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Franco Lo Piparo

Corpo Mente Linguaggio Coscienza. Il punto di vista di Aristotele




La letteratura filosofica su corpo, mente, linguaggio, coscienza
sterminata ma anche ripetitiva. Essendo dellopinione che molti
problemi del cognitivismo contemporaneo assumerebbero contorni
nuovi se li facessimo dialogare con la filosofia di Aristotele, ho ritenuto
utile esporre qui, nelle grandi linee, il punto di vista aristotelico su
alcuni di tali argomenti.

1. Sensazione, desiderio, immaginazione
La prima domanda a cui bisogna rispondere che cosa distingue
un animale da un corpo senza vita e da una pianta.
Secondo Aristotele alla base del vivere animale c un intreccio
inestricabile di: (a) oio0goi (sensazione); (b) o ci (desiderio) o
cri0uio (tradotto normalmente con appetizione ma che sarebbe pi
appropriato tradurre col termine freudiano Trieb pulsione); (c)
ovtooio (immaginazione).
1

La sensazione la matrice di base dellanimalit: animalit e
sensazione si formano contemporaneamente
2
. Sensazione, nella
filosofia aristotelica, non solo dispositivo cognitivo capace di
riconoscere stimoli provenienti dal mondo esterno. Se cos fosse,
dovremmo attribuire capacit di sentire anche al termostato e, a maggior

1
Di questo intreccio nella filosofia di Aristotele una trattazione pi analitica in Lo Piparo, Aristotele e
il linguaggio. Cosa fa di una lingua una lingua, Laterza, Roma-Bari 2005
3
, pp. 6-32.
2
Aristotele, Categoriae, a cura di L. Minio-Paluello, Clarendon Press, Oxford 1949, 8a 7-8.

ragione, a un qualsiasi robot. Sensazione per Aristotele vuol dire
anzitutto sentire piacere e dolore: gli animali sentono il mondo tramite il
filtro del piacere e del dolore perch nella loro natura avere la
sensazione del dolore e del piacere e segnalarsela reciprocamente
3
. Per
un animale avere la sensazione dellacqua non comporta solo avere la
capacit di riconoscere, tra tanti elementi differenti, lacqua e quindi
sapere distinguere, ad esempio, lacqua dal fuoco o dal petrolio. La
sensazione animale dellacqua indissolubilmente associata alla
sensazione di piacere che d il bere acqua quando si ha sete e alla
sensazione di dolore quando, avendo sete, non se ne dispone.
Piacere e dolore sono quindi la matrice della cognitivit animale.
Lanalisi aristotelica va ancora pi in l. Sostenere che lanimale sente il
mondo attraverso il filtro del piacere e del dolore equivale a dire che la
sensibilit di tutti gli animali, uomini inclusi, indissolubilmente
intrecciata col desiderare. Nella teoria zoocognitiva aristotelica
desiderio e sensorialit sono fenomeni indistinguibili: se lanimale
dotato di sensibilit anche animale che desidera (); dove c
sensazione c anche piacere e dolore e dove c piacere e dolore c
anche pulsione [c ri0uio] dal momento che il desiderio [o ci]
desiderio del piacevole
4
.
questo un punto importante. C differenza tra il riconoscere
lacqua come genere naturale che possiede determinate caratteristiche
fisico-chimiche (questo in grado di farlo un automa costruito
dalluomo) e il desiderare lacqua come qualcosa che possa alleviare o
sopprimere il dolore della sete. Lacqua come sostanza chimica e
lacqua che, in quanto fonte di piacere, anche oggetto di desiderio
sono oggetti cognitivamente non coincidenti. La sensazione dellacqua,

3
Aristotele, Politica, a cura di W. D. Ross, Clarendon Press, Oxford 1957, 1253a, 12-14.
4
Aristotele, De Anima, a cura di W. D. Ross, Clarendon Press, Oxford 1956, 414b 1-6.

nella prospettiva aristotelica, anzitutto sensazione di qualcosa che
appaga il desiderio di bere.
questo un fondamentale discrimine tra la cognitivit degli
animali e quella delle macchine intelligenti: la prima ha il desiderio e la
sensazione del piacere e del dolore come proprio fondamento bio-
chimico; la seconda ha solo un commercio intellettuale col mondo.
Ancora un passo avanti. La sensazione del piacere e del dolore
non pu esaurire la spiegazione del modo in cui il desiderio si genera e
agisce. Perch ci sia desiderio necessario che lanimale che desidera
sia capace di rappresentarsi la meta che desidera raggiungere e dalla
quale si immagina che il suo desiderio venga appagato. La grammatica
naturale del desiderio comporta la trasformazione della sensazione in
immaginazione: un animale non pu desiderare senza immaginazione
[ovcu ovtooi o]
5
. Ci pone in una linea continua la sensazione e
limmaginazione: gli oggetti immaginati [to ovto ooto] sono come
quelli percepiti [oio0goto], salvo il fatto che sono senza materia
6
.
Limmaginazione [ovtooi o], avendo la stessa matrice del desiderio e
della sensazione, sensazione di ci che non c e che o si desidera o si
teme. Con essa i confini del mondo vengono estesi oltre il mondo
immediatamente percepito.
Questo tipo di immaginazione Aristotele la chiama ovtooio
oio0gtixg e si potrebbe tradurre immaginazione sensibile o estetica.
Essa propria di tutti gli animali salvo pochissime eccezioni: ce
lhanno, ad esempio, la formica e lape ma non il verme
7
.

2. Animalit e epi-coscienza

5
In questo articolo tradurr ovtooi o con termini che, rispetto alla questione qui in discussione,
considero sinonimi: immaginazione, rappresentazione mentale. Cfr. De Anima, cit., 433b 28-29.
6
Aristotele, De Anima, cit., 432a 9-10.
7
Ivi, 428a 10-11.

A rendere notevole lapproccio aristotelico non solo il modo in
cui vengono descritti sensazione, desiderio, immaginazione ma
soprattutto il loro intreccio necessario: non c luno senza laltro.
Desiderio e immaginazione sono contenuti nel funzionamento regolare
della sensazione. Poich il provar piacere una modalit del sentire e
la phantasia una sensazione debole [oi o0goi s tis o o0cvg s], al
ricordare e allo sperare si accompagna sempre la phantasia di ci che si
ricorda e di ci che si spera
8
. Un animale cognitivamente cos
organizzato non pu essere sprovvisto di coscienza.
Una sensorialit intrecciata col desiderio e con limmaginazione
una sensorialit che non pu non essere accompagnata da una implicita
e operativa consapevolezza di se stessa.
Aristotele nota che negli animali, negli uomini in particolare, la
sensazione non solo sensazione del sensibile corrispondente (la vista
vede i colori, ludito sente i suoni, etc.) ma contemporaneamente
sensazione-che-percepisce-se-stessa-che-percepisce-loggetto: esiste
anche una comune capacit che si accompagna a tutte le sensazioni con
la quale si percepisce il fatto che si veda e si senta
9
; chi vede
percepisce di vedere, chi ode percepisce di udire, chi cammina
percepisce di camminare e similmente per le altre attivit c un
percepire del fatto che siamo in attivit e perci noi percepiamo di
percepire e pensiamo di pensare
10
.
Il De Anima si chiede se, per spiegare il fenomeno del percepire
il percepire, bisogna postulare organi di senso differenti da quelli che
percepiscono gli oggetti oppure percezione delloggetto e percezione
della percezione delloggetto vanno considerati aspetti co-presenti di un

8
Aristotele, Ars Rhetorica, a cura di W. D. Ross, Clarendon Press, Oxford 1959, 1370a 27-30.
9
Aristotele, De Somno et Vigilia, in: Aristotele, Parva naturalia, a cura di W. D. Ross, Clarendon
Press, Oxford 1955, 455a 15-17.
10
Aristotele, Ethica Nicomachea, a cura di L. Byater, Clarendon Press, Oxford 1894, 1170a 29-32.

unitario fenomeno complesso. La seconda soluzione quella ritenuta
pi soddisfacente.

Dal momento che noi percepiamo di vedere e di udire, necessario
che il percepire di vedere si svolga o con la vista o con un altro senso.
Ma <in questultimo caso> lo stesso senso percepir sia la vista che il
colore che oggetto della vista. Pertanto o vi saranno due sensi che
percepiscono il medesimo oggetto
11
oppure la sensazione sar
sensazione di se stessa. Inoltre, se il senso che percepisce la vista
fosse differente dalla vista o si innesca un processo allinfinito o la
sensazione sar sensazione di se stessa: allora tanto vale attribuire
questa capacit al primo
12
.

Se, sul modello della distinzione fatta da Antoine Culioli tra epi-
linguaggio e meta-linguaggio
13
, chiamiamo epi-percezione il fenomeno
del percepire-il-percepire presente nella percezione, la (epi-)percezione
altro non che la prima forma di auto-consapevolezza animale ossia la
coscienza operativa che ciascun animale, umano e non umano, ha del
proprio vivere e dei fini che si prefigge di raggiungere con le proprie
azioni. Questo primo livello di coscienza, condiviso da tutti gli animali,
potrebbe essere chiamato epi-coscienza.
Da una cognitivit cos organizzata deriva un altro importante
corollario anti-cartesiano. Chi desidera vuole anche soddisfare il proprio
desiderio e pertanto lagire animale, in quanto governato dallintreccio
di sensazione-desiderio-immaginazione non meccanico ma volontario:


11
I due differenti sensi che verrebbero a percepire lo stesso oggetto sarebbero: (1) il senso che
percepisce direttamente loggetto; (2) il senso che, in quanto percepisce il senso-che-percepisce-
loggetto, percepisce indirettamente anche loggetto.
12
Aritotele, De Anima, cit., 425b 12-17.
13
Le langage est une activit qui suppose, elle-mme, une perptuelle activit pilinguistique
(dfinie comme activit mtalinguistique non consciente). A Culioli, La formalisation en
linguistique, Cahiers pour lAnalyse, 9, pp. 108-17.

Non giusto dire che non sono volontarie le azioni compiute per
impulsivit o pulsione [oio 0uov g cri0uiov] perch allora
anzitutto nessuno degli altri animali agirebbe volontariamente e non
lo potrebbero nemmeno gli infanti [roioc]
14
. () certo assurdo
dire che siano involontarie le azioni di cui si deve avere desiderio
15
.

In conclusione. Percezione e desiderio suppongono una implicita
e continua attivit auto-riflessiva non separabile dal loro normale
funzionamento. O, detto diversamente, il percepire sempre un epi-
percepire, il desiderare sempre un epi-desiderare.

3. Il linguaggio
Quella finora descritta larchitettura di base della cognitivit
animale: tutti gli animali, uomini compreso, la condividono. La
cognitivit dellanimale umano in che cosa differisce da essa? A rendere
specie-specifica la cognitivit umana la presenza del linguaggio
(oyo). Esso appartiene solo alluomo (La natura non fa niente senza
scopo e luomo lunico animale a possedere il linguaggio)
16
e ne
modifica le sensazioni, il desiderio, limmaginazione. Per motivi di
spazio accenner in questa sede solo alla riorganizzazione linguistica
della volont e della phantasia.

3.1 Volont e scelta
Il desiderare abbiamo gi visto fenomeno psichico
inseparabile dal volere ci che si desidera e tutti gli animali umani e
non-umani desiderano e vogliono ci che desiderano. Il ragionamento
verbale trasforma il desiderare-volere in scelta ponderata (rooicoi).

14
Dato il contesto teorico del passo, preferibile tradurre roi oc col termine lucreziano e vichiano di
infanti piuttosto che con bambini o fanciulli.
15
Aristotele, Ethica Nicomachea , cit. , 1111a 24-30.
16
Aristotele, Politica, a cura di W. D. Ross, Clarendon Press, Oxford 1957, 1253a 9-10.

La scelta quel particolare tipo di desiderio e di volont che, in seguito
ad una valutazione argomentata di ci che possibile fare per
raggiungere un determinato fine, desidera una cosa piuttosto che
unaltra. Diversamente dal semplice volere e desiderare, la scelta
desiderio deliberato mediante ragionamento [g rooicoi o ci ti
oucutixg cto oiovoi o]. Pertanto, mentre tutte le scelte sono atti
volontari, gli atti volontari non sempre sono il risultato di scelte.

Se la scelta un desiderio deliberato mediante ragionamento,
lazione volontaria non sempre il risultato della scelta ponderata
[oux cotiv to cxouoiov rooictov]. Noi compiamo infatti molte
azioni volontarie prima di aver riflettuto e deliberato: ad esempio, ci
sediamo, ci alziamo e facciamo molte altre cose di questo genere
senza averci ragionato sopra [ovcu oc tou oiovog0gvoi] mentre
<lagire> per scelta ponderata sempre accompagnato dal
ragionamento [cto oiovoio]. Pertanto lagire volontario non
sempre risultato dello scegliere [oux oo to cxou oiov rooictov],
ci che viene scelto invece un atto volontario [oo to
rooicctov cxouoiov] dal momento che ci che abbiamo scelto di
fare lo abbiamo deciso e voluto fare
17
.

La scelta chiaramente un atto volontario ma non si identifica con
esso, perch lazione volontaria ha unestensione maggiore: anche gli
infanti e gli altri animali condividono latto volontario ma non la
scelta
18
.

A trasformare il desiderio in scelta ponderata il linguaggio: Il
desiderio [o ci] insito anche negli altri animali, la scelta ponderata
no. La scelta ponderata si forma col linguaggio e il linguaggio non si
trova in nessuno degli altri animali [g yo rooi coi cto oyou,

17
Aristotele, Magna Moralia, a cura di G. Cyril Armstrong, Harvard University Press, Cambridge
(Mass.) e London 1935,1189a 32-b 3.

oyo oc cv ou ocvi tmv omv mmv cotiv]. Il desiderio <da solo> non
potrebbe quindi essere una scelta
19
.

3.2 Limmaginazione linguistica
Limmaginazione sensibile o estetica abbiamo visto
condivisa da tutto il mondo animale. Diversamente dagli altri animali
luomo, oltre alle rappresentazioni mentali che riproducono sensazioni
assenti, dotato della capacit di produrre un particolare tipo di
immagine mentale che solo col e nel linguaggio possibile che esista.
Essa viene chiamata phantasia linguistica o deliberativa: Ogni
phantasia o linguistica [oyiotixg ] o sensibile [oio0gtixg ]; solo
questultima condividono gli animali diversi dalluomo
20
.

La phantasia sensibile esiste anche negli altri animali, la phantasia
deliberativa esiste negli animali logico-linguistici [g oc oucutixg
cv toi s oyiotixoi]. Fare questo o quello opera di una
ragionamento discorsivo [oyioou cyov] e perci necessario
usare ununica unit di misura dal momento che si persegue il
meglio: cos possibile fare di pi rappresentazioni mentali
[fantavsmata] ununica rappresentazione mentale. E la ragione per
cui <gli animali non umani> sembrano non avere opinione che non
hanno la phantasia che deriva dalla connessione discorsiva [cx
ouoyioou`]. Perci <negli animali non umani> il desiderio non
include la capacit deliberativa
21
.

Della immaginazione linguistica la migliore definizione,
sostanzialmente fedele allo spirito della teoria aristotelica, la troviamo

18
Aristotele, Ethica Nicomachea , cit. , 1111b 6-9.
19
Aristotele, Magna Moralia, cit., 1189a 2-5.
20
Aristotele, De Anima, cit., 433b 29-30.
21
Ivi, 434a 5-12.

in una citazione di un passo stoico fatta da Sesto Empirico (II sec. d.
C.):

ooi ... oyixgv oc civoi ovtooiov xo0' gv to ovtoo0cv coti
oym roootgooi
22
.

La traduzione che proponiamo, diversamente da quelle standard,
ci restituisce la profondit teorica della definizione: essi [gli stoici]
sostengono che () linguistica limmagine mentale per la quale
possibile mostrare col linguaggio ci di cui essa immagine.
23

Diversamente da quanto accade nella phantasia sensibile, ci di
cui limmagine linguistica immagine non pu essere mostrato
esibendo qualcosa che si pu in linea di principio percepire con gli
organi di senso. Il contenuto della ovtooio oyiotixg (o oyixg nella
variante terminologica degli stoici) pu essere mostrato solo con le
parole. Ci non vuol dire che le cose linguisticamente rappresentate
siano per questo irreali.
Esempi di cose-che-sono [to o vto] la cui rappresentazione non
possibile senza il concorso del linguaggio sono Dio, patria, libert,
giustizia, ingiustizia ma anche parole-cose meno impegnative come zio,
nonno, sindaco o parole-operatori logici come tutti, nessuno, qualcuno,
forse, necessit, possibilit. Sono tutti esempi di cose-che-sono la cui
consistenza ontologica impossibile mostrare senza il concorso del
linguaggio. Se si vuol mostrare cosa Dio o la democrazia oppure uno
zio o un sindaco o il significato di parole come nessuno o tutti o forse
non si pu non ricorrere ad altre parole che dicano cosa Dio, la

22
Sesto Empirico, Adversus Logicos, in Sexti Empirici Opera, a cura di H. Mutschmann, vol. II,
Leipzig 1902-24, II, 70.
23
Come esempio di traduzione standard riportiamo quella di Antonio Russo: essi sostengono che
razionale quella rappresentazione in conformit con la quale possibile stabilire razionalmente
loggetto rappresentato (Laterza).

democrazia, uno zio, un sindaco, nessuno, tutti, forse. Sono
indubbiamente percorsi cognitivi circolari ma non per questo
ontologicamente improduttivi.
La phantasia, sia quella sensibile che quella linguistica, una
delle condizioni strutturali della cognitivit umana: il pensare
<umano> [to vociv] un tipo di rappresentazione mentale [ovtooio
ti] e, comunque, non sussiste senza rappresentazione [ovcu
ovtooio]
24
.
Concludo con un esempio letterariamente raffinato di corposa
realt (cosa c di pi reale di unangoscia e un pessimismo radicali?)
inseparabile dalla sua rappresentazione linguistica:

Io sono la periferia di una citt inesistente, la chiosa prolissa di un
libro non scritto. Non sono nessuno, nessuno. Non so sentire, non so
pensare, non so volere. Sono una figura di un romanzo ancora da
scrivere, che passa aerea e sfaldata senza aver avuto una realt, fra i
sogni di chi non ha saputo completarmi (Fernando Pessoa, Il libro
dellinquietudine).

La periferia di una citt inesistente o la chiosa prolissa di un
libro non scritto potrebbero esistere al di fuori di una matrice bio-
cognitiva formata dallintreccio inestricabile di sensazione (di
piacere/dolore)-desiderio-immaginazione-linguaggio?

24
Aristotele, De Anima, cit., 403a 8-10.

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