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Seneca De tranquillitate Animi

6. tutti si trovano in questa stessa malattia sia quelli che sono sballati dalla leggerezza e dal tedio (per il continuo cambiamento di proposito), e ad essi piace sempre pi ci che hanno lasciato, sia quelli che rammolliscono e sbadigliano aggiungi anche coloro i quali non diversamente da quelli che hanno il sonno difficile si voltano e si adagiano in questo e in quel modo fino a che non trovino finalmente la quiete per la loro stanchezza. Assegnando allo stato della loro esistenza di volta in volta restano alla fine in quella in cui li sorprende non lodio per il mutamento, ma la vecchiaia, pigra di fronte alla novit, aggiungi anche coloro i quali cambiano pochissimo, non per la costanza nel loro proposito, ma per inerzia e che vivono non come essi vogliono, ma come essi hanno cominciato. 7. innumerevoli sono le caratteristiche particolari, ma uno solo leffetto del difetto il non essere in pace con se stessi, questo sorge dallo squilibrio dellanimo e dai desideri timidi o anche troppo poco soddisfatti. Quando o non osano fare quanto essi bramano oppure non lo conseguono e si protendono totalmente verso la speranza, essi sono sempre instabili e in movimento, cosa che necessario accada a coloro che stanno in bilico. Ai propri voti essi tendono attraverso ogni via e, insegnano a se stesse cose disoneste e difficili e si costringono ad esse e quando la loro fatica rimane senza premio li tormenta un inutile tormento e non provano dispiacere per aver voluto cose storte, ma di averle volute. 8. allora li afferra il pentimento di ci che hanno cominciato e il timore di cominciare e si insinua quellagitazione dellanimo che non trova una via duscita poich essi non possono comandare ai loro desideri n sottostarvi, e lesitazione della vita che riesce poco a esternarsi e, fra i desideri frustrati, la muffa di un animo intorpidito. 9. tutte queste cose sono ancor pi gravi quando per odio verso un insuccesso faticoso essi si sono rifugiati nellozio nelle attivit intellettuali solitarie che non pu sopportare un animo proteso allattivit politica, desideroso di agire per natura inquieto, che ha in s poche capacit di consolazione. Perci messe da parte le gioie che proprio in occupazioni offrono a chi sempre si muove di qua e di l, il loro cammino non sopporta la casa, la solitudine, le pareti, e controvoglia si accorge di essere stato lasciato solo (con) a se stesso. 10. da qui scaturisce quel tedio e quella scontentezza di se stesso e quel rivoltarsi dellanimo che non si placa in nessun modo e quella sopportazione scontenta e malata del proprio ozio soprattutto quando si prova vergogna di contestarne le cause e il pudore ha spinto allinterno i tormenti: i desideri chiusi allo stretto e senza alcuna via duscita si strangolano da soli, di qui scaturisce la tristezza e il torpore e quella fluttuazione di una volont incerta che le speranze incominciate tengono in bilico quelle fallite nellazione; di qui scaturisce quella disposizione danimo di coloro i quali maledicono la loro vita appartata e si lamentano di non avere personalmente alcunch da fare, e linvidia ostilissima nei confronti dei progressi altrui in carriera: infatti la loro infelice inerzia alimenta il livore e desiderano che tutti siano distrutti, poich essi non sono stati in grado di far carriera;

11. Per questo rifiuto degli altrui successi e per questa disperazione dei propri lanimo diviene iracondo contro la fortuna, si lamenta del proprio tempo, si ritrae nei cantucci e sta tutto addosso alla propria pena mentre si annoia di se stesso e se ne rincresce. Per natura lanimo umano portato allazione e d propenso al movimento (plur). Gli grata ogni materia per mettersi in moto, per distrarsi e pi grata lo ai caratteri peggiori i quali volentieri si logorano sfregandosi nelle loro occupazioni; come certe piaghe esigono le mani che pur nuoceranno ad esse godono al tatto e la sconcia scabbia dei corpi la allieta non diversamente direi che per quelle menti in cui i desideri erompono fuori come cattive piaghe la fatica e lo sforzo. 12. Vi sono dei fatti che allietano il nostro corpo con un certo dolore, come ad esempio il girarsi e rigirarsi e cambiare il verso non ancora stanco e agitarsi in una posizione sempre nuova, come quellAchille omerico ora prono ora supino si adagia in varie posizioni, cosa che propria dellammalato, e servirsi dei cambiamenti come di un rimedio. 13. Per questa ragione vengono intrapresi viaggi vagabondi e si viaggia attraverso spiagge fuorimano e ora per mare ora per terra, fare esperienza di s la volubilit infesta sempre ostile a ci che si presenta. Ora rechiamoci in Campania: ormai le cose raffinate sono motivo di fastidio; Si vada a visitare le zone selvatiche, raggiungiamo le giuncaie del Bruzio e della Lucania. Nelle zone desolate si ricerca qualcosa di ameno, in cui gli occhi, abituati al lusso, si sollevino dal lungo squallore di orridi luoghi: Si raggiunga Taranto e il suo tanto celebrato porto, il suo soggiorno invernale di un clima pi mite e la regione sufficientemente ricca per la moltitudine dei tempi antichi; Ora pighiamo la nostra rotta verso Roma, gi troppo a lungo le nostre orecchie sono state libere dagli applausi e dal fragore; ormai ci piace godere del sangue umano. 14. si intraprende un viaggio dopo laltro e si cambia uno spettacolo dopo laltro, come dice Lucrezio: In questo modo ciascuno fugge sempre da se stesso. 15. Ma a che gli giova se egli non riesce a sfuggirsi? Tiene dietro a se stesso e incalza come un pesantissimo compagno. Dobbiamo pertanto sapere che non un difetto dei luoghi quello a causa del quale noi ci affliggiamo, ma un difetto nostro: noi siamo deboli a sopportare ogni cosa e non sappiamo sopportare la fatica n il piacere e neanche noi stessi e nessunaltra cosa abbastanza a lungo. Questo difetto spinse alcuni alla morte poich cambiando spesso propositi rotolavano indietro verso le medesime posizioni e non avevano lasciato posto alla novit: la vita cominci a loro venire a noia e si insinu quella domanda tipica di una marcia raffinatezza di vita: Fino a quando le medesime cose?.

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