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CHE MALE CE? Problemi di morale sessuale di Guido Gatti 1. IL SIGNIFICATO DI UNA DOMANDA 1. Che male c'?

Applicata a mille situazioni diverse, la domanda ha generalmente il significato di una contestazione. A prima vista sembra domandare le ragioni di un insegnamento morale che si presenti in forma proibente, come sono di fatto molte norme della morale della Chiesa: non commettere atti impuri, oppure: i rapporti prematrimoniali sono peccato, ecc. Ma la domanda generalmente retorica: essa in realt una affermazione e vuol dire: in questo determinato comportamento non ci vedo nulla di male; esso non danneggia nessuno; non pu essere proibito; non credo che sia un peccato. E l'affermazione sottintende a sua volta tutto un piano di convinzioni pi generali. Come ad esempio quella per cui la determinazione di ci che bene o male in campo morale non pu essere affidata a una decisione autoritaria ma deve essere dimostrata, deve convincere. Posso dire che peccaminoso o proibito un certo comportamento solo se esso appare chiaramente negativo, sbagliato, ingiusto, dannoso. Il compito di questa determinazione appartiene alla coscienza personale di ogni uomo; non pu essere delegato a nessun altro. Nessuno pu arrogarsi di decidere per nessun altro che cosa siano il bene e il male, che cosa sia peccato o non lo sia. C' quindi in questa domanda qualcosa di pregiudizialmente ostile all'insegnamento morale della Chiesa. Ma si tratta di una domanda legittima; che ha diritto a una risposta convincente. E questa risposta deve cominciare a monte dell'esame, pure necessario, del comportamento in questione; deve cominciare da un'analisi dei termini stessi e del significato globale della domanda. Che cosa significa dire che in un certo comportamento c' o non c' qualcosa di male? Di che genere di male si tratta? Che cosa il peccato? Che cosa significa dire: questa cosa o non peccato? Molte volte dietro la domanda: che male c'? si nasconde un'idea sbagliata del male e del bene, frutto di una cattiva informazione o di un insufficiente approfondimento del problema. La stessa domanda formulata spesso in modo ancora pi rozzo e impreciso: invece di dire: che male c'?, si dice (o si pensa): perch proibito?

2. Perch proibito? in fondo la stessa domanda formulata in altro modo, una domanda che risuona spesso di fronte alla formulazione delle norme della morale cristiana soprattutto nel campo della sessualit. Perch proibita la masturbazione? Perch devono essere proibiti i rapporti prematrimoniali? Perch la Chiesa proibisce certi mezzi per la regolazione delle nascite? Dobbiamo subito dire che, cos formulata, la domanda suona male. Anzi essa male impostata; non la domanda giusta, posta nei termini giusti. Essa fa pensare alla morale come a un codice di proibizioni, magari arbitrarie. Perch proibito? sembra significare: ma chi lo proibisce? Chi proibisce sarebbe naturalmente Dio, quando non addirittura chi pensa di rappresentarlo sulla terra e cio la Chiesa. L'impegno morale si ridurrebbe in questo caso ad un atto di sottomissione alla signoria di Dio; un atto di obbedienza cieca, magari in linea con un certo modo di concepire la religione, ma profondamente ripugnante all'uomo di oggi, cos giustamente fiero della sua dignit di essere libero e intelligente e dei suoi compiti di autonoma progettazione della sua vita. La prima cosa da fare di fronte a una domanda di questo genere quindi quella di chiarirne i termini: che cosa vuol dire in questo caso il termine proibito, o il termine male, o il termine peccato?

3. Il progetto di Dio Il Dio che si rivelato in Cristo come padre ci chiama al compito di amministratori responsabili del mondo e della storia, anzi alla dignit di figli nella casa del padre, quindi a un impegno morale assolutamente libero da ogni servilismo alienante, pieno di dignit e di ragionevolezza. Certo, nella morale cristiana ci sono anche dei no; ci sono, se si vuole, delle proibizioni; ci sono la realt e la nozione del peccato. Ma esse non contengono nulla di arbitrario; non sono un atto di imperio ma un appello alla ragione. Non si impongono con l'autorit di una volont padrona ma con l'autorevolezza di una sapienza superiore e piena di amore. Essa ci aiuta a scoprire il progetto dello sviluppo armonioso della nostra persona inciso nel nostro stesso essere, ma non sempre facilmente decifrabile dalla nostra intelligenza, limitata ed oscurata dal peccato.

Sotto l'apparenza della proibizione si nasconde quindi in realt un avvertimento premuroso oppure una valutazione obiettiva che chiede di convincere e di essere capita. Ma qual il contenuto di questo avvertimento e di questa valutazione?

4. Ne va della nostra felicit L'uomo la realizzazione di un progetto di amore di Dio. Un progetto ha una sua logica interna, delle linee di sviluppo armoniose e sagge. Il progetto uomo per radicalmente diverso da ogni altro progetto creato. Esso uscito dalle mani di Dio appena abbozzato. La sua realizzazione finale affidata all'uomo stesso. Ogni uomo, sia pure in collaborazione con Dio e con gli altri uomini, chiamato cos a essere un po' il creatore di se stesso. Creatore assai di pi che esecutore. L'uomo non si limita a produrre su stampo, in serie: egli chiamato a essere un po' anche autore del suo progetto di vita. Ogni uomo un artista, chiamato a fare della sua vita un capolavoro unico e irripetibile. La sua vita esce dalla sua intelligenza e dalla sua libert: lui a inventarla. Ma ci sono delle linee della sua autorealizzazione che sono sottratte alla sua creativit, che sono gi decise da quello che lui , cos come uscito dalle mani di Dio. Ci sono cose che lo realizzano e cose che, lo voglia o non lo voglia egli stesso, lo distruggono come uomo, gli impediscono di diventare se stesso, di realizzare quel progetto d'amore di Dio che c' in lui. Cos la verit lo fa pi uomo, la menzogna meno uomo; l'amore lo realizza, l'egoismo gli impedisce di realizzarsi. Ci sono cause degne di lui: dedicandosi ad esse egli si costruisce come uomo; ci sono cause asservendosi alle quali egli si distrugge. E la cosa non indifferente. Realizzarsi non un lusso inutile. Solo nella realizzazione di s l'uomo trova la sua vera felicit. Solo raggiungendo la vera pienezza del suo essere egli trova quella pace e quella gioia per cui fatto e a cui aspira con tutte le sue forze. Ne va quindi della sua felicit. Il comandamento di Dio l ad avvertirlo. Ne va della sua riuscita di uomo. Il comandamento di Dio non dice soltanto: questo bene; questo male. Dice: questo ti realizza, questo ti distrugge, come uomo. per questo che sei fatto. Queste sono invece realt che impoveriscono la tua dignit.

5. Un appello di amore

Quello che tocca l'uomo cos a fondo, tocca anche Dio. Non come il padrone toccato dall'ubbidienza o dalla ribellione del servo, ma come il padre toccato dalla riuscita o dal fallimento del figlio. Perch Dio ci ama come un padre. Segue con amore l'esito di quell'avventura che ogni vita umana. Questo amore per noi un appello e una promessa. L'appello a rispondervi con il nostro amore; a fare del nostro impegno morale e quindi della nostra realizzazione umana un s, pieno di riconoscenza e di amore, all' amore di Dio, l'amore di un padre che non ha esitato a sacrificare per noi il suo Figlio. Una promessa: Dio ci ama sul serio e si promette a noi per una comunione di amore che sigiller la nostra riuscita umana con una felicit eterna. Dio ci ama, ci vuole partners di un dialogo che riempir di luce e di gioia la nostra vita nel suo regno. Dio vuole darsi a noi se lo accogliamo nella nostra vita. La nostra storia di uomini destinata ad avere il suo compimento in lui. La minaccia dell'inferno, cio di una perdizione eterna, non va vista perci nella prospettiva di una punizione irrogata da un tiranno nei confronti dei suoi ribelli, ma in quella di un avvertimento sulla smisurata ampiezza delle conseguenze delle scelte decisive della nostra vita. Sulle fragili spalle della nostra libert pesa un destino di eternit. La morte sigler in modo irrevocabile la nostra riuscita o il nostro fallimento come uomini, e prolungher il nostro s o il nostro no a Dio in una eternit di amore e di gioia, o in una eternit di disperato rifiuto e di odio infelice, contro il quale neppure l'amore di Dio potr pi nulla.

6. Il magistero della Chiesa La lettura del progetto di Dio che scritto in noi, anche supponendo l'aiuto della sua parola, di quella parola viva che stata Cristo e poi della parola scritta che la Bibbia, non sempre facile. Anche perch le indicazioni morali della Bibbia riflettono s l'intenzione di Dio, ma anche la cultura e la mentalit delle persone di cui egli si servito per parlare alluomo. Una cultura e una mentalit, che possono essere anche molto lontane dalle nostre, interferiscono nelle pagine della Bibbia con il messaggio di Dio. Essa ha quindi bisogno di essere tradotta nel nostro linuaggio e nella nostra cultura; ha bisogno di essere resa contemporanea a noi, cio capace di parlare le parole di Dio qui e ora. Cio ha bisogno di una interpretazione non sempre facile. D'altra parte il credente, in questo impegno di decifrazione, non abbandonato a se stesso. Lo sorregge e lo illumina la Chiesa, che di questa parola di Dio l'interprete autorevole e sempre viva. Il credente riconosce in essa una maestra di verit, la cui

autorevolezza stata garantita una volta per tutte da Cristo che le ha promesso l'assistenza indefettibile dello Spirito Santo.

7. Norma oggettiva e coscienza personale Ma come la parola di Dio, anche l'insegnamento della Chiesa, per un verso non dice tutto, e per l'altro ha bisogno a sua volta di essere interpretato e applicato alle situazioni particolari in cui si vengono a trovare le singole persone. Questo compito di interpretazione e di applicazione affidato alla coscienza personale. Essa l'intelligenza umana in quanto sottoposta allappello di Dio, capace di interpretare il suo progetto, di completarne le linee concrete con la sua sapiente creativit. Essa ha quindi anche un carattere progettuale e creativo. Non per in modo arbitrario, ma dentro le grandi linee del progetto di Dio inscritte nello stesso essere umano. La coscienza non un legislatore autonomo, padrone del bene e del male, ma uno strumento di ricerca della verit, tenuto a indagarla con onest e a riconoscerla lealmente, una volta trovata. In questa ricerca la coscienza, nonostante l'onest e il rigore pi ineccepibile, pu anche errare e ritenere bene il male e viceversa. Nella misura in cui questo errore fosse incolpevole, la coscienza erronea non intaccherebbe la positivit morale delle scelte personali che resterebbero buone in forza di questo sincero amore della verit e del bene da cui sarebbe in questo caso ispirata. Purtroppo per la coscienza pu essere sviata dalla volont, pi o meno consapevole, di legittimare scelte di comodo. In questo caso non sarebbe pi n sincera n incolpevole. L'intelligenza umana in questo genere di ricerca che mette in questione la stessa vita del soggetto profondamente influenzata dagli atteggiamenti, dalla mentalit, dalle abitudini del soggetto stesso, quindi dalla sua libert. Di fronte a tanti tentativi di giustificazione di questo genere: la mia coscienza mi dice...; in coscienza mi sento autorizzato..., non si pu pregiudizialmente e in ogni caso dubitare della sincerit di queste espressioni o addirittura negarla, ritenendole sempre giustificazioni di comodo; tuttavia bisogna mettere realisticamente in preventivo anche questa possibilit e invitare a una verifica leale delle motivazioni obiettive e della sincerit di qui ste decisioni di cui i soggetti si assumono la responsabilit davanti a Dio che legge nei cuori. Il solo fatto di sapere che la Chiesa ha un preciso insegnamento diverso da quello che sembra essere il giudizio della propria coscienza, dovrebbe mettere sull'avviso il credente e spingerlo a una revisione scrupolosa della validit delle proprie convinzioni.

La fede infatti porta il cristiano a una realistica e salutare diffidenza nei confronti del proprio modo di vedere le cose, quando questo modo in linea con ci che pi comodo e pi allettante.

2. MORALE CRISTIANA E REALTA SESSUALE 1. I valori morali della realt sessuale Le proibizioni indicano dunque dei valori da cui dipende la realizzazione dell'uomo e quindi la sua risposta d'amore a Dio. Ma quali sono i valori in gioco nel cam po della sessualit? E chiaro che li dovremo cercare proprio attraverso un'analisi della realt sessuale; si tratta di scoprire qual il suo significato nell'esistenza umana e nell'itinerario di crescita e di autorealizzazione dell'uomo. La sessualit una realt complessa che affonda le sue radici nella funzione biologica della procreazione, ma che tocca tutti gli strati della personalit, e influisce profondamente sia sulla emotivit e affettivit come pure sulle funzioni superiori dello spirito. Gi per quello che riguarda la funzione procreativa, la sessualit umana differisce da quella semplicemente animale (nonostante l'identit dei meccanismi fisiologici) per la specificit spirituale della nuova vita cui essa d luogo, che una vita umana, quindi una realt spirituale, che ha bisogno di essere condotta alla sua maturit con un lungo e difficile accompagnamento educativo. Di qui il bisogno della famiglia, come luogo privilegiato e indispensabile per questa educazione. E il bisogno che la famiglia assicuri una adeguata sicurezza affettiva e sia quindi una convivenza piena di rispetto, di accettazione reciproca e di amore premuroso. La fecondit rappresenta quindi, gi per se stessa, uno specifico valore morale legato alla sessualit, capace di fare della sessualit un campo di grandi responsabilit morali. Ma oltre a questa finalit procreativa, la sessualit gioca nell'uomo anche una funzione espressiva, ancora pi specificamente umana, e quindi capace di costituire il valore morale pi importante in questo settore. La sessualit cio chiamata a diventare il linguaggio di quella realt propria solo dell'uomo che l'amore. L'amore coniugale quindi il significato specificamente umano della sessualit, tanto che nel linguaggio corrente ne diventata quasi un sinonimo. E questo col rischio di gravi fraintendimenti: non di rado si chiamano col nome di amore comportamenti sessuali che dell'amore sono soltanto una brutale o raffinata mistificazione. Si pensi alla prostituzione, detta appunto, con una stridente contraddizione in termini, amore mercenario e che, pi disumano di qualunque altro rapporto mercenario, include il disprezzo del partner e la sua riduzione a oggetto di compravendita e di consumo.

2. Il vero amore L'amore che la sessualit chiamata ad esprimere, proprio perch realt integralmente umana, qualcosa di molto pi grande e pi nobile della pura attrazione sessuale da cui pure prende lo spunto, da cui trae riserve di energia e di cui reca i connotati nella sua fisionomia psichica. E qualcosa di pi nobile e di pi grande ancora dello stesso sentimento amoroso, dell'affettivit e della tenerezza che pure include ed assume in s. L'amore non diventa pienamente se stesso e quindi realt personale e personalizzante se non quando, al di l dell'attrazione istintiva e del sentimento da cui pure parte e di cui si nutre, giunge a esprimersi in una decisione spirituale di donazione reciproca e di appartenenza reciproca incondizionata e definitiva; cio solo quando capace di dire con assoluta verit: sar tuo per sempre, tutto tuo, esclusivamente tuo. Un simile amore include quindi la dimensione corporea come quella affettiva: non un fatto puramente intellettuale e volontaristico; ma veramente se stesso solo quando il corporeo e l'affettivo sono assunti e superati, senza essere rinnegati, nella vita dello spirito e sono vissuti in piena consapevolezza e libert.

3. La storia dell'amore chiaro che un amore del genere non esplode in un solo istante; non appare gi perfetto all'orizzonte della personalit. Come del resto si verifica per la stessa realt sessuale che gli fa da linguaggio, ha una lunga storia nella vita della persona; oggetto di uno sviluppo graduale e progressivo all'interno dello sviluppo armonico di tutta la personalit. Le sue prime manifestazioni risalgono molto indietro nella storia della persona: ha bisogno di avere alle sue spalle un'esperienza di sicurezza affettiva gi nella prima infanzia. Senza questa saziet d'affetto, la personalit rischia di restare ancorata al cerchio chiuso della preoccupazione ossessiva di s, eternamente bisognosa di ricevere ma incapace di aprirsi agli altri e di dare, come esige il vero amore. L'amore ha bisogno poi di tempestive esperienze di socializzazione nella fanciullezza, come avviene normalmente con i compagni di scuola e di gioco. gi riconoscibile in germe nelle prime vere amicizie degli adolescenti. Gradualmente si rafforza, si chiarisce, diventa pi autentico. Fin dal suo primo sbocciare profondamente segnato dall'influsso dell'ambiente educativo; troppi ragazzi, ad esempio, vissuti in famiglie sbagliate o divise, in am bienti educativi poveri di valori spirituali, entrano nella vita gi precocemente bruciati, e forse incapaci per sempre di raggiungere certi livelli di autenticit e seriet nell'amore.

4. Educare l'amore Ma crescere nell'amore anche una responsabilit della persona, un compito affidato alla sua libert. E si tratta proprio di un compito morale, cio di uno di quei compiti da cui dipende la riuscita o meno dell'uomo in quanto uomo. Anzi il compito morale per eccellenza, almeno nel campo della sessualit. in questa educazione di s all'amore che il giovane esprime il suo s o il suo no all'amore di Dio e quindi decide della sua felicit. Ed eccoci ritornati alla domanda di partenza: che cosa sar comandato o proibito, giusto o sbagliato, bene o male, in questo campo? Sar comandato, sar bene appunto tutto ci che in linea con questa crescita dell'amore, che dilata e sviluppa questa capacit di amare, e di amare con un amore vero. Sar proibito, cio sar male, sar peccato tutto ci che va, in modo serio e consapevole, nella direzione contraria, tutto ci che significa un no all'autenticit dell'amore, che tarpa, magari per sempre, la capacit di amare con un amore vero, quindi tutto ci che utilizza il linguaggio dell'amore per esprimere la ricerca egoistica di s e la strumentalizzazione dell'altro. Ogni altro valore o disvalore che prende corpo nell'esercizio della sessualit pu essere ricondotto in un modo o nell'altro a questo valore, che ci fornisce quindi il criterio ultimo e decisivo per la valutazione morale.

5. Educarsi a una crescita personale e responsabile La dimensione evolutiva della sessualit e dell'amore conferiscono d'altra parte un particolare carattere di gradualit e, diremmo quasi, di sperimentalit a questo impegno morale. I primi passi lungo questo difficile cammino sono molto spesso incerti, ed pi che spiegabile qualche ruzzolone. Del resto non tutti hanno avuto una educazione ugualmente felice e hanno ricevuto quindi da essa una adeguata carica di energie spirituali. Solo crescendo e purificandosi progressivamente l'amore si impadronisce del linguaggio della sessualit in cui deve esprimersi e impara cos a dominarlo. Le energie sessuali sono gi presenti con tutta la loro vibrante tensione, quando la forza e la luce dell'amore che deve padroneggiarle ancora acerba, quando intelligenza e volont sono ancora impari al loro compito. Certo il credente sa di poter contare sulla grazia, ma anch'essa normalmente rispetta i vari momenti della evoluzione e della persona e si adegua ai tempi naturali di sviluppo dell'amore.

Ed ecco allora che la morale cristiana resta da un lato precisa e rigorosa nella presentazione dell'ideale e nella determinazione di ci che in se stesso giusto o sbagliato, moralmente costruttivo o distruttivo, ma d'altro lato si fa rispettosa dei ritmi concreti di crescita delle persone singole, e quindi comprensiva del carattere non sempre colpevole delle loro debolezze; preoccupata di mobilitare tutte le energie del soggetto ma anche di sdrammatizzare situazioni di ansiet, di chiarire sentimenti di colpa morbosi o errati e soprattutto di rassicurare ognuno con la certezza che l'amore misericordioso di Dio accompagna con pazienza l'itinerario della crescita dell'amore anche quando fosse segnato da debolezze, non sempre tutte ugualmente colpevoli. Questo doppio metro di valutazione (rigoroso nei confronti del comportamento in se stesso e comprensivo nei confronti delle persone concrete) potr sembrare a qualcuno una sottile forma di ipocrisia. In realt l'unico modo di unire la fedelt a un ideale che mette in gioco la felicit e la riuscita dell'uomo, e sul quale quindi non si pu giocare a nascondino, con il necessario realismo educativo di chi vuol aiutare davvero le persone e non schiacciarle sotto il peso delle esigenze impersonali della legge. l'unico modo di evitare la rigidit senza rinunciare al rigore.

3. CHE MALE C' NELLA MASTURBAZIONE? 1. La salute non c'entra Uno dei campi dove questo rigore pi discusso oggi e dove pu sembrare ingiustificato e non concepibile per la mentalit moderna, senz'altro quello della masturbazione dei ragazzi. Riprendendo ancora una volta la domanda iniziale ci dobbiamo chiedere: che male c' nella masturbazione? Perch deve essere proibita? Le statistiche, anche se non tutte ugualmente serie, concordano nel dirci quanto sia diffusa soprattutto durante l'adolescenza. La psicologia e la psichiatria ci assicurano che nella maggioranza dei casi essa non comporta, almeno a questa et e in assenza di altri sintomi, nessuna vera anormalit. Tanto meno meritano credito le affermazioni allarmistiche circa presunti danni alla salute che essa arrecherebbe. In passato tale affermazione era molto diffusa e non tanto tra i moralisti quanto proprio tra i medici e i naturalisti. Oggi nessuno la prende sul serio: la masturbazione non fisiologicamente pi debilitante di qualsiasi altra forma di esercizio della sessualit. Neppure pu essere considerato decisivo, agli effetti di una valutazione morale, il fatto che essa comporti una utilizzazione del sesso estranea alla finalit procreativa,

soprattutto se questo fosse pensato come una specie di spreco dello sperma umano e delle sue capacit di vita. Per quanto ognuno degli spermatozoi contenuti nello sperma abbia la possibilit teorica di fecondare un ovulo e di dare cos origine a una nuova vita umana, sappiamo bene quanto raramente questa possibilit si realizzi anche nell'atto sessuale normale. Anche nel caso che l'atto dia luogo alla concezione di una nuova vita, solo una delle cellule maschili raggiunge l'ovulo e lo feconda. Ma spesso ci non avviene per nessuno di essi, e senza colpa morale da parte di nessuno. Anche quando si sa con certezza che il seme non feconder nessun ovulo (come avviene per i coniugi che compiono l'atto coniugale in periodi naturalmente infecondi, per motivi di una giustificata regolazione delle nascite, in vista di una paternit responsabile) non c' di per s colpevolezza alcuna. Del resto la natura veramente prodiga, anzi si direbbe inesauribile nel moltiplicare il miracolo di queste potenzialit di vita. La ragione della valutazione morale negativa che l'insegnamento della Chiesa continua a dare della masturbazione allora va evidentemente cercata altrove. E dove?

2. L'esclusione dell'amore La ragione di questo no va cercata proprio nel rapporto tra questa pratica e il significato della sessualit che come abbiamo visto l'amore. Ci potr aiutare a capirlo il conoscere che cosa provoca la masturbazione e i suoi vari momenti. Utilizzando una distinzione (e anche la terminologia relativa) introdotta da Freud, potremmo dire che la masturbazione si realizza a livello di sessualit genitale nel suo aspetto fisiologico, ma a livello di sessualit pregenitale nel suo aspetto psicologico. Pregenitale quella sessualit che si verifica negli immaturi; una sessualit incapace di esprimere amore, rivolta solo al consumo del piacere, all'alleviamento di una tensione fisiologica. Ora la masturbazione sul piano degli atteggiamenti interiori appartiene al campo delle forme infantili di sessualit, cio di quelle forme che escludono il riconoscimento della complementarit reciproca tra i sessi e quindi il rapporto amoroso con un partner. Essa per mette in gioco il linguaggio dell'amore, cio l'uso della sessualit; ma lo fa al di fuori di ogni vero rapporto di amore, anzi di ogni rapporto con l'altro, in una specie di discorso solitario che tradisce profondamente il senso del linguaggio che parla. Utilizza il linguaggio dell'amore per esprimere egoismo. Tutto ci vale naturalmente per la pratica in se stessa; in molte situazioni essa potr anche essere giudicata non colpevole per assenza di consapevolezza e di maturit. Lo abbiamo gi visto: ci che abbiamo detto sopra vale in questo campo pi che in ogni altro. Ma essa non potr mai essere giustificata in se stessa, nella sua struttura oggettiva;

mai la sessualit potr ritenersi in rgola con le esigenze della morale, fino a che rester separata dall'amore.

3. Il pericolo di bloccare una crescita Del resto, anche se spesso meno colpevole per i motivi visti sopra, la masturbazione mantiene una sua carica di pericolosit con cui bisogna fare i conti. Non per la salute fisica e forse neppure per quella psichica, se intesa in termini strettamente clinici, ma proprio per la crescita dell'amore. Ha in s tutta la pericolosit di una soddisfazione troppo facile ma anche troppo misera. Essa rappresenta la scorciatoia del piacere, una scorciatoia che corre il rischio, se percorsa a lungo, di allargarsi in un solco profondo che monopolizza gli interessi del soggetto e finisce per escludere la strada maestra. L'atto rischia di diventare abitudine, l'abitudine mentalit. Un comportamento inizialmente frutto di una naturale immaturit psicologica, normale nell'adolescenza, finisce per radicarsi e causare una fissazione a livelli non pi normali di immaturit, ormai difficili da superare. Il persistere dell'abitudine nell'et giovanile, e peggio ancora adulta, porta ad un atteggiamento narcisistico, in cui l'attenzione e l'interesse della persona sono bloccati sul soggetto stesso, che rimane incapace di un amore vero, candidato ad una vita coniugale povera e infelice. Si verifica in questo caso quello che si verifica a volte negli alcoolisti: ogni eccessiva dose di alcool comporta una lesione al fegato. Inizialmente il fegato dotato di buone capacit rigeneratrici. Ma alla lunga, le perde. Ogni lesione lascia una specie di cicatrice. Il fegato finisce per sclerotizzarsi e perdere tutta la sua capacit di funzionare: la cirrosi epatica, una malattia molto grave. Lo stesso avviene con l'abitudine della masturbazione: la ripetizione di un gesto di egoismo ferisce in modo anche irreversibile la capacit di amare in maniera autentica.

4. Impegnarsi a crescere Questo significa che chi vittima di questa abitudine, sia pure senza lasciarsi ossessionare dalla paura del peccato (che non aiuta molto a vincere questa abitudine), deve impegnarsi a crescere nell'amore e quindi anche a superare questa situazione di immaturit. Deve quindi combattere contro la masturbazione, con serenit ma anche con seriet, portando avanti la maturazione globale della sua personalit soprattutto sui fronti dell'altruismo, dell'impegno nello studio e nel lavoro, vissuti come servizio sociale, coltivando la capacit di comunicare, aprendosi agli altri, ai loro problemi, allargando l'orizzonte dei propri interessi e, naturalmente, approfondendo la propria vita di fede ed utilizzando quindi tutti i mezzi e le energie della grazia.

In certi casi pi gravi e in presenza di sintomi di disturbi psichici pi profondi potr giovare l'aiuto di uno psicologo serio e preparato, formato ai principi della morale cattolica. Sempre sar di aiuto la confidenza e la guida di un educatore saggio, amico e maestro di vita. Il superamento della mentalit narcisistica porter gradualmente anche alla vittoria (magari non immediata) sull'abitudine, e alla scoperta delle meraviglie insospettate di una maggiore capacit di amare.

4. L'AMORE A 16 ANNI 1. Una preoccupazione educativa Oggi le occasioni di incontro tra ragazzi e ragazze si sono enormemente moltiplicate rispetto al passato anche recente; si molto accresciuta la permissivit della nostra cultura e della nostra societ nei confronti dei rapporti sentimentali ed affettivi tra ragazzi e ragazze. Una certa persistente diffidenza della Chiesa facilmente considerata un anacronismo, una sopravvivenza del passato, di quando tutta la cultura e la societ condividevano questa diffidenza. Ma quali sono i motivi e le condizioni concrete di questa diffidenza? Il motivo resta in fondo sempre lo stesso: quello che ispira tutte le preoccupazioni educative e pastorali della Chiesa in questo campo: appunto la crescita dell' amore, l'impegno di maturare una autentica capacit di amare e la consapevolezza di quanto facilmente questa maturazione pu subire deviazioni o ferite anche gravi. Ed una consapevolezza piena di realismo. L'equilibrio tra l'amore e la sessualit che le serve da linguaggio un equilibrio in tensione; un equilibrio che non assicurato in partenza ma pu e deve essere costruito solo gradualmente e non senza rinunce e sacrifici.

2. Amicizie costruttive Ma detto questo, bisogna aggiungere che la diffidenza della Chiesa non una opposizione assoluta. Ci sono forme di amicizia, di incontro e collaborazione, di vero e proprio rapporto affettivo di cui si deve dire non soltanto che non c' nulla di male ma che c' molto di bene, cio molto di educativo e di funzionale allo sviluppo della capacit di amare. Almeno nella nostra cultura, certe forme di incontro e di rapporto tra ragazzi e ragazze vanno ritenute come momenti necessari dell'apprendistato dell'amore.

Ma quali incontri e quali rapporti? possibile determinarne le note positive e quelle negative e contrindicate? Certamente. La strumentalizzazione dell'amica o dell'amico rappresenta ad esempio (anche se meno consapevole, come spesso purtroppo capita) un elemento negativo. L'incontro reciproco, la collaborazione a livello di studio e di lavoro, il divertimento comune e anche i rapporti affettivi veri e propri, sono positivi quando si verificano in un clima di seriet, di rispetto, di naturalezza, di discrezione, di disinvoltura; quando la dignit di ognuno rispettata e la personalit di ognuno messa in condizione di svilupparsi armonicamente. Ma queste connotazioni non vanno pensate in modo troppo rigido e statico: vanno giudicate ancora di pi che per quello che gi riescono a essere, per la direzione verso cui sono incamminate, per il tipo di crescita e per il progetto di maturazione in cui sono inserite. Anche qui la morale giovanile non esclude un certo carattere di gradualit e sperimentalit. Eventuali incertezze e dubbi marginali rispetto alla strada maestra, che delimita ci che giusto in assoluto, sono facilmente preventivabili e quindi anche comprensibili. Esse non vanno perci troppo severamente giudicate, quando c' una sincera volont di superamento e di crescita. Una educazione saggia non pu prefiggersi l'obiettivo di prevenirle ed impedirle in assoluto. L'importante che nonostante queste debolezze la direzione globale del cammino sia rivolta verso l'avanti e lo sia sul serio, senza facili illusioni o mistificazioni interessate. Questo si pu dire solo se c' una continua e leale verifica del proprio atteggiamento, solo se c' la volont e la capacit di imporsi le indispensabili rinunce e i sa crifici che sono richiesti dalla crescita dell'amore. Naturalmente lo strumento pi adatto, per una verifica del genere, il dialogo penitenziale che si svolge all'interno del sacramento della riconciliazione e che ha una esplicita funzione educativa.

3. Il pericolo di giocare all'amore Accanto a forme di incontro e di rapporto sostanzialmente positive ci sono anche forme pi o meno sicuramente negative, di cui si pu dire con ragionevole certezza che, indipendentemente dal numero e dalla gravit di eventuali debolezze, non sono sulla linea della crescita dell'amore, anzi rappresentano per essa una minaccia e un impoverimento. Questo si pu dire ad esempio di quei rapporti e incontri tra ragazzi e ragazze che vengono condotti in un clima generale di disimpegno e di giocosit; quando cio l'amicizia in realt un giocare all'amore nel senso peggiore del termine. L'amore privo di ogni preoccupazione di autenticit cede il campo e affida la direzione delle operazioni alla attrazione sessuale e alla ricerca della soddisfazione immediata e

della facile gratificazione. Tutto avviene a un livello molto superficiale e senza nessuna preoccupazione di arricchimento spirituale e di promozione personale reciproca. Le meravigliose possibilit dell'evoluzione psico-sessuale vengono cos rapidamente bruciate da esperienze intempestive e banali, che finiscono per condurre all'incapacit di credere all'amore e quindi a forme di cinismo che inaridiscono la personalit. Questa non soltanto la descrizione di una situazione-limite; la indicazione di un pericolo che sempre incombe su questa fase, per tanti aspetti meravigliosa ma delicata, dell'apprendistato dell'amore.

4. L'amore che illude Spesso (ma per tanti motivi oggi meno che non in passato) anche le migliori tra le amicizie degli adolescenti, quelle che sono state preparate da una educazione seria ed esigente, che sono accompagnate da un impegno responsabile di maturazione spirituale, possono andare incontro ad un pericolo opposto al precedente. Esse naturalmente sono circondate da tutto un alone di romanticismo e costituiscono momenti irripetibili di incanto, tanto che diventa difficile per i soggetti in questione mantenere un certo senso di realismo nel valutare la vera qualit di questo rapporto. Essi possono lasciarsi abbagliare dal clima magico del loro sentimento, e indirizzarlo fino al punto da scambiarlo per amore vero, gi perfettamente maturo. E qualche volta possono essere portati a vedere in questa forma di amicizia l'amore gi capace di segnare di s tutta una vita e quindi di fondare quella comunione di vita e di amore che il matrimonio. Da queste forme di innamoramento facilmente illusorio nonostante le apparenze nascono infatti un certo numero di matrimoni precoci, purtroppo generalmente votati a un fallimento altrettanto precoce o all'infelicit. difficile dire a questi adolescenti che il loro amore, al di l dell'immagine idealizzata che essi ne hanno, non ancora l'amore vero e maturo, capace di sostenere una vita insieme, con le sue gioie ma anche con le sue difficolt, a cui non sono ancora preparati. Non solo difficile ma sembra quasi offensivo. Eppure va detto. L'affetto da cui sono afferrati in modo a volte cos drammatico e con risonanze emotive cos intense, difficilmente pu essere un amore maturo. Perch non ancora matura nel suo insieme tutta la personalit dell'adolescente, soprattutto per quanto riguarda il suo inserimento sociale, la sua capacit di giudicare con realismo e di assumere responsabilit definitive. Troppo facilmente questo amore si illude nei confronti di se stesso; essi non amano l'altro nella verit del suo essere; amano una immagine idealizzata della donna o dell'uomo che portano dentro di s ma che non ha una vera corrispondenza nella realt.

La probabilit che essi vadano incontro a gravi delusioni e a una rottura drammatica tanto maggiore quanto pi cieco e idealizzato il loro amore. Ricerche serie hanno dimostrato che queste forme di amore precoce sono spesso la risposta inconscia a una fame di affetto, non abbastanza saziata nell'infanzia. Alcuni obiettano che questa relativa immaturit degli adolescenti, sul piano sia psicologico che sociale, non un dato assoluto, perch dipende dalla cultura in cui uno vive. In altre culture, ad esempio presso popoli meno sviluppati e viventi in un diverso rapporto con la natura, non sembrano esistere forme cos prolungate di immaturit, di transizione dall'infanzia all'et adulta. Dalla fanciullezza si passa di colpo alla maturit. A sedici anni i giovani sono gi sposati, soggetto pieno di responsabilit adulte. Questo dimostra l'importanza della cultura e dell'ambiente educativo nell'evoluzione della persona. Ma proprio per questo non pu dire nulla sullo sviluppo dell' uomo in generale. Ogni persona legata alla sua cultura anche per i ritmi del suo sviluppo psichico. L'estrema complessit della nostra societ e della nostra cultura impone inevitabili ritardi in questa maturazione psico-sosociale, ritardi ai quali non praticamente possibile sfuggire. Naturalmente tutto questo non pu essere brutalmente buttato in faccia a questi adolescenti. Essi sono gi in posizione reattiva nei confronti degli adulti e si confermerebbero nella loro contestazione e nel loro rifiuto. Non vanno snobbati o pregiudizialmente non creduti. Vanno accolti piuttosto con grande fiducia e rispetto, presi sul serio perfino al di l di quanto sappiamo meriterebbero oggettivamente, aiutati a compiere fino in fondo una verifica spassionata dei loro sentimenti dal di dentro della loro esperienza. In questo dialogo sempre pi sincero ed approfondito tra di loro e con degli educatori, amici e padri nei loro confronti, essi stessi potranno chiarire a se stessi la vera natura dei loro sentimenti ed evitare esperienze troppo dolorose o passi irreparabili.

5. I RAPPORTI PREMATRIMONIALI I. Che male c'? Nel periodo del fidanzamento vero e proprio, il dialogo affettivo tra i due giovani assume un carattere molto pi impegnativo e ha una sua certa ufficialit. Il matrimonio un evento ormai vicino cui ci si prepara effettivamente e direttamente. Il desiderio e il dovere di crescere nella conoscenza reciproca e nell'affettivit rende sempre pi frequenti ed affettuosi gli incontri e permette manifestazioni sempre pi intime di amore.

Ma di fronte all'insegnamento tradizionale della Chiesa (spesso condiviso, almeno in linea di principio, dalle famiglie e da molti adulti) secondo il quale la mas sima forma di unione, il pi alto livello di intimit, cio l'atto sessuale, lecito solo dopo la celebrazione del matrimonio, molti giovani si chiedono polemici (e magari un po' scandalizzati) che cosa ci pu essere di male nei cosiddetti rapporti prematrimoniali . Naturalmente non si parla qui dei rapporti sessuali che si realizzano tra persone che non si amano sul serio, che non intendono veramente impegnarsi in modo definitivo, che, al limite, continuano a vivere l'esperienza del loro incontro come un gioco prevalentemente sessuale, consapevoli dell'instabilit dei loro sentimenti, decisi a vivere un amore alla giornata . Chi si trova in una situazione del genere del resto ha lasciato gi molto indietro ogni preoccupazione morale e non si pone, almeno in modo serio, il problema di che cosa sia bene o di che cosa sia male in questo campo. Parliamo di persone che si amano (o pensano sinceramente di amarsi) davvero, che si preparano a vivere quella comunione di vita e di amore che il matrimonio, ma che per motivi diversi (di scuola, lavoro o altri) non sono ancora in grado di sposarsi. Costoro si chiedono, a volte molto sinceramente, che cosa cambier nella sostanza del loro amore il giorno della cerimonia nuziale e perch solo allora dovrebbe diventare lecito un gesto espressivo di un amore gi fin d'ora pienamente autentico. Perch, se ci vogliamo veramente bene, dicono, non possiamo dirci il nostro amore con il linguaggio della sessualit che fatto apposta per esprimerlo?

2. Cosa insegna la morale cristiana L'insegnamento della morale cristiana noto. L'abbiamo gi accennato: l'atto coniugale lecito solo nello stato matrimoniale vero e proprio, quello sancito e reso irreversibile per il cristiano dal sacramento del matrimonio, riconosciuto quindi come tale dalla Chiesa e dalla societ civile. Qualsiasi altra espressione d'affetto sarebbe ugualmente negativa nella misura in cui portasse all'unione sessuale, le equivalesse o ne fosse comunque una contraffazione. Ma su quale motivazione si fonda? Non facile dimostrare che un gesto fatto per esprimere l'amore ne tradisca in realt le leggi interne solo perch compiuto prima di un certo rito, sia pure solenne e di valore sociale, ma tale da non cambiare nulla nella natura psicologica dell'amore. Anzi se si pretendesse una dimostrazione rigorosa e quasi matematica, forse essa risulterebbe impossibile. Per questo il credente lascia alla fede la parola decisiva, accetta

l'insegnamento della Chiesa in questo campo, anche quando fatica un po' a capirlo, e lo fa per una questione di coerenza con la propria fede.

3. Quali ragioni porta Questo non significa che al cristiano sia chiesto di credere in modo del tutto immotivato, di credere all'assurdo, di ubbidire a dei veti irrazionali. Per molti aspetti l'insegnamento della morale cristiana appare profondamente ragionevole. Intanto necessario riconoscere che spesso il rapporto prematrimoniale impone a uno dei due partners (generalmente la ragazza) un comportamento che le fa in certo senso violenza; esso mette in gioco alcuni suoi interessi fondamentali che solo il matrimonio vero e proprio, socialmente riconosciuto, pu tutelare in modo adeguato. Anche quando, premuta e manipolata dal costume e dalle idee prevalenti nella cultura giovanile, fosse lei stessa a prendere l'iniziativa, non si pu escludere del tutto che il rapporto violi le sue aspirazioni (magari inconsce) e quindi la sua libert. Allora, da parte dell'altro partner, compiere un gesto (imposto o accettato lo stesso) che contiene latente una specie di sottile ricatto e di violenza psicologica vero amore? Ma supponiamo che cos non sia; che l'amore sia vero e sincero da tutte e due le parti; che non ci sia nessun ricatto e nessuna violenza neppure inconscia. Un rapporto del genere ignorerebbe ancora una dimensione assolutamente essenziale dell'amore, la cui assenza renderebbe meno autentico e quindi negativo e oggettivamente disordinato l'atto coniugale in cui pretenderebbe di esprimersi. la dimensione sociale.

4. Le responsabilit sociali dell'amore Si potrebbe pensare che l'amore sia una realt privatistica come poche altre, un fatto che riguarda solo i due interessati e la loro personale esistenza. E molti oggi effettivamente lo pensano e vivono in questo modo, come un fatto esclusivamente privato, come un rapporto a due che esclude ogni ingerenza estranea. C' in questa forma di individualismo una specie di reazione al carattere collettivo di massa della nostra societ e al controllo, a volte impalpabile ma estremamente efficace e minuzioso, che la societ esercita su ogni aspetto della vita.

Ma una reazione sbagliata. Nulla di ci che umano pu essere considerato come una realt solo privata. Perch l'uomo essenzialmente sociale in tutto lo spessore della sua esistenza. Nulla di umano cos solo interno alla sfera individuale della persona da non avere anche una rilevanza sociale. L'amore tende, se vuole essere autentico, a tradursi in uno stato stabile di vita, in una comunione visibile che ha uno statuto sociale, che tocca interessi sociali, che riconosciuto, normato e tutelato dalla societ. In tutte le culture, anche in quelle che a volte consideriamo le pi primitive, l'amore e il matrimonio che ne scaturiscono ricevono una concreta regolazione giuridica dall'istituzione sociale, comunque essa sia strutturata.

5. Socialit e istituzione Pu sembrare strano che proprio oggi, mentre si critica tanto il carattere individualistico e chiuso del modello borghese di famiglia e si sperimentano forme diverse di famiglia, pi aperte alla comunit, pi impegnate sul piano sociale, si respinga nello stesso tempo questa dimensione sociale dell'amore su cui si fonda l'illiceit morale dei rapporti prematrimoniali. Il fatto non per cos contraddittorio come sembra. I giovani separano oggi volentieri il sociale dall'istituzionale. Dimenticandosi dell'importanza perfino eccessiva che hanno attribuito in questi ultimi anni alle strutture, cio all'istituzione in campo politico (ritenevano che il cambio delle strutture avrebbe risolto miracolisticamente tutti i guai della societ), respingono oggi l'ingresso dell'istituzione nel campo dell'amore e ne difendono tenacemente il carattere esclusivamente privato. Questa esclusione suppone che l'amore sia solo un sentimento e non un impegno reciproco, socialmente rilevante, e misconosce il valore dell'istituzione (cio delle strutture e del diritto) nella vita sociale. La vita sociale non si identifica con le strutture legali e con le istituzioni in cui si incarna; ha un'anima, fatta di cultura, di atteggiamenti interiori. Ma non pu fare a meno di queste strutture e delle istituzioni. E questo i giovani hanno bisogno di riscoprirlo.

6. Per il cristiano, il matrimonio un sacramento

Ma bisogna aggiungere ancora una cosa: per il cristiano questa dimensione sociale dell'amore ha un significato particolare: il matrimonio per lui sacramento, cio evento di salvezza, incontro con Cristo, impegno nei confronti di Dio. Ma questo si realizza solo se la vita coniugale vissuta nel Signore , cio solo se riconosciuto come tale dalla comunit ecclesiale che il sacramento vivente di questo incontro con Dio. Il patto coniugale celebrato in Chiesa molto di pi di una formalit giuridica o di un rito esteriore. il riconoscimento dell'amore da parte della Chiesa che, fondando tra i due un vincolo in Cristo, trasforma il loro amore in una partecipazione all'amore di Cristo per la Chiesa (amore che lo ha portato a dare la vita per essa). Prima del matrimonio per il cristiano non vuol dire prima di un rito esteriore, di una cerimonia superflua, ma prima del sacramento, cio al di fuori della Chiesa e quindi lontano da Cristo.

6. PECCATO L'OMOSESSUALITA? 1. Essere omosessuali non peccato Un'altra contraddizione curiosa della nostra cultura il comportamento della societ nei confronti degli omosessuali. Quasi che la sola loro condizione fosse una vergogna colpevole, essi sono considerati e trattati dalla maggioranza dei normali come una specie di lebbra della societ. Oggetto di disprezzo e di emarginazione, di ricatti e di violenze, sono spesso costretti a una vita disperata e infelice. D'altra parte, proprio per liberarsi da questa condizione di condanna e di emarginazione sociale, essi si organizzano, si contano, difendono non solo il loro diritto ad un'esistenza dignitosa e umana ma giungono perfino a negare ogni carattere di negativit morale al loro comportamento e a considerare le loro tendenze sessuali come qualcosa di assolutamente normale. E naturalmente trovano anche consensi. Molti finiscono col pensare che, anche se diversa e parallela rispetto alle tendenze sessuali della maggioranza, la loro sessualit resta normale. Le pratiche omosessuali non sarebbero in questi casi nient'altro che un parallelo perfetto delle pratiche sessuali normali. Naturalmente, ancora una volta a essere contestato - l'insegnamento morale della Chiesa, per il quale il comportamento omosessuale qualcosa di moralmente negativo. Cosa dire in proposito? Bisogna anzitutto riconoscere che non si pu dire nulla, sul piano morale, della tendenza in quanto tale, cio proprio di ci che una opinione pubblica stupida e impietosa condanna in modo spesso poco serio perch male informata o del tutto disinformata sul problema. Avere delle tendenze omosessuali, essere omosessuali, anche in modo

esclusivo, non di per s un peccato ma una malattia che merita almeno piet e comprensione alla pari di ogni altra malattia. Ma bisogna subito aggiungere che l'omosessualit non pu essere considerata come qualcosa di assolutamente normale, come una forma di sessualit soltanto diversa e parallela, presente magari allo stato di tendenza repressa anche nelle persone pi normali. E questo non soltanto e non principalmente per la frequenza delle forme di nevrosi e perfino di perversione da cui spesso accompagnata. La personalit omosessuale potrebbe essere anche normalissima su tutti gli altri piani della vita psichica: il suo orientamento sessuale che sbagliato. E non tanto rispetto a quella che potrebbe essere una' normalit statistica (= la normalit della maggioranza), quanto rispetto a quella che una norma morale .

2. Un rapporto che non amore vero L'amore ancora una volta il metro di valutazione decisivo. L'amore, quando utilizza la sessualit come suo linguaggio, deve accettare le sue leggi interne che sono fondate sul fatto che l'uomo e la donna si completano a vicenda e sulla natura, almeno potenzialmente aperta alla vita, dell'atto sessuale. Questo non si verifica mai tra omosessuali. Anche quando la loro amicizia sembrasse possedere alcune delle caratteristiche dell'amore vero, (come ad esempio la stabilit, la fedelt, il disinteresse, la capacit di donarsi), non si pu mettere sullo stesso piano dell'autentico amore coniugale. Ma sono proprio queste caratteristiche che generalmente mancano a queste amicizie. La grande maggioranza degli omosessuali sono affettivamente immaturi; centrati su di s, essi ricercano nel partner non un altro ma un'immagine di s; non amano una persona, ma cercano uno strumento occasionale di piacere, una cosa da prendere e da usare. L'incomunicabilit quindi la regola nelle relazioni omosessuali. Per questo le loro amicizie sono quasi sempre prive di stabilit e difficilmente fedeli. Questo non significa per un giudizio negativo sul loro grado di colpevolezza soggettiva. Il loro comportamento troppo spesso condizionato da inclinazioni cos forti che escludono spesso una vera e propria libert. Pi l'impulso sessuale distorto, meno facile resistergli.

Questo non significa neppure che non esiste per loro altra strada che quella di abbandonarsi ai loro impulsi. Anche se l'omosessualit, in quanto malattia, difficilmente guaribile, essi sono tenuti a fare quanto possono per ottenere tutto il miglioramento clinico e morale possibile. La fedelt e il disinteresse nelle loro amicizie rappresentano gi un certo passo in avanti. In certi casi sono l'unico ideale positivo concretamente accessibile almeno hel tempo breve. Ma queste amicizie sono generalmente tanto meno fedeli e costruttive quanto pi sono fondate su una attrattiva sessuale distorta. All'omosessuale chiesto quindi un continuo e difficile sforzo di purificazione. E chiesto di orientare le proprie energie psichiche, spirituali e affettive verso campi diversi da quello della sessualit. Non detto che sia impossibile. La sessualit non l'unica forma di amore, non l'unica realt della vita. Ci sono altri interessi e attivit che possono ugualmente riempirla. Naturalmente occorre un grande coraggio e un grande spirito di sacrificio. Ma un coraggio che premia. E, per queste persone, l'unica via per la realizzazione vera di s. Naturalmente se la comprensione per la loro infelicit e un atteggiamento pieno di misericordia sono di grande aiuto per queste persone, l'ostilit preconcetta, il disprezzo e la emarginazione le inchiodano al giro dei loro simili e spengono in loro ogni coraggio di lottare per la propria redenzione. Questa comprensione naturalmente non deve spingersi fino a incoraggiare la propaganda del vizio o la corruzione dei minorenni. La societ ha il diritto di difendersi contro queste cose, pur con la consapevolezza che essa non una societ di santi, ed a sua volta tutt'altro che esente da peccato.

3. Per concludere Cos come l'abbiamo presentata, la morale accompagna con le preoccupazioni di un educatore lo sviluppo psicosessuale e la crescita dell'amore fino al momento in cui essa culmina nel matrimonio e nella vita coniugale. E una morale educativa o anche una morale di accompagnamento. Ma essa resta tale non solo nel periodo che prepara il matrimonio. L'amore ha sempre bisogno di crescere e di rinnovarsi, ha sempre bisogno di educare se stesso per essere pi autentico, per resistere all'usura del quotidiano, per trovare sempre nuove forme di risposta ai problemi sempre nuovi che gli propone la vita. Cos anche la morale coniugale fondata sulla crescita dell'amore e sulla fedelt alle sue leggi interne. Ed anch'essa una morale di accompagnamento. Perfino per coloro che

scelgono, chiamati da Cristo, il celibato per il regno dei cieli, l'amore resta il valore che fonda e spiega tutta la vita. In questo caso, naturalmente, non pi l'amore coniugale, quello che si esprime nel linguaggio della sessualit. Ma resta sempre amore. Anzi chiamato a diventare ancora pi amore, ancora pi aperto a ogni sofferenza e a ogni bisogno degli altri; totalmente disinteressato, pronto a dare senza aspettarsi niente in cambio, come dice il vangelo, aspettandosi le sue gioie solo dall'intimit con Dio.

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