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I fondamenti della sica

1
(Seconda comunicazione.)
David Hilbert
Presentata nella seduta del 23 Dicembre 1916.
1
Die Grundlagen der Physik (Zweite Mitteilung), Nachrichten von der Konig-
lichen Gesellschaft der Wissenschaften zu Gottingen, Math.-phys. Klasse 1917,
53-76.
2
Nella mia prima comunicazione
1
ho stabilito un sistema di equazioni
fondamentali della sica. Prima di occuparmi della teoria dellintegrazione
di queste equazioni sembra necessario discutere alcune questioni pi` u generali
di natura sia logica che sica.
Sostituiamo in primo luogo al posto dei parametri duniverso w
s
(s =
1, 2, 3, 4) le pi` u generali coordinate spazio-temporali reali x
s
(s = 1, 2, 3, 4),
ponendo
w
1
= x
1
, w
2
= x
2
, w
3
= x
3
, w
4
= ix
4
e scrivendo al posto di
ig
14
, ig
24
, ig
34
, g
44
semplicemente
g
14
, g
24
, g
34
, g
44
.
I nuovi g

(, = 1, 2, 3, 4), i potenziali gravitazionali di Einstein, devono


essere tutti funzioni reali delle variabili reali x
s
(s = 1, 2, 3, 4) di tipo tale
che nella rappresentazione della forma quadratica
G(X
1
, X
2
, X
3
, X
4
) =

,
g

(28)
come somma di quattro quadrati di forme lineari degli X
s
compaiano sempre
tre quadrati con il segno positivo e un quadrato con il segno negativo: la
forma quadratica (28) fornisce quindi per il nostro universo tetradimensio-
nale degli x
s
la metrica di una pseudogeometria. Il determinante g dei g

risulta negativo.
Se in questa geometria `e data una curva
x
s
= x
s
(p), (s = 1, 2, 3, 4)
dove gli x
s
(p) indicano funzioni reali qualsiansi del parametro p, essa pu`o
essere divisa in sezioni, in ognuna delle quali lespressione
G
_
dx
1
dp
,
dx
2
dp
,
dx
3
dp
,
dx
4
dp
_
non cambi il suo segno: un tratto di curva, per il quale valga la relazione
G
_
dx
s
dp
_
> 0
1
Queste Nachrichten, 20 Novembre 1915.
3
viene denominato segmento e lintegrale preso lungo questo tratto di curva
=
_

G
_
dx
s
dp
_
dp
si chiama lunghezza del segmento; un tratto di curva per il quale valga
la relazione
G
_
dx
s
dp
_
< 0
si chiama linea oraria e la lunghezza di questo tratto di curva, cio`e linte-
grale
=
_

G
_
dx
s
dp
_
dp
viene detta tempo proprio della linea oraria; inne un tratto di curva
lungo il quale sia soddisfatta la relazione
G
_
dx
s
dp
_
= 0,
`e detto linea nulla.
Per rendere intuitivi questi concetti della nostra pseudogeometria, im-
maginiamo due strumenti di misura ideali: il lo metrico, mediante il quale
siamo in grado di misurare la lunghezza di qualunque segmento e, in se-
condo luogo, lorologio a luce, mediante il quale possiamo determinare il
tempo proprio di qualunque linea oraria. Il lo metrico segna zero e loro-
logio a luce sta fermo lungo ogni linea nulla, mentre il primo non funziona
aatto lungo una linea oraria, e il secondo non funziona lungo un segmento.
Innanzitutto mostriamo che ognuno dei due strumenti basta a misurare
per mezzo di esso il valore dei g

come funzioni di x
s
, solo che sia stato
introdotto un determinato sistema di coordinate spazio-temporali x
s
. Se
scegliamo infatti 10 segmenti qualsiansi, che da diverse direzioni concorrano
tutti nello stesso punto duniverso x
s
, di modo che a questo estremo si
attribuisca in ogni caso il valore p del parametro, per ognuno dei 10 segmenti
vale nellestremo lequazione
_
d
(h)
dp
_
2
= G
_
dx
(h)
s
dp
_
, (h = 1, 2, ....., 10);
4
in essa i primi membri sono noti, perche abbiamo misurato le lunghezze
(h)
mediante il lo metrico. Se ora poniamo come abbreviazione
D(u) =

_
dx
(1)
1
dp
_
2
,
dx
(1)
1
dp
dx
(1)
2
dp
, ...,
_
dx
(1)
4
dp
_
2
,
_
d
(1)
dp
_
2
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
_
dx
(10)
1
dp
_
2
,
dx
(10)
1
dp
dx
(10)
2
dp
, ...,
_
dx
(10)
4
dp
_
2
,
_
d
(10)
dp
_
2
X
2
1
, X
1
X
2
, ..., X
2
4
, u

si avr`a evidentemente
G(X
s
) =
D(0)
D
u
, (29)
dalla quale risulta parimenti, per le direzioni delle 10 linee scelte, che nel
punto x
s
(p) la condizione
D
u
= 0
`e necessaria. Se si calcolasse G con la (29), lapplicazione del procedimen-
to a un qualunque undicesimo segmento che termini in x
s
(p) fornirebbe
lequazione
_
d
(11)
dp
_
2
= G
_
dx
(11)
s
dp
_
e questa equazione sarebbe quindi un controllo della correttezza degli stru-
menti, e anche una conferma sperimentale che le ipotesi della teoria risultano
vere per il mondo reale.
Per lorologio a luce vale la trattazione corrispondente.
La struttura assiomatica della nostra pseudogeometria si lascia realizza-
re senza dicolt`a: va posto in primo luogo un assioma sulla base del quale
lunghezza e rispettivamente tempo proprio sono degli integrali, il cui inte-
grando `e funzione solo di x
s
e delle sue derivate prime rispetto al parametro;
come tale assioma si potrebbe utilizzare la propriet`a dello srotolamento del
lo metrico ovvero la nota legge dellinviluppo per le linee geodetiche. In
secondo luogo `e necessario un assioma, secondo il quale nellinnitamente
piccolo devono valere le leggi della geometria pseudoeuclidea, ossia il vecchio
principio di relativit`a; a questo proposito sarebbe particolarmente adatto
lassioma enunciato da W. Blaschke
2
, che aerma che la condizione di orto-
gonalit`a per due direzioni arbitrarie, siano esse lungo segmenti o lungo linee
orarie, devessere sempre reciproca.
2
Problemi variazionali spaziali con condizione simmetrica di trasversalit`a, Leipziger
Berichte, Math.-phys. Kl. 68, 50 (1916).
5
Si riassumeranno ora i fatti pi` u importanti che la teoria delle equazioni
dierenziali di Monge-Hamilton ci insegna per la nostra pseudogeometria.
Ad ogni punto duniverso x
s
appartiene un cono del secondordine, che ha
il suo vertice in x
s
e che nelle coordinate X
s
del punto corrente `e determinato
dallequazione
G(X
1
x
1
, X
2
x
2
, X
3
x
3
, X
4
x
4
) = 0;
esso si chiama il cono nullo appartenente al punto x
s
. La totalit`a dei coni
nulli determina un campo tetradimensionale di coni, al quale competono sia
lequazione dierenziale di Monge
G
_
dx
1
dp
,
dx
2
dp
,
dx
3
dp
,
dx
4
dp
_
= 0
che lequazione dierenziale alle derivate parziali di Hamilton
H
_
f
x
1
,
f
x
2
,
f
x
3
,
f
x
4
_
= 0, (30)
dove H indica la forma quadratica reciproca di G
H(U
1
, U
2
, U
3
, U
4
) =

.
Le caratteristiche dellequazione di Monge e parimenti quelle dellequazione
dierenziale alle derivate parziali di Hamilton (30) sono le linee geodetiche
nulle. Tutte le geodetiche nulle uscenti da un punto ssato duniverso a
s
(s =
1, 2, 3, 4) individuano una variet`a puntuale tridimensionale, che chiameremo
conne temporale appartenente al punto duniverso a
s
. Questo conne
temporale possiede in a
s
un punto nodale, il cono tangente del quale `e
proprio il cono nullo appartenente ad a
s
. Se portiamo lequazione del conne
temporale nella forma
x
4
= (x
1
, x
2
, x
3
),
allora
f = x
4
(x
1
, x
2
, x
3
)
`e un integrale dellequazione dierenziale di Hamilton (30). Tutte le li-
nee temporali uscenti dal punto a
s
corrono interamente allinterno di quella
parte tetradimensionale duniverso che ha come bordo il conne temporale
appartenente ad a
s
.
Dopo queste premesse, occupiamoci del problema della causalit` a nella
nuova sica.
6
Finora abbiamo considerato equivalenti tutti i sistemi di coordinate x
s
,
che sottengono da uno qualsiasi con una trasformazione arbitraria. Questa
arbitrariet`a deve venire ristretta, se vogliamo rendere valida lidea che due
punti duniverso posti sulla stessa linea oraria possano stare luno rispetto
allaltro nel rapporto di causa ed eetto, e che pertanto non dovr`a esser pos-
sibile trasformare alla simultaneit`a punti duniverso siatti. Per designare
x
4
come coordinata temporale propria, stabiliamo la seguente denizione:
Un sistema di coordinate spazio-temporali proprio `e tale che, oltre al-
la condizione g < 0, siano sempre soddisfatte anche le seguenti quattro
disequazioni
g
11
> 0,

g
11
g
12
g
21
g
22

> 0,

g
11
g
12
g
13
g
21
g
22
g
23
g
31
g
32
g
33

> 0, g
44
< 0. (31)
Una trasformazione, che tramuti un tale sistema di coordinate spazio-tempo-
rali in un altro sistema proprio di coordinate spazio-temporali viene detta
una trasformazione propria delle coordinate spazio-temporali.
Le quattro disequazioni esprimono che il cono nullo appartenente ad un
qualunque punto duniverso a
s
lascia tutto al di fuori lo spazio lineare
x
4
= a
4
e contiene invece al suo interno la retta
x
1
= a
1
, x
2
= a
2
, x
3
= a
3
;
questa retta `e quindi sempre una linea oraria.
Sia data ora una certa linea oraria x
s
= x
s
(p); poiche
G
_
dx
s
dp
_
< 0,
si ha che in un sistema proprio di coordinate spazio-temporali devessere
sempre
dx
4
dp
= 0
e, di conseguenza, lungo una linea oraria la coordinata temporale propria
x
4
deve sempre o aumentare o diminuire. Poiche una linea oraria rimane
una linea oraria per ogni trasformazione di coordinate spazio-temporale, due
punti duniverso di una linea oraria non possono mai assumere gli stessi valori
7
della coordinata spazio-temporale x
4
in seguito a una trasformazione propria
delle coordinate spazio-temporali, vale a dire non possono venir trasformati
alla simultaneit`a.
Daltra parte quando i punti di una curva possono venir trasformati alla
simultaneit`a in modo proprio, dopo la trasformazione per questa curva vale
x
4
= cost. i.e.
dx
4
dp
= 0,
quindi
G
_
dx
s
dp
_
=

dx

dp
dx

dp
, (, = 1, 2, 3)
e in questa equazione, per le nostre prime tre disequazioni (31), il primo
membro `e positivo; la curva si caratterizza perci`o come un segmento.
Si vede quindi che i concetti di causa ed eetto, che stanno alla base
del principio di causalit`a, anche nella nuova sica non portano ad alcuna
contraddizione interna, se solo aggiungiamo sempre alle nostre equazioni
fondamentali le diseguaglianze (31), vale a dire se ci si limita alluso di
coordinate spazio-temporali proprie.
A questo punto si indicher`a un sistema particolare di coordinate spazio-
temporali che sar`a utile in seguito, che chiamer`o sistema di coordinate
gaussiano, poiche `e la generalizzazione di quel sistema di coordinate polari
geodetiche, che Gauss ha introdotto nella teoria delle superci. Sia dato nel
nostro universo tetradimensionale un certo spazio a tre dimensioni, di tipo
tale che ogni curva che si sviluppa in questo spazio sia un segmento: uno
spazio di segmenti, lo potrei chiamare; siano x
1
, x
2
, x
3
le coordinate di un
qualunque punto di questo spazio. Costruiamo ora in ogni punto x
1
, x
2
, x
3
la linea geodetica ortogonale ad esso, che sar`a una linea oraria, e prendiamo
la x
4
stessa uguale al tempo proprio; ai punti delluniverso tetradimensionale
cos` ottenuti assegnamo le coordinate x
1
, x
2
, x
3
, x
4
. Per queste coordinate
si ha, come `e facile vedere,
G(X
s
) =
1,2,3

X
2
4
, (32)
vale a dire il sistema di coordinate gaussiano `e caratterizzato analiticamente
dalle equazioni
g
14
= 0, g
24
= 0, g
34
= 0, g
44
= 1. (33)
A causa della propriet`a presupposta per lo spazio tridimensionale x
4
= 0
la forma quadratica delle variabili X
1
, X
2
, X
3
che sta al secondo membro
8
della (32) `e necessariamente denita positiva, vale a dire le prime tre delle
disequazioni (31) sono soddisfatte e poiche ci`o vale anche per la quarta, il
sistema di coordinate gaussiano `e sempre un sistema proprio di coordinate
spazio-temporali.
Ritorniamo ora allo studio del principio di causalit`a in sica. Come
suo contenuto principale vediamo la circostanza, che `e stata valida nora
in ogni teoria sica, che dalla conoscenza delle grandezze siche e delle loro
derivate temporali nel presente `e sempre possibile determinare, in maniera
univoca, i valori di queste grandezze per il futuro: le leggi della sica no
ad ora hanno trovato infatti senza eccezioni la loro espressione in un siste-
ma di equazioni dierenziali di tipo tale che il numero delle funzioni che
in esse intervenivano coincidesse sostanzialmente con il numero delle equa-
zioni dierenziali indipendenti e quindi il noto teorema generale di Cauchy
sullesistenza dellintegrale delle equazioni dierenziali alle derivate parziali
forniva immediatamente la base per dimostrare quella circostanza.
Le equazioni fondamentali della sica (4) e (5) stabilite nella mia prima
comunicazione, come ho ivi posto in particolare risalto, non sono aatto
del tipo caratterizzato prima; quattro di esse per il teorema I sono invece
una conseguenza delle rimanenti; abbiamo considerato le quattro equazioni
di Maxwell (5) come conseguenza delle dieci equazioni gravitazionali (4),
e si hanno per i 14 potenziali g

, q
s
solo le 10 equazioni (4) realmente
indipendenti luna dallaltra.
Se ci atteniamo al requisito dellinvarianza generale per le equazioni fon-
damentali della sica, la circostanza su accennata `e anche essenziale e ne-
cessaria. Se infatti fossero date per i 14 potenziali anche ulteriori equazioni
invarianti indipendenti dalle (4), lintroduzione di un sistema di coordinate
gaussiano secondo la (33) per le 10 grandezze siche
g

(, = 1, 2, 3), q
s
(s = 1, 2, 3, 4)
fornirebbe un sistema di equazioni cha ancora sarebbero indipendenti luna
dallaltra e che, poiche sarebbero pi` u di dieci, risulterebbero in contraddi-
zione tra di loro.
Quindi in circostanze siatte, come hanno luogo nella nuova sica della
relativit`a generale, non `e pi` u possibile in alcun modo, dalla conoscenza delle
grandezze siche nel presente e nel passato, desumerne in modo univoco il
valore nel futuro. Per mostrar ci`o chiaramente con un esempio, le nostre
equazioni (4) e (5) della prima comunicazione siano integrate nel caso par-
ticolare che corrisponde allesistenza di un unico elettrone costantemente a
9
riposo, cosicche i 14 potenziali
g

= g

(x
1
, x
2
, x
3
)
q
s
= q
s
(x
1
, x
2
, x
3
)
siano dati come funzioni note di x
1
, x
2
, x
3
, che siano tutte indipendenti
dal tempo, e anche tali che inoltre le prime tre componenti r
1
, r
2
, r
3
della
tetradensit`a si annullino. Applichiamo allora a questi potenziali la seguente
trasformazione di coordinate:
x
1
= x

1
per x

4
0
x
1
= x

1
+e

1
x
2
4
per x

4
> 0
x
2
= x

2
x
3
= x

3
x
4
= x

4
;
i potenziali trasformati g

, q

s
sono per x

4
0 rispetto a x

1
, x

2
, x

3
le stesse
funzioni che g

, q
s
sono rispetto alle variabili originarie x
1
, x
2
, x
3
, mentre
g

, q

s
per x

4
> 0 dipendono in modo essenziale anche dalla coordinata
temporale x

4
, vale a dire i potenziali g

, q

s
rappresentano un elettrone che
no al tempo x

4
= 0 `e a riposo, mentre successivamente si mette in moto
nelle sue parti.
Tuttavia ritengo che, per mantenere il principio di causalit`a anche nella
nuova sica, basti soltanto una formulazione pi` u precisa dellidea che sta
alla base del principio di relativit`a generale
3
. Secondo lessenza del nuovo
principio di relativit`a, noi dobbiamo infatti richiedere linvarianza non so-
lo per le leggi generali della sica, ma anche che ogni singola aermazione
nella sica, se essa dovr`a avere un senso sico, dovr`a avere carattere inva-
riante, in accordo col fatto che ogni circostanza sica devessere in n dei
conti determinabile con il lo metrico o con lorologio a luce, vale a dire con
strumenti di carattere invariante. Proprio come nella teoria delle curve o
delle superci una asserzione per la quale `e stata scelta la rappresentazione
parametrica della curva o della supercie, per la curva o la supercie non ha
di per se alcun signicato geometrico, se lasserzione non rimane invarian-
te per una qualunque trasformazione del parametro, o non si pu`o portare
in forma invariante, cos` anche in sica dobbiamo dichiarare sicamente
3
Nella sua teoria originaria, ormai abbandonata, A. Einstein (Sitzungsberichte der
Akad. zu Berlin, 1914, p. 1067), per mantenere il principio di causalit`a nella vecchia
interpretazione, aveva in particolare postulato 4 equazioni non invarianti per i g.
10
priva di senso unaermazione, che non rimanga invariante per una qua-
lunque trasformazione di coordinate. Per esempio, nel caso prima trattato
dellelettrone a riposo laermazione che il medesimo `e a riposo no al tempo
x
4
= 0 non ha senso sico, perche questa aermazione non `e invariante.
Per quanto ora concerne il principio di causalit`a, supponiamo che le
grandezze siche e le loro derivate temporali siano note nel presente rispetto
a un dato sistema di coordinate: allora unaermazione avr` a senso sico solo
se essa `e invariante per tutte quelle trasformazioni di coordinate, per le quali
le coordinate usate proprio per il presente restano invariate; io aermo che le
asserzioni di questo tipo per il futuro sono tutte determinate univocamente,
vale a dire il principio di causalit` a vale in questa forma:
Dalla conoscenza dei 14 potenziali sici g

, q
s
nel presente de-
rivano necessariamente e univocamente tutte le aermazioni sugli
stessi per il futuro, purche abbiano senso sico.
Per dimostrare questa aermazione, utilizziamo il sistema gaussiano
di coordinate spazio-temporali. Lintroduzione della (33) nelle equazioni
fondamentali (4) della prima comunicazione ci fornisce per i 10 potenziali
g

(, = 1, 2, 3), q
s
(s = 1, 2, 3, 4) (34)
un sistema di altrettante equazioni dierenziali alle derivate parziali; quando
le integriamo a partire dai valori iniziali dati per x
4
= 0 si trova in modo uni-
voco il valore dei potenziali (34) per x
4
> 0. Poiche il sistema di coordinate
gaussiano `e di per se ssato univocamente, anche tutte le aermazioni su
quei potenziali (34) riferite a questo sistema di coordinate hanno carattere
invariante.
Le forme in cui le asserzioni possono essere espresse matematicamente in
maniera sicamente signicativa, cio`e in modo invariante, sono molteplici.
Prima forma. Questa pu`o essere ottenuta mediante limpiego di un
sistema invariante di coordinate. Come il sistema appena usato di coordinate
gaussiano, sono utilizzabili a tale scopo anche il noto sistema di Riemann
e parimenti il sistema di coordinate spazio-temporali nel quale lelettricit`a
appare trasformata a riposo e alla densit`a unitaria.
Se f(q), come alla ne della prima comunicazione, indica la funzione
dellinvariante
q =

kl
q
k
q
l
g
kl
,
che interviene nel principio di Hamilton, allora
r
s
=
f(q)
q
s
11
`e la tetradensit`a di elettricit`a; essa costituisce un vettore controvariante ed
`e quindi, come facilmente comprensibile, di certo trasformabile alla forma
(0, 0, 0, 1). Se accade ci`o, con le quattro equazioni
f(q)
q
s
= 0 (s = 1, 2, 3),
f(q)
q
4
= 1
le quattro componenti del tetrapotenziale q
s
sono esprimibili mediante i g

e ogni relazione tra i g

in questo o in uno dei due precedenti sistemi di


coordinate `e quindi una aermazione invariante. Per soluzioni particolari
delle equazioni fondamentali si possono dare sistemi invarianti di coordinate
particolari; per esempio nel caso trattato in seguito del campo gravitazionale
centrosimmetrico r, , , t costituisce un sistema di coordinate invariante
per rotazioni.
Seconda forma. Laermazione che `e possibile trovare un sistema di
coordinate, nel quale i 14 potenziali g

, q
s
per il futuro abbiano certi valori
determinati oppure soddisno certe condizioni ssate, `e sempre invariante
e quindi sicamente signicativa. Lespressione matematica invariante per
una tale aermazione si otterr`a per eliminazione delle coordinate da quelle
relazioni. Un esempio `e dato dal caso trattato sopra dellelettrone a riposo:
il contenuto essenziale e sicamente signicativo del principio di causalit`a
si esprime qui nellaermazione che lelettrone a riposo per il tempo x
4

0, con opportuna scelta del sistema di coordinate spazio-temporali rimane
costantemente a riposo in tutte le sue parti anche per il futuro x
4
> 0.
Terza forma. Unaermazione `e pure invariante e quindi ha sempre
senso sico, se essa devessere valida per un qualunque sistema di coordinate.
Un esempio in tal senso sono le equazioni di Einstein dellenergia-impulso
in forma di divergenza. Sebbene infatti lenergia di Einstein non abbia la
propriet`a di invarianza e le equazioni dierenziali da lui ottenute per le sue
componenti anche come sistema di equazioni non siano aatto covarianti,
tuttavia laermazione in esse contenuta, che esse devono essere soddisfatte
per qualunque sistema di coordinate, `e un requisito invariante ed ha quindi
un senso sico.
Secondo la mia concezione la sica `e una pseudogeometria tetradimen-
sionale, la metrica g

della quale `e legata mediante le equazioni (4) e (5)


della mia prima comunicazione alle grandezze elettromagnetiche vale a dire
alla materia. Riconosciuto questo, diventa matura per la soluzione una vec-
chia questione geometrica, cio`e la questione se e in quale senso la geometria
euclidea, della quale dalla matematica sappiamo solo che `e una costruzione
logicamente priva di contraddizioni, possieda validit`a anche nella realt`a.
12
La vecchia sica assieme al concetto di tempo assoluto assumeva le leggi
della geometria euclidea e le poneva a priori a fondamento di ogni teoria
sica particolare. Anche Gauss procedette solo poco diversamente: costru`
in via ipotetica una sica non euclidea, nella quale egli, mantenendo il tempo
assoluto, dei postulati della geometria euclidea lasci`o cadere solo lassioma
delle parallele; la misura degli angoli di un triangolo di grandi dimensioni
gli mostr`o allora la non validit`a di questa sica non euclidea.
La nuova sica della relativit`a generale di Einstein introduce nei con-
fronti della geometria una posizione completamente dierente. Essa non
pone a priori a fondamento ne la geometria euclidea ne unaltra geometria
data, per dedurre poi le leggi siche vere e proprie, ma, come ho fatto vedere
nella mia prima comunicazione, la nuova teoria della sica fornisce dun sol
colpo, con uno ed un solo principio hamiltoniano le leggi geometriche e le
leggi siche, ovvero le equazioni fondamentali (4) e (5), che insegnano come
la metrica g

, contemporaneamente lespressione matematica del fenomeno


sico della gravitazione, sia legata ai valori q
s
dei potenziali elettrodinamici.
La geometria euclidea `e una legge a distanza di tipo estraneo alla sica
moderna: la teoria della relativit`a, ripudiando la geometria euclidea come
presupposto generale della sica, insegna invece che geometria e sica hanno
lo stesso carattere e riposano come ununica scienza su fondamenti comuni.
La questione geometrica posta precedentemente porta a cercare se e sotto
quali ipotesi la pseudogeometria tetradimensionale euclidea
g
11
= 1, g
22
= 1, g
33
= 1, g
44
= 1, g

= 0 ( = ) (35)
sia una soluzione delle equazioni siche fondamentali, oppure sia lunica
soluzione regolare delle stesse.
Le equazioni fondamentali (4) della mia prima comunicazione si scrivono,
per lipotesi (20) ivi fatta:
[

gK]

gL
g

= 0,
dove si ha
[

gK]

=

g(K


1
2
Kg

).
Inserendo i valori (35) si ottiene
[

gK]

= 0 (36)
e per
q
s
= 0 (s = 1, 2, 3, 4)
13
si ottiene

gL
g

= 0;
vale a dire quando viene rimossa tutta lelettricit`a `e possibile la geometria
pseudo-euclidea. La domanda se, in questo caso, ci`o sia anche necessario,
cio`e se, sotto certe condizioni aggiuntive, i valori (35) e rispettivamente i
valori di g

ottenuti da questi mediante una trasformazione di coordinate


siano le uniche soluzioni regolari delle equazioni (36), `e un problema ma-
tematico che qui non sar`a discusso in generale. Mi limito invece a esporre
alcuni studi particolari che riguardano il problema.
A questo scopo ritorniamo alle coordinate duniverso originarie della mia
prima comunicazione
w
1
= x
1
, w
2
= x
2
, w
3
= x
3
, w
4
= ix
4
e impartiamo ai g

il signicato corrispondente.
Nel caso della geometria pseudo-euclidea si ha
g

,
dove si `e posto

= 1,

= 0 ( = ).
Per qualunque metrica prossima a questa geometria pseudo-euclidea vale
lapprossimazione
g

+h

+..., (37)
dove `e una quantit`a innitesima e h

sono funzioni di w
s
. Sulla metrica
(37) faccio le seguenti due ipotesi:
I. Gli h

saranno indipendenti dalla variabile w


4
.
II. Gli h

mostreranno allinnito un certo comportamento regolare.


Ora poiche la metrica (37) deve soddisfare le equazioni dierenziali (36)
per tutti gli , risulta che gli h

devono necessariamente soddisfare certe


equazioni dierenziali lineari e omogenee alle derivate parziali del secondor-
dine. Quando si pone con Einstein
4
h

= k


1
2

s
k
ss
, (k

= k

) (38)
4
Integrazione approssimata delle equazioni di campo della gravitazione. Berichte d.
Akad. zu Berlin, 1916, p. 688.
14
e si assume che tra le 10 funzioni k

valgano le quattro relazioni

s
k
s
w
s
= 0, ( = 1, 2, 3, 4) (39)
queste equazioni dierenziali si scrivono nel modo seguente:
2k

= 0, (40)
dove si `e usata labbreviazione
2 =

2
w
2
s
.
Le relazioni (39) sono, a causa delle posizioni (38), condizioni restrittive per
le funzioni h

; tuttavia mostrer`o che, mediante una opportuna trasforma-


zione innitesima delle variabili w
1
, w
2
, w
3
, w
4
, si pu`o sempre ottenere che
per le funzioni corrispondenti h

dopo la trasformazione quelle condizioni


restrittive siano soddisfatte.
A questo scopo si determinino quattro funzioni
1
,
2
,
3
,
4
delle
variabili, che soddisno rispettivamente le equazioni dierenziali
2

=
1
2

w
s

. (41)
Per la trasformazione innitesima
w
s
= w

s
+
s
g

si trasforma in
g

= g

+...
ovvero per la (37) in
g

+h

+...,
dove si `e posto
h

= h

.
Se ora scegliamo
k

= h


1
2

s
h

ss
,
15
per la (41) queste funzioni soddisfano le condizioni di Einstein (39) e si avr`a
h

= k


1
2

s
k
ss
(k

= k

).
Le equazioni dierenziali (40), che per la trattazione precedente devono
valere per i k

trovati, per lipotesi I diventano

2
k

w
2
1
+

2
k

w
2
2
+

2
k

w
2
3
= 0,
e, poiche lipotesi II, intesa in conformit`a, permette di concludere che i k

al-
linnito tendono a valori costanti, segue che gli stessi devono essere costanti
ovunque, vale a dire: per variazione della metrica della geometria pseudo-
euclidea sotto le ipotesi I e II non `e possibile ottenere una metrica regolare,
che non sia anche pseudo-euclidea e che allo stesso tempo corrisponda ad
un universo privo di elettricit` a.
Lintegrazione delle equazioni dierenziali alle derivate parziali (36) `e
possibile anche in un altro caso, che `e stato trattato per la prima volta da
Einstein
5
e da Schwarzschild
6
. Nel seguito fornisco per questo caso una via
di soluzione che non fa alcuna ipotesi sui potenziali gravitazionali g

allin-
nito e che inoltre presenta vantaggi anche per le mie indagini successive.
Le ipotesi per i g

sono le seguenti:
1. La metrica `e riferita a un sistema di coordinate gaussiano, solo g
44
sar`a lasciato ancora arbitrario; vale a dire si ha
g
14
= 0, g
24
= 0, g
34
= 0.
2. I g

sono indipendenti dalla coordinata temporale x


4
.
3. La gravitazione g

`e a simmetria centrale rispetto allorigine del si-


stema di coordinate.
Secondo Schwarzschild, in coordinate spaziali polari, quando si ponga
w
1
= r cos
w
2
= r sin cos
w
3
= r sin sin
w
4
= l
5
Il moto del perielio di Mercurio, Sitzungsber. d. Akad. zu Berlin. 831, 1915.
6
Il campo gravitazionale di un punto materiale. Sitzunsber. d. Akad. zu Berlin. 189,
1916.
16
la metrica pi` u generale che risponde a questi requisiti `e rappresentata dal-
lespressione
F(r)dr
2
+G(r)(d
2
+ sin
2
d
2
) +H(r)dl
2
, (42)
dove F(r), G(r), H(r) sono ancora funzioni arbitrarie di r. Se poniamo
r

=
_
G(r),
siamo parimenti autorizzati a interpretare r

, , come coordinate spaziali


polari. Se introduciamo nella (42) r

al posto di r e tralasciamo poi il


simbolo , risulta lespressione
M(r)dr
2
+r
2
d
2
+r
2
sin
2
d
2
+W(r)dl
2
, (43)
dove M(r), W(r) indicano le due funzioni di r essenzialmente arbitrarie. Il
problema `e se e come queste siano da determinarsi nella forma pi` u generale
in modo che le equazioni dierenziali (36) risultino soddisfatte.
Allo scopo occorrer`a calcolare le espressioni note K

, K fornite nella
mia prima comunicazione. Il primo passo a tal ne `e la scrittura esplicita
delle equazioni dierenziali della linea geodetica per variazione dellintegrale
_
_
M
_
dr
dp
_
2
+r
2
_
d
dp
_
2
+r
2
sin
2

_
d
dp
_
2
+W(
_
dl
dp
_
2
_
dp.
Otteniamo come equazioni di Lagrange le seguenti:
d
2
r
dp
2
+
1
2
M

M
_
dr
dp
_
2

r
M
_
_
d
dp
_
2
+ sin
2

_
d
dp
_
2
_

1
2
W

M
_
dl
dp
_
2
= 0,
d
2

dp
2
+
2
r
dr
dp
d
dp
sin cos
_
d
dp
_
2
= 0,
d
2

dp
2
+
2
r
dr
dp
d
dp
+ 2 cot
d
dp
d
dp
= 0,
d
2
l
dp
2
+
W

W
dr
dp
dl
dp
= 0;
qui e nel calcolo successivo il simbolo

indica la derivata rispetto a r.
Confrontando con le equazioni dierenziali generali della linea geodetica:
d
2
w
s
dp
2
+

{

s
}
dw

dp
dw

dp
= 0
17
desumiamo per le parentesi {

s
} i seguenti valori (non vengono dati i valori
nulli):
_
1 1
1
_
=
1
2
M

M
,
_
2 2
1
_
=
r
M
,
_
3 3
1
_
=
r
M
sin
2
,
_
4 4
1
_
=
1
2
W

M
,
_
1 2
2
_
=
1
r
,
_
3 3
2
_
= sincos ,
_
1 3
3
_
=
1
r
,
_
2 3
3
_
= cot ,
_
1 4
4
_
=
1
2
W

W
,
Con essi calcoliamo:
K
11
=

r
__
1 1
1
_
+
_
1 2
2
_
+
_
1 3
3
_
+
_
1 4
4
__


r
_
1 1
1
_
+
_
1 1
1
__
1 1
1
_
+
_
1 2
2
__
2 1
2
_
+
_
1 3
3
__
3 1
3
_
+
_
1 4
4
__
4 1
4
_

_
1 1
1
___
1 1
1
_
+
_
1 2
2
_
+
_
1 3
3
_
+
_
1 4
4
__
=
1
2
W

W
+
1
4
W
2
W
2

M

rM

1
4
M

MW
K
22
=

_
2 3
3
_


r
_
2 2
1
_
+
_
2 1
2
__
2 2
1
_
+
_
2 2
1
__
1 2
2
_
+
_
2 3
3
__
3 2
3
_

_
2 2
1
___
1 1
1
_
+
_
1 2
2
_
+
_
1 3
3
_
+
_
1 4
4
__
= 1
1
2
rM

M
2
+
1
M
+
1
2
rW

MW
K
33
=

r
_
3 3
1
_

_
3 3
2
_
+
_
3 1
3
__
3 3
1
_
+
_
3 2
3
__
3 3
2
_
+
_
3 3
1
__
1 3
3
_
+
_
3 3
2
__
2 3
3
_

_
3 3
1
___
1 1
1
_
+
_
1 2
2
_
+
_
1 3
3
_
+
_
1 4
4
__

_
3 3
2
__
2 3
3
_
= sin
2

_
1
1
2
rM

M
2
+
1
M
+
1
2
rW

MW
_
K
44
=

r
_
4 4
1
_
+
_
4 1
4
__
4 4
1
_
+
_
4 4
1
__
4 1
4
_

_
4 4
1
___
1 1
1
_
+
_
1 2
2
_
+
_
1 3
3
_
+
_
1 4
4
__
18
=
1
2
W

M

1
4
M

M
2

1
4
W
2
MW
+
W

rM
K =

s
g
ss
K
ss
=
W

MW

1
2
W
2
MW
2
2
M

rM
2

1
2
M

M
2
W

2
r
2
+
2
r
2
M
+2
W

rMW
.
Poiche

g =

MWr
2
sin
si avr`a
K

g =
_
_
_
_
r
2
W

MW
_

2
rM

W
M
3
2
2

MW + 2

W
M
_
_
_
sin
e, se si pone
M =
r
r m
, W = w
2
r m
r
,
dove dora in poi m e w diventano le funzioni incognite di r, si ottiene inne
K

g =
__
r
2
W

MW
_

2wm

_
sin ,
cosicche la variazione dellintegrale quadruplo
_ _ _ _
K

gdrdddl
`e equivalente alla variazione dellintegrale semplice
_
wm

dr
e porta alle equazioni di Lagrange
m

= 0, (44)
w

= 0.
Ci si convince facilmente che queste equazioni comportano lannullarsi di
tutti i K

; esse rappresentano quindi sostanzialmente la soluzione pi` u ge-


nerale delle equazioni (36) sotto le ipotesi fatte 1., 2., 3.. Se prendiamo come
integrali delle (44) m = , dove `e una costante e w = 1, cosa che eviden-
temente non comporta alcuna restrizione signicativa, si ottiene dalla (43)
per l = it la metrica cercata nella forma trovata per primo da Schwarzschild
G(dr, d, d, dl) =
r
r
dr
2
+r
2
d
2
+r
2
sin
2
d
2

r
r
dt
2
. (45)
19
La singolarit`a di questa metrica per r = 0 sparisce solo quando si assume
= 0, vale a dire la metrica della geometria pseudo-euclidea `e sotto le
ipotesi 1., 2., 3. lunica metrica regolare corrispondente a un universo privo
di elettricit` a.
Per = 0, i punti r = 0 e, per valori positivi di , anche r = risultano
tali che in essi la metrica non `e regolare. Dico regolare in un punto una
metrica o un campo gravitazionale g

quando `e possibile, mediante una


trasformazione univoca invertibile introdurre un sistema di coordinate tale
che per questo le funzioni corrispondenti g

siano regolari in quel punto,


cio`e siano continue e dierenziabili a piacere, in esso e nel suo intorno, e
abbiano un determinante g

diverso da zero.
Sebbene secondo la mia idea solo soluzioni regolari delle equazioni fon-
damentali rappresentano immediatamente la realt`a, tuttavia proprio le so-
luzioni con punti non regolari sono un mezzo matematico importante per
approssimare soluzioni caratteristiche regolari, e in questo senso, secondo il
procedimento di Einstein e Schwarzschild, la metrica (45), non regolare per
r = 0 e per r = , va vista come espressione della gravitazione di una mas-
sa distribuita con simmetria centrale nellintorno dellorigine
7
. Nello stesso
senso anche il punto materiale va interpretato come il caso limite di una cer-
ta distribuzione di elettricit`a attorno a un punto, tuttavia rinuncio in questo
luogo a derivare le equazioni di moto dello stesso dalle mie equazioni fonda-
mentali della sica. Analogamente succede con il problema delle equazioni
dierenziali per il moto della luce.
Come surrogato della derivazione dalle equazioni fondamentali possono
servire, secondo Einstein, i seguenti due assiomi:
Il moto di un punto materiale nel campo gravitazionale sar` a descritto da
una linea geodetica che sia linea oraria
8
.
Il moto della luce nel campo gravitazionale sar` a descritto da una linea
geodetica nulla.
Poiche la linea duniverso che rappresenta il moto del punto materiale
devessere una linea oraria, `e sempre possibile, come si pu`o facilmente vedere,
ridurre a riposo il punto materiale mediante trasformazioni spazio-temporali
proprie, cio`e esistono sistemi di coordinate spazio-temporali propr, rispetto
ai quali il punto materiale `e costantemente a riposo.
7
Trasformare allorigine la posizione r = , come fece Schwarzschild, secondo me non
`e raccomandabile; inoltre la trasformazione di Schwarzschild non `e la pi` u semplice per
raggiugere tale scopo.
8
Questultima aggiunta restrittiva non si trova ne in Einstein, ne in Schwarzschild.
20
Le equazioni dierenziali della linea geodetica per il campo gravitazionale
centrale (45) scaturiscono dal problema variazionale

_
_
r
r
_
dr
dp
_
2
+r
2
_
d
dp
_
2
+r
2
sin
2

_
d
dp
_
2

r
r
_
dt
dp
_
2
_
dp = 0;
mediante il noto procedimento si scrivono:
r
r
_
dr
dp
_
2
+r
2
_
dr
dp
_
2
+r
2
sin
2

_
d
dp
_
2

r
r
_
dt
dp
_
2
= A, (46)
d
dp
_
r
2
d
dp
_
r
2
sin cos
_
d
dp
_
2
= 0, (47)
r
2
sin
2

_
d
dp
_
2
= B, (48)
r
r
dt
dp
= C, (49)
dove A, B, C sono costanti dintegrazione.
Dimostro innanzitutto che le traiettorie dello spazio r giacciono in
piani che passano per il centro della gravitazione.
Allo scopo eliminiamo il parametro p dalle equazioni dierenziali (47) e
(48) per ottenere una equazione dierenziale per come funzione di . Si
ha identicamente
d
dp
_
r
2
d
dp
_
=
d
dp
_
r
2
d
d

d
dp
_
=
_
2r
dr
d
d
d
+r
2
d
2

d
2
_
_
d
dp
_
2
+r
2
d
d
d
2

dp
2
. (50)
Daltra parte dalla (48) si ottiene derivando rispetto a p:
_
2r
dr
d
sin
2
+ 2r
2
sin cos
d
d
__
d
dp
_
2
+r
2
sin
2

d
2

dp
2
= 0,
e se ricaviamo da qui il valore di
d
2

dp
2
e lo sostituiamo al secondo membro
della (50), si avr`a
d
dp
_
r
2
d
dp
_
=
_
d
2

d
2
2 cot
_
d
d
_
2
_
r
2
_
d
dp
_
2
.
21
Lequazione (47) prende allora la forma :
d
2

d
2
2 cot
_
d
d
_
2
= sin cos ,
unequazione dierenziale il cui integrale generale si scrive
sin cos( +a) +b cos = 0,
dove a, b sono costanti di integrazione.
Con ci`o si `e ottenuta la dimostrazione desiderata, e quindi per la discus-
sione successiva delle linee geodetiche baster`a considerare il valore = /2.
Perci`o il problema variazionale si semplica come segue

_
_
r
r
_
dr
dp
_
2
+r
2
_
d
dp
_
2

r
r
_
dt
dp
_
2
_
dp = 0,
e le tre equazioni dierenziali del primo ordine che ne derivano si scrivono
r
r
_
dr
dp
_
2
+r
2
_
dr
dp
_
2
+r
2
_
d
dp
_
2

r
r
_
dt
dp
_
2
= A, (51)
r
2
d
dp
= B, (52)
r
r
dt
dp
= C. (53)
Lequazione dierenziale di Lagrange per r
d
dp
_
2r
r
dr
dp
_
+

(r )
2
_
dr
dp
_
2
2r
_
d
dp
_
2
+

r
2
_
dt
dp
_
2
= 0 (54)
`e necessariamente collegata con le equazioni precedenti e precisamente, se
indichiamo i primi membri delle equazioni (51), (52), (53), (54) rispettiva-
mente con [1], [2], [3], [4], si ha identicamente
d [1]
dp
2
d
dp
d [2]
dp
+ 2
dt
dp
d [3]
dp
=
dr
dp
[4] . (55)
Se si pone C = 1, cosa equivalente a una moltiplicazione del parametro
p per una costante, e poi si eliminano p e t dalle (51), (52), (53), si arriva
a quella equazione dierenziale per =
1
r
come funzione di , che hanno
trovato Einstein e Schwarzschild, vale a dire:
_
d
d
_
2
=
1 +A
B
2

A
B
2

2
+
3
. (56)
22
Questa equazione rappresenta la traiettoria del punto materiale in cordinate
polari; da essa deriva in prima approssimazione per = 0 e con B =

b,
A = 1+a il moto di Keplero, e la seconda approssimazione conduce a una
delle scoperte pi` u splendide del tempo presente: il calcolo della precessione
del perielio di Mercurio.
Secondo lassioma precedente la linea duniverso per il moto di un punto
materiale sar`a una linea oraria; dalla denizione di linea oraria segue quindi
sempre A < 0.
Ci domandiamo ora in particolare se la circonferenza, vale a dire r =
cost., possa essere la traiettoria di un moto. Lidentit`a (55) mostra che
in questo caso, poich`e
dr
dp
= 0, lequazione (54) non `e aatto conseguenza
delle (51), (52), (53); le ultime tre equazioni non sono quindi sucienti alla
determinazione del moto; le equazioni che devono essere necessariamente
soddisfatte sono invece le (52), (53), (54). Dalla (54) si ha
2r
_
d
dp
_
2
+

r
2
_
dt
dp
_
2
= 0 (57)
cio`e per la velocit`a v nella traiettoria circolare
v
2
=
_
r
d
dt
_
2
=

2r
. (58)
Daltra parte, poiche A < 0, la (51) fornisce la disequazione
r
2
_
d
dp
_
2

r
r
_
dt
dp
_
2
< 0 (59)
ovvero, usando la (57)
r >
3
2
. (60)
Per la (58) da qui deriva per la velocit`a del punto materiale in moto lungo
una circonferenza la disequazione
9
v <
1

3
. (61)
La disequazione (60) ammette la seguente interpretazione. Per la (58)
la velocit`a angolare del punto materiale in moto circolare `e
d
dt
=
_

2r
3
.
9
Laermazione di Schwarzschild (l.c.), secondo la quale la velocit`a del punto materiale
nella traiettoria circolare al diminuire del raggio della traiettoria si approssima al limite
1

2
, corrisponde alla disequazione r e per quanto detto sopra non dovrebbe esser
giusta.
23
Se vogliamo introdurre al posto di r, le coordinate polari di un siste-
ma di coordinate corotante attorno allorigine, dobbiamo necessariamente
sostituire
con +
_

2r
3
t.
La metrica
r
r
dr
2
+r
2
d
2

r
r
dt
2
mediante la trasformazione spazio-temporale corrispondente diventa
r
r
dr
2
+r
2
d
2
+

2rddt +
_

2r

r
r
_
dt
2
.
In questa per la (60) la disequazione g
44
< 0 `e soddisfatta e poiche
valgono anche le restanti disequazioni (31), la trasformazione considerata del
punto materiale a riposo `e una trasformazione spazio-temporale propria.
Daltra parte il limite superiore 1/

3 trovato prima nella (61) per la velo-


cit`a di un punto materiale in moto circolare ha anche un signicato semplice.
Secondo lassioma per il moto della luce questo sar`a infatti rappresentato
da una linea geodetica nulla. Se quindi poniamo nella (51) A = 0, si ottiene
per il moto circolare della luce invece della disequazione (59) lequazione
r
2
_
d
dp
_
2

r
r
_
dt
dp
_
2
= 0;
insieme alla (57) si ottiene allora per il raggio della traiettoria della luce:
r =
3
2
e per la velocit`a della luce in moto circolare il valore che compare nella (61)
come limite superiore:
v =
1

3
.
In generale si ottiene dalla (56) per il cammino della luce, poiche A = 0,
lequazione dierenziale
_
d
d
_
2
=
1
B
2

2
+
3
; (62)
questa possiede per B =
3

3
2
la circonferenza r = 3/2 come ciclo di
Poincare, in conformit`a con il fatto che allora
2
3
compare a secondo
24
membro come fattore doppio. Infatti in questo caso lequazione dieren-
ziale (62) possiede innite curve integrali (per lequazione pi` u generale (56)
vale laermazione corrispondente), che si approssimano senza limite a quel-
la circonferenza lungo spirali, come richiede la teoria generale dei cicli di
Poincare.
Se consideriamo ora un raggio di luce proveniente dallinnito e pren-
diamo piccolo rispetto alla distanza minima di questo dal centro di gravi-
tazione, il raggio di luce ha in approssimazione la forma di uniperbole con
fuoco nel centro
10
.
Come pendant al moto circolare vi `e il moto su una retta che passi per il
centro di gravitazione. Otteniamo lequazione dierenziale per questo moto
se poniamo = 0 nella (54) e poi eliminiamo p dalle (53) e (56); lequazione
dierenziale per r in funzione di t cos` ottenuta si scrive:
d
2
r
dt
2

3
2r(r )
_
dr
dt
_
2
+
(r )
2r
3
= 0 (63)
con il seguente integrale che deriva dalla (51)
_
dr
dt
_
2
=
_
r
r
_
2
+A
_
r
r
_
3
. (64)
Per la (63) si ha che laccelerazione `e negativa o positiva, cio`e che la gravi-
tazione agisce attrattivamente o repulsivamente, a seconda che per il valore
assoluto della velocit`a sia

dr
dt

<
1

3
r
r
oppure

dr
dt

>
1

3
r
r
.
Per la luce si ha per la (64)

dr
dt

=
r
r
;
la luce diretta rettilineamente verso il centro sar`a sempre respinta in accordo
con lultima disequazione; la sua velocit`a cresce da 0 per r = ad 1 per
r = . Quando sia che dr/dt sono piccoli, la (63) approssima lequazione
di Newton
d
2
r
dt
2
=

2
1
r
2
.
10
Una discussione esauriente delle equazioni dierenziali (56) e (62) sar`a loggetto di
una comunicazione di V. Freedericksz che apparir`a qui prossimamente.

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