Corpo Mente Linguaggio Coscienza. Il punto di vista di Aristotele
La letteratura filosofica su corpo, mente, linguaggio, coscienza sterminata ma anche ripetitiva. Essendo dellopinione che molti problemi del cognitivismo contemporaneo assumerebbero contorni nuovi se li facessimo dialogare con la filosofia di Aristotele, ho ritenuto utile esporre qui, nelle grandi linee, il punto di vista aristotelico su alcuni di tali argomenti.
1. Sensazione, desiderio, immaginazione La prima domanda a cui bisogna rispondere che cosa distingue un animale da un corpo senza vita e da una pianta. Secondo Aristotele alla base del vivere animale c un intreccio inestricabile di: (a) oio0goi (sensazione); (b) o ci (desiderio) o cri0uio (tradotto normalmente con appetizione ma che sarebbe pi appropriato tradurre col termine freudiano Trieb pulsione); (c) ovtooio (immaginazione). 1
La sensazione la matrice di base dellanimalit: animalit e sensazione si formano contemporaneamente 2 . Sensazione, nella filosofia aristotelica, non solo dispositivo cognitivo capace di riconoscere stimoli provenienti dal mondo esterno. Se cos fosse, dovremmo attribuire capacit di sentire anche al termostato e, a maggior
1 Di questo intreccio nella filosofia di Aristotele una trattazione pi analitica in Lo Piparo, Aristotele e il linguaggio. Cosa fa di una lingua una lingua, Laterza, Roma-Bari 2005 3 , pp. 6-32. 2 Aristotele, Categoriae, a cura di L. Minio-Paluello, Clarendon Press, Oxford 1949, 8a 7-8.
ragione, a un qualsiasi robot. Sensazione per Aristotele vuol dire anzitutto sentire piacere e dolore: gli animali sentono il mondo tramite il filtro del piacere e del dolore perch nella loro natura avere la sensazione del dolore e del piacere e segnalarsela reciprocamente 3 . Per un animale avere la sensazione dellacqua non comporta solo avere la capacit di riconoscere, tra tanti elementi differenti, lacqua e quindi sapere distinguere, ad esempio, lacqua dal fuoco o dal petrolio. La sensazione animale dellacqua indissolubilmente associata alla sensazione di piacere che d il bere acqua quando si ha sete e alla sensazione di dolore quando, avendo sete, non se ne dispone. Piacere e dolore sono quindi la matrice della cognitivit animale. Lanalisi aristotelica va ancora pi in l. Sostenere che lanimale sente il mondo attraverso il filtro del piacere e del dolore equivale a dire che la sensibilit di tutti gli animali, uomini inclusi, indissolubilmente intrecciata col desiderare. Nella teoria zoocognitiva aristotelica desiderio e sensorialit sono fenomeni indistinguibili: se lanimale dotato di sensibilit anche animale che desidera (); dove c sensazione c anche piacere e dolore e dove c piacere e dolore c anche pulsione [c ri0uio] dal momento che il desiderio [o ci] desiderio del piacevole 4 . questo un punto importante. C differenza tra il riconoscere lacqua come genere naturale che possiede determinate caratteristiche fisico-chimiche (questo in grado di farlo un automa costruito dalluomo) e il desiderare lacqua come qualcosa che possa alleviare o sopprimere il dolore della sete. Lacqua come sostanza chimica e lacqua che, in quanto fonte di piacere, anche oggetto di desiderio sono oggetti cognitivamente non coincidenti. La sensazione dellacqua,
3 Aristotele, Politica, a cura di W. D. Ross, Clarendon Press, Oxford 1957, 1253a, 12-14. 4 Aristotele, De Anima, a cura di W. D. Ross, Clarendon Press, Oxford 1956, 414b 1-6.
nella prospettiva aristotelica, anzitutto sensazione di qualcosa che appaga il desiderio di bere. questo un fondamentale discrimine tra la cognitivit degli animali e quella delle macchine intelligenti: la prima ha il desiderio e la sensazione del piacere e del dolore come proprio fondamento bio- chimico; la seconda ha solo un commercio intellettuale col mondo. Ancora un passo avanti. La sensazione del piacere e del dolore non pu esaurire la spiegazione del modo in cui il desiderio si genera e agisce. Perch ci sia desiderio necessario che lanimale che desidera sia capace di rappresentarsi la meta che desidera raggiungere e dalla quale si immagina che il suo desiderio venga appagato. La grammatica naturale del desiderio comporta la trasformazione della sensazione in immaginazione: un animale non pu desiderare senza immaginazione [ovcu ovtooi o] 5 . Ci pone in una linea continua la sensazione e limmaginazione: gli oggetti immaginati [to ovto ooto] sono come quelli percepiti [oio0goto], salvo il fatto che sono senza materia 6 . Limmaginazione [ovtooi o], avendo la stessa matrice del desiderio e della sensazione, sensazione di ci che non c e che o si desidera o si teme. Con essa i confini del mondo vengono estesi oltre il mondo immediatamente percepito. Questo tipo di immaginazione Aristotele la chiama ovtooio oio0gtixg e si potrebbe tradurre immaginazione sensibile o estetica. Essa propria di tutti gli animali salvo pochissime eccezioni: ce lhanno, ad esempio, la formica e lape ma non il verme 7 .
2. Animalit e epi-coscienza
5 In questo articolo tradurr ovtooi o con termini che, rispetto alla questione qui in discussione, considero sinonimi: immaginazione, rappresentazione mentale. Cfr. De Anima, cit., 433b 28-29. 6 Aristotele, De Anima, cit., 432a 9-10. 7 Ivi, 428a 10-11.
A rendere notevole lapproccio aristotelico non solo il modo in cui vengono descritti sensazione, desiderio, immaginazione ma soprattutto il loro intreccio necessario: non c luno senza laltro. Desiderio e immaginazione sono contenuti nel funzionamento regolare della sensazione. Poich il provar piacere una modalit del sentire e la phantasia una sensazione debole [oi o0goi s tis o o0cvg s], al ricordare e allo sperare si accompagna sempre la phantasia di ci che si ricorda e di ci che si spera 8 . Un animale cognitivamente cos organizzato non pu essere sprovvisto di coscienza. Una sensorialit intrecciata col desiderio e con limmaginazione una sensorialit che non pu non essere accompagnata da una implicita e operativa consapevolezza di se stessa. Aristotele nota che negli animali, negli uomini in particolare, la sensazione non solo sensazione del sensibile corrispondente (la vista vede i colori, ludito sente i suoni, etc.) ma contemporaneamente sensazione-che-percepisce-se-stessa-che-percepisce-loggetto: esiste anche una comune capacit che si accompagna a tutte le sensazioni con la quale si percepisce il fatto che si veda e si senta 9 ; chi vede percepisce di vedere, chi ode percepisce di udire, chi cammina percepisce di camminare e similmente per le altre attivit c un percepire del fatto che siamo in attivit e perci noi percepiamo di percepire e pensiamo di pensare 10 . Il De Anima si chiede se, per spiegare il fenomeno del percepire il percepire, bisogna postulare organi di senso differenti da quelli che percepiscono gli oggetti oppure percezione delloggetto e percezione della percezione delloggetto vanno considerati aspetti co-presenti di un
8 Aristotele, Ars Rhetorica, a cura di W. D. Ross, Clarendon Press, Oxford 1959, 1370a 27-30. 9 Aristotele, De Somno et Vigilia, in: Aristotele, Parva naturalia, a cura di W. D. Ross, Clarendon Press, Oxford 1955, 455a 15-17. 10 Aristotele, Ethica Nicomachea, a cura di L. Byater, Clarendon Press, Oxford 1894, 1170a 29-32.
unitario fenomeno complesso. La seconda soluzione quella ritenuta pi soddisfacente.
Dal momento che noi percepiamo di vedere e di udire, necessario che il percepire di vedere si svolga o con la vista o con un altro senso. Ma <in questultimo caso> lo stesso senso percepir sia la vista che il colore che oggetto della vista. Pertanto o vi saranno due sensi che percepiscono il medesimo oggetto 11 oppure la sensazione sar sensazione di se stessa. Inoltre, se il senso che percepisce la vista fosse differente dalla vista o si innesca un processo allinfinito o la sensazione sar sensazione di se stessa: allora tanto vale attribuire questa capacit al primo 12 .
Se, sul modello della distinzione fatta da Antoine Culioli tra epi- linguaggio e meta-linguaggio 13 , chiamiamo epi-percezione il fenomeno del percepire-il-percepire presente nella percezione, la (epi-)percezione altro non che la prima forma di auto-consapevolezza animale ossia la coscienza operativa che ciascun animale, umano e non umano, ha del proprio vivere e dei fini che si prefigge di raggiungere con le proprie azioni. Questo primo livello di coscienza, condiviso da tutti gli animali, potrebbe essere chiamato epi-coscienza. Da una cognitivit cos organizzata deriva un altro importante corollario anti-cartesiano. Chi desidera vuole anche soddisfare il proprio desiderio e pertanto lagire animale, in quanto governato dallintreccio di sensazione-desiderio-immaginazione non meccanico ma volontario:
11 I due differenti sensi che verrebbero a percepire lo stesso oggetto sarebbero: (1) il senso che percepisce direttamente loggetto; (2) il senso che, in quanto percepisce il senso-che-percepisce- loggetto, percepisce indirettamente anche loggetto. 12 Aritotele, De Anima, cit., 425b 12-17. 13 Le langage est une activit qui suppose, elle-mme, une perptuelle activit pilinguistique (dfinie comme activit mtalinguistique non consciente). A Culioli, La formalisation en linguistique, Cahiers pour lAnalyse, 9, pp. 108-17.
Non giusto dire che non sono volontarie le azioni compiute per impulsivit o pulsione [oio 0uov g cri0uiov] perch allora anzitutto nessuno degli altri animali agirebbe volontariamente e non lo potrebbero nemmeno gli infanti [roioc] 14 . () certo assurdo dire che siano involontarie le azioni di cui si deve avere desiderio 15 .
In conclusione. Percezione e desiderio suppongono una implicita e continua attivit auto-riflessiva non separabile dal loro normale funzionamento. O, detto diversamente, il percepire sempre un epi- percepire, il desiderare sempre un epi-desiderare.
3. Il linguaggio Quella finora descritta larchitettura di base della cognitivit animale: tutti gli animali, uomini compreso, la condividono. La cognitivit dellanimale umano in che cosa differisce da essa? A rendere specie-specifica la cognitivit umana la presenza del linguaggio (oyo). Esso appartiene solo alluomo (La natura non fa niente senza scopo e luomo lunico animale a possedere il linguaggio) 16 e ne modifica le sensazioni, il desiderio, limmaginazione. Per motivi di spazio accenner in questa sede solo alla riorganizzazione linguistica della volont e della phantasia.
3.1 Volont e scelta Il desiderare abbiamo gi visto fenomeno psichico inseparabile dal volere ci che si desidera e tutti gli animali umani e non-umani desiderano e vogliono ci che desiderano. Il ragionamento verbale trasforma il desiderare-volere in scelta ponderata (rooicoi).
14 Dato il contesto teorico del passo, preferibile tradurre roi oc col termine lucreziano e vichiano di infanti piuttosto che con bambini o fanciulli. 15 Aristotele, Ethica Nicomachea , cit. , 1111a 24-30. 16 Aristotele, Politica, a cura di W. D. Ross, Clarendon Press, Oxford 1957, 1253a 9-10.
La scelta quel particolare tipo di desiderio e di volont che, in seguito ad una valutazione argomentata di ci che possibile fare per raggiungere un determinato fine, desidera una cosa piuttosto che unaltra. Diversamente dal semplice volere e desiderare, la scelta desiderio deliberato mediante ragionamento [g rooicoi o ci ti oucutixg cto oiovoi o]. Pertanto, mentre tutte le scelte sono atti volontari, gli atti volontari non sempre sono il risultato di scelte.
Se la scelta un desiderio deliberato mediante ragionamento, lazione volontaria non sempre il risultato della scelta ponderata [oux cotiv to cxouoiov rooictov]. Noi compiamo infatti molte azioni volontarie prima di aver riflettuto e deliberato: ad esempio, ci sediamo, ci alziamo e facciamo molte altre cose di questo genere senza averci ragionato sopra [ovcu oc tou oiovog0gvoi] mentre <lagire> per scelta ponderata sempre accompagnato dal ragionamento [cto oiovoio]. Pertanto lagire volontario non sempre risultato dello scegliere [oux oo to cxou oiov rooictov], ci che viene scelto invece un atto volontario [oo to rooicctov cxouoiov] dal momento che ci che abbiamo scelto di fare lo abbiamo deciso e voluto fare 17 .
La scelta chiaramente un atto volontario ma non si identifica con esso, perch lazione volontaria ha unestensione maggiore: anche gli infanti e gli altri animali condividono latto volontario ma non la scelta 18 .
A trasformare il desiderio in scelta ponderata il linguaggio: Il desiderio [o ci] insito anche negli altri animali, la scelta ponderata no. La scelta ponderata si forma col linguaggio e il linguaggio non si trova in nessuno degli altri animali [g yo rooi coi cto oyou,
17 Aristotele, Magna Moralia, a cura di G. Cyril Armstrong, Harvard University Press, Cambridge (Mass.) e London 1935,1189a 32-b 3.
oyo oc cv ou ocvi tmv omv mmv cotiv]. Il desiderio <da solo> non potrebbe quindi essere una scelta 19 .
3.2 Limmaginazione linguistica Limmaginazione sensibile o estetica abbiamo visto condivisa da tutto il mondo animale. Diversamente dagli altri animali luomo, oltre alle rappresentazioni mentali che riproducono sensazioni assenti, dotato della capacit di produrre un particolare tipo di immagine mentale che solo col e nel linguaggio possibile che esista. Essa viene chiamata phantasia linguistica o deliberativa: Ogni phantasia o linguistica [oyiotixg ] o sensibile [oio0gtixg ]; solo questultima condividono gli animali diversi dalluomo 20 .
La phantasia sensibile esiste anche negli altri animali, la phantasia deliberativa esiste negli animali logico-linguistici [g oc oucutixg cv toi s oyiotixoi]. Fare questo o quello opera di una ragionamento discorsivo [oyioou cyov] e perci necessario usare ununica unit di misura dal momento che si persegue il meglio: cos possibile fare di pi rappresentazioni mentali [fantavsmata] ununica rappresentazione mentale. E la ragione per cui <gli animali non umani> sembrano non avere opinione che non hanno la phantasia che deriva dalla connessione discorsiva [cx ouoyioou`]. Perci <negli animali non umani> il desiderio non include la capacit deliberativa 21 .
Della immaginazione linguistica la migliore definizione, sostanzialmente fedele allo spirito della teoria aristotelica, la troviamo
La traduzione che proponiamo, diversamente da quelle standard, ci restituisce la profondit teorica della definizione: essi [gli stoici] sostengono che () linguistica limmagine mentale per la quale possibile mostrare col linguaggio ci di cui essa immagine. 23
Diversamente da quanto accade nella phantasia sensibile, ci di cui limmagine linguistica immagine non pu essere mostrato esibendo qualcosa che si pu in linea di principio percepire con gli organi di senso. Il contenuto della ovtooio oyiotixg (o oyixg nella variante terminologica degli stoici) pu essere mostrato solo con le parole. Ci non vuol dire che le cose linguisticamente rappresentate siano per questo irreali. Esempi di cose-che-sono [to o vto] la cui rappresentazione non possibile senza il concorso del linguaggio sono Dio, patria, libert, giustizia, ingiustizia ma anche parole-cose meno impegnative come zio, nonno, sindaco o parole-operatori logici come tutti, nessuno, qualcuno, forse, necessit, possibilit. Sono tutti esempi di cose-che-sono la cui consistenza ontologica impossibile mostrare senza il concorso del linguaggio. Se si vuol mostrare cosa Dio o la democrazia oppure uno zio o un sindaco o il significato di parole come nessuno o tutti o forse non si pu non ricorrere ad altre parole che dicano cosa Dio, la
22 Sesto Empirico, Adversus Logicos, in Sexti Empirici Opera, a cura di H. Mutschmann, vol. II, Leipzig 1902-24, II, 70. 23 Come esempio di traduzione standard riportiamo quella di Antonio Russo: essi sostengono che razionale quella rappresentazione in conformit con la quale possibile stabilire razionalmente loggetto rappresentato (Laterza).
democrazia, uno zio, un sindaco, nessuno, tutti, forse. Sono indubbiamente percorsi cognitivi circolari ma non per questo ontologicamente improduttivi. La phantasia, sia quella sensibile che quella linguistica, una delle condizioni strutturali della cognitivit umana: il pensare <umano> [to vociv] un tipo di rappresentazione mentale [ovtooio ti] e, comunque, non sussiste senza rappresentazione [ovcu ovtooio] 24 . Concludo con un esempio letterariamente raffinato di corposa realt (cosa c di pi reale di unangoscia e un pessimismo radicali?) inseparabile dalla sua rappresentazione linguistica:
Io sono la periferia di una citt inesistente, la chiosa prolissa di un libro non scritto. Non sono nessuno, nessuno. Non so sentire, non so pensare, non so volere. Sono una figura di un romanzo ancora da scrivere, che passa aerea e sfaldata senza aver avuto una realt, fra i sogni di chi non ha saputo completarmi (Fernando Pessoa, Il libro dellinquietudine).
La periferia di una citt inesistente o la chiosa prolissa di un libro non scritto potrebbero esistere al di fuori di una matrice bio- cognitiva formata dallintreccio inestricabile di sensazione (di piacere/dolore)-desiderio-immaginazione-linguaggio?