei mixer up-converter utilizzanti quattro modulatori bilanciati che, oltre a mettere
in quadratura il segnale delloscillatore locale, mettono in quadratura anche quello RF; da una parte
si pu avere una migliore reiezione dellimmagine, dallaltra per si ha a che fare con un numero
maggiore di sorgenti di rumore.


4.7 Moltiplicatore analogico

Unaltra funzione realizzabile mediante la cella di Gilbert quella del moltiplicatore analogico,
un circuito che trova una collocazione ben precisa non tanto nellambito della radiofrequenza,
quanto in quello dellelettronica analogica. In particolare si esaminer limplementazione di un
moltiplicatore a quattro quadranti il cui schema di principio quello di fig. 4.11 in cui si fa uso
di una cella di Gilbert.
La conversione corrente-tensione in ingresso affidata ad un circuito di predistorsione
operante secondo una legge logaritmica, tale da garantire la linearit globale del dispositivo.

V
B
i
X1
Q
5
Q
6
Cella di Gilbert
i
O1
i
O2
i
Y1 i
Y2 i
X2
v
y


Fig. 4.11 Moltiplicatore analogico a quattro quadranti


Essendo:

2
1
6 5
ln
Y
Y
T BE BE y
i
i
V v v v = =
(4.27)

e ricordando che:

x x
x x
e e
e e
x

= tanh (4.28)




49

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4
sostituendo le (4.27) e (4.28) nella (4.4), si ricava:

( )
Y X
BY
F
Y Y
Y X
F O
i i
I i i
i i
i =
+
=

2 1

(4.29)

Nellipotesi che I
BY
sia costante si ha un legame lineare tra la corrente di uscita e il prodotto
delle correnti dingresso. Questo vero per solo per correnti non troppo elevate, difatti la (4.4)
nasceva ipotizzando un legame tensione-corrente dato dallequazione del diodo e trascurando
quindi la presenza di una r
b
e di una r
e
in serie al diodo stesso che danno luogo a termini aggiuntivi
nella (4.29). Naturalmente il moltiplicatore tanto migliore quanto pi questi termini sono
trascurabili. Inoltre, il funzionamento reale si discosta da quello ideale anche a causa delle
inevitabili dissimmetrie che danno luogo agli offset.
Luscita sar quindi legata agli ingressi secondo una legge del tipo:

[ ] ( )
Y X Y Y X X Y X O
i i f k i k i k i i k i ,
0 1
+ + + + = (4.29)

Unaltra osservazione riguarda la banda del moltiplicatore: dal prodotto di due segnali
sinusoidali si generano armoniche a frequenze somma e differenza, per garantire la linearit il
moltiplicatore deve quindi essere in grado di avere una larghezza di banda tale da poter coprire
entrambe le armoniche allo stesso modo.
Per ottenere un prodotto tra tensioni piuttosto che tra correnti possibile naturalmente
aggiungere dei convertitori tensione-corrente in ingresso e corrente-tensione in uscita, ottenendo
quanto mostrato nella fig. 4.12:

R
X
R
X
i
X2
i
Y1 i
Y2
v
X
Cella di Gilbert
R
L
R
L
v
O
Q
5
Q
6
i
X1
I
BX
Q
4
Q
3
Q
1
Q
2
I
BY
R
Y
R
Y
v
Y


Fig. 4.12 Moltiplicatore analogico con ingressi e uscita in tensione


Un miglioramento della linearit dato dalla presenza delle resistenze sugli emettitori, resta
inoltre soddisfatta lipotesi fatta prima sulla costanza della corrente I
BY
=i
Y1
+i
Y2
.




50

Mixer, modulatori e moltiplicatori analogici Capitolo 4
Nelle ipotesi:

1 , >>
X mX Y mY
R g R g (4.31)

si ha:

Y
Y
Y
R
v
i =
X
X
X
R
v
i =
(4.32)

quindi:

( )
Y X O
v v k v = (4.33)

con:

BY Y X
L F
I R R
R
k

=
(4.34)

definito come fattore di guadagno del moltiplicatore analogico.
E chiaro che la differenza sostanziale tra un moltiplicatore ed un modulatore sta nel fatto che
mentre nel primo si cerca un legame pi lineare possibile tra tensione di uscita e prodotto delle
tensioni dingresso, nel secondo ci si sforza di far s che la corrente di uscita dipenda dalla tensione
dingresso v
Y
.


Capitolo 5
Comparatori di fase, discriminatori FM,
amplificatori a guadagno variabile (VGA)














5.1 Comparatore di fase

Il comparatore di fase permette di estrarre da due segnali isofrequenziali uninformazione
proporzionale allo sfasamento relativo degli stessi. Nellambito RF questo dispositivo consente di
ricavare il messaggio trasportato dalla portante.
Il circuito di partenza ancora la cella di Gilbert (fig. 5.1), la cui relazione ingresso-uscita
data dalla (5.4). Le condizioni seguenti garantiscono che il funzionamento sia quello di un
comparatore di fase:

=
>>
EE X
T Y
I i
V v 2
(5.1)

Si supponga di porre allingresso del comparatore di fase due segnali i
X
e v
Y
alla stessa
frequenza e con sfasamento relativo pari a , nella fig. 5.1 mostrata la corrispondente uscita:
unonda quadra avente periodo pari a , cio con frequenza doppia di quella originale.
Linformazione di fase proporzionale al valor medio del prodotto cio di i
O
. Per generare un
segnale proporzionale ad esso si devono filtrare le componenti spettrali da 2 in avanti. Ci lo si fa
con un filtro passa-basso che riceve in ingresso i
O
e restituisce in uscita un i
*
O
contenente soltanto la
componente DC (in realt non proprio una componente DC, ma tale da avere una
MAX
<<
RF
):

( )
(

t
I i
EE O
2
1
*
(5.2)

In genere pu bastare anche un filtro del primo ordine per ottenere un buon filtraggio, purch,
detta
C
la frequenza di taglio del filtro, si rispetti la condizione:

C MAX
(5.3)




52

Comparatori di fase, discriminatori FM e VGA Capitolo 5
1
1
t

EE

EE
2
i
X
t
v
Y

i
O
t

EE

EE
2


Fig. 5.1 Legame tra ingressi ed uscita in un discriminatore di fase


Lipotesi implicita , comunque, che loccupazione di banda di (t) sia molto minore della
frequenza (che di solito la
IF
), cio che
MAX
<<
IF
.
La presenza delle armoniche residue genera un ripple ad alta frequenza sul segnale utile,
lordine del filtro dipender quindi anche dalla quantit di ripple accettabile. Il segnale i
*
O

rappresentato, in funzione di , nella figura seguente:

i
*
O

EE

EE

2


Fig. 5.2 Valore medio del segnale alluscita del comparatore di fase


5.2 Discriminatore FM

Il processo con cui da (t) si ricavano i bit di informazione viene svolto in generale dal DSP,
cio nella sezione digitale. A volte per questo compito pu essere affidato ad un dispositivo
analogico: il discriminatore FM, operante secondo la schematizzazione di fig. 5.3:

v
O1
v
IF
Phase
Shifter
Phase
Comparator
v
O2
v
O


Fig. 5.3 Discriminatore FM



53

Comparatori di fase, discriminatori FM e VGA Capitolo 5
Il limitatore trasforma il segnale dingresso (a frequenza intermedia) in onda quadra, il phase
shifter (sfasatore, un circuito RLC passivo) d un v
O1
sfasato rispetto a v
IF
secondo la legge:

( ) 2 + =
IF
k (5.4)

La frequenza istantanea del segnale dingresso :


&
+ =
IF
(5.5)

conseguentemente, allingresso del comparatore di fase, si avranno v
O1
e v
O2
caratterizzati da:

2
2 1
+ =
&
k v v
O O
(5.6)

Alluscita del comparatore di fase connesso il filtro passa-basso, sulla cui uscita si preleva:

( )


&
&
K
k
I R v
EE L O
=
(

+
=
2 2
1 (5.7)

avendo posto:

EE L
I kR K =

2
[ ] [ ] V K = (5.8)

Il segnale di uscita quindi proporzionale alla derivata della fase che, ad esempio nella
modulazione FSK, contiene i bit del messaggio. Questo rappresenta un metodo alternativo che pu
permettere di far risparmiare operazioni al DSP che potrebbe essere quindi anche meno veloce o
meno complesso. Daltra parte per lo sviluppo in maniera digitale richiede, in linea di massima,
solo lelaborazione di un opportuno software che pu quindi essere rapidamente testato o
modificato, al contrario di quanto avviene per una realizzazione analogica, certamente molto pi
critica e laboriosa, quindi con maggiori costi di realizzazione.


5.3 Amplificatori a guadagno variabile (VGA)

Il problema da affrontare, quello di far s che tutti i segnali allingresso dellADC abbiano la
stessa ampiezza massima. Di questo se ne occupa un particolare blocco, costituito da un
amplificatore a guadagno variabile. A questamplificatore richiesta la capacit, su comando del
DSP, di poter variare il proprio guadagno di un fattore pari alla dinamica stessa del segnale da
trattare, in modo da poter garantire in uscita unampiezza massima pressoch costante.
La posizione migliore del VGA quella in cui c gi un certo consolidamento del rapporto
S/N, ovviamente quindi non verr messo prima di un LNA, per anche possibile che sia inserito
allinterno dello stesso. In genere, comunque, non si riesce a fare tutto nella sezione RF perci il
controllo del guadagno affidato a pi blocchi che vengono distribuiti lungo il percorso del segnale.
Nella figura 5.4 sono mostrati due esempi di inserimento del VGA. Nel primo e nel secondo
caso si realizza un controllo su una dinamica di 80 dB, nel primo caso per il controllo affidato a
due VGA separati, di cui il primo inserito nellLNA.




54

Comparatori di fase, discriminatori FM e VGA Capitolo 5
v
i
Mixer
VGA
LNA + VGA
DSP
v
o
15 dB 65 dB

v
i
Mixer
VGA
LNA
DSP
v
o
80 dB

Fig. 5.4 Esempi di inserimento di un VGA allinterno di un ricevitore


La configurazione del primo esempio ha il vantaggio di alleggerire il mixer, portando
allingresso di questultimo un segnale con 15 dB in meno di dinamica. Daltra parte per questa
soluzione presenta tendenzialmente, rispetto alla seconda, una maggiore rumorosit dovuta alla
presenza del VGA nellLNA.


5.3.1 Implementazione di un VGA

Nella fig. 5.5 mostrata una possibile soluzione per un VGA nella sezione RF:

v
i
R
C
v
o
V
CC
V
EE
Q
3
Q
2
V
B
V
C
Q
1


Fig. 5.5 VGA per la sezione RF


Il legame tra la tensione v
o
di uscita e la v
i
dingresso dato da:

( )
T
B C
V
V V
F
C m
i
o
v
e
R g
v
v
A

+
= =
1
1


(5.9)

Se V
C
<<V
B
ci si riconduce allLNA di tipo cascode (fig. 2.6) perch Q
2
si spegne. In questo
caso si ha il massimo guadagno. Al contrario, con Q
3
spento si ha il minimo guadagno (A
min,dB
= -
). In realt non si arriva mai a spegnere del tutto Q
3
, per problemi di rumore; questo il motivo
per cui il controllo del guadagno non viene realizzato tutto in questa sezione.
Come visto nellesempio di fig. 5.4, il VGA pu essere collocato anche dopo il mixer, cio
nella sezione IF.



55

Comparatori di fase, discriminatori FM e VGA Capitolo 5
Una possibile realizzazione (differenziale) pu essere ottenuta dalla soluzione in RF vista in
precedenza, con laggiunta della degenerazione di emettitore, necessaria per poter trattare
linearmente segnali di pi ampio livello:

Q
5
v
o
V
CC
V
EE
v
i
Q
6
Q
1
I
B
I
B
R
E
Q
2
R
C
Q
4
Q
3
V
C
R
C


Fig. 5.6 Realizzazione differenziale di un VGA per la sezione IF


La relazione ingresso-uscita fornita da:

T
C
V
V
F
E
C
i
o
v
e
R
R
v
v
A

+
= =
1
2


(5.10)

nellipotesi:

1
2
2 , 1
>>
E
m
R
g (5.11)

E possibile implementare un VGA anche sfruttando la cella di Gilbert. La caratteristica di
trasferimento graficata nella fig. 5.7b, ed data dalla (5.12):

|
|
.
|

\
|
= =
T
C
E
C
i
o
v
V
V
R
R
v
v
A
2
tanh 2 (5.12)

Dalla fig. 5.7b o dalla (5.12), ci si accorge che questa soluzione gode di due propriet:

1. il guadagno nullo quando non applicata alcuna tensione di controllo (V
C
=0);

2. lespressione del guadagno si inverte di segno se viene invertita la polarit della tensione di
controllo.



56

Comparatori di fase, discriminatori FM e VGA Capitolo 5
v
o
V
CC
V
EE
v
i
Q
6
Q
5
Q
1
I
B
I
B
R
E
Q
2
R
C
Q
4
Q
3
V
C
R
C

V
C
A
v
R
C
/R
E
2V
T
4V
T
-R
C
/R
E
-4V
T
-2V
T
Fig. 5.7a Realizzazione di un VGA con la cella di Gilbert Fig. 5.7b Caratteristica di trasferimento


5.3.2 Rumore e distorsione nei VGA

Nel progetto degli amplificatori a guadagno variabile, i quali richiedono unampia variazione
del punto operativo, i problemi del rumore e della distorsione diventano ancora pi pesanti che nei
normali amplificatori.
Dallanalisi fatta nel capitolo 1 si visto che la densit di rumore equivalente in ingresso, per
un transistore bipolare, pu essere minimizzata utilizzando dispositivi con una resistenza r
b
piccola,
evitando la degenerazione di emettitore e lavorando ad alte correnti di collettore, cos da far
diminuire il termine 1/g
m
.
Tuttavia, nel caso di amplificatori a guadagno variabile, la presenza della resistenza di
emettitore indispensabile per minimizzare il rischio di distorsione dovuto a segnali dingresso ad
elevata dinamica; inoltre, per avere un ampio range di controllo necessario che il VGA sia
polarizzato con correnti molto basse, cos da portare il VGA stesso allestremo inferiore del proprio
range di operativit. Quindi, nel progetto di qusti particolari amplificatori, necessario un ben
preciso compromesso tra le prestazioni in termini di rumore, distorsione e range operativo.


Capitolo 6
Confronto tra ricevitori a singola,
doppia e tripla conversione














6.1 Ricevitori a doppia conversione (supereterodina)

Il ricevitore a doppia conversione quello di cui si implicitamente parlato finora e che
schematizzato nella figura seguente:

RF

IF

BB

LO

IF
Filtro di canale Filtro RF


Fig. 6.1 Schematizzazione di un ricevitore a doppia conversione


Le problematiche fondamentali che stanno alla base del progetto di un tale sistema sono quelle
della reiezione della frequenza immagine e del filtraggio del canale. Questultimo problema
nasce alluscita della sezione IF in cui la selezione del canale desiderato viene fatta regolando la
frequenza delloscillatore locale in maniera tale che la differenza
RF

LO
=
IF
coincida con la
frequenza centrale di un filtro passa-banda, molto selettivo, che attenuer fortemente i canali
adiacenti:


RF

LO

IF
=
RF
-
LO
Filtro di canale


Fig. 6.2 Selezione del canale in un ricevitore a doppia conversione




58

Confronto tra ricevitori a singola, doppia e tripla conversione Capitolo 6
Purtroppo non si riesce a realizzare questo filtro in forma integrata per via dellalto Q ad esso
richiesto. Tale filtro pu inoltre introdurre forti attenuazioni (anche 20 dB) e tanto pi si vuole
risparmiare su esso, tante pi perdite si dovranno accettare dovendo esserne preservata la
selettivit. E anche vero per che diminuendo la frequenza IF, minore sar il Q necessario.
Daltra parte per, cos facendo, si causa un avvicinamento della frequenza immagine a quella
utile e sar necessaria una maggiore selettivit del filtro RF. Va cercato quindi un compromesso che
soddisfi entrambe le esigenze. Per il GSM la frequenza intermedia f
IF
200 MHz.


6.2 Ricevitori a tripla conversione (doppio supereterodina)

Quando non era stata raggiunta una tecnologia ad alto grado di integrazione, veniva utilizzata la
tripla conversione:

RF

IF2

BB

LO1

IF2
Filtro di canale Filtro RF

IF1

LO2


Fig. 6.3 Schematizzazione di un ricevitore a tripla conversione


Si tratta di una soluzione costosa per via del fatto che ci sono tre filtri da realizzare
esternamente, con conseguenti problemi di adattamento, complessit e integrabilit. Per contro
questa soluzione presenta alcuni vantaggi:

potendo lavorare con
IF1
sufficientemente alta, il filtro RF dovr eliminare una frequenza
immagine molto pi distante da
RF
che non nel caso precedente, di conseguenza si potr
alleggerire il compito di questo primo filtro che potr essere certamente meno costoso o con
meno perdite rispetto a quello del ricevitore a doppia conversione;

il primo filtro a frequenza intermedia non deve fare la selezione del canale, ma la reiezione
dimmagine per il mixer successivo. Sar allora un filtro a pi basso Q visto che si gi a
frequenze piuttosto basse;

Si intuisce allora che questa una soluzione molto meno critica della precedente. Questa
robustezza si paga per in termini di costo, di maggior complessit dei blocchi e quindi di
dissipazione (sia per il numero maggiore di blocchi che anche perch si esce pi volte verso filtri a
bassa resistenza). Per ovviare a questultimo handicap, a volte, si preferisce rinunciare alla linearit
allinterno del sistema, impegnando cos meno corrente, per poi filtrare alluscita le armoniche
aggiuntive dovute alla distorsione.
Un esempio pu essere quello mostrato nella fig. 6.4, in cui un LNA viene linearizzato alla
frequenza di lavoro, grazie ad un opportuno filtraggio con un risonatore serie che pu attenuare
notevolmente ad es. la seconda armonica.




59

Confronto tra ricevitori a singola, doppia e tripla conversione Capitolo 6
C
v
i
LNA
v
o
L


Fig. 6.4 Esempio di linearizzazione con filtraggio


6.3 Ricevitori a conversione diretta

I ricevitori a conversione diretta sono quelli che permettono il massimo grado di integrazione e
quindi un minor costo, a discapito per di una maggiore criticit. Lo schema a blocchi che ne
riassume il funzionamento riportato nella figura seguente:

RF

RF
Filtro RF

BB


Fig. 6.5 Schematizzazione di un ricevitore a conversione diretta


Tutti i canali passano direttamente dalla banda RF alla banda base, ma solo il canale
desiderato centrato sulla frequenza nulla (DC). Esso viene selezionato con un filtro passa-basso
molto selettivo, in grado cio di eliminare i segnali ad alto livello dovuti ai canali adiacenti, al
contrario di quanto accadeva invece nei ricevitori eterodina in cui esso aveva solo il compito di
eliminare delle spurie.
Per quanto riguarda il filtro RF c un netto vantaggio rispetto alle soluzioni precedenti:
stavolta il compito del filtro soltanto quello di selezionare la banda (operazione svolta in parte
dalla stessa antenna) e di attenuare le interferenze. Il filtro non deve effettuare alcuna reiezione di
immagine dato che, per
LO
=
RF
, non presente alcuna immagine.
Questo sistema a basso costo: in linea di principio, a parte il filtro RF, si pu integrare quasi
tutto. Lunico problema pu essere quello riguardante limplementazione del filtro in banda base
che necessita un processo CMOS per la realizzazione con la tecnologia SC (a capacit commutata).
necessario allora disporre di un processo BiCMOS o di avanzati transistori MOS aventi
prestazioni simili ai BJT (la ricerca si muove attualmente verso questa direzione). La possibilit di
realizzare tutto in tecnologia CMOS o BiCMOS permetterebbe anche lintegrazione del
convertitore A/D, realizzato in CMOS. In ogni caso per, si pu sempre rinunciare allintegrazione
del filtro realizzando questultimo su un altro chip.
Esiste comunque unaltra via che pu essere quella di fare un leggero filtraggio, anche non
troppo selettivo, ed affidare il compito della selezione vera e propria del canale al DSP. In questa
maniera si pu realizzare il filtro con dispositivi bipolari (si a basse frequenze, con una banda di
circa 200 KHz) a vantaggio dellintegrazione. Lo svantaggio naturalmente sta nel fatto che il DSP
sar appesantito da questulteriore compito, che lo render certamente pi complesso.



60

Confronto tra ricevitori a singola, doppia e tripla conversione Capitolo 6
Inoltre, a causa del debole filtraggio, il convertitore A/D ricever molta pi potenza in ingresso
perch, oltre al canale selezionato, vi sar una certa quantit di segnale dovuta agli altri canali;
dovr perci essere molto pi preciso per non deteriorare il BER (bit error rate). Utilizzando filtri ad
alta selettivit ci si pu permettere di lavorare con convertitori a medio-bassa risoluzione (6, 8 bit),
mentre con filtri a bassa selettivit si pu arrivare a dover usare convertitori con risoluzioni anche
maggiori di 12, 16 bit. Ci sono comunque tutte le vie di mezzo che permettono di ottenere un giusto
compromesso tra selettivit del filtro e risoluzione del convertitore (che si paga molto in termini
economici). I problemi che rendono particolarmente critico il progetto di questo ricevitore sono
per quelli della distorsione, dellaccoppiamento tra i blocchi e del rumore delloscillatore locale.


6.3.1 Distorsione

Il problema della distorsione nasce dal fatto che fino allultimo stadio non vi una selezione
del canale: allinterno del ricevitore viaggia quindi un segnale con 100 dB 120 dB di dinamica che
deve essere gestito opportunamente dai vari blocchi, in maniera tale da evitare lintroduzione di
distorsioni di intermodulazione.


6.3.2 Accoppiamento

In un ricevitore RF bisogna ottenere guadagni di notevole entit (100 dB 120 dB). Dovendo
lavorare per con una cascata di amplificatori, se laccoppiamento tra uno stadio e laltro
realizzato in DC, gli offset e i rumori a bassa frequenza associati ai singoli stadi (specialmente ai
primi) potrebbero compromettere il funzionamento dellintero sistema.
In generale la maggior parte dei blocchi lavora a frequenze piuttosto alte perci abbastanza
semplice accoppiare le varie parti con dei condensatori. Questo si traduce nel realizzare dei filtri
passa-alto da uno stadio allaltro in cui il valore della capacit sar dimensionato in maniera tale che
alla pi piccola frequenza operativa il condensatore si comporti come un cortocircuito. Si pu
vedere facilmente che, anche con frequenze dellordine delle centinaia di MHz e tipiche resistenze
dingresso dellordine dei k, sar sufficiente utilizzare capacit di qualche pF.
Nel caso di ricevitori a conversione diretta per laccoppiamento tra i blocchi non pu essere
realizzato in AC perch il segnale utile proprio in DC; si dovrebbero usare dei grossi condensatori
(con grande impiego di area), ma anche cos facendo si perderebbero delle informazioni e si
avrebbero costanti di tempo molto grandi in tutti i transitori di funzionamento del dispositivo.
Lunico accoppiamento possibile in AC quello tra LNA e mixer, cio dove i segnali sono
ancora in banda RF. Limpossibilit di un accoppiamento in AC si traduce, nella migliore delle
ipotesi, nella presenza di un offset in banda base che pu essere anche molto grande a causa
dellamplificazione subita (dellordine di 100 dB, in queste condizioni, anche un piccolo offset
allingresso dellLNA pu portare in saturazione gli stadi successivi).
Il peso delloffset in banda base, nellipotesi che esso non sia tale da saturare i dispositivi, non
di gran rilevanza, difatti esso pu essere facilmente eliminato dal DSP.


6.3.3 Rumore

Un altro problema, tipico di questo ricevitore, quello del rumore introdotto dalloscillatore
locale. Agli ingressi del mixer si presentano, infatti, sia il segnale amplificato dallLNA che londa
quadra prodotta dalloscillatore, per, per quanto si possa realizzare un buon isolamento, vi sar
sempre una frazione di segnale uscente dalloscillatore che si porter allingresso dellLNA.



61

Confronto tra ricevitori a singola, doppia e tripla conversione Capitolo 6
Con unonda quadra di ampiezza pari a 200 mV ed unattenuazione di 60 dB tra LNA ed
oscillatore, allingresso dellLNA si ha un rumore a frequenza
LO
=
RF
e ampiezza pari a 200 V
che quasi certamente porter tutto in saturazione. Anche supponendo che questo segnale spurio non
sia tale da far saturare tutto, lo si ritrover dopo il mixer, traslato in banda base e sovrapposto,
insieme alloffset, al segnale utile (fig. 6.6) sporcandone lo spettro e causando una degradazione del
rapporto S/N.

Segnale utile
Rumore
Offset


Fig. 6.6 Spettro del segnale, del rumore e delloffset in banda base


Solitamente per lo spettro del rumore ha una banda molto pi piccola di quella del segnale
(qualche decina di KHz, a causa del rumore di fase, contro qualche centinaio di KHz) quindi, se il
livello di questi disturbi non molto alto, il DSP riuscir a limitare il BER rientrando nelle
specifiche.
Esistono anche delle soluzioni analogiche a questo problema, basate su sistemi SC nelle quali
lidea quella di campionare il disturbo, in assenza di segnale, per poi andarlo a sottrarre al segnale
di uscita. Purtroppo in realt si riesce solo in parte a realizzare questobiettivo, a causa anche del
fatto che, essendo il funzionamento del mixer fortemente non lineare, il rumore viene trattato in
maniera differente in presenza ed in assenza di segnale (non vale cio la sovrapposizione degli
effetti). Come conseguenza di ci, il rumore campionato non coincider esattamente con quello
sovrapposto al segnale utile e quindi la reiezione del disturbo non potr essere totale.
Anche nella conversione eterodina, dopo il primo mixer, il disturbo finir in banda base. Per
in questo caso il segnale utile si trover ancora ad alta frequenza (alla frequenza intermedia
IF
)
quindi gli spettri non saranno sovrapposti; di conseguenza, con un semplice filtro passa-alto (anche
del primo ordine), sar possibile eliminare questo tipo di rumore.


Capitolo 7
Oscillatori















7.1 Introduzione

Gli oscillatori sono circuiti in grado di produrre unoscillazione stabile, sia nello spettro che
nellampiezza. Essi vengono utilizzati come sorgenti di clock per le varie temporizzazioni del
sistema. Esistono vari tipi di oscillatori, diversi per modalit di funzionamento, per campo operativo
e per stabilit. Una prima classificazione li vede suddivisi in:

oscillatori LC (serie - parallelo - al quarzo);
oscillatori ad anello;
oscillatori a sfasamento;
oscillatori a rilassamento.

Usualmente, nellambito delle radiofrequenze, ci si sofferma sugli oscillatori del primo tipo.

Per gli oscillatori non molto corretto parlare di poli in quanto si tratta di circuiti non lineari,
nonostante ci, in prima approssimazione, essi possono essere visti come sistemi aventi poli
immaginari. Nel caso in cui esista una sola coppia di poli, gli oscillatori si diranno sinusoidali
altrimenti saranno detti armonici.
Gli oscillatori sono circuiti intrinsecamente non lineari: per essi la non linearit una
condizione necessaria per il funzionamento. Per il loro studio si fa comunque uso di modelli lineari:
il modello retroazionato o quello ad impedenza (ammettenza) negativa (fig. 7.1).
Si ricorre ad un modello o allaltro secondo i casi, entrambi comunque conducono agli stessi
risultati.

+
T(s)

Rete
attiva
Rete
LC
Z
a
Z
f

Fig. 7.1a Modello retroazionato Fig. 7.1b Modello ad impedenza negativa




63

Oscillatori Capitolo 7
Le funzioni caratteristiche dei due casi sono date dalle (7.1):

( ) ( ) s T s f + =1
(modello retroazionato) (7.1a)
( ) ( ) ( ) s Z s Z s f
f a
+ = (modello ad impedenza negativa) (7.1b)
( ) ( ) ( ) s Y s Y s f
f a
+ = (modello ad ammettenza negativa) (7.1c)


7.2 Criterio di Barkhausen

Condizione necessaria perch un circuito oscilli, alla frequenza
0
, che valga la (7.2a) o la
(7.2b), a seconda del modello considerato. Nota quindi la funzione T(s) (o le ammettenze) e
sapendo a priori che il circuito oscilla, questo criterio permette di ricavare la frequenza
0
a cui
avvengono le oscillazioni.

( )
( )

=
=
180
1
0
0

j T
j T
(7.2a)
(somma delle conduttanze) ( ) ( )
( ) ( )

= +
= +
0
0
0 0
0 0


f a
f a
B B
G G

(somma delle suscettanze)
(7.2b)


7.3 Innesco delle oscillazioni

Prima ancora del problema della stabilit ci si pone quello dellinnesco delle oscillazioni
stesse: la condizione perch ci avvenga che allaccensione del circuito vi sia almeno una coppia
di poli a parte reale positiva. Per, una volta innescate le oscillazioni, per evitare che il circuito
saturi, dovr accadere che la coppia di poli si sposti sullasse immaginario (nel caso vi siano pi
coppie nel semipiano destro, le altre dovranno passare al semipiano sinistro).
Il problema allora potrebbe essere quello di far s che la coppia spostatasi dal semipiano destro
allasse immaginario rimanga su questultimo, senza muoversi ulteriormente verso il semipiano
sinistro, ma questo accade grazie alla non linearit propria delloscillatore per la quale T = f(a).
Allaccensione i poli si trovano nel semipiano di destra, man mano che lampiezza delle
oscillazioni aumenter, diminuir il guadagno danello e ci spinger i poli verso lasse
immaginario, fino a che lo stesso guadagno danello diverr unitario e i poli avranno parte reale
nulla.
A questo punto si instaurer una situazione di equilibrio garantita dal fatto che un ulteriore
movimento dei poli verso il semipiano sinistro porterebbe ad un aumento del guadagno danello
che, a sua volta, tenderebbe a spostare i poli verso destra.
Unanaloga spiegazione si pu ricavare facendo riferimento al modello a conduttanza negativa,
osservando che la non linearit agisce su G
a
= f(a).





64

Oscillatori Capitolo 7
7.4 Oscillatori LC

Si tratta di circuiti basati su risonatori LC parallelo (o serie) che, idealmente, si comportano da
oscillatori al seguito di uneccitazione istantanea. La frequenza di oscillazione di tali risonatori si
pu ricavare applicando il criterio di Barkhausen. Dalla (7.2b) si ha:

= + +
= +
0
1
0
0 0 0
0
0
C j
L j

(7.3)

da cui:

LC
1
0
=
(7.4)

Naturalmente non esistono condensatori ed induttori senza perdite quindi, un tale risonatore
darebbe luogo soltanto ad unoscillazione smorzata. Induttori e condensatori reali possono essere
modellizzati tenendo conto di una resistenza di perdita, variabile con la frequenza:

L
ideale
R
LS
L
reale

L
ideale
R
LP
L
reale

Fig. 7.2a Modelli di un induttore reale

C
reale
C
ideale
R
CS

C
ideale
R
CP
C
reale

Fig. 7.2b Modelli di un condensatore reale


Alle basse frequenze tali resistenze di perdita si possono considerare pressoch costanti. Alle
alte frequenze invece, a causa dellinsorgere di cause come leffetto pelle, le resistenze tenderanno a
crescere con la frequenza stessa. Per questi motivi, nellambito RF si preferisce parlare di Q
associato allinduttore o al condensatore, piuttosto che di resistenza. Ad esempio, per linduttore si
ha:

LS
L
R
L
Q =
(7.5)

Allaumentare di si ha un aumento di R
LS
quindi il valore di Q, in un range di frequenze, si
mantiene costante. Contrariamente a quanto potrebbe apparire dalla (7.5), un aumento di L
comporta una diminuzione del Q, a causa di un conseguente aumento di R
LS
.



65

Oscillatori Capitolo 7
Nel caso di induttori discreti si pu arrivare a valori tipici per il Q dellordine di 30 40,
notevolmente superiori ai valori ottenibili con tecnologia integrata che si mantengono a 5 10 alle
frequenze RF.
A valori di Q sufficientemente elevati (4 5), per le rappresentazioni mostrate nella fig. 7.2a
sussiste la relazione:

LS LP
R Q R
2
= (7.6)

Anche i condensatori sono classificati in base al Q (in genere molto maggiore di quello degli
induttori):

C R Q
CP C
= (7.7)

Tornando al risonatore, detto Q
TOT
il Q complessivo e supposto Q
C
>> Q
L
, si ha:

L TOT
L C TOT
Q Q
Q Q Q
+ =
1 1 1

(7.8)

Il Q del risonatore stabilito quindi da quello dellinduttore. Si consideri quindi il modello di
un risonatore reale:

R
LS
L
C R
CP L
C R
LC


Fig. 7.3 Risonatore reale


La resistenza equivalente R
P
(sempre nellipotesi Q
C
>> Q
L
) data da:

( )
2 2
||
L LS L LS CP LC
Q R Q R R R = (7.9)

e dipende da quella di perdita dellinduttore.
Il Q del risonatore :

L
R
C R Q
LC
LC
0
0

= =
con
LC
1
0
=
(7.10)

Per realizzare un oscillatore necessario porre una resistenza negativa -R
a
in parallelo (o in
serie, nel caso di oscillatori LC serie) al risonatore, rappresentata da un circuito attivo che
periodicamente fornisce energia per compensare le perdite del risonatore stesso. Bisogna per far s
che questa resistenza abbia valore diverso man mano che le oscillazioni aumentano di ampiezza:
inizialmente il parallelo tra R
LC
ed R
a
dovr essere negativo e, successivamente, di valore infinito
(con -R
a
=R
LC
) in maniera da annullare le perdite e realizzare un risonatore ideale.



66

Oscillatori Capitolo 7
7.4.1 Implementazione

Il blocco attivo costituito da uno stadio differenziale con carico resistivo (fig. 7.4). I
condensatori C
1
e C
2
sono di accoppiamento e permettono unottimizzazione della dinamica di
uscita, alle frequenze di lavoro sono dei cortocircuiti che generano una reazione positiva; linduttore
L ed il condensatore C formano il risonatore LC parallelo, mentre la resistenza R
LC
tiene conto delle
perdite del risonatore stesso.
Lanalisi pu essere fatta indifferentemente col modello basato sulle impedenze negative o col
modello retroazionato. Si user il primo metodo, fermo restando che, anche col secondo, si
arriver ai medesimi risultati. E necessario allora determinare la resistenza del blocco attivo. Per
far questo si considera il circuito privato del risonatore e alle frequenze tali che C
1
e C
2
possano
considerarsi dei cortocircuiti (fig. 7.5).

I
EE
R
L
R
L
C
2
Q
1
R
B
R
B
V
B
Q
2
C
1
C
L
R
LC

R
L
R
L
Q
1
R
B
R
B
I
EE
V
B
Q
2
i
O
i
O
v
O

Fig. 7.4 Oscillatore LC parallelo Fig. 7.5 Determinazione dellimpedenza del blocco attivo


Limpedenza Z
a
cercata data dal rapporto tra v
O
e i
O
. Da una prima analisi si vede che:

( )
O
B
O
L
O
O
v f
R
v
R
v
i + + =
2 2

(7.9)

Rimane quindi da determinare la funzione f(v
O
), che proprio quella che garantisce il
comportamento non lineare delloscillatore. Eliminando le R
L
e le R
B
dal circuito di fig. 7.5, si
ottiene il circuito semplificato di fig. 7.6 da cui risulta:

2
1 2
1
2
C C
O
C O
C O
i i
i
i i
i i

=

=
=
(7.10)





67

Oscillatori Capitolo 7
Q
1
I
EE
Q
2
i
'
O
i
'
O
v
O
i
C1
i
C2


Fig. 7.6 Determinazione dellimpedenza non lineare del blocco attivo


Considerando che v
O
applicata alla base di Q
1
e non di Q
2
:

( )
O
T
O
EE O
v f
V
v
I i = =
2
tanh
2
1

(7.11)

Tendendo conto delle (7.9) e (7.11), il legame tra tensione e corrente ai capi del risonatore :

T
O
EE
B
O
L
O
O
V
v
I
R
v
R
v
i
2
tanh
2
1
2 2
+ =
(7.12)

Al momento dellaccensione il circuito tratter piccoli segnali, lecito quindi eseguire in tale
condizione unanalisi di piccolo segnale. In queste ipotesi la (7.12) permette di esprimere la
conduttanza incrementale di uscita del blocco attivo:

2 , 1
0
2
1
2
1
2
1
m
B L
v
O
O
a
g
R R v
i
g
O
+ =

=
=

(7.13)

Questa, sommata alla conduttanza del risonatore, dovr risultare negativa al momento
dellaccensione e dovr man mano tendere a zero via via che lampiezza delle oscillazioni diverr
grande. Linnesco delle oscillazioni, , infatti, garantito dalla condizione:

0 < +
f a
g g
(7.14)

essendo g
f
la conduttanza del risonatore, definita come:

LC
f
R
g
1
=
(7.15)

La condizione (7.14) diventa:

LC B L
m
R R R
g
1
2
1
2
1
2
1
2 , 1
+ + >
(7.16)




68

Oscillatori Capitolo 7
Dopo linnesco delle oscillazioni, la conduttanza media g
a
tender a diminuire (in valore
assoluto) facendo s che la (7.14) tenda a zero per grandi ampiezze di v
O
.
Questo meccanismo non lineare nasce direttamente dalla caratteristica del tipo tangente
iperbolica, presente nella (7.12) e mostrata nella fig. 7.6:

V
O
I
EE
2V
T
4V
T
-4V
T
-2V
T
- I
EE
g
a


Fig. 7.6 Variazione della conduttanza media g
a
in relazione a v
O



La seconda condizione riguarda la somma delle suscettanze alla frequenza
0
di oscillazione:

( ) ( ) 0
1
0
0 0 0
= = +
L
C B B
T f a


(7.17)

La (7.17) fornisce il valore della frequenza
0
:

L C
T
1
0
=
posto:
2 , 1
2 , 1 2 , 1
2
2 2

C
C C
C C
cs
T
+ + + = (7.18)

Per oscillazioni con ampiezze sufficientemente elevate (100 mV 200 mV), la corrente I
EE

commuta da Q
1
a Q
2
. In uscita, escludendo per il momento linfluenza del risonatore, si avrebbe un
onda quadra di ampiezza pari a R
L
I
EE
e frequenza
0
.
possibile sviluppare in serie di Fourier questa forma donda:

( )
( )
( )
(

=
dispari
0
*
cos
2
2 sen
2
n
L EE O
t n
n
n
R I t v

(7.19)

La presenza del risonatore costituisce un filtro passa banda, centrato sulla frequenza
0
, che
lascia passare soltanto la prima armonica di v
*
O
e attenua fortemente le successive:

( ) ( ) t R I t v
L EE O 0
cos
4

(7.20)





69

Oscillatori Capitolo 7
7.4.2 Voltage Controlled Oscillator (VCO)

Loscillatore LC visto finora ha una propria frequenza di oscillazione, fissata naturalmente dal
valore di L e di C, come indicato dalla (7.18). chiaro per che, a cause delle tolleranze, non sar
possibile controllare esattamente il valore di
0
. Nasce perci lesigenza di poter regolare
esternamente la frequenza di oscillazione. Quello che si fa sostituire a C un condensatore
controllato in tensione che viene realizzato mediante un diodo varicap (o varactor) che varia la
propria capacit parassita in funzione della tensione di polarizzazione (fig.7.8).
Associando questo dispositivo di controllo alloscillatore visto in precedenza si ottiene un
oscillatore a frequenza controllata in tensione (VCO).

V
C
V
C

( )
n
C
j
V
C
C
1
0
0
1 +
=
3 2 < < n
Fig. 7.8 Capacit controllata in tensione mediante diodi varicap


7.4.3 Rumore

Uno dei problemi degli oscillatori, specialmente in ambito RF, quello del rumore. Idealmente
si vorrebbe produrre un segnale con una sola armonica, ma in realt quello che viene fuori uno
spettro, che solo approssimativamente pu essere assimilabile ad una riga.
Questo dovuto a sorgenti di rumore interne alloscillatore che manifestano il loro effetto sotto
forma di rumore di fase. Nel caso di processo a banda stretta, sommare un rumore N(t) al
segnale sinusoidale Acos(
0
t) equivale ad avere un rumore di ampiezza ed uno di fase,
sovrapposti al segnale originale:

( ) ( ) [ ] ( ) [ ] t t A t A t N t v
n n O
+ + = +
0
cos ) ( (7.21)

Per calcolare gli spettri di rumore si fa riferimento al circuito di fig. 7.4 in cui, in prima
approssimazione, si pu trascurare il rumore proveniente dal generatore di corrente I
EE
in quanto di
modo comune (anche se in realt non potrebbe essere considerato tale poich il circuito lavora in
maniera fortemente sbilanciata).
Per il calcolo di S
Vn
si pu ricorrere al modello semplificato delloscillatore di fig. 7.9a, in cui
indicata con R
P
la resistenza equivalente di perdita:

B L LC P
R R R R 2 || 2 || = (7.22)

mentre con -R
a
si indica la resistenza del blocco attivo e con S
IO
la densit spettrale di corrente di
rumore di cortocircuito in uscita.
In condizioni di oscillazione si ha per -R
a
=R
P
e quindi il modello si semplifica ulteriormente
come in fig. 7.9b.

C L
S
Vn
S
IO -R
a
R
P

C L
S
Vn
S
IO

Fig. 7.9a Modello per il calcolo del rumore Fig. 7.9b Modello in condizioni di oscillazione



70

Oscillatori Capitolo 7
Risulta:

IO LC Vn
S Z S =
2
(7.23)

con:

P
I
V
m
I IQ IO
R
KT S
S
g
S S S
RP
4
2 2
2
2
2 , 1
2 , 1
+
(
(

+
|
|
.
|

\
|
= + =
(7.24)
( )
|
.
|

\
|

=
C
L j
C
L
j Z
LC

1
1

(7.25)

Il modulo di Z
LC
, a frequenze prossime a quella di oscillazione, cio tali che =
0
+, (in
cui <<
0
), si pu scrivere come:

( )
2
0
2
4
1
0
|
.
|

\
|


+ =


C
L
j Z
LC
(7.26)

Supponendo che le sorgenti di rumore siano indipendenti dalla frequenza, cio trascurando i
contributi di tipo 1/f e 1/f
2
, si pu esprimere S
IO
per mezzo della resistenza equivalente di rumore,
R
eq
, che tiene conto del rumore di tutto loscillatore:

eq
IO
R
KT
S
4
=
(7.27)

Dalle (7.23), (7.26) e (7.27) si ricava lespressione finale di S
Vn
:

2
0
|
.
|

\
|

C
L
R
KT
S
eq
Vn
(7.28)

Si dimostra che S
Vn
(t) si trasferisce per met sullampiezza di v
O
e per met sulla fase. Lo
spettro del rumore di fase dato dal rapporto tra la densit spettrale di potenza di N(t) che arriva
alla fase e la potenza media del segnale:

2
0
2 2 2
2 1
2 1
2 1
|
.
|

\
|

C
L
R A
KT
A
S
A
S
S
eq
Vn N
(7.29)

Osservando la (7.29) si vede che, a parit di
0
, conviene realizzare una C grande, una L
piccola (0.5 nH 1 nH) ed una R
eq
pi grande possibile. Per questultimo punto si limitati per
dalla R
LC
e quindi dalla R
LP
.
E necessario, inoltre, produrre unelevata ampiezza di oscillazione, cos facendo si rende meno
pesante il contributo del rumore di fase sul segnale stesso.



71

Oscillatori Capitolo 7
Lo spettro del rumore di fase ha come dimensioni:

[ ]
(

=
Hz
rad
2

S (7.30)

ma pi spesso si preferisce misurarlo facendo riferimento ad:

( )

S L log 10 =
(

Hz
dBc
(7.31)

Valori tipici, per un oscillatore del GSM, sono [-100 -110] dBc/Hz, a f =100 KHz.


7.5 Oscillatori al quarzo

7.5.1 Propriet del cristallo di quarzo

Se sulle facce opposte di un cristallo piezoelettrico, tipicamente di quarzo, sono posti due
elettrodi planari e ad essi viene applicata una differenza di potenziale, le cariche legate nel cristallo
sono sottoposte a forze di natura elettrostatica. Se tale dispositivo realizzato in maniera opportuna,
in conseguenza delle forze dovute al potenziale applicato, esso subisce deformazioni meccaniche
per cui pu essere considerato come un sistema elettromeccanico che pu vibrare se sottoposto ad
unappropriata eccitazione.
La frequenza di risonanza e il Q dipendono dalle dimensioni del cristallo, dallorientamento
delle superfici rispetto ai suoi assi e dal modo in cui montato.
Sono disponibili commercialmente quarzi con frequenze di risonanza che vanno da pochi KHz
fino a centinaia di MHz e con valori di Q che variano da diverse migliaia fino a valori dellordine di
10
6
10
8
. Questo valore di Q straordinariamente alto, assieme al fatto che il quarzo estremamente
stabile nel tempo ed al variare della temperatura (fig. 7.10), spiega leccezionale stabilit in
frequenza ed il bassissimo rumore di fase (-140 dBc/Hz -120 dBc/Hz) degli oscillatori basati su
questo componente.

C
f
0
/ f
0
20 40 60 80 100 0 -20 -40 -60
4010
-6
2010
-6
-2010
-6
-4010
-6
35 11'
35 25'


Fig. 7.10 Variazione relativa della frequenza di risonanza con la temperatura e langolo di taglio





72

Oscillatori Capitolo 7
7.5.2 Equivalente circuitale

Il circuito elettrico equivalente del quarzo indicato nella fig. 7.11a. Esso costituito dalla
serie di uninduttanza L avente valore dellordine dei mH, quindi notevolmente maggiore di
quella realizzabile in forma integrata (4 nH 5 nH) di una capacit C (200 fF 300 fF) e di una
resistenza R
LS
(5 10 ) associata alle perdite, il tutto in parallelo ad unaltra capacit C'.
Questultima rappresenta la capacit elettrostatica tra gli elettrodi che hanno il quarzo come
dielettrico, il suo valore (3 pF 4 pF) molto maggiore di quello di C.

R
LS
C
L
C'

s
induttiva
capacitiva

Fig. 7.11a Modello circuitale del quarzo Fig. 7.11b Reattanza (nellipotesi R
LS
0)

Grazie allelevato valore dellinduttanza, il Q associato ad essa risulta molto alto e ci fa del
quarzo un risonatore di alta qualit che permette di realizzare oscillatori con un rumore di fase
estremamente basso.
Se si trascura la resistenza R, limpedenza del cristallo una reattanza pura jX la cui
dipendenza dalla frequenza, rappresentata nell fig. 7.11b, data dalla (7.32):

2 2
2 2
p
s
C
j
jX


=
LC
s
1
2
= |
.
|

\
|

+ =
C C L
p
1 1 1
2

(7.32)

dove
s
la pulsazione di risonanza serie e
p
quella di risonanza parallelo.


7.5.1 Implementazione

Limplementazione delloscillatore ricalca quella gi vista per gli oscillatori LC (fig. 7.12). Le
differenze stanno nel fatto che stavolta si tratta di un oscillatore con risonatore di tipo serie quindi
lelemento risonante viene posto sugli emettitori piuttosto che sui collettori (in questo caso, alla
frequenza di risonanza, il gruppo risonante tende a diventare un cortocircuito) e non vi sono
accoppiamenti capacitivi tra le basi e i collettori.
Questultima differenza trova spiegazione nel fatto che si a pi bassa frequenza (tipicamente
intorno a 5 MHz 10 MHz) e non in RF, di conseguenza il disaccoppiamento richiederebbe luso di
grosse capacit e quindi un grande impiego di area di silicio.
Daltra parte la realizzazione precedente prevedeva luso dei condensatori per ottenere una
maggiore dinamica, al fine di minimizzare il rumore di fase delloscillatore, in questo caso ci non
necessario perch limpiego del quarzo garantisce gi un bassissimo rumore di fase anche a basse
ampiezze di oscillazione.



73

Oscillatori Capitolo 7
I
B
R
L
R
L
Q
1
Q
2
I
B
V
CC
V
EE

Fig. 7.12 Oscillatore al quarzo


Alla frequenza di risonanza, il risonatore serie assimilabile ad un cortocircuito anche se in
realt c la resistenza associata allinduttore che non piccola (il Q alto non perch sia piccola
R
LS
ma perch elevato il valore di L).
Lo stadio differenziale raccoglie dal basso una corrente pari a 2I
B
e, se lampiezza delle
oscillazioni sufficientemente elevata, commuta in uscita tra 2I
B
R
C
e -2I
B
R
C
.
Per lo studio delloscillatore si pu nuovamente utilizzare il metodo dellimpedenza negativa.
A tal fine si pu considerare la schematizzazione seguente:

R
LS
C L
R
a


Fig. 7.13 Schematizzazione delloscillatore


Allaccensione del circuito, cio per piccolo segnale, la resistenza R
a
:

L
m
a
R
g
R 2
2
2 , 1
=
(7.32)

Per garantire linnesco delle oscillazioni dovr essere:

0 < +
LS a
R R (7.33)

ovvero:

LS L
m LS L
m
R R
g R R
g
> <
2
2
2
2
2 , 1
2 , 1

(7.34)

e ci si ottiene fissando opportunamente il valore di I
B
.



74

Oscillatori Capitolo 7
Come nel caso degli oscillatori LC, grazie al legame non lineare tra la transconduttanza media e
la tensione di uscita, la somma R
a
+R
LS
tender a zero allaumentare dellampiezza delle
oscillazioni, bloccando il valore di questultima.


7.5.2 Rumore

Nel caso del risonatore serie, si pu dimostrare che lespressione del rumore di fase :

2
0
2
|
.
|

\
|

L
C
R A
KT
S
eq
(7.35)

che risulta in un certo senso opposta a quella relativa alloscillatore LC parallelo, data dalla (7.29).
Si capisce come in questo caso, grazie alla dipendenza dallinverso di L, si abbia un bassissimo
rumore di fase. Questo il vantaggio principale degli oscillatori al quarzo che, come si vedr nel
capitolo successivo, vengono utilizzati come riferimento, anche grazie allelevata stabilit della
frequenza di risonanza nel tempo.
Il quarzo non pu essere integrato per ovvi motivi, quindi, in genere, nei circuiti integrati si
lasciano due piedini esterni su cui viene attaccato il quarzo. I segnali forniti da questi oscillatori (sia
LC che al quarzo) sono sottoposti ad un effetto di limitazione, in parte allinterno delloscillatore
stesso (a causa del fatto che la corrente I
EE
commuta tra Q
1
e Q
2
) ed in parte in uscita dove posto
uno squadratore (limiter).
La limitazione necessaria, sia per pilotare il mixer con una forma donda che somigli il pi
possibile ad unonda quadra (per evitare errori e per avere una commutazione veloce) che per
limitare in ampiezza il segnale di uscita delloscillatore, che potrebbe raggiungere valori tali da far
saturare il mixer stesso.


Capitolo 8
Anelli ad aggancio di fase (PLL)















8.1 Principio di funzionamento

Il PLL (Phase Locked Loop) un sistema usato in svariate applicazioni. Esso serve
fondamentalmente ad agganciare la fase del segnale dingresso e a riproporla in uscita
opportunamente elaborata. In fig. 8.1 ne mostrata una possibile realizzazione:

PC
+
-
A VCO

i
:N

o


Fig. 8.1 Schematizzazione di un PLL


In condizioni di funzionamento lineare il comparatore di fase (PC), che pu essere analogico
o digitale, fornisce una tensione proporzionale alla differenza tra la fase di ingresso
i
e quella
riportata dal feedback,
f
, che viene applicata allingresso di un amplificatore avente un elevato
guadagno, tale cio da garantire la precisione del sistema.
Il filtro provvede ad attenuare le armoniche di ordine superiore prodotte dal comparatore di
fase. Auspicabilmente si vorrebbe un filtro di ordine elevato, si vedr per che, per problemi di
stabilit, ci si dovr limitare a filtri del primo ordine. In teoria il filtro pu precedere o seguire
lamplificatore, comunque, per motivi che si vedranno in seguito, si preferisce porre il filtro dopo o
anche allinterno dellamplificatore.
Il VCO d in uscita unoscillazione controllata in frequenza dalla tensione dingresso. Infine,
nel loop di retroazione, si trova il divisore di frequenza (digitale, perch luscita del VCO un
livello logico o si rende tale) che riporta in ingresso la fase
f
=
o
/N.



76

Anelli ad aggancio di fase (PLL) Capitolo 8
In effetti, il divisore opera sulla frequenza del segnale, ma facile vedere che, grazie al legame
tra fase e frequenza, anche la fase subisce la divisione per N:

o f
o
f
o f
N t N t N

= = =
1
d
d 1
d
d
1
(8.1)

Grazie allalto guadagno del sistema retroazionato risulter:

i f

(8.2)

e quindi:

i o
N (8.3)

Nelle situazioni di interesse per, pi che la fase bisogna poter maneggiare la frequenza. Per
queso scopo questo basta far seguire il segnale di frequenza in ingresso da un integratore:

i
PC
+
-
A
VCO
:N

i
1/s

f


Fig. 8.2 PLL con ingresso in frequenza


Nella condizione di non aggancio il VCO oscilla alla frequenza di oscillazione libera. Quando
si applica un segnale periodico con una frequenza
i
relativamente vicina a quella di oscillazione
libera (divisa per N), inizia il processo di cattura. Tale processo non lineare dar origine ad un
transitorio di assestamento oltre il quale il PLL si porter in condizione di aggancio. Da tale istante
in poi il sistema fornir unuscita alla frequenza
o
=N
i
.


8.2 Analisi di piccolo segnale

Trascurando il transitorio di assestamento, caratterizzato da ampi segnali e da non linearit, si
passa allo studio in condizioni di funzionamento lineare e quindi ad unanalisi di piccolo segnale,
per le quali valgono le considerazioni fatte nel paragrafo precedente. Per far ci ad ogni singolo
blocco viene sostituito un modello incrementale secondo le equazioni mostrate di seguito:

Comparatore di fase:
( ) ( ) ( ) s k s v k V v
C o f i C DC o
= + =
per piccole
Amplificatore: ( ) ( ) s Av s v
i o
=
allinterno della zona di
funzionamento lineare
VCO: ( )
i i
v k v f
0 0 0
= =
intorno ad una precisa frequenza di
funzionamento



77

Anelli ad aggancio di fase (PLL) Capitolo 8
8.2.1 Caratteristiche del filtro

Nel dimensionare il filtro bisogna tener presente il fatto che esso deve essere in grado di ridurre
quanto pi possibile le spurie prodotte dal comparatore di fase che, secondo lo schema di fig. 8.2,
sono state anche accresciute in ampiezza dallamplificatore. Da considerazioni fatte a posteriori,
si vede per che non possibile introdurre nellanello dei filtri di ordine superiore al primo:
necessario quindi ricorrere a filtri del primo ordine contenenti anche uno zero nella propria
funzione di trasferimento, al fine di migliorare la stabilit del sistema stesso.
Una prima possibile realizzazione potrebbe essere quella mostrata nella figura seguente:

R
2
C
1
R
1
v
i
v
o

|H(j)|

p1

z1

sp
spuria

Fig. 8.3 Filtro passa-basso del primo ordine e grafico della funzione di trasferimento


Per essa si ha:

( )
( )
1 2 1
1 2
1
1
C R R s
C sR
s H
+ +
+
=
(8.4)

Lo zero ed il polo sono realizzati dalla stessa capacit C
1
, quindi, essendo
z1
>>
p1
, sar
anche R
2
<<R
1
. Allora la (8.4) diventa:

( )
1 1
1 2
1
1
C sR
C sR
s H
+
+

(8.5)

In altre parole come se il polo non avesse risentito della presenza dello zero. Questo tipo di
realizzazione pu anche andar bene, tuttavia si pu notare che, a parte i casi in cui
p1
<
sp
<
z1
, la
presenza dello zero diminuisce la reiezione nei confronti della spuria rispetto alla situazione a
singolo polo (tratteggiata in figura).
In questo caso lattenuazione cui soggetta la spuria :

1
1
p
z
SP
A

=
(8.6)

Poich si quasi sempre nella situazione in cui
sp
>
z
o
sp
>>
z
, lapproccio visto pu essere
poco soddisfacente; si introduce allora un secondo polo dopo lo zero (fig. 8.4), in una posizione
molto avanzata rispetto all
GBW
, cos da minimizzarne gli effetti negativi sul margine di fase.




78

Anelli ad aggancio di fase (PLL) Capitolo 8
R
2
C
1
R
1
v
i
v
o
C
2

|H(j)|

p1

z1

sp
spuria

p2

Fig. 8.4 Filtro passa-basso migliorato e grafico della funzione di trasferimento


La nuova funzione di trasferimento :

( )
2 2 1 1
1 2
1
1
1
1
C sR C sR
C sR
s H
+

+
+
=
(8.7)

con R
2
<<R
1
e C
2
<<C
1
. Lattenuazione ad
sp
(se
sp
>
p2
) diventa:

2 1
1
p
sp
p
z
SP
A

=
(8.8)


8.2.2 Caratteristiche dellamplificatore

Come detto prima, c la possibilit di incastrare il filtro allinterno dellamplificatore che
per deve avere le seguenti caratteristiche:

ampia dinamica: necessaria per far variare le capacit dei varactor del VCO entro un ampio
range, facendole dominare su quelle parassite e permettendo loscillazione su un ampio spettro
di frequenze;

elevato guadagno: necessario per una buona precisione del sistema;

possibilit di spegnimento in maniera semplice: nei momenti in cui il PLL non in funzione
pu essere conveniente, per evitare lintroduzione di rumore e risparmiare in termini di
dissipazione di potenza, provvedere allo spegnimento.

Un esempio di realizzazione integrata amplificatore-filtro pu essere quello che sfrutta la
topologia del tipo stacked mirror, mostrata in fig. 8.5, nella quale sono stati impiegati degli
specchi semplici, piuttosto che cascode o Wilson, allo scopo di mantenere alta la dinamica del
segnale di uscita.
Questa soluzione integrata permette di sfruttare la resistenza attiva di uscita dellamplificatore
per realizzare la R
1
(molto grande) del filtro che, altrimenti, avrebbe richiesto limpiego di molta
area di silicio.
Spesso viene utilizzato un comparatore di fase digitale quindi luscita dellamplificatore sar
una corrente commutata tra I
EE
e -I
EE
che andr ad iniettare e a prelevare carica dalle capacit
costituenti il filtro. Questo blocco prende quindi anche il nome di charge pump.
Per eseguirne lo spegnimento basta spegnere il generatore di polarizzazione I
EE
.



79

Anelli ad aggancio di fase (PLL) Capitolo 8
Q
3
R
3
Q
4
Q
1
Q
2
I
EE
v
i
R
4
Q
6
R
6
Q
5
R
5
R
7
R
8
R
2
C
1
v
o
C
2
Q
8
Q
7


Fig. 8.5 Amplificatore stacked mirror con filtro passa-basso


8.2.3 Stabilit dellanello

Per lo studio della stabilit bisogna prendere in esame la funzione di trasferimento A(s) relativa
allintero sistema:

( )
( )
( )
( )
( )
sN
s H A k k
s
s H A k k
s
s
s A
C
C
i
o
0 0
0 0
1+
= =

(8.9)

che pu essere anche scritta mettendo in evidenza, al denominatore, il termine che costituisce la
limitazione in frequenza dellanello:

( )
( ) s H A k k
N
s
N
s A
C 0 0
1 +
=
(8.10)

dove con H(s) stata indicata la funzione di trasferimento del filtro, riportata dalla (8.7).
Per frequenze sufficientemente piccole, cio dentro la banda della (8.10), la frequenza di
uscita N volte quella dingresso. Per studiare A(s) necessario esplicitare la H(s) e ci lo si fa
tramite due approssimazioni.



80

Anelli ad aggancio di fase (PLL) Capitolo 8
In primo luogo bisogna osservare che ci che vi di significativo sta certamente prima della
T

e quindi prima del secondo polo
P2
, il cui contributo pu essere perci trascurato:

( )
1 1
1 2
1
1
C sR
C sR
s H
+
+

(8.11)

Le frequenze di interesse cio quelle attorno alla
C
(frequenza del polo dominante di A(s))
coincidono con quelle prossime alla
T
del guadagno danello e sono quindi molto maggiori di
P1

e di
Z
. Allora, nei dintorni di
C
:

( )
1
2
R
R
s H
(8.12)

La (8.10) diventa:

( )
2
1
0 0
1
R
R
A k k
N
s
N
s A
C
+
=
(8.13)

da cui si vede che la banda di A(s) :

1
2 0 0
R
R
N
A k k
C
C
=
(8.14)

Allo stesso risultato si pu giungere analizzando direttamente il guadagno danello, da cui si
hanno informazioni sulla stabilit e la banda ad anello chiuso:

( )
( )
N
s H A k k
s
s T
C 0 0
1
= (8.15)

Dalla fig. 8.5 si vede chiaramente che la presenza dello zero del filtro a permettere la stabilit
dellanello:

|T(j)|

p1

z1

p2

T


Fig. 8.5 Modulo del guadagno danello





81

Anelli ad aggancio di fase (PLL) Capitolo 8
8.2.4 Dimensionamento

Il limite superiore di
T
definito dallapplicazione, conviene scegliere perci il minimo valore
per avere meno problemi di stabilizzazione. Ai fini del calcolo di
T
si pu ritenere valida la (8.12),
quindi lequazione (8.15) fornisce:

( )
N R
R
A k k j T
C
T
T
1 1
1
1
2
0 0
= =


(8.16)

da cui si ottiene:

N R
R
A k k
C T
1
1
2
0 0
=
(8.17)

che ovviamente coincide con la banda ad anello chiuso, calcolata nella (8.14).
Unulteriore condizione da tenere in considerazione poi quella riguardante lattenuazione
delle spurie, indicata nella (8.8) e riportata di seguito:

2 1
1
p
sp
p
z
SP
A

=
(8.18)

Unaltra equazione di progetto quella per il calcolo del margine di fase:

( ) ( ) ( )
2 1 1
arctg arctg arctg 90 MF
p T z T p T
+ =
(8.19)

Fissata la banda, in queste ultime equazioni gli unici gradi di libert si hanno sui valori di R
1
ed
R
2
, mentre gli altri parametri rimangono fissati dal tipo di tecnologia adottata.


8.2.5 Rumore

Per valutare il rumore di fase in uscita, S
,o
, bisogna considerare il modulo quadrato della
(8.10), tramite cui si trasferisce lo spettro S
,i
dovuto al riferimento:


( )
2
0 0
, ,
1


j H A k k
N
j
N
S S
C
i o
+
= (8.20)

Sfruttando la (8.12) la (8.20) pu essere approssimata dalla (8.21):

2
2
1
0 0
2
,
2
2
1
0 0
, ,
1
1
|
|
.
|

\
|
+
=
+

R
R
A k k
N
N
S
R
R
A k k
N
j
N
S S
C
i
C
i o



(8.21)



82

Anelli ad aggancio di fase (PLL) Capitolo 8
Dalle (8.20) e (8.21) si possono trarre delle importanti conclusioni:

alle frequenze contenute entro la banda del PLL lo spettro di rumore si riporta in uscita con
ampiezza approssimativamente proporzionale ad N
2
;

a parit di condizioni, lo spettro del rumore in uscita cresce allaumentare della banda del filtro;

i valori di R
1
ed R
2
possono essere scelti anche per minimizzare il trasferimento del rumore
sulluscita, in accordo alla (8.21).


8.2.6 Tempo di aggancio, errore e dinamica

Il processo di aggancio non istantaneo, come gi accennato, ma necessita di un transitorio
durante il quale il PLL va ad assestarsi alla frequenza impostata. Il comportamento del PLL durante
questa fase temporanea riconducibile ad alcune caratteristiche intrinseche al sistema, che vengono
di seguito analizzate.
Si supponga che al tempo t
0
il PLL sia stabilizzato su una frequenza
LO1
e che allistante t
1
il
microprocessore imposti la frequenza
LO2
inviando unopportuna parola digitale al divisore. Il PLL
risponder portandosi alla frequenza desiderata solo al tempo t
2
cio dopo un t durante il quale
luscita avr avuto unevoluzione del tipo di quella mostrata in fig. 8.6.


t

o
t
0

LO1
t
1
t
2

LO1
Fascia di errore
t


Fig. 8.6 Transitorio di aggancio


Chiaramente la frequenza
o
si assester tanto meglio quanto maggiore sar il t a
disposizione. Una delle specifiche richieste al PLL quindi proprio il tempo t, in relazione
allaccuratezza desiderata.
Si definisce quindi, secondo lapplicazione, una fascia di errore (ad es. 10 Hz 50 KHz) e si
quantifica il tempo necessario perch il sistema si assesti entro quel determinato margine di errore.
Il parametro t, detto pull-in time (tempo di aggancio), legato alla banda del sistema e allo
slew rate dellamplificatore ([MHz /s]). Questultima grandezza definisce il tempo di risposta
perch quella che caratterizza landamento iniziale del transitorio: durante lintervallo di tempo in
cui agisce lo slew rate come se il loop fosse aperto, superata questa zona con andamento lineare
(cui corrisponde un funzionamento non lineare del PLL) il loop si aggancia.

La limitazione dello slew rate proviene, come detto sopra, dallamplificatore, dove spesso si
hanno circuiti in classe A che pongono dei limiti alle correnti erogabili per caricare le capacit di
carico o di compensazione.



83

Anelli ad aggancio di fase (PLL) Capitolo 8
Il PLL ha una propria dinamica, definita dallescursione massima di frequenza in ingresso
(lock range) o in uscita (tuning range).
La dinamica vincolata essenzialmente dallamplificatore poich proprio questultimo che
deve fornire la tensione di controllo al VCO per caricare i varactor. Un amplificatore con maggiore
dinamica di uscita riuscir a far variare in un range pi ampio la frequenza di uscita del VCO
permettendo di mantenere laggancio su una gamma maggiore di frequenze. Unaltra limitazione
pu venire anche dal comparatore di fase che al di l di una certa differenza di fase (in genere 90)
cessa di comportarsi linearmente.
A parit di prestazioni, un PLL con dinamica maggiore certamente migliore di un PLL con
dinamica pi limitata.


8.3 Applicazioni del PLL

8.3.1 Riferimento a frequenza variabile

Un classico utilizzo del PLL quello che permette di generare il segnale delloscillatore locale
e di muoverlo in maniera accurata per selezionare il canale. Ad esempio, nel caso del GSM, si ha
un canale ampio 200 KHz intorno ai 900 MHz; necessario quindi avere delle precisioni
dellordine dellHertz per selezionare i vari canali. Difatti, se la
LO
non molto accurata, si rischia
di perdere informazione dato che il filtro di canale molto selettivo o di causare la
sovrapposizione dei canali. Tutto ci si traduce in riduzione del rapporto S/R e quindi in
peggioramento del BER.
Naturalmente, a causa delle tolleranze, non si pu pensare di ottenere una
LO
precisa partendo
da un VCO. In questi casi si ricorre dunque al PLL che permette di realizzare un clock a centinaia di
MHz, accurato, regolabile, con basso rumore di fase, partendo da un buon riferimento al quarzo,
operante in genere intorno ai 10 MHz, e programmando opportunamente il divisore.
Detta
R
=
i
la frequenza di riferimento posta in ingresso, in uscita si avr:

R o
N = N intero (8.22)

Se il salto minimo richiesto dallapplicazione per la frequenza di uscita minore della
frequenza di riferimento, si pu generare un sottomultiplo dividendo la frequenza generata dal
quarzo prima di porla in ingresso:

o
P
:N
PLL
:M

R

q


Fig. 8.7 Riferimento a frequenza variabile


Secondo lo schema di fig. 8.7 il microprocessore imposta opportunamente i valori M ed N sui
divisori, in tal modo la
o
sar:

R q o
M
N
N = = (8.23)



84

Anelli ad aggancio di fase (PLL) Capitolo 8
8.3.2 Modulatore

Loperazione che si vuole compiere quella di generare il segnale Acos[
RF
t +(t)] partendo
da una portante Acos(
RF
t) e dallinformazione (t). Si tratta dello stesso compito cui assolve il
mixer up converter, per potrebbe essere vantaggioso affidare tale incarico al PLL visto che in ogni
caso esso sar presente allinterno del transceiver per generare la
LO
in fase di ricezione.
Si pu quindi risparmiare sul mixer up-converter utilizzando il PLL anche durante la
trasmissione, per modulare il segnale da inviare allantenna. Il funzionamento pu essere spiegato
con riferimento all fig. 8.8:

R
PC
+
-
A VCO
:N

LO
1/s
S
A
D/A DSP
Clock
v
BB
(t)


Fig. 8.8 PLL con funzione di modulatore


In primo luogo bisogna generare il canale
RF
su cui trasmettere: in questa situazione S
A

chiuso e v
BB
(t) =0; il DSP programma il divisore. Trascorso il tempo di assestamento del PLL, il
DSP apre S
A
e introduce v
BB
(t). Supposto che durante lintervallo di tempo successivo allapertura
del loop sia ancora
LO
=
RF
, alluscita del VCO si ha:

( ) t v k
BB RF o 0
+ = (8.24)

e quindi il segnale:

( ) [ ]

+ = d v k t A v
BB RF o 0
cos (8.25)

Il tipo di modulazione dipende da ci che il DSP pone in v
BB
(t): se ad es. fa s che
( ) ( ) t t v k
BB

&
=
0
si avr una modulazione di frequenza, visto che risulter ( ) ( ) t d v k
BB
=

0
;
altrimenti, se viene reso k
0
v
BB
(t) =(t) si avr una modulazione di fase.
In precedenza stato supposto che allapertura di S
A
la
LO
sia rimasta invariata. Tale ipotesi
per valida soltanto se allingresso del VCO si mantiene la stessa tensione. A questo proposito si
pu osservare la schematizzazione della sezione finale di questo modulatore (fig. 8.8).
Nella fase di controllo dei varactor (S
A
chiuso I
EE
acceso) si ha v
BB
=0 e quindi:

F C
V
R
R R
v
+
=
1
2 1

(8.26)

Nella seconda fase (S
A
aperto I
EE
spento) i condensatori che costituiscono il filtro si scaricano
molto lentamente: con una corrente inversa sui transistori dellamplificatore e con la corrente di



85

Anelli ad aggancio di fase (PLL) Capitolo 8
polarizzazione verso loperazionale (che pu essere resa piccola o anche annullata se si utilizzano
stadi dingresso a mosfet).
Durante questo intervallo di tempo il DSP immette la v
BB
(t), quindi si ha:

( ) t v
R
R
V
R
R R
v
BB F C
1
2
1
2 1

+
=
(8.27)

Il primo addendo della (8.27) d luogo ad
RF
mentre il secondo genera delle variazioni
intorno ad essa:

=
RF LO
(8.28)

Q
3
Q
4
Q
1
Q
2
I
EE
v
i

LO
Filtro
V
F
R
2
R
1
v
BB
v
C
VCO


Fig. 8.9 Sezione finale del modulatore


8.3.3 Demodulatore

Durante la ricezione si pu utilizzare il PLL come demodulatore:

A
IF
cos(
IF
t+)
PC
+
-
A VCO
:N
(fisso)
1/s
A/D DSP
(t)
v
C

o


Fig. 8.10 PLL con funzione di demodulatore





86

Anelli ad aggancio di fase (PLL) Capitolo 8
Non possibile demodulare dopo lLNA, per via del fatto che il segnale ancora piccolo, e
nemmeno subito dopo il mixer perch sono ancora presenti tutti i canali.
La posizione adatta per il demodulatore dopo il filtro di canale: in questo modo si evita
lutilizzo di un ulteriore mixer per trasferire il segnale in banda base.
Analizzando la fig. 8.10 si ha:

( )
&
+ =
IF o
N (8.29)

ed essendo

&
N v k
C o
= (8.30)

si ottiene:

N
k
v
o
C
=
&
(8.31)

Il rapporto k
0
/ N fisso (N fissato) ed noto, il DSP pu ricavare quindi linformazione
contenuta in (t) mediante unoperazione di integrazione su v
C
.


Capitolo 9
Cenni sui convertitori A/D















9.1 Principio di funzionamento

Allinterno della catena di ricezione presente il convertitore analogico-digitale, il cui compito
quello di convertire in forma digitale il segnale proveniente dalla precedente sezione analogica,
per renderlo trattabile dal DSP.
Lo schema di principio di un ADC mostrato nella figura seguente:

v
i
Quantizzatore v
o
Codificatore
Campionatore
f
S
N bit


Fig. 9.1 Schema a blocchi di un convertitore analogico-digitale


Il segnale dingresso v
i
viene applicato al blocco campionatore che legge e memorizza il
valore di tensione ad intervalli di tempo costanti e con frequenza f
S
.
Il convertitore ad N bit ha a disposizione un numero 2
N
di livelli quantici, in un range di
tensioni delimitato da quelle di alimentazione, entro cui piazzare, ad ogni istante di campionamento,
lampiezza del segnale analogico.
I due blocchi successivi, quantizzatore e codificatore, hanno proprio lo scopo di assegnare una
parola digitale ad N bit al valore di ampiezza del segnale fornito dal campionatore, per ogni istante
di campionamento.
La risoluzione del convertitore quindi tanto maggiore quanto pi alto il numero di bit a
disposizione.
Se si indica con la larghezza dello step quantico, quando si codifica un campione viene
commesso un errore che va da -/2 a /2. Questo errore, detto di quantizzazione, diminuisce
allaumentare del numero di bit e si pu quindi rendere piccolo a piacere, in funzione
dellapplicazione specifica.




88

Cenni sui convertitori A/D Capitolo 9
9.2 Rapporto segnale-rumore di quantizzazione

Si pu definire il rumore di quantizzazione n
Q
(kT
S
) come la differenza tra il valore di tensione
dingresso allistante kT
S
(T
S
: periodo di campionamento), v
i
(kT
S
) e quello del corrispondente
campione duscita x

(kT
S
):

( ) ( ) ( )
S S i S Q
kT x kT v kT n

=
(9.1)

Si pu dimostrare che, sotto certe condizioni, la densit di probabilit dellerrore di
quantizzazione P(n
Q
) si pu assumere uniforme:

/2 -/2
P(n
Q
)
1/
x



Fig. 9.1 Eerrore di quantizzazione


Per calcolare il rapporto S/N bisogna calcolare la varianza del processo che rappresenta la
potenza media di rumore di quantizzazione:

( )
12
2
2
2
2 2

= =

dx n P x
Q

(9.2)

dove:

N
MAX
V V
2
min

= (9.3)

Se in ingresso si ha un segnale sinusoidale, con ampiezza pari ad A, risulta:

2
2
2
1

A
N S = (9.4)

Sostituendo le (9.2) e (9.3) nella (9.3) si ottiene:

n
MAX
V V
A
N S 2 6
min
2

=
(9.5)

Per massimizzare quindi il rapporto S/N bisogna aumentare il pi possibile lampiezza del
segnale in ingresso cio far s che essa copra tutto il range di tensioni di funzionamento del
convertitore e scegliere poi la risoluzione pi opportuna in base alle esigenze. In genere si
utilizzano convertitori aventi risoluzione da 6 a 8 bit, con V
MAX
V
min
=3V.



89

Cenni sui convertitori A/D Capitolo 9
La condizione ottimale di funzionamento quella in cui i segnali dingresso hanno bassa
dinamica. Sfortunatamente lo spettro dei segnali RF in ingresso estremamente variabile, per cui si
pu arrivare anche ad una dinamica di 80 dB. Le cose allora si complicano: un segnale con ampia
dinamica crea problemi di distorsione, di non linearit e pu costringere lADC a lavorare in
maniera non favorevole.

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