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UNIVERSIT DEGLI STUDI DI LAQUILA

Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie per lAmbiente

Tesi

La Geoingegneria, nuovi metodi artificiali per contrastare il riscaldamento globale

Chiarissimo Prof. G. Visconti

Laureando Brancaccio Alessio Matricola 154859

Anno Accademico 2012 - 2013


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Indice
I. Tecniche di Geoingegneria ................................................................................ pag.7

II. Il ciclo del carbonio

............................................................................................ pag.9

III. Tecniche di Geoingegneria CDR (Carbon Dioxide Remotion) ......................... pag.23


Fertilizzazione degli oceani con ferro e altre sostanze nutritive ................................... pag.23 Gestione ed uso del territorio: rimboschimento e prevenzione disboscamenti ........... pag.26 Sfruttamento della biomassa e del biocarbone (biochar) .............................................. pag.30 Accelerazione dei processi di disgregazione (meteorizzazione) ................................... pag.33 Separazione di CO2 dallaria atmosferica ...................................................................... pag.38 Alberi artificiali per la cattura di CO2 ........................................................................... pag.56 Bioreattori ad alghe: cattura di CO2 in ambienti urbani ............................................. pag.58

IV.

Il vulcanismo e la trasformazione ...................................................................... pag.62

V.

Tecniche di Geoingegneria SRM (Solar Radiation Management) ................. pag.63


Aumento dellalbedo sulla superficie terrestre ............................................................. pag.67 Aumento dellalbedo mediante la creazione di nubi sul mare ..................................... pag.68 Gli aerosol: fonti ed accumuli ......................................................................................... pag.72 Immissione di aerosol nella stratosfera .......................................................................... pag.84 Installazione nello spazio di vele solari .......................................................................... pag.87

VI. Le differenze fondamentali tra metodi CDR ed SRM....................................... pag.88

VII. Le future esigenze della Geoingegneria ............................................................. pag.91


Controllo .......................................................................................................................... pag.92 Ricerca e Sviluppo ........................................................................................................... pag.93

VIII. Laccettabilit pubblica della Geoingegneria ................................................. pag.93 Il cambiamento climatico e la Geoingegneria, il contesto politico .................. pag.94

Prefazione
Negli ultimi 100 anni, abbiamo assistito ad un incremento sempre maggiore delle concentrazioni di gas serra nella nostra atmosfera che ha avuto, come principale effetto, quello di portare ad un radicale cambiamento delle condizioni climatiche nel nostro Pianeta. Il progresso tecnologico, se da una parte ha determinato un miglioramento delle condizioni di vita umane, dallaltra ha aumentato i livelli di inquinamento atmosferico in maniera esponenziale, generando il fenomeno del Riscaldamento Globale (Global Warming) che consiste in un aumento delle temperature medie globali derivanti dalluso eccessivo di energie non rinnovabili (come la combustione di idrocarburi, utilizzo di carbon fossile e gas). Le conseguenze nel lungo termine saranno estremamente minacciose, soprattutto se le nazioni continueranno a fare i propri interessi economici, sottovalutando la possibilit di cambiare lo stile di vita nei prossimi decenni, attraverso lutilizzo di energie rinnovabili dal Sole (energia fotovoltaica), dal vento (energia eolica), dagli alberi (attraverso limboschimento). Infatti se questo cambiamento avvenisse troppo lentamente, rischieremmo di vanificare tutti i nostri sforzi, innescando in questo modo un processo irreversibile. Attualmente, si stanno sperimentando nuove metodologie di approccio al problema, ma non lo stanno risolvendo a pieno: ci sta portando a prendere in seria considerazione un piano-B, il quale prover a contrastare le emissioni di gas serra attraverso lintroduzione della Geoingegneria, che consiste nellapplicazione di tecniche artificiali, poste in essere dalluomo, per modificare lambiente fisico (atmosfera, oceano, biosfera, litosfera, idrosfera, criosfera), prevenendo situazioni di rischio ambientale che possono incidere negativamente sulla salvaguardia delle popolazioni di un determinato territorio.

TECNICHE DI GEOINGEGNERIA
Ormai il cambiamento climatico gi in atto: i suoi impatti saranno gravosi e seri, se non si prenderanno provvedimenti adeguati. Questi possono essere ridotti tramite la mitigazione, in modo da ridurre le emissioni globali di gas serra. Nonostante tutto, gli sforzi compensativi per cercare di ridurre il fenomeno del riscaldamento globale non sono ancora sufficienti e non danno fiducia: per raggiungere lo scopo si spera che gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2, da dopo il 2012, incentiveranno unazione pi ampia di mitigazione mirata allo sviluppo di meccanismi pi efficaci, ma vi il serio rischio che queste azioni non possano essere introdotte in tempo, nonostante le tecnologie necessarie siano oggi disponibili e convenienti. Probabilmente il riscaldamento globale superer i 2C nel corso di questo secolo, a meno che le emissioni di gas serra vengano ridotte del 50%, riportandole ai livelli del 1990. Nella comunit scientifica, non credibile lo scenario di emissioni in cui la temperatura media globale raggiunger il suo massimo per poi iniziare a diminuire entro il 2100: ed ecco che qui viene richiesta unazione aggiuntiva di mitigazione e la Geoingegneria, ancora in fase di sperimentazione, pu rappresentare una valida alternativa al raggiungimento degli obiettivi prefissati di abbattimento dei gas serra. I metodi di Geoingegneria possono essere utili in futuro solo se lumanit prender coscienza di come attuare uno stile di vita sostenibile, che stimolerebbe lo stanziamento di fondi verso la ricerca di ulteriori studi, analisi e approfondimenti. La tecnologia che serve a metterli in pratica si appena evoluta e quindi vi sono grandi incertezze riguardo la loro efficacia, costi e impatti ambientali. Con i metodi di Geoingegneria si pu intervenire in due modi diversi: O attraverso la gestione della radiazione solare; O attraverso la rimozione di anidride carbonica in atmosfera 6

Il primo metodo presenta rischi ed incertezze nelle previsioni sia a breve che a lungo termine. Il secondo coinvolge minori incertezze e rischi, ma determinerebbe un effetto pi lento nel ridurre la temperatura globale e, a lungo termine, questo metodo potrebbe dare un importante contributo al raggiungimento dello scopo. Laccettabilit della Geoingegneria sar determinata sia da questioni sociali, giuridiche, politiche sia da fattori tecnici e scientifici: vi sono delle questioni serie di controllo che devono essere risolte se mai la Geoingegneria dovesse assumere un ruolo fondamentale nel moderare i cambiamenti climatici in corso. Sarebbe altamente inauspicabile che questi metodi comportanti attivit o effetti influenti al di fuori dei confini nazionali (oltre che semplicemente la rimozione dei gas serra), siano sperimentati prima che meccanismi di controllo idonei vengano perfezionati. Le principali raccomandazioni da mettere in atto sono queste: 1. Le parti che sottoscrivono la convenzione dovrebbero sforzarsi maggiormente verso la mitigazione e ladattamento al cambiamento climatico, in particolare per aver accettato la riduzione delle emissioni globali di gas serra almeno del 70%, provvedendo a farle tornare ai livelli del 1990 entro il 2025 e riducendole ancora successivamente; Ulteriori ricerche e sviluppi delle diverse opzioni di Geoingegneria dovrebbero essere compiute per verificare se i metodi a basso rischio possono essere resi disponibili in caso si renda necessario ridurre il tasso di riscaldamento entro la fine di questo secolo;

2.

Ci dovrebbe includere le osservazioni del caso, lo sviluppo dei modelli climatici esistenti, e sperimentazioni attentamente pianificate e riproducibili. I metodi di Geoingegneria si dividono in due grandi categorie di classi fondamentali: 1. Tecniche di gestione della radiazione solare (metodi SRM - Solar Radiation Management) 2. Tecniche di rimozione dellanidride carbonica (metodi CDR - Carbon Dioxide Remotion)

Figura 1. Rappresentazione schematica di varie proposte di ingegneria del clima (per gentile concessione B.Matthews)

Perch si discute di Geoingegneria?


La pubblicazione delle prime riflessioni su come modificare su vasta scala lambiente sulla Terra risale a circa venti anni f. Il primo approccio allo studio della Geoingegneria iniziato nel 1990, dal prof. David Keith dellUniversit di Harvard, membro dellAccademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti (US National Academy of Sciences - NAS) e della Commissione Scientifica della Royal Society, che ha sede a Londra ed composta da scienziati provenienti da tutto il mondo: tra i prestigiosi studi del prof. Keith ricordiamo gli impatti della geoingegneria sul clima mondiale, la cattura diretta di CO2 dallaria e la valutazione dellimpatto climatico dato dallutilizzo di turbine eoliche. Negli anni a seguire, la comunit internazionale si resa conto che il cambiamento del clima e i suoi effetti costituivano un problema globale e, nel 2006, il premio Nobel Paul Crutzen pubblic un articolo scientifico sul giornale New York Times, che riscosse un grande eco nei media: lo scienziato olandese, esperto di Chimica atmosferica, discuteva lalternativa di ridurre laumento globale della temperatura immettendo negli strati superiori dellatmosfera solfati sotto forma di aerosol. Come numerosi suoi colleghi, egli era del parere che, malgrado gli evidenti rischi, bisognasse continuare a studiare i vari metodi della Geoingegneria. Considerati gli scarsi progressi della politica climatica delle Nazioni Unite, che non permettevano di sperare in una rapida riduzione delle emissioni di gas serra, la Geoingegneria potrebbe risultare un giorno lunica possibilit di limitare il riscaldamento del pianeta ad un livello accettabile. Per favorire gli altri sforzi mirati di riduzione inoltre ipotizzabile ricorrere in via provvisoria a metodi che presentano un rischio relativamente contenuto: questi tipi di ponderazione, che tengano conto in ugual misura del potenziale e dei rischi, sono ormai ampiamente diffusi negli ambienti scientifici e vengono adottati in misura crescente anche nelle discussioni politiche e sociali.

IL CICLO DEL CARBONIO


Il ciclo globale del carbonio ha un ruolo importante nel mediare le concentrazioni di gas serra nell'atmosfera e cos influenza il tasso mediante il quale lequilibrio pu essere ripristinato. Il carbonio viene scambiato naturalmente tra la terra, gli oceani e l'atmosfera, e grandi quantit sono conservate nei bacini naturali sulla terra e negli oceani. Ogni anno 60-90 Gt di carbonio vengono assorbite dall'atmosfera, dalla vegetazione , dalla superficie terrestre, dalla superficie degli oceani e un importo pari viene rilasciato nell'atmosfera. Di gran lunga il pi grande serbatoio di carbonio in questo sistema si trova nelle profondit dell'oceano, dove esiste prevalentemente sottoforma di ioni bicarbonato (HCO3-). Prima della Rivoluzione Industriale, questi flussi erano vicini allessere bilanciati, con un piccolo flusso netto di una frazione di GtC/anno dallatmosfera al suolo e dagli oceani all'atmosfera. Oggi c' un flusso di circa 2 GtC /anno dall'atmosfera verso il suolo e loceano: questo in parte viene compensato dalluso di combustibili fossili e dalla variazione della destinazione d'uso del rilascio di CO2 dalla terra all'atmosfera. Negli oceani, l'assorbimento di questo aumento di CO2 atmosferica (Figura 2) ha portato ad una diminuzione del pH medio delle acque superficiali oceaniche da 0,1 unit a partire dalla Rivoluzione Industriale. Questacidificazione dell'oceano continuer ad aumentare in futuro con l'aumento dei livelli di CO2 (Fonte: Royal Society, 2005). La temperatura del pianeta rilevata nella parte superiore dell'atmosfera e si ottiene facendo il rapporto tra la radiazione solare assorbita e la radiazione ad onde lunghe emessa verso lo spazio. Qualsiasi squilibrio in questi flussi energetici costituisce una forzatura radiativa che provoca, in ultima analisi, un adeguamento della temperatura media globale fino a quando l'equilibrio ristabilito. Ad esempio, le attivit umane fin dai tempi pre-industriali sono stimate di aver prodotto una forzatura radiativa netta di circa 1,6 W/m2. Circa la met di questa stata bilanciata dal riscaldamento globale di 0,8C fino ad oggi, ma una simile quantit di ulteriore riscaldamento si avrebbe anche se i gas serra come 8

la CO2 e altri fossero stati immediatamente stabilizzati ai livelli attuali. Questo ritardo nella risposta della temperatura media globale dovuto principalmente alla grande capacit termica degli oceani, che si scaldano solo lentamente. Il raddoppio della concentrazione di CO2 rispetto al valore pre-industriale di 550 ppm darebbe una forzatura radiativa di circa 4 W/m2 e un equilibrio al riscaldamento globale stimato di circa 3C (Gamma 2,0 - 4,5 C) (Fonte: IPCC, 2007).

Figura 2. Rappresentazione del fenomeno di acidificazione delle acque oceaniche

Figura 3. Rappresentazione del ciclo globale del carbonio, dove i numeri e le frecce in nero rappresentano le dimensioni dei flussi accumulati nello stato stazionario pre-industriale, mentre quelle in rosso rappresentano addizioni dovute alle attivit umane (in unit di GtC e GtC / anno, rispettivamente, adeguate al periodo 1990-1999). Ristampato con l'autorizzazione di Sarmiento & Gruber (2002). Accumuli di carbonio antropogenico. Physics Today55 (8): 30-36, 2002. American Institute of Physics.

Il ciclo del carbonio viene suddiviso in due sottocicli: ciclo biologico (che riguarda il passaggio del carbonio dalle piante agli animali e allambiente); ciclo geochimico o ciclo inorganico del carbonio (che riguarda il passaggio del silicio dalle rocce sedimentarie superficiali, allatmosfera, alla biosfera e allidrosfera) In entrambi i cicli gioca un ruolo fondamentale lanidride carbonica (CO2): questo composto presente sottoforma di gas nella nostra atmosfera e viene assorbita dalle rocce quando queste vengono alterate sia dai processi meteorici che dalle piante nel corso della fotosintesi; questultima produce tutto il carbonio organico dellecosfera, come mostrato dalla biochimica del ciclo del carbonio. Il carbonio rimane immobilizzato per periodi pi o meno lunghi nelle sostanze organiche degli organismi morti e nei rivestimenti rigidi esterni, composti per lo pi da carbonato di calcio (CaCO3), di molluschi o di altre specie animali. Il carbonio viene cos sottratto al serbatoio atmosferico man mano che questi materiali si depositano sottoforma di sedimenti, che vengono a loro volta incorporati nella crosta terrestre. Allo stesso tempo, sostanze organiche e calcari antichi vengono erosi e alterati chimicamente dagli agenti atmosferici e, con lossidazione delle sostanze organiche e la dissoluzione dei carbonati, lanidride carbonica viene restituita al sistema dinamico e contribuisce a mantenerlo in equilibrio. La quantit di anidride carbonica, CO2 in atmosfera controllata attraverso una serie di meccanismi adatti a diverse scale temporali: per esempio lanidride carbonica che immettiamo in atmosfera bruciando combustibili fossili (come la benzina o il gasolio per autotrazione) viene in parte assorbita dalloceano in meno di 10 anni, e in parte dalle piante in circa 20 anni. Su tempi decisamente pi lunghi, e cio dellordine di qualche centinaio di milione di anni, c un altro meccanismo di controllo basato sullerosione delle rocce. In questo caso, la sorgente principale di CO2 sono i vulcani: la pioggia che cade sulla Terra trascina con s anidride carbonica disciolta, che a contatto con lacqua forma acido carbonico (H 2CO3) che, a sua volta, a contatto con le rocce superficiali formate da silicati di calcio (CaSiO3) va a formare carbonato di calcio (CaCO3) e silice o ossido di silicio (SiO2 ):

I fiumi trasportano questi minerali al mare, dove vanno a formare i sedimenti sul fondo. Se non esistesse

un meccanismo per svuotare loceano da tali sedimenti, nel giro di circa 100 milioni di anni tutti gli oceani verrebbero riempiti! Questo meccanismo fornito dalla teoria detta Tettonica delle Zolle, che descrive i movimenti della crosta terrestre: lungo le fosse oceaniche, la crosta terrestre viene sepolta per tornare nelle profondit del mantello allo stato fuso. Laggi, il carbonato di calcio viene riportato ai suoi costituenti principali, tra cui lanidride carbonica, che viene emessa naturalmente dai vulcani. Questo un magnifico esempio del sistema - Terra, perch presuppone uninterazione evidente tra atmosfera e interno della Terra. Peraltro, questo un meccanismo gi suggerito negli anni 80 del secolo scorso, in grado di regolare la temperatura terrestre in modo completamente asettico. Se lanidride carbonica, per qualche ragione, dovesse aumentare ancora, in un primo tempo questo comporterebbe un innalzamento della temperatura: di conseguenza, si avrebbe unintensificazione del processo di evaporazione di acqua dagli oceani, che determinerebbe un aumento dellumidit atmosferica e dellentit delle precipitazioni. Con laumento delle piogge aumenta il processo di erosione, diminuisce la concentrazione atmosferica di anidride carbonica e quindi si riduce anche la temperatura. Questo meccanismo di regolazione della temperatura va visto alla luce del meccanismo di feedback del vapor dacqua. In questo caso il meccanismo funziona su scala temporale assai pi lunga. 10

Immaginiamo una situazione in cui non vi siano pi piogge o se le rocce superficiali fossero sottratte al fenomeno dellerosione: in questo caso non ci sarebbe nessun meccanismo in grado di rimuovere la CO2, la quale seguiterebbe ad accumularsi in atmosfera, contribuendo al riscaldamento del pianeta in una maniera abnorme (come nel caso del pianeta Venere, temperatura superficiale di 425C, 698 K). C un modo per sottrarre le rocce dallerosione: queste dovrebbero essere ricoperte di ghiaccio per qualche milione di anni, come accadrebbe nel caso di una Terra palla di neve o Snowball.

Figura 4. Schema di scambio del carbonio tra atmosfera, biosfera, litosfera ed idrosfera

Lo schema rappresenta, in sintesi, le direzioni dei flussi di carbonio (sottoforma di specie chimiche diverse) tra le varie sfere che compongono il sistema Terra: Atmosfera Biosfera Litosfera Idrosfera

La molecola di CO2

E una molecola lineare caratterizzata da due doppi legami tra il carbonio centrale e i due ossigeni ai lati. La sua struttura apolare, termine che sta ad indicare che il baricentro delle cariche positive coincide con quello delle cariche negative: il risultato di questa coincidenza la neutralit della molecola. 11

Ha una massa che 3,67 volte quella di un atomo di carbonio: per convertire le masse di carbonio in CO 2 devono essere moltiplicate per 3,67. Per specificare meglio ci vengono utilizzate le masse relative di carbonio, in quanto la quantit di carbonio rimane la stessa indipendentemente dalla sua forma chimica (carbonio, CO2, CH4, ecc.)

Bilancio di massa della CO2


Misure provenienti da carotaggi di ghiaccio mostrano che le concentrazioni atmosferiche di CO2 sono aumentate da 280 ppmv nel periodo pre-industriale alle attuali 365 ppmv. Le continue misurazioni atmosferiche effettuate dal 1958 dallOsservatorio di Mauna Loa nelle Hawaii hanno dimostrato il secolare aumento della CO2, in base alla figura seguente:

L'attuale tasso di crescita globale della CO2 atmosferica di 1,8 ppmv/anno, corrispondente a 4,0 PgC/anno. Tale incremento dovuto principalmente alla combustione di combustibili fossili: quando il combustibile viene bruciato, quasi tutto il carbonio nel combustibile viene ossidato a CO 2, che viene emessa nell'atmosfera. Le statistiche di utilizzo del carburante per la stima dellemissione di CO2 corrispondono attualmente a 6,0 0.5 PgC/anno. Un'altra fonte significativa di CO2 la deforestazione nei tropici, in base ai tassi di invasione agricola documentata da osservazioni satellitari, si stima che questa fonte pari a 1,6 1,0 PgC/anno. Sostituendo i numeri di cui sopra in una equazione globale di bilancio di massa per la CO2 atmosferica:

Troviamo che la sommatoria delle fonti = 6.0 + 1.6 - 4.0 = 3.6 PgC/anno. Solo la met della CO2 emessa dalla combustione di combustibili fossili e dalla deforestazione in realt si accumula nell'atmosfera. L'altra met trasferita in altri serbatoi geochimici (oceani, biosfera, e suoli). Abbiamo bisogno di comprendere i fattori che controllano gli accumuli, al fine di prevedere le tendenze future di CO2 atmosferica e valutare le loro implicazioni per il cambiamento climatico. Un accumulo nella biosfera significherebbe che il combustibile fossile CO2 avrebbe un effetto fertilizzante, con possibili importanti conseguenze ecologiche.

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Fotosintesi
La vegetazione terrestre e i terreni contengono 3 volte pi carbonio di quello contenuto nellaria. Ogni anno, con il processo fotosintetico, pi di 100 PgC che esistono nellatmosfera in forma di CO2 sono catturati dalla biodiversit terrestre e pi di 40 PgC dalla biodiversit marina. In questo modo in pochi anni tutta la CO2 atmosferica pu essere riciclata dallattivit vegetativa. In maniera semplice la fotosintesi o reazione clorofilliana pu scriversi nella seguente forma:

Dove CH2O rappresenta la combinazione molecolare base dello zucchero (per esempio la formula del glucosio C6H12O6). Ogni molecola di CO2 dellaria viene convertita in un atomo di carbonio organico (Corg) che passa a formare parte di uno zucchero, e una molecola residua di ossigeno (O2) che passa nel serbatoio dellatmosfera. Per questo anche se in forma pi schematica, la reazione della fotosintesi pu scriversi cos:

Ossidazione
La fotosintesi ha la sua contropartita nella respirazione metabolica della maggior parte dei batteri, delle piante e degli animali. La respirazione consiste chimicamente nellossidazione del carbonio organico, reazione in cui rilascia CO2 e calore:

Concretamente la reazione completa di ossidazione di una parte di glucosio :

In questo modo la maggior parte del Corg creato dalla fotosintesi si consuma velocemente e si ossida, tornando a formare CO2, sia nella respirazione metabolica degli stessi organismi fotosintetici autotrofi che lo hanno creato (batteri, alghe, piante), sia per la respirazione degli animali eterotrofi che si alimentano di questi. Lanimale uomo, che segua una dieta media di 2.800 kcal/giorno, produce pi di 1 Kg di CO2. Unaltra piccola parte costituita dal carbonio contenuto nei resti e cadaveri di batteri, piante e animali, che viene anche ossidato, in una reazione di decomposizione simile alla respirazione. Se queste due reazioni biochimiche opposte, fotosintesi e ossidazione, fossero state sempre della stessa intensit, non ci sarebbero in questo ciclo n perdite n guadagni di CO2 atmosferico, n si sarebbe accumulato ossigeno nellatmosfera. Il carbonio contenuto nella materia organica, creata nella fotosintesi, vegetale e trasmessa dalla catena alimentare alla vita animale, sarebbe restituito allatmosfera in forma di CO2 con lossidazione derivata dalla respirazione metabolica e dalla putrefazione della materia morta. Ma non tutto il carbonio formato nella fotosintesi viene consumato, poich una certa quantit contenuta nei resti fossili di piante e animali, resta interrato nelle rocce senza possibilit di essere ossidato e convertito di nuovo in CO2.

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Interramento del carbonio organico


Nei continenti, questa distinzione tra ossidazione e fotosintesi avviene quando la vegetazione morta interrata nei fondali di laghi, paludi e pianure deltaiche. Cos il carbonio organico viene isolato dallossigeno atmosferico, non si ossida e quindi fossilizza. Il carbonio resta l senza potersi ossidare completamente e in questo modo viene restituito allaria: in parte si trasforma in idrati di carbonio e idrocarburi. Linterramento del carbonio organico molto efficiente: solo lo 0,05 PgC/anno di un totale di 140 PgC/anno prodotto con la fotosintesi nei mari e continenti finisce nelle rocce sedimentarie. La produzione netta di ossigeno dovuta a questo processo anche molto poca: per ogni atomo di carbonio interrato, con peso atomico 12, viene rilasciata una molecola di O2, con peso atomico 32, la fonte di ossigeno 0,05 x (32/12) = 0,13 Pg /anno, quantit piccola se la compariamo con lossigeno esistente nellatmosfera che di 1:105 Pg . Nelle epoche passate i ritmi di interramento possono essere stati superiori, il che spiega come alcuni giacimenti di carbone superano a volte i 5.000 metri di spessore. Le condizioni topografiche ideali per la formazione di questi depositi sono, oltre alla vegetazione abbondante e di ciclo rapido, lesistenza di conche collettrici e di inondamento lento e progressivo, dove possono accatastarsi grandi quantit di materiale vegetale e dove penetra poco materiale erosivo e che non sia di tipo organico. Cos in un lungo e complesso processo biochimico di trasformazione, in cui intervengono anche i batteri, si formano acidi organici e carbone. Nel corso della carbonizzazione si rilasciano per via chimico-fisica, acqua, metano e gruppi idrossilici, che si formano dalla torba iniziale, dando luogo ad un carbone via via sempre pi puro.

Pompe marine biologiche


Gran parte della fotosintesi nella biosfera effettuata dal fitoplancton marino: circa 40 PgC annui. Il fitoplancton vive nelle prime decine di metri della superficie oceanica, nella zona eufotica, l fin dove arriva la luce del Sole. Questi microscopici organismi trasformano i nutrienti in materia organica vegetale che continuamente vengono raccolti e assunti dallo zooplancton: esso metabolizza lalimento, respira e restituisce allacqua parte della CO2, producendo per anche residui organici che cadono nel fondo marino in forma di espulsioni fecali. La massa di questi residui, della materia organica e degli esoscheletri e carapaci del plancton morto e che non stata ossidata, rappresenta qualcosa come il 25% della biomassa prodotta. Questo fa s che diminuisca la pressione dellanidride carbonica (pCO2) dellacqua superficiale e che per pareggiarlo gli oceani assorbino la CO2 dellaria, per cui la concentrazione di CO2 atmosferica diminuisce quando aumenta la produttivit biologica marina. Durante la caduta verso le profondit oceaniche, quasi tutta la materia organica che si calcola in circa 16 PgC annui viene inghiottita e ossidata dai batteri e microbi eterotrofici che, al tempo stesso, respirano ed esalano CO2 (Fonte: Azam, 2001; Giorgio & Duarte, 2002). La concentrazione di CO2 allinterno degli oceani si moltiplica per 3 rispetto alla superficie. Cos, dopo lesportazione del carbonio organico dalla zona eufotica verso le profondit marine, che si suole chiamare pompa biologica seguita dalla remineralizzazione del carbonio organico (riconversione del carbonio organico disciolto in forma di CO2), fa s che esista un gradiente verticale nella concentrazione di CO2 disciolta nellacqua (DIC Dissolved Inorganic Carbon), che aumenta con la profondit. In ogni caso una piccola quantit di materia organica riesce ad arrivare sul fondo e rimane interrata, che dellordine di circa 0,05 PgC/anno e passa a formare parte delle rocce sedimentarie. In stati concentrati pu formare depositi di idrocarburi gassosi (metano) o liquidi (petrolio) che riempiono i pori delle rocce spugnose come larenaria o possono impregnare di carbonio organico altri sedimenti minerali come le argille. Si chiama kerogeno questo carbonio organico che non sedimenta in forma compatta fino a che impregna di carbonio gli altri sedimenti. Il Kerogeno delle rocce nel suo complesso contiene pi carbonio di tutti i giacimenti di carbone e petrolio, per si 14

trova molto sparso, impregnando diversi tipi di rocce, per cui il suo sfruttamento come combustibile molto pi difficile. Il pompaggio biologico dipende prima dallattivit del fitoplancton, e questa a sua volta, dipende dalla maggiore o minore abbondanza di nutrienti in superficie, specialmente di nitrati, fosfati e ferro. Si pensa che proprio il ferro sia il pi importante elemento per lo sviluppo del fitoplancton: ci significa che con pi ferro anche le zone che ne contengono poco, come il centro-sud del Pacifico con la sua fertilizzazione, un giorno anche queste zone e altre potrebbero accelerare lattivit fitoplanctonica e fissare enormi quantit di CO2 dallatmosfera, riducendo cos il fenomeno dell inquinamento da CO2. Sono stati effettuati degli esperimenti in tal senso ma i risultati non sono stati cos positivi come la teoria diceva in principio ( Fonti: Boyd, 2000; Dalton, 2002; Zeebe, 2005).

Evoluzione della concentrazione di ossigeno


Attualmente la miscela di gas che compone laria formata dal 21% di ossigeno (Fonte: Sleep, 2001) ma adesso, in base a recenti ricerche, si pensa che sia stato un processo molto lento e che non arriv a livelli importanti fino a 600 milioni di anni fa, alla fine del Precambriano, come stato provato dalla comparsa in quel periodo di esseri viventi pi complessi che necessitarono di pi O2 e che poterono svilupparsi solo grazie ad un volume adeguato di ossigeno. (Fonte: Lenton, 2004). Quando abbonda linterramento di materia organica, la reazione si sviluppa producendo ossigeno che viene rilasciato in atmosfera: ma esso non solo controllato dal ciclo biochimico del carbonio ma anche da quello dello zolfo. La materia organica del suolo aiuta la riduzione batterica dei solfati, la produzione di acido solfidrico e la precipitazione della pirite (FeS2) come segue:

Dalle analisi risulta che negli ultimi 540 milioni di anni il contenuto di ossigeno nellatmosfera oscillato tra il 15% e il 35% e il massimo si raggiunse durante il periodo detto Carbonifero finale, quindi, allinizio del periodo Permiano, circa 300 milioni di anni fa, poi scese bruscamente al 15% durante la transizione tra il Permiano e il Triassico, circa 250 milioni di anni fa. La ragione della forte salita nel finale del Carbonifero sembra essere legata ad un intenso e continuo interramento di materiale organico dovuto allo sviluppo di piante legnose nei continenti (Fonte: Berner, 1999; 2003). La successiva diminuzione di concentrazione di O2 che arriv anche ad un solo 10% allinizio del Giurassico, (circa 200 milioni di anni fa) pu essere dovuta ad un raffreddamento e ad un aumento della siccit che diminu lo sviluppo delle piante e quindi gli interramenti. Poi lossigeno aument fino alla concentrazione attuale aiutando lo sviluppo dei grandi mammiferi (Fonte: Falkowski, 2005). Quando appare un processo che rompe lequilibrio, ne appare un altro che lo ristabilisce. Per esempio se latmosfera guadagna ossigeno per una intensificazione della fotosintesi pu succedere: a) che si intensifichi anche lossidazione delle rocce con conseguente perdita di ossigeno; b) che avendo pi ossigeno prolificano nel suolo microorganismi eterotrofi che mangiano e ossidano la materia organica interrata e che fa diminuire anche lossigeno dellaria; c) che con pi ossigeno aumenta la probabilit di incendi giganteschi (come avvenne 400 milioni di anni fa) e con la combustione si riduce di nuovo lossigeno ristabilendo lequilibrio. I processi contrari e altri avverrebbero se lossigeno diminuisse.

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Aspetti marini
Il mare contiene in soluzione 50 volte pi carbonio che nella CO2 dellaria: 40.000 PgC e 750 PgC, rispettivamente (1PgC = 1 Petagrammo Carbonio = 106 tonnellate di Carbonio). Tra la superficie del mare e laria esiste, in entrambi i sensi, un continuo scambio di CO2. In alcune epoche il mare si comporta come una fonte di CO2 atmosferico e in altre come un serbatoio. Labbondanza di carbonio nel serbatoio oceanico si spiega, in parte, per lalta solubilit della CO2 e per la sua facilit di reagire chimicamente con lacqua. Infatti, lanidride carbonica disciolta si combina con lacqua di mare formando acido carbonico (H2CO3), che immediatamente si dissocia in ioni di bicarbonato (HCO3-) e di carbonato (CO32-). Quasi tutto il carbonio disciolto nella forma di questi due ioni: circa l85% in forma di bicarbonato e circa il 15% in forma di carbonato, e solo lo 0,5% di tutto il carbonio inorganico disciolto nella forma di CO2 gassoso, e la concentrazione di acido carbonico (H2CO3) ancora minore. La pressione della CO2 nellacqua (pCO2) dipende direttamente dalla sua concentrazione e inversamente dalla sua solubilit. Per esempio, quando lacqua si raffredda, la solubilit della CO2 aumenta, perch i gas sono pi solubili in acqua fredda che calda, con questo diminuisce la pCO2 nellacqua. Si produce uno squilibrio tra le pressioni pCO2 della superficie dellacqua e laria a contatto con questa, e allora lacqua assorbe pi CO2 aumentando la sua concentrazione: come conseguenza, diminuisce la concentrazione di CO2 nellaria. Il processo inverso succede quando lacqua si riscalda. Pertanto quando si raffreddano le acque, loceano assorbe CO2 dallaria e fa diminuire la sua concentrazione nellatmosfera, e al contrario, quando esse si riscaldano, loceano rilascia CO2 e aumenta la sua concentrazione nellatmosfera. Nei processi di interscambio tra mare e aria importante tenere conto delle correnti termoaline, che fanno s che in alcune regioni le correnti marine, che portano con s CO2 disciolto, affondano e in altre zone affiorano. Attualmente in alcune regioni ad alte latitudini, mari nordici, del Labrador e mari costieri antartici, lacqua fredda superficiale, ricca di CO2, affonda portando con s il carbonio che con le correnti profonde oceaniche, si sparge ovunque negli oceani. In altre zone lacqua marina profonda affiora in superficie e riscaldandosi si sovrasatura, rilasciando la CO2 nellaria. Le zone a ventilazione maggiore si trovano nelle zone tropicali del Pacifico e nei mari del Sud. Laffondamento (downwelling) e laffioramento (upwelling) dellacqua provocato da queste correnti termoaline, i cui flussi globali di carbonio sono molto importanti e differenti, da circa 25 e 28 PgC/anno rispettivamente, contribuiscono al riciclaggio della CO2 tra i mari e laria. La sua alterazione modifica i flussi di interscambio e altera la concentrazione di CO2 nellatmosfera: se lintensit della ventilazione rallenta, le acque oceaniche profonde non rilasciano la CO2 di cui sono composte nel pompaggio biologico e, di conseguenza, la concentrazione di CO2 diminuisce nellatmosfera. Al contrario, se il circuito termoalino si intensifica, la ventilazione oceanica aumenta e la concentrazione di CO2 nellatmosfera aumenta anchessa.

Chimica dei carbonati nelloceano


L'anidride carbonica si dissolve nell'oceano per formare H2CO3 (acido carbonico), un acido diprotico debole, che si dissocia a HCO3- (bicarbonato) e CO32- (carbonato). Questo processo descritto dagli equilibri chimici:

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con costanti di equilibrio 3x10-2 M atm-1, = 9x10-7 M -10 (pK1 = 6.1) e 7x10 M (pK2 = 9.2). Qui la costante di Henry, che descrive l'equilibrio della CO2 tra la fase gassosa e acquosa, K1 e K2 sono la prima e la seconda costante di dissociazione dellacido carbonico. I valori indicati qui per le costanti sono tipiche dellacqua di mare e tengono conto delle correzioni della forza ionica, della formazione di complessi, e degli effetti di temperatura e pressione. Il pH delloceano di 8.2. L'alcalinit del mare viene mantenuta dallerosione delle rocce di base (Al2O3, SiO2, CaCO3) sulla superficie dei continenti, seguita da deflusso degli ioni disciolti dai fiumi verso l'oceano. pK1 < pH < pK2 la maggior parte della CO2 disciolta nell'oceano in forma di HCO3- :

Speciazione del carbonato totale di CO2 (aq) in acqua di mare vs pH

Rappresentiamo la frazione atmosferica F di CO2 nel sistema atmosfera-oceano:

dove il numero totale delle molecole di CO2 nellatmosfera e molecole di CO2 dissolte nelloceano come H2CO3, HCO3-, CO32-:

il numero totale di

Le concentrazioni di CO2 nell'atmosfera e nell'oceano sono legati dallequilibrio:

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in relazione a

al livello del mare attraverso la Legge di Dalton:

Dove P = 1 atm la pressione atmosferica al livello del mare ed 1.8x10 moli nel numero totale di moli dellaria. Assumendo che l'intero oceano per essere in equilibrio con l'atmosfera, mettiamo in relazione a [ ] per il volume totale Voc = 1,4 x 1018 m3 del mare:

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E alla fine si ottiene per F:

Per un oceano avente pH di 8.2 e altri valori numerici sopra indicati si ottiene per F = 0,03. All'equilibrio, quasi tutta la CO2 disciolta nelloceano, solo il 3% si trova in atmosfera. Il valore di F estremamente sensibile al pH. Nellassenza di alcalinit oceanica, la maggior parte delle emissioni di CO2 sarebbero partizionate in atmosfera.

Dipendenza dal pH della frazione F atmosferica di CO2 in equilibrio nel sistema atmosfera-oceano

In equilibrio, il 28% di CO2 emessa dalloceano rimane nell'atmosfera e il resto incorporato in esso. La grande differenza rispetto al valore del 3% riflette previamente lelevato feedback positivo che deriva dallaggiunta di CO2, che da luogo al fenomeno dellacidificazione degli oceani. Questo equilibrio non in realt realizzato a causa della miscelazione lenta dell'oceano. Qui di seguito si mostra un modello semplice (box) per la circolazione oceanica.

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Modello box per la circolazione di acqua nell'oceano. Le giacenze sono in 1015 m3 e i flussi sono in 1015 m3/anno

Il modello Box del ciclo del carbonio


Si presenta un modello a scatola del ciclo di carbonio in condizioni di equilibrio preindustriali. Lassorbimento da parte della biosfera e degli oceani rappresentano serbatoi di grandezza paragonabili a quelli relativi alla CO2 atmosferica, con conseguente tempo di residenza atmosferica di CO2 di 5 anni:

Il ciclo del carbonio preindustriale. Le giacenze sono espresse in PgC, mentre i flussi in PgC/anno

Come incide la Geoingegneria sul ciclo del carbonio?


E interessante riscontrare gli effetti che la Geoingegneria esercita sul ciclo del carbonio: essa infatti in grado di ridurre le concentrazioni di CO2 atmosferica e questo previsto dalla natura duale di feedback del ciclo del carbonio. La Geoingegneria permette ai serbatoi di carbonio naturali di stoccare anidride carbonica senza avere gli svantaggi associati alle alte temperature e quindi questi accumuli diventano 19

molto importanti e si riscontrato che il sequestro era dovuto quasi interamente nella terraferma, piuttosto che nelloceano:

Figura 5a. Grafico che mostra la variazione dei flussi di carbonio dallatmosfera alla superficie terrestre, considerando lintervento della Geoingegneria

In questo grafico, i valori positivi indicano che la Terra un pozzo di carbonio netto che assorbe CO2, mentre i valori negativi indicano un rilascio di CO2. Notare i picchi di grandi dimensioni negative quando la tecnica di geoingegneria non attiva: la terra, come risposta al riscaldamento improvviso, butta fuori la maggior parte del carbonio che aveva precedentemente assorbito. Allinterno della componente terrestre, si scoperto che laccrescimento del serbatoio di carbonio dovuto quasi interamente a quello presente nel suolo, invece di quello contenuto nella vegetazione.

Figura 5b. Grafico che mostra la variazione dei flussi di carbonio nel suolo, considerando lintervento della Geoingegneria

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Questo grafico mostra il contenuto totale di carbonio parametrizzato rispetto ai flussi, inteso come lintegrale del precedente grafico, senza considerare il carbonio contenuto nella vegetazione.

Figura 5c. Grafico che mostra la variazione del pH superficiale marino, considerando lintervento della Geoingegneria Fonti grafici a,b,c: Transient climate-carbon simulations of planetary geoengineering D.Matthews, K.Caldeira, Dipartimento di Ecologia globale, Universit di Stanford, CA USA (2007)

Infine, la minore CO2 atmosferica, ha determinato un maggiore discioglimento di CO2 nel mare, alleviando leggermente il fenomeno dellacidificazione degli oceani. Questo beneficio viene a perdersi rapidamente quando la Geoingegneria viene meno. Si studiato il potenziale di unaltra tecnica specifica di geoingegneria: il sequestro del carbonio attraverso la meteorizzazione artificiale dei silicati mediante la dissoluzione di olivine. Questo approccio non solo opera contro il rialzo delle temperature, ma si oppone anche allacidificazione degli oceani. Se vengono presi in considerazione dettagli della chimica marina, un nuovo rapporto di massa di sequestro della CO2 di circa 1 per la dissoluzione di olivine, viene precedentemente assunto il 20% in meno. Si calcola che questo approccio abbia il potenziale di sequestrare direttamente fino a 1 PgC/anno, se le olivine venissero distribuite come polveri fini su aree terrestri umide dei tropici, ma questa percentuale limitata dalla concentrazione di saturazione di acido silicico. Questi tassi di sequestro limite superiori provengono dal valore dei costi ambientali del pH nei fiumi che, per esempio, sale a 8,2 per quelli dell'Amazzonia e del Congo (Fonte: Khler et al., 2010). Gli effetti secondari dell'input di acido silicico connesso con questo approccio conduce in un modello di ecosistema (Re-COM2.0 in un modello GCM elaborato dal MIT) che spostano via le specie soggette a calcificazione in direzione delle diatomee, alterando in tal modo le pompe di carbonio biologiche. A tal proposito, uno studio condotto dai ricercatori della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, pubblicato sulla rivista Nature, rivela che una risposta all'effetto serra potr venire proprio dalle diatomee, alghe unicellulari reperibili in acque dolci e marine. Studiando il loro genoma della diatomea Phaeodactylum tricornutum, hanno scoperto che questi organismi nel corso della loro evoluzione hanno assorbito i geni di altre specie animali e vegetali e le loro caratteristiche nutrizionali pi vincenti. Secondo i ricercatori innescando una riproduzione di massa di queste diatomee, si potrebbe risolvere il problema dell'anidride carbonica atmosferica in eccesso, che causa l'effetto serra, grazie alla loro efficienza nell'assorbire CO2 e utilizzarla, come ogni vegetale, per il proprio sostentamento, liberando ossigeno. Nel corso della loro evoluzione queste alghe hanno acquisito molti geni vantaggiosi da batteri, animali e 21

piante, e proprio questi hanno loro consentito di svolgere il ruolo fondamentale che oggi ricoprono negli oceani. La dissoluzione in oceano aperto di olivine sequestrerebbe circa 1 Pg CO2 per Pg olivina di cui circa l'8% sono causa di modificazioni apportate alle pompe biologiche (aumento delle esportazioni di materia organica, diminuzione delle uscite di CaCO3). L'impatto chimico di scioglimento in mare aperto dellolivina (aumento dellalcalinit in entrata) dapprima quindi meno efficiente dello scioglimento sulla terra, ma porta, a causa di impatti chimici ad un incremento del valore di pH sulla superficie per contrastare l'acidificazione delloceano. Abbiamo finalmente osservato sui tassi in oceani aperti lo scioglimento fino a 10 Pg di olivine ogni anno, corrispondente ai tassi di geoingegneria, che potrebbero essere di interesse alla luce di future emissioni (con aumento delle stesse a 30 PgC/anno nel 2100 d.C.). Questi tassi sarebbero sequestrati soltanto del 20% in meno rispetto alle emissioni fino al 2100, ma potrebbero richiedere che l'attuale capacit disponibile di petroliere e navi da trasporto venisse utilizzata per la dissoluzione di olivine dieci volte l'anno.

Tecniche di Geoingegneria CDR (Assorbimento dellanidride carbonica dallatmosfera)


Le tecniche CDR riducono la concentrazione atmosferica dellanidride carbonica. Questo effetto viene ottenuto in primo luogo manipolando gli ecosistemi al fine di aumentare in modo mirato lassorbimento dei gas serra nella biomassa terrestre o marina. I metodi di CDR sono supportati da una serie di individui ed organizzazioni come lIPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), lUNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change), il WWI (World Watch Institute), il WWF (World Wide Found for Nature) e il Centro Lenfest per lEnergia Sostenibile presso lIstituto della Columbia University e lOCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). Oltre a questi approcci, in parte noti da tempo, sono state proposte anche soluzioni nuove e puramente tecniche per assorbire e immagazzinare la CO2. Analizziamo una per una le tecniche CDR e i meccanismi di azione pi importanti:

Fertilizzazione degli oceani con ferro e altre sostanze nutritive


Gli oceani svolgono un ruolo enorme nella definizione del clima planetario, sia attraverso il trasporto del calore e fornitura di vapore acqueo, che attraverso l'assorbimento di una grande frazione di CO2 dei combustibili fossili. Le stime relative allaccumulo netto nell'oceano di CO2 ammontano a circa il 40% delle emissioni derivanti dai combustibili fossili (attraverso la reazione del gas CO2 con lo ione carbonato contenuto sulla superficie dell' intero oceano, e basate su modelli derivati da Oeschger et al. 1975.), che sono attualmente vicine a 3 GtC /anno mentre, recentemente, Tans et al. (1990) riportano un valore molto pi basso di 0,6 GtC/anno. Il ruolo oceanico dipende quasi totalmente dal tasso di miscelazione e di alcalinit. L'importo potenziale di carbonio totale che potrebbe essere utilizzato dalla fotosintesi oceanica stato stimato essere di 35 Gt/anno. Nel 1984, tre gruppi di ricerca hanno pubblicato indipendenti ipotesi su questo fenomeno (Knox e McElroy; Sarmiento e Toggweiler; Siegenthaler e Wenk). Ognuno giunto alla conclusione che la chiave nelle concentrazioni di nutrienti, nelle regioni superficiali oceaniche polari. In settori come l'estremo nord del Pacifico e l'oceano circumpolare antartico, sono inutilizzate alte concentrazioni di nitrati e fosfati (gli ingredienti chiave per la crescita delle piante). I modelli del 1984 hanno dimostrato che, se questi nutrienti sono stati assimilati, la conversione di CO2 in carbonio organico potrebbe facilmente spiegare il segnale dellera glaciale. Questi nutrienti possono essere considerati come un'importante capacit chimica 22

dell'oceano inutilizzata, uno di una scala che incide significativamente sull'equilibrio globale del carbonio. La fertilizzazione degli oceani con il ferro un metodo proposto per far aumentare la quantit di alghe per l'assorbimento di CO2. Lanidride carbonica necessaria per tale crescita viene fornita in parte dallatmosfera: quando le alghe muoiono e si depositano sul fondo marino, il carbonio presente nella biomassa non si diffonde nellatmosfera. Questa metodica consiste nello scaricare in mare tonnellate di solfato di ferro, che si trova o nella forma ferrosa FeSO4 oppure nella forma ferrica Fe2 (SO4)3. Per verificare la funzionalit di questo metodo, alcuni scienziati indiani dellIstituto Nazionale di Oceanografia in collaborazione con quelli tedeschi dellIstituto Alfred Wegener e altri 50 scienziati arrivati da diverse nazioni come la Spagna, Cile, Francia, Gran Bretagna e anche dallItalia, hanno preso parte ad un esperimento denominato Lohafex (termine che deriva da Loha parola hindi che significa ferro e fex sta per esperimento di fertilizzazione). Il gruppo di scienziati dei 7 Paesi salpato il 7 Gennaio del 2009 da Cape Town, in Sudafrica, sulla nave Polarsten diretta verso il Mare di Scozia, in una zona a sud dellOceano Atlantico tra Argentina e la Penisola Antartica. L sono state scaricate 20 tonnellate di solfato di ferro in 2 mesi e mezzo su una superficie oceanica di 300 km2 attraverso cui gli scienziati hanno cercato di stimolare la crescita delle alghe per aumentare cos il loro assorbimento della CO2. Nonostante le avverse condizioni meteo, gli scienziati hanno analizzato per 39 giorni gli effetti del supplemento di ferro sul plancton e sulla chimica delloceano. In un primo momento, tutto sembrava procedere come previsto: il ferro stimolava la crescita del fitoplancton (la parte vegetale del plancton), che era raddoppiato in numero nel corso delle prime 2 settimane dello studio ma poi, improvvisamente, intervenuto lo zooplancton (la parte animale), che per mezzo della catena alimentare ha provveduto a riequilibrare il rapporto tra il numero delle prede e quello dei loro predatori (principio ecologico di Lotka-Volterra). Questo fenomeno stato spiegato dal dott. Wajih Naqvi, del NIO (National Institute of Oceanography) indiano: la crescente pressione di pascolo dello zooplancton composto da piccoli crostacei (copepodi) ha impedito lulteriore fioritura di fitoplancton. Laumento abnorme della popolazione di zooplancton ha tenuto sotto controllo quella di fitoplancton, impedendo un ulteriore assorbimento di CO2. Di conseguenza, solo una percentuale minima di carbonio stata sottratta agli strati superficiali per essere immagazzinata nelle profondit oceaniche. Esperimenti effettuati negli anni passati avevano portato a risultati piuttosto diversi, in quanto significative quantit di carbonio erano state spostate nelle profondit delloceano. Cosera cambiato? Secondo gli scienziati, le sperimentazioni avevano innescato fioriture di diatomee, un tipo di alga composta da una conchiglia formata da ossido di silicio SiO 2, sviluppata come arma difensiva contro leccessiva proliferazione della popolazione di zooplancton. Quando le diatomee muoiono, la scarsit di acido salicilico, componente principale del rivestimento esterno dellalga, ha impedito loro di prosperare nel sito dove stato condotto lesperimento Lohafex. Nel frattempo, lesperimento ha continuato a dare risultati stupefacenti, come dichiarato dal prof. Victor Smetacek, dellIstituto tedesco Alfred Wegener per la Ricerca Polare e Marina: con grande sorpresa, larea fertilizzata con ferro ha attratto un gran numero di predatori dello zooplancton, appartenenti al gruppo di crostacei noto come anfipodi. Dopo tre settimane di esperimenti, gli scienziati hanno versato altre quantit di ferro nella zona senza per provocare alcun effetto sul fitoplancton, segno evidente che larea ne era gi satura. La spedizione ha fatto ritorno a Bremerhaven, in Germania verso la fine di Maggio del 2009 e, come espresso dal dott. Naqvi lesperimento ha rappresentato il primo esempio di collaborazione internazionale nelle scienze oceaniche interdisciplinari.

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La fertilizzazione oceanica ha generato pareri piuttosto discordanti tra gli ambientalisti e i ricercatori: per i primi, rappresentati dallAfrica Centre for Biosafety, lesperimento Lohafex ha violato una moratoria varata dalle Nazioni Unite, che bandisce le attivit di fertilizzazione e permette di creare solo esperimenti pilota su piccola scala, mentre per i ricercatori non vi alcuna violazione. I dati raccolti dallesperimento hanno portato alla conclusione che, nonostante limmissione di tonnellate di fertilizzante ferroso nelloceano, non c stato verso di far crescere ulteriormente il fito e lo zooplancton, quindi sostanzialmente tutta la spedizione stata un generale fallimento: ad oggi, la fertilizzazione oceanica con ferro non considerata ancora un valido sistema per catturare la CO2 dallaria!

Figura 5. Nave Polarstern che ha condotto lesperimento e relativo logo

Costi stimati
Ci sono due basi per il costo di fertilizzazione con ferro, uno basato sul lavoro di Martin, e l'altro sulla base del laboratorio NRC (National Research Council): quello di Martin indicherebbe che la fertilizzazione di tutti gli oceani del Sud potrebbe essere realizzata con solo 0,43 milioni di tonnellate di ferro (Fe) per anno, l'importo necessario per supportare la rimozione di 2 o 3 GtC /anno (Fonte: Martin, 1990). Egli non d alcun numero per la zona di oceano da fecondare e neanche alcuna forma chimica specifica per il ferro. Il laboratorio NRC suggerisce che la fertilizzazione con ferro possa rimuovere una media di 1,8 GtC /anno per un periodo di 100 anni. Il laboratorio propone un'applicazione da 1 a 5 Mt Fe/anno sottoforma di una soluzione di cloruro ferroso (FeCl2), "o magari in qualche altra forma," e definisce l'area da fecondare come "circa 18 milioni di miglia quadrate". I costi stimati saranno rappresentati dalle operazioni delle navi, e dal costo dei prodotti chimici. Saranno prese in considerazione, per stimare gli effetti in un 1 milione di miglia nautiche quadrate, una zona suddivisa in corsie da 1 miglio. Tutto ci genera 1 milione di miglia di vapore ogni anno. Quindici navi, ognuna delle quali emette vapore per 240 miglia al giorno (alla velocit di 10 nodi) per 300 giorni all'anno, viaggerebbero per 1 milione di miglia. Quando viene considerato il tempo di rifornimento, possibile quantificare che 20 navi, ciascuna avente una capacit di 10 mila tonnellate, venga riempita ognuna di vapore ogni 2 mesi. Se si assume un costo di 100 milioni di dollari a nave, avente ognuna un costo di esercizio di 10.000 dollari al giorno, otteniamo un costo per la flotta intera di 2 miliardi di dollari, attribuendo un costo annuo del capitale (ammortamento in 20 anni) di 0.10 miliardi di dollari e un costo operativo annuale di 73 milioni di dollari. Si arriva cos ad un costo totale di esercizio annuo, di 173 milioni di dollari per una copertura di 1 milione di chilometri quadrati. Per 18 milioni di chilometri quadrati il sistema deve essere aumentato in dimensioni di un fattore pari a 18, dando circa 3 miliardi di dollari all'anno. Nell'Oceano Antartico 24

dobbiamo dare una concessione generosa per contingenze atmosferiche: in questo caso usiamo un fattore pari a 3, dando una stima di 9 miliardi di dollari all'anno per le operazioni e i costi delle navi. A questo possiamo aggiungere 1 miliardo di dollari all'anno per le operazioni generali di sistema, dando un costo totale di operazioni di 10 miliardi di dollari all'anno. Per le stime di valutazione si deve aggiungere il costo legato alla fertilizzazione con ferro. Di solito, la forma di ferro che viene assorbita facilmente dagli organismi viventi la forma ferrosa: il composto pi economico e facilmente disponibile il solfato ferroso. Le 0,43 Mt di ferro stimate da Martin sono pari a circa 1,2 milioni di tonnellate di solfato ferroso, che pu essere acquistato in massa ad un costo che va dai 10 ai 15 dollari a tonnellata (Fonte: Reporter Marketing Chemical, 1991), per un totale da 12 a 18 milioni di dollari all'anno. Il cloruro ferroso, citato dal laboratorio NRC, molto pi costoso del solfato ferroso. Pu essere acquistato in massa per 220 dollari a tonnellata di Fe nel settore chimico (Fonti: Alfred M. Tenney, Eaglebrook, Inc., private communication to Lynn Lewis, GM Research, 11 aprile 1991). La richiesta del gruppo di lavoro del laboratorio NRC da 1 a 5 Mt Fe d un costo di cloruro ferroso da 0,22 a 1,1 miliardi di dollari all'anno. In questo modo il range dei costi della chimica pu essere compreso tra 0,012 e 1,1 miliardi di dollari all'anno. Tuttavia, sia il solfato ferroso che il cloruro ferroso sono relativamente economici, perch sono il prodotto di scarto del "decapaggio" dellacciaio con lacido. Lattuale disponibilit di cloruro ferroso nel Nord America stimata essere di circa 1,5x105 tonnellate di ferro equivalente, e l'importo mondiale pu ammontare ad un milione di tonnellate (Fonte: Alfred M. Tenney, Eaglebrook, Inc., comunicazione a Lynn Lewis, GM Research, 1991). Se assumiamo che il prezzo sar inferiore a 100 volte il prezzo corrente di cloruro di ferro, si ottiene una gamma totale dei costi per la fertilizzazione con esso di 0,010 a 100 miliardi di dollari all'anno. Aggiungendo il costo delle operazioni a quello relativo dei fertilizzanti, otteniamo un range di costo che va da 10 a 110 miliardi di dollari all'anno. Questo consentir di mitigare da 1,8 a 3 GtC (usando il range sia di Martin che del laboratorio NRC), equivalente alla riduzione di circa 7-11 GtCO2/anno, ottenendo un range finale da circa 1 a 15 dollari per tonnellata di CO2/anno.

Gestione ed uso del territorio: rimboschimento e prevenzione disboscamenti


Con una gestione mirata delluso del territorio si ottiene un accumulo delle riserve di carbonio nella biomassa e nel suolo. Gli ecosistemi terrestri rimuovono circa 3 GtC/anno dallambiente attraverso la crescita netta, assorbendo circa il 30% delle emissioni di CO2, provenienti da combustione dei combustibili fossili e dalla deforestazione, mentre gli ecosistemi forestali del mondo immagazzinano pi del doppio del carbonio presente nell'atmosfera (Fonte: Canadell et al. 2007; Canadell & Raupach 2008). Semplici strategie basate su protezione e gestione degli ecosistemi chiave, potrebbero fare molto per migliorare lassorbimento naturale di CO2 dall'atmosfera; eppure, attualmente le emissioni provenienti dai cambiamenti della destinazione duso dei terreni, soprattutto quelle derivanti dalla deforestazione, rappresentano circa il 20% di tutte le emissioni serra di origine antropica e l'apporto stato in continuo aumento durante i primi anni del 21secolo. La deforestazione tropicale da sola apporta circa 1,5 GtC/anno (circa 16% delle emissioni globali) ed la fonte di emissioni pi in rapida crescita (Fonte: Canadell et al. 2007). Gli interventi per moderare laumento di CO2 atmosferica tramite la gestione degli ecosistemi hanno un potenziale di assorbimento del carbonio e possono assumere varie forme tra cui levitata deforestazione, limboschimento, il rimboschimento e la piantagione di colture o altri tipi di vegetazione

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(Fonte: Royal Society 2001, 2008; Presentazione: Reay). Tali interventi non sono normalmente considerati Geoingegneria, e hanno potenziale a lungo termine limitato (Fonte: Royal Society, 2011). Sono comunque immediatamente disponibili, hanno spesso co-benefici significativi, possono essere particolarmente utili nel futuro immediato, dato che sono familiari e forniscono un parametro utile per il confronto con altri metodi. Gli ecosistemi terrestri immagazzinano circa 2.100 GtC negli organismi viventi, lettiera e sostanza organica del suolo, che quasi tre volte superiore a quella attualmente presente in atmosfera. Tra il mondo dei sette principali biomi, le foreste tropicali e subtropicali fissano la maggior quantit di carbonio, quasi 550 GtC, e la deforestazione tropicale, quindi, contribuisce in modo sostanziale alle emissioni globali di carbonio. Le foreste temperate intaccate, specialmente quelle pi antiche, inoltre hanno un alto potenziale di stoccaggio del carbonio (oltre 500 tC/ha) e possono anche mostrare tassi annuali positivi molto elevati di cattura del carbonio (Fonte: Naidoo et al., 2008). Il bioma delle foreste boreali detiene la seconda pi grande fonte di immagazzinamento di carbonio, la maggior parte della quale conservata nel suolo e nella lettiera. Lo svuotamento delle torbiere delle foreste boreali, alcune pratiche forestali e gestione inadeguata degli incendi, possono causare perdite di tutto il carbonio contenuto in questo ecosistema (Fonte: UNEP, 2009). Circa un quarto della superficie terrestre mondiale ora classificata come terreni destinati allutilizzo agricolo e, in zone temperate tendono ad occupare terreni fertili che, in passato, erano praterie o foreste. Il disboscamento di terreni coltivati e pascoli ha pertanto notevolmente ridotto laccumulo di carbonio in superficie e le riserve di carbonio del suolo sono spesso esaurite, le pratiche agricole disturbano il suolo, aprendolo agli organismi decompositori, generando condizioni aerobiche che stimolano la respirazione e il rilascio di CO2. I cambiamenti nell'uso del territorio negli ultimi 100 anni hanno quindi avuto un ruolo significativo nel modificare le riserve e i flussi di carbonio nel suolo. Invertire questa tendenza non chiaramente unopzione considerabile, poich vi sono richieste continue di nuove terre, da destinare soprattutto all'agricoltura. Tuttavia, il potenziale di gestione del territorio non da sottovalutare e pu giocare un ruolo piccolo ma significativo nel ridurre la crescita della concentrazione atmosferica di CO2. Ridurre le emissioni da deforestazione e dal degrado forestale una componente essenziale, ma anche il rimboschimento o il reimpianto possono svolgere un ruolo significativo, soprattutto nel caso di terreni agricoli degradati. L'istituzione di nuove aree boschive possono tuttavia creare conflitti con altre priorit ambientali e sociali, in particolare la produzione alimentare e conservazione della biodiversit. Il rimboschimento e la riforestazione dovrebbero quindi essere affrontate in maniera integrata, considerando le richieste di competizione per i terreni. Ci sono due scale di gestione che potrebbero utilizzare un migliore ecosistema e gestione del territorio per ridurre le concentrazioni di gas serra. Dalla scala locale a quella regionale, una maggiore adozione di unefficiente gestione territoriale che comprende diverse pratiche, compreso lo stoccaggio del carbonio, in grado di inviare benefici significativi. In Oregon (USA), lo stoccaggio del carbonio potrebbe essere raddoppiato mediante un cambiamento di politiche di gestione dei terreni che otterrebbero unampia gamma di servizi economici ed ecosistemici (Fonte: Nelson et al., 2009). Cambiamenti realistici di politica in questo settore potrebbero potenzialmente aumentare laccumulo del carbonio da 5 milioni di tonnellate su una superficie di circa 3x104 km2. A livello globale, meccanismi volti sia alla riforestazione che alla riduzione della deforestazione, sostenuti da efficaci meccanismi finanziari e dalle politiche, potrebbero raggiungere 0,40,8 GtC/anno entro il 2030, ipotizzando prezzi del carbonio che variano dai 20 ai 100 dollari per tonnellata di CO2 (Fonte: IPCC 2007; Canadell & Raupach, 2008) compensando dal 2 al 4% laumento previsto delle emissioni nel periodo considerato. 26

Questi meccanismi possono essere incoraggiati, da un'efficace pianificazione territoriale e, nel caso di evitata deforestazione, da nuove proposte per ridurre le emissioni da deforestazione e degrado (REDD) nell'ambito della UNFCCC. L'effettiva attuazione dipender dal monitoraggio delle stime attendibili di base e di esecuzione. Criticamente, per raggiungere utili benefici e istituire incentivi efficaci, la pianificazione delluso del suolo, basata su soluzioni che richiederanno una pianificazione su pi vasta scala, i regimi di gestione, spesso superiori alle giurisdizioni nazionali, saranno volti al fine di ottenere i benefici di scala. Come riassunto nella tabella 1 questi metodi sono fattibili e sono a basso rischio, ma sono a lungo termine e possono portare soltanto piccoli e medi effetti sulle concentrazioni atmosferiche di CO2 . Diversi studi su scala regionale hanno dimostrato che, nel complesso, i benefici per l'economia e per altri servizi ecosistemici, come la regimazione delle acque, i servizi, la conservazione della biodiversit e l'agricoltura, possono portare al risultato di una pianificazione integrata territoriale, in grado di produrre un maggiore aumento di CO2 con progettazione del suo stoccaggio verso il basso. Tuttavia, il carbonio immagazzinato nella vegetazione non di sicuro accumulabile nel lungo termine, poich pu essere facilmente rilasciato dal fuoco, dalla siccit o dalla deliberata deforestazione (Fonte: Royal Society, 2011).

Le recenti tendenze
Le foreste ricoprono circa un terzo della superficie terrestre, che si estende dalle foreste sempreverdi nei tropici umidi a vaste foreste boreali della regione subartica. I biomi terrestri ed i suoli rappresentano una parte importante del ciclo del carbonio. Essi consentono di accumulare 2,28x106 Mt (2.280 petagrammi) di carbonio rispetto ai 7,5x105 Mt (750 petagrammi) di carbonio in atmosfera (Fonte: World Resources Institute, 1990). Anche se va notato che la quantit di carbonio immagazzinato negli oceani e nella litosfera molto pi grande di quella contenuta in entrambi i sistemi Terra e Atmosfera, le scale temporali su cui essi si equilibrano con l'atmosfera sono molto grandi. Gli Stati Uniti hanno perso quasi il 25% della loro copertura forestale, fenomeno iniziato dal continente nordamericano ed essa continua ancora a diminuire. Tutto questo accade nonostante, nel tempo si siano messi a dimora sempre pi alberi (Figura 6). Il decremento dellimpianto di alberi del 1989 dovuto ad un declino degli stessi sotto il Conservation Reserve Program (CRP). Nello stesso anno, la messa a dimora di alberi aumentata nella Foresta Nazionale e in altre terre federali, ma diminuita in terre private, statali e pubbliche non federali. La ripartizione di impianto totale e di semina per categoria di propriet nel 1989 indicato nella tabella seguente; fonti private hanno contribuito ad impiantare l85% degli alberi negli Stati Uniti nello stesso anno.

Figura 6: sintesi storica di coltivazione delle foreste degli Stati Uniti Fonte: Policy Implications of Greenhouse Warming: Mitigation, Adaptation, and the Science Base National Academies Press (NAP), pag.465)

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Tabella 1. Piantagione e semina totale da ognuna delle categorie nellanno fiscale 1989

ACRI Governo Federale Foreste nazionali Dipartimento degli Interni Altre agenzie federali TOTALE Pubbliche non federali Foreste statali Altre agenzie statali Altre agenzie pubbliche TOTALE Private Foreste industriali Altre industrie Altre padronali non industriali TOTALE GRAN TOTALE 307,138 52,006 9,257 368,401 57,133 6,013 13,515 76,661 1,248,565 22,225 1,306,096 2,576,886 3,021,948

% DEGLI IMPIANTI 10.2 1.7 0.3 12.2 1.9 0.2 0.4 2.5 41.3 0.8 43.2 85.3 100.0

La figura seguente mostra che la grande maggioranza degli impianti (76,3%) si trova nel sud degli Stati Uniti.

Figura 7. Impianto e semina totale per regione nellanno fiscale 1989. Fonte: US Forest Service (1990).

Accumulo di carbonio negli alberi


L'analisi pi completa di sequestro potenziale di carbonio negli alberi degli USA quella intrapresa da Moulton e Richards (1990) del Servizio Forestale degli Stati Uniti: questa rappresenta unanalisi dettagliata del terreno a disposizione per limpianto di nuovi alberi negli Stati Uniti, l'assorbimento di carbonio che ci si potrebbe aspettare ed i costi attuali per ogni tipo di terreno da gestire. Secondo questi due studiosi, possibile sequestrare fino a 720 Mt di carbonio nei pascoli economicamente marginali ed ecologicamente sensibili, nei terreni agricoli e boschivi non federali. Dopo aver analizzato il potenziale di assorbimento di carbonio e il costo per tonnellata in 70 regioni e nei diversi tipi di terreni, Moulton e Richards hanno classificato questi in ordine di costo per tonnellata e hanno costruito una curva di offerta di carbonio fissato. L'analisi conclude che potrebbero essere sequestrate fino al 56,4% delle emissioni di CO2 degli Stati Uniti, in alberi domestici a costi che vanno da 5,80 a 47,75 $ per tonnellata di carbonio. 28

Lanalisi del Pannello di Mitigazione ammette che l'obiettivo del 10% descritto da Moulton e Richards un ragionevole obiettivo iniziale e quello della riforestazione economicamente marginale o ecologicamente sensibile per pascoli, terreni agricoli e boschivi non federali per un totale di 28,7 Mha, che potrebbe aver luogo ai costi descritti nella loro analisi. Si ritiene, in base ai dati precedenti, che 240 Mt di CO2 equivalente per anno potrebbe essere sequestrata a costi compresi tra 3 e 10 dollari per tonnellata di CO2 (il costo medio di 7,20 dollari /tCO2). La Tabella 2 mostra le implicazioni derivanti dallimpianto di alberi, in ordine crescente in dollari per tonnellata di carbonio per il sequestro di CO2 ai tassi del 10%, 20% e 56,4% delle attuali emissioni totali di CO2 degli Stati Uniti. La tabella mostra che al livello del 10% la maggior parte dell'assorbimento potrebbe essere realizzato modificando le pratiche di gestione ambientale su aree forestali attuali e limpianto su pascoli marginali, ma che, al fine di ottenere il massimo potenziale, sarebbe necessario includere questa pratica su larga scala in terreni coltivati marginali. Tabella 2. Costi di un Programma di riforestazione da una riduzione percentuale di emissioni di CO2 Bilancio di CO2 anno (%/M di ton)
5/72 10/143 20/286 30/429

Richiesta di suoli (M di acri)


36.9 70.9 138.4 197.6

Costi tot. annuali (miliardi di $)


0.7 1.7 4.5 7.7

Costo medio ($/t di C)


9.72 12.02 15.73 17.91

Fonte: File NAP Geoengineering pag.465

Tabella 3. Valutazione delluso del suolo e del rimboschimento: Uso del suolo e ripopolamento forestale

EFFICACIA ACCESSIBILITA TEMPESTIVITA

Potenziale limitato per la rimozione di carbonio Economico da distribuire Pronto per la distribuzione immediata e listantaneo inizio delle riduzioni di CO2 Lento a ridurre le temperature globali (metodo CDR) Pochi effetti collaterali indesiderati, eccetto per luso conflittuale potenziale del suolo e delle implicazioni della biodiversit

BASSA MOLTO ALTA MEDIA

SICUREZZA

ALTA

Fonte: Geoengineering the climate: Science, governance and uncertainitypag.25 Royal Society, 2009

Sfruttamento della biomassa e del biocarbone (biochar)


La biomassa morta viene raccolta, eventualmente trasformata in biocarbone e mescolata con il suolo: in questo modo la concentrazione di carbonio viene aumentata di continuo. Come la vegetazione terrestre cresce, elimina grandi quantit di carbonio dall'atmosfera durante la fotosintesi: quando gli organismi muoiono e si decompongono, la maggior parte del carbonio immagazzinato viene restituito all'atmosfera. Ci sono quattro modi in cui la crescita della biomassa pu essere sfruttata per rallentare l'aumento di CO2 atmosferica (Fonte: Keith, 2001). 29

a) Sprofondamenti del carbonio terrestre Il carbonio pu essere assimilato in situ nel suolo o come deposito di biomassa. b) Bioenergia e biocarburanti La biomassa pu essere raccolta e usata come combustibile in modo che le emissioni di CO2, derivanti dall'uso del carburante, vengano (approssimativamente) bilanciate dalla CO2, catturata nella coltivazione delle colture energetiche. L'utilizzo della bioenergia e dei biocarburanti (Fonte: Royal Society, 2008) considerato un mezzo per ridurre le emissioni. c) Bioenergia dalla cattura e assimilazione della CO2 (BECS - Bio Energetic Carbon Storage) La biomassa pu essere raccolta e usata come combustibile, con la cattura e assimilazione della CO2 derivante, ad esempio, dallutilizzo della biomassa per ricavare idrogeno o energia elettrica, assimilando cos la CO2 risultante in formazioni geologiche. d) Cattura della Biomassa La biomassa pu essere raccolta e assimilata come materiale organico, per esempio, dallinterramento di alberi o dagli scarti dei raccolti, o come carbone (biochar). La cattura di bioenergia con assimilazione di CO2 (BECS) si basa direttamente sulla tecnologia esistente per la bioenergia/biocarburanti e per le tecnologie CCS, ed eredita i vantaggi e gli svantaggi di entrambe queste tecnologie. Non vi dubbio che sia tecnicamente fattibile, e ci sono gi alcuni piccoli esempi del mondo reale (Fonti: Keith, 2001; Obersteiner et al. 2001; IPCC, 2005). La Geoingegneria stata rivisitata in alcuni dettagli dallIPCC (2005). Tuttavia, il BECS ha molto in comune con altri metodi qui considerati, e pertanto stato incluso per omogeneit di confronto. La fissazione della biomassa e di carbone stata proposta come un metodo per intervenire nel ciclo naturale in modo che, parte o tutto il carbonio fissato dalla sostanza organica, pu essere immagazzinato nel suolo o altrove per centinaia o migliaia di anni. Ad esempio, stato proposto di interrare il legno e residui agricoli sia in terra che nelle profondit dell'oceano per immagazzinare carbonio, piuttosto che permettere alla decomposizione di riportarlo in atmosfera ( Fonti: presentazione Marco Capron; presentazione: Newcastle University; presentazione: Zeng Ning ; Strand & Benford, 2009). I metodi che racchiudono linterramento della biomassa nel suolo o nelle profondit oceaniche richiederanno un aggiuntivo consumo di energia per i trasporti, interramento e la trasformazione. Pi gravemente, i processi coinvolti possono disturbare la crescita, il ciclo dei nutrienti e la sostenibilit degli ecosistemi. Nelle profondit dell'oceano, per esempio, il materiale organico sarebbe decomposto e il carbonio con le sostanze nutritive tornerebbero in acque poco profonde, in quanto l'ossigeno generalmente presente, a meno che sufficienti materiali siano stati depositati per creare condizioni anossiche, che costituirebbero una perturbazione importante dellecosistema. Valutazioni complete non sono ancora disponibili per valutare i costi e i vantaggi, ma sembra improbabile che questa sar una tecnica praticabile a qualsiasi scala, utile a ridurre il carbonio atmosferico. Il biocarbone (noto anche dal termine inglese biochar) si crea quando la materia organica si decompone, di solito attraverso il riscaldamento, in ambiente poco o per nulla aerobico (Fonti: Lehmann et al 2006; Presentazione: Peter Read; Presentazione: Centro di Ricerca sul biocarbone, Regno Unito). Conosciuta come pirolisi, il processo di decomposizione produce sia carbone che biocarburanti (syngas e bio-olio). Visto che gli atomi di carbonio nel carbone sono legati insieme molto pi fortemente rispetto a quello contenuto negli elementi vegetali, il carbone resistente alla decomposizione da parte dei microrganismi e blocca il carbonio per periodi di tempo molto pi lunghi. Il carbone viene proposto, a volte, come una risposta ad una serie di problemi diversi, in quanto attira verso

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il basso e blocca il carbonio atmosferico nei suoli: pu migliorare i raccolti, produrre biocarburanti, ed quindi una fonte di energia rinnovabile. Una delle questioni fondamentali riguardanti il carbone se sia meglio seppellirlo o bruciarlo?. Resta discutibile se pirolizzando la biomassa e interrando il carbone si abbia un impatto maggiore sui livelli atmosferici di gas serra che semplicemente bruciano la biomassa in un impianto energetico, dislocando la produzione intensiva di carbone (Fonti: Keith & Rhodes, 2002; Metzger et al. 2002;. Strand & Benford, 2009). Le argomentazioni di questo studio (Fonte: Centro di Ricerca Carbone del Regno Unito) suggeriscono che la produzione di carbone in alcune circostanze pu essere competitiva con l'uso della biomassa come combustibile. Il tempo di permanenza del carbonio convertito in carbone nei suoli, e l'effetto sulla produttivit del suolo di aggiungere grandi carichi di carbone incerta (Fonte: sottoscrizione Biofuelwatch). Ad esempio noto da siti archeologici, che il carbone pu avere un tempo di permanenza di centinaia o migliaia di anni nel suolo. Tuttavia, le condizioni di pirolisi, possono colpire sia la resa di carbone che la sua stabilit a lungo termine nel suolo (Fonte: presentazione, Centro Ricerche sul Biocarbone del Regno Unito). I fautori dellaccumulo di biomassa sostengono che i tassi molto elevati di fissazione sono in linea di principio raggiungibili: ad esempio, Lehmann et al. (2006), inserisce un livello potenziale di carbonio di 5,5-9,5 GtC/anno entro il 2100, un tasso pi grande rispetto allattuale fonte di combustibile fossile (e si avvicina al 10% della produzione mondiale primaria proveniente dalle piante). Tali flussi fanno supporre che vi sar una crescita enorme delle risorse destinate alla produzione di biocarburanti, e che qualche grande frazione di questo carbonio sarebbe convertito in carbone. L'uso di colture per carburanti rinnovabili su tale scala potrebbe portare ad un conflitto con l'utilizzo di terreni agricoli per la produzione di cibo e/o di biocarburanti. Come riassunto nella tabella 4, lassimilazione della biomassa potrebbe rappresentare un contributo significativo su piccola scala ad un approccio di Geoingegneria, atto a migliorare linterramento di carbonio terrestre globale. Tabella 4. Valutazione di accumulo e sintesi del carbonio BECS bioenergetico Becs bioenergetico con accumulo di carbonio Limitata dalla produttivit delle piante e conflitti oltre l'utilizzo del territorio con l'agricoltura e per il trasporto di biocarburanti Metodo di fissazione del carbonio molto pi consistente rispetto al carbone Simili a biocarburanti (NB: i costi dei fertilizzanti e dei trasporti ) Pi costosi dei combustibili fossili CCS (come combustibile pi caro) Pi economico del carbone e viene generata pi bio-energia Lenta a ridurre le temperature globali (metodo CDR) La sostenibilit delle materie prime deve essere stabilita prima dell'uso diffuso

EFFICACIA

DA BASSA A MEDIA

ACCESSIBILITA

DA BASSA A MEDIA

TEMPESTIVITA

MEDIA

SICUREZZA

Uso del territorio potenzialmente conflittuale (cibo rispetto alla crescita della biomassa per il carburante)

ALTA

Fonte: File pdf Geoengineering the climate: Science, governance and uncertainitypag.26 Royal Society, 2009

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Accelerazione dei processi naturali di disgregazione (meteorizzazione)


Quando le rocce si disgregano sotto linflusso degli agenti atmosferici viene sottratta anidride carbonica allaria circostante. Questi processi, che normalmente sono molto lenti, vengono accelerati, aumentando cos il consumo di CO2: i prodotti della disgregazione sulla terraferma o nel mare legano il carbonio che altrimenti sarebbe nellatmosfera ed essa perde CO2 nei lunghi periodi di tempo a causa della meteorizzazione. Il processo di trasformazione dei sedimenti calcarei nei fondali oceanici, che suppone un assorbimento di CO2 atmosferico, comincia con la meteorizzazione continentale: la meteorizzazione la disintegrazione chimica e fisica delle rocce dovuta alle piogge, venti e sbalzi termici. Qui parleremo solo dei silicati, come CaSiO3, molto abbondante nella superficie terrestre, per la CO2 disciolta nellacqua del suolo in una reazione che si pu schematizzare in questo modo:

In questa reazione, la CO2 non proviene direttamente dalla pioggia, ma dalla reazione dellacqua contenuta nel suolo con la CO2, che deriva dalla decomposizione della materia organica dellhumus (respirazione microbatterica). La fonte di CO2 che entra nella reazione anidride carbonica atmosferica, ma dopo esser passata a far parte della materia organica, grazie alla fotosintesi delle piante, viene restituita al suolo per la decomposizione microbica dellhumus (Fonte: Berner, 1977). Il risultato la formazione di due ioni bicarbonato e uno di ione calcio (oltre ad acido silicico) i quali, disciolti nellacqua dei fiumi arrivano poi nei mari. La meteorizzazione pu anche colpire il carbonato calcico CaCO3: in questo caso la reazione di meteorizzazione fa perdere solo una molecola di CO2.

perdita che viene compensata in mare per la precipitazione di calcite e in cui non si ha n perdita n guadagno di CO2 in atmosfera.

Precipitazione calcarea
Gran parte degli ioni disciolti e portati dalle acque dei fiumi arrivano al mare. Gli ioni si ricombinano formando CaCO3 (calcare) e rilasciando di nuovo nellatmosfera una molecola di CO2, secondo la reazione:

per cui il risultato netto delle reazioni (meteorizzazione dei silicati e precipitazione del calcare) la perdita di una molecola di CO2 nellatmosfera. Abbiamo ancora un altro fattore da considerare per quanto riguarda i processi di precipitazione: le numerose specie marine che costruiscono carapaci e scheletri protettori di silicio (Si) e carbonato (CaCO3). Nella reazione non fotosintetica, precipitano ioni calcio ( ) assieme agli ioni carbonato ( o di bicarbonato ( . La maggior parte del carbonato di calcio oceanico viene prodotto dalle alghe microscopiche del fitoplancton (cocolitofori) e dalle specie animali dello zooplancton (foramniferi e pteropodi). La calcite o aragonite cos formata costituisce lo scheletro e i carapaci per mezzo dei quali si proteggono gran parte dei microrganismi che formano il fitoplancton costruendo carapaci silicei e non calcarei.

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Figura 8. Aspetto del ciclo marino del carbonio. Il carbonio si trova disciolto e forma l'anidride carbonica, bicarbonati e carbonati in una proporzione tra loro che li mantiene in equilibrio

Quando gli organismi marini calcarei muoiono, il calcare cade nelle profondit marine. Nel processo di precipitazione di carbonio organico, come succede nellinterramento di materia organica, la litosfera restituisce carbonio agli altri serbatoi, mare e aria. Lo fa ad un ritmo globale di circa 0,5 PgC/anno (PgC: Petagrammi di carbonio = 1015 tonnellate) . Lungo tutta la storia geologica, il carbonio cos accumulato, contenuto negli spessi strati di rocce calcaree, ha creato il suo maggior serbatoio terrestre, dellordine di un milione di Petagrammi. Ma non sempre il calcare arriva sul fondo poich, ad una certa profondit, il carbonato di calcio CaCO3 si dissolve di nuovo in ioni e ioni . In questa reazione, contraria a quella della precipitazione, si assorbe la CO2 disciolta nellacqua. Questa dissoluzione di calcare dovuta a reazioni chimiche complesse relazionate allaumento in profondit dellacidit dellacqua che richiede pi ioni carbonato per neutralizzarla. Il livello marino dove la quantit di CaCO3 che arriva la stessa di quella che si dissolve (CCD: Carbonate Compensation Depth) varia secondo gli oceani tra i 3000 e i 5000 metri di profondit. L'anidride carbonica naturalmente rimossa dall'atmosfera nel corso di migliaia di anni da processi che coinvolgono gli agenti atmosferici (scioglimento) di rocce carbonatiche e silicatiche. I silicati formano le rocce pi comuni sulla Terra e reagiscono con CO2 per formare carbonati (e quindi consumano CO2). La reazione pu essere scritta schematicamente in questo modo e pu portare alla formazione di ioni calcio o magnesio :

Questi processi atmosferici hanno una grande influenza sulla concentrazione di CO2 sia nell'atmosfera che negli oceani, e fanno diminuire lentamente la concentrazione atmosferica di anidride carbonica se viene dato abbastanza tempo. Tuttavia, il tasso a cui avvengono queste reazioni molto lento rispetto alla velocit con la quale vengono bruciati i combustibili fossili. Lanidride carbonica presente nell'atmosfera viene assorbita a meno di 0,1 GtC/anno, circa un centesimo della velocit alla quale attualmente in fase di emissione (Fonte: IPCC, 2005). L'anidride carbonica pu essere rimossa dall'atmosfera, accelerando la meteorizzazione naturale: la CO2 viene fatta reagire con i silicati, formando quindi carbonati e silicati solidi. Questa reazione consuma una molecola di CO2 per ogni molecola di silicato atmosferica e accumula il carbonio come minerale solido.

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Una variante di questo processo prevede la reazione delle rocce formate da silicati, ma invece di formare minerali solidi, rilascia materiali disciolti negli oceani. Ci potrebbe rimuovere CO2 dall'atmosfera attraverso la reazione seguente:

2
Questa reazione ha il vantaggio che due molecole di CO2 vengono fissate nelloceano per ogni molecola di silicato atmosferica (rapporto 2:1). Non possibile posizionare il materiale disciolto da nessuna parte tranne nell'oceano, poich nessun altro contenitore abbastanza grande per le implementazioni su larga scala. In pratica, la chimica un po pi complicata, con il risultato che un p di CO2 potrebbe venire immagazzinata meno in pratica che sulla carta. Un approccio simile quello di far reagire rocce carbonatiche (invece che quelle formate da silicati) con CO2, con il risultato che anche altri materiali vengono rilasciati nelloceano:

In questa reazione, i minerali carbonatici sono pi facilmente solubili dei silicati, ma i carbonati possono contenere carbonio ossidato, quindi solo una molecola aggiuntiva di CO2 viene trattenuta nel mare per ogni molecola di silicato atmosferica. In alternativa, la CO2 pu essere immagazzinata negli oceani attraverso la produzione e l'aggiunta di basi forti (soluzioni alcaline) come la calce.

Per esempio:

Tuttavia, le basi forti sono relativamente rare sulla Terra e ricavarle da sali pu essere molto dispendioso a livello energetico, la reazione produce acidit, come ad esempio:

Questo pone problemi di smaltimento, perch se l'acido venisse reimmesso in mare, la CO2 tender a ritornare in atmosfera.

Metodi proposti per aumentare la meteorizzazione


Sono state suggerite una serie di proposte volte alla Geoingegneria, che puntano ad un aumento artificiale dei tassi di queste reazioni. Non vi alcun dubbio circa la capacit della chimica di migliorare la meteorizzazione attraverso lutilizzo dei carbonati e di silicati diminuendo le emissioni di CO2 e le sue concentrazioni atmosferiche ma, i principali ostacoli alla diffusione di questo fenomeno, sono legati alla scala, al costo e alle possibili conseguenze ambientali. Tutti gli approcci chimici richiedono un responso molecola per molecola in base alla quantit di CO2 emessa: le molecole rappresentative di silicati e carbonati di solito pesano pi di due volte le molecole di CO2,quindi ci vorrebbero circa due tonnellate di roccia per rimuovere e fissare ogni tonnellata di CO2. La scala industriale degli sforzi di mitigazione della CO2 sarebbe di conseguenza dello stesso ordine di grandezza della scala del sistema energetico che produce la CO2. Questi metodi possono essere relativamente costosi, anche se alcuni proposti possono essere in grado di competere sulla base dei costi con la cattura del carbonio e altri metodi di accumulo. 34

Una proposta quella di aggiungere abbondanti silicati nella forma di olivine ai suoli destinati allutilizzo agricolo (Fonte: Schuiling & Krijgsman 2006, Sottoscrizione: Schuiling). Grandi quantit di rocce sarebbero dovute essere estratte, portate in superficie, trasportate, e poi distribuite sui campi. Si stima che un volume di circa 7 km3 all'anno (circa il doppio del tasso attuale delle miniere di carbone) di minerali terrosi come i silicati, reagiscono con la CO2 ogni anno, e permetterebbero di eliminare tanta CO2 quanta attualmente stiamo emettendo. Si presuppone che lanidride carbonica pu essere parzialmente immobilizzata nella forma ionica di carbonato e in parte come ioni bicarbonato in soluzione, ma le conseguenze verso i processi del suolo non sono attualmente note. In alternativa, stato suggerito che la roccia carbonatica pu essere trattata reagendo con le emissioni di CO2 provenienti da impianti di ingegneria chimica (molto probabilmente con la CO2 concentrata e catturata dalle centrali elettriche, per esempio). Le soluzioni di bicarbonato ottenute sarebbero state rilasciate in mare (Fonti: Rau & Caldeira 1999; Rau, 2008). Un approccio alternativo potrebbe essere quello di rilasciare i carbonati direttamente in mare (Fonte: Harvey 2008). Essi, tuttavia, non si dissolverebbero fino a raggiungere livelli sotto-saturi nelle profondit oceaniche, in modo da rendere il processo molto lento, per osservare un qualche effetto. In una variante (calce al mare), che opererebbe pi velocemente, le rocce calcaree carbonatiche sarebbero riscaldate fino ad allontanare CO2 pura, (che deve essere catturata e fissata) per formare calce Ca (OH)2. Questa sarebbe aggiunta agli oceani per aumentare la loro alcalinit, con conseguente assorbimento supplementare di CO2 dall'atmosfera (Fonte: Kheshgi, 1995). Mentre questo processo richiede energia, il costo intensivo per il fissaggio ammonterebbe a circa il doppio della quantit di CO2 per unit di carbonato estratto. In alternativa, la velocit della reazione di CO2 con minerali di base, come basalti e olivine potrebbe essere aumentata in situ nella crosta terrestre (Fonti: Kelemen & Matter 2008; Presentazione: Sigurardttir & Gislason). Questa idea potrebbe anche richiedere concentrazioni elevate di CO2 nei gas reagenti, e potrebbe essere pensata come una migliore tecnica di cattura della CO2, anzich applicare i correttivi della Geoingegneria e come risultato finale del metodo potrebbe essere la creazione di carbonati in situ. Kelemen e Matter suggeriscono che vi la possibilit di sequestrare pi di 1 GtC/anno di carbone in Oman solo adottando questo metodo. Ancora una volta, sono necessarie ulteriori ricerche per sapere se effettivamente praticabile a queste scale. stata anche proposta (Fonte: Casa et al., 2007) per accelerare la reazione dei silicati atmosferici, lutilizzazione dellelettrolisi per dividere i sali marini in acidi e basi forti: quando le basi forti sono disciolte in acqua provocano emissioni di CO2, quindi devono essere conservate in oceano nella forma disciolta come osservato in precedenza. Essi propongono di utilizzare gli acidi forti per alterare le rocce silicatiche: la loro alterazione pu neutralizzare l'acido e formare un sale relativamente benigno che potrebbe anche essere aggiunto nelloceano. Questo approccio comporta alta intensit energetica e richiede una grande quantit di manipolazione di massa, e quindi probabile che sia pi costoso rispetto ai tradizionali approcci di CCS.

Impatto Ambientale dellaumento dei metodi alterativi


Laumento dei metodi alterativi ha chiaramente la capacit di diminuire la meteorizzazione, riducendo le emissioni di CO2 o rimuovendola dall'atmosfera. Tuttavia, prima che diano i loro effetti collaterali, i costi del ciclo di vita e gli effetti ambientali devono essere meglio conosciuti e presi in seria considerazione. Ad esempio, il risultato finale di quasi tutti questi metodi sarebbe quello di aumentare le concentrazioni di ioni bicarbonato (anioni), di calcio o di magnesio (cationi) e quindi l'alcalinit dell'acqua di mare. Anche se la reazione climatica inizialmente ha avuto luogo, distribuita nei suoli (come olivina sopra, per esempio), i prodotti chimici risultanti alla fine, sarebbero disciolti negli oceani. L'acqua di mare gi contiene concentrazioni sostanziali di questi ioni e sarebbe possibile prendere tutta la CO2 atmosferica in eccesso senza aumentarla notevolmente. Tale aumento delle concentrazioni di bicarbonato sarebbe ridotto piuttosto che aumentare l'acidit dell'acqua di mare, contribuendo a rallentare 35

il processo di acidificazione delloceano, apportando quindi benefici verso questi organismi e gli ecosistemi, altrimenti minacciati dalla costante crescita di CO2 atmosferica. Non ancora noto, tuttavia, se tutti gli effetti combinati sulla chimica e la biologia delloceano siano trascurabili o benigni. Inoltre, per essere quantitativamente importante, la maggior parte di queste proposte richiedono attivit minerarie di grandi dimensioni e attivit di trasporto. Queste attivit sarebbero probabilmente dannose per l'ambiente a livello locale (e locale qui significa su aree di grandi dimensioni, oggi paragonabili o superiori a quelli della produzione di cemento e del carbone). Alcune opzioni richiedono grandi quantit di acqua, mentre altre richiedono energia supplementare (elettrolisi per la produzione della calce), che avrebbe bisogno di provenire da fonti prive di carbonio. Nel caso della produzione di grandi quantit di minerali solidi, ci sono anche problemi di smaltimento o uso. In sintesi, tutti i metodi di miglioramento alterativo utilizzano minerali naturali e reazioni che producono prodotti stabili, che sono gi presenti in grandi quantit nel suolo, negli oceani e possono quindi essere considerati benigni in linea di principio. Essi operano nei terreni oppure rendendo il mare un po pi alcalino, che su scala globale riduce le emissioni di CO2, inducendo lacidificazione degli ambienti terrestri e marini. Tuttavia, i prodotti vengono generati in grandi quantit in modo pi o meno localizzato, e possono quindi avere un impatto sostanziale che avrebbe bisogno di essere gestito. Ci sono questioni fondamentali riguardanti le dimensioni delle particelle, il tasso di dispersione, la diluizione e la dissoluzione. Il pH dei suoli e delle acque superficiali oceaniche sarebbe aumentato a livello locale, con possibili effetti (non necessariamente avversi) sulla vegetazione e nellambiente marino, e il potenziale aumento delle precipitazioni dei carbonati ridurrebbe la loro efficacia. Inoltre, poich questi approcci chimici richiedono che ogni molecola di CO2 reagisca con i minerali disciolti, i requisiti di massa per gli ingressi e le uscite di minerali supereranno ampiamente la massa di CO2 sequestrata. Questi approcci richiedono maggiore estrazione mineraria e le operazioni di trattamento sono suscettibili ad essere pi costose riguardo loperativit rispetto ai metodi convenzionali CCS (Fonte: IPCC, 2005): per esempio, devono essere in grado di utilizzare fonti di energia a buon mercato, o devono essere intrapresi dove la manodopera e altri costi sono bassi (vedere le due tabelle di seguito): Tabella 5. Metodi di valutazione per lefficacia terrestre della meteorizzazione Aumento della meteorizzazione terrestre

Potenzialmente molto grande per lo stoccaggio del carbonio nei suoli I metodi CDR vengono indirizzati alla causa del cambiamento climatico e dellacidificazione delloceano Richiede lestrazione, lavorazione e trasporto di grandi quantit di ACCESSIBILITA minerali Alcuni metodi possono richiedere grandi input di energia Lenta nel ridurre le temperature globali (metodo CDR) Sarebbero necessarie costruzioni sostanziali di infrastrutture TEMPESTIVITA Richiesta la ricerca per determinare gli impatti ambientali, lefficacia e la verifica Pu avere pochi effetti collaterali gravi, ma gli effetti sul pH del suolo, vegetazione, ecc necessitano di essere stabiliti a livello di applicazione SICUREZZA effettiva
EFFICACIA

ALTA

BASSA

BASSA

MEDIA O ALTA

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Tabella 6. Metodi di valutazione per lefficacia oceanica della meteorizzazione Aumento della meteorizzazione oceanica Potenzialmente molto grande per laccumulo di C nelloceano I metodi CDR vengono indirizzati alla causa del cambiamento climatico EFFICACIA e dellacidificazione delloceano I metodi oceanici agiscono direttamente a ridurre o a invertire lacidificazione delloceano Richiede lestrazione, lavorazione e trasporto di grandi quantit di ACCESSIBILITA minerali I metodi pi veloci richiedono grandi input di energia (es: elettrolisi, calcificazione) Lenta nel ridurre le temperature globali (metodo CDR) Sarebbero necessarie costruzioni sostanziali di infrastrutture TEMPESTIVITA Richiesta la ricerca per determinare gli impatti ambientali, lefficacia e la verifica Effetti indesiderati reversibili di acidificazione delloceano, ma tuttavia si SICUREZZA potrebbero riscontrare effetti collaterali avversi in alcuni ambienti marini

ALTA

BASSA

BASSA

MEDIA O ALTA

Fonte: File pdf Geoengineering the climate: Science, governance and uncertainitypag.29 Royal Society, 2009

Separazione dallaria atmosferica


La concentrazione odierna di CO2 di circa 400 parti per milione (ppm): questo sta a significare che su ogni milione di molecole daria, 400 sono di anidride carbonica. La quantit globale attuale di CO2 nellatmosfera di 3000 miliardi di tonnellate (3000 Gt ), dove una tonnellata (t) pari a 1000 kg. La concentrazione di CO2 e il suo importo totale sono proporzionali: ogni parte per milione corrisponde a 7.5 Gt di CO2. Nel periodo preindustriale si attestava sui 280 ppm o 2200 Gt , mentre nelle zone ghiacciate e profonde dellAntartide, 60 mila anni fa, il valore era di 180 ppm (1400 Gt ). Le emissioni umane di anidride carbonica negli ultimi 200 anni sono aumentate da 280 a 380 ppm, un incremento avvenuto nel corso degli ultimi 10 mila anni dallultima glaciazione. La combustione dei combustibili fossili oggi rilascia CO2 nellatmosfera ad una velocit di circa 30 Gt /anno e la deforestazione tropicale aggiunge circa un altro 4 Gt /anno. La velocit dellaumento della quantit di CO2 meno della met pi veloce, grazie alla presenza di accumuli di anidride carbonica sia sulla terraferma che negli oceani. Il risultato delle emissioni e degli accumuli un aumento della concentrazione atmosferica attuale di , che in media, di circa 15 Gt /anno (2 ppm allanno, 1,5% allanno). Supponiamo che nel mondo si decida di voler ridurre la concentrazione atmosferica di anidride carbonica tramite una deliberata strategia di rimozione CDR della stessa. La cattura dallaria mediante sostanze chimiche, una delle diverse strategie CDR possibili ed utile per avere un obiettivo di riferimento in modo da ottenere una riduzione della concentrazione di CO2 globale. Ipotizziamo, ad esempio, che il mondo cerchi di ridurre la concentrazione di di 50 ppm o equivalentemente di 400 Gt , circa un ottavo del suo valore attuale: lobiettivo quello di ottenere questa riduzione per pi di 100 anni, con un tasso di riduzione medio di 4 Gt /anno. Le correnti oceaniche portano continuamente lacqua in profondit che era stata in superficie centinaia di anni prima, quando la concentrazione di anidride carbonica si trovava al valore preindustriale. 37

Come lequilibrio viene stabilito nella superficie delloceano tra la CO2 dellaria e quella disciolta nellacqua, questa distrugge la CO2 presente in atmosfera. In questo modo, su una scala temporale di centinaia di anni, si ottiene una riduzione della concentrazione di anidride carbonica, provocando laumento di acidit negli oceani. La stessa esigenza di equilibrio nella superficie oceanica controlla leffetto opposto che accadrebbe se la concentrazione di CO2 in atmosfera si abbassasse un giorno mediante la sua rimozione deliberata: in questo caso vi sarebbe un immediato trasferimento di compensazione della CO2 dalloceano allatmosfera e, in conseguenza di questo, sarebbe necessario rimuovere pi di una unit di anidride carbonica dallatmosfera, per ridurre la sua concentrazione di ununit. Le risposte delle foreste aggiungono complicazioni, come anche le correnti oceaniche profonde. Oggi, leffetto congiunto dei risultati provenienti dai pozzi di assorbimento di CO2 terrestri e marini, circa la met delle rimanenti emissioni di CO2 permangono in atmosfera, dopo essere state emesse dalla combustione dei combustibili fossili. Pertanto, per semplicit di calcolo, si assumeranno contributi neutri terrestri e marini di anidride carbonica, stabilendo un caso di riferimento per la rimozione di CO2 dallaria, dove una media di 4 Gt /anno viene rimossa per 100 anni. Il sistema di riferimento di cattura diretta dallaria rimuove CO2 dallatmosfera ad un tasso di 1 Mt /anno. Supponendo che linstallazione di ogni sistema DAC possa essere mantenuta indefinitamente e che linstallazione di nuove strutture avvengano a ritmo costante, un tasso di rimozione medio di 4 Gt /anno per pi di un secolo, corrispondente ad un tasso di capacit di cattura di 80 Mt /anno oppure 80 di questi sistemi DAC di riferimento da 1 Mt /anno ogni anno: questo caso di riferimento mostrato nella figura 9. Dopo 50 anni, 4 Gt vengono rimossi dallatmosfera: i primi 50 anni del caso di riferimento sono stati evidenziati. La Figura 9a ha il fine di individuare che il tasso e la scala di attenuazione di una strategia mitigativa corrisponde ad un cuneo di stabilizzazione. Basandosi sui parametri del caso di riferimento per la rimozione di CO2 a fini climatici, si pu vedere perch le strategie di CDR vengono considerate lente, non affatto adattabili a qualsiasi esigenza di reazione rapida ad una emergenza climatica. Si supponga che gli scienziati fossero alla scoperta di un forte feedback positivo nel sistema climatico che potesse accelerare enormemente il riscaldamento sulla superficie e si supponga, inoltre, che la risposta necessaria alla compensazione fosse equivalente alla rimozione della met della CO2 atmosferica in 10 anni. Si ipotizzi, inoltre, che al momento dellemergenza, la concentrazione di CO2 atmosferica fosse circa del 50% in meno rispetto ad oggi, in modo che il loro obiettivo, fosse stato pari ad una riduzione della concentrazione di CO2 atmosferica da 600 a 300 ppm in 10 anni: tale impresa richiederebbe un tasso medio di CDR pari a 30 ppm per anno o circa 240 Gt /anno, 60 volte pi veloce rispetto al tasso medio di rimozione per il caso di riferimento esplicato sopra (6 volte maggiore rispetto alla riduzione di CO2, 10 volte pi veloce). Ogni anno, negli ultimi dieci anni per poter permettere di rispondere alla crisi, sarebbe necessario installare una nuova capacit di asportazione CDR di 48 Gt /anno: questo ritmo 600 volte pi veloce di quello del caso di riferimento (figura 9, pannello b). Come confronto, si immagini di cambiare improvvisamente gli impianti a combustibili fossili: tali impianti oggi emettono 12 Gt /anno. Il tasso di risposta alla crisi equivalente alla decarbonizzazione mondiale delle centrali elettriche in soli tre mesi! Nel caso particolare di un sistema che coinvolge la cattura dallaria di tramite sostanze chimiche seguito da stoccaggio sotto terra, i tassi di costruzione di impianti sopra e sotto terra sono quasi sicuramente fuori portata. La domanda di materiali di costruzione, prodotti chimici, e lavoro potrebbe essere superiore o maggiore rispetto a quelli di cui dispone lintero mercato mondiale. 38

Per trovare strategie veloci da impiegare per rispondere ad unemergenza climatica, si deve guardare in altri metodi, come quelli basati sulla gestione della radiazione solare (SRM).

Figura 9. Due strategie di rimozione della : in (a) in 100 anni la concentrazione atmosferica di viene diminuita di 50 ppm, corrispondente ad un totale di rimozione pari a 400 Gt ; questo rappresenta il caso di riferimento per la rimozione di . In (b), la riduzione destinata a rappresentare una risposta ad una crisi 300 ppm (circa 2400 Gt ) in 10 anni. La terra e loceano sono assunti neutri da . Landamento la pendenza del triangolo. Larea ombreggiata nel grafico (a) corrisponde ad un cuneo di stabilizzazione. La scala del pannello b di 1/10 di quella del pannello a. Fonte: Direct Air Capture of CO2 with Chemicals, a Technology Assessment for the APS Panel on Public Affairs, Study Committee Members: R.Socolow, M.Desmond, R.Aines, J.Blackstock, O.Bolland, T.Kaarsberg, N.Lewis, M.Mazzotti, A.Pfeffer, J.Siirola, K.Sawyer, B.Smit, J.Wilcox (pag.7, 2011)

Ora si tratti una strategia chimica riguardante un ciclo di assorbimento e desorbimento di CO2. Nella prima fase il flusso di CO2 viene diluito attraverso un contattore e incontra un prodotto chimico a cui si lega. Lanidride carbonica viene rilasciata in forma concentrata e la chimica viene rigenerata nella seconda fase. Quali caratteristiche fisiche quantitative di tale sistema sono necessarie per realizzare un dato compito? Si pu iniziare prendendo in considerazione un semplice calcolo, introducendo alcuni parametri di riferimento: si supponga che laria fluisca attraverso un contattore alla velocit di 2 m/s ed esso rimuova il 50% della CO2 che vi passa attraverso. La Figura 10A mostra una zona di aspirazione di 1m2 in questo caso. Ogni metro cubo di aria a pressione atmosferica e a 25 C contiene circa 41 moli di gas. Lo 0,04% di questa CO2, il cui peso molecolare di 44 g/mol, un metro cubo di aria contiene circa 0,72 grammi di CO2. Pertanto, ogni secondo, 1,44 grammi di CO2 passer attraverso ogni metro quadro del contattore e 0,72 grammi verranno rimossi. Questo corrisponde a circa 20 tonnellate di CO2 allanno (il tasso procapite attuale di emissioni negli Stati Uniti). Una scala di riferimento per un impianto di cattura della CO2 1Mt /anno: questa corrisponde alla prima dimostrazione in scala reale di cattura e stoccaggio della CO2 costruita negli ultimi dieci anni ed abbinata alle condutture su scala commerciale e sui pozzi di iniezione. Considerando il processo di CCS, una centrale a gas naturale di 500 MW in grado di emettere 1,1x104 t /giorno (4x106 t /anno). La cattura diretta dallaria molto meno efficiente: per esempio, assumendo una portata di aria di 2 m/s, catturando 1.1x104 tonnellate di CO2 al giorno direttamente dall'aria richiederebbe una superficie di circa 1,33x105 m2 per elaborare 2,31 1010 m3 di aria al giorno.

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A)

B)

Figura 10. Rappresentazioni schematiche di A) un contattore avente unarea di 1m2 che cattura 20 t /anno, e B) un impianto per la cattura di 1Mt /anno. Limpianto in B si compone di 5 strutture, ognuna alta 10 metri e lunghe 1 km, che potrebbero raccogliere 1Mt /anno se laria vi passa attraverso a 2 m/s e il 50% della stata 2 raccolta. Le strutture sono distanziate tra loro di 250 metri, e lingombro del sistema pari a 1,5 km . Circa sei di questi sistemi sarebbero necessari per compensare le emissioni di un impianto a carbone di 1 GW. Fonte: Direct Air Capture of CO2 with Chemicals, a Technology Assessment for the APS Panel on Public Affairs, Study Committee Members: R.Socolow, M.Desmond, R.Aines, J.Blackstock, O.Bolland, T.Kaarsberg, N.Lewis, M.Mazzotti, A.Pfeffer, J.Siirola, K.Sawyer, B.Smit, J.Wilcox (pag.8, 2011)

Per rimuovere 1 Mt /anno dallatmosfera utilizzando assorbitori che eliminano 20 t /anno da ogni metro quadrato di superficie frontale, sarebbe necessaria una struttura con una superficie totale di 5x104 m2 posta di fronte allaria in ingresso. Qual la profondit di una qualsiasi struttura di cattura dallaria nella direzione del flusso? Questa variabile non stata introdotta nella raffigurazione precedente, ma critica. Se la velocit dellaria attraverso il contattore viene mantenuta costante sui 2 m/s, la profondit del contattore determina il tempo di permanenza dellaria che si muove attraverso esso: un contattore profondo 2 metri produrrebbe un tempo di residenza di 1 secondo. Tempi pi lunghi di permanenza si traducono in un maggiore contatto tra il contattore e i prodotti chimici attivi dello stesso (assorbitori), ma anche la produzione annua per unit di volume dellimpianto inferiore. Una variabile importante data dalla spaziatura richiesta tra contattori in direzione del flusso daria. Questa viene impoverita di CO2 sul lato a valle di un contattore ad una certa distanza prima di essere alimentato dalla miscelazione con laria satura proveniente dai lati e al di sopra. Il problema legato alla spaziatura di un impianto DAC assomiglia da vicino alla questione spaziale delle turbine eoliche allinterno di un impianto che sfrutta lenergia del vento: esse devono essere collocate sufficientemente distanti tra loro, in modo da permettere il recupero sottovento dalla turbina della maggior parte della velocit del vento. Oggi il candidato leader per lo smaltimento di CO2 a lungo termine la formazione di strati geologici profondi, cui si accede da un sistema di oleodotti e pozzi di iniezione. L'energia, il calore e il lavoro sono fondamentalmente necessari per la cattura di CO2. In un sistema di adsorbimento-desorbimento, tipicamente, forti richieste energetiche sono associate con la movimentazione dell'aria attraverso il contattore, ma anche richieste di energia pi grandi sono associate a quella richiesta per staccare la CO2 e rigenerare l'adsorbente. Oltre ai costi legati alle fonti di energia stesse, c' il problema del carbonio netto. A seconda di come l'energia viene procurata per qualsiasi sistema di cattura di CO2, ci possono essere notevoli emissioni associate nell'atmosfera. La CO2 rimossa dall'aria che fluisce attraverso il sistema chiamata " CO2 catturata" e il cambiamento netto della CO2 in atmosfera si chiama " CO2 evitata".

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Un modo per aggirare il problema del carbonio netto, anche in una regione in cui i combustibili fossili rappresentano una parte significativa del mix energetico, quello di produrre energia e calore da combustibili fossili nel sito DAC e catturare la CO2 in-situ da questi impianti. I passi successivi comporterebbero un sistema unificato per trasportare e immagazzinare la CO2 catturata da entrambi gli impianti: le centrali e il sistema DAC. Un altro approccio potrebbe utilizzare un carico di base dell'energia da una fonte completamente decarbonizzata, ad esempio, una centrale nucleare, un impianto geotermico, solare o termoelettrico con un associato accumulo di energia idroelettrica. Anche quando tutta l'energia necessaria per la cattura dallaria, termica, nonch elettrica, fornita da fonti energetiche a basso carbonio, apporti sostanziali produrranno una grande differenza tra le quantit lorde e nette di CO2 rimosse dall'atmosfera. Dato che la cattura dall'aria altamente dispendiosa, si presume generalmente che ogni impianto DAC debba operare a tempo pieno. Lackner ha proposto che l'energia per muovere l'aria attraverso il contattore (una frazione del fabbisogno energetico totale) verrebbe fornita dal vento, e il sistema di cattura dall'aria dovrebbe operare solo quando la velocit dello stesso aumenta di valore. Analoghe regole si applicano al funzionamento delle turbine eoliche, dove ogni anno in media l'energia eolica in genere un terzo di quella di picco. Un sistema guidato dal vento deve operare non solo in modo intermittente, ma con una caduta di pressione molto bassa con il contattore. L'ubicazione di un impianto DAC flessibile, poich la cattura in qualsiasi luogo ha lo stesso impatto climatico. Per esempio, pu essere vicina a fonti energetiche a basso costo, o a siti di smaltimento di CO2 favorevoli. Tuttavia, l'ubicazione vincolata alla geografia: le condizioni ambientali possono influenzare le prestazioni DAC molto pi delle prestazioni PCC (Post Combustion Capture). Nellaria esterna a 25 C e al 50% di umidit relativa, ci sono quasi 40 molecole d'acqua per ogni molecola di CO2 (un rapporto molto pi alto rispetto ai fumi di combustione). Il vapore acqueo pu competere con CO2 per i siti reattivi su sorbenti, diminuendo la performance di cattura. Il vapore acqueo pu essere aggiunto alla massa termica di un sistema di assorbimento che deve essere riscaldato durante la rigenerazione, aggiungendo cos costi operativi. Altri elementi che costituiscono laria possono creare difficolt per i sistemi DAC: l'ossigeno nell'aria pu reagire con un sorbente e limitarne la durata, i contaminanti possono erodere le superfici, soprattutto nei passaggi stretti del contattore. La variabilit dei principali parametri ambientali pu influire sulle prestazioni di un sistema di cattura dallaria ancor pi rispetto ai loro valori medi annui. La loro variabilit pu influenzare il fattore di capacit di un sistema DAC e la frazione di tempo di funzionamento a pieno regime necessaria per produrre la sua uscita effettiva annuale. Un fattore di capacit inferiore aumenta i costi di acquisizione. Alcune regioni possono essere favorevoli in quanto mostrano una relativa stabilit stagionale e diurna (per esempio, i tropici). Durante il funzionamento, un sistema DAC produce unuscita di aria impoverita di CO2 che pu influenzare la vegetazione a valle. Altri effetti negativi si riscontrebbero se prodotti chimici altamente reattivi venissero utilizzati nei cicli di adsorbimento-desorbimento e poi evaporassero nel gas di uscita o siano fisicamente trascinati in esso. Le difficolt connesse con lo stoccaggio della strategia di DAC non dovrebbero essere sottovalutate. La ricerca da parte dei governi e delle industrie in corso per imparare come iniettare CO2 in formazioni geologiche di accumulo in modo efficiente, per tenerlo fuori dell'atmosfera per secoli. Lo stoccaggio della CO2 stato commercializzato fino ad oggi solo in combinazione con lo sviluppo dei giacimenti petroliferi, dove essi stabiliscono i prezzi della CO2. Tuttavia, la capacit di accumulo associata alla produzione di petrolio ben inferiore di quello che si rende necessario per avere un impatto sostanziale sul cambiamento climatico. La sua commercializzazione e lo stoccaggio per scopi climatici richieder la produzione e luso di formazioni porose non idrocarburiche (acquiferi salini), nonch di un quadro normativo dove ci siano specifiche ricompense finanziarie per la conservazione della CO2. 41

Lo stoccaggio in formazioni geologiche non l'unica via che si deve prendere in considerazione. Una strategia alternativa consiste nella carbonatazione minerale, dove un flusso concentrato di CO2 viene fissato come carbonato attraverso la reazione con silicati naturali (molto abbondanti sulla terra) o residui industriali alcalini. Un'alternativa allo stoccaggio di qualsiasi tipo quello di riciclare la CO2 catturata tramite reazione con l'idrogeno per produrre combustibili liquidi e prodotti chimici. Ad esempio, la reazione Fischer-Tropsch pu essere usata per ottenere nafta per produzione chimica e combustibile diesel. Un'altra opzione sarebbe quella di produrre metanolo per il mercato chimico o utilizzarlo per la sintesi di olefine, composti aromatici, o benzina. I carburanti e/o le sostanze chimiche possono riemettere CO2 dopo l'utilizzo, ma rimpiazzano il petrolio greggio o i prodotti derivati dal gas naturale. Per quanto concerne i costi del sistema DAC le stime si aggirano intorno ai 600$/t . La tabella 7 mostra l'aggiunta al prezzo di energia primaria (gas naturale, petrolio e carbone) e di energia secondaria (benzina, elettricit dal carbone, e l'elettricit da gas naturale) da imporre un sovrapprezzo di tale entit. In alcuni modelli di ottimizzazione economica, gli impatti sui costi sono di gran lunga al di l di qualsiasi previsione per i prossimi decenni. Tabella 7. Effetto dellaggiunta di 600$/t Forma di energia Gas naturale Petrolio greggio Carbone Benzina Elettricit dal carbone Elettricit dal gas naturale ai prezzi di carburanti ed energia

Incrementi dei costi di 600$/t $33/1000scf $260/barrel $1400/U.S. ton $5.20/gallon 48/kWh 21/kWh

Costi di emissioni di CO2 indirette associate alla produzione, trasporto o trasmissione e distribuzione non sono inclusi. Nota: $ 600/tCO2 = $ 2200/tC. Unit di gas: scf un piede cubo standard, Nm3 un normale metro cubo. Gas naturale: 1 Nm3 = 37,24 scf; 0,549 KgC / Nm3 di gas naturale Petrolio greggio: 1 barile = 42 galloni USA, 1 m3 = 264,2 galloni degli Stati Uniti, 730 kgC/m3 di petrolio greggio Carbone: 1 tonnellata USA = 907 kg, 0,71 KgC / kg di carbone Benzina: 1 m3 = 264,2 galloni USA; 630 kgC/m3 benzina. Energia proveniente da carbone: 29,3 GJ /ton metrica di carbone (12.600 Btu / libbra);efficienza di conversione del 40% Energia da gas naturale: 55,6 GJ / tonnellata metrica di gas naturale; 0,75 KgC/ kg di gas naturale; efficienza di conversione del 50%.

In realt, oggi non si conoscono bene n i costi del DAC e n quelli relativi alle sue alternative: molto dipende dai progressi della tecnologia del futuro, limpatto ambientale, e l'accettazione del pubblico. Tuttavia, sulla base di ci che noto oggi dal DAC, i costi probabili futuri porteranno a forti conclusioni qualitative circa la futura competitivit di questo sistema in tre settori: Il DAC un elemento coerente di gestione globale della CO2 associato alla quasi totalit delle rimanenti strutture a combustibili fossili mondiali che catturano le loro emissioni di CO2; Il DAC potrebbe avere un qualche ruolo per compensare le emissioni distribuite, in particolare quelle che non sono ben abbinate allenergia elettrica o a combustibili a basse emissioni di carbonio; Il ruolo principale del DAC potrebbe essere quello di ridurre la concentrazione atmosferica di CO2, in collaborazione con altre strategie di CDR. 42

Rimozione di CO2 dal gas naturale


In molte localit in tutto il mondo, il gas naturale proviene dalla terra e contiene pi CO2 di quanto legalmente consentito in un sistema di condutture. Per essere pronto alla conduttura e vendibile, il gas naturale deve avere un contenuto minimo di energia per unit di volume (ad es BTU per piede cubo), e la CO2 deve essere rimossa per aumentare il contenuto di energia sufficiente a soddisfare questa specifica. La caratteristica della struttura specializzata costruita per rimuovere CO2 in eccesso da una miscela di gas una coppia di alte torri cilindriche, come si vede nella figura sottostante (Figura 11). Nella prima torre, la CO2 ricca di gas naturale (tipicamente > 5% o > 5x104 ppm CO2) fluisce verso l'alto attraverso unelevata area superficiale di materiale compresso, mentre una soluzione acquosa contenente CO2 e reattivi chimici (ad esempio monoetanolammina (MEA) e/o altre ammine) scorre lungo la superficie contro il flusso di gas. Con il tempo esso ha raggiunto la cima di questa torre di assorbimento, e ~ lo 0.3% o ~ 3000 ppm di CO2 rimane nel gas naturale, che ora adatto per il transito in conduttura. Per recuperare il costoso reattivo chimico di CO2 in soluzione acquosa, l'ora solvente ricco di CO2 viene poi pompato alla sommit di una torre secondaria di rigenerazione. Poich i flussi di solvente scorrono lungo questa torre, riscaldato con vapore ad una temperatura sufficientemente elevata da provocare la separazione termica di CO2 dal MEA. Quando il solvente raggiunge il fondo, quasi tutta la CO2 stata rilasciata dalla soluzione MEA, che viene poi pompata nella parte superiore della prima torre per ripetere il ciclo. La CO2 viene liberata dalle bolle di solvente all'inizio del rigeneratore ed generalmente scaricata nell'atmosfera. Tuttavia, in tre casi noti, nel giacimento di gas di In Salah in Algeria, presso il campo di gas nelloffshore norvegese Sleipner, e il progetto Snhvit nel Mare di Barents, la CO2 viene catturata e fissata nel sottosuolo.

Figura 11. Cattura del gas naturale CO2 , nel giacimento di gas di In Salah, Algeria. Fonte: Direct Air Capture of CO2 with Chemicals, a Technology Assessment for the APS Panel on Public Affairs, Study Committee Members: R.Socolow, M.Desmond, R.Aines, J.Blackstock, O.Bolland, T.Kaarsberg, N.Lewis, M.Mazzotti, A.Pfeffer, J.Siirola, K.Sawyer, B.Smit, J.Wilcox (pag.19, 2011)

Una sequenza di base di due fasi utilizzata per la cattura di CO2 da una miscela di gas comporta quindi l'interazione in un contattore di un gas ricco di CO2 con alcune molecole contenenti sorbente che hanno affinit per la CO2 e fisicamente o chimicamente associate ad essa, seguita dal separato desorbimento o la rigenerazione in condizioni diverse, che rilascia la CO2 dal sorbente. La stessa sequenza di due fasi probabile che sia il nucleo comune della maggior parte dei sistemi progettati per catturare CO2 dai fumi di una centrale a carbone, o da una a gas naturale o dall'aria. Importanti considerazioni operative comprendono la natura delle interazioni tra le specie e il sorbente, la temperatura e come pu essere ottenuta una concentrazione residua delle specie nel sorbente. 43

La figura 12 mostra uno schema generico per qualsiasi sistema di cattura della CO2. La capacit di assorbimento e rigenerazione sono inseriti all'interno di una rete di materiale e flussi di energia necessarie per soddisfare l'energia (calore e lavoro) e fabbisogno idrico.

Figura 12. Un tipico sistema per la cattura di CO2. Un componente chiave un sistema di assorbimento/adsorbimento in cui la CO2 chimicamente legata ad un'altra molecola, e rimossa dalla miscela di gas. Fonte: Direct Air Capture of CO2 with Chemicals, a Technology Assessment for the APS Panel on Public Affairs, Study Committee Members: R.Socolow, M.Desmond, R.Aines, J.Blackstock, O.Bolland, T.Kaarsberg, N.Lewis, M.Mazzotti, A.Pfeffer, J.Siirola, K.Sawyer, B.Smit, J.Wilcox (pag.20, 2011)

Una scelta progettuale importante l'assorbente reattivo utilizzato per legare la CO2: questa scelta influenza la velocit alla quale viene rimossa CO2 dal gas elaborato e anche l'energia necessaria per rigenerare ladsorbente e il rilascio di CO2. Un esempio di impianto a gas naturale a ciclo combinato di 400 MW situato a San Severo (Fg), realizzato dalla ditta Enplus e d un rendimento del 57%, rispetto al 35-40%, che darebbe una centrale termoelettrica tradizionale a carbone: questo significa, a parit di potenza, minori consumi e minori emissioni in atmosfera. Lubicazione della centrale, in un avvallamento naturale del terreno, lontana dal centro abitato di San Severo (circa 7 km) e distante oltre 1,5 km dalla casa pi vicina riduce limpatto visivo. Leffetto paesaggistico di questa centrale a turbogas molto pi contenuto rispetto alle centrali elettriche fotovoltaiche o eoliche, che a parit di potenza occuperebbero una superficie enormemente pi estesa.

Figura 13. Emissioni specifiche di SO2, NOx, polveri, CO2 in atmosfera delle centrali italiane Fonte: Centrale Turbogas a ciclo combinato di San Severo, Enplus, 2011

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Cattura post-combustione della CO2 dalle emissioni del carbone utilizzando il MEA, descrizione della tecnologia
Il caso di studio relativo alla cattura post-combustione di CO2 da una centrale a carbone si basa su di un esempio di cattura al 90% ("Caso 1"), presentati in un rapporto del 2007 della National Energy Technology Laboratory (NETL), "Cattura di anidride carbonica dalle attuali centrali che bruciano carbone. La Tabella 8 descrive i parametri del processo di separazione. La cattura di CO2 si ottiene con un sistema basato su di unammina. La capacit dell'impianto di 434 MW prima del retrofit, e con un fattore di capacit presupposto del 90% delle emissioni iniziali sono 3,11 MtCO2/anno o 7,2 MtCO2/anno per ogni gigawatt di potenza di carbone installati. Il retrofit risultante nella cattura di 90% delle emissioni iniziali dellimpianto, di 2,79 MtCO2/anno. Il retrofit viene integrato con un esistente impianto di alimentazione altamente regolato. La cattura post-combustione su questa scala non ancora stata commercializzata e porta ancora un aumento legato a rischi tecnici. Tabella 8. Parametri relativi al sistema post-combustione di acquisizione NETL. L'unit di energia, GJe, di miliardi di joule di energia elettrica (1 GJ = 278 kWh)
Parametri di separazione SPECIFICHE Capacit dellimpianto di catturare CO2 Tasso di cattura della CO2 Concentrazione in entrata di CO2 Concentrazione in uscita di CO2 Peso molecolare del gas Velocit del gas Temperatura del gas Pressione del gas Densit del gas Concentrazione delladsorbente Densit del liquido Rapporto gas-liquido Caduta di pressione attraverso ladsorbitore Tempo di operativit ADSORBITORE Sezione delladsorbitore Profondit delladsorbitore Volume delladsorbitore BILANCIO DI MATERIALI Flusso di gas attraverso ladsorbitore CO2 catturata Flusso del liquido attraverso ladsorbitore ENERGIA Ventola di assorbimento Pompaggio del liquido Subtotale di elettricit (solo ventilatori e pompe) PCC 2.8 Mt/anno 90% 12.8% in vol 1.3% in vol 28.6 g/mol 3.0 m/s 40 C 1 bar 1.1 kg/m3 5 mol/L (MEA) 1,050 kg/m3 3.40 mol/mol 170 Pa/m 8000 ore/anno 169 m2 38.5 m 6,500 m3 1.8 Mm3/ora 350 t/ora 0.006 Mt/ora

0.033 GJe/tCO2 0.0004 GJe/tCO2 0.033 GJe/tCO2

Fonte: Direct Air Capture of CO2 with Chemicals, a Technology Assessment for the APS Panel on Public Affairs, Study Committee Members: R.Socolow, M.Desmond, R.Aines, J.Blackstock, O.Bolland, T.Kaarsberg, N.Lewis, M.Mazzotti, A.Pfeffer, J.Siirola, K.Sawyer, B.Smit, J.Wilcox (pag.20, 2011)

Nella seguente figura 14, il processo implica un flusso che scorre attraverso due colonne operanti a temperature diverse. Il sorbente chimico attivo una soluzione acquosa di monoetanolammina, "MEA" 45

(formula bruta NH2CH2CH2OH, peso molecolare di 61 g/mol). Nella colonna a temperatura inferiore (la "colonna di assorbimento"), la CO2 viene rimossa dal gas di combustione della soluzione MEA. Nella colonna a temperatura pi alta (lo "stripper"), la CO2 viene rilasciata. Lassorbimento ad una temperatura e desorbimento ad un'altra un esempio di "sbalzo termico".

Figura 14. Schema di un sistema di assorbimento di CO2 utilizzato per la cattura post-combustione sulla base della relazione DOE/NETL-401/110907. Fonte: Direct Air Capture of CO2 with Chemicals, a Technology Assessment for the APS Panel on Public Affairs, Study Committee Members: R.Socolow, M.Desmond, R.Aines, J.Blackstock, O.Bolland, T.Kaarsberg, N.Lewis, M.Mazzotti, A.Pfeffer, J.Siirola, K.Sawyer, B.Smit, J.Wilcox (pag.25, 2011)

Il processo inizia quando il gas di scarico viene introdotto in una colonna impaccata di assorbimento di circa 40 metri di altezza per 10 metri di diametro . Le concentrazioni (frazioni molari) dei quattro principali gas nella miscela di riferimento costituenti le emissioni e che entrano nel MEA sono rispettivamente pari a 12,8% vol. CO2 , il 68,3% di azoto, 2,9% di ossigeno, 16,0% di vapore acqueo: questi quattro componenti danno un apporto per quasi tutta la miscela di gas di combustione. L'assorbimento avviene ad una temperatura di 40-60 C. La soluzione acquosa di ammina fluisce gi dalla sommit della colonna, e il gas di scarico fluisce dal basso. Il MEA costituito dal 30% della soluzione in peso (circa 5 moli di MEA per litro di soluzione). Il gas di combustione trattato (~ 1,3% in volume di CO2) esce dalla parte superiore della colonna, e la soluzione ricca di ammina (~ 6% in peso di CO2) viene trasferita allo stripper attraverso uno scambiatore di calore. La temperatura del solvente che entra nell'adsorbitore viene scelta in modo da evitare una perdita netta di acqua dalla soluzione MEA. Nello stripper, che opera a 100-140C, la CO2 viene rilasciata dalla soluzione di ammina. La soluzione, ora povera di CO2, viene ritrasferita nella colonna di assorbimento attraverso uno scambiatore di calore. Una piccola quantit di MEA fuoriesce dallo stripper assieme alla CO2 e viene recuperata mediante lavaggio con acqua e restituita alladsorbitore. Tuttavia, alcune ammine vengono perse anche perch alla temperatura di esercizio dello stripper esse degradano termicamente e, se esposte all'ossigeno, si ossidano. Come risultato, nel caso del MEA, devono essere sostituiti da 0,5 a 3 kg per ogni tonnellata di CO2 catturata. La MEA reagisce anche con SO2 e SO3 (collettivamente, chiamati "SOx") per creare sali che possono portare alla perdita delladsorbitore di ammina. Cos, la cattura post-combustione basata sulla MEA, per avere successo, dovrebbe avvenire solo dopo che la maggior parte dei composti SOx siano rimossi dal gas di scarico. Metodi standard di desolforazione delle emissioni che soddisfano i requisiti normativi, non sono in genere sufficienti per soddisfare quelli del MEA. In alcuni metodi standard una melma calcarea umida viene a contatto con il gas di scarico e rimuove il 97-98% del SOx, ma per questo uso del MEA la concentrazione del SOx deve essere ridotta di ~ 10 ppm. Viene richiesto un assorbitore secondario di SOx ed un componente del costo del capitale complessivo necessario al retrofit della centrale energetica per la cattura di CO2. Il fabbisogno di energia del sistema di cattura dellanidride carbonica riduce la capacit di esportazione della potenza dell'impianto, aumentando i capitali, i costi operativi e riducendo le aggiunte nette di CO2 46

nellatmosfera. Il calore necessario per la rigenerazione fornito da pi del 25% del vapore dell'impianto disponibile e ammonta per pi della met al fabbisogno totale di calore ed energia.

Caso di studio PCC: analisi dei costi


La relazione NETL la sorgente dei costi sostenuti per le apparecchiature acquistate e parametri operativi utilizzati qui per generare unanalisi economica ad alto livello, che si traduce in un costo di CO2 catturata. Il costo delle attrezzature acquistate per l'impianto PCC si presume essere dato dalla somma dei costi per l'acquisto delle quattro unit principali che devono essere aggiunte ad un impianto a carbone convenzionale per consentire lutilizzo del PCC. Queste quattro unit sono: Un secondo treno assorbitore per il blocco delle emissioni di gas desolforato, per portare la concentrazione SOx nei gas combusti al di sotto dei 10 ppm; Un sistema di cattura e di rigenerazione della CO2 basata su una soluzione MEA 5 molare (M); Un ulteriore allungamento della turbina per consentire al sistema- impianto a vapore di fornire calore per la rigenerazione dellammina e rilasciare la CO2; Una disidratazione della CO2 e unisola di compressione Tabella 9. Le stime dei costi per un sistema PCC adottato da una centrale energetica a carbone (costi in $/ton di CO2 sono in corsivo) Cattura di post-combustione
CO2 catturata (tonnellate per anno) STIMA DEI COSTI DI CAPITALE Costi delle attrezzature acquistate (milioni di $) Costo di capitale complessivo per linstallazione (milioni di $) Ammortamento in 20 anni ($/ton di CO2 catturata) Ritorno dellinvestimento pari al 7% (ROI) ($/ton di CO2 catturata) Ammortamento + ROI ($/ton di CO2 catturata) COSTI OPERATIVI Manutenzione (milioni di $ allanno) Lavoro (milioni di $ allanno) Chimica (milioni di $ allanno) Manutenzione, Lavoro e Chimica ($/ton di CO2 catturata) Consumo di carburante (milioni di BTU allanno) Costo del carburante ($ per milioni di BTU) Costo del carburante (milioni di $ allanno) Costo del carburante ($/ton di CO2 catturata) Consumo di energia (MWh allanno) Costo dellenergia ($ per MWh) Costo dellenergia (milioni di $ allanno) Costo dellenergia ($/ton di CO2 catturata) Costi operativi annuali totali (milioni di $) Costi operativi ($/ton di CO2 catturata) COSTI PER TONNELLATA DI CO2 CATTURATA Costi di capitale ($/ton di CO2 catturata) Costi operativi ($/ton di CO2 catturata) Costi totali ($/ton di CO2 catturata) COSTI PER TON DI CO2 CO2 evitata come frazione di CO2 catturata nel dispositivo Costi di capitale ($/ton CO2 evitata) Costi operativi ($/ton CO2 evitata) Costi totali ($/ton CO2 evitata) 2.790.000 113$ 500$ 9$ 13$ 22$ 20$ 8$ 12$ 14$ 102.000 6$ 1$ 0.22$ 1.030.000 71$ 73$ 26$ 114$ 40$ 22$ 40$ 62$ 0.77 30$ 50$ 80$

Fonte: Direct Air Capture of CO2 with Chemicals, a Technology Assessment for the APS Panel on Public Affairs, Study Committee Members: R.Socolow, M.Desmond, R.Aines, J.Blackstock, O.Bolland, T.Kaarsberg, N.Lewis, M.Mazzotti, A.Pfeffer, J.Siirola, K.Sawyer, B.Smit, J.Wilcox (pag.26, 2011)

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Il costo maggiore di acquisto dellattrezzatura tratto dalla relazione NETL e ammonta a 110 milioni di dollari, un prezzo adeguato su di una recente stima all'inizio del 2009. Questo costo viene poi moltiplicato per 4,5 per arrivare alla stima del costo finale del capitale installato, circa 500 milioni di dollari. Una vita economica per limpianto viene assunta, rispettivamente, con il 5% e il 7% dei costi di capitale complessivi assegnati al valore annuale per l'ammortamento e il ritorno sugli investimenti. Queste percentuali sono adatte durante la procedura di screening del progetto preliminare. Il costo annualizzato del capitale risultante di 60 milioni di dollari all'anno, o 22$/tCO2. L'uso del fattore 4,5 una tecnica di stima utilizzata nelle industrie chimiche e di raffinazione per convertire i costi di acquisto delle apparecchiature al costo finale di installazione.

Cattura di CO2 dallaria utilizzando idrossido di sodio, descrizione della tecnologia


L'impianto di riferimento per questo caso di studio si basa su di uno schema pubblicato da Baciocchi et al. Questo stato scelto perch la tecnologia esistente si basa in gran parte sui bilanci di materiali ed energetici e fornisce informazioni dettagliate che sono necessarie ad unanalisi dei costi del processo industriale. Il sistema funziona con flusso in controcorrente attraverso un sistema di molte torri cilindriche basse e larghe (ognuna di 2,8 m di altezza e 12 di diametro) e cattura 1 MtCO2/anno. Dei ventilatori guidano l'aria attraverso un letto di assorbimento contenente idoneo materiale di imballaggio e una soluzione di idrossido di sodio scorre contro corrente al flusso d'aria. Il sistema di cattura composto da due cicli intrecciati: un ciclo a base di sodio (con idrossido e carbonato di sodio) e un ciclo di base di calcio (coinvolge carbonato, ossido e idrossido di calcio). Il processo completo di assorbimento e rigenerazione illustrato schematicamente nel diagramma entalpico sottostante e comporta quattro reazioni: l'asse verticale indica le entalpie relative dei quattro stati, con la scala di entalpia arbitrariamente impostata a zero per la miscela iniziale (NaOH, CO2 e Ca(OH)2), mentre le reazioni chimiche guida di ogni transizione sono illustrate a ciascun livello. La CO2 viene catturata da una soluzione acquosa di NaOH e convertita in una soluzione di carbonato di sodio (Na2CO3). Come mostrato nella Figura 9a, il passaggio 1 esotermico da -109,4 kJ /mol, o -105 kJ/mol compresa lenergia di solvatazione. L Na2CO3 nella soluzione altamente solubile e si ritiene preferibile perch laccumulo (scaling) sulle superfici interne della colonna di assorbimento viene evitato. Nella fase 2, viene convertito in carbonato di calcio (CaCO3) precipitato tramite laggiunta di idrossido di calcio (Ca(OH)2). Questo passo esotermico da solo -8 kJ/mol o -5,3 kJ/mol compresa lenergia di solvatazione, ma l'equilibrio viene spinto verso la formazione del CaCO3 attraverso la sua precipitazione. La Fase 2 rigenera la soluzione NaOH per il ritorno all'adsorbitore. Nella Fase 3, il precipitato viene convertito in CaCO3 CaO (calce viva) e CO2 attraverso il processo di calcinazione. Questa reazione di decomposizione di CaCO3 endotermica da 179,2 kJ /mol e richiede alte temperature (T > 800C), quindi calore ad alta temperatura, per rendere possibile il rilascio della CO2 ad una pressione abbastanza vicino a quella atmosferica. La CO2 viene quindi compressa per il trasporto al sito di stoccaggio e, nella fase 4, il solido CaO si trasforma in una sospensione di Ca(OH)2 da reazione con acqua in uno slaker.

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Figura 15a. Diagramma di entalpia del livello di assorbimento di CO2 e rigenerazione da idrossido di sodio (NaOH). Si noti che ogni livello ha lo stesso insieme di atomi. Nel sistema qui studiato, alcune molecole non partecipano a specifici processi fisici, per esempio, idealmente, NaOH non viene trasportato al calcinatore, n Ca(OH)2 partecipa allassorbimento.

Figura 15b. Schema di un impianto per la cattura di CO2 dallaria che utilizza NaOH come assorbitore. L'industria della cellulosa e della carta chiama il reattore con l'etichetta da "abbattitore" a "causticizzatore." In questo reattore, il carbonato di calcio precipita e lidrossido di sodio (comunemente chiamato "soda caustica" e "lime") viene rigenerato. Fonte: Direct Air Capture of CO2 with Chemicals, a Technology Assessment for the APS Panel on Public Affairs, Study Committee Members: R.Socolow, M.Desmond, R.Aines, J.Blackstock, O.Bolland, T.Kaarsberg, N.Lewis, M.Mazzotti, A.Pfeffer, J.Siirola, K.Sawyer, B.Smit, J.Wilcox (pag.30, 2011)

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La CO2 viene catturata dal contatto con idrossido di sodio (NaOH) in soluzione per formare carbonato di sodio (Na2CO3): H = - 105 KJ/mol L'energia di legame molto forte associata a questa reazione fornisce il potenziale per carichi elevati di CO2 in un ampio campo di condizioni operative del sistema e dei progetti, ma significativamente comporta pi lo svantaggio associato del fabbisogno energetico altrettanto elevato, per rilasciare la CO2 durante la fase di rigenerazione. La rigenerazione inizia con l'aggiunta di idrossido di calcio, Ca(OH)2, la soluzione ricca di carbonato di sodio lascia ladsorbitore, che determina la formazione di un precipitato di carbonato di calcio e rigenera la soluzione di idrossido di sodio: H= -8 kJ/mol Il precipitato viene poi riscaldato per rimuovere l'acqua in eccesso tramite calore residuo dal calcinatore (fornace) che viene poi utilizzata per decomporre il carbonato di calcio. L'idrossido di calcio si rigenera in due fasi. In primo luogo, il carbonato di calcio viene riscaldato in una fornace per liberare la CO2 e produrre ossido di calcio, CaO. H = 179 kJ/mol Questa la fase a pi alto consumo energetico, poich necessario un grande dispendio di energia per annullare il legame forte presente nella molecola di CO2. Il carbonato di calcio viene riscaldato ad oltre 900 C per portare la reazione verso il desorbimento della CO2. Poi, l'ossido di calcio prodotto dalla calcinazione reagisce con vapore in un slaker per rigenerare l'idrossido di calcio. H = - 65 kJ/mol Al fine di promuovere il buon trasferimento di calore e l'efficienza, l'energia per la decomposizione del carbonato di calcio pu essere fornita da gas naturale, bruciata in aria o tramite ossigeno. La combustione produce CO2 ad elevata purezza dopo la rimozione del vapore acqueo negli effluenti, ma ha lo svantaggio che essa richiede ununit di separazione dell'aria a monte, con unulteriore dispendio di energia e costi associati. Una variabile di progetto importante la concentrazione di NaOH in soluzione acquosa (sue "molarit," moli di NaOH per litro di soluzione). La reazione di cattura aumenta ad alta molarit, ma la soluzione anche pi viscosa e pi aggressiva, quindi pi difficile da gestire. La molarit riguarda anche il bilancio idrico del collettore, perch, assieme all'umidit relativa e alla temperatura dell'ambiente aria, determina la misura in cui, durante il contatto dell'aria con l'idrossido di sodio, l'umidit evapora dalla soluzione all'aria.

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Figura 16. Grado di saturazione (equivalentemente, umidit relativa) dellaria in equilibrio con una soluzione di NaOH, in funzione della molarit della soluzione di idrossido di sodio. Vi sono curve quasi identiche per 0 C e 20 C e mostrano che il grado di saturazione essenzialmente indipendente dalla temperatura nella regione di interesse. Fonte: Direct Air Capture of CO2 with Chemicals, a Technology Assessment for the APS Panel on Public Affairs, Study Committee Members: R.Socolow, M.Desmond, R.Aines, J.Blackstock, O.Bolland, T.Kaarsberg, N.Lewis, M.Mazzotti, A.Pfeffer, J.Siirola, K.Sawyer, B.Smit, J.Wilcox (pag.33, 2011)

Caso di studio DAC: bilancio di materiali e input energetici


Come primo passo verso un progetto di riferimento, ci si basa su un'analisi per Baciocchi et al. che esplora i due cicli interconnessi a base di sodio e di calcio, fornendo bilanci energetici e di massa semplificati, basati sulle attuali tecnologie commerciali. Questo sistema di riferimento cattura 1 MtCO2/anno, che pi o meno uguale alle emissioni annuali di CO2 di una centrale elettrica a gas naturale con un ciclo combinato di 300 MW o una centrale a carbone di 150 MW. Tale sistema abbastanza grande da sfruttare economie di scala nel trasporto e stoccaggio della CO2. L'estremit anteriore di questo sistema un contattore, costituito da assorbitori molti operanti in parallelo. La struttura del contattore e degli interni, comprese le tubature e limballaggio, costituiscono la componente pi importante del costo delle attrezzature acquistate. Il contattore di riferimento rimuove il 50% delle emissioni incidenti di CO2 nell'aria che si presume di avere una concentrazione iniziale di 500 ppm. Baciocchi et al. propongono un assorbitore cilindrico di 12 m di diametro e 2,8 m di lunghezza, una soluzione di NaOH 2 M, e una velocit dellaria di 2 m/s attraverso l'assorbitore. Un allineato confronto dei dati di processo degli assorbitori DAC e PCC mostrato nella Tabella 10.

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Tabella 10. Parametri per il sistema di cattura post-combustione NETL (sistema di cattura precedentemente mostrato nella Tabella 9) e i corrispondenti parametri per il sistema di cattura dallaria di riferimento.
Parametri di separazione SPECIFICHE Capacit dellimpianto di catturare CO2 Tasso di cattura della CO2 Concentrazione in entrata di CO2 Concentrazione in uscita di CO2 Peso molecolare del gas Velocit del gas Temperatura del gas Pressione del gas Densit del gas Concentrazione delladsorbente Densit del liquido Rapporto gas-liquido Caduta di pressione attraverso ladsorbitore Tempo di operativit ADSORBITORE Sezione delladsorbitore Profondit delladsorbitore Volume delladsorbitore BILANCIO DI MATERIALI Flusso di gas attraverso ladsorbitore CO2 catturata Flusso del liquido attraverso ladsorbitore ENERGIA Ventola di assorbimento Pompaggio del liquido Subtotale di elettricit (solo ventilatori e pompe) PCC 2.8 Mt/anno 90% 12.8% in vol 1.3% in vol 28.6 g/mol 3.0 m/s 40 C 1 bar 1.1 kg/m3 5 mol/L (MEA) 1,050 kg/m3 3.40 mol/mol 170 Pa/m 8000 ore/anno 169 m2 38.5 m 6,500 m3 1.8 Mm3/ora 350 t/ora 0.006 Mt/ora DAC 1 Mt/anno 50% 0.050% in vol 0.025% in vol 28.8 g/mol 2.0 m/s 25 C 1 bar 1.2 kg/m3 2 mol/L (NaOH) 1,080 kg/m3 1.44 mol/mol 100 Pa/m 8000 ore/anno 37,000 m2 2.8 m 104,000 m3 268 Mm3/ora 125 t/ora 0.28 Mt/ora

0.033 GJe/tCO2 0.0004 GJe/tCO2 0.033 GJe/tCO2

0.63 GJe/tCO2 0.07 GJe/tCO2 0.70 GJe/tCO2

Fonte: Direct Air Capture of CO2 with Chemicals, a Technology Assessment for the APS Panel on Public Affairs, Study Committee Members: R.Socolow, M.Desmond, R.Aines, J.Blackstock, O.Bolland, T.Kaarsberg, N.Lewis, M.Mazzotti, A.Pfeffer, J.Siirola, K.Sawyer, B.Smit, J.Wilcox (pag.35, 2011)

La bassa concentrazione di CO2 richiede la movimentazione di grandi volumi daria attraverso il sistema di assorbimento, ovvero 10 miliardi di moli di aria all'ora. Per mantenere gestibile la caduta di pressione attraverso l'assorbitore, viene scelto un progetto di un assorbitore basso e largo, che viene utilizzato in condizioni che portano a una caduta di pressione di circa 100 Pa/m. I requisiti energetici associati al contattore DAC guidano l'aria e la soluzione di NaOH continuamente attraverso gli assorbitori. L'estremit posteriore dell'impianto DAC comporta la formazione di un precipitato di carbonato di calcio e la successiva decomposizione dello stesso per liberare la CO2. Prima di arrivare nella fornace dove avviene la calcinazione, il carbonato di calcio deve essere filtrato, essiccato e riscaldato alla temperatura di calcinazione. La Tabella 11a presenta i parametri di processo e dei saldi di materiali e di energia per questi passaggi stimati per il Caso B da Baciocchi et al. Il caso B assume che il carbonato di calcio viene precipitato in un reattore a pellet che consente unefficace disidratazione e riduce il contenuto di umidit residua nei pellet solidi al 10% in peso, convogliati poi nel calcinatore.

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Tabella 11a. Materiali e bilanci energetici per il recupero di CO2 in regime di riferimento DAC, caso B
Parametri di recupero DAC della CO2 SPECIFICHE Temperatura della fornace Pressione di CO2 dopo la compressione Umidit residua dei pellets di CaCO3 nella fornace Tempo di operativit BILANCIO DI MATERIALI Flusso di liquido nel precipitatore Flusso di liquido dallo slaker Pellets nella fornace (90% in peso di CaCO3) CaO solido dalla fornace allo slaker Combustibile a metano nella fornace Ossigeno da Unit di Separazione dallAria (ASU) alla fornace CO2 allo stoccaggio BILANCIO ENERGETICO (PER TON CO2 CATTURATA) Precipitatore e slaker Separazione dallaria (ASU) Compressione di CO2 Elettricit subtotale Riscaldamento di CaCO3 Asciugatura di CaCO3 Calcinazione di CaCO3 Riscaldamento dellaria Recupero di calore totale Subtotale di energia termica 0.11 GJe/tCO2 0.55 GJe/tCO2 0.42 GJe/tCO2 1.08 GJe/tCO2 2.2 GJt/tCO2 0.9 GJt/tCO2 4.5 GJt/tCO2 0.8 GJt/tCO2 -2.3 GJt/tCO2 6.1 GJt/tCO2 280,000 t/ora 773 t/ora 305 t/ora 154 t/ora 18 t/ora 81 t/ora 171 t/ora 900 C 100 bar 10% in peso 8000 ore/anno DAC

Fonte: Direct Air Capture of CO2 with Chemicals, a Technology Assessment for the APS Panel on Public Affairs, Study Committee Members: R.Socolow, M.Desmond, R.Aines, J.Blackstock, O.Bolland, T.Kaarsberg, N.Lewis, M.Mazzotti, A.Pfeffer, J.Siirola, K.Sawyer, B.Smit, J.Wilcox (pag.36, 2011)

Come visto nella tabella 11a, quasi tutti i requisiti di energia termica derivano dalle operazioni di essiccazione e la decomposizione del CaCO3 per rilasciare CO2. Solo l'alto grado di calore nel processo si presume essere recuperabile, cio il calore associato al raffreddamento della calce solida e quello associato al gas di combustione della fornace. Il risultato un recupero di calore, la quantit negativa contenuta nella tabella. Il fabbisogno netto di energia termica per l'impianto di DAC stimato a 6,1 GJ per ogni tonnellata di CO2 catturata. Questa energia si presume che debba essere fornita al 75% di efficienza termica dalla combustione del gas naturale nella fornace a combustione di ossigeno, con conseguente ingresso totale di energia termica di 8.1GJ (7,7 milioni di BTU) per tonnellata di CO2 catturata.

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Caso di studio DAC: analisi dei costi


Tabella 11b. Costi stimati per un sistema DAC usando idrossido di sodio/calcio e costi comparati col sistema PCC di un impianto a carbone (i costi in $/ton CO2 sono rappresentati in corsivo)
Cattura di post combustione: energia dal carbone 2.790.000 113$ 500$ 9$ 13$ 22$ 20$ 8$ 12$ 14$ 102,000 6$ 1$ 0.22$ 1,030,000 71$ 73$ 26$ 114$ 40$ 22$ 40$ 62$ 0.78 30$ 50$ 80$ Cattura dallaria: adsorbitore idrossido (Ottimistico) 1,000,000 480$ 2,200$ 110$ 150$ 260$ 70$ 20$ 4$ 90$ 7,600,000 6$ 46$ 46$ 490,000 71$ 35$ 35$ 170$ 170$ 260$ 170$ 430$ 0.70 370$ 240$ 610$ Cattura dallaria: adsorbitore idrossido (Realistico) 1,000,000 480$ 2,900$ 150$ 200$ 350$ 90$ 30$ 4$ 120$ 7,600,000 6$ 46$ 46$ 490,000 71$ 35$ 35$ 200$ 200$ 350$ 200$ 550$ 0.70 500$ 280$ 780$

CO2 catturata (tonnellate per anno) STIMA DEI COSTI DI CAPITALE Costi delle attrezzature acquistate (milioni di $) Costo di capitale complessivo per linstallazione (milioni di $) Ammortamento in 20 anni ($/ton di CO2 catturata) Ritorno dellinvestimento pari al 7% (ROI) ($/ton di CO2 catturata) Ammortamento + ROI ($/ton di CO2 catturata) COSTI OPERATIVI Manutenzione (milioni di $ allanno) Lavoro (milioni di $ allanno) Chimica (milioni di $ allanno) Manutenzione, Lavoro e Chimica ($/ton di CO2 catturata) Consumo di carburante (milioni di BTU allanno) Costo del carburante ($ per milioni di BTU) Costo del carburante (milioni di $ allanno) Costo del carburante ($/ton di CO2 catturata) Consumo di energia (MWh allanno) Costo dellenergia ($ per MWh) Costo dellenergia (milioni di $ allanno) Costo dellenergia ($/ton di CO2 catturata) Costi operativi annuali totali (milioni di $) Costi operativi ($/ton di CO2 catturata) COSTI PER TONNELLATA DI CO2 CATTURATA Costi di capitale ($/ton di CO2 catturata) Costi operativi ($/ton di CO2 catturata) Costi totali ($/ton di CO2 catturata) COSTI PER TON DI CO2 CO2 evitata come frazione di CO2 catturata nel dispositivo Costi di capitale ($/ton CO2 evitata) Costi operativi ($/ton CO2 evitata) Costi totali ($/ton CO2 evitata)

Fonte: Direct Air Capture of CO2 with Chemicals, a Technology Assessment for the APS Panel on Public Affairs, Study Committee Members: R.Socolow, M.Desmond, R.Aines, J.Blackstock, O.Bolland, T.Kaarsberg, N.Lewis, M.Mazzotti, A.Pfeffer, J.Siirola, K.Sawyer, B.Smit, J.Wilcox (pag.39, 2011)

Il costo stimato di acquisizione di questo sistema DAC da sette a nove volte superiore a quello stimato di un sistema di riferimento di cattura post-combustione (PCC), e il costo evitato stimato da otto a dieci volte maggiore. I costi sono stimati sia per il particolare sistema DAC, che per un particolare sistema PCC adattati ad una centrale a carbone. Questi sono rispettivamente da 430 a 550 dollari e 60 dollari per tonnellata di CO2 catturata, utilizzando parametri per il processo di DAC alla fine ottimistici in un intervallo realistico. 54

Il costo della CO2 catturata corrisponde anche al costo di CO2 evitata, se non ci sono emissioni di CO2 provenienti dalle fonti di energia associate, assumendo che tutti gli altri costi rimangano invariati. Questi si aggirano, rispettivamente, dai 610 a 780 dollari e 80 dollari per tonnellata di CO2 evitata, in base allintensit di anidride carbonica emessa dallattuale rete energetica statunitense (circa 610 kgCO2/MWh). La fornitura di energia elettrica per un impianto DAC incide fortemente sul "carbonio netto". Nella progettazione DAC di riferimento, la spesa energetica stimata di 0,49 MWh/tCO2 catturata risulta nellemissione di circa 300 kg di CO2 nelle centrali energetiche per ogni tonnellata di CO2 rimossa dall'aria, se lenergia proviene da un impianto medio della griglia energetica attuale degli Stati Uniti. Una griglia decarburata consentirebbe la conversione del costo di CO2 catturata in costo di CO2 evitata. Una strategia alternativa potrebbe essere quella di produrre in-situ energia e di catturare la CO2 emessa dalla sorgente di alimentazione, come avviene per il gas naturale che fornisce l'energia termica nel progetto DAC di riferimento. La CO2 supplementare associata allelettricit in loco darebbe un ulteriore aumento della domanda energetica del compressore e del volume di stoccaggio della CO2. La maggiore incertezza nei costi legati al DAC quella relativa al contattore con laria. Un contattore un dispositivo fisico di cattura della CO2 che contiene allinterno una soluzione chimica adsorbente. Sarebbe molto meno costoso se un processo operabile potesse essere progettato con un sistema pi aperto, come viene usato nelle torri di raffreddamento. La praticit di tale sistema dipende dalla capacit di fornire un buon contatto tra l'aria e il sorbente, minimizzando le perdite fisiche della soluzione adsorbente attraverso meccanismi come la nebulizzazione o reazioni chimiche con particelle e gas acidi nellaria.

Figura 17. Processo di cattura dallaria della CO2 Fonte: Carbon Engineering

Alberi artificiali per la cattura di CO2


I cambiamenti climatici hanno stimolato linteresse di alcuni scienziati a proporre nuovi metodi artificiali atti alla riduzione dei tassi di CO2 in atmosfera. In occasione della settimana dedicata alla cattura dallaria di CO2, indetta dallInstitution of Mechanical Engineers (IME) con sede a Londra, un team di ricercatori britannici ha pubblicato uno studio in tal senso: lidea consiste nella creazione di alberi artificiali che possano assorbire questo gas serra e viene dal prof. Klaus Lackner, docente di Geofisica dellUniversit della Columbia di New York, mentre un gruppo di professori del Rutherford Appleton Laboratory dellOxforshire (Regno Unito), guidato dal prof. Benjamin Drumm, ha proposto di impiantare queste apparecchiature ad albero lungo le autostrade, intorno alle citt o in riva al mare. Lalbero artificiale prodotto dalla GRT (Global Research Technologies) di Tucson, Arizona: esso trattiene lanidride carbonica grazie ad un rivestimento assorbente, formato da acqua e calce ma, a 55

differenza di un albero naturale, non in grado di rilasciare ossigeno. Lenergia necessaria che serve al funzionamento potrebbe essere ricavata da generatori eolici posti nei pressi degli alberi artificiali stessi. Una foresta di 105 alberi artificiali, potrebbe, nellarco di 10-20 anni, essere una delle soluzioni possibili per risolvere il problema delleffetto serra. Esistono gi prototipi avanzati dal punto di vista del design, dellautomazione e dei componenti usati che potrebbero, in tempi relativamente brevi, essere prodotti in grande quantit e messi in funzione come emerso da una dichiarazione del responsabile del rapporto Tim Fox, aggiungendo che gli alberi artificiali sarebbero in grado di catturare 1t di CO2 al giorno, un tasso decisamente superiore a quello di un albero vero, che si attesta dai 20 ai 45 kg di CO2 allanno! Si prevede che questo progetto, gi dal 2018, potrebbe essere attivo trattenendo dallaria CO2 per poi riutilizzarla in processi industriali o immagazzinandola al sicuro nel sottosuolo, in appositi siti di stoccaggio come vecchie miniere dismesse. Uno strumento questo che, se commercializzato, potrebbe contribuire notevolmente allabbassamento dei livelli di gas alteranti il sistema climatico, mitigando le conseguenze e gli effetti sul clima stesso. Per la realizzazione della tecnologia non ci sar bisogno di finanziamenti eccessivi, piuttosto di una strategia condivisa con i piani governativi di lotta allinquinamento. Stando alle affermazioni dei ricercatori britannici della IME, un albero artificiale costerebbe circa 20.000 dollari e sarebbe in grado di assorbire fino a 10 tonnellate di CO2 al giorno: un albero medio naturale ne assorbe, invece, come dicono le stime, solo tra 60 e 100 grammi al giorno. Si calcolato che un faggio, nel corso della sua intera vita di 120 anni, pu assorbirne solo circa 3,5 tonnellate. In tutta la Gran Bretagna occorrerebbero circa 100.000 alberi artificiali per assorbire tutta la CO2 dovuta al traffico motorizzato dellisola. I costi di ogni tonnellata di CO2 catturata sarebbero di circa 100 dollari. Il problema del sistema restano i costi che sono alti perch la concentrazione di CO2 nellatmosfera non molto elevata. Secondo altri studiosi, sarebbe economicamente pi conveniente captare la CO2 direttamente nelle centrali termoelettriche. Si stima che, in questo caso, il sequestro di una tonnellata del gas serra costerebbe tra 20 e 30 dollari e non 100 come calcolato nel caso della cattura dallaria. In certi casi particolari, il sequestro della CO2 dallatmosfera pu per anche convenire, quando cio i costi scendono sotto i 100 dollari/tonnellata e quando la non emissione di una tonnellata risulterebbe ancora pi costosa. Facendo riferimento al protocollo di Kyoto del 1997, non restano dubbi in merito alla necessit di percorrere anche la strada della riduzione del consumo di combustibili fossili, soprattutto consapevoli della forte domanda di energia in arrivo dai paesi in via di sviluppo e dei seri danni ambientali in cui incorreremmo, qualora non riuscissimo a riequilibrare i nostri consumi energetici entro pochi anni. Per gli autori dello studio, la Geoingegneria offre in primo piano lopportunit di guadagnare tempo fino al momento in cui sar ancora possibile reagire efficacemente al riscaldamento globale che pone molti problemi non sufficientemente approfonditi, per esempio limportanza degli aerosol e linfluenza del sole sul clima.

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Institution of Mechanical Engineers

Institution of Mechanical Engineers

Alberi artificiali e rotori eolici lungo unautostrada

Alberi artificiali nel mare accanto a generatori eolici

Bioreattori ad alghe: cattura di CO2 in ambienti urbani


A causa dellaumento vertiginoso dei livelli di smog negli ambienti urbani si rende necessario, ora pi che mai, realizzare un nuovo modello ecosostenibile attraverso un progetto che consiste nellintroduzione di bioreattori ad alghe in strutture architettoniche nuove o preesistenti, edifici che hanno come obiettivo quello di azzerare limpatto ambientale. Il progetto un sistema a circuito chiuso che si concentra su tre diversi livelli di riduzione di anidride carbonica: sequestro del carbonio direttamente dall'aria; l'assorbimento attraverso la fotosintesi vegetale; nuove strutture di raccolta di energia naturale

Guardando dall'alto, due impianti di depurazione di anidride carbonica azionati da turbine eoliche catturano CO2 dall'aria, filtrandola prima di rilasciare l'ossigeno di nuovo nell'atmosfera. I bioreattori ad alghe produrranno energia sufficiente per le esigenze operative dell'edificio. Un sistema modulare di tubi algali girano intorno alla parte sommitale delle torri e una delle rampe di parcheggio sar in grado di assorbire la radiazione solare per la produzione di biocarburante. Inoltre, laltra rampa di parcheggio sar trasformata in un dispositivo gravitazionale di fitorisanamento per il riutilizzo dellacqua pulita. I balconi semicircolari che ruotano attorno all'esterno serviranno come armatura per linstallazione di pannelli fotovoltaici e solari termici, generando una fonte supplementare di energia elettrica, nonch lopportunit di sviluppare l'agricoltura in verticale. Una ditta di bioarchitettura stata contattata direttamente dal Ministero delle Infrastrutture della Repubblica Socialista del Vietnam che ha deciso di finanziare questo progetto: la ditta in questione la francese Influx Studio che ha sede a Parigi.

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Progetto di bioreattori ad alghe nei grattacieli delle nostre citt

Bioreattori ad alghe: un nuovo modello di ecosostenibilit per le generazioni future? Fonte: Xay Dung (Ministry of Construction of Socialist Republic of Vietnam)

Schema della parte sommitale di un bioreattore ad alghe contenuto in un grattacielo

Un altro degno esempio di bioreattori algali adattati in un contesto urbano dato da un grattacielo che si trova nellisola di Taiwan, nella citt di Taichung. Lisola geograficamente molto vicina alla Cina e risente delle continue emissioni di combustibili fossili che questultima riversa nellatmosfera e quindi anche Taiwan necessita di tutto laiuto possibile per aspirare la CO2 in eccesso. Tutto questo, combinato con le celebrazioni del centenario dellindipendenza dallImpero Manci cinese (1912) hanno ispirato il celebre architetto francese Vincent Callebaut nella progettazione dellArco Biotico, il grattacielo pi verde mai realizzato prima dora, come parte integrante dellActive Gateway City di Taichung. La torre composta da diverse facciate e da molti 58

giardini verticali che conferiscono una connotazione di un gigantesco cespuglio. Esso riceve tutta la sua energia elettrica da fonti energetiche solari, eoliche e biologiche. Infatti, lArco Biotico rilascia zero emissioni nellambiente e aiuta il comune di Taichung a raggiungere gli obiettivi imposti dalle politiche di riduzione delle emissioni globali. Il nuovo edificio stato progettato per creare un ponte di collegamento tra leredit storica della citt e un nuovo stile di vita pi ecologico, la cultura e il rispetto per la biodiversit. Callebaut ha creato inoltre altri quartieri verdi vicini che costringono quasi ad una convivenza cooperativa e pacifica, fattori essenziali per laffermazione delle comunit urbane sostenibili. Poich lespansione demografica delle citt crescer maggiormente nei prossimi decenni, le proposte intelligenti come queste ci aiuteranno ad adattarci ai cambiamenti che avverranno.

Arco Biotico realizzato dallarchitetto francese Vincent Callebaut a Taichung, Taiwan Fonte: Influx Studio bioarchitecture

Anche la NASA (National Aeronautics and Space Administration), il prestigioso ente di ricerca spaziale americano, si espresso in maniera favorevole allutilizzo dei bioreattori ad alghe come alternativa valida per la produzione di energia pulita, in una nota resa pubblica il 18 Novembre 2009 da PhysOrg.com. Il NASA Ames Research Center di Moffett Field in California, ha inventato dei tubi flessibili in plastica chiamati foto-bioreattori nei quali vi sono contenute alghe che crescono nelle acque reflue urbane per la produzione di biocarburanti e altre variet di prodotti.

Figura 18. Foto-bioreattori dotati di condutture ad alghe sviluppati dalla NASA Ames Research Center della California Fonte: NASA (National Aeronautics and Space Administration)

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Il bioreattore della NASA un contenitore offshore a membrana per la crescita di alghe (Offshore Membrane Enclosure for Growing Algae - OMEGA), un bioreattore che non sar in competizione con lagricoltura, fertilizzanti o acqua dolce. LAmes Research Center della California ha brevettato questi foto-bioreattori e ha concesso la licenza allAlgae System LLC di Carson City nel Nevada, il quale provveder allimpianto di queste apparecchiature nella citt di Tampa Bay, in Florida. La societ prevede di perfezionare e integrare la tecnologia NASA in bioraffinerie per la produzione di prodotti derivanti da energie rinnovabili, inclusi il diesel e i carburanti per i jet. "La NASA ha una lunga storia di grande successo per quanto riguarda lo sviluppo di dispositivi di conversione dell'energia e dei nuovi sistemi di supporto vitale", ha detto Lisa Lockyer, vice direttore delle Nuove Iniziative Imprenditoriali e Direzione della Comunicazione dellAmes Research Center . "La NASA entusiasta di sostenere la commercializzazione di un bioreattore potenziale ad alghe per la fornitura di energia rinnovabile qui sulla Terra. " Il sistema OMEGA consiste in grandi sacchetti di plastica con inserti di membrane ad osmosi avanzata che accrescono le alghe d'acqua dolce nelle acque reflue trasformate dalla fotosintesi (Fonte: NASA Ames Research Center) . Usando l'energia dal sole, le alghe assorbono anidride carbonica dall'atmosfera e i nutrienti dalle acque reflue per la produzione di biomassa e ossigeno. Come le alghe crescono, le sostanze nutritive sono contenute negli inserti, mentre l'acqua dolce pulita viene rilasciata nell'oceano circostante attraverso le membrane ad osmosi avanzata. "La tecnologia OMEGA ha poteri di trasformazione. Pu convertire acque reflue e lanidride carbonica in carburanti abbondanti e poco costosi" (Citazione: Matthew Atwood, Presidente e Fondatore della ditta Algae Systems). "La tecnologia semplice e scalabile abbastanza per creare una fornitura di energia locale poco costosa che sostenga anche la creazione di posti di lavoro". Se distribuito in aree contaminate e "zone morte" costiere, questo sistema pu aiutare a recuperare queste zone rimuovendo e utilizzando le sostanze nutritive che provocano questi effetti. Le membrane ad osmosi avanzata utilizzano quantit relativamente piccole di energia esterna rispetto ai metodi convenzionali di raccolta di alghe, che sono caratterizzate da un processo energetico intensivo di disidratazione. I potenziali vantaggi includono la produzione di petrolio dalle alghe raccolte e la conversione delle acque reflue urbane in acqua pulita prima di essere rilasciate in mare. Dopo che l'olio viene estratto dalle alghe, i resti algali possono venire utilizzati nella produzione di fertilizzanti, mangimi, cosmetici, o altri prodotti pregiati. Questa esplosione di successo della tecnologia derivata dalla NASA aiuter a sostenere lo sviluppo commerciale di una nuova industria di biocarburanti basata sulle alghe e il trattamento delle acque reflue.

Figura 19. Progetto OMEGA System Fonte: sito web NASA (National Aeronautics and Space Administration)

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Gli obiettivi del progetto della NASA sono di studiare la fattibilit tecnica di un sistema unico per la coltivazione delle alghe e aprire la strada ad applicazioni commerciali. Una ricerca di scienziati e ingegneri hanno dimostrato che OMEGA un modo efficace per far crescere la popolazione di microalghe e trattare le acque reflue su piccola scala. La NASA sta conducendo degli studi sul progetto al fine di valutare il nuovo metodo come un processo alternativo per la produzione di carburanti. Potenziali implicazioni di sostituzione dei combustibili fossili sono la riduzione del rilascio di gas serra, diminuzione dell'acidificazione degli oceani, e miglioramento della sicurezza nazionale. Il sistema stato studiato anche nei laboratori del Westside di Santa Cruz, da un altro team di ricercatori della NASA, coordinato da Jonathan Trent, che sta conducendo degli studi su come sfruttare le alghe per la produzione di biocarburanti, il cui costo si aggira sui 10 milioni di dollari. Secondo alcuni scienziati i bioreattori ad alghe costituiscono una valida alternativa nella creazione di edifici a zero impatto ambientale, ottimizzando anche il consumo energetico utile al funzionamento degli stessi; altri si sono espressi in maniera molto critica a riguardo, definendo i fotobioreattori delle leggende urbane. E stato riscontrato che in una megalopoli ad alta densit di traffico, il tenore di CO2 nellaria dellordine delle parti per milione (citazione: Mario Rosato, ingegnere esperto in ambiente ed energie rinnovabili). Il vero problema risiede nel pretendere di far funzionare i fotobioreattori in grande scala, perch ci consuma pi energia di quanta se ne possa ricavare (Fonte: Architetturaecosostenibile). Tabella 12. Riepilogo dei metodi di CDR METODI
BIOLOGICI

TERRA Rimboschimento e uso del suolo Accumulo di biomassa e stoccaggio di CO2 Cattura della CO2 atmosferica cattura dallaria Carbonatazione in situ di silicati Minerali di base sul suolo (incluse olivine)

OCEANO Fertilizzazione con Fe, P, N Aumento dellupwelling Modifica ribaltamento della circolazione Incremento dellalcalinit (rettifica, dispersione e scioglimento di calcare, silicati o idrossidi di calcio)

FISICI CHIMICI

IL VULCANISMO E LA TRASFORMAZIONE
I vulcani emettono naturalmente in atmosfera, grazie alle eruzioni vulcaniche, grandi quantit di anidride solforosa SO2 e di anidride carbonica CO2. Durante il trascorrere della storia geologica, i camini vulcanici e le crepe tettoniche hanno proiettato la CO2 dallinterno della Terra verso latmosfera. Il ritmo di emissione proporzionale allattivit tettonica ed variabile anche in base alla velocit di separazione o di scontro tra le placche (Teoria della deriva dei continenti).

Eruzione esplosiva del vulcano Tambora

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Secondo una teoria classica (Fisher, 1981) questa degassificazione di CO2 proveniente dallinterno della Terra e prodotta dal vulcanismo, stata fondamentale per i cambiamenti climatici, quando viene considerata a livello di ere geologiche. Si provato che negli ultimi 500 milioni di anni esistita una correlazione anche se non perfetta, tra le epoche di clima caldo, con le epoche in cui vi sono state maggiori emissioni di rocce vulcaniche, le quali rappresentano un ottimo indice di emissione di CO 2. Fisher sugger che durante i decenni e centinaia di milioni di anni, la Terra passata da periodi di riscaldamento a periodi di raffreddamento repentini in seguito allemissione di anidride carbonica corrispondente ai maggiori periodi di eruzioni. Stiamo parlando di concentrazioni di CO2 pari ad alcune migliaia di ppm e non certo delle concentrazioni attuali! Inoltre, ad altissime concentrazioni di CO 2, vi un alto tenore di vapore acqueo, il quale fa in modo che questi periodi vengano chiamati periodi sauna. Per non sempre i calcoli della temperatura coincidono con quelli della concentrazione di CO2 come hanno calcolato i geologi dellUniversit del Nuovo Messico, i quali hanno dedotto che la concentrazione di anidride carbonica 400 milioni di anni fa era 15 volte superiore allattuale, ma si ebbe ugualmente una glaciazione. Al contrario altri geologi, studiando lera del Pleistocene (3,5 milioni di anni fa) hanno scoperto che la concentrazione di CO2 era molto simile a quella attuale: questo periodo geologico era presumibilmente caldo, con le calotte antartiche ridotte della met in estensione.

Figura 20. Grafico che mostra landamento della CO2 tra le diverse ere geologiche terrestri. Da notare laltissima concentrazione (pari a 6000 ppm) rinvenibile nel Fanerozoico (circa 500 milioni di anni fa). Fonte: Progetto GEOCARB

TECNICHE DI GEOINGEGNERIA SRM (Gestione della Radiazione Solare)


Le tecniche SRM (Solar Radiation Management) consentono di deviare dalla superficie terrestre la radiazione solare a onde corte (radiazione UV dai 100 ai 400 nm), oppure aumentano il potere riflettente attraverso lalbedo della superficie terrestre, delle nuvole o dellatmosfera in generale. Leffetto quello di ridurre la radiazione solare che giunge sulla Terra. La maggior parte della radiazione in ingresso passa attraverso l'atmosfera per raggiungere la superficie terrestre, dove una parte viene riflessa e la maggior parte viene assorbita, causando quindi il riscaldamento della superficie. Una parte della radiazione termica uscente emessa dalla superficie terrestre viene assorbita dai gas serra nell'atmosfera (vapore acqueo di origine naturale e CO 2) e anche dalle nuvole, riducendo lemissione di calore verso lo spazio, cos anche il riscaldamento dell'atmosfera e della superficie terrestre. Solo circa il 60% della radiazione termica emessa dalla superficie eventualmente lascia latmosfera.

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I contributi della radiazione termica uscente aumentano fortemente con la temperatura superficiale del pianeta: questo crea un forte feedback negativo, perch le temperature della superficie e dell'atmosfera aumentano fino a quando la radiazione in uscita e in entrata sono in equilibrio, per poi stabilizzarsi.

Albedo
Lalbedo un valore che misura il grado di riflettivit della radiazione solare riemessa dalla superficie della Terra: lalbedo massima 1, quando tutta la luce incidente viene riflessa, mentre l'albedo minima 0, quando nessuna frazione della luce viene riflessa. In termini di luce visibile, il primo caso quello di un oggetto perfettamente bianco, l'altro di un oggetto perfettamente nero. Lalbedo risulta massimo nelle regioni polari dove sono abbondanti sia la copertura nevosa che di nubi e dove langolo zenitale grande. Massimi secondari sono visibili anche nelle regioni tropicali e subtropicali dove prevalgono nubi convettive spesse oppure sulle aree desertiche. I minimi di albedo si registrano invece sulle aree oceaniche tropicali, dove sono presenti poche nubi. La superficie oceanica ha un albedo piuttosto basso; ne consegue che in assenza di nubi (o ghiaccio marino) loceano mostra un albedo planetario dellordine del 10%.

Figura 33a. Distribuzione globale dellalbedo planetario (media annuale)

Temperatura di emissione di un pianeta


La temperatura di emissione di un pianeta per definizione la temperatura di corpo nero con la quale esso deve emettere per raggiungere il bilancio energetico, ovvero lequilibrio tra energia incidente ed emessa. E quindi la temperatura per cui: radiazione solare assorbita = radiazione emessa dal pianeta Per calcolare la radiazione solare assorbita, partiamo dalla costante solare S0 che rappresenta lenergia per unit di area e di tempo che raggiunge una superficie perpendicolare posta alla distanza di 1 u.a. (unit astronomica = 1.496x108 km). Quindi lenergia incidente sul pianeta data dal prodotto della costante solare per larea che il pianeta espone alla radiazione incidente perpendicolarmente ad essa (nellapprossimazione che i raggi solari siano paralleli, approssimazione valida in quanto il diametro dei pianeti molto minore della loro distanza dal sole). Tale superficie si chiama area dombra, fig.33b.

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Figura 33b. Area dombra per un pianeta sferico

Al top dellatmosfera terrestre giungono S0 = 1367 W/m2 i quali vedono unarea dombra di R2p , con Rp = raggio del pianeta, (in altri termini larea associata allemisfero illuminato), tenendo conto dellalbedo: Radiazione assorbita = Nellarco dellintera giornata, a causa della rotazione terrestre, questa potenza distribuita su tutta la sfera (globo terrestre), quindi si deve dividere per la superficie della sfera 4 R2p ottenendo: Radiazione (potenza) media assorbita = quantit espressa in W/m2

Linsolazione media al top dellatmosfera di 1367/4 = 342 W/m2, lalbedo planetario medio del 30%, quindi solo il 70% della radiazione viene assorbita, equivalente a 240 W/m2 e i restanti 102 W/m2 devono tornare verso lo spazio. Per determinare la temperatura di emissione del pianeta Terra devo quindi eguagliare la radiazione assorbita appena calcolata a quella emessa da un corpo nero alla temperatura Te, che si ricava dalla legge di Stefan-Boltzmann: Radiazione emessa = quantit espressa in W/m2

Per il pianeta Terra, si ottiene:

Questa temperatura media per il pianeta Terra molto minore di quella media osservata, pari a 288K 15C: questo dovuto alla presenza delleffetto serra. Il sistema Terra - atmosfera non pu essere semplicemente considerato come un corpo nero che emette alla temperatura della superficie terrestre, in quanto parte della radiazione emessa viene assorbita dallatmosfera stessa. La temperatura di emissione cos ottenuta risulta per essere in buon accordo con la temperatura della tropopausa (circa 12 km di altitudine).

Effetto serra
Per illustrare questo effetto, si tende a considerare un semplice modello energetico di equilibrio radiativo (Modello Monodimensionale), figura 33c. Consideriamo unatmosfera costituita da un unico strato a temperatura TA che si comporti come un 64

corpo nero nei confronti della radiazione terrestre, ma che sia trasparente alla radiazione solare (in analogia al comportamento della serra). Latmosfera risulta quindi in grado di interagire in modo assai differente con la radiazione terrestre (onda lunga, IR) e solare (onda corta, VIS e vicino IR). Calcoliamo il bilancio energetico per questo sistema Terra - atmosfera - Sole. Bilancio al top dellatmosfera Il bilancio dato dalla radiazione solare incidente e dallemissione del pianeta: (1) Latmosfera del modello assorbe tutta la radiazione terrestre ed emette come un corpo nero, lunica radiazione emessa verso lo spazio sar quella atmosferica: (2) La temperatura dellatmosfera in equilibrio deve essere quella di emissione del pianeta Te affinch il bilancio energetico sia raggiunto. Bilancio per lo strato atmosferico

Si ottiene eguagliando la radiazione assorbita a quella emessa sia verso lalto che verso il basso: che diviene: (3)

Di conseguenza, la temperatura superficiale Ts pi calda della temperatura di emissione Te. Bilancio alla superficie terrestre

Si eguaglia la radiazione assorbita (solare + proveniente dallatmosfera) e quella emessa dal suolo: (4)

Figura 33c. Diagramma dei flussi di energia per un modello di atmosfera composta di un solo strato trasparente alla radiazione solare e totalmente opaco alla radiazione terrestre (Modello Monodimensionale) Fonte: ISAC, CNR

Leffetto serra dellatmosfera riscalda la superficie terrestre in quanto latmosfera stessa relativamente trasparente alla radiazione solare, mentre assorbe ed emette la radiazione terrestre in modo efficiente.

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Per calcolare la temperatura superficiale della Terra, occorre introdurre un nuovo parametro, lefficienza di assorbimento f: (5) Si ottiene cos lequazione del bilancio energetico applicata allo strato atmosferico: (6) Si sostituisce leq.6 nella 5 ottenendo cos: ) Raccogliendo a fattor comune si ha: (7)

(8)

Con f = 0.77 si ottiene

circa 15C

Tabella 16. Variazione della temperatura superficiale in base allalbedo ALBEDO () 0.1 0.2 0.3 0.4 TEMPERATURA (TS) 306 K = 33 C 298 K = 25 C 288 K = 15 C 277 K = 4 C

Aumento dellalbedo della superficie terrestre


La variabilit del clima pu essere causata da cambiamenti nellalbedo terrestre. Gli elementi del sistema climatico che influiscono maggiormente su questo parametro sono le nuvole, superfici ghiacciate, innevate e le foschie. Variazioni in altri fattori di albedo stanno introducendo fluttuazioni caotiche nel clima. Lestensione e la variazione nella copertura nuvolosa globale non stata ancora ben compresa: le nuvole rappresentano un ruolo centrale nel sistema climatico, che conosciamo molto poco su scala globale. Una variazione dell1% della copertura nuvolosa potrebbe essere molto significativa in termini di condizioni climatiche rispetto alla variazione della luminosit solare negli ultimi due secoli. La superficie della Terra non molto riflettente: lalbedo oceanico assume un valore in media di 0.1; regioni ad intensa vegetazione hanno un albedo poco pi alto 0.2; i deserti e le terre aride possono avere un valore di albedo pari a 0.4; ghiaccio e neve hanno una riflettivit maggiore, valore pari a 0.9 e oltre in caso di innevamento fresco e abbondante (Fonte: Isac, CNR), (Bibliografia: Fondamenti di fisica e chimica dellatmosfera G.Visconti, CUEN 2001). 66

La frazione di terraferma e oceani coperti dal ghiaccio rappresentano contributi importanti allalbedo medio globale. Nei climi pi freddi, una grande copertura di neve e ghiaccio incrementa lalbedo superficiale: questo, infatti, rafforza il raffreddamento in un processo di feedback positivo, espandendo i margini ghiacciati e innevati verso latitudini e montagne pi basse. Il sistema non instabile ma, anche durante i periodi glaciali pi severi, i ghiacci si ritirano di nuovo. Tuttavia, i periodi interglaciali sono stati pi corti (approssimativamente da 10 mila a 20 mila anni) rispetto a quelli glaciali (100 mila anni), fenomeno che suggerisce come i climi ghiacciati sono resistenti al riscaldamento. Quando il clima raffredda e la criosfera si espande, cambia anche la copertura nuvolosa e la vegetazione terrestre. Nellet dei climi ghiacciati, i deserti si espansero e i tropici divennero aridi. La complessa interconnessione tra tutti questi elementi e leffetto netto sullalbedo sono difficili da prevedere. I modelli che sono stati sviluppati e testati vanno contro le osservazioni sperimentali. Oltre a fenomeni naturali, lalbedo pu essere modificato anche da tecniche artificiali: una di queste prevede limbiancamento delle superfici antropiche negli agglomerati urbani, cereali modificati e riflettori artificiali nelle regioni desertiche.

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Aumento dellalbedo mediante la creazione di nubi sul mare


Studi indipendenti hanno stimato che un aumento di circa il 4% della copertura di nubi marine (stratocumuli) sarebbe sufficiente a compensare il raddoppio di CO2 (Fonte: US- NSF). Gli stratocumuli, diffusi sopra gran parte degli oceani, esercitano un chiaro effetto refrigerante sul clima. Questo effetto viene rafforzato spruzzando nelle regioni poco nuvolose dellacqua marina nebulizzata da navi e altri impianti (di solito aerei), in modo che i nuclei di condensazione (CCN - Cloud Condensation Nuclei) costituiti dalle goccioline possano dare origine a nuvole. E stato proposto che le emissioni CCN dovrebbero essere rilasciate al di sopra degli oceani, che la liberazione dovrebbe produrre soltanto un aumento dellalbedo negli stratocumuli e che le nuvole dovrebbero rimanere alle stesse latitudini sopra l'oceano, dove l'albedo superficiale relativamente costante e piccolo. La nuvolosit in una regione oceanica tipica limitata dal numero esiguo di CCN: in media il 31,2% del globo coperto da nubi stratiformi marine (Fonte: Charlson et al., 1987). Se non sono presenti nubi di alto livello, il numero n dei CCN, che devono essere aggiunti al giorno di 1,8 10 25 CCN. La massa di un CCN uguale a 4/3r3 la densit, e si presume che il raggio medio r pari a 0,07 10-4 cm. Poich la densit di acido solforico (H2SO4) di 1,841 g/cm3, la massa di CCN pari a 2,7 10-15 g. Il peso totale di H2SO4 da aggiungere al giorno di 31 103 t se essa viene convertita in SO2 di CCN. Per mettere questo numero a confronto, una centrale a carbone di potenza media degli Stati Uniti emette circa tutta questa SO2 in un anno. Di conseguenza, le emissioni equivalenti di 365 centrali elettriche a carbone statunitensi, distribuite in modo omogeneo, sarebbero necessarie per produrre sufficienti CCN. 67

Per stimare direttamente il valore dello zolfo, il peso totale di SO2 da aggiungere al giorno sarebbe uguale a 32 103 t, o circa 16 x 103 t di zolfo al giorno, che equivalente a circa 6 x 106 tS/anno. Equiparare il costo annuale delle 300 parti per milione in volume (ppmv) di CO2 necessarie per la piena compensazione d $ 580 106/anno/(3890 106 tC/ppmv CO2 300 ppmv di CO2), o una frazione di 1 cent/t CO2. Un aumento del 4% della nuvolosit stata quindi equiparata ad una diminuzione di circa 300 ppm di CO2, che si traduce in una riduzione di 1200 GtC o 4400 Gt di CO2 (1 mole di C pesa 12 g e 1 mole di CO2 ne pesa 44. Questo pu essere spiegato introducendo un parametro denominato forcing radiativo (F) molto usato in climatologia e definito come un agente radiativo forzante che influisce sul sistema superficie-troposfera, a causa della perturbazione indotta da un agente esterno (per esempio, un cambiamento delle concentrazioni di gas serra) che determina una variazione netta dellirradianza (in pi o in meno, in W/m2) nella tropopausa, che consente di ripristinare le temperature della stratosfera in condizioni di equilibrio radiativo, con temperature superficiali e troposferiche fissate ad un valore imperturbabile (Fonte: IPCC, Second Assessment Report, 1996). Il forcing radiativo pu assumere valori positivi o negativi, a seconda se si tratti di un riscaldamento o di un raffreddamento della temperatura media globale. Di seguito, viene riportata la relazione che lega il forcing radiativo, allalbedo e alla concentrazione di CO2:

Fonte: The radiative forcing potential of different climate geoengineering options (Lenton-Vaughan, 2009)

Dove: = 5.35 W/m2 (Fonte: IPCC, 2001) = 400 ppm = 278 ppm (Concentrazione di CO2 preindustriale, risalente al 1800) 2 = 1367 W/m Con albedo ( = 0.3):

Con albedo ( = 0.312, aumentato del 4%):

La differenza data da un forcing radiativo pari a 235 239 = - 4 W/m2. Calcoliamo la concentrazione di CO2 con un albedo aumentato del 4%, pari a 0.312:

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La differenza tra la prima concentrazione e la seconda d: ppm CO2 = 400 - 132 = 268 ppm Un aumento del 4% della nuvolosit stata quindi equiparata ad una diminuzione di circa 300 ppm di CO2, che si traduce in una riduzione di 1200 GtC o 4400 Gt di CO2 (1 mole di C pesa 12 g e 1 mole di CO2 ne pesa 44). Stabiliamo quindi la seguente proporzione: 12 gC : 44 gCO2 =1200 GtC: x GtCO2 Quindi abbiamo che:

Il costo di questo processo comporta il meccanismo di distribuzione di SO2 nell'atmosfera nel luogo corretto. Se si considera una flotta di navi, gestite da un centro di controllo che utilizza i dati satellitari meteo per pianificare tutto il lavoro, ciascuna trasportante zolfo e che portino un inceneritore adatto, sarebbero necessarie 16 103 t al giorno o 6 106 t/anno. Lo zolfo coster altri 0,6 miliardi di dollari all'anno, e 2 milioni di dollari per nave all'anno per sostenere i costi operativi, che ammontano a 10.000 dollari al giorno per il funzionamento, per un costo totale di 2 miliardi di dollari all'anno. Esteso per un periodo di oltre 40 anni (fino al 2030), questo d un costo di 80 miliardi di dollari, o approssimativamente 100 miliardi di dollari. (Fonte: NAP Geoengineering) Questo mitiga continuamente 103 Gt, per un costo di $ 0,10/tC/anno, o $ 0,025/tCO2/anno. Questo fornisce una stima dei costi nell'intervallo da 0,03 a $ 1/tCO2, che rappresenta un costo annuo di 2 miliardi di dollari allanno. La SO2 potrebbe anche essere emessa da centrali elettriche: questi impianti potrebbero essere costruiti in mezzo all'oceano vicino all'equatore e potrebbero fornire energia nei luoghi vicini. La trasmissione o l'uso dellenergia in forma di materiali raffinati o forse potrebbero essere considerati l'uso di sistemi superconduttori a trasmissione energetica. Probabilmente essi richiederebbero otto grandi impianti che utilizzerebbero carbone "a spillo" ( che contiene 4 volte la quantit normale di zolfo), ad un costo che va dai 2 ai 2,5 miliardi di dollari ad impianto. stato argomentato che un aumento del 50-100% della concentrazione di goccioline in tutte le nuvole stratiformi marine darebbe luogo ad un aumento dellalbedo planetario di 0.005 (Fonti: Latham, 2002; Bower et al, 2006). Tuttavia, per compensare un forcing radiativo di 3,71Wm-2 provocato dal raddoppio di CO2 previsto, stato calcolato come necessario un aumento di albedo planetario di 0.074 (Fonte: Latham et al., 2008). In ogni caso molte sono le incertezze sul calcolo delle concentrazioni di goccioline nelle nubi marine sufficienti allo scopo. Altrettanto incerta la stima dellestensione e della durata della copertura nuvolosa sugli oceani: la produzione meccanica di spray con quale sistema e soprattutto con quale energia e a quali costi verrebbe aumentata? Ci sono proposte artistiche di barche con dei camini che spruzzerebbero lacqua nebulizzata dal mare verso lalto, verso latmosfera libera e una di queste di John MacNeill, che consiste nella costruzione di enormi zattere galleggianti alimentate ad energia solare. Si stima che una flotta di 1500 navi abbia un costo di 600 milioni di dollari per le prime 300, e di altri 100 milioni allanno. Una delle idee alternative stata proposta nel 1990 da John Latham dellUniversit di Manchester, in collaborazione con Steve Salter, dellUniversit di Edimburgo e dellNCAR: essa implica lo sfruttamento dell'effetto Twomey per aumentare la riflettivit degli stratocumuli marini. Twomey ha mostrato che la riflettivit di uno strato di nubi dipende dalla distribuzione dimensionale delle gocce dacqua. Considerando lo stesso quantitativo di acqua liquida un gran numero di piccole gocce riflettono di pi 69

rispetto ad un minor numero di grandi. Anche se l'umidit relativa di una massa d'aria supera il 100%, le gocce non possono formarsi senza una qualche forma di inseminazione, nota come nuclei di condensazione della nuvola. Sulla terra ci sono molti di questi, 1.000 - 5.000 in ogni centimetro cubo di aria. Ma nelle masse d'aria medio-oceaniche il numero molto pi basso, spesso inferiore a 100 e, a volte sotto i 20. La carenza di nuclei significa che l'acqua liquida nella nube deve essere presente in grandi gocce, fino a 30 micron di diametro. Latham ha suggerito che si devono spruzzare gocce microscopiche di acqua di mare nel fondo dello strato limite marino. Esse dovrebbero evaporare rapidamente ed i residui di sale verrebbero dispersi dalla turbolenza attraverso lo strato limite superiore con alte nubi arricchite dove agirebbero come nuclei di condensazione ideali. L'effetto Twomey stato scoperto in seguito allosservazione di rotte navali che talvolta si originano quando le strisce di gas solfatici forniscono nuclei di condensazione. L'effetto pu essere dimostrato con recipienti pieni di sfere di vetro di diverse dimensioni. La quantit di energia di tensione superficiale necessaria per creare una goccia di molti ordini di grandezza inferiore rispetto alla quantit di energia solare extra che si riflette verso lo spazio. Il rapporto dipende dalla profondit della nuvola, la profondit dello strato limite, il contenuto di acqua liquida, la vita della goccia ma soprattutto dal valore della concentrazione iniziale dei nuclei di condensazione. Se i valori ragionevoli per questi parametri sono utilizzati con le equazioni di Twomey, essi prevedono che un tasso di spruzzo globale inferiore a 10 metri cubi al secondo potrebbe invertire gli effetti termici di tutte le emissioni di origine antropica a quelle contenute nel periodo pre-industriale e che meno di 70 metri cubi al secondo dovrebbero annullare i 3,71 W/m2 attesi per un raddoppio di CO2 preindustriale. Tre modelli climatici indipendenti hanno confermato il grande guadagno energetico e attualmente stanno ancora lavorando, in particolare il Rasch, lNCAR e i Laboratori del Nord-Ovest Pacifico stanno producendo risultati in base allo spruzzamento in vari luoghi. Le stime del tempo di vita di una goccia variano da un giorno a due settimane. Un tempo di vita breve ha il vantaggio che il processo pu essere provato su scala ridotta, controllato localmente e fermato molto rapidamente se si rende necessario. Tuttavia, ci significa anche che deve essere fatto continuamente fino a quando le sostituzioni dellenergia proveniente da fonti a combustibili fossili verranno messe in atto. Sappiamo che la posizione dei migliori siti di spruzzo varia con le stagioni. Ci mette in evidenza le fonti mobili a spruzzo, la necessit di rimanere in loco per lunghi periodi suggerisce l'uso del vento come fonte energetica di processo. Le comunicazioni moderne via satellite consentono la navigazione telecomandata non presidiata che rimuove i problemi di fornitura di cibo e acqua in molti punti medio-oceanici. Il sistema di propulsione Flettner, usato la prima volta nel 1926, formato da un facile sostituto computerizzato per le vele munite di corde, il quale conferisce anche eccellenti prestazioni aerodinamiche. Le imbarcazioni a spruzzo guidate dal vento sono in grado di generare energia trascinando turbine come un sistema di propulsione ad eliche attraverso l'acqua. Diversi anni di lavori di progettazione hanno portato a piani per un trimarano di 300 tonnellate con una linea di galleggiamento lunga 45 metri e la potenza stimata dellimpianto di 150 kW che potrebbe essere in grado di polverizzare 30 kg d'acqua al secondo da tre sistemi a spruzzo alloggiati nei rotori Flettner. Il problema principale la progettazione di un potente ed efficiente sistema di generazione a spruzzo. La presente proposta quella di costruire e testare in laboratorio, un modello di generazione spray che possa essere testato in mare su di una nave convenzionale e potrebbe successivamente inserire dei supporti per le attrezzature pianificate alle navi guidate dal vento.

Figura 34. llustrazione delle possibili navi erranti negli oceani con camini nebulizzatori dellacqua di mare, alimentati a energia solare (John MacNeill)

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Gli Aerosol: Fonti ed accumuli


Gli aerosol provengono dalla condensazione di gas e dall'azione del vento sulla superficie della Terra. Le particelle fini (meno di 1 mm di raggio) provengono quasi esclusivamente dalla condensazione dei gas precursori. Una composizione chimica tipica di fine aerosol in troposfera inferiore viene mostrato nella Figura 21.

Figura 21. Composizione tipica dellaerosol fine continentale, adattato da J. Heintzenberg, Tellus 41B pag.149-160 (1989)

Un gas precursore chiave lacido solforico (H2SO4), che prodotto in atmosfera per ossidazione dellanidride solforosa (SO2) emessa dalla combustione di combustibili fossili, i vulcani, e da altre fonti. LH2SO4 ha una bassa pressione di vapore sopra una soluzione acquosa di acido solforico, che condensa in tutte le condizioni atmosferiche per formare particelle acquose di solfati. La composizione di queste pu essere modificata mediante condensazione di altri gas con vapore a bassa pressione compresi NH3,HNO3, e composti organici. Il carbonio organico rappresenta una frazione importante dellaerosol fine (Figura 21) ed un contributo principale derivante dalla condensazione di idrocarburi grandi di origine biogenica e antropogenica. Un altro componente importante dellaereosol fine la fuliggine prodotta dalla condensazione di gas durante la combustione: essa comprende sia il carbonio elementare che aggregati organici neri. L'azione meccanica del vento sulla superficie della Terra emette sale marino, polvere dal suolo e detriti di vegetazione nell'atmosfera. Questi aerosol sono costituiti principalmente da particelle grossolane, da 1 a 10 mm di raggio. Le particelle pi fini di 1 mm sono difficili da generare meccanicamente perch hanno grandi rapporti di superficie-volume e quindi la loro tensione superficiale di aereosol per unit di volume alta. Le particelle pi grossolane di 10 mm non vengono facilmente sollevate dal vento e hanno brevi tempi di vita in atmosfera a causa della loro grande velocit di sedimentazione. La figura seguente illustra i vari processi coinvolti nella produzione, la crescita, ed eventuale rimozione di particelle di aerosol atmosferiche. Le molecole di gas hanno dimensioni nel campo di 10-4- 10-3 m. Laggregazione di molecole di gas (nucleazione) produce aerosol ultrafini nell'intervallo 10-3- 10-2 m.

Figura 22. Ciclo di emissione e deposizione degli aerosol Fonte: Introduction to Atmospheric Chemistry, Daniel J. Jacob, January 1999

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Questi aerosol ultrafini crescono rapidamente nel campo della misura da 0,01 a 1 m di diametro attraverso la condensazione dei gas e per mezzo della coagulazione (collisioni tra particelle durante i loro movimenti casuali). La crescita di oltre 1 m molto pi lenta perch le particelle sono ormai troppo grandi per crescere rapidamente tramite condensazione dei gas e, di conseguenza, il moto lento casuale delle particelle grandi riduce la velocit di coagulazione. Il particolato emesso dallazione del vento e similmente rimosso dalle precipitazioni. Inoltre esso sedimenta a una velocit significativa. La velocit di sedimentazione di queste particelle di 10 mm al livello del mare 1,2 cm/s, rispetto a 0,014 cm/s per una particella di 0,1 mm. La maggior parte dell'aerosol atmosferico presente nella bassa troposfera, che riflette il breve tempo di permanenza nei confronti della deposizione (circa 1-2 settimane). Le concentrazioni di aerosol nell'alta troposfera sono in genere di 1-2 ordini di grandezza inferiori a quelle nella bassa troposfera. La stratosfera contiene tuttavia un onnipresente strato di aereosol di H2SO4 acquoso a 15-25 km di altitudine, che svolge un ruolo importante per la chimica dell'ozono stratosferico. Questo strato deriva dallossidazione di solfuro carbonile ( ), un gas biogenico con un tempo di vita atmosferico sufficientemente lungo per penetrare nella stratosfera. Questo viene aumentato episodicamente dall'ossidazione di SO2, scaricato nella stratosfera dalle grandi eruzioni vulcaniche. Sebbene la fonte stratosferica di H2SO4 derivante dallossidazione del meno dello 0,1% rispetto alla fonte di H2SO4 troposferico, il tempo di permanenza di aerosol nella stratosfera molto pi lungo di quello in troposfera a causa della mancanza di precipitazioni.

Riduzione della visibilit


La visibilit atmosferica definita dalla capacit dei nostri occhi di distinguere un oggetto dallo sfondo circostante. La dispersione della radiazione solare da aerosol il processo principale che limita la visibilit nella troposfera (Figura 25). In assenza di aerosol, la gamma visiva sarebbe di circa 300 km, limitata dalla dispersione delle molecole d'aria. Gli aerosol di origine antropica in ambiente urbano in genere riducono la visibilit di un ordine di grandezza rispetto alle condizioni incontaminate. Il degrado della visibilit da aerosol di origine antropica anche un grave problema nei Parchi Nazionali in USA come quello del Grand Canyon e le Great Smoky Mountains. La riduzione di visibilit maggiore alle alte umidit relative, quando gli aerosol si accrescono per lassorbimento di acqua, aumentando l'area della sezione trasversale per la dispersione; questo il fenomeno noto come foschia.

Figura 25. Riduzione della visibilit per mezzo dellaerosol. La visibilit di un oggetto viene determinata dal suo contrasto con lo sfondo (2 contro 3). Questo contrasto viene ridotto dalla dispersione aerosol della radiazione solare nel punto di vista (1) e dalla dispersione della radiazione dalloggetto fuori dal punto di vista (4) Fonte: Introduction to Atmospheric Chemistry, Daniel J. Jacob, January 1999

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Perturbazione del clima


La dispersione della radiazione solare da aerosol aumenta l'albedo della Terra perch una frazione della luce dispersa viene riflessa verso lo spazio. Il conseguente raffreddamento della superficie terrestre si manifesta a seguito di grandi eruzioni vulcaniche, come quella del Monte Pinatubo nel 1991, che iniettano grandi quantit di aerosol nella stratosfera. L'eruzione del Pinatubo stata seguita da una sensibile diminuzione delle temperature superficiali medie per i successivi 2 anni (Figura 26) a causa del lungo tempo di permanenza degli aerosol nella stratosfera. Sorprendentemente, la profondit ottica dellaerosol stratosferico seguita da una grande eruzione vulcanica paragonabile a quella relativa all'aerosol antropogenico nella troposfera. L'esperimento naturale offerto dai vulcani in eruzione in maniera cos forte, implica che gli aerosol di origine antropica esercitino un significativo effetto di raffreddamento sul clima terrestre.

Figura 26. Cambiamento osservato della temperatura superficiale media globale terrestre seguito dopo leruzione del Monte Pinatubo (Settembre 1991). Adattato da Climate Change 1994, Cambridge University Press New York, 1995 Fonte: Introduction to Atmospheric Chemistry, Daniel J.Jacob, January 1999

Consideriamo un semplice modello per stimare l'effetto climatico di uno strato di dispersione di aerosol a profondit ottica . Si stima che la media globale della profondit ottica di dispersione degli aereosol di circa 0,1 e che il 25% di tale spessore ottico un contributo di aerosol di origine antropica. Il forcing radiativo dallo strato di aerosol antropogenico :

Dove A l'aumento associato allalbedo della Terra (si noti che quando F negativo, l'effetto quello di raffreddamento). Abbiamo bisogno di mettere in relazione per A.

Figura 27. Dispersione della radiazione attraverso uno strato di aerosol Fonte: Introduction to Atmospheric Chemistry, Daniel J. Jacob, January 1999

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In Figura 27, si decompone il flusso di radiazione solare incidente sullo strato di aerosol ( ) in componenti trasmesse attraverso lo strato ( ), disperso in avanti ( ), e diffusa all'indietro ( ). Poich = << 1, possiamo fare lapprossimazione in Il flusso di radiazione dispersa data da:

Lalbedo

dello strato di aerosol definito come:

Come illustrato in figura, una particella di aerosol pi probabile che sia dispersa nella direzione in avanti (fasci A, B, D) che nella direzione all'indietro (fascio C). Osservazioni sperimentali e teoriche indicano che solo una frazione 0,2 della radiazione totale diffusa da una particella di aerosol diretta all'indietro. Lalbedo definito come:

Che produce

5x

per lalbedo globale dellaerosol antropogenico:

Figura 28. Riflessione della radiazione solare attraverso due strati di albedo sovrapposti A* e A0. Una frazione A* della radiazione solare in entrata Fs viene riflessa dallo strato alto nello spazio (1). La frazione rimanente 1-A* si propaga sullo strato inferiore (2) dove una frazione A0 viene riflessa verso lalto (3).Una parte di quella radiazione riflessa viene propagata attraverso lo strato pi alto (4) mentre la rimanente viene riflessa (5). Ulteriore riflessione tra lo strato alto e quello basso si aggiunge alla radiazione totale riflessa al di fuori nello spazio (7).

Lattuale incremento del valore di albedo A inferiore ad A* a causa della sovrapposizione orizzontale dello strato di aerosol con altre superfici riflettenti come nuvole o ghiaccio. Gli aerosol presenti sopra o sotto una superficie bianca non apportano alcun contributo allalbedo terrestre. Prendiamo in considerazione questo effetto in Figura 28 sovrapponendo la riflessione della radiazione solare in arrivo dallo strato di aerosol di origine antropica A* e da contributi naturali allalbedo della Terra (A0). Si assumono sovrapposizioni spaziali casuali tra A* e A0. 74

Lalbedo totale AT degli strati sovrapposti ad albedo A* e A0 la somma dei flussi di tutti i fasci di radiazione riflessa verso l'alto nello spazio, diviso per il flusso in entrata verso il basso del flusso di radiazione :

Il forcing radiativo dagli aerosol antropogenici definito come:

Laerosol di origine antropica pu spiegare almeno in parte perch la Terra non stata sempre calda come ci si sarebbe aspettato da concentrazioni crescenti di gas serra. Una delle maggiori difficolt nel valutare l'effetto radiativo degli aerosol che le loro concentrazioni sono molto variabili da regione a regione, a seguito del loro breve tempo di permanenza. I record delle temperature nel lungo termine suggeriscono che le regioni industriali degli Stati Uniti orientali e quelle dellEuropa, dove sono alte le concentrazioni di aerosol, potrebbero aver riscaldato meno nel corso del secolo passato rispetto a remote regioni del mondo, coerentemente con leffetto albedo negli aerosol. Recenti osservazioni indicano anche una grande profondit ottica dalle polveri di aereosol dei suoli emesse dalle regioni aride, e ci sono prove che questa fonte in aumento come effetto della desertificazione nei tropici. A causa delle loro grandi dimensioni, le particelle di polvere non solo disperdono la radiazione solare ma assorbono anche quella terrestre, con implicazioni complesse per il clima.

Il particolato atmosferico
Il particolato (particulate matter, PM) o polveri totali sospese (PTS) costituito da una complessa miscela di sostanze, organiche ed inorganiche, allo stato solido o liquido che, a causa delle loro piccole dimensioni (diametro compreso tra qualche nanometro (nm) e decine/centinaia di micrometri (m)) restano sospese in atmosfera per tempi pi o meno lunghi; tra queste troviamo sostanze diverse come sabbia, ceneri, polveri, fuliggine, sostanze silicee di varia natura, sostanze vegetali, composti metallici, fibre tessili naturali e artificiali, sali, elementi come il carbonio o il piombo. Nel 1996, Marconi ha classificato in base alla natura e alle dimensioni delle particelle: gli aerosol, costituiti da particelle solide o liquide sospese in aria e con un diametro inferiore a 1 micron (m); le foschie, date da goccioline con diametro inferiore a 2 micron; le esalazioni, costituite da particelle solide con diametro inferiore ad 1 micron e rilasciate solitamente da processi chimici e metallurgici; il fumo, dato da particelle solide di diametro inferiore ai 2 micron e trasportate da miscele di gas; le polveri, costituite da particelle solide con diametro fra 0,25 e 500 micron; le sabbie, date da particelle solide con diametro superiore ai 500 micron.

Le particelle aerodisperse in atmosfera presentano forme irregolari e fanno riferimento al diametro aerodinamico equivalente (dae), definito come il diametro di una particella sferica avente densit unitaria e 75

un comportamento aerodinamico, in base alla velocit di sedimentazione, uguale a quello della particella considerata nelle medesime condizioni di temperatura, pressione e umidit relativa. Il concetto di diametro aerodinamico equivalente delle particelle utile ai fini della classificazione del particolato in categorie; in tal senso si pu ricorrere ai seguenti termini: PTS (Particelle Totali Sospese): sono le particelle di dimensioni tali da restare in sospensione per un tempo sufficiente ad essere raccolte e classificate tramite un sistema di campionamento rispondente a specifiche caratteristiche geometriche in relazione a determinati flussi di prelievo. In pratica sono le particelle con diametro aerodinamico inferiore a 100 m. PM10: la frazione di particolato raccolta da un sistema di campionamento tale per cui le particelle con diametro aerodinamico uguale a 10 m sono campionate con efficienza del 50%. PM2,5: la frazione di particolato raccolta da uno specifico sistema di campionamento tale per cui le particelle con diametro aerodinamico uguale a 2,5 m sono campionate con efficienza del 50%, rappresentano circa il 60% delle PM10. E convenzione, inoltre, suddividere il particolato atmosferico in funzione del diametro aerodinamico nelle seguenti frazioni: ultrafine (ultra-sottile): diametro aerodinamico compreso tra 0,01 e 0,1 m; generalmente queste particelle sono costituite dai prodotti della nucleazione omogenea dei vapori sovrasaturi (SO 2, NH3, NOX e prodotti della combustione); fine (sottile): diametro aerodinamico compreso tra 0,1 e 2,5 m; la loro formazione avviene per coagulo di particelle ultrafini e attraverso i processi di conversione gas-particella - processo di nucleazione eterogenea , oppure per condensazione di gas su particelle preesistenti nellintervallo di accumulazione. I maggiori costituenti di queste particelle nelle aree industrializzate sono solfati, i nitrati, lo ione ammonio, il carbonio elementare e quello organico; a questi si aggiungono particelle di origine biologica come spore fungine, lieviti, batteri ecc. coarse (grossolana): diametro aerodinamico compreso tra 2,5 e 100 m; essenzialmente prodotte da processi meccanici (erosione, risospensione meccanica o eolica, macinazione), esse contengono elementi presenti nel suolo e nei sali marini; essendo inoltre relativamente grandi esse tendono a sedimentare in tempi di poche ore o minuti, ritrovandosi spesso vicino alle sorgenti di emissione in funzione della loro altezza. La seguente figura, (Fonte: Marconi, 2003) rappresenta la distribuzione dimensionale in termini di massa o volume delle particelle aerodisperse, lorigine e la reazione dinamica tra le particelle ed il mezzo in cui sono sospese:

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Le particelle fini con dae < 1 m hanno una concentrazione in atmosfera compresa tra 10 e 10.000 particelle/cm3, mentre quelle che superano 1 m di diametro hanno un concentrazione minore di 10 particelle/cm3. Le particelle con dae < 2,5 m rappresentano numericamente oltre il 95% delle particelle totali; quelle di dimensioni maggiori, in particolare con dae tra 5 e 50 m, essendo pi pesanti, rappresentano la maggior parte della massa del particolato presente in ambiente urbano. Le dimensioni delle particelle rappresentano il parametro pi importante per la descrizione del loro comportamento e della loro origine; la composizione chimica, la rimozione, ed il tempo di permanenza nellatmosfera sono tutte caratteristiche correlate con le dimensioni delle particelle (Fonte: Marconi, 2003).La seguente figura mostra una rappresentazione schematica della distribuzione nellambiente del particolato in funzione del suo diametro:

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Figura 29. Distribuzione del numero di particelle e del loro volume in funzione del diametro aerodinamico. Fonte: (Whitby KT, Sverdrup GM. 1980)

La tabella che segue fa riferimento alle particelle che derivano da sorgenti naturali o antropiche: negli ambienti interessati da una forte urbanizzazione le particelle aerodisperse derivano essenzialmente dai processi di combustione delle sorgenti mobili, come veicoli a motore e di sorgenti fisse, come gli impianti per la produzione di energia (Fonte: USEPA,1999). Si evidenziano le principali sorgenti di PM naturali ed antropiche: Tabella 13. Sorgenti naturali ed antropiche di PM10

Fonte: Marconi (2003)

La composizione del particolato dipende dallarea di provenienza e dalla tipologia di sorgente di emissione (Fonte: Facchini, 2001). Le sorgenti di PM sono comunemente riunite sotto due grandi categorie: le sorgenti naturali e quelle antropiche. Sorgenti naturali: sono ad esempio le particelle di roccia e di suolo erose, sollevate o risospese dal vento, il materiale organico e le ceneri derivanti da incendi boschivi o da eruzioni vulcaniche, le piante (pollini e residui vegetali), le spore, lo spray marino, i resti degli insetti; Sorgenti antropiche: sono invece legate principalmente alluso di combustibili fossili (produzione di energia, riscaldamento domestico), alle emissioni degli autoveicoli, allusura dei pneumatici, dei freni e del manto stradale, a vari processi industriali (raffinerie, processi chimici, operazioni minerarie, cementifici), allo smaltimento di rifiuti (inceneritori) ecc. Grandi quantit di polveri si possono inoltre originare in seguito a varie attivit agricole.

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Tabella 14. Le sorgenti del particolato atmosferico

Fonte: (IAR, 2002)

Figura 30: Emissioni globali dei principali componenti dellaerosol atmosferico Fonte: (Lou J.C et al, 2005)

Figura 31. Emissioni globali dei principali componenti dellaerosol atmosferico Fonte: (Lou J.C et al, 2005)

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Molti studi dimostrano che la concentrazione tipica di particelle antropogeniche presente in unarea urbana pu rappresentare un serio rischio per la salute delluomo (Fonti: Sesana, 2004.; Raes et al., 1999, ECC). A tal fine assumono rilevanza considerevole il monitoraggio e la caratterizzazione di tali zone e la quantificazione del contributo dato da ciascuna sorgente, in modo da individuare provvedimenti specifici di controllo, mitigazione e di politica ambientale, atti al conseguimento di uno sviluppo sostenibile. Una volta immesse in atmosfera, le particelle vanno incontro ad unevoluzione a opera di diversi meccanismi, quali condensazione, evaporazione, coagulazione e attivazione, ma la loro concentrazione in aria, che in condizioni di aria pulita, dellordine di 1-1,5 g/m3, viene comunque limitata dalla naturale tendenza alla deposizione per effetto della gravit e/o per deposizione secca o umida (Fonte: Hemond et al, 2000). La deposizione secca il trasferimento diretto alla superficie terrestre e procede senza lintervento delle precipitazioni. La deposizione umida, al contrario, comprende tutti i processi che comportano il trasferimento alla superficie terrestre in forma acquosa (come pioggia, neve o nebbia). Inoltre la permanenza in atmosfera fortemente condizionata dalla natura dei venti , dalle precipitazioni e dalle dimensioni delle particelle. In questultimo caso le particelle con un diametro superiore a 50 m, visibili in aria, sedimentano piuttosto velocemente, causando fenomeni di inquinamento su scala molto ristretta, mentre le pi piccole possono rimanere in sospensione per molto tempo; alla fine gli urti casuali e la reciproca attrazione le fanno collidere e riunire assieme, raggiungendo cos dimensioni tali da acquistare una velocit di caduta sufficiente a farle depositare al suolo. Il trasporto a lunga distanza, invece, governato principalmente dallazione del vento. Si osservato che particelle con diametro minore di 10 m sono capaci di coprire distanze superiori ai 5000 km, soprattutto sopra regioni marine. Tale fenomeno stato osservato analizzando campioni di aerosol raccolti lungo le coste dellAtlantico occidentale, in cui stata trovata polvere proveniente dal deserto del Sahara (Fonte: Brasseur et al, 1999).Il particolato atmosferico, in generale, contiene solfati, nitrati, ammonio, materiali organici, specie crostali, sali marini, ioni idrogeno e acqua. Gli ioni inorganici solubili in acqua costituiscono uno dei maggiori componenti del particolato atmosferico: Cl, NO3, Na+, Mg2+ e Ca2+ predominano nel particolato grossolano, invece, SO42 e NH4+ si trovano preferibilmente nel particolato fine (Fonti: Seinfeld e Pandis; Van Dingenen et al, 2004). La composizione chimica del particolato dipende dallarea di provenienza e dalla tipologia delle sorgenti di emissione dominanti, cio dal tipo di insediamenti della zona, e, poich le particelle possono rimanere sospese nell'aria per parecchi giorni e quindi trasportate anche a grandi distanze, il loro carico in una citt dipende non solo dalle fonti locali, ma anche dalla quota trasportata.

Figura 32. Composizione percentuale tipica dellaerosol in localit urbane, continentali rurali e marine

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Tabella 15. Componenti chimiche delle polveri e loro effetti biologici


Componente Principali sottocomponenti Effetti biologici Possono innescare processi infiammatori, causare danni al DNA e alterare la permeabilit delle pareti cellulari attraverso la produzione di composti reattivi dell'ossigeno (soprattutto radicali liberi idrossilici) nei tessuti.

Metalli

Ferro, vanadio, nickel, rame, platino e altri.

Composti organici

Possono essere adsorbiti sulla superficie delle particelle; alcuni composti organici volatili o semivolatili possono formare particelle essi stessi.

Possono causare mutazioni al DNA, cancro; altri sono irritanti e possono indurre reazioni allergiche.

Origine biologica

Virus, batteri e loro endotossine (lipopolisaccaridi), frammenti di origine animale o vegetale (ad esempio i frammenti di polline), spore fungine.

I pollini possono scatenare risposte allergiche nelle vie respiratorie dei soggetti sensibili; i virus ed i batteri possono provocare risposte immunitarie a difesa delle vie respiratorie. L'acido solforico pu, a concentrazioni relativamente alte, danneggiare la clearance mucociliare e aumentare le resistenze delle vie respiratorie nei soggetti con asma; gli ioni idrogeno possono modificare la solubilit (e la biodisponibilit) dei metalli e degli altri composti adsorbiti sulle particelle. Possono adsorbirsi sulle particelle ed essere trasportate nelle basse vie respiratorie causando lesioni ai tessuti. Il carbone causa irritazione dei tessuti polmonari, proliferazione delle cellule epiteliali e, per esposizioni croniche, fibrosi.

Ioni

Solfati (1) (di solito sotto forma di ammonio solfato), nitrati (2) (di solito sotto forma di nitrato di ammonio o di sodio), ioni idrogeno (H+).

Gas reattivi

Ozono, perossidi, aldeidi.

Parte centrale della particella

Materiale carbonioso.

Fonte: (Health Effects Institute, 2000, 2001, 2002)

Qualit dellaria: PM10


Il particolato atmosferico viene correntemente misurato come PM10, che definito dalla normativa italiana come la frazione di materiale particolato sospeso in aria ambiente che passa attraverso un sistema di separazione, in grado di selezionare il materiale particolato di diametro aerodinamico di 10 m con una efficienza di campionamento pari al 50% (Fonte: Ministero dellAmbiente, 2002). Secondo il censimento Ecosistema Urbano 2006 la presenza di polveri sottili nell'aria ormai un emergenza, lo dimostra il fatto che il monitoraggio sistematico del PM10, fino agli ultimi anni piuttosto scarso, ha ormai quasi raggiunto la stessa diffusione di CO e NO2. L'inquinamento da polveri sottili mostra infatti una criticit diffusa: in 41 comuni su 79 (52%), almeno una centralina ha registrato un valore medio annuo superiore al valore limite per la protezione della salute umana di 41,6 g/m3 previsto dalla direttiva comunitaria per il 2004. 81

Le situazioni pi critiche si registrano in particolar modo nelle citt della pianura padana (Torino, Milano, Verona, Vicenza) come pure Roma, Firenze e Genova. Al PM10 fanno riferimento alcune normative (fra cui le direttive europee sullinquinamento urbano (1999/30/CE e 96/62/CE e quelle sulle emissioni dei veicoli), tuttavia tale parametro si sta dimostrando relativamente grossolano dato che sono i PM25 e i PM1 ad avere i maggiori effetti negativi sulla salute umana. NellAprile 2008, lUE ha adottato definitivamente una nuova direttiva (2008/50/CE) che detta limiti di qualit dellaria con riferimento anche alle PM25, stabilendo una durata di due anni nei quali gli Stati avrebbero avuto tempo per recepirla ed adattarla alle loro rispettive normative nazionali.

Effetti del particolato atmosferico su clima, microclima, ecosistemi, piante e materiali


Le particelle di PM possono agire indirettamente a favore di un raffreddamento del pianeta in quanto fungono da nuclei di condensazione per le nuvole, aumentando la probabilit di formazione delle stesse; infatti se da un lato esse riflettono la luce solare, rendendo la riflessione pi efficiente rispetto a quella degli oceani e delle terre emerse e portando ad un raffreddamento della superficie della Terra, dallaltro possono avere per anche rivestire un ruolo nei fenomeni dassorbimento della radiazione infrarossa terrestre, contribuendo positivamente al riscaldamento della Terra. Il particolato ha effetti anche sul microclima urbano: infatti, nei centri urbani linquinamento dellaria contribuisce alleffetto isola di calore, creato dallelevata cementificazione delle citt, inibendo la perdita di radiazioni infrarosse ad onde lunghe durante la notte. Oltre a questo, il particolato presente su citt di grandi dimensioni pu ridurre anche di pi del 15% la quantit di radiazione solare che raggiunge il suolo, effetto evidente soprattutto quando il Sole basso sullorizzonte perch il cammino percorso dalla luce attraverso laria inquinata aumenta al ridursi dellaltezza del Sole. Quindi, a una data quantit di particolato, lenergia solare sar ridotta in modo pi intenso in citt poste ad alte latitudini e nei periodi invernali. Rispetto alle zone rurali circostanti, lumidit relativa delle citt generalmente pi bassa del 2-8%; ci dovuto al fatto che le citt sono pi calde e che le acque meteoriche scorrono via rapidamente, ma nonostante ci sulle citt le nubi e la nebbia si formano frequentemente grazie alle attivit umane, che nelle aree urbane producono grandi quantit di particelle che fungono da nuclei di condensazione, favorendo appunto la formazione di nubi e nebbie e, quando i nuclei igroscopici sono numerosi, il vapor dacqua condensa rapidamente su di essi, a volte anche in situazioni di sottosaturazione, determinando cos un aumento delle precipitazioni sulle citt dovuto proprio al particolato atmosferico (Fonte: Lutgens et al., 1995). Esso, in seguito a deposizione secca o umida, pu contribuire ai processi di acidificazione (associati in particolare ad H2SO4 e HNO3) e di eutrofizzazione (associata ai sali di nitrati) degli ecosistemi terrestri e acquatici. Lacidificazione dei suoli pu portare al rilascio di elementi tossici come lalluminio provocando seri danni alle piante e alle varie forme di vita acquatica. Il clima e linquinamento atmosferico, interagendo tra loro, degradano il patrimonio artistico, architettonico ed archeologico, ed stato osservato che i danni ai materiali sono legati soprattutto alla composizione chimica e allo stato fisico dellinquinante. Un primo danno indiretto causato dallannerimento dei materiali dovuto alla sedimentazione del particolato il quale pu, inoltre, fungere da serbatoio di acidi provocando corrosioni. Il particolato inoltre danneggia i circuiti elettrici ed elettronici, macchia gli edifici, le opere darte e riduce la durata dei tessuti.

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Immissione di aerosol nella stratosfera

Questo processo replica leffetto refrigerante delle grandi eruzioni vulcaniche, durante le quali grandi quantit di aerosol solfatici vengono proiettati nella stratosfera inferiore, ossia nellatmosfera oltre i 10 km di altitudine: un esempio in tal senso costituito dalleruzione del vulcano Pinatubo avvenuta nel 1991. Le emissioni di gas di zolfo da entrambe le fonti naturali e artificiali influenzano fortemente la chimica dell'atmosfera: per valutare l'importanza relativa di queste fonti sono state combinate le misurazioni dei gas e dei flussi di zolfo nel corso degli ultimi dieci anni per creare un inventario delle emissioni globali (Fonte: Journal of Atmospheric Chemistry, 1992) (Citazione: Bates et al., NOAA/Pacific Marine Environmental Laboratory, Seattle USA). L'inventario, che diviso in 12 aree di latitudine, tiene conto della dipendenza stagionale delle emissioni di zolfo provenienti da fonti biogeniche. Le emissioni totali provenienti da fonti naturali sono circa 0,79 x 1012mol S/ anno. Queste emissioni rappresentano il 16% del totale nell'emisfero Nord e il 58% nellemisfero Sud. I risultati mostrano chiaramente l'impatto delle emissioni antropogeniche di zolfo nella zona compresa tra i 35e 50 di latitudine Nord. Gli aerosol presenti nell'atmosfera hanno diversi effetti ambientali rilevanti e sono un pericolo per la salute respiratoria in alte concentrazioni, soprattutto nei grandi centri urbani. Essi influenzano il clima della Terra sia direttamente (per dispersione e l'assorbimento di radiazione) che indirettamente (come nuclei di condensazione per la formazione delle nuvole). Ramaswamy e Kiehl (1985) stimarono che un carico di polvere di aerosol di 0,2 g/m2 con un raggio di circa 0,26 m aumenta lalbedo planetario del 12%, con conseguente diminuzione del 15% di flusso solare che raggiunge la superficie (forcing radiativo). Il carico richiesto pu essere leggermente maggiore di 0,02 g/m2 utilizzato per ottenere una variazione dell1% del forcing radiativo. In questo caso, la massa di polveri necessaria per ridurre 1000 GtC (4000 GtCO2) di 1010 kg: cos un chilogrammo di polvere nella stratosfera mitiga l'effetto serra di CO2 in atmosfera di circa 100 tC. Nel 1989, per mitigare leffetto serra della CO2 equivalente degli Stati Uniti (8 109 t), sono state necessarie 2 107 kg di polveri. La polvere nel modello Ramaswamy e Kiehl distribuita tra i 10 e i 30 km nella stratosfera, in modo uniforme su tutto il globo. Le polveri atmosferiche sono in grado di riscaldare la stratosfera, e l'effetto di tale riscaldamento incluso nel calcolo di Ramaswamy e Kiehl. Un possibile effetto potrebbe essere quello di cambiare la chimica atmosferica per aumentare o distruggere l'ozono stratosferico. Esperimenti di laboratorio condotti a temperature stratosferiche sembrano indicare che si verificano reazioni simili sulla superficie di soluzioni di acido solforico (e presumibilmente avverrebbero sulle superfici composte da acido solforico e sulle particelle di polvere), ma sono da 100 a 1000 volte pi lente (Fonte: Tolbert et al., 1988). Sembra che la distruzione dell'ozono stratosferico accada a causa di reazioni chimiche innescate dallaggiunta di polvere o aerosol nella stratosfera e rappresenta un effetto collaterale possibile che deve essere considerato e interpretato prima della sua possibile mitigazione, opzione che deve essere presa in considerazione per luso. Il National Research Council (1985) riporta dei trattati di Cadle et al. (1976) e Mossop (1963, 1965) che danno la quantit di particelle silicatiche emesse dall'eruzione del Monte Agung nel 1963 aventi dimensioni tra 0,2 e 2,0 m come 1 10 10 kg. Il tempo di dimezzamento di questa polvere non stato dato, ma la vita di un aerosol solfatico avente dimensione da 0,2 a 0,45 m e una altezza della colonna di 23 km di circa 1 anno (Fonte: National Research Council, USA). La quantit necessaria di aerosol solidi viene immessa di continuo a 10-12 km di altitudine avvalendosi di proiettili o giganteschi palloni aerostatici. Una volta nella stratosfera le particelle di aerosol, riflettono una parte della luce solare.

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Un altro metodo per immettere in atmosfera aerosol solfatici quello di utilizzare opportuni aerei attrezzati allo scopo: il fine quello di aumentare il grado di riflettivit delle nubi in modo da disperdere in maniera pi efficiente la radiazione solare. Come si possono utilizzare gli aeroplani per rilasciare aerosol nella stratosfera? Immettendo zolfo nel carburante (kerosene), ma fatta eccezione per lArtico, gli aerei non volano cos in alto di routine. Di solito si tratta di aerei cisterna e di cacciabombardieri militari che lo spargono nella stratosfera (aerei tanker). Penner et al. (1984) ha suggerito che le emissioni dell1% della massa di carburante della flotta dell'aviazione commerciale intesa come particolato, tra 40 mila e 100 mila piedi (da 12 a 30 km di quota) per un periodo di 10 anni, cambierebbe l'albedo planetaria sufficientemente a neutralizzare gli effetti di un raddoppio equivalente di CO2. Essi hanno proposto che rimappando i sistemi di motore a combustione per bruciare in maniera pi ricca durante i voli commerciali di alta quota comporterebbe una perdita di efficienza trascurabile. Utilizzando le stime RECK dei coefficienti di estinzione per il particolato (Fonte: Reck, 1979; 1984), hanno stimato un fabbisogno di circa 1,168 1010 kg, rispetto alla stima nel pannello di 1010 kg, sulla base di Ramaswamy e Kiehl. Hanno poi stimato che se l'1% del combustibile degli aerei vola sopra i 30.000 piedi (9 km di altezza) viene emesso sotto forma di fuliggine e corrisponderebbe alla massa richiesta di materiale particolato nel corso di un periodo di 10 anni. Tuttavia, le attuali flotte di aerei commerciali volano raramente al di sopra dei 40.000 piedi (12 km), e la permanenza delle particelle alle quote di funzionamento sar molto pi breve di 10 anni. Una stima effettuata dal National Research Council nel 1985 relativa all'emivita del fumo 1,4 10-7s. Questo d un tempo di dimezzamento di 83 giorni, o poco meno di un quarto di un anno. Pertanto la quantit di carburante da essere trasformata in fuliggine continuamente per la mitigazione completa (1012 tC) del 40%, ma se invece viene utilizzato l'1 per cento del carburante, potrebbero essere mitigate circa 25 109 t CO2/anno. Il costo approssimativo delle emissioni di particolato dei motori a reazione per la mitigazione di CO2 negli Stati Uniti del 1989, le emissioni equivalenti ammonterebbero a circa 7 milioni di dollari, o circa $ 0,001/tCO2/anno pi i costi di capitale provenienti dalladeguamento dei motori aeronautici. Questo fornisce una gamma di costi da 0,001 a $ 0,1/tCO2/anno. Nel 1987, le compagnie aeree nazionali hanno fatto volare 4.339 milioni di tonnellate di merci per miglio per un espresso totale e ricavi operativi del trasporto merci di 4.904 milioni di dollari (US Bureau of the Census, 1988). Questo d un costo di poco pi di 1 dollaro per tonnellatamiglio di merci trasportate. Se una missione di distribuzione di polvere richiede l'equivalente di un volo di 500 miglia (circa 1,5 ore), il costo per la distribuzione delle polveri di $ 500/t, $ 0,50/kg. Gli aerei pi comunemente utilizzati sono: F-15 C EAGLE Quota operativa: 20 km Capacit: 8 tonnellate di gas Costo: 30.000.000$ (1998) con 3 voli al giorno operativo per 250 giorni allanno, avrebbe bisogno di 167 aerei per fornire 1 Tg di gas allanno nella stratosfera tropicale. Per 500 voli lanno si avrebbe un costo di 4 miliardi di $/anno. (Fonte: Robock et al., 2009)

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KC-135 STRATOTANKER

Quota operativa: 15 km Capacit: 91 tonnellate di gas Costo: 39.600.000$ (1998) Con 3 voli al giorno, che operano 250 giorni all'anno avrebbe bisogno di 15 aerei per fornire 1 Tg di gas allanno nella stratosfera artica.

KC-10 EXTENDER

Quota operativa: 12.73 km Capacit: 160 tonnellate di gas Costo: 88.400.000$ (1998) Con 3 voli al giorno, che operano 250 giorni all'anno avrebbe bisogno di 9 aerei per fornire 1 Tg di gas allanno per la stratosfera artica.

Fonte: Is Geoengineering a Solution to Global Warming? Alan Robock, Rutgers University, USA 2011

I costi del personale, manutenzione, emissioni di CO2 potrebbero dipendere dalla strategia di attuazione. Ogni KC-135 costa $ 4,6 milioni di euro all'anno per le operazioni totali di supporto, incluso il personale, carburante, manutenzione e parti di ricambio. Le riduzioni delle emissioni di CO2 sono soprattutto il risultato di lunghi studi volti al risparmio energetico. Dal 2002, Boeing ha ridotto le emissioni del 31% su di una base rapporto di rivisitazione aggiustamento e del 10,1% su di una base assoluta. Per calcolare le emissioni di CO2 presso le sedi principali degli Stati Uniti, Boeing utilizza misurazioni del consumo di energia elettrica, l'uso del gas naturale e di olio combustibile.

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Figura 35. Sintesi dei criteri delle emissioni di gas per test eseguiti con il KC-135 Stratotanker Fonte: Boeing Environment Report, 2010

Cannoni navali
Anche le navi sono state vagliate come ipotesi per rilasciare in stratosfera gli aerosol fino ad unaltitudine di 20 km attraverso cannoni da artiglieria di 41 cm di diametro (National Academy of Sciences, 1992). Sono state utilizzate polveri di alluminio (Al2O3) nella stratosfera per un totale di 1010 kg di polvere atmosferica. L'economia di mantenere 1010 kg di polvere nella stratosfera determinata dal tempo di permanenza della polvere in alto e dai mezzi utilizzati per mettere il materiale in quella zona atmosferica: si presume un tempo di permanenza della polvere nella stratosfera di 2 anni, richiedendo la collocazione di 1010 kg nella stratosfera per 20 volte in 40 anni fino al 2030; il progetto ha lo scopo di mitigare 1012 t di C in continuo, pari a 4 1012 t di CO2. I costi di non attuazione in 40 anni sono di 5 $/tC o di 1$/tCO2 mitigata. Il costo annuale di non attuazione di 0,125 $/tC/anno o 0,03$ /tCO2/anno. Questo sistema navale solleva polvere nella stratosfera ad un costo da circa 10 a 30 $/kg di polvere. Si suggerisce che sia ragionevole lincertezza per quanto riguarda le nuvole e la densit di polvere necessarie per un effetto dell 1% sul forcing radiativo e di mettere questi costi nella gamma da 0,03 $ a 1 $/tCO2 mitigata. I costi, compresi di munizioni, cannoni, stazioni e il personale stato stimato essere di 20 miliardi di dollari.

Razzi
Il costo del lancio di razzi dalla nave Nike Orion, ammonta a circa 25.000 dollari per trasportare un carico utile di 500 libbre, ed di circa 100 $/per kg di polvere sollevata, 5 volte il costo stimato per sparare le polveri in alto con grandi cannoni. Queste cifre sono riferite a lanci a 70 km di altitudine.

Installazioni nello spazio di vele solari


Delle vele solari deviano la radiazione solare e riducono lenergia radiante che giunge sulla Terra. Dato il suo raggio equatoriale (6600 km), il raggio della sfera in cui la vela solare deve essere collocata 6,6 103 km. Quindi l'area della sfera che avvolge completamente la terra 5,5 1014 m2. Per compensare completamente il riscaldamento da effetto serra derivante da un raddoppio della concentrazione di CO2 nell'atmosfera, l'ombrellone deve coprire l'1% della superficie terrestre, 86

o 5,5 1012 m2. Una serie di piccoli specchi possono essere considerati, ciascuno manovrato come vela solare in orbita terrestre e cambiando l'angolo di incidenza verso il Sole, l'orbita di ogni vela potrebbe essere controllata. Se ogni vela di 108 m2, sarebbero necessarie 55.000 vele. Questo rappresenta un problema di controllo molto difficile, se non ingestibile. Tuttavia, se la richiesta per la mitigazione di 8 Gt di CO2 equivalente (nel 1988 le emissioni di gas serra degli Stati Uniti), sarebbe necessario un ombrellone avente unarea di circa 500 volte pi piccola, pari a 110 vele solari. Ad un costo ottimistico di 1.000 $/kg, il costo per sollevare il materiale in orbita sarebbe di 5,5 miliardi di dollari. Tale ombrellone attenuerebbe circa 1000 Gt di carbonio (o 4000 GtCO2) di emissioni, ad un costo di circa $ 1,5/tCO2: ai costi attuali di lancio pari a 10.000 dollari/kg, il costo sarebbe di $ 15/tCO2. Ramanathan sostiene che un incremento dell'albedo planetario dello 0,5% sufficiente a dimezzare l'effetto di un raddoppio della concentrazione di CO2. La variazione totale di gas serra che si riscontrata da prima della Rivoluzione Industriale fino al 2030 pu essere equivalente a circa 3,3 W/m2, o poco meno dell'1% di 349 W/m2 di radiazione solare. Per lo sviluppo e lapprontamento delle installazioni orbitanti nello spazio si prevedono parecchi decenni. Peraltro, la Royal Society ritiene che il tempo necessario per renderle operative costituisca uno svantaggio tale da superare i probabili vantaggi : vi sarebbe un effetto refrigerante uniformemente distribuito su tutto il Pianeta.

Figura 36. Vele solari da installare al di fuori del nostro Pianeta in modo da bloccare la radiazione solare in entrata

LE DIFFERENZE FONDAMENTALI TRA CDR E SRM


Le tecniche CDR combattono direttamente la causa di fondo dei cambiamenti climatici, riducendo la concentrazione atmosferica del pi importante gas serra antropogenico (CO2). Leffetto sulla temperatura media globale si sviluppa solo lentamente, nel corso di alcuni o molti decenni. Le tecniche SRM agiscono nel giro di anni o pochi decenni e, in caso di emergenza, rappresentano lunica possibilit per ridurre a breve termine il riscaldamento climatico. Tuttavia, il loro impiego non influirebbe in alcun modo sulle concentrazioni di gas serra. Tutti gli altri problemi ambientali, causati dallelevato tenore di anidride carbonica nellatmosfera (in particolare la progressiva acidificazione degli oceani) resterebbero insoluti. In generale, si ritiene che le tecniche SRM siano pi economiche da sviluppare e da gestire rispetto ai metodi CDR.

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Figura 37. Grafico che confronta le tecniche di CDR ed SRM in base alla loro efficacia ed accessibilit Fonte: Geoengineering, The Climate Science, governance and uncertainty pag.63 cap.5, Royal Society 2009

Valutazione dei rischi e delle incertezze dei metodi di Geoingegneria


Nessuno dei metodi di Geoingegneria valutati offre una soluzione immediata al problema dei cambiamenti climatici, poich lo stato attuale delle conoscenze senza alcun dubbio insufficiente per una valutazione esaustiva dei rischi che derivano dalla Geoingegneria. Per molti aspetti, i metodi relativi alla riduzione dellanidride carbonica (CDR) sembrano comportare meno rischi e incertezze riguardo alle tecniche di gestione della radiazione solare (SRM), poich inducono i fenomeni climatici ad indirizzarsi maggiormente verso il loro stato naturale. In linea di principio questi metodi consentono addirittura di generare emissioni negative e, al contrario, la presenza di elevate concentrazioni di gas serra nellatmosfera e una temperatura diminuita tramite tecniche SRM, costituisce per il Pianeta uno stato nuovo, dinamico, caratterizzato da notevoli incertezze. Tra queste vanno ricordati i valori soglia sconosciuti e i meccanismi di reazione del sistema terrestre, come pure le conseguenze dellacidificazione degli oceani, che in questo caso progredirebbe in modo illimitato. Gli effetti di alcune tecniche SRM variano da una regione allaltra e hanno ripercussioni per esempio sulle precipitazioni, intensit dei venti e correnti oceaniche. Lapplicazione delle metodiche SRM comporterebbe perci ulteriori rischi generando costi aggiuntivi. Queste non possono essere considerate una soluzione sostenibile, perch non si conosce bene il momento e il modo di abbandonarle correttamente. Infatti, in base a quanto risulta dai modelli matematici, linterruzione improvvisa dellapplicazione di una tecnica SRM comporta il rischio di un improvviso e intenso riscaldamento (Termination Problem), derivante da un meccanismo di feedback o di retroazione negativo. Oltre a queste considerazioni di carattere generale, ogni singolo approccio di Geoingegneria implica anche rischi particolari. A titolo di esempio si citano due processi molto discussi: Per quanto riguarda lapplicazione della tecnica CDR di fertilizzazione degli oceani, allo stato attuale delle conoscenze, si possono prevedere massicci effetti collaterali sulla biodiversit marina. La comprensione del problema viene ulteriormente ostacolata dal fatto che i risultati sperimentali in parte si contraddicono. In determinate condizioni la degradazione delle alghe che si depositano sul 88

fondo, pare favorire la formazione di protossido di azoto N2O (il gas esilarante), un potente gas serra, cos che alla fine si otterrebbe leffetto opposto. Limmissione continua di aerosol sulfurei nella stratosfera, nellordine di grandezza di parecchi milioni di tonnellate allanno, secondo molti fautori della Geoingegneria sarebbe lopzione SRM pi indicata, che potrebbe ridurre rapidamente la temperatura media globale. Una volta nella stratosfera, le particelle di aerosol riflettono una parte della luce solare disperdendola nello spazio (scattering), contribuendo a raffreddare il pianeta, diminuendo cos leffetto serra. Osservazioni e studi su modelli indicano, altres, che il ricorso a tale tecnica influirebbe sul quadro globale delle precipitazioni e indebolirebbe i forti monsoni estivi, mettendo eventualmente a rischio lapprovvigionamento alimentare di miliardi di persone in Asia e in Africa. Inoltre, le particelle di aerosol potrebbero indebolire lo strato di ozono, che nella stratosfera assorbe le radiazioni ultraviolette UVc della luce solare, pericolose per gli esseri viventi. Lo strato di ozono si gi indebolito dalla seconda met del Novecento in poi, fino ai giorni nostri. Scoperta grazie ai satelliti artificiali, il fenomeno era pi evidente sullAntartide, ma in misura minore riguardava tutta latmosfera terrestre. Lozono una speciale forma di ossigeno: la sua molecola anzich essere costituita da due atomi, formata da tre atomi a struttura aperta. Una molecola semplice ma preziosa: lozono ferma nella stratosfera i raggi ultravioletti del Sole, in particolare gli UVb e gli UVc, cio i pi energetici. Questa radiazione produce mutazioni nelle cellule umane che possono dare origine a melanomi, tumori maligni della pelle. Negli Anni 80 il fenomeno del buco nellozono venne scoperto da un chimico statunitense, Frank Sherwood Rowland, diventando un vessillo per le battaglie degli ambientalisti e segn la crescita di una coscienza ecologica su scala mondiale. Non fu per un percorso in discesa: la tesi di Rowland era contestata da molti suoi colleghi e a lungo rimase controversa. La stessa sorte tocc a Paul Crutzen e a Mario Molina, che svilupparono gli studi di Rowland e condivisero con lui il premio Nobel nel 1995. Le multinazionali produttrici di clorofluorocarburi davano, com ovvio, manforte agli scettici soprattutto per i loro interessi economici, e il gioco era facile perch, nonostante il fortunato slogan buco nellozono, il percorso logico che va dallo spray alla stratosfera, e torna a terra causando melanomi, non di immediata comprensione. Tuttavia poco per volta la scoperta di Rowland, sostenuta dagli studi di Crutzen e Molina, riusc ad affermarsi a livello popolare e i politici furono costretti ad occuparsene. Il risultato fu un Protocollo per la messa al bando dei clorofluorocarburi firmato a Montreal, in Canada, il 15 settembre 1987, poi pi volte aggiornato fino al 1999. Intelligente fu la scelta di graduare la messa al bando. Tra i maggiori produttori di clorofluorocarburi cerano lUnione Sovietica e alcuni Paesi in via di sviluppo. Per questi furono concessi rinvii nellapplicazione del Protocollo, in modo di dar loro il tempo necessario per ammortizzare gli impianti industriali e avviare la produzione di gas sostitutivi non dannosi per lambiente, come gli idrofluorocarburi (HFC). Gli effetti benefici del bando si videro gi alla fine degli Anni 90, quando il buco incominci a dare segni di restringimento. Si cap intanto che nella sua formazione ha un ruolo importante anche lattivit solare, e quindi possono esserci temporanee rarefazioni che interferiscono con il processo di ricucitura. Tornando ai rischi in ambito della Geoingegneria, considerazioni etiche si impongono anche per quanto concerne la responsabilit generazionale: chi punta sulla Geoingegneria costringe le generazioni future a continuare le misure gi avviate, nel peggiore dei casi ancora per parecchi secoli, a costi elevati e con effetti avversi per gli ecosistemi globali che, al momento, sono ancora imprevedibili. In uno scenario di questo tipo, le generazioni a venire non disporrebbero pi di una libera scelta, come invece ancora possibile attualmente. 89

I metodi per la rimozione del biossido di carbonio (CDR), attraverso la cattura di CO2 dallaria e la manipolazione della meteorizzazione, presentano il vantaggio di non perturbare i sistemi naturali e di avere meno effetti collaterali. Il sistema climatico, attraverso le precipitazioni contribuisce alla fissazione del carbonio nel suolo, (come il biocarbone), che pu dare contributi utili su piccola scala. Gli effetti collaterali derivanti dalla fertilizzazione delloceano su vasta scala non sono ancora chiari. Rispetto ai metodi per la rimozione del biossido di carbonio, le tecniche di gestione della radiazione solare (SRM) sembrano essere relativamente pi economiche e agiscono pi a breve termine sulla riduzione del riscaldamento globale. Questi metodi possono essere utilizzati al fine di incentivare la mitigazione convenzionale, ma vi sono notevoli incertezze riguardo le loro conseguenze e rischi aggiuntivi, anche se, nel tempo, possibile che possano essere ridotti. Ladozione su vasta scala dei metodi di gestione di radiazione solare creerebbe un equilibrio artificiale approssimativo e potenzialmente delicato tra le concentrazioni di gas serra e la ridotta radiazione solare, anche per molti secoli. Sarebbe possibile che tale equilibrio diventi sostenibile per cos lunghi periodi di tempo se le emissioni di gas serra aumentassero? Il metodo SRM adottato su vasta scala introdurrebbe ulteriori rischi, che potrebbero essere ridotti soltanto se, per un periodo di tempo limitato, venisse impiegato in parallelo con il metodo CDR. Il clima che si ottiene dai metodi della gestione della radiazione solare conferisce variabilit a livello regionale, in particolare per parametri critici diversi dalla temperatura (come le precipitazioni), la velocit del vento e le correnti oceaniche. Tali involontari effetti ambientali dovrebbero essere valutati attentamente, utilizzando modelli climatici migliorati, come quelli disponibili al momento. Quindi, poich le tecniche di gestione della radiazione solare, dovrebbero anche essere oggetto di ulteriori indagini scientifiche per migliorare la conoscenza nel caso in cui tali interventi diventino urgenti e necessari. C' ancora molto da sapere sui loro effetti climatici, ambientali e le conseguenze sociali, prima che essi siano presi in considerazione per limpiego su larga scala. Dei metodi di gestione della radiazione solare in esame, gli aerosol stratosferici sono attualmente i pi promettenti, perch i loro effetti sarebbero pi uniformemente distribuiti, rispetto ai metodi di gestione localizzati della radiazione solare e potrebbero essere molto pi facilmente attuati rispetto a metodi basati sulle tecnologie spaziali, in quanto entrerebbero in funzione a breve termine (massimo entro un anno o due dallimpiego). Sarebbe rischioso intraprendere l'esecuzione di qualsiasi metodo di gestione della radiazione solare su larga scala, che non pu essere sostenibile nel lungo termine e che non risolverebbe nulla circa il problema dellacidificazione dell'oceano, senza una strategia di uscita chiara e credibile. I metodi di Geoingegneria di entrambi i tipi dovrebbero essere solo considerati come parte di un pacchetto pi ampio di opzioni per affrontare il cambiamento climatico. I metodi di rimozione dellanidride carbonica devono essere considerati come preferibili ai metodi di gestione della radiazione solare come un modo per aumentare la continua azione di mitigazione a lungo termine. Tuttavia, i metodi di gestione della radiazione solare possono fornire un backup potenzialmente utile a breve termine per attenuare leffetto delle radiazioni solari. In caso di una rapida diminuzione delle temperature globali, necessario che: I metodi per la rimozione dellanidride carbonica considerati sicuri, efficaci, sostenibili e ragionevoli, siano schierati al fianco dei convenzionali metodi di attenuazione; I metodi di gestione della radiazione solare non siano applicati, a meno che non vi sia la necessit di limitare o ridurre rapidamente le temperature medie globali. A causa delle incertezze sugli effetti collaterali e la sostenibilit siano applicati solo per un periodo di tempo limitato e, se usati, accompagnati da programmi aggressivi di mitigazione convenzionali e/o di rimozione dellanidride carbonica, in modo che il loro effetto possa essere interrotto durante luso.

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LE FUTURE ESIGENZE DELLA GEOINGEGNERIA


Se la Geoingegneria deve avere un ruolo nel futuro, deve essere applicata in modo coordinato, responsabile ed efficace: si rende quindi necessario un lavoro di collaborazione per migliorare le conoscenze, sviluppare i meccanismi di controllo e concordare i processi decisionali. Per garantire che i metodi di geoingegneria possono essere adeguatamente valutati e applicati in modo responsabile ed efficace in caso di necessit,si raccomandano tre principali programmi di lavoro: 1. Ricerca coordinata a livello internazionale e sviluppo tecnologico sui metodi pi promettenti identificati in questa relazione; 2. Attivit di collaborazione internazionale per esplorare e valutare la fattibilit, i benefici, gli impatti ambientali, i rischi, le opportunit presentate dalla Geoingegneria e i relativi aspetti attinenti al controllo; 3. Lo sviluppo e l'attuazione di metodi di controllo per orientare sia la ricerca che lo sviluppo nel breve termine e la possibile distribuzione a lungo termine, compreso il coinvolgimento delle parti interessate, attraverso un dibattito pubblico.

Controllo
I meccanismi internazionali non hanno ancora sviluppato quadri normativi che regolano i metodi di Geoingegneria e che valutano i loro impatti sullambiente. Le pi grandi sfide per la corretta distribuzione della Geoingegneria potrebbero essere le questioni sociali, etiche, giuridiche e politiche connesse con il controllo, piuttosto che problemi scientifici e tecnici. Fino ad ora, nessuno dei metodi menzionati stato collaudato su vasta scala, n applicato a livello operativo: alcuni metodi di Geoingegneria potrebbero per essere presto applicati unilateralmente da un Paese o addirittura da organizzazioni di tipo privato. Per alcuni metodi, come la cattura di CO2 dallaria, i meccanismi nazionali preesistenti possono essere sufficienti. Per altri, invece, come la fertilizzazione delloceano, i meccanismi internazionali esistenti possono essere utili, ma richiedono alcune modifiche. Si potranno adottare comunque alcuni metodi, in particolare quelli che richiedono attivit transfrontaliere, o che hanno effetti tali, per esempio quelli inerenti gli aerosol stratosferici o linstallazione di vele solari nello spazio. I meccanismi di controllo idonei alla distribuzione devono essere stabiliti prima che i metodi di rimozione di CO2 o di gestione della radiazione solare siano effettivamente messi in pratica. Ci richiede di valutare se i meccanismi internazionali esistenti, regionali e nazionali siano adeguati per la gestione della Geoingegneria, aprendo un dibattito internazionale che coinvolga la comunit scientifica, politica, commerciale e non-governativa. Le sfide di controllo poste dalla Geoingegneria dovrebbero essere analizzate nel dettaglio da un organismo internazionale come la Commissione ONU per lo Sviluppo Sostenibile che stabilisca delle procedure per lo sviluppo e detti le linee guida per risolverle. Pertanto urgente e necessario istituire strutture di controllo nazionali e internazionali, con chiare responsabilit e direttive vincolanti per la ricerca, lo sviluppo, e lapplicazione della Geoingegneria (International Governance). Nel 2010 ci sono stati due sviluppi degni di nota, su iniziativa di un gruppo di scienziati critici, sono stati formulati i cosiddetti Oxford Principles: tali principi comprendono cinque impegni volontari, come per esempio linformazione e la partecipazione pubblica nel processo decisionale, i controlli indipendenti dellattivit di ricerca e il principio secondo cui la decisione di applicare la Geoingegneria accettabile solo dopo la creazione di solide strutture di controllo (Governance). 91

Si sono spinti oltre i partecipanti alla conferenza nellambito della Convenzione delle Nazioni Unite sulla Biodiversit, che si svolta nellOttobre del 2010, i quali hanno sancito unampia moratoria sui progetti di Geoingegneria, ad eccezione degli esperimenti condotti su piccola scala in condizioni controllate.

Ricerca e Sviluppo
E necessaria unattivit di ricerca e di controllo per orientare lo sviluppo sostenibile e responsabile, in modo da garantire che la tecnologia possa essere applicata, se diventa necessaria. Dovrebbero essere sviluppati codici di comportamento per la comunit scientifica e un processo di progettazione, con l'attuazione e lavvio di un quadro formale di controllo. L'attivit di ricerca dovrebbe essere pi aperta, coerente e coordinata possibile a livello internazionale ed esperimenti transfrontalieri dovrebbero essere soggetti a qualche forma di controllo internazionale. Le esigenze principali di ricerca e sviluppo a breve termine sono indirizzate sugli studi di modelli molto migliorati basati su esperimenti effettuati in laboratorio su piccola e media scala e in seguito provati sul campo. E necessario un maggior investimento per lo sviluppo dello studio dei modelli climatici e la relativa valutazione degli impatti ambientali, interessati dai metodi di Geoingegneria. La Royal Society, in collaborazione con le altre maggiori organizzazioni internazionali scientifiche, dovrebbe elaborare un protocollo per la ricerca sulla Geoingegneria e fornire raccomandazioni alla comunit scientifica internazionale per un quadro di controllo della ricerca anche volontaria, nel settore pubblico e privato. Esso dovrebbe includere: a. un regolamento che riguardi i tipi e le scale di ricerca, inclusi convalida e monitoraggio; b. la creazione di uno standard minimo per regolare la ricerca; c. guida sulla valutazione dei metodi tra cui criteri pertinenti, l'analisi del ciclo del carbonio e dei modelli climatici. Un rilevante dipartimento del governo britannico (DECC1 & DEFRA2) in collaborazione con il Consiglio di Ricerca del Regno Unito (BBSRC3, ESRC4, EPSRC5 e NERC6) dovrebbero finanziare in maniera congiunta un programma di 10 anni di ricerca sulla Geoingegneria ad un costo che si aggira nellordine di 10 milioni di sterline all'anno. Questo dovrebbe contribuire attivamente al programma internazionale di cui sopra ed essere strettamente legato ai programmi di ricerca del clima.

L'ACCETTABILITA PUBBLICA DELLA GEOINGEGNERIA


Latteggiamento delle persone nei confronti della Geoingegneria e il pubblico impegno nello sviluppo di metodi individuali proposti, avranno un impatto critico sul suo futuro. La percezione dei rischi, i livelli di fiducia in coloro che intraprendono la ricerca o lattuazione e la trasparenza di azioni, finalit e interessi, determiner la sua fattibilit politica. La Royal Society, in collaborazione con altri Enti istituzionali, dovrebbe avviare un processo di dialogo e impegno per esplorare gli atteggiamenti della societ pubblica e civile, le preoccupazioni e le incertezze riguardo la Geoingegneria come risposta al cambiamento climatico. La risposta politica internazionale sulla necessit di ridurre le emissioni stata molto lenta sino ad oggi e non c ancora un accordo sulle riduzioni di emissioni necessarie dopo il 2012. Come risultato le emissioni globali hanno continuato ad aumentare di circa il 3% all'anno (Fonte: Raupach et al., 2007), un tasso superiore a quello previsto dallInternational Panel on Climate Change (IPCC) (IPCC 2001) e considerando uno scenario pi intensivo nellutilizzo di combustibili fossili, in cui si avrebbe un aumento della temperatura media globale di circa 4 C (il range da 2,4 a 6,4 C), previsto entro il 2100 (Fonte: Rahmstorf et al. 2007). 92

C preoccupazione da parte della comunit scientifica in merito alle emissioni in questione, che non scenderanno sotto al tasso prestabilito dalla Comunit Internazionale necessario per mantenere l'aumento globale della temperatura media sotto i 2 C (sopra i livelli pre-industriali ) entro il 2100.

Il cambiamento climatico e la Geoingegneria, il contesto politico


Il contesto politico della Geoingegneria non un'idea nuova ed stato riconosciuto come una possibilit fin dai primi studi dei cambiamenti climatici. La prima modificazione meteo risale almeno indietro al 1830, quando le proposte del meteorologo americano James Pollard Espy, che consistevano nello stimolare la pioggia bruciando le foreste in modo controllato, lo ha portato a essere conosciuto come lo Storm King. Pi di recente il Progetto Stormfury degli Stati Uniti, consiste nel modificare il percorso degli uragani spargendoli con ioduro d'argento e questa pratica stata utilizzata per due decenni. La proposta della Geoingegneria di modificazione del clima, specificamente progettata per contrastare l'effetto serra, datata almeno 1965, dopo il rilascio di una relazione del Presidente della Science Advisory Council degli Stati Uniti. Gli studi preliminari sono stati condotti in tutto il 1970 e 1990 (Fonti: Budyko 1977, 1982; Marchetti 1977; US National Academy of Sciences, 1992), e la Geoingegneria stata pi recentemente discussa nel corso di un progetto convocato dal Tyndall Centre, l'Istituto di Cambridge in collaborazione con il MIT (Massachusetts Institute of Technology) nel 2004. Tuttavia, negli anni 1980 e 1990 l'accento delle discussioni della politica sul cambiamento climatico si spostato alla mitigazione, soprattutto a causa degli sforzi a livello delle Nazioni Unite per costruire un consenso globale sulla necessit di controllo delle emissioni. La Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) impegna gli Stati contraenti a stabilizzare le concentrazioni dei gas serra a livelli tali che a breve causerebbero pericolose interferenze antropogeniche nel sistema climatico (Fonte: Mann, 2009). Il Protocollo di Kyoto dell'UNFCCC (1997), istituisce un quadro per il controllo e la riduzione delle emissioni di gas serra attraverso il perseguimento degli obiettivi e dei meccanismi sensibili. Mentre la quantit di riscaldamento globale che corrisponde a Pericolose interferenze antropogeniche non stata formalmente decisa, vi un consenso diffuso che un aumento di circa 2C sopra il livello pre-industriale un ragionevole obiettivo, e questo stato formalmente adottato dall'Unione Europea come un limite superiore e, pi recentemente, dal gruppo delle nazioni del G8 (Fonte: G8, 2009). Secondo recenti studi (Fonte: Allen et al 2009; Meinshausen et al., 2009; Vaughan et al., 2009) anche gli scenari in cui a livello mondiale le emissioni di gas serra, come la CO 2 e altri, saranno ridotti di circa il 50% entro il 2050 e daranno solo una possibilit 50:50 che il riscaldamento rimarr inferiore a 2C entro il 2100. Inoltre, non c' uno scenario realistico in base al quale sarebbe possibile ridurre sufficientemente le emissioni di gas serra al punto tale da portarle ad un picco ed a un successivo declino delle temperature globali in questo secolo (a causa di ritardi nella ricerca sul sistema climatico). I modelli climatici indicano in genere che la stabilizzazione della CO2 atmosferica a 450 ppm sarebbe necessaria per evitare il riscaldamento superiore a 2C (Fonte: Allen et al., 2009). Attualmente, le concentrazioni atmosferiche di CO2 sono gi maggiori di 380 ppm e sono tuttora in costante aumento e sembra sempre pi probabile che le concentrazioni superino 500 ppm entro la met del secolo, avvicinandosi ai 1000 ppm entro il 2100. Inoltre, vi la perdurante incertezza sui parametri fondamentali come la sensibilit del clima (Fonti: IPCC 2007; Allen et al., 2009) l'esistenza e la probabile posizione in soglie di punti critici nel sistema climatico (Fonte: Lentini et al., 2008). Alcuni impatti climatici possono accadere prima di quanto previsto (ad esempio, il basso dell'estate artica del ghiaccio marino nel 2007 e 2008), di cui le cause sono sconosciute, e le conseguenze ancora molto incerte. Esiste la possibilit di feedback positivi (a causa del rilascio di CH4 e/o la riduzione dell'albedo 93

derivanti dalla riduzione di ghiaccio marino), che siano credibili, ma non ancora pienamente quantificabili. Secondo Hansen et al. (2008), l'effetto di ulteriori feedback positivi a lungo termine, a causa del ciclo del carbonio e l'estensione della calotta di ghiaccio/effetto albedo, porterebbe ad un maggiore livello di sensibilit del clima su scala temporale millenaria: questo significa che potrebbe essere necessario ridurre nuovamente i livelli di CO2, per il futuro, a circa 350 ppm anzich stabilizzarli sui 450 ppm. Sono state espresse preoccupazioni che queste proposte potrebbero ridurre il fragile supporto politico e pubblico per la mitigazione e sottrarre quindi risorse di adattamento (a volte questo denominato l'argomento rischio morale), che pongono significativi potenziali rischi ambientali e grandi incertezze in termini di efficacia e fattibilit. Recentemente questo diventato un problema, in quanto le organizzazioni hanno mostrato interesse per le potenzialit di interventi come la fertilizzazione dell'oceano per la cattura del carbonio e beneficiare dello stesso attraverso la certificazione nell'ambito del Clean Development Mechanism del Protocollo di Kyoto. Il coinvolgimento commerciale negli esperimenti di fertilizzazione dell'oceano ha provocato una risposta rapida e vocale della comunit internazionale politica, scientifica e delle organizzazioni ambientali non governative (ONG). I responsabili politici hanno bisogno di consulenza ben informata e autorevole fondata su solide basi scientifiche. Infatti, vista la crescente preoccupazione che le proposte di Geoingegneria promosse da alcuni come una possibile soluzione al problema dei cambiamenti climatici, si rischia che gli esperimenti di queste nuove tecnologie vengano effettuati, in alcuni casi in violazione delle leggi nazionali o internazionali e che gli investimenti sul loro sviluppo e collaudo siano gi in corso. A tal fine la Royal Society ha deciso di intraprendere una revisione indipendente scientifica del soggetto.

Conduzione degli studi


La Royal Society ha stabilito un gruppo di lavoro di esperti internazionali nel 2008 sotto la guida del Professor John Shepherd. Lo scopo del progetto quello di provvedere ad una verifica bilanciata di diverse proposte sulla Geoingegneria, per aiutare i creatori a decidere se, quando e quali metodi dovrebbero essere ricercati e sviluppati: il contenuto di questo rapporto stato soggetto a un controllo esterno e a carico del Consiglio della Royal Society. Alcune delle attivit di Geoingegneria comunque sono state gi ben trattate in alcune pubblicazioni scientifiche e includono: Lo sviluppo (e impiego su larga scala) delle fonti di energia a basse emissioni di carbonio (Fonte: Royal Society, 2008),Ekins & Skea (2009); Il Consiglio Tedesco sul Cambiamento Climatico (WGBU 2009); Royal Society (2009); Metodi per ridurre le emissioni di gas serra,come il Carbon Capture Storage (CCS) (Fonte: IPCC 2005); Rimboschimento convenzionale e deforestazione evitata (Fonte: IPCC, 2000; Royal Society,2001).

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Vi una serie di criteri con i quali le proposte di Geoingegneria dovrebbero essere valutate, che possono essere sostanzialmente suddivise in criteri tecnici e criteri sociali. Le caratteristiche delle due classi sono introdotte e discusse, la loro fattibilit e l'efficacia valutata per quanto possibile nei confronti di quattro criteri tecnici: 1. Efficacia: compresa la fiducia nella base scientifica e tecnologica, la fattibilit, la scala spaziale e l'uniformit degli effetti realizzabili. 2. Tempestivit: compreso lo stato di preparazione di attuazione (e in che misura le esperienze necessarie e/o modellizzazione sono state completate) e la velocit con cui l'effetto desiderato si verifica sul cambiamento climatico; 3. Sicurezza: tra cui la prevedibilit e la capacit di verifica degli effetti desiderati, l'assenza di prevedibili o non voluti effetti collaterali negativi e gli impatti ambientali (in particolare gli effetti sui sistemi biologici di per s imprevedibili), e basso potenziale su larga scala; 4. Costo: sia di implementazione che di funzionamento, per un dato effetto desiderato (per esempio quello relativo ai metodi di CDR, a quello per ogni GtC, quello relativo ai metodi SRM e quello per W/m2) valutati su scale temporali secolari. In pratica, le informazioni disponibili sui costi sono estremamente incerte, incomplete, e sono solo possibili stime di ordine di grandezza. Sulla base di questi criteri i probabili costi, impatti ambientali e le possibili conseguenze indesiderate sono identificate e valutate per quanto possibile, al fine di informare le priorit della ricerca e della politica. Un ulteriore criterio molto importante la reversibilit tecnica e politica di ogni proposta, cio la capacit di un metodo di cessare i suoi effetti (compresi eventuali impatti negativi indesiderati) di risolverli in breve tempo, se dovesse essere necessario farlo. Tutti i metodi qui considerati sono suscettibili ad essere tecnicamente reversibili entro un decennio o due, e quindi questo criterio non consente di discriminarli tra loro. Vi sono anche criteri non tecnologici, con i quali tali proposte dovrebbero essere valutate: si tratta di problemi come l'atteggiamento del pubblico, l'accettabilit sociale, la fattibilit politica e la legalit, che possono variare nel tempo.

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Bibliografia e documenti di riferimento


Richard P. Turco, Earth Under Siege, Oxford University Press, (1977) K. Lackner, Institution of Mechanical Engineers (IME), Alberi artificiali per la cattura di CO2 (2010) P. Read, J. Lermit, Bioenergy with Carbon Storage (BECS): a sequential decision approach to the treath of abrupt climate change (2001) R. Socolow et al., Direct Air Capture of CO2 with chemicals a technology assessment for the APS Panel on Public Affairs (2011) K. Bracmort, R. Lattanzio, E. Barbour, Geoengineering: governance and technology policy (2001) J. Latham, T. Lenton, S. Salter, N. Vaughan, Geoengineering: the climate science, governance and uncertainty, Royal Society (2009) A. Robock, Is Geoengineering a solution to Global warming? (2011) National Academies Press (NAP), Policy implications of Greenhouse warming: mitigation, adaptation and science base, Washington D.C., USA (1992) J. Trent, National Aeronautics and Space Administration (NASA) Ames Research Center, Project- OMEGA (2011) P. Kohler, J. Abrams, C. Voler, D.A. Wolf-Gladrow, J. Hartmann Impact of Geoengineering with olivine dissolution on the carbon cycle and marine biology (2012) T. Lenton, N. Vaughan, The radiative Forcing potential of different climate Geoengineering options University of East Anglia, UK (2009) Enplus Centrale turbogas a ciclo combinato di San Severo per un impianto eco-efficiente (2011)

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