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AO LITURGICO Y PIEDAD POPULAR.

PARA UNA FRUCTUOSA INTERACCION PASTORAL


Gianni Cavagnoli

Relevante es el captulo dedicado al Ao Litrgico en el Directorio sobre la piedad popular y liturgia1 (= DPPL). No poda ser de otra manera, considerada la importancia que asume tal estructura temporal dentro de la cual la Iglesia celebra el entero misterio de Cristo (n. 84). Aun no siendo finalidad primaria del documento detenerse sobre esta experiencia eclesial, para buscar de considerarla en su esencialidad y definirla, propio para una exacta armonizacin entre las dos realidades2, es necesario tener clara conciencia de aquello que cada una representa, al comienzo del ao litrgico. 1. Una clarificacin inicial La visin actual del ao litrgico parte de la conciencia que no se est de frente a una pura y simple estructuracin del tiempo, realizada por la Iglesia para distribuir las varias festividades y los periodos particulares del ao. La conviccin del fondo que permanece es la del judasmo, que mira a la santificacin del tiempo, partiendo de su carcter diversificado, as que el ritual hebreo puede ser caracterizado por el arte de las formas significativas en el tiempo, como arquitectura del tiempo3. En otras palabras, cada da tiene su especial caracterizacin. Cada da es potencialmente revelativo. Cada da presenta una nueva eleccin, una nueva oportunidad, una nueva responsabilidad4. En particular el da domingo la Iglesia lo ha recibido, no lo ha creado: esto es para ella un don: puede gozar, pero no puede manipularlo ni cambiar el ritmo, o el sentido o la estructura; esto pertenece a Cristo y a su misterio5. Adems, la celebracin, a la cual participa hoy el creyente, se configura como punto de encuentro entre la historia de la salvacin y el ao litrgico, entre el tiempo lineal y el tiempo circular. En cuanto colocado en la historia, la singular celebracin tiene algo de nuevo respecto a aquello que la precede, algo de nico e irrepetible respecto a todos los otros acontecimientos. En esto nuevo se coloca la accin imponderable del Espritu, que acta sobre la asamblea concretamente reunida en un tiempo y en un espacio especficos. La celebracin es el momento del encuentro entre el Espritu de Dios y la existencia de los hombres, es el tiempo existencial de tal encuentro6. Por lo tanto, el ao litrgico es celebracin continuada y progresiva de todo el plan de la salvacin, en una forma que es a un mismo tiempo evocacin de las admirables obras de Dios, culto filial al Padre por medio del Hijo en el Espritu, instruccin y santificacin de la Iglesia: un enlace que ofrece la ms vasta temtica a toda forma de catequesis, sobre todo en los
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Congregacin para el Culto divino y la Disciplina de los Sacramentos, Directorio sobre piedad popular y liturgia. Principios y orientaciones, Libreria Editrice Vaticana, Citt del Vaticano 2002. En este estudio se tomar en examen particularmente el cap. IV: Ao litrgico y piedad popular (nn. 93-182). 2 Cf. el n. 13 del DPPL: Distincin y armona con la liturgia, pp. 24-25. 3 A.J. Heschel, Il Sabato. Il suo significato per luomo moderno (= Saggi blu), Garzanti, Milano 1999, p. 13. 4 S. De Vris, Il tempo nella Bibbia, en Concilium 17/2 (1981) 29. 5 CEI, Il giorno del Signore (15.7.1984) (= GdS), en ECEI 3, 1936. 6 G. Bonaccorso, Celebrare la salvezza. Lineamenti di liturgia (= Strumenti di scienze religiose), Edizioni Messaggero, Padova 1996, p. 191.

tiempos fuertes del Adviento y de la Navidad, de la Cuaresma y de la Pascua, orientadas a la celebracin de la manifestacin del Seor y de su misterio pascual7. No slo. Forma parte irrenunciable del ao litrgico tambin el captulo de Mara y de los santos. En el DPPL oportunamente se cita el n. 104 de la SC, donde se afirma textualmente La Iglesia ha insertado en el curso del ao tambin la memoria de los mrtires y de los dems santos. No se encuentra, en cambio, el n. 103, del cual se evidencia que En la celebracin de este crculo anual de los misterios de Cristo, la santa Iglesia venera con amor especial a la bienaventurada Madre de Dios, la Virgen Mara, unida con lazo indisoluble a la obra salvfica del su Hijo. En todo caso, aunque son tratados a parte, tambin por razones de equilibrada distribucin de contenidos, los captulos V y VI, respectivamente dedicados a la veneracin por la santa Madre del Seor (nn. 183-207) y a la veneracin por los santos y beatos (nn. 208-247), van oportunamente unidos con el captulo IV, tratndose de la misma celebracin del misterio de Cristo, considerada por el versante del sujeto, es decir, de la personalidad de Mara y de los santos. En efecto, la catequesis tiene un modo de presentar, con riqueza de enseanza, a Mara santsima y a los santos, en los cuales Dios manifiesta su presencia, Cristo reproduce su imagen de Hijo de Dios encarnado, la Iglesia admira modelos de vida y venera intercesores junto al Padre8. Sin duda esto es verdadero, pero, en los varios periodos litrgicos el DPPL examina la presencia de la figura de Mara y, consiguientemente, de cuanto la liturgia proyecta para honrarla9. De todos modos, era suficiente, siempre por claridad metodolgica y correcto contenido, insertar en el cuadro del ao litrgico la veneracin de Mara y de los santos perch l avviene. Los varios captulos se van desarrollando despus en su secuencia, comenzando por el dominical, justamente presentado, en la ptica de la enseanza conciliar (cf. SC 106), como fiesta primordial y fundamento y ncleo de todo el ao litrgico. 2. El Domingo La trattazione quanto mai sobria e si limita a ribadire il criterio che percorre tutto il DPPL: Il giorno del Signore non deve essere subordinato alle manifestazioni di piet popolare. Non pertanto il caso di insistere su pii esercizi per il cui svolgimento viene scelta la domenica come punto di riferimento cronologico (n. 95). Non essendo specificato o esemplificato di quali pii esercizi si tratti, non possibile valutare se possono trovare armonizzazione con la messa domenicale, dato che al centro del giorno del Signore sta proprio la celebrazione eucaristica.

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CEI, Il rinnovamento della catechesi (2.2.1970), in ECEI 1, 116. ibid. 9 Si consideri il bel paragrafo sullassunzione di Maria, collocato nel tempo Ordinario (nn. 180-181), in quanto nello svolgimento di questo tempo spicca, per i suoi molteplici significati teologici. Essa memoria antica della Madre del Signore, cifra e sintesi di molte verit della fede, che vengono enucleate (cf. n. 180). Si esaminano poi alcune consuetudini suggerite dalla piet popolare, quali la benedizione delle erbe aromatiche, per arginare i danni causati dalle erbe venefiche, potenziando appunto lefficacia delle erbe curative. E si motiva: A questa visione si riallaccia in parte luso antico di applicare alla santa Vergine, richiamandosi alla Scrittura, simboli e appellativi tolti dal mondo vegetale, quali vite, spiga, cedro e giglio, e di veder in essa un fiore olezzante per le sue virt e pi ancora il virgulto germogliato dalla radice di Iesse (cf. Is 11,1) che avrebbe generato il frutto benedetto Ges (n. 181).

Al riguardo si richiama la possibilit, prevista dalle Norme generali, di poter trasferire alle domeniche del tempo ordinario quelle celebrazioni che ricorrono in settimana e che sono particolarmente care alla piet dei fedeli, purch nellelenco delle precedenze, abbiano la precedenza sulla domenica stessa10. Se ne d pure la motivazione: Per il bene pastorale dei fedeli (ad bonum pastorale fidelium procurandum). Forse, almeno a scopo indicativopromozionale, rientrava nella natura di un Direttorio fornire qualche esempio, evidenziando in che senso il cambio prospettico di una celebrazione domenicale pu arricchire il bene pastorale, perch simile prospettiva non rimanga una chimera. Anche pi oltre si parla di tradizioni popolari e culturali, che rischiano di invadere la celebrazione della domenica, inquinandone lo spirito cristiano. Da qui la conseguente esortazione ai pastori, perch operino un discernimento che salvi i valori presenti nella cultura di un determinato contesto sociale e soprattutto nella religiosit popolare, facendo in modo che la celebrazione liturgica, specie quella delle domeniche e delle feste, non ne soffra, ma piuttosto ne sia avvantaggiata (n. 95). Pur confermando la validit dellaffermazione, tra laltro ripresa alla lettera dalla Dies Domini,11 permane la genericit del discorso, che non permette di pensare concretamente a quali tradizioni popolari e culturali si alluda. Difatti, si evidenziano da una parte lapertura a quei valori che non ostano lo spirito cristiano; dallaltra, la responsabilit dei pastori in questopera cos delicata, che richiede preparazione e capacit critica, nel senso pi vasto del termine. Per ragioni di completezza, non si pu tuttavia tacere che, per quanto attiene il giorno domenicale, risultava quanto mai opportuno passare dallaffermazione dei principi alla concreta realt pastorale, come hanno fatto i vescovi italiani nel loro documento sul giorno del Signore, a tuttoggi intonso nel suo eccelso valore. Ebbene, proprio questo episcopato ad affermare che il giorno del Signore ha il suo centro nella celebrazione eucaristica, ma non vive solo di questa. Accanto alleucaristia c lufficio di lode, ladorazione silenziosa o solenne e ed altre forme di piet che la tradizione ci ha consegnato12. Tra queste viene enumerata, ad esempio, la tradizionale piet per i defunti, espressa dalla visita domenicale al cimitero; se ben compresa, essa si iscrive in quella visione di fede che fa della domenica lannuncio dellottavo giorno: quel sereno pellegrinaggio non solo rimpianto per la persona estinta; anche, e soprattutto, un atto di fede, una professione di speranza13. Vi si citano anche i gesti di carit, quali segni veri ed efficaci della presenza di Cristo tra i suoi. E si afferma, in maniera assai chiara: Si tratta di gesti profondamente umani e cristiani allo stesso tempo: tante persone si accorgeranno solo da una visita, da un sorriso ricevuto che domenica anche per loro14. Con tale dettato non solo si esemplifica come si traduce concretamente la piet popolare, ma, senza vederla assolutamente in rapporto concorrenziale con la liturgia, la si presenta come sua derivazione e come suo necessario completamento. 3. Il tempo di Avvento-Natale-Epifania
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Norme generali per lordinamento dellanno liturgico e del calendario, n. 58, in EV, vol. 3, 948. Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Dies Domini (31.5.1998), n. 80, in EV, vol. 17, 1004. 12 GdS, n. 36, in ECEI 3, 1969. 13 GdS, n. 38, in ECEI 3, 1971. 14 Ibid.

Una breve introduzione evidenzia come lAvvento sia tempo di attesa, di conversione e di speranza (cf. n. 96), mentre nel Natale la Chiesa celebra il mistero della manifestazione del Signore: la sua umile nascita a Betlemme, lepifania ai Magi, la teofania presso il fiume Giordano, il segno compiuto a Cana (cf. n. 106). Esula senza dubbio dagli intenti di un Direttorio, per di pi concernente la piet popolare, quello di fornire, seppure sinteticamente, il significato liturgico-teologico di un periodo. Per, considerato che si enuclea egualmente un abbozzo di introduzione, specialmente per il tempo di Avvento ci si poteva ispirare a quanto stabilito nelle Norme generali, cercando di armonizzare tra loro i due momenti dellattesa, quella del Natale e quella della definitivit 15. Senzaltro attuale il richiamo a rispettare lo spirito dellAvvento, salvaguardando quei valori minacciati da un costume in cui la preparazione del Natale si risolve in unoperazione commerciale con mille vacue proposte provenienti da una societ consumistica (n. 105). Come altrettanto indispensabile celebrare in Natale in un clima di sobriet e di gioiosa semplicit e con un atteggiamento di solidariet verso i poveri e gli emarginati (n. 105). Tutto ci possibile se, anche nellambito della piet popolare, ci si interroga sul significato profondo del tempo e dellattesa nellottica cristiana, che ci rende tutti egualmente persone che vanno incontro al Signore con le lampade accese e si adoperano per procurare lolio delloperosit (cf. Mt 25,1-13). Brevissimi sono i richiami alle varie espressioni della piet popolare in questo periodo: la corona dellAvvento16, le processioni dAvvento, le Tempora dinverno, il presepio. A parte qualche puntualizzazione, che si sarebbe potuta aggiungere a questultima usanza, per una sua pi corretta realizzazione e interpretazione, per quanto riguarda la novena di Natale, presentata come efflorescenza della liturgia17, bene interrogarsi sulla sua reale identit. In altri termini: se si intende la novena classica, celebrata nelle nostre parrocchie, questa costituiva unaltra modalit di cantare i Vespri, con laggiunta delle profezie iniziali e la concentrazione dei salmi nel ricco polisalmo. Pi che pratica di piet popolare quindi azione liturgica a tutti gli effetti, gi adattata, almeno nelle edizioni pubblicate recentemente, alla liturgia delle Ore e al suo eventuale inserimento nella celebrazione eucaristica. Circa la valorizzazione della presenza di Maria nellAvvento, si posti di fronte a una prospettiva che rimane auspicio a carattere teologico-pastorale, ma non si mai espressa concretamente nella piet popolare, a parte la solennit dellImmacolata, con la relativa novena. Senza pretendere affatto che lAvvento diventi un mese di Maria (tra laltro, anche nella maggiore estensione possibile, questo periodo liturgico non raggiunge mai tale lunghezza!), tuttavia a livello popolare non ha affatto assimilato e sviluppato simile dimensione. Molto si scritto e predicato in questo senso dopo il concilio. Nondimeno la constatazione della Marialis cultus che questo tempo risulta particolarmente adatto per il culto della Madre del Signore, in quanto la liturgia presenta un felice equilibrio cultuale, che pu essere assunto quale norma per impedire ogni tendenza a distaccare come accaduto talora in alcune forme di piet
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Cf. Norme generali per lordinamento, cit., n. 39, in EV, vol. 3, 929. Questa memoria delle varie tappe della storia della salvezza di Cristo e simbolo della luce profetica che via via illuminava la notte dellattesa fino al sorgere del Sole di giustizia (n. 98) nata dalla piet popolare, oppure, almeno nella nostra tradizione italiana, che va sempre pi diffondendosi, non piuttosto un elemento didascalico, che la catechesi ha introdotto in ambito liturgico? Sembra un po troppo definire la disposizione di quattro ceri su una corona di rami sempre verdi..., simbolo dellAvvento nelle case dei cristiani (n. 98). Forse sarebbe meglio caratterizzarla come segno. 17 sorta per comunicare ai fedeli le ricchezze di una liturgia alla quale essi non avevano facile accesso (n. 103).

popolare il culto della Vergine dal suo necessario punto di riferimento, che Cristo18, ancora ben lontana dal trovare realizzazione! Per il periodo natalizio il DPPL offre anzitutto una buona sintesi dei valori, che dovrebbero caratterizzare ogni elemento della piet popolare, la quale si afferma testualmente li coglie intuitivamente (n. 108). Non si fornisce, per, nessuna precisazione al riguardo. Sembra di essere posti di fronte a un grande affresco, ma senza la possibilit di poterlo contemplare nei suoi particolari. Vengono snocciolati, uno dopo laltro, il valore della spiritualit del dono; il messaggio di solidariet che levento del Natale porta con s; il valore sacro della vita e levento mirabile che si compie in ogni parto di donna; il valore della gioia e della pace messianica; il clima di semplicit e di povert, di umilt e di fiducia in Dio, che avvolge gli avvenimenti della nascita del bambino Ges (cf. n. 108). E, come gi nella presentazione dello spirito tipico dellAvvento (cf. n. 105), si asserisce, a mo dauspicio: La piet popolare, appunto perch intuisce i valori insiti nel mistero del Natale, chiamata a cooperare alla salvaguardia della memoria della manifestazione del Signore, s che la forte tradizione religiosa connessa con il Natale non divenga terreno per operazioni di consumismo e per infiltrazioni di neopaganesimo (n. 108). Lapproccio alle varie espressioni della piet popolare di questo periodo si barcamena tra lenumerazione di celebrazioni liturgiche vere e proprie e alcune realt tipiche della devozione, per le quali si formulano i soliti auspici di consonanza con la liturgia del giorno, dopo averne brevemente delineato i tratti essenziali. Per il giorno di Natale, ad esempio, si prospettano i presepi viventi e lalbero, rilevandone il significato essenzialmente cristologico (albero della vita e della croce); per il 28 dicembre, festa dei santi Innocenti, imprecisate manifestazioni cultuali e forme di carit verso i bambini19; per il 31 dicembre, lesposizione prolungata delleucaristia e le veglie di preghiera; per l1 gennaio, la giornata della pace; per lEpifania, lannuncio della Pasqua e delle principali festivit, lo scambio dei doni, la benedizione delle case con le scritte in gesso, le iniziative missionarie e di solidariet; per il 2 febbraio, a forte caratterizzazione popolare si afferma (cf. n. 120) , la processione con le candele, il riferimento alla giornata della vita consacrata, di recente istituzione, e la riconoscenza per la maternit non solo di Maria, ma anche delle altre madri20. La preoccupazione per caratterizzare gli elementi della piet popolare, prevalentemente di natura apologetica, in riferimento alla liturgia: La festa del 2 febbraio si chiosa conserva un carattere popolare. tuttavia necessario che sia pienamente rispondente al genuino senso della festa. Non sarebbe giusto che la piet popolare, celebrando la Presentazione del Signore,
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Paolo VI, Esortazione Apostolica Marialis cultus, n. 4, in EV, vol. 5, 23. Ai nostri giorni si annota i bambini subiscono ancora innumerevoli forme di violenza, che attentano alla loro vita, dignit, moralit e diritto alleducazione. da tener presente in quel giorno linnumerevole schiera di bambini non ancora nati e precocemente trucidati con la copertura delle leggi che permettono laborto, che un crimine abominevole. Attenta ai problemi concreti, la piet popolare, in non pochi luoghi, ha dato vita a manifestazioni cultuali e a forme di carit quali lassistenza alle madri incinte, ladozione di bambini, la promozione della loro istruzione. Rimane linterrogativo se soggetto di tutto ci sia davvero la piet popolare, e specificatamente quella di questo giorno. 20 Sono infatti si osserva madri anchesse secondo il piano di Dio, avendo generato le future membra di quello stesso mistico Corpo. Da questa intuizione e da una certa mimesis del rito compiuto da Maria era derivato il rito della purificazione della puerpera, di cui alcuni elementi riflettevano una visione negativa dei fatti connessi con il parto. E si richiamano due benedizioni, previste dallattuale Benedizionale: quella di una madre prima e dopo il parto. E si arguisce: tuttavia ottima cosa che le madri e i congiunti, chiedendo tali benedizioni, si adeguino alle prospettive della preghiera della Chiesa: comunione di fede e di carit nella preghiera perch si compia felicemente il tempo dellattesa (benedizione prima del parto) e per ringraziare Dio del dono ricevuto (benedizione dopo il parto) (n. 121).

ne trascurasse il precipuo oggetto cristologico, per soffermarsi quasi esclusivamente sugli aspetti mariologici; il fatto che essa debba essere considerata come memoria congiunta del Figlio e della Madre, non favorisce una simile possibile inversione di prospettiva; la candela, conservata nelle case, deve essere per i fedeli un segno di Cristo luce del mondo, e quindi motivo per una espressione di fede (n. 123). Non si va oltre, ma, forse, per ora non possibile agire altrimenti, considerando che il popolo che partecipa a questa celebrazione feriale uno sparuto gruppetto, chiamato a vivere essenzialmente la liturgia. S, certo, c anche il ritiro delle candele, magari lasciate a disposizione fino alla domenica successiva. Ma la motivazione di questo ritiro non n cristologica n mariana. 4. Il tempo di Quaresima-Pasqua-Pentecoste Bella lintroduzione al periodo quaresimale che, con rapide pennellate, tratteggia il significato di questo tempo liturgico, tempo di ascolto della parola di Dio e di conversione, di preparazione e di memoria del battesimo, di riconciliazione con Dio e con i fratelli, di ricorso pi frequente alle armi della penitenza cristiana: la preghiera, il digiuno, lelemosina (n. 124). Esplicita appare per, immediatamente, lammissione che nellambito della piet popolare non viene facilmente percepito il senso misterico della Quaresima e non ne sono colti alcuni grandi valori e temi, quali il rapporto tra il sacramento dei quaranta giorni e i sacramenti delliniziazione cristiana, come pure il mistero dellesodo presente lungo tutto litinerario quaresimale. Secondo una costante della piet popolare, portata a soffermarsi sui misteri dellumanit di Cristo, nella Quaresima i fedeli concentrano la loro attenzione sulla passione e morte del Signore (n. 124). E, pi oltre, si ribadisce: Il divario esistente tra la concezione liturgica e la visione popolare della Quaresima non impedisce che il tempo dei quaranta giorni costituisca uno spazio efficace per una feconda interazione tra liturgia e piet popolare. Un esempio di questa interazione sta nel fatto che la piet popolare privilegia alcuni giorni, alcuni pii esercizi, alcune attivit apostoliche e caritative che la stessa liturgia quaresimale prevede e raccomanda (n. 126). Il primo di questi esercizi anzitutto ladorazione della croce, presente nella liturgia del Venerd Santo, ma che la piet popolare ama anticipare nel periodo quaresimale21. Vengono pure enumerate espressioni devozionali, quali la venerazione delle reliquie della croce mediante lostensione, il bacio e la processione. Tuttavia, queste manifestazioni cultuali sono immediatamente rapportate alla pienezza del loro significato: La piet verso la croce ha spesso bisogno di essere illuminata. Si deve cio mostrare ai fedeli lessenziale riferimento della croce allevento della risurrezione: la croce e il sepolcro vuoto, la morte e la risurrezione di Cristo sono inscindibili nella narrazione evangelica e nel disegno salvifico di Dio. Nella fede cristiana, la croce espressione del trionfo sul potere delle tenebre, e perci la si presenta impreziosita di gemme ed diventata segno di benedizione, sia quando viene tracciata su di s che su altre persone e oggetti (n. 128).
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Infatti lungo lintero arco della Quaresima il venerd che, per antichissima tradizione cristiana, giorno commemorativo della passione di Cristo, i fedeli orientano volentieri la loro piet verso il mistero della croce. Essi, contemplando il Salvatore crocifisso, afferrano pi facilmente il significato del dolore immenso e ingiusto che Ges, il santo e linnocente, pat per la salvezza delluomo, e comprendono pure il valore del suo amore solidale e lefficacia del suo sacrificio redentore (n. 127).

Anche la tendenza dei fedeli a rivolgere la loro attenzione ad aspetti singoli della passione di Cristo e ai relativi strumenti (corone di spine, flagelli, ecc.) ricollocata nel suo giusto alveo22. Ci si sofferma poi, in particolare, sulla Via crucis, presentata come la sintesi di varie devozioni sorte fin dallalto Medioevo (n. 132). Questo esercizio, tanto amato dal popolo, viene caratterizzato come via tracciata dallo Spirito Santo, via amata dalla Chiesa, nel quale confluiscono pure varie espressioni caratteristiche della spiritualit cristiana: la concezione della vita come cammino o pellegrinaggio; come passaggio, attraverso il mistero della croce, dallesilio terreno alla patria celeste; il desiderio di conformarsi profondamente alla passione di Cristo; le esigenze della sequela Christi, per cui il discepolo deve camminare dietro il Maestro, portando quotidianamente la propria croce. Per tutto ci la Via crucis un esercizio di piet particolarmente adatto al tempo di Quaresima (n. 133). Essenziali solo le osservazioni sulla sua modalit attuativa (le 14 stazioni tradizionali o le forme alternative), dettata da due preoccupazioni fondamentali: la conclusione con la memoria della risurrezione del Signore 23 e la scelta dei testi, tra gli innumerevoli proposti24. Dopo un breve sguardo alla Via Matris, che contempla Maria partecipe della passione del Figlio e ne percorre le tappe di quel cammino di fede e di dolore, nel quale la Vergine ha preceduto la Chiesa e che questa dovr percorrere fino alla fine dei secoli (n. 137) 25, si passa allesame della Settimana Santa, avvalendosi dellosservazione ermeneutica che forte il coinvolgimento del popolo nei riti della Settimana Santa. Alcuni di essi recano ancora le tracce della loro provenienza dallambito della piet popolare (n. 138). Si considera anzitutto la processione iniziale della domenica delle Palme, di cui si evidenzia il carattere festoso e popolare. Si auspica per che i fedeli siano istruiti sul significato della celebrazione, perch sia capito il suo senso26 (n. 139). Dettato ineccepibile. Per il Gioved Santo si analizza ladorazione del SS. Sacramento, che segue la messa vespertina in cena Domini. Anche per questa si formula lauspicio che i fedeli siano illuminati sul senso della reposizione: compiuta con austera solennit e ordinata essenzialmente alla conservazione del corpo del Signore per la comunione dei fedeli nellazione liturgica del Venerd Santo e per il viatico degli infermi, un invito alladorazione, silenziosa e prolungata, del mirabile sacramento istituito in questo giorno27 (n. 141).
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Queste espressioni di piet, promosse in alcuni casi da persone eminenti per santit, sono legittime. Tuttavia, per evitare un frazionamento eccessivo nella contemplazione del mistero della croce, sar conveniente sottolineare la considerazione complessiva dellevento della passione secondo la tradizione biblica e patristica (n. 129). 23 opportuno che esso si concluda in modo tale che i fedeli si aprano allattesa, piena di fede e di speranza, della risurrezione (n. 134). 24 Dovr essere fatta tenendo presenti soprattutto la condizione dei partecipanti al pio esercizio e il principio pastorale di contemperare saggiamente continuit e innovazione. In ogni caso saranno da preferire testi in cui risuoni, correttamente applicata, la parola biblica e che siano scritti in un linguaggio nobile e semplice (n. 135). 25 La piet del popolo cristiano ha individuato nella vita dolorosa della Madre sette episodi principali e li ha contraddistinti come i sette dolori della beata Vergine Maria. Cos, sul modello della Via crucis, sorto il pio esercizio della Via Matris dolorosae o semplicemente Via Matris, anchesso approvato dalla Sede Apostolica (n. 136). 26 Sar opportuno si esemplifica ribadire che ci che veramente importante la partecipazione alla processione e non procurarsi soltanto la palma o il ramoscello di ulivo; che questi non vanno conservati a guisa di un amuleto, o a scopo soltanto terapeutico o apotropaico, per tenere lontani cio gli spiriti cattivi e stornare da case e campi i danni da essi causati, il che potrebbe essere una forma di superstizione. Palma e ramoscello di ulivo vanno conservati innanzitutto come testimonianza della fede in Cristo, re messianico, e nella sua vittoria pasquale (n. 139). 27 In riferimento al luogo si osserva: Si eviti il termine sepolcro, e nel suo allestimento, non venga conferito ad esso laspetto di un luogo di sepoltura; infatti il tabernacolo non deve avere la forma di un sepolcro o di unurna funeraria (n. 141).

Per il Venerd Santo si guarda alla processione del Cristo morto, che si svolge generalmente in un clima di austerit, di silenzio e di preghiera, con la partecipazione di numerosi fedeli. Opportunamente si auspica: necessario tuttavia che tale manifestazione di piet popolare n per la scelta dellora, n per le modalit di convocazione dei fedeli, appaia agli occhi di questi come un surrogato delle celebrazioni liturgiche del Venerd Santo (n. 143). Circa il pio esercizio del Sabato Santo, che la rappresentazione della passione di Cristo, a cui si aggiungono il ricordo della Vergine Addolorata e lOra della Madre, si esige la genuinit della piet, che non deve assumere i caratteri propri delle manifestazioni folcloristiche, che richiamano non tanto lo spirito religioso quanto linteresse dei turisti (n. 144). Vi si aggiunge linteressante precisazione che in riferimento alle sacre rappresentazioni va illustrata ai fedeli la profonda differenza che intercorre tra la rappresentazione, che mimesi e lazione liturgica, che anamnesi, presenza misterica dellevento salvifico della passione (n. 144). Compito indispensabile quanto arduo, sul piano contenutistico, che richiede unesatta comprensione del valore dellanno liturgico. Circa la Pasqua, sar sufficiente segnalare le non poche manifestazioni di piet popolare: lincontro del Risorto con la Madre28; la benedizione della mensa familiare, che richiama la novit della Pasqua29; il saluto pasquale alla Madre del Risorto, con la benedizione dei fiori; la Via lucis, ottima pedagogia della fede, in quanto ricalca lasserto: per crucem ad lucem. Infatti con la metafora del cammino, la Via lucis conduce alla constatazione della realt del dolore, che nel disegno di Dio non costituisce lapprodo della vita, alla speranza del raggiungimento della vera meta delluomo: la liberazione, la gioia, la pace sono valori essenzialmente pasquali. La Via lucis, infine, in una societ che spesso reca limpronta della cultura della morte, con le sue espressioni di angoscia e di annientamento, uno stimolo per instaurare una cultura della vita, una cultura cio aperta alle attese della speranza e alle certezze della fede (n. 153). Non si spendono molte parole sulla devozione alla divina misericordia, connessa con lottava di Pasqua e legata ai messaggi della religiosa Faustina Kowalska, canonizzata nel 2000. Si ribadisce ancora: Si educhino i fedeli a comprendere tale devozione alla luce delle celebrazioni liturgiche di questi giorni di Pasqua (n. 154). La novena di Pentecoste e la celebrazione vigiliare di questa solennit si situano appieno nella realt liturgica. Anzi, acutamente si osserva che il mistero della Pentecoste rischiara la piet popolare: anchessa una dimostrazione continua della presenza dello Spirito Santo nella Chiesa. Egli accende nei cuori la fede, la speranza e lamore, virt eccelse che danno valore alla piet cristiana (n. 156). 5. Il tempo durante lanno Come per gli altri periodi, lesame delle principali manifestazioni/espressioni della piet popolare si accompagna a suggerimenti orientativi, perch non solo questa si armonizzi con la liturgia, ma illumini la prassi di vita cristiana.

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Si ripropone il ritornello: Il suo svolgimento non deve assumere aspetti di maggiore rilevanza delle stesse celebrazioni liturgiche della domenica di Pasqua n dare luogo a inappropriate commistioni (n. 149). 29 Questa benedizione, che in molte famiglie cristiane quotidiana consuetudine da incoraggiare, acquista particolare significato nel giorno di Pasqua: con lacqua benedetta nella Veglia pasquale, che lodevolmente i fedeli recano nelle loro abitazioni, il capofamiglia o un altro membro della comunit domestica benedice la mensa festiva (n. 150).

In rapida sequenza, si affronta anzitutto la solennit della santissima Trinit, con uninquadratura storica. Pi che ricordare questo o quel pio esercizio, si sottolinea che ogni forma genuina di piet cristiana deve avere il necessario riferimento al solo vero Dio Uno e Trino, il Padre onnipotente e il suo Figlio unigenito e lo Spirito Santo (n. 157). E, dopo aver evidenziato come le azioni liturgiche si aprono con la lode alla Trinit (il Gloria al Padre...), si raccomanda: necessario che lorientamento trinitario sia un elemento costante anche nella piet popolare. Ai fedeli deve risultare manifesto che i pii esercizi in onore della beata Vergine, degli angeli e dei santi hanno come termine ultimo il Padre, dal quale tutto procede e al quale tutto conduce; il Figlio, unico mediatore, senza il quale impossibile accedere al Padre; lo Spirito, sola sorgente di grazia e di santificazione (n. 158). La solennit del Corpo e Sangue del Signore, anchessa brevemente collocata nella storia, offre lopportunit di riaffermare le realt di fondo della devozione eucaristica30, insite nella processione31 e particolarmente nelladorazione eucaristica. In essa convergono forme liturgiche ed espressioni di piet popolare di cui non facile distinguere nettamente i confini (n. 165): visita al SS. Sacramento, adorazione vera e propria, adorazione perpetua, Quarantore. A tal riguardo si precisa con determinazione: I fedeli dovranno essere aiutati a servirsi della Sacra Scrittura quale impareggiabile libro di preghiera, a utilizzare canti e preci idonee, a familiarizzarsi con alcune strutture semplici della Liturgia delle Ore, a seguire il ritmo dellanno liturgico, a sostare in preghiera silenziosa (n. 165). Unaltra devozione che stata ed tuttora una delle espressioni pi diffuse e pi amate della piet ecclesiale (n. 166), e cio quella al Cuore di Cristo, ancorata alla relativa solennit, al di l delle sue forme cultuali (consacrazione personale, consacrazione delle famiglie, litanie del Cuore di Ges, atto di riparazione, pratica dei primi nove venerd)32, si segnala per le utili indicazioni fornite. Si precisa anzitutto che intesa alla luce della divina Scrittura, lespressione Cuore di Cristo designa il mistero stesso di Cristo, la totalit del suo essere, la sua persona considerata nel suo nucleo pi intimo ed essenziale (n. 166). Volgendo lo sguardo allevoluzione storica, si puntualizza ancora che in un tempo in cui il giansenismo proclamava i rigori della giustizia divina, la devozione al Cuore di Cristo costitu un efficace antidoto per suscitare nei fedeli lamore al Signore e la fiducia nella sua infinita misericordia, di cui il cuore pegno e simbolo (n. 170). Si osserva inoltre: La devozione al sacro Cuore costituisce una grande espressione storica della piet della Chiesa per Ges Cristo, suo sposo e Signore; essa richiede un atteggiamento di fondo fatto di conversione e riparazione, di amore e gratitudine, di impegno apostolico e di consacrazione nei confronti di Cristo e della sua opera salvifica (n. 172)33.
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Supremo punto di riferimento della piet eucaristica la Pasqua del Signore; ogni forma di devozione eucaristica ha un intrinseco riferimento al sacrificio eucaristico (n. 161). 31 I fedeli comprendono e amano i valori insiti nella processione del Corpus Domini: essi si sentono popolo di Dio che cammina con il suo Signore proclamando la fede in lui, divenuto veramente il Dio-con-noi (n. 162). 32 Interessante losservazione, accompagnata dallauspicio che viene formulato al riguardo: La pratica dei nove primi venerd del mese contribu significativamente al ripristino della frequenza ai sacramenti della penitenza e delleucaristia. necessario tuttavia che i fedeli siano convenientemente istruiti: sul fatto che non si deve riporre in tale pratica una fiducia che rasenta la vana credulit, la quale, in ordine alla salvezza, annulla le insopprimibili esigenze della fede operante e limpegno di condurre una vita conforme al vangelo; sul valore assolutamente predominante della domenica, che deve essere caratterizzata dalla piena partecipazione dei fedeli alla celebrazione eucaristica (n. 171). 33 E si precisa ulteriormente: La piet popolare tende a identificare una devozione con la sua rappresentazione iconografica. Ci un fatto normale, che ha senza dubbio aspetti positivi, ma pu anche dar luogo ad alcuni inconvenienti: un tipo iconografico, non pi rispondente al gusto dei fedeli, pu condurre a un minor apprezzamento delloggetto della

Vi si lega anche il Cuore immacolato di Maria, celebrato allindomani della solennit del Sacro Cuore. Infatti la contiguit delle due celebrazioni gi in se stessa un segno liturgico della loro stretta connessione: il mysterium del cuore del Salvatore si proietta e si riverbera nel cuore della Madre, che anche socia e discepola (n. 174). Infine si passa alla trattazione sul Sangue preziosissimo di Cristo, che appare intimamente connesso con la vita e, per antitesi, con la morte, con lesodo e la pasqua, con il sacerdozio e i sacrifici cultuali, con la redenzione e lalleanza (n. 175). Pi oltre si ribadisce: La straordinaria importanza del sangue salvifico ha fatto s che la sua memoria occupi un luogo centrale ed essenziale nella celebrazione del mistero del culto: anzitutto nel centro stesso dellassemblea eucaristica; e poi nel corso dellanno liturgico. La Chiesa infatti commemora il mistero del sangue non solo nella solennit del Corpo e Sangue del Signore, ma anche in numerose altre celebrazioni, s che la memoria cultuale del sangue del nostro riscatto pervade lintero arco dellanno (n. 177). Si enumerano pure le forme principali espresse dalla piet popolare: la Corona, le Litanie, lOra di adorazione, la Via sanguinis (cf. n. 178). In chiusura di capitolo viene segnalata la Settimana di preghiera per lunit dei cristiani, per affermare chiaramente che anche le espressioni della piet popolare devono tenere presente il criterio ecumenico (n. 182). 6. Conclusione Al termine di questa lunga disamina, che ha esplicitamente mostrato la ricchezza delle indicazioni offerte per un orientamento della piet popolare, riaffiora qualche interrogativo, che ha percorso lintera trattazione. Anzitutto: cosa si intende per popolare? Pi volte la piet popolare appare come soggetto di affermazioni perentorie. Ad esempio, nel periodo di Avvento, si legge: La piet popolare sensibile... Alla piet popolare non sfugge... (n. 97). Alla luce della recente situazione ecclesiale, tanto dal versante pastorale che sociologico, questo popolo da chi rappresentato? Si parte ancora dal presupposto che sia costituito da un popolino che bazzica nelle nostre chiese e che, non comprendendo appieno la realt liturgica, come quando era celebrata in latino, si rifugia per questo in altre pratiche caratterizzate come devozionali? Per la verit, esaminando lultimo documento CEI, significativamente titolato: Comunicare il vangelo in un mondo che cambia,34 orientato a imprimere una linea missionaria a tutta lazione pastorale, ritroviamo questa constatazione: Per dare concretezza alle decisioni che abbiamo indicato e che, ne siamo consapevoli, richiedono una conversione pastorale , per imprimere un dinamismo missionario, vogliamo delineare i due livelli specifici, ai quali ci pare si debba rivolgere lattenzione delle nostre comunit locali. Parleremo anzitutto di quella che potremmo chiamare comunit eucaristica, cio coloro che si riuniscono con assiduit nelleucaristia domenicale, e in particolare quanti collaborano regolarmente alla vita delle nostre parrocchie; passeremo quindi ad affrontare la vasta realt di coloro che, pur essendo battezzati, hanno un rapporto con la comunit ecclesiale che si limita a qualche incontro pi o meno sporadico, in
devozione, indipendentemente dal suo fondamento teologico e dai suoi contenuti storico-salvifici. Cos avvenuto per la devozione al Sacro Cuore: certe immagini di tipo oleografico, talvolta sdolcinate, inadeguate a esprimere il robusto contenuto teologico, non favoriscono lapproccio dei fedeli al mistero del cuore del Salvatore (n. 173). 34 Comunicare il vangelo in un mondo che cambia. Orientamenti pastorali dellepiscopato italiano per il primo decennio del Duemila (29.6.2001) (= La voce delle Chiese locali, 34), Paoline, Milano 20022.

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occasioni particolari della vita, o rischiano di dimenticare il loro battesimo e vivono nellindifferenza religiosa (n. 46). Se questi sono i due livelli specifici, di cui il primo gi addentro allagire liturgico, cos da essere presentato come comunit eucaristica, e laltro come massa di persone che vivono nellindifferenza religiosa, dove si colloca il popolo che possiede questa piet e la esprime con le forme specifiche, ereditate per lo pi dal passato? Certo, il DPPL indirizzato a tutto il popolo di Dio sparso nel mondo e, nella stessa Italia, la situazione risulta alquanto variegata, a cominciare dalla distinzione geografica tra Nord e Sud. Qui, a detta degli stessi vescovi, la piet popolare rappresenta tuttora un problema pastorale. Ma al Nord? Daltro canto, il DPPL stesso non sempre affronta lesame di qualche concreta espressione della piet popolare. Resta sempre alla superficie, limitandosi a ribadire, come un ritornello, la priorit della liturgia e cercando di orientare i vari capitoli, pi che le singole manifestazioni, verso la trasmissione dei valori, per correggere eventuali comprensioni distorte. Da questo punto di vista risulta davvero provvidenziale anche per coloro che formano la comunit eucaristica e collaborano regolarmente (o quasi...) alla vita delle nostre parrocchie. Fatta salva la distinzione tra le rappresentazioni, che sono mimesi (e oggi spesso vengono gestite da varie associazioni locali o addirittura dalle aziende turistiche), e lazione liturgica, che anamnesi (cf. n. 144), i confini tra liturgia e piet popolare non sono facilmente distinguibili35. Tuttavia la differenza oggettiva tra i pii esercizi e le pratiche di devozione rispetto alla liturgia deve sempre trovare visibilit nellespressione cultuale. Ci significa la non commistione delle formule proprie di pii esercizi con le azioni liturgiche (n. 13). Gli orientamenti del DPPL risultano, al riguardo, quanto mai opportuni, proprio ai fini di una proficua simbiosi o interazione feconda. Anzi, nella loro enucleazione a livello di principi orientativi, convalidano ulteriormente, a livello di prassi pastorale, limpegno di evitare, da una parte, la sovrapposizione, la concorrenza o addirittura la contrapposizione con le azioni liturgiche: va, infatti, salvaguardata la precedenza da dare alla domenica, alla solennit, ai tempi e ai giorni liturgici. Dallaltra parte, non si devono apportare modalit di celebrazione liturgica ai pii esercizi, che giustamente conservano il loro stile, la loro semplicit, il proprio linguaggio (cf. n. 13). Bisogna riconoscere che, per il capitolo dellanno liturgico, il DPPL avvalla splendidamente proprio tale prospettiva di impegno pastorale, consegnata ora, con fiducia e speranza, alle Chiese in cammino.

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Come gi si osservato, per esempio, per ladorazione eucaristica (cf. n. 165).

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