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Coordinamento di Modena

FORUM SICUREZZA E LEGALITA’


SINTESI per direzione provinciale
17/11/2008

Coordinatore forum
Graziano Pattuzzi
Nel 1995 in Emilia- Romagna solo una persona su dieci pensava che la
criminalità nella propria zona fosse un problema abbastanza serio, nel 2007,
tredici anni dopo, le persone che la pensano così sono due e mezzo.

Sono, cioè più che raddoppiate.

Quanto alla preoccupazione “sociale” per la criminalità comune, questa passa


dal 10% del ‘95 al 35% del 2007, tre volte e mezzo.

Nella nostra Regione e in particolar modo nella provincia di Modena, però, non
siamo rimasti a guardare e non abbiamo imbarazzi a misurarci con il centro -
destra sui temi della sicurezza.

In particolare, nel nostro territorio,sulle problematiche relative alla sicurezza e


legalità,si è sviluppata una attenzione ed una ricca iniziativa da parte delle
istituzioni locali, del sindacato, delle associazioni del volontariato ed
economiche,che ha prodotto novità ed azioni positive.

Si è sviluppata la consapevolezza che maggiore sicurezza non si produce


solamente dedicando maggiori risorse per le forze dell'ordine (uomini,mezzi e
strutture) ma anche lavorando specificatamente per il controllo e lo sviluppo
ordinato del territorio; maggiore coesione ed integrazione sociale; contrasto
alle povertà, alle emarginazioni ed ai fenomeni di solitudine (specie fra gli
anziani); lotta ai moderni fenomeni di sfruttamento dell’imigrazione clandestina
(lavoro nero,caporalato,ecc)

- Qui i governi locali e regionali se ne occupano da metà degli anni ’90.


A Modena nel ’98 abbiamo firmato il primo Patto per la sicurezza sottoscritto
nel nostro paese; nel 2001 il primo Accordo tra una Regione e il Governo.

Qui è stata riorganizzata la polizia locale, investendo sulla dimensione


distrettuale, superando i piccoli corpi a favore di strutture intercomunali più
grandi (ad esempio,nei quattro comuni del distretto di Sassuolo al posto di
quattro piccoli servizi abbiamo ora una struttura che conta un centinaio di
operatori; la costituzione di un corpo intercomunale di polizia municipale ha
rappresentato un importante fattore di sviluppo di un sistema integrato di
sicurezza, attraverso nuove forme di collaborazione e sinergie con le Forze di
Polizia statali, le istituzioni locali).

In una comunità in piena trasformazione come la nostra, dove si sono


manifestate gravi problematiche di sicurezza urbana, è doveroso rafforzare il
sistema dei controlli: rafforzare la polizia municipale ed integrare le forme di
controllo proprie dell’amministrazione comunale con quelle dello Stato.
La struttura di polizia locale, tanto per citare alcuni esempi, deve essere dotata
di una postazione di foto segnalamento, di un sistema di videosorveglianza:
entrambi gli apparati, utilizzati anche delle Forze di Polizia statali, concorrono
in maniera sinergica alla garanzia di sicurezza per i cittadini.
- Qui abbiamo contrastato le “ronde”, ma abbiamo centinaia di volontari
che collaborano con la polizia locale, e lo fanno in forza di una Legge regionale.

- Qui Enti locali e Regione hanno dato vita ad una Fondazione, ed è l’unica
esistente in Italia, che interviene a favore delle vittime dei reati più gravi.

- Qui la polizia municipale è stata dotata di tutto ciò di cui necessita per
difendere se stessa e la cittadinanza.

- Qui da tempo si chiede una collaborazione più stretta con le Forze di


polizia dello stato, ma non sempre ci si riesce (nonostante i Patti) con la
necessaria e possibile efficacia.

Se parliamo della necessità e di come di rafforzare gli strumenti di controllo,


noi ci siamo, non ci imbarazza, siamo pronti a confrontarci con qualsiasi
amministratore del centro -destra.

La differenza è che noi facciamo anche altro. Chiudiamo qualche palazzo


fatiscente, ma ci preoccupiamo di trovare una casa dignitosa per le famiglie dei
lavoratori immigrati che mandano avanti la nostra economia.

Sosteniamo la scuola nel suo sforzo di integrazione e cerchiamo di far sì che


ogni bambino di origine straniera che esce dalle medie sappia l’italiano così
bene da poter andare alle superiori e non solo al professionale.

Questa è la nostra esperienza in provincia ed è di qui che traiamo alcune


indicazioni su ciò che c’è da fare a livello nazionale e che il centro-destra non
fa.

Il parlamento, riprendendo un vecchio testo di Amato, ha approvato una legge


che amplia i poteri di ordinanza dei Sindaci, non più solo per garantire
l’incolumità pubblica, ma anche la sicurezza urbana.

Vedremo nei prossimi mesi, con l’esperienza, se si tratta di strumenti efficaci;


se lo “scambio “ tra più poteri per i Sindaci e, allo stesso tempo, maggior
subordinazione dei sindaci ai prefetti e al Ministro dell’Interno consentiranno
davvero di migliorare la sicurezza di tutti i giorni nelle città e nel territorio.

Non basta però auspicare “maggiore fantasia”per le ordinanze dei sindaci se il


risultato è quello che in questi mesi ha prodotto in parecchie città governate
dal centrodestra,divieti e limitazioni alle libertà individuali astruse, inaccettabili
e di nessuna efficacia reale sul versante sicurezza.

In base alla nuova normativa, il Sindaco concorre, nell’ambito delle direttive


ministeriali, ad assicurare anche la collaborazione della polizia locale con le
forze di polizia nazionali.
Viene ribadita la partecipazione di contingenti di polizia municipale ai Piani
coordinati di controllo del territorio , già prevista dal “pacchetto sicurezza” del
2001., ma mai attuata.
L’art. 118 c. 3 della Costituzione prevede una legge statale per disciplinare
forme di coordinamento tra le competenze statali in materia di ordine e
sicurezza pubblica e quelle regionali in tema di polizia amministrativa locale: di
questo, a livello politico, non se ne parla più.

I temi dell’impiego delle Forze di Polizia, la collaborazione con i Corpi di Polizia


Municipale, costituiscono uno snodo molto delicato ed importante di una
riforma legislativa che ancora non c’è.

Nonostante la firma del “patto per la sicurezza” che promuove un nuovo


“rapporto di collaborazione” e responsabilità tra Stato e Enti locali ancora poco
si è mosso.

Non solo non sono arrivati a Modena i 25 poliziotti promessi, ma nel 2010
l’organico di polizia, fermo al 1989 avrà una diminuzione di circa 50 agenti.

Il coordinamento tra le varie forze di polizia, compreso la polizia municipale di


Modena, ha più l’aspetto letterario che operativo e la sensazione è che questo
coordinamento sia inadeguato.

Sarebbe interessante che anche nelle riunioni del Comitato Provinciale per la
Sicurezza venissero poste con forza queste problematiche.

Attualmente ai Sindaci sono stati attribuiti maggiori poteri in termini di


emanazione di provvedimenti (ordinanze), ma nulla è cambiato per quanto
riguarda la possibilità per gli stessi di concorrere alle decisioni relative
all’impiego tecnico - operativo delle Forze di Polizia statali.

A tal proposito, una modifica delle attribuzioni e della composizione del


Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica sarebbe quanto mai
necessaria.

Sicurezza significa anche risposte certe e veloci.

Se per una denuncia di un furto di una bicicletta alla questura di Modena una
persona deve rimanere all’ufficio competente una mezza giornata e a volte
sentirsi trattare anche malamente è evidente che questa persona si scoraggia
è non denuncia più; il risultato è che le statistiche fanno diminuire i furti ma la
realtà non cambia.

Considerato che attualmente è possibile fare queste denuncie on - line, si


suggerisce di mettere in campo strutture come le circoscrizioni (dove esistono)
e individuare altri centri di aggregazione (polisportive, parrocchie, circoli, ….)
per facilitare il cittadino nell’esercizio di un proprio diritto
Una cosa però è certa ; per migliorare la sicurezza nelle città mancano tre
ingredienti fondamentali :

- una effettiva collaborazione tra sindaci e prefetti e questori, e tra polizie locali
e nazionali,

- un moderno statuto per le polizie locali.

- una maggiore integrazione e coordinamento operativo fra le polizie nel


territorio.

A loro i Sindaci chiedono tutti i giorni di fare cose nuove, ma con una
legislazione vecchia di venti anni.

Non mi sembra che il Governo abbia alcuna intenzione di porvi rimedio. Al


contrario c’è una proposta di legge di cui è primo firmatario proprio Barbolini
che affronta questi temi.

Non un’idea solitaria ma il distillato di quanto Regioni e Comuni ritengono


necessario fare. Ecco una vera assunzione da parte del PD nazionale di quella
proposta farebbe la differenza.

Altro tema chiave è quello dell’immigrazione.

Bene fa il PD a contrastare con decisione certe derive xenofobe o anche


apertamente razziste che trovano spazio nel centro - destra. Perché gli
immigrati sono qui per restare (perché noi ne abbiamo bisogno e perché loro
sperano di potersi costruire qui una vita migliore) ; perché se costruiamo muri
costruiamo lutti e insicurezza per noi e per loro.

Sull’ immigrazione, c’è un punto su cui il PD deve riprendere l’iniziativa ed è


quello di una legislazione che permetta di venire davvero nel nostro paese per
cercare lavoro e che non produca di conseguenza, come la Bossi-Fini, una
massa sterminata di presenze irregolari che rendono ingestibili le città; in
sostanza risulta totalmente inefficace il sistema delle espulsioni.

I sindaci si sforzano tutti i giorni di arginare irregolarità e clandestinità, ma


sappiamo bene che questa si riproduce a getto continuo per effetto della
legislazione nazionale.

L’immigrazione irregolare e clandestina porta con sé, inevitabilmente,


maggiore esposizione al rischio criminalità; espansione del lavoro nero e delle
evasioni contributive e fiscali; espansione dei rischi di gravi incidenti ed
infortuni sul lavoro.

− Occorre agire con una iniziativa tesa ad incidere positivamente sulla


cosidetta “percezione di insicurezza” da parte del cittadino; va ristabilito e
realizzato in primo luogo il diritto ad una informazione corretta ed oggettiva
sui dati reali ,fornendo periodicamente e discutendo i dati che il Comitato
Prov.per la Sicurezza dovrebbe rendere noti.

− Più controllo formale. Nelle situazione di cambiamento si allentano i legami


sociali e il controllo informale ovvero quelle strutture e relazioni sociali che
inducono comportamenti compatibili con la vita sociale di una città. Oltre un
certo livello il disordine dei comportamenti non è compatibile con la vita
delle città, che sono pur sempre organismi delicati. Per sopperire a questo
deficit è inevitabile potenziare il controllo formale, che nella sua espressione
più evidente coincide con il rafforzamento delle strutture di polizia, nazionali
e locali (e possibilmente la loro trasformazione in agenzie il più professionali
e democratiche possibili).

− Nel quadro di iniziative volte alla promozione di più integrazione e


partecipazione, occorre valorizzare e sostenere - a livello locale -
l'autoorganizzazione (democratica) delle rappresentanze delle comunità
degli stranieri che abitano e lavorano nei nostri territori, con le quali poi
poter interloquire per un maggior coinvolgimento attivo nelle politiche di
integrazione e responsabilizzazione.

− Evitare gli addensamenti di situazioni problematiche. Diluire i problemi (che


è diverso da allontanarli) è un’attività specifica da iscrivere senza reticenze
nelle politiche di miglioramento della sicurezza e per la quale si dovranno
prevedere progetti specifici e risorse finalizzate.

− Curare in maniera integrata lo spazio pubblico. Il disordine o il semplice


“non riconoscersi” negli spazi pubblici sia per ciascuno di noi la conferma
“materiale” della legittimità della nostra insicurezza o semplice insofferenza
verso il cambiamento. Se è vero, bisogna fare qualcosa di più di quello che
si fa oggi. Il problema fondamentale è che la cura dello spazio pubblico, la
diluizione delle situazioni problematiche, la presa in carico delle
“emergenze” richiede interventi tempestivi e coordinati e risorse
appropriate. Di qui la proposta che ci sia in ogni comune un unico soggetto
(politico e tecnico) per la gestione dello spazio pubblico (polizia locale,
commercio al dettaglio, pulizia, animazione dello spazio pubblico, interventi
sociali in strada, manutenzione ecc.).

− investire progetti ed idee per accrescere una positiva cultura alla sicurezza e
convivenza civile fra i cittadini e fra le comunità diverse di cittadini nel
medesimo territorio ; favorire ed incentivare tutte le sedi ed i momenti che
possono espandere la partecipazione ed il senso di appartenenza dei
cittadini (in alternativa alle ronde; alle iniziative spontanee; ecc.) : consulte
comunali e/o di quartiere ; punti di ascolto/sportelli per “filtrare”
suggerimenti, preoccupazioni, denunce,ecc.

− Porre in essere azioni di prevenzione e repressione dei reati commessi nei


confronti dei cittadini più deboli, quali anziani, minori, specializzando la
Polizia Municipale
- Tenere conto che la questione sicurezza è anche una questione di
genere. Gli autori di reato sono per il 90% maschi (e clandestini), questo
significa che tutti i reati con contatto quando la vittima è donna si
caratterizzano anche come potenziale aggressione sessuale. Che la maggior
preoccupazione delle donne non ha niente di irrazionale. Che la presenza delle
donne nello spazio pubblico produce sicurezza, mentre una presenza
unicamente maschile, insicurezza (pensiamo ad una strada o a un autobus di
sera). Che le donne devono correre più rischi per affermare la loro libertà; ma
che “correre dei rischi” è una delle condizioni per animare lo spazio pubblico e
renderlo più sicuro.

Sicurezza, però, non significa solamente avere a che fare con l’immigrazione.
Recenti rilevazioni ed esplicite affermazioni dell'Autorità giudiziaria ed
investigativa,hanno confermato una presenza ancora fortemente radicata in
provincia, di una criminalità organizzata di matrice camorristica e mafiosa che
si annida, prevalentemente, nei settori dei grandi lavori e dei cantieri in edilizia
, ma anche infiltrando ingenti flussi di risorse in settori dei servizi.

Attività come il caporalato o la “fornitura” di mano d’opera tramite cooperative


fittizie nell’edilizia, nell’agricoltura, nella lavorazioni delle carni e la richiesta del
“pizzo” in attività come la ristorazione, bar, pizzerie, lavanderie e sub-appalti in
edilizia sono sempre più all’ordine del giorno.

La inevitabile commistione di tutte queste presenze con attività come la


prostituzione e lo spaccio favoriscono la marginalizzazione di una parte del
territorio.

La progettazione di grandi infrastrutture come la Pedemontana, la pista di


Marzaglia o il parcheggio interrato al Novi Sad (solo per citarne alcune) sono
occasioni molto, ma molto appetibili per queste organizzazioni.

Molte di queste imprese, anche modenesi, vincitrici di appalto non hanno


dipendenti operai a libro paga e ricorrono sistematicamente al sub-appalto: è
proprio in questa fase e nelle forniture che si inserisce la criminalità
organizzata.

Con la firma del Protocollo Appalti nel 1999 e la creazione dell’Osservatorio


Appalti presso Promo, si è negli anni fatto un percorso che ha permesso di
tenere monitorato il settore degli appalti pubblici. Il problema più serio è però
sempre stato quello della non adesione di molti Comuni al Protocollo, anche se
hanno sempre “sfruttato” ampiamente il servizio che veniva fornito, in
particolare sul versante formativo. Questo ha creato cultura e prevenzione
permettendo di raggiungere l’obiettivi principale che era quello di far capire che
chi voleva lavorare a Modena nel pubblico o era serio o non trovava terreno
fertile.
Un primo obiettivo politico da porsi è continuare a lavorare su questo terreno
“spingendo” i Comuni che fino ad oggi non l’hanno fatto ad aderire al Protocollo
Appalti.

Il problema era ed è più complicato con il settore privato. Il lavoro fatto dal
Comune di Modena ha dato l’esempio però non seguito, dagli altri Comuni. A
tale scopo,un forte elemento di spinta ed indirizzo potrebbe venire dal
Comitato Provinciale per la Sicurezza.

Occorre che tutti i comuni della provincia contribuiscano alla specializzazione di


alcuni Vigili Urbani in materia di sicurezza dei cantieri e alle visite che loro
compiono negli stessi.

Considerata la legislazione attuale, occorre potenziare i controlli congiunti tra


P.M., AUSL, DPL. E’ necessario fare sistema, unire le sinergie, per affrontare
questi temi sotto una pluralità di profili: la sicurezza dei lavoratori, ma anche la
regolarità del lavoro, il rispetto delle normative contributive ed assicurative.

Il concetto da cui si è partiti è quello che di solito se una ditta non è seria la
prima cosa che non rispetta è la normativa sulla sicurezza.

Verificare la applicazione delle norme permette di avere altri elementi di


riscontro ed in base alle risultanze dei sopralluoghi indirizzare le visite degli
organi ispettivi.

Questa esperienza, abbastanza unica a livello nazionale, dovrebbe essere


estesa a tutto il territorio provinciale sfruttando il fatto che molti Comuni, con
le Unioni, hanno iniziato un lavoro di unificazione e di coordinamento delle
polizie municipali. Si potrebbe partire specializzando due/tre vigili per Unione.

Altro strumento per mettere sotto “osservazione” il settore edilizio privato e


delle cosidette coop spurie nei servizi,è il seguente:

utilizzando i dati di conoscenza che i Comuni possiedono, ( Dichiarazione di


Inizio Attività, a volte accompagnata dal DURC, Concessioni edilizie etc) si può
essere in grado di costruire, come si è fatto per il pubblico, una Banca dati che,
opportunamente utilizzata, possa permettere di mettere sotto controllo il
settore.

Si può pensare di creare un Osservatorio Sulla Edilizia Privata – in


collaborazione con gli Istituti di Previdenza, ispettivi e della prevenzione - cui i
Comuni inviano in tempo reale (attraverso gli strumenti informatici), le
richieste di apertura di cantieri sul loro territorio (che spesso indicano anche
chi li eseguirà) e partendo da questi dati cominciare un lavoro di analisi e
raffronto degli stessi con altre banche dati.
L’ideale sarebbe posizionare l’Osservatorio presso le Casse Edili che sono
direttamente in grado di fornire elementi di conoscenza sulle ditte e di
permettere di verificare le reali situazioni delle stesse.

I riflessi di una attività di questo tipo sono significativi sotto vari profili:

- si crea un clima a livello territoriale che fa capire a chi vuole lavorare da


noi che verrà attentamente analizzato sotto il profilo della legalità nei suoi vari
aspetti: lavoro nero, sicurezza nei cantieri, evasione fiscale e contributiva etc.;

- chi vorrà utilizzare una impresa dovrà sapere che esiste un controllo sulla
regolarità della stessa che lo coinvolge, come datore di lavoro, direttamente;

- lavorare in modo sistematico utilizzando e incrociando varie banche dati


permetterà di venire a conoscenza di situazioni aziendali poco chiare e di
conseguenza di orientare in modo mirato l’attività ispettiva (utilizzando al
meglio il poco personale addetto)

- le autorità di pubblica sicurezza e della guardia di finanza potranno poi


contare su una serie di elementi di conoscenza che potranno utilizzare ai fini
investigativi e repressivi.

Strettamente connessi agli elementi di iniziativa politica, sociale, culturale ed


amministrativa nel territorio soprarichiamati, occorre guardare con allarme alle
pesanti conseguenze e ricadute negative sulla nostra realtà territoriale,
dell'insieme delle misure e tagli imposti dal governo.

Il bluff elettorale sulla sicurezza va denunciato e posto in chiaro ai cittadini


modenesi, specificando in termini concreti e documentati, gli effetti negativi
causati dalla manovra triennale, dalla legge finanziaria '09 e dal blocco delle
assunzioni.

Saranno almeno 30 agenti di polizia in meno ad operare nella nostra provincia


(oltre ai carabinieri e finanzieri che verranno inoltre a mancare); caleranno le
risorse in termini assoluti,a disposizione per la “gestione ordinaria” dei servizi
delle forze di polizia (straordinari del personale,manutenzioni,aggiornamento
professionale,indennità operative,ecc. ).

In un periodo di risorse sempre più scarse, si dovrebbe puntare a migliorare il


coordinamento e la razionalizzazione dell’impiego delle Forze di Polizia ai
problemi di sicurezza delle realtà locali ; tutto ciò in sinergia con i Sindaci, i
quali sono i primi interlocutori dei cittadini in merito ai problemi di sicurezza
urbana.

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