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Domenico Ghirlandaio

Vita e opere

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Indice
Voci
Domenico Ghirlandaio 1 15 15 17 20 22 24 28 31 35 37 41 44 47 49 51 53 55 57 61 63 65

Opere
Santi Girolamo, Barbara e Antonio Abate Battesimo di Cristo e Madonna col Bambino in trono tra i santi Sebastiano e Giuliano San Girolamo nello studio (Ghirlandaio) Cenacolo della Badia di Passignano Cenacolo di Ognissanti Cenacolo di San Marco Vocazione dei primi apostoli Adorazione dei pastori (Ghirlandaio) Adorazione dei Magi degli Innocenti Sacra conversazione di Monticelli Sacra conversazione degli Ingesuati Adorazione dei Magi Tornabuoni Incoronazione della Vergine di Narni Incoronazione della Vergine di Citt di Castello Ritratto di Giovanna Tornabuoni Ritratto di vecchio con nipote Pala Tornabuoni Visitazione (Ghirlandaio) Cristo in gloria con quattro santi e un donatore Santo Stefano tra i santi Jacopo e Pietro

Note
Fonti e autori delle voci Fonti, licenze e autori delle immagini 67 68

Licenze della voce


Licenza 71

Domenico Ghirlandaio

Domenico Ghirlandaio
Domenico Bigordi, detto il Ghirlandaio (Firenze, 1449 Firenze, 11 gennaio 1494), stato un pittore italiano. Oper soprattutto nella citt natale[1], divenendo tra i protagonisti del Rinascimento all'epoca di Lorenzo il Magnifico. Verso il 1480 in particolare divenne di fatto il ritrattista ufficiale dell'alta societ fiorentina, grazie al suo stile preciso, piacevole e veloce. Capo di una nutrita ed efficiente bottega, in cui mosse i primi passi nel campo dell'arte anche il tredicenne Michelangelo Buonarroti, ricordato soprattutto per i grandi cicli affrescati, quali alcune scene della Cappella Sistina a Roma, la Cappella Sassetti e la Cappella Tornabuoni nella sua citt natale[1]. Domenico fece cos parte della cosiddetta "terza generazione" del Rinascimento fiorentino, assieme a maestri quali Verrocchio, i fratelli del Pollaiolo e il giovane Sandro Botticelli[2]. I suoi fratelli David e Benedetto furono pure valenti pittori attivi nella sua bottega, cos come il cognato Sebastiano Mainardi da San Gimignano[1]. Anche il figlio Ridolfo fu importante pittore attivo nella Firenze tardo rinascimentale.

Autoritratto nell'Adorazione dei Magi del 1488, Ospedale degli Innocenti, Firenze

Domenico Ghirlandaio

Biografia
Origini
La principale fonte sulla vita di Ghirlandaio la biografia che di lui scrisse Giorgio Vasari nelle Vite. Sebbene redatta circa settant'anni dopo la morte del pittore essa accurata e completa, anche se soggetta a giudizi un po' troppo elogiativi, dovuti a un personale apprezzamento della sua arte[2]. Domenico di Tommaso Bigordi nacque primo di cinque figli dall'orafo Tommaso di Currado, gioielliere con bottega in via dell'Ariento (cio via "dell'Argento", dal nome dei numerosi orefici), a cui attribuito il fortunato soprannome "Ghirlandajo". Egli infatti, secondo la testimonianza vasariana, ebbe successo cesellando ghirlande d'argento da portare in testa come ornamento delle acconciature per le giovani damigelle fiorentine[3]. In alcuni documenti catastali tuttavia il mestiere segnato quello di commerciante o sensale[4].

Formazione
Domenico fu dapprima apprendista orafo nella bottega del padre. Santa Barbara, affreschi di Cercina (1472 circa) Vasari riporta come Domenico si dedicasse controvoglia alla professione del padre, preferendo piuttosto passare il tempo ritraendo i passanti. Alla fine il padre dovette rinunciare al progetto di destinare al primogenito il seguito nell'attivit familiare, concedendogli di dedicarsi all'apprendimento delle tecniche artistiche, in particolare la pittura e il mosaico, mettendolo a bottega da Alessio Baldovinetti, notizia confermata nel XVI secolo anche dalle memorie di Francesco Baldovinetti, discendente del pittore che scrisse nel Cinquecento[2]. Il Baldovinetti un artista rivalutato nell'ultimo cinquantennio di studi storico-artistici, quale raffinato interprete del retaggio fiorentino e delle influenze fiamminghe (Rogier van der Weyden e soprattutto, in quella stagione, Hans Memling e Hugo van der Goes), capace di valorizzare il paesaggio, dandogli quella dignit da protagonista della rappresentazione, piuttosto che semplice sfondo[2]. In seguito probabile che Domenico si avvicinasse alla bottega del Verrocchio, una delle pi attive della citt, dove si andava formando la successiva generazione di artisti, con apprendisti del calibro di Sandro Botticelli, Perugino, Lorenzo di Credi e, qualche anno dopo, Leonardo da Vinci[4]. Inoltre dovettero avere una certa influenza nel suo stile in via di formazione l'esempio di Benozzo Gozzoli, dal vivace gusto narrativo, e di Filippo Lippi, con la predilezione per il disegno e il colore morbido[2].

Domenico Ghirlandaio

I primi lavori
Nel 1472 si iscrisse alla Compagnia di San Luca dei pittori, certificando il termine del suo apprendistato[4]. I primi lavori indipendenti di Ghirlandaio sono nelle chiese di campagna dell'entroterra fiorentino. La prima opera nota un affresco nella pieve di Cercina (Santi Girolamo, Barbara e Antonio Abate), databile al 1471-1472 circa. Si tratta delle decorazione della fascia mediana di una nicchia semicircolare, in cui il pittore dipinse una finta architettura con nicchie marmoree divise da pilastri poggianti su una cornice modanata sopra alcune specchiature in finto marmo. Nelle nicchie Madonna della Misericordia (1473 circa) si trovano i santi Girolamo, Barbara e Antonio Abate, caratterizzati da una linea di contorno sottile e fluida e una colorazione vivace e armonica, derivata dall'esempio di Domenico Veneziano. Nel San Girolamo soprattutto balenano ricordi dell'attenzione anatomica e della forza plastica di Andrea del Castagno, sebbene l'insieme risulti morbido e con un movimento appena accennato, privo di drammaticit. Interessante poi la ricerca illusionistica di alcuni dettagli che "escono" dalle nicchie, come i piedi sporgenti o le mani dell'uomo sotto santa Barbara, che gettano una realistica ombra sui gradini[5]. Subito dopo l'artista entr nei favori della ricca famiglia dei Vespucci, alleati dei Medici, dipingendo per loro una Madonna della Misericordia e una Piet nella loro cappella nella chiesa di Ognissanti a Firenze. La cappella, una nicchia nella navata unica, fortemente alterata dai rimaneggiamenti successivi, era stata costruita nel 1472 e gli affreschi furono dipinti in una data immediatamente successiva, entro il 1475 quando il maestro era dedito ad altre opere. Nel gruppo di personaggi protetti sotto il manto della Vergine si trova anche il giovane Amerigo Vespucci, celebre navigatore. In queste opere la personalit artistica di Domenico appare gi ben definita, soprattutto riguardo alla sua vivace descrizione dei tratti fisiognomici, indagati con fedelt, che rendono cos diversi i personaggi l'uno dall'altro[5]. A quegli stessi anni risale il Battesimo di Cristo e Madonna col Bambino in trono tra i santi Sebastiano e Giuliano, affresco nella chiesa di Sant'Andrea a Brozzi nei pressi di Firenze.

Domenico Ghirlandaio

La Cappella di Santa Fina

Domenico Ghirlandaio, Esequie di santa Fina (1475)

Per approfondire, vedi Cappella di Santa Fina.

La prima sua grande commissione che ci sia pervenuta, in cui si manifesta appieno un suo stile personale e maturo, la decorazione ad affresco della Cappella di Santa Fina nel Duomo di San Gimignano. Si trattava della cappella commemorativa della santa locale, una paraplegica morta nel 1253, alla cui creazione furono chiamati alcuni artisti fiorentini di spicco, come Giuliano da Maiano per la parte architettonica, suo fratello Benedetto per quella scultorea e Ghirlandaio appunto per la decorazione pittorica dei due lunettoni laterali con storie della santa. Nelle Esequie di santa Fina dispose nella scena una serie di ritratti molto umanizzati e verosimili, che saranno la sua caratteristica pi apprezzata dai ricchi mecenati fiorentini, suoi successivi committenti. Per esempio nel gruppo di chierichetti di destra si notano varie sfumature psicologiche trattate con naturalezza: un ragazzo guarda la scena con interesse, mentre un altro distratto dalla croce che tiene tra le mani e un terzo si guarda attorno fanciullescamente divertito. Sicuramente tra i cittadini presenti ci dovevano essere anche i ritratti dei committenti dell'opera. Si nota anche il limite del Ghirlandaio nel dipingere espressioni pi marcatamente contrite: la commozione non mai troppo evidente e sembra prevalere una certa serenit. Nelle storie di santa Fina si manifest per la prima volta lo stile che fu alla base del successo del Ghirlandaio. Si tratta di uno stile chiaramente duplice: intimo, raccolto e disadorno nel caso dell'Annuncio della morte, grandioso e solenne nelle Esequie, come evidenzia la monumentale abside classicheggiante dello sfondo.

Domenico Ghirlandaio

5 A San Gimignano Ghirlandaio conobbe Sebastiano Mainardi, che divenne suo collaboratore e spos, alcuni anni dopo, la sorella di Domenico, diventandone quindi il cognato. Dopo l'impresa di Santa Fina, Ghirlandaio venne chiamato alla Badia di Passignano, dove dipinse un cenacolo (1476), che fu il primo di una serie di tre, realizzati poco dopo a Firenze.

Primo viaggio a Roma


Nel 1475 il Ghirlandaio, col fratello David, si doveva trovare a Roma, al lavoro nella Biblioteca Vaticana, dove documentato sebbene gli affreschi siano perduti. Nei circoli romani venne accolto dai banchieri fiorentini l residenti, tra cui spiccavano i Tornabuoni, in particolare Giovanni, capo della filiale locale del Banco Medici e tesoriere di Sisto IV. San Girolamo nello studio (dettaglio, 1480) Per lui, nel 1477, affresc due Storie di San Giovanni Battista e due Storie di Maria per la cappella funebre di sua moglie Francesca Pitti, deceduta di parto in quell'anno, in Santa Maria sopra Minerva. Gli affreschi sono andati perduti. A Roma fece anche i due ritratti di Giovanna Tornabuoni, moglie di Lorenzo, figlio di Giovanni, pure prematuramente scomparsa.

Il San Girolamo
Tornato a Firenze, entro il 1480 spos in prime nozze Costanza di Bartolomeo Nucci, dalla quale nel 1483 ebbe il figlio Ridolfo, pure apprezzato pittore nella prima met del Cinquecento. In tutto si spos due volte, la seconda con Antonia di ser Paolo Paoli in data imprecisata, ed ebbe nove figli[1]. Venne incaricato dalla famiglia Vespucci di dipingere un San Girolamo ad affresco, che facesse pendant con il Sant'Agostino di Botticelli, in genere ritenuto opera leggermente anteriore (1480 circa). Ghirlandaio cre una figura serena e convenzionale, rendendo protagonista, pi che il santo, le nature morte degli oggetti ordinatamente esposti sullo scrittoio e sulle mensole. Domenico si ispir probabilmente a modelli nordici, come forse il San Girolamo nello studio di Jan van Eyck che si trovava forse nelle raccolte di Lorenzo il Magnifico.

I cenacoli
Tipico dei monasteri fiorentini era l'abbellimento del refettorio con un grande affresco con l'Ultima Cena. Ghirlandaio venne pi volte incaricato di tali imprese nel giro di pochi anni, a partire dal gi citato Cenacolo della Badia di Passignano (1476), per proseguire poi con il Cenacolo di Ognissanti (1480) e il Cenacolo di San Marco (1486). Se il primo piuttosto rigido nella scatola prospettica della stanza dell'Ultima Cena, derivata dall'esempio del Cenacolo di Sant'Apollonia di Andrea del

Cenacolo di Ognissanti (1480)

Domenico Ghirlandaio Castagno (1450 circa), nei due successivi, di impianto molto simile, la scena ambientata in un'ariosa loggia che ricalca la forma delle aperture, con le lunette attorno agli appoggi della volta. In questi ultimi due sono molto limitati gli aspetti drammatici della scena, prediligendo una rappresentazione misurata, serena e piacevole. Giuda, come da tradizione, separato dal gruppo dei dodici, trovandosi seduto sul lato opposto della tavola di spalle, a destra di Ges e Giovanni addormentato addosso a lui. Spicca piuttosto l'amorevole cura per il dettaglio con un accurato studio dal vero degli oggetti posti sulla tavola e nella stanza, come tanto lo avevano impressionato le opere dei maestri fiamminghi presenti a Firenze.

La Cappella Sistina
Nel 1481, su suggerimento di Lorenzo il Magnifico, un gruppo di artisti fiorentini venne convocato a Roma da papa Sisto IV per eseguire gli affreschi del grandioso progetto della Cappella Sistina, suggellando inoltre la riconciliazione del papa con Firenze e i Medici. Con Ghirlandaio partirono Sandro Botticelli, Cosimo Rosselli e il Perugino, ormai fiorentino d'adozione, che forse si trovava per gi a Roma. Ciascun artista era seguito da un cospicuo numero di aiuti, tra cui anche artisti che si Vocazione dei primi apostoli (1481-1482) sarebbero affermati di l a poco, come Luca Signorelli, il Pinturicchio, Filippino Lippi, Piero di Cosimo. Il tema degli affreschi era una celebrazione del papato attraverso le Storie di Mos e le Storie di Cristo, messe in parallelismo per sottolineare la continuit del messaggio divino che dalla legge giudaica viene ripreso nella figura di Cristo e da questi trasmessa a Pietro e quindi ai pontefici suoi successori. L'impresa, per quanto riguarda il primo gruppo di pittori, venne portata a termine rapidamente, nel 1482. A Ghirlandaio vennero affidati due affreschi, la Vocazione dei primi apostoli e la Resurrezione, quest'ultima molto danneggiata gi ai tempi di Vasari e in seguito ridipinta nel tardo XVI secolo. Incerta invece l'attribuzione del Passaggio del Mar Rosso. Inoltre gli artisti dipinsero la serie dei primi trenta papi sopra i riquadri delle grandi storie di Mos e di Ges, alcuni dei quali sono attribuiti al Ghirlandaio, ma le successive ridipinture permettono solo valutazioni generali. La Vocazione un'opera di eccellente fattura, dove l'artista us una solennit che in seguito non si ritrova nella sua opera. L'impostazione, le vesti e i colori di alcuni personaggi e alcuni atteggiamenti ricordano la scena del Pagamento del tributo di Masaccio nella Cappella Brancacci, opera cardine del primo Rinascimento fiorentino che anche Ghirlandaio ebbe modo di studiare, stando alla testimonianza di Vasari. I colori sono vivi e brillanti, particolarmente efficaci nel descrivere la delicatezza delle epidermidi o nell'intonare i colori degli abiti all'ultima moda dei contemporanei. L'abilit ritrattistica del Ghirlandaio raggiunse qui, per la prima volta, vertici di penetrante realismo, dopo le prime prove negli affreschi della Cappella di Santa Fina (1475), divenendo una delle sue caratteristiche pi note e apprezzate. Da Roma, Ghirlandaio port con s numerosi disegni e studi di monumenti antichi, che vennero spesso usati come repertorio per le imprese successive.

Domenico Ghirlandaio

Il rientro a Firenze
Tornato in patria Ghirlandaio fu letteralmente sommerso di richieste, divenendo presto il principale artista della pi ricca e colta borghesia fiorentina. Tra le prime opere commissionate dopo il rientro ci fu, secondo il Vasari, un affresco con la storia di san Paolino per Santa Croce, del quale resta forse qualche frammento dell'intelaiatura architettonica nella navata sinistra, nei pressi della tomba di Michelangelo Buonarroti. Mentre gi si apprestava a concludere il contratto per il ciclo di affreschi della Cappella Sassetti ricevette nel Affreschi della Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio 1482 dalla Signoria di Firenze la commissione della decorazione, sempre ad affresco, della Sala dei Gigli in Palazzo Vecchio. In un primo momento l'opera doveva essere divisa tra i maggiori artisti operanti in citt, tra cui, oltre al Ghirlandaio stesso, Sandro Botticelli, Pietro Perugino e Piero del Pollaiolo, ma alla fine se ne occup il solo Domenico. La decorazione, riservata alla parete est, comprendeva un'Apoteosi di san Zanobi e ciclo di uomini illustri, che venne per in larga parte eseguita da aiuti, per il contemporaneo impegno del maestro nella cappella di Francesco Sassetti. La scarsa fattura si rivela soprattutto nella scena centrale dell'Apoteosi, mentre le due lunette di Uomini illustri dell'antichit sprigionano un'energia che deriva certamente da una maggiore presenza della mano del maestro.

La Villa di Spedaletto
Nel 1483 partecip al pi ambizioso programma decorativo avviato da Lorenzo il Magnifico, la decorazione della villa di Spedaletto, presso Volterra, alla quale chiam i migliori artisti fiorentini dell'epoca: Filippino Lippi, Pietro Perugino, Sandro Botticelli e Ghirlandaio, il quale affresc un Vulcano ed i suoi assistenti che forgiano fulmini. Come noto gli affreschi della villa andarono completamente perduti. Se si fosse conservato, l'affresco sarebbe l'unico esempio conosciuto di pittura a soggetto profano dell'artista, a parte i ritratti; inoltre Vasari ricorda come l'artista vi avesse rappresentato vari nudi, rari nella sua produzione.

La Cappella Sassetti
Intraprese nella chiesa di Santa Trinita, e successivamente in Santa Maria Novella, le opere che gli confermarono la celebrit. Gli affreschi nella cappella Sassetti di Santa Trinita sono sei episodi della Vita di san Francesco, insieme ad alcuni soggetti legati alla profezia in ambito pagano della venuta di Cristo, datati 1485. I tre episodi principali sono San Francesco che riceve dal Papa Onorio III l'approvazione della Regola del suo ordine, le sue Esequie e la Resurrezione di un fanciullo di casa Spini per l'intercessione del santo, che era rimasto ucciso dalla caduta da una finestra. Nel primo lavoro c' un ritratto di Lorenzo de' Medici e nel terzo l'autoritratto del pittore.

Conferma della regola francescana

Domenico Ghirlandaio

La pala d'altare della cappella Sassetti, l'Adorazione dei pastori, completa ancora il famoso ciclo di affreschi. Il ciclo affrescato della Cappella Sassetti fa suo l'impianto compositivo della Cappella Brancacci, con le diverse scene suddivise in due piani sovrapposti e delimitate da pilastri scanalati, con un'applicazione rigorosa della prospettiva. Lo spazio, razionale e civile, mostra spesso squarci di vita quotidiana fiorentina, Miracolo del fanciullo resuscitato armonizzate con le scene sacre in primo piano. I personaggi contemporanei, ritratti con precisione nella loro dignit e raffinatezza, arrivano ad essere protagonisti del vivace racconto. Tra le varie influenze si possono cogliere le citazioni archeologiche, la minuzia nei dettagli di stampo fiammingo e la tradizione fiorentina da Giotto in poi. La vena narrativa ricca e feconda e, seppure sia quasi estranea al pathos concitato, privilegia l'armonia lineare, l'uso di colori luminosi e sereni, l'atmosfera serena. Nel 1485-1488 dipinse l'Adorazione dei Magi degli Innocenti, una delle sue migliori prove su tavola.

La Cappella Tornabuoni
Immediatamente dopo aver terminato quest'opera, al Ghirlandaio venne chiesto di rinnovare gli affreschi nel coro di Santa Maria Novella, la cosiddetta Cappella Tornabuoni, dal nome del ricco committente Giovanni Tornabuoni. La cappella presentava gi affreschi di Andrea Orcagna e apparteneva alla famiglia Ricci, ma essi, ormai in condizioni finanziarie non pi floride, affidarono al Tornabuoni il prestigioso onere del restauro, pur con qualche condizione. Gli affreschi, ai quali contribuirono vari assistenti, vennero eseguiti nel tempo di quattro anni, come previsto dal contratto, e sono disposti in quattro fasce lungo tre pareti, con soggetto le scene della Vita di Maria e di san Giovanni Battista. Queste opere, oltre per i pregi artistici, sono particolarmente interessanti per i numerosi ritratti, di intrinseco valore storico (per la conoscenza iconografica dei personaggi) oltre che di valore tecnico (per la particolare capacit del Ghirlandaio nel ritratto).

Cappella Tornabuoni, Apparizione dell'angelo a Zaccaria

Esistono almeno ventuno ritratti di membri della famiglia Tornabuoni/Tornaquinci: nell'Angelo che appare a Zaccaria, troviamo quelli di Poliziano, Marsilio Ficino ed altri; nella Cacciata di Gioacchino Cappella Tornabuoni, Nascita della Vergine dal Tempio sono stati ritratti Mainardi e Baldovinetti (o forse l'ultima figura il padre del Ghirlandaio). Il racconto evangelico appare cos trasposto in ambiente vicino e familiare per i fruitori degli affreschi, in cui il committente e la sua cerchia sono glorificati nelle proprie virt morali e religiose, con una certa ostentazione che testimonianza di fede e di moralit ufficiale[6]. Il "popolo grasso" presente tra i santi rassicura cos il "popolo

Domenico Ghirlandaio minuto" sul fatto che chi li governa pio e virtuoso, sottolineando come il potere della classe dominante non sia frutto del solo potere economico, ma anche della grazia divina[6]. La pala d'altare, ora rimossa dalla cappella, fu probabilmente completata dopo la morte dell'artista dai fratelli di Domenico, Davide e Benedetto, pittori non all'altezza del fratello. La vetrata stata eseguita su disegno di Domenico. Come in altre opere di Ghirlandaio, a partire dalle Storie di santa Fina, l'artista altern un doppio registro, tipico del suo stile: solenne e pomposo per le scene di gruppo, intimo e raccolto per quelle di interni. Tutto sommato il risultato finale fu discontinuo: le scene pi basse, curate direttamente dal maestro, pi vicine allo spettatore, hanno ritratti meravigliosi, composizioni equilibrate e magnifici dettagli; le scene superiori, invece, sono pi statiche, mostrano movimenti impacciati, una composizione sommaria e disparit nella resa delle figure, che fanno pensare a un massiccio intervento della bottega; questa discontinuit influ negativamente, in un certo senso, presso la critica circa il valore da dare all'opera del Ghirlandaio, che alcuni non esitarono a ridimensionare come un importante "ritrattista" e niente pi (presupponendo una gerarchia implicita tra i vari soggetti della pittura), mentre solo nella seconda met del Novecento stato rivalutato. La minore cura dei dettagli nelle scene superiori comunque bilanciata da maggiori aperture paesistiche e un registro pi sciolto e veloce, con alcune figure appena tracciate che riprendono lo stile della pittura compendiaria romana.

Le pale d'altare
Nel 1490 un agente del duca di Milano Ludovico il Moro visit Firenze per sondare l'ambiente artistico locale alla ricerca di un maestro a cui affidare la prestigiosa commissione per la pala d'altare per la Certosa di Pavia, che and poi a Filippino Lippi e, dopo la sua prematura scomparsa, a Pietro Perugino. L'agente scrisse anche su Ghirlandaio, che venne definito: "Maestro sulle tavole di legno e ancor pi bravo sulle pareti. Le sue opere hanno una buona aria. Egli un uomo di esperienza a cui vengono commissionati numerosi lavori". Mentre Ghirlandaio lavorava ai grandi cicli affrescati che lo resero famoso, lui e la sua bottega erano Sacra conversazione degli Ingesuati (1484-1486) contemporaneamente impegnati nelle produzione di pale d'altare. Si tratta di dipinti su tavola, in cui l'artista utilizz sempre la tecnica della tempera senza avventurarsi nella nuova tecnica a olio, nonostante il suo interesse per l'arte fiamminga. Tra i lavori di maggiore impegno e in massima parte autografi, figurano una serie di tavole per gli altari maggiori di chiese fiorentine: la Sacra conversazione di Monticelli (1483), la Sacra conversazione degli Ingesuati (1484-1486) e l'Adorazione dei Magi degli Innocenti (1488). Destinati alla fruizione privata sono invece i ritratti e i dipinti come l'Adorazione dei Magi Tornabuoni. Opere infine prodotte in bottega e poi inviate fuori Firenze sono l'Incoronazione della Vergine di Narni e l'Incoronazione della Vergine di Citt di Castello. Nella sua produzione su tavola si conferma le capacit dell'artista nella stesura dei colori, nella creazione di composizioni bilanciate e piacevoli, nella descrizione analitica dei dettagli. Sono opere che non evadono i confini degli schemi tradizionali, sebbene aggiornate alle ultime novit.

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I mosaici

Mosaico dell'Annunciazione nella porta della Mandorla

Usava dire Domenico la pittura essere il disegno, e la vera pittura per la eternit essere il musaico. (Giorgio Vasari, Vita di Domenico Ghirlandaio pittore fiorentino, 1568.)

Vasari, nella sua attenta biografia di Ghirlandaio, poco parl della sua attivit su tavola, lodando invece le sue qualit di mosaicista, che aveva assimilato nell'apprendistato presso Alesso Baldovinetti. Le opere di Ghirlandaio mosaicista si limitano al solo caso dell'Annunciazione sulla lunetta della Porta della Mandorla nel Duomo di Firenze, la cui esecuzione materiale da alcuni critici attribuita per al fratello David. Altri mosaici vennero avviati a Siena, ma interrotti dalla prematura morte.

La morte
L'11 gennaio 1494, a quarantacinque anni, il pittore mor per "febbri pestilenziali", contratte mentre stava preparando dei lavori per Siena e per Pisa. Venne sepolto in una delle arche del cimitero di Santa Maria Novella, nel terzo avello lungo la parete destra della chiesa, partendo dalla facciata, e sotto l'arco una volta era dipinto il suo ritratto al naturale[7].

Considerazioni generali
L'attivit artistica di Ghirlandaio dur appena un ventennio, ma in questo periodo la sua bottega divenne una delle pi feconde di Firenze, con la creazione di opere che lo resero il pittore pi richiesto nella Firenze del suo tempo[8]. Il suo stile si mosse sempre nell'ossequio delle forme tradizionali della scuola fiorentina, che interpret in maniera sobria, bilanciata, elegante e piacevole; a ci aggiunse lo spirito di indagatore analitico della pittura fiamminga, riuscendo a conciliare i due stili, e sontuose citazioni classiche negli sfondi architettonici[8]. Grande interprete, nelle opere pienamente autografe, della sensibilit luminosa e della coerenza prospettica, riusc nel difficile compito di infondere nello spazio l'aria e l'atmosfera come se circolassero liberamente. Accost alle scene sacre elementi profani tratti dalla vita quotidiana, soprattutto legati alla rappresentazione dei committenti, che si vedevano cos gratificati e al tempo stesso esaltati agli occhi del popolo minuto[9]. L'uso dei colori opta in genere per toni accesi, con corrispondenze e ritmi ad esempio tra i colori delle vesti di personaggi vicini. Un difetto nel suo disegnare, che gli stato spesso addebitato, sta nella magrezza delle mani e dei piedi. Una certa durezza dei bordi, simile a quella dei personaggi delle sculture in metallo potrebbe essere dovuta alla sua formazione iniziale nel campo dell'oreficeria. Vasari racconta vari aneddoti su di lui: scrive che fu un maestro mai soddisfatto, arrivato ad esprimere il desiderio di avere tutte le mura di cinta di Firenze da ricoprire di

Domenico Ghirlandaio affreschi; ai suoi assistenti di bottega avrebbe detto di non rifiutare nessuna commessa gli venisse offerta, foss'anche per una cassapanca-guardaroba da signora: avrebbe eseguito personalmente lavori di questo genere qualora non graditi agli apprendisti. Secondo Vasari, il Ghirlandaio stato il primo ad escludere dalle sue pitture l'uso della doratura, rappresentando in modo realistico qualsiasi oggetto dovesse convenzionalmente essere dorato; anche se con alcune importanti eccezioni, quali per esempio la luminosit del paesaggio nell'Adorazione dei Magi, oggi agli Uffizi di Firenze, ottenuta con l'oro. Molti suoi disegni e schizzi di notevole vigore grafico, si trovano nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe presso la Galleria degli Uffizi. Uno dei grandi meriti del Ghirlandaio quello di aver iniziato all'arte Michelangelo, che tuttavia non rest a lungo nella sua bottega.

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La bottega
La bottega di Ghirlandaio fu, negli ultimi due decenni del XV secolo, una delle pi grandi e organizzate di Firenze. Accanto al maestro lavoravano i fratelli David, che assolveva anche al ruolo di imprenditore, e Benedetto, oltre al cognato Sebastiano Mainardi. Tra gli altri assistenti pi importanti vi furono poi Francesco Granacci e Biagio d'Antonio da Firenze, forse da identificare con Giovan Battista Utili. Inoltre era presente Bartolomeo di Giovanni, dal gusto nordico e acuto, che collabor in alcuni brani degli affreschi della Sistina e che fece la predella dell'Adorazione dei Magi degli Innocenti[10]. Alla bottega vengono spesso attribuiti i brani di qualit inferiore nei celebri cicli affrescati, con figure pi convenzionali, colori meno brillanti, soggetti pi ripetitivi[10].

Opere
Madonna col Bambino, 1470-1475 circa, tempera e oro su tavola, 70,8x48,9 cm, Washington, National Gallery of Art, collezione Kress[11] Santi Girolamo, Barbara e Antonio Abate, 1471-1472 circa, affresco, Cercina (Sesto Fiorentino), pieve di Sant'Andrea Cappella Vespucci (Madonna della Misericordia e Piet), 1472 circa, affresco, Firenze, chiesa di Ognissanti Santa Barbara con suo padre sconfitto e un donatore, 1473 circa, olio su tavola, 68x47 cm, Collezione privata Battesimo di Cristo e Madonna col Bambino in trono tra i santi Sebastiano e Giuliano, 1473 circa, affresco, San Donnino (Campi Bisenzio, FI), chiesa di Sant'Andrea a Brozzi San Cristoforo, 1473 circa, affresco staccato, 284,5x149,9 cm, New York, Metropolitan Museum Cappella di Santa Fina, 1473-1475, affresco, San Gimignano, collegiata di Santa Maria Assunta Annuncio della morte di santa Fina Esequie di santa Fina Ultima Cena, 1476, affresco, Tavarnelle Val di Pesa (provincia di Firenze), abbazia di San Michele Arcangelo Madonna in trono col Bambino e santi, 1479 circa, tempera su tavola di quercia, 170x160 cm, Lucca, Duomo di San Martino San Girolamo nello studio, 1480, affresco, 184x119 cm, Firenze, chiesa di Ognissanti Ultima Cena, 1480, affresco, 400x880 cm, Firenze, chiesa di Ognissanti Vocazione dei primi apostoli, 1481, affresco, 349x570 cm, Citt del Vaticano, Cappella Sistina Apoteosi di san Zanobi e ciclo di uomini illustri, 1482-1484, affreschi, Firenze, Palazzo Vecchio, Sala dei Gigli Cappella Sassetti, 1482-1485, affreschi, Firenze, basilica di Santa Trinita Rinuncia agli averi Stigmate di san Francesco Prova del fuoco davanti al sultano

Domenico Ghirlandaio Esequie di san Francesco Conferma della regola Resurrezione del ragazzo Adorazione dei pastori, 1485, tempera su tavola, Firenze, basilica di Santa Trinita Cappella Tornabuoni, 1485-1490, affreschi, Firenze, basilica di Santa Maria Novella Volta con Evangelisti Cacciata di Gioacchino Nativit di Maria Presentazione al Tempio della Vergine Sposalizio della Vergine Adorazione dei Magi Strage degli Innocenti Morte e Assunzione della Vergine Apparizione dell'angelo a Zaccaria Visitazione Nascita del Battista Imposizione del nome

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Predicazione del Battista Battesimo di Cristo Banchetto di Erode Incoronazione della Vergine e santi San Domenico fa la prova dei libri nel fuoco Uccisione di san Pietro martire Annunciazione San Giovanni nel deserto Giovanni Tornabuoni orante Francesca Pitti orante Sacra conversazione di Monticelli, 1483, tempera su tavola, 168x197 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi Sacra conversazione degli Ingesuati, 1484-1486 circa, tempera su tavola di quercia, 191x200 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi Adorazione dei Magi degli Innocenti, 1485-1488, tempera su tavola, 285x243 cm, Firenze, Galleria dello Spedale degli Innocenti Ultima Cena, 1486 circa, affresco, 400x800 cm, Firenze, convento di San Marco Incoronazione della Vergine, 1486, tempera su tavola, 330x230 cm, Narni, Museo Eroli Incoronazione della Vergine, 1486 circa, tempera su tavola, Citt di Castello, Pinacoteca comunale Adorazione dei Magi Tornabuoni, 1487 circa, tempera su tavola, tondo, diametro 171 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi Ritratto di Francesco Sassetti col figlio, 1488 circa, tempera su tavola, 75,9x53 cm, New York, Metropolitan Museum Ritratto di Giovanna Tornabuoni, 1488, tempera su tavola, 76x50 cm, Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza Ritratto di vecchio con nipote, 1490 circa, tempera su tavola, 62x46 cm, Parigi, Muse du Louvre Pala Tornabuoni, 1490-1494 circa (completata dalla bottega dopo la sua morte, fino al 1498 circa), tempera su tavola Madonna in gloria tra santi (fronte), 221x198 cm, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera Resurrezione (retro), 221x199 cm, Gemldegalerie, Berlino Santa Caterina da Siena, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera San Lorenzo, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera

Domenico Ghirlandaio Santo Stefano, 191x56 cm, Szpmvszeti Mzeum, Budapest San Pietro Martire, Fondazione Magnani Rocca, Traversetolo (provincia di Parma) San Vincenzo Ferrer, gi nel Kaiser-Friedrich-Museum, Berlino, distrutto durante la seconda guerra mondiale Sant'Antonino Pierozzi, gi nel Kaiser-Friedrich-Museum, Berlino, distrutto durante la seconda guerra mondiale Visitazione, 1491 circa, tempera su tavola, 172x165 cm, Parigi, Muse du Louvre Cristo in gloria con quattro santi e un donatore, 1492 circa, tempera su tavola, 308x199 cm, Volterra, Pinacoteca comunale Nativit di Cristo, 1492 circa, tempera su tavola, 45x42 cm, Citt del Vaticano, Pinacoteca Vaticana Nativit, 1492 circa, tempera su tavola, 85x63 cm, Cambridge, Fitzwilliam Museum Santo Stefano tra i santi Jacopo e Pietro, 1493, olio su tavola, 222x222 cm, Firenze, Galleria dell'Accademia

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Autoritratti
Quando il Ghirlandaio divenne uno dei pittori pi famosi della sua epoca, inizi ad includere sempre pi frequentemente autoritratti nelle sue opere. In genere sono riconoscibili perch guarda lo spettatore o per la postura fiera con una mano appoggiata sui fianchi; altri sono riconoscibili per confronto con altre opere. Spesso si ritrasse vicino a membri della sua famiglia, come il cognato Sebastiano Mainardi, il fratello David.

Pala degli Innocenti

Cappella Sassetti, Resurrezione del fanciullo, da sinistra David Ghirlandaio, Sebastiano Mainardi e Domenico Ghirlandaio

Cappella Sassetti, Adorazione dei pastori

Cappella Tornabuoni, Cacciata di Gioacchino (dettaglio), da sinistra David Ghirlandaio, Tommaso Bigordi (o Alesso Baldovinetti), Domenico Ghirlandaio e Sebastiano Mainardi

Note
[1] Micheletti, cit., pag. 9. [2] Micheletti, cit., pag. 10. [3] Francesco Cesati, La grande guida delle strade di Firenze, Newton Compton Editori, Roma 2003. [4] Quermann, cit., pag. 6. [5] Micheletti, cit., pag. 11. [6] Razeto, cit., pag. 99. [7] Quermann, cit., pag. 136. [8] Quermann, cit., pag. 134. [9] Razeto, cit., pag. 99. [10] Micheletti, cit., pag. 30. [11] Una scheda nel sito ufficiale del museo. (http:/ / www. nga. gov/ fcgi-bin/ tinfo_f?object=46148)

Domenico Ghirlandaio

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Bibliografia
Andreas Quermann, Ghirlandaio, serie dei Maestri dell'arte italiana, Knemann, Kln 1998. ISBN 3-8290-4558-1 Emma Micheletti, Domenico Ghirlandaio, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004. ISBN 88-8117-099-X Francesco Razeto, La Cappella Tornabuoni a Santa Maria Novella, in AA.VV., Cappelle del Rinascimento a Firenze, Editrice Giusti, Firenze 1998. ISBN 88-8200-017-6 Siro Innocenti, La Cappella Sassetti a Santa Trinita a Firenze, in AA.VV., Cappelle del Rinascimento a Firenze, Editrice Giusti, Firenze 1998. ISBN 88-8200-017-6 Gert Jan van der Sman, Lorenzo e Giovanna. Vita e arte nella Firenze del Quattrocento, Mandragora, Firenze 2010. ISBN 978-88-7461-128-7

Altri progetti
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Collegamenti esterni
(EN,ES) Mostra su Ghirlandaio al Museo Thyssen di Madrid, 2010 (http://www.museothyssen.org/microsites/ exposiciones/2010/Ghirlandaio/museo1_en.html) Rassegna di mostre su Ghirlandaio nel comprensorio fiorentino, 2010 (http://www.ghirlandaio.it) Controllo di autorit VIAF: 61554420 (http:/ / viaf. org/ viaf/ 61554420) LCCN: n83319383 (http:/ / id. loc. gov/ authorities/names/n83319383)
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Opere
Santi Girolamo, Barbara e Antonio Abate
Santi Girolamo, Barbara e Antonio Abate

Autore Data Tecnica

Domenico Ghirlandaio 1471-1472 circa affresco

Dimensioni ? cm Ubicazione Pieve di Sant'Andrea, Cercina (Sesto Fiorentino)

I Santi Girolamo, Barbara e Antonio Abate un affresco di Domenico Ghirlandaio, databile al 1471-1472 circa e conservato nell'abside della pieve di Sant'Andrea a Cercina, presso Sesto Fiorentino.

Storia
L'opera la prima conosciuta del giovane Ghirlandaio, allora circa ventitreenne. Nel 1472 si era infatti iscritto alla Compagnia di San Luca come pittore indipendente.

Descrizione e stile
La piccola abside della pieve ha forma semicircolare, con una calotta a semicupola. Lo spazio venne scandito con una finta intelaiatura architettonica di gusto classico, con una cornice a girali su sfondo giallo-oro nel sottarco. In basso si trovano tre specchiature quadrate che imitano i marmi colorati e nel registro mediano, al di sopra di una cornice dipinta, spiccano tre nicchie con santi, intervallate da paraste scanalate con capitelli corinzi e basi dorate. Le nicchie laterali sono dipinte con calotte a conchiglia, secondo una tipologia ben radicata nell'arte fiorentina, mentre quella centrale ha la forma di una scarsella a base quadrangolare. Sulla trabeazione corre un fregio a palmette dorate e oltre la cupola ha stelle dorate su sfondo rosso (forse dovuto ad alterazioni cromatiche), con la colomba dello Spirito Santo.

Santi Girolamo, Barbara e Antonio Abate Nelle nicchie si trovano da sinistra: San Girolamo con la veste eremitica e la pietra per percuotersi il petto in segno di penitenza nella mano destra; la sua figura cita il San Giovanni Battista di Domenico Veneziano a Santa Croce (1455) Santa Barbara, che tiene in mano un modellino della torre in cui fu rinchiusa, con le tre finestre che essa vi apr facendone una cappella, in omaggio alla Trinit; ai suoi piedi sta il crudele padre morto fulminato, vestito di un'armatura; le sue mani sporgono illusionisticamente dallo spazio dipinti, gettando realistiche ombre sui gradini della modanatura. La posizione centrale e i colori vivaci della veste, armonizzati con quelli della nicchia, danno alla santa una posizione preminente. Essa inoltre l'unica a guardare direttamente lo spettatore. Sant'Antonio Abate, con la veste da monaco, il libro e il bastone a forma di "T". Con lo sguardo si rivolge all'uomo ai piedi della santa Barbara trionfante. I santi sono caratterizzati da una linea di contorno sottile e fluida e una colorazione vivace e armonica, derivata dall'esempio di Domenico Veneziano. Nel San Girolamo soprattutto balenano ricordi dell'attenzione anatomica e della forza plastica di Andrea del Castagno, sebbene l'insieme risulti morbido e con un movimento appena accennato, basato sulla regola del "contrapposto" privo di drammaticit. Attento lo studio della luce, che getta ombre diverse sulle nicchie a seconda della loro posizione. Interessante poi la ricerca illusionistica di alcuni dettagli che "escono" dalle nicchie, come i piedi sporgenti dei santi laterali o le mani dell'uomo sotto santa Barbara.

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San Girolamo

Santa Barbara

Sant'Antonio Abate

Santi Girolamo, Barbara e Antonio Abate

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Bibliografia
Andreas Quermann, Ghirlandaio, serie dei Maestri dell'arte italiana, Knemann, Kln 1998. ISBN 3-8290-4558-1 Emma Micheletti, Domenico Ghirlandaio, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004. ISBN 88-8117-099-X

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Note
[1] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Pagina_principale?uselang=it [2] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Three_saints_fresco_by_Ghirlandaio?uselang=it

Battesimo di Cristo e Madonna col Bambino in trono tra i santi Sebastiano e Giuliano
Battesimo di Cristo e Madonna col Bambino in trono tra i santi Sebastiano e Giuliano

Autore Data Tecnica Dimensioni Ubicazione

Domenico Ghirlandaio 1473 circa affresco ? cm Chiesa di Sant'Andrea, Brozzi (Campi Bisenzio)

Il Battesimo di Cristo e Madonna col Bambino in trono tra i santi Sebastiano e Giuliano un affresco di Domenico Ghirlandaio, databile al 1473 circa e conservato nella Chiesa di Sant'Andrea, presso San Donnino, frazione di Campi Bisenzio in provincia di Firenze.

Battesimo di Cristo e Madonna col Bambino in trono tra i santi Sebastiano e Giuliano

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Storia
L'opera, in condizioni di conservazione non ottimali, in genere considerata tra le prime prove artistiche del giovane Ghirlandaio, allora attivo in piccole parrocchie della provincia con uno stile in veloce maturazione. Non chiaro per se l'opera risalga a prima o dopo gli affreschi della cappella di Santa Fina a San Gimignano (1475 circa).

Descrizione e stile
Gli affreschi coprono una parete con una lunetta ogivale in alto, con il Battesimo di Cristo, e una fascia inferiore con la Madonna col Bambino in trono tra i santi Sebastiano e Giuliano tra due paraste corinzie e specchiature marmoree dipinte. La Madonna col Bambino la prima prova conosciuta di Ghirlandaio sul tema della Sacra Conversazione, che viene svolta in maniera piuttosto convenzionale. La Madonna seduta su un trono marmoreo con nicchia a conchiglia, tipico dell'arte fiorentina, tiene il Bambino benedicente su un cuscino appoggiato sulle ginocchia ed affiancata dai santi Sebastiano prima del martirio (ma con le frecce in mano) e Giuliano, con la spada in mano. Essi stanno in piedi sul pavimento a scacchi di una terrazza, con una balaustra sullo sfondo che Madonna col Bambino in trono e santi lascia intravedere brani di un paesaggio fluviale. Le figure sono allineate con semplicit, con gesti e sguardi che tentano una fusione tra le figure, non compiuta appieno. Le fisionomie della Madonna e del Bambino mostrano un'evidente influenza del Verrocchio (si pensi alla Madonna col Bambino del Metropolitan Museum[1], con la stessa fronte alta della Madonna, il mento affilato, le labbra sottili, la posa in contrapposto), che ha fatto ipotizzare la presenza del Ghirlandaio come apprendista alla sua bottega. Seguendo questa possibilit alcuni storici dell'arte hanno attribuito al giovane Ghirlandaio anche una Madonna col Bambino alla Gemldegalerie di Berlino, generalmente riferita alla scuola di Verrocchio.

Battesimo di Cristo e Madonna col Bambino in trono tra i santi Sebastiano e Giuliano

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Il Battesimo di Cristo cita abbastanza fedelmente quello di Verrocchio (1470 circa) terminato da Leonardo da Vinci, con le figure di Ges con le mani giunte al centro e il Battista che allunga il braccio per impartire il sacramento. Ges ha le gambe immerse nel ruscello, che simboleggia il Giordano, fino alle caviglie, mentre il Battista si appoggia su una roccia reggendosi la veste per non bagnarsi. Il gruppo originario dei due angeli qui raddoppiato in due coppie, due che tengono le vesti e due oranti, pure con pose simili. Al centro si apre un paesaggio collinare con due castelli al centro, popolato da figurette umane e animali, mentre sulla sommit si manifesta, come del passo evangelico, la colomba dello Spirito Santo. La forte simmetria della composizione dimostra come l'artista fosse ancora legato, in questa fase della sua carriera, a forme tradizionali e di facile apprezzamento. L'esecuzione del Battesimo non di alta qualit, per cui spesso attribuita ad aiuti del pittore o a suo fratello David.

Battesimo di Cristo (Verrocchio e Leonardo), Uffizi

Note
[1] Immagine

Bibliografia
Andreas Quermann, Ghirlandaio, serie dei Maestri dell'arte italiana, Knemann, Kln 1998. ISBN 3-8290-4558-1 Emma Micheletti, Domenico Ghirlandaio, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004. ISBN 88-8117-099-X

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San Girolamo nello studio (Ghirlandaio)

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San Girolamo nello studio (Ghirlandaio)


San Girolamo nello studio

Autore Data Tecnica Dimensioni Ubicazione

Domenico Ghirlandaio 1480 affresco 184119 cm Chiesa di Ognissanti, Firenze

Il San Girolamo nello studio un affresco (184x119 cm) di Domenico Ghirlandaio, datato al 1480 e conservato nella chiesa di Ognissanti a Firenze.

Storia
L'opera venne commissionata dalla famiglia Vespucci in pendant con il Sant'Agostino nello studio di Botticelli, su cui compare anche l'arme della famiglia. I due affreschi, di soggetto e impostazione simili, descrivevano due dottori della chiesa nei rispettivi studi gremiti di libri e oggetti da intellettuali, quali antesignani degli studiosi umanistici. Decoravano lo spazio vicino alle porte del coro originale della chiesa, che venne distrutto nel XVII secolo. In quell'occasione gli affreschi vennero smurati e rimessi lungo la navata: sebbene le figure principali ne uscissero in buone condizioni, and in larga parte perduta la cornice architettonica dipinta e una parte delle iscrizioni.

Descrizione e stile
Il confronto tra le due opere mostra un diverso approccio al tema. Se Botticelli, pi giovane del Ghirlandaio di tre anni, us un'espressivit e un'energia plastica notevole che deriva dall'esempio di Andrea del Castagno, Ghirlandaio cre una figura pi serena e convenzionale, rendendo protagonisti piuttosto le nature morte degli oggetti ordinatamente esposti sullo scrittoio e sulle mensole dietro Girolamo. Domenico si ispir probabilmente a modelli nordici, come forse il San Girolamo nello studio di Jan van Eyck che si trovava nelle raccolte di Lorenzo il Magnifico.

San Girolamo nello studio (Ghirlandaio)

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All'ardore dell'Agostino di Botticelli, sottolineato dalla mano portata la petto e lo sguardo intensamente rivolto verso la fonte di luce, Ghirlandaio contrappose una posa pi rilassata di Girolamo, che appoggia la testa su un braccio puntato col gomito, rivolgendo uno sguardo allo spettatore mentre con l'altra mano si dedica alla scrittura. Si tratta della stessa posa usata da van Eyck. I libri aperti e i cartigli, con scritte in greco e in ebraico, rimandano alla sua attivit di traduttore della Bibbia (con la Vulgata). Sullo scrittoio si legge la data MCCCCLXXX e vi si vedono appoggiati con ordine una lettera sigillata, un paio di occhiali, due calamai (rosso e nero - si notino le gocce di inchiostro colato vicino ad essi), delle forbici, una riga, un portacandela con un moccolo spento. Il banco coperto da un raro tappeto orientale, oggetto di lusso che l'artista ritrasse spesso nelle sue opere ispirandosi anche in questo caso ai fiamminghi. Tra gli oggetti sullo scaffali si vedono il Dettaglio cappello cardinalizio, due vasi a albarello da farmacia, una scatola cilindrica, una collana, una scarsella appesa, alcuni frutti, due bottiglie di vetro trasparente, una clessidra. Un esempio di natura morta analoga di scuola fiamminga si trova nel Trittico dell'Annunciazione attribuito a Barthlemy d'Eyck e oggi ad Aix-en-Provence. La luce cade incidente dall'alto a destra, proiettando una netta ombra del santo sul tendaggio verde alle sue spalle, ma anche dal davanti, illuminando gli oggetti sullo scrittoio.

Bibliografia
Andreas Quermann, Ghirlandaio, serie dei Maestri dell'arte italiana, Knemann, Kln 1998. ISBN 3-8290-4558-1 Emma Micheletti, Domenico Ghirlandaio, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004. ISBN 88-8117-099-X

Voci correlate
Sant'Agostino nello studio (Botticelli Ognissanti) Cenacolo di Ognissanti

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Note
[1] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Saint_Jerome_by_Ghirlandaio?uselang=it

Cenacolo della Badia di Passignano

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Cenacolo della Badia di Passignano


Cenacolo della Badia di Passignano

Autore Data Tecnica

Domenico Ghirlandaio 1476 affresco

Dimensioni ? cm Ubicazione Abbazia di San Michele Arcangelo a Passignano, Tavarnelle Val di Pesa

Il Cenacolo della Badia di Passignano (Ultima Cena) un affresco di Domenico Ghirlandaio, databile al 1476 e conservato nell'abbazia di San Michele Arcangelo a Passignano a Tavarnelle Val di Pesa in provincia di Firenze.

Storia
Si tratta della prima prova del Ghirlandaio sul tema dell'Ultima Cena, che venne ripetuta poi nel Cenacolo di Ognissanti (1480) e nel Cenacolo di San Marco (1486). L'opera venne eseguita con la collaborazione del fratello David ed documentata dal 25 giugno al 1 settembre 1476. I due artisti tornarono una seconda volta alla Badia dal 22 ottobre al 22 dicembre 1477 per affrescare la sala del Capitolo e una terza volta dal 13 maggio al 12 giugno 1478 per dipingere il giardinuzzo, queste ultime due opere perdute. Il lavori avvennero sotto la direzione dell'abate Isidoro del Sera il quale decise di farvi realizzare un Ultima Cena, secondo le consuetudini monastiche. La parte decorativa venne affidata inizialmente a Bernardo Rosselli che nel 1472 dipinse le due lunette poste sopra il cenacolo, per questo lavoro ricevette una paga di 24 lire. Dei lavori dei Ghirlandaio a Passignano ha scritto anche Giorgio Vasari e nel libro della contabilit del monastero si leggono i compensi percepiti dai due fratelli, ma anche i materiali usati e chi li forniva.

Cenacolo della Badia di Passignano

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Descrizione e stile
Il Cenacolo dei Ghirlandaio mostra un ambiente claustrale, quasi un refettorio; la scena inquadrata in un'architettura quattrocentesca chiaramente ispirata al cenacolo di Andrea del Castagno in Sant'Apollonia, ma la prospettiva non impeccabile in quanto le figure degli apostoli sono sproporzionate rispetto al basso soffitto della scatola prospettica. Al centro di tutto ci sono i due protagonisti: Cristo, raffigurato con un'espressione solenne, getta lo sguardo sul tavolo e alza la mano destra per benedire e al suo petto si appoggia Giovanni, il discepolo prediletto; di fronte c' Giuda che consapevole del suo tradimento con la sua posa, il suo sguardo rivolto verso il basso e i capelli disordinati esprime una cupa solitudine. Diverse sono le espressioni e le figure degli altri apostoli: alcuni mostrano un volto bello e giovane mentre altri sono vecchi e rugosi, con il pi vecchio di loro ripreso in atteggiamento orante. I gesti sono forzati e poco naturali, tesi a evidenziare le caratteristiche individuali di ciascun apostolo: Pietro ad esempio solleva accigliato il coltello, prefigurando la difesa che intent la notte successiva nel Getsemani contro i soldati venuti per arrestare Ges. Notevole e messa ben in evidenza la ricchezza della tavola e la finezza delle bottiglie di acqua e vino, i bicchieri e i pani: a differenza di Andrea del Castagno infatti, Ghirlandaio orient la tavola in modo da lasciar vedere le vivande, permettendogli di creare una sorta di natura morta in cui riversare la sua conoscenza dell'arte fiamminga, nella cura dei dettagli e dei diversi riflessi che la luce crea sulle varie superfici.

Bibliografia
Andreas Quermann, Ghirlandaio, serie dei Maestri dell'arte italiana, Knemann, Kln 1998. ISBN 3-8290-4558-1 Emma Micheletti, Domenico Ghirlandaio, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004. ISBN 88-8117-099-X AA. VV., Badia a Passignano, Bologna, edizioni Italcards, 1988.(ISBN non disponibile)

Voci correlate
Cenacolo di Ognissanti Cenacolo di San Marco

Altri progetti
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Collegamenti esterni
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Note
[1] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Last_Supper_by_Ghirlandaio_(Badia_di_Passignano)?uselang=it [2] http:/ / www. polomuseale. firenze. it/ catalogo/ scheda. asp?nctn=00324113& value=1

Cenacolo di Ognissanti

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Cenacolo di Ognissanti
Coordinate: 434621.14N 111444.29E [1]
Cenacolo di Ognissanti

Stemma Medici all'ingresso del Cenacolo Tipo Arte

Indirizzo Via Borgo Ognissanti 42, 50123 Firenze Sito [2]

Cenacolo di Ognissanti

Autore Data Tecnica Dimensioni Ubicazione

Domenico Ghirlandaio 1480 affresco 400810 cm Museo del Cenacolo di Ognissanti, Firenze

Il Cenacolo di Ognissanti un piccolo ambiente museale di Firenze, situato in Borgo Ognissanti, nel refettorio posto fra i due chiostri del convento di Ognissanti. Vi si trova il grande affresco dell'Ultima Cena (400x810 cm) di Domenico Ghirlandaio, databile al 1480.

Cenacolo di Ognissanti

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Storia dell'affresco
L'opera venne commissionata al pittore gi celebre, in procinto di recarsi a Roma per affrescare la Cappella Sistina con altri pittori fiorentini. Quello stesso anno l'artista sempre in Ognissanti lavora all'affresco del San Girolamo nello studio per la famiglia Vespucci. Durante i lavori di restauro stata scoperta la sinopia dell'affresco, che oggi esposta sulla parete sinistra. Rispetto alla versione definitiva si notano alcune modifiche nella mimica degli apostoli, soprattutto nella met sinistra, per conferire maggiore espressivit. Domenico Ghirlandaio ha dipinto altri due affreschi di cenacoli a Firenze: il Cenacolo della Badia di Passignano, l'opera pi antica realizzata in collaborazione con i suoi fratelli (1476); il Cenacolo di San Marco, molto simile a quello di Ognissanti seppur di dimensioni pi ridotte (1486). L'opera fu molto celebrata, ma ha avuto sorti alterne nella considerazione della critica. Vasari ad esempio la cit appena ("un Cenacolo, a fresco..."), mentre secondo alcuni studiosi moderni soffre troppo l'adesione a un gusto piacevole, che rinnega la penetrazione psicologica e gli accenti drammatici.

Descrizione e stile
L'affresco si trova sulla parete opposta all'entrata del refettorio, composta da due lunette separate da un peduccio che regge la volta, con al di sotto un'ampia fascia liscia di parete.

Schema architettonico
Il Ghirlandaio in quest'opera abbandon la tradizionale scatola prospettica della stanza chiusa (usata ad esempio da Andrea del Castagno in Sant'Apollonia), per impostare una finta apertura della parete in una loggia, che asseconda le forme architettoniche della stanza stessa. A questo effetto illusionistico contribuisce sostanzialmente anche lo studio della luce, che coincide con quello reale della stanza. Le due finestre dipinte sullo sfondo corrispondono infatti alle due finestre reali dell'ambiente, con la fonte luminosa principale proveniente da sinistra. L'effetto era per i monaci quello della presenza del Signore degli Apostoli perfettamente integrati tra loro, come un gruppo che consumava il pasto elevato di fronte a loro. I colori in generale sono vivamente accesi con delicati accordi.

Ges e gli apostoli


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Piazza Ognissanti Palazzo Giuntini Palazzo Lenzi Borgo Ognissanti Casa-galleria Vichi Casa alla Rovescia San Giovanni di Dio Palazzo della Marescialla Chiesa Evangelica Battista Palazzo Fossombroni

Cenacolo di Ognissanti
Giardino Fossombroni Ponte Amerigo Vespucci Pescaia di Santa Rosa Via Palazzuolo Oratorio dei Vanchetoni San Paolino Monte di Piet Residenza Contini Bonacossi Visita il Portale di Firenze

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La tavola presenta una forma a "U", allargando i lati, sebbene gli apostoli siano ancora di fatto allineati sul lato maggiore. Essi sono ordinati a coppie e reagiscono con vari atteggiamenti all'annuncio di Ges secondo cui uno fra loro lo tradir: ecco che Pietro solleva il coltello e lo indica come per difendere il maestro, Giacomo appare turbato e altri discutono via via pi pacatamente dell'annuncio. Un apostolo giovane, vestito di verde (san Tommaso?), poggia il braccio sul tavolo come per Dettaglio levarsi a discutere con Giuda, verso il quale invia un penetrante sguardo. I due apostoli all'estrema destra infine si indicano il petto, come a chiedersi se il messaggio di Ges a proposito del tradimento sia rivolto a loro. Sono molto limitati gli aspetti drammatici, prediligendo una rappresentazione misurata e serena. Giuda, come da tradizione, separato dal gruppo dei dodici, trovandosi seduto sul lato opposto della tavola di spalle, a destra di Ges e Giovanni addormentato addosso a lui. La testa di Ges frutto di un maldestro restauro avvenuto in tempi moderni. La psicologia degli atteggiamenti resta sempre in superficie, evitando espressioni drammatiche troppo vive. Ciascun apostolo caratterizzato quanto basta, e gli atteggiamenti sono tranquilli, anche quello di Giuda, che appare sereno e placido.

I dettagli

Cenacolo di Ognissanti

27 Come nel Cenacolo della Badia di Passignano Ghirlandaio costru la prospettiva della tavola in modo da permettere di vedere le stoviglie e le pietanze, permettendogli un accurato studio dal vero degli oggetti che tanto lo avevano impressionato nelle opere dei maestri fiamminghi presenti a Firenze. La stessa cura del dettaglio e dei diversi riflessi luminosi sui diversi materiali si ritrova anche nei ricami a dragoni a punto Assisi della tovaglia e nella sua sfrangiatura, negli intagli dello scranno e negli orci in metallo scuro nell'angolo a sinistra, nel piatto dorato e cesellato a destra e nel bouquet di fiori in una brocca poco sopra. Sicuramente la scena non doveva differire molto da una tavola fiorentina imbandita del tempo.

Attraverso le due aperture oltre la spalliera degli apostoli si vedono le cime degli alberi di un giardino, in cui volano numerosi Dettaglio uccelli. Si tratta di precisi elementi simbolici, legati ai temi della Passione e resurrezione di Cristo: la palma del martirio, le melograne e le rose rosse (nel vaso), simboli del sangue, le coppie di uccelli in volo, simbolo dei cicli della natura che si rinnovano, il pavone, simbolo di immortalit, ecc.; si vedono poi un falco sulla sua preda, un'anatra e dei cardellini. Tra i cespugli si riconoscono anche agrumi, mele e datteri. Alcuni di questi frutti si trovano anche sulla tavola degli apostoli, a eccezione delle ciliegie (altro frutto rosso), che non hanno un corrispettivo nel giardino. Le caraffe sul tavolo sono colme di acqua e vino bianco, mentre tra gli alimenti si riconoscono pane, prosciutto e formaggi su taglieri. Pietro ad esempio, che ha il bicchiere vuoto, sembra aver appena finito di tagliare il proprio formaggio a pezzetti sulla tavola, secondo un gusto amorevole verso il dettaglio che ha la sua origine nell'emulazione delle opere nordiche.

Altre opere
Il portale della sala e i due lavabi in pietra serena sono originali e risalgono pure al 1480. Le nicchie contengono due affreschi seicenteschi di Giuseppe Romei, legati al tema dell'acqua: Sara al pozzo di Giacobbe e Mos che fa scaturire l'acqua dalla roccia.

Bibliografia
C. Acidini Luchinat e R. C. Proto Pisani (a cura di), La tradizione fiorentina dei Cenacoli, Calenzano (Fi), Scala, 1997, pp. 144 - 149. Andreas Quermann, Ghirlandaio, serie dei Maestri dell'arte italiana, Knemann, Kln 1998. ISBN 3-8290-4558-1 Emma Micheletti, Domenico Ghirlandaio, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004. ISBN 88-8117-099-X

Cenacolo di Ognissanti

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Voci correlate
Cenacoli di Firenze Cenacolo della Badia di Passignano Cenacolo di San Marco San Girolamo nello studio (Ghirlandaio) Musei di Firenze

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Note
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Cenacolo_di_Ognissanti& language=it& params=43_46_21. 14_N_11_14_44. 29_E_ [2] http:/ / www. polomuseale. firenze. it/ musei/ ognissanti/ [3] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:_Last_Supper_by_Ghirlandaio_(Ognissanti)?uselang=it

Cenacolo di San Marco


Coordinate: 43.778524N 11.259526E [1]
Cenacolo di San Marco

Autore Data Tecnica Dimensioni Ubicazione

Domenico Ghirlandaio 1480 affresco 400800 cm Museo nazionale di San Marco, Firenze

Il Cenacolo di San Marco (Ultima Cena) un affresco (400x810 cm) di Domenico Ghirlandaio, databile al 1486 circa e conservato nel Museo nazionale di San Marco a Firenze.

Cenacolo di San Marco

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Storia
L'affresco, ultimo di una serie di tre cenacoli dipinti da Ghirlandaio durante la sua carriera (gli altri sono il Cenacolo della Badia di Passignano del 1476 e il Cenacolo di Ognissanti del 1480), venne chiesto al pittore ormai all'apice della carriera dai frati domenicani di San Marco, per decorare il "Refettorio piccolo", dove mangiavano in genere le persone ospitate nel convento, non i frati. Si ritiene in genere che Domenico, a quel tempo al culmine della popolarit e pieno di commissioni, abbia preparato solo il disegno (con impostazione analoga al cenacolo di Ognissanti) differendo la realizzazione pittorica soprattutto al fratello Davide e al cognato Sebastiano Mainardi.

Descrizione e stile
Dell'affresco nel convento di Ognissanti Ghirlandaio ricalc fedelmente la struttura architettonica, con la tavola a ferro di cavallo inserita in una stanza con pavimento a scacchi e, oltre la spalliera, l'apertura nelle volte su un loggiato verso un giardino, che si incastrava nell'architettura reale della stanza. Leggermente diversa la posizione degli apostoli, che occupano anche le due ali laterali affiancandosi in coppia. Rispetto ad Ognissanti la rappresentazione appare pi seria e monumentale, con i personaggi pi composti, il che fa pensare che il Ghirlandaio avesse voluto rappresentare il momento successivo all'annuncio del tradimento, con Giuda, sempre di spalle, che ha gi in mano il pezzo di pane offertogli da Ges e l'agitazione degli apostoli gi pi acquietata. Giuda ha il braccio alzato nell'evidente gesto di inzuppare il tozzo di pane nel piatto di Ges, derivato dal racconto evangelico, ed ha vicino un gatto, simbolo negativo, ma anche notazione domestica nella stanza, come se stesse aspettando un pezzo di cibo (come si trova anche nell'Ultima Cena di Cosimo Rosselli alla cappella Sistina). Mancano accenti drammatici e il sentimento generale a cui la scena intonata sereno e posato, interessato piuttosto alla fedelt al vero dei molti dettagli. Notevole anche in questo affresco la cura dei dettagli, che d ai singoli oggetti il valore di una vera e propria natura morta, riprendendo l'esempio dell'arte fiamminga. Sul tavolo si allineano bottiglie di vetro con acqua e vino, bicchieri, coppe, coltelli, pane, formaggi e vari frutti, tra cui soprattutto ciliegie, che col loro colore rosso ricordano simbolicamente il sangue della Passione; la tovaglia ha un ricamo alle estremit in punto Assisi. Molti sono i virtuosismi, come la visione

Dettaglio

Dettaglio

Cenacolo di San Marco delle mani degli apostoli oltre i vetri della caraffa, o gli spunti di estremo realismo, come il cerchio rosso residuo del vino bevuto nei bicchieri svuotati. Notevole il ricamo della tovaglia alle estremit, di ascendenza esotica. L'iscrizione che corre sullo schienale sopra le teste degli apostoli riporta "Ego dispono vobis disposuit mihi pater meus regnum ut edatis et bibatis super mensa meam in regno meo" una frase usata anche durante la messa che allude alla trasmigrazione nel Regno dei Cieli. Oltre di essa si vede un giardino simile a quello di Ognissanti, ma pi schematico, con alberi da frutto, cipressi e una palma, simbolo di martirio. Tra gli uccelli in volo si vedono due coppie che volano assieme, simbolo dei cicli naturali che si rinnovano, e un pavone, simbolo di immortalit. Due vasi di fiori con richiami alla simbologia mariana (gigli, rose) adornano i lati delle lunette. Rispetto all'affresco di Ognissanti mancano le corrispondenze tra luce reale e luce del dipinto, copiandone lo schema sebbene l'illuminazione, in questo caso, provenisse dalla parete opposta anzich dai lati. Nella parte centrale, dove si congiungono i due archetti della volta, venne raffigurato un piccolo Crocifisso, secondo uno schema ben consolidato di affiancare scene delle Passione alla rappresentazione della Cena.

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Bibliografia
C. Acidini Luchinat e R. C. Proto Pisani (a cura di), La tradizione fiorentina dei Cenacoli, Calenzano (Fi), Scala, 1997, pp. 144 - 149. Andreas Quermann, Ghirlandaio, serie dei Maestri dell'arte italiana, Knemann, Kln 1998. ISBN 3-8290-4558-1 Emma Micheletti, Domenico Ghirlandaio, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004. ISBN 88-8117-099-X

Voci correlate
Cenacoli di Firenze Musei di Firenze Cenacolo della Badia di Passignano Cenacolo di Ognissanti

Altri progetti
Commons [1] contiene immagini o altri file su Cenacolo di San Marco [2]

Collegamenti esterni
La scheda ufficiale di catalogo [3]
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Note
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Cenacolo_di_San_Marco& language=it& params=43. 778524_N_11. 259526_E_type:landmark [2] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:_Last_Supper_by_Ghirlandaio_(San_Marco)?uselang=it [3] http:/ / www. polomuseale. firenze. it/ catalogo/ scheda. asp?nctn=00281867& value=1

Vocazione dei primi apostoli

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Vocazione dei primi apostoli


Vocazione dei primi apostoli

Autore Data Tecnica Dimensioni Ubicazione

Domenico Ghirlandaio e aiuti 1481-1482 affresco 349570 cm Cappella Sistina, Citt del Vaticano

La Vocazione dei primi apostoli un affresco (349x570 cm) di Domenico Ghirlandaio e aiuti, realizzato nel 1481-1482 e facente parte della decorazione del registro mediano della Cappella Sistina in Vaticano.

Storia
Nel 1481, su suggerimento di Lorenzo il Magnifico, un gruppo di artisti fiorentini venne convocato a Roma da papa Sisto IV per eseguire gli affreschi del grandioso progetto della Cappella Sistina, suggellando inoltre la riconciliazione del papa con Firenze e i Medici. Con Ghirlandaio partirono Sandro Botticelli, Cosimo Rosselli e il Perugino, ormai fiorentino d'adozione, che forse si trovava per gi a Roma. Ciascun artista era seguito da un cospicuo numero di aiuti, tra cui anche artisti che si sarebbero affermati di l a poco, come Luca Signorelli, il Pinturicchio, Filippino Lippi, Piero di Cosimo. Il tema degli affreschi era una celebrazione del papato attraverso le Storie di Mos e le Storie di Cristo, messe in parallelismo per sottolineare la continuit del messaggio divino, che dalla legge giudaica viene ripreso nella figura di Cristo e da questi trasmessa a Pietro e quindi ai pontefici suoi successori. L'impresa, per quanto riguarda il primo gruppo di pittori, venne portata a termine rapidamente, nel 1482. A Ghirlandaio vennero affidati due affreschi, la Vocazione degli apostoli e la Resurrezione, quest'ultima molto danneggiata gi ai tempi di Vasari e in seguito ridipinta nel tardo XVI secolo. Incerta invece l'attribuzione del Passaggio del Mar Rosso. Inoltre gli artisti dipinsero la serie dei primi trenta papi sopra i riquadri delle grandi storie di Mos e di Ges, alcuni dei quali sono attribuiti al Ghirlandaio, ma le successive ridipinture permettono solo valutazioni generali.

Vocazione dei primi apostoli

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Descrizione
La scena della Vocazione si divide tra primo piano e sfondo. Al centro di un lago in un'ampia vallata montuosa, i pescatori Simon Pietro e Andrea (sulla sinistra) sono chiamati da Ges, sulla riva. Poco dopo i due sono dietro al Cristo che dalla riva opposta (sulla destra) sta chiamando a s Giacomo e Giovanni, intenti a rammendare le reti sulla barca del padre Zebedeo al centro della scena. In primo piano Pietro e Andrea, gi rivestiti dei mantelli coi colori che sono loro attributo tipico (giallo o arancione per Pietro, verde per Andrea), stanno inginocchiati davanti al Cristo che, solenne, li benedice. L'elemento pi originale dell'opera la moltitudine di spettatori, contemporanei di Ghirlandaio come dimostrano gli abiti, che assistono alla scena, come in una sorta di grande platea ai lati della scena sacra. Numerosi e penetranti sono i ritratti, impostati a fasce Dettaglio isocefale, cio con le teste in sequenza alla medesima altezza. Vi raffigurata tutta la comunit fiorentina presente a Roma, che ruotava attorno alla zona della basilica di Santa Maria sopra Minerva.

Il gruppo di sinistra
A sinistra si trova il gruppo delle donne, dove evidente il gusto piacevole e ciarliero dell'artista, tra le quali spicca la dama di spalle col mantello blu, che il Ghirlandaio riutilizz in altre composizioni di opere successive. Seguono su questo lato un uomo con un mazzocchio annodato in testa, dalle mani particolarmente espressive, un anziano calvo con una sciarpa a righe sulla spalla e un uomo con la lunga barba bianca, probabilmente un erudito costantinopolitano che fece da modello anche nell'affresco del San Girolamo nello studio nella chiesa di Ognissanti a Firenze (1480). Dietro di essi scendono alcuni giovani che sembrano presi nelle loro conversazioni piuttosto che attirati dall'evento sacro, tra cui un bel ritratto di fanciullo con una ghirlanda di fiori in testa. Un terzo gruppo di personaggi si trova in secondo piano, dietro Ges, tra i quali si nota l'occhieggiare curioso di alcuni che essendo pi lontani sembrano sforzarsi di vedere e di farsi vedere. Proprio dietro Ges, al centro della scena, si trova il ritratto di Diotisalvi Neroni, amico di Cosimo de' Medici, ma poi cospiratore contro suo figlio Piero; scappato da Firenze per l'insuccesso delle sue trame, si rifugi a Roma dove visse piuttosto isolato, come dimostrerebbe anche la sua posizione defilata dal gruppo degli altri fiorentini sulla destra.

Vocazione dei primi apostoli

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Il gruppo di destra
Il gruppo di destra quello meglio riuscito, nonch quello in cui si sono riconosciuti il maggior numero di personaggi. Si tratta di una straordinaria foto di gruppo della comunit fiorentina a Roma che accolse probabilmente gli artisti e che trovarono in Ghirlandaio la disponibilit a farsi ritrarre negli abiti ricchi del loro prestigio sociale, derivato dalle attivit finanziarie e mercantili che essi svolgevano nella citt papale attraverso le numerose filiali delle imprese della madrepatria. Alcuni di essi furono di nuovo committenti dell'artista in opere successive a Firenze, come quelli della famiglia Tornabuoni. Tra gli uomini spicca la figura in primo piano, con l'elegante abito rosso, una sciarpa rigata allora in voga calata sulla schiena, e la berretta dello stesso colore, che dovrebbe essere Gianfrancesco Tornabuoni, presente anche negli affreschi della Cappella Tornabuoni. Dietro di lui si trova un bel giovane di profilo e, a sinistra, un uomo in nero che dovrebbe essere, sempre dal confronto con gli affreschi successivi in Santa Maria Novella, Giovanni Tornabuoni, responsabile del Banco Medici a Roma e delle sue lucrose attivit con l'erario papale, cos esperto nelle attivit finanziarie da diventare tesoriere di Sisto IV; la sua et matura testimoniata dai capelli grigi e dalle prime rughe dell'et. Egli era fratello di Lucrezia Tornabuoni, madre di Lorenzo il Magnifico, che proprio in quella comunit romana soggiorn, ospitata dal fratello, per trovare una sposa adatta al figlio, quella Clarice Orsini che port i primi legami di nobilt in casa Medici. Alcuni indicano Giovanni invece nell'uomo dallo sguardo triste, terzo in prima fila, con una mantella rossa e un cappello bombato, ma forse si tratta pi probabilmente di suo fratello Francesco. Il successivo giovane dal profilo affilato, illuminato da una luce chiarissima, dovrebbe essere Giovanni Antonio Vespucci.

Dettaglio

Il ritratto dell'Argiropulo

Nella fila successiva, quella pi vicina agli apostoli, si vede un uomo in primo piano dalla postura fiera, avvolto in un manto violaceo e con il viso di profilo incorniciato da un caschetto grigio: non chiaro chi sia, se il fiorentino Francesco Soderini o il romano Raimondo Orsini. Accanto a lui si trova un anziano con una corta barba bianca, le borse agli occhi e un curioso cappello rigido, quasi prelatizio: si tratta di Giovanni Argiropulo, esule costantinopolitano dopo la presa del 1453, che tenne la cattedra di greco allo Studio fiorentino per quindici anni, protetto dai Medici. Il fanciullo davanti a lui, che guarda verso lo spettatore, potrebbe essere Lorenzo Tornabuoni,

Vocazione dei primi apostoli sfortunato figlio di Giovanni che vide, dopo la morte del padre, il tracollo finanziario della famiglia e la morte della giovane moglie. Un po' pi avanti, di profilo, si trova poi un altro Tornabuoni, Cecco, morto a Roma nel 1482 e sepolto in un'elegante tomba di Mino da Fiesole in Santa Maria sopra Minerva.

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Il paesaggio
Tra i brani meglio riusciti vi l'ampio paesaggio lacustre sullo sfondo, che si perde in lontananza sfumando per effetto della foschia e della luce dell'alba, con un uso della luce pi realistico e vibrante, che arriva a superare anche quello delle opere del maestro di questa tecnica, Pietro Perugino. Montagne aguzze, che rievocano i monti di Masaccio nel Tributo, arrivano con le pendici fino all'acqua, che specchia la luce chiarissima, mentre ai lati, pi vicine allo spettatore, si trovano due quinte di rocce e colline tra le quali si vedono chiese, torri castelli e le fortificazioni di due citt. Quella di destra Firenze, con il Battistero di San Giovanni e palazzo Vecchio, quella di sinistra ha suggestioni nordiche, derivate dall'arte fiamminga a cui spesso Ghirlandaio attinse modelli e motivi. Nel cielo volano numerosi uccelli, tra cui anatre, pavoncelle, un falco e un martin pescatore: si tratta di notazioni naturalistiche, spesso adombranti significati simbolici (come gli uccelli che si accoppiano in volo, simbolo dei cicli della natura che si rinnovano) derivate dalla tradizione tardogotica filtrata da artisti fiorentini come Benozzo Gozzoli.

Stile
La Vocazione un'opera di eccellente fattura, dove l'artista us una solennit che in seguito non si ritrova nella sua opera. L'impostazione, le vesti e i colori di alcuni personaggi e alcuni atteggiamenti ricordano la scena del Pagamento del tributo di Masaccio nella Cappella Brancacci, opera cardine del primo Rinascimento fiorentino che anche Ghirlandaio ebbe modo di studiare, stando alla testimonianza di Vasari. I colori sono vivi e brillanti, particolarmente efficaci nel descrivere la delicatezza delle epidermidi o nell'intonare i colori degli abiti all'ultima moda dei contemporanei. L'abilit ritrattistica del Ghirlandaio raggiunse qui, per la prima volta, vertici di penetrante realismo, dopo le prime prove negli affreschi della Cappella di Santa Fina (1475), divenendo una delle sue caratteristiche pi note e apprezzate.

Bibliografia
Andreas Quermann, Ghirlandaio, serie dei Maestri dell'arte italiana, Knemann, Kln 1998. ISBN 3-8290-4558-1 Emma Micheletti, Domenico Ghirlandaio, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004. ISBN 88-8117-099-X Portale Pittura: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Pittura

Adorazione dei pastori (Ghirlandaio)

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Adorazione dei pastori (Ghirlandaio)


Adorazione dei pastori

Autore Data Tecnica Dimensioni Ubicazione

Domenico Ghirlandaio 1485 tempera su tavola 167167 cm Chiesa di Santa Trinita, Cappella Sassetti, Firenze

L'Adorazione dei pastori un dipinto tempera su tavola (167x167 cm) di Domenico Ghirlandaio, datato 1485 e conservato nella sua collocazione originaria sull'altare della cappella Sassetti nella basilica di Santa Trinita a Firenze.

Storia
L'opera completa il famoso ciclo di affreschi commissionato a Ghirlandaio da Francesco Sassetti e ritenuto il suo capolavoro. La pala reca su un capitello l'anno 1485.

Descrizione
La cornice riporta la scritta "Ipsum quem genuit adoravit Maria" ("Maria adorava colui che aveva generato"). Maria, in primo piano su un prato fiorito, adora il Bambino poggiato sul suo mantello all'ombra di un sarcofago romano antico che fa da mangiatoia per il bue e l'asinello (che secondo la patristica rappresentano rispettivamente gli ebrei e i pagani), poco dietro si trova san Giuseppe, che scruta verso il corteo in arrivo, e a destra un gruppo di tre pastori ritratti con vivo realismo, derivati dal modello del Trittico Portinari di Hugo van der Goes. Nel primo pastore, quello che indica il Bambino, Ghirlandaio incluse il proprio autoritratto. La sella e il barroccio a sinistra alludono al viaggio di Maria e Giuseppe. I tre sassi in primissimo piano, roccia naturale, pietra lavorata e mattone, sono un riferimento alla famiglia "Sassetti" e all'attivit dell'uomo. Sopra di essi sta un cardellino, simbolo della passione e resurrezione di Cristo. Dall'arco di trionfo sullo sfondo passa il corteo dei re Magi, con un significato anche simbolico, inteso come il lasciarsi alle spalle l'era pagana. A sinistra i primi due magi sono gi vicini e guardano una luce che si intravede sul tetto della capanna, la cometa, che brilla sul tetto di paglia sorretto da monumentali pilasti romani, uno dei quali reca

Adorazione dei pastori (Ghirlandaio) sul capitello la data MCCCCLXXXV (1485). Sullo sfondo si vedono i pastori con le greggi ai quali l'angelo sta annunciando la nascita del Signore.

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Il tema dell'avvento di Cristo


Il sarcofago-mangiatoia, l'arco di trionfo sotto cui passa il corte dei Magi e i pilastri che reggono la capanna sono precisi riferimenti alla nascita del Cristianesimo in ambito pagano, tema anticipato anche dagli affreschi esterni alla cappella (Augusto e la Sibilla Tiburtina che annunciano la nascita del Signore) e dalla volta con le Sibille. Ad esempio l'iscrizione sul sarcofago "ENSE CADENS SOLYMO POMPEI FVLV/IVS/ AVGVR NVMEN AIT QUAE ME CONTEG/IT/ VRNA DABIT" si rif alla leggenda dell'augure Fulvio, che sul punto di morire durante l'assedio di Gerusalemme di Pompeo predisse che il suo sepolcro sarebbe stato usato da un Dio. La traduzione la seguente: "Mentre cadeva a Gerusalemme per la spada di Pompeo, l'indovino Fulvio disse: l'urna che mi contenne generer un dio". Rimanda a Gerusalemme e Pompeo anche l'iscrizione sull'arco "GN. POMPIO MAGNO HIRCANVS PONT. P.", cio "eretto in onore di Gneo Pompeo Magno per volerte di Ircano, sacerdote del Tempio. Queste colte citazioni classiche, probabilmente suggerite dal Fonzio, rappresentando, con altri elementi simbolici, il passaggio dalle religioni giudaica (di Ircano) e pagana (di Pompeo) al cristianesimo, sorto sulle rovine delle altre confessioni, come ricordano i due pilastri scanalati. Anche il paesaggio lontano, con le vedute cittadine, simboleggia questa allegoria: la citt pi lontana a destra infatti un riferimento a Gerusalemme con l'edificio a cupola (la moschea della Roccia), davanti alla quale sorge un albero secco con un ramo spezzato, simbolo della conquista della L'autoritratto di Ghirlandaio medesima; la citt di sinistra invece un'elaborazione di Roma, nella quale si riconoscono i sepolcri di due imperatori profetici, Augusto, con il mausoleo e Adriano, che si pensava sepolto sotto la Torre delle Milizie, ma si intravede anche quella che sembra Santa Maria del Fiore, a ribadire il ruolo di Firenze come nuova Roma.

Stile
L'opera deriva da modelli di Filippo Lippi (come l'Adorazione del Bambino di Camaldoli) ma mostra anche i chiari i segni dell'influenza della pittura fiamminga su quella fiorentina, dopo lo studio e la graduale assimilazione del Trittico Portinari, la grande tavola fiamminga dell'Adorazione del Bambino, opera di Hugo van der Goes portata a Firenze nel 1483 dalla famiglia Portinari per la chiesa di Sant'Egidio, che arriv come una meteora fulgida nella scena artistica fiorentina, influenzando profondamente i pittori rinascimentali che cercarono di comprenderne le diversit e carpirne i segreti soprattutto nella resa della luce e nel naturalismo lenticolare. Tipicamente fiamminga infatti l'attenzione al dettaglio, dove ogni oggetto ha un preciso ruolo simbolico, e l'uso della prospettiva aerea, con il paesaggio che sfuma in lontananza nella foschia verso una minuta rappresentazione di colline e citt. La pala affiancata dagli affreschi dei due committenti inginocchiati, che si uniscono cos alla sacra adorazione, formando cos una specie di trittico a tecnica mista.

Adorazione dei pastori (Ghirlandaio)

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Bibliografia
Andreas Quermann, Ghirlandaio, serie dei Maestri dell'arte italiana, Knemann, Kln 1998. Siro Innocenti, La Cappella Sassetti a Santa Trinita a Firenze, in AA.VV., Cappelle del Rinascimento a Firenze, Editrice Giusti, Firenze 1998. ISBN 88-8200-017-6

Altri progetti
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Note
[1] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Adoration_of_the_Shepherds_of_the_Sassetti_Chapel?uselang=it

Adorazione dei Magi degli Innocenti


Adorazione dei Magi degli Innocenti

Autore Data Tecnica

Domenico Ghirlandaio 1485-1488 tempera su tavola

Dimensioni 285243 cm Ubicazione Galleria dello Spedale degli Innocenti, Firenze

L'Adorazione dei Magi degli Innocenti un dipinto a tempera su tavola (285x243 cm) di Domenico Ghirlandaio, databile al 1485-1488 e conservato nella Galleria dello Spedale degli Innocenti a Firenze. In loco si conserva anche la predella, opera di Bartolomeo di Giovanni.

Adorazione dei Magi degli Innocenti

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Storia
Il 28 ottobre 1485 Francesco di Giovanni Tesori, priore dello Spedale degli Innocenti, l'orfanotrofio fiorentino, firm col pittore un dettagliato contratto per la commissione di una pala per l'altare maggiore della chiesa di Santa Maria degli Innocenti, annessa all'ospedale. La tavola doveva avere come soggetto l'Adorazione dei Magi, un soggetto molto frequente nell'arte fiorentina del XV secolo, ed era previsto che a dipingerla, usando colori pregiati, fosse il maestro stesso, limitando cio l'intervento della bottega e restando fedele a un disegno, probabilmente un bozzetto, che l'artista aveva sottoposto all'approvazione del committente. L'opera doveva essere terminata in trenta mesi, per un compenso di 115 fiorini grandi in caso di piena soddisfazione del committente, cosa che puntualmente avvenne[1]. La pala sempre rimasta nel patrimonio dell'istituzione, superando le spoliazioni e dispersioni, forse proprio perch considerata opera indissolubilmente legata allo "Spedale". La cornice originale, Un "innocente" presentato alla Madonna commissionata nel 1486 ad Antonio di Francesco di Bartolo su disegno di Giuliano da Sangallo, venne distrutta nel 1786, quando fu rifatto l'interno della chiesa e rimossa la pala dall'altare, sistemandola sulla parete dietro di esso. Nel 1917 trov collocazione nella nascente galleria al secondo piano dell'edificio verso la piazza, e dal 1971 vi venne riaccostata la predella, che era stata smembrata nel 1615 in occasione di un rifacimento dell'altare maggiore[2].

Descrizione
La scena dell'Adorazione dei Magi venne interpretata in chiave moderna, all'avanguardia rispetto alle recenti innovazioni introdotte da Sandro Botticelli (Adorazione di Santa Maria Novella, 1475 circa) e Leonardo da Vinci (Adorazione degli Uffizi, 1481-1482). la Madonna si trova infatti al centro di una composizione piramidale col Bambino mostrato ai Magi e agli astanti. Alla base della piramide si trovano due dei Magi, uno nell'atto di baciare un piedino del bimbo, uno inginocchiato con una mano sul petto, mentre il terzo si trova in piedi sulla sinistra, caratterizzato da un manto giallo e rosso, e ritratto mentre porge in dono un ricco calice[3]. Essi, come di solito, rappresentano tre diverse et dell'uomo: giovinezza, maturit e vecchiaia. Ai loro lati stanno, in posizione accovacciata, san Giovanni Battista, che guarda lo spettatore e, come di consueto, indica il Bambino, e san Giovanni Evangelista, che presenta un fanciullo ferito alla Madonna; un altro fanciullino, evidente richiamo agli orfani "innocenti" dell'istituzione, si trova sul lato opposto. A essi fa riferimento anche la strage degli

I personaggi sulla destra

innocenti

rappresentata

sullo

Adorazione dei Magi degli Innocenti sfondo, a sinistra[4]. Le loro figure sono delicate e poetiche, cariche del senso infantile del loro semplice omaggio al santo Bambino[5]. Attorno alla Vergine si trovano il bue e l'asinello, oltre a san Giuseppe, che veglia sul bambino, guardandolo. La capanna composta da un muro in mattoni incompiuto, simboleggiante il paganesimo in declino da cui nacque il cristianesimo; da essa si levano quattro pilastri all'antica decorati da candelabre e capitelli corinzi dorati, che reggono un semplice tetto di paglia a spioventi. Su di esso quattro angeli reggono un cartiglio con un tetragramma che riporta le note e le prime parole del Gloria, come a invitare lo spettatore a unirsi nel canto[6]. Sempre in primo piano si trovano a sinistra alcuni astanti, tra cui in secondo piano si riconoscono il committente, vestito di nero, e l'artista, che guarda verso lo spettatore. A destra invece Il paesaggio si trovano tre personaggi del corteo dei Magi riccamente abbigliati, che dovrebbero rappresentare i membri della potente Arte della Seta, finanziatrice principale dell'Istituto. Sopra di loro il corteo si dispiega in lontananza, passando sotto un arco, altro riferimento alla transizione dal mondo pagano, sul cui fregio riportata la data MCCCCLXXXVIII (1488). A un esame attento si nota che i cinque cavalli sono stati realizzati a partire da due soli cartoni, poi colorati diversamente e con qualche piccola variante: uno con al testa girata a sinistra (cavalli bianco e baio in primo piano) e uno con la testa girata a destra (gli altri). Sullo sfondo, da questa parte, si vede poi l'annuncio ai pastori da parte di un angelo che vola in un nimbo luminoso. Dietro la Vergine infine, stagliati sullo sfondo di un paesaggio lacustre solcato da navi tra svettanti colline e montagne, si affacciano a contemplare la scena un personaggio laico e uno religioso, simboleggianti i principali artefici dell'opera assistenziale dell'orfanotrofio. La citt sullo sfondo una rappresentazione simbolica di Roma: si riconoscono infatti il Colosseo, la Colonna Traiana, la Torre delle Milizie e la Piramide Cestia.

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Stile
L'influenza di Botticelli si coglie nell'impianto frontale dell'Adorazione, mentre quella di Leonardo legata al turbine di personaggi che "avvolgono", come in cerchi concentrici, la Sacra Famiglia, seppure secondo un schema semplificato in Ghirlandaio. Le due figure che si affacciano dal muro posteriore appaiono poi come citazioni leonardesche[3]. Una serie di elementi stilistici confermano, nonostante la documentazione storica, la datazione agli stessi anni della Cappella Tornabuoni: analoghe sono l'ampiezza e la luminosit del paesaggio, nonch la presenza del muro di fondo che isola la scena principale, enfatizzandola, pur senza bloccare la fuga prospettica e spaziale in lontananza[7]. I colori sono ricchi e sgargianti, con una serie di corrispondenze tra rossi, gialli e blu che creano un vibrante ritmo luminoso[6]. Grande la cura dell'artista nella resa dei dettagli, con una resa dei diversi tipi di "lustro" (cio di riflessione della luce sulle superfici) derivata dallo studio dell'arte fiamminga: ci particolarmente evidente nel brillare dei gioielli, come le perle del copricapo a mazzocchio/turbante dell'uomo sulla destra, la doppia catena d'oro con pendente del personaggio a lui vicino, oppure nella croce di san Giovanni Battista o nella coppa cristallina offerta dal pi giovane dei Magi[4]. Anche lo sfondo, che si perde sfumando in lontananza, rimanda agli esempi fiamminghi, filtrati magari dall'esempio di Pietro Perugino, allora attivissimo a Firenze.

Adorazione dei Magi degli Innocenti

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Predella
La predella, opera di Bartolomeo di Giovanni, mostra storie dei santi ritratti e della vita di Maria. Da sinistra si vedono: Martirio di san Giovanni Evangelista Annunciazione Sposalizio della Vergine Presentazione al Tempio e circoncisione di Ges Deposizione dalla Croce Battesimo di Cristo Sant'Antonino Pierozzi consacra la chiesa di Santa Maria degli Innocenti All'autore, documentato, della predella sono attribuite anche alcune parti della pala: la Strage degli innocenti secondo Berenson, i due personaggi che spuntano al centro dietro la Madonna e le figure in alto a destra secondo Bellosi.

La pala con la predella

Martirio di san Giovanni Evangelista

Annunciazione

Sposalizio della Vergine

Presentazione al Tempio e circoncisione di Ges

Deposizione dalla Croce

Battesimo di Cristo

Consacrazione della chiesa di Santa Maria degli Innocenti

Note
[1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] Quermann, cit., pag. 117. Micheletti, cit., pag. 172. Quermann, cit., pag. 123. Quermann, cit., pag. 118. Micheletti, cit., pag. 74. Quermann, cit., pag. 120. Micheletti, cit., pag. 70.

Adorazione dei Magi degli Innocenti

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Bibliografia
Andreas Quermann, Ghirlandaio, serie dei Maestri dell'arte italiana, Knemann, Kln 1998. Emma Micheletti, Domenico Ghirlandaio, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004. ISBN 88-8117-099-X

Altri progetti
Commons (http://commons.wikimedia.org/wiki/Pagina_principale?uselang=it) contiene immagini o altri file su Adorazione dei Magi degli Innocenti (http://commons.wikimedia.org/wiki/ Category:Adoration_of_the_Magi_of_the_Spedale_degli_Innocenti?uselang=it)

Collegamenti esterni
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Sacra conversazione di Monticelli


Sacra conversazione di Monticelli

Autore Data Tecnica Dimensioni Ubicazione

Domenico Ghirlandaio 1483 tempera su tavola 167195 cm Uffizi, Firenze

Sacra conversazione di Monticelli

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La Sacra conversazione di Monticelli un dipinto a tempera su tavola (167x195 cm) di Domenico Ghirlandaio, databile al 1483 e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

Storia
L'opera identificata con quella che ornava l'altare maggiore della chiesa di Santa Maria Annunziata di Monticelli a Firenze, per la quale il pittore ricevette un compenso di 70 fiorini, secondo un documento datato 19 aprile 1483. Con la soppressione del convento, nel 1785, la pala entr nelle collezioni del granduca Pietro Leopoldo.

Descrizione e stile
Si tratta di una sacra conversazione ambientata su una terrazza, che ha al centro la Madonna col Bambino seduta su di un grande trono marmoreo, circondata da due angeli che abbracciano due vasi posti sui braccioli e contenenti altrettanti gigli bianchi, tipico fiore offerto a Maria come simbolo della sua purezza verginale. L'angelo di sinistra Particolarmente piacevole il volto giovanile dell'angelo a sinistra, che si sporge verso Maria. Sul manto della Vergine si trova la stella ricamata, antichissimo simbolo della grazia divina discesa su di lei e ricordo della cometa che guid i Magi dopo la Nativit. La spilla ovale appuntata sul suo petto composta da un grande rubino, simbolo del sangue della Passione di Cristo, circondato da perle. Il Bambino paffuto e in posizione benedicente. Attorno a lei si dispongono quattro santi in posizione simmetrica, due in piedi e due inginocchiati: si tratta dello schema piramidale derivato dalla Pala di San Marco di Beato Angelico (1438-1440). Da sinistra si riconoscono Dionigi l'Areopagita, san Domenico, san Clemente I Papa e san Tommaso d'Aquino, con la sua Summa teologica aperta in mano. Clemente, poggiata la tiara in terra, si volge verso lo spettatore quasi a catturare la sua attenzione e a rivolgerla, con un gesto della mano, verso il Bambino; straordinario il ricamo della sua pianeta, con un Mos. Anche lo sfondo tradizionale e mostra un parapetto marmoreo con specchiature policrome e con un'iscrizione sul fregio, che riporta i nomi dei santi in piedi e la frase AVE [MARIA] GRATIA PLENA; oltre esso sporgono le cime degli alberi di un ipotetico giardino e si trovano poggiati due vasi con bouquet di fiori. Naturalmente la scelta delle specie vegetali non casuale, ma adombra vari significati simbolici: le rose mariane, ancora i gigli, l'arancio, simbolo del peccato originale, e il melograno, simbolo di fertilit. Grande attenzione riservata alla rappresentazione dei dettagli decorativi, in ossequio all'indagine analitica di stampo fiammingo, come evidente nell'esotico tappeto anatolico ai piedi della Vergine, un altro dettaglio ripreso dalla lezione dell'Angelico. In generale, tipico del Ghirlandaio lo sviluppo dei temi religiosi con una tecnica pittorica ineccepibile, ma anche con tono festoso e piacevole, ricco di dettagli ripresi dal vero, spesso tratti dalla quotidianit delle classi pi agiate della Firenze dell'epoca. La composizione armoniosa e perfettamente bilanciata, sia nel rapporto tra masse e volumi, che nell'alternarsi dei colori, brillanti e preziosi.

Sacra conversazione di Monticelli Dello stesso autore, molto simile ma pi ricca e fastosa, la Sacra conversazione degli Ingesuati, sempre agli Uffizi.

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Predella
La predella, di Bartolomeo di Giovanni, mostra i seguenti episodi: Martirio di san Dionigi l'Areopagita San Domenico resuscita Napoleone Orsini Cristo in piet San Clemente I fa sgorgare acqua da una roccia San Tommaso d'Aquino in cattedra

Bibliografia
Andreas Quermann, Ghirlandaio, serie dei Maestri dell'arte italiana, Knemann, Kln 1998. ISBN 3-8290-4558-1 Emma Micheletti, Domenico Ghirlandaio, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004. ISBN 88-8117-099-X

Altri progetti
Commons [1] contiene immagini o altri file su Sacra conversazione di Monticelli [1]

Collegamenti esterni
La scheda ufficiale di catalogo [2]
Portale Arte Portale Firenze

Note
[1] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Monticelli_Sacred_Conversation?uselang=it [2] http:/ / www. polomuseale. firenze. it/ catalogo/ scheda. asp?nctn=00292694& value=1

Sacra conversazione degli Ingesuati

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Sacra conversazione degli Ingesuati


Sacra conversazione degli Ingesuati

Autore Data Tecnica Dimensioni Ubicazione

Domenico Ghirlandaio 1484-1486 circa tempera su tavola 190200 cm Uffizi, Firenze

La Sacra conversazione degli Ingesuati un dipinto a tempera su tavola (190x200 cm) di Domenico Ghirlandaio, databile al 1484-1486 circa e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

Storia
Il dipinto si trovava sull'altare maggiore della chiesa di San Giusto alle Mura, detta degli Ingesuati, appena fuori dalle mura di Firenze, dove venne vista dall'Albertini nel 1510. Era stato realizzato in occasione di importanti lavori di ridecorazione della chiesa, che videro impegnato anche Pietro Perugino, con tre tavole oggi tutte agli Uffizi (Orazione nell'orto, Crocifissione e Piet). Come noto la chiesa venne distrutta nel 1529 per l'assedio di Firenze. I dipinti vennero portati dai frati nella loro nuova sede del convento di San Giovanni Battista della Calza presso Porta Romana, dove li vide Vasari, che li descrisse sugli altari laterali. La pala arriv agli Uffizi nel 1853.

Sacra conversazione degli Ingesuati

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Descrizione
Si tratta di una sacra conversazione con una composizione ormai ben consolidata nella tradizione fiorentina, derivata dalla Pala di San Marco dell'Angelico (1438-1440 circa). Ambientata su una terrazza, ha al centro la Madonna col Bambino seduta in posizione frontale (ma con le gambe che scartano a sinistra) su di un fastoso trono marmoreo, circondata da quattro angeli. Grande attenzione riservata alla rappresentazione dei dettagli decorativi, tra cui il fregio con rilievi dorati incastonati di perle (simbolo di purezza), la piccola volta con rosoni, i sostegni laterali a forma di esuberanti reggi-candela. Sul manto della Vergine si trova la stella ricamata, antichissimo simbolo della grazia divina discesa su Maria e ricordo della cometa che guid i Magi dopo la Nativit. La spilla ovale appuntata sul suo petto composta da un Dettaglio grande zaffiro, simbolo di castit e pudicizia, circondato da perle. Il Bambino paffuto e in posizione benedicente, con in mano una sfera di cristallo con sopra una croce dorata con perle, che simboleggia il suo dominio sul mondo. Autentici brani di virtuosismo sono la resa delle trasparenze del vetro o del velo impalpabile che lo veste. Ai lati si trovano alcuni santi che si trovano su piani spaziali diversi, sintetizzabili nella diversa collocazioni sui vari gradini: a sinistra l'arcangelo Michele, con un'armatura lucida che venne ampiamente lodata da Vasari, a destra l'arcangelo Gabriele con il giglio. Vasari sottoline in particolare l'abilit del pittore di ricreare il colore dorato e l'effetto metallico senza il ricorso alle tecniche tradizionali con la foglia d'oro, ma solo con i colori a tempera, attribuendone l'invenzione a Ghirlandaio, mentre era una tecnica usata gi dai fiamminghi e, in Italia, da Piero della Francesca. In basso, inginocchiati, si trovano due vescovi, di eccezionale fattura nella diversa resa dei dettagli, come la soffice barba, la pesante pianeta, il setoso tessuto della tunica. La loro identificazione chiarita dalla predella: sono san Zanobi e san Giusto di Volterra, titolare della chiesa, da non confondere con san Giusto martire.

Miracolo del pane dei santi Giusto e Clemente

Sepoltura di san Zanobi

Lo schema della composizione piramidale, con la Vergine al vertice e i due santi inginocchiati alla base, deriva quindi dall'esempio dell'Angelico. Anche lo sfondo, con un muro che fa da quinta (in questo caso

Sacra conversazione degli Ingesuati

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aperto a griglia per lasciare intravedere qualche brano di paesaggio) e alcune cime di alberi che spuntano oltre la cortina, in questo caso un arancio, un melograno e alcuni cipressi, tutti trattati con estremo realismo, che alludono anche a significati simbolici (la melagrana simbolo di fecondit e regalit, l'agrume, emblema del peccato originale che viene superato con la nascita di Cristo e l'instaurarsi di un nuovo patto tra Dio e gli uomini). Dell'opera esiste una predella in cinque scomparti, attribuita a David Ghirlandaio e divisa tra il Metropolitan Museum di New York (3), il Detroit Institute of Arts e la National Gallery di Londra. Essi rappresentano: Caduta degli angeli ribelli (Detroit)

Sposalizio della Vergine

Tobiolo e l'angelo

Trasferimento del corpo di san Zanobi (New York)[1] Sposalizio della Vergine (New York)[2] Miracolo del pane dei santi Giusto e Clemente (Londra)[3] Arcangelo Raffaele e Tobiolo (New York)[4]

Stile
L'opera esemplare dello stile di Ghirlandaio, che sviluppava i temi religiosi con una tecnica pittorica ineccepibile, ma anche con tono festoso e piacevole, ricco di dettagli ripresi dal vero, spesso tratti dalla quotidianit delle classi pi agiate della Firenze dell'epoca. La composizione armoniosa e perfettamente bilanciata, sia nel rapporto tra masse e volumi, che nell'alternarsi dei colori, preziosi e smaglianti. L'indagine analitica di alcuni dettagli rimanda alla volont di emulazione dell'arte fiamminga, come evidente nel prezioso tappeto anatolico ai piedi della Vergine o nella natura morta rappresentata dal vaso di fiori (tutti fiori simbolici: gigli, rose, ecc.). Il tappeto praticamente lo stesso che compare nel San Girolamo nello studio, affrescato nel 1480. Molto simile, dello stesso autore, la Sacra conversazione di Monticelli, sempre agli Uffizi, che per meno ricca.

Note
[1] Scheda nel sito ufficiale del museo (http:/ / www. metmuseum. org/ works_of_art/ collection_database/ all/ the_burial_of_saint_zenobius_david_ghirlandaio_david_di_tommaso_curradi_di_doffo/ objectview. aspx?page=1& sort=6& sortdir=asc& keyword=ghirlandaio& fp=1& dd1=0& dd2=0& vw=1& collID=0& OID=110000928& vT=1& hi=0& ov=0) [2] Scheda nel sito ufficiale del museo (http:/ / www. metmuseum. org/ works_of_art/ collection_database/ all/ the_marriage_of_the_virgin_david_ghirlandaio_david_di_tommaso_curradi_di_doffo/ objectview. aspx?page=1& sort=6& sortdir=asc& keyword=ghirlandaio& fp=1& dd1=0& dd2=0& vw=1& collID=0& oID=110000929& vT=1& hi=0& ov=0) [3] Scheda nel sito ufficiale del museo (http:/ / www. nationalgallery. org. uk/ paintings/ domenico-ghirlandaio-a-legend-of-saints-justus-and-clement-of-volterra) [4] Scheda nel sito ufficiale del museo (http:/ / www. metmuseum. org/ works_of_art/ collection_database/ all/ tobias_and_the_angel_david_ghirlandaio_david_di_tommaso_curradi_di_doffo/ objectview. aspx?page=1& sort=6& sortdir=asc& keyword=ghirlandaio& fp=1& dd1=0& dd2=0& vw=1& collID=0& oID=110000930& vT=1& hi=0& ov=0)

Sacra conversazione degli Ingesuati

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Bibliografia
AA.VV., Galleria degli Uffizi, collana I Grandi Musei del Mondo, Roma 2003. Andreas Quermann, Ghirlandaio, serie dei Maestri dell'arte italiana, Knemann, Kln 1998. ISBN 3-8290-4558-1 Emma Micheletti, Domenico Ghirlandaio, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004. ISBN 88-8117-099-X Gloria Fossi, Uffizi, Giunti, Firenze 2004. ISBN 88-09-03675-1

Altri progetti
Commons (http://commons.wikimedia.org/wiki/Pagina_principale?uselang=it) contiene immagini o altri file su Sacra conversazione degli Ingesuati (http://commons.wikimedia.org/wiki/ Category:Ingesuati_Sacred_Conversation?uselang=it)

Collegamenti esterni
La scheda ufficiale di catalogo (http://www.polomuseale.firenze.it/catalogo/scheda.asp?nctn=00285721& value=1)
Portale Arte Portale Firenze

Adorazione dei Magi Tornabuoni


Adorazione dei Magi Tornabuoni

Autore Data Tecnica Dimensioni Ubicazione

Domenico Ghirlandaio 1487 tempera su tavola diam. 172 cm Uffizi, Firenze

L'Adorazione dei Magi Tornabuoni un tondo dipinto a tempera su tavola (diametro 172 cm) di Domenico Ghirlandaio, datato 1487 e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

Adorazione dei Magi Tornabuoni

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Storia
Il dipinto venne forse commissionato dai Tornabuoni mentre il pittore era impegnato alla decorazione a fresco della loro cappella e, a giudicare dal formato, era destinato a decorare un ambiente interno del loro palazzo. Tale menzione risalirebbe a Vasari, anche se secondo Milanesi l'opera in questione fin a palazzo Pandolfini e quindi in Inghilterra. L'opera nelle Gallerie fiorentine dal 1780, si ignora la sua collocazione antecedente. ne esiste una copia di Benedetto Ghirlandaio conservata a Palazzo Pitti (Inv. Palatina n. 358).

Descrizione e stile
Come nella coeva Adorazione dei Magi degli Innocenti, Ghirlandaio tenne a mente nella creazione dell'opera sia l'esempio di Sandro Botticelli (Adorazione di Santa Maria Novella, 1475 circa), che di Leonardo da Vinci (Adorazione degli Uffizi, 1481-1482). Quest'ultimo in particolare ispir la disposizione circolare dei personaggi che gira dietro la Sacra Famiglia, lasciando un spazio circolare vuoto al centro ideale della scena. Il gruppo della Madonna col bambino impostato secondo uno schema piramidale, che ha ai vertici inferiore i due Magi inginocchiati; uno di essi proiettato verso lo spettatore secondo un'avanzata composizione spaziale e si sta girando verso lo spettatore quasi come a voler attirare la sua attenzione. Maria, seduta sopra una specie di piedistallo classicheggiante, si piega verso il re porgendogli il figlio, che ricambia il gesto con un segno di benedizione. Dietro il re anziano aspetta il suo turno quello pi giovane (i Magi sono sempre rappresentati come le tre et dell'uomo, giovent, maturit e vecchiaia). Staccato san Giuseppe sulla sinistra, la cui lontananza indica il suo ruolo esclusivamente di vegliante e protettore di Ges e Maria. A sinistra si dispiega una parte del corteo con un servitore di colore che sta togliendo la corona al giovane Magio e due nobiluomini, forse contemporanei di Ghirlandaio, abbigliati con cura. Pi dietro si vedono un gruppo di cavalli e di soldati, con le armature trattate come un lucido specchio secondo una tecnica sviluppata da Ghirlandaio e ampiamente lodata da Vasari. A destra invece si vedono due nobiluomini inginocchiati puntualmente individuati nei tratti fisiognomici, in tutta probabilit i committenti dell'opera. Seguono altri giovani, dai tratti pi sbrigativi, e il resto del corteo. In primo piano si trova il consueto omaggio di Ghirlandaio all'arte fiamminga, con una piccola natura morta su un prato fiorito minuziosamente descritto; vi si vedono una grossa borraccia e un sacchetto di tela ruvida, analiticamente descritti nelle peculiarit dei materiali. Sullo sfondo si vede la capannuccia ricavata in un ampio porticato decorato all'antica e in rovina: esso simboleggia, come di consueto, il declino della religione pagana da cui nacque il Cristianesimo. Allineati dietro Maria si vedono una fila di cavalli, sapientemente scorciati, il bue e l'asinello. Sulla montagna a destra, in lontananza un angelo sta dando l'annuncio ai pastori. Infine al centro si apre un piacevole paesaggio con un porto affacciato sul mare e montagne che sfumano delicatamente in lontananza per effetto della foschia.

Adorazione dei Magi Tornabuoni

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Bibliografia
Emma Micheletti, Domenico Ghirlandaio, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004. ISBN 88-8117-099-X Andreas Quermann, Ghirlandaio, serie dei Maestri dell'arte italiana, Knemann, Kln 1998.

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Commons [1] contiene immagini o altri file su Adorazione dei Magi Tornabuoni [1]

Collegamenti esterni
La scheda ufficiale di catalogo [2]
Portale Firenze Portale Pittura

Note
[1] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Tornabuoni_Adoration_of_the_Three_Kings?uselang=it [2] http:/ / www. polomuseale. firenze. it/ catalogo/ scheda. asp?nctn=00285602& value=1

Incoronazione della Vergine di Narni


Incoronazione della Vergine di Narni

Autore Data Tecnica Dimensioni Ubicazione

Domenico Ghirlandaio 1486 circa tempera su tavola 330230 cm Museo Eroli, Narni

L'Incoronazione della Vergine di Narni un dipinto a tempera su tavola (330x230 cm) di Domenico Ghirlandaio, databile al 1486 circa e conservato nel Museo Eroli a Narni. Sicuro l'intervento di aiuti di bottega nella stesura pittorica anche se difficile attribuire le singole parti a questa o quella personalit.

Incoronazione della Vergine di Narni

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Storia
La pala venne dipinta a Firenze nella bottega di Ghirlandaio e successivamente spedita in Umbria. Commissionata da Berardo Eroli, cardinale e umanista che aveva familiarit con l'ambiente fiorentino, per la chiesa del convento francescano dedicata a san Girolamo. Collocata sull'altare maggiore, la tavola era illuminata solo dalla luce filtrante dal rosone della facciata [1], e in determinati momenti dell'anno i raggi del sole colpivano direttamente il disco d'oro posto tra la Vergine e il Cristo, creando un particolare effetto a raggiera. L'opera divenne meta di pellegrinaggio, fino al trasferimento nella sede del comune nel 1871.

Descrizione e stile
La scena dell'Incoronazione della Vergine trattata in maniera piuttosto arcaizzante, con un fondo oro che richiama esempi del primo Quattrocento (come l'Incoronazione dell'Angelico agli Uffizi, che ha una simile decorazione a raggi dorati), probabilmente su esplicite richieste del committente. Inoltre tra le pi affollate composizioni dell'artista, nonch la pi grande prova su tavola a noi conosciuta che lo riguardi. La tavola ha una forma centinata (rettangolo sormontato da semicerchio) con una cornice dorata originale, su cui sono dipinti cherubini e serafini (arco), palmette (pulvini), santi e motivi floreali (pilastrini) e tre scene figurate nella predella: Stimmate di san Francesco, Cristo in piet e San Girolamo nel deserto. Il pannello principale mostra la scena dell'Incoronazione della Vergine, divisa in due fasce: nella scena superiore, Ges posa la corona sul capo di Maria, che si piega umilmente incrociando le braccia sul petto in segno di umilt. Dal centro della scena, sotto le braccia di Cristo, un disco dorato a rilievo emette i raggi luminosi che, tramite la particolare lavorazione dell'oro, sono emanati a raggiera. In alto due angeli reggono un baldacchino, in gran parte pure ricavato tramite l'incisione nell'oro, su cui si trova un'iscrizione: "VENI ELECTA MEA, ET PONA[M IN TE THRONUM MEUM]", parole tratte dal Cantico dei Cantici e brano di un'antica antifona dedicata alla Vergine. Le figure centrali sono circondate da angeli cantori e musicanti, con diversi strumenti: trombe, cimbali, tamburi, una lira da braccio e un liuto [2]. Al di sotto delle due figure divine, raffigurato san Francesco, con le mani segnate dalle stimmate, circondato da ventidue santi disposti in cerchio e inginocchiati con lo sguardo rivolto verso l'evento miracoloso nella parte superiore. Sulla destra san Girolamo, a cui era dedicata la chiesa, l'unico con lo sguardo rivolto allo spettatore. Sulla sinistra san Bonaventura da Bagnoregio, con il manto giallo, affiancato da san Ludovico d'Angi, con il manto ornato dai gigli di Francia; seguono due apostoli, san Pietro e sant'Andrea. Sulla destra, sant'Antonio da Padova e i primi martiri, san Lorenzo e santo Stefano. In secondo piano, si riconoscono sant'Agostino e sua madre santa Monica, san Giovanni Battista, la Maddalena, e san Paolo. A sinistra: san Bernardino da Siena, san Berardo (il cui volto potrebbe essere un ritratto del committente)[3], santa Elisabetta d'Ungheria, san Tommaso e san Giovanni Evangelista. I quattro santi posti alle estremit, con i segni del martirio, rappresentano i Protomartiri francescani[4]. La predella suddivisa in tre parti: a sinistra, raffigurata la scena delle stimmate di san Francesco; a destra, san Girolamo nel deserto. La tavola centrale mostra Cristo nel sepolcro, affiancato dalla Vergine e san Giovanni Evangelista. Il gusto coloristico tipico del pittore, con gamme morbide che diventano acute nei toni del blu, rosso e giallo, composti in base a ritmi e corrispondenze.

Incoronazione della Vergine di Narni

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Note
[1] (http:/ / www. narnia. it/ museo. htm) [2] La scena, il colore, la luce: l'Incoronazione del Ghirlandaio (http:/ / www. museiprovinciaterni. it/ context_musei. jsp?ID_LINK=582& page=5& area=47& id_context=1337) [3] (http:/ / www. regioneumbria. eu/ guidamusei/ dettaglio-museo_opera. asp?idopera=213) [4] Descrizione della pala (http:/ / www. provincia. terni. it/ Cultura/ bus/ oltre/ ghirlandaio/ pagine/ pala. htm)

Bibliografia
Emma Micheletti, Domenico Ghirlandaio, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004. ISBN 88-8117-099-X Andreas Quermann, Ghirlandaio, serie dei Maestri dell'arte italiana, Knemann, Kln 1998.

Voci correlate
Incoronazione della Vergine di Citt di Castello
Portale Arte Portale Umbria

Incoronazione della Vergine di Citt di Castello


Incoronazione della Vergine di Citt di Castello

Autori Data Tecnica

Domenico Ghirlandaio e aiuti 1486 circa tempera su tavola

Dimensioni ? cm Ubicazione Pinacoteca comunale, Citt di Castello

L'Incoronazione della Vergine di Citt di Castello un dipinto a tempera su tavola di Domenico Ghirlandaio e aiuti, databile al 1486 circa e conservato nella Pinacoteca comunale di Citt di Castello.

Incoronazione della Vergine di Citt di Castello

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Storia
La pala venne dipinta a Firenze nella bottega di Ghirlandaio e successivamente spedita in Umbria. Viene considerata in maggior parte opera di bottega, sebbene il disegno e alcuni dettagli spettino al maestro.

Descrizione e stile
La scena dell'Incoronazione della Vergine trattata su due registri sovrapposti, secondo uno schema introdotto da Pietro Perugino. In quello superiore, tra cerchi concentrici che simboleggiano i Cieli del Paradiso, Ges sta incoronando Maria che solennemente inginocchiata poco pi in basso e con le mani giunte. Sono circondati da angeli musicanti, cherubini e serafini. In basso, tra le fiammelle dello Spirito Santo che si diffondono, si trova una serie di santi che assistono serenamente alla scena: da sinistra si riconoscono parecchi santi e sante francescani: in piedi, san Francesco d'Assisi, san Giovanni Evangelista, Bernardino da Siena, san Ludovico di Tolosa, un altro santo maschile senza attributi iconografici e sant'Antonio di Padova. Al centro si trovano quattro donne inginocchiate: sant'Elisabetta di Turingia, Maria Maddalena, Caterina d'Alessandria e Chiara d'Assisi. Le scelte cromatiche non sono tipiche dell'artista, basandosi la tavola sul contrasto tra rossi e blu, su cui spiccano poche campiture di giallo dorato.

Bibliografia
Emma Micheletti, Domenico Ghirlandaio, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004. ISBN 88-8117-099-X Andreas Quermann, Ghirlandaio, serie dei Maestri dell'arte italiana, Knemann, Kln 1998.

Voci correlate
Incoronazione della Vergine di Narni
Portale Arte Portale Umbria

Ritratto di Giovanna Tornabuoni

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Ritratto di Giovanna Tornabuoni


Ritratto di Giovanna Tornabuoni

Autore Data Tecnica

Domenico Ghirlandaio 1488 tempera su tavola

Dimensioni 7749 cm Ubicazione Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid

Il Ritratto di Giovanna Tornabuoni un dipinto a tempera su tavola (77x49 cm) di Domenico Ghirlandaio, datato 1488 e conservato nel Museo Thyssen-Bornemisza a Madrid.

Storia
L'opera datata 1488, anno della morte di Giovanna degli Albizi, maritata a Lorenzo Tornabuoni, di parto. Probabilmente venne eseguita dopo la morte a memoria della fanciulla, magari anche negli anni immediatamente successivi. Ci spiegherebbe il carattere fortemente idealizzato dell'opera e il suo senso di malinconia.

Descrizione e stile
Sullo sfondo di una parete scura, dove si apre uno stipo con alcuni oggetti, si staglia netto il ritratto della nobildonna fiorentina vista di profilo, in una posa eretta e di grande dignit, seppure addolcita dalle curve della schiena e del petto, dall'abito fastoso e dai colori lucidi e quasi smaltati.

Ritratto di Giovanna Tornabuoni

54 L'identificazione con Giovanna Tornabuoni possibile grazie ai ritratti di lei presenti negli affreschi della Cappella Tornabuoni (Visitazione e Nascita della Vergine), nei quali ha la stessa acconciatura con la crocchia che lascia liberi dei riccioli dorati a incorniciare il volto, nonch lo stesso vestito, con preziosi ricami dorati. La veste, una gamurra, differisce nelle maniche, che erano estraibili e intercambiabili; in questo caso sotto la veste Giovanna indossa un ricco corpetto con ricami floreali e una camicia bianca, che sbuffa con pieghette chiuse da lacci lungo la manica e la spalla. Essa stringe in mano un fazzoletto e indossa pochi gioielli, ma di valore, tra cui il grosso pendente con perle di calibro e un rubino, legato da un nastro scuro sul collo, mentre una spilla simile si trova nello stipo dietro di essa.

Qui si vedono anche un libro di preghiere semichiuso, simbolo di religiosit, una collana di grani rossi di corallo appesa (forse un rosario) e un'iscrizione latina, che allude alle virt della ragazza, tratto da un epigramma del I secolo d.C. del poeta latino Marziale: ARS VTINAM MORES ANIMVMQUE EFFINGERE POSSES PVLCHRIOR IN TERRIS NVLLA TABELLA FORET MCCCCLXXXVIII ("Arte, volesse il cielo che tu potessi rappresentare il comportamento e l'animo, non ci sarebbe in terra tavola pi bella. 1488"). L'opera, ritenuta uno dei pi bei ritratti femminili del Quattrocento fiorentino, di fattura estremamente curata e fine.

Niccol di Forzore Spinelli, medaglia di Giovanna Tornabuoni

Bibliografia
Andreas Quermann, Ghirlandaio, serie dei Maestri dell'arte italiana, Knemann, Kln 1998. ISBN 3-8290-4558-1 Emma Micheletti, Domenico Ghirlandaio, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004. ISBN 88-8117-099-X Gert Jan van der Sman, Lorenzo e Giovanna. Vita e arte nella Firenze del Quattrocento, Mandragora, Firenze 2010. ISBN 88-7461-127-0

Altri progetti
Commons [1] contiene immagini o altri file su Ritratto di Giovanna Tornabuoni [1]

Collegamenti esterni
Mostra sul Ritratto di Giovanna nel Museo Thyssen [2] Una pagina sul ritratto di Giovanna Tornabuoni [3]
Portale Arte Portale Parigi

Note
[1] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Portrait_of_Giovanna_Tornabuoni?uselang=it [2] http:/ / www. museothyssen. org/ microsites/ exposiciones/ 2010/ Ghirlandaio/ index_en [3] http:/ / idlespeculations-terryprest. blogspot. com/ 2007/ 01/ giovanna-degli-albizzi-tornabuoni. html

Ritratto di vecchio con nipote

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Ritratto di vecchio con nipote


Ritratto di vecchio con nipote

Autore Data Tecnica Dimensioni Ubicazione

Domenico Ghirlandaio 1490 circa tempera su tavola 6246 cm Louvre, Parigi

Il Ritratto di vecchio con nipote un dipinto a tempera su tavola (62x46 cm) di Domenico Ghirlandaio, databile al 1490 circa e conservato nel Museo del Louvre a Parigi. Si tratta dell'unico dipinto conosciuto di un importante maestro rinascimentale che presenti il soggetto nonno-nipote.

Storia
Non si conosce l'identit degli effigiati n le circostanze della commissione del dipinto, che viene datato, in base ad affinit stilistiche, alla fase matura della produzione dell'artista, vicino agli affreschi della Cappella Sassetti e all'Adorazione dei pastori, con la quale condivide lo stile del paesaggio. Gli evidenti graffi sulla fronte del vecchio (eliminati da un recente restauro ma presenti in numerose riproduzioni fotografiche) vennero procurati, con tutta probabilit, da un chiodo che affiorava in una cassa dove il dipinto venne trasportato a cavallo. Nel Nationalmuseet di Stoccolma si conserva un disegno preparatorio dell'opera, in cui l'anziano ha gli occhi chiusi, facendo supporre che l'uomo fosse morto al tempo della realizzazione dell'opera. La fedelt alla realt fa pensare comunque a un ritratto sicuramente destinato alla fruizione privata, essendo privo di ogni retorica ufficiale. Venne acquistato dal museo sul mercato antiquario nel 1880.

Ritratto di vecchio con nipote

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Descrizione e stile
Sullo sfondo di una parete, dove si apre una finestra che d su un paesaggio montano, un uomo anziano ritratto a mezzobusto vestito con la tunica rossa bordata di pelliccia di volpe, tipica delle classi agiate del XV secolo. Verso di lui si slancia un fanciullo, probabilmente il nipote, creando un tenero abbraccio tra i due. L'atmosfera familiare e il profondo legame affettivo sono sottolineati anche dal contatto visivo tra i due, che si guardano con serena intensit. La diagonale creata dalle direzioni degli sguardi bilancia perfettamente la composizione con lo squarcio paesistico aperto sulla destra, nel quale si vede una strada sinuosa che si inerpica tra una collina, con una chiesetta, e una montagna che sembra elevarsi da un lago. Lumeggiature dorate danno luce alla vegetazione, mentre in lontananza i rilievi pi lontani si perdono nella foschia sfumando in toni azzurrini. Il ritratto esemplare della tradizione fiorentina che puntava direttamente alla resa realistica del personaggio. L'uomo infatti raffigurato anche nei suoi difetti, come l'acne deformante sul naso bitorzoluto (rhinophyma), la canizie e il neo sporgente, ma nonostante ci niente intacca il senso di dignit, della sagacia e della saggezza dell'anziano. Straordinaria la resa dei capelli grigi, cos reali da emulare le opere fiamminghe. Di fattura meno pregiata il fanciullo, forse opera di aiuti, che possiede comunque un bel disegno del profilo, con l'espressione tipicamente infantile a bocca dischiusa. La luce illumina i due personaggi in maniera complementare, dal centro verso i bordi, con l'uso di tonalit simili che amplificano il legame tra le due generazioni a confronto.

Bibliografia
Andreas Quermann, Ghirlandaio, serie dei Maestri dell'arte italiana, Knemann, Kln 1998. ISBN 3-8290-4558-1 Emma Micheletti, Domenico Ghirlandaio, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004. ISBN 88-8117-099-X

Altri progetti
Commons [1] contiene immagini o altri file su Ritratto di vecchio con nipote [1]

Collegamenti esterni
Scheda nel sito ufficiale del museo [2]
Portale Arte Portale Parigi

Note
[1] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Old_man_and_grandson_by_Ghirlandaio?uselang=it [2] http:/ / cartelen. louvre. fr/ cartelen/ visite?srv=car_not_frame& idNotice=13686& langue=fr

Pala Tornabuoni

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Pala Tornabuoni
Pala Tornabuoni

Autori Data Tecnica Dimensioni Ubicazione

Domenico Ghirlandaio e bottega 1490-1498 tempera su tavola h 221 cm Smembrata in varie sedi

La Pala Tornabuoni un dipinto a tempera su tavola (altezza massima 221 cm) di Domenico Ghirlandaio e bottega, realizzato per l'altare centrale di Santa Maria Novella dal 1490 circa e completato dopo la morte del pittore (1494) fino al 1498 circa. Oggi si trova smembrata in pi sedi, con lo scomparto centrale (Madonna in gloria tra santi) nell'Alte Pinakothek di Monaco di Baviera.

Storia
La pala per la Cappella Tornabuoni, ovvero la Cappella Maggiore della basilica di Santa Maria Novella a Firenze, venne commissionata a Ghirlandaio appena dopo il completamento del celebre ciclo di affreschi con le Storie della Vergine e di san Giovanni Battista. Degli affreschi resta un precisissimo contratto, che pone come scadenza per il completamento dell'opera il 1490, data che fu rispettata. La pala dovette essere iniziata subito dopo, ma la sua esecuzione dovette protrarsi pi a lungo, non essendo terminata alla morte prematura dell'artista quarantenne (1494) e venendo terminata dagli aiuti di bottega entro il 1498. La pala venne descritta da Vasari, che la cit cos:
[Ghirlandaio] condusse a tempera la tavola isolata tutta, e le altre figure che sono ne' sei quadri: che oltre alla Nostra Donna che siede in aria col Figliuolo in collo e gl'altri Santi che gli sono intorno, oltra il S. Lorenzo et il S. Stefano che sono interamente vive, al S. Vincenzio e S. Pietro Martire non manca se non la parola. Vero che di questa tavola ne rimase imperfetta una parte, mediante la morte sua, per che, avendo egli gi tiratola tanto innanzi, che e' non le mancava altro che il finire certe figure dalla banda di dietro dove la Resurressione di Cristo, e tre figure che sono in que' quadri, finirono poi il tutto Benedetto e Davitte Ghirlandai suoi frategli. (Giorgio Vasari, Vita di Domenico Ghirlandaio pittore fiorentino, 1568.)

Con le risistemazioni del 1804 la pala, che si trovava al centro della cappella (e non dove si trova oggi l'altare ottocentesco, sul bordo verso la navata), venne smembrata e dispersa (1816) immettendola nel mercato antiquario.

Pala Tornabuoni Oggi in parte perduta e in parte divisa in vari musei. Due pannelli, gi a Berlino, vennero distrutti durante i raid aerei del 1945.

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Descrizione
La Pala Tornabuoni era a due facce: una rivolta verso i fedeli e la navata e una rivolta verso i monaci domenicani del coro. composta quindi da un grande pannello centrale su ciascun lato e sei scomparti di santi a tutta figura, dei quali ne sopravvivono oggi solo quattro. La pala era cos composta: Madonna in gloria tra santi (fronte), 221x198 cm, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera Resurrezione (retro), 221x199 cm, Gemldegalerie, Berlino Santa Caterina da Siena, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera San Lorenzo, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera Santo Stefano, 191x56 cm, Szpmvszeti Mzeum, Budapest San Pietro Martire, Fondazione Magnani Rocca, Traversetolo (provincia di Parma) San Vincenzo Ferrer, gi nel Kaiser-Friedrich-Museum, Berlino, distrutto durante la seconda guerra mondiale
Resurrezione

Sant'Antonino Pierozzi, gi nel Kaiser-Friedrich-Museum, Berlino, distrutto durante la seconda guerra mondiale

Madonna in gloria tra santi


La pala principale era dedicata alla titolare della chiesa, che si trovava sospesa in un nimbo luminoso circondato da serafini e cherubini, mentre tiene in braccio il Bambino che le scopre un seno per allattarsi. Altri due angeli simmetrici volano in alto riempiendo lo spazio superiore. In basso si trovano quattro santi: san Domenico di

Pala Tornabuoni

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Guzman, fondatore dell'ordine, che tiene in mano un libro aperto e indica la regola dei frati, san Michele Arcangelo, san Giovanni Battista, l'altro titolare della cappella, e san Giovanni Evangelista. Sullo sfondo corre un paesaggio di gusto fiammingo, con due speroni rocciosi ai lati che fanno da quinta teatrale e un'apertura paesistica al centro che, con una citt turrita di sapore nordico, si perde in lontananza tra colline sfumate in colori azzurrini e alberelli fronzuti. Evidente l'esempio anche della scuola umbra, in particolare di Pietro Perugino che era titolare di una richiestissima bottega a Firenze.

Santo Stefano (dettaglio)

Alcune parti sono di qualit maggiore (la Madonna, l'Evangelista, il paesaggio), mentre altre sono pi convenzionali, da imputare alla bottega.

Resurrezione
La Resurrezione, oggi a Berlino, mostra il Cristo che si leva miracolosamente dal sepolcro ascendendo su una nuvola con un cherubino, mentre regge in mano il vessillo crociato. Il sarcofago, con la scritta "INRI", ha decorazioni con un festone all'antica e il pellicano che si becca le carni per sfamare i propri piccoli, simbolo del sacrificio di Cristo; i gradini invece hanno il bordo scolpito con motivi all'antica; esso fortemente scorciato in prospettiva centrale. All'innaturale astrattezza del Cristo fanno da contrasto i quattro soldati che, appena svegliati dall'evento miracoloso, ne fuggono spaventati. Essi sono disegnati con un ritmo al tempo stesso variato ma bilanciatissimo: a sinistra uno in primo piano si sta alzando e uno fugge, a destra quello in primo piano si allontana e uno in secondo piano dorme ancora chino. Essi hanno una certa concitatezza, ma manca un vero e proprio pathos espressivo, che non si trova mai nelle prove del pittore. Spicca la cura dei dettagli, negli scudi, negli elmi e nelle armature tirate a lustro, oppure nel paesaggio con dettagli vivamente realistici ispirati allo studio dell'arte fiamminga, di cui Ghirlandaio fu un grande estimatore. Danno movimento alla scena le pieghe svolazzanti dei mantelli (di Cristo, della guardia a destra), che compongono linee ondulate un po' di maniera, ispirate a un gusto decorativo che forse fu opera di bottega. Il paesaggio si perde in lontananza tra due quinte rocciose ai lati ed popolato da tracce della presenza umana. Tra queste spicca a sinistra, in lontananza, il gruppo delle tre Marie che si sta recando al sepolcro.

I santi
I sei santi erano disposti ai lati della pala centrale, ma non chiaro se fossero anche sul lato posteriore. La luce che li illumina, ben evidente sulle nicchie a conchiglia che li contengono, proviene infatti ora da sinistra, nei tre pannelli destri, ora da destra, in due pannelli sinistri, come se la luce venisse dalla pala centrale. Essi compongono un gruppo di santi domenicani e santi legati alla citt di Firenze. Vasari scrive che tre di essi vennero completati dopo la morte del pittore, mentre per la critica moderna sono quasi tutti ritenuti opera di bottega, tranne il Santo Stefano di Budapest, il migliore della serie, che venne probabilmente eseguito dal maestro quando era ancora in vita. Sopra

Pala Tornabuoni ciascuno di essi si trovava una tavola con iscrizioni moraleggianti legate ai santi.

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Possibile ricostruzione

Bibliografia
Andreas Quermann, Ghirlandaio, serie dei Maestri dell'arte italiana, Knemann, Kln 1998. ISBN 3-8290-4558-1

Voci correlate
Cappella Tornabuoni

Collegamenti esterni
Una scheda sul dipinto [1] Scheda sul Santo Stefano nel sito ufficiale del museo [2] Portale Pittura: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di pittura

Note
[1] http:/ / www. wga. hu/ frames-e. html?/ html/ g/ ghirland/ domenico/ 7panel/ 11pala1. html [2] http:/ / www. szepmuveszeti. hu/ web/ guest/ gyujtemenykereso?p_p_id=szepmuveszeti_kereso_WAR_szepmuveszeti_kereso_INSTANCE_ldNX& p_p_action=1& p_p_state=normal& p_p_mode=view& p_p_col_order=w1& p_p_col_pos=0& p_p_col_count=1& _szepmuveszeti_kereso_WAR_szepmuveszeti_kereso_INSTANCE_ldNX_struts_action=%2Fszepmuveszeti_kereso%2Fdetail& _szepmuveszeti_kereso_WAR_szepmuveszeti_kereso_INSTANCE_ldNX_articleId=SZEPMUVESZETI. EN. 063& _szepmuveszeti_kereso_WAR_szepmuveszeti_kereso_INSTANCE_ldNX_cur=1&

Visitazione (Ghirlandaio)

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Visitazione (Ghirlandaio)
Visitazione

Autore Data Tecnica Dimensioni Ubicazione

Domenico Ghirlandaio 1491 tempera su tavola 172165 cm Louvre, Parigi

Visitazione (Ghirlandaio)

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La Visitazione un dipinto a tempera su tavola (172x165 cm) di Domenico Ghirlandaio, datato 1491 e conservato nel Museo del Louvre a Parigi.

Storia
L'opera venne commissionata da Lorenzo Tornabuoni per un suo altare nella chiesa fiorentina dei cistercensi, detta poi di Santa Maria Maddalena de' Pazzi.

Descrizione e stile
L'episodio della Visitazione, in cui si incontrano Maria e sant'Elisabetta abbracciandosi e riconoscendo i miracoli dello Spirito Santo che le ha entrambe riguardate, una madre eppur vergine, l'altra incinta seppure anziana, ambientato sullo sfondo di un grandioso arco all'antica, che d alla composizione solennit e vastit di respiro, grazie all'apertura paesistica al centro. Elisabetta, dalla voluminosa veste gialla, rende omaggio alla giovane Maria inginocchiandosi, e questa ricambia il gesto facendo per piegarsi umilmente. L'incontro ricco di spunti psicologici attentamente studiati, dall'affetto tra le donne, intuibile nel loro contatto fisico e visivo, alla dolce sottomissione di Elisabetta, fino al raccoglimento e la serena trepidazione Studio per la Visitazione, Uffizi di Maria. I dettagli decorativi sono molto curati, con particolare attenzione alla rifrazione della luce, che il maestro apprese studiando le opere fiamminghe a Firenze: dalle dorature del fregio tempestato di perle e conchiglie (richiami alla purezza di Maria e al suo ruolo di "Nuova Venere"), all'impalpabile velo della Madonna, fino alla spilla dorata con perle e un rubino al centro (richiamo al sangue della Passione di Cristo) che essa tiene appuntato al petto per reggere il mantello. Esiste un disegno al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi del mantello di Maria, testimonianza dell'accurato studio sulla posa e sul panneggio della figura. Le due donne ai lati sono, come recitano le iscrizioni dorate sull'arco, Maria di Giacobbe (Maria di Cleofa) e Maria Salom, la cui presenza rimanda ai giorni della Crocifissione e della resurrezione di Ges, preannunciandone il sacrificio per la redenzione umana. Maria Salom, che si avvicina con le mani giunte, ha un abito leggero e svolazzante che cita, ancora una volta, il Tondo Bartolini di Filippo Lippi, fonte di ispirazione per numerose figure leggiadre di Ghirlandaio, Botticelli e altri. Il bordo che taglia fuori una parte delle figure laterali d alla scena un senso dinamico e moderno. Alcune differenze di stile tra le varie figure testimoniano l'uso di collaboratori di bottega, forse Sebastiano Mainardi. Sull'arco, in basso a destra, si legge anche la data: MCCCCLXXXXI (1491). La citt sullo sfondo, velata dalla foschia, sembra una rielaborazione di Roma, a giudicare dall'arco di trionfo e dal Pantheon.

Visitazione (Ghirlandaio)

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Bibliografia
Andreas Quermann, Ghirlandaio, serie dei Maestri dell'arte italiana, Knemann, Kln 1998. Emma Micheletti, Domenico Ghirlandaio, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004. ISBN 88-8117-099-X

Altri progetti
Commons [1] contiene immagini o altri file su Visitazione (Ghirlandaio) [1]

Collegamenti esterni
Scheda nel sito ufficiale del museo [2]
Portale Arte Portale Firenze

Note
[1] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Visitation_by_Domenico_Ghirlandaio?uselang=it [2] http:/ / cartelen. louvre. fr/ cartelen/ visite?srv=car_not_frame& idNotice=13692& langue=fr

Cristo in gloria con quattro santi e un donatore


Cristo in gloria con quattro santi e un donatore

Autore Data Tecnica Dimensioni Ubicazione

Domenico Ghirlandaio 1492 circa tempera su tavola 308199 cm Pinacoteca comunale, Volterra

Il Cristo in gloria con quattro santi e un donatore un dipinto a tempera su tavola (308x199 cm) di Domenico Ghirlandaio, databile al 1492 circa e conservato nella Pinacoteca comunale di Volterra.

Cristo in gloria con quattro santi e un donatore

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Storia
La pala venne dipinta a Firenze nella bottega di Ghirlandaio e successivamente spedita nella cittadina toscana. Viene considerata in maggior parte opera di bottega, sebbene il disegno e alcuni dettagli spettino al maestro.

Descrizione e stile
La tavola ha come oggetto la manifestazione di Cristo in gloria in cielo, entro un nimbo luminoso, sorretto da una nuvola tra cherubini, serafini e angeli oranti. Egli si affaccia benedicendo con un gesto della mano destra e tiene in mano in libro aperto con le lettere greche alfa e omega, simbolo del suo dominio sul mondo dall'inizio alla fine dei tempi. Nella met inferiore, secondo uno schema introdotto a Firenze da Pietro Perugino, si trovano quattro santi in posizione simmetrica. Due figure maschili sono in piedi, forse san Giovanni Gualberto e san Romualdo, legati alla Congregazione dei camaldolesi, e sembrano due colonne, coi loro abiti bianchi e la loro statura che torreggia sul paesaggio: uno tiene in mano aperto un libro e l'altro, col bastone, indica l'apparizione divina, la quale emana raggi di luce dorata. Le due sante inginocchiate al centro sono invece due sante locali e sono disposte quasi di spalle su un piano ribassato, amplificando la profondit spaziale. Nell'angolo in basso a destra si trova infine il committente, Fra' Giusto Bonvicini, anziano monaco camaldolese come mostra l'abito chiaro: il suo ritratto dipinto con precisione fisiognomica ed forse la migliore parte della tavola. La secchezza dei tratti delle altre figure invece rivelano la mano di aiuti. Il paesaggio sullo sfondo, pure probabile opera della bottega, mostra una veduta fluviale con un sentiero che si snoda tra rocce, con una citt murata e alcune figurette. Massiccia la presenza di lumeggiature dorate, sulle rocce, sulla vegetazione e sugli alberi. Un tocco esotico rappresentato dalla giraffa che si vede piccola in lontananza: si tratta una reminiscenza di quella ricevuta in dono da Lorenzo il Magnifico, oggetto di grande curiosit a Firenze. In fondo alcune montagne azzurrine appaiono sfumate per effetto della foschia.

Bibliografia
Andreas Quermann, Ghirlandaio, serie dei Maestri dell'arte italiana, Knemann, Kln 1998. Emma Micheletti, Domenico Ghirlandaio, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004. ISBN 88-8117-099-X

Collegamenti esterni
Scheda nel sito ufficiale del museo [2]
Portale Arte Portale Firenze

Santo Stefano tra i santi Jacopo e Pietro

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Santo Stefano tra i santi Jacopo e Pietro


Santo Stefano tra i santi Jacopo e Pietro

Autore Data Tecnica Dimensioni Ubicazione

Domenico Ghirlandaio 1493 olio su tavola 222222 cm Galleria dell'Accademia, Firenze

Santo Stefano tra i santi Jacopo e Pietro un dipinto a olio su tavola (222x222 cm) di Domenico Ghirlandaio, databile al 1493 e conservato nella Galleria dell'Accademia di Firenze.

Storia
Su un manoscritto seicentesco l'opera ricordata in una cappella della chiesa di Santa Maria Maddalena de' Pazzi in Borgo Pinti (allora chiesa del Cestello), come commissionata da Stefano di Jacopo Boni il 20 marzo "1492", che nel calendario fiorentino corrisponde al 1493. La notizia confermata dai nomi dei santi raffigurati, che corrisponderebbero quindi ai nomi del committente e di suo padre. All'epoca di Crowe e Cavalcaselle il santo Stefano centrale era stato trasformato in un san Girolamo, tramite una ridipintura a olio che risaliva probabilmente allo spostamento della pala nella cappella intitolata al santo eremita che, secondo il Franceschini, era avvenuto nel 1513. In ogni caso la nuova collocazione confermata al 24 aprile 1525. Forse l'artefice della ridipintura era stato fra Bartolomeo; essa venne cancellata nel XIX secolo. Con le soppressioni la tavola pervenne alla Galleria dell'Accademia. L'attribuzione era in genere riferita a Sebastiano Mainardi, aiuto di Ghirlandaio, mentre pi recentemente stata riassegnata al maestro, almeno in via maggioritaria (Venturini, confermato da Cadogan).

Santo Stefano tra i santi Jacopo e Pietro

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Descrizione e stile
La tavola composta come un ideale trittico, secondo uno schema iconografico del primo Quattrocento fiorentino (usato spesso da Beato Angelico), in cui dietro ciascun santo si trova una nicchia che lo inquadra, come se fosse una monumentale statua vivente che emerge dalla penombra. Lo stesso schema era stato dopotutto gi usato da Ghirlandaio, ad esempio negli affreschi di Cercina e, pi recentemente, nei santi laterali della Pala Tornabuoni. La posata composizione vivacizzata dalla ricchezza decorativa, sia nell'architettura che nelle vesti dei santi. Da sinistra si vede Giacomo il maggiore (Jacopo) col bastone del pellegrino, Stefano, con la dalmatica, e Pietro, con le chiavi.

Bibliografia
AA.VV., Galleria dell'Accademia, Giunti, Firenze 1999. ISBN 8809048806

Collegamenti esterni
La scheda ufficiale di catalogo [1]
Portale Arte Portale Firenze

Note
[1] http:/ / www. polomuseale. firenze. it/ catalogo/ scheda. asp?nctn=00282018& value=1

Fonti e autori delle voci

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Fonti e autori delle voci


Domenico Ghirlandaio Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=56575503 Autori:: Al Pereira, Archenzo, AttoRenato, Cloj, Codas, Cruccone, Demart81, Enne, Er Cicero, Eumolpa, Eumolpo, Franztanz, Giacomo petrarota, Kendra0037, Leoxgiusti, Limbo 1984, Lingtft, Louis-garden, Lukius, Marko86, Matteo Tani, Maurus Flavus, Moloch981, Mr buick, Panairjdde, Phantomas, Pil56, Quandary, Remulazz, Ripepette, Rollopack, Sailko, Sbisolo, Senza nome.txt, Sesquipedale, Shivanarayana, Snowdog, Umbertoboccioni9, Vito Petrarota, 34 Modifiche anonime Santi Girolamo, Barbara e Antonio Abate Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=57446941 Autori:: Eumolpa, Eumolpo, No2, Oxxo, Sailko Battesimo di Cristo e Madonna col Bambino in trono tra i santi Sebastiano e Giuliano Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=48652668 Autori:: Eumolpa, Eumolpo, Luckyz, Sailko San Girolamo nello studio (Ghirlandaio) Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=57448447 Autori:: Attilios, Eumolpa, Luckyz, Sailko Cenacolo della Badia di Passignano Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=35785202 Autori:: Eumolpa, Phantomas, Sailko Cenacolo di Ognissanti Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=58386461 Autori:: Bouncey2k, Eumolpa, Eumolpo, Freepenguin, Leonidem, Matteo Tani, Sailko, Trixt, 2 Modifiche anonime Cenacolo di San Marco Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=43026404 Autori:: Bouncey2k, Eumolpa, Phantomas, Sailko, 1 Modifiche anonime Vocazione dei primi apostoli Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=57448778 Autori:: Eumolpa, Eumolpo, Luckyz, Oxxo, Sailko Adorazione dei pastori (Ghirlandaio) Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=56106150 Autori:: Avemundi, Eumolpa, Eumolpo, Mess, Sailko, 4 Modifiche anonime Adorazione dei Magi degli Innocenti Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=56106136 Autori:: Attilios, Eumolpa, Marko86, Sailko Sacra conversazione di Monticelli Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=42547391 Autori:: Eumolpa, Sailko, Sesquipedale Sacra conversazione degli Ingesuati Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=50800996 Autori:: Eumolpa, Eumolpo, Markhole, No2, Oxxo, Sailko Adorazione dei Magi Tornabuoni Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=50698116 Autori:: Eumolpa, Sailko, Sandrobt Incoronazione della Vergine di Narni Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=58795535 Autori:: Eumolpa, Eumolpo, Sailko Incoronazione della Vergine di Citt di Castello Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=50699029 Autori:: Eumolpa, Sailko, 1 Modifiche anonime Ritratto di Giovanna Tornabuoni Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=57450797 Autori:: Eumolpa, Louis-garden, Oxxo, Sailko, 3 Modifiche anonime Ritratto di vecchio con nipote Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=57450823 Autori:: Eumolpa, Eumolpo, Sailko, 2 Modifiche anonime Pala Tornabuoni Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=56644454 Autori:: Eumolpa, Eumolpo, Sailko, 2 Modifiche anonime Visitazione (Ghirlandaio) Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=57729541 Autori:: Attilios, Eumolpa, Eumolpo, Oxxo, Sailko Cristo in gloria con quattro santi e un donatore Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=35151369 Autori:: Eumolpa, Luckyz, Sailko Santo Stefano tra i santi Jacopo e Pietro Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=53022421 Autori:: Eumolpa, Eumolpo, Frassionsistematiche, Sailko

Fonti, licenze e autori delle immagini

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Fonti, licenze e autori delle immagini


File:Domenico ghirlandaio, Autoritatto nell'Adorazione dei Magi del 1488, Ospedale degli Innocenti.jpg Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Domenico_ghirlandaio,_Autoritatto_nell'Adorazione_dei_Magi_del_1488,_Ospedale_degli_Innocenti.jpg Licenza: Public Domain Autori:: DenghiComm, Frank C. Mller, Mattes, Sailko File:Domenico ghirlandaio, affresco di cercina 02 santa barbara.jpg Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Domenico_ghirlandaio,_affresco_di_cercina_02_santa_barbara.jpg Licenza: Public Domain Autori:: Auntof6, Sailko File:Domenico ghirlandaio, madonna della misericordia, ognissanti, Firenze.jpg Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Domenico_ghirlandaio,_madonna_della_misericordia,_ognissanti,_Firenze.jpg Licenza: Public Domain Autori:: Jbribeiro1, Sailko, Shakko, Warburg File:Ghirlandaio, Obsequies of St Fina.jpg Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Ghirlandaio,_Obsequies_of_St_Fina.jpg Licenza: Public Domain Autori:: Mattes, Saibo, Sailko Immagine:Exquisite-kfind.png Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Exquisite-kfind.png Licenza: GNU General Public License Autori:: Guppetto File:Domenico ghirlandaio, san girolamo 02.jpg Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Domenico_ghirlandaio,_san_girolamo_02.jpg Licenza: Public Domain Autori:: Sailko File:Domenico ghirlandaio, cenacolo di ognissanti 01.jpg Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Domenico_ghirlandaio,_cenacolo_di_ognissanti_01.jpg Licenza: Public Domain Autori:: Sailko File:Ghirlandaio, Domenico - Calling of the Apostles - 1481.jpg Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Ghirlandaio,_Domenico_-_Calling_of_the_Apostles_-_1481.jpg Licenza: Public Domain Autori:: Mattes, Oursana, Sailko, Shakko File:Domenico ghirlandaio, affreschi della sala dei gigli 01.jpg Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Domenico_ghirlandaio,_affreschi_della_sala_dei_gigli_01.jpg Licenza: Public Domain Autori:: see filename or category File:Cappella Sassetti Confirmation of the Franciscan Rule 2.jpg Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Cappella_Sassetti_Confirmation_of_the_Franciscan_Rule_2.jpg Licenza: Public Domain Autori:: FA2010, Mattis, Memorato, Sailko, Servitiu, Shakko File:Cappella Sassetti Resurrection of the Boy.jpg Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Cappella_Sassetti_Resurrection_of_the_Boy.jpg Licenza: Public Domain Autori:: FA2010, Mattis, Nyttend, Sailko, Servitiu File:Cappella Tornabuoni, Angel Appearing to Zacharias 01.jpg Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Cappella_Tornabuoni,_Angel_Appearing_to_Zacharias_01.jpg Licenza: Public Domain Autori:: see filename or category File:Cappella tornabuoni, 02, nascita della vergine.jpg Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Cappella_tornabuoni,_02,_nascita_della_vergine.jpg Licenza: Public Domain Autori:: Mattis, Sailko File:Domenico Ghirlandaio Madonna and Child enthroned with Saint c 1483.jpg Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Domenico_Ghirlandaio_Madonna_and_Child_enthroned_with_Saint_c_1483.jpg Licenza: Public Domain Autori:: Mathiasrex, Mattes, Sailko, Shakko, World Imaging File:Domenico e david ghirlandaio, annunciazione della porta della mandorla.jpg Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Domenico_e_david_ghirlandaio,_annunciazione_della_porta_della_mandorla.jpg Licenza: Public Domain Autori:: Bukk, Oursana, Sailko File:Pala degli innocenti, ghirlandaio, autoritratto.jpg Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Pala_degli_innocenti,_ghirlandaio,_autoritratto.jpg Licenza: Public Domain Autori:: Docu, Eugene a, Frank C. 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Mller, Sailko File:Autoritratto del ghirlandaio (secondo da destra) cappella Tornabuoni.jpg Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Autoritratto_del_ghirlandaio_(secondo_da_destra)_cappella_Tornabuoni.jpg Licenza: Public Domain Autori:: DenghiComm, Docu, Sailko Immagine:Commons-logo.svg Fonte: https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Commons-logo.svg Licenza: logo Autori:: SVG version was created by User:Grunt and cleaned up by 3247, based on the earlier PNG version, created by Reidab. 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