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PROBLEM SOLVING

Di

Giuseppe Turrisi Salvatore

“Se un problema ha una soluzione perché ti preoccupi?


Se un problema non ha una soluzione perché ti preoccupi?”

(saggio buddista)

II° Versione aggiornata


PROBLEM SOLVING Giuseppe Turrisi

INDICE

INDICE ................................................................................................................................................2
PREMESSA .........................................................................................................................................3
INTRODUZIONE................................................................................................................................4
PROBLEMA O CAUSA .....................................................................................................................5
CITAZIONI CITABILI .......................................................................................................................5
TIPOLOGIA DEI PROBLEMI ...........................................................................................................6
PROBLEMA O INDECISIONE (INDUZIONE) ................................................................................6
CONTESTO AMBIENTALE..............................................................................................................7
CONTESTO UMANO.........................................................................................................................9
IL PROBLEMA COME OPPORTUNITA’ ......................................................................................10
LA PERCEZIONE DEL PROBLEMA .............................................................................................11
IL PROBLEMA E PENSIERO POSITIVO ......................................................................................12
LA PSICOLOGIA DEL PROBLEMA ..............................................................................................13
OGNI PROBLEMA HA UNA CAUSA, (SPESSO E’ IL DIRIGENTE) .........................................14
VISIONE COMPLESSIVA VISIONE DEL DETTAGLIO .............................................................15
ORDINE DEI PROBLEMI................................................................................................................15
PROCEDURA STANDARD.............................................................................................................16
ANALISI............................................................................................................................................16
RACCOLTA DEI DATI....................................................................................................................17
PRIMA ELABORAZIONE ...............................................................................................................17
STABILIRE LE PRIORITA’- AZIONI DECISIONE ......................................................................18
PROBLEM INVESTIGATION.........................................................................................................18
METODO...........................................................................................................................................19
“RISCHI CLASSIFICATI” (RISCHIO COME PROBLEMA) ........................................................20
“PENSIERO SUPERIORE” ..............................................................................................................21
MANUTEZIONE DELLA PROCEDURA .......................................................................................22
COMUNICAZIONE..........................................................................................................................22
CHIAREZZA .....................................................................................................................................24
PROBLEMI E SICUREZZA .............................................................................................................25
ORDINE.............................................................................................................................................25
MANUTENZIONE DEL PROBLEM SOLVING ............................................................................26
ANCORA QUALCOSA DI PRATICO.............................................................................................26
DOCUMENTAZIONE ......................................................................................................................27
COSE DA NON FARE......................................................................................................................27
CENTO COSE DA RICORDARE ....................................................................................................28
CONCLUSIONE ...............................................................................................................................32
RIFERIMENTI e BIBLIOGRAFIA ..................................................................................................32

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PREMESSA
La vita è un insieme di problemi alcuni dei quali hanno già una soluzione altri che ancora la devono
avere, spesso ci affanniamo a cercare soluzioni a problemi che hanno già una soluzione ma magari
semplicemente noi non la conosciamo. Una cosa che mi ha dato sempre fastidio nella mente piccola
di molti uomini è quella di cercare sempre “colpevoli” e mai le “ragioni” delle colpe. Spesso
nell’affrontare qualsiasi tipo di problema l’autorità preposta cerca sempre il “colpevole” e non la
soluzione, come se trovare il colpevole dia la soluzione al problema. La ragione del problema va
cercata ma non per dare una colpa ma solo per capire perché non vi è stata sufficiente responsabilità
al fine di non creare il problema. Sappiate che qualunque autorità sufficientemente strutturata ed
organizzata che ricerchi un colpevole sostanzialmente sta cercando se stessa.
La vita sarà sempre piena di problemi, grandi, piccoli e medi, è nella visioni di questi come
normalità che sta la chiave di lettura. Un altro proverbio dice “ la grandezza di un problema dipende
dalla grandezza dell’uomo che lo affronta”. Semplicemente bisogna capire che ci sono uomini e
problemi, che sviluppano con l’esperienza del tempo quell’insieme che si chiama “vita”.
Il “problem solving” (una moda molto americana) sta quasi diventando una scienza ed essa è
diventata ormai una attitudine sempre più richiesta soprattutto ai manager, in psicologia ed in
matematica vi sono dei test specifici di “problem solving” proprio per verificare il livello di
l’attitudine alla risoluzione dei problemi (matematici o di approaching).
Il percorso solitamente è quello che va dal “problema alla soluzione” da uno stato di normalità si
passa ad uno stato di emergenza e poi di nuovo ad uno stato di normalità.
Un errore nell’ approaching è quello di non avere chiaro cosa sia lo stato di “normalità. La
normalità non è un tempo dove non sta succedendo niente ma al contrario è il tempo in cui tutto
succede secondo i piani previsti. (Tolto l’incognito della natura, dove per natura si intende anche il
comportamento umano oltre che le intemperie atmosferiche e le attività geologiche)
Tutte le attività sono più o meno intrise di problemi poiché è impossibile programmare tutto è vi è
sempre un minimo di imponderabile residuo che non può essere pianificato e previsto.
Alcune attività, più di altre, deputate ad interventi specifici di controllo e di intervento in
emergenza, hanno una “normalità” di questioni problematiche maggiori, come le forze dell’ordine
o di intervento. Per esempio un campo in cui si ha la necessità di avere questa capacità avanzata
(problem solving), è l’investigazione in genere e più specificatamente nella investigazione
criminale, dove spesso è necessario fare i conti con il tempo e con intuizioni che possono partire
dalla semplice espressione di un personaggio o da un oggetto rilevato in una foto sullo sfondo. Non
è il caso nostro, sicuramente questa capacità prevede una forte attitudine all’analisi di insieme e
all’analisi di dettaglio. Questa attitudine spesso è innata (il fiuto per la soluzione) ma spesso non è

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altro che l’allenamento di una capacità intuitiva di prevedere che ogni persona ha, e che si
acquisisce con lo studio e l’esperienza continua.
Non vi sono protocolli precisi però vi sono punti fermi a cui tutti o quasi fanno riferimento, tra cui:
• Capacità di analisi
• Capacità di sintesi
• Capacità logica
• Capacità decisionale
Il mio obbiettivo è quello di essere il più chiaro, sintetico e schematico possibile in un momento
storico in cui il tempo è sempre meno per ogni cosa della vita. Spero di realizzare uno piccolo
strumento pratico sulle qualità che definiscono il “problem solving” sotto il profilo della
prevenzione e della sicurezza. Oggi nelle aziende che sono invecchiate senza un ricambio
generazionale sufficiente e con un mercato esterno sempre in evoluzione e sempre più aggressivo la
figura del “solver manager” è sempre più richiesta. Con questo piccolo lavoro si intende voler
mettere a disposizione le esperienze vissute e condivise che ci hanno aiutato ad andare avanti.
L’obbiettivo è anche quello di rimanere entro poche pagine al fine di non disperdere l’attenzione o
peggio annoiare che si accinge per la prima volta a questa “futura materia”.

INTRODUZIONE

Una cosa che ci differenzia dagli animali è proprio la capacità di risolvere i problemi perché siamo
dotati di un “pensiero superiore” (vedasi libro dello stesso autore Togliete l’ipoteca sulla vostra
libertà”). Il problema spesso deriva da circostanze esterne alla natura umana, ma in una società
sovra-strutturata come quella odierna il problema nasce dall’uomo stesso, dalle sue azioni dalle sue
scelte dalla sua pigrizia, dalle sue non scelte. La risoluzione dei problemi è un scienza che parte
essenzialmente da due idee fondamentali:
• migliorare le esperienze fallimentari
• ricercare minore fatica (maggior profitto con il minor sforzo)
La capacità di fare sintesi tra queste due cose con la partecipazione totale dell’uomo e la via maestra
per affrontare ogni ordine di problema ci si pone d’avanti.
In particolare la conoscenza che passa attraverso il processo storico si avvale di:
• Scienza (ricerca e formazione )
• Coscienza (partecipare in prima persona)
• Esperienza ( migliorare per ridurre i fallimenti)

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Chi risolve dei problemi deve prendere sempre delle “decisioni” (vincendo l’inerzia umana e lì
entropia umana) che paradossalmente possono essere anche quelle di non prenderle, ma il restare
fermi deve essere frutto di una “scelta” non un disinteresse o una impotenza.
Una cosa che deve essere subito chiara è che tutta la natura va verso il disordine è il secondo
principio della termodinamica e dell’entropia. Trovare una soluzione significa dare ordine alle cose
quindi sappiate che state combattendo la natura stessa una frana da secoli andrà verso valle e anche
per qualche secolo facciamo dei muri e delle strade la natura avrà sempre la meglio. Questo per
dirvi che spesso delle situazioni ci sembrano dei problemi ed invece non sono altro che lo svolgersi
naturale delle cose proprio perché il nostro pensiero superiore ha necessità di ordine mentre tutto in
torno scivola via verso il disordine universale.

PROBLEMA O CAUSA

Una delle prime cose da fare è riuscire a distinguere ciò che è problema e ciò che è la causa,
succede infatti che si vuole guarire una ferita, ma non ciò che l’ha determinata. Si scambia
spessissimo l’effetto con la causa, nella gestione immediata sono certamente la stessa cosa ma nella
risoluzione definitiva e non immediata è necessario distinguere le cause e le ragioni.
Infatti le risoluzioni si possono dividere in:
• Risoluzioni immediate
• Risoluzioni definitive
La risoluzione immediata non distingue la causa dall’effetto è ha l’obbiettivo di:
• tamponare,
• contenere,
• fermare,
• isolare
il progredire e l’avanzare del danno o eventuale pericolo derivante dal problema.
La risoluzione definitiva nel suo processo ha un sub processo fondamentale che viene chiamato
“solving Investigation” che non è altro che l’analisi a ritroso di tutte le cause che hanno determinato
il problema, non è assolutamente la ricerca del colpevole (lo ripeto) ma delle ragioni che hanno
prodotto il problema (più avanti spiegherò meglio).

CITAZIONI CITABILI
"I problemi che abbiamo non possono essere risolti allo stesso livello di pensiero che li ha
generati" Albert Einstein

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"Il più grande dei problemi del mondo poteva essere risolto quando era piccolo"
Agesilao

"Non esistono problemi: ci sono solo le soluzioni. Lo spirito dell'uomo crea il problema dopo"
Andrè Gide

“Non esistono grandi problemi, esistono uomini piccoli”

“Se un problema ha una soluzione perché ti preoccupi? Se un problema non ha una


soluzione perché ti preoccupi?”

TIPOLOGIA DEI PROBLEMI

È necessario prima di affrontare qualunque problema intanto riconoscerlo e poi capire la tipologia
del problema. Nell’affrontare il problema è necessario capire se si hanno risorse necessarie per
affrontarlo oppure è necessario chiedere aiuto o in ultima analisi abbandonare.
• Problemi semplici
• Problemi composti
• Problemi risolvibili
• Problemi irrisolvibili (più grandi di noi)

PROBLEMA O INDECISIONE (INDUZIONE)

Bisogna intendersi spesso ci poniamo problemi che tali non sono, infatti noi li assurgiamo a
problemi ma di fatto sono solo delle indecisioni che rallentano il nostro moto naturale della vita.
Se il problema è una insoddisfazione di un bisogno primario ha sicuramente un peso maggiore e
quindi una priorità nella soluzione (ho fame e non ho niente da mangiare) se invece si tratta di un
indecisione sono le condizioni al contorno che drogano la valutazione (non ho tanta fame e posso
scegliere tra cinque cose). Con questi semplici esempio ho voluto mettere l’attenzione del lettore sul
fatto che spessissimo ci poniamo problemi che non esistono, questo provengono da una
sovrastruttura culturale di derivazione economico consumistica che spessi ci crea il problema al
fine di proporci una soluzione dietro vendita. Non è facile parlare di questo argomento ma la
pubblicità essenzialmente fa questo mestiere creare problemi al fine di vendere soluzioni.
Il mio punto di vista è abbastanza ovvio quindi le indecisioni che creano problemi o le necessità
indotte sono sol sovrastrutture psicologiche di cui dovremmo liberarci o quanto meno capire e
classificare in che ordine di “problema stiamo”, perché se “un problema non è un problema” questo
non va risolto. Molti problemi indotti ai consumatori dalla pubblicità di fatto sono solo il problema

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del produttore di vendere, basta riuscire a vederlo sotto questa forma, e allora perché devo risolverlo
io comprando il prodotto e magari creandomi veramente il problema di indebitarmi vero?

CONTESTO AMBIENTALE
Ogni problema non è mai uguale ad un altro può essere simile ma mai uguale perché cambia sempre
il contesto, e quando si parla di contesto si intende, il tempo, lo spazio e sopratutto la condizione
psicologica umana. Qualsiasi situazione per quanto posso avere sintomi e caratteristiche somiglianti
va analizzata sempre con la massima attenzione, anche se ripercorrere la procedura è noioso,
automatico, abitudinale diventa necessario per eliminare, anche con il metodo delle esclusioni
diventa necessario per restringere il campo di studio e analisi. L’utilizzo delle chek list aiuta
tantissimo per chi non ha dimestichezza con la logica e la freddezza.
Le chek list ogni uno se li può creare ad proprio uso ma fondamentalmente partono da una base di
contesto. Il contesto ambientale è fondamentale questo è formato essenzialmente da:
• Luogo
• Tempo
• confort
• Oggetti/attrezzature/macchine
• Attività
• Persone
Vediamoli singolarmente
LUOGO
• Esterno
• Interno
• In quota
• Sottoterra
• In acqua
TEMPO
• Mattina
• Sera
• Notte
• Estate
• inverno
CONFORT

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• Caldo
• Freddo
• Illuminato
• Buio
• Ventoso
• piovoso
• rumoroso
• silenzioso

OGGETTI/ATTREZZATURE/MACCHINE
• tipi di attrezzi, semplici, pesanti, tecnologicamente difficili, ecc
• vecchi, nuovi, in buono stato, sicuri, con manuali d’uso
• troppi, pochi, ingombranti,

TIPOLOGIA DI ATTIVITÀ
• lenta veloce
• ripetitiva
• sempre diversa
• ordinata
• confusionaria
• procedurale
• improvvisata
• ecc
PERSONE
• Anziano
• Giovane
• Preparato
• Emotivo
• Straniero
• Stanco
• Alcolista
A tal proposito è fondamentale capire il contesto umano

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CONTESTO UMANO

Un errore dei dirigenti vecchio stampo è quello di credere che la ricchezza sia il capitale o le
macchine o i computer o gli stabilimenti, sicuramente questi hanno un valore di mercato, ma la vera
ricchezza sono le persone il vero capitale è quello umano, in un sistema dove il meccanismo del
diritto al lavoro ha schiacciato il diritto alla vita e all’intelligenza, è venuta fuori, la famosa frase:
“tutti sono utili nessuno è indispensabile” indice della peggiore stupidità industriale consumistica
che poi ci ha portati praticamente alla rovina economica. Infatti è esattamente l’opposto, nessuna
persona è intercambiabile con un'altra perché è unica, ci sono imprese che sono fallite perché una
persona che magari stava in un reparto non considerato vitale per un motivo o l’altro ha
abbandonato l’azienda.
Il personale, soprattutto nel nuovo sistema economico di piccole e piccolissime imprese è
assolutamente unico (altro che intercambiabile) il grado di partecipazione e di immedesimazione
che il singolo lavoratore deve avere perché l’azienda funzioni è assolutamente fondamentale. La
figura qualunque questa sia deve essere mi si passi il termine “adattata” a quella e solo quella
impresa.
I computer si possono comprare in ogni momento e sempre di migliori, la competenza ma
soprattutto la fiducia e l’affidabilità di un collaboratore non si può comprare ne si può disciplinare
con un contratto.
A tal proposito va ricordato che le persone impiegabili ed impiegate possono essere Normali,
Idonee ed Esperte, un errore che si fa spesso è il seguente, credere che l’idoneità sia equivalente
all’essere esperto. Succede invece che la persona esperta magari non è idonea (si ubriaca, si droga, è
instabile psicologicamente, ecc) e la persona idonea non è esperta .

• Esperta ( conosce la materia, ha esperienza, conosce le procedure)


• Idonea (consapevole, capace, caparbio, deciso, preciso )

L’affidabilità ossia la certezza della performance è data dall’insieme delle due capacità.
Tutto questo fin qui esposto potrebbe sembrare fuorviante nel processo di problem solving invece è
fondamentale conoscere i contesti per arrivare a fare da subito una giusta analisi e quindi un giusta
procedura di soluzione.

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PROBLEM SOLVING E PREVENZIONE

Il problem solving deve avere una utilità che è quella della prevenzione, se storicizziamo e
archiviamo le “esperienze di soluzione” non facciamo altro che imparare dalla storia per non
commettere sempre gli stessi errori, quando i problemi sono errori. Chi non conosce la storia dei
suoi problemi non sarà capace di individuare le cause dei problemi futuri.
L’utilità di saper risolvere i problemi è sicuramente quella di eliminare il disaggio creato dal
problema ma allo stesso tempo di aver creato un “precedente” e quindi di essere preparati ed esperti
quando si ripresenterà un problema (uguale) o simile, ecco perché il problema deve essere visto
sempre come una “opportunità” di crescita più tosto che un elemento di disturbo.
I problemi che vengono previsti prima sono più facili da affrontare quando questi arrivano se
arrivano, poiché lo studio della prevenzione non fa altro che preparare intellettualmente,
psicologicamente e materialmente un evento ritenuto dannoso.
Esiste un segmento del problem solving che viene chiamato “problem finding” ossia la capcità di
individuare un problema di trovarlo, spesso l’incapacità di risolvere un problema dipende dal fatto
di non vederlo o peggio di non vederlo come tale.
La capacità di farsi sempre domande diverse sullo stesso argomento affina le metodiche di indagine,
se ci facciamo sempre le stesse domande il nostro cervello pigro (inerzia umana) tenderà a trovare
sempre le stesse risposte. La capacità del problem solver spesso sta nel riuscire a formulare
domande nuove e diverse e addirittura in anticipo. La domanda è sempre una fase analitica e la
soluzione parte sempre dalla domanda giusta.
Il porsi la domanda giusta fa si di non dover imbattersi in risposte e quindi soluzioni inutili a tal
proposito si ricorda la frase storica di John Dewey "un problema ben posto è già per la metà
risolto".

IL PROBLEMA COME OPPORTUNITA’

La vita come detto è piena di problemi quindi cercare i colpevoli è la cosa più stupida che si possa
fare, un capo che cerca colpevoli è un capo di poca esperienza e statura; invece la cosa che deve
fare un capo è cercare le ragioni delle cose, ponendosi le giuste domande. Il problema deve essere
visto sempre non come incidente, ma come opportunità di crescita, di sviluppo, di ricerca, di
migliorare la situazione. Se c’è un colpevole, per esempio, è perché è stata scelta la persona o il
momento sbagliato per fare una cosa, quindi se colpa c’è sta in chi sceglie, cosi anche non creare le
condizioni affinché non ci siano problemi al 99% è sempre “colpa dei capi”.

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Quindi i problemi ripeto non vanno visti come incidenti ma come un momento di crescita. Se i
problemi vengono visti come opportunità allora ci si sta ponendo nella maniera giusto per
affrontarli.
Il problema, (percepito come tale) deve far partire tutta la nostra forza creativa e di immaginazione
al fine di elaborare e produrre la soluzione più giusta e nel minor tempo possibile.
Nel breve termine quindi:
• Soluzione più appropriata
• Minor tempo possibile
Nel lungo termine è necessaria invece una analisi più approfondita atta a rilevare tutte le condizioni
di contesto che hanno generato il problema e quindi intervenire sulle cause.
Ricapitolando e sintetizzando vi sono due momenti uno immediato e imperativo ed uno più lungo
e riflessivo:
Nella fase immediata:
• si agisce sull’effetto del problema rapidamente e con decisione
nella seconda fase:
• si agisce sulle cause che hanno determinato il problema.

LA PERCEZIONE DEL PROBLEMA

La percezione oggettiva non esiste poiché passa sempre per la persona unica ed irrepetibile di ogni
uomo e siccome siamo tutti diversi con esperienze diverse questa può variare ma in ogni caso
bisogna trovare un ambito di valutazione e valori che tutti possiamo riconoscere e a cui tutti
possiamo riferirci. Andando al sodo senza dilungarci sulle variabili che possono influire la giusta
percezione possiamo subito dire che un piccolo problema può diventare un grande problema, ma
allo stesso modo un grande problema può diventare un piccolo problema, dipende proprio dalla
preparazione e da come ci si pone di fronte ai problemi.
L’approccio al problema quindi è fondamentale al fine di analizzarlo, gestirlo e quindi risolverlo.
Il problema è un “incidente” che interrompe quella che noi crediamo “normalità” della vita o di
una attività. Il problema viene visto come un qualche cosa che ci arriva è non ci aspettiamo che
turba il nostro stato di tranquillità.
Se per un attimo noi ribaltiamo il modo di vedere la situazione, il nostro pensiero è costretto a
vedere le cose in maniera diversa, abbiamo un succedersi di attività che ci impegnano a migliorare
anima e corpo nella loro gestione interrotte da momenti di quiete, di livellamento intellettuale. Il
problema è la mia attività interratta da momenti di noia.

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Spesso la pigrizia e il mondo circostante ci impone di vere le cose sempre e solo allo stesso modo,
ma non è detto che questo sia il solo modo di vedere le cose non solo ma dobbiamo riuscire anche a
mettere in discussione che questa visione spesso non è neanche la migliore.

IL PROBLEMA E PENSIERO POSITIVO


Una caratteristica fondamentale per il giusto approccio ai problemi è avere un atteggiamento
positivo e risolutivo soprattutto se si hanno posti di responsabilità, questo atteggiamento ottimistico
va diffuso e conteggiato a chi ci circonda, una cosa che ho sempre inculcato ai miei collaboratori
mentre mi sottoponevano i problemi era quella di presentarmi il problema sforzandosi di avere già
una idea di come risolverlo (anche sbagliata). Questo porta tanti benefici il primo è quello di
pensare al problema come qualcosa da gestire e contenere e non come qualcosa che ci schiaccia e
ci impaurisce. La seconda cosa importate è la responsabilizzazione alla gestione del problema,
spesso raccontando il problema al preposto ci si scarica di tutte le responsabilità invece nell’invitare
chi ha individuato il problema già alla sua soluzione lo si fa partecipare attivamente alla gestione
dello stesso.
Infatti nell’esposizione del problema iponevo di cominciare dicendo: “la soluzione che ho pensato
al problema che è successo è la seguente…”. La comunicazione è fondamentale e come vedremo è
fonte di problemi ma anche di soluzione. Il cervello infatti nel trovare le parole per esporre una
questione è obbligato a rielaborare la situazione e questo fa si di indurre la mente a riflettere e
a ri-definirlo più si definisce più lo si conosce più lo si gestisce il problema, meglio ancora se (solo
nella fase secondaria) lo si scrive, infatti la scrittura prevede un ulteriore grado di analisi.
Tornado all’atteggiamento positivo ed ottimistico è fondamentale che questo sia diffuso come un
contagio, a tutti deve venire spontaneo l’utilizzo di questi atteggiamenti che aiutano la risoluzione o
quanto meno la ricerca di questa anche se poi non la si trova.
La diffusione del panico, del pessimismo, del “tutto è perduto”, peggiora solo le cose, non solo ma
non fa trovare la soluzione nei giusti tempi e addirittura può generare ulteriori problemi.
Spesso la soluzione ad un problema è raggiungere la consapevolezza che non c’è soluzione.
L’uomo è una unità psicofisica inscindibile la sua azione-reazione al problema (qualunque esso sia)
coinvolge sempre il suo processo cognitivo emotivo e non solo la logica, l’uomo non è una
macchina anche la persona più “fredda” ad ogni azione corrisponde una reazione, e questa reazione
può anche manifestarsi lontano nel tempo o può sfociare in sintomatologia di carattere fisico. Tutto
questo per dirvi che l’uomo deve convivere con la continua interazione con i problemi della vita.
Questa relazione con i problemi deve essere la più serena possibile cercando di essere coscienti di
fronte alla cose che possono essere (certe volte) anche più grandi di noi.

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LA PSICOLOGIA DEL PROBLEMA


Se uno è in grado di porsi un domanda quasi sempre ha le potenzialità di trovare la risposta, il
problema sta solo nel tempo tecnico tra il formularsi la giusta domanda fino ad avere la giusta
risposta. La ricerca della soluzione infatti sta nel porsi la giusta domanda. Lo strato di pensiero che
genera una domanda è quello che non ha la soddisfazione di ciò che lo circonda e di ciò che sa o
crede di sapere. La voglia di formulare una risposta diversa anche a domande già conosciute è di
fatto un seme del pensiero superiore quello che non si accontenta del pensiero massivo. La
differenza tra un capo e un sottoposto se vogliamo sta proprio nel fatto che un capo si pone le
domande prima contro chi non se le pone per niente o se le pone dopo. La previsione di fatto è una
struttura di pensiero che vuole eliminare l’incertezza del futuro. La domanda che si esercita
necessariamente in un tempo per svilupparsi ha l’esigenza dello studio e l’analisi delle situazioni
che si evolvono solo con il trascorrere del tempo. L’esercizio di risolvere un problema del passato è
difficile ma parte da eventi storici e di fatto conosciuti. L’esercizio di risolvere problemi potenziali
che potrebbero esserci sono propri del pensiero superiore. Il motivo per cui con questo lavoro ho
associato la sicurezza al problem solving sta proprio nel fatto che il rischio non è mai un momento
passato ma un momento futuro che si avvera provocando un danno. Il rischio al passato si chiama
danno. La capacità di vedere un problema come tale sembra ovvia ma di fatto non lo è, infatti noi
vediamo un problema tale quando questo turba il nostro personale concetto di normalità.
Ma cosa è normale? Il problema che turba la nostra normalità di fatti è un problema di carattere
storico, crediamo che le cose debbano andare in un certo modo, se non lo fanno c’è un problema.
Spesso le cose vanno storte perché quella è la normalità e noi ci siamo solo formulati nella nostra
mente una immaginaria normalità che è lontana dalla reale normalità.
Il problema è sia psicologico sia sociologico, crediamo di avere una normalità che di fatto è solo
teorica, la normalità reale di fatto è un’altra. La società di fatto non ci abitua a vedere la realtà e
quindi ad affrontare i problemi reali, ma ci affascina attraverso la comunicazione in una
immaginaria realtà che di fatto sovrapposta a quella vera produce altri problemi a quelli reali.
Spesso noi siamo costretti a risolvere problemi inesistenti o nel migliore dei casi problemi già
risolti. La nostra cultura, egoistica e avara, purtroppo ci ha abituato ad allontanare i problemi come
cose negative, come cose che turbano la gioia, non c’è niente di più bello che la risoluzione di un
problema o la condivisione di un problema. La forza di una società proiettata nel futuro è proprio
questa partecipare alla condivisione e alla risoluzione dei problemi. Ma questo tipo di cultura
purtroppo è ancora lontana e sarà anche difficile da farla diventare cultura della vita.

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OGNI PROBLEMA HA UNA CAUSA, (SPESSO E’ IL DIRIGENTE)

Lo so che già il titolo di questo capitolo mi attirerà l’odio di qualcuno, ma io parto da un principio
che è il seguente: “non è mai sicuro che vi sia un sottoposto che genera un problema, ma piuttosto
c’è sempre la certezza che c’è un dirigente che non si accorge di cosa gli sta succedendo sotto”.
Ora fatte tutte le eccezioni del caso non voglio ne dare completa responsabilità sottolineando
l’’onnipotenza dei dirigenti per dovuti limiti umani, ne sollevare i sottoposti da qualsiasi
responsabilità, voglio solo dire che nel migliore dei casi la responsabilità totale, per un ipotetico
problema, si ferma al 49% per il sottoposto e al 51% per il dirigente. Il dirigente avrà sempre la
maggioranza delle azioni nella responsabilità delle cose per definizione.
La prima responsabilità quindi che un dirigente deve possedere è la coscienza che qualsiasi
problema sorga lui è comunque e sempre l’azionista di maggioranza.
Come abbiamo già detto il più grande degli errori è considerare il problema una causa, quasi sempre
il problema è un effetto, che poi potrà esso stesso essere causa di altri effetti. I dirigenti, i capi più
sprovveduti spesso cercano i colpevoli, senza essere coscienti che nel 90% dei casi sono loro stessi
la causa del problema, ma non lo riconosceranno mai in quanto pieni di falsa autorità. Si sa che
l’autorità per definizione non commette mai errori, al massimo leggerezze o sviste.
Il dirigente ha molti compiti che non sono solo quelli di dare ordini sul mero lavoro da svolgere e
poi leggersi il giornale, ma:
• Verificare costantemente
• Verificare l’idoneità dei luoghi
• Verificare l’idoneità delle persone
• Sorvegliare
• controllare
• Vigilare
• Migliorare il lavoro
• Migliorare le disposizioni
• Migliorare le comunicazioni
• Programmare la pianificazione
• Programmare la informazione
• Programmare la formazione
• Programmare la sicurezza
• E dopo aver fatto tutto questo ricominciare da capo

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Se si danno ordini o disposizioni a persone che non possono attuare quella disposizione il dirigente
è la causa del problema non il sottoposto che la fa è la fa male.
Molti dirigenti se mai leggeranno questo piccolo manuale, che vuole solo essere uno stimolo a
migliorare, mi odieranno, ma anche quando pensate di aver fatto tutto giusto, magari avete
sbagliato, il modo, il tempo, la persona, nella mia esperienza il “capo”, quello serio è quasi sempre
corresponsabile.

VISIONE COMPLESSIVA VISIONE DEL DETTAGLIO


Spesso non si ha la capacità di comprendere quando un problema sia tale o meno, quando sia di
dettaglio o quando sia veramente un grande problema. O peggio quando un piccolo problema
all’apparenza poi si trascini un grande problema.
• Piccoli problemi
• Medi problemi
• Grandi problemi
• Problemi nascosti
• Problemi reali
• Finti problemi

Molte volte si perde tempo a risolvere problemi che non esistono se solo si avesse la capacità di
capire che si intraprende quella strada solo per un bisogno psicologico di affrontare questioni
puramente di speculazione intellettuale, (i capi che fanno sempre riunioni inutili) infatti spesso la
risoluzione dei questi problemi finisce quasi sempre con un rimando della sentenza, proprio perché
non c’è niente da sentenziare.
I personaggi che poi solitamente amano disquisire su problemi inesistenti spariscono o si perdono
proprio quando i problemi sono veri è reali.
Parafrasando una famosa frase di un film “quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare”

ORDINE DEI PROBLEMI

Un'altra analisi che è necessario affrontare e quella di riuscire a determinare l’ordine del problema
Questo ci aiuta a scegliere meglio gli strumenti e le risorse per affrontarli meglio:

• Problemi pratici
• Problemi organizzativi

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• Problemi di comunicazione
• Problemi psicologici
• Problemi di forza maggiore
• Insieme di quelli precedenti

C’è da dire che spesso non vi è un solo ordine di problema in una situazione che si presente poiche
un ordine di problema può trascinarsi dietro gli altri ricordiamo che la natura umana è una unità
psicofisica indivisibile quindi è possibile non che naturale che ciò avvenga. La distinzione però ci
aiuta nella conoscenza delle cose per fare maggior chiarezza sia nella fase conoscitiva che di
gestione anche perché poi in base alle nostre classificazioni si dovranno dare delle priorità di
intervento.

PROCEDURA STANDARD

Andiamo alle procedure senza dilungarci in teorie, vi sono molte tracce o chek list da utilizzare ma
è fondamentale che ogni uno si trovi un metodo e lo perfezioni con il tempo.
Tra le molte procedure una standard è la seguente:

• ANALISI
• RACCOLTA DELLE INFORMAZIONI
• PRIMA ELABORAZIONE
• STABILIRE LE PRIORIATA’
• AZIONE DECISIONE
• PROBLEM INVESTIGATION
• MISURE CORRETIVE ELABORAZIONE APPROFONDITA
• ARCHIVIAZIONE CATALOGAZIONE STATISTICA
• MANUTEZIONE DELLA PROCEDURA

ANALISI

Ricordandovi che esistono essenzialmente due tipi di analisi nella ricerca delle soluzione dei
problemi rispettivamente quella per il contenimento del problema nella fase immediata e quella
invece della soluzione definitiva :
• Quella immediata ⇒ (risoluzione Immediata)
• “Solving investigation” ⇒ (risoluzione definitiva)
In entrambe le attività le prime cose da fare nell’affrontare un problema sono:
• Mantenere la calma (il panico e l’agitazione crea altri problemi)

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PROBLEM SOLVING Giuseppe Turrisi

• esaminare (raccogliere tutti i dati possibili )


• esaminare il contesto ( risorse materiali ed umane)

RACCOLTA DEI DATI

Di fatto questo punto fa parte della analisi in quanto man mano che si raccolgono le informazioni si
deve anche avere la capacità di capire dove e come raccogliere più informazione, oppure analizzare
che non c’è tempo di raccogliere ulteriori informazioni.
Nella fase di gestione immediata, il tempo diventa un “determinate” per la risoluzione dei
problemi quindi bisogna avere la capacità e l’abilità di raccogliere i dati essenziali e giusti che siano
utili a prendere delle decisioni immediate.
Nella fase di “investigation” che quella più estesa di risoluzione, allora ogni dettaglio è utile per la
ricerca delle cause che hanno determinato il problema.
Nella raccolta dei dati è fondamentale distinguere i fatti reali, i dati oggettivi dalle suggestioni o
peggio dalle deduzioni di carattere emotivo. I dati per loro natura devono avere carattere essenziale
e sintetico se un evento viene descritto con troppe parole, in mezzo c’è sicuramente molto
commento. Le osservazioni ed i commenti sono necessari ma solo nella fase di elaborazione.

PRIMA ELABORAZIONE
Uno dei momenti più difficili e la prima elaborazione perché da qui dipendono poi le scelte future,
ecco perché è necessaria la massima freddezza, la massima logica e soprattutto molta esperienza. Il
dirigente diventa tale solo dopo molta esperienza. Combattere con le proprie emozioni ed i propri
istinti non è facile e solitamente ci vuole molto tempo e soprattutto ci vuole la realtà delle cose che
forgia la capacità gestionale, nessun corso o libro o stage può supplire ad una esperienza diretta con
i problemi, come detto ogni problema non è mai uguale all’altro. Ma tornando alla fase procedurale
Dobbiamo in poco tempo

• tempo a disposizione
• risorse materiali a disposizione
• risorse umane a disposizione

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PROBLEM SOLVING Giuseppe Turrisi

STABILIRE LE PRIORITA’- AZIONI DECISIONE

Questa fase è delicata perché una scelta sbagliata non solo può non risolvere il problema ma può
generarne altri, quindi serve molta responsabilità esperienza conoscenza lucidità e possibilmente
consiglio (non troppo).
• cosa fare
• come farlo
• quando farlo (priorità)
• chi lo deve fare
• conferma che è stato fatto

PROBLEM INVESTIGATION

Questa è la fase da fare con calma e scrupolo poiché per essere certi che il problema non si
ripresenti è necessario avere conoscenza di tutte le condizioni al contorno che hanno generato il
problema. L’investigazione deve essere la più completa possibile anche se mentale (meglio scritta).
Un esempio:
• dove è successo
• quando
• come
• a chi
• perché
• con chi
• e già successo
• come è stato risolto
• perché non è stato risolto
• altre e varie ed eventuali
La risposta a queste domande (anche mentalmente) deve essere la più chiara possibile e la più estesa
possibile, anche ad alta voce e anche con un persona di fiducia, il confronto spesso è fondamentale
per non arrovellarsi sempre sulle stesse idee, e sulle stesse risposte.
Nella fase dell’investigazione soprattutto alla domanda perché, è naturale estraniare da se la causa,
fa parte della difesa personale che attua il nostro inconscio quindi sapendo questo, volutamente

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PROBLEM SOLVING Giuseppe Turrisi

cercate di rispondere con la massima onesta intellettuale possibile (anche perché è un lavoro
psicologico che fate con voi stessi) cosa voi potete o avreste potuto fare affinché quel perché sia
dipeso da voi.

METODO
L’idea che esista un modello a priori è fondamentalmente sbagliata come è sbagliato pensare che
esista un modello fisso di organizzazione o di processo. Il modello per usa natura è dinamico perché
chi lo applica è un essere cangiante, quindi ogni modello (metodo) di organizzazione deve essere
pensato, misurato e testato nel contesto in viene applicato. Uno stesso modello anche a parità di
condizioni può non funzionare da un posto ad una altro per il semplice fatto che cambiano le
persone che lo applicano. L’interpretazione dei limiti di gestione e di libertà, di autocontrollo o di
operatività, di esperienza o capacità possono di fatto non far funzionare un sistema che sembra a
prova di bomba. Il vero metodo è che ogni volta bisogna costruirsi un metodo che ha comunque una
durata limitata spaziotemporale, quando le condizioni ambientali ed umane cambiano anche il
metodo dovrà essere cambiato. Il metodo non è una legge è uno strumento non è una regola è una
risorsa.

Per costruire un metodo ci vuole metodo, sembra un errore di riciclo, ma non lo è. Come
precedentemente detto non esiste un metodo precostituito anche per crearsi un metodo ma bisogna
cominciare a sperimentare, con l’accortezza di scrivere tutto anche gli errori che si fanno. La
scrittura altre ad imporre al nostro cervello un migliore elaborazione del concetto ci permette di
lasciare una traccia che può essere analizzata successivamente anche quando le condizioni al
contorno cambiano. Una traccia può essere la seguente:

• ipotizzare una sequenza di cose da fare


• scriverle
• metterle in pratica
• verificare se ci sono stati problemi durante la messa in pratica
• correzione
• ripercorrere la procedura
• verifica finale

Ogni volta che è necessario scrivere ed analizzare, non pensate che lo scrivere sia una perdita di
tempo, anzi al contrario vi serve ad analizzare meglio e formulare meglio il pensiero. Il cervello è
sottoposto ad uno sforzo maggiore poiché l’idea che deve prendere una forma di comunicazione

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PROBLEM SOLVING Giuseppe Turrisi

nella forma scritta deve passare necessariamente per la strettoia della sintesi. Nel parlare vi è un
maggior grado di liberta di pensiero associativo, mentre nello scrivere vi è un maggior grado di
analisi poiché il fatto di scrivere frena la velocità del pensiero associativo.

Il modello e il metodo in altre parole viene costruito provando e correggendo un strategia che di
volta in volta si affina secondo gli obbiettivi che si vogliono raggiungere.

Deve essere chiaro l’obbiettivo, un obbiettivo non chiaro determina in metodo incerto.

Quando l’obbiettivo è chiaro si dovrà pensare ai modi concreti e ragionevoli per raggiungerlo
sempre scrivendo ogni passaggio e provandolo come precedentemente detto.

Nella determinazione del metodo è fondamentale dare un sistema di valori quindi è sempre
fondamentale inserire anche tempi e risorse. Se un obbiettivo vale 2 ma il tempo e le risorse
impiegate valgono 4 probabilmente non vale la pena perseguire quell’obbiettivo.

Ogni metodo o modello deve avere alcune caratteristiche per poter essere poi preso e messo in
esercizio come:

• affidabile (senza sorprese)


• definito (cosa si deve fare senza incertezze e imprevisti)
• efficace (deve portare alla soluzione)

Il tempo nella soluzione dei problemi spesso è una variabile determinate in quanto molti problemi
se presi in tempo forse non sono da considerarsi tale oppure sono facilmente risolvibili, se invece
vengono rimandati si ingrandiscono e diventano non gestibili e possono generare anche altri
problemi.

“RISCHI CLASSIFICATI” (RISCHIO COME PROBLEMA)


La “sicurologia” (la scienza della sicurologia non esiste ancora o per lo meno esiste ma non in
maniera organica e strutturata e sopratutto non è considerata tale). Questa scienza è diversa dalla
“scienza della sicurezza” che in Italia fa riferimento solo alla “security” infatti questa ha preso il
sopravvento sulla “safety”;di fatto in Italia la scienza della sicurezza è considerata solo quella delle
cose, dei beni e dell’ordine pubblico in effetti bisognerebbe considerarla a 360° considerando gli
altri due aspetti come la “safety” e la “emergengy” ) prevede la valutazione del rischio in fase
preventiva. Il rischio non è altro che un problema che si può avverare in determinate condizioni, ora

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PROBLEM SOLVING Giuseppe Turrisi

se conosciamo prima quelle condizioni facciamo in modo che il problema neanche si verifichi. Il
rischio quindi viene conosciuto e classificato, non solo ma vendono prese delle “misure” al fine che
questo rischio sia eliminato, ridotto o quanto meno contenuto. “preventive problem solution”.

Le indagini servono proprio a classificare i rischi al fine di conoscerli e quindi di prevenire il


problema. Si sviluppano due scenari uno è quello del rischio e quindi del problema già classificato
che di conseguenza ha già una soluzione classificata l’altro scenario è quello del problema non
classificato che deve essere sottoposto al “solving investigation”

“PENSIERO SUPERIORE”
La natura umana non ama risolvere i problemi anzi cerca sempre di schivarli oppure di non vederli,
questo comportamento spesso è il vero generatore di problemi.

Il problema ci induce alla consapevolezza di una responsabilità. La efficacia del comportamento


iniziale sull’approccio del problema cambia completamente il modo di risolverlo.

Spesso in nostro pensiero è legato a dei vincoli che ci portiamo dietro con la nostra vita, riuscire a
vedere le cose sotto altri punti di vista (soprattutto se si è da soli) non è facile se non si è allenati ad
estrapolarsi dal contesto in cui si vive.

Il problema spesso è tale perché il contesto ambientale lo genera, basta che vi sia una persona con
un pensiero, non dico superiore, ma diverso lo veda da fuori è già può cambiare la prospettiva del
problema.

Non avere soldi per un europeo è un problema, per uno in amazzonia non è un problema, giusto per
estremizzare.

Quando si vuole acquisire la conoscenza reale di un problema e del livello del problema è
necessario porsi le domande giuste ponendosi tante domande anche quelle che ci sembrano le più
banali chiariremo la prospettiva e “definiremo” il problema nella sua essenza.

Il problema è sempre di natura umana che cerca di regolamentare un mondo che di fatto ha altre
regole che invece vanno verso il disordine universale (l’entropia).

L’uomo sulla terra vuole mettere ordine nel disordine che evolve. Questo per quanto possa
sembrare follo lo ritroviamo non solo nella materia quindi a livello fisico ma soprattutto nell’ordine
etico e filosofico.

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PROBLEM SOLVING Giuseppe Turrisi

Tornando alle domande, queste devono essere poste in termini di soluzione e come già detto non
alla ricerca dei colpevoli ma alla ricerca degli errori.

La capacità un buon problem solver è quella di porsi domande che producano risposte concrete, le
domande che non producono risposte serie non vanno approfondite.

MANUTEZIONE DELLA PROCEDURA

Uno dei metodi per fare manutenzione del metodo di problem solving è quello di testarlo
continuamente, rileggersi le domande con le risposte anche a problema già risolto, confrontarsi con
altri al fine di vedere se tutte le domande o tutte le risposte siano state già date.
Il professor Vito Carescia dice sempre che prima di incominciare a risolvere un problema bisogna
veder se quel problema è stato già risolto da altri. Questo significa imparare anche dagli errori e
quindi dalla esperienza degli altri.
Lo studio continuo poi è sempre la carta vincente, sapere le cose prima fa sempre la differenza.
I problemi spesso nascono dalla poca conoscenza delle cose della vita del lavoro, del contesto.
La migliore manutenzione quindi parte dalla prevenzione e dallo studio continuo della vita.
Niente è eterno neanche le procedure ed i metodi che vanno sempre, non solo contestualizzati ma
sempre migliorati.
Il metodo di cui abbiamo parlato prima va continuamente “implementato” attraverso le domande
diverse (non sempre le stesse domande che ottengono sempre le stesse risposte) e con nuove
strategie. L’applicazione del metodo poi va continuamente controllata per vedere l’efficacia di tale
metodo, monitorare l’attività è fondamentale al fine dell’ottimizzazione delle risorse oltre che del
tempo al fine di raggiungere prima e meglio il metodo.

COMUNICAZIONE
Una delle cause più frequenti dei problemi nasce proprio dalla comunicazione spesso vi sono dei
disturbi, dei fraintendimenti, delle incomprensioni delle carenze, delle dispersioni, delle
imprecisioni e cosi via. I messaggi qualunque sia l’interlocutore devono avere sempre, con le
dovute modifiche del caso, le seguenti caratteristiche.
• Utilità del messaggio
• Chiarezza del messaggio
• Sintesi del messaggio
• Completezza del messaggio

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PROBLEM SOLVING Giuseppe Turrisi

• Certezza della consegna del messaggio


• Verifica della comprensione del messaggio

Utilità del messaggio


Ogni messaggio deve essere fatto per l’importanza che, un over load di messaggi ne fa perdere la
memoria e l’importanza l’ultimo messaggio che magari è meno importante

Chiarezza del messaggio

Limitarsi a soggetto verbo e complemento senza troppe incidentali e commenti personali, (i


commenti anche questi sintetici e chiari è meglio metterli alla fine) limitarsi al racconto degli eventi
possibilmente in ordine temporale e logico

Sintesi del messaggio

Ogni messaggio deve contenere le giuste informazioni senza aggiunta di emozioni aggettivi inutili o
esagerati, e anche il riporto delle informazioni nella fase di analisi è fondamentale che siamo le più
precise e sintetiche possibili, soprattutto quando le informazioni da analizzare sono tante la sintesi è
necessaria per l’ottimizzazione dei tempi.
Completezza del messaggio

Ogni messaggio deve contenere le giuste informazioni senza perdere elementi per esempio la regolo
giornalistica delle cinque W è una giusta partenza
• Who (chi)
• Where (Dove)
• When (Quando)
• Why (perché)
• Wherefore (come)

Certezza della consegna del messaggio

Uno degli errori più frequenti è quello di credere che un messaggio sia giunto a destinazione, ed
invece il messaggio può non essere arrivato oppure è arrivato e non è stato aperto, oppure è arrivato
al momento sbagliato, o ancora è arrivato alla persona sbagliata.
Tutte queste cose che sembrano banali sono invece la causa di moti problemi anche molto seri.
Spesso se il messaggio arriva alla persona sbagliata che per esempio non da importanza alla cosa
diventa un problema enorme. Una breve chek list

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PROBLEM SOLVING Giuseppe Turrisi

• È arrivato il messaggio
• A chi è arrivato
• Quando è arrivato
• Come è arrivato
• Chiedere conferma che sia arrivato.

Verifica della comprensione del messaggio

In fine la parte la parte più noiosa che potrebbe anche sembrare scortese nell’ambito di persone
istruite ma anche questa è fondamentale. Nella comunicazione è fondamentale che si sia certi che
quello che è stato detto sia la stessa cosa di quello che sia stato compreso.
Questa verifica spesso può risultare noiosa nonché fastidiosa perché emozionalmente mette in
discussione il principio di essere intelligenti nel capire le cose, ma con molta umiltà se si capisse
che nella comunicazione si nascondono varie insidie si abbasserebbe la guardia e spendendo pochi
minuti in più nelle comunicazioni si verifica (anche ripetendo, quindi rielaborando) quello che è
stato comunicato.

CHIAREZZA

Nella nostra vita la chiarezza dovrebbe essere alla base di ogni cosa, le cose fatte alla luce del solo
sia quelle materiali si a quelle immateriali sono sempre le più gestibili e le più lineari. Ogni cosa
che lascia cose non dette sono semi di problemi futuri, ogni supposizione e madre di catastrofi, ogni
pregiudizio è indice di vizio nella forma. Nell’arte dei risolvere i problemi, sembra ovvio dirlo, non
bisogna generare altri problemi queini è sempre necessario agire con estrema chiarezza trasparenza
e linearità, ogni cosa contorta non porta mai ad esisti positivi forse ne breve periodo ma alla lunga si
ritorce sempre. Un problema non risolto state sicuri che si ripresenta con gli interessi fa parte delle
equazioni della vita. (Libro “Ipoteca sulla vita”).
Nel mondo che ci crediate o noi siamo in un circuito chiuso quindi tutto funziona per equazioni
con un bilancio che può essere fisico energetico economico e anche etico si ripeto “etico” ed ogni
equazione tende sempre al bilancio. Magari rimandando o evitando un problema voi lo avete
superato ma quel problema ritornerà (se non viene bilanciato cioè risolto) ai vostri figli ai vostri
sottoposto ecc. In breve ricapitoliamo:

• Il pregiudizio vizia la critica oggettiva


• La supposizione genera sempre errori
• La verifica continua è l’unica arma contro i problemi

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PROBLEM SOLVING Giuseppe Turrisi

• Trasparenza e linearità (onesta intellettuale)


• Affrontare mai fuggire

PROBLEMI E SICUREZZA
Spesso i problemi hanno un carattere che va ad incidere la sicurezza della vita e delle persone ed il
lavoro. Quello che “non è mai successo” in trenta o quaranta anni può succedere in un secondo.
Il problema come la sicurezza va studiato prima l’analisi e i suoi rimedi si chiama prevenzione.
La prevenzione è fondamentale affinché la “normalità sia un fatto che succede” è non un momento
in cui non avviene niente. La “normalità” è tale perché qualcuno ha fatto delle scelte, perche
qualcuno ha organizzato, perché qualcuno ha previsto e pianificato. L’improvvisazione è sempre
madre di incidenti e quindi di problemi. Nei momenti in cui crediamo di annoiarci e crediamo di
non avere niente da fare sarebbe bello pensare a come migliorare ciò che già crediamo funzioni
bene. L’insoddisfazione continua delle esperienze umana ha generato quella ricerca al migliorare la
vita ogni giorno, un errore comune è quello di pensare che questo percorso sia deputato a qualcun
altro, tutti siamo obbligati moralmente a lasciare questo pianeta in cui siamo ospiti per 60/80 anni
meglio di come lo abbiamo trovato. La soluzione dei problemi anche quelli futuri fanno parte di
questa visione lungimirante e se vogliamo ecosostenibile del pianeta. Solo per fare un esempio in un
ufficio usare meno carta e fare risparmio energetico spegnendo le luci quando non servono è fare
sicurezza ed è cominciare a risolvere il problema dell’inquinamento.
Spesso con il nostro comportamento possiamo risolvere problemi della collettività (quindi anche
nostri) senza saperlo. La conoscenza è responsabilità e la sicurezza che evita problemi è prima di
tutto responsabilità e comportamento.

ORDINE

"Serva ordinem et ordo servabit te"


Spero di sfondare una porta aperta dicendo che un elemento fondamentale per evitare il più
possibile i problemi è l’ordine, l’ordine è indice di logica di sicurezza di controllo, tutto questo però
senza esagerare, non bisogna essere maniaci, la fobia dell’ordine diventa essa stessa un problema da
risolvere, quindi si parla del giusto ordine, delle cose. Un metodo per capire se l’ordine stesso è un
problema è quello di misurare in percentuale il tempo che dedicate solo all’attività di mettere in
ordine e quanto vi arrabbiate per le cose in disordine. Se una cosa in disordine vi rovina la giornata

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PROBLEM SOLVING Giuseppe Turrisi

allora questo è un problema diversamente è nell’’ordine delle cose. In particolare fate una
valutazione interiore dandovi anche dei voti per esempio sulla lista seguente.
• Ordine ambientale
• Ordine intellettuale
• Ordine morale
• Ordine fisico
• Ordine contestuale
• Ordine di importanza

MANUTENZIONE DEL PROBLEM SOLVING


Spesso si perde l’abitudine alla gestioni dei problemi, che poi sono la vita quotidiana, l’esercizio
anche simulato, di eventuali problemi ci prepara anche alla eventualità dell’avvenimento.
La simulazione di problemi inesistenti è una attività di prevenzione che è necessaria proprio a
sviluppare il processo cognitivo ed emozionale che ci abitua non tanto al problema che si sta
simulando (anche a quello) ma ci fa acquisire la forma mentis alla gestione del problema qualunque
questo sia, ed in particolare:
• cosa fare
• se farlo
• quando farlo
• chi lo deve fare
L’analisi successiva serve ad interrogarsi se le scelte fatte, (chi, quando come) sono state scelte
giuste e cosa si poteva fare meglio.

ANCORA QUALCOSA DI PRATICO

• mantenere la calma e farla mantenere


• freddezza e lucidità
• Ascolto di tutti invitando alla sintesi e alla concretezza
• analisi e domande specifiche
• prima elaborazione e formulazione
• decisione e azione
• verifica e controllo della effettività
• correzione dell’intervento decisionale

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PROBLEM SOLVING Giuseppe Turrisi

• conservazione dei dati statistici


• gestione e supervisione continua
• formazione ed informazione continua

DOCUMENTAZIONE

Lasciare traccia di ciò che si fa sempre, scrivendo si metabolizza meglio ciò che si è pensato e nella
traduzione dal pensiero alla parola scritta vi è comunque sempre un ulteriore riflessione e
approfondimento della situazione. L’uso della parola scritta è della tracciabilità migliora il nostro
ordine mentale, la nostra capacità di logica e di sintesi. In oltre la documentazione diventa un
archivio storico per la “solving investigation” se un problema è stato già risolto basta andare a
guardare l’archivio per ridurre i tempi. Tutto ciò, poi, migliora la nostra gestione globale dei
problemi cioè della nostra vita.
Basta una agenda per le cose personali, vi posso assicurare che non è perdita di tempo.
Anzi vi posso assicurare che chi non ha tempo per fare questo vuol dire che ha un problema con se
stesso. L’attività lavorativa non può assorbire anche il tempo di organizzare questa stessa e di
pianificarne il suo svolgimento naturale. Quando si è travolti da enorme quantità di lavoro e
abbiamo la sensazione di non avere tempo per niente sappiate che avete un problema serio e che ve
ne stano per arrivare altri. Ogni cosa deve essere fatto in un suo giusto spazio e in un suo giusto
tempo. (ergonomia spaziotemporale).

COSE DA NON FARE

Senza dilungarmi in teorie inutili, caratteristica di questo piccolo manuale, vado subito al sodo chi
vuole affrontare un problema di petto non deve cadere nelle seguenti tentazioni:

• Rimozione del problema


• Fare finta che non c’è
• Spostamento del problema ad altri
• Spostamento del problema in avanti nel tempo
• Nascondere il problema
• Cercare colpevoli
• Cercare alibi
• Non farsi trovare

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PROBLEM SOLVING Giuseppe Turrisi

• Farsi sostituire
• Ecc (la fantasia in questo settore devo dire che è veramente notevole)

CENTO COSE DA RICORDARE

1. Ci sono due cose che non tornano mai indietro, una freccia scagliata e un’occasione perduta

2. Il segreto per andare avanti è iniziare

3. I leader risolvono i problemi di oggi pensando al domani

4. Trovarsi insieme è un inizio, continuare insieme è un progresso, restare e lavorare insieme è


un successo

5. Non importa quante volte cadi, ma quante volte ti rialzi

6. I leader imparano dal passato si concentrano sul presente si preparano per il futuro

7. Ogni fallimento è solo un’opportunità di diventare più intelligenti

8. Il futuro appartiene a coloro che credono nei propri sogni

9. Tanto più sappiamo tanto più saremo coscienti dell’infinito sconosciuto

10. Se vuoi cambiare il tuo destino cambia il tuo modo di pensare e il tuo atteggiamento

11. Se continui a fare quello che hai sempre fatto continuerai ad ottenere quello che hai sempre
avuto

12. Le persone che aspettano che tutte le condizioni siano favorevoli per agire, non agiscono
mai

13. I sogni possono diventare realtà solo se si ha la testardaggine di perseguirli

14. Le persone possono dubitare di ciò che dici, ma crederanno sicuramente a ciò che fai.

15. Un vero leader aspira a diventare un esempio e non un eroe

16. Porsi un obbiettivo e la forza umana più forte che esista.

17. Tutto quello che ti serve è già dentro di te, offri risultati non scuse.

18. Domani lo farai meglio, se oggi lo hai fatto con passione.

19. Tanto più duramente ti eserciti tanto più sarai fortunato

20. Il giorno che smetti di formarti sarà l’inizio del tuo declino.

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PROBLEM SOLVING Giuseppe Turrisi

21. La ricchezza arriva a chi fa accadere le cose, non a chi aspetta che le cose accadono.

22. Non sopprimere mai un idea, trasformala

23. Se altre persone lo hanno fatto prima di te, puoi riuscirci anche tu

24. Se già fai le cose bene, allora falle meglio.

25. Se vuoi fare strada, dai strada

26. Esperienza e il nome che ognuno da ai propri errori

27. La bontà è più facile da riconoscere che da definire.

28. È più nobile convertire le anime che conquistare i regni.

29. La fortuna è quando la preparazione si incontra con un opportunità

30. Se ci provi hai il 50% della probabilità di riuscire se non ci provi hai il 100% della certezza
di non riuscire

31. Il mondo va comunque avanti sta a te farti seguire o corrergli dietro

32. Niente è più pericolosa di un’idea se è l’unica che si ha

33. Troveremo un modo o lo creeremo

34. La causa principale dei problemi sono le soluzioni

35. Io non ho problemi solo soluzioni (anche drastiche ma soluzioni)

36. Ragionare sempre in termini di soluzione e mai di problema

37. Non risono grandi problemi ma solo grandi uomini che li risolvono

38. Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare

39. Se non sai fare una cosa cerca di capire come si fa ma non ti fermare

40. La più alta forma di coraggio è il coraggio di creare

41. C’è sempre una strada migliore il tuo scopo e trovarla

42. La strada più facile non è mai la migliore

43. nessuna grande opera viene creata in un’ istante

44. Molte volte non è difficile creare ma sostenere e incrementare

45. Non lasciare mai che ciò che non sai fare interferisca con ciò che sai fare

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PROBLEM SOLVING Giuseppe Turrisi

46. La differenza tra l’impossibile e il possibile sta nella persona che pensa

47. Non conta cosi si fa ma come si fa

48. Non abbassare mai il tuo standard per compiacere gli altri

49. Le piccole opportunità spesso sono l’inizio di grandi imprese

50. Gli ostacoli sono fatti per essere superati

51. Non c’è niente di cosi in alto che tu non possa appoggiarci la tua scala

52. Non avrai mai fallito finche continuerai a provare

53. Il migliore amico è colui che tira fuori il meglio di te

54. Se volete l gusto della vittoria allora accettate le sfide

55. Non c’è esercizio migliore per il cuore che abbassare la mano e aiutare gli altri ad alzarsi

56. Nessun problema può essere risolto evitandolo

57. Ben fatto e sicuramente meglio che ben detto

58. La perseveranza è il lavoro che ti aspetta dopo il lavoro che hai appena finito di fare

59. Siamo ciò che crediamo di essere

60. L’uomo è ciò in cui crede

61. Pensiamo “come” e non “se”!

62. L’illusione di essere tutti uguali uccide i valori, se hai due talenti sfruttali

63. Non ti porre limiti ma obbiettivi da raggiungere

64. Vai nella direzione dei tuoi sogni e non ti voltare mai

65. Se non chiedi non saprai mai

66. I sogni possono diventare realtà solo se si perseguono

67. É la mente che fa sani o malati, che fa tristi o gioiosi, che fa ricchi o poveri

68. le persone raramente raggiungono il successo a meno che non sono felicissimi di quello che
stanno facendo

69. Cerca di fare sempre la differenza

70. Con il potere delle convinzioni si vincono molte battaglie

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PROBLEM SOLVING Giuseppe Turrisi

71. L’arte della persuasione incomincia con l’aprire le orecchie e il cervello e non la mente

72. La differenza tra un leader e un capo e che il leader guida il capo comanda

73. Se non ti aspetti l’imprevisto no lo incontrerai

74. La vita si rimpicciolisce o si ingrandisce proporzionalmente al proprio coraggio

75. Le scoperte consistono nel vedere ciò che tutti hanno visto ma nel pensare quello che
nessuno ha pensato

76. L’uomo senza meta è come una nave senza timone

77. Cambia tre abitudini all’anno otterrai risultati eccezionali

78. Insistere è testardaggine perseverare è determinazione

79. È nel momento delle decisioni che si plasma il tuo destino

80. I leader non cerca il colpevole o si chiede perché è successo, fa di tutto in modo che non
succeda.

81. Un cliente soddisfatto è un cliente per sempre

82. Nulla di grande è stato realizzato al mondo senza la passione

83. L’atteggiamento è una piccola cosa che una grande differenza

84. Il successo è un viaggio non una meta

85. nulla accade prima di un sogno

86. I consumatori sono statici i clienti sono persone

87. Energia e persistenza conquistano qualsiasi cosa

88. Il leader c’è quando c’è bisogno di lui non quando gli conviene

89. Pensare diverso della propria epoca e ma parlare male della propria epoca è follia

90. Il futuro appartiene a coloro che credono alla bellezza dei propri sogni.

91. Se sai come fare avrai sempre un lavoro se sai anche perché potrai anche comandare.

92. L’unico handicap che può avere un uomo è quello di non credere nei propri sogni

93. Fanatismo consiste nel raddoppiare gli sforzi quando hai perso l’obbiettivo

94. Quando l’uomo pone un limite a quanto può fare di fatto pone un limite a quanto farà.

95. Nono esiste notte che possa sconfiggere l’alba.

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PROBLEM SOLVING Giuseppe Turrisi

96. Se non chiedi….. non avrai

97. Pensare come e non pensare se..

98. Il premio per una cosa fatta, è averla fatta.

99. Qualsiasi cosa tu faccia falla alla massima espressione

100. (questa la devi scrivere tu ormai sei pronto)

CONCLUSIONE

Non era nelle mie intensioni di scrivere un trattato, questo e compito degli specialisti, più tosto
un libricino veloce da scorrere per riflettere su alcune questioni sui problemi che spesso ci
affliggono solo perché ci vogliamo fare affliggere o perché non siamo preparati a questo.
Questo piccolo manuale, spero, serva a creare un mentalità preventiva oltre che positiva nel
mondo anche privato se vogliamo di approcciare i problemi. Chi vuole cambiare il mondo,
(diceva un proverbio cinese) cominci da se stesso, prendendo in prestito questa filosofia chi
vuole risolvere un problema cominci a non scappare e a pensare a cosa poteva fare lui (non gli
altri) affinché quel problema non succedesse.
Questo libricino a carattere puramente divulgativo raccoglie la mia personale esperienza in
questa affascinante realtà che la vita ci pone ogni giorno come opportunità. Il problem solving
non è una cosa che si può rinchiudere in venti pagine e nemmeno in cento perche è un percorso
che non finisce mai, perché è la nostra unica vita, se vogliamo, fatta da protagonisti e non da
spettatori, chi vuole intraprendere questa “arte” (problem solving) capirà ben presto, che essa è
uno studio continuo e permanente cominciata quando l’uomo voleva ripararsi dalla pioggia e ha
cercato le caverne e non finirà mai.

RIFERIMENTI e BIBLIOGRAFIA
http://wik.ed.uiuc.edu/index.php/Problem_solving-Elementary_level
http://en.wikipedia.org/wiki/Problem_solving
http://www.hrdonline.it/inc/extra/problem-solving.html
http://www.ecomind.it/problem_solving/info_problem_solving.html
http://www.problemistics.org/corso/prima.pagina.html
http://www.asa3.org/ASA/education/think/methods.htm
http://www.athealth.com/Consumer/disorders/problemsolving.html

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PROBLEM SOLVING Giuseppe Turrisi

“Il perfetto problem solving” di Vaccarone Giuseppe


“Problem solving” L'arte di trovare soluzioni di Spagnulo Pietro
“La Pratica del Problem Solving” Giovanni E. Alberti, Alberto Gandolfi, Giuseppe Larghi
“Problemi e Soluzioni” ANDREA MARAMONTI

Giuseppe Turrisi

(i Titoli sono il punto di arrivo degli imbecilli; lo studio e l’amore per la cultura continua,
partendo non necessariamente dai titoli, sono per chi ama il modo veramente e lo vuole
migliore )

Imprenditore e libero professionista e consulente in vari campi tra cui quello della Sicurezza e
Progettazione impianti.
Nato in Svizzera nel 1968 ma cittadino italiano, Vive a Roma dove opera e nel tempo libero studia e
scrive.
Per eventuali contatti : giuseppeturrisi@leonardo.it

Dello stesso autore

“SICILIA SENZA FUTURO” editore lulù

“IPOTECA SULLA VITA” (in corso di edizione)

“CULTURA DELLA SICUREZZA” (in corso di edizione)

“TOGLIETE L’IPOTECA SULLA VOSTRA LIBERTA’”

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