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MARIA ANTONIETTA MURACE, Il monastero di

San Giovanni Therestis a Bivongi.

Alle pendici del monte Consolino si trova la


”Vallata bizantina dello Stilaro”, così definita
per il suo patrimonio culturale appartenente al
periodo bizantino, come il monastero di San
Giovanni Therestis. L’interesse per il monaste-
ro dell’XI secolo risale al 1994, quando i mo-
naci greco-ortodossi provenienti dal monte
Athos, con il consenso ottenuto dalla stessa
comunità di Bivongi, si stabilirono nelle cellet-
te accanto al monastero, proseguendo la loro
vita ascetica basata in modo particolare sulla
preghiera ed il lavoro manuale.

Il monastero di San Giovanni Therestis si


trova a qualche chilometro dall’abitato, è com-
pletamente immerso nel verde, infatti mentre
ci si dirige, si può ammirare il panorama cir-
costante nel quale risalta il verde intenso degli uliveti , il giallo della ginestra e tutti
quei colori che appartengono alla natura incontaminata; inoltre nell’aria si respira
quel qualcosa che appartiene a quel tipo di vita spirituale e religiosa. Fin dal mondo
classico, la Calabria è stata una terra molto ambita per le sue risorse; dopo la coloniz-
zazione da parte dei greci iniziò a diffondersi il Cristianesimo che venne accompa-
gnato dalla latinizzazione del territorio, interrotto con l’arrivo dei bizantini che pro-
vocarono lo scisma tra la Chiesa d’oriente e quella d’occidente (1054). I monaci
orientali iniziarono a stabilirsi in Calabria quando vennero minacciati dalle incursioni
arabe e saracene e perciò si diressero verso luoghi più sicuri per poter praticare la
loro fede. Inizialmente i monaci vivevano solitari in grotte e solamente la domenica
si riunivano per celebrare la liturgia nella Cattolica di Stilo,in seguito sentirono l’esi-
genza di vivere una vita cenobitica fondata su una regola (Typikon) e perciò anche in
Calabria si diffuse il monachesimo basiliano. La data di fondazione del monastero ri-
sale intorno al 1000 da un ricco signore di Stilo, il quale prima di morire volle edifi-
carlo su un proprio terreno e dedicarlo a San Giovanni Therestis (il mietitore) in
quanto era molto devoto. Giovanni visse in un periodo in cui
la Calabria si trovava sotto la pressione dei saraceni e durante una di queste , il padre
venne ucciso e la madre incinta condotta a Palermo come schiava e costretta a sposa-
re un arabo, nonostante questo, il bambino crebbe nella fede cristiana e all’età di
quattordici anni, aiutato dalla madre riuscì a fuggire e a ritornare nel paese d’origine:
Stilo. Quando giunse a Stilo, gli abitanti lo condussero dal vescovo per capire da
dove venisse e cosa cercasse; il ragazzo chiedeva di essere battezzato, ma il vesco-
vo, inizialmente incerto lo sottopose a dure prove prima di conferirglielo. Con il pas-
sare del tempo, Giovanni sentì sempre più forte l’attrazione verso la vita monastica,
infatti prese esempio dai due monaci presenti nei dintorni di Stilo Nicola e Ambrogio,
i quali vivevano un’intensa vita ascetica.

Più tardi entrò a far parte della comunità di monaci presenti nel territorio, si distin-
se per le sue virtù e venne nominato anche abate. Nel corso della sua vita compì di-
versi miracoli, tra tutti, quello ricordato è il miracolo del grano. Un giorno di giugno,
il monaco si recò a Monasterace per fare visita a un cavaliere , mentre attraversava la
contrada Muturavolo-Marone , si imperversò un violento temporale che rischiava di
distruggere l’intero raccolto prima di essere mietuto; le intense preghiere di Giovanni
permisero che il raccolto fosse mietuto ugualmente. Il signore dei campi sbalordito
per l’accaduto donò al monastero il proprio terreno in segno di riconoscenza. Dopo
aver compiuto questo miracolo al monaco venne dato l’appellativo di therestis,
appunto il mietitore. Un altro miracolo, riguarda un giovane di Stilo il quale avendo
visto il monaco in preghiera, immerso con i piedi nell’acqua gelida lo derise. Appe-
na giunto a casa, avvertì un bruciore allo stomaco e nessuno riusciva a farglielo pas-
sare; subito dopo raccontò l’incontro con il santo alla madre, la quale conosceva le
doti del santo,si recò con il figlio alla grotta dove si trovava il monaco il quale gli
fece bere un po’ d’acqua e subito si sentì meglio. La madre, per ringraziare il santo gli
donò un suo terreno.

Il monastero venne scoperto dall’archeologo Paolo Orsi agli inizi del XX secolo,
purtroppo la mancanza di strade e la mancanza di fondi non permise il restauro del
monastero, perciò il sogno di portare alla luce
il passato svanì in poco tempo, ma come si sa,
tutto torna! Negli anni settanta da parte del
sindaco di Bivongi, il monastero venne “risco-
perto” anche se era molto lontano il fatto di
far stabilire una comunità di monaci, nono-
stante ciò questo monastero iniziava ad essere
conosciuto mediante i mass media. Nel 1993
arrivarono a Bivongi i monaci ortodossi i qua-
li dall’anno successivo si stabilirono nel terri-
torio sulla scia dei loro avi. A questi monaci si
deve il merito di aver fatto conoscere la nostra
terra a molti visitatori . I due appuntamenti annuali sono: il 24 febbraio, ricorrenza
della morte del santo e la celebrazione della Pasqua Ortodossa.

Da un anno, il monastero è stato affidato agli ortodossi della Romania.


Il monastero è una tipica costruzione a croce latina, architettonicamente si possono
notare elementi risalenti al periodo bizantino e a quello normanno, lo stile normanno
è presente soprattutto all’interno, nei quattro pilastri che sorreggono la cupola. Lo sti-
le bizantino lo si ritrova all’esterno dove si alternano strati di pietra e manufatti in
cotto. All’interno ci sono molti affreschi tra cui uno che rappresenta lo stesso San
Giovanni Therestis che risale al periodo nel quale è stato edificato il monastero, inol-
tre si trovano molte icone, pitture e arredi per la liturgia,( risalgono al periodo dopo il
restauro), al centro della navata centrale è appeso un enorme lampadario in oro.

Il monastero di San Giovanni Therestis ha permesso di riallacciare i rapporti con


l’Oriente e ciò è stato accentuato dalla visita del patriarca Bartolomeo I nel 2001. Il
monastero oggi costituisce un vero e proprio patrimonio non solo per la comunità di
Bivongi, ma per l’intera Calabria.

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